Agricoltura e sicurezza alimentare: le sfide della qualità ... · pubblico per la sicurezza...
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27/05/2014
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Agricoltura e sicurezza alimentare:le sfide della qualità nelle filiere dei
prodotti comunitari
Alessandro Banterle
PLEF - Martedì 27 maggio
LE POLITICHE PER LA
SICUREZZA ALIMENTARE
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CONCETTO ECONOMICO DI SICUREZZA ALIMENTARE
• Sicurezza alimentare � è un fondamentale attributo del prodotto legato all’assenza di componenti intrinseche cui è associato un rischio di danno alla salute � sanità pubblica
• il mercato non è efficiente (fallimento) � comportamenti opportunistici� asimmetria informativa� costi sociali della sicurezza alimentare
� divergenze fra rischio percepito e rischio reale
� bene pubblico
• il prezzo e altri attributi estrinseci dei prodotti non sono un mezzo efficiente per regolare domanda e offerta
• perdita di efficienza del sistema economico � intervento pubblico
�politiche per la sicurezza alimentare
• sicurezza alimentare come attributo etico del prodotto
� diritto per i consumatori all’alimentazione “vitale” (foodsecurity) e all’alimentazione sicura (food safety) � equità
POLITICHE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE
(FOOD SAFETY)
Obiettivi dell’intervento pubblico:
• ridurre l’asimmetria informativa tra produttori e consumatori
• garantire la salubrità degli alimenti
strumenti dell’intervento pubblico per la
sicurezza alimentare
informazione - etichettatura
di prodotto
standard di processo
di prodotto e di processo
HACCP
tracciabilità
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I PRINCIPI GENERALI DELLA POLITICA COMUNITARIA PER LA
SICUREZZA ALIMENTARE
Base giuridica
– Libro bianco sulla sicurezza alimentare del 2000– Regolamento 178/2002 � general food law
Finalità
Garantire un livello elevato di tutela della salute umana e degli interessi
dei consumatori in relazione agli alimenti
Principi generali
– libera circolazione dei beni e concorrenza
– principio di precauzione
– strategia integrata � approccio sistemico � considerare l’intero sistema
agro-alimentare (dai campi alla tavola) � i diversi operatori hanno una
responsabilità primaria nella sicurezza alimentare � tracciabilità
– analisi del rischio
– autorità sulla sicurezza alimentare
LE POLITICHE PER LA
QUALITÀ ALIMENTARE
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CONCETTO ECONOMICO DI QUALITÀ ALIMENTARE
• Il profilo qualitativo dei prodotti alimentari è rivolto ad incontrare le
preferenze di segmenti di consumatori � basato sulla ‘percezione’
soggettiva
• il profilo qualitativo è composto da
- attributi intrinseci � nutrizionali, sensoriali, di funzione, di
processo, di salute, di sostenibilità
- attributi estrinseci � prezzo, marca, packaging, certificazione,
ecc.
• la differenziazione qualitativa del prodotto è una scelta strategica dell’impresa � posizionamento competitivo sul mercato
• la qualità come bene privato
• inefficienza del mercato (fallimento) collegata all’asimmetria informativa � comportamenti opportunistici delle imprese � politiche
di intervento per migliorare la trasparenza
CLASSIFICAZIONE DELLE POLITICHE PER LA QUALITÀ
AGRO-ALIMENTARE
strumenti per la qualità
agro-alimentare
Regolamentati da
politiche comunitarie e
nazionali
Regolamentati da
organismi
internazionali
(ISO, EMAS, SA, ecc.)
cogenti
volontari
• etichettatura basata su
standard di prodotto (es. olio
di oliva, uova, ecc.)
• tutela dell’indicazione geografica e dell’origine dei
prodotti (DOP, IGP, STG, DOCG,
DOC, IGT)
• prodotti biologici
• certificazione di processo
• certificazione di prodotto
• tracciabilità
• certificazione ambientale
• certificazione etica
volontari
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• Tipicità e indicazione geografica
prodotto legato ad una specifica area di produzione:
• origine delle materie prime
• processo produttivo tradizionale dell’area
• Tipologie di indicazioni geografiche nell’UE
• DOP � materie prime e processo produttivo legati all’area
di origine del prodotto
• IGP � materie prime o processo produttivo sono fatti
nell’area
• STG � fa riferimento a un processo
DENOMINAZIONI E INDICAZIONI GEOGRAFICHE
• Recente normativa per la tutela dell’origine dei prodotti ����
regolamento 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e
alimentari
- riforma il sistema delle DOP, IGP e STG abrogando i regolamenti
510/2006 e il 509/2006 (che avevano sostituito i regolamenti 2081 e
2082 del 1992)� semplificazione normativa
- DOP & IGP � La definizione non cambia sostanzialmente ma tali
diciture possono essere affiancate in etichetta da riproduzioni della
zona di origine del prodotto e riferimenti alla regione e allo stato e/o
da marchi collettivi � rafforzamento dell’immagine dei prodotti a
marchio
DENOMINAZIONI E INDICAZIONI GEOGRAFICHE
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• DOP – il prodotto deve essere originario di un luogo, regione o un paese (in casi
eccezionali)
– la qualità e le caratteristiche del prodotto sono dovute essenzialmentead un particolare ambiente geografico
– le fasi di produzione si svolgono nella zona geografica delimitata
• IGP– il prodotto è originario di un determinato luogo, regione, paese
– alla origine geografica sono attribuibili una data qualità, la reputazione o altre caratteristiche
– la produzione si svolge per almeno una delle fasi nella zona geografica delimitata
• STG– è incluso nello stesso regolamento– prodotto ottenuto con un metodo di produzione, trasformazione o una
composizione che corrispondono a una pratica tradizionale– o ottenuto da materie prime o ingredienti utilizzati tradizionalmente
DENOMINAZIONI E INDICAZIONI GEOGRAFICHE
- le indicazioni facoltative di qualità
- gli stati membri possono mantenere le disposizioni nazionali se
conformi al diritto UE
- istituite 2 indicazioni
• prodotto di montagna � materie prime e alimenti per animali
provengono da zone di montagna; la trasformazione avviene in
tali luoghi
• prodotto dell’agricoltura delle isole ���� materie prime
provengono dalle isole e trasformazione nelle isole � relazione
della Commissione del 16.12.2013 COM(2013) 888 final
- agricoltura locale e vendita diretta � nuovo regime di etichettatura
specifico � relazione della Commissione del 6.12.2013 COM(2013) 866
final
- Tutela contro la contraffazione (art.13) � gli stati membri hanno
obbligo di intervenire per far cessare un uso scorretto delle
denominazioni commercializzate nel proprio territorio � qualsiasi
usurpazione, imitazione o evocazione
DENOMINAZIONI E INDICAZIONI GEOGRAFICHE
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• Legge 9/2013
- Legge «Salva Olio» made in Italy � norme a tutela dell’autenticità
degli oli di oliva vergini e della trasparenza delle informazioni sia in
etichetta che nell’ambito delle pratiche commerciali
• Legge 134/2012
- Introduce un sistema volontario di indicazione dell’origine del pescato
per chi vende al dettaglio � possibilità di utilizzare la dicitura
«Prodotto Italiano»
NORMATIVE NAZIONALI A TUTELA DELLA QUALITÀ
NELL’UE• La commissione ha valutato in 16 miliardi di euro l’indotto complessivo
dell’UE per la produzione dei prodotti a denominazione � 54 miliardi se si aggiungono vini DOP e IGP
IN ITALIA• L’Italia detiene la fetta più grossa dei prodotti DOP e IGP dell’UE (252
registrazioni)
• 12 miliardi di euro di valore complessivo � equi distribuiti tra produzioni alimentari (6 miliardi) e vinicole (5,7 miliardi)
• l’Italia si colloca al primo posto nella UE per valore della produzione agro-alimentare, la Francia al primo posto per valore della produzione di vino (16 miliardi di euro)
• il consumo di prodotti a denominazione è in crescita � controtendenza con quanto accaduto per l’alimentare nel complesso
• forte concentrazione � 84% del fatturato è dovuto a 10 denominazioni
VALORE ECONOMICO DEI PRODOTTI A DENOMINAZIONE
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VALORE ECONOMICO DEI PRODOTTI A DENOMINAZIONE
Fonte: Inea
VALORE ECONOMICO DEI PRODOTTI A DENOMINAZIONE
Fonte: Inea
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VALORE ECONOMICO DEI
VINI A DENOMINAZIONE
• Nella UE 1.290 vini DOP e
IGP
• in Italia 521 registrazioni
(DOCG, DOC, IGT) � primo
posto, seguita dalla Francia
con 376
• superfici DOP e IGP in Italia
355.000 ettari � metà circa
della superficie vitata
• vino DOP quasi 40% del
totale (70% con IGP)
• circa 2,3 miliardi di euro di
vini DOP venduti all’estero
• regolamento di riferimento
479/2008 organ. comune del
mercato vitivinicoloFonte: Inea
STANDARD PRIVATI E
CERTIFICAZIONI
Y. Arthus Bertrand
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• Standard e certificazioni dei sistemi di qualità � ISO 9001 �requisiti di un sistema di gestione della qualità per una organizzazione
• Standard e certificazioni per la produzione integrata � GlobalGap,
BRC (British Retail Consortium), IFS (International Featured
Standards), UNI 11233
CERTIFICAZIONI ETICHE
Certificazione della responsabilità sociale
• Standard internazionale SA 8000 (SOCIAL ACCOUNTABILITY) � Fa
riferimento a diverse convenzioni internazionali sui diritti umani �
rispetto e tutela dei diritti umani, sicurezza della salubrità sul posto di
lavoro, tutela contro lo sfruttamento dei minori
• IN ITALIA: nel 2012 hanno aderito 1.020 imprese con un incremento
del 10% � il 12% del totale sono imprese operanti nell’agro-alimentare, con un aumento del 22% sempre nel 2012
GLI STANDARD E LE CERTIFICAZIONI
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
Certificazione sulla qualità ambientale ���� SOSTENIBILITA’
• EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) creato dalla UE per contribuire
allo sviluppo economico sostenibile � Reg. 1221/2009
• ECOLABEL creato dalla UE per contribuire a ridurre l’impatto ambientale di
prodotti e servizi (non per il food, si per agriturismi) � Reg. 66/2010
• ISO 14001 � requisiti di un sistema di gestione ambientale
• standard ISO 14020 � 3 livelli in funzione del processo di valutazione
ambientale applicato
I. ISO 14024 � valutazioni multicriteri dell’intero ciclo di vita del prodotto
effettuate da enti indipendenti
II. ISO 14021 � etichette ecologiche � autodichiarazioni ambientali dei
produttori, fornitori, distributori (riciclabilità e compostabilità packaging) � no
enti esterni
III. ISO 14025 e 14067: quantificazione impatto ambientale � LCA, CFP
(impronta carbonica)
LE GLI STANDARD E LE CERTIFICAZIONI
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MSC Marine Stewardship Councilsalvaguardia ecosistema marino (prodotto pescato)
Friend Of The Seaconservazione habitat e risorse marine � rispetto del codice di condotta
per la pesca responsabile della FAO (prodotto pescato e allevato)
Dolphin Saferiduzione cattura accidentale dei delfini durante la pesca dei tonni
Best Alliancecon la catena distributiva Rewe Group garantisce una produzione
sostenibile di prodotti ortofrutticoli
Rainforest Allianceriduce l’impatto ambientale, favorisce la biodiversità e migliora i
vantaggi socio-economici (tè, frutta, cacao, caffè)
Biodiversity Friend � impegno a sviluppare la biodiversità
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI
I SISTEMI DI TRACCIABILITÀ
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LA TRACCIABILITÀ NELL’ UE
A seconda dei Paesi sistemi di tracciabilità basati su
1. standard privati � volontari � incentivi derivanti dal mercato �
es. ISO 22005, GlobalGap, standard della GDO
2. regolamentazione pubblica � obbligatoria ���� nell’UE la
tracciabilità obbligatoria è regolamentata principalmente da:
• reg. 178/2002 � tutti i prodotti alimentari � general food law
• reg. 1760/2000 � filiera delle carni bovine
• reg. 1337/2013 � filiere delle carni suine, ovi-caprine e avicole
Diverse tipologie di sistemi di tracciabilità in base a :
• legame delle informazioni con i lotti di prodotto
• ammontare di informazioni registrate
• settori e soggetti coinvolti
• la dimensione dell’unità tracciata
LA TRACCIABILITÀ NELL’UE
1. Tracciabilità di filiera � obbligatoria
reg. 178/2002 � registra i fornitori e i clienti lungo la filieraattraverso una specifica procedura documentale � insieme degli
agenti� one step backward, one step forward
2. Tracciabilità di filiera e di prodotto
obbligatoriareg. 1760/2000 e reg. 1337/2013
volontariaISO 22005
Tracciabilità a livello sia degli operatori della filiera (supply chain
traceability) e sia della singola impresa (product traceability) � è possibile
ricostruire la storia di un prodotto � rintracciare le singole materie
prime agricole � risalire al produttore agricolo dal prodotto finito
gestione dei flussi
per lotti discontinui
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LA TRACCIABILITÀ NELL’UE
Reg. 1337/2013
Che fissa le modalità di applicazione del reg. 1169/2011 (sull’etichettatura
degli alimenti) per quanto riguarda l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili
TRACCIABILITA’: gli operatori del settore alimentare, in ogni fase della
produzione e distribuzione delle carni dispongono di un sistema di
identificazione e registrazione e lo utilizzano
� garantire collegamento tra animale o gruppo di animali e le carni
� le informazioni devono essere trasmesse anche in fase di produzione e
distribuzione
� l’etichetta del prodotto contiene � a) nome dello Stato membro o
paese terzo in cui è avvenuto l’allevamento, b) nome dello Stato in cui
è avvenuta la macellazione, c) codice della partita
� sono ammesse indicazioni supplementari sulla provenienza carni
� si attua dall’1 aprile 2015
OBIETTIVI DEI SISTEMI DI TRACCIABILITÀ
• Tracciabilità obbligatoria � migliorare la sicurezza alimentare
- aumentare le informazioni sulla filiera a disposizione dell’autorità
competente �identificazioni operatori della filiera
- favorire una maggiore responsabilizzazione degli operatori
- ritirare dal mercato i prodotti non conformi � per i reg. filiere delle carni
• tracciabilità volontaria
- migliorare la sicurezza alimentare e ridurre costo delle non conformità� si ritirano solo i lotti non conformi � migliore gestione del rischio
- migliorare la qualità del prodotto � adozione di disciplinari di produzione e attribuzione di specifiche responsabilità
- differenziazione del prodotto � origine delle materie prime
- valorizzare l’immagine del marchio aziendale e ottenere un premium price
- migliorare l’efficienza della supply chain management
- adattamento alle esigenze della GDO
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EFFETTI SUL COORDINAMENTO VERTICALE DI FILIERA
La tracciabilità volontaria modifica l’organizzazione verticale di filiera e i
meccanismi di coordinamento ���� gestione dei lotti discontinui e disciplinari
di produzione
• centralizzazione della gestione del sistema �azienda leader della
filiera � scelta dello standard di riferimento e certificazione,
responsabilità della conduzione del sistema, gestione del flusso di
informazioni, redazione dei disciplinari, selezione delle imprese,
istituzione dei controlli �imprese industriali, cooperative, GDO
• cambiamenti nei processi per i partner per gestione dei lotti
�investimenti e costi di gestione del sistema� aumento della
bilateral dependency
• accordi di filiera formalizzati �specifici disciplinari, procedure per
la gestione delle informazioni, modalità degli scambi, attribuzione delle
responsabilità in caso di non conformità, istituzione controlli
Grazie per l’attenzione.
Alessandro Banterle
Dipartimento di Economia, Management e Metodi
Quantitativi
Università degli Studi di Milano