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FOCUS SULLE PROSPETTIVE ENERGETICHE DELL’AFRICA SUB-SAHARIANA World Energy Outlook - Rapporto Speciale Africa Energy Outlook SINTESI Italian translation

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FOCUS SULLE PROSPETTIVE ENERGETICHE DELL’AFRICA SUB-SAHARIANA

World Energy Outlook - Rapporto Speciale

AfricaEnergy

Outlook S I N T E S IItalian translation

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AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) è un organismo autonomo istituito nel novembre del 1974. Il suo compito principale era - ed è tuttora - duplice: favorire la sicurezza energetica dei paesi membri attraverso

un meccanismo di risposta collettiva all’interruzione fisica di forniture petrolifere e fornire ricerche e analisi autorevoli che suggeriscano ai suoi 29 paesi membri, e non solo, come garantirsi l’accesso a fonti energetiche

affidabili, accessibili e pulite. L’AIE porta avanti un vasto programma di cooperazione energetica che coinvolge i suoi paesi membri, ciascuno dei quali ha l’obbligo di detenere un livello di scorte petrolifere equivalente a 90 giorni delle rispettive importazioni nette. Alcuni dei principali obiettivi dell’AIE sono:

n Assicurare ai paesi membri l’accesso a forniture affidabili e consistenti di tutte le forme di energia; in particolare, mantenendo efficaci strumenti di risposta a situazioni di emergenza dovute a crisi degli approvvigionamenti petroliferi.

n Promuovere politiche energetiche sostenibili che stimolino, su scala mondiale, la crescita economica e la protezione dell’ambiente - soprattutto in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra che contribuiscono al cambiamento climatico.

n Migliorare la trasparenza dei mercati internazionali attraverso la raccolta e l’analisi dei dati energetici.

n Supportare la collaborazione mondiale in materia di tecnologie energetiche al fine di garantire le future disponibilità di energia e mitigarne l’impatto ambientale, anche grazie al miglioramento

dell’efficienza energetica e allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie a basso contenuto di carbonio.

n Trovare soluzioni alle sfide energetiche mondiali attraverso il coinvolgimento e il dialogo con i paesi non membri, l’industria, le organizzazioni internazionali

e gli altri attori coinvolti.

I paesi membri dell’AIE sono: Australia

Austria Belgio

CanadaDanimarca

EstoniaFinlandia

FranciaGermania

GiapponeGrecia

Irlanda Italia

LussemburgoOlanda

Nuova Zelanda NorvegiaPoloniaPortogalloRegno UnitoRepubblica CecaRepubblica di CoreaRepubblica SlovaccaSpagnaSveziaSvizzeraStati UnitiTurchia

Ungheria

Anche la Commissione Europea partecipa ai lavori dell’AIE.

La presente pubblicazione è soggetta a specifiche restrizioni che ne limitano l’uso

e la distribuzione. I termini e le condizioni sono disponibili online al seguente indirizzo web:

http://www.iea.org/termsandconditionsuseandcopyright/

© OECD/IEA, 2014International Energy Agency

9 rue de la Fédération 75739 Paris Cedex 15, France

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Sintesi

L’Africa sub-sahariana è ricca di risorse energetiche ma molto povera in termini di produzione di energia. Per lo sviluppo di questa regione, che concentra il 13% della popolazione mondiale ma che conta solo per il 4% della domanda globale di energia, poter contare su un ampio accesso a fonti energetiche affidabili ed economicamente accessibili risulta essere un fattore di cruciale importanza. A partire dal 2000, l’Africa sub-sahariana ha conosciuto una rapida crescita economica e i consumi di energia sono aumentati del 45%. Molti governi stanno intensificando i loro sforzi per superare le numerose barriere di tipo regolatorio e politico che rallentano gli investimenti nella produzione domestica di energia; tuttavia, l’inadeguatezza delle infrastrutture energetiche rischia di frenare il conseguimento degli urgenti e necessari miglioramenti del tenore di vita della popolazione. I dati contenuti in questo Rapporto Speciale del World Energy Outlook – il primo di questo genere a fornire un quadro esaustivo delle attuali condizioni del settore energetico sub-sahariano e delle sue prospettive future in un contesto globale – evidenziano la grave scarsità di servizi energetici moderni in molti paesi della regione. La situazione varia ampiamente da zona a zona, ma, se si considera l’Africa sub-sahariana nel suo complesso, solo 290 su 915 milioni di persone hanno accesso all’elettricità e il numero totale di coloro che ne sono privi sta aumentando. Gli sforzi per promuovere l’elettrificazione si stanno intensificando ma non riescono a tenere il passo con la crescita demografica. Nonostante vi sia nella regione sub-sahariana un aumento degli investimenti in nuova offerta di energia, dal 2000 ad oggi, i due terzi del totale sono stati destinati allo sviluppo di risorse energetiche mirate all’esportazione.

L’energia elettrica per delineare il futuro

La grave carenza di infrastrutture elettriche di base mette a rischio gli sforzi profusi per raggiungere un più rapido sviluppo economico e sociale. Per quella minoranza di persone che ad oggi può usufruire di una connessione alla rete elettrica, la fornitura è spesso inaffidabile, il che rende necessario l’uso diffuso di privati e costosi generatori di riserva alimentati a diesel o a benzina. In molte aree, le tariffe elettriche sono tra le più alte al mondo e, fatta eccezione per il Sud Africa, le perdite riportate a causa della scarsa manutenzione delle reti di trasmissione e distribuzione sono doppie rispetto alla media mondiale. I programmi di riforma implementati cominciano a generare miglioramenti di efficienza nonché ad attirare nuovi capitali, anche da parte di investitori privati, e nel nostro scenario centrale la capacità di generazione collegata alla rete quadruplica entro il 2040, anche se il livello di partenza è molto basso e attualmente pari a 90 GW (la metà dei quali nel solo Sud Africa). Le aree urbane beneficiano dei miglioramenti più consistenti in termini di copertura e affidabilità di forniture elettriche gestite a livello centralizzato. Sistemi mini-grid e off-grid forniscono, invece, elettricità al 70% di coloro che ottengono l’accesso nelle aree rurali. Grazie al successo conseguito da alcuni programmi di elettrificazione, come quelli implementati da Ghana e Rwanda, il numero totale delle persone prive di accesso all’energia elettrica inizia a diminuire a partire dal decennio 2020 ed entro il 2040, 950 milioni di persone acquisiscono accesso all’elettricità – un grande

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passo avanti, ma ancora non sufficiente. Al 2040, più di mezzo miliardo di persone, principalmente nelle zone rurali, rimane privo di accesso all’elettricità.

L’Africa sub-sahariana inizia a sfruttare il suo vasto potenziale di risorse rinnovabili che coprono quasi la metà della crescita della produzione elettrica nel periodo compreso fino al 2040. L’idroelettrico conta per un quinto dell’attuale generazione di elettricità, ma viene utilizzato meno del 10% del suo potenziale tecnico stimato. La Repubblica Democratica del Congo, dove solo il 9% della popolazione ha accesso all’elettricità, rappresenta un esempio di coesistenza tra un enorme potenziale idroelettrico ed una estrema povertà energetica. L’instabilità politica, il limitato accesso al credito, la piccola dimensione dei mercati e le scarse interconnessioni con i paesi vicini, sono tutti elementi che hanno frenato lo sfruttamento delle risorse idroelettriche. Questi vincoli stanno gradualmente venendo meno, grazie principalmente ad una maggiore cooperazione regionale ed all’emergere della Cina, al fianco dei tradizionali finanziatori, come importante investitore in grandi progetti infrastrutturali. Lo sviluppo di nuova capacità idroelettrica in paesi quali Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Mozambico e Guinea - tra gli altri – è di cruciale importanza per la riduzione dei costi medi delle forniture elettriche nella regione, in quanto determina un minor peso delle centrali alimentate a petrolio. Un crescente contributo allo sviluppo di nuove forniture di elettricità proviene dalle altre energie rinnovabili, in primis dalle tecnologie solari, e il successo del programma sud-africano di assegnazione di capacità tramite asta dimostra come questo risultato possa essere conseguito a costi competitivi. La geotermia diventa la seconda maggiore fonte di elettricità in Africa Orientale, soprattutto in Kenya ed Etiopia. Al 2040, due terzi delle soluzioni mini-grid e off-grid utilizzate nelle aree rurali sono alimentati da solare fotovoltaico, mini-idroelettrico o eolico. Con la riduzione dei costi, aumenta la competitività degli impianti rinnovabili rispetto ai generatori a diesel (nonostante vengano spesso usati in modo combinato), soprattutto laddove sono disponibili fondi per coprire i più elevati costi iniziali di investimento.

Le bioenergie confermano il loro ruolo dominante nel mix energetico

Il consumo di bioenergie – principalmente legna da ardere e carbone vegetale – è superiore alla domanda di tutte le altre fonti di energia considerate nel loro assieme, situazione che l’aumento delle condizioni economiche modificherà solo lentamente. Nell’Africa sub-sahariana, quattro persone su cinque si affidano all’uso tradizionale della biomassa solida, soprattutto legna da ardere, per cucinare. L’aumento del 40% della domanda di bioenergie previsto da qui al 2040 aggrava le tensioni sul patrimonio forestale e gli sforzi profusi per promuovere una produzione di legna più sostenibile vengono ostacolati dal fatto che gran parte della catena dell’offerta di queste fonti - legna da ardere e carbone vegetale - viene gestita al di fuori dei tradizionali circuiti dell’economia. La scarsità di risorse, unitamente agli sforzi compiuti per rendere disponibili combustibili alternativi come il GPL, comporta un minor ricorso alla legna, soprattutto nelle città. La promozione di sistemi di cottura che utilizzano la biomassa in modo più efficiente riduce gli effetti nocivi dei fumi da combustione che si generano in ambienti chiusi. Tuttavia, anche al

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2040, 650 milioni di persone – più di un terzo di una popolazione in continua crescita – continuano a cucinare utilizzando la biomassa in modo inefficiente e pericoloso.

L’emergere dell’Africa come importante consumatore di energia ridefinisce gli equilibri nei mercati del petrolio e del gas

Circa il 30% di tutte le scoperte di petrolio e gas realizzate negli ultimi 5 anni si concentra nell’Africa sub-sahariana, a testimonianza del crescente interesse per le risorse di questo continente. La Nigeria è il paese più ricco di risorse petrolifere; tuttavia, incertezze di tipo regolatorio, attività di militanza e i furti di petrolio nel Delta del Niger rappresentano un deterrente agli investimenti e alla produzione, al punto che l’Angola è attesa superare la Nigeria affermandosi come principale produttore di greggio della regione almeno fino all’inizio del decennio 2020. Il valore economico dei 150.000 barili di greggio che si stima vengano persi ogni giorno a causa dei furti – superiore ai 5 miliardi di dollari l’anno – sarebbe sufficiente per finanziare l’accesso universale all’energia elettrica per tutta la popolazione nigeriana entro il 2030. Diversi produttori più piccoli, come Sud Sudan, Niger, Ghana, Uganda e Kenya, conoscono un aumento della loro produzione; tuttavia, alla fine del decennio 2020, in molti paesi – fatta eccezione per la Nigeria – la loro produzione è in declino. Con la costruzione di nuova capacità di raffinazione e l’upgrading di quella esistente, una quota crescente dell’offerta regionale di greggio viene raffinata in loco. Il calo della produzione domestica, che passa da 6 milioni di barili al giorno (mb/g) nel 2020 a 5,3 mb/g nel 2040, a fronte di una domanda di prodotti petroliferi che raddoppia a 4 mb/g – trend amplificato in alcuni paesi dalla presenza di prezzi sussidiati –, si traduce in una riduzione del contributo netto della regione all’equilibrio petrolifero mondiale.

I paesi che possiedono risorse di gas naturale possono alimentare il loro sviluppo economico interno e incrementare le entrate derivanti da esportazioni, ma solo a condizione che venga implementato un adeguato sistema regolatorio, infrastrutturale e dei prezzi. Nell’Africa sub-sahariana gli incentivi all’uso di gas sono attesi crescere, sostenuti dalle riforme del settore elettrico e dalla realizzazione delle infrastrutture; tuttavia, ad oggi, il volume di gas bruciato in torcia (flaring) si equivale con quello consumato all’interno della regione. Nel corso degli anni, a causa del flaring sono stati sprecati oltre 1.000 miliardi di metri cubi di gas, un volume che se fosse stato usato per produrre elettricità avrebbe coperto l’attuale fabbisogno elettrico sub-sahariano per oltre un decennio. Nel nostro scenario centrale, il gas naturale quasi triplica la sua quota sul mix energetico, raggiungendo l’11% al 2040. La Nigeria si conferma il principale consumatore e produttore della regione, ma il baricentro dei nuovi progetti in ambito gas si sposta verso la costa orientale e verso le enormi scoperte offshore realizzate in Mozambico e Tanzania. La dimensione di questi ritrovamenti e la loro localizzazione remota rendono incerta la data di avvio della produzione, ma consentono un incremento dell’offerta regionale pari a 75 miliardi di metri cubi (m3) durante l’orizzonte di previsione (per un volume complessivo di 230 miliardi di m3 al 2040); in Mozambico, si concentrano i progetti più grandi nonché i primi ad essere realizzati. L’esportazione di GNL dalla costa orientale è favorita dalla relativa vicinanza geografica ai mercati di importazione dell’Asia, ma - oltre ad i benefici derivanti da entrate fiscali stimate in 150 miliardi di dollari da qui al 2040 - entrambi i paesi

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sono determinati a promuovere i rispettivi mercati domestici del gas, ad oggi in fase embrionale.

La produzione e il consumo di carbone si diffondono gradualmente anche al di fuori del Sud Africa, ma nel mix energetico sub-sahariano questa fonte viene superata dal petrolio che si afferma come secondo maggior combustibile. In molti casi, lo sviluppo di nuove produzioni di carbone è ostacolato dalla loro localizzazione remota e dalla mancanza di adeguate infrastrutture ferroviarie e portuali. Tali elementi incidono anche sulle prospettive del Sud Africa in quanto le miniere esistenti, situate in prossimità di Johannesburg, sono in via di esaurimento. Gran parte dell’incremento del 50% della produzione regionale viene utilizzato per fini domestici, in particolare per la generazione elettrica; l’unico importante nuovo flusso di esportazione internazionale riguarda il coking coal prodotto in Mozambico. Il futuro del carbone è anche limitato dalle politiche energetiche: il Sud Africa, attore principale del mercato carbonifero africano, sta cercando di diversificare il suo mix di generazione elettrica; rinnovabili, progetti regionali relativi all’idroelettrico, gas ed eventuale nuova capacità nucleare contribuiscono a ridurre il peso del carbone nella produzione di elettricità, che passa da un livello attualmente superiore al 90% a meno dei due terzi del totale (circa il 66%) nel 2040. Tuttavia, il suo costo relativamente basso fa sì che il carbone rimanga una fonte di primaria importanza in quei territori in cui il prezzo dell’elettricità continua a rappresentare un serio elemento di preoccupazione.

Eliminare il freno energetico allo sviluppo

Nel nostro scenario centrale, l’economia sub-sahariana quadruplica e la domanda energetica aumenta dell’80%, ma l’energia potrebbe fornire un contributo di gran lunga superiore agendo come motore di una crescita economica e sociale inclusiva. Il contesto internazionale apporta capitali e tecnologia, ma per altri aspetti i vantaggi sono più contenuti. Un prezzo del petrolio superiore ai 100 dollari al barile rappresenta una continua fonte di reddito per i paesi ricchi di risorse – il dato cumulato di 3.500 miliardi di dollari di entrate fiscali è superiore ai 3.000 miliardi che verranno investiti in nuovi sistemi di offerta in tutta la regione durante l’orizzonte di proiezione – ma vi sono poche certezze che queste entrate vengano reinvestite in modo opportuno mentre, al contempo, il costo delle importazioni di prodotti petroliferi aumenta e con esso la vulnerabilità ad eventuali interruzioni delle forniture. L’Africa sub-sahariana è anche particolarmente esposta ai cambiamenti climatici, anche se il suo contributo alle emissioni mondiali di CO2 legate all’energia rimane limitato (la sua quota aumenta al 3% del totale nel 2040). Ma le principali sfide restano quelle interne alla regione e riguardano non solo i bisogni di una popolazione in rapida crescita ma anche la debolezza del quadro istituzionale, un clima poco favorevole agli investimenti e barriere di natura tecnica e politica che ostacolano il commercio regionale. Nel complesso, il nostro scenario centrale descrive un sistema energetico in rapida espansione ma che fatica ancora a tenere il passo con le necessità che è chiamato a soddisfare. Inoltre, mentre aumenta l’accesso ai servizi energetici moderni per le fasce più povere della popolazione, centinaia di milioni di persone – soprattutto nelle comunità rurali – ne restano privi.

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Come procedere più rapidamente verso un ‘Secolo Africano’

Vi sono tre azioni implementabili in ambito energetico che, se accompagnate da più generali riforme di governance, potrebbero far crescere l’economia sub-sahariana del 30% al 2040, con il conseguimento di un livello di reddito pro-capite pari a quello che, in assenza delle stesse, si avrebbe un decennio dopo:

Investimenti addizionali per 450 miliardi di dollari nel settore elettrico, al fine di dimezzare le interruzioni di corrente e consentire l’accesso universale all’elettricità nelle aree urbane.

Una maggiore integrazione e cooperazione regionale, in grado di facilitare la realizzazione su larga scala di nuovi progetti di generazione e di trasmissione elettrica e di favorire un’ulteriore espansione del commercio transfrontaliero.

Una miglior gestione delle risorse e delle entrate, adottando procedure solide e trasparenti che consentano un più efficiente impiego dei ricavi generati da petrolio e gas.

Significativi miglioramenti nella governance, sia all’interno che all’esterno del settore energetico, sono di fondamentale importanza per pervenire ad un ‘Secolo Africano’ che presupporrebbe, insieme ad altri numerosi elementi, un forte impegno nella capacità di formulare e implementare solide politiche energetiche, nonché l’attivazione di procedure di consultazione e di un sistema trasparente, fattori essenziali per ottenere il consenso dell’opinione pubblica. Per quanto non si riesca a raggiungere un accesso universale all’elettricità al 2040, un simile scenario consentirebbe di disporre di un sistema energetico in cui forniture continue e affidabili costituiscono la regola e non l’eccezione. Le imprese africane hanno dichiarato che l’inaffidabilità delle forniture elettriche rappresenta il principale ostacolo alla crescita delle loro attività, prima ancora dell’accesso al credito, della burocrazia o della corruzione. Secondo quanto previsto nello Scenario ‘Secolo Africano’, l’eliminazione di questa incertezza farebbe sì che ogni dollaro addizionale investito nel settore elettrico determini una crescita del PIL di 15 dollari.

Un sistema energetico più moderno e maggiormente integrato consente un uso più efficiente delle risorse e rende disponibile l’energia ad una quota crescente della parte più povera della popolazione dell’Africa sub-sahariana. Una riduzione dei rischi per gli investitori, come si assume nello Scenario ‘Secolo Africano’, renderebbe i progetti relativi al petrolio e al gas più competitivi rispetto alle produzioni in altre parti del mondo, permettendo a gran parte di questi di essere avviati; inoltre, una quota crescente delle entrate fiscali che ne derivano viene allocata in modo proficuo per risolvere l’inadeguatezza delle infrastrutture di base. Il commercio di elettricità più che triplica, in linea con l’avanzamento di un maggior numero di progetti regionali: il 30% dell’investimento addizionale previsto nel settore elettrico viene destinato all’Africa Centrale, contribuendo a sfruttare buona parte del suo vasto potenziale idroelettrico e a connetterlo con il resto del continente. La disponibilità di nuova capacità di generazione a costi relativamente bassi consente di ridurre il costo medio delle forniture, anche a fronte di una domanda elettrica che aumenta di quasi un terzo. In questo scenario, dei 230 milioni di persone in più che al

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2040 ottengono l’accesso all’elettricità, il 70% risiede in aree rurali, dove le forniture provengono principalmente da sistemi mini-grid e off-grid. Un simile investimento è necessario per minimizzare il divario esistente in termini di approvvigionamenti energetici e opportunità economiche tra le comunità rurali dell’Africa sub-sahariana e la popolazione che vive nelle città. Se il XXI secolo dovrà diventare il ‘Secolo Africano’, risulta di cruciale importanza implementare un’azione concertata e volta a migliorare il funzionamento del settore energetico della regione.

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IEA PUBLICATIONS, 9 rue de la Fédération, 75739 Paris Cedex 15Printed in France by IEA, October 2014

Cover design: IEA, photo credits: © GraphicObsession

This publication reflects the views of the IEA Secretariat but does not necessarily reflect those of individual IEA member countries. The IEA makes no representation or warranty, express or implied, in respect of the publication’s contents (including its completeness or

accuracy) and shall not be responsible for any use of, or reliance on, the publication.

Questo documento è stato originariamente pubblicato in lingua inglese. Nonostante l’AIE abbia compiuto ogni sforzo per assicurare che questa traduzione in italiano sia il più

possible aderente al testo originale inglese, potrebbero esserci alcune lievi differenze.

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World Energy Outlook - Rapporto Speciale

Maggiori informazioni e il rapporto completo sono disponibili a www.worldenergyoutlook.org/africa

FOCUS SULLE PROSPETTIVE ENERGETICHE DELL’AFRICA SUB-SAHARIANA

AfricaEnergy

OutlookIl settore energetico dell’Africa sub-sahariana può essere migliorato al fine di consentire alla popolazione un più elevato tenore di vita. Questo rapporto descrive una delle regioni del sistema energetico mondiale meno conosciute, fornisce un’analisi rigorosa delle sue prospettive future per fonte di energia, per settore e per sub-regione, e dimostra come investire nel settore energetico sub-sahariano possa stimolare un rapido sviluppo economico e sociale in tutta la regione.

Il rapporto:

� Analizza in quanto tempo i servizi energetici moderni potrebbero essere resi disponibili a quell’immensa parte di popolazione che ne è attualmente priva.

� Evidenzia le azioni chiave da implementare nel settore energetico, al fine di innescare un più rapido sviluppo economico e sociale dell’Africa sub-sahariana.

� Esamina come i produttori, esistenti o nuovi, di petrolio e gas naturale possano massimizzare il valore delle loro risorse contribuendo allo sviluppo economico.

� Valuta il ruolo delle energie rinnovabili nel futuro energetico della regione e l’importanza che le soluzioni mini-grid e off-grid possono rivestire nel fornire l’accesso all’energia elettrica.

� Identifica i benefici associati ad una maggiore integrazione regionale del settore energetico e delinea i contorni del futuro ruolo dell’Africa sub-sahariana nel sistema energetico globale.