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28° anno 01/2015 AB MARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEY ISTRUZIONI GRAFICHE LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING LE APP DEL FUTURO z AB

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Dal 1988, su ABZ, la TANNER tratta più volte all'anno gli sviluppi e le tendenze nella comunicazione tecnica, i metodi e i progetti.

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z28° anno 01/2015

ABMARKETING TECNICO:CUSTOMER JOURNEY

ISTRUZIONI GRAFICHE

LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA

DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING

LE APP DEL FUTURO

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EDITORIALE

Qual è il percorso seguito dai clienti nel loro “viaggio di acquisto”, ovvero il Customer Journey? Conoscere passo per passo questo viaggio consente un’or-ganizzazione mirata della comunicazione con la clientela. Il primo articolo del nuovo numero di ABZ, “Marketing tecnico: Customer Journey, la chiave per i contenuti rilevanti”, illustra le singole fasi di cui si compone e come identifi-carle.

Nella seconda parte della nostra cronistoria “30 anni di TANNER” scopri-rete le tappe cruciali nella storia dell’azienda dal 1994 al 2004. E se continuere-te a sfogliare ABZ vi sveleremo di più sulle novità nel settore delle istruzioni grafiche e vi mostreremo come spesso documentazione tecnica e marketing tecnico tendano a fondersi, d’altro canto sono fatti l’una per l’altro!

Il vostro

Tomislav Matiević

SOMMARIO 01/2015

03 MARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEY, LA CHIAVE PER I CONTENUTI RILEVANTI

04 ISTRUZIONI GRAFICHE

06 30 ANNI DI TANNER: CRONISTORIA PARTE 2

07 LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA - APPLICAZIONI SENSIBILI AL CONTESTO IN AMBITO DOCUMENTALE, PARTE 2

08 DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING TECNICO: QUALCOSA BOLLE IN PENTOLA

10 LE APP DEL FUTURO

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Per qualsiasi responsabile marketing minimamente infor-mato non dovrebbe essere una sorpresa: oggi il 72% di tutti i processi di acquisto B2B inizia su Google.1 Le conseguenze sono di vasta portata. All’accesso al motore di ricerca segue infatti un viaggio informativo “autonomo”, in cui il 60% circa dei potenziali clienti porta a termine il processo decisionale prima di contattare direttamente un fornitore.2 L’ufficio mar-keting non dovrebbe mai affidarsi al caso nella speranza che, alla fine del Customer Journey, il fornitore si ritrovi nella short list dell’interessato.

L’obiettivo centrale, per quanto riguarda i clienti autono-mi, è il seguente: come posso entrare in gioco come portatore di conoscenze rilevante in ogni singola fase del processo di acquisto (molto) prima che il cliente mi contatti?

Le fasi del processo di acquisto

Per rispondere alla domanda occorre innanzitutto defi-nire le fasi attraversate dal potenziale cliente durante il suo Customer Journey. Le fasi sono diverse per ogni gruppo di clienti e per ogni acquisto. Il processo di acquisto si compone al massimo di cinque fasi:

q Fase 1 – Tematica: in questa fase un potenziale cliente si occupa di una tematica generale, ad esempio “Industria 4.0”. Il motivo può essere ad esempio l’interesse persona-le, una discussione pubblica o una mansione di lavoro. Per orientarsi, il cliente concentra la ricerca su articoli specia-lizzati, post di blog, interviste a esperti o white paper.

q Fase 2 – Necessità: dalle informazioni acquisite nella fase 1 il potenziale cliente riconosce che l’argomento potrebbe avere una rilevanza e un potenziale per la sua impresa o il suo settore di competenza.

q Fase 3 – Soluzione: in questa fase il cliente cerca soluzioni già attuate con esito positivo. Le fonti di ricerca preferite sono case study, considerazioni sul RoI ecc.

q Fase 4 – Fornitore: supponendo che in linea generale abbia trovato le soluzioni adeguate alle sue necessità, il poten-ziale cliente si mette alla ricerca di fornitori.

q Fase 5 – Prodotto: buona ultima, arriva la domanda su quali prodotti del fornitore ricercato soddisfino al meglio le specifiche necessità del potenziale cliente.

Fin qui, la “teoria”. Ma non tutti gli acquirenti attraversa-no ogni fase. E, a seconda dell’impresa o del progetto di acqui-sto, il processo decisionale coinvolge anche alcuni o addirittu-ra molti altri decisori.

MARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEYLa chiave per i contenuti rilevanti

Fonti: 1 Pardot State of Demand Generation Study2 The Corporate Executive Board Company

Definizione dei gruppi target

Nella fase successiva occorre quindi chiarire le modalità tipiche secondo cui agiscono i diversi gruppi target durante l’acquisto di determinati prodotti. Entrano in gioco diversi fattori:

q Si tratta del primo acquisto o di acquisti ripetuti? q Quanto è elevato per il cliente il rischio di acquisto legato

al prodotto (ad es. sulla base di innovazione, prezzo, fun-zionalità, possibili difetti)?

q Quanto è elevato per il cliente il rischio sistemico (ad es. sulla base di dipendenza, servizi, affidabilità della conse-gna, risorse umane)?

q Come sono organizzati formalmente i processi di acquisto per determinati prodotti nell’impresa del cliente?

q Quali decisori sono coinvolti nei buying center dei clienti? q Quali criteri considera importanti l’impresa del cliente per

valutare i fornitori?

In base alle risposte si può desumere quali siano le fasi presumibilmente attraversate dal cliente e quali i decisori coinvolti.

Il Customer Journey fase per fase

Dopo avere individuato le fasi e i soggetti coinvolti nell’ac-quisto rilevanti per il cliente, arriva il momento di concepi-re i contenuti per una comunicazione mirata. A questo fine risultano decisive le diverse domande che i decisori del cliente si pongono nelle singole fasi del processo di acquisto. Sono le domande a cui il fornitore deve offrire risposte nella sua comunicazione.

Nasce così, passo dopo passo, una mappa del Customer Journey in cui sono indicati i contenuti rilevanti per i diversi gruppi target in ogni singola fase. Successivamente un’ana-lisi degli scostamenti tra contenuti reali e ipotetici consente di determinare molto facilmente dove si situano i principali deficit contenutistici nella comunicazione del fornitore. Gli scostamenti confluiscono quindi in una programmazione dei contenuti.

In quali media e formati il fornitore traduca poi le risposte e attraverso quali canali le renda fruibili dipende dal compor-tamento informativo e comunicativo dei decisori dei poten-ziali clienti. Questa concezione dei media è l’ultima fase per seguire le tracce del cliente “autonomo” nel suo viaggio.

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Le istruzioni grafiche si caratterizzano per la rinuncia (quasi integrale) al testo. Le caratteristiche specifiche dei manuali grafici sono già state oggetto di trattazione da parte di ABZ: di norma la rappresentazione visiva di prodotti e fasi dell’azione rende i contenuti più comprensibili. L’utilizzo di un solo manuale per molti mercati e i costi di traduzione con-tenuti consentono inoltre di realizzare risparmi massicci in termini di tempo e costi.

Questo articolo, oltre le possibilità e i limiti delle istruzioni grafiche, intende illustrare il percorso (tecnico) della creazio-ne grafica, partendo dai dati costruttivi per arrivare fino alla definizione della grafica con gli strumenti 3D e CAD 3D. Ver-ranno inoltre evidenziate le differenze e le peculiarità delle grafiche vettoriali e a pixel.

Grafiche vettoriali contro grafiche a pixel

Le grafiche vettoriali si basano sulle linee, sono quindi liberamente scalabili ma possono generare file molto pesanti. Le grafiche a pixel offrono il vantaggio di un’elevata compres-sione (file leggeri), ma sono soggette a perdite qualitative cau-sate, ad es., dal ricalcolo nella creazione di un PDF.

Non c’è una risposta di validità generale alla domanda su quale formato sia il più idoneo da utilizzare per un’istruzione grafica. Dipende dall’applicazione. Nella fase di ricerca si devono chiarire aspetti quali “Chi sono i miei utenti?”, “Sono disponibili i dati CAD?” e “Quale grado di realismo è richie-sto nella rappresentazione del prodotto?”

Prima di iniziare: definire struttura e contenuto

Prima di poter lavorare con i dati costruttivi, in una fase di concezione il redattore definisce la struttura e i contenuti del successivo manuale di istruzioni.

Se non è ancora disponibile un’istruzione per l’introduzio-ne di un prodotto, il redattore riflette molto concretamente su quali siano le visualizzazioni del prodotto necessarie per con-sentire agli utenti di capire i passaggi dell’istruzione sulla base del manuale da realizzare. In questa fase il redattore può già lavorare con i dati CAD in un visualizzatore 3D. Nel visualiz-zatore il redattore definisce approssimativamente le visualiz-zazioni per la successiva istruzione e memorizza gli “scre-enshot” sotto forma di file.

La creazione di grafiche nel tool CAD 3D

Il seguente percorso descrive il processo di creazione, soprattutto per le grafiche vettoriali. Per realizzare le grafiche a pixel i grafici utilizzano un altro strumento. Torneremo suc-cessivamente sul relativo processo. Per prima cosa, il grafico carica i dati costruttivi del prodotto nel tool CAD 3D. Il redat-tore gli fornisce il concetto sulla base degli screenshot sopra descritti o sotto forma di istruzione esistente. Il grafico ripro-duce il concetto nel tool CAD 3D.

Definisce le visualizzazioni, stabilisce tipi e spessori delle linee. Spesso le grafiche, soprattutto se riguardano prodotti complessi, vengono anche esplose – ovvero scomposte nei loro singoli componenti – e corredate da localizzazioni.

La creazione di grafiche a pixel

Per la creazione di grafiche a pixel il grafico carica i dati costruttivi nello studio virtuale di un tool 3D sviluppato dagli esperti TANNER all’interno di un software standard. L’am-biente offre le stesse possibilità dello studio di un fotografo, ma garantisce molta più flessibilità. Cliccando con il mouse si può intervenire su ogni più piccolo dettaglio: dalla scelta dei materiali alla definizione delle strutture superficiali, inclusi riflessi e ombreggiature. Il risultato è una rappresentazione grafica realistica del prodotto.

I vantaggi della creazione di grafiche in un tool 3D

Entrambe le varianti per la creazione di grafiche offrono un vantaggio decisivo: la possibilità di apportare velocemente modifiche. Esempio: per le istruzioni di una macchina servono 60 grafiche. Ogni grafica è ricavata dal tool 3D sotto forma di visualizzazione. In questa sorta di “istantanea” vengono memorizzate come un “file vivente” tutte le informazioni:

q componenti visualizzati q posizionamento dei componenti q rappresentazione delle linee di esplosione (forniscono la

localizzazione dei componenti nel prodotto) q localizzazione dei componenti

LA REALIZZAZIONE DI IMMAGINI PER LE ISTRUZIONI GRAFICHEUn manuale

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Inoltre si possono inserire i componenti localizzati in un BOM (“bill of material”), che funziona da elenco dei compo-nenti. Il BOM può essere amministrato come file XML nel sistema di file o di redazione.

L’intero progetto grafico viene memorizzato sotto forma di file ed è così concluso. Se, per motivi di sviluppo, occorre modificare in un secondo momento i componenti, è sufficien-te importare i nuovi dati. Il tool cambia i componenti da sosti-tuire, ma le visualizzazioni vengono conservate.

Serve un’elaborazione manuale successiva con un tool 2D

A fronte dell’odierno livello di sviluppo tecnico, per alcu-ne mansioni grafiche le possibilità dei tool 3D risultano anco-ra limitate e quindi, a seconda dell’obiettivo grafico da realiz-zare, serve ancora l’elaborazione manuale successiva con un tool 2D. I tool 2D svolgono la funzione di verificatori della qualità e garantiscono l’utilizzo congruente di caratteri e spes-sori delle linee e il rispetto delle norme, ad es. la S1000D per i file CGM creati per il settore aeronautico.

Fig. 1: Grafica esplosa di un autobus

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6. Il DOKUFORUM internazionaleLa piattaforma di servizi “Tanner Dokuments rende la tecnica comprensibile” presenta la sesta edizione del congresso. Un nuovo concetto mette insieme relatori da ambiti teorici e pratici, formazione e scienza, industria e servizi, media e politica.

1995

Costituzione della società “Tanner DMS”TANNER amplia la sua gamma di servizi con una nuova società: Tanner DMS. “DMS” significa “Document Management Systems”, sistemi di gestione documentale. La nuova società supporta i clienti nell’integrazione dei sistemi per la gestione delle informazioni.

1997

2000 Trasferimento nella Fabbrica del Pensiero di TANNERA metà anno, dopo meno di dieci mesi di lavori, i collaboratori di TANNER si trasferiscono nei nuovi uffici. L’edificio ospita il TANNER Kinderhaus, uno spazio per l’infanzia con un nido aziendale e un asilo. 5.000 ordini per la Tanner Dokuments di LindauIn agosto TANNER festeggia un’altra pietra miliare: gli ordini ricevuti dalla Tanner Dokuments toccano quota 5.000. L’ordine numero 5.000 è stato conferito dalla Geberit International AG.

2001 Da Tanner Dokuments e Tanner DMS nasce TANNER AGA partire dal 1° gennaio le due società Tanner Dokuments GmbH+Co e Tanner DMS GmbH+Co diventano TANNER AG.

2002 Premio “BAYERNS BEST 50”La TANNER AG riceve un premio molto speciale: nel 2001 figura tra le 50 imprese bavaresi che hanno evidenziato la maggiore crescita.

dal 2005

Nel prossimo numero di ABZ: dal 2005 al 2014Nel prossimo numero di ABZ la redazione mette sotto i riflettori gli anni dal 2005 al 2014: TAN-NER apre nuove filiali, con “INKA” crea un evento prestigioso per il settore della cataloghisti-ca e inaugura la serie dei concorsi TANNER per studenti universitari.

2004 Costituzione della TANNER Vietnam Ltd. a Ho Chi Minh CityIn Vietnam si creano nuove capacità nel settore del software personalizzato e della raccolta dati. La direzione è affidata a Elmar Dutt. Cresce la gamma dei servizi: il lavoro temporaneoTANNER ottiene l’autorizzazione per distaccare “temporaneamente” i suoi redattori tecnici presso le imprese dei clienti.

30 ANNI DI TANNER: CRONISTORIA PARTE 2

1999 Inizio dei lavori per la nuova sede centraleInizia la costruzione della Fabbrica del Pensiero di TANNER, ancora oggi sede dell’impresa a Lindau. La prima pietra posata racchiude al suo interno un dettaglio molto originale: oltre ai progetti di costruzione e ai quotidiani del 7 ottobre 1999, infatti, contiene su un CD-ROM tutti i dati mai raccolti da TANNER. Presenziano alla cerimonia 300 ospiti.

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LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLAApplicazioni sensibili al contesto in ambito documentale, parte 2

Nel numero 02/2014 di ABZ abbiamo analizzato come il collegamento in rete dei nuovi media nella documentazione tecnica possa contribuire a incrementare il successo com-merciale. Quali potenzialità si possono ottenere collegando servizi intelligenti e hardware efficiente a dati e informazioni attualmente già disponibili per l’uso nella maggior parte delle redazioni tecniche? Nella seconda parte dell’articolo illustre-remo i requisiti che le informazioni tecniche devono soddisfa-re per esistere in questo mondo.

Nella documentazione tecnica esistono tre concetti conso-lidati sulla base dei quali vengono raccolte, gestite e pubblica-te in modo efficiente le informazioni:

q modularizzazione q neutralità rispetto ai media q classificazione

Modularizzazione

Oltre a semplificare la gestione dei documenti, la modula-rizzazione aiuta a ridurre i costi di pubblicazione e abbreviare i tempi di reazione.

Le applicazioni sensibili al contesto non mettono a dispo-sizione documenti, ma forniscono all’utente esattamente le informazioni di cui ha bisogno per svolgere una mansione concreta nel suo contesto. In futuro, quindi, la modularizza-zione delle informazioni rappresenterà molto più di un sem-plice concetto per l’efficienza del processo di redazione. Sarà la base per la pubblicazione di singole informazioni mirate all’interno del processo applicativo.

Neutralità rispetto ai media

La pubblicazione automatica delle informazioni su diversi media risponde alla necessità di ridurre i costi di pubblicazio-ne e i cicli operativi.

Con le applicazioni sensibili al contesto l’uso di informa-zioni neutrali rispetto ai media conoscerà un sensibile incre-mento. Il numero di canali diversi sarà amplificato dalla cre-scente varietà di dispositivi, risoluzioni d’immagine, sistemi operativi e formati di pubblicazione. Nel contempo cresce l’e-sigenza di trasmettere le informazioni in tempo reale, che pre-suppone la conservazione dei dati neutrale rispetto ai media.

Classificazione

Attraverso la classificazione i contenuti vengono contraddi-stinti con un linguaggio standardizzato, in modo da poter essere identificati dalle soluzioni software e sottoposti a pubblicazio-ne mirata sulla base di un insieme di regole.

Per le applicazioni sensibili al contesto, che utilizzano un’ampia varietà di “contenitori di dati” come ad esempio sistemi di gestione di servizi, istruzioni relative a servizi, cata-loghi di componenti, tabelle di manutenzione ecc., la classi-ficazione diventa la spina dorsale delle applicazioni sensibili al contesto. Esse estraggono in tempo reale le informazioni specifiche dai diversi “contenitori di dati”.

Passo dopo passo in forma per le applicazioni sensibili

al contesto

Una buona notizia c’è: i concetti di documentazione tecni-ca professionale attualmente esistenti creano già la base per gli sviluppi delineati. In particolare molte applicazioni come iTunes, iBooks, Folio ecc. offrono numerose funzionalità sfrut-tabili con poco sforzo per distribuire e mettere a disposizione le informazioni.

30 ANNI DI TANNER: CRONISTORIA PARTE 2

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La documentazione tecnica è una componente importan-te di un prodotto e quindi un elemento fondamentale dello stesso processo di creazione del prodotto (PEP). La comuni-cazione con la clientela, al contrario, fa parte del processo di marketing. Elabora relazioni di causa-effetto, sviluppa mes-saggi chiave e caratteristiche di assortimenti e prodotti e ne realizza un’efficace messa in scena. Ma è possibile una netta separazione tra marketing e documentazione tecnica? Non è forse vero che oggi vanno ormai da tempo sempre più fonden-dosi? L’articolo intende rispondere a questo interrogativo.

Una netta separazione tra documentazione e

marketing

La separazione spesso (in passato) netta ha in definitiva una sua giustificazione. La documentazione per gli utenti non dovrebbe svolgere nessuno dei compiti della comunicazione marketing e il marketing non dovrebbe creare documenta-zione per gli utenti. Il risultato sarebbe una documentazione di scarsa qualità o una cattiva comunicazione marketing: la documentazione tecnica dovrebbe indicare all’utente quali sono le componenti uniche e auspicabili di un prodotto già acquistato. Il marketing dovrebbe comunicare al cliente il possibile utilizzo concreto di un prodotto. Cosa che il cliente potrebbe addirittura non immaginare neanche, perché il pro-dotto non è ancora nella sua disponibilità.

L’utilizzo incrociato di dati tecnici, caratteristiche e gra-fiche tra il processo di creazione del prodotto e il processo di marketing è oggi prassi ampiamente diffusa nella maggior parte delle imprese.

DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING Qualcosa bolle in pentola

Il valore di processi comuni diffusi a tutti i reparti è rico-nosciuto e viene messo a frutto in particolare nelle organizza-zioni complesse. L’obiettivo dei processi è riutilizzare ciò che è stato creato una volta, nobilitarlo ulteriormente solo nelle fasi di creazione del valore opportune e renderlo fruibile solo per lo scopo perseguito.

Le cose vanno anche diversamente: car2go

Negli ultimi anni si osserva una tendenza verso innovazio-ni in cui le applicazioni online, i servizi e il prodotto si fondono in un tutt’uno. Un esempio emblematico è la proposta della piattaforma di car sharing car2go.

car2go mette in collegamento e unifica dal 2012 i mondi del pre e del post vendita. La piattaforma è talmente innova-tiva che i potenziali nuovi clienti sono ancora privi di espe-rienze nel settore. Il vantaggio non origina quindi solo dalla promessa di un vantaggio messa in scena, ma primariamente dalle informazioni concrete sull’esperienza d’uso degli utenti.

Quali vantaggi offre il car sharing al cliente e perché il cliente dovrebbe sceglierlo? In assenza di conoscenze prece-denti dei gruppi target non è possibile rispondere alla doman-da senza disporre di informazioni capaci di descrivere e orien-tare. Al cliente serve un quadro concreto della sua esperienza di utente futura.

Fig. 1: car2go fornisce all’utente una breve descrizione centralizzata dei vantaggi del veicolo.

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Gli utenti del car sharing pongono le domande più dispa-rate, inquadrabili sia nel pre che nel post vendita:

q Cos’è car2go? q Quanto costa car2go? q Come affitto un veicolo tramite car2go? q Come guido il veicolo? q Dove e come parcheggio il veicolo? q Come faccio rifornimento per il veicolo? q Come mi iscrivo? q Dove trovo il veicolo più vicino?

Dal punto di vista dell’utente, il car sharing è una proce-dura molto complessa, perché il self-service del cliente è una componente essenziale del modello commerciale. La piatta-forma www.car2go.com risponde alle domande dei clienti con un design moderno e una semplicità e una chiarezza affasci-nanti.

La domanda “Come guido il veicolo?” è particolarmente interessante sotto l’aspetto dell’implementazione di un coin-volgimento profondo e delle interfacce alla documentazione tecnica. Inizialmente il cliente trova sulla homepage una breve descrizione centralizzata dei vantaggi del veicolo (in questo caso, una smart). Successivamente il processo dell’applicazio-ne viene elaborato in modo sequenziale (si veda la fig. 1).

All’apertura viene descritto esclusivamente il nuovo mec-canismo di apertura del veicolo con la “member card”, contra-riamente alla normale serratura di una vettura privata. Anche all’avvio vengono illustrate esclusivamente le particolarità specifiche del veicolo. Non si presuppone alcuna conoscen-za precedente dell’utente. I semplici step animati e il chiaro linguaggio per immagini contribuiscono alla comprensibilità.

Lo stesso vale per la procedura di rifornimento. È suffi-ciente una breve descrizione delle particolarità, tutto è orien-tato all’utilizzo e la promessa di servizi viene vissuta “con sem-plicità” a tutti i livelli (si veda la fig. 2).

Documentazione tecnica e marketing si fondono

Anche in ambito industriale esistono numerose innova-zioni in cui non si possono presupporre conoscenze preceden-ti utilizzabili. Situazioni di questo tipo si presentano sempre più spesso in particolare nel caso delle applicazioni intelligen-ti con integrazione automatizzata tra persone, applicazioni e prodotti per mezzo di sensori e attuatori impiegati per gli usi più diversi e collegati in rete. Fin dal pre-vendita si descrivono già le esperienze degli utenti e si genera la percezione deside-rata nel cliente attraverso informazioni concrete e idonee a fornire un orientamento sulle azioni da compiere.

In molte imprese un ostacolo è rappresentato dalla sepa-razione netta tra i mondi del marketing e del post-vendita sulla base di strutture e processi informativi interni. Oltre ai canali informativi esistenti, già oggi si possono anche creare facilmente e con procedure snelle micrositi o app. Le fonti esistenti li riempiono e le informazioni provenienti dai due mondi possono essere organizzate, pubblicate e distribuite in base all’esperienza desiderata per il cliente.

Soluzioni intelligenti presuppongono una

comunicazione intelligente

Spesso un’obiezione (valida) è: “Sì, ma da noi tutto è trop-po complesso per soluzioni così semplici.” Ma anche in car2go esistono informazioni aggiuntive, come ad esempio le istru-zioni per l’utilizzo all’interno del veicolo. Un numero crescen-te di clienti e utenti desidera l’esperienza informativa e comu-nicativa privata anche in campo professionale. E la domanda non è “se”, ma “quando” queste applicazioni superiori diven-teranno uno standard anche per il B2B.

Soluzioni intelligenti presuppongono una comunicazione intelligente, che non si arresta di fronte alle classiche barriere tra pre e post-vendita.

Fig. 2: La procedura di rifornimento di car2go.

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LE APP DEL FUTURO

In molti settori aziendali – dalla documentazione tecnica al marketing, passando per gli acquisti – crescono il desiderio e la necessità di non limitarsi a proporre contenuti online tra-mite le classiche pagine Web, ma di collegare i contenuti ad app esistenti con le funzioni dei terminali mobili. L’articolo descrive i vantaggi del collegamento e presenta le tecnologie che consentono un utilizzo universale dei contenuti.

Le app che utilizzano le funzioni dei terminali mobili offrono versatili possibilità di impiego proprio quando si trat-ta di mettere a disposizione e integrare le informazioni tecni-che. Un esempio: l’installatore fotografa il codice a barre riportato su un sistema di riscaldamento e ottiene così l’acces-so diretto al manuale d’uso e a una panoramica dei ricambi necessari. Tramite il codice di errore visualizzato sul dispositi-vo, il tecnico addetto alla manutenzione può accedere sul posto alla documentazione rilevante ed eventualmente sfrut-tare le esperienze avute in precedenza dai colleghi nel risolve-re lo stesso tipo di guasto.

Prima che tale scenario diventi realtà occorre rispondere alle seguenti domande:

1. Come si possono utilizzare e integrare universalmente i contenuti delle diverse app?

2. Come si mantengono controllabili i costi e il carico di lavo-ro per la cura e lo sviluppo di un numero sempre crescente di dispositivi e sistemi operativi?

Le tecnologie attualmente impiegate: siti Web HTML5 e app native

La tendenza all’utilizzo universale dei contenuti è sostan-zialmente soddisfatta tramite due strategie di attuazione: l’HTML5 e le app native. Le pagine Web HTML5 sono utiliz-zabili con tutti i moderni browser e da tutti i sistemi operativi. Non fa differenza se le si visualizza dal PC desktop o dallo smartphone. L’integrazione dei contenuti delle diverse appli-cazioni HTML5 può essere facilmente realizzata tramite

tecnologie Web standard. L’HTML5 è però anche fonte di grattacapi per gli utenti, che si trovano infatti di fronte all’o-stacolo di non poter utilizzare appieno le funzioni dei termina-li mobili. Attualmente l’HTML5 non consente di risolvere funzioni quali la disponibilità offline o l’accesso ai dati della fotocamera.

Oggi per risolvere queste sfide si ricorre alle app native. Si tratta di programmi sviluppati per uno specifico sistema operativo, e quindi utilizzabili solo per una determinata classe di terminali. Le app accedono in modo veloce e diretto alle funzioni del dispositivo e possono usare nella maniera ottima-le per le loro necessità i dati disponibili nel terminale. Ma le app native servono gruppi target eterogenei con terminali e sistemi operativi diversi e devono quindi essere sviluppate e gestite per ogni variante di sistema operativo. L’integrazione e la gestione dei contenuti si effettuano individualmente per ogni app e comportano un carico di lavoro che aumenta line-armente rispetto al numero di sistemi operativi da supportare. È inoltre necessaria un’accorta pianificazione per quanto riguarda le interfacce per la successiva integrazione in altre app dell’azienda.

Si possono combinare i vantaggi delle due strategie di attuazione?

In altre parole, come si potrebbero garantire le funzionali-tà dell’HTML5 e l’accesso simultaneo alle funzioni dei dispo-sitivi? Attualmente le cosiddette “app ibride” cercano di sod-disfare proprio questa esigenza tramite numerosi framework reperibili sia liberamente che in commercio. Ogni singolo fra-mework presenta specifici vantaggi e svantaggi e in questa fase non è ancora emerso quale tecnologia riuscirà a imporsi come la più idonea per il futuro.

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E ora?

Sotto la guida del W3C, il consorzio per la standardizzazione del WWW e custode degli standard basati su XML e HTML, nascono le basi per le app ibri-de del futuro. Il progetto del W3C “App HTML5” definisce attualmente gli ampliamenti dell’HTML5 finalizzati a soddisfare le accresciute esigenze di utenti e funzioni.

Scopo del progetto è ampliare l’HTML5 in modo da poter fare un utilizzo standardizzato di funzioni specifiche per i dispositivi. Diventerà così possibile memorizzare localmente grandi quantità di dati e, ad esempio, utilizzare i dati della fotocamera senza perdere i vantaggi dell’HTML5. La gestione e lo svilup-po si possono effettuare a livello centralizzato tramite una app comune e, all’occorrenza, vanno gestite in modo individuale solo le caratteristiche speci-fiche dei singoli terminali.

Fin qui tutto bene. Ma cosa si può già fare oggi?

L’interfaccia di programmazione Apache Cordova implementa attualmen-te molte funzioni del progetto “App HTML5”, anticipando quindi già standar-dizzazioni non ancora realizzate. Il framework “Phone Gap“, che sfrutta Apa-che Cordova, è già utilizzato con esiti positivi all’interno di progetti produttivi.

L’ambito delle funzioni non è ancora completo e si limita attualmente alle funzioni di più frequente impiego dei terminali. L’efficienza delle funzioni che mettono a dura prova l’hardware del terminale è inferiore rispetto alle app native. Le app con animazioni, ad esempio, evidenziano una lentezza maggiore rispetto alle abitudini degli utenti con le app native.

Le imprese possono quindi usare già oggi le app HTML5 come alternativa alle app native o alle classiche pagine Web HTML5? La decisione dipende dalle funzionalità realmente necessarie nella app. Molti scenari di utilizzo per le app nel campo della distribuzione delle informazioni tecniche si prestano già oggi a un’implementazione a prova di futuro con gli standard elaborati nel progetto “App HTML5”. In futuro queste app trarranno beneficio dalle evolu-zioni delle “App HTML5”.

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Caporedattore: Dr. Sven Bergert Questa edizione è stata redatta e creata con la collaborazione di: Elena Bernert, Georg-Friedrich Blocher, Tomislav Matiević, Margot Poschner, Lena Sattler, Andreas Schlenkhoff, Sven Wolfsdorf

Stampato da: Druckerei Kling

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