à A t n ni v i ottobre 2016 NORDdiTrento · golava il presidente della provincia di Tren- ......

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e... in Piazza a GARDOLO | anno XXVII | ottobre 2016 | bimestrale di cultura | politica | attualità | NORD di Trento S TA M P A 40 NUMERO L a lunga telenovela Valdastico ha ri- cominciato una nuova stagione. Quella precedente sembrava con- cludersi con un sospiro di sollievo. “Questa Valdastico non s’ha da fare” gon- A n n i d i A t t i v i t à Da oltre 30 anni leader nella progettazione e produzione di accessori elettrici ed elettronici per i settori caravaning e boating. Via Vienna, 4 | z.i. Spini di Gardolo (settore D | 38121 Trento | Tel. +39 0461 991598 | Fax +39 0461 960009 [email protected] - www.cbe.it golava il presidente della provincia di Tren- to Ugo Rossi. Il Presidente aveva messo in piazza un ridicolo teatrino tragicomico, una sorta di Simposio moderno, dove i tavo- li decisionali si sono popolati di maschere, ambiguità, scambi di ruolo, teorie false pre- sentate per vere e vere camuffate da false. Per quanto ci si possa soffermare con tut- ta la dovuta calma sui dialoghi di Platone, altrettanto tempo non c’è per la tragedia firmata dal Governo Renzi. Una tragedia sia per la bizzarra cornice drammaturgica che la sta accompagnando, ma anche - e so- prattutto - per le conseguenze che portereb- be appresso l’oramai imminente via libera. Prosegue la telenovela VALDASTICO moncher moncher GAS INDUSTRIALI - MATERIALI PER SALDATURA moncher moncher GAS INDUSTRIALI - MATERIALI PER SALDATURA CONSEGNA a DOMICILIO ORARIO > dal lunedì al venerdì 8.00-12.00 e 14.00-18.00 - sabato CHIUSO Via Bassa, 21 38121 Canova di Gardolo (TN) tel. + 39 0461 822192 cell. + 39 389 1939137 TRENTO CENTRO DIREZIONE BOLZANO G li anni dal 1850 al 1858 a Gar- dolo furono un periodo di grandi stravolgimenti della viabilità e del paesaggio, ma soprattutto segna- rono l’inizio di grandi trasformazioni sociali in un villaggio dall’economia ancora rurale. Tutto fu effetto dei lavori di rettifica dell’alveo del fiume Adige per facilitare la costruzione della nuova ferrovia da Verona a Bolzano. Nel comune di Gardolo il corso del fiume venne modificato tramite l’eliminazione dell’ansa che lambiva Roncafort. All’inizio dei lavori Gardolo aveva circa 1700 abitanti, che oltre a coltivare la campagna allevavano all’incirca 500 bovini e un cen- tinaio di ovini. Il cantiere richiamò numerosa manodopera anche da fuori Trentino, tanto che nel 1858 – alla conclusione delle opere – l’anagrafe del comune registrava in tutto 1953 persone così suddivise: “in Gardolo da indigeni 867, foresti 383; in Amar e Spini da indigeni 200, di foresti 200; in Roncafort e Canovada indigeni 210, di foresti 93; [totale] indigeni1277 - foresti 676” . All’avvicinarsi della conclusione dei lavori, per festeggiare l’apertura dei tronchi tiro- lesi della ferrovia, che avrebbe avuto luogo nell’autunno 1858 le autorità provvidero a organizzare una serie di eventi come espo- sizioni industriali, di opere d’arte e di oggetti di economia rurale e forestale della nostra Provincia nella città di Trento. Invece per gli abitanti del nostro villaggio, particolarmente penalizzato dal procedere dei lavori, fu or- ganizzata una festa popolare alla presenza del governatore (luogotenente) del Tirolo in persona, cioè il fratello minore dell’impera- [continua in pagina 2] Opera appartenente al “gran raccoglitore” dello Sblocca Italia - decreto legge del 2014 che ha aperto alla cementificazione selvag- gia ed al saccheggio dei territori - questo nuovo atto vede i protagonisti riuniti attor- no al tavolo del CIPE che approvano piani di investimento infrastrutturali, dal valore di diversi miliardi di euro, che comprendono nuove risorse nette che arrivano a sfiorare i nove miliardi per lo sviluppo dell’alta velocità e l’apertura dei valichi. Ingenti investimenti del tutto pretestuosi e clientelari, che vedono protagonisti sempre più spesso signori della speculazione e del malaffare. Ingombranti illeciti penali a parte, se questa fittizia necessità di sviluppo del trasporto su rotaia potesse trovarsi in linea con la rino- mata e discutibile “Cura del Ferro” osannata da Delrio, più controversa sarebbe la spinta per la fantomatica Pi.Ru.Bi. Un labirinto strategico in cui da una parte la provincia di Trento si schiera di facciata per il “no categorico” all’autostrada, ma si mostra, molto più aperta alla discussione nel caso in cui il tracciato in questione non fosse soggetto a pedaggio. La confusione può pervadere nel momento in cui ci si attiene alle ragioni trentine del “no”, motivate da principi di sostenibilità ambientale e scelte di mobilità che punta- no alla ferrovia. Ancora più confusionario è il mancato nesso tra sviluppo del TAV e devastazioni ambientali, moltiplicate a livello esponenziale rispetto alla mera autostrada. È in questa ambiguità che sguazza il Partito Democratico. Se i corrispondenti nazionali e veneti si fregano le mani pensando alla realizzazione del corridoio, la sezione trenti- na gioca al ruolo del disertore, organizzando serate pseudo-informative in cui si schiera a spada tratta contro l’autostrada, sostenendo invece la sostenibilità del trasporto ad alta velocità. I veri timori dei sedicenti ambientalisti trenti- ni si nascondono nel rischio concreto di per- Festeggiamenti per la ferrovia a Gardolo [continua in pagina 2] Ugo Rossi con il Ministro Graziano Del Rio

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e... in Piazza a GARDOLO

| anno XXVII | ottobre 2016 | bimestrale di cultura | politica | attualità |

NORDdiTrentoSTAMPA40NUMERO

La lunga telenovela Valdastico ha ri-cominciato una nuova stagione. Quella precedente sembrava con-cludersi con un sospiro di sollievo.

“Questa Valdastico non s’ha da fare” gon-

Ann idiAtti

vità

Da oltre 30 anni leader nella progettazione e produzione di accessorielettrici ed elettronici per i settori caravaning e boating.

Via Vienna, 4 | z.i. Spini di Gardolo (settore D | 38121 Trento | Tel. +39 0461 991598 | Fax +39 0461 960009

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golava il presidente della provincia di Tren-to Ugo Rossi. Il Presidente aveva messo in piazza un ridicolo teatrino tragicomico, una sorta di Simposio moderno, dove i tavo-li decisionali si sono popolati di maschere, ambiguità, scambi di ruolo, teorie false pre-sentate per vere e vere camuffate da false. Per quanto ci si possa soffermare con tut-ta la dovuta calma sui dialoghi di Platone, altrettanto tempo non c’è per la tragedia firmata dal Governo Renzi. Una tragedia sia per la bizzarra cornice drammaturgica che la sta accompagnando, ma anche - e so-prattutto - per le conseguenze che portereb-be appresso l’oramai imminente via libera.

Prosegue la telenovela VALDASTICO

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TRENTO CENTRO

DIREZIONE BOLZANO

Gli anni dal 1850 al 1858 a Gar-dolo furono un periodo di grandi stravolgimenti della viabilità e del paesaggio, ma soprattutto segna-

rono l’inizio di grandi trasformazioni sociali in un villaggio dall’economia ancora rurale. Tutto fu effetto dei lavori di rettifica dell’alveo del fiume Adige per facilitare la costruzione della nuova ferrovia da Verona a Bolzano. Nel comune di Gardolo il corso del fiume venne modificato tramite l’eliminazione dell’ansa che lambiva Roncafort. All’inizio dei lavori Gardolo aveva circa 1700 abitanti, che oltre a coltivare la campagna allevavano all’incirca 500 bovini e un cen-tinaio di ovini. Il cantiere richiamò numerosa manodopera anche da fuori Trentino, tanto che nel 1858 – alla conclusione delle opere – l’anagrafe del comune registrava in tutto

1953 persone così suddivise: “in Gardolo da indigeni 867, foresti 383; in Amar e Spini da indigeni 200, di foresti 200; in Roncafort e Canovada indigeni 210, di foresti 93; [totale] indigeni1277 - foresti 676” .All’avvicinarsi della conclusione dei lavori, per festeggiare l’apertura dei tronchi tiro-lesi della ferrovia, che avrebbe avuto luogo nell’autunno 1858 le autorità provvidero a organizzare una serie di eventi come espo-sizioni industriali, di opere d’arte e di oggetti di economia rurale e forestale della nostra Provincia nella città di Trento. Invece per gli abitanti del nostro villaggio, particolarmente penalizzato dal procedere dei lavori, fu or-ganizzata una festa popolare alla presenza del governatore (luogotenente) del Tirolo in persona, cioè il fratello minore dell’impera-

[continua in pagina 2]

Opera appartenente al “gran raccoglitore” dello Sblocca Italia - decreto legge del 2014 che ha aperto alla cementificazione selvag-gia ed al saccheggio dei territori - questo nuovo atto vede i protagonisti riuniti attor-no al tavolo del CIPE che approvano piani di investimento infrastrutturali, dal valore di diversi miliardi di euro, che comprendono nuove risorse nette che arrivano a sfiorare i nove miliardi per lo sviluppo dell’alta velocità e l’apertura dei valichi.Ingenti investimenti del tutto pretestuosi e clientelari, che vedono protagonisti sempre più spesso signori della speculazione e del malaffare.Ingombranti illeciti penali a parte, se questa fittizia necessità di sviluppo del trasporto su rotaia potesse trovarsi in linea con la rino-mata e discutibile “Cura del Ferro” osannata da Delrio, più controversa sarebbe la spinta per la fantomatica Pi.Ru.Bi.Un labirinto strategico in cui da una parte la provincia di Trento si schiera di facciata per il “no categorico” all’autostrada, ma si mostra, molto più aperta alla discussione nel caso in cui il tracciato in questione non fosse soggetto a pedaggio. La confusione può pervadere nel momento in cui ci si attiene alle ragioni trentine del

“no”, motivate da principi di sostenibilità ambientale e scelte di mobilità che punta-no alla ferrovia. Ancora più confusionario è il mancato nesso tra sviluppo del TAV e devastazioni ambientali, moltiplicate a livello esponenziale rispetto alla mera autostrada.È in questa ambiguità che sguazza il Partito Democratico. Se i corrispondenti nazionali e veneti si fregano le mani pensando alla realizzazione del corridoio, la sezione trenti-na gioca al ruolo del disertore, organizzando serate pseudo-informative in cui si schiera a spada tratta contro l’autostrada, sostenendo invece la sostenibilità del trasporto ad alta velocità.I veri timori dei sedicenti ambientalisti trenti-ni si nascondono nel rischio concreto di per-

Festeggiamentiper la ferrovia a Gardolo

[continua in pagina 2]

Ugo Rossi con il Ministro Graziano Del Rio

2 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

“A NORD DI TRENTO”Periodico bimestrale iscritto al Registro Stampan. 1367 del Tribunale di Trento, in data 31.07.2008

PROPRIETÀAssociazione culturale “IL GRUPPO”Via Caproni 15, Roncafort (TN)[email protected] - www.ilgrupporoncafort.org

DIRETTORE RESPONSABILEUgo Bosetti

REDAZIONEc/o Anna Mussi (0461.420577)

RESPONSABILE PUBBLICITÀGianni Angelini (0461.993046)

IN REDAZIONERenato Beber, Maria Giovanna Conci,Franco Faes, Alberto Mattedi,Anna Mussi, Luisa Nicolini,Alessandro Serra

TIRATURA/DIFFUSIONE 5000 copie

REALIZZAZIONE GRAFICA E STAMPA litografica - Trento - [email protected]

[da pag. 1 PROSEGUE LA TELENOVELA VALDASTICO]

Attu

alità

e St

oria [da pag. 1 FESTEGGIAMENTI PER LA FERROVIA...]

dere, essendo la Provincia socia della A22, i pedaggi dei veicoli provenienti da est nel tratto Verona-Trento, che taglierebbero per la nuova via, nettamente più breve.Scompare così dai documenti successivi ogni riferimento alla parola “autostrada”, sostituta da un neutralissimo “corridoio di interconnessione” che piace ad entrambi i fronti. È ormai chiaro infatti che l’accordo tra le due regioni sia arrivato.Brindano così gli azionisti dell’A4 Holding per l’ottenuta concessione, permettendo al colosso Abertis di entrare trionfalmente nel mercato italiano.Questo accordo che non tiene assolutamen-te conto né dell’esigenze della comunità né tantomeno delle caratteristiche dei territori, totalmente inadatti - per la morfologia che li caratterizza - ad ospitare un’opera di tali tipologie e dimensioni. Rimane da chiedersi, inoltre, se il nuovo tratto che si andrebbe a costruire sarà - co-me è stato per la desertica Valdastico Sud - il cappotto di ulteriori tonnellate di rifiuti tossici provenienti da acciaierie o da chissà quali altri complessi industriali, non molto propensi alle prassi comuni di smaltimento delle scorie.Staremo a vedere, ma quello che è certo, in questo mare di ambiguità, è che non sare-mo spettatori passivi.

un contributo di Ecomagazine Trento

tore, l’Arciduca Carlo Ludovico d’Asburgo – Lorena (1833-1896), accompagnato dalla consorte Margherita di Sassonia (1840-15/09/1858, nel quadro qui a fianco ). La visita ebbe luogo il pomeriggio di mar-tedì 27 aprile 1858, su richiesta dell’Impe-rial Regia Pretura Politica di Trento al Capo Comune Giovanni Battista Sontachi (1824-1862). Gli venne chiesto esplicitamente di adoperarsi il più possibile onde contribuire ad un pomposo accoglimento pel giorno dell’arrivo e seguire il seguente program-ma: in Gardolo verranno accolte le perso-ne [dell’Arciduca e della moglie] col Canto dell’Inno Nazionale e con una pioggia di fiori e di là volgendosi verso Trento passeranno su una spalliera di persone portanti dei fe-stoni da ambi i lati dello stradone e verran-no continuamente gettati dei fiori. Gli fu poi raccomandato che sullo stradone fra Gar-dolo e Trento si trovasse una gran quantità di gente ad omaggiarli nel loro passaggio. Naturalmente il Capo comune prima della visita doveva indicare chi poteva omaggiare la coppia di regnanti e inviare l’elenco alla polizia. Inoltre venne raccomandato che gli ossequianti tenessero festoni e gettassero fiori, e che giovani del paese portassero con sé il proprio mazzetto di fiori da gettarsi, che era bene conservato, cioè non avvizzito. Tut-to quanto richiesto venne scrupolosamente eseguito, come testimonia il resoconto dei costi sostenuti dalla Pretura Politica, datato

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9 giugno, che vennero poi saldati dalla cas-sa comunale di Gardolo. Fra le varie voci di spesa rientrarono i 300 mazzetti da gettare, ciascuno composto da 4 fiori, 4 Bucchè di 48 fiori ciascuno, le ceste di frutta con aran-ce e limoni, due bottiglie di vino, la stampa

litografata di una poesia e il pagamento di un certo Tommasi e di un certo Pietro Capellet-ti, che presero 2 fiorini ciascuno, Capelletti per indefinite prestazioni anticipate. Il costo complessivo della festa popolare ammontò a 49 fiorini e 52 kreutzer, l’equivalente dello stipendio annuale della maestra di scuola.Il suddetto Tommasi eseguì l’Inno Naziona-le e si trattava di Antonio Tommasi (1819-1866) all’epoca maestro di canto e capo del coro.Il 30 luglio 1858 al Capo comune perven-ne la notifica dall’Arciduca con l’ordine di porgere a codesto Comune i ringraziamenti dell’Altezza Sua Imperiale pel fattogli buon accoglimento, ed assicurarlo che sua Altez-za sa vivamente apprezzare questo vengo di attaccamento a sua Maestà l’Imperatore, ed alla sua casa.

Barbara Gerlich

...l’angolino divertente!

3| numero 40 | ottobre 2016 |

La Sfera

Inclusione sociale, networking e radica-mento sul territorio. Questi sono gli ele-menti chiave che caratterizzano il pro-getto di agricoltura sociale promosso

dalla cooperativa La Sfera all’interno della Casa Circondariale di Spini di Gardolo.L’idea di sviluppare una progettualità di que-sto tipo è nata a fine 2014; il trasferimen-to nella nuova sede e la vicina celebrazione del ventesimo anno di attività hanno infat-ti stimolato nuove idee finalizzate a favori-re l’interazione con la comunità, nonché l’ampliamento delle attività della coopera-tiva. La presenza di una superficie di circa 9.000 mq all’interno della struttura detenti-va ci ha portato ad immaginare un percorso di agricoltura sociale orientato alla coltiva-zione biologica di piante da orto ed officinali.Cosa si intende quando si parla di agricol-tura sociale? L’agricoltura sociale rappre-senta un insieme di attività svolte solitamen-te da cooperative sociali o imprese agricole dove gli obiettivi non riguardano solo la pro-

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duzione agricola. Oltre all’obiettivo tradizio-nale infatti – coltivazione, allevamento, ecc. – l’agricoltura sociale ha anche lo scopo di creare diverse opportunità per persone in difficoltà o, più in generale, per le fasce de-boli della comunità, generando di conse-guenza importanti benefici inclusivi. In particolare gli ambiti di attività attorno ai quali può essere creato un progetto di agri-coltura sociale sono la formazione e l’inseri-mento lavorativo, ma anche la riabilitazione e la cura, il miglioramento della qualità della vita e l’educazione.

Il progetto promosso da La Sfera si collo-ca all’interno del primo ambito, quello del-la formazione e dell’inserimento lavorativo.

Esso infatti rappresenta un’impor-tante opportunità per i detenuti

coinvolti (in questo momento sei persone) di caratterizzare il proprio profilo professio-

nale e dunque facilitare il percorso di reinserimento nel mercato del lavoro

una volta conclusosi il periodo di detenzio-ne. Creare questo tipo di progettualità inol-tre è importante in quanto contribuisce al-la riduzione della recidiva. Mediamente, su scala nazionale, la recidiva è pari a circa il 70%, ma è dimostrato che per i detenuti che hanno avuto la possibilità di partecipa-re a percorsi di formazione e di lavoro il dato è del 10%, dunque sensibilmente inferiore.I detenuti coinvolti sono stati impegnati dap-prima in un percorso di formazione e, suc-cessivamente, nell’attività di coltivazione delle vaste aree presenti in loco. I prodot-ti coltivati, rigorosamente biologici, sono or-

taggi, in particolare cavoli, ma soprattutto erbe officinali, tra le quali lo zafferano, la sal-via e l’origano, la melissa e il timo, la men-ta e la calendula.La forte volontà di dare continuità al proget-to nel lungo periodo, l’ambizione di creare sempre più opportunità di lavoro all’inter-no della Casa Circondariale, accompagna-te dalla propensione della cooperativa allo stringere relazioni, hanno portato La Sfera ad immaginare un rapporto con il mercato alternativo a quello della vendita all’ingros-so dei prodotti coltivati. Così è nato Galeorto, il marchio che contraddistingue una linea di prodotti sociali e di qualità, accomunati dal-le materie prime prodotte in carcere. Si sta dunque lavorando alla creazione di una li-nea di prodotti monomarca, non necessa-riamente appartenenti alla stessa categoria merceologica, accomunati dalla materia pri-ma coltivata all’interno della struttura deten-tiva di Spini di Gardolo. L’ambizione è dun-que quella di creare dei prodotti unici.

Lo za’hafaran, come lo chiamano gli arabi, è originario dell’Asia Minore.Plinio scrive che i Fenici lo usavano non per

usi culinari ma esclusivamente per tingere stoffe; le tuniche dello splendido colore giallo vivo piace-vano molto alle eleganti signore d’allora, e i Feni-ci trasportavano le stoffe dal porto di Tiro in tut-to il Mediterraneo. Furono poi gli arabi, guerrieri espansionisti, che fecero conoscere lo zafferano quasi ovunque; dalla Spagna, dove è indispensa-bile nella paella, all’Indonesia, basilare nel curry.In Italia era già conosciuto - e importato - ma so-lo come polvere medicinale; usato tutt’ora a pic-cole dosi è sedativo, antispastico, eupeptico, mentre a dosi più elevate è invece eccitante: non per nulla i Romani lo utilizzavano come afrodisia-co. Però già allora era una materia preziosa, tan-to che le nostre Repubbliche fondarono i Banchi dello Zafferano, sorta di borse commerciali do-ve venivano contrattate le partite destinate al-le grandi corti di Firenze, Venezia, Milano e Ge-

nova. Forse non tutti sanno che fu solo alla fine del 1300 che il fiore venne ufficialmente introdot-to in Italia come coltivazione da un padre dome-nicano chiamato Domenico Santucci.Egli era nato a Navelli, in provincia dell’Aquila, e visse a lungo in Spagna, al servizio del Tribunale dell’Inquisizione.Tornato in Abruzzo, provò a piantare in un terre-no di sua proprietà alcuni bulbi di croco spagno-lo che attecchirono meravigliosamente e da quel momento divennero una delle maggiori coltiva-zioni della zona, tanto che la storia d’Abruzzo è quasi inscindibile da quella dello zafferano.A Civitaretenga, ad esempio, esiste la Chiesa del-la Madonna dell’Arco che, secondo la leggenda, fu costruita nel luogo dove sorgeva la stalla di una taverna: là dove oggi c’è l’altare, allora c’era la mangiatoia. Nella taverna venne a soggiorna-re un pittore il quale però, non avendo una lira, fu

dal taverniere messo a dormire - appunto - nella mangiatoia della stalla. Quella notte al pittore ap-parve in sogno la Madonna che gli chiese un ri-tratto; era così bella che l’uomo avrebbe volu-to ritrarla immediatamente, ma non aveva colori.Così usò dello zafferano trovato nella cucina del-la taverna, e la dipinse sul muro contro cui era poggiata la mangiatoia; così che nacque il culto della Vergine dello Zafferano, immagine miraco-losa attorno alla quale gli abitanti del paese eres-sero la chiesa. Lo zafferano è sempre stato usato come colore per la pittura, aggiunto in abbondan-za alle paste di vetro delle vetrofanie o ai colori usati negli affreschi; e proprio attorno a due pit-tori ruotano le due leggende che spiegano la pre-senza dello zafferano a Milano, patria del risot-to giallo.La prima narra di un cuoco abruzzese lì emigra-to in periodo di carestia; aveva aperto una picco-

la osteria, ma poiché non aveva burro, carne, ver-dura, uova, nulla insomma, era costretto a servire ai suoi clienti solo grandi piatti d’insipido e tri-ste riso lesso. Un bel giorno ebbe l’idea di ag-giungervi un po’ di polvere di zafferano, ricevuto in pagamento da un pittore squattrinato che era venuto a mangiare da lui; i clienti ne furono entu-siasti, e il cuoco divenne ricco e famoso.L’altra leggenda, più conosciuta, racconta di un garzone vetraio che lavorava alla vetrata di Sant’Elena nella Fabbrica del Duomo.Era bravissimo nel mescolare i colori, rendendo-li dorati con l’aggiunta di zafferano: e proprio Zaf-ferano l’aveva soprannominato il suo capo, Va-lerio di Fiandra. Un giorno la figlia di Valerio si sposò e il povero ragazzo cadde in crisi perché avrebbe voluto farle un dono bellissimo, ma non aveva una lira; così, durante il banchetto, si pre-sentò reggendo due grandi marmitte di risot-to color dell’oro e profumatissimo: aveva inven-tato anche lui il risotto allo zafferano.

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[Storia e leggende dello zafferano]

4 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

Assoc

iazio

ni e

Attu

alità

in questi anni di riciclare materiali, perlopiù vestiti.Per partecipare alle attività dell’as-sociazione viene richiesto di fare la tessera associativa annuale (10 eu-ro), che serve a sostenere le spese di gestione dell’associazione.Chiunque può diventare socio, fa-cendone domanda, dopo aver pre-so visione dello statuto.Per sostenere l’idea di fondo del-l’associazione e per contribuire ma-terialmente allo svolgimento del-le attività, chi vuole può donare il proprio tempo (come volontario/a) o dena-ro (facendo offerte per sostenere le spese dell’associazione) o materiali: si possono donare vestiti o stoffe che non servono più nelle nostre case e armadi, ma che posso-no essere riutilizzati da altri, è importante che siano puliti e in buono stato.

La sede a Gardolo è aperta le mattine di lu-nedì, martedì, mercoledì e venerdì; si or-ganizzano attività in accordo con altre as-sociazioni sul territorio. Per sapere delle iniziative si possono consultare la pagina Facebook e il blog.Ci si può iscrivere alla newsletter per avere

NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

ogni mese il calendario delle attività nella propria casella email.Dal 28 al 30 ottobre 2016 “El Co-sturero” sarà presente alla fiera “Fa’ la Cosa Giusta” a Trento.Allora, se sei creativo/a e amante dell’ago e filo, tira fuori i tuoi ve-stiti inutilizzati, quelli rimasti in fon-do all’ armadio, che non metti mai, e vieni ai nostri appuntamenti: ve-drai che si possono portare a nuo-va vita!

Associazione El CostureroCorsi di Riutilizzo di Materiali

Piazzale Groff 7/2, Gardolo - TrentoWhatsapp o sms: 3463145415

[email protected]: www.facebook.com/Ass.ElCosturero

“El Costurero” è un’associazio-ne culturale che si occupa di riu-tilizzo di materiali. L’associazione si occupa di promuovere, valorizzare

e divulgare il riciclo di materiali, principal-mente vestiti, attraverso varie attività, per esempio attraverso i servizi: consulenza re-fashion (pensiamo assieme come rivisita-re un vecchio capo d’abbigliamento), ba-ratto, swap party (occasioni di scambio di vestiti), craft party (appuntamenti per gli amanti del fai da te); attraverso i laborato-ri e i corsi di cucito.L’obiettivo dei laboratori è imparare a cu-cire e personalizzare i propri capi d’abbi-gliamento.Sandra Toro, anima de “El Costurero”, si occupa dal 2009 come “OrloSubito” di ri-ciclo di vestiti, per creare abbigliamento e altri oggetti. L’associazione nasce del desi-derio di condividere l’esperienza acquisita

A Gardolo è arrivato... “EL COSTURERO”

Settembre, è ora di rivestirsi! Nella nostra zona a nord di Trento si concentrano molte attività commerciali i cui titolari sono cinesi: dal negozio di oggettistica

varia, al ristoratore, al gestore di bar, al par-rucchiere. Una delle tipologie di merce che più frequentemente viene prodotta in Cina e ven-duta qui da noi sono gli indumenti: vestiti alla moda, eleganti o casual, dal prezzo stracciato. Ma cosa c’è dietro?Il primo produttore di vestiario, con una quota del 66%, è la Cina. Ftalati, formaldeide, metal-li pesanti, solventi, coloranti: per rendere bel-li, comodi e impermeabili i nostri abiti vengono usate spesso sostanze fortemente nocive. Se-condo uno studio commissionato dall’Unione Europea (Chemical substances in textile pro-ducts and allergic reactions), il 7-8% delle pa-tologie dermatologiche è dovuto a ciò che in-dossiamo mentre il Sistema europeo di allerta rapido per i prodotti non alimentari, il Rapex, piazza l’abbigliamento al primo posto della classifica per elementi chimici pericolosi. Se-condo dati elaborati da Altrocononsumo, poi, l’industria tessile è la seconda più inquinan-te al mondo (dopo quella che impiega fonti

fossili per produrre energia) e ricorre ad oltre duemila sostanze chimiche, molte delle qua-li dannose non solo per la salute ma anche per l’ambiente. Quello della sicurezza dei capi di abbigliamento è un problema che le asso-ciazioni ambientaliste e quelle dei consumatori denunciano da tempo senza trovare adeguato ascolto, salvo che in occasione di eventi ecla-tanti come il ritiro di pigiami per bambini risul-tati tossici o i risultati dei test che nel 2013 di-mostrarono la presenza nelle parti in pelliccia di alcuni piumini e cappottini per i più piccoli di sostanze vietate.Le leggi nel settore tessile sono obsolete e ca-renti. Oltre che frammentate: tanti singoli prov-vedimenti per un numero ristretto di sostan-ze potenzialmente tossiche, non compendiati in un testo unico nemmeno a livello europeo. Da noi i controlli da parte di Nas, Asl e ministe-ro della Salute avvengono sempre a posterio-ri, cioè solo se è il cittadino a segnalare il ca-so, presumibilmente dopo averne già subito le conseguenze sulla propria pelle in termini di reazioni allergiche ad esempio. E nemmeno il marchio made in Italy è di per sé garanzia di qualità, dal momento che include prodotti con-

VESTITI TOSSICI, l’inquinamento addosso!

fezionati in Italia ma con tessuti importati dalla Cina o da altri Paesi extraeuropei.

Abiti e scarpe, ecco alcune tra le sostan-ze da evitare...Formaldeide. Gas incolore dall’odore pene-trante, ha la proprietà di uccidere batteri, fun-ghi e virus, perciò viene largamente impiegato come disinfettante e conservante in moltissi-me produzioni industriali: mobili, vernici, tru-ciolati, colle, detersivi, materiali isolanti e, ap-punto, nel settore tessile. Essendo un gas, viene rilasciato nell’aria, provocando irritazioni e bruciori a occhi, naso e gola, ma anche ce-falee, stanchezza e malessere generale. È so-lubile nell’acqua, perciò i lavaggi ne riducono la concentrazione fino alla totale scomparsa.Ftalati. Vengono aggiunti alle materie plasti-che per migliorarne la flessibilità e la morbi-dezza. Non essendo legati chimicamente alla plastica, possono facilmente “migrare” e de-positarsi sulla pelle, essere inalati o ingeriti. Si sospetta che alcuni di essi agiscano come in-terferenti endocrini, cioè creino scompensi or-monali e danneggino lo sviluppo dei nascitu-ri. In campo tessile sono usati per le stampe di scritte o disegni applicate a magliette, pigia-mini, specie nell’abbigliamento dei più piccoli. Se la stampa si “screpola” vuol dire che con-tiene pochi ftalati, viceversa una stampa che resta sempre morbida e inalterata ne contiene molti. L’Unione europea ha classificato due tipi di ftalati (il Deph e il Dpb) come “tossici per la riproduzione” perché dai test condotti su ani-mali emerge che riducono la fertilità maschi-le. In tutti gli articoli destinati all’infanzia, indu-menti compresi, i residui non devono superare lo 0,001%.Antiparassitari. Tracce potrebbero essere presenti soprattutto sui capi in fibre naturali. Non sono, come molti credono, i residui del-la enorme quantità di pesticidi usati nella colti-vazione del cotone (quelli restano nell’ambien-te, ma si perdono nella lavorazione dei tessuti). Derivano dalle dosi massicce usate per “sa-

nificare” i container che trasportano i capi di abbigliamento da una parte all’altra del globo.Metalli pesanti. Cadmio, Piombo, Mercu-rio, Cromo VI. I metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio vengono utilizzati in alcu-ni coloranti e pigmenti. Questi metalli posso-no accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversi-bili, inclusi i danni al sistema nervoso (piom-bo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche noto per provocare il cancro. Il cro-mo VI (esavalente) è utilizzato in alcuni proces-si tessili e conciari dell’industria calzaturiera: è fortemente tossico, anche a basse concen-trazioni, per molti organismi acquatici. Dal pri-mo maggio 2015 l’Ue ha vietato la vendita di scarpe e pelletteria che superino i 3 mg/kg del metallo. Anche cadmio, mercurio e piombo so-no stati classificati come ‘sostanze pericolose prioritarie ai sensi della normativa dell’Unione europea sulle acque e sottoposti a rigorose re-strizioni.

Alla luce di tutto ciò, come difendersi concre-tamente? In primo luogo leggendo bene le eti-chette e andando alla ricerca della qualità, che non necessariamente si trova in un prodotto costoso. “Premesso che la cosa migliore in as-soluto sarebbe comprare meno abbigliamen-to – consiglia Rita Dalla Rosa, autrice del libro ‘Vestiti che fanno male (Editore Terre di mez-zo) – l’ideale è un prodotto di fascia media: né griffato, né fast fashion ‘usa e getta’. I capi re-alizzati in Italia o in Europa, tendenzialmente, sono più sicuri”. Altri consigli spiccioli ma utili: “Evitare, specie per gli indumenti intimi, i colo-ri scuri che possono trasmigrare sulla pelle più facilmente a causa del sudore. Lavare sempre gli abiti appena comprati: spesso hanno fatto lunghi viaggi e sono stati riempiti di antiparas-sitari. E ovviamente – conclude Dalla Rosa – usare detersivi poco aggressivi, possibilmen-te ecobio”.

Luisa Nicolini

5| numero 40 | ottobre 2016 |

Estate piena di soddisfazionia pieno ritmo dai centri estivia Trento e San Michele all’Adigeai camp di basket in cittàed al mare

consulta il nostro sitowww.arcobalenobasket.com

Ci presentiamo: la società sportiva Arcobaleno Basket si occupa du-rante la stagione sportiva, da set-tembre a giugno, principalmen-

te di corsi di esplorazione motoria (baby basket) ed allenamenti specifici di pallacanestro per bambini e bam-bine delle elementari. L’idea ed il progetto sono quelli di diffondere l’educazione motoria abbinata al gioco-sport minibasket evidenzian-do il carattere ludico, polivalente e partecipativo dell’attività sportiva.Durante l’estate, invece, dal 13 giugno al 9 settembre 2016, ci sia-mo occupati di trovare nuove, varie e tante attività da fare con i bambini ed i ragazzi che erano a casa duran-te le vacanze scolastiche. Possia-mo essere sicuramente soddisfatti

del centro estivo diurno che quest’anno ha rafforzato le due iniziative portanti: Sport Estate Insieme e Junior Sport. Con que-ste due proposte abbiamo dato la possibili-tà ai partecipanti di fare attività in base al-la fascia di età, in particolare: Sport Estate Insieme è rivolta ai bambini più piccoli con esigenze di gioco e tanto divertimento so-ciale e motorio, mentre Junior Sport è in-dirizzata ai ragazzi dalla quinta elementare alle medie che hanno esigenze sofisticate e di carattere più avventuroso. Così facendo ogni partecipante ha trovato il proprio spa-zio e giusti momenti di gioco.

Ma l’estate non ha riservato solo queste emozioni: per il secondo an-no consecutivo è partito con gran-di motivazioni il camp diurno spe-cifico per la pallacanestro A Tutto Basket. Cinque giorni nel mese di giugno dedicati esclusivamente al basket che hanno visto la par-tecipazione di 27 ragazzi che dalla mattina alle 17.00 del pomeriggio si sono impegnati in allenamenti mirati con grande passione e de-terminazione. Ma la rivelazione del 2016 è stata l’attesissima parten-za di una nuova iniziativa sportiva:

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il camp residenziale al mare. Dal 29 agosto al 2 settembre a Cesenatico, abbiamo atti-vato la proposta di SEI sull’Onda, offrendo l’occasione ai partecipanti di divertirsi con vari sport ed insieme fare tanto mare, tan-te spiaggia ed attività di animazione sera-le. Parallelamente abbiamo anche offerto la possibilità di iniziare la stagione cestistica sempre a Cesenatico con il camp Basket Summer Camp. Sono stati 46 i parteci-panti per questa prima avventura fuori ca-sa e ne siamo rientrati molto soddisfatti con l’intenzione di riproporre anche per l’estate 2017 tutte queste attività.

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Ente accreditato per BUONI di SERVIZIO P.A.T. possibilità di usufruire dei Buoni di Servizio cofi-

nanziati dal Programma OperativoFondo Sociale Europeo 2015/2016/2017

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Anche in Trentino lo sport delle bocce ha trovato la propria iso-la. Il suo cuore batte a Cano-va. Il Gruppo Sportivo Canova

presieduto dal presidente Livio Tasin rap-presenta infatti la massima espressione in provincia di questa disciplina sportiva e si appresta nel mese di ottobre ad affrontare il campionato di Serie A.Una piccola, ma grande storia di sport, ag-gregazione e volontariato da sempre radi-cato nel territorio del Trentino e il Canova è un suo punto di riferimento.“La presentazione del calendario avverrà il 19 ottobre. Sarà un campionato difficile e il nostro obiettivo sarà la salvezza” - anticipa l’allenatore Franco Vernarelli.Il sodalizio, che ha ormai superato i 30 an-ni di attività, si è reso protagonista in que-sti anni di un’ambiziosa e importante cre-scita. Una vera e propria scalata dalla Serie C al massimo campionato italiano che rap-presenta quindi un premio alla passione e alla determinazione del sobborgo di Trento.La casa della Serie A del Canova sarà pe-rò in Vallagarina: “In Trentino non ci sono strutture adeguate. Sono infatti solo due i bocciodromi omologati per il massimo campionato nazionale. L’altro disponibile si troverebbe a Villazzano, ma è troppo stret-to e quindi scomodo”. - spiega Vernarelli.Tutti almeno una volta hanno giocato a boc-

ce, una disciplina che unisce precisione, strategia, concentrazione e qualità. Carat-teristiche che ovviamente si amplificano nel caso della pratica agonistica: “Sono tante le sfide che si susseguono durante le fasi della partita - spiega l’allenatore. La boc-ce richiedono grande concentrazione, qua-lità e testa: fra combinata singola, coppia, quadretta, singolo staffet-ta, giochi tecnici e navetta è facile infatti perdere punti decisivi e par-tite importanti”.La Serie A nel campionato di boc-ce rimane però un risultato sto-rico, mai raggiunto da nessuna squadra trentina (in provincia so-no affiliate alla federazione 23 so-cietà, ndr). “È certamente un ono-re, ma siamo anche conosci che sarà una stagione difficile, le trasferte sono tante e impegnative. Per allestire una squa-dra in grado di lottare per la salvezza siamo

CANOVA ha il pallino di Serie A

intervenuti sul mercato. La rosa è compo-sta da 12 giocatori: la base è trentina, ma siamo ricorsi in Veneto e Slovenia” - prose-gue - “Ci piacerebbe poter allestire un set-tore giovanile, ma a Canova non è sempli-ce, inoltre è sempre più difficile reperire gli sponsor per finanziare le nostre attività”.

Nella storia le bocce è uno sport di antica tradizione che ha subito un’evoluzione nel corso del tempo, ma che ha saputo comun-que mantenere intatto tutto il suo fascino.La prima testimonianza del gioco delle boc-ce risale al 7.000 a.C. in Turchia, mentre in Egitto sono stati rinvenuti degli oggetti simili all’interno di una tomba risalente al II millen-nio a.C.. Un primo importante salto di quali-tà si ha per merito dei Romani, che per pri-mi adottarono sfere di legno e le cronache raccontano che perfino l’Imperatore Augu-sto era solito diversi in partite di bocce.

I materiali seguirono quindi l’evoluzione delle epoche: pietra, avorio per finire con l’attuale bachelite. Anche il gioco si svilup-pò e perfezionò e la versione attuale nac-que proprio in Italia per diffondersi quindi nel mondo grazie agli emigranti.Le bocce sono un sport molto popolare in

Australia, Bosnia, Croazia, Francia, Montenegro, Slovenia, Nord e Sud America. L’Italia mantiene una le-adership della disciplina, mentre sono ben 63 le nazioni affiliate alla Federazione Internazionale di Boc-ce e si stima sia giocato in 113 paesi in tutto il mondo.

Livio Tasin

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6 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

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Si è tenuto a Gardolo, presso il teatro Gigi Cona, un incontro informativo sul prossimo referendum costituzio-nale. L’incontro, organizzato dal cir-

colo ACLI di Gardolo, ha visto l’impegno di due relatori di elevato prestigio e fuori dagli schemi partitici.A sostegno del SI alla riforma è intervenu-to il professor Paolo Pombeni, professore di storia dei sistemi politici europei e di storia dell’ordine internazionale presso la Scuola

di Scienze Politiche dell’Università di Bolo-gna. Ad argomentare sulle tesi del NO è in-tervenuto il dott. Pasquale Profiti magistra-to, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento.Notevole la risposta, in termini di presenze, del pubblico del nostro rione, che evidente-mente ha gradito l’opportunità proposta dal circolo Acli per informarsi sul tema referen-dario, che appare davvero di difficile com-prensione. Nell’esporre la propria opinione, a sostegno del SI, Pombeni riassume così sintetica-mente il messaggio: “Il bicameralismo per-fetto, espressione della parte favorevole alla riforma, è stato criticato duramente da giu-risti e costituzionalisti negli ultimi decenni, ed ha portato ad una grande instabilità po-litica nel nostro Paese. Con questa riforma si rimette in moto il sistema politico italiano, garantendo prospettive future per un salto di qualità in tema di partecipazione e rinno-vo della classe dirigente”.Nel suo intervento, invece, Pasquale Profi-

Referendum, SI o NO a confronto a Gardolo

ACLI GARDOLO

ti, sostenendo le tesi del NO, ha evi-denziato in particolare che: “la rifor-ma fa arretrare di molto la già scarsa fiducia della popolazione nelle istitu-zioni, riducendo la sovranità popolare e de-legando al governo molto più di quanto fatto in passato. Per quanto riguarda i nuovi cri-teri di elezione del Senato, poi, mi pare vi sia un’espropriazione della sovranità popolare, che non potrà più eleggere direttamente i propri rappresentanti. Nell’insieme, si trat-ta di una legge talmente confusa da solle-vare dubbi anche sull’applicazione di quan-to previsto”.Nel corso della serata, durante il dibatti-to con il pubblico, sono emerse alcune do-mande in merito al valore della proposta di riforma e all’ipotetica perdita di partecipa-zione degli elettori proprio per l’elezione in-diretta del nuovo Senato. Pombeni ha evi-denziato che esistono già alcuni passaggi di elezione indiretta di organismi di governo e che, quindi, non è una grande novità; Profi-ti, ha invece ribadito che questa proposta ri-

schia davvero di allontanare ancora di più la gente dalla partecipazione alla vita politica, dato che molti citta-dini evidenziano proprio il fatto che

la mancata espressione del voto diretto sul Senato, con conseguente delega ai consigli regionali/provinciali di nominare i futuri se-natori, determinerebbe un’ulteriore distan-ziamento della politica dalla vita comune. In ogni caso, ha ribadito il magistrato, rimane pure il fatto che la modifica della Carta Co-stituzionale, così proposta è molto difficile da comprendere, anche per chi è abituato a “leggere” testi di legge giornalmente.Sul blog del circolo ACLI GARDOLO è possi-bile accedere al link di una sintesi video del-la serata, per poter visionare e ascoltare, di-rettamente dalle voci dei protagonisti, gli in-terventi proposti.

Marco Ianes Presidente del Circolo ACLI GARDOLO

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Il quasi tutto esaurito al teatro “Gigi Cona” di Gardolo e l’entusiasmo di un pubblico che ha molto gradito la per-formance, hanno suggellato l’ enor-

me successo della nuova produzione della Compagnia teatrale Appunti e scarabocchi: “Trappola per topi” di Agatha Christie.A causa di una fitta nevicata i proprietari del-la pensione “Castello del frate” e i loro strani cinque clienti sono costretti ad affrontare u-na drammatica avventura. Tra di loro si cela un assassino che ha già ucciso una persona a Londra. Ciascuno dei personaggi sembra avere qualcosa da nascondere, qualche se-greto legato a un triste fatto di cronaca av-venuto molti anni prima. Prima che ogni co-municazione con l’esterno fosse interrotta, la polizia locale riesce ad inviare un suo a-gente: il sergente Trotter. Toccherà a lui con-durre le indagini e individuare l’omicida, in-tenzionato a colpire ancora.Scritto nel 1954, è forse il “giallo” più rap-presentato nei teatri di tutto il mondo, a Lon-

dra “Trappola per topi” è l’unica piece che viene rappresentata da oltre 60 anni, prima al teatro New Ambassadors e poi al St. Mar-tin. La ricostruzione scenica nella versione di “Appunti e scarabocchi” è fedele al perio-do della prima messa in scena, sia per l’ar-redamento presente, sia per le suppellettili che arricchiscono la scenografia, questa da’ subito allo spettatore la sensazione di un re-make fedele dell’opera. Accurati gli effetti acustici: voce della radio con interferenze captate, un pendolo che rintocca le ore durante lo spettacolo, una canzoncina di bambini registrata dal vivo.Lungo e meticoloso è stato il lavoro di regia sugli attori, assolutamente credibili e imme-desimati nel ruolo ricoperto. La capacità di trasmettere la suspance è stata evidente; in diversi momenti la tensione creatasi in sa-la si captava tra gli spettatori, ammutoliti e concentrati per l’evolversi dei colpi di scena. Ben quattro degli otto attori sul palcosceni-co sono esordienti assoluti, ma nessuno ha

identificato quali fossero, tanto gli stessi so-no riusciti a interpretare fedelmente i prota-gonisti nel ruolo ricoperto, riuscendo così a bruciare le tappe di un inserimento nel cast, dopo aver seguito un corso teatrale gratuito, che la stessa Compagnia “Appunti e scara-bocchi” ha organizzato. Tutti gli attori e attri-ci molto bravi, ma una nota di merito parti-

colare va senza dubbio a Germana Franchi. Entrata in Compagnia solo a metà gennaio, in soli tre mesi è entrata nel cast senza aver mai praticato il teatro nella sua vita. È stato semplicemente straordinario dimostrare che anche a 71 anni si può addirittura comincia-re a fare teatro!

Vito Brasiliana

Appunti e Scarabocchi: nuova produzione

| numero 40 | ottobre 2016 | 7

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come sempre offerto da Remo.Come ogni anno, i giorni an-tecedenti all’evento, il solito gruppo ha provveduto ad al-lestire la zona di ritrovo prov-

vedendo al montaggio dei gaze-bo, gentilmente messi a disposizione dagli amici di Gardolo, che ringraziamo, con ta-voli e panche. Mi piace poi osservare,come troviamo sempre estremamente disponibi-le Rita, anche se gli sconvolgiamo ogni an-no il suo piazzale lei è sempre sorridente ed affabile. Basti pensare che per far spazio ai gazebo abbiamo dovuto spostare dal pog-giolo i suoi bellissimi fiori. Nonostante que-sto, “la na fat perfin na favolosa crostata”, grazie Rita. Il sabato c’è un grande fermento, la mat-tina Livio e Rita stanno preparando il ragù, mentre si va a far la spesa per quanto ri-

guarda tutto il resto. Arrivano i primi amici ed iniziano ad occupare i posti, alcuni chie-dono di avere le stesse posizioni dell’anno scorso per evidentemente avere il piace-re di ritrovare gli amici dell’anno prima. La partecipazione è numerosa, anche se qual-cuno purtroppo aveva già prenotato le fe-rie. L’interesse è sempre alto. Basti pensare che alcuni, pur non potendo onorare l’impe-gno per problemi famigliari, ha voluto esse-re presente ugualmente anche se per pochi minuti, solo per salutarci. Anche quest’anno don Franco non ha disatteso il nostro invito e ci ha allietato con la sua presenza. Ci ha salutato affermando “me prenoto per l’an che ven”. Sono stati premiati i meno giovani della compagnia e gli ultimi nati. Il piazzale occupato per due giorni va come sempre a portare disagio a Livio, Luciana e Claudio e quindi abbiamo ritenuto giusto dare un pic-

colo riconoscimento a loro a ringraziamen-to della disponibilità data. Un quarto omag-gio è stato diviso tra Roberto e Remo qua-li colonne portanti dell’organizzazione. Non si deve dimenticare e ringraziare tutto il no-stro gruppo che, chi per un verso, chi per un altro ognuno porta il suo contributo affin-ché la manifestazione abbia un degno svol-gimento. Anche quest’anno abbiamo omaggiato ogni capofamiglia di un piccolo ricordo del ritro-vo, con il nostro logo. Come gruppo orga-nizzatore abbiamo anche deciso di effettua-re un versamento di beneficenza ad un en-te di assistenza.Barbara, puntualmente come ogni anno ci ha allietato, sempre rigorosamente in dialet-to, con i versi di un’altra bella poesia, che ci è stata letta da Luciana. Unica nota triste è dover rilevare la perdita di Ezio, un canovero “doc” uno dei più anziani, sempre gentile e disponibile. A lui un caro ricordo.Sono quasi le 24, e ci sono ancora persone che si attardano raccontando le loro storie e signori di una certa età, attesi dai figli che devono riportarli a casa, a dimostrazione an-cora una volta che il piacere del dialogo ed il ricordare e far ricordare è sempre forte. Per noi è estremamente gratificante nel vedere la soddisfazione che ci manifestano gli inter-venuti e per questo li ringraziamo di cuore, grazie cari “canoveri de soto”.

Diego

5° ritrovo “Canoveri de soto”, 27 agosto 2016

Possiamo tranquillamente dire, af-fermandolo con forza , che abbia-mo fatto cinquina. Non abbiamo vinto niente in valore venale ma

moltissimo in valore umano e di sana aggre-gazione, che continua anno dopo anno raf-forzando l’amicizia ed il piacere di trovarci.Vista la particolare ricorrenza, abbiamo de-ciso di aggiungere al menu, anche un anti-pasto a base di melone e prosciutto crudo, seguito da pasta asciutta con ragù o pomo-doro, pasta de luganega, wurstel e lonza di maiale con cappucci, mela in camicia e cro-stoli di Luciano e famiglia, caffè e resentin

...con un porticoa “Tut Gardol en Festa”!

Si sono conclusi i festeggiamenti per i 145 anni del Corpo di Gardolo, fondato nel lontano 1871. Per cele-brare questo importante traguardo

i Vigili del Fuoco di Gardolo hanno deciso di partecipare alla 36 esima edizione di Tut Gardol En Festa, la tradizionale festa che ogni anno riunisce migliaia di cittadini di Gardolo e di Trento. Nei giorni 9, 10 e 11 settembre i nostri Vigili hanno allestito il loro

portico in Piazzetta Profughi della Moravia distribuendo ottimi canederli. Il bilancio della manifestazione è stato molto positivo. Molte sono le persone passate nei tre giorni di festa per mangiare, bere e per salutare i pompieri che hanno festeggiato il loro an-niversario con l’affetto di tutta la comunità. Durante la giornata di saba-to si sono svolte inoltre alcu-

ne manovre dimostrative per e-ducare la popolazione ai peri-coli derivanti dal gas.Il comandante Denis Biasiolli, il vice comandante Tiziano Pojer e tutti i Vigili del Fuoco di Gar-dolo porgono i loro ringrazia-menti al Comitato Comunitario delle Associazioni Gardolesi, a tutti gli operatori e ai volonta-ri che hanno reso possibile la partecipazione alla festa, ren-dendo questo anniversario dav-

vero indimenticabile. Arrivederci al prossi-mo anno!

Corpo Vigili del Fuoco Gardolo

Il Corpo di Gardolo festeggia il 145° anniversario della sua fondazione...

8 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

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La biancheria appesa fuori dai terrazzi e dai balconi è spesso alla base di litigi. Vediamo quali regole vanno rispettate.

Nei rapporti tra condomini basta poco per far scattare liti furibonde e, talvolta, questioni davvero banali si trasformano in vere e proprie tragedie.Basti pensare a quanto è accaduto qual-che giorno fa quando una lite per dei panni stesi fuori dal balcone ha avuto il suo epilogo in un fatto di sangue: gli abi-ti strizzati male e gocciolanti hanno spin-to un uomo a tirare fuori la propria pisto-la calibro 7,65 per “far fuori” il suo vicino di casa. Ma il nostro ordinamento dice qual-cosa in materia di panni stesi?

I regolamenti condominiali e i rego­la menti comunali. In genere sono i re-golamenti condominiali che danno delle indicazioni a riguardo, specie al fine di sal-vaguardare l’estetica e il decoro del palazzo ma anche per evitare l’insorgere di dispute tra vicini di casa. In alcune città poi, i rego-lamenti comunali vietano espressamente di stendere abiti fuori dalle finestre che si af-facciano sulle pubbliche vie al fine di pre-servare il pubblico decoro o, in maniera più morbida, si limitano allo stesso scopo a cir-coscrivere la possibilità di sbattere e espor-re il bucato in determinati orari del giorno.

Il decoro architettonico e lo stillici­dio. In assenza di regolamenti condominiali o di polizia urbana, deve innanzitutto ritener-si che in generale lo stendimento dei panni su di un balcone condominiale “constando non in un’opera materiale ma in un’attività comportamentale che viene posta in esse-re occasionalmente, non può essere consi-derato come un elemento di deturpamento del decoro architettonico, per il quale si ri-chiede appunto il compimento di opere ma-teriali idonee a modificare stabilmente le li-nee strutturali del fabbricato” [Cassano G. (a cura di), Manuale pratico del nuovo condo-minio, Maggioli Editore, 2013, p. 354].Nonostante ciò, non è possibile agire in ma-niera del tutto incontrollata e vi sono comun-que delle regole da rispettare che, se violate, rendono giuridicamente lo stendere i panni in maniera impropria un comportamento le-sivo dei diritti altrui. Basti guardare a cosa dice l’articolo 908 del codice civile. Tale nor-ma, infatti, disciplina lo scarico delle acque piovane, sancendo al primo comma che “il proprietario deve costruire i tetti in maniera che le acque piovane scolino sul suo terreno e non può farle cadere nel fondo del vicino”.

rito dalla sopra citata sentenza nume-ro 14547/2012 (che richiama le prece-denti Cass. 30 marzo 1989 n. 1561 e Cass. 6 dicembre 1978 numero 5772), deve essere indentificata nella actio ne-gatoria servitutis. Infatti, “l’azione con la quale il proprietario di una terrazza chie-de la rimozione di uno stenditoio, collo-cato nel confinante edificio ed aggettante sulla terrazza stessa con conseguenti im-missioni (nella specie, “gocciolio di panni e creazione di ombra”), deve essere qua-lificata come negatoria servitutis, ai sen-si dell’ art. 949 c.c., implicando i fatti po-sti in essere dal vicino l’affermazione di

un diritto di natura reale sulla terrazza, il cui esercizio per il tempo prescritto dalla legge potrebbe comportare l’acquisto per usuca-pione della servitù”. Si ricorda a tal proposi-to che l’articolo 949 del codice civile affer-ma che il proprietario può agire in giudizio affinché sia dichiarata l’inesistenza di dirit-ti che altri affermino di avere sulla sua cosa, quando ha motivo di temerne pregiudizio. Se poi vi sono anche turbative o molestie, il proprietario può chiedere che se ne ordi-ni la cessazione e che chi le pone in esse-re sia condannato al risarcimento del danno. Quando, poi, ci sono regolamenti condomi-niali o comunali che disciplinano espressa-mente tale materia, limitandola o vietando-la, gli appigli per potersi “difendere” sono di certo più numerosi e più solidi. Quando è il Comune a imporre il divieto, sarà addirittura possibile rivolgersi direttamente alla polizia municipale per pretendere il rispetto del re-golamento, indipendentemente da un reale fastidio subito. Infine, in certi casi, che però potremmo definire estremi, stendere i pan-ni in maniera incontrollata, senza strizzarli adeguatamente potrebbe assumere addirit-tura rilevanza penale. Il codice penale, infat-ti, all’articolo 674 punisce con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a duecen-tosei euro chi getta o versa in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offende-re o imbrattare o molestare persone.Se si considera che qualche anno fa si è rite-nuto idoneo a integrare tale condotta il com-portamento di un uomo che faceva finta di annaffiare le piante per lanciare l’acqua nel-la proprietà del vicino (cfr. Cass. 28 maggio 2014 numero 21753) il passo per considera-re penalmente rilevante anche far sgocciola-re in maniera eccessiva i panni stesi sul bal-cone altrui non è poi così lungo da compiere! In ogni caso non bisogna mai perdere di vi-sta buon senso e il rispetto reciproco: da un lato avendo l’accortezza di stendere i propri panni nella maniera più discreta possibile, dall’altro tollerando i disagi che non dege-nerano in fastidi veri e propri e insopporta-bili.

Condominio: panni stesi sul balcone.I limiti di legge

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La Festa di Gardolo è finita e qui ci piace ricordare tra le tante attività, l’amicizia con gli Amici di Neufahrn.Ormai da anni collaboriamo alla

buona riuscita del gemellaggio, con l’Asso-ciazione “Amici del gemellaggio” di Gardo-lo e con gli Amici d’Oltralpe; siamo pioniere e nonne... per rammentare che i nostri figli hanno partecipato allo scambio ben nel lon-tano 1985.Quest’anno l’associazione “Amici del ge-mellaggio” si è rinnovata, si è integrata con “un folto numero di ragazze” (vedi foto).Pensiamo che in questi anni in cui si met-te in dubbio la permanenza in EUROPA, sia molto importante mantenere vivo il rapporto con i tedeschi di Neufahrn, scambiare idee e opinioni, anche se faticosamente, ma solo per una scarsa padronanza della lingua. Le buone intenzioni non mancano.Auguri, a voi, a noi, a tutti.

Loredana e Cristina

È proprio l’articolo 908 che, in alcuni casi, ha fatto sì che fosse giudicata lesiva dei di-ritti altrui la condotta del vicino che stende i propri panni senza averli strizzati per be-ne , facendoli così gocciolare sul balcone del condomino che abita sotto di lui. A tal pro-posito, con la sentenza numero 7576 del 28 maggio 2007 la Corte di cassazione ha ad-dirittura affermato che lo “stillicidio, sia del-le acque piovane, sia, ed a maggior ragione, di quelle provenienti (peraltro con maggio-re frequenza) dall’esercizio di attività umana, quali quelle derivanti dallo sciorinio di panni mediante sporti protesi sul fondo alieno (pra-tiche comportanti anche limitazioni di aria e luce a carico dell’immobile sottostante), per essere legittimamente esercitato, debba ne-cessariamente trovare rispondenza specifi-ca in un titolo costitutivo di servitù ad hoc o, comunque, ove connesso alla realizzazione un balcone aggettante sull’area di proprie-tà del vicino, essere esplicitamente previsto tra le facoltà del costituito diritto reale”. Da-to, insomma, che non esiste un diritto gene-rale a far sgocciolare i panni sul fondo del vi-cino, una simile facoltà (a voler essere rigidi) per la giurisprudenza può essere esercitata solo con la concessione di un’apposita ser-vitù e, aggiungiamo noi, in assenza di rego-lamenti di polizia locale di segno contrario.

I panni stesi negli spazi condominia­li. Più di recente la Cassazione, intervenu-ta sulla vicenda che vedeva due casalinghe bresciane schierate l’una contro l’altra, ha stabilito che i panni lavati possono essere stesi negli spazi condominiali, a patto però che vengano “strizzati” bene per evitare di farli sgocciolare in condominio (cfr. Cass. n. 14547/2012).

Come tutelarsi in caso di condotte vietate. Cosa si può fare, insomma, se si subiscono dei fastidi dalla condotta del vici-no che stende la biancheria in maniera inap-propriata? In caso di sciorinio e in assenza di servitù, si potrà se far ricorso all’ artico-lo 908 del codice civile, inizialmente limitan-dosi a diffidare il condomino dal proseguire con una simile condotta.Quando però il vicino di casa persiste nel proprio comportamento, è possibile andare avanti e citarlo in giudizio per ordinare la ri-mozione dello stendibiancheria “fastidioso”. La relativa azione, come puntualmente chia-

Stabile [email protected] - www.stabileservizi.it

9| numero 40 | ottobre 2016 |

Argo

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tili

È possibile entrare con i cani ne-gli esercizi pubblici, bar, ristoranti, centri commerciali, negozi?Il D.P.R. n.320/54 Regolamento di

Polizia Veterinaria e ord. del 25.02.2004, lo permettono con museruola e guinzaglio.La stessa norma afferma che i proprietari degli esercizi suddetti, possono vietare l’in-gresso dell’animale se è sporco di taglia molto grossa, maleodorante o se da fastidio.I titolari di bar, ristoranti che rifiutano l’in-gresso dei cani guida, incorrono nel-la sanzione amm. da 500 a 2500 euro,L. 08.02.2006 e succ. modif. queste persone prive di vista hanno diritto di accedere in tut-ti gli esercizi aperti al pubblico e in luoghi pubblici col proprio cane, anche non muni-to di museruola.È vietato entrare nei cinema, teatri, luoghi ove si confezionano alimenti,nelle scuole, tranne per motivi didattici, nei luoghi di cul-to, di cura e nei parchi e giardini vincolati da divieto per motivi di igiene e pericolo.Nonostante che il 40% delle persone in Ita-lia hanno un cane, non sono state emana-te altre recenti normative in merito. Alcune Regioni, Province e Comuni, hanno emes-so specifiche ordinanze per l’accesso degli animali negli esercizi aperti ai cittadini e in altre aree pubbliche. Alla luce di questo, in occasione di viaggi e soggiorni è bene infor-marsi delle normative sui cani in quelle loca-lità. Il rapporto tra albergatore e cliente con il cane è sempre stato ed è difficile, pertan-to si consiglia di contattarlo prima di pre-notare. Per normativa Ministeriale del 2009, quelli di grossa taglia devono essere tenuti

sempre al guinza-glio, non più lungo di mt.1,50, avere disponibilità della museruola e coperti da polizza assicurativa per la r.c. verso terzi.Il Regolamento di Polizia Urbana di Trento, prevede cani al guinzaglio su aree pubbliche e avere al seguito idonea attrezzatura per la rimozione delle deiezioni. Fanno eccezione per i cani dei pastori o in esercizio di caccia. Il medesimo Regolamento, vieta di consenti-re agli animali di urinare sugli edi-fici, monumenti, veicoli in sosta, nelle aiuole pubbliche. In caso di affollamento di persone sulle vie e in luoghi pubblici, i cani vanno condotti con il guinzaglio a misura non maggiore di mt. 1,50; le vio-lazioni al regolamento citato com-portano sanzione amm. da 54 a 324 euro; gli animali vanno cura-ti ad essi va impedito di creare si-tuazioni di pericolo o di disturbo, vanno iscritti all’anagrafe canina e fatte le previste vaccinazioni; ne-gli spazi privati, va impedito che disturbino o spaventino i passanti, i proprietari sono te-nuti ad istallare adeguate barriere oscuranti; nelle aree destinate esclusivamente ai cani, possono muoversi, correre e giocare, sen-za museruola, sotto la vigile responsabilità dei loro accompagnatori. I detentori di ani-mali si lamentano dei troppi divieti da osser-vare in tanti luoghi, nei trasporti, in vacan-za, tuttavia si osserva che da parte loro non raccolgono le feci o raramente, non si inte-

ressano dei disagi che il loro cane può creare nei confronti degli altri.Trasporti Pubblici: i

tassisti possono impedire di far salire i ca-ni, tranne i cani guida; sui treni; ammesso il trasporto in specifici contenitori, informar-si sulle dimensioni, comunque un solo ani-male per persona, con l’obbligo di portare al seguito le varie certificazioni; sulle autovet-ture ammesso un animale domestico pur-chè non costituisca pericolo o impedimento

alla guida, possibile anche in numero su-periore a condizione che siano custoditi in gabbie o contenitori; l’inosservanza com-porta una multa di 85 euro più un punto pa-tente; su motocicli, ciclomotori e biciclette 2 ruote ammesso il trasporto di animali di pic-cola taglia, in gabbie o contenitori ben anco-rati, che non sporgano oltre 50 cm dalla sa-goma del veicolo.Cani sulle spiagge e balneazione. In man-canza di leggi Nazionali, si fa riferimento al-

A spasso con il cane. Conosciamo le regole!

le ordinanze del Sindaco o delle Capitane-rie di porto. Le ordinanze devono essere ben motiva-te (cane pulito, vaccinato non maleodoran-te, che non dia fastidio ecc); sul retro del cartello devono essere riportati gli estre-mi dell’ordinanza con la data di scadenza; la mancanza di questa prescrizione rende il cartello non valido anche se esiste l’ordinan-za, attualmente c’è tanta confusione, quasi ovunque cartelli che vietano la balneazione e fioccano multe; nemmeno il vigile può al-

lontanare l’animale, tranne se pe-ricoloso e privo delle vaccinazio-ni, nel caso che proceda con la multa, in presenza di cartelli non idonei, non si deve pagare e fare ricorso al G.D.P, ciò confermato anche dalla Associazione Italiana per la difesa degli animali che va informata di eventuali multe ( si-to;( segnalazione [email protected]).Capita spesso che i titolari di con-cessioni balneari vietino il libe-ro transito e accesso per il rag-giungimento della battigia, non

lo possono fare Legge dello Stato 27.12 2006.n.296.Per i danni cagionati da un cane randagio ne risponde la Regione. Maltrattare o uccidere animali reclusione da 3 mesi a un anno o multa da 3000 a 15000 euro legge 04.11.20010 n. 201.

BUON VIAGGIO CON I NOSTRI ANIMALI

Giovanni Corazza

Riciclo creativo, nasce l’officina di quartiere per riparare o creare nuovi oggetti. C’è una rivoluzione in corso, poco visibile, di cui non si

parla e che si appropria di spazi abbandonati

e fa propri vecchi saperi e nuove tecnologie. È una ri-voluzione creativa che ha poco a che fare con le spinte ideologiche ma è semplicemente mossa dalla voglia di costruire delle soluzio-ni condivise alla vita di tutti i giorni, cercando di realizzare prodotti utili e belli. Nel suo libro “Cambiamo tutto! La rivoluzione degli innova-tori” Riccardo Luna racconta un’Italia che non si rassegna al pessimismo o al cinismo ma che coraggiosamente sviluppa idee innovati-ve in grado di migliorare la realtà presente. È

un’Italia fatta di luoghi dove le nuove tecnologie incon-

trano il sapere artigiano, come FabLab (Fabri-cation Laboratory), o di spazi di co-working in cui designer, architetti e progettisti di ogni genere contribuiscono alle spese del locale e mettono assieme le loro competenze per sviluppare nuove idee. A Milano, ha appena aperto RigeneriAmo, un’officina dove giova-ni designer daranno una mano gratuitamente a coloro che vorrano recuperare e riutilizza-re oggetti di uso comune destinati ad essere

gettati nelle immondizie. Vera e propria offici-na di quartiere aperta a tutti, è uno spazio do-ve la creatività incontra l’esigenza di ridurre il proprio impatto ambientale, partendo dal pro-blema dei rifiuti. Degli eco-designer saranno presenti per aiutare chi vorrà cimentarsi nel-la creazione di nuovi oggetti partendo dagli scarti. Ogni mese inoltre saranno organizzati dei workshop gratuiti, che insegnano il riuso creativo ai più piccoli e agli adulti, aiutando a sviluppare strategie divertenti per dare nuova vita agli oggetti.

RICICLO CREATIVO... nuove idee per il territorioda wwwtuttogreen.it

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Franceschini FlavioPITTURE MURALIISOLAZIONI CON IL SISTEMA DEL CAPPOTTO TERMICOFINITURE PER INTERNIRESTAURI CONSERVATIVIPULIZIA DELLA PIETRA

10 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

Storia

e Salut

e

Buone Feste

I programmi d’allennamento per attività fi-sica e a volte anche i cicli consigliati nello Yoga sono spesso molto schematici. Per trovare una direttiva nell’attività fisica è in-

vece molto positivo un’atteggiamento creativo e non schematico.Si può essere creativi per esempio in questo modo: nell’attività fisica si potrebbe rivolgere l’attenzione a una parte determinata del cor-po, per esempio al torace. Si osserva questa zona e si raccolgono percezioni e sensazioni che si dispiegano in questa parte. Collegati con il torace, una zona centrale nel corpo umano, sono la cassa toracica, le costole, lo sterno, le

Nelle foto si vede come si può, passo per pas-so, edificare la dinamica nella colonna verte-brale toracica. Con problemi nella cervicale non si dovrebbe fare il pesce senza la guida di un esperto. Muovendosi con percezioni rivolti a una zona determinata si guida l’attività fisica in modo molto individuale e creativo.Si è attivi mentalmente e con questo nasce un

tipo di movimento calmo, equilibrato e guidato. Programmi d’allennamento diventano secon-dari e si ha comunque una direttiva nell’attività. Libertà e creatività mentale caraterizzano que-sto modo di muoversi.

Barbara Holzerlaureata in scienze motorie e specializzata in Yoga

frazionale, costituito fra i signori Camillo Faes, Antonio Nadalini, Giacomo Odorizzi e Fortu-nato Tasin, si occupò dell’amministrazione dei fondi destinati all’edificio sacro, per il progetto fu incaricato l’architetto Ettore Sottsass senior – che aveva attivamente partecipato alla ri-costruzione di molti edifici “sociali” in tutto il Trentino, del quale è possibile vedere allegati due schizzi – e l’impresa Umberto Chiogna si occupò materialmente dell’edificazione, mentre i dipinti furono affidati al pittore Livio Sommadossi. Il 28 novembre 1930, l’Arcive-scovo Celestino Endici promuoveva ad “orato-rio pubblico” la neo-eretta chiesetta ed auto-rizzava il Parroco di Gardolo ad impartirne la benedizione e ad amministrarla. Con cerimo-nia solenne del 21 dicembre 1930, presiedu-ta dal Parroco di Gardolo, don Enrico Motter, assistito dal sacerdote don Giulio Pedrinolli, si procedeva alla benedizione dell’edificio e delle due campane (una delle quali derivante dalla fusione di quella ospitata dalla chiesetta precedente e l’altra donata dai coniugi Giu-seppe e Giuseppina Vedovelli di Roncafort).Nel pomeriggio dello stesso giorno, padre Lorenzo Ferrai, dell’ofm (Ordine francescano minore) benediceva la “Via Crucis” poiché la stessa – in seguito alla demolizione della vecchia cappella – era stata privata delle in-dulgenze: negli anni ’70 la via crucis è stata rimossa e sostituita da 14 croci di stile mo-derno. Con un’istanza firmata da 59 capifa-miglia, datata 6 gennaio 1931, veniva richie-sto alla Curia Arcivescovile di Trento che nella chiesetta dedicata a S. Anna fosse celebrata la S. Messa nelle domeniche e nei giorni fe-

stivi, per soddisfare al precetto (difficoltoso da adempiere soprattutto da parte delle donne, particolarmente nei mesi invernali) di santi-ficazione delle feste: nell’accorata richiesta si ribadiva, tuttavia, l’assoluto primato della chiesa parrocchiale di Gardolo per quanto at-teneva alle funzioni fondamentali. Molti degli abitanti di Roncafort riconosceranno, nell’al-

legata istanza, le firme dei loro nonni; in qual-che caso ci sono firme di donne: si tratta delle vedove che, in quell’occasione, erano capo-famiglia a tutti gli effetti. Infine, l’11 febbraio 1931, il signor Camillo Faes, consegnatario degli arredi della precedente cappella prima che questa finisse distrutta, riconsegnava gli stessi con dichiarazione a verbale della loro effettiva corrispondenza. Da allora, fra alterne vicende – alcune anche connotate da spiri-to campanilistico – la chiesetta di S. Anna ha funzionato alle dirette dipendenze della Parrocchia di Gardolo fino al giorno in cui è stata inaugurata la nuova realtà parrocchiale “Madonna della pace”, con sede nella nuova chiesa di Campotrentino, cui ora la cappella di Roncafort fa riferimento.L’ultimo intervento importante di risanamento della chiesetta è stato effettuato negli anni ‘80, a cura dell’impresa Riccardo Stenico di Roncafort.

MaGiCo

FONTI: archivio parrocchiale Gardolo, “Catalogo Electa” bi-blioteca di Trento, volume “Ricostruzione delle chiese rovi-nate dalla guerra nella diocesi di Trento” biblioteca di Trento.

Nelle vicinanze dell’attuale chie-setta di Roncafort, dedicata a S. Anna, esisteva – già dal 1899 – un’altra cappella, edificata su

un terreno donato dalla famiglia Gennari, ca-sata nobile trentina che possedeva la dimora di campagna corrispondente all’attuale casa Condini. Il progetto del primo fabbricato risale al 1897 e porta la firma di Quintilio Brugnara: copia di esso, con relativo preventivo di spesa (4.200 fiorini), è custodita nell’archivio par-rocchiale di Gardolo. Nel 1914 l’intero abitato di Roncafort, e quindi anche la chiesa, venne raso al suolo per motivi di strategia bellica e per consentire la fortificazione del territorio. Concluso il primo conflitto mondiale, anche la comunità di Roncafort ottenne un risarci-mento di guerra per ripristinare case e chie-sa: per quest’ultima – con perizia redatta il 12 luglio 1921- venne quantificato un valore di risarcimento pari a 16.400 lire. Il Comitato

clavicule, la colonna vertebrale toracica e gli organi importanti nello spazio toracico, il cuore e i polmoni. Si possono fare movimenti e met-tere questa zona al centro dell’attenzione, per esempio si pratica il pesce - matsyasana - un esercizio di Yoga. In questo movimento s’innal-za il petto spingendo verso l’alto con la colonna vertebrale toracica tra le scapule. Si percepisce che il petto si apre - una sensazione nuova per il torace, il quale normalmente non si trova in questa posizione di apertura. Esperienze che il praticante può fare sono: una respirazione più sensibile e più aperta nel petto, la colonna ver-tebrale più attiva e dinamica.

Movimenti armoniosi... una direttiva creativa nella propria attività fisica

La chiesetta di S. Anna a Roncafort

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11| numero 40 | ottobre 2016 |

Malattie osteo-articolari e omeopatia

Le malattie articolari sono tra le patologie do-lorose e invalidanti più comuni e diffuse tra la popolazione mondiale, e sono soprattutto in aumento nei Paesi industrializzati. L’aumen-to delle aspettative di vita naturalmente inci-de sulla diffusione delle cosiddette malattie dell’invecchiamento tra cui appunto le MA-LATTIE OSTEO-ARTICOLARI, come i fatto-ri legati allo stile di vita come obesità, diabe-te e sedentarietà. Ma quali sono le malattie delle articolazioni più comuni?

ARTROSI: progressivo, cronico e irreversi-bile “consumo” da usura delle cartilagini che rivestono le ossa e che ne impediscono il con-tatto diretto. Quando il tessuto cartilagineo si assottiglia, le ossa finiscono per “sfregare” le une contro le altre, i nervi si infiammano e in-sorge il dolore, oltre ad una notevole rigidità.Alla lunga, l›artrosi può provocare deforma-zioni ossee e impedire, o rendere difficolto-si, i movimenti più semplici. I sintomi per ri-conoscere questa comune malattia articolare dell’età sono il dolore alle artico-lazioni colpite che aumenta con il movimento fino a quando la parte non si “riscaldi”, e rigidità. Le cu-re per l’artrosi sono innanzi tut-to preventive o volte a rallenta-re il processo degenerativo, quin-di si parla di ginnastica postura-le, di fisioterapia, di trattamenti dall’osteopa-ta. Anche le cure termali possono dare sollie-vo a questo disturbo articolare. Quando le car-tilagini siano del tutto consumate, si può pro-cedere ad infiltrazioni di acido ialuronico o au-totrapianto di tessuto cartilagineo.

ARTRITE: di origine autoimmune. A cau-sa di questo processo gli anticorpi del corpo si dirigono contro un’articolazione e questa si in-fiamma fortemente. Colpisce prevalentemen-te persone (di cui i 2/3 donne) adulte, di e-tà comprese tra i 40 e i 60 anni. I sintomi so-no dolori forti alle articolazioni, infiammazione “migrante” (che si sposta da un’articolazione e l’altra) con edema evidente e arrossamento, difficoltà a compiere semplici movimenti e a camminare, rigidità mattutina accentuata che si attenua con il passare delle ore.

ARTRITE REUMATOIDE: malattia infiam-matoria cronica che provoca dolore, tumefa-zione e rigidità articolare con li-mitazione del movimento e del-la funzione delle articolazioni in-teressate. La rigidità osservata quando la malattia è in fase at-tiva è più intensa la mattina al ri-sveglio e può durare anche diver-se ore estendendosi anche all’in-

Il melanoma...

la fosforilazione AKT (proteina chinasica B) e promuove la down-regolation dei recettori Bcl-2 (proteine che regolano la permeabilità dei mitocondri). A seguito di tali proprietà far-macologiche, l’oleocantale determina apopto-si (morte programmata) delle cellule di mela-noma. L’olio extravergine di olivo può quindi rivelar-si una nuova ed efficace arma per contrasta-re questo tipo di tumori cutanei altamente ag-gressivi.

Dott. Michele Moggio Laurea Specialistica in Farmacia

Master in Naturopatia e Terapie Complementari

Omeop

atia

e Fi

totera

pia

tera giornata. La durata della rigidità è molto importante perché differenzia l’artrite reuma-toide da altre artropatie tra cui l’osteoartrosi in cui la rigidità mattutina è di circa 10-20 mi-nuti. Le articolazioni più coinvolte sono quelle piccole delle dita delle mani, i polsi, i piedi, le ginocchia e le caviglie; raramente sono coin-volte rachide, gomiti, spalle e anche. Le mani-festazioni sono simmetriche: se è coinvolto ad esempio il polso destro, lo è anche il sinistro.

BORSITI: infiammazioni delle piccole sac-che che contengono il liquido sinoviale e che fungono da «ammortizzatori». In genere una borsite è provocata da infezione batterica, e il sintomo è un arrossamento, con gonfiore, del-la parte colpita. Si cura con riposo, impacchi freddi, antibiotici.

TENDINITI: infiammazione dei tendini in genere dovuta a traumi. Il sintomo principale è il dolore. Si procederà con somministrazio-ne di antinfiammatori, ovviamente riposo, im-pacchi freddi e successivamente cure fisiote-rapiche

SINOVITI: infiammazione della membrana sinoviale che produce più liquido, si ispessisce e si gonfia, provocando dolore e versamento. Si cura con riposo, uso di fasce elastiche, as-sunzione di antinfiammatori e aspirazione del liquido sinoviale in eccesso.

Cure omeopaticheRHUS TOXICODENDRON > Appartiene alla famiglia delle anacardiaceae. Edera vele-

nosa sommacco velenoso. Se toc-cata provoca eruzioni vescicolari e se l’intossicazione è grave porta a stato di compromissione dell’or-ganismo con reazioni generali con diarrea. La pianta è più velenosa di notte quando non c’è il sole e l’aria è più umida. Il contatto è più

velenoso se il paziente è sudato. Utile per trat-tare le malattie muscolo scheletriche, i dolo-ri reumatici acuti e le artriti, la sciatica, la sin-drome delle gambe senza riposo, i crampi le distorsioni e gli strappi. L’infiammazione del-le articolazioni è caratterizzato dal peggiora-mento della sintomatologia dolorosa all’inizio del movimento e dal miglioramento dal movi-mento continuo. Caratteristica é l’irrequietez-za: Rhus Toxicodendron se si muove sta me-glio. Se ha la febbre si agita nel letto. È sog-getto a forme di raffreddamento quando so-no sudati. Debolezza al minimo sforzo. I sin-tomi migliorano: con il calore, con il clima cal-do e secco, con i bagni caldi, con il movimen-to continuo, con le epistassi. I sintomi peggio-rano: con il freddo, in inverno, raffreddandosi, con l’umidità, prima di un temporale, iniziando a muoversi, dormendo.ARNICA MONTANA > Cresce sulle mon-

tagne e appartiene alla famiglia delle compositae. È un rimedio ef-ficace sia per uso esterno che in-terno per disturbi articolari e mu-scolari come osteoartrosi dolo-ri muscolari causati da sforzo fisi-co crampi contusioni e distorsioni, strappi stiramenti muscolari. Utile

sia prima che dopo un’operazione perché ac-celera i processi di cicatrizzazione e di gua-rigione. Utile anche per chi ha subito lesio-ni gravi di vecchia data a seguito delle quali il paziente ha sviluppato ansia: paura di essere toccati e avvicinati. Peggiorano molto quando sono toccati aggravano con il cal-do. Migliorano con l’inizio del mo-vimento.RUTA GRAVEOLENS > Det-ta erba ruta. Appartiene alla fami-glia delle rutaceae. Nativa dell’Eu-ropa meridionale è diffusa in tutto il mondo. È un rimedio importan-te per contusioni del periostio che è una membrana che riveste l’os-so con dolori profondi reumatismi tendiniti lesioni ai tendini contu-sioni dolorose e sciatica che peg-giora di notte stando sdraiati. Ha azione profonda a livello osseo e cartilagineo, il suo tropismo è arti-colare. Migliora con il movimento, aggrava con il freddo e l’umido.LEDUM PALUSTRE > Rosma-rino di palude. Famiglia delle eri-caceae. Le foglie contengono un olio volatile che ha un odore simile

...CONTRASTATOdall’OLIO EXTRAVERGINEdi OLIVO

Il melanoma è un tumore che deriva dal-la proliferazione incontrollata dei melano-citi (cellule presenti nella cute). Questo ti-po di tumore rappresenta solo il 4% dei

tumori maligni che affliggono la pelle ma de-tiene il triste primato per il maggior numero di decessi (77%). Nelle fasi iniziali il melano-ma colpisce l’epidermide, poi invade il derma e l’ipoderma fino a metastatizzare in altri di-stretti corporei. I principali fattori di rischio che promuo-vono l’insorgere della malattia sono: fototipo basso, eccessiva esposizione solare (soprat-tutto durante l’infanzia), elevata concentrazio-ne di nevi melanocitici, ereditarietà ed età a-vanzata. Alcuni ricercatori del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa hanno condotto diversi studi scientifici per testare l’efficacia dell’olivo nei confronti delle cellule di melanoma. L’oleocantale, un composto fenolico contenu-to nell’olio extravergine d’oliva, ha dimostrato spiccata attività antitumorale contro le cellu-le di melanoma maligno cutaneo. Questa par-ticolare molecola inibisce le chinasi ERK1/2,

alla canfora cresce in Canada e negli Stati U-niti. È un rimedio noto per le punture di inset-to ma ha anche elezione per traumi distorsi-vi o per i dolori reumatici che iniziano dai piedi e che si estendono verso l’alto sensazione di caldo interno ma la parte interessata è fredda

al tatto. Il dolore migliora rapida-mente con impacchi freddi. Dolo-ri agli alluci a causa della gotta.GUAJACUM OFFICINALE > Detto legno santo. È originario del sud America e dei Caraibi. Ome-opaticamente si usa la resina che si raccoglie su quest’albero. Il ri-medio è utilizzato per forti dolo-ri artritici o per i reumatismi arti-colari localizzati soprattutto ai pol-si. I dolori artritici possono peg-giorare con il calore con sensa-zione di gonfiore tensione e tra-zione ai muscoli come se questi fossero troppo corti. Va in DD con Ledum palustre nelle infiamma-zioni articolari, migliora anche lui con il freddo ma si differenzia da quest’ultimo perché il dolore si ir-radia verso il basso. Peggiora di notte.

a cura della Dott. Angela [email protected] - cell.3383166787

12 NORDdiTrento e... in Piazza a GARDOLO

Il termine “Carpenedi”, diffuso un po’ in tutto il Nord Italia, deriva dal dialettale “Carpen” (it. Carpino, lat. Carpinus) da cui appunto “Carpenedi” ossia “Carpineti-o”,

boschetti di carpini.Si tratta di alberi assai diffusi su tutte le Alpi accanto alla quercia, al faggio, al frassino e al castagno. Il nome è comune a tre specie di carpino, quello bianco (per il colore del le-gno), l’orientale e quello nero dal legno bruno-rossastro, pesante e duro. Tutti e tre alti fino a 20 metri, sfoggiano una chioma ombrosa di un bel verde motivo per cui sono presenti quasi in ogni aiola e giardino pubblico. Il loro legno è di scarso pregio non sopportando a lungo l’umi-dità e per la tendenza a spaccarsi o fessurarsi

Santa Colomba hanno invece approfittato dell’ abbandono dell’agricoltura di montagna per ri-forestare” spontaneamente il terreno perduto.Queste boschetti hanno dato il nome ad una delle nostre rogge: il rio Carpenedi. Il suo baci-no imbrifero, alias la culla, è la gola a nord-est di Montevaccino fitta di alberi tra cui appunto il carpino. Tre chilometri di tranquillo frusciare sui sassi e il rio diventa facilmente visibile a tutti allorché passa sotto un antico ponticello in via del Malgar, poco prima di Gardolo di Mezzo. Alcuni metri soltanto perché subito si nasconde nella folta vegetazione e di lui si sente soltanto un gorgoglio incessante mentre, di cascatella in cascatella, scivola verso il fondovalle fino a lambire la strada provinciale per Cembra.

facilmente. I frutti a grappolo di color bianco – verde, gli acheni, contengono un seme non alato ossia un seme che cade verticalmente e non si disperde sul terreno sfruttando il vento. Originariamente le pendici del Monte Calisio erano ricoperte da boschi di carpini, poi tagliati dai roncadori verso l’anno mille per far posto a orti, uva e pomi. I carpenedi erano anche una riserva di legna da ardere, ottima e dalla fiamma intensa, e un buon riparo per i tanti animali selvatici della zona, caprioli, volpi, cor-vi, scriccioli, rospi e qualche biscia... Al giorno d’oggi ne sopravvivono delle macchie, estese fino a qualche ettaro, qui e là nelle gole troppo ripide per essere coltivate. La cima del Calisio e tutto l’altipiano retrostante verso Fornace e

Qui in verità il suo greto appare quasi disidra-tato dopo i vari lavori eseguiti per regolarne i flussi di piena. Gli resta un goccino d’acqua che scorre intrappolato dentro robusti argini in cemento armato fino alla mega rotonda nuova di trinca (57 metri di diametro!) della Bermax in mezzo alla quale, tra pomari e persegari, riap-pare come un pezzettino di simil-roggia origi-nale. Ancora 50 metri sotto terra e il rio sbuca all’aperto, per ora, libero e giocondo (!) lungo via Crosare. Ho precisato “finora” poiché il mu-nicipio pare aver tutta l’intenzione di allargare la strada a 6,5 metri più 1,5 di marciapiede per agevolare l’accesso a Gardolo est (quello di là della tangenziale!). Non è ancora dato sapere se a farne le spese sarà il corso d’acqua, spo-stato o intubato, oppure un altro po’ della cir-costante campagna a pomi e vigne! A tutt’oggi il suo percorso prosegue fino al quadrivio del cimitero di Gardolo dove riceve le acque e, ahilui tapino, il nome dell’omonima roggia! Altri pochi metri e, prima delle stanghe della Tren-to - Malè, l’ormai ex rio Carpenedi si ingrossa con l’acqua dei rii Berberino e val de l’Asen acquisendo finalmente un aspetto da vera rog-gia. Ora in ghingheri da dì di festa scorre lento fino alla fossa del Lavisot e poi dell’Adesot con cui condivide un po’ d’acqua inquinata, conigli selvatici e molte pantegane.

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CRUCIVERBA... “italo-trentino-gardoloto” a cura di Ugo Bosetti

ORIZZONTALI: 1) Oltretutto, inoltre, in partico-lare (*). 9) Indietro!! (**). 14) Arancia (*). 15) Pe-lucchi della lana (*). 17) Vuota (*). 19) Rattoppo grossolano (**). 20) Sazio al limite di un “crep” (*). 23) Salsa per wurstel. 24) Sporcato, insudiciato, imbrattato. 26) Nota musicale. 27) Indice di Sa-zietà (sigla). 28) Costruì l’arca. 30) Orso (*). 32) Attrezzi per uno sport sulla neve. 33) Estate (*). 35) Sedia (**). 37) L’associazione degli automo-bilisti italiani. 38) Disegno o dipinto di una perso-na. 40) Bordo, margine. 43) Garbuglio (**). 44) Lavorare un metallo con una macchina utensile. 46) Saluto inglese equivalente a ciao. 47) Accan-to alla rete elettrica, da pesca, Internet ecc... 48) Cielo sgombro da nuvole, limpido (*). 49) Istruita, cortese, formata. 51) Uomo, benestante, genti-luomo (*). 53) Mio (*). 54) Dire di no, vietare, non concedere. 55) Molletta da bucato (**).

VERTICALI: 1) Riuscirci, farcela, esserne capaci (*). 2) Sapone (*). 3) Tre gol in una sola parti-

ta. 4) La sorella minore della Tv. 5) Animali da cortile con galline e oche. 6) Fabbrica di moto-ciclette tedesca (sigla). 7) Simbolo chimico del Nettunio. 8) Il bis richiesto per la terza volta. 9) Tipo di calzatura. (*). 10) La Boschi ministra del-le Riforme. 11) Roggia, ruscello (*). 12) Fallaci, immaginari, campati in aria. 13) I cittadini con la capitale a Pechino. 16) Sazio, satollo (*). 18) L’Associazione degli alpini. 21) Abbreviazione giornalistica che sta per “di oggi, odierno”. 22) Languido, debole, senza tono. 25) Orto (*). 29) Il dio egiziano della morte e dell’oltretomba. 31) Sapore, gusto, sapidità (*). 32) Spazzare, pulire con la scopa (*). 34) La calotta di ghiaccio oppo-sta a quella antartica. 35) Incurvate, piegate, non diritte. 36) Gruppo razziale, popolo. 37) Ieri sera (*). 39) Aiutare (*). 41) Se non si ha torto, allora si ha... (*). 42) Culla (***). 43) Periodo, momento. 45) Il “motore” di una barca senza motore! 50) Unione Generale (sigla). 52) Indice Glicemico della glicemia (sigla).

Storia Un po’ di storia di Gardolo attraverso le sue vie

SSpesso abitiamo in vie o piazze intitolate a persone il cui nome non ci dice assoluta-mente nulla oppure trae origine da toponimi locali per noi totalmente privi di significato. Un esempio a Trento Nord? via Giuseppe Tosetti, via Gaspare Crivelli, via Crosare, via Giarete... Da qui la proposta di Fabio Giacomoni: presentare il “titolare” (con attenzione

speciale ai Gardoloti!), il perché, il dov’è e il cos’è di una via o piazza di Gardolo, Roncafort, Canova ecc... ed il motivo di tanto riconoscimento! Questa volta tocca a via dei Carpenedi, dalla nuova rotonda Bermax (un milione di E!) all’incrocio con la S.P. 76 della Val di Cembra!

a cura di Ugo Bosetti

Risolutori di cruciverba... A NOI!!! Da tempo circolano voci tendenziose sulla non esclusi-va “trentinità” delle parole utilizzate nei cruciverba!!! Per qualcuno, ahilui peste lo colga, alcu-ne non sarebbero neanche “da Trent” o, addirittura, nemmeno trentine e altre sarebbero in-ventate “alla bisogna” dal sottoscritto... NEINNN!!!! Chiunque può facilmente verificare che TUTTI i termini qui citati si trovano nei seguenti testi ufficiali: “Vocabolario trentino - ita-liano” di Vittorio Ricci, 1904; “Dizionario dell’antico dialetto Trentino” di Aldo Bertoluzza, 1997; “Tracce tedesche nei dialetti trentini” di Giuseppe Osti (www.vivoscuola.it); “Voca-bolario etimologico Pianigiani” (www.etimo.it) più pochi altri suggeriti da lettori dagli an-ta in su. Tanto per dirvi, Rita P. di Vigo Meano il 6 luglio scorso ha “tirato fuori” la parola “sca-merlenga”: Chi l’ha già sentita? Che significa? Chi è una scamerlenga? Ricordatevi che un dialetto, come qualsiasi lingua “ufficiale”, è vivo e non bloccato per sempre ad una data e in una sua forma! Si aggiorna tirando “dentro” parole nuove, pensate a “ciunga, calcagia-ra, basur, engolfar” (dopo il 1945), “safer” (anni ‘20), “aisenponer, sine e clomer” (da me-tà ‘800) e ne butta “fuori” altre ormai prive di significato: chi mai oggi fa ancora un “vinzel” e, di conseguenza, ha necessità di una tale parola per descrivere un oggetto o un’azione? Un esempio: negli ultimi anni è comparsa la parola “enpitonà” a significare “ingozzatto oltre ogni limite” (tes da sciopar). Da dove salta fuori? Ordunque, deriva da “pitone”, un serpente che si nutre di antilopi, gazzelle, capre, pecore (...e anche di cristiani all’occasione!!!) ecc... inghiot-tendoli interi per rimanere poi bloccato (empitonà!) una o due settimane a digerirlo!! Nel 1860, nel ‘30 e forse ancora negli anni ‘60 ben pochi potevano sapere chi o cosa fosse un pitone e tan-tomeno aveva così tanta roba da mangiare da potersi “enpitonar”! Dunque, il termine “enpitonà” non poteva esistere! Abbiate fede e... A VOI il cruciverba!!! Solita nota per i solutori: un asterisco * per le parole dialettali di uso comune o difficiline, ad esempio la 4 verticale; due** per quelle utilizzate più raramente, come la 42 orizzontale; tre***, tipo la 1 orizzontale, per quelle ormai in bocca e orecchi di chi ha passato, ahilui, più volte gli “anta”! Grazie per la collaborazione a Rosy, Marco ed a chiunque volesse segnalarci qualche parola dialettale ormai scordata scrivendola a:

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