Progetto finanziato dalla Commissione Orientamento e dal Nucleo di Valutazione dell’Ateneo
8 - Notizie dalla Commissione
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Notizie dalla Commissione
Anno III, n. 3 - maggio 2013
8 Ingegneria dell’informazione
Commissione ingegneria informazione
Formazione: ancora molti i dubbi 4
IN COMMISSIONE
PROFESSIONE
L’ingegnere dell’informazione: chi? 5
Il calcolo meccanico da Anticitera al
XX secolo
19
SUSTAINABLE & SOCIAL ICT
STORIA E CULTURA
La California strizza La California strizza La California strizza La California strizza
l’occhio a Pavial’occhio a Pavial’occhio a Pavial’occhio a Pavia Phishing e Home Banking: rischi e
tutele giuridiche
6
Dalle smart city alle smart community 9
LED e immagini spettroscopiche per
tutelare i beni culturali
11
E-Book: tra forma e contenuto 14
Silicon Valley, reportage di viaggio 16
Foglio informativo curato dalla Commissione dell’Ingegneria dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri di Pavia. Ingegneria
dell’informazione - Notizie dalla commissione è una pubblicazione non periodica e non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001. Uffici c/o Ordine degli Ingegneri di Pavia, Via Indipendenza 11, 27100 PAVIA. Contatti Segreteria Ordine degli Ingegneri di Pavia Tel: 0382.22070 Fax: 0382.530478 E-Mail: [email protected] PEC: [email protected]
Referente notiziario:
Ing. Christian Cucculelli mail-to: [email protected]
Coordinatore della Commissione:
Ing. Stefano Tazzi mail-to: [email protected]
Eventi e Comunicazioni
Notizie dalla commissione
Ingegneria dell’informazione
Foto
Hanno collaborato a questo numero
Foto
Christian Cucculelli
Cristiano Canobbio
Foto
Stefano Tazzi
Foto
Marco Spada
Foto Massimiliano Prestinara
Foto Riccardo Colangelo
13 giugno 2013
“Comunicare in pubblico” Ordine degli Ingegneri di Pavia
25 settembre 2013
“Business writing” Ordine degli Ingegneri di Pavia
Ing. Christian Cucculelli
Coordinatore di Redazione
Disponibile on-line l’e-book del giornalino!
Siamo partiti ormai più di un anno e mezzo fa con questa splendida inizia-
tiva e i risultati raccolti dal nostro giornalino sono estremamente confortanti
e ripagano gli sforzi di tutti coloro che contribuiscono a tale risultato!
Nuovi strumenti e nuove tecnologie si affacciano sul mercato con caden-
za sempre più breve, proponendo nuovi approcci alle nostre attività quoti-
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Buona lettura!
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
Enti locali e professione: la comunicazione dell’ordine
Pagina 3
di Cristiano CANOBBIO
Con il protocollo 120/13
l’Ordine ha voluto comunicare a
tutti gli Enti Provinciali
l’importanza delle tecnologie digi-
tali. L’iniziativa nasce da una labo-
riosa attività in seno alla Commis-
sione dell’Informazione che ha rite-
nuto necessario, anche sulla scorta
di iniziative simili effettuate da altri
Ordini, dare visibilità al settore rap-
presentato. Infatti mai come in
questo momento s tori co
l’innovazione riveste l’importante
ruolo di strumento per ottenere
efficienza organizzativa ed offrire
migliori servizi ai cittadini a minor
costo. Ultimamente il governo sta
puntando molto sulle tecnologie
digitali per “recuperare” in efficien-
za e molte di queste norme hanno
inoltre un impatto diretto o indiret-
to sulla salute e sulla sicurezza dei
cittadini. Ora più che mai è impor-
tante valutare ogni investimento
fatto per il rinnovamento digitale,
cercando di massimizzarne i bene-
fici e minimizzarne i costi, senza
deroghe sulla qualità, utilizzando le
figure professionali adeguate: gli
ingegneri.
Molto bene quindi per
l’iniziativa della Commissione e un
ringraziamento al Presidente per
l’attenzione mostrata. Naturalmen-
te si tratta dell’inizio di un percorso
da compiere insieme agli Enti Pro-
vinciali. Noi siamo pronti.
IN COMMISSIONE
Iniziative locali e gruppi di lavoro
CIIdI
Lo scorso 16 marzo si è tenuto
un incontro a Bologna, a cui han-
no presenziato Stefano Tazzi e
Cristiano Canobbio. I temi affron-
tati sono stati quelli normativi di
interesse del terzo settore, antici-
pando l’invio della circolare CNI n.
194 del 19.03.2013. E’ stato, inol-
tre, presentato un lavoro di map-
patura delle competenze, in rac-
cordo con il progetto europeo e-
C o m p e t e n c e F r a m e w o r k
(partecipante per Pavia al GdL
Cristiano Canobbio).
Per quanto riguarda la partecipa-
zione di Stefano Tazzi al GdL UNIN-
FO, si segnalano alcuni rallentamen-
ti negli aspetti autorizzativi a livello
centrale.
CII-CROIL
Si è riunita il 20 marzo a Milano, a
cui ha partecipato Christian Cuccu-
lelli. I principali temi trattati sono
stati: esame di stato, formazione
permanente e partecipazione a ma-
nifestazioni ed eventi associativi in
cui presentare un proprio speach
(ISACA, itSMF).
Prosegue l’iter per la definizione
della collaborazione con la casa edi-
trice MAT per la pubblicazione su
web di articoli informativi (al GdL
partecipa Cristiano Canobbio).
Iniziative regionali e nazionali
Seminari
A seguito del successo della
giornata formativa sulla comunica-
zione, si è provveduto a pianificare
un ciclo di tre incontri previsti
nell’arco del 2013 (maggio, giugno
e settembre).
Sito Ordine
Sono terminate le attività di
aggiornamento del sito dell’ordine:
on-line le nuove funzionalità.
Legislazione di nostro interesse
Si mantiene alta l’attenzione alla
formazione continua, ai temi assi-
curativi e al codice deontologico.
In evidenza l’ultima spinta legi-
slativa relativa alle professioni non
regolamentate: su questo tema si
segnala una pronuncia da parte del
CNI, con la circolare n.194.
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
Pagina 4
di Stefano TAZZI
L’articolo 7 del decreto del Pre-
sidente dell Repubblica n° 7 del 7
agosto 2012 (Riforma delle profes-
sioni) obbliga entro un anno a defi-
nire alcuni regolamenti, tra cui
quello relativo all’assolvimento
della formazione permanente. La
scadenza è quindi per l’agosto
2013.
Il suddetto articolo, al comma 1
recita quanto segue: Al fine di ga-
rantire la qualità ed efficienza della
prestazione professionale, nel mi-
gliore interesse dell’utente e della
collettività, e per conseguire
l’obiettivo dello sviluppo professio-
nale, ogni professionista ha
l’obbligo di curare il continuo e co-
stante aggiornamento della pro-
pria competenza professionale se-
condo quanto previsto dal presente
articolo. La violazione dell’obbligo
di cui al periodo precedente costi-
tuisce illecito disciplinare.
Sembrerebbe quindi che
l’articolo 7 della riforma delle pro-
fessioni faccia esplicito riferimento
solo ad atti di professione; questo
significa che dipendenti, o chi svol-
ge attività senza apporre firme, di
fatto non dovrebbe rientrare nel
suddetto obbligo. Tuttavia, queste
dichiarazioni raccolte in modo in-
formale durante una riunione ri-
chiedono conferma attesa con cir-
colare CNI. Dalle prime bozze di regolamen-
to circolate, l’impianto per il siste-
ma di formazione è quello dei cre-
diti formativi, con un numero mini-
mo di 30 crediti da mantenere; i
neo iscritti partiranno da 120 credi-
ti; chi è già iscritto da 60; ci saran-
no una serie di riconoscimenti per
attività varie e complementari
(attività ordinistica, attività forma-
tiva, ecc.). Anche questi elementi
non sono ancora definitivi. Tuttavi-
a, l’impianto è sicuramente questo. La bozza di regolamento propo-
sta dal CNI è stata enormemente
contestata da non pochi ordine. Ad
esempio, vi sono contestazioni di
chi ritiene che la formazione deve
essere interpretata come un ag-
giornamento delle competenze à
occorre quindi splittare le compe-
tenze relative all’ingegneria, identi-
ficando quelle di ciascun singolo
iscritto;
Altre osservazioni sono invece
pervenute dalla CROIL, su iniziativa
del Presidente dell’Ordine di Bre-
scia: cercare di evitare un sistema a
crediti che in molte altre situazioni
in cui è stato adottato ha dimostra-
to una notevole serie di limitazioni;
non puntare a suggerire una
"certificazione delle competenze"
ma solo limitarsi ad individuare le
modalità di riconoscimento dei
percorsi formativi. Questo, almeno,
per due motivi:
- o si introduce un livello ulterio-
re che certifica (in base a quale
criterio): le competenze;
- o si da per scontato che esisto-
no e sono definite in un docu-
mento le competenze degli
ingegneri dell’informazione.
Si propone anche che la certifi-
cazione delle competenze venga
gestita dagli ordini stessi; si è fatto
notare che il costo della formazio-
ne, qualora fosse in carico al solo
iscritto, per il settore informazione
andrebbe ad incidere notevolmen-
te sulla competitività. Si è proposta
una formazione a costo zero per gli
iscritti e gestita in piena autonomia
da parte degli Ordini Provinciali:
impostazione sostenibile solo a
fronte di un sistema di verifica ed
approvazione di quanto erogato
unificato a livello nazionale. Questi
sono i principali elementi emersi
dal thread relativo alla formazione
a crediti.
Il timore che il tutto divenga
esclusivamente un business o che
si corra il rischio di una mercifica-
zione dell’attività formativa è forte.
In questo contesto, il CNI pare
recepire in modo lieve le richieste
che pervengono dagli ordini. Continuerà comunque l’attività
di presidio e verifica in attesa che
vi sia la produzione del documento
finale.
IN COMMISSIONE
Formazione, ancora molti i dubbi
di Cristiano CANOBBIO
L'attività professionale dell'in-
gegnere è giuridicamente ricono-
sciuta (L. 1395 del 24 giugno 1923;
R. D. del 31.12.1923, R.D. del 23
ottobre 1925) come "attività di
interesse pubblico ad elevata va-
lenza etico-sociale"; da ascrivere in
quel ristretto novero di professioni
per cui lo Stato italiano prevede la
costituzione di una struttura ordi-
nistica che, per suo mandato fon-
dativo, è istituzionalmente delega-
ta dalla collettività a sovrintendere
all'attività di "tutela degli interessi
superiori della collettività".
La Costituzione Italiana, all’Art.
33, prevede un esame di Stato per
l'ammissione ai vari ordini e gradi
di scuole o per la conclusione di
essi e per l'abilitazione all'eserci-
zio professionale.
Le attività professionali che
formano oggetto della professione
di ingegnere sono individuate dal
DPR 328 del 2001 al Capo IX
“Professione di ingegnere”. All’Art.
46 il settore "ingegneria dell'infor-
mazione" la normativa individua la
pianificazione, la progettazione, lo
sviluppo, la direzione lavori, la
stima, il collaudo e la gestione di
impianti e sistemi elettronici, di
automazione e di generazione,
trasmissione ed elaborazione delle
informazioni. Ferme restando le
riserve e le attribuzioni appena
indicate formano oggetto dell'atti-
vità professionale degli iscritti alla
sezione A quelle che implicano l'u-
so di metodologie avanzate, inno-
vative o sperimentali nella proget-
tazione, direzione lavori, stima e
collaudo di strutture, sistemi e pro-
cessi complessi o innovativi. Invece
formano oggetto della professione
degli iscritti alla sezione B le attivi-
tà basate sull'applicazione delle
scienze, volte al concorso e alla
collaborazione alle attività di pro-
gettazione, direzione lavori, stima
e collaudo di impianti e di sistemi
elettronici, di automazioni e di ge-
nerazione, trasmissione ed elabo-
razione delle informazioni; i rilievi
diretti e strumentali di parametri
tecnici afferenti impianti e sistemi
elettronici; le attività che implicano
l'uso di metodologie standardizza-
te, quali la progettazione, direzione
lavori e collaudo di singoli organi o
componenti di impianti e di sistemi
elettronici, di automazione e di
generazione, trasmissione ed ela-
borazione delle informazioni, non-
ché di sistemi e processi di tipologi-
a semplice o ripetitiva.
Si ricorda inoltre che, con gli
Artt. 47 e 48, si definiscono che
l’iscrizione nella sezione A oppure
B è subordinata al superamento di
un apposito esame di Stato, com-
pletando cosi quanto già descritto
in Costituzione. Recentemente il
CNI, attraverso una propria comu-
nicazione (prot. 3320/2012)
all’Ordine di Pavia, ha ribadito
quanto sopra riportato conferman-
do che l'elenco delle attività pro-
fessionali stabilite dall'art. 46 DPR
328/2001 sono riservate agli iscrit-
ti all'albo degli Ingegneri e non
possono essere esercitate dai sog-
getti che iscritti all'albo non sono.
Completa il quadro la legge n. 4 del
14/01/2013 recante “Disposizioni
in materia di professioni non orga-
nizzate”. La legge è in vigore dal 10
febbraio 2013 e, disciplina le pro-
fessioni non organizzate in ordini
o collegi.
All’Art. 1 comma 2. viene chiari-
to che per «professione non orga-
nizzata in ordini o collegi», di segui-
to denominata «professione», si
intende l'attività economica, an-
che organizzata, volta alla presta-
zione di servizi o di opere a favore
di terzi, esercitata abitualmente e
prevalentemente mediante lavoro
intellettuale, o comunque con il
concorso di questo, con esclusione
delle attività riservate per legge a
soggetti iscritti in albi o elenchi ai
sensi dell'art. 2229 del codice civi-
le, delle professioni sanitarie e del-
le attività e dei mestieri artigianali,
commerciali e di pubblico esercizio
disciplinati da specifiche normati-
ve.
E all’Art. 2 comma 6. Si ribadi-
sce che Ai professionisti di cui
all'art. 1, comma 2, anche se iscritti
alle associazioni di cui al presente
articolo, non è consentito l'eserci-
zio delle attività professionali ri-
servate dalla legge a specifiche
categorie di soggetti, salvo il caso
in cui dimostrino il possesso dei
requisiti previsti dalla legge e l'iscri-
zione al relativo albo professionale.
La recente circolare del CNI n.
194 del 19 marzo 2013 ribadisce la
certezza per quel che ci riguarda: le
suddette attività professionali (art.
L’ingegnere dell’informazione: chi?
Pagina 5
PROFESSIONE
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
di Riccardo COLANGELO
introduzione di Stefano TAZZI
Come noto, una delle principali
attività che vede impegnata la
Commissione è quella relativa
all’individuazione delle aree di ri-
serva per la professione. In alcuni
esercizi svolti sia presso la nostra
commissione che presso altre,
l’obiettivo è stato quello di mettere
in evidenza le situazioni dove il ri-
schio diventa percepibile ed evi-
denziare quelle dove lo è meno.
Qualche risultato inizia ad intrave-
dersi, soprattutto con la condiviso-
ne di uno schema che preveda di
partire dalla professione per decli-
narne le attività che sono svolte dai
professionisti; tra queste, sono da
identificare quelle sottoposte a
norma, per individuare quindi quel-
le da assoggettare a riserva.
Nel successivo pezzo, redatto da
un giurista, per cui non da un tecni-
co, si fa riferimento ad una senten-
za della Cassazione in cui si con-
danna Poste Italiane a risarcire un
utente per non aver preso suffi-
cienti misure di sicurezza nei con-
fronti del phishing.
Dall’esame di tale sentenza è e-
mersa in Commissione la volontà di
sottoporre al gruppo di lavoro CNI
un’ipotesi di norma di riserva mol-
to semplice: fare in modo che qual-
siasi aspetto sottoposto a norma -
re l a t i v o a l l e te cn ol og i e
dell’informazione secondo quanto
stabilito dal decreto 328/2001 - sia
vincolato a progetto da parte di un
iscritto al un albo riconosciuto, ov-
vero all’albo degli Ingegneri
dell’Informazione. A seguire sareb-
bero da definire i confini tra pro-
fessioni ordinistiche e non. Il primo
impatto sarebbe subito evidente:
esigenza di effettuare la certifica-
zione di tutti i sistemi digitali che
comunicano con la Pubblica Ammi-
nistrazione, auspicando in una
maggior qualità e mettendo in gra-
do di identificare i responsabili in
caso di situazioni disastrose (blocco
treni, furto di dati, ecc.).
Il fatto che certi argomenti non
siano più appannaggio di soli tecni-
ci significa che i tempi iniziano ad
essere maturi per seguire questa
strada. La proposta è stata inoltra-
ta al Gruppo di Lavoro Ingegneria
dell’Informazione in seno al CNI.
Non si hanno ancora riscontri posi-
tivi, tuttavia la strada appare evi-
dentemente tracciata, con una
sempre maggior esigenza di regola-
mentare e normare un settore che
è ormai rimasto troppo a lungo
senza regole.
Il caso Poste Italiane
Trattando di internet, occorre
tenere sempre presente che
“l’annullamento, o la riduzione al
minimo, delle dimensioni spazio-
temporali, assieme all’evoluzione
tecnologica, influisce enormemente
sulla vita privata, sulla cultura e
sull’organizzazione sociale”.[1]
Molto vari sono gli ambiti in cui
questo influsso opera, più o meno
visibilmente. Senza poter, in que-
sta sede, dare una completa vedu-
ta d’insieme, si pensi agli effetti – a
volte devastanti – del cyberbulli-
smo. Tale fenomeno, analizzato a
livello sia psicologico che giuridico,
è oggetto di una recente ricerca[2]
e dimostra come la rete offra innu-
merevoli potenzialità, non solo in
senso positivo: l’esposizione di una
serie di insulti o prese in giro ad un
pubblico potenzialmente illimitato
di osservatori – cosa che, tramite
internet, è molto facile porre in
essere – può avere effetti deva-
stanti che, come ci ricordano re-
Phishing e Home Banking: rischi e tutele giuridiche
46, comma 1, lett. c), DPR
328/2001) sono quindi riservate
per legge agli iscritti all'albo degli
Ingegneri e non possono essere
esercitate dai soggetti che non so-
no iscritti all'albo di categoria. Infi-
ne si ricorda che il codice penale
all’Art. 348 definisce l’abusivo e-
sercizio di una professione come
reato punibile con la reclusione
fino a sei mesi o con la multa da
euro 103 a euro 516. Lo commette
chiunque eserciti una professione
per la quale è richiesta una specia-
le abilitazione dello Stato, e non
l’abbia ottenuta. Per poter eserci-
tare determinate professioni, infat-
ti, la legge richiede la necessaria
iscrizione in appositi albi o elenchi.
E’ lo Stato che, ovviamente, vi-
gila sull’accertamento dei requisiti
per le iscrizioni in tali albi o elenchi
e sulla loro tenuta.
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
Pagina 6
PROFESSIONE
centi casi di cronaca[3], possono
anche arrivare al suicidio. Il tutto
partendo da semplici atti di comu-
nicazione durante la navigazione
on line, i cui effetti negativi, para-
dossalmente, possono ricadere
anche – e, forse, soprattutto – su
ragazzi che non utilizzano i social
media e, quindi, non possono nep-
pure tentare di difendersi attraver-
so lo stesso mezzo degli aggressori.
A tal proposito, più che le iniziative
repressive ex post, risultano fonda-
mentali, oltre ad un delicato dialo-
go familiare, anche iniziative pre-
ventive di sensibilizzazione nelle
scuole.
Un’altra attività, ormai conside-
rabile sufficientemente diffusa e
quasi comune, è quella che si svol-
ge mediante l’utilizzo dei servizi di
home banking. Questi ultimi con-
sentono al cliente, per via telemati-
ca, di richiedere informazioni e dati
(ad esempio: saldo e/o movimen-
tazioni del conto corrente), nonché
di disporre operazioni su uno o più
rapporti bancari, in relazione ai
quali il servizio di internet banking
è stato attivato. A diversi istituti
bancari corrispondono non tanto
differenti operazioni eseguibili,
quanto – soprattutto – differenti
modalità di autenticazione.
Nonostante i livelli più elevati di
sicurezza, con riferimento
all’autenticazione ed alla operativi-
tà, siano raggiungibili mediante
l’utilizzo di una smartcard, essi
pongono, per l’utente, alcune criti-
cità. In primis, mi riferisco alla ne-
cessità (salvo l’utilizzo di un token
USB) di disporre di un lettore di
smartcard e della relativa program-
mazione su qualsiasi computer si
trovi ad operare, nonché di conser-
vare con cura sia il secure device
sia il relativo PIN, così come stabili-
to dal Codice dell’Amministrazione
Digitale, di cui al d.lgs. 7 marzo
2005 n. 82.
In molti casi, tuttavia, gli istituti
bancari non optano per tale siste-
ma di autenticazione, ma accetta-
no esclusivamente – secundum non
datur – metodi meno sicuri. Si pen-
si, ad esempio, alla classica autenti-
cazione mediante username e
password, che si pone alla base di
una ideale scala di sicurezza, non-
ché a card variamente denomina-
te, che servono per individuare –
quasi fosse una “battaglia navale”
– i codici richiesti in base alle coor-
dinate indicate per poter confer-
mare[4] una operazione.
E questi ultimi casi sono i più e-
sposti al rischio del c.d. phishing,
che, nella definizione data dalla
Cassazione, non esente da alcune
imprecisioni terminologiche, è de-
scritta come “quell’attività illecita
in base alla quale, attraverso vari
stratagemmi (o attraverso fasulli
messaggi di posta elettronica, o
attraverso veri e propri programmi
informatici […]) un soggetto riesce
ad impossessarsi fraudolentemente
dei codici elettronici (user e
password) di un utente, codici che,
poi, utilizza per frodi informatiche
consistenti, di solito, nell’accedere
a conti correnti bancari o postali
che vengono rapidamente svuota-
ti”.[5]
Proprio ad un caso di phishing fa
riferimento una recente sentenza
del Tribunale di Nocera Inferiore,
del 18 febbraio 2011. Essa può pa-
radigmaticamente mettere in luce
come, nelle problematiche che
possono derivare dall’utilizzo – an-
che quotidiano – degli strumenti
informatici e della rete internet,
occorra rivolgersi a dei professioni-
sti della materia, in continua evolu-
zione.
Nel caso di specie, è significativo
che l’attore, A.B., sia un avvocato.
Egli cita in giudizio Poste Italiane
S.p.A., “previa declaratoria di re-
sponsabilità contrattuale ed extra-
contrattuale, per la illecita sottra-
zione delle somme” dal proprio
conto corrente, chiedendo la con-
danna alla restituzione delle
“somme illegittimamente distratte
dal predetto conto corrente, me-
diante quattro bonifici postagiro on
line, mai ordinati dall’attrice”, non-
ché il “risarcimento del danno cau-
sato dalla indebita sottrazione del-
le somme”.
La sottrazione delle somme è
stata effettuata tramite quattro
bonifici disposti on line e discono-
sciuti da A.B. “mediante denuncia
sporta presso la Stazione dei Cara-
binieri di Nocera Inferiore”.
Poste Italiane S.p.A., costituendo-
si in giudizio, sosteneva che
l’ammanco è dovuto al “fenomeno
denominato phishing, un sistema
che senza violare il sistema di sicu-
rezza di Bancoposta, può catturare
i codici di accesso all’internet ban-
king dei clienti, mediante la ricezio-
ne […] di una e-mail, che sembra
inviata da Bancoposta, in cui si ri-
chiede di accedere ad un link e di
inserire i codici di accesso”. Ciò
conferma che la modalità di auten-
Pagina 7
PROFESSIONE
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
ticazione allora richiesta – il fatto
risale al 2006 – era, con ogni pro-
babilità, la mera digitazione di u-
sername e password.
L’istituto bancario, tuttavia, affer-
ma di utilizzare “un sistema ampia-
mente tutelato e protetto”, ecce-
pendo “l’assoluta estraneità ai fatti
dannosi” ed “attribuendo la re-
sponsabilità esclusivamente ai si-
gnori U.N. e C.R., autori e benefi-
ciari del postagiro on line”.
Il Tribunale afferma che l’attività
svolta da Poste Italiane S.p.A., in
quanto banca, è un’attività profes-
sionale, la quale comporta che
l’adempimento delle obbligazioni
nei confronti dei clienti deve avve-
nire “con la diligenza particolar-
mente qualificata dell’accorto ban-
chiere”. È per questo che “la socie-
tà convenuta è responsabile, fino a
p r o v a c o n t r a r i a ,
dell’approntamento dei mezzi mec-
canici, della loro idoneità e del loro
funzionamento”. Diversamente, al
cliente viene solamente chiesto di
adempiere l’onere di informare
tempestivamente l’Istituto in caso,
oltre che di furto o smarrimento
del bancomat, di “manomissioni”
del servizio di home banking. “Ma
– precisa il Tribunale – anche nel
caso che tale obbligo non sia a-
dempiuto, [la banca] non può dirsi
liberata dal proprio obbligo di a-
dempiere con la diligenza
dell’accorto banchiere”. Deve, in-
fatti, provare di aver predisposto
“tutte le misure di sicurezza tecni-
camente idonee e conosciute in
base al progresso tecnico a preve-
nire danni”. Ciò, nel caso di specie,
non avviene, in quanto Poste Italia-
ne S.p.A. “nulla [dimostra] in ordi-
ne al corretto adempimento delle
proprie obbligazioni”.
Il giudice, inoltre, afferma che “il
sistema predisposto dalla società
convenuta non appare adeguato
alla tecnologia esistente”. È questo
un punto molto importante, in
quanto l’adeguatezza va (ri)
valutata avendo riguardo alle solu-
zioni tecnologiche disponibili e pra-
ticabili in un determinato ambito
spazio-temporale.
Prosegue facendo riferimento
all’articolo 31 del decreto legislati-
vo n. 196/2003 (“Codice in materia
di protezione dei dati personali”),
ricordando che tale disposizione
“impone che i dati personali ogget-
to di trattamento siano custoditi e
controllati, anche in relazione alle
conoscenze acquisite in base al pro-
gresso tecnico, alla natura dei dati
e alle specifiche caratteristiche del
trattamento, in maniera tale da
ridurre al minimo, attraverso
l’adozione di idonee e preventive
misure di sicurezza, i rischi di di-
struzione o perdita anche acciden-
tale dei dati stessi di accesso non
autorizzato o di trattamento non
consentito o non conforme alle fi-
nalità della raccolta”. Trova, inol-
tre, applicazione “la previsione di
cui all’articolo 15 del decreto legi-
slativo n. 196/2003, che statuisce
che chiunque cagiona un danno ad
altri per effetto del trattamento dei
dati personali è tenuto al risarci-
mento ex articolo 2050” del Codice
Civile. In quest’ultimo articolo, ru-
bricato “Responsabilità per l'eserci-
zio di attività pericolose”, si affer-
ma che “chiunque cagiona danno
ad altri nello svolgimento di un'atti-
vità pericolosa, per sua natura o
per la natura dei mezzi adoperati, è
tenuto al risarcimento, se non pro-
va di avere adottato tutte le misure
idonee a evitare il danno”. Ciò a
conferma che il trattamento dei
dati è considerato, nel nostro ordi-
namento giuridico, una “attività
pericolosa”.
Ecco, quindi, che Poste Italiane
S.p.a., “non impedendo a terzi e-
stranei di introdursi illecitamente
nel proprio sistema [ha] provocato
un danno […]. [Avrebbe] dovuto
adottare tutte le misure di sicurez-
za tecnicamente idonee e conosciu-
te in base al progresso tecnico a
prevenire danni, come quelli subiti
[da A.B.], […] considerato che la
diligenza richiesta deve essere va-
lutata con maggiore rigore visto
che la prestazione è inerente ad
un’attività professionale”.
A ciò va aggiunta, nel caso di spe-
cie, la responsabilità ex art. 2051:
“Poste Italiane S.p.a. [è responsabi-
le] per i danni causati al proprio
cliente non avendo dimostrato che
la truffa subita dall’avvocato A.B.
rivesta i caratteri di imprevedibilità
ed assoluta eccezionalità”.
Si noti che, come si afferma nella
sentenza, “più volte […] Poste Ita-
liane S.p.a. in corso di causa, [ha]
affermato la notorietà e frequenza
di una simile truffa costituita dalla
violazione del sistema di sicurezza
di Bancoposta, riuscendo a cattura-
re i codici di accesso all’internet
banking dei clienti mediante la rice-
zione da parte di questi ultimi di
una email in cui si chiede di accede-
re ad un link e di inserire i codici di
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
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PROFESSIONE
di Christian CUCCULELLI
Smart city, ossia “città intelligen-
ti”: se ne parla spesso, ma altret-
tanto spesso ne sfuggono gli ele-
menti caratterizzanti.
L’idea di una città smart nasce da
una iniziativa della città di Rio de
Janeiro che ha svolto il ruolo di pio-
niere dei primi esempi di imple-
mentazione intelligente delle tec-
nologie, al fine di migliorare la vita
comune e ridurre gli sprechi negli
ambiti più disparati, che vanno dal
settore energetico a quello della
gestione dei rifiuti. In Europa il ter-
mine viene introdotto a partire dal
2010 e sta ad indicare una nuova
concezione di sviluppo urbanistico,
caratterizzato dalla forte pervasio-
ne dell’innovazione mirata a
“coinvolgere” il cittadino
all’interno di un sistema comples-
so, integrato ed organizzato di ser-
vizi, il tutto sviluppato in chiave
sostenibile: dalla gestione dei tra-
sporti a quella dell’energia, dalla
gestione dell’informazione a quella
ambientale.
Ad oggi non esiste una definizio-
ne precisa di smart city, ma esiste
almeno la descrizione di quello che
è il modello di riferimento ispirato-
re:«L'espressione città intelligente
(dall'inglese smart city) indica, in
senso lato, un ambiente urbano in
grado di agire attivamente per mi-
gliorare la qualità della vita dei
propri cittadini. La città intelligente
riesce a conciliare e soddisfare le
esigenze dei cittadini, delle imprese
e delle istituzioni, grazie anche
all'impiego diffuso e innovativo
d e l l e T I C ( T e c n o l o g i e
dell’Informazione e della Comuni-
cazione), in particolare nei campi
della comunicazione, della mobili-
tà, dell'ambiente e dell'efficienza
energetica.» [fonte Wikipedia.it]
Immaginiamo quindi una metro-
poli in cui si possa percepire un
ambiente “a misura d’uomo”, a-
vendo tutto “a portata di mano” e
nel rispetto della piena
“sostenibilità ambientale”. Si po-
trebbe avere, ad esempio, un siste-
ma di trasporto urbano integrato e
sarebbe possibile conoscerne lo
stato in qualsiasi momento e in
qualsiasi punto della città, oppure
si potrebbe conoscere il mezzo di
trasporto disponibile più vicino al
punto in cui ci si dovesse trovare,
come ad esempio una fermata di
un bus, o una stazione di bike-
sharing, o una fermata ferroviaria.
Ci si potrebbe poi trovare immersi
Dalle smart city alle smart community
accesso. […] Poste Italiane S.p.a.
non [ha] provveduto a strutturare il
proprio sistema per evitare le ripe-
tute truffe agli utenti e non [ha],
quindi, adempiuto gli obblighi di
vigilanza di propria pertinenza”.
Poste Italiane S.p.A. viene quindi
condannata “al pagamento della
somma di euro 18.494,00, oltre
rivalutazione monetaria ed interes-
si al tasso legale”, “al risarcimento
del danno che […] viene quantifica-
to in euro 5.000,00 e liquidato in
via equitativa”, nonché al paga-
mento delle spese processuali so-
stenute dalla parte attrice.
Gli autori della truffa tramite phi-
shing, C.R. e U.N., vengono con-
dannati al pagamento delle spese
processuali in favore di Poste Italia-
ne S.p.a.
NOTE [1]Vincenzo Ferrari, Diritto e società.
Elementi di sociologia del diritto. Roma –
Bari, Laterza, 2011, p. 192.
[2]Mi riferisco alla ricerca svolta da
Ipsos per Save the children in occasione
del Safer Internet Day 2013, reperibile al
seguente link: http://www.ipsos.it/pdf/
cyberbullismo.pdf.
[3]Ad essi fa riferimento la lettera scrit-
ta, il 9 gennaio scorso, dal Presidente
dell’Autorità Garante per la protezione
dei dati personali al Ministro
dell’Istruzione, consultabile all’indirizzo:
http://www.garanteprivacy.it/web/
guest/home/docweb/-/docweb-display/
docweb/2172284.
[4]Si noti che è improprio l’uso del
verbo ‘firmare’, fatto da alcune banche
che, per quanto riguarda i servizi di home
banking, non utilizzano smartcard – né
quindi, nessuna delle firme elettroniche
né la firma digitale disciplinate dal Codice
dell’Amministrazione Digitale, d. lgs. 7
marzo 2005 n.82.
[5]Sentenza n. 9891/2011 della II sezio-
ne della Corte di Cassazione Penale.
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PROFESSIONE
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
in un nuovo complesso urbano con
edifici costruiti con materiali soste-
nibili, sia dal punto di vista
dell’impatto sul territorio che
dell’approvvigionamento delle ma-
terie prime e dei processi produtti-
vi industriali: nuovi edifici integrati
col territorio e dotati della tecnolo-
gia necessaria a ottimizzare il con-
sumo di energia, e che consenta
all’edificio stesso di produrre ener-
gia per gli edifici adiacenti.
Immaginiamo poi un nuovo quar-
tiere integrato con gli altri sistemi
urbani, come ad esempio con il
sistema di trasporto urbano trami-
te piazzole di bike- o car-sharing: la
possibilità di arrivare dovunque
con mezzi pubblici non è forse una
cosa smart?
Immaginiamo ancora di poter
ottenere informazioni sui trasporti
pubblici mentre ci incamminiamo
verso la prima stazione utile e di
voler avvisare un nostro amico
sfruttando la copertura pubblica
per l’accesso alla rete. Su questa
traccia si potrebbero sviluppare
scenari molto interessanti su come
potrebbe cambiare il rapporto tra
uomo, innovazione tecnologica e
ambiente urbano nei prossimi anni.
L’elemento caratterizzante di tutto
ciò risiede innanzi tutto nella con-
sapevolezza della complessità della
realtà che l’uomo cerca di piegare
a proprio vantaggio, da millenni, e
nella sua rappresentazione in siste-
mi elementari interconnessi.
Il modello della smart city, infatti,
funziona se si vede il nuovo spazio
urbano come costituito da diversi
sistemi da integrare e ogni sistema,
a sua volta, iterativamente scom-
ponibile in sottosistemi. Prendiamo
ad esempio quello della mobilità
come sistema elementare di primo
livello: ora proviamo a scomporlo
nei suoi sistemi elementari che
potrebbero essere, ad esempio, il
trasporto urbano o quello interur-
bano, il trasporto su rotaia o quello
su gomma, o ancora il trasporto in
condivisione (sia pubblico che pri-
vato). Appare abbastanza chiaro
che un sistema di trasporto smart
dovrebbe essere dotato di almeno
due livelli di integrazione: uno ur-
banistico mediante la realizzazione
di punti fisici di raccordo tra i diver-
si sottosistemi (di trasporto urbano
ed extraurbano, ad esempio), e
uno tecnologico mediante
l’integrazione delle informazioni
(stato corrente dei vari sistemi di
trasporto e l’offerta dei dati stessi
all’utente).
Ogni intervento urbanistico inci-
derebbe su una parte di un sistema
più complesso, che pone stringenti
vincoli di integrazione con altre
componenti; in questo scenario
anche l’infrastruttura tecnologica
dell’informazione andrebbe pro-
gettata e realizzata per dar vita a
questa nuova dimensione: milioni
di dati al secondo dovranno essere
scambiati in tempo near real-time
tra i diversi sistemi urbani per esse-
re resi disponibili ai cittadini 2.0!
Riusciamo ad immaginare le diffi-
coltà che si dovranno affrontare e
l’attenzione che bisognerà porre
per gestire in maniera efficiente ed
affidabile una simile mole di dati?
Il concetto di smart city si potreb-
be applicare, poi, anche a realtà
urbane più piccole. Ogni comune
infatti è tenuto a pianificare il go-
verno del proprio territorio me-
diante un documento denominato,
appunto, PGT (Piano di Governo
del Territorio).
La pianificazione riguarda soprat-
tutto lo sviluppo urbano, economi-
co ed ambientale ma, in
quest’ottica, si tratterebbe di e-
stenderne l’ambito anche allo svi-
l u p p o i n n o v a t i v o p e r
l’informazione e le telecomunica-
zioni: questo consentirebbe da una
parte di colmare il digital divide
che caratterizza ancora diverse
aree del nostro territorio - consen-
tendo anche all’investitore privato
di ottimizzare le proprie azioni ba-
sandosi su un piano di sviluppo
realmente aderente alle necessità
urbanistiche e di sviluppo locali - e,
dall’altra, di predisporre gli enti
locali presenti sul territorio
all’integrazione con le smart city
più prossime; in questo modo i pic-
coli comuni diventerebbero gli ele-
menti di base per la costituzione di
una smart community che coinvol-
ga comuni limitrofi!
La sfida è sicuramente ambiziosa
ma il risultato può essere raggiunto
se concorrono due fattori chiave: la
volontà politica degli amministra-
tori locali da una parte, e la dispo-
nibilità di professionisti in grado di
guidare tali iniziative verso le tec-
nologie più appropriate, capaci di
gestire e immaginare complessi
sistemi interconnessi, dall’altra.
Per questo secondo ruolo
l’ingegnere dell’informazione è
chiaramente tra coloro che potreb-
bero chiamarsi a ricoprire tale
compito.
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
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PROFESSIONE
di Marcello MANFREDI
introduzione di C. CUCCULELLI
Si è spesso portati ad associare
l ’ i nn ov a z i o ne t ec n ol og i c a
all’invenzione di nuovi dispositivi o
nuove tecnologie a servizio di qual-
cuno o qualcosa, ma spesso inno-
vare vuol dire applicare le tecnolo-
gie esistenti a nuovi ambiti e conte-
sti per ottenerne risultati migliori.
E’ questo il caso di un progetto che
prevede l’applicazione di tecnolo-
gie elettroniche e sistemi di calcolo
per un innovativo approccio al mo-
nitoraggio dello stato conservativo
dei beni culturali, applicato in una
piccola realtà della provincia pave-
se: a presentarci l’iniziativa è Mar-
cello Manfredi, Ph.D. Student pres-
so l’Università degli Studi del Pie-
monte Orientale "A. Avogadro" e
autore del progetto.
Il progetto
La conservazione dei beni cultura-
li è una sfida che può essere vinta
solo con l'aiuto della scienza e
dell'innovazione tecnologica. Negli
ultimi anni numerosi metodi spet-
troscopici sono stati applicati per la
diagnosi e la conservazione nel
campo dei beni culturali.
Nell'antica chiesa di Santa Maria
di Castello a Valle Lomellina (PV)
sono conservati cinque affreschi
del XV secolo, ora strappati e incor-
niciati, che furono scoperti per ca-
so negli anni ‘70. Gli affreschi
strappati sono molto sensibili a
variazioni di temperatura e umidità
perché sono incollati su uno strato
di lino, incorniciati e appesi.
Per questo motivo è stata svilup-
pata una tecnica non invasiva di
monitoraggio dello stato di conser-
vazione degli affreschi: questa tec-
nica utilizza LED multispectral Ima-
ging e analisi statistica multivaria-
ta: il metodo è automatico, veloce
e affidabile.
Monitorando gli affreschi nel tem-
po siamo in grado di avvisare i con-
servatori in caso le condizioni di
conservazione ambientali non fos-
sero adeguate e in presenza di si-
tuazioni di degradazioni pericolose
per l'oggetto. Il progetto è finanzia-
to dal Comune di Valle Lomellina,
dall'Università del Piemonte Orien-
tale, dalla Fondazione Cariplo e
dall’azienda Curtiriso.
Hardware
L'hardware della tecnica è costitu-
ito da una sorgente di radiazione
monocromatica fredda, un rivela-
tore ed un elaboratore. La radiazio-
ne che proviene dalla sorgente col-
pisce l'oggetto da analizzare e par-
te di essa viene riflessa verso il rile-
vatore, portando con sè informa-
zioni sulla superficie da cui è stata
riflessa e viene quindi catturata dal
rilevatore per una successiva ela-
borazione con un computer.
Come sorgente viene utilizzata la
luce LED, che permette di esporre
l'oggetto soltanto alla quantità mi-
nima di luce necessaria all'analisi e
fornisce un segnale ad alta risolu-
zione, qualità e contenuto spettra-
le.
Il sistema di rilevazione è costitui-
to da un sensore CCD monocroma-
tico full frame, con CCD array di
7216 x 5412 pixels, e con pixel di
6.8 micron di dimensione.
La tecnica prevede che l'oggetto
da esaminare venga illuminato per
ciascuna volta da ogni singola lun-
ghezza d'onda, tramite l'accensio-
ne dei LED; l'immagine dell'oggetto
(riflettanza) viene acquisita dal ri-
velatore (CCD), ottenendo un data-
set tridimensionale dove gli assi x e
y corrispondono alle coordinate dei
LED e immagini spettroscopiche per tutelare i beni culturali
Sopra - L’affresco di Santa Lucia e Sant’Antonio Abate al momento del ritrovamento (a) e
oggi, dopo il restauro conservativo (b).
a) b)
SCIENZA & INNOVAZIONE
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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
pixel e l'asse z riporta le lunghezze
d'onda selezionate.
Questa tecnica, oltre a essere non
-invasiva, efficiente e riproducibile,
offre la possibilità di monitorare
intere superfici anche di grandi
dimensioni, che con le tecniche
spettroscopiche classiche non sa-
rebbe possibile esaminare, poiché
troppo grandi per essere studiate
con strumenti che permettono solo
l'analisi puntuale (un pixel alla vol-
ta).
Software
La parte di calcolo è stata svilup-
pata utilizzando:
• ImageJ - è un software di elabo-
razione digitale delle immagini,
open source e basato su Oracle-
Java, per il quale sono disponibili
diverse free plugin e macro;
• Matlab (The MathWorks, ver-
sion R2007b) - è un ambiente
per il calcolo numerico e l’analisi
statistica, che ci ha permesso di
sviluppare tool per trattare data-
set di grandi dimensioni come le
immagini multispettrali, cosa che
non è possibile con altri software
commerciali.
Algoritmo della tecnica
a) Costruzione di un modello con
carte di controllo
Nella prima parte viene costruito
un modello dell’affresco attraverso
l’utilizzo delle carte di controllo e
l’analisi delle componenti principa-
li: questa fase permette di costrui-
re i limiti entro i quali l’oggetto
viene definito in controllo statistico
e quindi in buono stato di conser-
vazione.
– Acquisizione di repliche delle
i m m a g i n i m u l t i s p e t t r a l i
dell’affresco per caratterizzare la
variabilità naturale dello strumento
e dell’affresco: tutte le repliche
vengono allineate attraverso un
software automatico di allinea-
mento (ImageJ).
– Analisi delle componenti princi-
pali: sul dataset vengono eseguite
le componenti principali, ossia
un’operazione matematica che
permette di ridurre la dimensiona-
lità del dataset e di trovare la cor-
relazione tra le variabili presenti
(Matlab).
Sopra, da sinistra verso destra: Prof. Bill Christens-Barry (Equipose, MD, USA), Prof. Emilio Marengo,
Prof. Elisa Robotti, Prof. Greg Bearman (ANE Image, CA, USA), Dr. Marcello Manfredi.
La tecnica prevede di illuminare l’oggetto da monitorare con un dispositivo a LED, utilizzando
diverse lunghezze d’onda, raccogliendo le differenti immagini e procedendo poi ad elaborarle
per evidenziare eventuali segni di degrado nello stato di conservazione.
Il livello di conservazione viene poi definito paragonando i risultati ottenuti con il modello
statistico creato come riferimento del “perfetto stato di conservazione”.
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SCIENZA & INNOVAZIONE
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
SCIENZA & INNOVAZIONE
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– Carte di controllo: le componen-
ti principali vengono utilizzate per
costruire le carte di controllo e
quindi per calcolare i limiti entro i
quali l’oggetto viene definito in
controllo statistico e quindi in buo-
no stato di conservazione (Matlab).
b) Monitoraggio nel tempo
dell'oggetto
L’oggetto, una volta costruito il
modello, è pronto per essere moni-
torato nel tempo.
– Acquisizione del campione: vie-
ne acquisita un’immagine multi
spettrale dell’oggetto attraverso il
sistema di imaging ogni volta che si
desidera effettuare un controllo.
– Risultati: il software è in grado
di rilevare se sono presenti cambia-
menti di riflettanza e quindi possi-
bili fenomeni degradativi, localizza-
re l’eventuale zona che si sta de-
gradando e rilevare cambiamenti
di forma, attraverso l’utilizzo di
griglie di deformazione (Matlab).
La tecnica è già in uso in altri tre
distinti progetti di monitoraggio e
diagnostica:
- Progetto per il monitoraggio del-
lo stato di conservazione dei Ma-
noscritti del Mar Morto a Gerusa-
lemme, Israele, progetto finanziato
dal Ministero dei Beni Culturali I-
sraeliano.
- Collaborazione con la Libreria
del Congresso degli Stati Uniti, do-
ve sono presenti i più avanzati la-
boratori nel campo della conserva-
zione dei manoscritti e dei beni
culturali, per il monitoraggio dello
stato di conservazione dei loro do-
cumenti più importanti.
- Progetto pilota di monitoraggio
della conservazione di un’opera
d’arte moderna in gomma di Carol
Rama in collaborazione con il Cen-
tro di Conservazione e Restauro
“La Venaria Reale” di Torino e il
Museo del Novecento di Milano.
Il team scientifico è composto dal
Prof. Bill Christens-Barry (Equipose,
MD, USA), Prof. Emilio Marengo,
Prof. Elisa Robotti, Prof. Greg Bear-
man (ANE Image, CA, USA), Dr.
Marcello Manfredi, Dr. Marco Bob-
ba (Università del Piemonte Orien-
tale).
La tecnica, già applicata e accettata in biologia, medicina, ecologia marina e controllo
dell’inquinamento atmosferico, è ora applicata anche per il monitoraggio dello stato di
conservazione dei Manoscritti del Mar Morto, a Gerusalemme.
affreschivallelomellina.jimdo.com
Sopra - un’immagine della strumentazione
utilizzata per l’acquisizione delle immagini
multi-spettrali tramite illuminazione a LED.
Questo approccio consente un’alta
efficienza, riducendo il calore e lo stress
arrecato all’oggetto sotto esame, una
maggiore qualità spettrale e l’eliminazione di
lunghezze d’onda non desiderate.
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di Christian CUCCULELLI
E-book, o libro elettronico.
L’annoso dilemma della carta digi-
tale contro quella tradizionale, che
vede contrapposti editori, scrittori,
lettori, educatori e istituzioni.
La “freddezza” di un lettore di e-
book, la praticità e il costo non
sembrano poter competere con “il
profumo delle pagine” di un buon
libro cartaceo e la cosa, da un pun-
to di vista prettamente percettivo,
ha un suo senso.
La questione va però affrontata
da prospettive diverse: da un lato
c’è la questione del contenuto,
de l l ’ i n form az i one , m entre
dall’altro c’è la questione del sup-
porto. Credo che la prima questio-
ne da affrontare sia proprio quella
del contenuto. L’informazione con-
tenuta nel testo di un libro è sog-
getta a tutte le distorsioni esistenti
su un canale di comunicazione uni-
direzionale: è lo scrittore che sce-
glie le parole, i costrutti e la forma
di scrittura a lui più congeniale per
trasmettere il proprio messaggio
informativo, ed è il lettore che,
sulla base della propria esperienza,
interpreta tale messaggio.
L’ambiente in cui opera lo scritto-
re, le circostanze in cui il lettore si
approccia alla lettura, gli stati emo-
tivi dell’uno e dell’altro, le proprie
esperienze e il proprio bagaglio
culturale sono solo alcuni degli ele-
menti distorsivi che possono influi-
re sul piano comunicativo tra chi
scrive e chi legge (basti pensare
alle barriere linguistiche). Questo
avviene oggi con un libro cartaceo,
ma avveniva anche in passato con
testi scritti su un papiro o su una
tavoletta di argilla.
Nessuno ci vieterebbe, oggi, di
riproporre un romanzo di Ken Fol-
lett su delle tavolette di argilla o di
inciderli su una parete di roccia:
semplicemente non è pratico da
distribuire, o da leggere, rispetto
alle tecnologie oggi disponibili e
alle esigenze del mercato editoriale
e dei lettori. La carta ricopre stori-
camente un ruolo importante per
la diffusione della conoscenza e
dell’informazione, grazie alle sue
caratteristiche di praticità, econo-
micità e, fino a qualche anno fa, di
sostenibilità. E’ un supporto ormai
talmente radicato nelle varie cultu-
re che è diventato comune pensar-
lo come l’unico disponibile: non si
riesce ancora ad accettare o a im-
maginare un “libro che non sia su
carta”. Nel parlare comune ci rife-
riamo spesso al contenuto con e-
spressioni del tipo: «Ma che bel
libro! Te lo consiglio!»; proviamo a
riflettere bene sul significato di
questa affermazione. In realtà non
stiamo consigliando il libro in quan-
to oggetto, ma stiamo sponsoriz-
zando il suo contenuto. E’ chiaro
che sia proprio questo l’aspetto
chiave su cui si impernia la discus-
sione: al centro del “conflitto” non
c’è il libro in quanto contenuto, ma
in quanto supporto!
Mentre la scrittura è la forma
assunta dall’informazione - un’altra
forma potrebbe essere quella pit-
torica - la carta è un supporto. Se
volessi comunicare il mio messag-
gio in forma scritta propenderei
probabilmente per utilizzare un
foglio di carta, o una lavagna ma,
se volessi esprimere lo stesso mes-
saggio in forma pittorica, potrei
utilizzare una tela o un muro.
Con l’avvento dell’elettronica si è
arrivati ad avere una rappresenta-
z i o n e e l e t t r o - m a g n e t i c a
dell’informazione, che sfrutta sup-
porti magnetici (o ottici) per la me-
morizzazione dei contenuti. La car-
ta digitale, seppur nata con obietti-
vi diversi, si pone come supporto
alternativo mantenendo alcune
caratteristiche delle soluzioni digi-
tali e altre della soluzione cartacea.
Si tratta di fatto di un contenuto
digitale che viene reso disponibile
al lettore mediante un supporto
tecnologico complesso che cerca di
imitare le principali caratteristiche
della carta: prima fra tutte l’utilizzo
di uno schermo che sfrutta la luce
ambientale anziché la retro-
illuminazione. Questo approccio
non solo consente un notevole ri-
sparmio energetico rispetto agli
altri schermi attualmente in com-
mercio, ma offre soprattutto una
valida user experience evitando
tutte le difficoltà e i disturbi deri-
vanti da una prolungata lettura su
un video retro-illuminato.
L’altra caratteristica di un e-book
è quella di rappresentare
l’informazione in forma liquida.
Con questa espressione ci si riferi-
sce ad un contenuto che può esse-
re visualizzato su più dispositivi
senza particolari vincoli tecnici o
E-book, tra forma e contenuto
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SCIENZA & INNOVAZIONE
Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
tecnologici dettati dal dispositivo
stesso. Proviamo a fare un esempio
pratico considerando un documen-
to in formato PDF (Portable Docu-
ment Format): la diffusione di que-
sto formato è dovuta essenzial-
mente alla sua grande capacità di
poter gestire sia testo che immagi-
ni, di essere privo di costi di licenza
e soprattutto di essere interopera-
bile. In un PDF si parte proprio dal
concetto di pagina, potendone im-
postare le dimensioni, le caratteri-
stiche grafiche, gli spazi, etc,
all’interno della quala viene collo-
cato il contenuto desiderato. No-
nostante il formato sia dichiarata-
mente portable, non è sempre vero
che un documento PDF venga vi-
sualizzato correttamente a prescin-
dere da caratteristiche hardware o
software del dispositivo utilizzato
per leggerlo e ciò è ancor più ap-
prezzabile se si pensa ai vari dispo-
sitivi mobile oggi disponibili - non
so se avete mai avuto modo di leg-
gere un PDF su uno smartphone! -
caratterizzati da schermi di tecno-
logie diverse, da nuovi e variegati
sistemi operativi e soprattutto da
un’ampia varietà di dimensioni fisi-
che! E’ proprio la presenza della
grafica che rappresenta il principa-
le vincolo di questo formato in
quanto il messaggio - informativo o
puramente grafico - che si vuole
trasmettere rimane tale solo se la
pagina in questione viene mante-
nuta integra e completa: questo fa
si che sui dispositivi di piccole di-
mensioni si debba scegliere tra la
leggibilità del documento
(perdendo però il contesto grafico)
e la grafica (perdendo però in leggi-
bilità).
Molti giornali e quotidiani, per
esempio, offrono i contenuti della
propria testata in formato e-book,
quando in realtà si tratta di un do-
cumento PDF: tale scelta è dovuta
all’importanza che la grafica riveste
per questi prodotti editoriali e alla
maggior diffusione di notebook e
tablet che, ad oggi, offrono sicura-
mente una maggior leggibilità per
questo formato. L’e-book, a diffe-
renza del PDF, non prevede il con-
cetto di pagina e il contenuto viene
ripartito sul singolo dispositivo in
base alle caratteristiche del dispo-
sitivo stesso: chi ha avuto occasio-
ne di leggerne uno avrà sicuramen-
te notato, ad esempio, che non
esiste la numerazione delle pagine
ma viene riportata la percentuale
del contenuto consumato, in quan-
to parametro variabile con il dispo-
sitivo in uso: proprio come i liqui-
di, il contenuto di un e-book si
adegua al contenitore che lo ospi-
ta!
La praticità e le funzionalità che i
dispositivi di lettura per e-book
offrono (sincronizzazione, segnali-
bri, note, evidenziature, link a ri-
sorse remote, light web browser,
etc...), rendono questi strumenti
sempre più allettanti e molto frui-
bili in alcuni contesti - si pensi ad
esempio alla lettura di un libro car-
taceo mentre stiamo utilizzando i
mezzi pubblici - tanto da guada-
gnarsi via via una maggior diffusio-
ne. Come ogni strumento, esistono
condizioni più o meno favorevoli al
suo utilizzo: l’e-book può essere -
ad esempio - un fantastico alleato
per riavvicinare le persone al gusto
della lettura in un Paese notoria-
mente poco propenso a questa
attività, o per consentire un ap-
proccio allo studio più semplice e
‘naturale’ per i nostri ragazzi, sfrut-
tando delle tecnologie ormai co-
muni e diffuse tra i più giovani.
Un buon professionista è colui
che partecipa, con le proprie com-
petenze e il proprio bagaglio pro-
fessionale, anche alla crescita e allo
sviluppo sociale della propria co-
munità: è importante quindi pro-
muovere un uso consapevole di
tutte le soluzioni tecnologiche che
vadano in questa direzione e l’e-
book è una di queste.
Per un contenuto liquido l’avanzamento viene riportato come percentuale (a sinistra),
mentre per un PDF rimane il concetto di pagina (a destra).
SCIENZA & INNOVAZIONE
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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013
di Stefano TAZZI
Sabato 27 aprile 2013 - decido di
scrivere di getto queste righe su
una poltrona dell’International Air-
port of San Francisco, in attesa del-
la partenza del volo per l’Italia al
termine di una breve ma intensa
full immersion nella cultura della
Silicon Valley grazie al programma
Mind The Bridge Startup School
dove ho rappresentato FindYourI-
taly, startup vincitrice di una borsa
di studio del programma di incuba-
zione trimestrale presso il Polo
Tecnologico di Pavia.
La Silicon Valley è una striscia di
terra a sud di San Francisco, sede
delle principali aziende da dove è
partita e continua a rinnovarsi la
rivoluzione digitale globale: dopo
HP negli anni quaranta si sono sus-
seguite a varie ondate Intel, Xerox,
Apple, 3Com, Adobe, Cisco, Oracle,
Yahoo!, Google, eBay, LinkedIn,
Facebook, ecc.
Occupandomi di tecnologie infor-
matiche da oltre quindici anni, ven-
ticinque se ci metto anche i periodi
di studio, quest’area è per me
qualcosa di ben noto da tempo.
Posso però affermare che, solo
dopo aver respirato il clima e aver
fatto un bagno di cultura locale, ci
si può rendere conto che una simi-
le concentrazione di aziende globa-
li che si rinnovano continuamente
e da cui nascono altre aziende glo-
bali possa esistere per un semplice
motivo: hanno creduto fortemente
che ciò poteva accadere! La fiducia
nel futuro e l’ottimismo lì sono
grandi. Lo si percepisce per strada
e negli uffici, dove la gente è sere-
na e tranquilla, accogliente come
forse in poche altre aree del mon-
do.
Questa fiducia si trasforma in
apertura mentale, trasparenza,
propensione alla condivisione del
sapere, propensione al rischio (se
mi va male oggi, domani mi andrà
meglio; fallire non è negativo; me-
glio provare e fallire che non tenta-
re affatto) e in tanti altri aspetti
positivi e costruttivi.
Il risultato di questo mix è un e-
cosistema che offre investimenti in
capitale di rischio ad ogni livello,
dal contributo iniziale di qualche
decina di migliaia di dollari,
all’angel che investe qualche centi-
naia di migliaia di dollari, sino ai
venture capital per qualche milione
di dollari.
Terminano la catena sia le grosse
aziende prima citate, sia altre a-
ziende meno note, tutte comunque
caratterizzate dalla disponibilità e
dalla capacità di compiere azioni di
acquisto o incorporazione di azien-
de innovative che - partendo dal
basso - hanno moltiplicato il pro-
prio valore garantendo un adegua-
to ritorno a tutti gli investitori della
filiera.
Tutto ciò comporta che, in Silicon
Valley rispetto a qualsiasi altra par-
te del mondo, per chi ha un’idea è
relativamente più facile realizzare
la propria startup, cercare i fondi
per farla crescere rapidamente e
quindi venderla oppure erigersi al
ruolo di big passando per la quota-
Silicon Valley, reportage di un’esperienza
Mind the Bridge Startup School Graduation - April 2013: da sinistra, Nicolò Bompieri
(Newspot), Lorenzo Lanzieri, Andrea Facchi, Paolo Raineri (My Agonism), Giovanni Miceli (City
Glance), Nicolò Briante (Newspot), Enrico Vecchio, Carlo Banfi, Dino Ricceri (City Glance),
Stefano Tazzi (Find Your Italy), Filippo Cannillo, Massimo Pegoraro (Shop The Mall).
zione in borsa. In questo percorso,
chi finanzia con capitale di rischio
deve vedere un importante ritorno
di investimento, ovvero un impor-
tante moltiplicazione di quanto
iniettato, cosa certamente più faci-
le per aziende il cui mercato è glo-
bale.
Questo contesto ha fatto si che si
creasse una sorta di corsa all’oro,
con persone che arrivano cariche di
speranza da ogni angolo del mon-
do, desiderose di compiere tutto il
percorso con la propria idea.
Conseguenza: un innalzamento
dell’asticella della competizione
per l’accesso ai finanziamenti, per
cui non basta avere una buona ide-
a ma occorre anche essere capaci
di presentarla al meglio, realizzan-
do un vero e proprio show. Anche
a questo preparano presso la Star-
tup School del Mind The Bridge.
Questa premessa offre lo spunto
per due riflessioni: come può par-
tecipare una startup italiana alla
filiera finanziaria e produttiva; co-
me si potrebbe replicare il modello
nel nostro Paese, ovvero capire se
è possibile e abbia senso portare
un nuovo modo di fare impresa.
Da notare che, in entrambi i casi,
c’è un’idea di fondo del fare impre-
sa differente da quella cui siamo
abituati: si crea per vendere, tutto
o parte, come se l’azienda fosse di
per sé un prodotto; si accetta un
compagno di viaggio importante e
ingombrante, il cui unico obiettivo
è far crescere rapidamente per poi
uscire monetizzando il più possibi-
le.
Nel primo scenario, inserimento
nella filiera della Valley, ovvero
raccolta di capitale per finanziare la
propria idea con l’obiettivo di ven-
dere ad un grosso soggetto: tutto
può accadere, mai porsi preclusioni
a priori.
Tuttavia, il percorso plausibile
per trovare finanziamenti in loco è
quello di arrivare non solo con
l’idea, ma dopo aver dimostrato il
proprio potenziale e magari aver
già raccolto qualche finanziamen-
to, ovvero dopo aver passato i pri-
mi filtri. Fatto questo, occorre sicu-
ramente una presenza aziendale in
loco, per cui uno schema che pre-
veda azienda locale con eventuale
consociata in Italia.
La presenza in loco è però man-
dataria, con tutta una serie di com-
plicazioni legate a visti e permessi
di soggiorno (banalmente, da met-
tere a budget pratiche legali con
parcella nell’ordine dei 10.000 dol-
lari).
Secondo scenario: replicare il
medesimo percorso in Italia? Le
possibilità ci sono, ma enorme-
mente inferiori in termini quantita-
tivi. In particolare, manca il merca-
to di sbocco finale per l’uscita da
parte del finanziatore. Contestual-
mente, anche il mercato dei capita-
li da apportare è scarsamente svi-
luppato.
Dal quadro tracciato appare evi-
dente che - difficilmente - è possi-
bile sviluppare completamente in
Italia startup con un respiro globa-
le, ovvero in grado di scalare rapi-
damente in termini dimensionali al
fine di sostenere la competizione
internazionale.
La soluzione resta quindi l’estero,
tenendo presente che la Silicon
Valley non è l’unica opportunità,
anche se è il luogo dove i fondi rac-
colgono circa un quarto del merca-
to globale.
Il punto è che, in un mondo glo-
bale, una delle strade per persegui-
re lo sviluppo del nostro Paese è
quella di disporre di un sistema che
consenta la nascita di imprese glo-
bali.
Questo passa necessariamente
per un cambio culturale: dallo svi-
luppo della “mia” azienda allo svi-
luppo dell’idea con l’obiettivo di
arrivare eventualmente a monetiz-
zare e trasferire; da un mercato
locale con clienti nel raggio di qual-
che ora di viaggio al mercato globa-
le. Sopra - La distribuzione degli investimenti per aree geografiche a maggior spinta di
innovazione tecnologica .
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Qualcosa è stato fatto con gli ulti-
mi decreti del governo Monti
(decreto crescita, decreto svilup-
po), soprattutto sul tema startup,
ma ancora molto c’è da fare in te-
ma di detassazione e semplificazio-
ne burocratica per attrarre investi-
menti anche dall’estero. Anche una
spinta alla ricerca di prodotti con
un mercato globale potrebbe esse-
re interessante, prescindendo
dall’aspetto tecnologico.
Una cosa certa è che i talenti e le
competenze non mancano, come
prova il network di italiani che ho
avuto modo di conoscere grazie
alla frequentazione del Mind The
Bridge e che ci hanno aperto le
porte di aziende importanti. A fian-
co di questi già affermati, occorre
lodare l’impegno e il coraggio di chi
ha fatto le valigie ed è pronto a
inseguire i suoi sogni scalando le
montagne di cui ho narrato.
Nel riquadro sono riportate le
storie di City Glance, My Agonism,
Shop The Mall, Newspot e Fin-
dYourItaly.
Prima che nelle aziende occorre
credere nelle persone che ne stan-
no alla base, consapevoli del fatto
che al successo potrà seguire an-
che il give back, il rendere qualcosa
al posto da cui si è partiti, altro ele-
mento di base della cultura ameri-
cana.
Menzione anche per Mind The
Bridge, che incarna appunto il give
back, e per il Polo Tecnologico di
Pavia, struttura sul territorio da cui
è partita questa avventura.
Qualcuno che si occupa di semi-
nare su un terreno impervio c’è e
per questo va encomiato, nella
speranza che sia anche imitato da
altri e supportato in modo sempre
maggiore dalle istituzioni.
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www.cityglance.co
Cityglance è la prima social mobile app che crea connessioni tra le persone sui mezzi pubblici di tutto il mondo. Ci-tyGlance permette ai propri utenti di conoscersi e rendere piacevole il proprio viaggio. Attraverso un semplice check-in gli utenti potranno vedere gli amici presenti sulla tratta che stanno percorrendo e condividere così il percorso insie-me. Inoltre ogni persona potrà condividere in modo anonimo e non, tutto ciò che gli passa per la mente, geolocalizza-to sulla tratta percorsa, favorendo così l'interazione tra gli utenti delle stesse tratte. L'applicazione sarà disponibile da Giugno su iPhone e Android in versione BETA nella città di Milano.
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Shop The Mall è una App che consente alle persone di ricevere tutte le offerte dei principali negozi di prossimità rispetto alla posizione in cui ci si trova. Particolari meccanismi di ranking delle offerte, di segnalazione agli amici e di controllo del completamento del ciclo di acquisto rendono il sistema particolarmente innovativo e interessante.
Newspot è la prima App per iPad che ti permette di leggere la versione pdf dei principali quotidiani senza pagare la copia. Il funzionamento è semplice: prima della lettura si visualizzano 10 spot pubblicitari che permettono di "pagare" la copia all'editore.
www.findyouritaly.com
Find your Italy offre la possibilità di riscoprire un turismo più vicino alla realtà dei territori italiani, proponendo sele-zioni uniche di esperienze in aree territoriali che rappresentano l’arte e la cultura italiana, costruendo il proprio viag-gio da soli per assecondare le passioni, i desideri e i sogni di chi visiterà l'Italia. Tutto questo cercando di portare be-neficio alle realtà locali ed al territorio.
www.polotecnologicopavia.it
Realtà innovativa che unisce all'offerta di spazi e tecnologie per le aziende che intendono insediarsi nelle sue struttu-re, l'opportunità di contatti e partnership per moltiplicare le possibilità di impresa e lo sviluppo dell'attività imprendi-toriale. Unendo nello stesso luogo fisicamente e concettualmente aziende di alto profilo e start up, il Polo Tecnologi-co realizza una piattaforma di scambio e confronto. Un luogo di coabitazione in cui ogni singola identità è partecipe di un processo di innovazione, in cui si impara direttamente dalle esperienze e dalle esigenze di ciascuno.
www.mindthebridge.org
Acceleratore di startup e fondo di investimento per la fase iniziale, basato a San Francisco (California). Partito nel 2007 su iniziativa di Marco Marinucci - ex. Google - inizialmente focalizzato sullo sviluppo dell’ecosistema delle star-tup italiane, costruendo un ponte con la Silicon Valley, sta assumendo un respiro sempre più multinazionale iniziando ad operare anche in altri paesi.
di Marco Carlo SPADA
Ci eravamo lasciati con un “viag-
gio” nell’antichità che aveva messo
in evidenza come ci sia una stretta
relazione fra la notazione (la rap-
presentazione dell’informazione) e
gli algoritmi che in qualche modo
da questa vengono ispirati o condi-
zionati.
È un relazione su cui tornerò an-
cora in quanto gli approfondimenti
cui sono obbligato dall’impegno
del curare questa sezione mi stan-
no facendo scoprire altri fatti stori-
ci che lo confermano. D’altronde
per tutta l’antichità il principale
supporto per l’esecuzione dei cal-
coli fu di tipo notazionale, sia nella
forma della rappresentazione dei
numeri che (come l’abaco) in quali-
tà di strumenti per il supporto alla
memorizzazione dei risultati inter-
medi necessari al raggiungimento
del risultato. Quindi potremmo
sintetizzare il percorso evolutivo
della nostra disciplina di riferimen-
to (l’informatica) nella ricerca di
forme di rappresentazione dell’in-
formazione (dei dati) efficienti per
l’implementazione di algoritmi,
nella ricerca di algoritmi efficienti
nel conseguimento dei risultati ed
infine nella ricerca di forme per la
rappresentazione dei dati e di rela-
tivi algoritmi adatti all’utilizzo degli
stessi su macchine in grado di ese-
guire il calcolo automaticamente.
Adottando questo punto di vista,
come ho già avuto modo di sottoli-
neare, non dovremmo più stupirci
del fatto che l’informatica sia una
disciplina che trova radici molto più
indietro nel tempo di quanto non si
creda comunemente. Osservo a
questo proposito che anche la crit-
tografia, una delle branche più at-
tuali nel recente sviluppo delle ap-
plicazioni informatiche correlate
alla sicurezza, affonda le sue radici
in tempi remoti.
Dunque facciamo un “salto” in
avanti rispetto ai lontani egizi del
numero scorso, per passare alle
prime “macchine” vere e proprie
per fare calcoli. Tutta la bibliografia
che ho potuto consultare è concor-
de nel distinguere fra macchine per
il calcolo “analogico” e macchine
per il calcolo “digitale”.
Fondamentale in entrambi i casi
è il termine “macchina” da inten-
dersi qui in senso antropologico
(cfr. http://www.treccani.it/
vocabolario/macchina/) come il
manufatto in grado di «compiere
azioni predeterminate con rispar-
mio di fatica o tempo» quando
mosso da forza umana, e non con
l’accezione contemporanea di cui
al punto 5. della stessa Treccani
che però qui vi include, secondo
me impropriamente, anche la Pa-
scalina e la m. di Babbage.
Per quanto attiene la distinzione
fra analogico e digitale, questa può
apparire più sfumata. Ad esempio i
tamburi rotanti usati nelle macchi-
ne di Pascal o di Babbage avevano
dei meccanismi che garantivano
l’arresto del meccanismo in una
delle dieci posizioni corrispondenti
alle cifre; per contro i contatori del
gas o dell’acqua, che similmente
presentano delle cifre serigrafate
sui rulli posti in rotazione dal volu-
me misurato, possono assumere
qualsiasi posizione attorno al loro
asse fornendo una misurazione di
tipo analogico.
Le macchine analogiche hanno
una storia più antica in quanto nac-
quero per risolvere problemi prati-
ci di calcolo collegati al movimento
Il calcolo meccanico da Anticitera al XX secolo
Frammento principale del meccanismo - La macchina era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello
spessore di un libro, costruita in bronzo e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta
da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato.
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degli astri quali la determinazione
della posizione dell’osservatore in
funzione della posizione degli astri
stessi, la posizione del sole in
un’ora di un dato giorno dell’anno
o ancora dell’ora o del tempo che
intercorreva fra il momento
dell’osservazione e l’alba o il tra-
monto. La costruzione di una mac-
china analogica presenta il vantag-
gio di poter affrontare un proble-
ma di cui non sono note nel detta-
glio le complesse leggi matemati-
che, come accadeva nell’antichità
per il calcolo dei movimenti dei
pianeti. La conoscenza di tali leggi
matematiche risulta, per contro,
necessaria per l’esecuzione dei cal-
coli, implementando adeguati algo-
ritmi su macchine digitali.
Le macchine analogiche per i cal-
coli sulle posizioni dei corpi celesti,
( g e n e r i c a m e n t e c h i a m a -
te astrolabi), sono in genere com-
poste da lamine di metallo, arric-
chite da incisioni necessarie per
leggere i risultati, poste in movi-
mento da ruote dentate ad esse
solidali. Il componente più impor-
tante di questi strumenti analogici
è il meccanismo conduttore, che
viene realizzato per mezzo di siste-
mi di ingranaggi di complessità
comparabile a quella dei gruppi
differenziali delle automobili. Fino
al 1959 si pensava che i primi di-
spositivi di questo tipo risalissero
alla seconda metà del sedicesimo
secolo, anticipando quindi di poco
(come vedremo) le prime macchine
digitali. In quell’anno il professor
Derek de Solla Price pubblicò la
descrizione preliminare di uno
strumento davvero notevole rinve-
nuto diversi anni prima (nel 1900)
da un gruppo di pescatori di spu-
gne greci nei pressi dell’isola di An-
ticitera da cui prende il nome. Si
trattava proprio di un astrolabio
rinvenuto in un relitto di nave in
rotta fra Rodi e Roma riconducibile
all’età cristiana (87d.c.). Lo stru-
mento, che ad un primo superficia-
le esame sembrava essere un bloc-
co di bronzo facente parte di una
delle statue recuperate dal relitto,
si rivelò invece essere un astrolabio
per merito delle analisi ai raggi X e
ai raggi gamma eseguite da Price,
esperto di meccanismi antichi. In
origine il meccanismo doveva esse-
re contenuto in una scatola di le-
gno di circa 30 cm di altezza, 20 cm
di larghezza e 10 cm di profondità
e conteneva circa 30 ingranaggi
differenti; fra questi vi era sor-
prendentemente un “supporto gi-
revole differenziale epiciclico” co-
stituito da un unico grande ingra-
naggio che poteva essere ruotato
in direzioni diverse per mezzo di
due piccole ruote dentate. Per rico-
struire il completo funzionamento
della macchina di Anticitera ci vol-
lero circa venti anni di studi appro-
fonditi al termine dei quali fu possi-
bile realizzarne una copia funzio-
nante, oggi custodita nel Museo
Archeologico di Atene.
Questo strumento dimostra che
le macchine analogiche sono molto
più antiche di quanto si sia creduto
per molti secoli in seguito alla loro
apparente scomparsa durata quin-
dici secoli.
L’astrolabio e i suoi derivati non
rappresentano però l’unico tipo di
macchina analogica. Le macchine
integratrici automatiche formano
un’altra importante categoria di
strumenti che sono stati utilizzati
per risolvere problemi con equa-
zioni differenziali o per modellare il
comportamento di sistemi molto
complessi - quali le maree degli
oceani - e sono state utilizzate fino
agli ultimi anni del ventesimo seco-
lo.
Il calcolo degli integrali ha sem-
pre rappresentato una notevole
difficoltà nel caso di funzioni com-
plesse o in quei problemi in cui la
Il ritrovamento - Il meccanismo fu ritrovato nel
1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di
pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di
una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi
sull'isoletta rocciosa di Cerigotto.
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Derek J De Solla Price (1922-1983) -
Contribuì in maniera fondamentale allo
studio della macchina di Anticitera.
funzione da integrare non è nota
nella sua forma analitica. Nel XIX
secolo, in concomitanza con il com-
pletamento della moderna forma-
lizzazione del calcolo infinitesimale,
vennero costruite le prime macchi-
ne meccaniche per l’esecuzione di
questi calcoli. Uno dei più semplici
sistemi analogici di calcolo delle
aree di funzioni complesse consiste
nel disegnare la funzione su carta,
ritagliarne la porzione equivalente
all’area descritta dall’integrale
sull’intervallo di interesse e pesar-
la. Il rapporto fra il peso ottenuto e
il peso specifico della carta restitui-
sce il valore dell’integrale ricercato.
Naturalmente il risultato così otte-
nuto rappresenta solo un’ap-
prossimazione del valore cercato in
quanto è condizionato dalla preci-
sione con cui si disegna la funzione,
dall’uniformità della densità del
foglio di carta e dalla accuratezza
della bilancia. Comunque, nono-
stante i limiti evidenziati, questo
metodo è stato utilizzato molto
spesso in passato per ottenere ra-
pidamente il valore degli integrali
ricercati. Alcune fonti attribuiscono
a James Thomson (http://
i t . w i k i p e d i a . o r g / w i k i /
J a m e s _ T h o m s o n ( f i s i c o ) )
l’ideazione del primo dispositivo
meccanico basato su un disco ro-
tante, una sfera ed un cilindro ca-
pace di eseguire integrazioni ele-
mentari; in altri testi ho trovato
riferimenti a Johann Martin Her-
mann (1814) e Tito Gonnella
(1825). Ad ogni modo, il meccani-
smo funzionava facendo ruotare il
disco intorno al suo asse in funzio-
ne della variabile indipendente del-
la funzione, su di questo la sfera
veniva tenuta ad una distanza
dall’asse del disco pari all’ordinata
ed era a contatto con il cilindro che
veniva portato in rotazione.
L’ampiezza di rotazione di
quest’ultimo corrispondeva al valo-
re dell’integrale. Le macchine di
questo tipo sono chiamate plani-
metri. Rimando alla pagina di wiki-
pedia (http://it.wikipedia.org/wiki/
Planimetro) per un approfondi-
mento sulle caratteristiche costrut-
tive e sui dettagli di funzionamen-
to. Nel corso del XX secolo gli stru-
menti di questo tipo sono stati
sempre migliorati fino ad arrivare
alla macchina analogica più famosa
nota con il nome di “analizzatore
differenziale” realizzata da Vanne-
var Bush del MIT. Negli anni prece-
denti la seconda guerra mondiale
furono realizzate almeno cinque
copie della macchina di Bush che
trovarono ampio impiego nel cal-
colo delle tabelle balistiche. Una di
queste è rimasta famosa perché
realizzata da D.R. Hartree e A. Por-
ter presso la Moore School of Engi-
neering di Philadelphia con i com-
ponenti del meccano: era molto
più piccola e affidabile dell’o-
riginale di Bush e dimostrava la
possibilità di fare costruzioni utili
con i pezzi di un gioco per bambini!
Purtroppo tanto la macchina di
Bush quanto quella di Hartree sono
andate quasi completamente per-
dute; la prima come rottame men-
tre della seconda rimangono alcu-
ne parti al Museo delle Scienze di
L o n d r a . O v v i a m e n t e c o n
l’introduzione dei moderni calcola-
tori, l’interesse pratico per lo svi-
luppo di macchine di questo tipo è
venuto meno.
Torneremo, nel prossimo nume-ro, ad occuparci di macchine mec-caniche per esplorare la famiglia di quelle “digitali”. Potremo esami-narne “da vicino” un esemplare risalente al secondo dopoguerra e avremo la possibilità di provarne il funzionamento tornando ad uno dei nostri temi di riferimento: gli algoritimi.
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Sopra - L’analizzatore differenziale di Vannevar Bush
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Rif. Federica GUARNASCHELLI
Notizie dalla commissione
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Libriamoci...
La singolarità è vicina
Raymond Kurzweil
Diamo i numeri
www.ording.pv.it Sito Ordine di Pavia
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www.cii-croil.it Sito collaborativo CII – CROIL
LINK UTILI
I prossimi impegni della
Commissione
Ultimo mercoledì del mese,
riunione periodica presso la
sede dell’Ordine degli
Ingegneri.
Si consiglia di contattare la
segreteria per la conferma
del calendario.
In base ad una stima del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, nel 2011 si è abilitato il 56,3% dei potenziali “ingegneri”, laddove la corrispondente quota, prima del 2006, superava costantemente l’85%. In calo dunque il numero di ingegneri e ingegneri iuniores abilitati.
Diminuiscono gli ingegneri della sezione A (10.416 abilitati), ma continuano a calare soprattutto gli abilitati di primo livello che raggiungono nel 2011 il minimo storico: solo 1.244 abilitati contro i 1.358 del 2010. La conseguenza è che i laureati “dell’informazione” pur risultando una componente molto corposa tra i laureati che escono dall’università, costituiscono meno del 16% degli abilitati nel 2011.
La singolarità è vicina è un saggio pubblicato da Raymond Kurzweil nel 2005. L’autore è un pioniere nei campi del riconoscimento ottico dei caratteri, nel text-to-speech ed in questo testo, ampiamente dibattuto, espone le argomentazioni per supportare la tesi secondo cui la “singolarità tecnologica” si verificherà nell'arco della prima metà di questo secolo.
La singolarità è definita come un fenomeno risultante dalla combinazione di tre importanti tecnologie del Ventunesimo Secolo: la genetica, la nanotecnologia e la robotica (che include anche l'intelligenza artificiale). L'evoluzione di ciascuna di queste favorisce e accelera l'evoluzione delle altre. Quale sarà il risultato? Un po-tenziamento degli esseri umani un miglioramento dei nostri corpi e delle nostre menti, che grazie a queste tecnologie saranno in grado di superare la loro "biologicità".
Un testo interessante che propone una vista sul futuro prossimo. Buona lettura. C. Canobbio
C. Canobbio