8 - Notizie dalla Commissione

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Notizie dalla Commissione Anno III, n. 3 - maggio 2013 8 Ingegneria dell’informazione Commissione ingegneria informazione Formazione: ancora molti i dubbi 4 IN COMMISSIONE PROFESSIONE L’ingegnere dell’informazione: chi? 5 Il calcolo meccanico da Anticitera al XX secolo 19 SUSTAINABLE & SOCIAL ICT STORIA E CULTURA La California strizza La California strizza La California strizza La California strizza l’occhio a Pavia l’occhio a Pavia l’occhio a Pavia l’occhio a Pavia Phishing e Home Banking: rischi e tutele giuridiche 6 Dalle smart city alle smart community 9 LED e immagini spettroscopiche per tutelare i beni culturali 11 E-Book: tra forma e contenuto 14 Silicon Valley, reportage di viaggio 16

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Foglio informativo della Commissione dell'Ingegneria dell'Informazione dell'Ordine degli Ingegneri di Pavia

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Notizie dalla Commissione

Anno III, n. 3 - maggio 2013

8 Ingegneria dell’informazione

Commissione ingegneria informazione

Formazione: ancora molti i dubbi 4

IN COMMISSIONE

PROFESSIONE

L’ingegnere dell’informazione: chi? 5

Il calcolo meccanico da Anticitera al

XX secolo

19

SUSTAINABLE & SOCIAL ICT

STORIA E CULTURA

La California strizza La California strizza La California strizza La California strizza

l’occhio a Pavial’occhio a Pavial’occhio a Pavial’occhio a Pavia Phishing e Home Banking: rischi e

tutele giuridiche

6

Dalle smart city alle smart community 9

LED e immagini spettroscopiche per

tutelare i beni culturali

11

E-Book: tra forma e contenuto 14

Silicon Valley, reportage di viaggio 16

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Foglio informativo curato dalla Commissione dell’Ingegneria dell’Informazione dell’Ordine degli Ingegneri di Pavia. Ingegneria

dell’informazione - Notizie dalla commissione è una pubblicazione non periodica e non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001. Uffici c/o Ordine degli Ingegneri di Pavia, Via Indipendenza 11, 27100 PAVIA. Contatti Segreteria Ordine degli Ingegneri di Pavia Tel: 0382.22070 Fax: 0382.530478 E-Mail: [email protected] PEC: [email protected]

Referente notiziario:

Ing. Christian Cucculelli mail-to: [email protected]

Coordinatore della Commissione:

Ing. Stefano Tazzi mail-to: [email protected]

Eventi e Comunicazioni

Notizie dalla commissione

Ingegneria dell’informazione

Foto

Hanno collaborato a questo numero

Foto

[email protected]

[email protected]

Christian Cucculelli

Cristiano Canobbio

Foto

[email protected]

Stefano Tazzi

Foto

[email protected]

Marco Spada

Foto Massimiliano Prestinara

Foto Riccardo Colangelo

[email protected]

13 giugno 2013

“Comunicare in pubblico” Ordine degli Ingegneri di Pavia

25 settembre 2013

“Business writing” Ordine degli Ingegneri di Pavia

Ing. Christian Cucculelli

Coordinatore di Redazione

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[email protected]

Page 3: 8 - Notizie dalla Commissione

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Enti locali e professione: la comunicazione dell’ordine

Pagina 3

di Cristiano CANOBBIO

Con il protocollo 120/13

l’Ordine ha voluto comunicare a

tutti gli Enti Provinciali

l’importanza delle tecnologie digi-

tali. L’iniziativa nasce da una labo-

riosa attività in seno alla Commis-

sione dell’Informazione che ha rite-

nuto necessario, anche sulla scorta

di iniziative simili effettuate da altri

Ordini, dare visibilità al settore rap-

presentato. Infatti mai come in

questo momento s tori co

l’innovazione riveste l’importante

ruolo di strumento per ottenere

efficienza organizzativa ed offrire

migliori servizi ai cittadini a minor

costo. Ultimamente il governo sta

puntando molto sulle tecnologie

digitali per “recuperare” in efficien-

za e molte di queste norme hanno

inoltre un impatto diretto o indiret-

to sulla salute e sulla sicurezza dei

cittadini. Ora più che mai è impor-

tante valutare ogni investimento

fatto per il rinnovamento digitale,

cercando di massimizzarne i bene-

fici e minimizzarne i costi, senza

deroghe sulla qualità, utilizzando le

figure professionali adeguate: gli

ingegneri.

Molto bene quindi per

l’iniziativa della Commissione e un

ringraziamento al Presidente per

l’attenzione mostrata. Naturalmen-

te si tratta dell’inizio di un percorso

da compiere insieme agli Enti Pro-

vinciali. Noi siamo pronti.

IN COMMISSIONE

Iniziative locali e gruppi di lavoro

CIIdI

Lo scorso 16 marzo si è tenuto

un incontro a Bologna, a cui han-

no presenziato Stefano Tazzi e

Cristiano Canobbio. I temi affron-

tati sono stati quelli normativi di

interesse del terzo settore, antici-

pando l’invio della circolare CNI n.

194 del 19.03.2013. E’ stato, inol-

tre, presentato un lavoro di map-

patura delle competenze, in rac-

cordo con il progetto europeo e-

C o m p e t e n c e F r a m e w o r k

(partecipante per Pavia al GdL

Cristiano Canobbio).

Per quanto riguarda la partecipa-

zione di Stefano Tazzi al GdL UNIN-

FO, si segnalano alcuni rallentamen-

ti negli aspetti autorizzativi a livello

centrale.

CII-CROIL

Si è riunita il 20 marzo a Milano, a

cui ha partecipato Christian Cuccu-

lelli. I principali temi trattati sono

stati: esame di stato, formazione

permanente e partecipazione a ma-

nifestazioni ed eventi associativi in

cui presentare un proprio speach

(ISACA, itSMF).

Prosegue l’iter per la definizione

della collaborazione con la casa edi-

trice MAT per la pubblicazione su

web di articoli informativi (al GdL

partecipa Cristiano Canobbio).

Iniziative regionali e nazionali

Seminari

A seguito del successo della

giornata formativa sulla comunica-

zione, si è provveduto a pianificare

un ciclo di tre incontri previsti

nell’arco del 2013 (maggio, giugno

e settembre).

Sito Ordine

Sono terminate le attività di

aggiornamento del sito dell’ordine:

on-line le nuove funzionalità.

Legislazione di nostro interesse

Si mantiene alta l’attenzione alla

formazione continua, ai temi assi-

curativi e al codice deontologico.

In evidenza l’ultima spinta legi-

slativa relativa alle professioni non

regolamentate: su questo tema si

segnala una pronuncia da parte del

CNI, con la circolare n.194.

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Pagina 4

di Stefano TAZZI

L’articolo 7 del decreto del Pre-

sidente dell Repubblica n° 7 del 7

agosto 2012 (Riforma delle profes-

sioni) obbliga entro un anno a defi-

nire alcuni regolamenti, tra cui

quello relativo all’assolvimento

della formazione permanente. La

scadenza è quindi per l’agosto

2013.

Il suddetto articolo, al comma 1

recita quanto segue: Al fine di ga-

rantire la qualità ed efficienza della

prestazione professionale, nel mi-

gliore interesse dell’utente e della

collettività, e per conseguire

l’obiettivo dello sviluppo professio-

nale, ogni professionista ha

l’obbligo di curare il continuo e co-

stante aggiornamento della pro-

pria competenza professionale se-

condo quanto previsto dal presente

articolo. La violazione dell’obbligo

di cui al periodo precedente costi-

tuisce illecito disciplinare.

Sembrerebbe quindi che

l’articolo 7 della riforma delle pro-

fessioni faccia esplicito riferimento

solo ad atti di professione; questo

significa che dipendenti, o chi svol-

ge attività senza apporre firme, di

fatto non dovrebbe rientrare nel

suddetto obbligo. Tuttavia, queste

dichiarazioni raccolte in modo in-

formale durante una riunione ri-

chiedono conferma attesa con cir-

colare CNI. Dalle prime bozze di regolamen-

to circolate, l’impianto per il siste-

ma di formazione è quello dei cre-

diti formativi, con un numero mini-

mo di 30 crediti da mantenere; i

neo iscritti partiranno da 120 credi-

ti; chi è già iscritto da 60; ci saran-

no una serie di riconoscimenti per

attività varie e complementari

(attività ordinistica, attività forma-

tiva, ecc.). Anche questi elementi

non sono ancora definitivi. Tuttavi-

a, l’impianto è sicuramente questo. La bozza di regolamento propo-

sta dal CNI è stata enormemente

contestata da non pochi ordine. Ad

esempio, vi sono contestazioni di

chi ritiene che la formazione deve

essere interpretata come un ag-

giornamento delle competenze à

occorre quindi splittare le compe-

tenze relative all’ingegneria, identi-

ficando quelle di ciascun singolo

iscritto;

Altre osservazioni sono invece

pervenute dalla CROIL, su iniziativa

del Presidente dell’Ordine di Bre-

scia: cercare di evitare un sistema a

crediti che in molte altre situazioni

in cui è stato adottato ha dimostra-

to una notevole serie di limitazioni;

non puntare a suggerire una

"certificazione delle competenze"

ma solo limitarsi ad individuare le

modalità di riconoscimento dei

percorsi formativi. Questo, almeno,

per due motivi:

- o si introduce un livello ulterio-

re che certifica (in base a quale

criterio): le competenze;

- o si da per scontato che esisto-

no e sono definite in un docu-

mento le competenze degli

ingegneri dell’informazione.

Si propone anche che la certifi-

cazione delle competenze venga

gestita dagli ordini stessi; si è fatto

notare che il costo della formazio-

ne, qualora fosse in carico al solo

iscritto, per il settore informazione

andrebbe ad incidere notevolmen-

te sulla competitività. Si è proposta

una formazione a costo zero per gli

iscritti e gestita in piena autonomia

da parte degli Ordini Provinciali:

impostazione sostenibile solo a

fronte di un sistema di verifica ed

approvazione di quanto erogato

unificato a livello nazionale. Questi

sono i principali elementi emersi

dal thread relativo alla formazione

a crediti.

Il timore che il tutto divenga

esclusivamente un business o che

si corra il rischio di una mercifica-

zione dell’attività formativa è forte.

In questo contesto, il CNI pare

recepire in modo lieve le richieste

che pervengono dagli ordini. Continuerà comunque l’attività

di presidio e verifica in attesa che

vi sia la produzione del documento

finale.

IN COMMISSIONE

Formazione, ancora molti i dubbi

Page 5: 8 - Notizie dalla Commissione

di Cristiano CANOBBIO

L'attività professionale dell'in-

gegnere è giuridicamente ricono-

sciuta (L. 1395 del 24 giugno 1923;

R. D. del 31.12.1923, R.D. del 23

ottobre 1925) come "attività di

interesse pubblico ad elevata va-

lenza etico-sociale"; da ascrivere in

quel ristretto novero di professioni

per cui lo Stato italiano prevede la

costituzione di una struttura ordi-

nistica che, per suo mandato fon-

dativo, è istituzionalmente delega-

ta dalla collettività a sovrintendere

all'attività di "tutela degli interessi

superiori della collettività".

La Costituzione Italiana, all’Art.

33, prevede un esame di Stato per

l'ammissione ai vari ordini e gradi

di scuole o per la conclusione di

essi e per l'abilitazione all'eserci-

zio professionale.

Le attività professionali che

formano oggetto della professione

di ingegnere sono individuate dal

DPR 328 del 2001 al Capo IX

“Professione di ingegnere”. All’Art.

46 il settore "ingegneria dell'infor-

mazione" la normativa individua la

pianificazione, la progettazione, lo

sviluppo, la direzione lavori, la

stima, il collaudo e la gestione di

impianti e sistemi elettronici, di

automazione e di generazione,

trasmissione ed elaborazione delle

informazioni. Ferme restando le

riserve e le attribuzioni appena

indicate formano oggetto dell'atti-

vità professionale degli iscritti alla

sezione A quelle che implicano l'u-

so di metodologie avanzate, inno-

vative o sperimentali nella proget-

tazione, direzione lavori, stima e

collaudo di strutture, sistemi e pro-

cessi complessi o innovativi. Invece

formano oggetto della professione

degli iscritti alla sezione B le attivi-

tà basate sull'applicazione delle

scienze, volte al concorso e alla

collaborazione alle attività di pro-

gettazione, direzione lavori, stima

e collaudo di impianti e di sistemi

elettronici, di automazioni e di ge-

nerazione, trasmissione ed elabo-

razione delle informazioni; i rilievi

diretti e strumentali di parametri

tecnici afferenti impianti e sistemi

elettronici; le attività che implicano

l'uso di metodologie standardizza-

te, quali la progettazione, direzione

lavori e collaudo di singoli organi o

componenti di impianti e di sistemi

elettronici, di automazione e di

generazione, trasmissione ed ela-

borazione delle informazioni, non-

ché di sistemi e processi di tipologi-

a semplice o ripetitiva.

Si ricorda inoltre che, con gli

Artt. 47 e 48, si definiscono che

l’iscrizione nella sezione A oppure

B è subordinata al superamento di

un apposito esame di Stato, com-

pletando cosi quanto già descritto

in Costituzione. Recentemente il

CNI, attraverso una propria comu-

nicazione (prot. 3320/2012)

all’Ordine di Pavia, ha ribadito

quanto sopra riportato conferman-

do che l'elenco delle attività pro-

fessionali stabilite dall'art. 46 DPR

328/2001 sono riservate agli iscrit-

ti all'albo degli Ingegneri e non

possono essere esercitate dai sog-

getti che iscritti all'albo non sono.

Completa il quadro la legge n. 4 del

14/01/2013 recante “Disposizioni

in materia di professioni non orga-

nizzate”. La legge è in vigore dal 10

febbraio 2013 e, disciplina le pro-

fessioni non organizzate in ordini

o collegi.

All’Art. 1 comma 2. viene chiari-

to che per «professione non orga-

nizzata in ordini o collegi», di segui-

to denominata «professione», si

intende l'attività economica, an-

che organizzata, volta alla presta-

zione di servizi o di opere a favore

di terzi, esercitata abitualmente e

prevalentemente mediante lavoro

intellettuale, o comunque con il

concorso di questo, con esclusione

delle attività riservate per legge a

soggetti iscritti in albi o elenchi ai

sensi dell'art. 2229 del codice civi-

le, delle professioni sanitarie e del-

le attività e dei mestieri artigianali,

commerciali e di pubblico esercizio

disciplinati da specifiche normati-

ve.

E all’Art. 2 comma 6. Si ribadi-

sce che Ai professionisti di cui

all'art. 1, comma 2, anche se iscritti

alle associazioni di cui al presente

articolo, non è consentito l'eserci-

zio delle attività professionali ri-

servate dalla legge a specifiche

categorie di soggetti, salvo il caso

in cui dimostrino il possesso dei

requisiti previsti dalla legge e l'iscri-

zione al relativo albo professionale.

La recente circolare del CNI n.

194 del 19 marzo 2013 ribadisce la

certezza per quel che ci riguarda: le

suddette attività professionali (art.

L’ingegnere dell’informazione: chi?

Pagina 5

PROFESSIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 6: 8 - Notizie dalla Commissione

di Riccardo COLANGELO

introduzione di Stefano TAZZI

Come noto, una delle principali

attività che vede impegnata la

Commissione è quella relativa

all’individuazione delle aree di ri-

serva per la professione. In alcuni

esercizi svolti sia presso la nostra

commissione che presso altre,

l’obiettivo è stato quello di mettere

in evidenza le situazioni dove il ri-

schio diventa percepibile ed evi-

denziare quelle dove lo è meno.

Qualche risultato inizia ad intrave-

dersi, soprattutto con la condiviso-

ne di uno schema che preveda di

partire dalla professione per decli-

narne le attività che sono svolte dai

professionisti; tra queste, sono da

identificare quelle sottoposte a

norma, per individuare quindi quel-

le da assoggettare a riserva.

Nel successivo pezzo, redatto da

un giurista, per cui non da un tecni-

co, si fa riferimento ad una senten-

za della Cassazione in cui si con-

danna Poste Italiane a risarcire un

utente per non aver preso suffi-

cienti misure di sicurezza nei con-

fronti del phishing.

Dall’esame di tale sentenza è e-

mersa in Commissione la volontà di

sottoporre al gruppo di lavoro CNI

un’ipotesi di norma di riserva mol-

to semplice: fare in modo che qual-

siasi aspetto sottoposto a norma -

re l a t i v o a l l e te cn ol og i e

dell’informazione secondo quanto

stabilito dal decreto 328/2001 - sia

vincolato a progetto da parte di un

iscritto al un albo riconosciuto, ov-

vero all’albo degli Ingegneri

dell’Informazione. A seguire sareb-

bero da definire i confini tra pro-

fessioni ordinistiche e non. Il primo

impatto sarebbe subito evidente:

esigenza di effettuare la certifica-

zione di tutti i sistemi digitali che

comunicano con la Pubblica Ammi-

nistrazione, auspicando in una

maggior qualità e mettendo in gra-

do di identificare i responsabili in

caso di situazioni disastrose (blocco

treni, furto di dati, ecc.).

Il fatto che certi argomenti non

siano più appannaggio di soli tecni-

ci significa che i tempi iniziano ad

essere maturi per seguire questa

strada. La proposta è stata inoltra-

ta al Gruppo di Lavoro Ingegneria

dell’Informazione in seno al CNI.

Non si hanno ancora riscontri posi-

tivi, tuttavia la strada appare evi-

dentemente tracciata, con una

sempre maggior esigenza di regola-

mentare e normare un settore che

è ormai rimasto troppo a lungo

senza regole.

Il caso Poste Italiane

Trattando di internet, occorre

tenere sempre presente che

“l’annullamento, o la riduzione al

minimo, delle dimensioni spazio-

temporali, assieme all’evoluzione

tecnologica, influisce enormemente

sulla vita privata, sulla cultura e

sull’organizzazione sociale”.[1]

Molto vari sono gli ambiti in cui

questo influsso opera, più o meno

visibilmente. Senza poter, in que-

sta sede, dare una completa vedu-

ta d’insieme, si pensi agli effetti – a

volte devastanti – del cyberbulli-

smo. Tale fenomeno, analizzato a

livello sia psicologico che giuridico,

è oggetto di una recente ricerca[2]

e dimostra come la rete offra innu-

merevoli potenzialità, non solo in

senso positivo: l’esposizione di una

serie di insulti o prese in giro ad un

pubblico potenzialmente illimitato

di osservatori – cosa che, tramite

internet, è molto facile porre in

essere – può avere effetti deva-

stanti che, come ci ricordano re-

Phishing e Home Banking: rischi e tutele giuridiche

46, comma 1, lett. c), DPR

328/2001) sono quindi riservate

per legge agli iscritti all'albo degli

Ingegneri e non possono essere

esercitate dai soggetti che non so-

no iscritti all'albo di categoria. Infi-

ne si ricorda che il codice penale

all’Art. 348 definisce l’abusivo e-

sercizio di una professione come

reato punibile con la reclusione

fino a sei mesi o con la multa da

euro 103 a euro 516. Lo commette

chiunque eserciti una professione

per la quale è richiesta una specia-

le abilitazione dello Stato, e non

l’abbia ottenuta. Per poter eserci-

tare determinate professioni, infat-

ti, la legge richiede la necessaria

iscrizione in appositi albi o elenchi.

E’ lo Stato che, ovviamente, vi-

gila sull’accertamento dei requisiti

per le iscrizioni in tali albi o elenchi

e sulla loro tenuta.

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Pagina 6

PROFESSIONE

Page 7: 8 - Notizie dalla Commissione

centi casi di cronaca[3], possono

anche arrivare al suicidio. Il tutto

partendo da semplici atti di comu-

nicazione durante la navigazione

on line, i cui effetti negativi, para-

dossalmente, possono ricadere

anche – e, forse, soprattutto – su

ragazzi che non utilizzano i social

media e, quindi, non possono nep-

pure tentare di difendersi attraver-

so lo stesso mezzo degli aggressori.

A tal proposito, più che le iniziative

repressive ex post, risultano fonda-

mentali, oltre ad un delicato dialo-

go familiare, anche iniziative pre-

ventive di sensibilizzazione nelle

scuole.

Un’altra attività, ormai conside-

rabile sufficientemente diffusa e

quasi comune, è quella che si svol-

ge mediante l’utilizzo dei servizi di

home banking. Questi ultimi con-

sentono al cliente, per via telemati-

ca, di richiedere informazioni e dati

(ad esempio: saldo e/o movimen-

tazioni del conto corrente), nonché

di disporre operazioni su uno o più

rapporti bancari, in relazione ai

quali il servizio di internet banking

è stato attivato. A diversi istituti

bancari corrispondono non tanto

differenti operazioni eseguibili,

quanto – soprattutto – differenti

modalità di autenticazione.

Nonostante i livelli più elevati di

sicurezza, con riferimento

all’autenticazione ed alla operativi-

tà, siano raggiungibili mediante

l’utilizzo di una smartcard, essi

pongono, per l’utente, alcune criti-

cità. In primis, mi riferisco alla ne-

cessità (salvo l’utilizzo di un token

USB) di disporre di un lettore di

smartcard e della relativa program-

mazione su qualsiasi computer si

trovi ad operare, nonché di conser-

vare con cura sia il secure device

sia il relativo PIN, così come stabili-

to dal Codice dell’Amministrazione

Digitale, di cui al d.lgs. 7 marzo

2005 n. 82.

In molti casi, tuttavia, gli istituti

bancari non optano per tale siste-

ma di autenticazione, ma accetta-

no esclusivamente – secundum non

datur – metodi meno sicuri. Si pen-

si, ad esempio, alla classica autenti-

cazione mediante username e

password, che si pone alla base di

una ideale scala di sicurezza, non-

ché a card variamente denomina-

te, che servono per individuare –

quasi fosse una “battaglia navale”

– i codici richiesti in base alle coor-

dinate indicate per poter confer-

mare[4] una operazione.

E questi ultimi casi sono i più e-

sposti al rischio del c.d. phishing,

che, nella definizione data dalla

Cassazione, non esente da alcune

imprecisioni terminologiche, è de-

scritta come “quell’attività illecita

in base alla quale, attraverso vari

stratagemmi (o attraverso fasulli

messaggi di posta elettronica, o

attraverso veri e propri programmi

informatici […]) un soggetto riesce

ad impossessarsi fraudolentemente

dei codici elettronici (user e

password) di un utente, codici che,

poi, utilizza per frodi informatiche

consistenti, di solito, nell’accedere

a conti correnti bancari o postali

che vengono rapidamente svuota-

ti”.[5]

Proprio ad un caso di phishing fa

riferimento una recente sentenza

del Tribunale di Nocera Inferiore,

del 18 febbraio 2011. Essa può pa-

radigmaticamente mettere in luce

come, nelle problematiche che

possono derivare dall’utilizzo – an-

che quotidiano – degli strumenti

informatici e della rete internet,

occorra rivolgersi a dei professioni-

sti della materia, in continua evolu-

zione.

Nel caso di specie, è significativo

che l’attore, A.B., sia un avvocato.

Egli cita in giudizio Poste Italiane

S.p.A., “previa declaratoria di re-

sponsabilità contrattuale ed extra-

contrattuale, per la illecita sottra-

zione delle somme” dal proprio

conto corrente, chiedendo la con-

danna alla restituzione delle

“somme illegittimamente distratte

dal predetto conto corrente, me-

diante quattro bonifici postagiro on

line, mai ordinati dall’attrice”, non-

ché il “risarcimento del danno cau-

sato dalla indebita sottrazione del-

le somme”.

La sottrazione delle somme è

stata effettuata tramite quattro

bonifici disposti on line e discono-

sciuti da A.B. “mediante denuncia

sporta presso la Stazione dei Cara-

binieri di Nocera Inferiore”.

Poste Italiane S.p.A., costituendo-

si in giudizio, sosteneva che

l’ammanco è dovuto al “fenomeno

denominato phishing, un sistema

che senza violare il sistema di sicu-

rezza di Bancoposta, può catturare

i codici di accesso all’internet ban-

king dei clienti, mediante la ricezio-

ne […] di una e-mail, che sembra

inviata da Bancoposta, in cui si ri-

chiede di accedere ad un link e di

inserire i codici di accesso”. Ciò

conferma che la modalità di auten-

Pagina 7

PROFESSIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 8: 8 - Notizie dalla Commissione

ticazione allora richiesta – il fatto

risale al 2006 – era, con ogni pro-

babilità, la mera digitazione di u-

sername e password.

L’istituto bancario, tuttavia, affer-

ma di utilizzare “un sistema ampia-

mente tutelato e protetto”, ecce-

pendo “l’assoluta estraneità ai fatti

dannosi” ed “attribuendo la re-

sponsabilità esclusivamente ai si-

gnori U.N. e C.R., autori e benefi-

ciari del postagiro on line”.

Il Tribunale afferma che l’attività

svolta da Poste Italiane S.p.A., in

quanto banca, è un’attività profes-

sionale, la quale comporta che

l’adempimento delle obbligazioni

nei confronti dei clienti deve avve-

nire “con la diligenza particolar-

mente qualificata dell’accorto ban-

chiere”. È per questo che “la socie-

tà convenuta è responsabile, fino a

p r o v a c o n t r a r i a ,

dell’approntamento dei mezzi mec-

canici, della loro idoneità e del loro

funzionamento”. Diversamente, al

cliente viene solamente chiesto di

adempiere l’onere di informare

tempestivamente l’Istituto in caso,

oltre che di furto o smarrimento

del bancomat, di “manomissioni”

del servizio di home banking. “Ma

– precisa il Tribunale – anche nel

caso che tale obbligo non sia a-

dempiuto, [la banca] non può dirsi

liberata dal proprio obbligo di a-

dempiere con la diligenza

dell’accorto banchiere”. Deve, in-

fatti, provare di aver predisposto

“tutte le misure di sicurezza tecni-

camente idonee e conosciute in

base al progresso tecnico a preve-

nire danni”. Ciò, nel caso di specie,

non avviene, in quanto Poste Italia-

ne S.p.A. “nulla [dimostra] in ordi-

ne al corretto adempimento delle

proprie obbligazioni”.

Il giudice, inoltre, afferma che “il

sistema predisposto dalla società

convenuta non appare adeguato

alla tecnologia esistente”. È questo

un punto molto importante, in

quanto l’adeguatezza va (ri)

valutata avendo riguardo alle solu-

zioni tecnologiche disponibili e pra-

ticabili in un determinato ambito

spazio-temporale.

Prosegue facendo riferimento

all’articolo 31 del decreto legislati-

vo n. 196/2003 (“Codice in materia

di protezione dei dati personali”),

ricordando che tale disposizione

“impone che i dati personali ogget-

to di trattamento siano custoditi e

controllati, anche in relazione alle

conoscenze acquisite in base al pro-

gresso tecnico, alla natura dei dati

e alle specifiche caratteristiche del

trattamento, in maniera tale da

ridurre al minimo, attraverso

l’adozione di idonee e preventive

misure di sicurezza, i rischi di di-

struzione o perdita anche acciden-

tale dei dati stessi di accesso non

autorizzato o di trattamento non

consentito o non conforme alle fi-

nalità della raccolta”. Trova, inol-

tre, applicazione “la previsione di

cui all’articolo 15 del decreto legi-

slativo n. 196/2003, che statuisce

che chiunque cagiona un danno ad

altri per effetto del trattamento dei

dati personali è tenuto al risarci-

mento ex articolo 2050” del Codice

Civile. In quest’ultimo articolo, ru-

bricato “Responsabilità per l'eserci-

zio di attività pericolose”, si affer-

ma che “chiunque cagiona danno

ad altri nello svolgimento di un'atti-

vità pericolosa, per sua natura o

per la natura dei mezzi adoperati, è

tenuto al risarcimento, se non pro-

va di avere adottato tutte le misure

idonee a evitare il danno”. Ciò a

conferma che il trattamento dei

dati è considerato, nel nostro ordi-

namento giuridico, una “attività

pericolosa”.

Ecco, quindi, che Poste Italiane

S.p.a., “non impedendo a terzi e-

stranei di introdursi illecitamente

nel proprio sistema [ha] provocato

un danno […]. [Avrebbe] dovuto

adottare tutte le misure di sicurez-

za tecnicamente idonee e conosciu-

te in base al progresso tecnico a

prevenire danni, come quelli subiti

[da A.B.], […] considerato che la

diligenza richiesta deve essere va-

lutata con maggiore rigore visto

che la prestazione è inerente ad

un’attività professionale”.

A ciò va aggiunta, nel caso di spe-

cie, la responsabilità ex art. 2051:

“Poste Italiane S.p.a. [è responsabi-

le] per i danni causati al proprio

cliente non avendo dimostrato che

la truffa subita dall’avvocato A.B.

rivesta i caratteri di imprevedibilità

ed assoluta eccezionalità”.

Si noti che, come si afferma nella

sentenza, “più volte […] Poste Ita-

liane S.p.a. in corso di causa, [ha]

affermato la notorietà e frequenza

di una simile truffa costituita dalla

violazione del sistema di sicurezza

di Bancoposta, riuscendo a cattura-

re i codici di accesso all’internet

banking dei clienti mediante la rice-

zione da parte di questi ultimi di

una email in cui si chiede di accede-

re ad un link e di inserire i codici di

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

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PROFESSIONE

Page 9: 8 - Notizie dalla Commissione

di Christian CUCCULELLI

Smart city, ossia “città intelligen-

ti”: se ne parla spesso, ma altret-

tanto spesso ne sfuggono gli ele-

menti caratterizzanti.

L’idea di una città smart nasce da

una iniziativa della città di Rio de

Janeiro che ha svolto il ruolo di pio-

niere dei primi esempi di imple-

mentazione intelligente delle tec-

nologie, al fine di migliorare la vita

comune e ridurre gli sprechi negli

ambiti più disparati, che vanno dal

settore energetico a quello della

gestione dei rifiuti. In Europa il ter-

mine viene introdotto a partire dal

2010 e sta ad indicare una nuova

concezione di sviluppo urbanistico,

caratterizzato dalla forte pervasio-

ne dell’innovazione mirata a

“coinvolgere” il cittadino

all’interno di un sistema comples-

so, integrato ed organizzato di ser-

vizi, il tutto sviluppato in chiave

sostenibile: dalla gestione dei tra-

sporti a quella dell’energia, dalla

gestione dell’informazione a quella

ambientale.

Ad oggi non esiste una definizio-

ne precisa di smart city, ma esiste

almeno la descrizione di quello che

è il modello di riferimento ispirato-

re:«L'espressione città intelligente

(dall'inglese smart city) indica, in

senso lato, un ambiente urbano in

grado di agire attivamente per mi-

gliorare la qualità della vita dei

propri cittadini. La città intelligente

riesce a conciliare e soddisfare le

esigenze dei cittadini, delle imprese

e delle istituzioni, grazie anche

all'impiego diffuso e innovativo

d e l l e T I C ( T e c n o l o g i e

dell’Informazione e della Comuni-

cazione), in particolare nei campi

della comunicazione, della mobili-

tà, dell'ambiente e dell'efficienza

energetica.» [fonte Wikipedia.it]

Immaginiamo quindi una metro-

poli in cui si possa percepire un

ambiente “a misura d’uomo”, a-

vendo tutto “a portata di mano” e

nel rispetto della piena

“sostenibilità ambientale”. Si po-

trebbe avere, ad esempio, un siste-

ma di trasporto urbano integrato e

sarebbe possibile conoscerne lo

stato in qualsiasi momento e in

qualsiasi punto della città, oppure

si potrebbe conoscere il mezzo di

trasporto disponibile più vicino al

punto in cui ci si dovesse trovare,

come ad esempio una fermata di

un bus, o una stazione di bike-

sharing, o una fermata ferroviaria.

Ci si potrebbe poi trovare immersi

Dalle smart city alle smart community

accesso. […] Poste Italiane S.p.a.

non [ha] provveduto a strutturare il

proprio sistema per evitare le ripe-

tute truffe agli utenti e non [ha],

quindi, adempiuto gli obblighi di

vigilanza di propria pertinenza”.

Poste Italiane S.p.A. viene quindi

condannata “al pagamento della

somma di euro 18.494,00, oltre

rivalutazione monetaria ed interes-

si al tasso legale”, “al risarcimento

del danno che […] viene quantifica-

to in euro 5.000,00 e liquidato in

via equitativa”, nonché al paga-

mento delle spese processuali so-

stenute dalla parte attrice.

Gli autori della truffa tramite phi-

shing, C.R. e U.N., vengono con-

dannati al pagamento delle spese

processuali in favore di Poste Italia-

ne S.p.a.

NOTE [1]Vincenzo Ferrari, Diritto e società.

Elementi di sociologia del diritto. Roma –

Bari, Laterza, 2011, p. 192.

[2]Mi riferisco alla ricerca svolta da

Ipsos per Save the children in occasione

del Safer Internet Day 2013, reperibile al

seguente link: http://www.ipsos.it/pdf/

cyberbullismo.pdf.

[3]Ad essi fa riferimento la lettera scrit-

ta, il 9 gennaio scorso, dal Presidente

dell’Autorità Garante per la protezione

dei dati personali al Ministro

dell’Istruzione, consultabile all’indirizzo:

http://www.garanteprivacy.it/web/

guest/home/docweb/-/docweb-display/

docweb/2172284.

[4]Si noti che è improprio l’uso del

verbo ‘firmare’, fatto da alcune banche

che, per quanto riguarda i servizi di home

banking, non utilizzano smartcard – né

quindi, nessuna delle firme elettroniche

né la firma digitale disciplinate dal Codice

dell’Amministrazione Digitale, d. lgs. 7

marzo 2005 n.82.

[5]Sentenza n. 9891/2011 della II sezio-

ne della Corte di Cassazione Penale.

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PROFESSIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 10: 8 - Notizie dalla Commissione

in un nuovo complesso urbano con

edifici costruiti con materiali soste-

nibili, sia dal punto di vista

dell’impatto sul territorio che

dell’approvvigionamento delle ma-

terie prime e dei processi produtti-

vi industriali: nuovi edifici integrati

col territorio e dotati della tecnolo-

gia necessaria a ottimizzare il con-

sumo di energia, e che consenta

all’edificio stesso di produrre ener-

gia per gli edifici adiacenti.

Immaginiamo poi un nuovo quar-

tiere integrato con gli altri sistemi

urbani, come ad esempio con il

sistema di trasporto urbano trami-

te piazzole di bike- o car-sharing: la

possibilità di arrivare dovunque

con mezzi pubblici non è forse una

cosa smart?

Immaginiamo ancora di poter

ottenere informazioni sui trasporti

pubblici mentre ci incamminiamo

verso la prima stazione utile e di

voler avvisare un nostro amico

sfruttando la copertura pubblica

per l’accesso alla rete. Su questa

traccia si potrebbero sviluppare

scenari molto interessanti su come

potrebbe cambiare il rapporto tra

uomo, innovazione tecnologica e

ambiente urbano nei prossimi anni.

L’elemento caratterizzante di tutto

ciò risiede innanzi tutto nella con-

sapevolezza della complessità della

realtà che l’uomo cerca di piegare

a proprio vantaggio, da millenni, e

nella sua rappresentazione in siste-

mi elementari interconnessi.

Il modello della smart city, infatti,

funziona se si vede il nuovo spazio

urbano come costituito da diversi

sistemi da integrare e ogni sistema,

a sua volta, iterativamente scom-

ponibile in sottosistemi. Prendiamo

ad esempio quello della mobilità

come sistema elementare di primo

livello: ora proviamo a scomporlo

nei suoi sistemi elementari che

potrebbero essere, ad esempio, il

trasporto urbano o quello interur-

bano, il trasporto su rotaia o quello

su gomma, o ancora il trasporto in

condivisione (sia pubblico che pri-

vato). Appare abbastanza chiaro

che un sistema di trasporto smart

dovrebbe essere dotato di almeno

due livelli di integrazione: uno ur-

banistico mediante la realizzazione

di punti fisici di raccordo tra i diver-

si sottosistemi (di trasporto urbano

ed extraurbano, ad esempio), e

uno tecnologico mediante

l’integrazione delle informazioni

(stato corrente dei vari sistemi di

trasporto e l’offerta dei dati stessi

all’utente).

Ogni intervento urbanistico inci-

derebbe su una parte di un sistema

più complesso, che pone stringenti

vincoli di integrazione con altre

componenti; in questo scenario

anche l’infrastruttura tecnologica

dell’informazione andrebbe pro-

gettata e realizzata per dar vita a

questa nuova dimensione: milioni

di dati al secondo dovranno essere

scambiati in tempo near real-time

tra i diversi sistemi urbani per esse-

re resi disponibili ai cittadini 2.0!

Riusciamo ad immaginare le diffi-

coltà che si dovranno affrontare e

l’attenzione che bisognerà porre

per gestire in maniera efficiente ed

affidabile una simile mole di dati?

Il concetto di smart city si potreb-

be applicare, poi, anche a realtà

urbane più piccole. Ogni comune

infatti è tenuto a pianificare il go-

verno del proprio territorio me-

diante un documento denominato,

appunto, PGT (Piano di Governo

del Territorio).

La pianificazione riguarda soprat-

tutto lo sviluppo urbano, economi-

co ed ambientale ma, in

quest’ottica, si tratterebbe di e-

stenderne l’ambito anche allo svi-

l u p p o i n n o v a t i v o p e r

l’informazione e le telecomunica-

zioni: questo consentirebbe da una

parte di colmare il digital divide

che caratterizza ancora diverse

aree del nostro territorio - consen-

tendo anche all’investitore privato

di ottimizzare le proprie azioni ba-

sandosi su un piano di sviluppo

realmente aderente alle necessità

urbanistiche e di sviluppo locali - e,

dall’altra, di predisporre gli enti

locali presenti sul territorio

all’integrazione con le smart city

più prossime; in questo modo i pic-

coli comuni diventerebbero gli ele-

menti di base per la costituzione di

una smart community che coinvol-

ga comuni limitrofi!

La sfida è sicuramente ambiziosa

ma il risultato può essere raggiunto

se concorrono due fattori chiave: la

volontà politica degli amministra-

tori locali da una parte, e la dispo-

nibilità di professionisti in grado di

guidare tali iniziative verso le tec-

nologie più appropriate, capaci di

gestire e immaginare complessi

sistemi interconnessi, dall’altra.

Per questo secondo ruolo

l’ingegnere dell’informazione è

chiaramente tra coloro che potreb-

bero chiamarsi a ricoprire tale

compito.

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

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PROFESSIONE

Page 11: 8 - Notizie dalla Commissione

di Marcello MANFREDI

introduzione di C. CUCCULELLI

Si è spesso portati ad associare

l ’ i nn ov a z i o ne t ec n ol og i c a

all’invenzione di nuovi dispositivi o

nuove tecnologie a servizio di qual-

cuno o qualcosa, ma spesso inno-

vare vuol dire applicare le tecnolo-

gie esistenti a nuovi ambiti e conte-

sti per ottenerne risultati migliori.

E’ questo il caso di un progetto che

prevede l’applicazione di tecnolo-

gie elettroniche e sistemi di calcolo

per un innovativo approccio al mo-

nitoraggio dello stato conservativo

dei beni culturali, applicato in una

piccola realtà della provincia pave-

se: a presentarci l’iniziativa è Mar-

cello Manfredi, Ph.D. Student pres-

so l’Università degli Studi del Pie-

monte Orientale "A. Avogadro" e

autore del progetto.

Il progetto

La conservazione dei beni cultura-

li è una sfida che può essere vinta

solo con l'aiuto della scienza e

dell'innovazione tecnologica. Negli

ultimi anni numerosi metodi spet-

troscopici sono stati applicati per la

diagnosi e la conservazione nel

campo dei beni culturali.

Nell'antica chiesa di Santa Maria

di Castello a Valle Lomellina (PV)

sono conservati cinque affreschi

del XV secolo, ora strappati e incor-

niciati, che furono scoperti per ca-

so negli anni ‘70. Gli affreschi

strappati sono molto sensibili a

variazioni di temperatura e umidità

perché sono incollati su uno strato

di lino, incorniciati e appesi.

Per questo motivo è stata svilup-

pata una tecnica non invasiva di

monitoraggio dello stato di conser-

vazione degli affreschi: questa tec-

nica utilizza LED multispectral Ima-

ging e analisi statistica multivaria-

ta: il metodo è automatico, veloce

e affidabile.

Monitorando gli affreschi nel tem-

po siamo in grado di avvisare i con-

servatori in caso le condizioni di

conservazione ambientali non fos-

sero adeguate e in presenza di si-

tuazioni di degradazioni pericolose

per l'oggetto. Il progetto è finanzia-

to dal Comune di Valle Lomellina,

dall'Università del Piemonte Orien-

tale, dalla Fondazione Cariplo e

dall’azienda Curtiriso.

Hardware

L'hardware della tecnica è costitu-

ito da una sorgente di radiazione

monocromatica fredda, un rivela-

tore ed un elaboratore. La radiazio-

ne che proviene dalla sorgente col-

pisce l'oggetto da analizzare e par-

te di essa viene riflessa verso il rile-

vatore, portando con sè informa-

zioni sulla superficie da cui è stata

riflessa e viene quindi catturata dal

rilevatore per una successiva ela-

borazione con un computer.

Come sorgente viene utilizzata la

luce LED, che permette di esporre

l'oggetto soltanto alla quantità mi-

nima di luce necessaria all'analisi e

fornisce un segnale ad alta risolu-

zione, qualità e contenuto spettra-

le.

Il sistema di rilevazione è costitui-

to da un sensore CCD monocroma-

tico full frame, con CCD array di

7216 x 5412 pixels, e con pixel di

6.8 micron di dimensione.

La tecnica prevede che l'oggetto

da esaminare venga illuminato per

ciascuna volta da ogni singola lun-

ghezza d'onda, tramite l'accensio-

ne dei LED; l'immagine dell'oggetto

(riflettanza) viene acquisita dal ri-

velatore (CCD), ottenendo un data-

set tridimensionale dove gli assi x e

y corrispondono alle coordinate dei

LED e immagini spettroscopiche per tutelare i beni culturali

Sopra - L’affresco di Santa Lucia e Sant’Antonio Abate al momento del ritrovamento (a) e

oggi, dopo il restauro conservativo (b).

a) b)

SCIENZA & INNOVAZIONE

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 12: 8 - Notizie dalla Commissione

pixel e l'asse z riporta le lunghezze

d'onda selezionate.

Questa tecnica, oltre a essere non

-invasiva, efficiente e riproducibile,

offre la possibilità di monitorare

intere superfici anche di grandi

dimensioni, che con le tecniche

spettroscopiche classiche non sa-

rebbe possibile esaminare, poiché

troppo grandi per essere studiate

con strumenti che permettono solo

l'analisi puntuale (un pixel alla vol-

ta).

Software

La parte di calcolo è stata svilup-

pata utilizzando:

• ImageJ - è un software di elabo-

razione digitale delle immagini,

open source e basato su Oracle-

Java, per il quale sono disponibili

diverse free plugin e macro;

• Matlab (The MathWorks, ver-

sion R2007b) - è un ambiente

per il calcolo numerico e l’analisi

statistica, che ci ha permesso di

sviluppare tool per trattare data-

set di grandi dimensioni come le

immagini multispettrali, cosa che

non è possibile con altri software

commerciali.

Algoritmo della tecnica

a) Costruzione di un modello con

carte di controllo

Nella prima parte viene costruito

un modello dell’affresco attraverso

l’utilizzo delle carte di controllo e

l’analisi delle componenti principa-

li: questa fase permette di costrui-

re i limiti entro i quali l’oggetto

viene definito in controllo statistico

e quindi in buono stato di conser-

vazione.

– Acquisizione di repliche delle

i m m a g i n i m u l t i s p e t t r a l i

dell’affresco per caratterizzare la

variabilità naturale dello strumento

e dell’affresco: tutte le repliche

vengono allineate attraverso un

software automatico di allinea-

mento (ImageJ).

– Analisi delle componenti princi-

pali: sul dataset vengono eseguite

le componenti principali, ossia

un’operazione matematica che

permette di ridurre la dimensiona-

lità del dataset e di trovare la cor-

relazione tra le variabili presenti

(Matlab).

Sopra, da sinistra verso destra: Prof. Bill Christens-Barry (Equipose, MD, USA), Prof. Emilio Marengo,

Prof. Elisa Robotti, Prof. Greg Bearman (ANE Image, CA, USA), Dr. Marcello Manfredi.

La tecnica prevede di illuminare l’oggetto da monitorare con un dispositivo a LED, utilizzando

diverse lunghezze d’onda, raccogliendo le differenti immagini e procedendo poi ad elaborarle

per evidenziare eventuali segni di degrado nello stato di conservazione.

Il livello di conservazione viene poi definito paragonando i risultati ottenuti con il modello

statistico creato come riferimento del “perfetto stato di conservazione”.

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SCIENZA & INNOVAZIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 13: 8 - Notizie dalla Commissione

SCIENZA & INNOVAZIONE

Pagina 13

– Carte di controllo: le componen-

ti principali vengono utilizzate per

costruire le carte di controllo e

quindi per calcolare i limiti entro i

quali l’oggetto viene definito in

controllo statistico e quindi in buo-

no stato di conservazione (Matlab).

b) Monitoraggio nel tempo

dell'oggetto

L’oggetto, una volta costruito il

modello, è pronto per essere moni-

torato nel tempo.

– Acquisizione del campione: vie-

ne acquisita un’immagine multi

spettrale dell’oggetto attraverso il

sistema di imaging ogni volta che si

desidera effettuare un controllo.

– Risultati: il software è in grado

di rilevare se sono presenti cambia-

menti di riflettanza e quindi possi-

bili fenomeni degradativi, localizza-

re l’eventuale zona che si sta de-

gradando e rilevare cambiamenti

di forma, attraverso l’utilizzo di

griglie di deformazione (Matlab).

La tecnica è già in uso in altri tre

distinti progetti di monitoraggio e

diagnostica:

- Progetto per il monitoraggio del-

lo stato di conservazione dei Ma-

noscritti del Mar Morto a Gerusa-

lemme, Israele, progetto finanziato

dal Ministero dei Beni Culturali I-

sraeliano.

- Collaborazione con la Libreria

del Congresso degli Stati Uniti, do-

ve sono presenti i più avanzati la-

boratori nel campo della conserva-

zione dei manoscritti e dei beni

culturali, per il monitoraggio dello

stato di conservazione dei loro do-

cumenti più importanti.

- Progetto pilota di monitoraggio

della conservazione di un’opera

d’arte moderna in gomma di Carol

Rama in collaborazione con il Cen-

tro di Conservazione e Restauro

“La Venaria Reale” di Torino e il

Museo del Novecento di Milano.

Il team scientifico è composto dal

Prof. Bill Christens-Barry (Equipose,

MD, USA), Prof. Emilio Marengo,

Prof. Elisa Robotti, Prof. Greg Bear-

man (ANE Image, CA, USA), Dr.

Marcello Manfredi, Dr. Marco Bob-

ba (Università del Piemonte Orien-

tale).

La tecnica, già applicata e accettata in biologia, medicina, ecologia marina e controllo

dell’inquinamento atmosferico, è ora applicata anche per il monitoraggio dello stato di

conservazione dei Manoscritti del Mar Morto, a Gerusalemme.

affreschivallelomellina.jimdo.com

Sopra - un’immagine della strumentazione

utilizzata per l’acquisizione delle immagini

multi-spettrali tramite illuminazione a LED.

Questo approccio consente un’alta

efficienza, riducendo il calore e lo stress

arrecato all’oggetto sotto esame, una

maggiore qualità spettrale e l’eliminazione di

lunghezze d’onda non desiderate.

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 14: 8 - Notizie dalla Commissione

di Christian CUCCULELLI

E-book, o libro elettronico.

L’annoso dilemma della carta digi-

tale contro quella tradizionale, che

vede contrapposti editori, scrittori,

lettori, educatori e istituzioni.

La “freddezza” di un lettore di e-

book, la praticità e il costo non

sembrano poter competere con “il

profumo delle pagine” di un buon

libro cartaceo e la cosa, da un pun-

to di vista prettamente percettivo,

ha un suo senso.

La questione va però affrontata

da prospettive diverse: da un lato

c’è la questione del contenuto,

de l l ’ i n form az i one , m entre

dall’altro c’è la questione del sup-

porto. Credo che la prima questio-

ne da affrontare sia proprio quella

del contenuto. L’informazione con-

tenuta nel testo di un libro è sog-

getta a tutte le distorsioni esistenti

su un canale di comunicazione uni-

direzionale: è lo scrittore che sce-

glie le parole, i costrutti e la forma

di scrittura a lui più congeniale per

trasmettere il proprio messaggio

informativo, ed è il lettore che,

sulla base della propria esperienza,

interpreta tale messaggio.

L’ambiente in cui opera lo scritto-

re, le circostanze in cui il lettore si

approccia alla lettura, gli stati emo-

tivi dell’uno e dell’altro, le proprie

esperienze e il proprio bagaglio

culturale sono solo alcuni degli ele-

menti distorsivi che possono influi-

re sul piano comunicativo tra chi

scrive e chi legge (basti pensare

alle barriere linguistiche). Questo

avviene oggi con un libro cartaceo,

ma avveniva anche in passato con

testi scritti su un papiro o su una

tavoletta di argilla.

Nessuno ci vieterebbe, oggi, di

riproporre un romanzo di Ken Fol-

lett su delle tavolette di argilla o di

inciderli su una parete di roccia:

semplicemente non è pratico da

distribuire, o da leggere, rispetto

alle tecnologie oggi disponibili e

alle esigenze del mercato editoriale

e dei lettori. La carta ricopre stori-

camente un ruolo importante per

la diffusione della conoscenza e

dell’informazione, grazie alle sue

caratteristiche di praticità, econo-

micità e, fino a qualche anno fa, di

sostenibilità. E’ un supporto ormai

talmente radicato nelle varie cultu-

re che è diventato comune pensar-

lo come l’unico disponibile: non si

riesce ancora ad accettare o a im-

maginare un “libro che non sia su

carta”. Nel parlare comune ci rife-

riamo spesso al contenuto con e-

spressioni del tipo: «Ma che bel

libro! Te lo consiglio!»; proviamo a

riflettere bene sul significato di

questa affermazione. In realtà non

stiamo consigliando il libro in quan-

to oggetto, ma stiamo sponsoriz-

zando il suo contenuto. E’ chiaro

che sia proprio questo l’aspetto

chiave su cui si impernia la discus-

sione: al centro del “conflitto” non

c’è il libro in quanto contenuto, ma

in quanto supporto!

Mentre la scrittura è la forma

assunta dall’informazione - un’altra

forma potrebbe essere quella pit-

torica - la carta è un supporto. Se

volessi comunicare il mio messag-

gio in forma scritta propenderei

probabilmente per utilizzare un

foglio di carta, o una lavagna ma,

se volessi esprimere lo stesso mes-

saggio in forma pittorica, potrei

utilizzare una tela o un muro.

Con l’avvento dell’elettronica si è

arrivati ad avere una rappresenta-

z i o n e e l e t t r o - m a g n e t i c a

dell’informazione, che sfrutta sup-

porti magnetici (o ottici) per la me-

morizzazione dei contenuti. La car-

ta digitale, seppur nata con obietti-

vi diversi, si pone come supporto

alternativo mantenendo alcune

caratteristiche delle soluzioni digi-

tali e altre della soluzione cartacea.

Si tratta di fatto di un contenuto

digitale che viene reso disponibile

al lettore mediante un supporto

tecnologico complesso che cerca di

imitare le principali caratteristiche

della carta: prima fra tutte l’utilizzo

di uno schermo che sfrutta la luce

ambientale anziché la retro-

illuminazione. Questo approccio

non solo consente un notevole ri-

sparmio energetico rispetto agli

altri schermi attualmente in com-

mercio, ma offre soprattutto una

valida user experience evitando

tutte le difficoltà e i disturbi deri-

vanti da una prolungata lettura su

un video retro-illuminato.

L’altra caratteristica di un e-book

è quella di rappresentare

l’informazione in forma liquida.

Con questa espressione ci si riferi-

sce ad un contenuto che può esse-

re visualizzato su più dispositivi

senza particolari vincoli tecnici o

E-book, tra forma e contenuto

Pagina 14

SCIENZA & INNOVAZIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 15: 8 - Notizie dalla Commissione

tecnologici dettati dal dispositivo

stesso. Proviamo a fare un esempio

pratico considerando un documen-

to in formato PDF (Portable Docu-

ment Format): la diffusione di que-

sto formato è dovuta essenzial-

mente alla sua grande capacità di

poter gestire sia testo che immagi-

ni, di essere privo di costi di licenza

e soprattutto di essere interopera-

bile. In un PDF si parte proprio dal

concetto di pagina, potendone im-

postare le dimensioni, le caratteri-

stiche grafiche, gli spazi, etc,

all’interno della quala viene collo-

cato il contenuto desiderato. No-

nostante il formato sia dichiarata-

mente portable, non è sempre vero

che un documento PDF venga vi-

sualizzato correttamente a prescin-

dere da caratteristiche hardware o

software del dispositivo utilizzato

per leggerlo e ciò è ancor più ap-

prezzabile se si pensa ai vari dispo-

sitivi mobile oggi disponibili - non

so se avete mai avuto modo di leg-

gere un PDF su uno smartphone! -

caratterizzati da schermi di tecno-

logie diverse, da nuovi e variegati

sistemi operativi e soprattutto da

un’ampia varietà di dimensioni fisi-

che! E’ proprio la presenza della

grafica che rappresenta il principa-

le vincolo di questo formato in

quanto il messaggio - informativo o

puramente grafico - che si vuole

trasmettere rimane tale solo se la

pagina in questione viene mante-

nuta integra e completa: questo fa

si che sui dispositivi di piccole di-

mensioni si debba scegliere tra la

leggibilità del documento

(perdendo però il contesto grafico)

e la grafica (perdendo però in leggi-

bilità).

Molti giornali e quotidiani, per

esempio, offrono i contenuti della

propria testata in formato e-book,

quando in realtà si tratta di un do-

cumento PDF: tale scelta è dovuta

all’importanza che la grafica riveste

per questi prodotti editoriali e alla

maggior diffusione di notebook e

tablet che, ad oggi, offrono sicura-

mente una maggior leggibilità per

questo formato. L’e-book, a diffe-

renza del PDF, non prevede il con-

cetto di pagina e il contenuto viene

ripartito sul singolo dispositivo in

base alle caratteristiche del dispo-

sitivo stesso: chi ha avuto occasio-

ne di leggerne uno avrà sicuramen-

te notato, ad esempio, che non

esiste la numerazione delle pagine

ma viene riportata la percentuale

del contenuto consumato, in quan-

to parametro variabile con il dispo-

sitivo in uso: proprio come i liqui-

di, il contenuto di un e-book si

adegua al contenitore che lo ospi-

ta!

La praticità e le funzionalità che i

dispositivi di lettura per e-book

offrono (sincronizzazione, segnali-

bri, note, evidenziature, link a ri-

sorse remote, light web browser,

etc...), rendono questi strumenti

sempre più allettanti e molto frui-

bili in alcuni contesti - si pensi ad

esempio alla lettura di un libro car-

taceo mentre stiamo utilizzando i

mezzi pubblici - tanto da guada-

gnarsi via via una maggior diffusio-

ne. Come ogni strumento, esistono

condizioni più o meno favorevoli al

suo utilizzo: l’e-book può essere -

ad esempio - un fantastico alleato

per riavvicinare le persone al gusto

della lettura in un Paese notoria-

mente poco propenso a questa

attività, o per consentire un ap-

proccio allo studio più semplice e

‘naturale’ per i nostri ragazzi, sfrut-

tando delle tecnologie ormai co-

muni e diffuse tra i più giovani.

Un buon professionista è colui

che partecipa, con le proprie com-

petenze e il proprio bagaglio pro-

fessionale, anche alla crescita e allo

sviluppo sociale della propria co-

munità: è importante quindi pro-

muovere un uso consapevole di

tutte le soluzioni tecnologiche che

vadano in questa direzione e l’e-

book è una di queste.

Per un contenuto liquido l’avanzamento viene riportato come percentuale (a sinistra),

mentre per un PDF rimane il concetto di pagina (a destra).

SCIENZA & INNOVAZIONE

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 16: 8 - Notizie dalla Commissione

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SCIENZA & INNOVAZIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

di Stefano TAZZI

Sabato 27 aprile 2013 - decido di

scrivere di getto queste righe su

una poltrona dell’International Air-

port of San Francisco, in attesa del-

la partenza del volo per l’Italia al

termine di una breve ma intensa

full immersion nella cultura della

Silicon Valley grazie al programma

Mind The Bridge Startup School

dove ho rappresentato FindYourI-

taly, startup vincitrice di una borsa

di studio del programma di incuba-

zione trimestrale presso il Polo

Tecnologico di Pavia.

La Silicon Valley è una striscia di

terra a sud di San Francisco, sede

delle principali aziende da dove è

partita e continua a rinnovarsi la

rivoluzione digitale globale: dopo

HP negli anni quaranta si sono sus-

seguite a varie ondate Intel, Xerox,

Apple, 3Com, Adobe, Cisco, Oracle,

Yahoo!, Google, eBay, LinkedIn,

Facebook, ecc.

Occupandomi di tecnologie infor-

matiche da oltre quindici anni, ven-

ticinque se ci metto anche i periodi

di studio, quest’area è per me

qualcosa di ben noto da tempo.

Posso però affermare che, solo

dopo aver respirato il clima e aver

fatto un bagno di cultura locale, ci

si può rendere conto che una simi-

le concentrazione di aziende globa-

li che si rinnovano continuamente

e da cui nascono altre aziende glo-

bali possa esistere per un semplice

motivo: hanno creduto fortemente

che ciò poteva accadere! La fiducia

nel futuro e l’ottimismo lì sono

grandi. Lo si percepisce per strada

e negli uffici, dove la gente è sere-

na e tranquilla, accogliente come

forse in poche altre aree del mon-

do.

Questa fiducia si trasforma in

apertura mentale, trasparenza,

propensione alla condivisione del

sapere, propensione al rischio (se

mi va male oggi, domani mi andrà

meglio; fallire non è negativo; me-

glio provare e fallire che non tenta-

re affatto) e in tanti altri aspetti

positivi e costruttivi.

Il risultato di questo mix è un e-

cosistema che offre investimenti in

capitale di rischio ad ogni livello,

dal contributo iniziale di qualche

decina di migliaia di dollari,

all’angel che investe qualche centi-

naia di migliaia di dollari, sino ai

venture capital per qualche milione

di dollari.

Terminano la catena sia le grosse

aziende prima citate, sia altre a-

ziende meno note, tutte comunque

caratterizzate dalla disponibilità e

dalla capacità di compiere azioni di

acquisto o incorporazione di azien-

de innovative che - partendo dal

basso - hanno moltiplicato il pro-

prio valore garantendo un adegua-

to ritorno a tutti gli investitori della

filiera.

Tutto ciò comporta che, in Silicon

Valley rispetto a qualsiasi altra par-

te del mondo, per chi ha un’idea è

relativamente più facile realizzare

la propria startup, cercare i fondi

per farla crescere rapidamente e

quindi venderla oppure erigersi al

ruolo di big passando per la quota-

Silicon Valley, reportage di un’esperienza

Mind the Bridge Startup School Graduation - April 2013: da sinistra, Nicolò Bompieri

(Newspot), Lorenzo Lanzieri, Andrea Facchi, Paolo Raineri (My Agonism), Giovanni Miceli (City

Glance), Nicolò Briante (Newspot), Enrico Vecchio, Carlo Banfi, Dino Ricceri (City Glance),

Stefano Tazzi (Find Your Italy), Filippo Cannillo, Massimo Pegoraro (Shop The Mall).

Page 17: 8 - Notizie dalla Commissione

zione in borsa. In questo percorso,

chi finanzia con capitale di rischio

deve vedere un importante ritorno

di investimento, ovvero un impor-

tante moltiplicazione di quanto

iniettato, cosa certamente più faci-

le per aziende il cui mercato è glo-

bale.

Questo contesto ha fatto si che si

creasse una sorta di corsa all’oro,

con persone che arrivano cariche di

speranza da ogni angolo del mon-

do, desiderose di compiere tutto il

percorso con la propria idea.

Conseguenza: un innalzamento

dell’asticella della competizione

per l’accesso ai finanziamenti, per

cui non basta avere una buona ide-

a ma occorre anche essere capaci

di presentarla al meglio, realizzan-

do un vero e proprio show. Anche

a questo preparano presso la Star-

tup School del Mind The Bridge.

Questa premessa offre lo spunto

per due riflessioni: come può par-

tecipare una startup italiana alla

filiera finanziaria e produttiva; co-

me si potrebbe replicare il modello

nel nostro Paese, ovvero capire se

è possibile e abbia senso portare

un nuovo modo di fare impresa.

Da notare che, in entrambi i casi,

c’è un’idea di fondo del fare impre-

sa differente da quella cui siamo

abituati: si crea per vendere, tutto

o parte, come se l’azienda fosse di

per sé un prodotto; si accetta un

compagno di viaggio importante e

ingombrante, il cui unico obiettivo

è far crescere rapidamente per poi

uscire monetizzando il più possibi-

le.

Nel primo scenario, inserimento

nella filiera della Valley, ovvero

raccolta di capitale per finanziare la

propria idea con l’obiettivo di ven-

dere ad un grosso soggetto: tutto

può accadere, mai porsi preclusioni

a priori.

Tuttavia, il percorso plausibile

per trovare finanziamenti in loco è

quello di arrivare non solo con

l’idea, ma dopo aver dimostrato il

proprio potenziale e magari aver

già raccolto qualche finanziamen-

to, ovvero dopo aver passato i pri-

mi filtri. Fatto questo, occorre sicu-

ramente una presenza aziendale in

loco, per cui uno schema che pre-

veda azienda locale con eventuale

consociata in Italia.

La presenza in loco è però man-

dataria, con tutta una serie di com-

plicazioni legate a visti e permessi

di soggiorno (banalmente, da met-

tere a budget pratiche legali con

parcella nell’ordine dei 10.000 dol-

lari).

Secondo scenario: replicare il

medesimo percorso in Italia? Le

possibilità ci sono, ma enorme-

mente inferiori in termini quantita-

tivi. In particolare, manca il merca-

to di sbocco finale per l’uscita da

parte del finanziatore. Contestual-

mente, anche il mercato dei capita-

li da apportare è scarsamente svi-

luppato.

Dal quadro tracciato appare evi-

dente che - difficilmente - è possi-

bile sviluppare completamente in

Italia startup con un respiro globa-

le, ovvero in grado di scalare rapi-

damente in termini dimensionali al

fine di sostenere la competizione

internazionale.

La soluzione resta quindi l’estero,

tenendo presente che la Silicon

Valley non è l’unica opportunità,

anche se è il luogo dove i fondi rac-

colgono circa un quarto del merca-

to globale.

Il punto è che, in un mondo glo-

bale, una delle strade per persegui-

re lo sviluppo del nostro Paese è

quella di disporre di un sistema che

consenta la nascita di imprese glo-

bali.

Questo passa necessariamente

per un cambio culturale: dallo svi-

luppo della “mia” azienda allo svi-

luppo dell’idea con l’obiettivo di

arrivare eventualmente a monetiz-

zare e trasferire; da un mercato

locale con clienti nel raggio di qual-

che ora di viaggio al mercato globa-

le. Sopra - La distribuzione degli investimenti per aree geografiche a maggior spinta di

innovazione tecnologica .

SCIENZA & INNOVAZIONE

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Page 18: 8 - Notizie dalla Commissione

Qualcosa è stato fatto con gli ulti-

mi decreti del governo Monti

(decreto crescita, decreto svilup-

po), soprattutto sul tema startup,

ma ancora molto c’è da fare in te-

ma di detassazione e semplificazio-

ne burocratica per attrarre investi-

menti anche dall’estero. Anche una

spinta alla ricerca di prodotti con

un mercato globale potrebbe esse-

re interessante, prescindendo

dall’aspetto tecnologico.

Una cosa certa è che i talenti e le

competenze non mancano, come

prova il network di italiani che ho

avuto modo di conoscere grazie

alla frequentazione del Mind The

Bridge e che ci hanno aperto le

porte di aziende importanti. A fian-

co di questi già affermati, occorre

lodare l’impegno e il coraggio di chi

ha fatto le valigie ed è pronto a

inseguire i suoi sogni scalando le

montagne di cui ho narrato.

Nel riquadro sono riportate le

storie di City Glance, My Agonism,

Shop The Mall, Newspot e Fin-

dYourItaly.

Prima che nelle aziende occorre

credere nelle persone che ne stan-

no alla base, consapevoli del fatto

che al successo potrà seguire an-

che il give back, il rendere qualcosa

al posto da cui si è partiti, altro ele-

mento di base della cultura ameri-

cana.

Menzione anche per Mind The

Bridge, che incarna appunto il give

back, e per il Polo Tecnologico di

Pavia, struttura sul territorio da cui

è partita questa avventura.

Qualcuno che si occupa di semi-

nare su un terreno impervio c’è e

per questo va encomiato, nella

speranza che sia anche imitato da

altri e supportato in modo sempre

maggiore dalle istituzioni.

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SCIENZA & INNOVAZIONE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

www.cityglance.co

Cityglance è la prima social mobile app che crea connessioni tra le persone sui mezzi pubblici di tutto il mondo. Ci-tyGlance permette ai propri utenti di conoscersi e rendere piacevole il proprio viaggio. Attraverso un semplice check-in gli utenti potranno vedere gli amici presenti sulla tratta che stanno percorrendo e condividere così il percorso insie-me. Inoltre ogni persona potrà condividere in modo anonimo e non, tutto ciò che gli passa per la mente, geolocalizza-to sulla tratta percorsa, favorendo così l'interazione tra gli utenti delle stesse tratte. L'applicazione sarà disponibile da Giugno su iPhone e Android in versione BETA nella città di Milano.

www.myagonism.com

MYagonism rivela il vero valore di ogni giocatore. Applicazioni mobile e sito di analisi sportiva con funzioni social. MYagonism permette ad allenatori e osservatori di trovare il giusto atleta per ogni esigenza attraverso un nostro algoritmo proprietario che analizza le differenti statistiche sportive in maniera innovativa.

Shop The Mall è una App che consente alle persone di ricevere tutte le offerte dei principali negozi di prossimità rispetto alla posizione in cui ci si trova. Particolari meccanismi di ranking delle offerte, di segnalazione agli amici e di controllo del completamento del ciclo di acquisto rendono il sistema particolarmente innovativo e interessante.

Newspot è la prima App per iPad che ti permette di leggere la versione pdf dei principali quotidiani senza pagare la copia. Il funzionamento è semplice: prima della lettura si visualizzano 10 spot pubblicitari che permettono di "pagare" la copia all'editore.

www.findyouritaly.com

Find your Italy offre la possibilità di riscoprire un turismo più vicino alla realtà dei territori italiani, proponendo sele-zioni uniche di esperienze in aree territoriali che rappresentano l’arte e la cultura italiana, costruendo il proprio viag-gio da soli per assecondare le passioni, i desideri e i sogni di chi visiterà l'Italia. Tutto questo cercando di portare be-neficio alle realtà locali ed al territorio.

www.polotecnologicopavia.it

Realtà innovativa che unisce all'offerta di spazi e tecnologie per le aziende che intendono insediarsi nelle sue struttu-re, l'opportunità di contatti e partnership per moltiplicare le possibilità di impresa e lo sviluppo dell'attività imprendi-toriale. Unendo nello stesso luogo fisicamente e concettualmente aziende di alto profilo e start up, il Polo Tecnologi-co realizza una piattaforma di scambio e confronto. Un luogo di coabitazione in cui ogni singola identità è partecipe di un processo di innovazione, in cui si impara direttamente dalle esperienze e dalle esigenze di ciascuno.

www.mindthebridge.org

Acceleratore di startup e fondo di investimento per la fase iniziale, basato a San Francisco (California). Partito nel 2007 su iniziativa di Marco Marinucci - ex. Google - inizialmente focalizzato sullo sviluppo dell’ecosistema delle star-tup italiane, costruendo un ponte con la Silicon Valley, sta assumendo un respiro sempre più multinazionale iniziando ad operare anche in altri paesi.

Page 19: 8 - Notizie dalla Commissione

di Marco Carlo SPADA

Ci eravamo lasciati con un “viag-

gio” nell’antichità che aveva messo

in evidenza come ci sia una stretta

relazione fra la notazione (la rap-

presentazione dell’informazione) e

gli algoritmi che in qualche modo

da questa vengono ispirati o condi-

zionati.

È un relazione su cui tornerò an-

cora in quanto gli approfondimenti

cui sono obbligato dall’impegno

del curare questa sezione mi stan-

no facendo scoprire altri fatti stori-

ci che lo confermano. D’altronde

per tutta l’antichità il principale

supporto per l’esecuzione dei cal-

coli fu di tipo notazionale, sia nella

forma della rappresentazione dei

numeri che (come l’abaco) in quali-

tà di strumenti per il supporto alla

memorizzazione dei risultati inter-

medi necessari al raggiungimento

del risultato. Quindi potremmo

sintetizzare il percorso evolutivo

della nostra disciplina di riferimen-

to (l’informatica) nella ricerca di

forme di rappresentazione dell’in-

formazione (dei dati) efficienti per

l’implementazione di algoritmi,

nella ricerca di algoritmi efficienti

nel conseguimento dei risultati ed

infine nella ricerca di forme per la

rappresentazione dei dati e di rela-

tivi algoritmi adatti all’utilizzo degli

stessi su macchine in grado di ese-

guire il calcolo automaticamente.

Adottando questo punto di vista,

come ho già avuto modo di sottoli-

neare, non dovremmo più stupirci

del fatto che l’informatica sia una

disciplina che trova radici molto più

indietro nel tempo di quanto non si

creda comunemente. Osservo a

questo proposito che anche la crit-

tografia, una delle branche più at-

tuali nel recente sviluppo delle ap-

plicazioni informatiche correlate

alla sicurezza, affonda le sue radici

in tempi remoti.

Dunque facciamo un “salto” in

avanti rispetto ai lontani egizi del

numero scorso, per passare alle

prime “macchine” vere e proprie

per fare calcoli. Tutta la bibliografia

che ho potuto consultare è concor-

de nel distinguere fra macchine per

il calcolo “analogico” e macchine

per il calcolo “digitale”.

Fondamentale in entrambi i casi

è il termine “macchina” da inten-

dersi qui in senso antropologico

(cfr. http://www.treccani.it/

vocabolario/macchina/) come il

manufatto in grado di «compiere

azioni predeterminate con rispar-

mio di fatica o tempo» quando

mosso da forza umana, e non con

l’accezione contemporanea di cui

al punto 5. della stessa Treccani

che però qui vi include, secondo

me impropriamente, anche la Pa-

scalina e la m. di Babbage.

Per quanto attiene la distinzione

fra analogico e digitale, questa può

apparire più sfumata. Ad esempio i

tamburi rotanti usati nelle macchi-

ne di Pascal o di Babbage avevano

dei meccanismi che garantivano

l’arresto del meccanismo in una

delle dieci posizioni corrispondenti

alle cifre; per contro i contatori del

gas o dell’acqua, che similmente

presentano delle cifre serigrafate

sui rulli posti in rotazione dal volu-

me misurato, possono assumere

qualsiasi posizione attorno al loro

asse fornendo una misurazione di

tipo analogico.

Le macchine analogiche hanno

una storia più antica in quanto nac-

quero per risolvere problemi prati-

ci di calcolo collegati al movimento

Il calcolo meccanico da Anticitera al XX secolo

Frammento principale del meccanismo - La macchina era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello

spessore di un libro, costruita in bronzo e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta

da oltre 2.000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato.

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

STORIA e CULTURA

Page 20: 8 - Notizie dalla Commissione

degli astri quali la determinazione

della posizione dell’osservatore in

funzione della posizione degli astri

stessi, la posizione del sole in

un’ora di un dato giorno dell’anno

o ancora dell’ora o del tempo che

intercorreva fra il momento

dell’osservazione e l’alba o il tra-

monto. La costruzione di una mac-

china analogica presenta il vantag-

gio di poter affrontare un proble-

ma di cui non sono note nel detta-

glio le complesse leggi matemati-

che, come accadeva nell’antichità

per il calcolo dei movimenti dei

pianeti. La conoscenza di tali leggi

matematiche risulta, per contro,

necessaria per l’esecuzione dei cal-

coli, implementando adeguati algo-

ritmi su macchine digitali.

Le macchine analogiche per i cal-

coli sulle posizioni dei corpi celesti,

( g e n e r i c a m e n t e c h i a m a -

te astrolabi), sono in genere com-

poste da lamine di metallo, arric-

chite da incisioni necessarie per

leggere i risultati, poste in movi-

mento da ruote dentate ad esse

solidali. Il componente più impor-

tante di questi strumenti analogici

è il meccanismo conduttore, che

viene realizzato per mezzo di siste-

mi di ingranaggi di complessità

comparabile a quella dei gruppi

differenziali delle automobili. Fino

al 1959 si pensava che i primi di-

spositivi di questo tipo risalissero

alla seconda metà del sedicesimo

secolo, anticipando quindi di poco

(come vedremo) le prime macchine

digitali. In quell’anno il professor

Derek de Solla Price pubblicò la

descrizione preliminare di uno

strumento davvero notevole rinve-

nuto diversi anni prima (nel 1900)

da un gruppo di pescatori di spu-

gne greci nei pressi dell’isola di An-

ticitera da cui prende il nome. Si

trattava proprio di un astrolabio

rinvenuto in un relitto di nave in

rotta fra Rodi e Roma riconducibile

all’età cristiana (87d.c.). Lo stru-

mento, che ad un primo superficia-

le esame sembrava essere un bloc-

co di bronzo facente parte di una

delle statue recuperate dal relitto,

si rivelò invece essere un astrolabio

per merito delle analisi ai raggi X e

ai raggi gamma eseguite da Price,

esperto di meccanismi antichi. In

origine il meccanismo doveva esse-

re contenuto in una scatola di le-

gno di circa 30 cm di altezza, 20 cm

di larghezza e 10 cm di profondità

e conteneva circa 30 ingranaggi

differenti; fra questi vi era sor-

prendentemente un “supporto gi-

revole differenziale epiciclico” co-

stituito da un unico grande ingra-

naggio che poteva essere ruotato

in direzioni diverse per mezzo di

due piccole ruote dentate. Per rico-

struire il completo funzionamento

della macchina di Anticitera ci vol-

lero circa venti anni di studi appro-

fonditi al termine dei quali fu possi-

bile realizzarne una copia funzio-

nante, oggi custodita nel Museo

Archeologico di Atene.

Questo strumento dimostra che

le macchine analogiche sono molto

più antiche di quanto si sia creduto

per molti secoli in seguito alla loro

apparente scomparsa durata quin-

dici secoli.

L’astrolabio e i suoi derivati non

rappresentano però l’unico tipo di

macchina analogica. Le macchine

integratrici automatiche formano

un’altra importante categoria di

strumenti che sono stati utilizzati

per risolvere problemi con equa-

zioni differenziali o per modellare il

comportamento di sistemi molto

complessi - quali le maree degli

oceani - e sono state utilizzate fino

agli ultimi anni del ventesimo seco-

lo.

Il calcolo degli integrali ha sem-

pre rappresentato una notevole

difficoltà nel caso di funzioni com-

plesse o in quei problemi in cui la

Il ritrovamento - Il meccanismo fu ritrovato nel

1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di

pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di

una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi

sull'isoletta rocciosa di Cerigotto.

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STORIA e CULTURA

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Derek J De Solla Price (1922-1983) -

Contribuì in maniera fondamentale allo

studio della macchina di Anticitera.

Page 21: 8 - Notizie dalla Commissione

funzione da integrare non è nota

nella sua forma analitica. Nel XIX

secolo, in concomitanza con il com-

pletamento della moderna forma-

lizzazione del calcolo infinitesimale,

vennero costruite le prime macchi-

ne meccaniche per l’esecuzione di

questi calcoli. Uno dei più semplici

sistemi analogici di calcolo delle

aree di funzioni complesse consiste

nel disegnare la funzione su carta,

ritagliarne la porzione equivalente

all’area descritta dall’integrale

sull’intervallo di interesse e pesar-

la. Il rapporto fra il peso ottenuto e

il peso specifico della carta restitui-

sce il valore dell’integrale ricercato.

Naturalmente il risultato così otte-

nuto rappresenta solo un’ap-

prossimazione del valore cercato in

quanto è condizionato dalla preci-

sione con cui si disegna la funzione,

dall’uniformità della densità del

foglio di carta e dalla accuratezza

della bilancia. Comunque, nono-

stante i limiti evidenziati, questo

metodo è stato utilizzato molto

spesso in passato per ottenere ra-

pidamente il valore degli integrali

ricercati. Alcune fonti attribuiscono

a James Thomson (http://

i t . w i k i p e d i a . o r g / w i k i /

J a m e s _ T h o m s o n ( f i s i c o ) )

l’ideazione del primo dispositivo

meccanico basato su un disco ro-

tante, una sfera ed un cilindro ca-

pace di eseguire integrazioni ele-

mentari; in altri testi ho trovato

riferimenti a Johann Martin Her-

mann (1814) e Tito Gonnella

(1825). Ad ogni modo, il meccani-

smo funzionava facendo ruotare il

disco intorno al suo asse in funzio-

ne della variabile indipendente del-

la funzione, su di questo la sfera

veniva tenuta ad una distanza

dall’asse del disco pari all’ordinata

ed era a contatto con il cilindro che

veniva portato in rotazione.

L’ampiezza di rotazione di

quest’ultimo corrispondeva al valo-

re dell’integrale. Le macchine di

questo tipo sono chiamate plani-

metri. Rimando alla pagina di wiki-

pedia (http://it.wikipedia.org/wiki/

Planimetro) per un approfondi-

mento sulle caratteristiche costrut-

tive e sui dettagli di funzionamen-

to. Nel corso del XX secolo gli stru-

menti di questo tipo sono stati

sempre migliorati fino ad arrivare

alla macchina analogica più famosa

nota con il nome di “analizzatore

differenziale” realizzata da Vanne-

var Bush del MIT. Negli anni prece-

denti la seconda guerra mondiale

furono realizzate almeno cinque

copie della macchina di Bush che

trovarono ampio impiego nel cal-

colo delle tabelle balistiche. Una di

queste è rimasta famosa perché

realizzata da D.R. Hartree e A. Por-

ter presso la Moore School of Engi-

neering di Philadelphia con i com-

ponenti del meccano: era molto

più piccola e affidabile dell’o-

riginale di Bush e dimostrava la

possibilità di fare costruzioni utili

con i pezzi di un gioco per bambini!

Purtroppo tanto la macchina di

Bush quanto quella di Hartree sono

andate quasi completamente per-

dute; la prima come rottame men-

tre della seconda rimangono alcu-

ne parti al Museo delle Scienze di

L o n d r a . O v v i a m e n t e c o n

l’introduzione dei moderni calcola-

tori, l’interesse pratico per lo svi-

luppo di macchine di questo tipo è

venuto meno.

Torneremo, nel prossimo nume-ro, ad occuparci di macchine mec-caniche per esplorare la famiglia di quelle “digitali”. Potremo esami-narne “da vicino” un esemplare risalente al secondo dopoguerra e avremo la possibilità di provarne il funzionamento tornando ad uno dei nostri temi di riferimento: gli algoritimi.

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Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

STORIA e CULTURA

Sopra - L’analizzatore differenziale di Vannevar Bush

Page 22: 8 - Notizie dalla Commissione

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DA NON PERDERE

Ingegneria dell’informazione - Notizie dalla commissione n. 8, maggio 2013

Rif. Federica GUARNASCHELLI

Page 23: 8 - Notizie dalla Commissione

Notizie dalla commissione

Ingegneria dell’informazione

Libriamoci...

La singolarità è vicina

Raymond Kurzweil

Diamo i numeri

www.ording.pv.it Sito Ordine di Pavia

groups.google.com/group/oicipv

Gruppo Google OICIPV

www.inginformazione.it Sito CIIdI

www.cii-croil.it Sito collaborativo CII – CROIL

LINK UTILI

I prossimi impegni della

Commissione

Ultimo mercoledì del mese,

riunione periodica presso la

sede dell’Ordine degli

Ingegneri.

Si consiglia di contattare la

segreteria per la conferma

del calendario.

In base ad una stima del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, nel 2011 si è abilitato il 56,3% dei potenziali “ingegneri”, laddove la corrispondente quota, prima del 2006, superava costantemente l’85%. In calo dunque il numero di ingegneri e ingegneri iuniores abilitati.

Diminuiscono gli ingegneri della sezione A (10.416 abilitati), ma continuano a calare soprattutto gli abilitati di primo livello che raggiungono nel 2011 il minimo storico: solo 1.244 abilitati contro i 1.358 del 2010. La conseguenza è che i laureati “dell’informazione” pur risultando una componente molto corposa tra i laureati che escono dall’università, costituiscono meno del 16% degli abilitati nel 2011.

La singolarità è vicina è un saggio pubblicato da Raymond Kurzweil nel 2005. L’autore è un pioniere nei campi del riconoscimento ottico dei caratteri, nel text-to-speech ed in questo testo, ampiamente dibattuto, espone le argomentazioni per supportare la tesi secondo cui la “singolarità tecnologica” si verificherà nell'arco della prima metà di questo secolo.

La singolarità è definita come un fenomeno risultante dalla combinazione di tre importanti tecnologie del Ventunesimo Secolo: la genetica, la nanotecnologia e la robotica (che include anche l'intelligenza artificiale). L'evoluzione di ciascuna di queste favorisce e accelera l'evoluzione delle altre. Quale sarà il risultato? Un po-tenziamento degli esseri umani un miglioramento dei nostri corpi e delle nostre menti, che grazie a queste tecnologie saranno in grado di superare la loro "biologicità".

Un testo interessante che propone una vista sul futuro prossimo. Buona lettura. C. Canobbio

C. Canobbio