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CRISTO. FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO Pagina inicial: 331 - Pagina final: 356 FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO Por: Jorge Humberto Morales Rios' Recibido: febrero 28 de 2005 - Revisado: abril 20 de 2005 - Aceptado: mayo 15 de 2005 * Licenciado en Filosofia y Teologia, por la Universidad de san Buenaventura, Bogota. Licenciado en Teologia Biblica por el Studium Biblicum Franciscanum de Jerusalén (1986). Licenciado en Ciencias Biblicas por ellnstituto Pontificio Biblico (PIB) de Roma (1991). Ooctorado en Ciencias Biblicas (S. S.o) por el PIB de Roma el9 de junio de 2004. Campo principal de trabajo: la docencia (en diversos colegios de la Provincia Franciscana de la Santa Fe, en las casas de formacion de la misma provincia y en la Pontificia UniversidadAntonianum [PUA), Roma). Actualmente desempena el oficio de Profesor de Nuevo Testamento en la PUA. Fray Jorge H. Morales R., ofm Università Pontificia Antonianum Roma, 22.11.2005 [email protected] * He is a Bachelor of Philosophy and Theology, at Saint Bonaventure University in Bogota. He is a Bachelor in Biblical Theology, at Studium Biblicum Franciscanum of Jerusalem (1986). He is a BachelorofBiblical Sciences, at BiblicalPontificallnstitute (BPI) in Rome (1991). PhO in Biblical Sciences (S. S.O.) at BPI in Rome on June 9th, 2004. Main field ofjob: Teaching (in diverse schoo/s of the Franciscan Province of Santa Fe, in the houses of formation in the same province and in the Pontificai UniversityAntonianum [PUA), Rome). Currentiyhe is working as a Professorofthe New Testament at PUA. AGO.USB Medellfn-Colombia V. 5 N° 2 PP. 223-369 Julio-Diciembre 2005 ISSN: 1657 - 8031 -. 331

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CRISTO. FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

Pagina inicial: 331 - Pagina final: 356

(6~USTO, FONDAMENTO DEL MINISTEROAPOSTOLICO DI PAOLO

Por: Jorge Humberto Morales Rios'

Recibido: febrero 28 de 2005 - Revisado: abril 20 de 2005 - Aceptado: mayo 15 de 2005

* Licenciado en Filosofia y Teologia, por la Universidad de san Buenaventura, Bogota. Licenciado en Teologia Biblica por el StudiumBiblicum Franciscanum de Jerusalén (1986). Licenciado en Ciencias Biblicas por ellnstituto Pontificio Biblico (PIB) de Roma (1991).Ooctorado en Ciencias Biblicas (S. S.o) porel PIB de Roma el9 de junio de 2004.Campo principal de trabajo: la docencia (en diversos colegios de la Provincia Franciscana de la Santa Fe, en las casas de formacion dela misma provincia y en la Pontificia Universidad Antonianum [PUA), Roma). Actualmente desempena el oficio de Profesor de NuevoTestamento en la PUA.Fray Jorge H. Morales R., ofm Università Pontificia Antonianum Roma, 22.11.2005 [email protected]

* He is a Bachelor of Philosophy and Theology, at Saint Bonaventure University in Bogota. He is a Bachelor in Biblical Theology, atStudium Biblicum Franciscanum ofJerusalem (1986). He is a BachelorofBiblical Sciences, at Biblical Pontificallnstitute (BPI) in Rome(1991). PhO in Biblical Sciences (S. S.O.) at BPI in Rome on June 9th, 2004.Main field ofjob: Teaching (in diverse schoo/s of the Franciscan Province ofSanta Fe, in the houses of formation in the same provinceand in the Pontificai UniversityAntonianum [PUA), Rome). Currentiy he is working as a Professorofthe New Testament at PUA.

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

Riassunto

Lo scopo del presente articolo è quello distudiare il contenuto cristologico di 2Cor10,7 e la sua funzione nell'unità della qualefa parte. Nella pericope si scoprono duelivelli: da una parte, si evidenzia i! rapportoessenziale di Paolo con Cristo; dall' traparte, si stabilisce una complessa relazionetra Paolo e la comunità di Corinto e dellostesso Apostolo con i suoi awersari. Lasoluzione delconflitto che caratteriza i!secondo livello è possibile se viene preso sulserio il primo livello, Spicca un' immaginedell' Apostolo forse poco conosciuta, masempre indispensabile per la comunità: inlui vi è la certezza che l'autorità non è inconflitto con la mitezza, ma anche lacoscienza che la mitezza non è.debolezza,Tre criteri per la soluzione dei problemi aCorinto sono ancora validi per la nonsempre facile costruzione d'ogni comunitàcristiana: il necessario riferimento a Cristo, ilrapporto con l'autorità, la capacità dellastessa comunità.

Parole chiaviCristo, Paolo, Apostolo, comunità, awersari.assenza, presenza, autorità, mansuetudine,carne, costruzione, battaglia, distruzione;esortare, camminare,

Resumen

El presente articulo tiene como objetivoestudiar el contenido cristologico de 2Cor10,7 Y su funcion en la unidad de la quehace parte. En la perlcopa se descubrendos niveles: de un lado, se evidencia larelacion esencial de Pablo con Cristo; delotro, se establece una compleja relacionde Pablo con la comunidad de Corinto ydel mismo Apostol con sus adversarios. La

solucion del conflicto que caracteriza elsegundo nivei es posible si se toma en serioel primer niveI. Se pone de relieve unaimagen del Ap6stol quiza poco conocida,pero siempre indispensable para lacomunidad: él tiene la seguridad de que laautoridad no se opone a la mansedumbre,pero, igualmente, tiene la conciencia deque la mansedumbre no es debilidad. Trescriterios en la solucion de los problemasen Corinto son validos todavia hoy para lano siempre foci! construccion de todacomunidad cristiana: la necesariareferencia a Cristo, la relacion con laautoridad, la capacidad de la mismacomunidad.

Palabras claveCristo, Pablo, Apostol, comunidad,·adversarios, ausencia, presencia,autoridad, mansedumbre, carne,construccion, batalla, destruccion; exhortar,caminar.

Abstract

This current article aims at analyzing theChristological content of 2 Corinthians 10:7and its function in the unity in which it makespart of. In the Biblical passage, two levels arediscovered: on the one hand, it is shown theessential relationship Paul has with Christ; onthe other hand, It is established a complexrelationship with the community of Corinthand the Apostle himself and his opponents.The solution of the conflict whichcharacterizes the second level is possibleonly if the first level is taken seriously. Animage of the Apostle, perhaps a littleunknown, is emphasized, but it is alwaysessential to the community: he is aware thatsecurity does not oppose gentleness, but

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likewise, he is aware that gentleness is notweakness. Three criterio for the solution ofproblems in Corinth are stili valid today forthe not always easy construction of everyChristian community: the necessaryreference to Christ the relationship to theauthority, the capability of the somecommunity.

I<eywordsChrist, Paul, Apostle, community,opponents, absence, presence, authority,gentleness, flesh, construction, battle,destruction, to exhort, to walk.

2Cor 10,7 nel contesto dei vv. 1-11

Chi si awicina a 2Cor 10,7 è colpito da unduplice fatto: da una parte, lo forzadell'espressione "essere di Cristo" (greco:"Christou eTnai"); dall'altra, si sente ilcontrasto tra "qualcuno / lui" e "noi",sebbene ambedue le parti tengano un talelegame con Cristo. Dal confronto tra i duefatti e dall'inserimento del versetto nelcontesto prossimo (10,1- l l), il lettore siaccorge che, pur essendo importante, losuddetta espressione è in funzione di unarealtà che si può chiamare ecclesiologica.

Lo scopo del presente articolo è quello distudiare il contenuto cristologico del v. 7 e losuo funzione nell'unità dello quale fa porte.Per raggiungerlo, viene proposto il seguentepercorso: l) uno rapida considerazionesullo 2Cor; 2) lo delimitazione dellapericope; 3) lo strutturo interna di 2Cor10,1-11; 4) analisi del v. 7 nel contestodei w. 1- l l ; 5) conclusione.

Primo di entrare nell'esegesi del testo, voglioproporre alcuni punti che favoriscano lo

comprensione di questo lavoro esegetico­teologico:

• Spiego l'esegesi come un dialogoamichevole ma esigente con il testo. Siporte dal testo, s'interrogo il testo e sicercano delle risposte nel testo. Non èun esercizio arbitrario, perché ci sonodelle regole precise da rispettare. È iltesto stesso a fornire delle vieall'interpretazione e, nel contempo, ogiudicare sulla validità o meno dellescelte o cui è obbligato chi interpreta iltesto.

• Per il fotto che l'esegesi è molto attento01 testo, ogni particolare ho lo suoimportanza e può diventare prezioso pertirare fuori le ricchezze nascoste. Nonsempre è un lavoro gradevole e allevolte può sembrare carico di"pignoleria", ma le fatiche sonoricompensate con il senso ricavato daltesto.

• Dai due punti precedenti segue unsuggerimento pressante: lo lettura­studio di queste pagine richiede ilconfronto diretto con il testo di 2Cor.Ogni affermazione deve essere valutatocon il testo. È uno dei grondi criteri permisurare le affermazioni esegetichefatte e per intravedere oltre possibilitàinterpretative.

l Una rapida considerazione sulla 2 letteraai Corinzi

Le versioni della Bibbia presentano duelettere ai Corinzi, ma sono veramente due?Senza entrare nello complessitàdell'argomento, è necessario fare un paio diosservazioni. Se i dubbi per lo l Cor sono forti(due, tre oppure quattro lettere al suointerno), questi aumentano per la 2Cor (fino

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a cinque lettere!)l, Il problema nella 2Cor èspiegato così da Sacchi:

"La teoria che vede nella Seconda lettera aiCorinzi una raccolta di diverse missiveinviate do Paolo o Corinto si va sempre piùaffermando. Nell'ultimo periodo del suosoggiorno o Efeso, e poi durante il viaggioche lo avrebbe portato per l'ultimo volto oCorinto, l'apostolo avrebbe scritto più volteai cristiani di quello città, Un redattoreavrebbe fuso le diverse missive in modo taleda ricavarne uno scritto apparentementeunitario: non è escluso che in questoprocesso qualche parte di lettera(specialmente il prescritto e il postcritto) siaandato perduto, in quanto contenevo cosegià dette o riferimenti o situazioni o personeche risultavano incomprensibili nel nuovocontesto"2

Do evidenziare, soprattutto, lo possibilità chei capitoli l 0- l 3 siano stati scritti un po' dopo icapitoli 1-9 -sempre dallo stesso Paolo­oppure che precedono nello stesura icapitoli l _93

. Lo coso importante è notare sinda adesso uno certo separazione tra le dueporti.

Il nostro lavoro ho presente il testo finale cosìcome è pervenuto alle nostre mani. perciòlo considero un'unità letterario.

Più decisivo è il carattere proprio dello 2Cor,già rispecchiato nello l Cor: le tensioni nelrapporto tra Paolo e lo comunità di Corinto.Diversi problemi. infatti. minacciano sial'autorità dell'apostolo che lo vito dellocomunità, Èutile un accenno 0110 l Cor:

1Cfr. SACCHI. "lettere", 125-127. Utile la lettura di BARNETT,2 Corinthians, 15-16. 17, nota 72. 2 SACCHI, "lettere", 125.3 Cfr. BARNETT, 2 Corinthians. 15, nota 70.

1,11-12: "llMi è stato segnalato infatti avostro riguardo, fratelli. dallogente di Cioe, che vi sonodiscordie tra voi. 12Mi riferisco 01

fotto che ciascuno di voi dice: "losono di Paolo", "lo invece sono diApollo", "E io di Cefali, "E io diCristo!"".

4,18-21: "18Come se io non dovessi piùvenire da voi, alcuni hanno presoa gonfiarsi d'orgoglio. 19Ma verròpresto, se piacerà 01 Signore, e mirenderò conto alloro non già delleparole di quelli, gonfi di orgoglio,ma di ciò che veramente sonnofare, 20perché il regno di Dio nonconsiste in parole, ma in potenza.21 Che volete? Debbo venire a voicon il bastone, o con amore econ spirito di dolcezza?".

9,1-9: "l Non sono forse libero, io? Non sonoun apostolo? Non ho vedutoGesù, Signore nostro? E non sietevoi lo mio opero nel Signore?2Anche se per altri non sonoapostolo, per voi almeno lo sono;voi siete il sigillo del mioapostolato nel Signore. 3Questa èlo mio difeso contro quelli che mioccusano,"

Discordie interne destate dall'arrivo nellocomunità di alcuni predicatori che, peraffermare i propri interessi, contestanol'autorità di Paolo, fondatore unico dellocomunità.

Lo situazione divento più difficile ancoronello 2Cor. Lo lettera riflette sicuramente

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una situazione precisa vissuta tra lo secondae lo terza visita di Paolo a Corinto. Laseconda visita lasciò l'impressione didebolezza nel risolvere alcuni problemi graviall'interno della comunitd. A tale situazionesi aggiunse l'attacco da parte dell'esterno:dei veri e propri awersari nella veste dipredicatori (p. eS.ll ,4.23). Si comportavanodiversamente da Paolo: si facevanoraccomandare (3, l), erano mantenutieconomicamente dalla comunità (11,20),si vantavano delle apparenze (5,12; 11,18),predicavano "un altro vangelo" (11,4). Unatale situazione spinse a Paolo a prendere lostrada della polemica e della difesa del suoministerd.

Pur essendo vero che nei capitoli 1-9 sirespira un'aria piuttosto serena - forse losituazione era cambiata- mentre neicapitoli l 0- l 3 il tono diventa duro e pocoamichevole, una linea d'opposizioneattraversa tutta lo lettera:

2,17: "Noi non siamo infatti come quei moltiche mercanteggiano lo parola diDio".

4,2.5: "2 0 1 contrario, rifi utando ledissimulazioni vergognose, senzacomportarci con astuzia néfalsificando la parola di Dio, maannunziando apertamente la verità,ci presentiamo davanti a ognicoscienza, al cospetto di Dio. 5Noiinfatti non predichiamo noi stessi, maCristo Gesù Signore [...r.

7,2: "A nessuno abbiamo fatto ingiustizia,nessuno abbiamo danneggiato,nessuno abbiamo sfruttato".

10,2: "vi supplico di far in modo che nonawenga che io debba mostrare.quando sarò tra voi, quell'energiache ritengo di dover adoperarecontro alcuni che pensano che noicamminiamo secondo la carne".

12,14.17: "14Ecco, è la terza volta che sto pervenire da voi, e non vi sarò di peso,perché non cerco i vostri beni, ma voi.l 7Vi ho forse sfruttato per mezzo diqualcuno di quelli che ho inviato travoi?"

La lettera si chiude (13. l O) con l'invito alsuperamento delle difficoltà prima della suaterza ed ultima visita:

"(l) condurre a buon porto la colletta (8,1­9,5), (2) il rawedimento di quelli che sonocoinvolti in pratiche d'immoralità sessuale ecultuale (12,20-13,3; 6.14-7, l), e il rifiuto dei"falsi apostoli" intrusi (10,12-12,13)"6.

In questo contesto si inserisce la pericopeche intendiamo analizzare (l Cor 10,1-11).Da esso riceve luce per l'interpretazione e aesso offre una risposta preziosa,

2. La delimitazione della pericope

2Cor 10,1- 11 fa parte di un contesto piùampio, cioè dei capitoli 10,1- 13, l O. In unprimo momento, si considera taleinserimento (2.1); poi, l'attenzione si rivolgepiù riposatamene alla pericope, perconsiderarne lo delimitazione formale­tematica (2.2) e l'intreccio delle persone(2.3).

4 Ti-a quelli. alcune condotte sessuali (12,21), idolatria e culto pagano (6, 14-7, 1) La comunità era passivamente tollerante versole persone coinvolte.

5 Per l'approfondimento. cfr. CORSANI, 2 Corinzi, 24-32 e di BARNETT, 2 Corinthians, 37-40.6 BARNETT, 2 Corinthians, 25.

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2.1 L'inserimento della pericope nei capitoli10,1-13,10

È riconosciuto dagli studiosi che i .capitoliappena menzionati costituiscono un'unitàben delimitata e con una problematico finoad un certo punto a sé stante. Si accoglie loseguente proposta di divisione?:

• 10,1-18: difesa dell'integrità personale diPaolo e della sua missione;- 10,1- 11: presente o assente, Paoloagisce con fermezza;- 10,12-18: ha rispettato i limiti assegnatidal Signore;

• 11,1-12,13: Paolo costretto a fare ilproprio elogio, occupandosi, nelcontempo, degli "apostoli" giàmenzionati in 10,1-18;

• 12,14-13, 10: esortazione alla comunitàal superamento dei problemi critici inpreparazione alla sua visita, perché alsuo arrivo agirà con fermezza, come giàaffermato in 10,1-18.

La pericope di studio si trova, come risultadallo schema, proprio all'inizio della sezione10,1-13,10. Molteplici sono i contatti di 10,1­11 con il resto della sezione; per noi èsufficiente, in questo momento, prestareattenzione al suo inizio e alla sua chiusura:

10,1-2: "lOro io stesso, Paolo, vi esorto per lodolcezza e lo mansuetudine diCristo, io davanti a voi cosìmeschino, ma di lontano cosìanimoso con voi; 2vi supplico di far inmodo che non avvenga che iodebba mostrare, quando sarò travoi, quell'energia che ritengo di

7 Ela proposta di MATERA, " Corinthians, 214-215.

dover adoperare contro alcuni chepensano che noi camminiamosecondo lo carne" .

10,10-11: "1 OPerché "le lettere -si dice- sonodure e forti, ma lo sua presenza fisicaè debole e lo parola dimessa".11 Questo tale rifletta però che qualinoi siamo a parole per leffera,assenti, tali saremo anche con i faffi,di presenza".

13,1-2:"L'ho detto prima e lo ripeto ora,allora presente per lo secondavolta e ora assente, a tutti quelli chehanno peccato e a tutti gli altri:quando verrò di nuovo nonperdonerò più".

'13,10: "Per questo vi scrivo queste cose dalontano: per non dover poi, dipresenza, agire severamente con ilpotere che il Signore mi ha dato peredificare e non per distruggere" .

Si scorge un tema basilare che apre echiude l'intera sezione, il quale si puòformulare con due parole- chiave: "assenza- presenza" .

2.2 Delimitazione formale-tematica

Delimitare un testo significa determinaredove comincia e a che punto si chiude,indicando i motivi della scelta. Nel metteredei limiti, è utile il confronto con lo pericopeChE~ precede e con quella che segue(demarcazione). poi l'osservazione dellapericope in se stessa per trovare degliargomenti che indichino che i limiti stabilitisono quelli giusti (conferma delladelimitazione). In questa procedura, glielementi formali (parole oppure espressioni)

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e tematici (le variazioni del tema) sonodecisivi.

Chi legge i capitoli 8-9 e poi passa alcapitolo l ° si accorge di un fortecambiamento tematico, Infatti, si passadalla colletta a favore della chiesa madre diGerusalemme ad un ammonimentopressante per evitare di dover prendere deiprowedimenti forti al suo arrivo contro alcuni(10,1-2), Si apre così un nuovo tema che,con delle variazioni, si prolunga fino a l 3, 10.

In lO, l l si riconosce lo chiusura dellapericope che intendiamo studiare,Sebbene 10,12-18 presenti forti contatti con10,1-11 8

, tra i due si dà uno spostamentotematico. Senza sparire totalmente il temadell'assenza - presenza di Paolo (w, 13,14),egli rivolge una forte critica ai suoi awersariarrivati alla comunità; facendo così,risalta alcuni aspetti della sua integrità, La"raccomandazione" apre e chiude il brano(w. l 2 e l 7) e incornicia il tema della veraregola (greco: "kanon") di misura dell'attivitàapostolica. .

Stabiliti i confini, si deve ancora mostrareche i w. 1- l l sono dawero un'unità consenso proprio, Una figura retorica viene innostro aiuto: l'inclusione9

• I w, 1-2 e 10-11 sirichiamano a vicenda:

10,1-2: "lOro io stesso, Paolo, vi esorto per lodolcezza e lo mansuetudine diCristo, io davanti a voi così

meschino, ma di lontano cosìanimoso con voi; 2vi supplico di far inmodo che non awenga che iodebba mostrare, quando sarò travoi, quell'energia che ritengo didover adoperare contro alcuni chepensano che noi camminiamosecondo lo carne".

l 0, 10-11: "Ioperché "le lettere -si dice- sonodure e forti, ma lo sua presenza fisicaè debole e lo parola dimessa",IIQuesto tale rifletta però che qualinoi siamo a parole per lettera,assenti, tali saremo anche con i fatti,di presenza".

La pericope, dunque, si apre e si chiude convocabolario e tematica simili. Quanto essipresentano riceve, come si vedràopportunamente nell'analisi, uno sviluppopreciso nei w. 3-8.

2,3 L'intreccio delle persone

Senza le persone il testo è in un certo sensomorto; lo vita gli viene soltanto dai diversirapporti in cui entrano e dai loro ruoli. Chiavedecisiva per entrare in un tale intreccio è ildiligente controllo del testo.

La figura del triangolo ci permette dispiegare meglio questo punto. Tre"personaggi" (due, collettivi; uno, singolo) sirapportano tra di loro in modo diverso(relazione triadica), Il singolo è Paolo -ognitanto si presenta anche con il "noi"-; i due

8 Cfr. MATERA, Il Corinthians, 229.9 Per inclusione si intende la ripetizione alla fine del testo di un'espressione o di una parola già trovata all'inizio. Perché tale

ripetizione. in parallelo, serve a cornice ad un tema che si sviluppa all'interno dell'inclusione, ed é utile per stabilire i confini delbrano. Due esempi tipici d'inclusione: (1) l'inizio e la chiusura del Sal 8; (2) l'espressione "perché di essi é il regno dei cieli" (VII.

3b e 1Db), nel testo delle beatitudini (Mt 5,1- 11).

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collettivi sono lo comunità di Corinto e ungruppo speciale -alle volte presentatocome un singolo personaggio-, con duepossibilità d'identificazione: un gruppoall'interno della comunità di Corinto oppureun gruppo esterno ma intromesso nella vitacomunità.

Paolo: l'apostolo esordisce con unafortissima enfasi sulla sua persona ("lo stesso,Paolo"), che introduce non soltanto lo nostrapericope ma tutta lo sezione 10,1-13, l O. Sitratta di un vero e proprio richiamo alla suaautorità apostolicdo. Paolo continua aparlare in prima persona singolare sino al v.2, alla fine del quale passa all'improwisoalla prima persona plurale ("noi"), che non èda identificare né con Paolo e lo comunitàdi Corinto e neppure -anche se qualchedubbio resta- con Paolo e i suoi compagnidi ministero. L'uso fatto altrove del "pluraleletterario" e il richiamo nella nostra pericopealla sua personalissima forma di averricevuto l'autorità (v. 8), fa pensare che sitratti soltanto dell'ApostoloIl. Il pronome diprima persona singolare riemerge al v. 8 e sicombina con quello della prima plurale. Neiw. 9 e 10 appare soltanto lo prima personadi Paolo ed compare al v. l l, dove si usasoltanto lo prima plurale.

La comunità di Corinto: è identificata con loseconda persona plurale, I riferimenti diretti

non sono abbondanti (w. 1-2,6-9), masufficienti per caratterizzare lo comunità. Danon trascurare quelli indiretti.

L'altro gruppo, problematico dal punto divista dell'identificazione, è in apertaopposizione a Paolo e, a sua volta,l'apostolo si mostra minaccioso nei suoiconfronti. Compare al v, 2: "alcuni"; al v, 7:"qualcuno / lui"; al v, 11: "questo tale,,12.Probabilmente presente anchenell'espressione impersonale "si dice" del v.10.

Adesso è importante guardare i tre lati (deltriangolo) che presentano i diversi rapportitra qùeste tre realtà personali:

Rapporto Paolo - Comunità: lo prima frasedella pericope li mette già in rapporto: "lostesso, Paolo, vi esorto" (10, l l, Paolo, con losua autorità apostolica (cfr. l, l l, "fa appello"(greco: "parakalo") alla comunità. Si tratta diun ammonimento che, a differenza p.es, diRom l 2, l; Ef 4, l e l Tes 4, l, non introduceun'esortazione morale, ma lo sua vigorosadifesd 3

, Paolo adopera al v. 2 un verbo consimile significato: "vi supplico" (greco:"déomai"). Anche in questo primo versetto,Paolo fa lo sua ironica autopresentazione("io davanti a voi così modesto, ma dilontano così energico con voi"), proprio con itermini equivalenti a quelli che più avanti

10 Cfr. MARTIN. 2 Corinthians, 302. Sull'uso della formula più semplice, ma sempre rafforzata, "lo Paolo", cfr. BUSCEMI, Galati,509. .

11 ifiutano l'interpretazione del plurale perPaolo e compagni (p.es. Timoteo, Silvano. Tito. cfr. FURNISH, "Corinthians. 466) e loriferiscono soltanto a Paolo, BARNETT, 2 Corinthians. 58 e nota 7, 223 e nota 65; ZERWICK - SMITH, Biblical Greek. NO.8: sitratterebbe di un "plurale epistolare" (e citano Rom 1,5; 1Tes 2, 18 e 2Cor 10, 1-11.6); per MATERA, "Corinthians, 220 e la suanota 5, è un "plurale letterario'J.

12 Probabilmente i singolari "qualcuno" ="lui", "questo tale" sono da intendere come collettivi. Cfr. BARNETT, 2 Corinthians,469, nota 6; MARTIN, 2 Corinthians, 307 e ZEILlNGER, Krieg, 48-49 (""tis" entspricht dann einfach den "tines" in v 2'J. Sullapossibilità di una sola e precisa persona, cfr. i riferimenti in FURNISH, " Corinthians, 466 (cfr. 2,3-11), sebbene conosca anchel'altra alternativa (p. 466.469); in modo simile cfr. ZEILlNGER, Krieg, 48, il quale menziona KLAUCK (cfr. 2,5-11 e 7, 12).

13 Cfr. MATERA, "Corinthians, 219.

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CRISTO, FONDNAENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

costituiscono lo esplicita accusa controPaolo: "Perché "le lettere -si dice- sono dure eforti, ma lo sua presenza fisica è debole e loparola dimessa"" [v, 10), Èquesto il profilo diPaolo che regna nella comunità. Ilcontenuto della supplica di Paolo nel v, 2 elo sviluppo che riceve ai w. 3-6 indicanoc he tale valutazione non è quella giusta14,

L'esortazione e lo supplica sono sostituitenel v, 7 dal comando 15

• La comunità ènell'obbligo di "guardare, d'essere attenta aconsiderare", in altre parole viene chiestoalla comunità di discernere lo veritànell'agire di Paolo, La condotta dell'Apostoloè capita in questo contesto: ha il modello inCristo ed è coerente con l'eserciziodell'autorità nel suo ministero apostolico, Èquesto e non altro quello che devonovedere in Paolo! Lui dedica proprio gli ultimidue riferimenti all'esercizio della sua autoritànei confronti della comunità, Da una parte,l'autorità è al servizio dell'edificazione e nondella rovina [v. 8); dall'altra, il mezzo chePaolo usa per comunicare con lo comunitàquando è assente, le lettere, non devespaventare: esse riflettono, è vero, durezzada parte sua, ma 'Indicano anche locoerenza di cui è capace in presenza loro(w.9-11),

Rapporto Paolo - awersari: Paolo stabilisceuna netta differenza tra lo comunità [''voi'') eun gruppo o persona-gruppo ["alcuni","qualcuno", "lui", "questo tale", "si dice"). Sirivolge direttamente alla comunità e adessa parla di queste persone; a costoro

arriva tramite il messaggio inviato allacomunità, come si può dedurre dal v. 2, esoprattutto dai v, 7 e l l , dove l'espressione"considerare [nuovamente]" [= CEI: "siricordi"; greco: "Iogfzomai") è riferita algruppo.

Più difficile è l'identificazione precisa delgruppo: si tratta di persone che nonappartengono direttamente alla comunità,come p,es, predicatori arrivati a Corinto 16

,

oppure di un gruppo che si è formatoall'interno della stessa comunità?l? Forse lodisgiuntiva non è del tutto giusta; una viaintermedia è possibile18: lo comunità hacertamente ricevuto l'influsso di talipredicatori [p,es, l Cor 1, 12; 3,4,22; 2Cor2,17; 10,12; 11,11-13,18; ecc), chedisprezzavano lo persona e lo missione diPaolo [p,es, 11,16-21) e si è trovata divisa acausa della formazione al suo interno di ungruppo che rispecchia il sentire di questi"superapostoli" (11 ,5f.

Da parte del gruppo ci sono delle graviaccuse contro Paolo. L'unico discorsodiretto della pericope lo esprime comemancante d'I coerenza, affermazione cheriecheggia nella presentazione ironica diPaolo:

v. 10: ""le lettere - si dice - sono dure e forti,ma lo sua presenza fisica è debole elo parola dimessa'''',

v. 2: "Ora io stesso, Paolo, [... ], io davanti avoi così meschino, ma di lontano cosìsevero con voi",

14 Infatti, i vv. 3-6 stabiliscono che Paolo agisce. nel suo ministero. con la potenza di Dio. realtà che gli viene negata dall'accusaalla quale si riferisce il v 2 "comportarsi secondo la carne" (cfr. BARNETT, 2 Corinthians. 468).

15 È da preferire l'interpretazione all'imperativo del verbo greco "blépete" invece dell'indicativo. che é pure possibile (perlo studiodel problema, cfr. MARTIN, 2 Corinthians. 307; MATERA, /I Corinthians, 225; ecc)

16 Cfr FURNISH, /I Corinthians, 466; MARTIN, 2 Corinthians, 304.17 Cfr. BARNETT, 2 Corinthians. 461 e la nota 27.18 Seguo in parte il suggerimento di MARTIN, 2 Corinthians, 304.19 Per un'altra possibilità interpretativa, cfr. BARNETT, 2 Corinthians, 467.

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CRiSTO, FONDAMENTO DEL MiNISTERO APOSTOLICO Di PAOLO

Paolo raccoglie nel discorso indiretto lolettura "interpretativa" che i suoi avversarioffrono del suo comportamento:

V. 2: "alcuni [ ... ] pensano che noicomminiamo secondo lo carne".

Se do porte del gruppo si muovono questecritiche contro Paolo, do porte dell'Apostoloci saronno delle misure contro tali membri.Se è accusato di essere severo tramite lelettere, lo sarà pure contro di loro quandosarà presente:

v. 2: ''[ ... ] non avvengo che io debbomostrare, quando sarò tra voi.quell'energia che ritengo di doveradoperare contro alcuni [.. ,]",

v. l l : "Questo tale rifletto però che quali noisiamo o parole per lettera, assenti.tali saremo anche con i fotti, dipresenza",

Èsuggerito anche con delle immagini:

VV. 4-5: "ma hanno [le armi dello nostrobattaglio] do Dio lo potenza diabbattere le fortezze,5distruggendo i ragionamenti eogni baluardo che si levo contro loconoscenza di Dio, e rendendoogni intelligenza soggettoall'obbedienza 01 Cristo".

Paolo chioma con autorità all'ubbidienza:

v, 6: "siamo pronti o punire qualsiasidisobbedienza".

Rapporto Comunità - gruppo degliavversari: il negativo influsso del grupponello comunità deve essere adessofronteggiato dallo stesso comunità, Sonoessenzialmente tre gli aspetti che illustranoquesto linea,

• Le accuse fotte dal gruppo contro Paolosono mirate od uno scopo preciso nellocomunità: distruggere il rapporto traPaolo ed esso,

• Lo comunità è esortato (v. l) e pregato(v, 2) o reagire contro tale gruppo, Essodeve far sì che Paolo non usi "l'audaciache ritengo di dover operare" (v, 2),Lo comunità ho dunque il compitod'arrivare 0110 soluzione del problema,altrimenti lo troverà Paolo.

• In un secondo senso lo comunità devereagire: l'imperativo del v. 7 ("guardate")è uno chiomato o discernere, nei fottidello scorso visito, lo differenza tra Paoloe i suoi avversari, sebbene l'uno e gli altriritengono di "essere in Cristo".

3. La struttura interna di 2Cor 10,1-11

Due aspetti in stretto rapporto: 0110 schemadell'organizzazione del testo (3.1) seguonoalcune osservazioni sull'articolazione esul vocabolario (3,2), che fungono do'giustificazione dello schema proposto.

3.1 Lo schema dell'organizzazione del testo

È necessario capire i diversi elementi di untesto -alle volte con delle ripetizioni- e lo

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

scorrere del pensiero dell'autore, Prima diproporre lo schema, è opportuno affermaredue fatti: l) come già visto. i w, l - l lformano un'unità e non due unità separate(w, l -6 e 7-1 1)20; 2) è normale lo diversitànelle proposte degli studiosi; essa riflette losforzo per capire il testdl, Quella offerta inquesto lavoro. mentre presta attenzione allescelte degli autori, le controlla con il testogreco, Il risultato presenta delle variazioniimportanti. 2Cor 10.1- l l si può strutturarecosì:

La compattezza dei w. l -6 viene dal fattoche il contenuto (v. 2) dell'esortazione (l).dato soltanto dopo il verbo di supplica (v. 2) ­ambedue i verbi hanno un comuneoggetto, cioè che Paolo non debbamostrarsi duro con quelli che l'accusano di"camminare secondo lo carne" (v. 2)- ricevenei v, 3-6 uno sviluppo diretto: essicostituiscono lo dimostrazione che taleaccusa non è fondata: lui vive (= cammina)nella carne conducendo una severa lottacon le armi di Dio; da Lui viene lo forza perabbattere le fortezze,

3.2 Alcune osseNazioni sull'articolazione esul vocabolario

Dal punto di vista del vocabolario. sono utilicerte osservazioni:

• Alcuni termini sono comuni ai due blocchiprincipali. Oltre a quelli che sono stati giàmenzionati -Paolo. lo comunità di Corinto.

Nei w, 7-l l si passa al linguaggio delcomando, La comunità è ammonita adisc'ernere accuratamente (v. 7:"guardate"), come pure il gruppo degliawersari deve riflettere (verbo greco:"logfzomai" usato nel v. 7 [CEI: "si ricordi"] enel v, 11 [CEI: "rifletta"]) sulla persona diPaolo: sul suo "essere di Cristo" (v. 7) e sullasua capacità di operare a Corintoesattamente come si comporta tramite lelettere, cioè con severità. Il v, 8 è in strettocollegamento con il v, 7: Paolo "è di Cristo" eda Lui, in quanto Signore, ha ricevutol'autorità con lo scopo della costruzionedella comunità. alla quale servono pure lelettere (w, 9-11). L'autorità apostolicaricevuta occupa, dunque. un postocentrale nei w. 7-1 l .

010

gola lo lotta - t--

t--armi)Ile fortezze

ragionamentidi

ubbidienzato

o

sulle lettereuramento -l

vv. 1-2: Esortazione/supplicavv. 3-6: lo vera lotta dell'Apost

w. 3-40: Il principio che rev. 3: il principiov. 40: lo motivazione (le

w. 4b-6: Abbattimento dew. 4b-5a: distruzione div. 5b: assoggettamento

ogni intelligenzav. 6: punizione di ogni dis

v. 7: Comando al discernimenv. 8: Il motivo del vanto di Paolw. 9- 11 : le lettere di Paolo

v. 9: congetture negativav. 10: causa della congettV. l l :Comando al ripensa

I comandi presenti ai w, 7 e l l concedonouna relativa indipendenza al segmento w,7-11 (seconda parte della pericope).mentre i w, 1-6 (prima parte) s'incentranonell'esortazione / supplica di Paolo rivolta allacomunità, Quello che impedisce diseparare le due parti è l'inclusione letterariatra i w, 1-2 e 10-11 (con il tema dell'assenza­presenza)22.

20 Prendono 2Cor 10,1-11 come unità inseparabile: MARTIN, 2 Corinthians, 297; MATERA, /I Corinthians. 218-219. Laseparano in 10,1-6 e 10,7-11: BARNETT, 2 Corinthians, 456.468; ZEILlNGER, Krieg, 39.46. Per FURNISH, /I Corinthians,454.464, mentre la prima unità è 10.1-6. la seconda siprolunga fino al v. 18 (vv. 7-18).

21 Cfr, p.es.. MATERA, /I Corinthians, 218-219 e ZEILlNGER, Krieg, 39-41 e 46-48.22 Su tale inclusione, cfr la nota 9.

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

lo personal gruppo degli awersari diPaolo-, spiccano ìseguenti:

- Cristo: w, 2,6.7 (2 volte); si aggiunga"Signore" del v, 8;- L'espressione greca "katà prosopon"nei w, l e 7: tradotto diversamentedalla CEI: "davanti a" (v, l) e "le cose infaccia": ambedue si riferiscono a dellerealtà presenti. Appartengono allostesso ambito di significato "esserepresente" ("pareimi") dei vv, 2,11,"presenza" ("parousfa") nel v. 10, Infine,nell'ambito contrario di significato:"essere assente" ("apeimi") nei w. l e 11 ;- I termini della severità e delladebolezza di Paolo (w. 1,2.4.5,6. 10.11),Da accostare a quello della mitezza diCristo nel v. l;- Vocabolario della costruzione e dellarovina delle edificazioni: iw, 4 e 8 usanolo stesso sostantivo (greco "kathairesis")per indicare l'abbattimento dellefortezze (v. 4) e la rovina della comunità(v, 8). Nel v. 5 si parla di distruzione di"baluardi" e nel v. 8 dell"'edificazione"(greco "oikodomé") della comunità",- Oltre al vocabolario dell'esortazione(v, l ), della supplica (v, 2) e del comando(vv. 7,11), c'è da segnalare la presenzadel verbo greco "Iogfzomai", tradottodalla CEI con diverse parole: v, 2("ritengo"); v. 7 ("si ricordi"); v, 11 (rifletta).

• Altri termini si trovano soltanto in una parteo, addirittura, in una suddivisione minore:

- Nei w, 2-3, il comportamento di Paolonon è quello di "camminare (greco:"peripatéo") secondo lo carne (greco:

"sarx")", ma di "camminare (= CEI:vivere; greco: "peripatéo") nella carne".Ancora nel v, 3 si adopera la parola"carne" e al v. 4 l'aggettivo "carnale", Daavvicinare alla terminologia delcamminare (= comportarsi, vivere), ilverbo "militare" nel senso di "servirecome soldato" (v, 3, greco:"strateuomai"). Così il "camminare nellacarne" di Paolo, è interpretato in sensomilitare, dando la svolta all'accusa epreparando iw. 4-6;- Il linguaggio militare è abbondante neiw. 3-6: oltre al "miliziamo" del v. 3,appena menzionato, al v. 4 si parla delle"armi (greco "hopla") della nostrabattaglia (greco "stratefa")", al v. 4dell'abbattimento delle fortezze e ai w.4b-5a, di distruzione di ogni baluardo,Anche al v. 6, la punizione di ognidisubbidienza riflette l'ambito militare:dopo la battaglia, gli sconfitti vengonoimprigionati e sottomessiall'ubbidienza23

;

- Sebbene il tema dell'autorità (greco:"exousfa") si senta sin dall'inizio dellapericope, soltanto al v, 8 Paolo lo rendeesplicito,- Altrettanto deve affermarsi sul temadelle lettere: già nel v. l sono sottintese("da lontano così severo con voi"), maPaolo si riserva negli ultimi tre versetti(vv, 9-11) di parlare direttamentedell'argomento che i suoi awersari e iloro seguaci nella comunità hannousato contro di lui,

23 Sulla terminologia militare nei vv. 3-6. cfr. FURNISH. /I Corinthians, 457-458.

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

4. Analisi del v. 7 nel contesto dei vv. l -11

Le pagine precedenti hanno lo funzione dipreparare il lettore al raggiungimento delloscopo prefissato per questo lavoro, cioèalla comprensione del contenuto del v. 7 edel suo inserimento nei vv. 1-11, Il puntodi partenza è lo considerazionedell'organizzazione del v. 7 (4. l), per poipassare ad alcuni aspetti contenutistici cherispondono alla realtà affermata nel v. 7,vale a dire il contenuto dell'espressione"essere di Cristo" (4.2), l'autorità apostolica diPaolo (4.3), Cristo, modello di Paolo (4.4).

4.1 L'organizzazione del v. 7

Il versetto ha una composizione piuttostocomplicata. Osserviamo lo disposizionedelle frasi ed il loro rapporto sintattico:

Fate attenzione ai fatti presenti.Se qualcuno ha in se stesso lopersuasione di essere di Cristo,Allora costui valuti di nuovd4 in sestesso che

come lui [è] di Cristo,così anche noi.

Il versetto è composto di due frasi: lo prima,semplice, ha soltanto una proposizione("fate attenzione ai fatti presenti"). Laseconda, complessa, è un periodocondizionale, in cui lo protasi (=subordinata) è riferita ad un membro ("sequalcuno ha in se stesso lo persuasione diessere di Cristo") e l'apodosi (reggente), che,per lo natura del verbo ("valutare, riflettere"),richiede un oggetto -vale a dire il fatto che si

deve valutare-, composta di due nuoveproposizioni messe in un profondo rapportodi paragone (come lui così anche noi;greco: "kathòs .. , Houtos ").

L'osservazione della disposizione mette inrisalto alcuni aspetti:

• La comunità deve guardareattentamente una situazione concreta;

• La situazione è collegata ad un singolare(di gruppo) che è convinto (greco:"peftho") di "essere di Cristo". Si tratta delgruppo avversario di Paolo.

• Questo gruppo riceve un comando diPaolo: lo chiama ad una rinnovatariflessione;

• La riflessione prende come punto dipartenza lo sua convinzione ("essere diCristo") e lo deve portare a non escluderePaolo dalla realtà che tale gruppoafferma per se stesso. Si vede, dunque,un problema d'esclusione, al qualePaolo oppone il più totale rifiuto sia nel v.7che nell'insieme della pericope.

Il problema che è necessario affrontareadesso è collegato all'espressione "essere diCristo", Cosa vuoi dire in 2Cor 10,7? Ha lostesso contenuto per Paolo che per i suoiavversari? 11 contesto offre delle chiavi per lorisposta.

4.2 Il contenuto dell'espressione "essere diCristo" in 2Cor 10, 7

Le divisioni tra gli studiosi nell'interpretazionedi un brano, versetto o espressione, riflettono

24 L'avverbio greco "palin" presenta delle difficoltà per la traduzione. Può significare "dall'altra parte ", come suggerito per 2Cor10,7, a HAUBECK - VON SIEBENTHAL, SchlUssel, Il, 124 ("andereiseits [auchJ'?, e BAUER -ARNDT - GINGRICH, "pà/in", 4("on the otherhand"). /I senso normale ('di nuovo", "ancora una volta'J non è da sottovalutare, tenendo presente che già prima(forse nella seconda visita, in cui si mostrò severo) Paolo aveva richiamato questo gruppo invitandolo a cambiare divalutazione nei confronti dell'Apostolo e ad essere obbedienti.

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

le difficoltà inerenti al testo, Le risposte nonsi annullano necessariamente tra loro, Èquesto il caso dell'espressione "essere diCristo" in 2Cor 10,7, Alcune possibilità dirisposta:

• Tra i diversi gruppi che si richiamavano adelle figure apostoliche, uri gruppo sifaceva considerare "di Cristo" (cfr. 1Cor1,13). È il partito "di Cristo" in opposizioneal partito "di Paolo,,25;

• Si riferisce all'esistenza cristiana (cfr. 1Cor3,23; 15,23; Gal 3,29; 5,24), senzasuccessive specificazioni. Paolo èspogliato dai suoi awersari della sua"appartenenza a Cristo". Nella suarisposta, Paolo ha affermato lo suacondizione cristiand6

;

• È in discussione il ministero apostolico diPaolo27

• Alcune varianti si presentano qui:- Un gruppo missionario "giudeo-cristiano"arriva a Corinto rivendicando per sé -erifiutano a Paolo- il nesso con il Gesùterreno -sia perché l'hanno conosciutoin prima persona oppure perchédipendono da discepoli cheaccompagnarono Gesù28;- Il rango speciale d'inviato da parte diGesù per il servizio della comunità.Quanto gli awersari affermano di lorostessi e negano a Paolo -"essere di Cristo",si deve capire nel senso di "essereapostoli di Cristo" (cfr, 2Cor 11,1 3-15),

La difficoltà della scelta è evidente,Sicuramente lo risposta non viene dal v, 7preso isolatamente, ma, come giàindicato, dall'insieme della pericope. Il fattoche il v, 8 costituisca uno sviluppo esplicativodel v. 7 (greco "gar" = perché; CEI: "inrealtà") e in esso si menzioni appunto"l'autorità" data dal Signore, spinge aprendere come senso basilare di "essere diCristo" quello di "essere apostolo di Cristo,,29.Il problema essenziale gira attorno alministero apostolico: da quale parte è lolegittimità? Dalla parte degli awersari diPaolo oppure dalla parte di Paolo?Soltanto, e questo è il secondo aspetto,perché il momento dell'affidamento dellamissione apostolica a Paolo coincide conquello della sua conoscenza del Signore,non è da escludere che ci sia un riferimentoalla sua "appartenenza a Cristo", dallaquale sgorga il senso della sua missione eanche della condotta apostolica cosìduramente criticatdO

, I seguenti punticercheranno di dare base esegetico­teologica a questa presa di posizione.

4,3 L'autorità apostolica di Paolo

Le domande del paragrafo precedentefanno capire l'importanza del fatto chePaolo si riferisca alla "nostra autorità, che ilSignore ci ha dato" (v. 8).

25 Cfr. FURNISH. /I Corinthians, 471; MATERA, /I Corinthians, 225.26 Cfr MARTIN, 2 Corinthians, 308; MATERA,/1 Corinthians, 225.27 Cfr. FURNISH, /I Corinthians, 476-477; MERRITT, Word, 121; ZEILlNGER, Krieg, 49. Sebbene BARNETT, 2 Corinthians,

470-472, non ignori l'aspetto dell'apostolato di Paolo, la sua argomentazione é più sfumata, perché stabilisce una diversacomprensione dell'espressione "essere di Cristo" per gli avversari di Paolo e per lo stesso Paolo (essi dubitano che Paolo siaun ministro apostolico mosso dalla forza dello Spirito. Paolo, dal suo canto, ritiene che "essere di Cristo" significhi "esserecristiano '?'

28 Cfr. MARTIN, 2 Corinthians, 308.29 A questo argomento interno alla pericope deve aggiungersi il carattere stesso della sezione 10,1-13,10, in cui l'Apostolo fa

una ferma difesa del suo ministero sterrando, nel contempo, un forte attacco nei confronti di quei "superapostoli" che, oltre amettere in pericolo il vangelo stesso, si considerano superiori.

30 Cfr. MARTIN, 2 Corinthians, 309.

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4.3. 1 Aspetti rilevanti dell'autorità in 2Cor10,8

L'osservazione del versetto offre alcunielementi decisivi:

"In realtà,anche se mi vantassi di più a causadella nostra autorità,

che il Signore ci ha datoper lo vostra edificazionee non per lo vostra rovina,

non avrò da vergognarmene"

La costruzione del versetto dà rilevanza aiseguenti aspetti:• Non è detto da Paolo che si vanta della

sua autorità, ma che avrebbe dei validi eabbondanti motivi per farlo e questo nonsarebbe causa di vergogna, perché luiha delle possibilità di provarl0 31

­

suggerendo così che i suoi awersari nonhanno questa capacità e che, pertanto,non possiedono una tale autorità,

• Anche se il plurale si riferisse a Paoloe compagni, lo specificità del casoparticolare dell'Apostolo non sarebbein pericolo (cfr, 10,8 con 13, l O), Ilfondamento del suo apostolato è unico,come si vedrà un po' più avanti. mentrequello dei suoi compagni è unallargamento, nel segno dellacollaborazione, per portare avanti lomissione che Paolo ricevette dalSignore32

,

• L'oggetto dell'eventuale vanto è unosolo: "lo nostra autorità". "Exousfa" (="autorità") diventa lo parola chiave inquesta parte della difesa.· In terminigenerali. si intende per "exousfa" lo

capacità ricevuta da un altro e, perciò,delegata, con lo scopo di realizzare, nelsuo nome, una missione particolare,Significa legittimazione della personastessa e del suo agire, Fa riferimento aduna persona o entità superiore che loelargisce, Da parte di chi lo riceve, èdimostrabile; da parte delle persone acui si rivolge o nel cui mezzo si esercita,deve essere riconosciuta, Ha, dunque,dimensioni legali, personali ecomunitarie 33

• Un po' più avantitorneremo sull'argomento per precisarneil senso nella pericope.

• Le righe 2-4 della disposizione delversetto contengono due precisazionidell"'exousia": (l) la fonte, cioè da chi èstata conferita: "che il Signore ci hadato", L'origine della sua autorità è ilSignore Gesù; non è, dunque, né diprovenienza umana e neppure unaproprietà della quale si può disporre apiacimento; (2) la finalità, cioè a checosa serve l'autorità ricevuta, vieneespressa prima in positivo: "per lo vostraedificazione"; e poi per lo negazione diun aspetto negativo: "e non per lo vostrarovina", Lo scopo non è il profittopersonOie per colui che riceve l'autorità;è tutta indirizzata al bene della comunità.

4.3.2 L'evento nel cammino di Damascoall'origine della sua autorità

Con riferimento alla sua autorità, Paolo,adoperando il tempo passato "ha dato"(greco "édoken": oltre a l 0,8, cfr. 13, l O), siriferisce ad un fatto storico, unico e perciò

31 Cfr ZERWICK - GROS VENOR, Analysis, ad locum 2Cor 10,8.32 Cfr la nota 11.33 Per una visione generale sull"'exousia ", cfr. STOCK, Boten, 21 e la sua nota 39.

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

irripetibile: l'esperienza nel cammino diDamasc0 34

• Impossibile entrare neiparticolari di quell'esperienza che cambiòdefinitivamente lo vita di Paolo, facendolopassare da persecutore di Gesù (At 9,4-5;22,7-8; 26,14-15) e della Chiesa di Dio (l Cor15,9) a servo di Cristo Gesù e predicatoredel Vangelo (l Cor 15,8-11; Gal 1,13.23; Fill, l).

Se si vuoi precisare l'essenzialedell'accaduto nel cammino di Damasco, sipuò dire35

: a) che Paolo "ha visto il Signore"(con diversa terminologia, cfr. At 9,17;22,14; 26,12-13.16; 1Cor 9,1; 15,8; Gal1,15-16). La visione ha un oggetto preciso:Paolo ha visto Gesù risorto, Figlio di Dio eSignore. Da quel momento, lo sua unicaconoscenza è Cristo Gesù (anche Fil 3,8. 10­11); b) che "ha ricevuto il mandato /investitura per una missione" (cfr. At 9,15;22,15.21; 26,16-18; Gallo 15-16; 2,7-8). Daquesti testi di mandato scaturiscono alcunipunti importanti per il nostro argomento:• Paolo è stato chiamato dallo stesso Gesù

"strumento scelto" e ha' avuto locoscienza di essere stato "eletto" perricevere lo rivelazione di Gesù e con essalo sua missione preferenziale ai pagani;

• Paolo è stato inviato (greco:"[ex]apostéllo") dallo stesso Gesù. Daquesto invio scaturisce lo suaconsapevolezza d'essere "Apostolo",sebbene abbia ricevuto tale qualifica incondizioni diverse dagli altri apostoli (cfr.

l Cor 15,8-10), cioè dal Cristo risorto enon dal Gesu terreno;

• L'esercizio del suo ministero apostolicoconsiste nella proclamazione dellabuona novella, vale a dire del Vangelo, ilcui contenuto è "il Figlio" o detto con altreparole: "le cose viste e udite" oppure "ilmio nome". La fedeltà e lo difesa del"unico Vangelo" sono al centro delle suefatiche in mezzo alle comunità (cfr. 2Cor11,4-5; Gal l ,6-7);

• Destinatari privilegiati del suo ministerosono i pagani (= i popoli = i noncirconcisi), che lui deve portare alla fedefacendoli passare dalle tenebre allaluC?e36 e, con esso, diventare figli santi.

Se dovessi presentare, a mo' di sintesi, cosaha significato per Paolo l'evento nelcammino di Damasco, sceglierei questidue riferimenti:

Fil 3,7-8: "7Ma quello che poteva essere perme un guadagno, l'ho consideratouna perdita a motivo di Cristo.8Anzi, tutto ormai io reputo unaperdita di fronte alla sublimità dellaconoscenza di Cristo Gesù, mioSignore, [... ];

Gal 1,11-12: "11 Vi dichiaro dunque, fratelli,che il Vangelo da me annunziatonon è modellato sull'uomo;l 2infatti io non l'ho ricevuto né l'hoimparato da uomini, ma perrivelazione di Gesù Cristo".

34 Cfr. BARNETT, 2 Corinthians. 472, nota 27.35 Con BUSCEMI, Paolo, 46-47.36 Si noti il parallelismo tematico tra l'esperienza vissuta da Paolo e i termini in cui egli stesso presenta la sua missione: "II

passaggio dalla cecità alla luce vissuto da Paolo nel primo racconto di conversione (At 9, 17-18) viene adesso trasferito allasua missione: aprire gli occhiper far passare gli uomini alla luce, e cioè alla fede in Cristo Gesù" (ROSSÉ, Atti. 838) .

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CRISTO, FONDMlENTO DEL_M~N~S~E~O_A~C:S~O~I~O_D~P~C:L,? _-- -----------------------------------

È necessario spendere una parola suquanto dice lo 2Cor sull'evento trasformantevissuto da Paolo mentre andava aDamasco, Il fatto che in questa lettera nonci sia un riferimento esplicito a tal evento,non significa lo sua assenza, Oltre a 10,8, siprendono in considerazione tre testi37

:

al 2Cor 3, 16-18: l'espressione del v, 16 ("maquando ci sarà lo conversione al Signore,quel velo sarà tolto") presenta quanto vivel'uomo nell'incontro con il Signore e, inparticolare riflette l'esperienza di Paolo, Nelcammino di Damasco, Cristo gli ha tolto ilvelo -l'antica Alleanza- e ha fatto sì chevedesse direttamente in lui lo gloria di Dio,Di questo Signore Gesù (v. 14), a cui Paolo si"è convertito" (v, 16: "epistrépho"), diventapredicatore (4,5) e a Lui fa "convertire" ipagani (8,5; 11,2) -per questo è diventatoministro della Nuova Alleanza,b]ln stretto rapporto con il precedente testosi trova 2Cor 4,1-6: Paolo si riconosce"schiavo" ("servo"; greco "doùlos") per causadi Gesù (v, 5), AI v, 6, l'Apostolo dà il motivo:"Dio [,',] rifulse nei nostri cuori, per farrisplendere lo conoscenza della gloriadivina che rifulge nel volto di Cristo", Paoloafferma il parallelismo tra quanto èsuccesso in lui nel passato ("rifulse") -nelcammino di Damasco- e il suo compito.Come lui è passato dalle tenebre alla luce,a causa dello splendore nel volto di Cristo,così è anche lo missione: far risplendere logloria di Dio presente in Cristd8 (cfr. anche At22,17-18),(c) Di particolare interesse è 2Cor 5,14-17,perché riflette lo comprensione che Paoloebbe nel cammino di Damascd9

, Il testo

suggerisce un "prima" e un "dopo" (w, l 6­17), Il "prima" è caratterizzato dal Paolo checonosce Gesù nella carne e che vivenell'ambito delle "cose vecchie"; il "dopo"viene segnato da un ordine nuovo sia nellaconoscenza di Cristo che delle "cosenuove", Perché Paolo ha vissuto ilcambiamento radicale nella sua vita (v, l 7:"Se uno è in Cristo, è una creatura nuova"),adesso "non vive più per se stesso" ma perCristo, che è morto e risorto per tutti (v, 15).L'evento al quale è andato incontro Paolonel cammino di Damasco ha determinato,dunque, in modo radicale il suo essere e ilsuo agire, Sintesi: non si può capireabbastanza lo difesa che Paolo fa del suo"essere apostolo di Cristo" (2Cor 10,7), senon si fa riferimento diretto all'evento checambiò il corso della sua vita e in rapporto alquale l'Apostolo spiega lo sua autorità (v, 8).Dio lo ha scelto per vedere lo gloria del suoFiglio e per costituirlo proclamatore delVangelo ai pagani. L'invio ricevuto dallostesso Gesù è l'unico fondamento del suoministero. Lo stesso evento nel cammino diDamasco offre gli elementi essenziali percaratterizzare l'esercizio della sua autoritàapostolica: perché è ministro della NuovaAlleanza, è destinato -anche nel contestodella dura polemica che coinvolge locomunità di Corinto- a togliere ogni veloche impedisce di contemplare il volto diCristo risplendente e a portare i cristiani adessere creature nuove, Paolo non portaavanti lo difesa della sua autorità per motivi.d'orgoglio personale, ma per fedeltà a coluidal quale l'ha ricevuta e al Vangelo, delquale è servitore.

37 Sull'argomento, cfr. sopratutto BARNETT, 2 Corinthians, 198-199.206 (per 3,16- 18); 222-226 (per 4, 1-6).287-299 (per 5,14­

38 ~~RNETT, 2 Corinthians, 226: "Paul's words in VII. 1-6, which are redolent ofhis Oamascus encounterwith the glorified Christ,are given in defense ofhis ministry". . . h . t

39 Cfr. BARNETT, 2 Corinthians, 288, il quale afferma che "th.ese words are autobiograph/cal, reflectmg that c,?mpre enslOn aor soon affer the Oamascus event when the despised cruc/f/ed One addressed Paul out ofthe heavenlyglory .

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

4,3,3 La finalità dell'autorità di Paolo

L'appartenenza a Cristo prende unadirezione precisa in Paolo: è "Apostolo diCristo" (v. 7), perché ha ricevuto da Lui stessol'autorità apostolica (V, 8), Questa è infunzione della comunità e senza di essa nonsi comprende. Il v. 8 stabilisce il criteriobasilare dell'esercizio dell'autorità ricevutadal Signore Gesù: "per lo vostra edificazionee non per lo vostra rovina".

La formulazione di questo criterio richiedeattenzione: lo finalità positiva occupa ilprimo posto e viene rafforzata proprio dallaseconda finalità, che non è che lonegazione della realtà opposta alla prima.L'unica finalità, dunque, del ministeroapostolico è lo "costruzione" (greco:"oikodomé") della comunità, Il contesto nonesclude, tuttavia, lo forza della secondaparte della formulazione del v, 8, e questo indue sensi: a) riflette l'accusa degli awersaridi Paolo: il rapporto dell'Apostolo con lo suacomunità sarebbe negativo, passando dafondatore e padre a distruttore; b) il fattoche lo distruzione non sia lo scopo dellamissione di Paolo, non vuoi dire -e questo inun senso diverso da quello sostenuto dagliawersari- che non abbia una qualificataautorità per distruggere. Infatti, lo parolagreca "kathafresis" si ripete due volte nelnostro testo (w. 4 e 8): lo stesso Paolo chenon ha come finalità della sua autorità lo"distruzione" della comunità (v. 8), possiedel'autorità e lo capacità "militare" per lodistruzione delle fortezze (v, 4). Su questaimportante differenza torno un po' piùavanti.

40 Cfr. FURNISH. /I Corinthians. 467.41 BUSCEMI. Galati. 110-111, nota 29.42 Cfr. FURNISH, /I Corinthians, 477.

È riconosciuto in Geremia lo sfondoprofetico della finalità dell'autorità di Paolosecondo 2Cor 10,84°. In effetti, il profetapresenta in questi termini l'agire di Dio neiconfronti del suo popolo: "Ii edificherò(greco LXX: "anoikodoméo") e non lidistruggerò (greco LXX: "kathairéo")" (Ger24,6) e così si esprime Dio per quantoriguardo lo vocazione del profeta: "oggi ticostituisco [.. ,] per distruggere e abbattere,per edificare (greco LXX: "anoikodoméo") eper piantare" (Ger l, l O), Se altrove, nelcontesto dell'evento di Damasco, Paolodescriverà "lo suo vocazione sullo schemadi quello dei profeti,,41 (Gol l ,16), altrettanto siho in 2Cor 10,8 per l'esercizio dell'autoritàricevùta in quello stesso evento,

L'uso del termine "edificazione" nelle letteredi Paolo trovo il suo comune denominatorenel seminare e far crescere il vangelonelle comunità42 , Qualsiasi attività oatteggiamento da parte dell'Apostolo verso.10 comunità (2Cor 12,19) oppure tra imembri dello comunità (cfr. Rom 14,19;15,2; lCor 14,3.5.12.26) dovrebberiguardare lo sua "edificazione", Eviceversa,ogni condotta contro lo comunità significolo sua distruzione. Si trotto di uno sforzodinamico che riguarda l'amore, lo fede e locondotto cristiana, La "edificazione",tuttavia, non si mette soltanto sul pianoorizzontale come frutto del bene operaredell'Apostolo e dei membri dello stessocomunità. Esso appartiene a Dio (l Cor 3,9)e divento immagine della costruzionedefinitivo, operato do Dio e destinato 01credente (2Cor 5, l),

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Il senso preciso in 2Cor 10.8 è da ricavaresullo sfondo appena indicato e dacollegare con lo problematico propria dellanostra pericope. L'accusa degli awersari neiconfronti di Paolo, incentrata nella suaqualifica apostolica, mette in pericolo il suovero compito di "costruttore" e interpreta ilsuo operare -sia quançJo è presente aCorinto, sia quando non lo e- per quello che,pur essendo necessario, occupa un postosecondario. Paolo non è padrone dellacomunità (1,24), ma servitore del Vangeloper lo comunità. Anzi, egli evita proprio diessere un Apostolo severo provando grandetristezza quando siV'ede obbligato a farlo(cioè a "distruggere") (2,1-2).

Poiché lo scopo della missione di Paolo èlo "costruzione" e non lo "distruzione" dellacomunità (v.8), è necessario integrarequest'ultimo aspetto, al quale l'Apostolo èben preparato e certamente sa esercitare(w. 4-6). Una sottile differenza dà lo chiaveper rendere esplicito un sospetto che risolvel'apparente contraddizione. Paolo non"distrugge" lo comunità, ma quelli che lomettono in pericolo. Il concetto di"abbattere le fortezze" (v. 4), identificate congli awersari di Paolo, fa parte, perciò, della"costruzione della comunità". Non è lecito,dunque. attribuire a Paolo proprio quelloche fanno i suoi awersari: lo distruzione dellacomunità.

Non è nostro obiettivo sviluppare i w. 4-6.dove. con il linguaggio della metafora. sipresenta lo lotta di Paolo contro questiawersari. Vogliamo. in ogni caso, indicare iseguenti aspetti:• L'accusa degli awersari -gli esterni alla

comunità e quelli della comunità sotto illoro influsso che ritengono che Paolo vive"secondo lo carne" (v. 2)- è trasformatadall'Apostolo: non è da confondere lo

sua esistenza "nella carne" (= lo sua vita)con lo sua battaglia che non si svolge"secondo lo carne" (= carnalmente).

• Paolo ha lo consapevolezza di essere un"soldato" molto ben armato. infatti.combatte con armi che hanno lopotenza divina (v. 4). Il suo confronto congli awersari è così paragonato ad unabattaglia, dalla quale egli è convinto diuscire vincente.

• Le fortezze -anche qua un terminemilitare- da distruggere simboleggianogli oppositori di Paolo che non hannoaccolto il suo ruolo pastorale e che. alcontrario. lo accusano. La parola grecaper distruggere (v. 4: "kathafresis" e"kathairéo"; cfr. anche v. 8) rende l'ideadella perdita della loro posizione in alto.infatti significa "tirare giù".

• La distruzione prende corpo tramite treazioni collegate tra loro in un processologico a tappe: l) tirare giù iragionamenti e quanto si è alzato controlo conoscenza di Dio (= contro ilvangelo) (w. parte finale del v. 4 e 50); 2)spogliate e distrutte le fortezze. ne seguel'imprigionamento dei loro difensorisconfitti; nel caso presente, questeintelligenze sono ridotte all'ubbidienza aCristo (v. 5). Non si tratta dunque di unavittoria dell'Apostolo a titolo personale, lometa della sua battaglia è una sola:riportare questi awersari a Cristo e al suoVangelo; 3) lo prontezza alla giustapunizione della disobbedienza nel senodi una comunità che ha raggiunto loperfezione nell'ubbidienza.

• Nell'insieme. si tratta di ridurre al nulla loprepotenza e superiorità di tali awersari edi quanti nella comunità li seguono; lometa ultima è espressa dal passaggiodalla disobbedienza all'ubbidienza aCristo. Èquesto il senso esatto della lotta"distruttiva" di Paolo.

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Sintesi: in 2Cor 10,8, Paolo presenta nonsoltanto l'origine della sua autoritàd'apostolo, ma ne indica il suo unico scopo,La sua formulazione dà rilievo all'aspettopositivo di "costruzione" della comunità, Lasua crescita nel Vangelo richiede lo guidaautorevole di Paolo per quanto riguarda lofede, l'amore vicendevole e il rawedimentodella sua condotta cristiana, aspettifortemente minacciati a causa dell'influssodegli awersari dell'Apostolo, Proprio perchél'autorità di Paolo riguarda lo crescita dellacomunità, è sua responsabilità "distruggere",con l'aiuto delle armi potenti di Dio (w. 3-6).quanto lo mette in pericolo. Due aspetti dannosenso positivo a questo compito penoso: dauna parte, lo distruzione dei nemici dellacomunità è un aspetto della costruzione dellastessa comunità; dall'altra parte, l'abbattimentodegli awersari è per Il loro bene, perché si trattadi riportarli all'ubbidienza a Cristo (w. 5-6 l.

4,4 Cristo, unico modello di Paolo

Abbiamo già visto come in 2Cor 10,7 Paoloafferma lo sua condizione di "essereApostolo di Cristo" e come nel versettoseguente rimanda il suo apostolatoall'evento di Damasco, in cui Cristo Gesù, ilSignore, l'investe d'autorità per lo missione.Nel terzo momento, il primo in ordined'apparizione nella pericope (v. l), Paolopresenta proprio il Cristo come modello delsuo essere "Apostolo" e del suo attuarel'autorità apostolica.

4,4.1 Il darsi di Paolo in umiltà: dueinterpretazioni

Tra lo parola d'esortazione del v. l e quella disupplica al v. 2, si trovano sia un'espressionepreposizionale riferita a delle caratteristichedi Cristo sia una descrizione che fa Paolo dise stesso modellata sull'accusa rivoltacontro di lui (cfr. w. l e 10). C'è un contattosottile tra quello che Paolo afferma di Cristo,"dolcezza e mansuetudine", el'atteggiamento dell'Apostolo in presenzaalla comunità, che lui stesso chiama con loparola greca "tapeinos".

Il gioco ironico che adopera Paolo nelladescrizione di se stess041 gira attorno ai duesignificati che si possono dare, secondo ilcontesto, alla parola "tapeinos,,44, Non ha lostesso significato ciò che gli awersarivogliono dire di Paolo con tale parola,rispetto a quello che egli intende con essa,Cogliere questa differenza apre unaprofonda prospettiva cristologica percaratterizzare lo persona e l'operatodell'Apostolo e, nel contempo, ci facomprendere anche lo portata dellacondotta negativa degli awersari di Paolo.Secondo i suoi avversari. nella suaprecedente visita -lo seconda-, Paolo halasciato un'impressione negativa. Perquanto riguarda lo sua persona, si èmostrato di carattere debole ("astenés")nell'affrontare i problemi urgenti e gravi della

43 Sul carattere ironico della descrizione, cfr. BARNETT, 2 Corinthians, 458; FURNISH, /I Corinthians, 460, lEIUNGER, Krieg,42.

44 Siamo debitori sopratutto di MATERA, 222.

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comunità 45; d'altronde, il suo stile nel parlare

si è rivelato spregevole, cioè non senzaabilità nell'arte della retorica (cfr. 11,6) ecosì. le sue presentazioni in pubblicomuovevano soltanto al disprezz046

• La suadebolezza e l'assenza di capacità nelparlare (v, 10) caratterizzano, secondo i suoiawersari, lo sua "tapeinos" del v, l, vale adire lo sua pusillanimità e incapacità.

Significa però lo stesso per Paolo? Èvero chel'Apostolo si riconosce "debole" ("astenés")(cfr. l Cor 2,3; 4, 10; 9,22). che in nessunmomento ha cercato di fare il padrone, chenon ha usato sublimità di parola (l Cor 2, 1.4)e che ha cercato di risparmiare lo comunitànon tornando a visitarla (2Cor l ,23-24), Anzi,egli sa benissimo di poter e dover usarel'energia verso lo comunità (10,2) con leparole di l Cor 4,21 "debbo venire a voi conil bastone [,' ,l". Come si spiega, dunque, lo"debolezza" di Paolo?

Tre citazioni delle lettere ai Corinzi riguardantilo presenza di Paolo nella comunitàsuggeriscono lo risposta alla domanda:

l Cor 2,1-5: "IAnch'io, o fratelli, quando sonovenuto tra voi, non mi sonopresentato ad annunziarvi lotestimonianza di Dio con sublimitàdi parola o di sapienza. 210 ritenniinfatti di non sapere altro in mezzo avoi se non Gesù Cristo, e questi

crocifisso. 310 venni in mezzo a voiin debolezza [greco: "astenefa"] econ molto timore e trepidazione;4e lo mia parola e il mio messaggionon si basarono su discorsipersuasivi di sapienza, ma sullamanifestazione dello Spirito e dellasua potenza, 5perché lo vostrafede non fosse fondata sullasapienza umana, ma sulla potenzadi Dio";

l Cor 4,21: "Che volete? Debbo venire avoi con il bastone, o con amore[greco: "agape"] e con spirito didolcezza [greco: "prautes"]?";

2Cor l l ,7: "O forse ho commesso unacolpa abbassando [greco:"tapeinoo"] me stesso per esaltarevoi, quando vi ho annunziatogratuitamente il Vangelo di Dio?".

La debolezza di Paolo non si spiega comel'assenza di qualità umana o disinteresse perlo comunità; lo sua motivazione ècristologico-ecclesiologica, Paolo sipresenta debole (cfr, anche 2Cor 11,29-30;12,5.9-10) e non si dà ai discorsi sapienti; inquesto modo, apre lo spazio alla potenza diDio e non alla sapienza umana (2Cor 2,5;12,9-10). Èquesta lo forza del suo discorso:

.l'annunzio di "Gesù Cristo, e questi crocifisso"(l Cor 2,2), "La parola, proprio quella dellacroce" (l Cm 1,18), vale a dire lopredicazione di "Cristo crocifisso" è "potenza

45 Cfr. MARTIN. 2 Corinthians, 312.46 Cfr FURNISH." Corinthians, 468; MARTIN. 2 CorintlJians. 312.

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di Dio e sapienza di Dio" (l Cor l ,23-24(, Dauna prospettiva umana, lo potenzapersonale e lo retorica della parolaannullano l'essenziale del Vangelo; da unpunto di vista teologico, lo debolezza dellacroce ha in sé lo potenza per operare neicredenti. Paolo ha vissuto un cammino di"abbassamento", facendosi "umile" (2Cor11,7), ma non certamente nel senso cheritengono i suoi awersari. vale a dire dipusillanimità e incapacità, La lettura ètotalmente diversa, Lo svolgimento dellamissione in "umiltà" al servizio del vangelo haavuto delle conseguenze per lo comunità diCorinto, In questo senso, non può trascurarsilo coppia di verbi greci che adopera Paolo:con "hypsoo" indica il movimentodirezionale della comunità verso l'alto("esaltazione") e, nel contempo, con"tapeinoo" indica il personale movimentodell'Apostolo verso il basso("abbassamento"t8

• Il darsi di Paolo per locomunità di Corinto in umiltà assume duecaratteristiche di grande interesse, loseconda delle quali è in direttocollegamento con 2Cor l 0, l ,Per l Cor 4,21 ,lo presenza di Paolo nella sua comunità nondeve essere di punizione, ma animatadall'amore ("agope,,)49. In diversi modi Paolomanifesta il suo amore per lo comunità diCorinto, amore che Dio conosce (2Cor11,11). ma che essa poco riconosce (2Cor12,15), Anche le sue esortazioni entranoin questo contesto (2Cor 4,8: l Cor 4,14),L'amore riceve una precisazione in l Cor

4,21: "lo dolcezza" (greco: "prautes") è unadelle forme della manifestazionedell'amore. Evitare ogni severità in mezzo aifratelli non è, perciò, sinonimo dipusillanimità e incapacità, ma significaamore e si traduce in dolcezza.

4,4,2 Cristo, unico modello di Paolo nelrapporto con lo comunità

L'importanza della precedentepresentazione si riflette in 2Cor lO, l, Infatti."lo dolcezza" (greco: "prautes"), che Paoloritiene qualità della sua persona e del suoministero (l Cor 4,21), è lo prima delle duecaratteristiche che appartengono a Cristo(2Cor 10, l, CEI: "per la dolcezza ["prautes] elo mansuetudine di Cristo"), La resistenza diPaolo a dover usare lo severità invecedell'umiltà e lo sforzo richiesto alla comunitàper superare i problemi prima della visitadell'Apostolo si spiegano su una basecomune: il riferimento a Cristo, È il criterioche deve applicare lo comunità pergiudicare correttamente Paolo e non saràdiverso anche per gli awersari di Paolo nellaloro valutazione dell'agire dell'Apostolo. Perl'interpretazione della preposizione "per"(greco: "dio + genitivo") nell'espressione "perlo dolcezza e lo mansuetudine di Cristo"bisogna prestare attenzione al verbo dallaquale dipende, vale a dire "lo.,. esorto voi",Certi autori notano come Paolo usa altrovelo stesso schema: verbo di esortazione +"dio" + Dio oppure Cristo (in genitivo) (Rom

47 Cfr. MERRITT, Word, 130.48 Si scopre in 2Cor 11,7 una variazione dello schema presente in diversi testi del NT. I verbi di umiliazione ed esaltazione si

trovano abbinati in Mt 23, 12//Lc 14,11; Lc 1,52; 18,14; Gc 4,10; 1Pt 5,6; ecc. Da evidenziare in modo speciale, Fil 2,8-9applicato a Cristo. In queste citazioni lo stesso soggetto che si umilia viene esaltato. Invece, in 2Cor 11, 7 l'abbassamento diuno (dell'Apostolo) ha come conseguenza l'esaltazione di un altro (della comunità) (trattazione simile in FURNISH, /ICorinthians, 491). È questo il vero servizio del "debole" ed "umile" Paolo alla comunità di Corinto.

49 Prese insieme, le due lettere ai Corinzi presentano la frequenza più alta dell'uso del sostantivo "agàpe" (amore) (1Cor: 14volte; 2Cor: 9 volte; Rom 9x) .

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12, l; 15,30; l Cor l, l Oe il nostro testo 2Cor10, l fU. Quest'osservazione ci permette diapprofondire il contenuto:

• "Per lo dolcezza e lo mansuetudine diCristo" non indica un semplice strumentoo mezzo di cui si awale Paolo per lo suaesortazione. Il cambiamento a cui èchiamata lo comunità non trova lo suaragione di essere nell'Apostolo stesso,ma è "a causa di" quello checontraddistingue Cristo, Perché Lui è losua fonte e lo sua base, potrebbe anchetradursi "considerate lo dolcezza e lomansuetudine di Cristo"sl. In questosenso, Cristo diventa il mo dello nonsoltanto dell'umiltà di Paolo nel suoministero (v, l), ma anche dei cristianinella loro giusta valutazionedell'Apostolo (w, 1-2), Nel pieno sensodella parola, Cristo è il modelld2

,

• Un particolare da non trascurarenell'espressione in questione è il genitivo"di Cristo", La forza dell'esortazione noncade tanto su due attribuzioni cheappartengono a Cristo, ma proprio inCristo (genitivo soggettivo) che nella suapersona e nel suo agire è caratterizzatodalla dolcezza e dalla mansuetudine,Cristo occupa perciò il centrogravitazionale dell'esortazione.

Qual è il contenuto essenziale della"prautes" (CEI: "dolcezza") e della "epiefkeia"(CEI: "mansuetudine,,)?53 La prima parola è,

allo stesso tempo, una caratteristica di Gesù(l'aggettivo "dolce" in Mt 11,29; 21,5) e dellavita cristiana (Ef 4,2; Col 3,12), Con essa siindica, da una parte, lo valutazionepersonale che non si incentranell'importanza di se stesso; dall'altra, "loradicale sottomissione a Dio e l'essere.modesto nel rapporto con gli altri". Laseconda parola, tradotta dalla CEI con"mansuetudine", mette in risalto un trattoche dovrebbe distinguere lo persona che èsulle altre perché esercita un qualsiasi tipod'autorità: l'indulgenza, lo sopportazione(cfr. Sap 121, 18; 2Mac 10,4; At 24,4; lTim3,3), Cristo, dunque, risplende sia per lo suasottomissione a Dio e per lo sua modestiaversogli altri. sia per lo sua indulgenza,

Come già suggerito, le conseguenzefondamentali dell'affermazione cristologicadel v, l , coinvolgono l'Apostolo, lo comunitàstessa e anche gli awersari:

• Paolo modella lo sua persona e attività aCorinto sull'umiltà e sull'indulgenza, noncome semplici qualità umane, maperché manifestano l'essere stesso diCristo, il quale spiega lo condottadell'Apostolo quando è presente inmezzo alla comunità,

• La comunità, destinatariadell'esortazione-supplica dell'Apostolo, èchiamata ad impegnarsi a fondo perevitare una necessaria ma non volutapresa di posizione severa da parte di

50 Cfr. FURNISH, /I Corinthians, 455; MATERA, /I Corinthians, 220-221; MOO, Romans, 749 e la sua nota 21, Questi offre unabuona panoramica sulproblema.

51 Cfr MOO, Romans, 749; ZEIUNGER, Krieg, 48.52 BARNETT. 2 Corinthians, 459, nota 14, traduce l'espressione "dià ... Christòs" cosi: "by the model ofChrist" (''per il modello di

Cristo'J.53 Cfr Sono in parte debitore di MATERA, /I Corinthians, 221-222.

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CRISTO, fONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

Paolo. Da una parte, lo comunitàriuscirà, se ne è disposta, a riprodurre lestesse caratteristiche di Cristo, il quale èanche per loro modello d'umiltà eclemenza; dall'altra, e proprio perchéCristo è così, sarà in grado di dare logiusta valutazione dell'Apostolo, vale adire a non considerarlo comepusillanime e meschino, ma come coluiche si è fatto uno con Cristo nell'umiltà esopportazione.

• Lo stesso criterio è valido anche per gliawersari di Paolo. Le loro accuse, nelsenso che vedono in lui un Apostoloincapace, debole, senza arte retorica(vv. l e l O) e che cammina secondo icriteri della carne (v. 2), sono infondate.Se è valido per lo comunità, lo è ancoradi più per gli oppositori: lo cattivainterpretazione della persona edell'operato di Paolo non resta soltantosul livello umano; si tratta, invece dellasvalutazione del Vangelo stessd4, il cuicentro è proprio Cristo (l Cor 1,23; 3,11;2Cor 4,5), umile e clemente (2Cor 10, l),e del quale Paolo è Apostolo e servitore(l Cor 1, l; 9, l; 15,8-10; 2Cor 1, l; 11,23).

Sintesi: Paolo è accusato d'essere pococoerente nel suo comportamento perquanto riguarda lo comunità di Corinto, Lasua risposta evidenzia che l'apparentedebolezza deve spiegarsi con dei parametridiversi da quelli usati dagli avversari e anchedai membri della comunità. L'Apostoloriproduce nella sua vita l'umiltà el'indulgenza che caratterizzarono Cristo. Laloro incomprensione della persona edell'attività di Paolo non si legge, perciò,sotto il profilo umano. Così facendo, si mettein grave pericolo il centro stesso del Vangelo

54 Cfr. MATERA, /I Corinthians, 220.

predicato a Corinto; cioè non si coglie inCristo, mite e indulgente, lo potenza e losapienza di Dio. Così lo difficile situazioneecclesiologica e ministeriale vissuta aCorinto riceve lo sua risposta in chiavecristologica.

5. Sintesi finale e conclusione

(l ) Lo scopo del lavoro era quello di studiareil contenuto cristologico di 2Cor 10,7 e losua funzione in 10,1-11 . La nuda espressione"essere di Cristo" (v. 7) riceve lo suaprecisazione sia dal rapporto con il v. 8, siadai diversi elementi contenutistici della.pericope, sia, infine, tanto dal contestodell'intera unità 10,1-13, 10 come dalla lineaportante dell'intera 2Cor. "Essere di Cristo"(v, 7) è un'espressione abbreviata di "essereapostolo di Cristo", La sua componentecristologica continua ad essere presente,ma è da leggere nel contestodell'apostolato di Paolo. Da questo nessoprofondo tra Cristo e l'Apostolo Paolo, dueaspetti ho voluto sottolineare: dal versantecristologico, come presenta il testo il fattoche Cristo è il fondamento dell'Apostolato diPaolo; dal versante di Paolo, come valutare,alla luce della sua esperienza di Cristo, il suocomportamento così severamente criticatoda parte dei suoi avversari e anche da unaparte della stessa comunità di Corinto,

Per lo spiegazione dell'espressione "Essereapostolo di Cristo" i vv. l e 8 si sono rivelatiimportanti, Significa per Paolo aver ricevutoda Cristo stesso l'autorità (v. 8). SoltantoPaolo può fare riferimento ad un evento ­l'accaduto nel cammino di Damasco- cheoltre al suo cambiamento radicale di vita ha

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CRISTO, FONDAMENTO DEL MINISTERO APOSTOLICO DI PAOLO

significato per lui l'invio alla sua missionetra i gentili. Costituito apostolo di Cristo nelduplice senso che deve il suo apostolato aCristo e che l'oggetto della proclamazionecome apostolo è Cristo stesso, Paolo si fauno con Cristo Gesù arrivando a riprodurrenel suo apostolato quelle caratteristicheche contraddistinguono Cristo stesso:"mitezza ed indulgenza" (v. l, tradotte dallaCEI come "dolcezza e mansuetudine").

(2) Da 2Cor 10,1-11 si ricava un completoprofilo di Paolo e anche qualche tratto pococonosciuto della sua ricca e controversafigura, Seguiamo i tre rapporti che aiutanoalla sua definizione:

• Senza dubbio, il rapporto di Paolo conCristo è quello essenziale, decisivoanche per gli altri due. Tutto prendeawio in Cristo: il suo apostolato è operagratuita di Cristo in lui; l'autorità con cuilo svolge proviene da Cristo; le noteprimarie che lo caratterizzano sonoquelle di Cristo (mitezza e indulgenza). Inun certo senso, il cerchio si chiude conCristo: lo meta della sua lotta apostolicaè riportare non soltanto i suoi awersariall'obbedienza a Cristo (v. 5), maanche perfezionare quella dellacomunità (v. 6).

• Diversi elementi del testo indicanol'intenso ma non sempre serenorapporto tra Paolo e lo comunità diCorinto. Il suo ministero apostolico aCorinto si svolge con autorità: ricevutada Gesù è tutta rivolta al bene dellacomunità. Con lo sua autorità, Paoloesorta, supplica e invita a riflettere. Il suoesercizio non è tirannico; lo severità èl'ultimo ricorso. Spicca così un'immaginepoco conosciuta di Paolo e semprenecessaria per lo comunità: in luil'autorità non è in conflitto con lo mitezza.

Il testo solleva un problema: per gliawersari, l'immagine di Paolo è diversa. Ilsuo compito essenziale -lo costruzionedella comunità (v. 8)- sembrerebbe incollisione con il suo comportamento allapresenza di essa, perché è diversorispetto a quando è assente. In realtànon è così sotto due punti di vista: l)Paolo, nelle sue visite, potrebbe mostrarsicon lo comunità potente di parola esevero; lo sua presenza, però, èdestinata a testimoniare lo mitezza el'indulgenza di Cristo. L'Apostolo nontrascura lo necessaria correzione, mavorrebbe che lo comunità stessatrovasse lo soluzione dei problemi inqùestione prima di un suo interventopersonale; (2) le diverse immagini militaripresenti nei w. 3-6.8 mostrano che Paoloè un soldato ben preparato alla guerra,ma lo sua effettiva capacità didistruggere non si rivolge contro locomunità -come dicono quelli che loaccusano- ma proprio contro costoro. Èuna necessaria distruzione, perché, dauna parte, protegge lo costruzione dellacomunità e, dall'altra, ha come scopoquello di riportare gli awersari a Cristo.

• Paolo e i suoi awersari: lo comunità diCorinto è nota per i problemi interni, aiquali si aggiunge lo frapposizione traPaolo e lo comunità dei falsi apostoli cherappresentano un serio pericolo per locomunità oltre a minare l'autoritàdell'Apostolo davanti ad essa. Taliawersari hanno seminato una falsaimmagine di Paolo: pusillanime,meschino, di parola cadente,incoerente nella sua condotta inpresenza della comunità e in suaassenza; in sintesI, è uno che "camminasecondo lo carne". La risposta di Paolonon è affatto un'orgogliosa difesapersonale, ma costituisce l'affermazione

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sia di quanto Dio e Gesù hanno fotto inlui, che del compito ricevuto per il benedello comunità. Sono questi i criteri per logiusto valutazione di Paolo. Paolo, infine,esercito un compito nei confronti di taliavversari: farli scendere dalle lorofortezze perché diventino di nuovoobbedienti o Cristo.

(3) Lo crescita di ogni comunità cristiano ènecessario, mo, come o Corinto, non èprivo di problemi. Lo domando o questopunto è uno: con quali criteri si risolvono taliproblemi? Sono necessarie tre componentiessenziali: lo primo è cristologico, losecondo si riferisce all'autorità, lo terzo, è lostesso comunità:

• Componente cristologico: lo difficilesituazione dello comunità di Corintorichiede di rivolgersi o Cristo per essererisolto. Direttamente do Lui Paolo horicevuto lo missione o favore dellocomunità, Lui è il contenuto del suovangelo proclamato. o Lui deve portarelo comunità e anche gli avversari, ed èLui il modello. non soltanto di quelli chelavorano o favore dello comunità maanche dello stesso comunità. Mitezza eindulgenza appartengono o Cristo edevono essere esse e non lo severità, sepur necessario come ultimo ricorso, odispirare gli uni e gli altri.

• A Corinto è contestato apertamente oindirettamente l'autorità di Paolo. Lorisposto dell'Apostolo è profondo e privod'ogni interesse personale. Il temo èimportante anche oggi per daresignificato 01 rapporto comunità­autorità. Nessuno comunità cristianopuò progredire nel suo commino di fedee di vito senza lo dinamico accoglienza

di coloro che Dio e lo Chiesacostituiscono per il suo servizio. Lovalutazione dei suoi Apostoli e Pastorideve essere sempre attento o dueaspetti: primo, se sono dei veri"costruttori". cioè se guidano locomunità o Cristo; secondo. noninterpretare con semplici criteri umani ­come fecero alcuni o Corinto sottol'influsso dei falsi apostoli- le necessariemisure per il bene dello comunità. A lorovolto. coloro che esercitano l'autoritànello comunità devono prestareprofondo attenzione sia 0110 scopo delloloro autorità, in oltre parole 0110

"costruzione" dello comunità. sia 01modo con il quale esso è esercitato.seguendo nell'umiltà e nello pazienza ilmodello lasciato do Cristo, sia, infine.difendendo con le armi ricevute do Diolo comunità dai nemici interni ed esterniche cercano di deviarlo dallo verità delVangelo.

• A quanto è stato già detto sullocomunità, è necessario aggiungereancoro due punti. Primo, lo comunitànon è ùn semplice oggetto passivo. Essoho lo capacità di risolvere le sue tensioni,senza il bisogno dell'intervento severodei suoi pastori. In questo senso.l'esortazione-supplico (2Cor 10,1-2) diPaolo 0110 suo comunità è sempreattuale. Secondo, lo comunità è invitatoo "vedere chiaramente" (v. 7), vale o direo "discernere". Èuno pratico necessariosia per non diventare preda dei pericolidi diverso tipo che lo minacciano, siaper riconoscere oppure per richiederel'autenticità nel servizio di coloro chehanno ricevuto l'autorità per costruire locomunità.

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