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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 33 6.3 UNITA’ DI PAESAGGIO Ad integrazione dell’apparato descrittivo del territorio per fasce tipologiche di paesaggio, in linea con le indicazioni regionali che rimandano a studi di maggior dettaglio, si è proceduto inoltre a suddividere il territorio in sotto-ambiti corrispondenti a contesti significativi sotto l’aspetto paesistico, spesso luoghi di facile percezione globale, compresi entro limiti fisici ben definiti che rappresentano realtà geografiche ben identificate e rappresentate da connotazioni forti e riconosciute dalla memoria collettiva, ed esprimono una omogenea realtà ambientale e paesistica variamente articolata. Tali ambiti, denominati “unità di paesaggio”, che esprimono una omogenea realtà ambientale e paesistica variamente articolata, sono state individuate e descritte, mettendo in luce la localizzazione geografica e l’aspetto geomorfologico dei luoghi, le componenti vegetazionali, idrologiche, le strutture insediative, l’aspetto della visualità e della percezione del paesaggio, e la componente del degrado ambientale e visivo. La presente struttura descrittiva è articolata in n° 27 unità di paesaggio, individuate sulla tavola allegata alla scala 1:100.000, e così denominate: 1. ALTA VALLE BREMBANA OCCIDENTALE 2. ALTA VALLE BREMBANA ORIENTALE 3. VALCANALE 4. VALLE SERIANA SUPERIORE a. lo spartiacque bergamasco dal Pizzo del Diavolo di Tenda al Pizzo di Coca; b. dal versante sud del Cabianca alla Val Sanguigno; c. l’alta Valle Seriana; d. La Val Sedornia; e. la valle di Valzurio; f. la media Valle Seriana; 5. VAL DI SCALVE 6. CONCA DI CASTIONE DELLA PRESOLANA 7. VALLE TALEGGIO 8. VALLE IMAGNA 9. VALLE BREMBILLA 10. VALLE BREMBANA INFERIORE DALLA GOGGIA AL MONTE CANTO 11. VALLE SERINA 12. VAL PARINA 13. VAL SECCA E VAL VEDRA 14. VAL DEL RISO E VAL VERTOVA 15. VAL SAN MARTINO 16. COLLI DI BERGAMO 17. VALLE SERIANA INFERIORE 18. VAL CAVALLINA 19. BASSA VAL BORLEZZA 20. VALLI DEL BASSO SEBINO 21. BASSA VAL CAVALLINA 22. ISOLA TRA ADDA E BREMBO 23. CINTURA URBANIZZATA DI BERGAMO 24. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA BREMBO E SERIO 25. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA SERIO E OGLIO 26. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA ADDA E SERIO 27. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA SERIO E OGLIO.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 33 6.3 UNITA’ DI PAESAGGIO

Ad integrazione dell’apparato descrittivo del territorio per fasce tipologiche di paesaggio, in linea con le indicazioni regionali che rimandano a studi di maggior dettaglio, si è proceduto inoltre a suddividere il territorio in sotto-ambiti corrispondenti a contesti significativi sotto l’aspetto paesistico, spesso luoghi di facile percezione globale, compresi entro limiti fisici ben definiti che rappresentano realtà geografiche ben identificate e rappresentate da connotazioni forti e riconosciute dalla memoria collettiva, ed esprimono una omogenea realtà ambientale e paesistica variamente articolata. Tali ambiti, denominati “unità di paesaggio”, che esprimono una omogenea realtà ambientale e paesistica variamente articolata, sono state individuate e descritte, mettendo in luce la localizzazione geografica e l’aspetto geomorfologico dei luoghi, le componenti vegetazionali, idrologiche, le strutture insediative, l’aspetto della visualità e della percezione del paesaggio, e la componente del degrado ambientale e visivo. La presente struttura descrittiva è articolata in n° 27 unità di paesaggio, individuate sulla tavola allegata alla scala 1:100.000, e così denominate: 1. ALTA VALLE BREMBANA OCCIDENTALE 2. ALTA VALLE BREMBANA ORIENTALE 3. VALCANALE 4. VALLE SERIANA SUPERIORE a. lo spartiacque bergamasco dal Pizzo del Diavolo di Tenda al Pizzo di Coca; b. dal versante sud del Cabianca alla Val Sanguigno; c. l’alta Valle Seriana; d. La Val Sedornia; e. la valle di Valzurio; f. la media Valle Seriana; 5. VAL DI SCALVE 6. CONCA DI CASTIONE DELLA PRESOLANA 7. VALLE TALEGGIO 8. VALLE IMAGNA 9. VALLE BREMBILLA 10. VALLE BREMBANA INFERIORE DALLA GOGGIA AL MONTE CANTO 11. VALLE SERINA 12. VAL PARINA 13. VAL SECCA E VAL VEDRA 14. VAL DEL RISO E VAL VERTOVA 15. VAL SAN MARTINO 16. COLLI DI BERGAMO 17. VALLE SERIANA INFERIORE 18. VAL CAVALLINA 19. BASSA VAL BORLEZZA 20. VALLI DEL BASSO SEBINO 21. BASSA VAL CAVALLINA 22. ISOLA TRA ADDA E BREMBO 23. CINTURA URBANIZZATA DI BERGAMO 24. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA BREMBO E SERIO 25. ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA SERIO E OGLIO 26. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA ADDA E SERIO 27. BASSA PIANURA IRRIGUA TRA SERIO E OGLIO.

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34Quadro d’insieme delle unità di paesaggio

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 35 6.3.1 ALTA VALLE BREMBANA OCCIDENTALE

L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina ed alle fascia prealpina, e risulta delimitata a nord dal sistema delle energie di rilievo che costituisce lo spartiacque naturale tra le Alpi Orobie valtellinesi e le Alpi Orobie bergamasche. Il sistema montano che fa capo alla Val Stabina è connotato da un sistema sommitale alpino fatto di duomi e pareti rocciose che circondano a nord, ovest, sud ed est il contesto di valle. La testata di valle è connotata da ampi circhi e conche glaciali; complessivamente l’ambito è di elevata naturalità, essendo solcato da una fitta rete di corsi d’acqua, e da versanti che determinano vallate e vallecole lungo il torrente Stabina coperti da una fitta vegetazione, in prevalenza resinose, faggi e latifoglie; i pianori ed il fondovalle, ai margini dell’edificato, sono interessati da praterie e pascoli, il sistema sommitale è interessato inoltre da un’oasi di protezione faunistica e da aree di interesse mineralogico e stratigrafico-paleontologico. Da segnalare la presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico lungo il solco vallivo principale e lungo le vallate contermini, e di fenomeni di degrado legati alle infrastrutture stradali e del comprensorio sciistico di Ceresola. La presenza insediativa nel paesaggio di valle, è organizzata intorno ai centri principali di Valtorta, Ornica e Cassiglio ancora riconoscibili nel loro impianto di borghi storici seppure compromessi dall’edificazione recente, e con nuclei isolati ed edifici rurali sparsi sui pianori e le vallate a Valtorta, in Val Inferno, in Val Salmurano ed in Val Cassiglio. Il paesaggio montano della Valmora è imperniato sull’incisione fluviale del torrente Ratturo che scorre attraversando ambiti di elevata naturalità che fanno capo a: sistemi montuosi, le energie di rilievo dell’Avaro, del Ponteranica, del Verrobbio, intersecate da passi e valichi di importanza anche storica ( Verrobbio, San Marco, ...), versanti boscati con prevalenza di resinose faggi e latifoglie, prati e prati-pascoli su

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36pianori e pianalti anche terrazzati (monte Avaro). Da segnalare la presenza di un’oasi di protezione faunistica sul Ponteranica, ed aree di interesse stratigrafico paleontologico e mineralogico presso il Monte Avaro, il Ponteranica ed il passo San Marco. Gli insediamenti di Averara e Cusio che rivestono valore storico per la cultura locale essendo stati già nel Medioevo mete di traffico diretto in Valtellina, sia per il Passo di Salmurano sia per il più noto Passo S. Marco. Seppure ancora riconoscibili i caratteri storici originari, oggi risultano quasi inglobati nella nuova struttura insediativa, prevalentemente a carattere turistico, che ha alterato l’originario rapporto con il contesto ambientale. Da segnalare la presenza di nuclei storici di pregio ed edifici isolati a carattere rurale sui versanti. La percezione dei luoghi risulta infine turbata dalle infrastrutturazioni del comprensorio dell’Avaro (strada, impianti, parcheggi, attrezzature, ...) e da insediamenti produttivi lungo il Ratturo ad Averara, che hanno alterato i caratteri naturalistici del luogo, l’originario rapporto antropico con il contesto ambientale. La Valle del Brembo di Mezzoldo si presenta incisa lungo il corso d’acqua in località Malpasso fino ad Olmo, alla confluenza del Ratturo e dello Stabina. Poi la vallata si dilata sul terrazzo di Piazza, mentre il torrente Mezzoldo dalle forre si getta nel Brembo a Lenna. Ad est gli abitati di Moio e Valnegra costituiscono quasi un unico agglomerato ai piedi del Torcola, sul terrazzamento scosceso che guarda il Brembo. A quote più basse il Brembo scorre sinuoso lambendo il Menna fino alle strette della Goggia; grosse emergenze montuose (il Venturosa, il Torcola, il Menna e l’Ortighera) fanno corona al paesaggio con versanti boscati ed un fitto reticolo di vallette e di torrenti. Vi predomina un paesaggio caratterizzato da notevoli elementi paesaggistici. Il grosso agglomerato di Piazza caratterizza l’ambito dal punto di vista insediativo. Lungo il Brembo, oltre a valori naturalistici, emergono anche diversi fenomeni turbativi che degradano il contesto vallivo, legati soprattutto alle attività antropiche.

Foto 10 –Il sistema morfologico

delle creste

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 37 6.3.2 ALTA VALLE BREMBANA ORIENTALE

L’ambito geografico è definito da una unitarietà territoriale variamente strutturata che comprende i paesaggi della fascia alpina ed i paesaggi della fascia prealpina. L’impianto alpino fa capo al sistema delle energie di rilievo, periferiche ed intermedie, culminanti nella cima del pizzo del Diavolo di Tenda. Il sistema di creste sommitali costituisce lo spartiacque delle Alpi orobiche bergamasche dalle Alpi orobiche valtellinesi, spaziando dal Pizzo dei Tre Signori fino al Pizzo di Coca, e fornisce uno scenario di elevata naturalità per le componenti geomorfologica e floristico vegetazionale . La parte centrale del sistema sommitale settentrionale dell’ambito è caratterizzata dall’altopiano di Carisole, vasto ambito a morfologia glaciale a moderata acclività culminante nei monti Corno Stella, Chierico e Masoni, ed è connotata da un sistema di circhi glaciali in gran parte occupati da laghi naturali. Dato il ridotto tasso di antropizzazione i valori emergenti sono di elevata ed omogenea naturalità ed integrità. Il paesaggio descritto risulta poi chiuso ad est dallo spartiacque che separa il bacino idrografico della Valle Brembana da quello della Valle Seriana, e a sud dalla cresta intermedia di Grabiasca – Cabianca. La visuale dell’ambito converge sul Pizzo del Diavolo, considerato a ragione una delle cime più rappresentative della bergamasca in quanto fondale scenico dell’intero sistema terminale del Brembo. Il paesaggio della Valle prealpina presenta morfologia fluviale; è solcata dal fiume Brembo che sgorga dalle pendici del pizzo del Diavolo e si allarga in una piana alluvionale occupata dall’abitato di Carona. Il paese, attraverso una edificazione recente, ha assunto una configurazione lineare di mezza costa. I versanti afferenti la Valle risultano ripidi e poco incisi e si connotano per la ricca vegetazione, in gran parte ad abete rosso. La porzione inferiore di questo tratto di alta valle è interessata da numerose cave d’ardesia che sono motivo di evidenti segni di degrado dell’alveo del torrente e dei versanti sottostanti. L’ambito è visivamente

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38ben definito e la viabilità d’accesso offre interessanti scenari naturalistici. In prossimità dello sbocco di valle, sulla piana di Branzi, si sviluppa verso nord-ovest il paesaggio della montagna, caratterizzato dai bacini idrografici del Brembo di Valleve e del Brembo di Mezzoldo, appartenente all’orizzonte alpino, essendo connotato da un sistema di energie di rilievo che generano versanti e valli laterali confluenti a ventaglio. Il versante occidentale del sistema orografico del Pegherolo, che rappresenta uno dei luoghi di maggiore ricchezza naturalistica ed uno degli ecosistemi più equilibrati del versante bergamasco, connota un ampio solco vallivo a morfologia fluviale con versanti poco incisi e testata di valle che si attesta sul crinale sommitale delle Orobie bergamasche. La presenza insediativa è data da un sistema di alpeggio in alta quota, da pochi insediamenti sparsi e dall’ abitato a mezza costa di Mezzoldo , che conserva, se pure con espansioni recenti non del tutto coerenti nè col contesto nè con l’impianto originario, un buon livello di integrazione con i valori naturalistici e paesaggistici, nonchè un corretto rapporto morfologico con il fondovalle. Dal punto di vista visuale, la strada di fondovalle offre, lungo tutto il percorso, visuali di grande ampiezza, ed allo sbocco sulla valle del Brembo offre una lettura complessiva dell’intera unità. Il versante orientale è contraddistinto dall’altopiano fortemente ondulato che fa capo al sistema dei laghi di alta quota, dal quale si dipartono a raggiera una serie di valli e vallecole che scendono verso il fondovalle. L’ambito è di evidente valore paesistico e naturalistico per la presenza di questi bacini artificiali connotati da zone umide e pascoli di alta quota circondati dal sistema continuo di creste. L’accessibilità di queste zone è

legata alla rete di sentieri alpini che appartengono alla tradizione alpina bergamasca; la presenza insediativa è rappresentata da poche baite e da alcuni rifugi alpini. Il paesaggio di montagna che si sviluppa sul versante orientale dell’ orizzonte alpino è chiuso a nord dal complesso dei monti Valegino e Cadelle ed è connotato da piani sommitali che danno vita ad un sistema di pascoli di buona omogeneità.

Foto 11 -Sullo sfondo il

Monte Cavallo, inprimo piano i

versanti boscatied i pascoli di

alta quota

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 39 Il passo di Tartano, da sempre, rappresenta uno dei principali collegamenti con il versante valtellinese. La struttura insediativa è data da nuclei sparsi (Cambrembo) e dall’abitato di Valleve che presenta buona omogeneità d’impianto ed interessanti testimonianze storiche. Importante è il valore visuale del sistema di testata, percepibile dai passi (S. Simone e Tartano). Ad est di questo paesaggio di montagna si sviluppa la conca glaciale dominata dall’abitato di Foppolo. L’ambito a nord è connotato da valenze alpine essendo circondato da importanti sistemi a circo che fanno capo al monte Cadelle ed al monte Toro, da un sistema di creste che chiudono prospetticamente la visuale verso sud (pizzo del Vescovo), e da un sistema di laghi d’alta quota. La presenza insediativa, inesistente ad alte quote, si concentra nell’abitato di Foppolo che, allo stato attuale, è costituito da una aggregazione informe di edilizia fuori scala, priva di rapporti con il contesto e distribuita in modo casuale e disordinato, connotando in modo negativo un ambito al contrario ricco di valenze ambientali. La parte terminale dell’ unità ambientale appartiene allo scenario alpino, ed è definita dalla porzione intermedia della valle del Brembo di Carona, dalla confluenza del Brembo di Valleve con la Val Secca fino alla strozzatura morfologica di Fondra. Questo scenario risulta delimitato dal sistema di cresta del Torcola che separa diametralmente la valle da un sistema di terrazzo fluviale che si sviluppa con pendenza uniforme e moderata in direzione sud-ovest. Il sistema di valle è costituito da vasti pianori alluvionali contornati ad est da valli secondarie che discendono dalle creste dell’altopiano dei laghi Gemelli. A nord l’ambito è chiuso da speroni e pareti rocciose ripidi ed in netto contrasto con le linee orizzontali del fondovalle. Alla confluenza con la Val Secca, la valle appare più incisa e connotata dalla notevole acclività dei versanti, in relazione anche alla diversa natura petrografica: la porzione inferiore del versante est è infatti costituita da conglomerato del verrucano ed assume forme morbide ed un colore rossastro in netto contrasto con il versante opposto a morfologia dolomitica. Il terrazzo morfologico del sistema del Torcola, ad ovest presenta moderata pendenza e risulta chiuso a nord da versanti dirupati che scendono dal costone roccioso che fa capo al complesso del Pegherolo, e a sud da un versante più moderato. I versanti non interessati da processi insediativi presentano buoni livelli naturalistici con coperture boscate continue ed in evoluzione, ed una presenza faunistica di rilevante interesse . Data la particolare morfologia dei contesti, il piano si configura come paesaggio di transizione tra la media e l’alta valle Brembana. La presenza del Brembo in ambiti di relazione con contesti naturali ed antropici, è stata spesso elemento di valorizzazione, ma anche fattore di deterioramento ambientale; il ramo di Mezzoldo, infatti, presenta un alveo in condizioni di rischio ambientale per oggettive situazioni idrauliche, per la presenza ravvicinata della strada di fondovalle e per i progressivi sviluppi insediativi. La struttura insediativa è data da centri principali che si sono andati sviluppando sul fondovalle in rapporto con il fiume, e da un sistema di nuclei minori. L’abitato di Branzi sorge sulla confluenza dei due rami del Brembo in posizione dominante. L’insediamento presenta un centro storico riconoscibile a cui si sono annessi gli insediamenti recenti in formazione lineare, con incoerenze tipologiche e di materiali. Il nucleo di Fondra risulta infatti modificato da edificazioni recenti prive di qualità formali e di rapporto con il contesto. Più interessanti dal punto di vista storico sono i nuclei di mezza costa sul versante occidentale della dorsale del Torcola. Sul terrazzo occidentale

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40dell’ambito va rilevata la presenza del consistente abitato di Piazzatorre che si sviluppa in senso lineare, con integrazioni a pettine. Seppure tipologicamente non sempre conformi, le nuove espansioni hanno mantenuto una certa omogeneità strutturale ed un discreto rapporto con il contesto. Il terrazzo morfologico in versante sinistro risulta poi occupato dal nucleo di fondovalle di Piazzolo, ed in versante destro da insediamenti sparsi a carattere rurale, tra i quali figura Malpasso. Dal punto di vista estetico-visuale, la strada di fondovalle offre interessanti prospettive sul sistema di valle e di dorsali, organizzate su brevi e lunghe direttrici visuali, in relazione all’ambito fluviale ed ai sistemi di versanti, trovando i referenti spaziali nelle cime e nelle creste rivolte a nord e ad est.

Foto 12 –Il lago alpinodelle Casere

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 41 6.3.3 VALCANALE

L’unità appartiene ai paesaggi prealpini e alpini, ed è contornata a sud da un imponente sistema di creste sommitali che da est ad ovest culmina nei: monte Secco, cima di Leten, Arera e Corna Piana, collegandosi poi senza soluzione di continuità con il sistema di circhi, altopiani e terrazzi morfologici della conca dei Laghi Gemelli. Più omogeneo e con morfologia più distesa è il versante nord che culmina in una cresta rettilinea e poco connotata. La valle si sviluppa in senso est-ovest, ed è connotata da piane alluvionali che instaurano un rapporto morfologico di estremo interesse con i versanti. Verso est la valle sbocca sul tratto intermedio del sistema di Valle Seriana morfologicamente chiuso a nord dalla strozzatura di Gromo, ed a sud dalla chiusura di Ponte nuovo, a monte di Ardesio. La valle è organizzata su due sistemi di versante a morfologia poco accidentata che confluiscono nella vasta piana alluvionale. L’unità complessivamente presenta rilevanti valori naturalistici che si riassumono nella morfologia dolomitica del versante sud che dà spazio ad elevati valori geologici, floristici endemici dell’orizzonte calcareo, nella copertura compatta del manto boscato dei versanti che solo sulle piane si sfrangia in prati e praterie di media quota e nella presenza faunistica legata all’ambiente rupicolo di elevato significato naturalistico ambientale. La struttura insediativa è essenzialmente concentrata sul fondovalle in piccoli nuclei disposti in sequenze lineari . Il nucleo di Bani, diversamente, alla confluenza con la Valle Seriana, si sviluppa a mezza costa in posizione dominante. Anche gli abitati di Novazza e Gromo sorgono a mezza costa e presentano una certa compattezza di impianto e notevoli qualità morfologiche. Nel caso di Gromo, gli interventi recenti tendono a riempire tutte le aree disponibili intercluse, alterando il rapporto con i referenti morfologici principali.

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42Quasi inesistenti i sistemi di alpeggio mentre va rimarcata la presenza di impianti di risalita e strutture sciistiche sulla parte terminale del versante sud. Dal rifugio Alpe Corte, inoltre, parte il sentiero escursionistico “delle Orobie”. Infine va rilevato che l’intero ambito rappresenta un luogo di elevatissima definizione visuale: il versante sud offre sequenze prospettiche molto ampie; mentre appare più ritmata la sequenza visuale offerta dall’impianto strutturale dell’Alta Valle Seriana, organizzata su un’alternanza di orizzonti visuali ampi e prospettive ravvicinate. Appare decisivo il rapporto visuale del nucleo di Gromo arroccato su un rilievo roccioso a picco sul Serio. Il centro storico, i pendii e le aree libere sottostanti, infatti, rappresentano un momento di grande significato morfologico e storico-culturale, ma anche un referente prospettico per l’intero sistema di fondovalle.

6.3.4 VALLE SERIANA SUPERIORE

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 43 L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina e prealpina; geograficamente l’ambito è limitato a nord dalla testata della Valle Seriana superiore e sui lati da rilievi intermedi che interrompono i sistemi di versante. Il paesaggio di questo tratto di valle si presenta diversificato in ragione delle quote altimetriche e delle componenti naturalistiche, dando vita a definiti ambienti dalle connotazioni distinte. a. Lo spartiacque bergamasco: dal Pizzo del Diavolo di Tenda al Pizzo di Coca Nella parte alta presenta un paesaggio di energie di rilievo connotato dal sistema di creste principali delle Orobie e dalle creste intermedie del monte Gleno. L’ambito è di estremo interesse morfologico e si articola su un ramificato sistema di valli di secondo e terzo ordine, con altopiani in quota, ambiti a morfologia glaciale e vedrette attive. Il sistema culmina nel grande circo glaciale del complesso Coca-Scais-Redorta, che rappresenta il momento di carica ambientale e simbolica dell’intero complesso delle Orobie. Di particolare pregio naturalistico risultano il sistema dei laghi, le creste e le cime di grande impianto visivo, tra le più alte del sistema montuoso bergamasco. In ragione della struttura morfologica ed altitudinale, gli insediamenti si riducono a modeste strutture connesse agli impianti idroelettrici (Barbellino), ed ai rifugi alpini (Curò, Coca, Brunone). Di notevole valore anche le presenze faunistiche che offrono un quadro completo della fauna alpina. L’unità infine è da sempre luogo classico dell’alpinismo bergamasco e conserva memorie e segni del rapporto con la cultura della montagna; è attraversata peraltro in senso est-ovest dal percorso escursionistico del “Sentiero delle Orobie”. L’intero comprensorio, per la naturale conformazione geomorfologica, offre scenari visuali e prospettive di elevatissimo valore che si ricavano da cime e passi d’alta quota che collegano l’ambito con la sequenza di valli sul versante valtellinese. b. Dal versante sud del Cabianca alla Val Sanguigno Nel tratto superiore di valle, a confine con lo spartiacque brembano, si sviliuppa un altopiano caratterizzato dalla presenza di invasi di alta quota, ai quali fa capo il versante sud del monte Cabianca. Tale sistema sommitale risulta fortemente delimitato da creste sui lati nord, ovest, sud, ed è organizzato con sbocchi pensili sul lato est. Infatti, ad oriente, discende la Valle del Goglio, organizzata su versanti regolari, ampi e poco incisi, chiuso a sud dalla Valle Sanguigno, la quale risulta connotata da una testata di valle molto estesa, definita da terrazzi di chiara morfologia glaciale e da versanti montani diversificati: a nord poco ripidi ma incisi, a sud più ripidi e regolari. La struttura insediativa negli ambiti ad alta quota e nella Valle Sanguigno è limitata a pochi sistemi di alpeggio ed a strutture di rifugi alpini di notevole significato per la storia e la cultura locale. La porzione di territorio che fa capo alla Valle del Goglio presenta invece una articolata struttura insediativa organizzata sul centro di Valgoglio e su un sistema diffuso di insediamenti sparsi. L’ambito risulta di estremo interesse paesistico ambientale per la complessità e la varietà di ecosistemi, per il sistema dei laghi, per la sequenza altitudinale delle energie di rilievo, per la copertura arborea continua dei versanti, ed infine per la componente faunistica confinata ai sistemi di cresta. I valori puntuali ed estesi dell’ambito offrono una sequenza di paesaggi che appartengono alla più radicata tradizione di fruibilità visuale del versante bergamasco. c. L’alta Valle Seriana

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44Il primo tratto del fondovalle è compreso tra gli abitati di Valbondione,a nord, e l’abitato di Gandellino a sud, andando a chiudersi sulla strozzatura di Gromo. I sistemi di versante che si sviluppano risultano molto distinti: uno nord-occidentale più ripido ed articolato con incisioni di valli secondarie e formazioni rocciose, mentre quello sud-orientale meno acclive e dalla morfologia più dolce e morbida, limitato dal sistema montuoso del Vigna Soliva. Entrambi i versanti confluiscono nel salto morfologico a valle del Barbellino che chiude prospetticamente l’alta Valle Seriana, dal quale peraltro hanno vita, qualche volta all’anno, le Cascate del Serio che, a ragione, sono state definite come il salto d’acqua più alto d’Europa. Come elemento autonomo, si configura il versante montano della Valle Grabiasca, in quanto valle di secondo ordine, molto incisa nel tratto inferiore e ramificata a ventaglio. Questo paesaggio risulta più facilmente riconducibile ai grandi orizzonti di alta quota, sia pure senza particolari energie di rilievo. Infatti, vista anche la difficoltosa accessibilità, risulta quasi privo di insediamenti e nelle porzioni più elevate corrispondenti ai sistemi di praterie di alta quota e di rilievi di cresta, sono rilevabili presenze vegetazionali e faunistiche tipiche dell’orizzonte alpino; il sistema d’alpeggio del piano del Cardeto rappresenta inoltre uno dei sistemi di alpeggio maggiormente omogenei e morfologicamente definiti del versante bergamasco. Sostanzialmente i versanti sono connotati da un compatto sistema boscato in prevalenza a conifere. Il fondovalle, più ampio e pianeggiante rispetto alla Valle Seriana intermedia, è connotato dalla presenza del fiume Serio, interessato per buona parte del suo sviluppo, da fenomeni insediativi, da opere di irregimentazione e dalla strada di fondovalle. La presenza antropica nell’ambito si articola sui centri principali di Lizzola, Bondione, Fiumenero e su nuclei di minore dimensione. Mentre Lizzola si sviluppa sulla valle laterale del torrente Bondione, gli altri insediamenti si collocano nel fondovalle in diretto rapporto morfologico con il corso del Serio. D’impianto originario compatto e circolare, questi

Foto 13 – L’alta Valle Seriana:

la ValleGrabiasca

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 45 nuclei, anche a seguito delle espansioni recenti in senso lineare, vanno assumendo il carattere di insediamenti a mezza costa. Nel tratto intermedio dell’ambito la presenza insediativa si presenta invece in forma di nuclei di piccole e medie dimensioni organizzati in sequenza lineare rada preannunciando il più complesso e denso sistema insediativo della valle media ed inferiore. Complessivamente le valenze visuali sono definite da prospettive di grande ampiezza; i referenti spaziali sono dati dal grande salto morfologico della testata di valle, dai crinali e dai sistemi di vette. Verso l’interno, la visuale si apre progressivamente, in relazione alle quote, sulla Valle Grabiasca, fino ad inquadrare uno dei panorami di maggiore respiro ed unitarietà del versante bergamasco. d. La Val Sedornia In corrispondenza dell’abitato di Gandellino, che chiude la saldatura dei nuclei di Gromo-Bondo-Legnaio-Grabiasca-Preda, si apre a oriente la Val Sedornia. L’unità ambientale presenta un paesaggio di energie di rilievo di fascia alpina, ed un paesaggio montano di fascia prealpina; è articolata da una sequenza di vallette laterali in sponda sinistra del fiume Serio connotate dal corso di torrenti e contornate da un sistema continuo di energie di rilievo a morfologia regolare e morbida, che danno origine a versanti montani più o meno acclivi connotati da una copertura boscata continua, interrotta solo in prossimità dei corsi d’acqua e dei nuclei abitati. In prossimità della testata di valle la visuale si apre sui sistemi di praterie ad alta quota con modesti insediamenti di alpeggio collocati nella porzione intermedia e di testata. Sostanzialmente i principali elementi connotativi dell’unità sono i rilievi alpini, intermedi e di cresta, che caratterizzano definiti terrazzi morfologici di altopiani a morfologia glaciale. Nello specifico, acquistano particolare significato visivo la contrapposizione di vette e versanti della Cima Vigna Vaga e Soliva, per le quali i toponimi medesimi riprendono questo aspetto geografico identificando precise esposizioni a nord e a sud rispetto ad un punto di vista centrale nell’ambito considerato. Da osservare, inoltre, in relazione alla natura geologica del suolo, la presenza, sul versante nord nella Valle del torrente Rino, di declivi morbidi ed arrotondati tipici della fascia centrale a matrice calcarea delle Orobie di quote intermedie, che sono divenuti luoghi tradizionali delle attività rurali permanenti, connotati da presenze di filari siepi e macchie alberate isolate tipiche della media montagna bergamasca. Nella porzione superiore delle “Valli Marce” la fragilità geologica è messa in evidenza dalla presenza diffusa di estesi fenomeni di dissesto che non costituiscono tuttavia particolari fattori di rischio. La struttura insediativa è riassunta dalla presenza isolata di baite e cascinali rurali a mezza costa e sulle praterie d’alta quota, e dagli abitati di Spiazzi e Piazzolo. Il primo è disposto in sequenza lineare lungo la strada a tornanti della Valle dei Molini in versante destro; il secondo, Piazzolo, sorge in posizione dominante sul ciglio della scarpata del Serio. I valori naturalistici ed ambientali sono rintracciabili nella copertura arborea continua dei versanti, nella presenza di vallette incise da corpi idrici che danno vita a microambienti che segnano il progressivo passaggio alle praterie sommitali ed alle creste. Le valenze estetico visuali sono riassumibili in un impianto spaziale decisamente tipico della media montagna bergamasca: orizzonti ampi ma conclusi da precisi referenti spaziali (in questo caso il complesso della Presolana), approcci prospettici di media profondità all’interno dell’ambito, apporto decisivo della tessitura morfologica del substrato come elemento di scenario (morfologia dei crinali). Importante è anche l’approccio dal fondovalle seriano per la trama di percorsi che innervano i versanti.

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46e. La Valle di Valzurio Lateralmente a quest’ultimo contesto montano si sviluppa la valle di Valzurio con paesaggi tipicamente montani; il sistema di testata si organizza in una sequenza di vasti circhi glaciali che culminano nel poderoso sistema sommitale dominato dal Monte Ferrante, dalla Presolana, dai contrafforti occidentali della cima di Bares, dal Monte Campo, e dalle pareti subverticali del versante sinistro (costone di Valzurio). Geograficamente l’ambito è definito dal sistema orografico del torrente Ogna, che genera due distinti sistemi di versante: il versante sinistro molto accidentato ed acclive, ed il versante destro più morbido ed articolato da vallette laterali. Complessivamente l’ambito è di grande valore naturalistico, vegetazionale e floristico per la presenza dei versanti boscati compatti, dei boschi radi di transizione, delle praterie d’alta quota, dei macereti, delle rupi di testata e delle creste dei versanti. La struttura insediativa organizzata è concentrata nella porzione inferiore della valle ed è articolata per nuclei di piccole dimensioni interessanti per l’impianto urbano in quota e per la scarsa presenza di espansioni recenti, mantenendo ancora un equilibrato rapporto con il contesto. La presenza antropica è riconoscibile anche nella porzione superiore della valle per il sistema di alpeggi ancora funzionanti. E’ infatti di estremo interesse la lettura della struttura complessa del comprensorio pastorale attraverso il rapporto tra insediamenti permanenti di fondovalle, baite, stalle a mezza costa e malghe in quota, la perfetta delimitazione dell’ambito con percorsi, depositi a mezza costa, aree di sosta e riposo per il bestiame, fonti d’acqua e rifugi funzionali all’attività. Il referente visuale principale dell’unità è la Presolana con la cresta sommitale del versante sinistro. Le prospettive risultano lunghe ed incanalate dai versanti, e focalizzate dal sistema di testata. Importanti anche gli affacci panoramici di Nasolino e Dosso che consentono la lettura del sistema principale della Valle Seriana. f. La media Valle Seriana Il fondovalle seriano, in questo tratto di valle, presenta caratteri diversi in quanto prodotto delle azione di trasformazione dell’uomo sull’ambiente naturale, e della naturale conformazione dei luoghi. Lo sviluppo economico e sociale che ha interessato le valli bergamasche in genere, è stato infatti la causa principale delle trasformazioni ambientali che hanno generato segni specifici nei diversi contesti ambientali. Nello specifico, in questa unità ambientale si distinguono: il contesto dell’alto Serio, la conca di Clusone e la Val Borlezza. La porzione afferente all’alto Serio si sviluppa lungo lo stretto fondovalle di questa parte della Valle Seriana, e rappresenta la parte terminale dell’espansione urbana ed industriale che ha caratterizzato la valle inferiore e intermedia. A monte del “Ponte Nuovo” di Ardesio, infatti, l’ambiente vallivo conserva meglio i connotati originari. L’ambito è caratterizzato dalle emergenze del Pizzo Frol e Corno Guazza che si fronteggiano a sud di Ponte Nossa; successivamente, la connotazione fondamentale è rappresentata dagli stretti rapporti tra l’ambito fluviale e le pendici montane che, spesso con rapida pendenza, lo delimitano. Le coperture dei versanti sono in prevalenza resinose verso Ardesio, mentre, più a sud, si estendono boschi di varie essenze di latifoglie. Ad ovest dell’unità, verso il Monte Secco, vi è l’Oasi di protezione faunistica “Monte Secco”.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 47 Di notevole valore connotativo è anche il ciglio del pianoro di Clusone che, partendo da Ponte Selva, termina a Villa d’Ogna sul piano est della valle. Il corso del Serio, nelle vicinanze, presenta più frequentemente tratti liberi da insediamenti abitativi e/o produttivi, facendo emergere significati naturalistici, quali il contatto della pineta di S. Lucio con il fiume stesso. Lo sviluppo edilizio ha interessato la maggior parte dei centri del fondovalle; le espansioni residenziali si sono manifestate, con caratteri di bassa densità, in forma diffusa ed hanno occupato prevalentemente le aree libere attorno ai nuclei originari. Gli insediamenti industriali si sono collocati quasi sempre nelle aree pianeggianti vicino al fiume. I rapporti dei centri abitati con l’ambito fluviale e dei versanti meglio conservati, sono tuttavia compromessi in più punti da nuove opere stradali e insediamenti industriali (Ponte Nossa, Piario, Villa d’Ogna). Sotto questo profilo, l’ambito più compromesso corrisponde al fondovalle di Ponte Nossa. L’ambito di Ardesio presenta, al contrario, pregevoli connotazioni di più vasto respiro per la componente di paesaggio umanizzato, nella quale il rapporto degli antichi nuclei agricoli con le aree a pascolo e boscate appare quale relazione dominante di elevata qualificazione paesistica. Per tutto il tratto di valle considerato, i significati di naturalità percepibili attraverso l’osservazione delle pendici montane costituiscono elementi di fondamentale identità dei luoghi. Affacciato sul Serio si erge il pianoro di Clusone, per metà terrazzo fluviale e per metà conca di origine glaciale; morfologicamente risulta leggermente ondulato e delimitato da notevoli emergenze montuose, verso est confina con la profonda incisione del torrente Borlezza. Le cime più elevate sono il Pizzo Formico sul lato meridionale, e il Monte Valsacco e la Cima Blum a nord. Emergenze con particolari caratteri connotativi sono il Crosio, il Monte Nè e le due collinette a lato del Cimitero di Clusone, nonchè la parete rocciosa verticale costituente il limite del pianoro di Poerza-Brugai in Comune di Onore. Dal Monte Nè sino al ponte della Selva si estende l’ampia area boschiva protetta denominata “Pineta di Clusone”. La struttura insediativa interessa essenzialmente le aree latistanti la strada per la Valle di Scalve e in particolare le prime pendici dei monti di settentrione. Ai margini del pianoro sono collocati gli abitati di Fiorine e di San Lorenzo. Nel pianoro, gli insediamenti per lo più in forma isolata, non hanno causato forti contraddizioni con l’ambiente naturale esistente e conservano evidenti testimonianze di colture agrarie complesse. Nel suo insieme, e nel contesto dell’intera valle, la piana di Clusone riveste un significato di grande importanza, come grande valico collegante ambienti diversi: da un lato la valle che conduce alla pianura bergamasca, dall’altro l’apertura verso il lago d’Iseo e la Valcamonica, dall’altro ancora verso la Presolana e la Val di Scalve. Morfologicamente il pianoro compreso tra la superficie della pineta ad ovest e la netta frattura del terrazzo sul Borlezza ad est, presenta pregevoli connotazioni paesistiche da salvaguardare per le morbide forme e le minute ondulazioni che ne determinano plasticamente la valenza: su questo contesto è di grande importanza il rapporto fra la piana e l’insediamento originario, collocato alle falde montane e parzialmente schermato verso la piana del Crosio, sottolineato dallo splendido Santuario della S.S. Trinità e da due versanti collinari. L’ambito, complessivamente, per la sua posizione elevata e prossima ai centri turistici della Presolana, ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio concentrato nelle seconde case, con prevalente carattere estensivo.

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48L’urbanizzazione è di conseguenza piuttosto elevata ed è concentrata sull’asse Clusone-Rovetta-Fino del Monte. Nel pianoro, l’espansione edilizia è avvenuta in modo più contenuto ed ha interessato principalmente l’abitato di San Lorenzo di Rovetta. Gli insediamenti produttivi, generalmente di dimensioni contenute, si sono inseriti nel contesto urbanizzato senza particolari alterazioni dell’ambiente circostante. I percorsi sui versanti consentono, in più punti, ampie vedute lunghe e a medio raggio. Verso est il pianoro è interrotto dall’incisione del bacino del torrente Valeggia-Borlezza che si riversa nel lago d’Iseo, mettendo in comunicazione la Valle Seriana con la Valle di Scalve e la Valle Cavallina. La Valle risulta delimitata ad est ed ad ovest dai massicci del Monte Cornet e Fogarolo-Pizzo Formico, dai quali discendono ampi versanti collinari, talvolta intervallati da pianori. Il fondovalle sul quale si ergono i principali centri abitati è formato da un ampio terrazzo; l’area è connotata da vaste superfici boscate in prevalenza di essenze resinose e dal paesaggio naturale montano composto da boschi relitti cespuglieti ed affioramenti litoidi. L’ambito è compreso inoltre nella zona di ripopolamento faunistico della Val Borlezza e gran parte del territorio sud-est di Onore è interessato dall’Oasi di protezione faunistica denominata “Valle di Tede”. La struttura insediativa di questo ambito è organizzata lungo le direttrici stradali che mettono in comunicazione la Valle Seriana con la Valle di Scalve e la Val Cavallina. In particolare lungo l’asse Val di Scalve-Val Cavallina in sponda sinistra del torrente Borlezza, sono sorti gli abitati di Onore, Songavazzo, Cerete Alto e Cerete Basso, quest’ultimo collocato alla confluenza del transito Valle Seriana-Clusone-Val Cavallina. I nuclei storici dei centri abitati presentano caratteristiche diversificate. Cerete Alto è un centro di origine altomedioevale con un rilevante patrimonio di case coloniche riunite in contrada, mentre gli edifici pubblici di rilievo risalgono ai secoli XVI e XVIII. Analoga origine ha Songavazzo benchè questo nucleo presenti una maggiore complessità nella struttura urbanistica ed il suo patrimonio edilizio di rilievo si limiti alla settecentesca chiesa parrocchiale. Più a nord-est lungo l’antica strada della Val di Scalve è l’abitato di Onore, dalla singolare disposizione morfologica a “V” in cui due contrade distinte trovano confluenza nella parrocchia settecentesca. Lungo la più recente via è l’agglomerato di Cerete Basso caratterizzato da un’edilizia più rada rispetto a Cerete Alto. Quanto alle presenze puntuali nel territorio agricolo, lungo l’antico percorso della Val Borlezza sono ancora oggi visibili santuari, strutture fortificate e ville di pregio storico. Va infine rilevata un’area a diffusa presenza di edifici agricolo-produttivi sull’alto versante di nord-est del Monte Fogarolo tra i 1.200 e 1.300 mt di quota. Sostanzialmente gli elementi connotativi sono percepibili in modo significativo dai percorsi sui versanti, e in particolare dalla strada di accesso al Falecchio, nonchè dalla viabilità principale di fondovalle.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 49 6.3.5 VAL DI SCALVE

L’unità ambientale appartiene alla fascia alpina con il paesaggio delle energie di rilievo, ed alla fascia prealpina per i contesti di montagna e delle valli prealpine. Geograficamente risulta definita dalle porzioni superiore e terminale del sistema idrografico della Valle di Scalve, articolata su una serie complessa di valli e incisioni di secondo e terzo livello confluenti nel corso del torrente Dezzo. L’unità di grande ampiezza e morfologia complessa, è delimitata su tre lati da un sistema continuo di creste e rilievi, e costituisce un sistema socio-economico e culturale inscindibile. Da un punto di vista politico amministrativo gli Statuti della Comunità di Val di Scalve risalgono ad epoca tardo medioevale, ed è probabile che tale situazione abbia in maniera decisiva contribuito a consolidare l’identità territoriale e culturale dell’ambito all’interno di un più vasto e variegato scenario orobico. Va osservato che dal punto di vista dei referenti prospettici e dell’organizzazione visuale, l’intero ambito presenta rilevanti aspetti di unitarietà pur essendo strutturato da sotto-unità relative a porzioni diversamente connotate. A nord-ovest l’unità presenta un sistema di rilievi di passaggio tra il bacino idrografico di Val Seriana ed il bacino idrografico di Val di Scalve, ad ovest il tratto superiore del torrente Bondione, ad est il tratto superiore del torrente Gleno. Le due rispettive testate convogliano in un unico sistema di testata che culmina rispettivamente nel monte Recastello e nel monte Gleno. L’ambito presenta elevati livelli di naturalità con molteplicità di ecosistemi che si svolgono su una sequenza altitudinale varia dai 2000 mt ai 2900 mt , ripetendo in sintesi i modelli strutturali del versante valtellinese. L’intero sistema, ad esclusione delle quote sommitali, è connotato da un sistema di alpeggio funzionale alla Val di Scalve ed alla Valle Seriana Superiore.

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Il sistema del terrazzo morfologico di Colere risulta connotato dalla parete nord della Presolana e dal poderoso sistema di creste e contrafforti di riferimento estremamente dirupato e dolomitico, in netto contrasto con le linee più morbide ed arrotondate del terrazzo. La struttura dell’insediamento è lineare e si sviluppa lungo i due versanti del torrente Rino. Ridotti sono gli insediamenti di versante e d’alta quota, riferibili a modeste strutture d’alpeggio. Naturalisticamente l’ambito è connotato da disparate valenze: ambiente calcareo in alta quota, versanti con buone coperture boscate, praterie d’alta quota, presenze faunistiche e forestali interessanti. Sono elemento di compromissione ambientale la presenza di piste da sci, per la quantità di movimenti di terra e la distruzione delle coperture vegetali perpetrata senza criterio. La presenza antropica sostanzialmente si osserva sul territorio laddove la complessa morfologia lascia spazio a terrazzi e pianori, ed a sistemi di versante. La presenza del terrazzo, per Vilminore, ha favorito infatti l’organizzazione territoriale: alla confluenza del torrente Povo con il Dezzo sorge l’abitato, in posizione strategica e con impianto chiuso originariamente; la struttura si è successivamente aperta e ampliata per effetto delle espansioni recenti. I sistemi di versante afferenti sono diversi nei caratteri: regolare e poco acclive quello meridionale, più articolato ed inciso quello settentrionale. Le valenze naturali sostanzialmente risultano ben rappresentate per la completa sequenza offerta dagli ambienti tipici del sistema di valle: dal fondovalle, ai versanti fluviali, ai versanti in quota, fino ai sistemi sommitali di cresta ed alle morfologie glaciali d’alta quota. In posizione intermedia tra gli insediamenti di Vilminore, Vilmaggiore, e Schilpario, si sviluppa un ambito di elevata naturalità connesso al bacino idrografico del Vò. La struttura è organizzata nella parte superiore da due rami del bacino che si uniscono nella parte intermedia, ed innervano un sistema di rilievi e piani sommitali a morfologia glaciale, che culmina in circhi ed anfiteatri glaciali che si raccordano con le creste principali delle Orobie.

Foto 14 -La Valle di

Scalve dal Pizzodi Petto

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 51 Nella parte mediana del contesto idrografico la struttura territoriale si allarga in una ampia piana alluvionale dai versanti omogenei rettilinei e poco acclivi. Naturalisticamente sono significative le coperture arboree continue dei versanti, i sistemi in quota con coperture vegetazionali e rupestri posti sopra i limiti della vegetazione. Alla confluenza del torrente Vò con il Dezzo, si sviluppa un terrazzo morfologico che ha favorito lo sviluppo dell’insediamento di Schilpario, che si è sviluppato su impianto lineare in sponda destra del torrente, ed è considerato, a ragione, la presenza più importante e qualificata dell’intera Val di Scalve, dal punto di vista urbano e storico culturale. L’insediamento antropico nella Valle ha avuto un notevole impulso per la presenza sul territorio, fin dall’epoca della dominazione veneta, delle miniere di ferro che hanno favorito uno sviluppo economico e socio-culturale di matrice paleo industriale, sovrapponendosi e integrandosi poi con l’originaria tradizione rurale e introducendo fattori di scambio commerciale di scala estesa ed inconsueta per questa realtà tipicamente autosufficiente del comprensorio orobico. La porzione meridionale dell’unità è connotata dal corso intermedio del torrente Dezzo che assume caratteri di transizione fra la morfologia aperta dei tratti superiori e la morfologia a canjon del tratto inferiore. I sistemi di versante sono ripidi e con buona copertura arborea; sul versante orientale si presenta il terrazzo morfologico sul quale sorge il centro abitato di Azzone, nonchè un sistema di valle che risale in direzione est-ovest fino al Pian dei Ballerini ed alle pendici del pizzo Camino. Gli abitati di Azzone e Dezzo presentano caratteri insediativi nettamente differenziati: se Azzone ha caratteri riconducibili al sistema insediativo scalvino in quanto sorge con sviluppo lineare su terrazzo morfologico in sponda sinistra del Dezzo, il nucleo di Dezzo si sviluppa lungo il corso d’acqua in diretta connessione con esso. Presenta morfologia chiusa pur sviluppandosi per sequenze lineari parallele e raggruppate. Le strutture produttive ed i depositi localizzati sulle sponde a valle di Dezzo risultano in contrasto con il contesto di fondovalle; da rilevare infine una ricca presenza di insediamenti sparsi a matrice agricola organizzati a mezza costa e in alta quota, ed afferenti ad un più vasto sistema di alpeggio. Morfologicamente i sistemi di crinale sono morbidi ed arrotondati e si contrappongono nitidamente ai rilievi principali a matrice dolomitica che costituiscono il referente prospettico maggiore.

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526.3.6 CONCA DI CASTIONE DELLA PRESOLANA

L’unità ambientale appartiene alla fascia prealpina e rappresenta il paesaggio della montagna più tipico per la tradizione escursionistica ed alpinistica bergamasca. L’ambito risulta morfologicamente definito da una complessa sequenza di elementi, tutti di elevato valore connotativo, che passano spesso in secondo piano in quanto dominati dalla assoluta presenza del rilievo della Presolana nonchè esclusivo referente spaziale dell’intera organizzazione territoriale. Il complesso sistema di creste contrafforti e ripidi versanti del fondale settentrionale digradano su falsopiani e terrazzi morfologici al centro dei quali è sorta la conurbazione di Castione. Un articolato sistema di valli e vallette afferenti al sistema idrografico della Val Pora e della Val di Tede, contraddistingue il territorio da est verso ovest denotando il passaggio dall’ ambiente alpino delle Orobie bergamasche alla morfologia tipica della montagna bergamasca. Nonostante la pesante antropizzazione, il territorio di più difficile accesso, i versanti della Presolana e la sponda sinistra della Val Pora e della Val di Tede, offrono paesaggi ed ambienti di rilevante interesse naturalistico, vegetazionale e floristico, arrivando a distinguere morfologicamente due tipi di paesaggi: a sud la media e bassa montagna bergamasca priva della ricorrente connotazione antropica, a nord l’ambiente alpino dei rilievi dolomitici connotato da paesaggi aridi talvolta carsici, con grandi estensioni di macereti rupi e pareti verticali. Da sottolineare la presenza di endemismi botanici e nicchie ecologiche per la fauna alpina. La struttura insediativa è rappresentata dalla conurbazione di Castione che occupa l’intero sistema dei pianori centrali. I vecchi nuclei di Castione, Bratto e Dorga, interessanti per l’originario sviluppo lineare e compatto, sono stati avvolti da una avventata espansione turistica che ha occupato tutti gli spazi disponibili senza precisi modelli di organizzazione funzionale, in rapporto con il contesto ambientale. Gli sviluppi più recenti, pensati come insediamenti autonomi ed isolati, si organizzano invece secondo logiche di sfruttamento intensivo del

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 53 territorio che peraltro producono degrado visivo per il mancato inserimento ambientale in rapporto con il contesto. Dal punto di vista percettivo la Presolana rappresenta l’unico referente visuale per l’intero ambito, percepibile in quasi tutti i punti. Importanti anche i panorami verso sud per il senso di apertura spaziale sul fondovalle, lasciando intuire le grandi distese della pianura. La strada che sale da Castione al passo, consente infine, un progressivo allargamento dei panorami e degli scenari ed un progressivo avvicinamento alla Presolana.

Foto 15 - Sullo sfondo il Pizzo della Presolana

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546.3.7 VALLE TALEGGIO

L’unità ambientale appartiene ai paesaggi delle valli, e della montagna e delle dorsali di fascia prealpina. Coincide geograficamente con il bacino idrografico del torrente Enna, quasi interamente chiuso verso nord ed est da una cintura dolomitica di notevole valore paesaggistico. Ad ovest la valle prosegue morfologicamente oltre il confine provinciale con Como connettendosi con i versanti settentrionali del Pizzo Morterone e del Monte Serrada. Alla aspra morfologia ed ai versanti sommitali fortemente boscosi connessi a pascoli e ad alpeggi di ridotta antropizzazione, corrisponde all’interno un paesaggio caratterizzato da dossi e vallecole a morfologia blanda con prati e prati-pascoli anche di notevole estensione, in parte oggi abbandonati ed in corso di progressivo cespugliamento. La bastionata dolomitica che definisce a est la Valle a partire dal Monte Venturosa fino a collegarsi con il Monte Sornadello passando dalle propaggini del Cancervo, è intagliata dalla profonda forra del torrente Enna che vi forma un orrido di rilevante significato paesistico. Il paesaggio agrario, come nelle vicine valli Imagna e Brembilla, è caratterizzato da prati e pascoli con numerosi insediamenti sparsi sui dossi ed i versanti meglio esposti e protetti. Nella Val Taleggio i caratteri più propriamente montani conferiscono al paesaggio una netta prevalenza dell’aspetto naturalistico che viene ad interessare, in alcuni casi, anche le adiacenze più dirette degli insediamenti urbani. Lo sviluppo insediativo della Valle è stato caratterizzato dalle vicende storiche che hanno visto una forte influenza milanese già a partire da Carlo Magno quando la Valle divenne feudo del suo arcivescovo. Storicamente appaiono prevalenti i collegamenti con la Valsassina (Morterone) mentre di minore importanza erano quelli con il territorio bergamasco (attraverso la forcella di Bura) e ancor più ridotti quelli attivati lungo la mulattiera da S. Giovanni Bianco fino a Cantalto e Cantiglio. Sotto il dominio veneto una parte della Valle (Vedeseta, Avolasio, Lavina, Pratomagno) rimase con Milano; Venezia considerò la Valle come separata e nominò un Vicario in Pizzino. Sin dal XV secolo si dotò di propri statuti e potè godere di particolari privilegi.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 55

Insieme ai nuclei sparsi, un gran numero di edifici isolati per lo più di servizio alla agricoltura (stalle e fienili) hanno storicamente caratterizzato il sistema insediativo di Valle, che anche in epoca più recente si è consolidato . Le espansioni si sono tutte aggregate ai nuclei storici originari a formare piccole conurbazioni che, di norma, si inseriscono con strutture edilizie diffuse che garantiscono un accettabile inserimento ambientale. Il livello di abbandono degli edifici agricoli isolati che via via deperiscono fino al crollo, si è esteso di recente ai nuclei di una certa importanza (Fraggio). Anche quì, come in Val Imagna, e con frequenza minore, l’edilizia rurale è caratterizzata dall’uso particolare della pietra, sia per le strutture murarie che per il tetto (“piode”). L’aspetto percettivo visuale presenta pregevoli visuali lungo i tratti di viabilità principale, verso il fondovalle o sugli orizzonti montani: dalla forcella di Bura verso Vedeseta (località Asturi, Peghera, Lavina), da Ola verso Taleggio, da Taleggio verso il fondovalle. Di rilevante interesse è inoltre l’intero tracciato viario che scorre in adiacenza al torrente Enna nell’orrido che conduce a San Giovanni Bianco. Il paesaggio dei corsi d’acqua è intrinsecamente di notevole valore anche se, sotto il profilo dei rapporti visuali con il contesto, non genera situazioni relazionali di un certo interesse, fatta eccezione per l’orrido di S. Giovanni Bianco. Il torrente Enna, così come i suoi affluenti, proprio per il carattere molto inciso dell’alveo, non si relaziona visivamente in modo significativo con il paesaggio e con gli insediamenti urbani. Tra gli elementi connotativi caratterizzanti l’ambito, sono da segnalare i ripiani carsici in quota verso il Cancervo e sul Sornadello, che si individuano in doline di corrosione, di crollo e di approfondimento ed in “Karren” anche molto estesi.

Foto 16 - La Valle Taleggio

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56All’interno del settore nord-est (Monte Sodadura, Bocchetta di regadur, Aralalta, Carcervo) la L.R. 83/86 ha individuato un’area di particolare rilevanza ambientale (Legnone, Pizzo dei Tre Signori, Gerola) legata al sistema alpino della Valtorta, della Valsassina e della Valtellina fino al confine del Parco delle Orobie. Sono segnalate specie endemiche sul Monte Venturosa, Aralalta e Passo dei Baciamorti. Il nucleo centrale della Valle è inoltre interessato da una vasta oasi di protezione venatoria.

6.3.8 VALLE IMAGNA

L’unità ambientale appartiene al paesaggio della valle prealpina , e coincide con il bacino idrografico dell’Imagna; è morfologicamente definita da un grande catino con andamento longitudinale prevalente, e delimitata da cime, crinali e passi di notevole significato paesistico. A nord-ovest si staglia il gruppo del Resegone in parte compreso nella vicina provincia di Lecco, di rilevante valore naturalistico e paesistico con visuali significative di grande distanza. Dal Resegone attraverso la Corna Camozzera, passi, selle e cime di minore rilevanza visiva, si giunge al Monte Albenza che chiude con una piega verso est la valle. In questo punto, dopo il nucleo della Roncola e la cima del Botto, le pendici del Monte Castra e del contrapposto monte Ubione si uniscono nella profonda incisione del torrente Imagna. Risalendo verso nord il bacino è inizialmente fortemente connotato dalla presenza del Monte Ubione che si presenta come uno degli elementi morfologici più importanti che caratterizza, sotto l’aspetto percettivo, la Valle sia dall’interno che dall’esterno, grazie alla particolare forma conica che accentua l’emergenza delle incisioni del Brembo e dell’Imagna. Il crinale prosegue con piccole cime passi e selle di rilievo meno importanti, caratterizzate peraltro nella parte centrale, dal consistente insediamento urbano quasi sommitale di Berbenno. Di qui il crinale prende a risalire decisamente verso cime e passi più caratterizzati fino ai

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 57 Canti e alla Costa del Pallio che si richiude con una importante testata di valle verso il Resegone.

All’interno di questo sistema di cime e crinali si riconosce un paesaggio fortemente e diffusamente umanizzato, dove anche i boschi e le aree in quota sono caratterizzate da un consistente reticolo di sentieri e presenze edificate a testimonianza della tendenza storica a sfruttare in senso produttivo ogni spazio possibile. Il versante ovest caratterizzato dai pianori in quota di Roncola e Costa, e dai contrafforti boscati che si connettono con i nuclei di fondovalle (Strozza, Capizzone, Bedulita, Cepino e Mazzoleni di S. Omobono), degrada verso valle con una morfologia più dolce definita da prati e pascoli modellati, raramente sostenuti da muri di pietra di cava locale, che viceversa segnano più marcatamente, con un fitto reticolo di rilevante importanza paesistica, tutto il versante est e nord-est a partire da Berbenno fino a Valsecca. Permane in tutta la Valle e fin dentro le aree urbanizzate una penetrazione profonda del paesaggio agrario e naturale. Il sistema insediativo è stato condizionato fin dal passato dall’ essere una valle appartata; ciò favorì la diffusione di piccoli nuclei compatti situati in posizione favorevole e dimensionati secondo criteri di autonomia economica e con un’organizzazione su base familiare. Si dovrà attendere il 1927 perchè tre comuni posti al centro della Valle (Cepino, Selino, Falghera e Mazzoleni) vengano aggregati a formare un nuovo comune con funzioni di capoluogo, S. Omobono, oggi sede della Comunità Montana. I nuclei risultano compromessi da grosse espansioni edilizie, favorite dalla scomparsa del fenomeno emigratorio e dalla nuova mobilità consentita dal reticolo stradale più recente. La via carrozzabile di fondovalle, fino a S. Omobono, fu costruita alla metà dell’Ottocento e soltanto nel 1959 venne realizzato il collegamento tra Locatello e Fuipiano. Storicamente, mentre la valle fu sottoposta con Almenno S. Salvatore, capoluogo storico di valle e sede di pieve cristiana, corte longobarda poi e residenza del Vicario veneto, al dominio veneto, la zona alta di Brumano rimase sotto l’influenza del Ducato di Milano, provocando spesso problemi a confine e insediamenti per guarnigioni, come Arnosto. Sono assenti esempi di edilizia nobile, fatto salvo le chiese che costituiscono emergenze visuali rilevanti: basti citare il Santuario della Cornabusa, centro religioso di Valle, le parrocchiali fuori di Rota e

Foto 17 – La Valle Imagna

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Paesaggio - Ambiente

58Fuipiano, la Chiesa di S. Pietro posta sul crinale tra la Valle Imagna e la Valle Brembilla. La presenza edilizia più significativa è comunque costituita dalle “Cà”, che offrono esempio ammirevole di insediamento storico sul territorio bergamasco perchè testimonianze di una realtà economica sociale ormai estinta, per la tipologia dei materiali impiegati (pareti, coperture) e per l’inserimento ambientale (a mezza costa, in ambiti agrari di versante). Sostanzialmente il sistema insediativo si adegua all’impianto di paesaggio, attraverso insediamenti ben individuabili sui versanti nord e ovest sia in quota che in fondovalle separati da ampie pause di territorio agricolo e naturalistico. Nel fondovalle e sui versanti più idonei per morfologia e/o esposizione all’insediamento urbano, si verifica altresì una urbanizzazione senza soluzione di continuità, inglobando la miriade di piccoli nuclei storici diffusi. Il paesaggio antropizzato risulta anche compromesso da frequenti episodi di edilizia produttiva di discutibile impatto ambientale, nell’area di fondovalle di S. Omobono pressoché saldata con l’abitato di Locatello e nell’area di Berbenno sviluppatasi compatta attorno al reticolo viario verso le aree di crinale e le selle di comunicazione con la Val Brembilla. In linea generale i percorsi in quota consentono ampie vedute sull’area e sugli orizzonti delle Prealpi Orobiche, mentre sul fondovalle le vedute sono condizionate dalla profondità della incisione valliva. I principali siti di percettività si trovano sulla strada di collegamento tra Roncola e Costa e sul tratto di accesso al valico di Valcava ove sono consentite ampie visuali su tutto il versante nord e nord-est della valle e sul sistema prealpino limitrofo. Alcuni tratti della strada di collegamento tra Brumano e Fuipiano consentono visuali di lunga distanza sulla valle, attraverso il varco tra il Monte Ubione ed il Monte Castra sottostante. Di particolare rilevanza ambientale risulta il paesaggio legato ai corsi d’acqua laddove scorre in profonde grotte e strette fenditure scavate nella roccia a formare orridi inaccessibili. Inoltre i caratteri diffusi di zona carsica, specie sul versante ovest, hanno dato origine a numerosissime grotte di cui alcune di notevole importanza, concentrate in particolare nel versante boscato in cui è ubicato il Santuario della Cornabusa e verso Rota-Brumano. Particolarità vegetazionali (endemismi botanici) sono rilevabili sul versante occidentale che fa capo al Resegone-Monte Ocone-Cornabusa-Valsecca. E’ da segnalare infine che la Legge 86/83 relativa alle aree regionali protette, ha individuato l’ambito del Resegone tra le aree di particolare rilevanza ambientale, mentre tra gli ambiti di interesse faunistico sono individuate l’Oasi di protezione del Resegone ed i passi protetti a silenzio venatorio del Pertus e della Passada. Le situazioni che ingenerano invece un impatto negativo sotto il profilo ambientale e della percezione visiva sono legate allo sfruttamento delle risorse minerali (cava di quarzite in Strozza sulle pendici del Monte Castra, con consistente immissione di residui di lavaggio nell’Imagna, e cava di quarzite abbandonata sul versante del Monte Ubione), alla utilizzazione di ripetitori e antenne di forte impatto visivo (concentrate in particolare sul crinale tra Costa Imagna e Valcava) ed alla presenza di una frana di consistenti dimensioni (Pagafone di Fuipiano) che ha stravolto il tipico ambiente fluviale del tratto terminale dell’Imagna.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 59 6.3.9 VALLE BREMBILLA

L’unità ambientale appartiene ai paesaggi delle valli e della montagna di fascia prealpina; la valle presenta andamento nord-ovest sud-est ed è racchiusa tra le cime ed i crinali delle limitrofe Valle Imagna, Taleggio e Brembana. Verso sud-ovest la valle si connette con la principale valle del Brembo attraverso l’alveo profondamente inciso del torrente Brembilla. Il sistema dei crinali si sviluppa attraverso rilievi di quota non rilevante; la testata di valle è coronata dalla Costa di Pralongone, e scendendo si arriva alla forcella di Bura che costituisce il collegamento con la Valle Taleggio. Il crinale ovest è caratterizzato da una morfologia di sistemi rocciosi paesisticamente rilevanti, che racchiudono inoltre vaste aree di versante con una spiccata caratteristica di naturalità. Il sistema dei boschi, dei prati e dei pascoli, tipico del paesaggio silvo-pastorale, è in tutto simile a quello della vicina Valle Imagna, ritmato da una serie di vallette trasversali che danno origine a piccoli pianori prativi in quota sui quali sono sorti gli insediamenti agricoli. Gli aspetti naturalistico e agrario-forestale sono accentuati nella parte alta della Valle ed in particolare verso il Cancervo. Il sistema insediativo si è caratterizzato attraverso la conurbazione di fondovalle che dà il nome alla Valle, sorta a cavallo del torrente Brembilla. Il nucleo ha assunto i caratteri tipici di un’area in forte espansione con numerosi insediamenti industriali, anche di consistente dimensione, spesso in conflitto con i caratteri morfologici del contesto ambientale. Il modello insediativo originario, dato da piccoli nuclei agricoli sparsi sui versanti ed i pianori in quota, è ancor oggi leggibile all’interno di un paesaggio agrario tradizionale silvo-pastorale, sui versanti ovest (Gerosa e Blello) e particolarmente su quelli orientali verso la Valle del Brembo (Gaiazzo, Cavaglia, Cà Moroni, Catremerio S. Antonio Abbandonato). La particolare orografia della valle verso nord-est non ha favorito lo sviluppo di insediamenti umani, conferendo al sito uno spiccato carattere di naturalità. Sotto il profilo storico i tre comuni hanno caratteri diversi; mentre Blello è una minuscola comunità storicamente collegata con la valle Imagna,

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60Gerosa conserva i caratteri del borgo rurale montano: resosi autonomo da Brembilla nel 1442, fu sempre fedele al dominio veneto. Brembilla, il centro storico maggiore, che si mostrò invece sensibile all’influenza viscontea, è articolato lungo la strada di fondovalle, comprendendo nel proprio territorio diversi nuclei montani interessanti, sul versante est come Catremerio, dall’aspetto di insediamento fortificato. Tra le presenze isolate d’interesse paesistico sono da segnalare il Santuario della Madonna della Foppa e la parrocchia di S. Antonio Abbandonato. La viabilità principale di accesso e attraversamento si sviluppa sul fondovalle in stretta adiacenza al torrente Brembilla. La piccola dimensione trasversale della Valle ed il ripido degradare dei versanti non consentono ampie visuali. I punti di elevata percezione si limitano pertanto a pochi siti: sulla strada da Brembilla verso Berbenno, e sulla provinciale da Gerosa verso la Val Taleggio. Da segnalare infine il pesante impatto ambientale rappresentato dalla cava posta sul torrente Brembilla all’imbocco della valle sul Brembo.

6.3.10 VALLE BREMBANA INFERIORE: DALLA GOGGIA AL CANTO ALTO

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 61 L’unità ambientale appartiene ai paesaggi della montagna e delle valli di fascia prealpina, e spazia dalla Goggia attraverso il Monte Zucco, la conca di Zogno, fino al territorio del Canto Alto. Nella porzione inferiore l’unità è caratterizzata dalla presenza del fiume Brembo compreso tra l’affluenza del Torrente Brembilla e quella dell’ Imagna. La vallata risulta fortemente incisa dai corsi d’acqua con tracciato sinuoso. Gli insediamenti risultano collocati sui pianori in quota. Emergono peraltro fenomeni di degrado visivo ed ambientale legati alle infrastrutture stradali, alla regimazione delle acque, alle escavazioni ed alle discariche, e ad insediamenti turbativi di carattere produttivo. La morfologia particolare della zona ha fortemente condizionato l’insediamento umano. Accanto ai tradizionali piccoli nuclei rurali sparsi sui versanti ed i pianori (specie nel territorio di Sedrina) ancor oggi riconoscibili, si sono andate consolidando due realtà urbane di fondovalle giustapposte ai lati del Brembo e sopra le rocce strapiombanti sull’alveo, che hanno conosciuto una consistente espansione negli ultimi anni (Ubiale, Sedrina, Botta di Sedrina). Sedrina conserva, anche nella sua parte più recente, il carattere di borgo lineare lungo una strada di transito. Sulla sponda opposta del Brembo l’ammasso edilizio informe di Ubiale ha cancellato il carattere di insediamento a piccoli nuclei sparsi. Botta e Clanezzo formano invece due nuclei staccati: il primo non ha un proprio carattere distintivo, mentre al secondo conferisce una fisionomia particolare la presenza del castello medioevale sorto a dominare la confluenza del torrente Imagna nel Brembo e trasformato nel ‘500 in dimora signorile. Le connotazioni tradizionali di questo tratto del fiume sono andate disperdendosi specie a causa dell’intervento infrastrutturale della Statale Brembana che ha cancellato irrimediabilmente l’immagine dei caratteristici “ponti di Sedrina”. Anche l’edificazione residenziale e produttiva, sull’orlo della scarpata fluviale, contribuisce a rendere sempre più problematica la conservazione dell’ambiente originario del Brembo, che costituisce elemento di estremo interesse sotto il profilo morfologico e paesistico. Le situazioni che sono fonte di principale impatto negativo sotto il profilo paesistico ed ambientale, sono legate agli ambiti delle cave di pietra di Sedrina sul versante zognese e della cava sul torrente Brembilla che ha squarciato le pendici meridionali del Monte Ubiale e sta approssimandosi al crinale del versante verso Ubiale con il grave rischio di compromissione anche di quell’ambito. Altro aspetto negativo è costituito dai viadotti nell’alveo del fiume e dall’impatto dell’insediamento estrattivo e di produzione di calce a valle di Sedrina. Le valenze naturalistiche sono riassunte dai versanti boscati in prevalenza a latifoglie con interposte aree prative e pianori a prato pascolo, interessanti sotto il profilo paesistico, sul versante occidentale della zona. Proseguendo verso nord la vallata del Brembo procede con una grande ansa da nord-est verso ovest; è caratterizzata dal nucleo principale di Zogno attorno al quale la vallata si apre a prati -pascoli e pianori sui versanti con terrazzamenti, dilatandosi alle pendici del Castello, della Corna Bianca e del Canto Alto. Consistenti energie di rilievo (Monte Zucco, Pizzo di Spino, Monte Castello, Corna Bianca, Canto Alto) ne determinano i versanti, ricchi di vegetazione in prevalenza latifoglie e castagno, di vallette e di corsi d’acqua. Il paesaggio è caratterizzato da un fitto tessuto di prati, prati-pascoli, boschi con borghi isolati di pregio, case sparse, percorsi e manufatti. Fenomeni di degrado, lungo il Brembo, sono dovuti all’edificazione recente, alle infrastrutture stradali e di regimazione delle acque, alle cave ed alle discariche.

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62 La struttura insediativa è data da un nucleo principale, Zogno, del quale sono ancora riconoscibili i caratteri originari; il paesaggio è poi ben intessuto da una serie di borghi isolati di pregio e da case sparse. Il vecchio nucleo di Zogno, sulla destra del Brembo, è andato formandosi attorno al Castello che sorgeva dov’è ora la parrocchiale settecentesca. Dal sec. XV qui aveva sede il Vicario veneto della valle Brembana Inferiore. Dopo l’apertura della Priula, alla fine del Cinquecento, l’abitato si va allungando lungo la via di transito della valle. Altri assetti vennero provocati dall’apertura nel 1905 della ferrovia della Valle Brembana e dall’inizio dell’attività, nel 1907, della Manifattura Valle Brembana. Diversi nuclei antichi abbastanza consistenti, posti su terrazzamenti nella conca alla sinistra del fiume, sotto il Canto Alto, sono stati comuni autonomi fino al 1928 (Endenna, Grumello Dè Zanchi, Somendenna, Stabello, Poscante, Spino al Brembo). La Valle del Brembo prosegue in direzione nord, fino alla Goggia. Grosse energie di rilievo ne segnano i versanti (il Venturosa, il Cancervo, il Sornadello, il Cerro, lo Zucco, il Vaccaregio, il Camozzera, il Pizzo Spino) con un fitta vegetazione a prevalenza resinose e faggi. La vallata in corrispondenza dei nuclei abitati principali, si presenta angusta, e si apre a quote più elevate con terrazzamenti e altipiani a prati e pascoli e con un sistema articolato di borghi isolati di notevole valenza e di case sparse, di percorsi e di manufatti. Attorno al corso principale del Brembo ed ai suoi affluenti principali (Parina, Enna, Ambria), si organizza un fitto reticolo di vallette e di corsi d’acqua, che caratterizzano il paesaggio circostante oltre ad un tessuto costruito storico significativo. Di notevole valenza il rapporto costruito fra l’abitato di San Giovanni e di San Pellegrino, con il fiume. Le mutazioni negli insediamenti in questa zona della valle Brembana tra il Monte Zucco e la stretta della Goggia sono state determinate in modo particolarmente evidente dal variare delle linee di traffico.

I nuclei di mezza costa (tra i quali conserva eminenti valori ambientali e storico artistici il Cornello) sono in parte sostituiti da altri di fondovalle, dopo la costruzione della strada Priula alla fine del Cinquecento. L’apertura della ferrovia della valle Brembana nel 1906 contribuisce efficacemente all’affermarsi di San Pellegrino come centro di cura, con la costruzione lungo il fiume di una nuova

città termale; così come San Giovanni Bianco può affermarsi come centro industriale con la Cartiera Cima. Specialmente nel territorio di San Giovanni Bianco i numerosi nuclei montani staccati conservano caratteristiche ambientali interessanti. Fino al 1928 alcuni di questi nuclei (Fuipiano, al Brembo, S, Gallo, S. Pietro d’Orzio) formano comuni autonomi.

Foto 18 -Valle Brembana

inferiore: vedutasu San Pellegrino

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 63 6.3.11 VALLE SERINA

L’unità ambientale appartiene al paesaggio delle valli prealpine. Ad est della Valle del Brembo si apre la Val Serina che, nel suo tratto inferiore, presenta caratteri di amenità e naturalità interessanti. Percorsa dal torrente Ambria, la vallata è coronata a nord da duomi e pareti rocciose del gruppo dell’Alben, e si apre con poggi e altipiani degradanti, ricchi di prati, prati-pascoli, boschi ed una fitta vegetazione sui versanti a prevalenza latifoglie e faggi. Presenta inoltre aree di interesse geomorfologico (orrido di Bracca), speleologico e idrogeologico (Ambria, Frerola). Nel tratto superiore l’unità è connotata dalla profonda incisione fluviale del torrente Serina e da un sistema di versanti articolati. Il versante orientale, in particolare, è a morfologia regolare ed è organizzato sulla presenza delle creste rocciose del monte Alben; all’opposto, il versante occidentale ha una morfologia più complessa con valli secondarie ed una connotazione più dirupata ed accidentata. L’unità comprende il sistema di testata, la Valle del Budrio che si configura per una morfologia più arrotondata, versanti regolari e discreti piani di fondovalle. L’elevato tasso di antropizzazione è un fattore limitante alla conservazione degli specifici valori naturalistici. Attualmente sono riferibili ai sistemi boscati dei versanti ed alle creste sommitali del versante orientale. Di notevole interesse risulta l’intero ambito fluviale del torrente Serina, anch’esso di non facile accessibilità. Sui versanti si sono insediati borghi isolati e case sparse, in posizione elevata rispetto al fondovalle. Nel 1927 questi nuclei vengono riuniti a formare un unico comune, per poi in parte separarsi nel 1948. Nella plaga, articolata in dieci parrocchie, vi sono notevoli esempi di chiese (come la quattrocentesca parrocchiale di Pagliaro), cascinali e santuari

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Paesaggio - Ambiente

64(come quello del Perello, isolato in gola di montagna) di notevole pregio, che segnano profondamente il paesaggio, e lasciano intravedere i caratteri dominanti di un passato anche segnato dal passaggio di “vie cavalcatorie” dirette verso l’importante centro di Serina e da lì verso Dossena, il Cornello, fino ad Averara ed oltre, lungo una “Via Mercatorum” ad oggi ipotizzata in diversi tratti anche grazie alla permanenza di un tessuto storico ricco ed articolato. La struttura insediativa organizzata è rappresentata dall’insediamento di Serina che occupa quasi interamente il terrazzo morfologico del versante orientale.

Gli sviluppi recenti hanno dilatato oltre misura l’originario impianto lineare dell’insediamento: appare infatti eliminato il pregevole rapporto fra strutture rurali ed aree pianeggianti di contesto; si evidenzia inoltre la tendenza ad occupare le porzioni inferiori del versante dell’Alben, alterando così il fronte a valle dei sistemi boscati e snaturando il rapporto tra praterie e macchie alberate. L’insediamento di Serina riveste un notevole valore storico-culturale per la cultura del luogo, essendo un centro di antica origine. Si pensi che fin dall’Epoca Medioevale era un fiorente centro di passaggio per i viandanti che transitavano dalla valle Seriana verso i mercati d’oltralpe, non potendo superare la barriera fisica della gola di Sedrina, a dorso di mulo e lungo antichissimi tracciati oggi riconosciuti dalla bibliografia più recente, come appartenenti alla “Via Mercatorum”. Nel corso del XV secolo assurse a ruolo prestigioso di sede della Vicaria di Valle Brembana, e attraversò un fiorente sviluppo economico, politico e sociale che ancor oggi è ben documentato attraverso un impianto urbanistico ed architettonico di palazzi signorili che rivelano il prestigioso passato. Decaduta l’importanza del centro politico amministrativo per la costruzione della strada voluta da Alvise Priuli dopo il XVI secolo, Serina rimane un centro urbano svuotato dagli impulsi vitali che l’avevano contraddistinto, nonchè borgo di contadini e pastori. Sul versante occidentale risultano occupati i terrazzi morfologici che fanno capo all’abitato di Lepreno, centro di antiche origini essendo stato centro religioso in epoca medioevale, oggi di elevato interesse storico per la compattezza d’impianto e l’omogeneità tipologica.

Foto 19 -Valle Serina:

l’abitato diCosta Serina

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 65 La testata di Valle risulta infine interessata da una presenza diffusa di insediamenti a matrice agricola. La corona settentrionale dei rilievi fa capo al complesso dell’Alben, costituito complessivamente da banchi dolomitici che poggiano su formazioni calcaree più tenere con il conseguente tipico contrasto tra linee verticali del paesaggio dolomitico e contorni più morbidi ed arrotondati degli ambiti calcareo - scistosi. Morfologicamente l’ambito è connotato da un sistema di pianori a pascolo che digradano da nord verso sud, e a sud da un interessante sistema di scarpate e pareti rocciose che prospettano sull’abitato di Cornalba. I versanti meridionali risultano poi incisi da un sistema di valli secondarie aperte sulla pianura. Se la conca dolomitica risulta interessata da un sistema di strutture e percorsi connessi al comprensorio d’alpeggio, da tempo utilizzato dagli abitanti della Val Serina, la porzione occidentale del versante meridionale è occupata da un’articolata struttura insediativa organizzata sul nucleo di Cornalba e vede la presenza delle frazioni di Ola-Passoni-Frerola-Bagnella e Rosolo che ancora presentano interessanti caratteri architettonici e di impianto legati al contesto rurale, oltre che uno sviluppo lineare lungo una rete di percorsi storicamente connessi alla “Via Mercatorum”. L’intero ambito presenta valori di rilevante interesse naturalistico, sia per la presenza dei rilievi e del terrazzo morfologico aperto sulla pianura, che per la varietà di associazioni vegetali e floristiche tipiche della fascia calcarea. Molte di queste presenze rappresentano preziosi endemismi di valore scientifico. Anche la porzione di territorio più antropizzata nella parte occidentale, offre un’alternanza di praterie e macchie boscate di notevole suggestione paesistica. Più in generale si può affermare che l sistemi dei pascoli e delle rupi, costituiscono un ecosistema chiuso in sostanziali condizioni di equilibrio e con caratteri tipici dell’ambiente d’alta quota, all’interno della fascia inferiore delle Orobie. Complessivamente l’unità è organizzata su visuali di grande respiro (lungo la strada che sale al Colle di Valpiana) e su prospettive più ravvicinate lungo l’incisione fluviale; nelle sue parti più elevate, grandi aperture prospettiche, specie dai percorsi in cresta, sulle colline e sulla pianura. Gli ambiti a pascolo, chiusi su tre lati ed aperti a sud, offrono interessanti prospettive aperte sulla pianura.

6.3.12 VAL PARINA

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Paesaggio - Ambiente

66L’unità ambientale appartiene al paesaggio montano di fascia prealpina, ed è definito geograficamente dall’ambito della Val Parina. L’unità è connotata dalla profonda incisione fluviale del torrente Parina che scorre con morfologia a canjon e con regime torrentizio; il sistema di valle è connotato invece da versanti acclivi interrotti da terrazzi intermedi molto dirupati e con creste intermedie. In ogni caso risulta fondamentale elemento connotante l’asprezza dei luoghi, l’aspetto selvaggio e remoto di un paesaggio fatto di incisioni, rupi e boschi. La difficile accessibilità dei luoghi ha reso possibile la permanenza di ecosistemi con elevati livelli di naturalità, vale a dire una grande quantità di presenze vegetazionali tipiche degli ambiti rocciosi e dei macereti, con endemismi di grandissimo significato e valore scientifico. I vasti complessi boschivi sono stati però per secoli terreno di sfruttamento da parte dei carbonai, e solo in epoche recenti, con l’abbandono della pratica produttiva, la copertura arborea sta lentamente riprendendo le connotazioni di bosco d’alto fusto, per l’acclività dei luoghi e la tendenziale aridità del suolo. Inoltre all’interno del sistema di valle permangono valori documentari relativi a tratti di percorsi, terrapieni con muri a secco, spazi per la carbonizzazione con i tipici muri in pietra a semicerchio, ricoveri provvisori, ecc. storicamente funzionali all’attività produttiva. Anche i versanti boscati dell’Alben rappresentano una rilevante presenza naturalistica, arricchita da radure, ma allo stato attuale messa in crisi dalla valorizzazione turistica che ha favorito la formazione di infrastrutture carrabili, sciistiche e ricettive-residenziali realizzate senza attenzione per il contesto inducendo così fattori di degrado di dimensioni più vaste rispetto alle strutture. Di notevole interesse le presenze faunistiche. Lo sbocco della Val Parina nella Valle del Brembo, è connotato da sistemi di rupi che rinserrano il torrente, e dalle analoghe formazioni presenti sulla sponda opposta del Brembo, “la Goggia”, che hanno da sempre segnato il confine fra la media e l’alta Valle Brembana. Infatti queste emergenze geomorfologiche complesse segnano da sempre il confine fisico, ma anche culturale e storicamente politico-amministrativo (fino a questo limite giungeva infatti il confine della “Quadra di Valle Brembana Superiore” dal XIV secolo fino al XVIII secolo) tra la media Valle e la Valle terminale. La struttura insediativa è organizzata sui nuclei di Valpiana-S. Bartolomeo-Zambla Bassa e Alta e Zorzone, che costituiscono il comune amministrativo di Oltre il Colle. Alcuni di questi, originariamente organizzati come strutture di appoggio ai sistemi d’alpeggio del Menna, presentano ancora tracce di tipologie tradizionali, seppure sommerse da un’espansione recente che ha stravolto l’antica organizzazione impostata su una sequenza di piccoli insediamenti distribuiti lungo la ripida mulattiera che risaliva il fondovalle. Sostanzialmente lo sviluppo edilizio rappresenta il segno tangibile di un rilevante sviluppo turistico fuori scala, dapprima prevalentemente estivo, e allo stato attuale con rilevanti presenze invernali connesse agli impianti sciistici della Conca dell’Alben. Le valenze estetico visuali, sono relative ad una lettura visuale dell’ambito dall’esterno del sistema, e sono connotate dalla forte acclività dei versanti e dalla generale sensazione di luogo selvaggio. All’interno le visuali sono articolate su prospettive ravvicinate e complesse. Il referente principale è la mole dell’Arera, ed il grande solco della Val Vedra che divide quest’ultimo dal Menna. Di grande valore panoramico risulta la strada che sale verso Zambla Alta.

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6.3.13 VAL SECCA E VAL VEDRA

L’unità ambientale appartiene alla fascia prealpina per i paesaggi montani e delle dorsali della Val Secca, della Val Vedra e della Valle Nossana, ed alla fascia alpina delle energie di rilievo caratterizzata da un complesso sistema continuo di creste a diversa morfologia: il sistema di testata a componente geologica cristallina, delimitato dal Corno Branchino, presenta versanti regolari e compatti che configurano una sequenza di anfiteatri culminanti nel Monte delle Galline, mentre il

Foto 20 - Il torrente Parina

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Paesaggio - Ambiente

68sistema di versante è a morfologia calcarea, più complesso e notevolmente accidentato e inciso con sistemi di creste articolate su una sequenza che, senza soluzione di continuità, tocca i monti: Valbona, Menna, Vetro; culmina nel massiccio dell’Arera e prosegue verso est con la cima di Leten ed il monte Secco, generando poi versanti triangolari pensili rispetto al versante principale della valle del Serio. Il paesaggio montano della Val Secca risulta di notevole ampiezza ed è organizzato su una morfologia sostanzialmente lineare. I versanti offrono complessivamente valenze di elevata connotazione naturalistica e di rilevante integrità ecologica, laddove non interessati da un eccessivo carico antropico. Infatti la difficile accessibilità ha favorito la conservazione di importanti specie faunistiche ed una copertura boscata continua fino alla quota massima del bosco. In prossimità del corso d’acqua e del versante sud spiccano fenomeni geologici particolari che danno vita a caverne e cavità di elevato valore naturalistico, soprattutto perchè hanno sviluppato micro-ambienti particolarmente interessanti dal punto di vista scientifico. La struttura insediativa è caratterizzata da nuclei disposti su pianori lungo la strada d’accesso, e dall’abitato di Roncobello che si sviluppa in senso lineare lungo il corso del torrente, contornato da nuclei sparsi. In entrambi i casi, agli insediamenti antichi, si è sovrapposta recentemente una edificazione legata al turismo, non sempre rapportata correttamente con il contesto storico ambientale. L’unità prosegue verso sud-ovest allungandosi con un sistema di altopiani e versanti in quota che fanno riferimento alla cresta che congiunge la cima di Menna al monte Ortighera. La cresta peraltro separa due paesaggi fondamentali: i versanti montani che digradano verso la Val Brembana connotati a bosco e privi sia di strutture insediative che di evidenti processi di antropizzazione, ed i falsopiani ed i versanti più alpini a sud della cresta, connotati a praterie d’alta quota, che costituiscono un unico comprensorio d’alpeggio da secoli utilizzato dagli abitanti della Val Serina. L’ambito offre ampi panorami aperti prevalentemente sulla porzione centrale della Valle Brembana.

Foto 21 –La Val Vedra nei pressi

dell’abitato diPremolo

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 69 Il sistema di cresta altresì costituisce elemento di scenario per vasti ambiti della media Val Brembana e risultano chiaramente riconoscibili da grandi distanze in diversi periodi dell’anno in funzione del precoce innevamento o del disgelo tardivo, costituendo importante punto di riferimento per la pianura bergamasca. Dal versante orientale discende il sistema orografico della Val Vedra caratterizzato da una valle molto incisa chiusa tra le emergenze rocciose del sistema di creste dominate dalla cima di Menna ad ovest, e dal massiccio dell’Arera ad est. La testata della Valle nella parte superiore forma un’ampia conca occupata da praterie d’alta quota organizzate in un sistema d’alpeggio utilizzato solo in maniera parziale. La valle poi prosegue con interessanti paesaggi fluviali caratterizzati da un corso d’acqua che scorre con regime torrentizio ed incassato, lasciando però spazio a piccole piane suggestive. La potente dorsale che scende dall’Arera, costituisce uno dei principali segni morfologici del comprensorio. La struttura insediativa è limitata a modeste presenze agricole distribuite sul fondovalle a mezza costa. Il versante meridionale del massiccio dell’Arera è occupato da vallette secondarie, terrazzi morfologici e comunque da forme più morbide e modellate, in netto contrasto con le caratterizzazioni impervie delle composizioni dolomitiche, ed interessate da un articolato sistema di baite in corrispondenza delle praterie; in epoca recente alla base dell’Arera sono state impiantate strutture moderne connesse agli impianti di risalita ed a strutture sciistiche. Dalla sequenza dolomitica principale si staccano le dorsali che solcano i pianori e le vallette trasversali facendo capo alla cima di Grem ed alla Costa Bruciata. I sistemi orografici che si sviluppano in questa parte del territorio sono relativi: alla Valle Nossana caratterizzata da un corso torrentizio impetuoso e ricco d’acqua, ed alla profonda incisione della Valle Fontanone che, nel suo tratto di sbocco sul conoide di Parre, rappresenta importante elemento per i panorami di fondovalle del Serio, sia per quanto riguarda il costone roccioso che la piana medesima. Complessivamente l’intero sistema offre un impianto molto omogeneo ordinato su precise sequenze altitudinali e buoni livelli di naturalità. I versanti presentano una notevole ricchezza vegetazionale, floristica e faunistica. I sistemi a morfologia rupestre presentano vasti macereti, praterie d’alta quota che si spingono fino ai piedi delle rupi dolomitiche del sistema sommitale, ed endemismi di grande interesse dal punto di vista scientifico. Le valenze estetico-visuali si risolvono in lunghe visuali percepibili da percorsi a mezza costa, e con visuali più accorciate dal fondovalle.

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Paesaggio - Ambiente

706.3.14 VAL DEL RISO E VAL VERTOVA

L’unità ambientale di paesaggio appartiene al paesaggio della montagna e delle dorsali di fascia prealpina. Risulta caratterizzato dai due bacini idrografici della valle del torrente Riso e della valle del torrente Vertova. Entrambe le valli presentano caratteri morfologici simili: gli elementi di maggiore connotazione sono i corsi d’acqua principali ed affluenti che scorrono incassati ed a regime torrentizio generando salti d’acqua e morfologie spettacolari; del resto questo mette ulteriormente in risalto la morfologia tormentata dei versanti che si organizzano su una serie di crinali trasversali al corso d’acqua assumendo il ruolo di rilievi. Il versante settentrionali della Valle del Riso presenta però una morfologia più lineare organizzata su grandi declivi che digradano dal crinale fino al fondovalle. La Valle del Riso costituisce il principale sistema di collegamento fra la media Val Seriana e la media Val Brembana, e ciò ha rappresentato fin dal passato un importante fattore antropico connesso allo sfruttamento dei vasti comprensori d’alpeggio dall’Arera al Grem, ed anche all’esistenza di discreti giacimenti di minerali di zinco e piombo. La Val Vertova altresì, vista la difficoltosa accessibilità e l’articolata struttura orografica, non accoglie strutture insediative organizzate, e nella porzione che si salda con il fondovalle Seriano sono riscontrabili strutture a matrice rurale che si spingono fino agli altopiani in quota. Nonostante la natura accidentata del territorio, il sistema insediativo si presenta complesso: una serie di strutture insediative si sono sviluppate a mezza costa, soprattutto lungo la direttrice che collega Ponte Nossa con il colle di Zambla; più a valle l’industrializzazione ha provocato la rapida espansione del centro di Gorno che ha assunto pertanto una

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 71 morfologia assimilabile ai centri della media val Seriana occupando i versanti. L’attività estrattiva infine ha contribuito a deturpare la morfologia del versante nord, con la presenza, oggi, di accumuli di materiale di scarto, accessi di gallerie, piazzali in disuso, il tutto sovrapposto all’originaria partitura agricola. La realizzazione in tempi recenti della strada carrozzabile ha del resto innescato processi di sviluppo turistico che spesso hanno alterato l’originario rapporto dialettico tra contesto ed impianto architettonico. La complessità morfologica è stata presupposto ideale per una ricca varietà di ambienti ed ecosistemi: praterie d’alta quota nelle porzioni superiori del versante settentrionale, sistemi di creste con buona copertura arborea continua ed organizzata secondo le fasce altitudinali, nicchie ecologiche di estremo interesse ed integrità, soprattutto lungo il torrente Vertova. I sistemi idraulici presentano livelli di integrità e/o modificazioni antropiche ridotte; buona parte dell’unità infatti, rappresenta un comprensorio di rilevante valore scientifico dal punto di vista paleontologico stratigrafico.

Foto 22 - La Val del Riso nei pressi dell’abitato di Gorno

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726.3.15 VAL SAN MARTINO

L’unità ambientale appartiene al paesaggio delle colline pedemontane, e risulta caratterizzato dagli ambiti che gravitano attorno a Caprino, Pontida, agli Almenno ed a Brembate Sopra. Geograficamente è delimitatat a nord nord-ovest dal versante dell’Albenza, a sud dal crinale del Monte Canto, ad est dal corso del fiume Brembo ed a ovest dal confine amministrativo di Provincia. A occidente il versante dell’Albenza discende verso la valle del torrente Sonna ed è caratterizzato dalla presenza di crinali e dal pianoro di origine lacustre-glaciale di S. Antonio. Le pendici del versante sono boscate con prevalenza di essenze di castagno a nord e di latifoglie a sud; ad est ed intorno alla conca di S.Antonio sono presenti spazi agricoli sede di specie legnose agrarie e di spazi a seminativi situati nella conca medesima. Il sistema insediativo è riassunto dalla presenza di Caprino, che storicamente ha rappresentato il capoluogo della Valle San Martino; il centro storico a sviluppo lineare, è situato parallelo al corso del torrente in posizione dominante, con caratteri di buona conservazione, elevate connotazioni architettoniche, dovute al ruolo politico economico religioso svolto in passato dal comune; nonchè dall’impiego del materiale locale di costruzione di carattere morenico: tale materiale è infatti costituito dai graniti e scisti di origine alpina trasportati in sito dagli antichi ghiacciai. La conca di Celana, caratterizzata da antichi edifici e frazioni rustiche sparse, ben conservate e integrate in un paesaggio verde di raffinate connotazioni, costituisce un altro elemento di primario valore connotativo dei luoghi. L’unità, al centro, è poi identificata morfologicamente da una breve valle aperta su un lato, con insediamenti di tipo lineare, collocati nel fondovalle. I versanti si presentano con andamento prevalente nord-sud ed articolati lungo il crinale da duomi e pareti rocciose. Il sistema collinare naturalisticamente è caratterizzato da frange boscate in prevalenza latifoglie, con interposte aree aperte delle legnose agrarie di collina; lo spazio aperto di fondovalle è interessato da attività agricole, a seminativo. Lungo il versante dell’Albenza e prevalentemente nell’area interposta tra le cave, si presentano spazi aperti a matrice naturale con notevoli affioramenti litoidi.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 73 L’abitato di Palazzago costituisce unità a se stante e partecipe del contesto vallivo verso Almenno S.Bartolomeo. Esso è un comune articolato in numerose frazioni, sparse nella valletta del torrente Borgogna e sul rilievo che separa il nucleo capoluogo dalla valle principale, ove sono notevoli alcune chiese, ville e cascine. Palazzago si è staccata da Pontida come parrocchia nel 1343, a mostrare la relativa autonomia che storicamente godevano le singole comunità. È significativo notare che le frazioni di Burligo e di Gromlongo sono ancora oggi parrocchie. Infine, l’ambito che raccorda la pianura del Brembo ed il crinale meridionale dell’Albenza in prossimità della confluenza del torrente Imagna e dell’alveo asciutto del torrente Tornago, è costituito dal territorio dei due Almenno. Le propaggini meridionali del Monte Castra verso il terrazzo fluviale del Brembo accolgono l’insediamento esteso ma compatto di Almenno S.Salvatore, e sono caratterizzate da versanti digradanti verso sud e da due collinette giustapposte verso il torrente Imagna. Almenno S. Bartolomeo si insedia da un lato sul crinale del sistema collinare posto a sud della valle del Tornago e dall’altro con una serie di piccoli insediamenti sparsi sorti lungo la strada secante longitudinalmente il versante meridionale della Cima Rocchetto, dove una serie di vallecole con andamento nord-sud connotano particolarmente il paesaggio. Ai seminativi prevalenti sulla fascia della pianura meridionale, si associano, attorno ai nuclei principali, vigneti anche di recente reimpianto, mentre sul versante montano, prevalgono i caratteri di una agricoltura silvo-pastorale con i boschi di versante sommitale e quelli legati all’ambiente di fondovalle, intercalati da parti e seminativi storicamente connessi con gli insediamenti sparsi, sorti sui piccoli rilievi e pianori di versante. Almenno S.Salvatore, capoluogo storico della Valle Imagna, sorto presso una strada romana, fu sede di Pieve cristiana, centro di corte longobarda e residenza del Vicario Veneto. Questa particolare funzione storica ha fatto sì che il suo sistema insediativo si sviluppasse in un centro storico di una certa importanza ed in una serie di monumenti isolati che tutt’oggi permangono a caratterizzare il territorio. La lettura del territorio mette in evidenza attorno a questo nucleo originario, la consistente recente conurbazione di Almenno S.Salvatore, che ha occupato l’intera piana del terrazzo fluviale corrente tra il nucleo storico originario e l’orlo del terrazzo fluviale fino a saldarsi verso ovest con il nucleo principale di Almenno S.Bartolomeo. Quest’ultimo si è aggregato per successive addizioni attorno ai vecchi tracciati viari di collegamento con Brembate Sopra saldando, senza soluzione di continuità, i vari nuclei originari. Brembate Sopra è in posizione dominante sulla destra del fiume; sorge e si sviluppa per la maggior mantenendo un certo rapporto di relazione con la presenza del fiume. Verso l’Albenza il sistema insediativo fortemente condizionato dall’orografia dei siti, si è viceversa sviluppato con piccole addizioni ai nuclei sparsi originari. A cavallo della strada provinciale di collegamento tra la Briantea e la viabilità principale delle Valli Imagna e Brembana, permangono ancora consistenti fasce agricole di rilevante importanza ai fini della percezione del paesaggio. L’ambito delimitato dalla collina della Longa ad ovest di Almenno S.Bartolomeo, è interessato per una porzione assai vasta, dall’insediamento del Golf dell’Albenza che ha trasformato l’originario paesaggio agrario. La particolare articolazione morfologica dei siti conferisce ad ogni tracciato elevati valori percettivi.

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74Di particolare importanza le visuali della Strada Provinciale n. 175 sul sistema montano e collinare di imbocco delle Valli Imagna e Brembana e sull’Albenza che si erge sulla pianura per oltre 700 metri. Di analoga rilevanza le visuali su tutto il territorio di Bergamo e della Piana del Brembo percepibili dalla strada provinciale n. 172 collegante i due Almenno con Roncola. L’ambito comprende inoltre, come già accennato, il corso dei torrenti Imagna Tornago e Brembo; l’Imagna è compreso per un piccolo tratto verso la confluenza con il Brembo e scorre incassato in una stretta e profonda gola scavalcata in quota dal ponte di Clanezzo. Il torrente Tornago, prevalentemente asciutto, si sviluppa con una serie di anse fittamente boscate a dividere la collina della Longa dal versante dell’Albenza. Il Brembo si sviluppa per circa quattro chilometri in un ampio alveo delimitato dalle due scarpate fluviali interessate nel tratto iniziale anche dall’insediamento urbano e caratterizzato verso sud da tratti coltivati e boscati, di notevole valore percettivo in parte residuati da cave abbandonate. Una grande cava di materiale arido a confine con il Comune di Brembate interessa la scarpata fluviale ed il paleoalveo per un tratto consistente. L’unità risulta delimitata a sud dal rilievo di tipo collinare del Canto. L’ambito collinare è affacciato alla pianura e ne costituisce elemento di fondamentale emergenza visiva; è apparentemente di forma semplice, ma in realtà possiede elementi morfologici assai variati: speroni, conche, vallette interne, profili di cresta. Il Canto anticipa il sistema prealpino della zona rappresentato dalla catena dell’Albenza. Appartiene a diversi comuni, ma costituisce un’entità con caratteri unitari di grande interesse, primo fra tutti è la sua sostanziale integrità ambientale, soprattutto nel versante nord. Questa integrità però, si accompagna al completo sfacelo della sua frazione più caratteristica, il Canto, ubicata lungo l’antico percorso che univa l’abbazia di Pontida con quella di Fontanella al Monte. Questi due insediamenti sono storicamente la presenza più incisiva nel sistema del Canto e costituiscono tuttora due emergenze monumentali di estremo interesse. Le testimonianze di una storia plurisecolare legata agli insediamenti monastici spiegano del resto, l’attuale sopravvissuta denominazione di “Monte dei Frati”. Nelle propaggini orientali due chiese si presentano come fulcri paesistici: la parrocchiale di Mapello e il Santuario della Madonna del castello in comune di Ambivere, dov’è notevole anche per compattezza e grado di conservazione il piccolo nucleo di Genestaro. In sintesi dal territorio emergono alcuni caratteri connotativi particolari propri della struttura del paesaggio. Il versante meridionale dell’Albenza è infatti una tra le aree più conosciute sotto il profilo geologico sia per la particolare struttura (piega a ginocchio del Monte Linzone) che per i ritrovamenti paleontologici. Specie nel tratto più meridionale, verso Palazzago e Caprino, affiora in continuità una serie litologica completa studiata a più riprese e pubblicata in varie opere scientifiche anche a livello internazionale. Si segnalano inoltre alcune particolarità morfologiche, quali: i pianalti ferrettizzati di raccordo con il solco vallivo del Brembo sui quali è impostata Almenno S.Salvatore, la scarpata del Brembo, l’incisione del torrente Tornago e il sistema storico ambientale del versante settentrionale del Canto. Sotto il profilo monumentale e paesistico si sottolineano gli edifici ed i manufatti esterni ai perimetri dei centri storici di particolare valore quali il tempietto di S.Tomè, la chiesa di S.Giorgio e la Madonna del Castello. I principali fenomeni negativi sotto il profilo ambientale e percettivo sono stati individuati: nelle quattro cave, di impatto visivo rilevante, ubicate due in diretta adiacenza all’alveo del fiume Brembo, una sulle pendici dell’Albenza (a cavallo del confine con il Comune di Palazzago) e

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 75 l’altra in confine con il Comune di Strozza che interessa il crinale ed il versante nord del Monte Castra; nelle antenne televisive e per le telecomunicazioni ubicate in prevalenza sul confine tra Almenno S.Bartolomeo e Roncola sulla sommità del pianoro di Roncola che creano una pesante e incontrollata intrusione visiva.

6.3.16 COLLI DI BERGAMO

L’unità ambientale comprende il vasto territorio collinare che fa da sfondo all’area urbana di Bergamo, ed è compreso del territorio del Parco, istituito nel 1977 con L.R. n. 36 del 18.8.1977, che comprende la superifcie di dieci comuni (Almè, Bergamo, Mozzo, Paladina, Ponteranica, Ranica, Sorisole, Torre Boldone, Valbrembo, Villa d’Almè) per una estensione complessiva di circa 5.000 ettari. Nell’area propriamente a parco non rientra tuttavia l’intero territorio comunale, rimanendovi esclusa generalmente la parte urbanizzata; vi risulta inserito però il centro storico di Bergamo Alta. Il sistema dei colli vero e proprio contiene la Città Alta, e si estende dal versante meridionale del Canto Alto, alla cima dello stesso fino a Bruntino e alla Val di Giongo da un lato e alla Maresana dall’altro; questa seconda porzione, più ampia rispetto alla prima, si estende poi ai terreni sopra Torre Boldone e Ranica. Le due parti sono separate dall’insolcatura Valtesse-Petosino. Il complesso su cui sorge Bergamo, che raggiunge solo 500 m. s.l.m. presso la Bastia, presenta i caratteri tipici dell’ambiente collinare; la parte innervata sul Canto Alto, elevata fino a 1146 m. assume invece caratteri più variati con passaggio anche a tratti più tipicamente montani. La stessa area propriamente a parco si distingue, oltre che per particolari requisiti naturalistici, anche per molteplici proprietà storico-culturali: abitata dall’uomo, come i contigui territori, fin da tempi remoti, rivela una fitta trama di segni dell’utilizzo del suolo, seppure con diversa intensità ai diversi livelli. La presenza poi, nel suo perimetro, della città antica, ne qualifica e arricchisce in modo speciale la fisionomia; il profilo della città alta entra infatti nel campo di osservazione di quasi tutti i luoghi del parco istituito, con diversità di prospettive, ma sempre con particolare suggestione.

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76Il territorio è caratterizzato da una rilevante presenza di insediamenti di antica formazione; tale presenza è stata fortemente intensificata dalle espansioni recenti dell’edificato, soprattutto nell’area urbana e immediatamente periurbana. Fra i maggiori centri spiccano quelli compatti di Sorisole e Ponteranica; si distinguono poi quelli di Breno, Scano, Ossanesga, Almè, Villa d’Almè, tutti di antica storia, pregevoli non solo per il tessuto urbanistico ma anche per le particolari emergenze di edilizia civile e religiosa. Numerosi poi i nuclei, più o meno conservati, nella maggior parte dei casi costituiti da aggregati elementari di dimore rurali a contatto con gli spazi del lavoro. Cospicua anche la presenza di case sparse, di diversa età, qualità e funzione, da quelle prevalentemente legate alla ruralità, alle vere e proprie dimore di villeggiatura, cresciute numerose specialmente tra i secoli XVII e XVIII sui versanti a solatìo dei colli di Bergamo e su quelli tra Valtesse e Ranica, delle famiglie cittadine di maggior tradizione o censo. Circa il rapporto tra insediamenti e conformazione del sito si riscontra una certa predilezione per le alture poco rilevate. La città medesima sceglie “ab antiquo” il luogo elevato, per spingersi con ramificazioni all’intorno e guadagnare nel tempo il piano sottostante. Numerosi poi nell’assetto tradizionale gli insediamenti di altura: Sorisole, Ponteranica, Rosciano si sviluppano su pendii ben esposti e con lineamenti morbidi. Significativi, e potremmo dire tipici, i centri minori o i nuclei che si dispongono in sequenza nel senso dell’asse di alcuni speroni naturali, percorsi longitudinalmente da una via, così come quelli che si distendono sui pendii dolci e riparati, con sviluppo spesso in orizzontale secondo le curve di livello (Borgo Canale, Borghetto di Mozzo, Gallina). Non meno diffuso per contro il rapporto tra alcuni insediamenti e l’ambiente concavo di vallette dal fondo lievemente inclinato, si citano solo due esempi: l’ex Monastero di Astino e l’ex Monastero di Valmarina. La struttura complessiva della maglia della viabilità rivela uno stretto legame con i lineamenti del territorio. Nello schema generale risalta poi in maniera vistosa la responsabilità della città dalla quale si dipartono le vie principali con alcune direzioni fissate già dai tempi antichi sulle quali si sono poi costruite le stratificazioni che hanno portato al progressivo infittimento della rete. Una considerazione speciale, deve essere dedicata però alla trama minuta delle vie, anche di importanza secondaria, che si distendono sui territori collinari e montuosi: si tratta di percorsi degni di grande attenzione, documenti preziosi dell’antico rapporto con il territorio, oltre che valenze paesaggistiche di grande rilevanza.

Foto 25 –Il modellamento

umano dei Colli diBergamo

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 77 Il territorio è complessivamente povero di acque; solo il Brembo qualifica per un tratto la zona occidentale. Una gran parte del territorio è stata convertita ai coltivi mediante un lavoro di sapiente organizzazione che, soprattutto nelle aree collinari, si esprime in forme vistose di vera e propria architettura del paesaggio. Tutti i terreni a pendio sono stati modellati a terrazzi: nella zona dei colli intorno alla città si riscontra un largo impiego di pietra per muri a secco, con effetti, oltre che cromatici, di vera e propria dilatazione del costruito; negli altri luoghi e in particolare alla base del Canto Alto è più frequente invece l’inciglionamento a ripe erbose, pure con forte caratterizzazione dei versanti. Il panorama tradizionale delle colture annovera, oltre ai castagni da frutto, i grani e la vite. Ai grani nostrani si aggiunge, dal sec. XVII, prevalentemente sui terreni piani, il granoturco e agli alberi progressivamente il gelso. Per avere la nozione della situazione attuale bisogna poi aggiungere che anche i castagni da frutto sono pressochè abbandonati e che la stessa vite, un tempo distintiva di tutti i pendii terrazzati su cui veniva coltivata con sostegno a palo morto, è sensibilmente ridotta. Il disegno dei campi, quanto a forma ed estensione, rivela una stretta dipendenza dall’andamento del suolo, ma anche e soprattutto da una serie di fatti antropici, fra i quali emerge la vicenda della proprietà. Per un riferimento esemplificativo si segnala la frammentazione del territorio in un mosaico minuto di particelle, in corrispondenza con la particolare dinamica che ha visto rafforzarsi nella tradizione un gran numero di piccoli proprietari, e per contrasto, il disegno a maglie più larghe e dalla geometria più distesa sui terreni. Un ruolo particolare nel paesaggio è esercitato anche dai roccoli, vere e proprie architetture verdi, testimonianza della tradizione del cacciare con le reti, posti in luoghi eminenti, sul dorso dei colli: roveri e carpini per lo più, opportunamente disciplinati e potati, costruiscono sequenze di archi, esedre verdi, corridoi, stagliandosi tra il bosco e i coltivi circostanti. Il territorio è contraddistinto ancor oggi dalla presenza di una discreta superficie a bosco, diffuso per tradizione in macchie relativamente compatte sui versanti meno esposti dei colli di Bergamo, sui versanti alle spalle di Ranica, Torre Boldone, Valtesse, Rosciano, fino al Monte Solino e al Luvrida, con diffusione compatta anche sui versanti discendenti verso Olera. Notevoli le lingue di bosco lungo le sponde rivolte a settentrione delle vallette percorse dai vari torrenti. Cospicua anche la copertura della scarpata dei terrazzi del Brembo. L’area presenta anche una serie di rilevanze naturalistiche di grande pregio, data la varietà e l’interesse geologico delle rocce affioranti lungo la costiera Monte Passata, Canto Alto e Monte Cavallo. Infatti a località fossilifere già documentate, si sommano testimonianze paleogeografiche e particolarità geomorfologiche di notevole interesse. I principali fenomeni detrattori a livello paesistico ambientale, infine, sono rappresentati dall’attività estrattiva, particolarmente in atto nella zona del Petosino e di Almè, e dalla distribuzione indiscriminata di una infinità di piccole discariche, sia di rifiuti inerti che di rifiuti solidi urbani. Tali discariche, oltre a costituire intrinsecamente una forma di inquinamento e di gravame, sono collocate generalmente sulle scarpate dei corsi d’acqua o, addirittura, nell’alveo stesso con tutti i riflessi che ne derivano, sia rispetto all’inquinamento delle acque superficiali, sia alla regimazione dei corsi d’acqua.

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786.3.17 VALLE SERIANA INFERIORE

L’unità ambientale si presenta molto vasta ed appartiene alla tipologia dei paesaggi montani e di dorsale, delle valli prealpine, ed alle propaggini del paesaggio pedemontano. Il medio Serio risulta delimitato lateralmente dai crinali limitanti il solco vallivo e dall’altopiano di Selvino; si sviluppa da nord-est a sud-ovest dal Ponte del Costone all’area gravitante intorno ad Albino. La morfologia è caratterizzata dalla compresenza di numerosi solchi vallivi laterali che rimarcano le emergenze collinari e montuose presenti nell’unità e che costituiscono i primi rilievi delle Prealpi Orobiche. Le emergenze più significative sono quelle del Monte del Roccolo a Villa di Serio, che costituisce la cerniera tra la valle Seriana e Valle Cavallina, e quella tra Alzano Lombardo e Nembro il cui crinale è caratterizzato da una sequenza decrescente di cime e di selle. La testata del colle a Villa di Serio è evidenziata anche dalla presenza di una antica cava di cemento che mette in risalto la notevole stratigrafia geologica del colle. Il fondovalle è quasi totalmente interessato dalla struttura insediativa, con caratteri di alta densità, e che è principalmente collocato lontano dall’alveo fluviale col quale non presenta , tranne che per brevi tratti, un rapporto significativo. Gli elementi di particolare valore connotativo che emergono, sono il Santuario dello “Zuccarello” e il Colle di S. Pietro in Nembro, nonchè il Santuario della “Forcella” a Pradalunga. I versanti sono prevalentemente coperti da colture arboree mentre le aree limitrofe ai centri abitati conservano, sia pure in forma alquanto degradata, le testimonianze di colture agrarie complesse e viticole. Il livello di naturalità risulta a prevalente determinismo antropico con indici buoni in corrispondenza dei suoli più elevati; nel fondovalle la presenza di ambiti a urbanizzazione compatta fa si che sia massimo il livello di artificializzazione. Da un punto di vista paesaggistico-colturale si individuano aree anche molto diverse tra loro: nella parte più settentrionale del territorio di Nembro e Alzano, una lunga fascia di paesaggio naturale – in stadio dinamico evolutivo o a evoluzione bloccata – comprende colture forestali, in genere composte da essenze miste di latifoglie; nelle zone collinari, sui due lati del Serio, si alternano invece i boschi con le colture agrozootecniche e forestali. Nel territorio di Villa di Serio, infine, il paesaggio è quello delle colture legnose agrarie,

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 79 con grandi tasselli a prevalente coltura viticola e in genere a colture agrarie complesse.

In prossimità dell’abitato di Olera vi è il passo a controllo venatorio denominato “Canto basso”, mentre il versante sud del M. Misma è interessato dal biotopo costituito dalla “Valpredina”. Gli abitati di questa parte della Valle Seriana, sono sorti generalmente ai piedi delle emergenze collinari, in corrispondenza della antica strada della Valle Seriana, e in modo che gli spazi pianeggianti tra gli abitati stessi ed il fiume Serio potessero essere adibiti ad usi agricoli. Lungo le direttrici di comunicazione tra la Val Seriana e quella Brembana sono sorti i centri di Olera, Monte di Nese, Lonno, Salmezza, Trevasco, S. Vito. I centri ed i nuclei storici presentano caratteri tipicamente medioevali, con case edificate in pietra grezza a ciottoli di fiume. La presenza del fiume Serio e delle Rogge Serio Superiore, Morlana e Borgogna ha favorito e orientato l’industrializzazione ottocentesca della valle, rivolta prevalentemente al comparto tessile e del cemento. Tale sviluppo, che in Valle Seriana si è manifestato precocemente ed in misura fra le più significative d’Italia, ha lasciato numerose ed importanti testimonianze di grande significato storico e territoriale. L’aspetto percettivo visuale offre ampie vedute, dai percorsi sui versanti e sui crinali; in particolare si segnalano la strada di accesso a Selvino e a Lonno, quella che porta alla frazione Salmezza, nonchè il percorso sul crinale del colle di Villa di Serio. I principali detrattori di questo ambito sono costituiti dalle cave in attività o dismesse, in particolare quella collocata a ridosso del Santuario dello “Zuccarello” in Nembro, e la grande escavazione del colle soprastante Pradalunga. Lungo il percorso del fiume Serio, l’alveo è interessato in più punti da attività improprie, in particolare da discariche più o meno abusive e da manomissioni dell’alveo e delle sponde operate dalle attività protettive adiacenti. La media valle Seriana si sviluppa trasversalmente in un’ampia vallata che scorre in direzione est-ovest ed è incisa dal letto del fiume Serio. E’ delimitata in ordine contrapposto e con andamento nord-sud e est-ovest, dai monti Rena, Misma, Altino e Purito; a est di Cene si erge il monte Bue che, unitamente al monte Altino, delimita la stretta Valle Rossa. La Val Luio costituisce un caso particolare, in cui anche gli insediamenti recenti, di natura puntiforme o comunque aggregata ai numerosi piccoli nuclei esistenti, hanno conservato un rapporto non conflittuale con

Foto 26 – Gli ambiti terrazzati delle propaggini collinari

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80l’ordinato paesaggio, di evidenti origini agricole (Vall’Alta, Fiobbio, Casale) e religiose (Abbazia); i fabbricati rurali occupano i suoli agricoli in modo sparso come avviene in pianura. L’abbondanza di risorse idriche, in particolare la presenza della Roggia Serio Superiore e sue derivazioni, ha favorito l’industrializzazione ottocentesca, principalmente rivolta al comparto tessile ed elettrico, lasciando numerose testimonianze di grande significato storico e territoriale. Lo sviluppo insediativo ha interessato principalmente gli abitati collocati in sponda destra del fiume; l’espansione residenziale è andata a chiudere principalmente gli spazi tra i vecchi nuclei di Albino, Desenzano e Comenduno trasformandoli praticamente in un’unica realtà. Analogamente è in parte avvenuto anche nei confronti di Bondo Petello. L’espansione di Cene è avvenuta occupando le aree tra il centro storico e l’alveo del Fiume Serio e verso il versante della montagna. Le espansioni industriali hanno occupato gli spazi liberi latistanti il fiume determinando in più punti la compromissione dei connotati ambientali del corso d’acqua. Il paesaggio dominante è quello delle colture agrozootecniche e forestali: nel fondovalle della valle Alta si estendono ampie campiture di colture agrarie estensive zootecniche, mentre, procedendo verso le alture, predomina la vocazione agro-silvo-pastorale e quindi la silvo-pastorale. I versanti dei monti sono prevalentemente coperti da vegetazione arborea con una forte presenza di castagni, soprattutto sui versanti della Valle Rossa e sulle pendici del monte Rena. A nord di Bondo Petello è localizzata l’oasi di protezione faunistica denominata “Bondo pineta”. Elementi di particolare valore connotativo, sono il Santuario di Altino e, nella Valle Luio, l’Abbazia Benedettina con il borgo omonimo. I percorsi sui versanti e sui crinali in più punti consentono ampie vedute; in particolare si segnalano le strade di accesso al Colle Gallo, al Monte Altino e al Monte Bue nonchè il percorso sul crinale del Monte Renna. Il principale elemento detrattore è la grande cava collocata a confine con il comune di Pradalunga. Altri elementi si rilevano percorrendo l’alveo del fiume Serio, dove lo stesso è interessato da luoghi di discarica per lo più abusivi, e da edifici produttivi che nel loro insieme, per particolari usi impropri, alterano le connotazioni naturali del sito. La cima del monte Rena è deturpata da un insieme di antenne e ripetitori che risultano nettamente in contrasto con l’ambiente naturale. Sul versante settentrionale della media Val Seriana, è posto il pianoro in quota di Selvino; l’aspetto più rilevante di questo ambito sta nella sua localizzazione che, a un più ampio livello territoriale, rappresenta un importante luogo di comunicazione tra le valli Seriana e Brembana. Morfologicamente si configura come un insieme di pianori aperti sia alla valle del Serio che a quella del Brembo, intervallati da testate di valle a volte di dolce declino, a volte scoscese. L’ambito risulta perimetrato in modo marcato da importanti crinali, dai quali emergono i monti Poieto e Purito. Sui pianori insistono i principali nuclei abitati dei quali il più importante per estensione e numero di abitanti è quello di Selvino. Fin dagli anni ’30 Selvino è stazione climatica tra le più rinomate della Bergamasca, e fin da allora ciò ha favorito lo sviluppo insediativo di questa zona. L’espansione residenziale e quella dei servizi al turismo è avvenuta, rispetto al nucleo originario, in maniera diffusa e senza direttive precise, risultando un sistema insediativo indifferenziato, a bassa densità, che tende, infine, a cancellare progressivamente ed a inglobare ogni elemento che si pone in rapporto naturale con i luoghi.

Foto 25 -L’altopiano di

Selvino eAviatico

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 81 I nuclei ed i centri abitati, sorti probabilmente sui percorsi di comunicazione tra le valli Seriana e Brembana, presentano segni storici antichi, in particolare il territorio di Aviatico mostra una architettura religiosa e rurale di interesse storico architettonico. La morfologia degli insediamenti recenti, altresì, costituita principalmente da seconde case, mostra una vastissima edificazione diffusa che ha pressochè saturato gli spazi morfologicamente accessibili. Gli impianti sciistici del monte Poieto e del Purito, benchè interessanti aree di dimensioni molto contenute e funzionanti per brevi periodi, sono stati elementi fondamentali per l’espansione turistica della zona. Elementi di rilevanza naturale ed ambientale sono il Colle di Ganda ed il monte Rena nonchè il monte Cornagera che costituisce palestra di alpinismo del CAI. Le sue rupi scoscese, accompagnate da sprofondamenti interessati da fenomeni carsici, offrono uno scenario senz’altro suggestivo. Da un punto di vista vegetazionale, l’ambito è connotato da una forte presenza di boschi anche con significativa presenza di castagneti, alternati da fasce a colture silvo-pastorali, talvolta coltivate, e colture pastorali del piano montano. Si riscontra anche la presenza di specie endemiche alpine. I percorsi di accesso all’unità presentano, in particolare quelli collocati sui versanti e sui crinali, molti punti in cui la visuale a breve e a lungo raggio è notevole. Al contrario le opere di sistemazione e rettifica della strada di accesso da Nembro, unitamente alla cava collocata prima dell’ingresso in Selvino, compromettono la qualità ambientale del versante. La valle antropizzata risulta chiusa a nord dall’abitato di Colzate che rappresenta il margine settentrionale di un’ area fortemente urbanizzata che, in forma di “città lineare” si connette con l’area metropolitana di Bergamo. Il tratto fra Colzate ed il ponte del Costone costituisce un fondamentale momento di pausa verso l’alta valle tuttora nettamente percepibile e perciò da difendere ancorchè risulti parzialmente compromesso da alcuni insediamenti produttivi consistenti, anche di recente costruzione. Elemento di particolare valore connotativo è il rilievo noto come monte Cloca, che si erge davanti al centro storico di Vertova e contrassegna l’ingresso della Val Vertova, Ancora più significativo per il rilievo non solo visuale ma anche storico, è il Santuario di San Patrizio che sorge elevato sopra Colzate, in sponda destra del Serio, a contraddistinguere non solo la zona ma l’intera valle. Il paesaggio presenta ampie fasce di territorio in cui si manifesta la vocazione silvo-pastorale, con una presenza di colture agrarie intensive legate alla zootecnia a ridosso dell’abitato di Gazzaniga e di Fiorano. Per il resto il paesaggio è tipico delle colture forestali ove dominano i boschi misti di latifoglie con una propaggine di castagneti nel territorio di Gazzaniga. Da rilevare inoltre l’ampia zona con evidenti caratteri di paesaggio naturale in territorio di Colzate cui corrispondono praterie, cespuglieti e boschi relitti a tratti interrotti da consistenti affioramenti litoidi. Il sistema insediativo in questa zona è dato da nuclei e centri abitati collocati ”a rosario” lungo il percorso dell’antica strada di Valle Seriana, nel margine di monte del pianoro soprastante il fiume, lasciando fra questo e gli abitati un’ampia fascia, un tempo intensamente coltivata. Ciascuno dei nuclei originari sorge con preciso riferimento orografico: Gazzaniga allo sbocco dell’importante strada di collegamento con la Valle Brembana; Fiorano al Serio di fronte alla Val Gandino; Vertova allo sbocco della Valle omonima e infine Colzate al termine della conca e sotto la protezione del Santuario di S. Patrizio. Il territorio esterno all’abitato, ricco di corsi d’acqua e di acque risorgive, era in gran parte destinato a colture agrarie zootecniche e pastorali.

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82Come per il resto della valle, i nuclei storici dei centri abitati presentano caratteri tipicamente medioevali con fabbricati costruiti con pietre grezze o ciottoli di fiume. L’espansione residenziale ha interessato principalmente i capoluoghi sul fondovalle, andando progressivamente a chiudere gli spazi tra un abitato e l’altro, e trasformandoli in un unico aggregato urbano senza soluzione di continuità. Le attività produttive hanno occupato e ormai intasato tutti gli spazi fra gli abitati storici ed il Serio, creando una barriera ormai insuperabile, rafforzata com’è dalla superstrada che costeggia il fiume. Anche lo sbocco del Val Vertova è interessato da insediamenti produttivi da riordinare. In generale tutti i percorsi sui versanti consentono in più punti ampie vedute sia dell’unità intera che degli ambiti limitrofi. In particolare si segnalano le strade di accesso ad Aviatico, al monte Cavlera, a S. Patrizio, Bondo e Foppa Barbata. Particolare significato, come già detto, riveste il Santuario di S. Patrizio e le relative visuali, sia verso il Santuario, che da questo verso la valle. I principali elementi detrattori presenti nell’ambito sono le escavazioni in prossimità del Ponte del Costone e gli interventi edilizi recentemente realizzati nel tratto del fiume Serio fra Colzate e il ponte stesso. Lungo l’alveo del fiume Serio e del torrente Vertova, si rilevano luoghi di discarica che alterano le connotazioni naturali dei siti. In sponda sinistra del Serio, su un ampio pianoro circondato su tre lati da montagne, la cui cima più importante è il Pizzo Formico, si sviluppa la conca di Gandino, geologicamente sorta in corrispondente di un antico lago; l’accesso alla conca avviene attraverso la stretta imboccatura del corso del torrente Romna. I principali elementi morfologici di facile percezione sono il versante di raccordo tra il pianoro ed il fondovalle, i prati all’interno e al contorno degli abitati, i prati in quota, le emergenze e le pareti rocciose che costellano la valle, in particolare il confine nord della conca e l’accesso alla Valle Piana. I versanti sono in parte ricoperti da colture arboree di nuovo e vecchio impianto, in prevalenza di latifoglie, anche con presenza di specie endemiche. Alle pendici del Farno insiste una piantagione di resinose. Il fondovalle e parte delle sommità dei crinali sono in gran parte utilizzati a prati e pascoli. A nord l’ambito confina con la zona faunistica della Val Borlezza e a est con l’oasi di protezione faunistica “Monte Grione”. Gli insediamenti abitativi di questo ambito debbono probabilmente la propria origine alla morfologia della Val Gandino; la collocazione su un ampio terrazzo sovrastante il fiume Serio consente una facile difesa da parte di eventuali aggressori, mentre la presenza di numerosi e consistenti corsi d’acqua favorisce l’uso agricolo delle aree del pianoro. L’intensissimo sviluppo edilizio, di epoca moderna, ha riguardato praticamente tutto il pianoro per cui, salvo piccoli spazi non ancora edificati, oggi l’area sembra occupata da un unico abitato. L’espansione edilizia, in particolare quella produttiva, è andata ad occupare anche le aree limitrofe ai corsi d’acqua per cui sono stati compromessi molti connotati ambientali legati al rapporto fra versanti, abitati e ambiti fluviali. L’espansione edilizia che ha interessato il monte Croce, e in misura minore quelle avvenute in Val Piana, hanno comportato alcune alterazioni delle caratteristiche ambientali della zona in cui ricadono. Gli elementi connotativi della Val Gandino sono percepibili in modo significativo dai percorsi sui versanti, sia all’interno dell’unità che all’esterno, in questo caso dai versanti in sponda destra del Serio. I principali elementi detrattori sono le cave in attività o abbandonate. In particolare quelle in testata e a lato della strada di accesso alla valle, e quella all’imbocco della valle Piana.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 83 6.3.18 VAL CAVALLINA

L’unità ambientale presenta paesaggi diversi appartenenti alla fascia prealpina, e in parte al paesaggio dei laghi insubrici e delle colline pedemontane; comprende il contesto vallivo del fiume Cherio, dal limite inferiore dello sbocco sulla piana di Trescore B. fino al limite superiore costituito dall’altopiano di Solto compreso tra la Val Cavallina ed il lago d’Iseo. L’asta fluviale costituisce l’asse dell’unità territoriale estesa sulle pendici laterali, con vallecole profonde e crinali elevati sul lato ovest e sul lato est. Il fondovalle pianeggiante e piuttosto stretto, nella parte terminale della fascia valliva, è costituito da depositi alluvionali del fiume che lo incide in forma lievemente meandriforme. La presenza del fiume non è tuttavia, in questa parte del territorio, paesisticamente apprezzabile perchè la sua percezione è spesso impedita dalla notevole presenza di edifici industriali. Le prime pendici sono dovute alle scarpate dei terrazzamenti posti a quota elevata rispetto al piano citato, sui quali si sono stabiliti gli insediamenti più antichi. A queste quote, sui pendii più dolci e ben esposti, prevalgono le colture (anche a vigneto) in equilibrio con i tradizionali insediamenti sparsi. Nelle fasce più elevate e sui pendii con esposizione meno favorevole alla presenza dell’uomo, è il bosco a caratterizzare il luogo, risalendo fino al crinale ed alle sommità dove sono presenti prati-pascoli aperti. I numerosi nuclei storici di questa zona, si trovano a quote sopraelevate rispetto alla piana alluvionale del Cherio, tranne Borgo di Terzo insediato ai lati dell’antico tracciato stradale di fondovalle. Lo sviluppo insediativo più recente si è quasi completamente spostato sull’asse della strada statale e del Cherio, creando un asse urbano ormai senza soluzione di continuità. In questa parte della valle percorsa dal fiume Cherio, gli insediamenti più antichi si sono attestati a mezza costa su entrambi i versanti. Essendo la valle una frequentata via di transito per chi dalla Valcamonica voleva raggiungere la pianura padana, un carattere comune dei nuclei abitati è quello di essersi formati attorno ad elementi

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Paesaggio - Ambiente

84fortificati articolandosi in forma lineare, come Luzzana, o raggruppati, come Entratico e Vigano.

Borgo di Terzo ha visto i primi insediamenti sull’altura di Terzo, dove si succedettero tre monasteri benedettini femminili; lungo la via di fondovalle prese corpo nel Seicento il Borgo che ebbe importanza per gli impianti industriali. Un castello sorgeva dov’è ora la parrocchiale di Borgo S. Fermo, staccata dai due nuclei principali di Cantoni di Sopra e Cantoni di Sotto. Il percorso di fondovalle consente la percezione del sistema ambientale della valle, anche se tale vista viene continuamente interrotta dagli insediamenti laterali, piuttosto recenti e a destinazione produttiva. L’interessante sistema insediativo storico, stanti tali sviluppi più recenti ed il peso del traffico lungo la strada, non viene percepito ed anzi prevale l’immagine di una conurbazione lineare. Solo dai versanti, accessibili episodicamente e privi di percorsi organici a collegamento degli insediamenti originari, la percezione citata diviene possibile. Il fenomeno maggiormente negativo consiste nella diffusione insediativa recente poco coordinata, attestata lungo la strada statale ed il corso del Cherio dove emergono con evidenza fenomeni di disordine edilizio e di improprietà d’uso. Tale fatto ha costretto alla canalizzazione del letto del Cherio che, a tratti, assume l’aspetto di roggia urbana, contraddicendo il suo assetto morfologico naturale meandriforme e divagante in una piana dallo stesso costruita. Sviluppi insediativi residenziali, anche frammisti a quelli produttivi, si sono avuti a ridosso dei centri originari, facendo perdere la loro identità paesistica che si ritiene fondamentale. Il paesaggio viene danneggiato dalla presenza imponente delle cave alla sinistra del Cherio, presso Grone. La parte più alta della Val Cavallina comprende il primo tratto del torrente Cherio, il lago d’Endine e la piana di origine lacustre fino al confine con Sovere, nella quale è incluso il laghetto di Gaiano. La zona è infatti caratterizzata da due versanti “forti” dal fondovalle fino ai crinali, percettivamente ben definiti, che la separano a nord dall’ambito della Val Seriana (conca di Leffe, Gandino) e a sud dal sistema della valle del Gurma e di Fonteno.

Foto 26 –Gli ambiti

terrazzati aPiangaiano

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 85 Alla testata sud-ovest la valle si estende alla conca di Gaverina intestata dal monte Altinello e confinante con un crinale interrotto da selle con la Vall’Alta di Albino. Il crinale nord sviluppato dal monte Crocione al monte Sparavera è in realtà interrotto da pianori in quota. A monte di Bianzano il crinale nord si biforca nella direzione del monte Crocione e del monte Altinello. All’interno è compresa la parte più alta della Valle Rossa appartenente al sistema della Val Seriana, collegata alla Valle Cavallina attraverso un passo. Il versante sud si conclude con il crinale sviluppato dal Monte Ballerino al Monte Boario attraverso il Monte Torrezzo. Si tratta di un versante ripido, quasi interamente boscato, con emergenze rocciose assai caratterizzanti, al contrario del versante opposto, meno acclive, ondulato con molti pianori verdeggianti, coltivato e punteggiato da edifici isolati con gli insediamenti in quota di Bianzano e Ranzanico, tranne che nella porzione a monte di questi fino a sopra Endine dove prevale l’asprezza del versante dovuta alla rocciosità dei luoghi più elevati. L’assetto del luogo è determinato completamente dal rapporto versanti-acqua e non dall’usuale rapporto versanti-fondovalle abitato, che costituisce una connotazione particolare in tutto il territorio provinciale. Il sistema insediativo è dato da insediamenti sviluppati nella piana di Casazza in connessione con il fondovalle e con la piana di Gariano; non così si è verificato sulle sponde del lago d’Endine e sui versanti afferenti, per indisponibilità di spazio. Nel primo caso l’evoluzione in atto tende a completare, soprattutto con edifici produttivi, il processo di connessione dove non ancora chiuso; nel secondo caso sono gli insediamenti turistici ad avanzare pur con modesta dinamica. Attorno al lago, gli insediamenti si susseguono sul versante soleggiato, staccati dalla riva. Sul versante meridionale rivolto a nord, il sorgere di un monastero appartato, e da tempo scomparso, ha determinato un raggruppamento residenziale; il castello che sorge dove il Cherio esce dal lago, è rimasto isolato. La valle è visivamente chiusa, ma in realtà raccordata con la Valle Seriana da una parte e con il lago d’Iseo dall’altra. Da Casazza, articolata sui due lati del fiume nei nuclei di Colognola - Molini di Colognola - Mologno, si diparte la strada che il Colle Gallo porta ad Albino; lungo il percorso sono sorti nuclei che ora appartengono al Comune di Gaverina. Sulla strada che sale verso Cene e Leffe, si sono attestati a mezza costa, protetti da elementi fortificati, i nuclei di Ranzanico e di Bianzano. In

Foto 27 - Lo specchio del lago d’Endine ed i versanti vallivi

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86quest’ultimo luogo hanno particolare rilevanza paesistica il castello e la chiesa di S. Maria Assunta. Nella conca da dove si diparte la strada per Solto, sono andati formandosi diversi nuclei, appartenenti ora al Comune di Endine Gaiano. Ogni percorso della zona consente la fruizione visiva del paesaggio, da monte verso il fondovalle o il lago (strada Colle Gallo-Mologno, strada Bianzano-Ranzanico) e da valle verso il lago ed i versanti (strada statale e strada provinciale nella loro porzione rivierasca). Costituiscono fenomeni negativi di tipo paesistico il disordine insediativo di tipo produttivo lungo la statale ed il corso del Cherio a valle di Casazza con qualche presenza di degrado per abbandono e le cave molto estese a nord del lago di Gaiano. La porzione settentrionale che chiude a nord est l’unità ambientale, è data dall’altopiano esteso tra la Val cavallina ed il lago d’Iseo. Risulta delimitato ad ovest da versanti collinari che si spingono fino al fondo della Valle Cavallina, dai versanti più ondulati e dolci discendenti dal Colle di Luen e dal Monte Boario, dal versante discendente dal Monte Nà più aspro e ripido con profonde incisioni rettilinee, come la Valle dei cani al confine nord nella zona della “Valle del Freddo”. Il resto del territorio si sviluppa in quota su due piani fondamentali variamente ondulati, il piano su cui giace Solto, e quello più alto su cui giace Esmate, con due elementi morfologici emergenti di grande pregio ambientale, il Monte Clemo ed il Colle di S. Defendente; il primo si erge a cerniera dell’incrocio tra la Val Cavallina e la Val Borlezza, il secondo posto quasi in verticale sulla sponda occidentale del lago d’Iseo. I versanti più acclivi ed i rilievi del Clemo e di S. Defendente sono in gran parte occupati dalle colture forestali, mentre i pianori sopraelevati sono coltivati a scopi agrozootecnici con diversa articolazione in funzione della loro giacitura ed esposizione. Parte del versante discendente al lago d’Iseo è invece caratterizzato dalle colture legnose agrarie integrate agli insediamenti sparsi. Il sistema insediativo è contraddistinto dall’essere, l’ambito, in posizione di favorevole passaggio dalla Val Cavallina al lago d’Iseo; il valore strategico del luogo infatti è sottolineato dalla presenza di edifici fortificati (torri e castelli) legati specialmente alla famiglia ghibellina dei Foresti. Nel territorio tra le sponde del Sebino e quelle del lago d’Endine pertanto si formò una comunità che godette di privilegi sia dai Visconti che dalla repubblica di Venezia fino al 1742. La Chiesa di S.Defendente, infine, affacciata sul lago d’Iseo, è insieme emergenza paesistica ed eccezionale punto panoramico. La percepibilità dei connotati dell’ambito risulta elevata dalla strada provinciale che si stacca da Piangaiano, ed è proiettata sull’ampia “Foppa di Gaiano”. La stessa strada scendendo, subito dopo l’abitato di Solto, verso il lago consente la visuale verso valle. La strada principale di passo tra la valle ed il lago diviene panoramica nel tratto Riva-Solto. La zona infine, risulta priva di significativi episodi di degrado percettivo. La qualità e la distribuzione degli insediamenti costituiscono comunque fattore di disordine, soprattutto nella zona di Cerrete. La piana ondulata tra la strada statale n.42 e la Valle del Freddo risulta danneggiata da una cava abbandonata.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 87 6.3.19 BASSA VAL BORLEZZA

L’unità ambientale di paesaggio appartiene al paesaggio delle valli prealpine alle propaggini della fascia pedecollinare ed al paesaggio dei laghi insubrici; ha il suo centro nella vasta piana di Sovere-Pianico posta all’innesto ortogonale dell’alta Valle Cavallina (Foppa Gaiano, Valle dell’Oneto) con la Val Borlezza. La piana intensamente abitata è anche profondamente incisa dal torrente Borlezza con terrazzi, orli e scarpate decisamente percettibili e caratterizzanti il luogo, in simbiosi con gli abitati. Il torrente Oneto prima di confluire nel Borlezza in località Poltragno, percorre una valletta ai piedi del Monte Clemo che isola l’abitato di Pianico su un lieve crinale che si conclude con l’emergenza collinare del colle Quaia. La piana citata di forma triangolare è compresa tra versanti ondulati campeggiati alla base dal Monte Clemo a sud, dal Monte Grione e Monte di Sovere ad ovest, dal Monte Colombina a nord. Quest’ultima cima domina l’ampio altipiano di Bossico il cui abitato si trova su un terrazzo d’origine glaciale compreso tra due ben visibili orli di scarpata. Il corso del torrente Borlezza attraversa l’unità da nord a sud-est bordato da orli ben definiti su alte scarpate laterali incise nel terrazzo fluviale di fondo valle e nella piana di origine lacustre tra Sovere e Pianico.

Foto 28 – La bassa Val Borlezza

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88 Il paesaggio agrario è variamente articolato in relazione alla notevole articolazione morfologica. I versanti sono prevalentemente coperti da boschi interrotti da notevoli superfici a conduzione agrozootecnica di tipo agro-silvo-pastorale. I pianori a monte di Bossico sono prati-pascoli che alle quote più elevate divengono colture pastorali del piano montano. Sul lato opposto della valle i versanti rocciosi costituiscono il paesaggio naturale prevalentemente in equilibrio climax. Sui pianori e sui versanti del fondovalle l’uso agricolo del suolo riguarda prevalentemente le colture estensive zootecniche. Il sistema insediativo è dato dai due nuclei principali e più antichi di Sovere e di Pianico, che giacciono sulla piana lacustre formatasi alla confluenza delle due valli principali . Gli antichi abitati di Piazza e Sellere giacciono sul lato opposto del Borlezza lungo la strada proveniente da Clusone mentre Bossico rappresenta il punto di sosta lungo il sistema della viabilità rurale silvo-pastorale. Dei comuni della parte meridionale della Val Borlezza, Sovere è da tempo il più importante; già nel X sec. esisteva la Chiesa di S. Martino attuale Prepositurale. Dove sorge il Santuario della Madonna della Torre passava la strada che saliva per Cerete Basso in direzione della Val Seriana. Il Santuario costituisce ancora un’importante emergenza isolata. La presenza del torrente contribuì fin dal Seicento a fare del paese un centro di industrie. L’ambito apparteneva, sotto dominio veneto, alla Quadra di Valle Seriana superiore, successivamente prevalse l’attrazione verso Lovere. La memoria di un Castello induce a considerare Pianico luogo fortificato lungo l’importante strada che proveniva dalla valle Camonica e raggiungeva la Val Cavallina. Bossico, sull’ altopiano sovrastante Lovere, era antico luogo di pastori che usavano un singolare dialetto. La sua parrocchia appartiene alla diocesi di Brescia. Dal punto di vista paesistico percettivo, l’ambito presenta particolari valori visuali: l’abitato originario di Sovere, appoggiato su due livelli ai lati del Borlezza, occupa una posizione spettacolare; Pianico invece, giace in posizione più elevata e domina le due valli laterali prima della loro confluenza. Sellere e Piazza, localizzati lungo la strada della Val Borlezza, costituiscono un fenomeno insediativo meno tipico. Bossico infine, seppure totalmente isolato giace in posizione eccezionale che oggi consente apprezzabili sviluppi turistici. Gli insediamenti industriali lungo la strada statale determinano il degrado delle aree libere lungo il corso dell’Oneto per gli usi indotti. Gli insediamenti lineari a valle della strada della Val Borlezza determinano ostacolo alla visuale assai ampia sulla Valle del Borlezza e la piana lacustre. In località Poltragno, le cave del ceppo e la strada statale costituiscono elementi di degrado che richiedono uno studio di recupero ambientale. L’unità ambientale, in direzione est, comprende poi l’alta fascia del Sebino bergamasco caratterizzata da un paesaggio di valle prealpina intermedia che affaccia sul paesaggio tipico dei laghi insubrici, laddove l’Oglio entra nel lago Sebino, racchiudendo diversi sfondi paesistici: dalla fascia degli uliveti-vigneti alle aree boscate a monte di questi, fino alle aree sommitali di cresta del paesaggio prealpino intermedio. La valle dell’alto e basso Sebino è di origine glaciale; il ramo principale dell’espansione glaciale, proveniente dalla val Camonica, si è mantenuto lungo l’asse della valle sino ad Iseo ed ha influito sulla morfologia valliva molto incisa e su quella lacustre. Il paesaggio boscato presenta prevalentemente coperture di ceduo e alto fusto alternate a macchie di prati, prati-pascoli del monte e del maggengo. L’evoluzione spontanea dei boschi, accompagnata ad una

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 89 dismissione dei terreni agricoli, permette una continua espansione di questo paesaggio. In posizione intermedia di tramite con i prati irrigui del fondovalle, si collocano i terrazzamenti del Sebino, generalmente utilizzati a colture legnose specializzate. Il fondovalle è caratterizzato da prati irrigui di particolare valore paesistico ambientale caratterizzati da colturale inserite in una trama di canali e strade arborati di particolare pregio ambientale. Di notevole valore paesistico risulta anche la particolarità geologica tipica della sponda bergamasca data dalle formazioni del “Bogn” di Castro, l’orrido che si presenta come una stretta insenatura sulla sponda del Sebino bergamasco che spicca per il contrasto di formazioni di roccia calcarea scura e marnosa, subverticali che si immergono a grande profondità al di sotto del livello del lago. La presenza del fiume riguarda un ristretto ambito di aree esondate dalle portate del fiume Oglio e dei suoi affluenti, sia nei periodi di magra che nei periodi di piena, nelle quali le ripe e spiagge fluviali sono ricoperte dalla tipica vegetazione riparia. Il letto di piena ordinaria assume aspetti diversi con le stagioni e con l’andamento delle precipitazioni alternando aree bagnate a letti di sabbia e ghiaia, opere di arginatura artificiale a scarpate ricavate dall’azione del fiume. Anche nei tratti ove maggiore è la presenza del costruito, questo aspetto rappresenta la struttura del paesaggio tipico dell’Oglio che più mantiene maggiori caratteristiche di naturalità. La struttura insediativa risulta diversificata in ragione della geomorfologia dei luoghi: presenta la tipologia dell’insediamento a mezza costa sui versanti e le strutture insediative lineari e compatte sviluppatesi lungo le direttrici viarie principali sulla riva lacustre, che inglobano vecchi e nuovi insediamenti. Lungo la sponda dell’alto Sebino, il sistema insediativo fa capo a centri storicamente importanti affermatasi nel corso dei secoli. Lovere, sviluppato in senso lineare tra il monte ed il lago, conserva ruderi dell’antica frequentazione umana risalenti al IV-III secolo a.C. e diventa borgo fortificato nel Medioevo; Castro si sviluppa in continuità con l’abitato di Lovere lungo la statale che costeggia il lago fino a Sarnico, e presenta ancora i caratteri del vecchio borgo di pescatori. Ubicato tra lago e monte è anche l’abitato di Costa Volpino, raggiungibile dalla statale che arriva da Bergamo, il cui territorio è in parte interessato dalla piana originata dalla foce del fiume Oglio, ed in parte dalla montagna trovandosi all’imbocco della Valle Camonica in posizione strategica per la difesa delle popolazioni locali. Infine, ultimo comune bergamasco prima della provincia di Brescia, è Rogno la cui struttura insediativa interessa la porzione di territorio montano, principale componente territoriale, e la porzione pianeggiante corrispondente alla zona alluvionale del fiume Oglio. Complessivamente la struttura paesistica risulta alterata dalla presenza di elementi detrattori riconducibili agli ambiti di cave e alle discariche dismesse o attive, che spesso occupano posizioni di rilievo rispetto ai valori paesistici da tutelare.

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906.3.20 VALLI DEL BASSO SEBINO

L’unità ambientale appartiene alla sezione intermedia del paesaggio prealpino, a quello dei laghi insubrici e delle colline pedemontane. La superficie afferente è molto estesa e riassume alcuni dei tratti geomorfologici e naturalistici più caratteristici della provincia bergamasca, essendo compresa tra le morfologie glaciali dell’alto Sebino, dai “bogn” di Castro, fino al pianalto ferrettizzato della piana di Villongo e poi oltre fino alle propaggini dell’alta pianura compresa tra il Cherio e l’Oglio. La genesi delle valli è sostanzialmente fluvio-glaciale. Nell’area del Sebino l’espansione glaciale ha seguito due direttrici di cui una principale ed una secondaria. Il ramo principale provenendo dalla val Camonica si è mantenuto lungo l’asse della valle sino ad Iseo; il ramo secondario decisamente più piccolo è quello che si dipartiva dal ramo principale presso Lovere dirigendosi quindi verso Pianico dove si biforcava con una lingua diretta verso Clusone ed un ramo diretto a sud sin quasi a Casazza. Il ramo camuno di gran lunga più importante è quello che ha influito sulla morfologia valliva molto incisa e con la sua continuazione lacustre; la morfologia dei versanti tra Riva di Solto e Sarnico, globalmente molto ripidi, si spiega con il modellamento glaciale ad opera del ghiacciaio camuno. Altro fenomeno tipico delle valli glaciali è rappresentato dalle valli sospese che si originano come valli laterali piccole meno incise perchè modellate da lingue glaciali più limitate. Infatti quasi tutte le valli che scendono verso il lago sono valli sospese che scendono con pendenze

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 91 medio-basse sino ad arrivare a quote di 350-400 mt s.l.m. dove manifestano un brusco aumento della pendenza che si mantiene alta fino al lago stesso. Un altro aspetto legato all’attività erosiva dei ghiacciai è rappresentato dalle rocce montonate, rocce lisciate dal ghiacciaio secondo superfici ondulate. Nella zona dell’alto Sebino non esistono tali fenomeni intesi in senso stretto, tuttavia la morfologia arrotondata dei dossi presenti nella zona tra Monte Clemo e S. Defendente è una fenomenologia relitta, intaccata dalla normale alterazione superficiale della roccia. Altri fenomeni geologici rilevanti nella zona sono dati dalla presenza dei “massi erratici” e dalle marmitte dei giganti. I massi erratici rappresentano grossi blocchi rocciosi trasportati dai ghiacciai a molta distanza di trasporto dalla zona di provenienza; pertanto il contrasto litologico ed il colore, unito alle dimensioni ed alla forma talvolta bizzarra, rende i massi erratici ben visibili paesaggisticamente tanto da essere spesso inseriti nello sviluppo culturale preistorico e storico delle zone prealpine. In questa zona i massi erratici non sono rari tuttavia non raggiungono grosse dimensioni. Il masso più grosso è stato rinvenuto in Val dei Fondi (in Val Maggiore); massi più piccoli sono visibili in alta Val Fonteno, a monte di Parzanica ed in alta Valle di Vigolo. Le marmitte dei giganti, cavità cilindriche più o meno profonde scavate dall’azione abrasiva sulla roccia dell’alveo, lungo le rapide o a valle di cascate, per la loro spettacolarità rappresentano un’attrattiva turistica praticamente ovunque lungo i corsi d’acqua della zona che tagliano formazioni rocciose compatte. Le più interessanti sono quelle di Tavernola e quelle del torrente Guerna (Adrara S. Rocco). Forme di carsismo profondo generano grotte profonde, tra le più famose è il “Pozzo glaciale” ubicato tra Predore e Gallinarga lungo la vecchia strada provinciale Sebina occidentale. Infine particolarità geologiche tipiche della sponda bergamasca sono date dalle formazioni del “Bogn” di Zorzino che si presenta come una stretta insenatura sulla sponda del Sebino bergamasco che spicca per il contrasto di formazioni rocciose spettacolari subverticali che si immergono a grande profondità al di sotto del livello del lago. Questa zona di rilevanza ambientale presenta a tutt’oggi luoghi di grande bellezza e suggestione cui contribuiscono una notevole ricchezza ambientale ed una grande diversità biologica. La flora in particolare è peculiare e rispecchia lineamenti fisiografici diversificati, i condizionamenti storici e biologici: la componente endemica tipica delle Prealpi lombarde è accompagnata da contingenti di specie mediterranee, alle quali si aggiungono specie rare presenti in poche stazioni. Nei fondovalle evolvono i boschi e le boscaglie igrofile, le comunità di versante si diversificano secondo l’altitudine l’esposizione ed il substrato in boschi misti di latifoglie termofile, di latifoglie mesofile e boschi misti mesofili e meso-igrofili a faggio, acero di monte e frassino maggiore. La composizione originaria è stata alterata profondamente con l’introduzione massiccia del castagno o l’impianto di conifere, di specie mediterranee e di esotiche. Gli ambienti di rupe, ben rappresentati lungo la costa sebina, accolgono buona parte delle specie endemiche e conservano un elevato grado di naturalità, come pure i macereti che costituiscono una peculiarità a livello regionale. Le praterie tutte di origine antropica, si distribuiscono a quote ed esposizioni differenti in relazione al tipo di suolo ed alla manutenzione condotta dai mandriani e dagli agricoltori. La composizione è particolarmente impreziosita da tratti di territorio peculiari sotto il profilo biologico; il Corno di Predore e le praterie aride di S. Defendente, oltre alle valli dei boschi a tasso e ad alcune aree sorgentizie della Valle delle Fontane. A ciò si aggiungono le colture agricole, i più evidenti segni dell’uomo, e le aree di maggior disturbo che, sebbene originate dal degrado

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92ambientale, completano un quadro che nei suoi tratti fondamentali conserva un notevole valore. La cava di Tavernola in particolare, pur avendo rappresentato fin dal dopoguerra un punto di riferimento per l’economia della zona, ad oggi spicca per la degradazione ambientale estesa lungo un tratto di costa sebina che offre ancora paesaggi e peculiarità interessanti e tipiche della zona. Da Tavernola a Vigolo la strada, piuttosto tortuosa e stretta, guadagna in quota in un paesaggio agreste frammisto da siepi e boschetti di querce, carpino nero ed ornielli. Segue una ininterrotta serie di terrazzamenti ricavati nei depositi glaciali delle pendici. Sostenuti da muri a secco e da scarpate erbose i ripiani testimoniano l’operosità e la tenacia nel mettere a coltura, prevalentemente a vite, ogni pur esiguo lembo di terra coltivabile. Da Vigolo si osserva ancor meglio che buona parte del paesaggio vallivo è segnato dalla presenza dei depositi glaciali insinuati dai ghiacci camuni che fluivano lungo il Sebino. Dal paese si ammirano sul versante opposto della valle verdissime praterie, castagneti e boschi che contrassegnano il paesaggio vegetale racchiuso tra le culminazioni del Monte Pingiolo e Dosso di Brugo attraverso la sella del Colle del Giogo. A Mondara, breve ripiano prativo posto ai piedi dei castagneti, la persistenza della lingua glaciale ha deposto un cordone morenico che, sbarrando il deflusso delle acque del piccolo impluvio, ha formato un laghetto, di cui rimane traccia nei sedimenti caratteristici. Oltre Vigolo la strada si muove tra praterie per la maggior parte ancora falciate e concimate. La mole del Bronzone si impone sotto una angolatura ideale per cogliere la presenza di una piega anticlinale. Lo smantellamento della parte più rilevata e fratturata della piega, costituita da Dolomia a conchodon, ha messo a giorno il nucleo di rocce più antico rappresentato dai calcari di Zu. E’ raggiungibile attraverso un percorso che parte dal Ponte delle Tombe passando per Colle di Dedine ed il bosco Corna di Vago. Quasi all’inizio dell’itinerario che porta a Colle Dedine, un profondo inghiottitoio carsico ricorda che in questa parte di territorio le acque sotterranee stanno agendo sui calcari giurassici con particolare vigore creando le particolarità geologiche di cui si è detto sopra. Dalla cima del Bronzone si ha modo di apprezzare uno splendido paesaggio rurale fatto di praterie e di cascine sparse, di boschi e di rimboschimenti di abete rosso in sostituzione dell’originario bosco misto con frassino maggiore faggio acero di monte e sorbo. Da alcuni squarci si intravedono le pendici non più pascolate che, abbandonate a se stesse, sono invase da ginepri rose e rovi che preludono alla riconquista del bosco spontaneo. Lungo il tratto di strada pianeggiante che contorna le pendici del M. Saresano ci si trova di fronte al paese di Parzanica, posto dall’altra parte della valle. Il territorio di questo comune si presenta come un vasto anfiteatro aperto sul lago: conca verdissima percorsa dal torrente dei Foppi e dai suoi tributari, offre lo spettacolo di belle e curate praterie dove emergono qua e là massi glaciali, e castagneti da frutto che sfumano verso l’alto in boschi misti di castagno e abete rosso. In questa valle glaciale “sospesa” gli abbondanti depositi glaciali sono stati profondamente erosi dalle acque che hanno imposto alla valle una morfologia complessa che avrebbe potuto ospitare le “piramidi di terra”, come a Cislano sull’altra sponda del Sebino. Tra il nucleo di Parzanica e la frazione di Acquaiolo si incontrano diffusi terrazzamenti, per la maggior parte oggi incolti. Il sistema insediativo sostanzialmente, è rappresentato da nuclei abitati sviluppati lungo la strada costiera soprattutto in tempi moderni anche a seguito della sistemazione della viabilità carrozzabile, e da nuclei disposti a mezza costa sviluppatisi attorno al nucleo originario ed in

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 93 tempi moderni lungo la viabilità principale che li collega al fondovalle lacuale, spesso senza adeguati criteri tipologico-architettonici. L’unità ambientale presenta poi all’interno una sequenza di valli vallecole e conche ben definite ed in comunicazione con l’ambito più strettamente lacuale da una parte e le valli principali dall’altra, e separano la fascia più propriamente prealpina dal paesaggio dei laghi insubrici ad est e dalle propaggini collinari a sud, e queste dall’alta pianura. Nello specifico la valle del Guerna, è data da un bacino a sviluppo lineare in direzione nord-sud completamente racchiuso da crinali ben segnati che connettono emergenze puntuali ben distinte (Monte Bronzone, Corna Gemella, Cima Campidelli, Monte di Grone) e che sono aperti a sella in più punti di cui il più evidente in corrispondenza di San Fermo, con sbocco a valle verso la piana di Villongo. Il fondovalle pianeggiante è molto stretto e sviluppato in lunghezza presso lo sbocco confondendosi nella piana lacustre di Viadanica. I nuclei principali di Adrara S.Martino e Adrara S.Rocco sono localizzati alla destra del Guerna sul pendio meglio esposto. Poco a monte della lieve strozzatura dei versanti sullo sbocco della piana a sud, si estende l’abitato di Adrara S. Martino adagiato su un lieve pendio esposto a sud sulla piana d’origine lacustre che ospita gli unici insediamenti produttivi della valle. Le pendici sopra il paese sono conformate a balze e sono fittamente punteggiate di case tradizionali. Più a nord, il paesaggio immette nella conca, meno estesa della precedente, in cui giace, l’abitato di Adrara S.Rocco, esposto a sud-est. Anche qui i versanti a monte dell’abitato sono coltivati ed abitati in case sparse. Risalendo il Guerna, la valle assume una connotazione sempre più naturalistica per l’infittirsi del bosco rispetto alle radure a prato-pascolo ed ai relativi insediamenti. La testata di valle al di sopra dei versanti boscati assume un aspetto particolare dovuto alle colture pastorali. Per la conformazione della valle e dei suoi insediamenti il reticolo viabilistico non è fitto come altrove ed in gran parte ripercorre strade antiche, anche rurali. La strada di fondovalle proviene da Villongo e prosegue per S. Fermo ramificandosi in corrispondenza di Adrara S.Martino anche in collegamento con Foresto Sparso. Numerosi tornanti consentono di risalire la quota fino a S.Fermo e da qui alle cascine sparse. La Valle di Adrara, percorsa dal torrente Guerna, un tempo alimentava diversi mulini e magli, e gli insediamenti sparsi si sono distribuiti soprattutto sulla destra del torrente. Nei due nuclei principali spiccano le parrocchiali settecentesche. Accanto ai nuclei, in qualche caso saldati tra loro dalle recenti espansioni edilizie, sono notevoli alcune emergenze singole, come la Chiesa di Canzanica ed il Santuario di Monte Oliveto, che domina la sinistra del torrente, in vista dei due paesi. A monte di Adrara S. Rocco, appartata in una gola montana, sorge la chiesa settecentesca dei Morti del Bondo. Recentemente i nuclei principali si sono estesi notevolmente creando conurbazioni con i nuclei più piccoli. Così per esempio Adrara S.Martino si è unita con la contrada Mascherpinga a monte e si è estesa nella piana verso ovest connettendosi al Castello con nuovi insediamenti produttivi. La strada per S. Rocco ed il Guerna ha sostenuto ulteriori sviluppi edilizi anche produttivi, così come lo stesso Adrara S. Rocco e le sue contrade sparse. Qualche scarso insediamento in località S.Fermo è stato determinato dal recente collegamento stradale del fondovalle. All’interno dell’ambito è possibile una buona percezione dei valori connotativi, soprattutto lungo la viabilità che collega Villongo con Adrara S.Martino, in direzione dei versanti ad est e verso l’abitato di S.Martino.

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94A monte di S.Rocco la visualità diviene eccezionale sia sulla valle, sia sui versanti circostanti. L’edificazione recente costituisce in taluni casi fenomeno detrattore per le valenze presenti; è il caso degli edifici produttivi costruiti sulla piana del Guerna e la conurbazione a monte di S. Martino. Il fenomeno maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella diffusione insediativa poco coordinata. Dalla valle inferiore di Adrara si dirama la lunga valletta di Viadanica che assume uno sviluppo allungato in direzione nord-est sud-ovest e risulta circondata su tre lati da versanti incombenti, dalla vagetazione boschiva compatta e solcata dal torrente Guerna. I versanti sono conclusi da crinali ben segnati, aperti con qualche sella verso sud e campeggiati dalle emergenze di vetta del Monte Faeto, del Corno Buco e del Monte Bronzone, quest’ultimo posto a perno di un sistema di tre valli. Verso l’imbocco la base dei versanti coincide con una piana di origine lacustre che si estende fino a Villongo. Le quote più elevate verso il Monte Bronzone fanno parte del paesaggio delle colture pastorali; gli altri pianori in quota, i versanti non boscati e meno acclivi, la piana verso il Guerna compongono il paesaggio delle colture agrozootecniche rispettivamente di carattere silvo-pastorale, agro-silvo-pastorale e agrario estensivo. I versanti non boscati esposti a sud e connessi ai luoghi abitati sono invece variamente caratterizzati dalle colture condotte su superfici dalla morfologia modificata dall’uomo. Sui pianori si appoggiano gli insediamenti più antichi connessi linearmente sul fondovalle fino all’abitato di Viadanica affacciato sul torrente Guerna. Il fenomeno maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella diffusione insediativa poco coordinata. Ad ovest della Val d’Adrara si sviluppa la conca di Foresto, ben racchiusa da netti crinali, dotata di uno sbocco a valle verso Villongo, e coincidente con il paesaggio del torrente Uria tra il versante del monte di S.Giovanni delle Formiche e quello del Monte Dratto. Per la conformazione del luogo la percezione è quasi ovunque totale. Una fascia boscata occupa la zona alta dei versanti verso il crinale e le poche accentuate sommità , una fascia più bassa ospita gli insediamenti e le colture anche su terrazzamenti artificiali e si confonde più a valle con la fascia meno esposta e più ricca di vegetazione, verso il fondovalle. L’ambito cambia il suo aspetto verso lo sbocco nella piana a sud, dove i versanti del monte Dratto, fittamente boscati, sono pezzati di ampie zone a prato destinate all’attività agrozootecnica, con pochi e radi insediamenti. Gli insediamenti sono formati da nuclei staccati e da cascinali. Il santuario in rovina di S.Giovanni delle Formiche appartiene alla Parrocchia di Foresto, ed è l’emergenza paesistica più importante della Val Calepio. Il tessuto originario è costituito da molti piccoli insediamenti (“contrade”) sparsi sui versanti, prevalentemente su quelli ben esposti, con un capoluogo (Foresto) all’estremità dell’asse viabile principale proveniente da Villongo, sulla quale convergono tutti i principali percorsi rurali. L’identità dei nuclei originari è andata in gran parte perduta a causa dello sviluppo edilizio insediativo avvenuto recentemente lungo i percorsi, consentendo la saldatura delle contrade sparse. La strada ad anello che percorre interamente la conca, consente visuali abbastanze ampie sul suo interno. La strada di Collepiano consente la vista verso l’intero versante del monte Dratto e presso S.Carlo, prima di scendere verso Adrara, della piana di Villongo all’imbocco della Valle del Guerna.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 95 Il sistema degli insediamenti più recenti costituisce l’elemento detrattore paesistico nel luogo. La piana lacustre che si sviluppa a sud delle valli e vallecole del basso Sebino, culmina nell’abitato di Villongo che si sviluppa estesamente ed in continuità con Credaro saldandosi, interrotti dall’abitato di Sarnico solo dall’incisione fluviale del torrente Guerna. Alle spalle dell’abitato di Credaro si apre la conca di Gandosso, racchiusa su tre lati da versanti variamente connotati. Il versante esposto a nord appartiene alle propaggini collinari parallele al corso del fiume Oglio e si conclude a Villongo; è interamente boscato, come la fascia alta del versante opposto, esposto a sud, e più ripido. Il versante di fondo della conca, che è bacino imbrifero del torrente Udriotto, è invece conformato dall’uomo perchè coltivato a balze, solcato da strade e percorsi, punteggiato di abitazioni anche tradizionali che si focalizzano nel nucleo più antico di Gandosso. Il margine sommitale della conca è ben definito soprattutto a nord perchè costituisce netto spartiacque con la valle del torrente Malmera, a partire dal Monte del Castello fino all’emergenza morfologica e storica di S. Giovanni delle Formiche. In direzione contraria invece il margine a crinale si ammorbidisce fino a confondersi con la piana di Villongo. Il sistema insediativo ha tratto origine dal nucleo di Gandosso ma non si è a questo addossato per l’impervietà dell’area. Si è invece attestato a quote inferiori sulle pendici più dolci in forma di nuclei sparsi o lungo le strade antiche e recenti, dove si sono anche concentrate le espansioni edilizie odierne. Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione insediativa a carattere produttivo che tende ad occupare l’area pianeggiante, conurbando gli insediamenti esistenti ed impedendo la percezione dei luoghi dalle strade di fondovalle.

6.3.21 BASSA VAL CAVALLINA

L’unità ambientale della bassa Val Cavallina è caratterizzata dalle propaggini collinari e da vallette solcate da torrenti che conferiscono nello specifico fisionomie ambientali particolari che assurgono a ruolo di connotazioni d’ambito di valenza paesistico ambientale. Attraversa in sequenza, da ovest verso est, dalla fascia meandriforme del Serio, l’area urbanizzata di Scanzorosciate, passando per le

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96propaggini collinari di Cenate e Gavarno,, fino alle colline della Val Calepio. In particolare la zona delle colline del torrente Zerra si sviluppa al margine sud-ovest dell’unità, ed è compresa tra la Valle Cavallina e la Valle Seriana. E’ racchiusa a nord e ad est da crinali ben delineati con qualche emergenza significativa (monte Bastia di interesse archeologico, monte S,Giorgio, S. Maria in d’Argon) diramati a formare vallecole alle spalle dei centri abitati maggiori. I versanti sono coltivati soprattutto a vigneto o adibiti a bosco. La fascia pedecollinare è coltivata e segnata da macchie o filari d’alberi impostati su un fitto reticolo di piccoli corsi d’acqua, tributari del torrente Zerra. La Roggia Borgogna derivata dal Serio, attraversa da ovest verso est la zona pianeggiante posta tra i quattro capoluoghi; è ancora dotata di buona caratterizzazione agricola. Su tali aree insistono numerosi edifici agricoli tradizionali distribuiti uniformemente sul territorio, alcuni dei quali costituiscono presenza qualificante soprattutto se letti nel contesto del paesaggio agrario di collina (Monte Negrone, Montecchio, Piazzolo, Torricella) o di pianura (Palazzo). La fascia fluviale del Serio, in questo tratto meandriforme, non determina particolari connotazioni sia perchè spesso impedita alla vista, sia perchè dotata di alveo segnato regolarmente dal fiume per lunghi periodi privo d’acqua con sponde coltivate e povere di vegetazione riparia. Sul pianalto ferrettizzato, il paesaggio agrario è caratterizzato dalle colture agrarie intensive con buona caratterizzazione del reticolo drenante e delle presenze arboree ad andamento lineare e dalle colture agrozootecniche estensive. Sui versanti collinari esposti a sud il paesaggio è quello tipico delle colture legnose agrarie di integrazione con il contesto ambientale o a prevalente coltura viticola e colture agrozootecniche estensive ed agro-silvo-pastorali, mentre su quelli esposti a nord prevalgono le colture forestali. Attorno ai centri storici originari si sono sviluppati insediamenti residenziali quasi sempre ramificati lungo le strade sulle quali si sono anche attestati insediamenti produttivi, fino a determinare l’immagine di un’unica conurbazione connessa alla città di Bergamo. La conurbazione più recente è avvenuta con matrice lineare nelle direzioni di Scanzorosciate-Gorle, Scanzorosciate-Pedrengo ed Albano-Seriate con gli imponenti insediamenti industriali appoggiati alla strada statale ed alla ferrovia. Di consistente dimensione appare l’area industriale di Albano e Pedrengo attestata lungo l’asse S.S. n.42 - ferrovia Bg-Bs; di maggiore impatto è l’area industriale di Scanzorosciate che si connette alla precedente lungo la strada per Pedrengo, perchè posta al piede delle colline. Nelle aree agricole residue sono ancora presenti numerose cascine antiche generalmente ben percepibili quali elementi ancora caratterizzanti i luoghi. Generalmente tutti i percorsi sui versanti o sul crinale consentono ampie vedute dell’area. Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione insediativa a carattere produttivo che ha occupato la piana, conurbando gli insediamenti esistenti ed impedendone la percezione dei luoghi. La presenza dell’industria chimica a sud di Rosciate è di notevole impatto visivo da ogni direzione. Lungo la sponda del Serio in località Pedrengo e Scanzorosciate, sono presenti situazioni di degrado dovuti ad usi non appropriati delle aree. Su qualche versante infine emergono situazioni di degrado per abbandono dell’attività agricola.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 97 In posizione più arretrata rispetto alla pianura, alle spalle delle colline dello Zerra, si sviluppa una fascia collinare connessa direttamente al sistema montano del Misma di cui occupa il versante sud, comprendendo inoltre le valli del Gavarno ad ovest, del Tadone ad est ed il dosso che le genera, oltre che il versante nord del colle di Tribulina-S. Rocco. Tale dosso non consente una percezione visiva unitaria dell’ambito; infatti la valletta di Gavarno, pur appartenendo al territorio comunale di Scanzorosciate, appartiene all’ambito omogeneo della valletta scavata dal torrente confluente nel Serio (Gavarno Rinnovata in comune di Nembro). Verso ovest il torrente rimane racchiuso tra due versanti incombenti in parte occupati dall’abitato di Gavarno, verso est invece la valle del Tadone si apre sotto il Misma verso la piana di Trescore. Questi versanti sono interamente boscati attorno a Gavarno mentre sono variamente coltivati con la presenza di nuclei e case sparse fino al limite del bosco che risale fino al crinale ed alla sommità dei prati-pascoli aperti. E’ su questo versante che è delimitata la zona protetta della Valpredina che si presenta come una lunga incisione con massima pendenza. La fascia fluviale del Tadone denuncia una sua apprezzabile connotazione data dal rapporto con la giacitura dei versanti (il Tadone diviene infatti il segno che separa i pendii ripidi e boscati esposti a nord dalle pendici più ampie e coltivate esposte a sud) anche se spesso è impedito alla vista da insediamenti di vario genere. Il sistema insediativo della zona è dato da piccoli nuclei abitati diversamente localizzati: il centro di Gavarno, originariamente piccolo e compatto, adagiato in quota sul versante esposto a sud, il quale dopo essersi connesso con Tribulina occupando il fondovalle, ha originato l’insediamento di case sparse a monte in un sistema complessivo denso ed eccessivamente incombente rispetto al luogo. Il centro abitato di Casco (Cenate Sopra) adagiato sull’ampio fondovalle di Tadone, ha generato insediamenti lineari verso monte e verso Trescore. Alcuni insediamenti produttivi hanno occupato la stretta fascia spondale del Tadone nel suo tratto a monte dell’abitato. La fascia più bassa dei versanti del Misma è punteggiata da numerosi edifici agricoli tradizionali anche di notevoli dimensioni, distribuiti uniformemente sul territorio o raggruppati in nuclei. Il percorso di fondovalle consente in generale una buona percezione del sistema ambientale che può essere ancor meglio letto percorrendo la strada di crinale da Tribulina a San Rocco fino a scendere al castello di Cenate Sotto. Il fenomeno maggiormente negativo per l’aspetto paesistico consiste nella diffusione poco coordinata degli insediamenti. In particolare appare sproporzionata la presenza degli insediamenti di Gavarno. La porzione centrale dell’unità ambientale è occupata dalla piana alluvionale che si stende lungo l’asse del fiume Cherio, insinuandosi verso est nella valle del Malmera e ad ovest nella valle del Tadone e lungo il suo affluente Lesse e, tra Cenate e S.Paolo, lungo il Rio Seniga. La piana è completamente aperta verso la pianura agricola a sud ed è racchiusa sugli altri lati da versanti variamente articolati a formare conche, dossi e vallecole, spesso abitati nella fascia più bassa e sempre coltivati o boscati (tranne le cave di Zandobbio) delimitati da netti crinali che li distinguono dalla sequenza delle emergenze morfologiche (crinali, dossi, sommità, vette) leggibili sui piani retrostanti. Dalla piana originata dallo sbocco del fiume Cherio, si diramano perpendicolarmente le valli principali scavate dal torrente Malmera e dal torrente Tadone che accolgono rispettivamente gli abitati di Zandobbio e di Cenate Sopra. La prima delle valli, ampia e profonda, è racchiusa da un anfiteatro di colline molto netto per la compattezza dei versanti e per la regolarità dei crinali che non consentono viste sui piani retrostanti.

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Paesaggio - Ambiente

98Al versante nord delle prime colline, tutto boscato e spiccante dalla base quasi priva di insediamenti, si contrappone il versante sud delle colline alle spalle dell’abitato, segnato dai vasti squarci delle cave di marmo, la cui attività d’estrazione di antica origine, ha determinato l’assetto anche visibile degli insediamenti. L’altra valle pur molto profonda, è quasi invisibile dalla piana e costituisce quasi un’unità a sè stante perchè chiusa allo sbocco su Trescore tra il colle dell’Aminella e le pendici dietro il Canton. Ben percepibile è la vallecola alle spalle di Cenate Sotto perchè aperta verso la pianura, contrariamente alla vallecola dietro Carobbio nascosta dal colle del Castello e dalla fitta conurbazione di Carobbio-Cicola. Tra le conurbazioni della piana esiste un’ampia “isola” ad uso agricolo con regolare distribuzione di insediamenti agricoli tradizionali. La fascia fluviale del Cherio, pur compromessa da insediamenti produttivi allo sbocco della Val Cavallina in località Tri Plok, caratterizza la piana est con il suo andamento meandriforme che occupa una porzione vasta di territorio. Il torrente Tadone, che confluisce nel Cherio fra Trescore e Gorlago, perde invece qualsiasi connotazione di ambito fluviale essendo soffocato dall’abitato di Trescore. Gli insediamenti si sono sviluppati lungo i tre assi di trasporto principali: la S.S. n.42, la strada provinciale Albano-Sarnico e la parallela ferrovia, la strada provinciale Carobbio-Gorlago-Trescore, con deviazioni sulle valli laterali e nella conca di Cenate. I primi due assi hanno indotto insediamenti produttivi mentre il terzo ha sostenuto insediamenti residenziali di connessione tra i centri originari. All’interno del triangolo sono in atto processi di conurbazione soprattutto indotti dagli sviluppi di Trescore e di Albano. Le conurbazioni del resto, bloccano la percezione continuativa del sistema ambientale, meglio percepibile dalle percorrenze sui crinali o in quote più elevate. Il fenomeno maggiormente negativo sul piano paesistico consiste nella diffusione insediativa per nulla coordinata ed in particolare l’espansione lineare degli insediamenti produttivi lungo la strada statale n. 42 e la provinciale per Sarnico, che non consentono ampie visuali verso le colline. Gli insediamenti industriali per la lavorazione del marmo nella Valle di Zandobbio hanno compromesso la qualità del paesaggio, così come l’uso improprio per attività sportive incongrue di un’ampia area a valle di S.Giovanni delle Formiche. Il corso del Cherio infine è in gran parte compromesso da usi impropri delle fasce spondali in zona Trescore e Carobbio. L’estremità orientale dell’unità comprende le propaggini della Val Calepio, un tempo feudo dei Conti Calepio, oggi tranquilla zona collinare solcata da conche e versanti terrazzati e boscati, con crinali ben delineati a nord più aperti verso la piana lacustre di Villongo, e digradanti a sud verso la massiccia urbanizzazione di Grumello e Castelli Calepio che immette nell’alta pianura asciutta, anche con la barriera dell’infrastruttura autostradale. I versanti sono quasi interamente coltivati a vigneto, in relazione alla loro esposizione a sud. A valle di questi si apre la pianura delle colture intensive racchiusa tra l’Oglio ed il Cherio, dal paesaggio piuttosto uniforme e privo di connotazioni particolari se non per la presenza di numerosi edifici agricoli tradizionali anche di notevoli dimensioni, distribuiti uniformemente.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 99 6.3.22 ISOLA TRA ADDA E BREMBO

L’unità ambientale è costituita in prevalenza da un territorio pianeggiante incuneato tra Adda e Brembo, di forma triangolare con vertice rivolto a sud, alla confluenza tra Brembo e Adda, e la base costituita dal crinale del Monte Canto. In prossimità del corso dell’Adda si sviluppano alcuni terrazzi fluviali più bassi, separati dal livello fondamentale della pianura da ripide scarpate. Deboli rilievi sono presenti nel settore settentrionale, riassunti dalla dorsale orientata ESE-ONO del Monte Canto, la cui massima elevazione è data dai 710 metri del monte; inoltre tra Carvico e Calusco esisteva il Monte Giglio praticamente demolito dai lavori di estrazione per la produzione di cemento. Queste alture hanno un’ossatura rocciosa e rappresentano le propaggini più meridionali della catena prealpina, mentre le dolci ondulazioni del bordo nord-occidentale sono dovute alla presenza di spessi depositi morenici che non superano i 400 metri. Il decorso del reticolo idrografico è quasi sempre in direzione N-O - S-E, risulta cioè condizionato dalla morfologia degli antichi depositi fluviali dell’Adda disposti secondo un conoide molto appiattito e più alto rispetto a quello del Brembo. Pur essendo delimitato dal corso di due fiumi ricchi di acqua, il territorio dell’Isola è carente d’acqua. Ciò è dovuto alla limitatezza della zona collinare retrostante e quindi alla mancanza di bacini idrografici ben sviluppati; inoltre la natura alluvionale del terreno favorisce l’infiltrazione rapida dell’acqua. Da ciò deriva la cronica sete che solo importanti opere irrigue hanno in parte risolto.

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Paesaggio - Ambiente

100L’ambito fluviale del Brembo costituisce elemento di pausa di significato naturalistico tra le aree densamente urbanizzate che interessano con continuità i margini laterali della pianura. L’ambito è delimitato dai bordi del terrazzo fluviale con tratti consistenti e leggibili lungo tutta la sponda destra e per la parte meridionale della sponda sinistra. La morfologia presenta una notevole varietà con porzioni di alveo profondamente incassato, con emergenze rocciose e boscate, a Brembate Sotto e Ponte S.Pietro; con la parte pianeggiante di notevole ampiezza caratterizzata da seminativi delimitati da fasce boscate. Tale area costituisce elemento omogeneo di elevato significato unitario.

Le strutture insediative non presentano rapporti diretti con l’ambito fluviale, tranne per i due nuclei di Ponte S.Pietro e Brembate Sopra. Il corso del fiume Brembo nel tratto pianeggiante da Brembate Sopra fino allo sbocco nell’Adda, ha determinato nel tempo diverse manifestazioni di attività umane che ancora oggi influenzano i caratteri e i valori paesistici: l’attestarsi sulle sponde di insediamenti residenziali, la costruzione di ponti, il sorgere di impianti industriali che sfruttavano l’energia dell’acqua soprattutto lungo i canali derivati dal fiume, la derivazione di canali d’irrigazione. L’unico insediamento che è sorto effettivamente sulle due sponde del fiume unite da un ponte è quello di Ponte S.Pietro, a lungo costituito da due comuni, uniti nella prima metà del Trecento. Dove il torrente Dordo sfocia tortuosamente nel Brembo, è sorto in epoca medioevale il castello di Marne. Significativamente I ponti corrispondono a luoghi di transito identificati storicamente, anche se non sono stati tra i più importanti del territorio bergamasco. Il ponte di Briolo, sorto in corrispondenza di un insediamento considerato più antico di Ponte S.Pietro, venne distrutto nel 1493 con quello di Almenno da una piena del Brembo e poi ricostruito. Il viadotto ferroviario di Ponte S.Pietro venne ultimato nel 1862; mentre il ponte stradale, sulla strada regia per Lecco, venne rifatto e riaperto al traffico nel 1837. Sopra Marne sussistono i ruderi dell’antico Ponte Corvo in un punto in cui il fiume scorre incassato tra pareti rocciose. A Brembate il ponte S.Vittore del sec. XV venne rifatto nel sec. XVIII . La presenza dei corsi d’acqua naturali e dei canali derivati (roggia Masnada, roggia Brembilla) ha, nel corso dei secoli, favorito

Foto 31 –Il bosco del Bedesco

a Terno d’Isola

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 101 l’insediamento delle prime attività produttive industriali (mulini, telai) e agricole. Il fiume Adda riveste tra i molti significati anche quello di rappresentare il termine limite dell’Isola e della Provincia di Bergamo; fiume abbondante d’acqua, a regime alpino, l’Adda scorre in un solco profondo scavato nell’alta pianura e ha sempre rivestito la funzione naturale di confine tra territori ben distinti. Il bacino fluviale si spinge profondamente nel sistema alpino e il suo tragitto è sempre risultato una importante via di comunicazione culturale e commerciale verso Bergamo e verso Milano; infatti nei pressi di Cornate d’Adda sono sorti “porti” naturali che servivano punti di attracco. Questo è successo fin dai tempi romani ed è proseguito nell’Alto medioevo per riprendere vigore nel momento dei progetti leonardeschi e nei vari studi per la costruzione di canali navigabili che trovarono attuazione nei secoli successivi. Ancora nell’Ottocento il sistema di canali navigabili permetteva un tragitto dall’Adda a Milano e viceversa. La presenza di un fiume come l’Adda sarà poi alla base degli insediamenti industriali; Crespi d’Adda incomincia la sua storia alla fine dell’Ottocento proprio con la sua collocazione sulle rive del grande fiume. La scarpata fluviale risulta ricoperta da vegetazione boscata ricca di significati naturalistici. Il livello della pianura sul quale si è sviluppata la presenza antropica, è il più antico ed è costituito dal pianalto ferrettizzato elevato sul livello base della pianura. I suoli molto profondi, presentano caratteri limoso-argillosi e locali impaludamenti; l’impermeabilità dei suoli infatti dà luogo a consistenti fenomeni di ruscellamento superficiale con la formazione di incisioni e vallecole. Il sistema insediativo lungo il fiume è dato da centri abitati sorti sul terrazzo principale fluviale ed in posizione riparata rispetto al fiume, costituiti da nuclei aggregatisi secondo uno schema ad attrazione, inglobando impianti edilizi nobili che se pur non di grande fasto e rappresentatività, costituiscono tuttavia fattori di importanza paesaggistica. Spesso lo sviluppo di questi tessuti edilizi storici è stato condizionato in tempi moderni dalla presenza di infrastrutture importanti per l’economia del tempo; come a Calusco ove la ferrovia con il ponte di Paderno hanno favorito l’insediamento di importanti insediamenti industriali all’inizio del secolo, oppure a Capriate e a Crespi, importanti punti di transito, che presentano tra i più significativi esempi italiani di insediamento industriale in forma di piccola città operaia cresciuta intorno ad un importante opificio secondo un preciso modello complessivo di sistemazione urbanistica. Le espansioni edilizie hanno seguito un processo di sviluppo lineare lungo i principali collegamenti viari, inglobando tutte le superfici libere che separavano storicamente le diverse realtà comunali, e così conurbando distinte realtà locali. Risultato di questa indiscriminata operazione è stata una occupazione di terreni a vocazione agricola e spesso di relazione con la presenza del corso d’acqua, non coordinata e per nulla rispettosa dei caratteri naturalistici ed agrari dell’ambito, impiantando soprattutto incongrue attività di escavazione e asportazione di materiali lapidei negli spazi di pertinenza del fiume, che andranno debitamente riqualificati. L’ambito dell’alta pianura, chiusa tra le incisioni delle scarpate fluviali principali, è solcata nel senso nord-sud da tre torrenti: il Dordo, Il Grandone ed il Lesina, che vanno perdendo l’identità del segno ordinatore della struttura territoriale urbana, essendo sovrastati ormai dal consumo territoriale messo in atto per giustificare uno sviluppo economico sociale dai connotati estranei alla specificità territoriale in cui si collocano.

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102La struttura insediativa originaria ha intessuto uno stretto rapporto con i corsi d’acqua, con maggiore significatività nei punti di confluenza agricola con media parcellizzazione e una bassa densità di cascinali. Oggi invece tutti i centri urbani denunciano una spiccata tendenza conurbativa, particolarmente rilevante nell’area Madone-Brembate Sotto. Dal punto di vista percettivo i grossi centri intensamente urbanizzati si alternano ad aree coltivate. Sequenze alberate, campanili e chiese, cimiteri e grossi edifici sono gli elementi emergenti nella percezione visiva delle zone meridionali dell’ambito. Frange arboree di essenze diverse sottolineano in modo deciso i limiti di proprietà, i cigli stradali ed i torrenti, soprattutto nella fascia a nord; a sud le frange arborate, costituite da essenze più sviluppate dimensionalmente e quindi più significative nel disegno del paesaggio, rimarcano in gran parte tracciati delle centuriazioni che sono permanenti e riscontrabili anche nella viabilità antica e di recente realizzazione. La presenza del Canto gioca un ruolo importante nella connotazione delle aree a nord, percepibile lungo gli assi stradali in direzione Terno-Presezzo e lungo la ferrovia Milano-Bergamo; e anticipa il sistema prealpino della zona rappresentato dalla catena dell’Albenza. Numerosi sono gli edifici sui versanti soleggiati a sud, dove alcune frazioni rurali conservano parzialmente i caratteri antichi, instaurando un rapporto di notevolissimo pregio paesistico con le pendici boscate. Oltre la frazione di Corna, infine, sorge il piccolo Santuario settecentesco della Madonna delle Canne. Notevole valore paesistico rivestono i pascoli e le radure poste alla sommità della collina raggiungibili percorrendo il sentiero storico che collegava le due abbazie di S.Egidio e di S.Giacomo, da dove sono fruibili eccezionali panorami del paesaggio lombardo. Un elemento di detrazione visiva è rappresentato dalla struttura sospesa come teleferica utilizzata per il trasposto di marna al cementificio di Calusco d’Adda.

6.3.23 CINTURA URBANIZZATA DI BERGAMO

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 103 L’unità ambientale è delimitata a nord dai colli di Bergamo comprendendo la conurbazione che si estende fino all’abitato di Nembro, a sud dal comune di Dalmine, dal tracciato autostradale fino a Grassobbio e dagli insediamenti limitrofi che si spingono fino a Costa Mezzate, a ovest dal corso del fiume Brembo, e ad est dal fiume Serio. Sostanzialmente comprende il tessuto densamente urbanizzato che è sorto, senza soluzione di continuità, lungo i principali assi di scorrimento che avanzano verso la Valle Seriana e verso la pianura. La città infatti si è andata saldando con l’interland, proiettandosi lungo le vie storiche o le nuove direttrici viarie dando vita a nuovi continui urbani ed a tipici paesaggi di frangia. Su di essi si esercitano continui e profondi processi di trasformazione che tendono a colmare o restringere sempre più gli spazi rurali con edificazioni residenziali, industriali e servizi. Parallelamente si alterano o si annullano le strutture territoriali storiche e la loro percepibilità; inesorabilmente viene meno anche la funzione percettiva del paesaggio, la fruizione panoramica delle vicine Prealpi e dei paesaggi impostati sui conoidi che digradano verso la pianura. La periferia occidentale sorge ai piedi dell’impianto pedecollinare saldandosi con l’alta pianura asciutta delle colture estensive. Il substrato è costituito da terreni drenati di ghiaia a matrice sabbiosa, analoghi per morfogenesi al limitrofo contesto dell’Isola. L’ ambito esige particolare attenzione per la prossimità di caratteri vegetazionali e colturali tipici dell’ambiente collinare bergamasco con un paesaggio tipico delle colture legnose agrarie di integrazione con il contesto ambientale o a prevalente coltura viticola e colture agrozootecniche estensive. I verdi versanti collinari con i borghi sorti ai piedi, infatti, costituiscono un fondale di notevole valore paesistico e conferiscono un carattere di particolare valenza naturalistica visibile da tutta la zona pianeggiante. Le espansioni sorte negli ultimi decenni in questa parte di pianura, però sono avvenute in maniera massiccia togliendo al tessuto dei borghi la loro conforme “misura” storica e la loro tipica connotazione in rapporto al contesto rurale. La matrice naturale residua è caratterizzata da poche aree agricole; negli ambiti adiacenti a Curno Stezzano e Azzano il paesaggio agricolo si presenta privo di particolari connotazioni. L’area tra Lallio e Stezzano, e intorno a Seriate, è invece caratterizzata, nelle residue aree interstiziali, da una più ricca dotazione arborea e dalla presenza di acque; stessa caratterizzazione, anche se in tema minore, nella fascia a sud di Treviolo e Lallio. Nell’alta pianura, fino a prima del secondo dopoguerra, l’immagine territoriale prevalente era quella di una disseminazione di nuclei rurali piuttosto modesti, nonostante la presenza dell’autostrada Milano-Bergamo e Milano-Brescia inaugurate nel 1927 e 1931, se si eccettua la particolare configurazione monumentale di Stezzano con le sue ville e palazzi ancora rilevabili. La costruzione del campo di aviazione di Orio al Serio ha costituito una barriera invalicabile allo sviluppo urbano oltre questo limite. In tutti i centri le trasformazioni hanno in genere cancellato i caratteri originari e le strutture planimetriche leggibili possono indurre a supporre l’esistenza di valori che nella realtà demolizioni rifacimenti e sostituzioni hanno compromesso. La zona orientale, più distante dalle propaggini urbane di Bergamo, poggia sul livello del pianalto ferrettizzato; questo paesaggio sorge ai piedi dell’impianto collinare che connota la Bassa Val Cavallina, e complessivamente presenta i caratteri di densità e di confusione insediativa tipici degli odierni assetti metropolitani.

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104Analogamente il continuum urbano che si estende fino a Nembro, in direzione della Valle Seriana, riassume un processo di crescita urbana legata alla logica dello sviluppo produttivo. Sostanzialmente la fascia di territorio che circonda il capoluogo di Bergamo risulta divisa in settori dal sistema infrastrutturale radiocentrico focalizzato sulla città di Bergamo (le linee ferroviari, le arterie stradali da e per Lecco, Milano, Treviglio e Crema) che hanno subito gradualmente la perdita dei connotati naturali ed agrari in quanto compromessi dalle espansioni residenziali e industriali. Tra le poche aree libere superstiti di un certo interesse permane quella attraversata dai corsi d’acqua Morlana e Morla, essendo equipaggiata ancora da una ricca dotazione arborea con funzione di separazione e filtro visivo, e le aree a ridosso del corso del fiume Serio nel tratto compreso dall’unità, in quanto in stretta relazione funzionale con il fiume essendo connotate dalle presenze naturalistiche del contesto fluviale. Elementi fondamentali per la percezione anche dinamica dei connotati d’ambito sono il percorso autostradale e la strada di collegamento Bagnatica-Montello che fiancheggia i versanti collinari adiacenti.

6.3.24 ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA BREMBO E SERIO

L’unità ambientale rappresenta un vasto ambito che fa riferimento al paesaggio dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta bergamasca, ed al paesaggio delle valli escavate; si tratta di un vasto ambito corrispondente al livello fondamentale della pianura compreso tra il terrazzo fluviale del Brembo e il corso del fiume Serio. Il terreno è costituito da aree drenanti, prive di morfogenesi attiva, costituite da ghiaie a matrice sabbiosa, con irregolari intercalazioni di lenti sabbiose, spesso oggetto di attività estrattiva. I suoli risultano bruni, mediamente profondi e ad elevata pietrosità. “L’assetto del paesaggio agrario discende dalle bonifiche operate in epoca storica con la scomparsa delle aree boscate primigenie a favore delle coltivazioni irrigue e seccagne. Sporadici elementi di sopravvivenza del paesaggio naturale sussistono solo in coincidenza dei solchi fluviali dei maggiori fiumi. Il disegno del paesaggio agrario presenta, seguendo l’evoluzione recente, una notevole dinamica evolutiva che configura assetti agrari

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 105 sempre meno caratterizzanti nel loro disegno distributivo; ... a tale considerazione si aggiunge la forza eversiva del fenomeno urbano: ...l’affollamento della trama infrastrutturale, degli equipaggiamenti tecnologici, dell’urbanizzazione di strada o di espansione del già consistente tessuto insediativo storico delinea una situazione paesaggistica fortemente compromessa e resa emblematica dall’aspetto ormai ruderale delle molte cascine disperse nella campagna” (da PTPR, Piano del Paesaggio Lombardo, vol. 2). Infatti le principali arterie infrastrutturali della provincia solcano questo tratto di pianura alterando quello che era l’originaria dinamica evolutiva urbana “a gemmazione” e favorendo una proliferazione degli insediamenti secondo una logica “a pettine o a schiera” lungo le vie di comunicazione indipendentemente da riferimenti storici d’appoggio. “E’ dunque un paesaggio impoverito nelle sue dominanti naturali, dove lo sfoltimento delle cortine arboree, delimitanti i terreni di coltura, mette ancor più a nudo la povertà dei suoi caratteri. Singolare invece e quasi unico l’assetto paesaggistico dell’alveo del Serio, ... non incassato ma compreso entro un largo greto ghiaioso”. Il settore di pianura in oggetto, risulta, un ambito a prevalente connotazione insediativa e strutturale, con una limitata pausa agricola sul lato meridionale. Grossi centri urbanizzati di origine radiale, insediamenti industriali e commerciali tra i più grossi della provincia creano il tessuto connettivo principale di questo ambito. Le aree libere residue dell’agricoltura presentano i caratteri dell’alta pianura bergamasca, e sono caratterizzate dalle emergenze fuori scala dei grossi insediamenti produttivi che comunque caratterizzano il paesaggio. La fascia parallela all’ambito del Brembo, risulta caratterizzata da una ricca dotazione arborea. Le grandi strade di attraversamento, l’autostrada Milano-Bergamo e la ferrovia Treviglio-Bergamo, convergono tutte sulla città che, assieme alla catena delle Prealpi Orobiche, viene percepita nei tratti lasciati liberi dalle numerose costruzioni, quale suggestivo fondale. La porzione di territorio più centrale e che arriva fino al Serio, è molto più omogenea, con ambiti aperti della pianura interessati da agricoltura intensiva con modeste connotazioni d’ambito. I corsi d’acqua presenti ricalcano un andamento nord-sud, rimarcato dal corso del fiume Serio. Un altro elemento di caratterizzazione del paesaggio di impronta storico culturale è rappresentato dal Fosso bergamasco, ancora visibile quale segno storico che rappresentava il confine tra il dominio lombardo-veneto e quello milanese, ed il tracciato storico della strada Francesca, che storicamente non ha mai rimarcato in maniera specifica un itinerario solo di tipo commerciale, bensì un collegamento di più vasta portata territoriale che si appoggiava ai punti di miglior guado dei corsi d’acqua che solcavano il territorio. Questa porzione di territorio è per lo più interessata da coltivazioni agricole attuate da aziende in genere di discrete dimensioni, insediate in grosse cascine che caratterizzano ancora la struttura del paesaggio. Centri urbanizzati distribuiti sul territorio hanno mantenuto uno sviluppo radiale a partire dal nucleo originario. L’impianto arboreo acquista un particolare significato nel disegno della struttura territoriale. Le principali linee di percezione sono costituite dagli assi stradali radiali rispetto alla città di Bergamo, percepibile soprattutto nella fascia a nord con il profilo della parte più antica.

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1066.3.25 ALTA PIANURA ASCIUTTA TRA SERIO E OGLIO

La pianura delle colture intensive, racchiusa tra l’Oglio e Serio, è simile per caratteri alla fascia estesa tra Adda e Serio. Il paesaggio agricolo è piuttosto uniforme e privo di connotazioni particolari se non per la presenza di numerosi edifici agricoli tradizionali anche di notevoli dimensioni distribuiti uniformemente. Attorno ai centri storici originari si sono sviluppati insediamenti residenziali ramificati lungo le strade sulle quali si sono spesso attestati insediamenti produttivi, determinando una conurbazione nel tratto Grumello-Castelli Calepio. Tale sviluppo è stato sostenuto anche dalla presenza dell’autostrada Bergamo-Brescia con i relativi accessi. Di grossa consistenza appare infatti l’area industriale tra questa e l’abitato di Grumello. Gli abitati originari si sono consistentemente espansi nelle conche e sui versanti collinari, con distribuzione diffusa. Generalmente i percorsi che attraversano la piana consentono ampie e profonde vedute dell’area collinare. Dalle colline si ha la percezione completa delle aree pedecollinari e della pianura, mentre dalla Valle del Fico si ha la visione completa del circo collinare alle spalle di Chiuduno. La piana della valle del Fico, la conca di Grumello e la fascia piana attorno a questo fino a comprendere tutto l’abitato di Telgate costituiscono il pianalto ferrettizzato affacciato sul livello fondamentale della pianura con una scarpata visibile. A nord la porzione di territorio è collinare racchiusa da un crinale ben definito diramato verso la pianura a dividere la Valle del Fico dalla conca di Grumello. I versanti originati sono quasi interamente coltivati a vigneto con poco bosco, in relazione alla loro esposizione a sud. Anche la prima fascia pedecollinare è coltivata in piccoli campi, a volte segnati da filari d’alberi, in relazione alla fitta presenza di insediamenti residenziali anche di antico impianto. Il fenomeno paesistico maggiormente negativo consiste nella diffusione insediativa a carattere produttivo che tende ad occupare l’area pianeggiante conurbando gli insediamenti esistenti ed impedendo la percezione dei luoghi dalle strade.

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 107 Avvicinandoci al fiume Oglio il paesaggio cambia in rapporto alla presenza dell’habitat naturale e costruito di relazione con il fiume.

L’aspetto più caratterizzante di questa parte di pianura è la presenza di connotazioni riconducibili al carattere della “valle storica” dell’Oglio, costituita dal paesaggio delimitato da un lato dal letto di piena ordinaria del fiume, e dal terrazzo geomorfologico compreso. L’ambito riassume diversi paesaggi in relazione ai sub-ambiti attraversati dal fiume; è stretto e con versanti ripidi e scoscesi nel tratto iniziale; ampio e pianeggiante nel tratto intermedio; e delimitato dagli argini in rilevato verso il fiume e con versanti lievi o sfumati nell’aperta pianura del tratto finale. La “valle storica” è generalmente composta da una fascia di vegetazione riparia che costeggia il letto di piena ordinaria, da una fascia di paesaggio agricolo e da una fascia di vegetazione riparia lungo i versanti del terrazzamento; per tanto si può dire che buona parte del corso dell’Oglio è racchiuso tra due quinte arboree. Lungo questo tratto di fiume non sono insediati vasti abitati urbani, bensì paesi e nuclei dalla prevalente immagine agricola, e numerosi insediamenti agricoli isolati (cascine o gruppi di cascine). E’ inoltre solcato da canali, rogge, immissari ed emissari dell’Oglio che creano una trama molto importante nel paesaggio. L’espansione recente, del resto, ha spesso sovvertito queste regole fisiche, andando ad intaccare il territorio anche oltre il limite del terrazzo

Foto 30 – Il fiume Oglio a Palazzolo

Foto 31 - Il fiume Cherio

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108fluviale con insediamenti ed attività di escavazione incongrui per le condizioni ambientali e paesistiche. Questa porzione di territorio è per lo più interessata da coltivazioni agricole attuate da aziende in genere di discrete dimensioni, insediate in grosse cascine che caratterizzano ancora la struttura del paesaggio. I centri urbanizzati distribuiti sul territorio hanno mantenuto uno sviluppo radiale a partire dal nucleo originario.

6.3.26 BASSA PIANURA IRRIGUA TRA ADDA E SERIO

La porzione di pianura meridionale risulta compresa da est ad ovest tra il confine di Provincia ed il corso del fiume Serio, e da nord a sud tra il tracciato della strada Francesca e parte del Fosso Bergamasco ed il confine di Provincia. L’ambito poggia sul livello fondamentale della pianura, e risulta percorso in senso nord-sud dai fiumi principali (Adda-Serio) e da una fitta rete di rogge e canali artificiali immissari ed emissari dei primi che, unitamente alla presenza di una ricca maglia di risorgive ed equipaggiamenti arborei che disegnano l’articolato sistema ambientale, determinano una significativa matrice connotativa paesistico ambientale di chiaro valore che detta le linee strutturali di questo paesaggio, il quale, seppure compromesso da uno sviluppo urbano e infrastrutturale slegato dagli originari storici principi ordinatori, ancora presenta situazioni di fatto e potenziali di notevole interesse per l’identità del territorio. L’ampia pianura presenta sub-ambiti con diverse connotazioni paesistico-ambientali. La pianura gravitante intorno al centro urbano di Treviglio, considerato il secondo centro dopo Bergamo per dimensioni, è compresa tra il terrazzo fluviale dell’Adda ed il Serio, ed è costituita dal vasto insediamento di Treviglio e dai minori abitati sorti su impianto radiale con presenze monumentali di alta qualificazione, da una residua maglia di superfici agricole interessate da una attività di tipo intensivo e da aree a più densa connotazione irrigua ed arborea, a valle del terrazzo fluviale

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 109 dell’Adda, intorno a Spirano e Pognano e a sud ed est di Pagazzano fino al Serio, ove si rilevano particolari elementi connotativi dovuti all’impianto arboreo ed irriguo, e legati alla appartenenza alla fascia dei fontanili. Data l’elevata concentrazione di fontanili attivi e potenziali, oggi in disuso per effetto di scorrette politiche agricole e gestionali delle risorse idriche, questa parte di territorio appartiene quasi interamente, tranne la fascia agricola a nord nord-est ed ovest di Treviglio, alla fascia dei fontanili riconosciuta dagli studi settoriali come area di pregio naturalistico per i sistemi naturalistici endemici appurati e per i sistemi storico culturali ancora leggibili sul territorio (sistema delle cascine e dei nuclei storici rurali, sistema della viabilità storica, sistema delle centuriazioni, sistema delle rogge e dei canali), per la identificazione dei quali si rimanda all’elaborazione di dettaglio del Piano Territoriale di Coordinamento provinciale a valenza paesistica.

La pianura compresa tra Adda e Serio risulta connotata da caratteri fondamentali appartenenti al paesaggio della campagna irrigata, con grossi centri urbani distanti l’uno dall’altro e di antica caratterizzazione. La struttura di tali centri è impostata sul reticolo stradale di tipo stellare, con un consistente nucleo storico che occupa la parte centrale. Tra Caravaggio e Misano, con un evidenza paesistica che ne fa un caso eccezionale nella provincia bergamasca, sorge il Santuario, completato nel Settecento, che a ragione costituisce emergenza monumentale, alla quale contribuisce anche il lungo viale alberato di accesso. La zona mantiene una forte impronta agricola, con una rete di cascinali anche di notevoli dimensioni e con pregi architettonici. Un reticolo fondiario organizzato secondo la persistenza delle centuriazioni è rilevabile nella fascia sud di Caravaggio. Una rete strettamente integrata inquadra i canali d’irrigazione, con andamento nord-sud e gli antichi cascinali; l’emergenza rappresentata dai fontanili costituisce elemento connotativo dei luoghi, di straordinaria significatività.

Foto 32 – I magredi del Serio

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1106.3.27 BASSA PIANURA IRRIGUA TRA SERIO E OGLIO

Il paesaggio compreso tra il Serio e l’Oglio preannuncia un utilizzo più agricolo dei terreni, con insediamenti sempre più isolati ed incorniciati da sottili frange alberate. E’ elemento di rilevante testimonianza storico culturale il Fosso bergamasco, in quanto corpo idrico con funzione di identità storica di confine amministrativo. A sud del Fosso bergamasco, prosegue il paesaggio della pianura irrigua caratterizzata da un intenso reticolo irriguo e dalla presenza di antiche cascine sparse nel contesto agricolo, nonchè da solitarie strade campestri fiancheggiate da frange alberate. Anche in questa parte di pianura bergamasca, l’organizzazione storica romana del territorio in centurie ha svolto una funzione ordinatrice per lo sviluppo economico ed urbano, essendo ancora parzialmente leggibile. Nella porzione più meridionale è individuabile la pianura dei fontanili, che comprende l’area irrigua di Fontanella Barbata e Isso, fortemente caratterizzata da un più intenso reticolo idrografico e dalla presenza di numerosi fontanili, con le conseguenti macchie arboree spesso a cornice delle antiche cascine. Sono da menzionare i ritrovamenti archeologici rinvenuti nel comune di Isso. L’attraversamento nel Comune di Cortenuova del tracciato ferroviario offre nella direzione a nord squarci visuali d’effetto. La vicinanza del fiume Oglio determina la presenza di connotazioni riconducibili al carattere della “valle storica” dell’Oglio, costituita dal

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Studi e analisi per il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 111 paesaggio delimitato dal letto di piena ordinaria del fiume e dal terrazzo geomorfologico compreso. L’ambito è ampio e pianeggiante e delimitato dagli argini del fiume; è generalmente composto da una fascia di vegetazione riparia che costeggia il letto di piena ordinaria, da una fascia di paesaggio agricolo e da una fascia di vegetazione riparia lungo i versanti del terrazzamento; per tanto si può dire che buona parte del corso dell’Oglio è racchiuso tra due quinte arboree. Lungo questo tratto di fiume non sono insediati vasti abitati urbani, bensì paesi e nuclei dalla prevalente immagine agricola, e numerosi insediamenti agricoli isolati (cascine o gruppi di cascine). E’ inoltre solcato da canali, rogge, immissari ed emissari dell’Oglio che creano una trama molto importante nel paesaggio.