63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

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Esperienze internazionali Romania * di Marina Da Forno, Marina Emiliani, Cleofe Guardigli Contributi di: Eugen Preda, Tiziano Barone, Anastasia Giuffrida 9 Coordinamento editoriale Alessandro Vaccari Supervisione Anna Clementino, Carla Graziano Spinn - Servizi per l’impiego network nazionale - è il progetto che Italia Lavoro realizza, nell'ambito del PON 2000 - 2006, per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali « »

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Prezentarea dinamicii pietei muncii, cu date statistice privind rata ocuparii si somajului, descriere a SPO, a politicilor active si pasive implementate si organizarea sistemului de formare. Se examineaza si raspunsul tarii fata de strategia europeana de ocupare

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Esperienzeinternazionali

Romania*di

Marina Da Forno, Marina Emiliani, Cleofe Guardigli

Contributi di:

Eugen Preda, Tiziano Barone, Anastasia Giuffrida

9

Coordinamento editoriale

Alessandro Vaccari

Supervisione

Anna Clementino, Carla Graziano

Spinn - Servizi per l’impiego network nazionale - è il progetto che Italia Lavoro realizza, nell'ambito del PON 2000 - 2006, per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali« »

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Indice

Prefazione (L. Battistoni) pag. 7

Capitolo ICarta d’identità della Romania 11

Scheda sintetica 111. Profilo storico e politico 12

1.1 Le origini 121.2 Il medioevo e i “vovoidati” 121.3 Uno Stato unitario 141.4 La prima guerra mondiale 151.5 La seconda guerra mondiale 161.6 La dittatura di Nicolae Ceausescu 191.7 Cronologia di una rivoluzione 221.8 La Romania dopo Ceausescu 26

2. Organizzazione istituzionale dello Stato 283. Situazione politica 31

Capitolo II Economia e occupazione 37

1. La transizione verso un’economia di mercato 372. Imprese, ristrutturazione e privatizzazioni 383. Sviluppi economici recenti 39

Capitolo IIIIl mercato del lavoro 43

1. Caratteristiche del mercato del lavoro 43I° edizione giugno 2005

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2. Le politiche attive per il lavoro 482.1 Le istituzioni coinvolte nelle misure attive 482.2 Le politiche del lavoro affidate alle azioni

dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego 542.3 L’Agenzia Nazionale per l’Impiego (NAE) 67

Capitolo IVRelazioni internazionali 83

1. Rapporti con organismi internazionalie processo di adesione all'Ue 83

2. Il rapporto privilegiato con l'Italia 883. Le imprese del Veneto in Romania 954. Flussi migratori 99

4.1 I processi migratori nella nuova Europa 994.2 Il fenomeno dell'emigrazione in Romania 1004.3 I romeni in Italia 1044.4 Gli italiani in Romania 106

Capitolo VProgetto di gemellaggio amministrativo:“Supporto per rafforzarele capacità istituzionali dell’AgenziaNazionale per l’Impiego” 109

1. Premessa 1092. Introduzione 1113. Il progetto - Obiettivi ed azioni 1134. Il progetto - Stato d'avanzamento 124

Appendice 127

Indirizzi utili 127

Bibliografia e pagine web consultate 135

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Prefazione

L’allargamento dell’Unione europea - processo che continuacon gli ingressi oramai prossimi di Romania e Bulgaria - e le opportuni-tà offerte dalla vicinanza delle economie emergenti del bacino delMediterraneo e dei Balcani, impongono all’Italia di prepararsi ad affron-tare in maniera efficace la mobilità transnazionale dei lavoratori e ladelocalizzazione delle imprese. Si fa sempre più pressante la necessitàche il nostro sistema produttivo e il mercato del lavoro si dotino deglistrumenti per affrontare in maniera costruttiva le sfide poste dalla glo-balizzazione.

In un contesto dove tra gli obiettivi più importanti abbiamo ilcalo della disoccupazione e la capacità di assicurare occasioni lavorativeal maggior numero di persone, il nostro Paese deve quindi continuarelungo il cammino intrapreso dell’abbandono dei sostegni al reddito – ti-pico strumento di politica passiva – per incentivare invece l’ingresso nelmercato del lavoro. Un cammino diretto sempre più verso le politicheper l’occupabilità, che stimoli gli investimenti in capitale umano e inno-vazione, puntando sugli strumenti di supporto all’orientamento e allaformazione, e sul sostegno alla ricerca per aumentare la qualità dei pro-cessi, dei prodotti e dei lavori.

L’Italia condivide questa sfida sia con i suoi partner europeisia con il resto del mondo. Ma per posizione geografica e storia il no-

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stro Paese è al centro di un più vasto processo di integrazione tra i po-poli, che investe sia il Vecchio Continente sia i Paesi che si affaccianosul Mediterraneo. In quest’ottica diventa fondamentale la conoscenza delle dimensioni eco-nomiche e sociali non solo dei Paesi dell’Unione europea e di quelli chesono prossimi all’ingresso, ma anche della situazione dei Paesi che si tro-vano nel bacino del mediterraneo e nell’area dei Balcani. Conoscenzasempre più importante – sia per il Governo centrale e per il Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali, che per i diversi attori del territorio qualiRegioni e Province – per avvicinare e far dialogare i Servizi per l’impiegopubblici e privati, i sistemi di inserimento lavorativo e i servizi alla per-sona e alle imprese, facilitando così la mobilità dei lavoratori nell’Unioneo all’interno di altre economie europee o extra europee.

E’ allora proprio guardando a questi obiettivi che la collana diEsperienze Internazionali di SPINN – Servizi per l’Impiego Network Na-zionale - sviluppa la sua missione e si rafforza, affermandosi comestrumento indispensabile per conoscere sistemi sociali e realtà economi-che e politiche diverse, con particolare riguardo alla politiche perl’occupazione. Dopo i dieci nuovi Stati membri che hanno aderito all’Ueil primo maggio del 2004, i primi Paesi prossimi all’ingresso che vengo-no ora affrontati nella collana sono tre: Romania, Bulgaria e Croazia. Questo volume sulla Romania è particolarmente importante, infatti ilMinistero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed Italia Lavoro stanno svol-gendo in questo Paese uno dei progetti internazionali di scambio piùinteressanti realizzati tra Paesi europei, progetto di cui viene data ampiatestimonianza al Capitolo V del presente volume.Successivamente l’analisi si sposterà verso quelli del Bacino delMediterraneo e dell’area dei Balcani: Marocco, Algeria, Tunisia, Albania eSerbia.

Un particolare ringraziamento va all’ICE – Istituto per il Com-mercio Estero – il cui prezioso materiale ci è stato molto utilesoprattutto nella parte concernente le relazioni internazionali e l’inter-scambio commerciale dell’Italia con i Paesi presi in esame.

Lea Battistoni

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Forma di governoRepubblica semipresidenziale

Stemma

Bandiera

Superficie238.391 Kmq

Popolazione 22.810.000 ab. (censimento 2002)

Suddivisione amministrativa40 Contee e Bucarest

Capitale Bucarest (2.354.510 ab.)

MonetaLeu (ROL), suddiviso in 100 Bani

LinguaRomeno, diffusi l’ungherese e il tedesco.

Composizione etnicaRomeni 89.5%, ungheresi 6.6%,rom 2.5%, tedeschi 0.3%, ucraini0.3%, altri 0.8% (censimento2002).

ReligioneOrtodossa rumena 70%, cattolica3%, uniate 3%, protestante 6%,altre 18%.

Città principali Brasov (346.000 ab.), Timisoara(330.000 ab.), Iasi (815.000 ab.),Craiova (312.000 ab.), Cluj-Napoca(332.000 ab.), Costanta (747.500ab.), Sibiu (200.000 ab.), Targu-Mures (165.000 ab.), Suceava(106.000 ab).

Membro diONU, Consiglio d’Europa, OECD,WTO, EBRD, IMF, ONU, NATO, FAO,GATT (WTO), IAEA, IBRD, ICAO, ICJ,IMO, UNCTAD, UNESCO, UNEP,UNIDO, UPU, UNICEF, WEP, WFC,WHO, WIPO, WMO, CEFTA.

1. Carta d’identità della Romania

Scheda Sintetica

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A

D

CZ

PL

SLOH

I

F

B

NL

GB

IRL DK

SFIN

EST

LV

LT

SK

GR

M

EP

L

RO

BG

AL

TN

DZ

MA

SCG

HR

•BUCAREST

•TIMISOARA

•BACAU

•SIBIU

•TIRGU MURES

•SUCEAVA

•RESITA

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Nel IX secolo si costituirono le prime entità politiche autonome struttu-rate secondo le tradizioni romane e bizantine, come i ducati e i voivo-dati. A partire dal IX secolo queste piccole formazioni statali romenevennero accorpate portando così alla formazione dei principati dellaMoldavia e della Valacchia. La Transilvania subì un processo differente perché fin dal X secolo i Ma-giari iniziarono a diffondersi all’interno del territorio e intorno al XIII se-colo la Transilvania divenne un voivodato autonomo sotto la coronaungherese. Le società dei voivodati erano soggette a due influenze formidabili,quella romano-dacica e quella bizantina. Elemento di unità era la figuradel Principe, titolare di un potere pressoché assoluto. L’autorità religiosaera detenuta da un vescovo cattolico e da un metropolita ortodosso incontrapposizione tra loro.

La popolazione, dedita in gran parte all’agricoltura, erasuddivisa in tre classi: i boiari, proprietari terrieri e di-gnitari di corte, i contadini liberi e gli schiavi. La quasitotalità dell’aristocrazia era di origini ungheresi.

I voivodati di Valacchia e Moldavia durante tutto il XIV e XVsecolo dovettero far fronte alle pressioni dei Turchi lungo i confini meri-dionali e orientali del territorio. A partire dal 1396 la Valacchia guidata dal voivoda Mircea cel Batran(Mircea il Vecchio, 1386-1418) dovette sottostare alle direttive degli otto-mani e nel 1417 ne divenne a tutti gli effetti tributaria. La Moldavia fucostretta al tributo più tardi, nel 1455, e quando infine i Turchi conqui-starono l’Ungheria, nel XVI secolo, anche la Transilvania divenne vassal-la dell’Impero Ottomano.

Nel 1600 i tre Stati romeni si unirono, per un breve periodo,sotto Mihai Viteazul (Michele il Bravo, 1593-1601), principe di Valacchia,che aveva congiunto le proprie forze militari con quelle dei potenti prin-cipi della Moldavia e della Transilvania per combattere i turchi. Egliriuscì a realizzare per la prima volta l’unione delle tre regioni e di tutti iromeni, un esperimento di grandissima importanza, anche se di brevedurata. L’unità infatti durò solamente un anno; il principe venne sconfit-to dall’azione congiunta di un esercito asburgo-transilvanico, quindi

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1. Profilo storico e politico

1.1 Le origini

Le più antiche testimonianze della presenza umana sul terri-torio della Romania risalgono al periodo Musteriano. Nei Carpazi sud-occidentali sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti a 35.000anni fa, in una caverna della Transilvania, dipinti risalenti al 10.000a.C., mentre i primi insediamenti fortificati sono riconducibili al Neoliti-co finale (2900-2700 a.C.). Si è a conoscenza che durante l’Età delBronzo i giacimenti di rame del territorio vennero sfruttati intensamen-te e durante la successiva Età del Ferro popolazioni di ceppo tracefondarono la prima civiltà in terra romena. A partire dal VII secolo a.C. i Greci stabilirono alcune colonie commercialilungo le coste del Mar Nero, ma il primo vero regno è quello dei Daci, unpopolo proveniente dalla Tracia, che nel I secolo a.C. fondò sul territoriodell’attuale Romania un potente Stato per far fronte alla minaccia romana. Lo Stato dacico rimase autonomo per oltre due secoli, finché si arreseall’offensiva sferrata dai Romani, che guidati dall’Imperatore Traiano,riuscirono a fare della Dacia una provincia dell’Impero. La colonizzazione romana coprì gran parte dell’attuale Romania com-preso l’altopiano della Transilvania, Banat e la Valacchia occidentale. L’Impero, tuttavia, non riuscì a mantenere a lungo il controllo sulla Da-cia, nel 271 d.C. l’imperatore Aureliano, incalzato dalle incursioni deiGoti, fu costretto a richiamare le legioni stanziate in Dacia, ponendofine al dominio di Roma sulla regione. L’occupazione romana fu relati-vamente breve (165 anni) eppure le due civiltà si amalgamarono inten-samente dando origine a una popolazione romano-dacica di lingualatina e fede cristiana. La lingua latina fu un’eredità permanente chesopravvisse a tutte le invasioni successive da parte delle diverse po-polazioni nomadi.

1.2 Il medioevo e i “voivodati”

Tra il IV e il X secolo il territorio dell’attuale Romania fu attra-versato e dominato da diverse popolazioni, tra cui i Goti, gli Unni, gliAvari, gli Slavi, i Bulgari, i Magiari.

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sia, Serbia e Montenegro nella guerra contro la Turchia, vide riconosciu-ta dal Congresso di Berlino (1878) la piena indipendenza del Paese, cuiveniva annessa una parte della Dobrugia, conquistata poi interamentenel corso della guerra contro la Bulgaria (1913).Nel marzo del 1881 la Romania divenne un regno a tutti gli effetti, CarloI fu incoronato Re di Romania e cinque anni dopo, nel 1886, fu promul-gata la costituzione che proclamava la Romania una monarchia costitu-zionale. Questa monarchia durò fino all’abdicazione di Re Michele nel1947 ed alla presa di potere dei comunisti. Dal 1918 anche la Transilva-nia si unì alla Valacchia e Moldavia.

1.4 La prima guerra mondiale

Ai primi del ‘900 la Romania si trovava in una situazione eco-nomica drammatica, le cui cause erano soprattutto imputabiliall’arretratezza dell’agricoltura e allo scarso sviluppo industriale. Nel1914 era il paese dell’Europa orientale, in cui predominava la grandeproprietà terriera. La classe dei contadini era sfruttata dai latifondisti,che imponevano loro orari massacranti e non si preoccupavano di mo-dernizzare l’agricoltura. Il ceto medio, costituito soprattutto dacommercianti e funzionari, era concentrato nei centri urbani, dove inmolti casi raggiungeva il 75% degli abitanti.

Nell’agosto del 1914, quando scoppiò la prima guerramondiale, la Romania inizialmente dichiarò la sua neu-tralità. Due anni più tardi entrò in guerra a fianco dellepotenze dell’Intesa (Francia, Inghilterra, Italia, Russia).

L’entrata in guerra della Romania fu decisa non solo per i pre-stiti finanziari concessi dall’Italia e dall’Inghilterra, ma anche per le loropromesse territoriali. Le potenze dell’Intesa avevano infatti promesso, incaso di vittoria, di cedere alla Romania il territorio della Transilvania edi conservare quello acquisito con la seconda guerra balcanica. La scon-fitta dell’Austria-Ungheria e il crollo dell’Impero austro-ungarico (1918)furono fatti determinanti per preparare il terreno alla formazione dellanuova Romania. Il trattato di Saint-Germain-en-Laye (10 settembre 1919)attribuì il territorio della Bucovina, rimasta in mani austro-ungariche sin

catturato e decapitato. La Transilvania cadde allora sotto il dominioasburgico, mentre la sovranità turca continuò incontrastata in Valacchiae Moldavia fino al XIX secolo inoltrato.

1.3 Uno Stato unitario

Il XVIII secolo è considerato il rinascimento romeno. L’idea diun’identità nazionale valacco-moldava venne sostenuta dai principi Co-stantin Brancoveanu di Valacchia e Dimitrie Cantemir di Moldavia. Inquesto periodo si rafforzò la consapevolezza del loro retaggio latino ele due regioni si ritrovarono culturalmente estremamente vicine. Nel 1775 parte del territorio settentrionale della Moldavia, la Bucovina,fu annessa dall’Austria-Ungheria. A ciò fece seguito la perdita, nel 1812,del territorio orientale, la Bessarabia, a favore della Russia.Dopo la guerra russo-turca del 1828-29, la Valacchia e la Moldavia di-vennero protettorati russi e il dominio ottomano sui principati terminòdefinitivamente. Nel 1848 Valacchia e Moldavia rivendicarono la creazione di uno stato ro-meno autonomo che includesse anche la Transilvania, e riuscirono a por-tare la causa dell’unificazione all’attenzione delle diplomazie europee.Francia, Inghilterra e il Regno di Sardegna guardavano con favore a unprincipato valacco-moldavo unito, mentre il progetto era ostacolato dal-l’Austria e dall’Impero Ottomano. Nel 1859 la Valacchia e la Moldavia elessero come loro unico Principe ilcolonnello Alexandru Ioan Cuza, ottenendo di fatto l’unione dei dueprincipati. Nel 1861 il nuovo stato venne chiamato con l’appellativo diPrincipati Uniti di Romania, e nel 1862 fu ribattezzato con il solo nomedi Romania. Il Principe Cuza (1859-1866) si rivelò uno straordinario riformatore econtribuì alla modernizzazione della società romena e della strutturadello Stato: applicò una riforma agraria che assegnò terre coltivabili aoltre quattrocentomila famiglie di contadini, rese obbligatoria e gratuital’educazione primaria, patrocinò la nascita dell’Università di Bucarest eIasi, fece redigere il Codice Penale e il Codice Civile. Queste innovazioni,però, finirono per urtare fatalmente gli interessi dei boiari e della bor-ghesia, tanto che nel 1866 lo costrinsero ad abdicare. Il suo successore, Carlo di Hohenzollern-Sigmaringen, alleatosi alla Rus-

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Molotov-Ribbentropp. Il 30 agosto 1940, la Romania, sollecitata da Ger-mania e Italia, fu costretta a cedere la Transilvania settentrionaleall’Ungheria e la Dobrugia del sud passò alla Bulgaria.

La “Grande Romania” nel primo dopoguerra andò inpezzi. In seguito alla perdita di questi territori il paesesubì diverse manifestazioni di protesta e una crescentecollera cominciò a montare nella popolazione.

Re Carlo II fu costretto ad abdicare a favore del figlio MicheleI, dando però il titolo di conducator (duce) al generale Ion Antonescu,di chiaro schieramento nazista, il quale assunse il potere dell’esecutivo.Il generale Antonescu rafforzò la dittatura militare già esistente ed entròin guerra a fianco delle Armate dell’Asse contro l’Unione Sovietica, con ilprincipale scopo di riappropriarsi delle terre di Bessarabia. Ma le conse-guenze di tale alleanza furono disastrose: oltre alla sconfitta militare, sideve ricordare che più di 200.000 ebrei romeni e 40.000 rom vennerodeportati e trucidati ad Auschwitz. Il generale Antonescu fu destituito dare Michele I, arrestato e condannato a morte dalle autorità sovietiche. Ilgoverno della Romania venne affidato ad un’unità nazionale compostadai partiti comunista, socialdemocratico, liberale e contadino.

Il 23 agosto del 1944 la Romania, perdute le speranzedi vincere la guerra, cambiò schieramento dichiarandoguerra alla Germania.

Il 25 ottobre l’esercito romeno e quello sovietico cacciarono leforze tedesche e ungheresi dalla Transilvania, riportandole sotto il con-trollo della Romania. La Guardia di Ferro venne sciolta. Nel corso del conflitto, 500.000 soldati romeni morirono combattendocontro l’Unione Sovietica e 200.000 combattendo contro la Germania. Alla fine del conflitto la Romania entrò nell’orbita sovietica: nel 1946 leelezioni diedero la maggioranza a un blocco politico egemonizzato daicomunisti; nel 1947 venne proclamata la Repubblica Popolare e la fami-glia reale fu esiliata, la monarchia abolita, e nell’aprile del 1948 vennevarata la Costituzione della Repubblica Popolare Rumena.

dal 1775, alla Romania. Successivi accordi le assicurarono anche la Bes-sarabia, il Banato e, finalmente, la Transilvania.Alla fine della prima guerra mondiale la Romania ampliò il suo territoriodi una volta e mezzo, passando da 120.000 a 295.000 kmq, e la popo-lazione da 7,5 a 16 milioni di unità. L’acquisizione di queste nuove terrefu ratificata nel 1920 con il trattato di pace di Trianon (4 Giugno 1920)dalle forze dell’Intesa.

Il nuovo stato nascente aveva già introdotto il suffragiouniversale nel 1918 e una nuova riforma agraria nel1921: nel 1923 fu adottata una nuova costituzione – unadelle più democratiche del continente.

Venne garantita alle minoranze etniche, religiose e linguistichela completa eguaglianza dei diritti, l’insegnamento nella lingua maternae la libertà religiosa.

1.5 La seconda guerra mondiale

Negli anni ‘30 la difficile situazione economica del paese, lega-ta alla grande depressione, favorì il formarsi di gruppi filofascisti eantisemiti, e vide imporsi in particolare il movimento della Guardia diFerro, fondato nel 1930 da Cornelius Zelea Codreanu. Il proseguire dellagrave situazione economica e dinastica determinò continue crisi gover-native, fino al formarsi, nel 1938, di un ministero filogermanico erazzista. La monarchia non seppe opporsi a questa deriva autoritaria: lacostituzione venne sospesa e i partiti messi fuori legge. In politica este-ra la Romania si legò inizialmente alla Francia, che ricopriva il ruolo digarante dei trattati di pace che avevano favorito Bucarest, ma negli annisuccessivi si avvicinò sempre più alla Germania e firmò il patto dei Bal-cani con Jugoslavia, Turchia e Grecia.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale non faceva presagi-re un immediato intervento della Romania. Ma la resa della Francia nelmaggio del 1940 lasciò il paese isolato, ed esso non riuscì a opporsi all’occupazione dell’Unione Sovietica della Bessarabia e della Bucovina set-tentrionale, che furono definitivamente annesse alla Russia dal patto

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sultato fu un massacro di cittadini romeni perpetrato dagli uomini cheavrebbero dovuto governarli con giustizia.

Alla morte di Gheorghiu-Dej si aprì la lotta per la sua succes-sione, la spuntò il più giovane ed inesperto dei candidati, NicolaeCeausescu, designato a quell’incarico dallo stesso Gheorghiu-Dej.

1.6 La dittatura di Nicolae Ceausescu

"Imputato Nicolae Ceausescu….". "Non sono imputato, sono il presiden-te della Romania e il comandante supremo delle forze armate". Interrogato dal Presidente del tribunale rivoluzionario che lo stava con-dannando a morte, Ceausescu rispose così. Questa fu una delle ultimefrasi pronunciate dal “conducator” Nicolae Ceausescu, presidente rome-no per venticinque anni, uno dei dittatori abbattuti dalla svolta antico-munista dei Paesi che aderivano al Patto di Varsavia, nel 1989.

Nato il 26 gennaio 1918 a Scornicescdti, in gioventù era statoun rivoluzionario, lottando contro la monarchia di re Michele. QuandoGheorghiu-Dej divenne presidente della Romania nel 1952, Ceausescu fuchiamato ad affiancarlo e da allora percorse tutto il cursus honorum nel-lo stato romeno, fino alla nomina nel 1965 di Segretario del PartitoComunista Romeno e nel 1967 di Presidente della Romania. Nicolae Ce-ausescu, nei primi anni del suo governo fu molto ben visto dallapopolazione romena, perché il suo regime era meno spietato di quellodel suo predecessore e perché Ceausescu riusciva a resistere alle pres-sioni dei sovietici di voler entrare nelle questioni interne romene.

Pur facendo parte del blocco comunista, Ceausescu fu l’alleatopiù instabile e meno leale dell’Unione Sovietica: nel 1968, infatti, con-dannò l’invasione sovietica in Cecoslovacchia. Questo atto gli feceguadagnare le lodi e gli aiuti economici dell’occidente: gli Stati Uniti, in-fatti, accordarono alla Romania lo status di “nazione privilegiata”,status che fruttò al paese durante i dieci anni successivi un miliardo didollari, sotto forma di crediti, da parte del governo di Washington.Ceausescu condannò anche l’invasione sovietica in Afghanistan (dicem-bre del 1979), ma l’atto più importante lo compì in occasione del boi-

Nel 1949 la Romania aderì al COMECON (Consiglio di mutua as-sistenza economica), il paese rimase allineato a Mosca fino alla fine deglianni ‘50, e nel 1958 furono ritirate le truppe sovietiche dal suo territorio. Tuttavia, gravi contrasti, di natura prevalentemente economica, spinserola Romania a prendere le distanze da Mosca e a portare avanti una poli-tica estera indipendente, sotto la guida di due leader del partito comu-nista Gheorghe Gheorghiu-Dej (1953-65) e il suo delfino NicolaeCeausescu (1965-1989). La dittatura “velata” di Gheorghiu-Dej e quella macroscopica di Ceause-scu frenarono ogni forma di sviluppo in Romania, anche se entrambicercarono di garantirsi una certa autonomia sul piano internazionale in-seguendo l’ideale di un grande stato socialista romeno.

Gheorghiu-Dej, inaugurò una linea politica autonomadalle direttive della centrale moscovita, chiamata “nuovocorso”.

Sul piano nazionale ridusse il ruolo attribuito all’industria pe-sante e concesse maggiori stanziamenti all’agricoltura e all’industria deiconsumi, provvedendo a nazionalizzare industrie e imprese, a espropria-re i terreni e a collettivizzare l’agricoltura. Sul piano internazionaleGheorghiu-Dej sottoscrisse il Patto di Varsavia (14 maggio 1955), che fustipulato tra Albania, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Repubblica Democrati-ca Tedesca, Cecoslovacchia e Urss, credendo che quella unionevolontaria di stati liberi potesse salvaguardare l’integrità territoriale e lasovranità del proprio Paese.

In politica interna, Gheorghiu-Dej stabilì una separazione difunzioni tra partito e governo, che si rivelò ben presto una sola finzioneal fine di assicurare a sé stesso un controllo assoluto su entrambe lestrutture. Il suo autoritarismo si manifestò con l’esclusione definitiva deisuoi avversari politici dal potere. Gheorghiu-Dej instaurò dalla fine del1953 fino alla sua morte, nel 1965, un vero e proprio regno del terrorenel Paese. Furono decine di migliaia i suoi concittadini sterminati neigulag, con la scusa che era necessario annientare fisicamente la borghe-sia romena per instaurare il governo del proletariato. Nei gulag peròfinirono anche oppositori del regime a vario titolo ed i contadini chenon volevano aderire alla collettivizzazione forzata delle loro terre. Il ri-

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Il consumo di energia elettrica venne ridotto in maniera drastica, e fuchiesto alla popolazione di lavorare ininterrottamente, anche durante lefestività religiose. La popolazione fu così ridotta allo stremo delle forze,e chi si dimostrava ostile alle direttive veniva molestato, intimidito otorturato ed ucciso dalla Securitate, la polizia segreta composta da piùdi sessantamila agenti, creata con il fine di controllare ogni aspetto pri-vato e pubblico della vita dei cittadini romeni e di soffocare ogni formadi protesta al regime. La cosa più grave fu che non tutta la popolazione dovette subire le ri-strettezze economiche decise dal dittatore. Infatti, lui, la sua famiglia e isuoi collaboratori più vicini, vissero nel lusso e nella ricchezza, conti-nuando ad accumulare capitali.

Inoltre, tra il marzo del 1985 e l’inizio del 1988, Ceausescu at-tuò una continua rotazione negli incarichi più alti dello Stato. L’obiettivoera piazzare sempre ad ogni posto un uomo a lui fedele, e che non lotradisse. Spesso la scelta cadde su parenti: la moglie, i figli, i fratelli, ecirca altri sessanta membri della famiglia di Ceausescu furono nominatia capo dei Ministeri, delle più alte cariche dello Stato, del Partito, e del-la Securitate. La Securitate divenne sempre più oppressiva nei confrontidella popolazione, arrivando perfino ad informarsi su chi fossero gliascoltatori abituali della radio clandestina anti-regime “Free Europe”, ecosa i professori insegnassero ai propri allievi nelle scuole. Incominciòad arrestare persone sulle quali gravavano solamente indizi, a torturarli,a dichiararli imputati in processi sommari senza alcun tipo di valenza le-gale e a condannarli al carcere duro senza alcuna prova concreta. Moltidi loro scomparvero, senza che, ancora oggi, si sia saputo più nulla del-la loro sorte.

Fu emanata una legislazione che vietava il diritto di associa-zione: quattro persone non avrebbero potuto riunirsi senza aver chiestoun’autorizzazione preventiva al Governo. Ceausescu bandì l’ingresso nelPaese a tutti i giornali stranieri, stabilì l’isolamento più completo dellaNazione nei confronti degli stati esteri e vietò le televisioni libere, pre-vedendo solo una televisione di Stato che dava ai cittadini notizie falsee distorte.

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cottaggio da parte di paesi comunisti delle Olimpiadi di Los Angeles del1984. Ceausescu, infatti, non rispettò le direttive sovietiche e inviò co-munque negli Stati Uniti una folta rappresentanza di atleti, permettendoalla Romania di piazzarsi addirittura al secondo posto nel medagliereassoluto.

La Romania, in quel periodo era, tra i Paesi del bloccocomunista, quello che intratteneva maggiori rapporti po-litici ed economici con i Paesi occidentali, tanto che nel1972, primo Paese socialista, entrò nel Fondo MonetarioInternazionale.

Durante quegli anni il partito comunista diventò sempre piùpopolare e nacque il culto della personalità di Ceausescu. Nel 1974 de-cise di indire le prime elezioni della storia della Romania per laPresidenza della Repubblica, stravincendole. La colpa di Ceausescu nei confronti del suo popolo non fu di natura“politica”, il suo errore fu quello di distruggere ogni bene e ricchezzache la Romania in quell’epoca aveva, portando, nel giro di pochi anni,la sua nazione al degrado e riducendola in una condizione di povertàtotale. In quei tempi la Romania era sufficientemente ricca da potersoddisfare tutte le richieste minime dei suoi abitanti, ma nel 1982 Ceau-sescu annunciò al popolo che si sarebbe seguita una politica di austeri-tà assoluta al fine di poter estinguere un debito estero che era ormai didecine di miliardi di dollari. Il motivo per cui Ceausescu si era convintodi dover estinguere il debito risaliva all’enorme impressione che avevadestato il crac economico della Polonia, oberata dal suo debito estero.Il dittatore aveva speso tutta la sua carriera da Presidente per cercare diallontanare la Romania dalla sfera di influenza sovietica e non potevacorrere il rischio di gettare la sua nazione tra le mani degli americani.

Il 1982 può essere individuato come l’inizio di una guer-ra silenziosa, con l’introduzione di politiche di austeritàche avrebbero messo a dura prova il popolo romeno.

Ceausescu decise che sarebbe stato destinato all’esportazioneogni bene alimentare prodotto in Romania, mentre, nel paese pane, uo-va, farina, olio, sale, e carne sarebbero stati progressivamente razionati.

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l’Ungheria, dove vivevano all’epoca circa un milione e settecentomilaungheresi.

Il 15 Dicembre, a Timisoara, un pastore della Chiesa Unghere-se Riformata, una piccola chiesa di rito evangelico, rifiutò l’ordine deisuoi superiori di trasferirsi in un’altra diocesi. Padre Laszlo Tokes attac-cò, nel corso di un comizio tenuto in una piazza di Timisoara, il Governoromeno, reo di infiltrarsi nelle più alte sfere delle chiese cristiane pre-senti in Romania e di attaccare continuamente l’autonomia dell’etniaungherese, e di violarne i diritti. Senza che lui lo avesse richiesto, lasua comunità gli si strinse attorno, organizzando una fiaccolata sponta-nea in appoggio a Tokes, ed accusando le autorità del regime romenodi voler allontanare Tokes dal loro territorio. La sera stessa sotto l’abita-zione di Tokes c’erano circa mille persone, e il numero continuò adaumentare di ora in ora. Non si trattava solo di fedeli della sua comuni-tà, ma anche di cristiani appartenenti ad altre chiese, come battisti oortodossi, e gli ungheresi erano affiancati anche da romeni. Il giornodopo, una delegazione inviata dal Comune, guidata dal sindaco di Timi-soara, si recò nel luogo dove si svolgeva l’assembramento. Il sindacochiese ai manifestanti di disperdersi, ma nessuno accolse il suo invito,nonostante egli offrisse in cambio la revoca dell’ordine di trasferimentodi Tokes. Questo fece irrigidire ancor di più i manifestanti, che bloccaro-no il traffico in tutte le strade circostanti e si posero in atteggiamento disfida verso la delegazione gridando in coro "Libertà!". La risposta dellapolizia fu quella di attaccare a colpi di manganelli i manifestanti, neltentativo di disperderli con la forza, ma la situazione peggiorò sempredi più e la Securitate perse il controllo della pubblica sicurezza.

A circa quattrocento chilometri di distanza, a Bucarest,Nicolae Ceausescu e il suo entourage percepironol’emergenza, senza capirne immediatamente la realeportata rivoluzionaria.

Ceausescu, convocò una riunione di emergenza del Comitatopolitico esecutivo del Partito Comunista e ordinò che la polizia sparassesui dimostranti, trasferì con decorrenza immediata sotto di sé il control-lo di tutti i corpi armati del paese per meglio gestire le operazioni inprima persona e ordinò che fossero chiuse tutte le frontiere.

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Nel 1987 Ceausescu lanciò un piano per la “devillaggiz-zazione” delle aree rurali. L’obiettivo era quello di an-nullare ogni differenza tra villaggio e città applicandomeccanicamente i principi comunisti.

Il mezzo per raggiungere tale scopo era la costruzione di gran-di complessi agro-industriali in cui i romeni svolgessero, insieme, leattività agricole e quelle di impresa. Fu così che i contadini furono pri-vati delle proprie terre e circa 8000 villaggi, situati principalmente inTransilvania, furono rasi al suolo per aumentare il terreno agricolo sucui lavorare. I pochi contadini che erano riusciti a conservare la propriacasa mantenendo piccoli pezzi di terra, avevano il permesso di adibirlisoltanto a giardino, ponendo fine così anche alla piccola commercializ-zazione di prodotti agricoli come uova, galline, ortaggi e frutta.Comunque, il piano, che prevedeva che dai quattordicimila villaggi cheesistevano in Romania si dovesse scendere a soli duemila, fallì misera-mente e fu ben presto accantonato, anche per enormi proteste popolaridei cittadini, sia quelli di origine ungherese che quelli romeni.

All’inizio del 1989, la Rivoluzione in Romania, sembrava inevi-tabile. La corruzione, il dissesto economico, la povertà dellapopolazione, la sfiducia nell’ideologia comunista da parte della maggio-ranza dei cittadini romeni minavano ormai in modo profondo lefondamenta dello Stato.

1.7 Cronologia di una rivoluzione

Il 1989 fu l’anno cruciale per la fine del regime di Ceausescu inRomania.Nei giorni 20-24 novembre si svolse il Congresso del partito Comunista.Ceausescu venne eletto segretario del partito, tra le ovazioni della pla-tea, dopo aver duramente attaccato, nel suo intervento, la politica diperestrojka portata avanti da Mikhail Gorbaciov in Unione Sovietica edaver riconfermato la sua fede nello stalinismo.La rivolta in Romania covava già sotto le ceneri da lungo tempo, ma lascintilla che accese la miccia si originò nella città di Timisoara, capoluo-go del distretto di Timis, nella Romania occidentale ai confini con

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nuti dall’inizio del discorso e Ceausescu fu interrotto dalla folla, che ur-lava "Timisoara" e "Abbasso Ceausescu", tanto che all’improvviso la-sciò il podio da cui stava parlando. La televisione, che trasmetteva ilmessaggio in diretta, e la radio di stato, bloccarono immediatamente letrasmissioni. Ad oggi, sono ancora poco chiare le motivazioni per cui Ni-colae Ceausescu ritenne opportuno rivolgersi alla nazione, per giunta,dopo aver fatto radunare un’immensa folla dai sobborghi di Bucarestsotto il palazzo da cui avrebbe dovuto parlare. Probabilmente lo feceperché si sentiva ancora forte, ma si sbagliava.

Nel frattempo, mentre Ceausescu rientrava nel palazzo e pre-parava frettolosamente la sua fuga, i dimostranti si ritirarono versoPiata Universitatii e Piata Romana. Alle 14.30 la polizia inviò rinforzi perfronteggiare la situazione e cominciò ad arrestare i manifestanti. Alle 17,la folla continuava a rifiutarsi di disperdersi, e gli agenti cominciarono asparare proiettili veri uccidendo molti manifestanti, mentre i carri armatientravano nelle piazze, reprimendo nel sangue la rivolta. Nel pomeriggio del 21 dicembre il centro della capitale si riempì di cen-tinaia di persone che domandavano l’esautorazione di Ceausescu daogni sua carica di governo e violenti scontri ebbero luogo tra i dimo-stranti e la polizia. Le violenze continuarono per tutta la notte. La matti-na dopo, la radio di Stato annunciò che era stato proclamato lo stato diemergenza in tutto il Paese. A Timisoara, intanto, gli insorti avevano ot-tenuto il totale controllo della città.

Nel frattempo, Ion Iliescu, che da anni ormai preparava, conl’aiuto di diversi militari, un golpe contro Ceausescu, decise che avreb-be preso lui in pugno le sorti della Rivoluzione. Iliescu arrivò agli studitelevisivi nel pomeriggio del 21 Dicembre e si rivolse alla nazione di-chiarando che era necessario porre un ordine all’entusiasmo ed allafelicità dovuti alla liberazione dal regime di Ceausescu, perché altri-menti la gioia si sarebbe trasformata ben presto in anarchia. Annunciòche da lì a poche ore si sarebbe svolta, presso il Palazzo del ComitatoCentrale una riunione tra uomini di cultura e militari fedeli agli idealianti-Ceausescu, che avrebbero discusso le linee guida per condurre ilpaese alle prime libere elezioni della sua storia, attraverso il consolida-mento di istituzioni democratiche, un’economia di libero mercato e lalibertà di stampa.

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Il pomeriggio del 17 dicembre, i dimostranti si erano già sparpagliati intutte le strade principali del centro di Timisoara e la Securitate iniziò arispondere agli ordini del dittatore. In poche ore la città fu massiccia-mente riempita di militari, l’esercito attaccò i manifestanti prima con la-crimogeni ed idranti ma poi con carri armati e proiettili veri. Centinaia dipersone, raggruppate nei pressi della cattedrale ortodossa della cittàdovettero subire la pressione dei militari e molte furono le vittime. Gliospedali di Timisoara erano stati chiusi verso l’esterno, quindi molte vit-time furono velocemente e sommariamente sepolte dagli uomini dellaSecuritate, altre trasferite in tutta fretta a Bucarest per essere sottopo-ste a cremazione, per preciso ordine di Ceausescu. Le strade erano sta-te tutte bloccate e nessuno poteva uscire dalla città. Tutte le lineetelefoniche erano state interrotte e Timisoara restava così isolata dal re-sto della Romania. A Ceausescu la situazione appariva ormai sotto il controllo dello stato, equindi, come programmato da tempo, partì per una visita in Iran.

Il 19 dicembre, uno sciopero generale fu messo in atto aTimisoara e la città ne risultò interamente paralizzata. Laresistenza stava continuando e ci fu una grande escala-tion di violenza, che fece aumentare il numero dei morti.

La svolta decisiva si ebbe quando alcuni reparti dell’esercito co-minciarono a passare dalla parte dei manifestanti, mentre dagli Stati Unitiarrivò la condanna all’uso della forza da parte del Governo romeno. Il 20 dicembre era chiaro che la Rivoluzione a Timisoara era completa-mente riuscita. La gente cominciò a riversarsi nelle strade, mentre carriarmati e soldati si preparavano a lasciare la città. Dalla balconata del-l’opera, che solo tre giorni prima era stata usata dai cecchini per spara-re sulla folla, i leader dei dissidenti, rivolgevano discorsi alla follasottostante. Quella stessa notte, Ceausescu e la moglie tornarono dall’Iran, e quasiimmediatamente fu preparato per lui un discorso da tenere in televisio-ne, per rivolgersi alla nazione. Il 21 dicembre, Ceausescu tentò di parlaredal balcone principale del suo palazzo a Bucarest, ma a chi lo guardavaalla televisione da casa, o nella piazza diede solo un’impressione: quelladi essere stato oramai sconfitto e che il tempo in cui sarebbe stato alcomando della Romania diminuiva di ora in ora. Passarono solo otto mi-

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Il 22 Dicembre, Ion Iliescu creò il Fronte di Salvezza Nazionale, compo-sto da venti membri, che avrebbe dovuto rifondare la Romania, e in-contratosi con le più alte gerarchie militari, creò due nuovi organismi:il Consiglio Militare Superiore e il Comando Centrale Militare, cheavrebbero dovuto convogliare e coagulare le forze di polizia, l’esercitoe la polizia segreta.Intanto, Ceausescu e sua moglie venivano catturati e imprigionati pres-so la base militare di Tirgoviste, 50 chilometri a nord di Bucarest. Il 24dicembre Iliescu decise, senza consultare nessun altro dei membri delFronte di Salvezza Nazionale, che i due dovevano essere processati egiustiziati prima possibile.

Il 25 dicembre 1989, il Tribunale Straordinario Militare,costituitosi per l’occasione, al termine di un sommarioprocesso, condannò a morte i coniugi Ceausescu. La fu-cilazione venne eseguita subito dopo l’emissione dellasentenza.

Negli occhi delle popolazioni di tutto il mondo che seguironoattraverso la televisione gli sconvolgimenti del 1989 nell’Europa dell’Est,le immagini del corpo di Ceausescu a terra, subito dopo l’esecuzionedella sua condanna a morte, sarebbero rimaste, per sempre, insieme aquelle della caduta del Muro di Berlino, come le più significative dellacaduta dei regimi comunisti in Europa.

1.8 La Romania dopo Ceausescu

Il Fronte di Salvezza Nazionale (FSN), composto da comunistiriformisti, assunse subito il controllo del paese con a capo Ion Iliescu.Iliescu, eletto Presidente nelle prime elezioni libere del 1990, fu riconfer-mato anche nel 1992. Il nuovo regime mantenne un potere fortementeaccentrato, che insieme con la persistente crisi economica fu all’originedi violente tensioni con le opposizioni sociali e politiche. Nel 1993 laRomania si associò alla Comunità Europea. Furono abolite le sovvenzio-ni su generi alimentari, trasporti ed energia elettrica, cosa che provocòun’ascesa vertiginosa dei prezzi e una caduta a picco del livello dell’oc-cupazione, che raggiunse il minimo storico.

Nel 1995 il governo, in cui erano entrati gruppi nazionalisti, sitrovò ad affrontare le rivendicazioni della minoranza ungherese, contra-ria alla legge che imponeva l’uso della sola lingua romena nelleuniversità.

Alle presidenziali del 1996 Ion Iliescu fu rimosso dallasua carica da un popolo sempre più amareggiato, impo-verito e disperato.

Al suo posto venne eletto Emil Costantinescu, capo di un’al-leanza di centrodestra chiamata “Convenzione Democratica diRomania” (CDR).Costantinescu mise Victor Ciorbea (CDR) a capo di un governo di coali-zione. Nel 1997 Ciorbea presentò un piano di risanamento economico inaccordo con il FMI e con la Banca Mondiale, che accordava a Bucarestun credito consistente per le riforme economiche. Stabilì come prioritàassoluta del suo governo l’ingresso della Romania nell’Unione europeae nella Nato al fine di attrarre un maggior numero di investitori stranierinel paese. In realtà Costantinescu e la sua Convenzione Democraticanon riuscirono a raggiungere gli obiettivi che si erano preposti. Infatti,troppo forte era il potere degli uomini del vecchio regime presenti du-rante il suo mandato nei maggiori posti di potere della Romania; la si-tuazione economica, invece di migliorare, peggiorò, ed il fatto che lamaggior parte degli esponenti di primo piano della Convenzione Demo-cratica fossero intellettuali e non politici condusse la Romania ad unagenerale situazione di immobilismo politico. Ma le restrizioni economi-che aprirono un conflitto nell’esecutivo: Ciorbea rassegnò le dimissionie fu sostituito dal cristiano-democratico R. Vasile. La crescente instabili-tà economica determinò (1999) una nuova crisi politica, che portò Con-stantinescu a revocare il mandato a Vasile, nominando premier ilsocialdemocratico A. Athanasiu.Nel 2000, Costantinescu, consapevole del suo fallimento, decise di nonripresentarsi alla Presidenza della Repubblica.

Le elezioni presidenziali del 2000 decretarono nuova-mente la vittoria di Ion Iliescu, aggiudicatosi il suo terzomandato.

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Iliescu designava come Primo Ministro il socialdemocraticoAdrian Nastase, che formò un governo di minoranza con l’appoggioesterno della Convenzione Democratica.

Il ritorno di Iliescu alla guida del paese in seguito alle elezionidel dicembre 2000 servì a porre un freno all’instabilità politica causatadallo sfaldamento del precedente governo che aveva legato il suo desti-no ad una rapidissima integrazione con l’occidente e aveva imposto unapolitica economica dai ritmi di transizione troppo veloci e dai costi so-ciali troppo alti. Il primo anno di governo del Primo Ministro Nastase èstato contraddistinto da una certa stabilità e da una tenuta dell’econo-mia, riuscendo a rassicurare l’Unione Europea e la comunitàinternazionale.

Nel marzo 2004 la Romania è entrata ufficialmente a farparte della NATO.

Le elezioni legislative del novembre 2004 sono state vinte daisocialdemocratici, che però si trovano attualmente all’opposizione, inquanto il governo è stato formato da una coalizione di centro-destra,mentre nelle presidenziali di dicembre, anche se i sondaggi davano co-me favorito il premier uscente, il socialdemocratico Adrian Nastase, conun vantaggio di quasi 12%, a vincere le elezioni è stato l’ex sindaco diBucarest, Traian Basescu. Basescu, candidato della coalizione di opposizione di centro-destra“Giustizia e Verità” ha sconfitto al ballottaggio il suo avversario otte-nendo il 51,23% delle preferenze; al premier uscente Nastase è andatoil 48,77% dei consensi.

La Romania ha oggi un governo di centro-destra, il pri-mo dell’era post-sovietica dopo 15 anni di ininterrottogoverno socialdemocratico.

2. Organizzazione istituzionale dello Stato

A dodici anni dalla prima costituzione postcomunista e a quat-tordici dalla rivolta di Timisoara, la Romania ha approvato nell’autunno

del 2003 la sua nuova carta costituzionale, riconosciuta dai cittadini ro-meni nel referendum del 18-19 ottobre dello stesso anno. Essa è entratain vigore dopo la legge di revisione costituzionale precedentementeemanata dalla Camera dei Deputati e dal Senato riuniti in seduta con-giunta. Nonostante la scarsa affluenza della popolazione alle urne (il54% degli aventi diritto, l’89% dei quali a favore), le numerose modifi-che apportate al testo costituzionale hanno investito l’intero impiantodel ‘91. I cambiamenti principali riguardano l’ampliamento delle garanzie a favo-re dei cittadini, come la tutela dell’ambiente, la proprietà privata, la li-bertà economica; in materia di diritto penale e processuale penalistico èstato introdotto il “giusto processo” e una maggiore tutela delle mino-ranze, in vista dell’integrazione europea e atlantica del paese.

La nuova Costituzione ha introdotto importanti modifiche anchenelle parti relative ai rapporti tra Presidente della Repubblica e PrimoMinistro, accentuando il carattere “parlamentarista” del sistema politiconazionale (il comma 1.1 dell’art. 106, vieta al primo – che pure è eletto asuffragio universale diretto – la revoca del secondo). Per la prima volta sono apparsi in forma significativa i concetti di “de-centramento” e “autonomie locali”; è stata regolamentata l’iniziativa legi-slativa del governo; la durata del mandato presidenziale è stataaumentata da quattro a cinque anni; è stata modificata in termini inno-vativi la materia relativa alla giustizia con la ridefinizione di ruoli e com-petenze del Consiglio Superiore della Magistratura e dell’Alta Corte diCassazione e Giustizia. Particolare interesse per gli stranieri riveste l’art.41, secondo il quale: «La legge garantisce e tutela la proprietà privata, aprescindere da chi ne sia il titolare. I cittadini stranieri e gli apolidi pos-sono acquisire il diritto di proprietà sui terreni, esclusivamente in forzadell’adesione della Romania all’Unione europea e ad altri trattati interna-zionali, in base al principio di reciprocità, secondo quanto previsto dauna legge quadro in materia, oltre che in virtù di successione ereditaria».Questo articolo ha costituito, sulla carta, un grande successo, ma la suaconcreta applicazione è legata all’effettiva adesione del Paese all’Europaunita, oltre che alle altre condizioni previste dall’art. 41.

Le novità introdotte nella Costituzione hanno determinato inParlamento una convergenza tra tutte le forze politiche. Solo il Partito

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della Grande Romania (PRM) si è dimostrato contrario all’integrazionedelle minoranze nazionali. Si ricorda che, secondo il censimento del 2002, circa il 10% dei quasi 22milioni di cittadini romeni è costituito da altre nazionalità: ungheresi (chein almeno due dipartimenti – Harghita e Covasna, in Transilvania – costi-tuiscono addirittura la maggioranza della popolazione), tedeschi, serbi,bulgari, ucraini, turchi ed altri.

La nuova Costituzione , rappresenta un significativo pas-so in direzione dell’UE e della NATO, attraverso la pienaadesione ai principi della democrazia economica, delpluralismo politico e culturale, delle garanzie personalie collettive.

La Costituzione prevede la nomina e regola le attività del Pre-sidente della Repubblica, del Parlamento bicamerale e della Cortegarante della costituzionalità delle leggi. Lo Stato viene organizzato se-condo il principio della separazione e dell’equilibrio dei poteri -Parlamento, Governo e Giustizia - nell’ambito della democrazia costitu-zionale.

Il Presidente della Repubblica, eletto a suffragio universaleogni cinque anni (quattro anni fino al 2004), dispone di ampi poteri.Nell’esercizio dell’esecutivo il Presidente è affiancato da un Primo Mini-stro, di sua nomina, posto a capo del Consiglio dei Ministri.Il Presidente è il Capo di Stato (incaricato di salvaguardare la Costituzio-ne, gli Affari Esteri e un funzionamento corretto delle autorità pubbliche),Comandante Supremo delle Forze Armate e Presidente del Consiglio Su-premo di Difesa. Secondo la Costituzione egli funge da mediatore tra ipoteri centrali dello Stato, così come tra lo Stato e la società.

Il Parlamento è composto da due camere. La Camera dei De-putati riunisce 346 membri eletti a suffragio universale per quattro anni(327 con sistema proporzionale e 19 rappresentanti delle minoranze et-niche); il Senato ha 143 membri eletti a suffragio universale consistema proporzionale per quattro anni. Hanno diritto al voto tutti i cit-tadini al di sopra dei 18 anni di età.

La Corte Suprema di Giustizia, prevista dall’ordinamento giudi-ziario, giudica della costituzionalità delle leggi e dei decreti, su richiestadei giudici o delle parti in causa. La Corte è composta da 9 giudici, tredei quali sono nominati dalla Camera dei Deputati, tre dal Senato, e tredal Presidente della Repubblica su indicazione del Consiglio Superioredella Magistratura. Il potere giudiziario è indipendente, e i giudici non sono rimovibili. Iprocedimenti sono pubblici, eccetto circostanze particolari indicate dallalegge. Il Ministero della Giustizia rappresenta "l’interesse generale dellasocietà" e difende l’applicazione della legge insieme ai diritti e alle li-bertà dei cittadini. Il Ministero esercita i propri poteri attraverso organigiudiziari pubblici, indipendenti ed imparziali.

3. Situazione politica

Dalle ultime elezioni presidenziali del 28 Dicembre 2004, la Ro-mania è retta da un governo di centrodestra. Il Primo Ministro designato,Calin Popescu Tariceanu, ha ottenuto la fiducia del Parlamento con il suogabinetto di coalizione composto da rappresentanti dell’Alleanza Giusti-zia e Verità (Liberali - Pnl e Democratici - Pd) e di altri due piccoli partiti,l’Unione degli Ungheresi (Udmr) e il Partito Umanista (Pur). Una formulagovernativa molto simile a quella che ha diretto la Romania nel periodo1996-2000, quando la coalizione era formata dagli stessi Liberali, Demo-cratici, Unione degli Ungheresi e dal Partito dei Contadini. I Socialdemocratici (Psd) dell’ex premier Adrian Nastase, invece, anchese hanno vinto le elezioni legislative del 28 novembre 2004, dopo lepresidenziali sono passati all’opposizione.Il nuovo governo è nato dalla vittoria, nelle elezioni presidenziali, delcandidato dell’Alleanza Giustizia e Verità, Traian Basescu, già per duevolte sindaco di Bucarest, che nel ballottaggio, in un’autentica corsa al-l’ultima scheda, ha battuto (51,3%) Adrian Nastase (48,7%). In base alla Costituzione emanata nel 2004, il Presidente ha il diritto dinominare il Primo Ministro e Traian Basescu ha fatto uso delle sue pre-rogative scegliendo per la carica il liberale Calin Popescu Tariceanu. In seguito ai risultati delle elezioni, il Psd rimane però una delle più im-portanti forze politiche con 160 seggi nelle due camere del Parlamento,contro i 161 seggi dell’alleanza Giustizia e Verità, i 29 del Pur e i 32 del-

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l’Udmr. E’ riuscito a entrare in Parlamento anche il partito nazionalista didestra “Romania Grande” di Vadim Tudor con 69 seggi; 18 seggi sonostati riservati nella Camera ai rappresentanti delle minoranze (compresaquella italiana).

Parte dei membri dell’esecutivo sono volti nuovi, giovani chefinora si sono dedicati alla propria professione, tra questi c’è ad esem-pio il Ministro degli Esteri, Mihai Razvan Ungureanu, 36 anni, ex inviatospeciale del coordinatore del Patto di Stabilità per i Balcani, il Ministrodell’Economia e del Commercio Ioan Codrut Seres (35 anni), o il Mini-stro delle Finanze, ex giornalista economico, Ionut Poescu (40 anni).

Nel governo di Tariceanu sono presenti molti uomini d’affari. Ilpremier stesso è l’ex importatore in Romania della marca di automobiliCitroen. Nell’esecutivo sono presenti anche tre donne: Mona Musca (li-berale) come Ministro per la Cultura, Sulfina Barbu (Partito democratico)come Ministro dell’ Ambiente mentre Monica Macovei, avvocato, cono-

SCHEDA

PRESIDENTETraian Basescu (Pd, parte dell’Alleanza di centrodestra “Giustizia eVerità”). Eletto a suffragio diretto nel 2004, resterà in carica 5 anni.

PARLAMENTO (elezioni del 28.11.2004)Psd (Socialdemocratici, ex comunisti) - Camera 113, Senato 46Pur (Partito Umanista, social-liberale) - Camera 19, Senato 11Pnl (Partito liberale) - Camera 64, Senato 29Pd (Partito democratico) - Camera 45, Senato 20Udmr (Unione democratica magiara) - Camera 22, Senato 10 Prm (Romania Grande, ultranazionalista) - Camera 48, Senato 21Indipendenti - Camera 3Vari * - Camera 18TOTALE Camera 332 - Senato 137

* In base alla legge elettorale romena ha diritto a un seggio alla Ca-mera un rappresentante per ciascuna delle seguenti minoranze: ser-bi, armeni, tartari, ucraini, russi dei Carpazi, tedeschi, polacchi,slovacchi, cechi, russo-lippovani, ebrei, croati, slavo-macedoni, gre-ci, albanesi, zingari e italiani.

GOVERNOComposizione del governo entrato in carica il 28 dicembre 2004Primo Ministro: Calin Popescu Tariceanu (Pnl)Vicepremier per le attività economiche: Adriean Videanu (Pd)Vicepremier per la cultura, l’educazione, l’adesione all’Unione euro-pea: Marko Bela(Udmr)Vicepremier per le piccole e medie imprese e l’ambiente degli affa-ri: George Copos (Pur)Esteri: Mihai Razvan Ungureanu (Pd)

Difesa: Teodor Athanasiu (Pnl)Interno e amministrazione pubblica: Vasile Blaga (Pd)Finanze: Ionut Popescu (Pnl)Giustizia: Monica Macovei (indipendente)Comunicazioni e tecnologia dell’informazione: Nagy Szolt (Udmr)Economia e commercio: Codrut Seres (Pur)Sanità: Mircea Cinteza (Pnl)Trasporti, costruzioni e turismo: Gheorghe Dobre (Pd)Agricoltura: Gheorghe Flutur (Pnl)Educazione e ricerca: Mircea Miclea (Pd)Cultura: Mona Musca (Pnl)Integrazione europea: Emil Ene Dinga (Pd) Ambiente: Sulfina Barbu (Pd)Lavoro, solidarietà sociale e famiglia: Gheorghe Barbu (Pd)Ministro con delega per il segretariato generale del governo: MihaiVoicu (Pnl)Ministro con delega per i programmi con finanziamento internazio-nale: Cristian David (Pnl)Ministro con delega per i rapporti con il Parlamento: Bogdan Ol-teanu (Pnl)Ministro con delega per lavori pubblici: Laszlo Borbely (Udmr)Ministro con delega per il commercio: Iuliu Winkler (Udmr)

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sciuta soprattutto per essersi occupata di molte cause riguardanti la re-stituzione dei beni confiscati durante il comunismo, è entrata daindipendente a ricoprire l’incarico di Ministro della Giustizia.

La politica del Governo. Traian Basescu ha vinto le presidenzia-li con promesse di lotta dura contro la corruzione generalizzata, che asuo avviso sta privando la popolazione dei benefici dello sviluppo eco-nomico degli ultimi anni.Il Primo Ministro Calin Popescu Tariceanu ha cominciato il suo manda-to diminuendo l’imposizione fiscale. Da gennaio 2005 e’ infatti entratain vigore un’aliquota unica del 16% per le imposte sui redditi, sul pro-fitto e sui redditi salariali, da attività indipendenti, dall’uso dei beni,sulle pensioni e sui redditi da attività agricole, rendendo più leggero ilsistema fiscale.

Il Governo ha presentato una lunga lista dei propri obiettivi.Il primo rimane senza dubbio l’adesione della Romania all’Ue, previstaper il 1 gennaio 2007. Davanti al Parlamento di Bucarest riunitosi neiprimi giorni di Governo il Primo Ministro Calin Popescu Tariceanu ha ri-badito che tra le priorità dell’esecutivo vi saranno il consolidamentodella democrazia, la diminuzione del ruolo dello Stato nell’economia,più garanzie per la libertà individuale, più sicurezza per il cittadino, losviluppo delle aziende private, la restituzione integrale delle proprietàprivate confiscate dal regime comunista. Il Governo si è impegnato inoltre a ridurre la povertà, lottare contro lacorruzione e rispettare i diritti delle minoranze. A tutela dei diritti delleminoranze, in particolare per quella magiara, vi sarebbe la partecipazio-ne dell’UDMR (L’Unione dei Magiari di Romania) al Governo. I ministridell’UDMR sono interessati sopratutto ad assicurare l’educazione nellalingua materna e l’autonomia amministrativa nelle contee di Harghita eCovasna, in Transilvania, dove vivono molti magiari.

Importante per il 2005 è l’ambiziosa riforma monetaria cheprevede di trasformare la banconota da 10 mila Lei (ora 25 centesimi dieuro) nel nuovo Leu forte. Le banconote nuove, per facilitare il processodi conversione, saranno in circolazione insieme a quelle vecchie da lu-glio 2005 fino al 2007. Ciò consentirà di diminuire i costi finanziari edevitare un aumento artificiale dei prezzi. Il Leu pesante diventerà riferi-mento unico del sistema monetario romeno solo dal 2007. Il Leu forte

verrà registrato con un codice internazionale diverso, passando dall’at-tuale Rol (Romanian Leu) al futuro Ron (Romanian New). Per far fronte agli impegni assunti con il FMI il Governo ha deciso di in-trodurre una serie di misure che vanno dall’aumento dell’imposta sugliinteressi bancari che dall’1% passa al 10% (e dal 5% al 10% per i depo-siti dei non-residenti), all’aumento dell’imposta sui guadagni di borsadall’1% al 10%, a partire da aprile 2005. E ancora, sale al 10% l’impostasulle transazioni immobiliari effettuate dalle persone fisiche, mentre au-menterà dal 10% al 16% l’imposta sulle transazioni immobiliari a brevetermine effettuate da persone giuridiche.

Dal Programma di Governo 2005-2008 si legge: “Il Governo ro-meno adotta e promuove la democrazia, il capitalismo e i valori euro-pei, con il fine di incrementare lo sviluppo economico duraturo dellaRomania, di migliorare il benessere dei cittadini e recuperare la dignitànazionale. Gli obiettivi fondamentali che il Governo romeno promuovesono i seguenti: 1. Rafforzamento dell’ autorità della legge e della democrazia in Roma-

nia.2. Ridefinizione del ruolo dello Stato attraverso la limitazione del suo

intervento nell’economia e l’allargamento delle sue funzioni comegarante della legalità.

3. Aumento delle libertà individuali, della sicurezza del cittadino e del-la famiglia.

4. Garanzia e sviluppo della proprietà privata, restituzione integraledelle proprietà abusivamente confiscate dal regime comunista, pari-tà di trattamento della proprietà.

5. Instaurazione di un’economia di mercato funzionale.6. Promozione dello spirito di impresa. 7. Coesione sociale ed economica, diminuzione della povertà e del-

l’esclusione sociale.8. Eguaglianza di opportunità.9. Rispetto dei diritti delle minoranze.10. Piena integrazione della Romania all’interno delle strutture di sicu-

rezza ed economiche Euro-Atlantiche”.

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.37

2. Economia e occupazione

1. La transizione verso un’economia di mercato

A partire al 1989, anno del crollo del regime di Ceausescu, laRomania ha avviato il processo di transizione da un’economia di pianoad una di mercato e si trova ora in una fase cruciale. L’eredità dell’erasocialista ha rallentato la transizione socio-economica rispetto ad altriPaesi dell’Europa Centro Orientale (PECO) comportando un forte ritar-do nelle riforme istituzionali e strutturali, anche a causa di alcune er-rate politiche macroeconomiche. A differenza degli altri PECO, infatti,la Romania ha continuato a mantenere livelli di occupazione relativa-mente alti, soprattutto nel tentativo di salvare posti nelle aziende sta-tali, e in seguito ha difeso i livelli salariali sganciandoli dalledinamiche di produzione.

Negli anni Novanta si sono quindi registrate due forti crisi con-giunturali (nel periodo 1991-93 e negli anni 1997-99), caratterizzate da unaforte crescita dell’inflazione, del debito pubblico e dalla contrazione delPIL; in questi periodi la sofferenza di intere fasce della popolazione si ètradotta nel forte aumento del livello degli indicatori di povertà e di pover-tà estrema che, rispettivamente, hanno raggiunto il 36% e il 14% nel 2000.

PAESE VARIAZIONE PIL VARIAZIONE IMPIEGO VARIAZIONE SALARI

1994/1989 2001/1989 1994/1989 2001/1989 1994/1989 2001/1989

BULGARIA -23 -17 -24 -31 -48 -57

REP. CECA -10 6 -10 -12 -24 1

UNGHERIA -16 12 -26 -23 7 14

POLONIA -18 15 -14 -16 -18 32

ROMANIA -21 -14 -9 -22 -37 -37

REP. SLOVACCA -21 9 -16 -15 -34 25

FONTE: BANCA MONDIALE.

PIL, IMPIEGO E SALARI (VARIAZIONI % RISPETTO AL 1989)

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.39.38

A partire dagli anni 2000 e 2001 la modernizzazione del sistemafinanziario, la liberalizzazione dei prezzi e dei tassi di cambio hanno con-tribuito al netto miglioramento delle politiche monetarie e fiscali, creandocosì i presupposti per l’attuazione di importanti riforme strutturali.Gli anni 2002 e 2003 hanno rappresentato un periodo di grandi sforziper raggiungere gli obiettivi strategici posti dal Governo romeno: il rilan-cio della crescita economica, l’accelerazione delle riforme, il migliora-mento del contesto per gli investimenti, la riduzione dell’inflazione e ilcontenimento del deficit pubblico.

2. Imprese, ristrutturazione e privatizzazioni

La lentezza della riforma dell’economia negli anni ‘90 ha la-sciato in Romania il più alto numero di imprese da liquidare o da priva-tizzare di tutti i Paesi dell’Europa Centro Orientale.

Le privatizzazioni in gran parte dei Paesi dell’Europa dell’Est(tra cui la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Polonia e la Repubblica Slo-vacca), il cui capitale era controllato da privati, hanno creato degli azio-nisti di maggioranza interessati ai processi di ristrutturazione in vista diinvestimenti a lungo termine. Al contrario, in Romania, il capitale delleprivatizzazioni era amministrato dallo Stato, tramite amministratori dinomina governativa. Di conseguenza non sono emersi azionisti di mag-gioranza interessati alle ristrutturazioni di lungo periodo. Questo rallen-tamento delle privatizzazioni ha prodotto pressioni salariali nonindifferenti, oltre a frenare lo sviluppo imprenditoriale e dell’economiatout court.

Nel 2002 è stata varata una legge, al fine di accelerare il pro-cesso di privatizzazione, che abolisce l’obbligo di fissare un tetto mini-mo per la vendita delle imprese di Stato. Di fatto rimangono ancoraparzialmente sotto il controllo statale il settore dell’energia, gas e petro-lio, che vede anche l’italiana ENEL in gara per l’acquisizione di compa-gnie di distribuzione. Inoltre è ancora in corso la privatizzazione dellapiù grande istituzione statale, ovvero la Banca Commerciale Rumena,che detiene un terzo degli attivi bancari.

Tuttavia in Romania permangono alcune difficoltà per lo svi-luppo del settore privato, quali il quadro legislativo scoraggiante sia pergli investimenti interni che esterni, e l’eccessiva pesantezza degli onerifiscali, a cui vanno aggiunte le procedure complesse dei tanti adempi-menti a carico delle imprese.

3. Sviluppi economici recenti

A marzo 2005 sono stati pubblicati dall’Istituto Nazionale diStatistica (NIS) alcuni dati relativi ai principali indicatori economici del2004: la Romania ha fatto registrare un incremento del PIL dell’8.3% ri-spetto al 2003. La crescita è stata determinata dall’aumento del volumedi attività, prevalentemente nell’industria (+9.9% rispetto al 2003) e nel-le costruzioni (+8.9%). Anche nel settore dei servizi1 i dati sono positivi(+6.5% nel I° semestre 2004). Anche l’agricoltura (+5.3%) ha avuto ritmidi crescita superiori rispetto al passato.

Nei servizi l’elemento più dinamico nel 2004 è stato il tasso dicrescita delle attività per il commercio al dettaglio (esclusi motoveicoli ecarburanti) che ha raggiunto il 17.6% rispetto al 2003. In questo ambitoi reparti che sono cresciuti maggiormente riguardano sia gli articoli non-food (+22.5%) che quelli food (+11.2%).

Lo sviluppo del consumo privato (pari al 8,8%) dovuto allacrescita degli stipendi medi netti in valuta locale nel settore pubblico(+26% nel primo trimestre e +12% in termini reali) ed al trasferimento di

AZIENDE DA AZIENDE PRIVATIZZATE

PRIVATIZZARE NUMERO % SUL TOTALE

GRANDI 708 288 40

MEDIE 2549 1582 62

TOTALE 3257 1870 57

FONTE: APAPS, AUTORITÀ PER LE PRIVATIZZAZIONI E L’AMMINISTRAZIONE DELLE PARTECIPAZIONI STATALI.

PRIVATIZZAZIONI IN ROMANIA 1993 – 2002

1 Attività che comprendono commercio, trasporti, poste e telecomunicazioni, turismo e servi-zi alberghieri, pubblica amministrazione e difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale.

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.41.40

valuta dall’estero, pur testimoniando la vitalità del settore, desta qual-che preoccupazione per gli effetti che può produrre in un Paese come laRomania dove l’ammodernamento della base tecnologica è prioritario eche, nella fase attuale, non può permettersi una crescita economica sti-molata dalla richiesta interna a detrimento degli investimenti. Davanti al rischio dell’aumento del deficit estero e della crescita dellepressioni inflazionistiche, la Banca Nazionale romena ha adottato unaserie di normative a carattere restrittivo per limitare la crescita del credi-to al consumo.

Dopo tre anni di sviluppo sostenuto, gli scambi commercialidella Romania non indicano un particolare miglioramento. Sotto la spin-ta delle importazioni, non compensata dal flusso delle esportazioni, ilvalore del deficit della bilancia commerciale a settembre 2004 è pari a551.9 milioni di euro. Nei primi nove mesi infatti le esportazioni sono cresciute del 20.7% ri-spetto allo stesso periodo del 2003, ma le importazioni da gennaio asettembre 2004 sono aumentate del 23% rispetto allo stesso periododell’anno precedente. Stando ai dati relativi a settembre 2004, i principali partner commercialiper l’export erano i seguenti: Italia (21.4%), Germania (15.0%), Francia(8.6%), Turchia (6.8%), Regno Unito (6.7%), Ungheria (3.8%), Austria(3.1%), Paesi Bassi (3.1%), USA (2.8%) e Grecia (2.8%).

I principali partner commerciali per le importazioni erano: Ita-lia (17.4%), Germania (14.8%), Federazione Russa (7.4%), Francia(7.2%), Turchia (4.1%), Austria (3.5%), Regno Unito (3.3%), Ungheria(3.1%), Cina (3.1%) e Ucraina (2.9%).

Nel commercio estero della Romania la quota dell’Unione eu-ropea continua ad essere in aumento, sia nelle esportazioni (+19.7%)che rappresentano il 73,3% del totale delle esportazioni romene, chenelle importazioni (+17.9%, che rappresentano il 64.8% del totale delleimportazioni).

La struttura delle esportazioni è, con piccole oscillazioni, do-minata da alcuni gruppi merceologici che rappresentano circa il 75% deltotale: tessile/abbigliamento (22,8%) macchinari e dispositivi meccanici

ed elettrici (17.7%), prodotti metallurgici (15%), prodotti minerari(7.6%), calzaturiero (6.8%), mezzi di trasporto e materiali (6.1%).

Per quanto riguarda le importazioni, i principali gruppi merceo-logici (che rappresentano circa il 75% del totale) sono: macchinari e di-spositivi meccanici ed elettrici (23.4%), prodotti minerari (13.3%),tessile/abbigliamento (13.1%), prodotti metallurgici (8.7%), mezzi di tra-sporto (8.3%) e prodotti chimici (8%).

2000 2001 2002 2003 2004

PIL (MILIONI USD) 37052 40165 45749 - -

PIL PRO-CAPITE (USD) 1651 1792 2099 - -

VARIAZIONE %

PIL REALE

(VARIAZIONI SU PERIODO PRECEDENTE) 2.1 5.7 5.0 4.9 5.0*/6.1**

INVESTIMENTI INTERNI LORDI (QUOTA DEL PIL) 19.5 22.6 23.5 24.6 24.8*

INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI (QUOTA DEL PIL) 2.8 3.0 2.5 2.7 -

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO LORDO

SERVIZI 51.7 48.749.4 - -

INDUSTRIA 30.5 31.2 32.1 - -

AGRICOLTURA 12.4 14.7 13.0 - -

COSTRUZIONI 5.5 5.4 5.5 - -

TASSO ANNUALE DI INFLAZIONE 40.7 30.3 17.8 14.1 9.0*

TASSO DI DISOCCUPAZIONE 10.5 8.6 8.4 7.2 6.5*/6.2**

TASSO DI POVERTÀ 39.9 30.6 28.9 - -

TASSO DI POVERTÀ ESTREMA 13.8 11.4 10.9 - -

*PREVISIONE; ** RILEVAZIONE DI LUGLIO 2004

FONTE: INSSE, EUROSTAT, BANCA MONDIALE.

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI (VAL.%)

Page 22: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

.43.42

Il debito estero a medio e lungo termine è aumentato del3,7% rispetto al 31 dicembre del 2003, arrivando alla fine del maggio2004 a 16.080 milioni di euro. Il debito estero pubblico e pubblico ga-rantito, invece, ha registrato al 31 maggio 2004 un saldo di 9.840 milio-ni di euro (61,2% del debito a medio e lungo termine), mentre il debitoprivato esterno ha raggiunto l’ammontare di 6.240 milioni di euro, conun aumento del 6,8% rispetto al 31 dicembre 2003. Inoltre, a fine giu-gno 2004, il valore delle riserve valutarie della Banca Centrale romena èpari a 7.763,1 milioni di euro.

Per quanto riguarda gli indicatori sociali, il governo in accordocon il Fondo Monetario Internazionale, ha innalzato il valore dello stipen-dio base minimo lordo del 12% , portandolo a 2,8 milioni di lei, importoche al cambio attuale equivale a circa 70 Euro. Rispetto allo stipendiomedio lordo registrato all’inizio dell’anno, pari a 6.962.000 di Lei, il datonel mese di giugno 2004 è stato pari a 8.035.915 di Lei (circa 200 Euro),mentre lo stipendio netto pari a 5.828.978 di Lei (circa 145 Euro).

AGRICOLTURA INDUSTRIA SERVIZI

2000 42.8 26.2 31.0

2001 42.3 26.2 31.5

2002 36.4 29.5 34.1

2003 35.7 29.8 34.5

FONTE: AGENZIA NAZIONALE DELL’IMPIEGO (NAE) – ELABORAZIONE SU DATI DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (INSEE).

OCCUPAZIONE PER SETTORI - AGRICOLTURA, INDUSTRIA, SERVIZI – (VAL. % SU TOTALE)

SETTORE PUBBLICO SETTORE PRIVATO

2000 26.4 67.1

2001 24.3 70.4

2002 24.8 69.9

2003 23.7 72.1

FONTE: AGENZIA NAZIONALE DELL’IMPIEGO (NAE) – ELABORAZIONE SU DATI DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (INSEE).

OCCUPAZIONE NEI SETTORI PUBBLICO/PRIVATO (VAL. % SU TOTALE)

3. Il mercato del lavoro

1. Caratteristiche del mercato del lavoro

La popolazione della Romania sta decrescendo molto rapida-mente: i dati dei censimenti del 1992 e del 2002 messi a confronto mo-strano una riduzione del 5%. Inoltre, su una popolazione complessiva di21,68 milioni di abitanti circa il 20% ha più di 60 anni. La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) si è andata riducendo inun contesto di costante declino demografico (circa 9,3 milioni nel2003), dovuto sia ad un tasso di crescita negativo sia ad un flusso mi-gratorio sempre più forte nel corso degli anni ‘90. Nello stesso periodo(1992-2002), la popolazione attiva si è ridotta del 10% e nel periodo trail 2002 e 2003 è scesa ulteriormente, arrivando a un tasso del 62.4%.L’ulteriore riduzione della popolazione attiva ha toccato maggiormentele donne, dal 56.7% al 55.3%, mentre per gli uomini è passato dal70.7% al 69.6%. In controtendenza la partecipazione al mercato del la-voro delle persone tra 55-64 anni, con un aumento dello 0.5% nel2002-2003.

1992 2002

POPOLAZIONE (MIGLIAIA) 22810 21680

DONNE (%) 50.8 51.2

POPOLAZIONE TRA 0 E 14 ANNI (%) 22.7 20.6

POPOLAZIONE TRA I 6 E I 24 ANNI (%) 31.4 27.1

POPOLAZIONE CON 60 ANNI E PIÙ (%) 15.2 19.8

POPOLAZIONE RURALE (%) 45.7 47.3

DENSITÀ (ABITANTI/KM_) 95.7 90.9

POPOLAZIONE ATTIVA (%) 45.9 40.7

POPOLAZIONE IN ETÀ DI STUDIO (% DELLA POPOLAZIONE INATTIVA) 31.8 29.3

PENSIONATI (% DELLA POPOLAZIONE INATTIVA) 32.1 39.5

FONTE: ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (INSEE).

PRINCIPALI INDICATORI DEMOGRAFICI RISULTANTI DAI CENSIMENTI 1992-2002

Page 23: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

.45.44

Anche il tasso di occupazione ha subito un decremento pas-sando dal 58.8% del 2000 al 51,0% del 2003. In particolare l’occupazio-ne femminile è diminuita dal 52% del 2000 al 51.5% del 2003, mentrequella maschile è rimasta costante (61.4%) nel 2003.

La disoccupazione è aumentata a partire dalla metà degli anniNovanta ma è rimasta inferiore alla media europea. Le statistiche ufficia-li indicano un tasso pari al 8.4% nel 2002 ed al 7.0% nel 2003 (datiILO). La disoccupazione suddivisa per genere indica che nel 2003 il tas-so maschile è pari al 7.5% e quello femminile al 6,4%. A settembre2004 i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (INSEEE) indicano che ladisoccupazione femminile è scesa ulteriormente al 5,4%, ma si ritieneche il dato sia sottostimato, considerando l’alto numero di casalinghenelle aree rurali, che operano in agricoltura.I disoccupati sono concentrati nelle aree urbane ed una parte consisten-te è formata da giovani tra i 15 e i 24 anni, che rappresentano uno de-gli elementi strutturali della disoccupazione (18,5% nel 2003), insiemeai disoccupati di lunga durata.

Nel mercato del lavoro romeno quasi la metà della manodope-ra del Paese è concentrata nel settore rurale, con bassi livelli di disoc-cupazione, anche tra i giovani. Infatti, a causa del drastico declino delsettore industriale, specie quello urbano, l’agricoltura ha assorbito forzalavoro in esubero e si può affermare che la Romania abbia vissuto unvero e proprio fenomeno di ruralizzazione negli anni ‘90. Tuttavia la ri-collocazione dei lavoratori in questo settore è rimasta marginale a cau-sa della bassa crescita e dello sviluppo irregolare dell’agricoltura. Perquanto riguarda il contributo dell’agricoltura alla formazione del PIL, nel2003 il suo apporto è stato del 12% nonostante risulti ancora “occupa-ta” in questo settore il 35,7% della popolazione.

L’accelerazione delle privatizzazioni delle grandi imprese statalipotrebbe segnare l’avvio di una trasformazione di questa dualità urba-no/rurale, anche se ad oggi ancora si aspettano ondate di licenziamenticollettivi nei settori rimasti sotto il controllo dello stato. D’altra partenuove opportunità di lavoro sono create dalla nascita delle piccole emedie imprese, che rappresentano la più vitale spinta alla crescita eco-nomica e alla creazione di posti di lavoro, insieme agli investimenti stra-

nieri. Finora, tuttavia, nell’industria e nei servizi il settore privato non siè ancora sviluppato in maniera tale da sostenere una crescita occupa-zionale in grado di compensare la perdita di posti di lavoro del settorepubblico.

Questa situazione si riflette nelle preoccupazioni espresse an-che nel NAP occupazione 2004-2005, in cui i problemi strutturali delmercato del lavoro romeno vengono indicati chiaramente:“La riorganizzazione delle imprese statali e delle utilities peserà ancorafortemente sul bilancio pubblico, … e inoltre ci sarà bisogno di ulterioririsorse sia pubbliche che private per aumentare gli investimenti nel set-tore agricolo e la creazione di nuovi posti di lavoro alternativi per deter-minare una diversa distribuzione della forza lavoro in settori piùproduttivi”.

Sarà fondamentale quindi nei prossimi anni continuare a svi-luppare politiche occupazionali per elevare il tasso della popolazione at-tiva, considerando che la popolazione in agricoltura è in grande partesottoccupata. Si prevede che i programmi di sviluppo delle aree ruraliporteranno nel 2006 al 26% la popolazione occupata in agricoltura e adun conseguente aumento della produttività nazionale, avendo ricolloca-to questi lavoratori in settori a maggiore produttività, come i servizi.

Su questo argomento esistono opinioni divergenti: da una par-te c’è accordo nel ritenere che la sottoccupazione nel settore dell’agricol-tura si trasformerà in disoccupazione reale se non verranno adottate intempo misure di prevenzione, inserite in un progetto più ampio di tra-sformazione e sviluppo del settore, dall’altra parte, invece, osservatoriprivilegiati come l’Agenzia Nazionale per l’Impiego della Romania (NAE)e le associazioni degli imprenditori sembrano più ottimisti rispetto ai sin-dacati riguardo agli effetti che le privatizzazioni e ristrutturazioni ancorain corso avranno sulla disoccupazione e sull’effettiva possibilità di ricol-locare i lavoratori in esubero. Le associazioni datoriali evidenziano comei livelli di produttività siano ancora bassi anche negli altri settori, oltre aquello dell’agricoltura, e che mediamente sono pari al 4,7%, quindi an-cora inferiori al tasso di crescita del prodotto interno lordo.

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FONTE: NAE – REPORT DELLE ATTIVITÀ 2003.

.46 .47

Il mercato del lavoro romeno presenta inoltre significativi diva-ri regionali, in particolare le differenze sono sostanziali tra la regione diBucarest e il resto del paese. In alcune aree la presenza di minoranzeetniche è problematica, con particolare riferimento ai Rom, nei confrontidei quali si rileva la necessità di specifiche politiche di integrazione so-ciale, a partire dal sistema dell’istruzione. Nelle zone ad economia mo-no-settoriale i livelli di disoccupazione sono più alti, a causa dellachiusura dell’unica struttura produttiva statale e dell’assenza di specificiprogrammi di riqualificazione dell’offerta di lavoro. Tenendo in conside-razione il riferimento al tasso medio di disoccupazione nel 2003, sonostati rilevati picchi più elevati (superiori al 10%) appunto in quelle con-tee a principale vocazione rurale o dove l’economia presenta particolaridifficoltà strutturali: Vaslui, Galati, Hunedoara, Olt, Ialomita, Botosani,Brasov, Teleorman e Valcea. Nelle contee occidentali di Bihor, Satu-Mare,Timis, Arad, e nella Municipalità di Bucharest, la situazione occupaziona-le è più bilanciata, e in alcuni casi la domanda eccede l’offerta. Nellacartina seguente sono riportati i dati statistici relativi alla disoccupazio-ne, registrati dalla NAE a livello di contea.

Tuttavia, come indicato nel rapporto delle attività dell’AgenziaNazionale dell’Impiego della Romania, nel 2003 non si sono verificati fe-nomeni atipici nell’evoluzione della disoccupazione, diversamente daglianni precedenti in cui c’erano stati licenziamenti collettivi a seguito del-le privatizzazioni/ristrutturazioni in vari settori dell’economia. Non solo il2003 è stato il primo anno in cui il numero dei disoccupati registratidall’Agenzia è risultato inferiore a quello delle persone che hanno trova-to lavoro, ma anche il periodo medio di permanenza nello stato di di-soccupazione e relativa percezione del sussidio si è ridotto mediamenteda 10 a 5 mesi circa, grazie all’introduzione di incentivi alle imprese e aidisoccupati, alla mobilità dei lavoratori, alla creazione d’impresa.

I disoccupati di lunga durata, e che non hanno diritto al sussi-dio, sono coloro che hanno superato il periodo massimo previsto per ilsussidio di disoccupazione (in media 12 mesi) oppure non hanno lavo-rato per almeno 12 mesi nei due anni precedenti. Questa è naturalmen-te la categoria di disoccupati più difficile da reinserire, spesso provieneda aree rurali, e ricorre al reddito minimo garantito (attualmente circa70 Euro) come mezzo di sussistenza. Secondo i dati statistici più recentisarebbero rimasti in questa categoria di disoccupati tra 370.000 e440.000 persone, per le quali anche le misure proposte di ricollocazionehanno avuto effetti molto limitati.

Le regioni di sviluppo – ADERE

In Romania esistono 8 regioni, le cosiddette DevelopmentRegions - ADERE, che rispecchiano in qualche misura i criteri delle re-gioni NUTS II, ma senza autorità amministrativa, e in ciascuna regioneè stata creata un’Agenzia di Sviluppo Regionale. Le 7 regioni di svilup-po più l’area metropolitana di Bucarest comprendono le regioni Nord-Est, Sud-Est, Sud, Sud-Ovest, Ovest, Nord-Ovest e Centro, e vengonoconsiderate rilevanti ai fini della programmazione integrata. I dati rela-tivi al mercato del lavoro in generale, alla disoccupazione e agli incen-tivi erogati dall’Agenzia Nazionale per l’Impiego, rimangono tuttaviasuddivisi per contea.

TASSI DI DISOCCUPAZIONE PER CONTEA AL 31-12-2003

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.48 .49

FONTE: NAE – REPORT DELLE ATTIVITÀ 2003.

LE REGIONI DI SVILUPPO

1. NORD-OVEST

2. SUD-OVEST

3. SUD

4. SUD-EST

5. EST

6. NORD-EST

7. CENTRO

8. MUNICIPALITÀ

DI BUCAREST

2. Le politiche attive per il lavoro

2.1 Le istituzioni coinvolte nelle misure attive

Il Ministero del Lavoro della Solidarietà Sociale e della Fami-glia (MoLSSF) ha la responsabilità generale dell’elaborazione delle poli-tiche per l’occupazione e il mercato del lavoro, dei piani e deiprogrammi nazionali. Predispone il budget nazionale del Fondo di Assi-curazione per la Disoccupazione sulla base delle proposte avanzate dal-l’Agenzia Nazionale per l’Impiego, ne controlla il rispetto e verifical’esecuzione dei programmi occupazionali e dei piani annuali della NAEe del CNFPA (Commissione Nazionale per la Formazione Professionaledegli Adulti).

Predispone il NAP per l’Occupazione: il primo è stato presenta-to per il 2002-2003, frutto di un progetto finanziato dall’iniziativa euro-pea Phare con i Ministeri del Lavoro della Germania e dell’Olanda. Si ètrattato di uno sforzo ampio, che ha coinvolto anche le parti sociali e

l’Agenzia Nazionale per l’Impiego, per avanzare a passi più rapidi nelprocesso di adesione, nonostante il NAP non sia ancora richiesto aiPaesi Candidati. Il nuovo NAP 2004-2005, che in prospettiva dovrebbe diventare un pianopluriennale, è stato pubblicato a maggio 2004 sulla Gazzetta Ufficiale,mentre il Ministero romeno sta perfezionando un sistema di monitorag-gio permanente della realizzazione delle misure contenute nel NAP rela-tive a finanziamenti, durata e risultati attesi, e con rapporti periodici suglistati d’avanzamento.

Alla luce di quanto è emerso anche dal monitoraggio del pri-mo NAP Occupazione, e in linea con il Documento programmatico per il2004-2006, il National Development Plan, sono state definite alcunepriorità strategiche per il 2004-2005:

a) la costituzione di un sistema di formazione professionale per gliadulti (per ora esiste un piano di breve-medio periodo per la forma-zione permanente, che deve essere ancora approvato dal governo);

b) lo sviluppo della formazione continua per le imprese: il piano 2004-2010 per la formazione continua è stato approvato ad agosto 2004,anche tenendo in considerazione le priorità indicate dal FSE per ilperiodo 2007-2013;

c) combattere la disoccupazione giovanile e la disoccupazione di lungadurata attraverso misure attive, in particolare la formazione profes-sionale.

La Commissione Nazionale per la Formazione Professionale de-gli Adulti (CNFPA) è un organo tripartito con ruolo consultivo nellosviluppo e nella promozione per le politiche e le strategie della forma-zione professionale per gli adulti. Il CDA è composto da 15 membri: peril Governo sono coinvolti il Ministero del Lavoro, dell’Economia e Com-mercio, dell’Istruzione e Ricerca, delle Finanze e dell’IntegrazioneEuropea, con un rappresentante ciascuno, inoltre le Associazioni impren-ditoriali e sindacali con cinque rappresentanti per ciascuna parte.Quando è stata creata nel 1999 la Commissione aveva prevalentementeun ruolo consultivo, dopo le successive modifiche il suo compito consi-ste oggi nel:a) concedere l’autorizzazione agli enti pubblici o privati che erogano

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.51.50

formazione professionale, tramite le proprie commissioni territoriali;b) elaborare i profili professionali;c) valutare e certificare le competenze acquisite in maniera formale o

informale.

Il processo di certificazione/autorizzazione è decentrato a livel-lo di contea (judeth) dove esiste una commissione territoriale dellaCNFPA (ugualmente tripartita). Sono stati creati dei centri per la valuta-zione, che certificano le competenze acquisite: a loro volta i centridevono essere riconosciuti e certificati.

L’aspetto più delicato è quello della certificazione dei profiliprofessionali, che siano riconosciuti sia per la formazione sia dai centridi valutazione. Dal 2004, cinque centri di valutazione lavorano utilizzan-do i profili professionali certificati dal CNFPA. Questo tipo di certificazio-ne finora riguarda circa 335 profili, come risultato di un progettocondotto dalla Banca Mondiale con il supporto di esperti australiani, an-che se il primo esperimento in Romania è stato condotto dalla BancaCommerciale Rumena (il principale Istituto di credito statale) che hastandardizzato i propri profili per finalità di riorganizzazione interna2.Non essendo stati questi profili valutati esternamente, quelli considerati“standard” sono relativi al progetto della Banca Mondiale.

Per l’accreditamento della formazione allo stato attuale sonocoinvolti a livello locale:a) il direttore del centro regionale di formazione professionale; b) l’agenzia della NAE;c) l’ispettorato scolastico;d) un rappresentante degli imprenditori;e) un rappresentante dei sindacati.

I profili professionali sono validati da tutti questi soggetti e in-fine approvati dalla CNFPA.In questa fase il governo e le parti sociali sembrano orientate a trasfor-mare la CNFPA in un’Autorità Nazionale di Certificazione per il sistemadella formazione continua. Mentre al momento la formazione professio-

nale non è integrata nel sistema dell’Istruzione, si pensa di istituire unsistema di crediti formativi riconosciuti a livello nazionale. Per ora è sta-to avviato il dialogo a livello nazionale, ma senza ottenere progressi si-gnificativi, pertanto il confronto si sta spostando a livello settoriale:tessile, edilizia, alimentare. E’ stato avviato un progetto di gemellaggionell’ambito del Programma PHARE della CE, condotto da esperti danesi,per perfezionare la definizione dei profili nel settore del tessile, edilizia,elettronica, elettrotecnica in cui sono già stati conclusi due studi sull’of-ferta e la domanda di formazione.

Attualmente il sistema dell’educazione in Romania si sviluppasu 3 livelli di programmazione (in linea con i temi di interesse regionale):1. a livello regionale, dove esistono dei “consorzi” per la formazione

professionale, cui partecipano rappresentanti delle Università, delleparti sociali, delle scuole, che preparano i c.d. Piani di Azione Re-gionali per l’Educazione (REAPs), con una strategia di sviluppo de-cennale;

2. a livello di contea, dove si sviluppano i piani in accordo con i REAPsma con priorità fissate dai locali comitati per lo sviluppo sociale (dicui fanno parte le parti sociali, la NAE a livello locale, gli ispettorati),che approvano su base annuale i piani di offerta formativa raziona-lizzata sulle esigenze del territorio;

3. a livello di singola scuola, che provvede a presentare piani di azionescolastici.

2 Si tratta della descrizione dell’occupazione corredata delle competenze espresse anche intermini di unità formative capitalizzabili.

GRADO UOMINI DONNE TOTALE

D’ISTRUZIONE 15-24 25-29 15-64 15-24 25-29 15-64 15-24 25-29 15-64

ELEMENTARE 42.950 16.801 22.0761 14.287 7.209 235.818 57.237 24.010 456.580

MEDIO 614088 603.638 4.192.577 404516 394.424 3.242.964 1.018.603 998.062 7.435.542

SUPERIORE 8.964 22.422 228.162 18.232 44.428 197.587 27.196 66.850 425.749

UNIVERSITARIO 19.178 90.899 526.462 25.718 107.324 465.430 44.896 198.223 991.890

NON SCOLARIZZATO 8.950 2.848 24.934 4.421 641 26.100 13.371 3.489 51.033

TOTALE 694.131 736.606 5.192.894 467.171 554.026 4.167.901 1.161.3031.290.632 9.360.794

FONTE: ELABORAZIONI NAE SU DATI DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (INSEE).

FORZA LAVORO PER GRADO D’ISTRUZIONE - 2003

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.52 .53

In Romania la costituzione di questa Commissione ha rappresen-tato il primo tentativo di far dialogare le parti sociali, che pur avendo svi-luppato una piena consapevolezza dell’importanza della formazione per lavita economica e lo sviluppo del paese, rappresentano visioni a volte con-trapposte sull’evoluzione dell’intero sistema della formazione professiona-le. Infatti alcune associazioni imprenditoriali ritengono che la FP sia cosìstrategica per lo sviluppo delle imprese da ridurre al minimo la possibilitàdi delegare esternamente alle imprese le scelte in questo ambito. Alcunirappresentanti delle associazioni dei lavoratori invece, hanno espresso lanecessità di promuovere una maggiore condivisione nelle scelte riguardantila formazione, dal livello strategico generale fino a quello delle singoleaziende. In questa fase, infatti, due tra le più rappresentative associazionisindacali hanno avviato in via sperimentale un progetto per identificare lepossibilità concrete di dar vita a un fondo bilaterale per la formazione pro-fessionale, in linea con il piano per la formazione concordato tra le partisociali e in linea con quanto previsto nello Statuto del Lavoro (L. 53/2003).

Un ulteriore elemento di fragilità nel tentativo di disegnare unsistema di F.P. coerente è la scarsa concertazione ed integrazione fra po-litiche del lavoro e politiche educative: la CNFPA rappresenta il primotentativo di dialogo tra il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Istru-zione. Allo stato attuale il sistema della formazione nella scuola è dicompetenza del Ministero dell’Istruzione, ma il collegamento con il mon-do del lavoro è ancora limitato. Una preoccupazione fondamentale rima-ne pertanto quella del riorientamento delle scuole professionali/tecniche a livello locale, che risentono ancora dell’impostazione legataall’economia di piano, che vedeva le singole scuole fortemente vincola-te alla struttura produttiva locale, spesso mono-settoriale.

Il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca ha istituito un CentroNazionale per l’Istruzione e la Formazione Professionale, che rappresen-ta appunto un tentativo di impostare un sistema di coordinamento tra ilmondo dell’istruzione e della F.P., sia per i giovani che per gli adulti, manon vi è ancora molta chiarezza su come integrare i due sistemi, e inol-tre lo stesso sistema dell’istruzione di base è stato riformato solo recen-temente, nel 2003. Per quanto riguarda la F.P. le due istituzioniinteressate principalmente, il Ministero dell’Istruzione e Ricerca e quellodel Lavoro usano il proprio “catalogo delle qualifiche”.

L’Agenzia Nazionale per l’Impiego (NAE), rappresenta il princi-pale soggetto per la realizzazione delle politiche e dei programmi in ma-teria di lavoro. Lo strumento legislativo di riferimento è la “Legge sulsistema di assicurazione per la disoccupazione e sulla creazione di oc-cupazione” aggiornata di recente (L.76/2002 e recenti modifiche L.107del luglio 2004). Dopo il 1989, il quadro normativo relativo al lavoro hasubito già diverse modifiche: la prima legge risale al gennaio 1991 (L.1/91 sulla protezione sociale dei disoccupati e sulla riqualificazione pro-fessionale) e dopo molti anni di “piena occupazione” riconosce che an-che in Romania esistono i disoccupati.

2001 2002 2003

PERSONE OCCUPATE/ M F TOTALEMISURE DI POLITICA ATTIVA

CAMBIO DI LAVORO 390.580 316.251 176.639 122.726 299.365

CORSI DI FORMAZIONE 17.147 14.079 7.146 7.256 14.402

PRESTITI PER PICCOLE E MEDIE IMPRESE 18.945 13.810 3.799 2.130 5.929

MOBILITÀ DELLA FORZA LAVORO 0 3.983 3.184 1.138 4.322

OCCUPAZIONE PRIMA DELLA SCADENZA 0 106.395 72.276 37.987 110.263DELLO STATUS DI DISOCCUPATO

ASSISTENZA E CONSULENZA PER 0 3.812 1.806 846 2.652L’INIZIO DI UN ATTIVITÀ

OCCUPAZIONE TEMPORANEA NEL 0 44.695 60.301 18.384 78.685SETTORE PUBBLICO

SUSSIDI PER GIOVANI LAUREATI 14.987 16.970 8.501 9.707 18.208

SUSSIDI PER OVER 45 E SINGLES CHE 0 17.490 12.990 7.762 20.752HANNO UN’INTROITO FAMILIARE

SUSSIDI PER PERSONE DISABILI 0 475 222 131 352

TOTALE 441.659 537.960 346.803 208.067 554.930

PARTECIPANTI ALLE MISURE 4.25 4.70 7.36 5.84 6.71(% SU DISOCCUPATI REGISTRATI)

NUMERO DI DISOCCUPATI CHE 23.737 19.536 11.355 12.606 23.961FREQUENTANO CORSI DI FORMAZIONE

% DI DISOCCUPATI REGISTRATI CHE 0.22 0.17 0.24 0.35 0.29FREQUENTANO CORSI FORMATIVI

FONTE: ELABORAZIONI NAE SU DATI DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA (INSEE).

DISOCCUPATI PARTECIPANTI ALLE MISURE DI POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO

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.55.54

La Legge 76/2002 è più moderna rispetto alla precedente e inlinea con le aspettative di integrazione nella UE, in quanto traccia lastrada per la riforma del mercato del lavoro romeno, la necessaria revi-sione dei servizi pubblici per l’impiego, con l’inserimento di misure atti-ve ed il collegamento con il sistema della formazione professionale. Lalegge assegna all’Agenzia Nazionale per l’Impiego un ruolo di coordina-mento per le politiche del lavoro, puntando allo sviluppo delle politicheattive anziché passive. In questo senso sono stati ridefiniti la maggiorparte dei concetti specifici del mercato del lavoro, quali “disoccupati”,“sussidi”, “persone in cerca di lavoro”. Nella stessa area sono stateidentificate le strutture coinvolte ai diversi livelli di applicazione delle ri-forme, le loro competenze e il modo di interagire tra i diversi ambitioperativi e strutturali. L’Agenzia è anche responsabile delle misure pas-sive, della gestione dei contributi per il Fondo di Disoccupazione, oltreche del pagamento dei sussidi.

2.2 Le politiche del lavoro affidate alle azioni dell’Agenzia Nazio-nale per l’Impiego

Dal 2004-2005 si stanno sviluppando diversi progetti, finanzia-ti dal Programma PHARE dell’Unione Europea, che hanno come principa-le obiettivo la lotta ai fenomeni di disoccupazione strutturale, ovverol’aumento delle misure attive per aumentare l’occupabilità dei disoccu-pati di lunga durata, dei giovani e delle persone in aree rurali.

In particolare le linee di intervento sono concentrate sullo svi-luppo delle competenze della forza lavoro attraverso programmi di for-mazione per rispondere alle esigenze delle imprese di manodopera inpossesso di nuove qualifiche e, per altro verso, allo sviluppo di capacitàmanageriali e dell’imprenditorialità per la crescita economica.

“Le misure attive come strumento sistemico per gli incentivi al-l’occupazione, saranno presentate come un pacchetto integrato conl’obiettivo principale di migliorare le opportunità di inserimento nel mer-cato del lavoro delle fasce deboli, attraverso programmi di orientamentoe counselling personalizzato o di gruppo; servizi di incrocio domanda/of-ferta; formazione professionale, per facilitare l’accesso ai posti di lavoro

disponibili e per ridurre il gap formativo (i servizi di formazione professio-nale comprendono programmi di inserimento professionale, qualificazionee ri-qualificazione, specializzazione); counselling e accompagnamento allacreazione d’impresa per promuovere l’imprenditorialità e la creazione dinuovi posti di lavoro. Tutte queste azioni devono avere una forte compo-nente trasversale per assicurare pari opportunità tra uomini e donne”.

Il NAP 2004-2005, che riprende le idee contenute nel docu-mento strategico per l’occupazione in Romania, il Joint Assessment Pa-per, è stato sviluppato su 10 linee guida, ai fini dell’adeguamento allaSEO (cfr. scheda NAP allegata al paragrafo). In alcune di esse sono individuate specificamente le misure che ricado-no sotto la responsabilità della NAE, definendone i compiti. Per altriversi la promozione del cambiamento passa anche attraverso gli incenti-vi e i sussidi di integrazione al reddito, che in questa fase ancora ditransizione dell’economia romena, sono comunque fondamentali per ar-ginare fenomeni di povertà vera e propria.

Tuttavia, in una visione di sviluppo di politiche attive del lavo-ro, il NAP mette a fuoco soprattutto la necessità di definire alcuni asset-ti strategici, che dovranno aiutare il paese non solo ad avvicinarsi aiparametri della UE, ma soprattutto ad impostare il quadro di riferimentoentro cui promuovere programmi e iniziative di sviluppo del paese. Unodegli elementi fondamentali sarà la creazione di un nuovo sistema dellaformazione professionale.

In questo ambito si possono fare alcune considerazioni che ri-guardano sia il sistema della formazione che quello dell’orientamento,poiché il collegamento tra i due sistemi rappresenta un elemento chiaveper decretare il successo o il fallimento di politiche di orientamento delterritorio, che contribuiscano a migliorare le possibilità di incontro tra ladomanda e l’offerta di lavoro. In Romania l’alta disoccupazione giovani-le è anche riconducibile ad un gap di formazione, o meglio di qualifichenon pienamente rispondenti alle aspettative delle imprese, ai nuovi la-vori. Anche la trasformazione del settore dell’agricoltura e l’intenzione dimigliorare le condizioni di occupabilità delle persone in aree rurali po-trebbe essere facilitato da una rete per l’orientamento integrata con lepolitiche di sviluppo del territorio.

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.57.56

L’esperienza di altri Paesi europei in materia di orientamento,oltre a confermare che questo senza il raccordo con il mondo della for-mazione professionale stenta a svolgere il suo compito di facilitatore dipercorsi di sviluppo occupazionale, ci dimostra che anche il collegamen-to con gli altri protagonisti dello sviluppo locale è di fondamentale im-portanza. Su questo fronte, in Romania la capacità di negoziazione e diintegrazione fra istituzioni, parti sociali e stakeholders, sia a livello na-zionale che locale, si sta sperimentando concretamente solo in questiultimi anni.

NAP 2004-2005 - Misure riguardanti l’Agenzia Nazionale del LavoroSintesi

Principali misure per il raggiungimento degli obiettivi della NAE

Linea guida 1: misure attive e preventive per i disoccupati e la po-polazione inattiva.

1. Accrescere nel 2004 il numero degli occupati di almeno il 15%rispetto al livello programmato nel 2003, attraverso misure dipolitiche attive finanziate dal Fondo di Disoccupazione, rivoltea specifici target di utenti (inclusi quelli che hanno difficoltà diaccesso al mercato del lavoro, disoccupati di aree svantaggia-te, a rischio di disoccupazione di lunga durata):

• “Programma 235” – per la crescita del tasso di occupa-zione in 170 aree svantaggiate, secondo l’Ordinanzad’Emergenza Governativa (GEO) n°24/1998 e 65 aree adalto tasso di disoccupazione.

• Programma “Valea Jiuliui” – per aumentare il tassooccupazionale e migliorare le condizioni di vita diquest’area.

• Programma “Delta del Danubio” - per combattere la di-soccupazione in sette località dell’area del delta.

2. Concedere finanziamenti a interessi agevolati tramite il Fondodi Disoccupazione, in modo da creare nuovi posti di lavoro, deiquali almeno il 50% per disoccupati. Con questa misura, ci sirivolge specificamente ad aree con un alto tasso di disoccupa-zione, e si intende creare almeno il 30% di posti di lavoro inpiù rispetto a quelli previsti per l’anno 2003.

3. Il budget destinato alle misure attive è destinato a crescere co-me segue: +24,96% nel 2005, e +29,31% nel 2006.

4. Organizzare eventi e fiere sul Mercato del Lavoro.

5. Rafforzare la rete dei centri di informazione e formazione pro-fessionale continuando l’implementazione del progetto “Infor-mazione e consulenza sulla carriera” - facente parte delprogetto “Occupazione e Protezione Sociale”, co-finanziato dal-la Banca Mondiale e sviluppato dal Ministero del Lavoro dellaSolidarietà Sociale e della Famiglia.Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Impiego, Mini-stero dell’Educazione e della Ricerca.

6. Predisporre la partecipazione ad almeno una misura di politicaattiva per l’occupazione, di almeno il 30% di disoccupati totalievidenziati dalla NAE, nei primi tre mesi di disoccupazione, ve-rificando ogni tre mesi il percorso di ogni disoccupato nellasua ricerca di occupazione. Secondo la già elaborata procedu-ra, in applicazione dal 1 aprile 2004, ad ogni persona a rischiodi diventare un disoccupato di lunga durata, verrà offertaun’assistenza individuale basata su un piano personalizzato.

7. Inserire almeno il 12% dei giovani disoccupati di lunga durataevidenziati dalla NAE e almeno il 14% dei disoccupati adulti dilunga durata, all’interno di diverse misure di politiche attiveper l’occupazione. Almeno il 40% di questi giovani beneficerà

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di servizi informativi e di consulenza e almeno il 20% prenderàparte a corsi di formazione professionale. Tra i disoccupati dilunga durata adulti, almeno il 20% beneficerà di servizi di in-formazione e consulenza professionale, e almeno il 14% verràinserito in corsi di formazione professionale.

8. Aumentare di almeno il 20%, rispetto alla percentuale pro-grammata per il 2003, il numero di giovani registrati nelle listedei Servizi pubblici per l’impiego, che saranno occupati attra-verso programmi di politiche attive: occupando almeno il 30%dei laureati registrati nelle liste della NAE, e assicurandosi finoalla fine del 2004, le risorse finanziarie (661.920 milioni di LEI),in modo da stimolare i datori di lavoro ad assumere giovanilaureati.

9. Sviluppare il Programma PHARE 2003-2004 – “Investimentiper una coesione economica e sociale”, “Sviluppo risorseumane” – che:

• assicura assistenza tecnica e finanziaria al Ministero delLavoro della Solidarietà Sociale e della Famiglia, mi-gliorando l’efficienza amministrativa utile ad implemen-tare progetti occupazionali del Fondo Sociale Europeo;

• facilita l’accesso all’occupazione rafforzando le misureattive del mercato del lavoro e sviluppando qualifichesecondo le nuove esigenze del mercato del lavoro;

• promuove uguali opportunità occupazionali a tutte lefasce deboli (giovani disoccupati e disoccupati dilunga durata).

Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della Solidarietà So-ciale e della Famiglia, Ministero per l’Integrazione Europea, altreistituzioni che hanno funzioni rilevanti (tra le quali la NAE).

10. Sviluppare le competenze necessarie per accedere al nuovomercato del lavoro, inserendo nei programmi di formazioneprofessionale almeno il 3% dei disoccupati registrati nelle listedei Servizi pubblici per l’impiego:

• implementando il piano di formazione professionale nazionaledel 2004 laddove:

• il numero di disoccupati che devono essere inseriti incorsi professionali sia il doppio rispetto a quello stabi-lito per il 2003;

• il numero dei disoccupati sotto i 25 anni coinvolti nellaformazione professionale, sia almeno del 30%;

• il numero dei disoccupati di lunga durata sotto i 25 an-ni rispetto al totale di disoccupati formati sia di alme-no il 10%;

• il numero dei disoccupati di lunga durata sopra i 25anni rispetto al totale di disoccupati formati sia di al-meno il 20%;

• allargando la rete dei centri di formazione professionale e col-legandola ai Servizi pubblici per l’impiego;

• autorizzando i centri di formazione professionale dei Servizipubblici per l’impiego a fornire (secondo la nuova legislazione)una formazione professionale adattabile ad un sistema di svi-luppo modulare di risorse umane, così come imposto da unmercato competitivo;

• assicurando risorse finanziare per 138.840,7 milioni di LEI, perl’organizzazione di nuovi corsi formativi.

11. Sviluppare il Programma PHARE 2004 (componente rafforzamen-to delle istituzioni) Servizi Pubblici per l’impiego (PES) nell’arearurale, contribuirà alla crescita dell’efficienza e della qualità deiPES (specialmente nei servizi di informazione e consulenza sullacarriera). Come risposta ad un bisogno di un riorientamento nelsettore agricolo, il progetto mira a rafforzare lo sviluppo dei ser-vizi di informazione e consulenza sulla carriera nelle aree rurali,in modo tale da diminuire il numero degli occupati nell’agricol-tura, supportando il riorientamento di questa fascia di popola-zione verso l’area dei servizi e della produzione.Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della famiglia, Agenzia Nazionale per l’Impiego.

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11. Migliorare la qualità dei PES implementando il Programma perl’Organizzazione e l’Implementazione del sistema qualitativodei PES, in modo tale da accrescere l’efficienza dei Servizi pub-blici per l’impiego e sviluppare nuove competenze di funzionaripubblici a contatto con il pubblico.

12. Adattare il sistema informatico della NAE per renderlo compati-bile con quello EURES, facilitando così l’accesso a posti di la-voro disponibili nei confini dell’Unione europea e stimolando lamobilità della forza lavoro.

Linea guida 3: cambio d’indirizzo e promozione di adattabilità emobilità nel mercato del lavoro.

1. Supportare e adattare il programma SEMM (Servizio Elettronicodi Intermediazione del Lavoro) ai programmi simili degli altriStati membri della Ue, creando un interfaccia attivo tra chi cer-ca lavoro ed i lavori disponibili.

2. Elaborare e adattare la Strategia riguardante la qualità dei ser-vizi forniti, che stabilisca degli standard chiari per la trasparen-za nel mercato del lavoro, l’accesso a tutti i posti di lavorodisponibili e a tutti i corsi di formazione professionale.

3. Accreditare fornitori privati di servizi specifici: incrocio doman-da/offerta e informazioni e consulenza sulla carriera.

4. Accrescere il tasso d’occupazione fornendo gratuitamente corsidi formazione sia per i disoccupati che per i lavoratori reinseritidopo un lungo periodo di interruzione dell’attività lavorativa.

Linea guida 4: promuovere lo sviluppo del capitale umano e dellaformazione continua.

5. Accrescere il numero di coloro che cercano lavoro inseriti inpercorsi di formazione professionale di almeno il 100% nel2004 rispetto al livello del 2003, prestando contemporanea-mente maggiore attenzione alle seguenti fasce di popolazionein modo da facilitare il loro ingresso al mercato del lavoro: per-sone sotto i 25 anni, donne, disoccupati di lunga durata.

6. Accreditare tutti i quattordici centri di formazione professionaleper adulti e i cinque centri regionali di formazione professiona-le per adulti all’interno della rete della NAE, prendendo in con-siderazione le modifiche legislative nel campo della formazioneprofessionale per adulti.

7. Modificare la legge n.76/2002 sul sistema assicurativo della di-soccupazione e sulla stimolazione dell’occupazione della forzalavoro, in modo da diversificare il numero di persone che be-neficiano liberamente dei corsi professionali.

8. Implementare il piano annuale nazionale di formazione profes-sionale per disoccupati.

9. Portare, nel periodo 2004-2005, il numero dei centri di forma-zione professionale per adulti della NAE a sei, modernizzandoe dando più potere alla rete dei centri esistenti, sia attraverso ifondi del budget di assicurazione sulla disoccupazione sia at-traverso prestiti della Banca Mondiale.

10. Raggiungere un rapporto tra disoccupati inseriti in corsi di for-mazione e disoccupati iscritti di almeno il 3%.

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Linea guida 5: aumentare l’offerta di lavoro e promuovere il pro-lungamento della vita attiva.

Sostenere il costo del lavoro nei programmi che hanno comeobiettivo principale il lavoro temporaneo di personale disoccupato(su richiesta di enti locali), stanziando 802 milioni di Lei del Fondoper l’Occupazione.1. Assicurare le risorse finanziarie necessarie, pari a circa 125 mi-

liardi di lei, attraverso il Fondo per l’Occupazione per stimola-re i datori di lavoro ad assumere persone cui mancano 3 annial soddisfacimento delle condizioni per il pensionamento.

2. Incrementare nel 2004 del 50% rispetto al 2003, gli obiettivipresenti nel Piano di Formazione Nazionale, coinvolgendo nel2004 almeno il 40% in più rispetto al 2003 in corsi professio-nali i disoccupati over 45.

3. Assicurare risorse finanziarie approssimativamente 520 miliardidi lei del Fondo per l’Occupazione per incentivare le impresead assumere disoccupati over 45.

Linea guida 6: pari opportunità.

1. Organizzare annualmente l’evento fiera sul lavoro femminile;

2. Accrescere di almeno il 35% la quota femminile sul totale oc-cupati, nell’ambito dell’implementazione di misure attive, finan-ziate dal Fondo per la Disoccupazione.

3. Accrescere di almeno il 35% la quota femminile sul totale par-tecipanti a programmi di riqualificazione finanziati dal Fondoper la Disoccupazione.

Linea 7: promuovere l’integrazione nel mercato del lavoro e com-battere la discriminazione nei confronti di persone svantaggiate.

1. Incoraggiare i datori di lavoro ad assumere persone disabili, inmodo da impiegare nel 2004, lo 0,25% del totale di 350.000disabili.

2. Accrescere dell’1,5%, rispetto alla nuova occupazione program-mata, la quota di rom occupati.

3. Assicurare risorse finanziare, pari a 52.080 milioni di Lei, attra-verso il Fondo di Disoccupazione, da utilizzare come incentiviper i datori di lavoro che assumano disabili.

4. Organizzare eventi annuali sul lavoro rivolti specialmente aqueste categorie di persone; in aprile la Fiera del lavoro deiRom, e a maggio la Fiera del lavoro dei disabili.

5. Coinvolgere almeno l’1.5% dei Rom inattivi e lo 0,3% di disabi-li inattivi, nei programmi di formazione professionale per disoc-cupati.

6. Coinvolgere nel 2004, 700 rom e 120 disabili in corsi di forma-zione professionale.

7. Organizzare corsi di qualificazione e riqualificazione della forzalavoro su richiesta dei datori di lavoro, per i lavoratori con bas-so livello di specializzazione; questo per far crescere di almenoil 5% il numero di persone coinvolte in questo tipo di program-mi finanziati dal fondo di disoccupazione.

8. Stimolare l’integrazione e la reintegrazione di tutte le perso-ne che hanno difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, fi-nanziando il costo necessario per la loro formazione tramiteil Fondo di Disoccupazione (persone che hanno beneficiatodel periodo di due anni per accudire un neonato, tre anni

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nel caso sia un down, individui che hanno assolto gli obbli-ghi di leva, persone che hanno subito un’invalidità e che de-siderino rientrare nel mondo del lavoro, persone che vivonoin aree rurali, stranieri e apolidi che siano stati assunti o ab-biano redditi in Romania, detenuti che abbiano scontato la pe-na e che si trovino nel periodo dei primi nove mesi di libertà).

Linea guida 8: rendere il lavoro vantaggioso attraverso gli incentiviaumentandone l’attrattiva.

1. Modificare e completare il quadro legislativo, in modo da assi-curare il libero accesso ai programmi di formazione professio-nale attivati nelle aree rurali per coloro che non hanno unreddito mensile o percepiscono solo entrate di importo inferio-re al sussidio di disoccupazione e per quelli che hanno un con-tratto di lavoro sospeso o reintegrati dopo essersi presi curadei propri figli fino all’età di due anni, dopo aver assolto il ser-vizio militare o reintegrati dopo il sussidio di invalidità.Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

2. Aumentare la quota di stanziamenti sulle politiche attive perl’occupazione (al di sopra del 20% per il periodo 2004-2007, inrapporto al 13,9% del 2002).Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

3. Stabilire un quadro giuridico relativo al periodo di godimentodei sussidi di disoccupazione, per coloro che hanno contrattipart-time o temporanei. Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

4. Rendere il lavoro vantaggioso riducendo i contributi al Fondodi Disoccupazione di un terzo, rispettivamente del 2% rispet-

to al 2002 (1,5 nel 2003 e 0,5% nel 2004) , e stimolandol’occupabilità.

Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

Linea Guida 10: ridurre le disparità regionali in ambito occupazionale

8. Sviluppare il progetto di gemellaggio RO 02/IB/SPP/02 – “Sup-porto al Ministero del Lavoro, della Solidarietà Sociale e dellaFamiglia”, rafforzando la capacità amministrativa per l’imple-mentazione delle attività FSE.L’obiettivo generale del progetto consiste nello sviluppo dellacapacità amministrativa del Ministero del Lavoro, della Solida-rietà Sociale e della Famiglia e dell’Agenzia Nazionale per l’Oc-cupazione per partecipare ai progetti di assistenza finanziariadell’Unione europea, specialmente a quelli finanziati dal FondoSociale Europeo.Nello sviluppo del progetto verrà assicurata un’adeguata forma-zione del Ministero del Lavoro, della Solidarietà Sociale e dellaFamiglia, dell’Agenzia Nazionale per l’Occupazione e delle suestrutture territoriali.Istituzioni responsabili: Ministero del Lavoro, della SolidarietàSociale e della Famiglia, Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

9. Stimolare la mobilità della forza lavoro assegnando sussidi aidisoccupati che vogliono cambiare la loro residenza o essereassunti a più di 50 Km di distanza dal luogo di residenza (conquesta misura, che è stata inclusa nel Programma Nazionaleper l’Occupazione, adottato nel 2004, si intende occupare6.000 persone; lo stanziamento per il 2004 del Fondo di Disoc-cupazione è di 67.200 milioni di Lei).Istituzioni responsabili: Agenzia Nazionale per l’Occupazione.

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10. Finanziare la spesa per l’occupazione di forza lavoro tempora-nea nell’ambito del rilancio dei lavori pubblici, dando una spe-ranza di reintegrazione nel mercato del lavoro ai disoccupati dilunga durata, sia pure per un periodo di tempo determinato(questa misura, che è stata inclusa nel Programma d’Occupa-zione Nazionale, prevede l’occupazione di 28.000 persone).

11. Concedere agevolazioni o finanziamenti a fondo perduto a spe-cifiche aree o località ad alto tasso di povertà e di esclusionesociale (questa misura che è stata inclusa nel Programma Na-zionale d’Occupazione, prevede l’occupazione di 15.000 perso-ne; lo stanziamento del Fondo di disoccupazione per l’anno2004 è di 1.500 miliardi di Lei).

12. Rafforzare il partenariato a livello locale, attraverso protocolli trale Agenzie locali per l’Impiego e le associazioni della minoranzarom – in modo tale da risolvere i problemi di questo particolaregruppo etnico (il Programma Nazionale per l’Occupazione inten-de stimolare l’occupazione di 6.406 persone appartenenti a que-sta particolare fascia di popolazione).

13. Assicurare la creazione di 6 nuovi centri di formazione profes-sionale per adulti in alcune contee del Paese, contribuendo co-sì all’eliminazione delle disparità regionali per quanto attienela qualità e la capacità lavorativa degli individui.

14. Implementare il Programma Speciale in 235 diverse località, dicui: 170 aree svantaggiate, secondo l’Ordinanza Governativad’Emergenza n.24/1998 e 65 aree ad alto tasso di disoccupazio-ne (Programmi Speciali “Valea Jiului” e “Delta del Danubio”).

2.3 L’Agenzia Nazionale per l’Impiego (NAE)

L’Agenzia è stata istituita con la Legge 145/1998 con la deno-minazione di “Agenzia Nazionale per l’Impiego e la FormazioneProfessionale”, modificata nel 2000 in Agenzia Nazionale per l’Impiego.Il suo compito istituzionale è quello di “implementare le politiche perl’occupazione emanate dal governo”. Dall’iniziale ruolo di soggetto ero-gatore dei sussidi di disoccupazione, l’Agenzia diviene dal 2001 ancheerogatore dei servizi connessi alle misure di politiche attive del lavoro,rivolti sia a disoccupati e persone in cerca di occupazione, che al siste-ma delle imprese.

Attualmente offre un’ampia gamma di servizi, quali l’erogazio-ne dei sussidi di disoccupazione, l’orientamento e la formazioneprofessionale, il sostegno alla mobilità, la consulenza per l’avvio di nuo-ve iniziative imprenditoriali, il sostegno alla ricerca di occupazione perpersone diversamente abili, i crediti agevolati alle imprese per i nuoviposti di lavoro creati, i servizi di accompagnamento all’outplacementper lavoratori a rischio di esubero.

L’organo di governo della NAE è di tipo “tripartito”, cioè com-posto da 15 membri, suddivisi in ugual misura tra rappresentanti delgoverno (Ministero del Lavoro, della Solidarietà Sociale e della Famiglia,che lo presiede con un Sottosegretario, Ministero delle Finanze, Ministe-ro dell’Economia, Ministero dell’Educazione, Ministero dei Trasporti,delle Costruzioni e della Casa), rappresentanti delle associazioni dato-riali e delle organizzazioni sindacali più importanti a livello nazionale.

Le risorse finanziarie della NAE dipendono dal Fondo naziona-le per la Disoccupazione, che si costituisce attraverso i versamenticontributivi ad esso dovuti dai lavoratori occupati, ridotti di recente al 3% a carico dell’impresa e 1% a carico del lavoratore, e la cui gestione èaffidata alla NAE.

La Fig. 3, assumendo a 100% le risorse finanziarie riservate allemisure attive, indica le percentuali di budget dedicato alle varie misureattive: la percentuale più alta (il 37 %) è quella riservata ai contributi al-le imprese per nuove assunzioni; le più basse (1 % e 2 %), sono

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destinate agli aiuti all’occupazione per le persone disabili ed alle attivitàdi formazione professionale (prima qualificazione e riqualificazione).

I servizi offerti dalla NAE

Attualmente l’insieme del sistema NAE ha ca. 3400 dipendenti,di cui 186 presso la sede nazionale a Bucarest, e gli altri dislocati sulterritorio. Per quanto riguarda la struttura territoriale, all’Agenzia Nazio-nale rispondono funzionalmente 41 Agenzie di Contea (Jude_a), una perciascuna delle 41 contee ed una, Municipale, per l’area metropolitanadella capitale, dotate di personalità giuridica, da cui dipendono 90agenzie locali e 158 “punti lavoro” (sportelli); le Agenzie di Contea han-no a capo un direttore esecutivo nominato dal presidente della NAE.

L’assetto organizzativo delle Agenzie di Contea prevede cheogni agenzia eroghi gli stessi servizi su tutto il territorio. Il sistema delleAgenzie di Contea e Locali rappresenta il vero front line verso il clien-te/utente.

Le misure di politica attiva hanno sostanzialmente contribuitoa generare un atteggiamento di “ricerca attiva” del lavoro da parte dei

Formazione, aggiornamneto

Accreditamento delle PMI

Lauree

Occupazione prima della scadenza del periodoin cui si ha diritto a percepire il sussidioMobilità della forza lavoro

Categorie svantaggiate

Contratti a termine e incentivazione alla creazione diposti di lavoro

FONTE: NAE.

RIPARTIZIONE DELLE SPESE DELLA NAE PER MISURE ATTIVE AL 31-12-2003

(% SU TOTALE DELLE SPESE DESTINATE A MISURE ATTIVE)

disoccupati ed a migliorare i tassi di occupazione, anche se restanomolti squilibri tra contea e contea.

I servizi legati alle misure passive prevedono:a) la registrazione dei disoccupati e l’eventuale riconoscimento del di-

ritto al sussidiob) l’erogazione del sussidio

I servizi connessi a misure attive, offerti dalle Agenzie di Con-tea, dalle agenzie locali e dai Punti Lavoro (sportelli), sono gratuiti pergli utenti disoccupati.

Essi sono:a) accoglienza e primo colloquio

Un operatore è a disposizione degli utenti per assisterli nella defini-zione dei propri bisogni ed avviarli verso l’uso dei vari servizi adattialla loro situazione. Inoltre si stanno attrezzando sportelli informa-tizzati di auto-informazione in molte sedi delle Agenzie Locali.

b) informazioneFornitura di informazioni sull’evoluzione delle occupazioni e sul mer-cato del lavoro alle persone in cerca di lavoro e alle imprese.

c) orientamento professionale e counsellingRiguarda l’erogazione, in forma individuale o in gruppo, di sessionidi assessment per l’incremento delle competenze di autovalutazionee per l’assunzione consapevole di decisioni relative alla propria car-riera; comprende la formazione al colloquio di selezione, alla ricercaattiva del lavoro, alla preparazione del CV e la realizzazione di ses-sioni denominate “Job Club”, durante le quali i disoccupati, riuniti inpiccoli gruppi assistiti da un counsellor, si preparano alla ricerca at-tiva di un impiego.

d) formazione professionale (di qualificazione e di riqualificazione)E’ strutturata in due tipologie:

• la formazione professionale rivolta ai disoccupati, con l’offer-ta di corsi di qualificazione e di riqualificazione. I corsi sonogratuiti (è previsto il rimborso dei trasporti per chi provieneda aree limitrofe e la residenzialità, se disponibile nel Centrodi formazione professionale che eroga il corso) ed organizzatisia nei Centri di formazione professionale NAE, che attraver-

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so fornitori esterni accreditati per la formazione di specificiprofili professionali. La programmazione delle tipologie cor-suali viene svolta dalle Agenzie di Contea e riguarda profilisu cui le previsioni di domanda da parte del mercato del la-voro locale sono ritenute alte (in questo caso la NAE hal’obiettivo di occupare almeno il 60 % dei partecipanti) op-pure medie (in tal caso l’impegno a collocare i partecipanti èdel 30 %). E’ prevista anche l’offerta di corsi per l’avvio dimicroimprese o di iniziative di autoimpiego.

• La formazione professionale “on demand”, richiesta e realiz-zata dalle imprese attraverso un contratto finanziato dallaNAE, finalizzata all’occupazione.

e) incontro domanda / offerta e “borsa-lavoro”Le imprese hanno l’obbligo di comunicare qualità e quantità dei po-sti vacanti all’Agenzia Locale, che offre informazioni a chi è in cercadi occupazione o intende cambiare lavoro, mettendo in relazionedomande e offerte di lavoro. Vengono anche organizzate “fiere dellavoro” c.d. “Borsa lavoro”, in particolare per i giovani, per i profiliqualificati e per le varie tipologie di target (ad esempio gli over 45 ole persone disabili), durante le quali le aziende dispongono di spaziper proporsi ed incontrare i candidati.Nell’agosto 2000 è stata lanciata la Borsa Lavoro Elettronica (SEMM)in 9 contee, poi allargatasi a tutte le altre. Sono consultabili dal sitointernet www.semm.ro le richieste di posizioni di lavoro, classificateper area territoriale, per settore produttivo e per area professionale.

f ) assistenza tecnica per l’avvio di iniziative di micro e piccola impresae/o di autoimpiego promosse da disoccupatiQuesto tipo di servizio può essere utilizzato dal disoccupato gratui-tamente solo per una volta nel corso del periodo in cui detiene i di-ritti al sussidio di disoccupazione. Viene finanziata dalla NAE, maaffidata a fornitori esterni specializzati nei vari campi tematici (ricer-che di mercato, tecnologie, management, finanza, affari giuridici)

g) premio di occupazioneAi disoccupati che, pur avendo diritto al sussidio di disoccupazione,accettano un posto di lavoro prima del termine del periodo di sussi-dio, viene riconosciuto un premio pari al 30 % delle mensilità residue.Inoltre, a chi avvia una forma di autoimpiego in qualsiasi settore (adesclusione delle professioni liberali in medicina e in giurisprudenza

e del settore del commercio al dettaglio) viene riconosciuto un con-tributo a fondo perduto di 100 ml di Lei (sul quale, però, vanno pre-state garanzie reali) , se l’iniziativa è mantenuta per almeno 5 anni. Lo stesso sussidio spetta a chi assume un lavoratore al quale man-cano tre anni alla pensione.

h) premio di mobilitàAi disoccupati che accettano un posto di lavoro situato oltre 50 kmdal luogo di residenza è riconosciuto un premio pari a due mensilitàdel salario di riferimento dovuto alla posizione lavorativa accettata.

i) aiuti all’occupazione per le imprese, sotto forma di credito agevolatoo a fondo perduto, per l’assunzione di disoccupati

• Le imprese che assumono per almeno due anni disoccupatiover 45 o disoccupati di famiglia monoreddito o, se impresecon meno di 100 dipendenti, persone disabili, ricevono uncontributo a fondo perduto pari a 12 mensilità del salariominimo garantito di legge.

• Le imprese che assumono giovani diplomati o laureati conun contratto almeno triennale hanno il diritto a ricevere lacopertura delle spese di formazione interna fornita dall’im-presa e un contributo pari a 12 mensilità del salario minimogarantito di legge, che sale a 18 mensilità, se il diplomato olaureato è disabile.

• Le PMI, le cooperative o le imprese familiari che creano nuo-vi posti di lavoro (fino ad un massimo di 100), di cui la me-tà vengano ricoperti da disoccupati, possono richiedere uncontributo agevolato a tasso di interesse del 50 % del pri-me rate nelle aree con disoccupazione uguale o inferiore altasso medio nazionale, e del 25 % nelle aree con disoccu-pazione superiore alla media nazionale. Il contributo puòraggiungere i 100 ml di Lei per posto di lavoro ed i posti dilavoro creati devono essere mantenuti almeno 5 anni, nelsenso che eventuali licenziamenti individuali devono esserereintegrati con altro lavoratore disoccupato. Il credito age-volato va assicurato con garanzie reali (immobili, terreni,macchinari, cessione del credito commerciale).

Le imprese ammesse al beneficio possono appartenere aisettori manifatturiero, agricolo e zootecnico, turistico, dei servizi, e il

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loro fatturato, al termine del periodo di riferimento del contributoagevolato, può provenire al massimo per il 49% dall’intermediazionecommerciale (trading). Tutte le operazioni di credito sono condotte dalla NAE con l’assisten-za della Banca Commerciale Rumena, assegnataria, a seguito di gara,del servizio di istruttoria e tesoreria.

l) assistenza alla gestione anticipata degli esuberi nei casi di ristruttu-razioni d’aziendaPer sostenere i lavoratori a rischio di esubero durante i processi di ri-strutturazione aziendale, il Labour Code (codice del lavoro, emanatonel 2003) ed i CCNL prevedono che l’impresa debba segnalare allaNAE, almeno 30 giorni prima della comunicazione di licenziamentocollettivo, quantità e qualità degli esuberi. In questo periodo l’impre-sa ha anche l’obbligo di utilizzare i servizi della NAE, inviando i lavo-ratori ai programmi di accompagnamento da questa predisposti perassistere i lavoratori nel reimpiego. Le misure comprendono l’informa-zione sui sussidi di disoccupazione, l’orientamento professionale, lafrequenza di brevi corsi di riqualificazione, l’assistenza alla ricerca diun nuovo lavoro anche attraverso la “borsa lavoro” Semm.

m) attivazione di partenariati locali sui temi dell’occupazione Questa modalità di servizio è una forma di “animazione locale”, cu-rata di norma personalmente dal Direttore Esecutivo delle Agenzie diContea e rivolta a coinvolgere altri soggetti pubblici (ad esempio gliistituti scolastici professionali) in programmi d’azione congiunta pre-disposti ad hoc.

n) accreditamento dei servizi privati per il collocamentoAnche i privati accreditati possono offrire alcune misure attive (a pa-gamento per le imprese, ma non per i disoccupati), quali orienta-mento e counselling e incrocio domanda/offerta. Tuttavia lestatistiche sull’efficacia e sull’impatto della “quota di mercato” diNAE rispetto a quella dei privati nel processo di placement non so-no molto affidabili in quanto le aziende non hanno l’obbligo di co-municare le assunzioni, né il disoccupato – se non intende riceveresussidi – ha l’obbligo di iscrizione nelle liste: il placement avvienedunque al di fuori delle statistiche ufficiali.

I Centri di Formazione Professionale della NAE

Dalla NAE dipendono anche 15 Centri di formazione professio-nale iniziale (collocati in altrettante contee) e 5 Centri Regionali diformazione professionale continua, specializzati per gli utenti adulti, icui Direttori Esecutivi hanno il medesimo status dei Direttori delle Agen-zie di Contea. Tutti sono accreditati per realizzare attività corsuali per un ampio nume-ro di figure professionali, inoltre sette Centri sono già accreditati perl’ECDL ed altri sette sono in corso di accreditamento.

Per statuto i Centri Regionali devono avere almeno due figurechiave: un Vice Direttore che si occupa dell’amministrazione del centroed un Responsabile della Formazione, entrambi subordinati al DirettoreEsecutivo.Il Direttore e il Vice Direttore sono dipendenti della NAE ed accedonopertanto tramite concorso alla carica, e sono nominati dal Presidentedella NAE, mentre i Responsabili della Programmazione della Formazio-ne e della Gestione Corsi sono nominati dal Direttore Esecutivo.

Il Direttore Esecutivo è affiancato da un Consiglio, compostoda 1 rappresentante di ciascuna Agenzia di Contea collocata nella regio-ne di riferimento del Centro Regionale, 2 rappresentanti delle autoritàlocali della città dove ha sede il Centro Regionale (solitamente il Prefet-to e un membro del Consiglio Comunale), 1 rappresentante dell’Agenziadi Sviluppo Regionale ADERE, 1 rappresentante dell’ispettorato scolasti-co, 1 degli imprenditori e 1 dei sindacati.

La scelta dell’ampiezza di copertura delle contee viene propo-sta dai Centri Regionali e deve essere approvata dal Consiglio dellaNAE. I Centri Regionali possono tuttavia svolgere attività formative an-che in altre contee dove lo richiedano imprese o persone fisiche, oppurele Agenzie di Contea, anche se non sono situate nelle contee compresenelle Regioni di Sviluppo (ADERE), ma che siano interessate ai profiliprofessionali di competenza dei vari Centri Regionali.

I Centri Regionali per la Formazione Professionale coordinanoed eseguono, in ambito regionale, le attività di formazione professiona-

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le per gli adulti sulla base di un piano annuale approvato dalla NAE einoltre effettuano il bilancio delle competenze per gli adulti. Gli obiettiviprincipali sono quelli di riqualificare i disoccupati e facilitare la reinte-grazione di fasce deboli nel mercato del lavoro. I servizi posso essereresi sia nelle sedi dei centri, predisposti anche per alloggiare i parteci-panti ai corsi di formazione, che hanno normalmente una durata mediadai 3 ai 6 mesi, sia nella contea presso cui risiede l’agenzia che ha ri-chiesto il corso, anche se diversa dalla sede del Centro Regionale. Alle attività corsuali possono partecipare, pagando una quota di parteci-pazione (solitamente sostenuta dall’azienda di appartenenza), anche la-voratori occupati, ma sono una minoranza.

Un’attività molto importante, quindi, per l’Agenzia di Contea,è la definizione dell’offerta formativa da rivolgere al proprio mercatodel lavoro che viene concordata con i 15 Centri di formazione profes-sionale iniziale e con i 5 Centri Regionali di formazione professionalecontinua.

Il piano formativo è composto essenzialmente da 3 tipi di proposte:

1. la formazione completamente gratuita che riguarda le qualifiche pre-scelte in base all’indagine di mercato del lavoro locale. Ad esempio laContea di Arges ha accreditato 17 diversi mestieri, quelli ritenuti più ri-levanti in base ad un’indagine di mercato sulla domanda di lavoro, peri quali offrire corsi di formazione professionale ai disoccupati. Per 6 diqueste qualifiche i corsi sono tenuti da formatori interni all’Agenzia Na-zionale per l’Impiego, mentre per gli altri 11 profili i corsi sono tenutida società esterne accreditate dalla NAE. I corsi legati alle 17 qualificheprescelte sono gratuiti per i disoccupati, sia giovani che adulti;

2. la seconda tipologia di offerta è basata sull’esigenza formulata dal-l’impresa, che ha però l’obbligo di assumere i disoccupati che com-pletano i corsi, generalmente della durata di 3-4 mesi, e cheprevede pertanto una convenzione tra Agenzia per l’Impiego e im-presa, la definizione del numero di partecipanti (almeno 20-30 per-sone). L’Agenzia per parte sua è impegnata a seguire l’inserimentodelle persone che completano il corso. In questo caso i corsi sonogratuiti per i disoccupati;

3. una terza componente dell’offerta formativa è rappresentata da corsiideati in accordo con le imprese, che sostengono per il 50% i costidella formazione, e la NAE, che sostiene il restante 50%. I corsi han-no la durata media di 6 mesi e rispondono solitamente ai fabbiso-gni rilevati sul territorio da studi di mercato.

Da un Report della ETF (European Training Foundation – Coun-try monograph 2003) emerge che solo l’1,3 % della popolazione attivadella Romania frequenta attività di formazione continua, mentre nelRapporto di Attività 2002 della NAE si legge che solo il 2,5 % dei parte-cipanti ai corsi da questa organizzati nei propri centri di formazione (sialocali che regionali) termina le attività con l’acquisizione della qualifica. Questo elemento problematico è stato riscontrato anche durante le in-terviste ad alcuni Direttori di Agenzia di Contea, che lamentano che, no-nostante l’impegno profuso nell’ individuazione dei fabbisogni formatividel territorio e del mercato locale del lavoro e la conseguente program-mazione delle attività corsuali, è difficile poi coinvolgere i disoccupatinella frequenza e molti lasciano i corsi non appena trovano una “qualsi-voglia” occupazione più stabile.

Gli standard essenziali e gli standard di qualità dei servizi

Dal 2002 la NAE ha sviluppato la gamma dei nuovi servizi colle-gati all’attuazione delle misure attive, passando dal 2% all’attuale 22%delle risorse finanziarie dedicate: ciò significa che l’intera struttura opera-tiva ha affrontato un cambiamento radicale nel modo di lavorare,orientando le proprie attività all’erogazione di nuove prestazioni all’utentebasate sulla ricerca di soluzioni per incrementarne l’ “occupabilità”.

In quest’ ottica, la centralità della “questione qualità” è stataaffrontata per rispondere innanzitutto all’esigenza di fornire a tutti glioperatori NAE una prima base omogenea ed univoca di definizione dellemodalità di erogazione del servizio.La definizione di procedure di lavoro standard ha permesso di garantirein breve tempo l’applicazione, su tutto il territorio nazionale, degli ob-blighi normativi in materia di misure attive e di assicurare una sostan-ziale omogeneità di adozione di standard minimi o essenziali.

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E’ importante richiamare qui la distinzione tra standard minimio essenziali e standard di qualità: • i primi riguardano le caratteristiche che definiscono la “soglia di ac-

cettabilità” della prestazione erogata (ciò che non può mancare, pe-na il venir meno del minimo essenziale da garantire agli utenti).

• i secondi definiscono l’insieme delle caratteristiche (tipi di attivitàche devono essere erogate, spazi e attrezzature, materiali informativida utilizzare, professionalità degli operatori, etc.) che un servizio do-vrebbe avere per poter essere considerato “di buona/ottima qualità”;

Entrambi i tipi di standard si riferiscono ai singoli servizi e nonalle strutture deputate all’erogazione, per le quali si parla di “requisiti”che devono possedere.

Anche il percorso avviato nel campo della certificazione diqualità ISO UNI contribuisce a mettere al centro dell’attenzione deglioperatori della NAE e delle sue Agenzie la “soddisfazione del cliente”,anche se, essendo il sistema–qualità appena all’inizio, non sono ancoradisponibili dati sull’andamento delle rilevazioni sul tema.

In ambito europeo un concetto centrale nel dibattito sulla quali-tà dei servizi è quello di “focalizzazione”: un servizio può essere tanto piùsoddisfacente per l’utente/cliente, quanto più è mirato alle caratteristiche,e quindi alle esigenze, specifiche del target cui l’utente appartiene (adesempio: donna disoccupata da più di 12 mesi, residente in area rurale,di età superiore ai 40 anni, con un titolo di studio di scuola primaria). Dalle interviste effettuate durante questa prima fase del progetto, si ri-leva che una prima forma di focalizzazione dei servizi è quella di opera-re attraverso “progetti speciali”, realizzati su questo o quel territorio inpartenariato con altri soggetti (ad esempio: per i disabili in Vrancea).

Per realizzare una prima verifica della percezione della qualitàdel servizio da parte degli utenti - clienti, la NAE ha realizzato nel 2003una ricerca campionaria sul territorio nazionale (affidata ad un organi-smo indipendente di ricerche, Data Media srl) per valutare l’efficacia e ilgradimento della campagna di informazione e comunicazione rivolta aicittadini, disoccupati ed imprese allo scopo di divulgare i nuovi servizicollegati alle misure attive.

Dal rapporto di ricerca emerge che il 20,9% dei disoccupati in-tervistati dichiara di aver ricevuto un supporto dalla NAE per trovareun’occupazione ed il 31,3% delle imprese intervistate affermano che laNAE è una fonte affidabile di informazioni per l’assunzione di personale.I servizi più conosciuti dagli utenti risultano essere quelli di FormazioneProfessionale (per il 73,7% dei disoccupati ed il 65,7% delle imprese),soprattutto per la fascia di età 35-44 anni.

La percezione positiva della qualità raccoglie il 51,4% degli in-tervistati, mentre il 30,8% ha una opinione negativa dei servizi offerti.I materiali informativi (brochure e volantini) sono conosciuti e valutatipositivamente dal 51,3% dei disoccupati e dal 42,7% delle imprese.

Anche se il percorso di miglioramento degli standard è già sta-to in parte tracciato, una riflessione ad hoc va fatta sul temadell’integrazione fra partner, che è ancora in una fase iniziale, e che di-venterà un presupposto sempre più determinante per il successo deiprogrammi man mano che lo sviluppo delle politiche del lavoro si avvi-cinerà agli standard europei.

D’altra parte attualmente il “posizionamento strategico” delleAgenzie di Contea rispetto al territorio è frutto non solo delle opzionipolitico-istituzionali, delle norme di legge, dell’analisi del contesto loca-le, della visione che i partner locali manifestano (municipalità, sindacati,imprese, sistema scolastico, etc.), ma è anche il risultato del modo incui tutto questo viene interpretato alla luce delle opzioni individuali deldirigente responsabile. Per conquistare un posizionamento strategicosul territorio che sia adeguato alla missione affidata ai servizi per l’im-piego pubblici, che per altro in Romania sono gli unici a erogare serviziper il lavoro al momento, sarà fondamentale sviluppare un adeguatodominio delle dinamiche partenariali e negoziali e di quelle relative allosviluppo locale.

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Sviluppare delle politiche per l’occupazione e rinforzare la capacitaistituzionale dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego, Servizio pubbli-co dell’impiego della Romania.

di Eugen Preda - Direttore Generale Esecutivo della NAE

A partire dal 1989 l’economia romena ha conosciuto unperiodo di lunga e difficile transizione dall’economia di stato, ecces-sivamente centralizzata e burocratica, all’economia di mercato,basata sulla proprietà privata e sulla libera iniziativa.

I cambiamenti economici si sono realizzati in un contestodi profonde trasformazioni della struttura sociale, dei comportamen-ti, della mentalità e della cultura dell’intero Paese.

Il fenomeno della privatizzazione delle grandi imprese diStato, che avevano un peso molto importante in tutti i rami dell’eco-nomia nazionale, e le profonde ristrutturazioni e riorganizzazioniconseguenti, hanno provocato il licenziamento di un grande numerodi lavoratori e quindi la comparsa di un fenomeno mai conosciutonel periodo comunista: la disoccupazione.

L’evoluzione del fenomeno della disoccupazione ha segui-to l’andamento delle riforme economiche. Le stime ufficiali delladisoccupazione hanno conosciuto livelli molto alti, sia pure interval-lati da periodi di regresso. Il primo trimestre del 2002 ha segnato ilpunto massimo: 1.267.450 disoccupati nel mese di febbraio con unapercentuale pari al 13,5% della popolazione attiva.

La crescita economica, che nel secondo semestre del2000 aveva conosciuto un primo, molto timido inizio, ha acceleratoe si è consolidata nei periodi successivi; conseguentemente si è re-gistrata una diminuzione del numero dei disoccupati, la cuipecentuale si è poi mantenuta su livelli molto bassi.

A partire dal mese di maggio 2003 il numero dei disoc-cupati non ha mai superato le 700.000 unità e la percentuale didisoccupazione non è mai andata oltre l’8% della popolazioneattiva.

Nei primi mesi del 2005 la percentuale di disoccupazionesi è attestata su valori pari al 6,2/6,5%.

Le politiche di sostegno all’occupazione sono state ela-borate e messe in atto tenendo conto del contesto economico esociale. Si possono però distinguere due periodi con caratteristi-che diverse: • nel periodo 1991/2001 le misure passive hanno giocato un ruolo

preponderante, per sostenere i redditi dei disoccupati e per in-centivare le dimissioni volontarie;

• a partire dall’anno 2002, in concomitanza con l’entrata in vigoredella legge che regola il sistema di assicurazione per i disoccu-pati e per l’incentivazione all’occupazione, cresce in modo signi-ficativo il peso delle misure attive per il lavoro.

Il processo di cooperazione tra la Commissione europeae i Paesi Candidati all’ingresso nella Ue, iniziato in Romania nel1999 anche nell’area delle misure per l’occupazione, ha giocato unruolo molto importante nell’elaborazione delle politiche attive peril lavoro e per il sostegno all’occupazione. In questo contesto nel 2002-2003 la Romania ha partecipato ad unProgetto Twinning con la Germania per l’elaborazione del primo Na-tional Action Plan per l’Occupazione, a cui ha fatto seguito un nuovoNAP relativo al periodo 2004-2005.

Nel novembre 2002 è stato firmato con la CommissioneEuropea il Documento per la valutazione comune delle politicheper l’occupazione in Romania (Joint Assessment Paper). Questo documento ha identificato le sfide e le opportunità riguar-danti le politiche per l’occupazione ed ha stabilito una serie diobiettivi per migliorare il sistema romeno per l’impiego e renderlo

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capace di implementare in Romania le strategie europee a sostegnodell’occupazione.

In questo periodo le principale sfide e obiettivi, identifi-cati nell’ambito delle politiche del lavoro sono stati:• la crescita del tasso di attività, come condizione per lo sviluppo

economico e sociale, per la crescita del tasso di occupazione eper un’ulteriore accelerazione della crescita economica;

• la creazione di condizioni idonee affinché il mercato del lavorocontribuisca al sostegno della ristrutturazione economica;

• il miglioramento e l’aggiornamento delle competenze possedutedai lavoratori;

• il rafforzamento del quadro legislativo.

Per risolvere i problemi posti da queste sfide, il GovernoRomeno ha approvato il documento denominato “Strategia perl’occupazione della forza lavoro nel periodo 2005/2010”; con taledocumento sono stati stabiliti gli obiettivi, e i relativi metodi diazione, per raggiungere i prefissati livelli occupazionali.

In tale contesto l’Agenzia Nazionale per l’Impiego svolgeun ruolo importante nell’implementazione delle strategie e dellepolitiche per l’occupazione.

L’Agenzia Nazionale per l’Impiego è nata nel 1999, e negliultimi anni essa si è consolidata e modernizzata, diventando sem-pre più in grado di realizzare nella realtà pratica il complessosistema di misure attive per l’incentivazione all’occupazione, cosìcome previsto dalla legge.

Per realizzare i suoi compiti, l’Agenzia Nazionale per l’Im-piego ha rivolto una particolare attenzione alla crescita professionaledel proprio personale. Fino ad ora tale miglioramento è stato realiz-zato utilizzando organismi formativi esterni, sia istituzionali cheprivati ed anche utilizzando alcuni formatori “interni” che normal-mente lavorano presso i diversi compartimenti dell’Agenzia.

Una diversa e migliore qualità della formazione professio-nale del proprio personale verrà realizzata attraverso il Progettodenominato “Supporto per il rafforzamento della capacità istituzio-nale dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego” nato e sviluppato nelquadro della Convenzione di Twinning (Phare) tra il Ministero delLavoro e delle Politiche Sociali Italiano e l’Agenzia Nazionale perl’Impiego.

Sulla base di una serie di analisi, gli esperti italiani han-no identificato le necessità di formazione professionale delpersonale dell’Agenzia ed hanno proposto un modello di organiz-zazione e implementazione di queste attività, nell’ambito di unosviluppo istituzionale dei compiti e delle responsabilità della Dire-zione Risorse Umane.Inoltre durante l’anno in corso inizierà la propria attività il CentroNazionale di Formazione per il personale dell’Agenzia, ideato ed or-ganizzato sulla base delle proposte e delle raccomandazioni espres-se dagli esperti italiani.

La collaborazione, molto fruttuosa, degli esperti italianicon gli esperti dell’Agenzia porterà alla realizzazione di uno tra gliobiettivi più importanti nel rafforzamento e nello sviluppo delle ca-pacità istituzionali del Servizio Pubblico per l’Impiego romeno: lacrescita della qualità dei suoi servizi fino a livelli e standard piena-mente europei.

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4. Relazioni internazionali

1. Rapporti con organismi internazionali e processo di adesione all'Ue.

Alla Conferenza di istituzione dell'Organizzazione delle NazioniUnite (ONU) tenutasi a San Francisco il 25 Aprile 1945, hanno partecipa-to 51 Stati riconosciuti come Paesi membri fondatori. La Romania haespresso fin dal 1946 il desiderio di diventare membro dell'ONU, ma lasua annessione è rimasta bloccata fino al 1955. Il 14 dicembre del 1955,l'Assemblea Generale ha deciso di accettare nell'Organizzazione la Ro-mania, insieme ad altri 15 stati.

In seguito, la Romania è divenuta Paese membro di altre orga-nizzazioni delle Nazioni Unite come: UNACT (Conferenza delle NazioniUnite sul Commercio e lo Sviluppo), UNESCO (Organizzazione delle Nazio-ni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura), UNIDO (Organizzazionedelle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale), UNICEF (Organizzazionedelle Nazioni Unite per l'Infanzia), FAO (Organizzazione delle Nazioni Uni-te per l'Alimentazione e l'Agricoltura), WHO (Organizzazione Mondialedella Sanità), ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), UNEP (Pro-gramma delle Nazioni Unite per la Tutela dell'Ambiente), UNIDO(Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale).

Per la Romania, Paese del centro Europa rientrato sotto l'in-fluenza sovietica dopo la seconda guerra mondiale, l'Organizzazione perla Sicurezza e Co-operazione in Europa (OSCE) ha rappresentato l'unicoforum per un dialogo politico paneuropeo, una struttura indispensabileper discutere problemi di sicurezza, godendo gli stessi diritti degli altripaesi partecipanti. La Romania è divenuta Paese Membro dell'OSCE fin dalla sua fondazio-ne nel 1973, e nel 2001 le è stata affidata la responsabilità dellaPresidenza dell'Organizzazione.

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no stati firmati a Bruxelles i Protocolli di Adesione, mentre l'ingresso uf-ficiale nell'Alleanza è avvenuto a maggio 2004.La Romania è stata protagonista del più ampio allargamento della storiadella Nato che ora conta 26 Stati membri. Un evento atteso da anni dalpopolo romeno e dalla classe politica di Bucarest, che vede nell'adesio-ne alla Nato un grande e incontestabile successo.Anche se la Romania aveva formalmente richiesto di accedere alla NATOnel 1993, già nel 1994 fu il primo paese ex-comunista ad aderire allaPartnership for peace (Partenariato per la pace) promossa dalla NATO,primo passo verso l'integrazione nell'Alleanza Atlantica. La Romania, nel suo slancio verso occidente, è stato il primo paeseche, pur non facendo ancora parte dall'Alleanza Nord Atlantica, ha man-dato truppe in Afghanistan e ha fornito un utilissimo appoggio logisti-co alle operazioni della guerra in Kosovo. Subito dopo l'11 Settembre2001 e l'inizio della guerra ha dichiarato il suo appoggio incondiziona-to alla lotta contro il terrorismo, e il paese è stato anche tra i primi adappoggiare la campagna diretta dagli USA in Iraq, inviando truppe asostegno degli americani e mettendo a disposizione porti ed aeroportisul Mar Nero, e dichiarandosi favorevole allo stanziamento di basi mili-tari americane sul proprio territorio.

L'Unione europea

Il 25 Aprile 2005 la Romania e la Bulgaria hanno firmato aLussemburgo il Trattato di Adesione all'Unione Europea. Da quel mo-mento, da paesi candidati sono diventati paesi in corso di adesione, e ilprimo gennaio 2007 diventeranno membri dell'assise comunitaria.

Già all'epoca del regime di Ceausescu, la Romania era statoil primo paese dell'Europa dell'Est ad instaurare relazioni ufficiali conla Comunità europea. Nel 1980 è stato siglato il primo Accordo suiProdotti Industriali. Le relazioni diplomatiche tra la Romania democratica e l'Unione europeasono iniziate nel 1990, e un primo Accordo di Commercio e Cooperazioneé stato sottoscritto già nel 1991. Invece, l'Accordo Europeo, che istituisceun'associazione tra la Comunità europea e la Repubblica di Romania, èentrato in vigore nel 1995.

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La Romania è entrata a far parte del Consiglio d'Europa il 7ottobre 1993. Riconoscendo il ruolo fondamentale dell'Organizzazione diStrasburgo, ha aderito a 75 Convenzioni del Consiglio d'Europa, le piùimportanti delle quali:

• Convenzione europea per i diritti dell'uomo e delle libertà fondamen-tali (20 giugno 1994) e i 12 protocolli supplementari;

• Convenzione europea per la prevenzione della tortura, delle punizionio trattamenti inumani o degradanti (4 ottobre 1944) e i due protocollisupplementari;

• Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali (11 maggio1955);

• Convenzione europea per la repressione del terrorismo (27 gennaio1977).

Al fine di mantenere un coinvolgimento attivo e permanentenella politica internazionale, la Romania continua a intrattenere relazionibilaterali con 177 paesi fra i 191 appartenenti all'ONU, come pure con laSanta Sede, il Sovrano Ordine Militare di Malta e l'Autorità Nazionale diPalestina. La Romania è, inoltre, paese membro dell'Accordo di LiberoScambio dell'Europa Centrale (CEFTA) fin dal 12 aprile 1997.

La NATO

L'adesione all'Unione europea e all'Alleanza Nord Atlantica(NATO) sono stati i principali obiettivi della politica estera romena apartire della metà degli anni '90. Dal momento in cui la Romania è divenuta una Repubblica democraticaha messo in atto un processo, tuttora in fieri, a doppio senso: la fatico-sa e lenta decostruzione delle strutture del regime in contemporanea allacostruzione di un nuovo Stato basato sui modelli occidentali, fase impor-tantissima di questo cambiamento è stato l'avviamento delle trattativeper l'ingresso nella NATO e nella Unione europea.

Nel novembre 2002 il Vertice Atlantico di Praga ha invitato laRomania ed altri sei Paesi ex comunisti - Bulgaria, Slovacchia, Slovenia,Estonia, Lituania, Lettonia - ad entrare nella NATO. Il 26 marzo 2003 so-

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Il 25 aprile 2005 si è svolta, nell'antica abbazia di Neumünstera Lussemburgo, la cerimonia solenne per la firma del Trattato di Adesio-ne all'Ue. La Romania ora non seguirà più dall'esterno le evoluzionidell'Unione, ma sarà un osservatore attivo agli impegni delle istituzioniUe, partecipando con diritto di opinione, ed avendo così la possibilitàdi prepararsi per il prossimo futuro, quando prenderà parte con dirittodi voto all'elaborazione delle politiche comunitarie. La Romania è statainvitata a nominare 33 suoi rappresentanti all'interno del Parlamentoeuropeo, affinché possano iniziare le loro attività come osservatori giàdalla sessione del prossimo autunno. Dopo la sua adesione la Romaniaconterà nel Parlamento europeo 35 parlamentari. Tra il 2007 e il 2009,quando si terranno le elezioni per il Parlamento europeo la Romania sa-rà rappresentata dai parlamentari designati. Avrà anche 14 voti nelConsiglio europeo, un Giudice alla Corte di Giustizia, 15 rappresentantinel Comitato Economico e Sociale e un rappresentante nella Commissio-ne. Il testo del Trattato di Adesione prevede che la Romania dovràrispettare tutti i trattati e le normative europee. Questo significa, tral'altro, che dovrà ritirarsi dall'Accordo di Libero Scambio dell'EuropaCentrale (CEFTA) e ridurre le proprie produzioni di acciaio e prodotti tes-sili. Il trattato contiene anche le previsioni finanziarie in meritoall'assistenza di cui godrà la Romania dopo l'adesione. Per lo svilupporurale il Paese riceverà tra il 2007 e il 2009 tre miliardi di euro. La Ro-mania, dal canto suo, sarà obbligata a versare alla Banca Europea pergli Investimenti (BEI) 850 milioni di euro.

Il programma di Assistenza di pre-adesione

Dall'anno 2000 in poi la Romania si è avvalsa dell'assistenzadi pre-adesione dell'Unione europea, che viene regolata attraverso treprogrammi: 1. il programma PHARE (Pologne Hongrie Assistance à la Reconstruction)

che finanzia i progetti necessari per adeguare i sistemi amministrativie giudiziari e per sviluppare le infrastrutture e gli investimenti neces-sari ai preparativi di annessione all'Ue;

2. il programma ISPA (Instrument for Structural Policies for Pre-Accession)per finanziare gli investimenti nel settore dei trasporti e delle infra-strutture ambientali;

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Il 22 giugno 1995 la Romania ha fatto richiesta di entrare a farparte dell'Unione europea.Nel luglio del 1997 la Commissione europea ha pubblicato la suaOpinione sull'avvio dei negoziati di adesione all'Ue della Romania e,dall'anno successivo, ha monitorato i progressi della Romania con rap-porti annuali. Il Consiglio europeo di Helsinki del 1999 ha preso la decisione di avvia-re i negoziati di adesione con la Romania il 15 febbraio 2000.

Il 17 dicembre 2004, il Consiglio europeo riunitosi a Bruxelles,nel rilevare con soddisfazione che i progressi compiuti dalla Romanianell'attuazione dell'acquis comunitario hanno consentito la chiusura deinegoziati di adesione, ha auspicato che essa entri a far parte dell'Unio-ne europea con status di membro a pieno titolo nel 2007. Tuttavia, haribadito la necessità che la Romania continui sulla strada intrapresa econcluda le riforme negoziate, in particolare per quel che riguarda i set-tori della giustizia, degli affari interni, dell'ambiente, e dellaconcorrenza. Il Consiglio europeo ha ribadito che, qualora la Romanianon riuscisse a portare a termine tali riforme, si renderà necessario ap-plicare le “clausole di salvaguardia”, che avrebbero come effetto ilritardo di un anno dell'adesione della Romania all'Ue. E' stata infatti in-serita una clausola di salvaguardia che può rinviare di un annol'adesione all'Ue, se la Romania non rispetterà gli impegni in materia diacquis comunitario.

La Commissione europea ha adottato il 22 febbraio 2005 unparere favorevole sulla domanda di adesione presentata dalla Romaniae, tuttavia, ha invitato il Paese a proseguire negli sforzi intrapresi permettersi in linea con i criteri politici ed economici stabiliti dal Consigliodi Copenaghen, condizione sine qua non per poter entrare a far partedell'Unione.

Il 13 aprile 2005 il Parlamento europeo ha dato il nulla ostaalla firma del Trattato che consentirà alla Romania di entrare nell'UE. Ilparere conforme, adottato dalla Plenaria con 497 voti favorevoli, 93contrari e 71 astensioni, è stato preceduto da un ampio dibattito, da cuiè emersa una non usuale comunione di intenti tra i gruppi politici, tuttifavorevoli ad un allargamento dell'Ue alla Romania.

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La presenza italiana in Romania si è da ultimo arricchita anche di unmaggiore apporto di investitori istituzionali. Nel corso degli ultimi dueanni le banche italiane hanno mostrato crescenti segni di interesse peril mercato romeno, alcuni istituti di credito italiani hanno acquistato ban-che locali o aperto proprie filiali, tra di esse ricordiamo la Banca Italo-Romena, di proprietà del Gruppo Veneto Banca, la Banca di Roma,Unicredit Romania, Sanpaolo/IMI Romania, Daewoo Bank. Altre banche

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PAESI 1999 2000 2001 2002 2003

ITALIA 1.990 2.331 2.854 3.488 4.288

GERMANIA 1.510 1.627 1.781 2.165 2.771

FRANCIA 530 722 919 1.056 1.295

REGNO UNITO 413 546 586 805 1.182

TURCHIA 469 627 451 574 902

PAESI BASSI 327 329 386 436 628

STATI UNITI 317 380 361 605 619

UNGHERIA 271 355 371 431 617

AUSTRIA 242 251 342 421 567

GRECIA 217 324 316 388 426

SPAGNA 107 114 179 204 314

BULGARIA 137 290 202 177 289

CINA 36 85 89 209 282

BELGIO 151 178 193 219 280

POLONIA 120 102 100 107 169

SERBIA E MONTENEGRO 86 138 155 126 153

MOLDAVIA 101 142 111 110 137

SIRIA 85 76 69 96 124

CROAZIA 13 19 17 36 124

EGITTO 153 171 113 118 119

MONDO 8.503 10.367 11.385 13.876 17.618

FONTE: ELABORAZIONI ICE SU DATI ONU-COMTRADE.

PRINCIPALI PAESI PARTNER - ESPORTAZIONI (VALORI IN MILIONI DI DOLLARI)3. il programma SAPARD (Special Accession Programme for Agricoltureand Rural Development) a sostegno dell'agricoltura e dello svilupporurale. Nell'ultimo vertice europeo di Copenaghen è stato deciso unsignificativo aumento del pacchetto finanziario dei tre programmi dipre-adesione per la Romania che dovrebbe beneficiare quindi di circa2,8 miliardi di Euro dal 2004 al 2006.

Un'altra istituzione Ue attivamente coinvolta in Romania è la BancaEuropea di Investimento (BEI), la quale fornisce prestiti su vasta scalaper il finanziamento di progetti che abbiano il fine di aiutare la transizio-ne e raggiungere l'aquis comunitario.Le azioni della BEI sono coordinate al programma PHARE, cosi come agliaiuti della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

2. Il rapporto privilegiato con l'Italia

A partire dal 1997 l'Italia è il primo partner commerciale dellaRomania, posizionandosi al primo posto anche per numero di impresepresenti e al sesto come valore di capitale investito.

Come si evince dalle seguenti tabelle, la Romania commercia principal-mente con i paesi dell'Unione europea allargata, verso la quale dirigecirca il 73% delle esportazioni e da cui proviene oltre il 60% delle impor-tazioni. Il principale mercato di sbocco sia per le esportazioni che per leimportazioni è l'Italia, seguito subito dopo da Germania, poi da Francia,Regno Unito e Turchia.

La stima realistica di una presenza qualificata di aziende italianedovrebbe aggirarsi intorno alle 4.000 unità, tra queste, esistono importantirealtà imprenditoriali che hanno trasferito in Romania considerevoli investi-menti finanziari e tecnologici, con una ricaduta in termini occupazionali dioltre 500 mila posti di lavoro creati tra impiego diretto ed indotto. Agip Petroli, Alitalia, Finmeccanica, Fiat Auto, Butangas, Danieli, Iveco,Gruppo Radici, Assicurazioni Generali, Geox, Gruppo Frati, Merloni,Parmalat, Natuzzi, Nusco European Doors, Telespazio-Telecom, GruppoAutostrade, Snamprogetti, Sodo Migliori, Stefanel, Enel, Zoppas ecc.sono solo alcune delle più importanti aziende italiane in Romania, ope-rative con proprie strutture produttive e commerciali.

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AMERICA CENTRO MERIDIONALE 1,90 2,27 2,30 1,71 1,69

BRASILE 1,21 1,39 1,39 1,09 1,07

MEDIO ORIENTE 1,30 0,90 1,69 1,20 0,58

ASIA CENTRALE 1,59 2,68 1,68 2,74 1,68

KAZAKISTAN 0,96 2,26 0,97 1,90 1,01

ASIA ORIENTALE 6,04 5,32 4,90 5,98 6,48

COREA DEL SUD 2,60 1,62 1,07 1,27 1,04

CINA 1,37 1,33 1,63 2,09 2,77

GIAPPONE 1,11 1,30 0,99 1,22 1,24

OCEANIA 0,74 0,74 0,56 0,15 0,18

FONTE: ELABORAZIONI ICE SU DATI ONU-COMTRADE.

italiane hanno partecipazioni azionarie in banche romene, come il Montedei Paschi di Siena nell'Alpha Bank Romania, e la Banca Popolare diVicenza nella Volksbank Romania. Esistono infine accordi di collaborazio-ne che vedono coinvolti istituti finanziari italiani con la creazione di DeskItalia presso filiali di banche straniere.

I principali prodotti scambiati tra Italia e Romania nel 2003 e2004 riguardano soprattutto il settore degli articoli di abbigliamento,dei prodotti tessili, delle calzature e delle macchine ed apparecchi perimpieghi speciali.Il Ministero romeno dell'Economia e del Commercio, ad aprile 2005 hacomunicato gli ultimi dati sull' interscambio aggiornati al 28 febbraio2005. I dati rilevano che l'Italia è sempre in testa tra i paesi partner dellaRomania sul volume totale degli scambi commerciali con una quota del18,4% (1328.5 milioni di euro), di cui il primo posto spetta all'export conil 22,2% (698.5 milioni di euro) e all'import con 15,6% (630 milioni dieuro), rappresentando un saldo di 68.5 milioni di euro. Rispetto allostesso periodo del 2004, il volume degli scambi bilaterali in valore haregistrato un incremento dell'11,2% sul totale, di cui +9,3% per l'exporte +13,4% per l'import. Al 28 febbraio 2005 risultavano registrate inRomania 17.332 società italo-romene, per un capitale investito di 537.8milioni di euro. Oltre il 52% degli investimenti sono stati fatti nell'indu-stria, il 14,3% nell'agricoltura e il 15,9% nel settore edilizio.

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1999 2000 2001 2002 2003

VALORI 10.601 13.054 15.553 17.820 23.934

VARIAZIONI SULL'ANNO -10,79 23,15 19,14 14,58 34,30 PRECEDENTE

PAESI/AREE 1999 2000 2001 2002 2003

UE 25 68,91 65,05 66,33 67,61 67,46

GERMANIA 17,37 14,73 15,20 14,90 14,87

POLONIA 1,51 1,48 1,77 1,96 2,32

GRECIA 1,87 2,85 2,10 1,48 1,36

PAESI BASSI 2,29 2,18 2,07 2,19 1,95

FRANCIA 6,64 6,12 6,29 6,40 7,30

UNGHERIA 3,90 3,93 3,85 3,58 3,63

SLOVACCHIA 0,83 0,88 0,90 0,91 1,01

ITALIA 19,52 18,80 20,01 20,84 19,63

REPUBBLICA CECA 1,63 1,50 1,77 1,95 2,05

AUSTRIA 2,94 2,54 2,83 3,33 3,54

SPAGNA 1,03 1,00 1,41 1,63 1,82

SVEZIA 1,37 1,36 1,00 1,01 0,94

REGNO UNITO 4,19 4,10 3,47 3,83 3,32

BELGIO 1,79 1,51 1,65 1,60 1,48

EUROPA CENTRO ORIENTALE 9,43 11,89 11,39 10,59 12,26

FEDERAZIONE DI RUSSIA 6,64 8,58 7,61 7,22 8,28

UCRAINA 1,02 1,50 2,06 1,93 2,29

BULGARIA 0,52 0,67 0,96 0,82 0,96

ALTRI PAESI EUROPEI 3,62 3,48 3,72 4,30 4,99

SVIZZERA 1,21 1,18 1,09 0,89 0,90

TURCHIA 2,24 2,08 2,42 3,15 3,86

AFRICA SETTENTRIONALE 0,48 0,27 0,33 0,37 0,20

ALTRI PAESI AFRICANI 0,29 0,32 0,46 0,42 0,38

AMERICA SETTENTRIONALE 3,84 3,40 3,54 3,28 2,83

STATI UNITI 3,49 3,00 3,16 3,01 2,32

PRINCIPALI PAESI E AREE GEOECONOMICHE - IMPORTAZIONI (VALORI IN MILIONI DI DOLLARI)

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La presenza italiana è generalmente diffusa su tutto il territo-rio romeno, ma ha manifestato nel corso dell'ultimo decennio latendenza a concentrarsi in alcune aree geografiche. Tra queste rilevantis-sima la presenza degli imprenditori italiani nei distretti nordoccidentalidella Romania, ed in particolare nella provincia di Timisoara, dove si èricreato un vero e proprio distretto industriale italiano, oggetto di atten-zione da parte del governo di Bucarest per le importanti ricadutepositive in termini di diffusione delle capacità imprenditoriali e per lacreazione di posti di lavoro.

Da sottolineare la presenza sempre più rilevante delle impre-se italiane in alcuni grandi progetti, in particolare nei settoridell'energia, dei trasporti e delle infrastrutture. Ansaldo Energia, adesempio, è impegnata nella realizzazione della seconda unità della cen-trale nucleare di Cernavoda; l'Impregilo ha realizzato il progetto diconsolidamento ed ampliamento della diga del Porto di Costanza; ilGruppo Astaldi sta completando l'ammodernamento dell'aeroporto diOtopeni; l'Alenia Marconi System sta ultimando la realizzazione di ra-dar e centri operativi relativi al sistema di controllo del traffico aereocivile ed aeroportuale.

Ma accanto ai progetti e agli sforzi sostenuti dal privato, sonoda sottolineare quelli compiuti direttamente da due società finanziariepubbliche italiane preposte all'internazionalizzazione: la SIMEST, con ol-tre 44 miliardi di euro investiti (36 partecipazioni societarie dirette e 72operazioni deliberate), nonché la Finest, con un impegno di circa 29 mi-lioni di euro e 89 operazioni deliberate.

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282 - CISTERNE, SERBATOI 73.150 58.591 -19,90 7.937 5.956 -24,96E CONTENITORI IN METALLO;RADIATORI E CALDAIE

312 - APPARECCHIATURE 42.043 57.080 35,77 22.823 27.990 22,64 PER LA DISTRIBUZIONEE IL CONTROLLO DELL'ELETTRICITÀ

TOTALE 3.870.176 4.286.649 10,76 3.894.854 4.040.564 3,74

FONTE: ICE, 2004.

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ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI

ATTIVITÀ ECONOMICHE 2003 2004 VAR.% 2003 2004 VAR.%GRUPPI GEN- DIC GEN-DIC GEN-DIC GEN-DIC

193 - CALZATURE 474.575 499.811 5,32 995.965 899.107 -9,73

172 - TESSUTI 513.600 496.392 -3,35 12.672 16.224 28,03

182 - ARTICOLI 373.226 411.467 10,25 1.118.994 1.018.235 -9,00 DI ABBIGLIAMENTOIN TESSUTO E ACCESSORI(ESCLUSI QUELLI IN PELLE)

191 - CUOIO 369.936 325.926 -11,90 18.504 20.929 13,10(ESCLUSI INDUMENTI)

295 - ALTRE MACCHINE 205.657 223.744 8,79 43.811 44.435 1,42 PER IMPIEGHI SPECIALI

297 - APPARECCHI PER 147.363 158.532 7,58 94.780 95.150 0,39 USO DOMESTICO

292 - ALTRE MACCHINE 103.619 123.491 19,18 22.364 23.385 4,57 DI IMPIEGO GENERALE

341 - AUTOVEICOLI 84.761 117.309 38,40 644 947 47,02

171 - FILATI DI 93.054 107.961 16,02 32.394 42.021 29,72 FIBRE TESSILI

252 - ARTICOLI IN 81.494 103.661 27,20 22.853 25.980 13,68MATERIE PLASTICHE

287 - ALTRI PRODOTTI 80.501 101.030 25,50 44.095 49.509 12,28 IN METALLO

175 - ALTRI PRODOTTI 93.376 94.624 1,34 19.518 24.517 25,61TESSILI

294 - MACCHINE UTENSILI 63.277 86.530 36,75 19.884 15.940 -19,84

271 - PRODOTTI 64.491 85.611 32,75 114.944 172.521 50,09 DELLA SIDERURGIA

291 - MACCHINE E 76.338 81.817 7,18 63.346 38.106 -39,84APPARECCHI PERLA PRODUZIONE EL'IMPIEGO DIENERGIA MECCANICA

241 - PRODOTTI 63.532 73.384 15,51 81.730 95.730 17,13 CHIMICI DI BASE

176 - TESSUTI A MAGLIA 57.150 70.961 24,17 2.901 2.125 -26,75

361 - MOBILI 51.049 66.561 30,39 83.895 108.589 29,43

PRINCIPALI PRODOTTI SCAMBIATI TRA ITALIA E ROMANIA – 2003-2004

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3. Le imprese del Veneto in Romania

di Tiziano Barone - VenetoLavoro

Alla fine del 2004, il numero totale di imprese italiane presenti inRomania era, secondo le registrazioni presso l'Ufficio Nazionale del Regi-stro del Commercio, di 17.100. Alla stessa data, il numero delle società conpartecipazione di capitale della regione Veneto era di 2.038, pari al 20%del totale delle società con capitale italiano, una percentuale molto elevataper una sola regione italiana. La presenza economica veneta è concentrataspecialmente nell'area occidentale della Romania, nella regione di Banat -Crisana (province di Timis, Arad, Bihor, Hunedoara, Turnu-Severin).Circa il 52% degli investimenti veneti sono concentrati in quella zona,rappresentando il 30% della presenza italiana nella regione. In questosenso, si può parlare di un vero e proprio “gemellaggio” fra le due regio-ni europee, Veneto e Banat-Crisana. In particolare i settori che riguarda-no gli imprenditori veneti sono: commercio all'ingrosso (15,80%), servizi(11,5%), tessili - abbigliamento (10,50%), legno - mobilia (9%), agricoltu-ra - agroindustria (9%), calzature - lavorazione delle pelli (7%).

Si conferma l'importanza dell'industria tessile e dell'abbiglia-mento, per la quale la materia prima semilavorata è importatatemporaneamente e viene poi riconsegnata alla società madre in formadi prodotto finito o semilavorato. Inoltre si rileva una presenza importante del settore terziario e un trendin crescita sempre più evidente verso il settore agro-industriale. Per quanto riguarda gli investitori veneti, la loro provenienza è distribui-ta in maniera pressoché uniforme in base alla rilevanza nell'economiadella regione: innanzitutto Padova, Treviso, Vicenza e Verona, seguitedalle province di Rovigo e Belluno.

L'investimento italiano in Romania

Il processo dell'investimento italiano in Romania è stato atten-tamente studiato negli ultimi due anni. Si tratta di un fenomeno diffusoe spontaneo, caratterizzato dal dinamismo e dalla flessibilità degli im-prenditori che hanno scelto di delocalizzare in Romania, per criteri

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Accordi bilaterali Italia - Romania

Sono diverse le Convenzioni e gli Accordi che regolano i rap-porti tra Italia e Romania, tra questi ricordiamo:

• convenzione sulle doppie imposizioni (L. 18 ottobre 1978, n. 680) Ra-tifica ed esecuzione della convenzione tra la Repubblica italiana e laRepubblica socialista di Romania per evitare le doppie imposizioni inmateria di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le eva-sioni fiscali, con protocollo aggiuntivo, firmata a Bucarest il 14 genna-io 1977. Ratificata e resa esecutiva:

- in Italia con la legge 18 ottobre 1978, n. 680 (pubblicata nelSupplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 312 dell'8 novembre1978);- in Romania con Decreto del Consiglio di Stato n. 82 del 15 aprile 1977(pubblicato sul Bollettino Ufficiale n. 34-35 del 23 aprile 1977). Scambiodegli strumenti di ratifica avvenuto a Roma il 6 febbraio 1979(Comunicato del Ministero degli Esteri pubblicato nella Gazzetta Ufficialen. 63 del 5 marzo 1979) ed entrata in vigore il 6 febbraio 1979.

• Convenzione per l'Assistenza Giudiziaria. Ratifica ed esecuzione dellaconvenzione tra la Repubblica Italiana e la Romania concernente l'as-sistenza giudiziaria in materia civile e penale, conclusa a Bucarest l'11novembre 1972. (Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 112 del 29 apri-le 1975).

• Accordo sulla reciproca promozione e garanzia degli investimenti dicapitali firmato a Bucarest il 14-01-77 ed entrato in vigore il 6-02-1979.

• Accordo tra il governo della Repubblica Italiana ed il governo della Ro-mania sulla reciproca promozione e protezione degli investimenti fir-mato a Roma il 06.12.1990 ed entrato in vigore il 14.03.1995.

• Dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri di Italia e Romania sulpartenariato strategico italo-romeno (Roma, 17 aprile 1997).

• Memorandum di intesa sulla cooperazione per le piccole e medie impre-se firmato a Bucarest il 22.03.2001 ed entrato in vigore il 26.08.2002.

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La presenza veneta

Gli investimenti veneti sono composti nella maggior parte dal-le piccole e medie imprese, con un investimento diretto limitato. Daquesto punto di vista si osserva che mentre l'Italia è il maggior impren-ditore estero presente in Romania per numero di società commerciali,viene posizionata al sesto posto nella lista dei paesi imprenditori, pre-ceduta da Olanda, Germania, Stati Uniti, Francia e Austria.

Per mettere in evidenza la differenza dell'approccio dell'inve-stimento in Romania fra l'Olanda e l'Italia, per esempio, bastaconsiderare i seguenti dati: la media del capitale olandese investito inRomania è all'incirca di 960.000 Euro/società rispetto a 42.000 Euro/so-cietà italiana. Si deve notare che il valore del capitale olandeseinvestito è rinforzato dall'esistenza in Romania dei due giganti olandesi,ABN AMRO e ING BANK, mentre l'Italia è stata rappresentata sostanzial-mente dal settore bancario solo a partire dal 2004, tramite l'espansionedei gruppi bancari UNICREDIT Romania e SAN PAOLO IMI.

Tenendo conto dalla relativa facilità di costituzione di una so-cietà commerciale in Romania (qualche centinaia di euro per il capitaleinvestito), gli imprenditori italiani hanno costituito società sul territorioromeno anche solo per “testare” le possibilità del mercato, senza avereun progetto strutturato dell'investimento. Si deve inoltre tener conto della differenza di approccio fra i “pionieri”dell'investimento in Romania e gli ultimi arrivati:• nel corso degli ultimi anni, la presenza massiccia di imprenditori stra-

nieri ha portato alla crescita dei costi di produzione in Romania (an-che se rimangono competitivi);

• nello stesso tempo si registra un miglioramento del contesto generaleper lo sviluppo delle attività imprenditoriali, grazie anche alla crescitaimportante del settore dei servizi, poiché società di consulenza e ufficicommerciali italiani hanno seguito i propri clienti in Romania;

• rispetto agli anni '90, la concorrenza internazionale ed economica glo-bale si è sviluppata intensamente.

Il bisogno di delocalizzazione di alcune imprese italiane, spe-cialmente nelle attività ad alto contenuto di manodopera, era determina-

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economici e fiscali specifici del Paese e per alcuni fattori economici ne-gativi che caratterizzano l'economia italiana in questo periodo.

Per quanto riguarda la prima categoria di fattori, si possono elencare:

• il costo ridotto della manodopera e generalmente di tutti i fattori diproduzione;

• la flessibilità del mercato di lavoro (si deve menzionare che l'attualeCodice del Lavoro ha introdotto alcuni elementi di rigidità e che nel2005 le discussioni riguardanti il Codice del Lavoro sono sempre piùaccese, a cause delle forti divergenze fra le parti sociali);

• le normative fiscali favorevoli per gli imprenditori stranieri (dal 1 gen-naio 2005 la aliquota unica d'imposta è del 16%);

• la posizione geografica vantaggiosa, specialmente per quanto riguardala zona occidentale della Romania, frequentata specialmente dalle pic-cole e medie imprese del nord-est dell'Italia;

• gli aspetti culturali simili a quelli italiani, che non si trovano negli altripaesi dell'Europa centro orientale; l'affinità linguistica e la vicinanzaculturale si rivelano infatti importanti specialmente nel processo diformazione del personale.

Fra le cause legate all'economia italiana che spingono gli imprenditori alocalizzare le proprie imprese all'estero possiamo evidenziare:

• la difficoltà di trovare manodopera, specialmente nel Nord-Est italiano;• la concorrenza intensa, sia interna che internazionale, che rende sem-

pre più difficile la concorrenza basata sul prezzo, specialmente per leproduzioni a basso valore aggiunto;

• la necessità di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro; • l'alta fiscalità.

Il ruolo dell'Italia nello sviluppo economico della Romania èanalogo a quello che ha svolto e svolge tuttora la Germania verso laRepubblica Ceca e la Polonia, così che questo processo di trasforma-zione arriva alla creazione di un'area di influenza italiana profonda. A supporto di questa affermazione, si può considerare lo sviluppo inRomania dei distretti industriali, un modello che caratterizza l'econo-mia italiana.

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sciano le autorizzazioni, e gestiscono gli iter burocratici. Tuttavia, consi-derando le prime 10 province per numero di società con capitale veneto,Bucarest esclusa, risulta una percentuale del 77% degli investimentiveneti nella zona centrale e occidentale della Romania. Per ciò che riguarda le province del Sud, troviamo un piccolo numero disocietà nelle province di Dolj, Olt, Teleorman, Giurgiu, e ancora meno nelNord-Est del paese. Alcune di queste regioni conosceranno in prospetti-va un ritmo di sviluppo più accelerato grazie ai costi di produzione piùbassi, specialmente dove i costi di produzione sono associati all'esisten-za di una manodopera qualificata. Questo potrebbe essere il caso dellaProvincia di Iasi, dove c'è una solida tradizione nel settore tessile e dovesi trova anche una facoltà universitaria per ingegneri tessili. La zona delSud potrebbe attirare invece l'interesse degli imprenditori agricoli e del-l'industria dei prodotti agricoli, viste le grandi superfici coltivabili e laprossimità del Danubio e di altri fiumi, fonti necessarie di acqua.

4. Flussi migratori

4.1 I processi migratori nella nuova Europa

La libera circolazione dei lavoratori nel quadro dell'allargamen-to a Est dell'Unione europea è stato nel corso dei negoziati con i Paesicandidati un argomento estremamente controverso. L'apertura dellefrontiere - vale a dire la possibilità di attraversarle con un semplice pas-saporto, senza bisogno di un visto d'ingresso - è una prerogativa ditutti i cittadini dell'Unione, ma questo non significherà, per un certo nu-mero di anni, che i cittadini dei nuovi Stati membri possano liberamentecercare un lavoro dipendente nei vecchi Stati membri. Avremo, in altritermini, la libera circolazione delle merci e dei capitali ma, per una fasepiù o meno lunga, non quella dei lavoratori. L'Unione si è allargata nel corso del tempo progressivamente daglioriginari 6 a 15 Stati membri, inglobando paesi con diverse condizio-ni economiche e sociali. Ma il processo di allargamento a Est presen-ta caratteristiche particolari. Con l'adesione nel 2007 anche diRomania e Bulgaria oltre ai 10 Paesi entrati il primo maggio del 2004,si aggiungeranno circa 100 milioni di nuovi cittadini ai 380 milionidell'Europa a 15.

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to soprattutto dal bisogno di crescita dell'utile, mentre oggi si tratta diuna condizione di sopravvivenza sul mercato internazionale. Negli ultimianni pertanto sono cresciuti gli investimenti più strutturati, organizzati,finanziati con un approccio più “pensato”, meno “avventuroso”. Questodarà luogo ad una selezione naturale, che porterà ad una riduzione delnumero di imprenditori a favore della loro qualità.

Tipologia

Il diritto societario romeno prevede varie forme di societàcommerciali. Gli investimenti italiani e, di conseguenza, quelli veneti,sono stati fatti nella maggior parte sotto forma di società a responsabili-tà limitata. E' importante notare che anche alcuni investimenti importantisono stati realizzati attraverso s.r.l. Fra i primi 40 investimenti (per valoredi capitale versato), 20 sono effettuati da s.r.l. La percentuale è la stessaanche per gli investimenti veneti, infatti fra i primi 8 imprenditori dellaregione, 7 operano con società a responsabilità limitata.La prevalenza di questa forma societaria è dovuta principalmente dallaflessibilità della società a responsabilità limitata, a partire dalla fase dicostituzione (la legge prevede la costituzione di una s.r.l. anche con unsolo socio, mentre per le società per azioni sono necessari almeno 5soci), fino alla gestione e all'amministrazione della società, semplificatanelle sue procedure.

Localizzazione

I dati evidenziano che la provincia di Timis è la principale me-ta degli investimenti della Regione Veneto, seguita da Arad e Bistrita e,a distanza, Cluj e Bucarest. Dall'analisi di questa ripartizione, risulta chelo spostamento delle imprese italiane della Regione Veneto è stato fattotenendo conto principalmente della posizione geografica, del vantaggiodella prossimità del confine occidentale della Romania al Veneto. Diconseguenza, più del 51% dagli investimenti veneti sono stati fatti lun-go la frontiera con l'Ungheria. Una percentuale importante dell'investimento veneto si trova anche nellacapitale, specialmente per la sua prossimità rispetto alle autorità che rila-

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ne degli anni '90 le restrizioni imposte dal governo israeliano a seguitodella guerra hanno disincentivato l'immigrazione e spinto gli emigrati a“sparire” nel mercato nero e illegale.

Italia e Spagna cominciano a diventare allora le princi-pali nuove destinazioni dell'emigrazione rumena in cer-ca di lavoro.

L'Italia, in modo particolare (240.000 nel 2002), diventa il pri-mo Paese di destinazione dell'emigrazione rumena, là dove moltoconsistente è la presenza di imprese e capitali italiani. Non è casuale in-fatti che i romeni si rechino soprattutto nel Nord-Est italiano, facendo aritroso la strada fatta dai capitali italiani, e utilizzando la rete di cono-scenze e di sostegno che ha origine nelle imprese italiane in Romania. Anche l'Ungheria in ripresa economica diventa alla fine degli anni '90 unPaese di destinazione per i romeni soprattutto quelli delle zone occiden-tali, dove forte è la presenza della popolazione di etnia ungherese. Nellametà degli anni '90 la Jugoslavia ha attirato lavoratori romeni non soloper il lavoro in agricoltura ma anche per il piccolo commercio, convenien-te nella situazione di crisi economica prodotta dalla guerra.

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Italia (2002) Germania Austria Spagna Altri

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

CITTADINI ROMENI RESIDENTI NEI PAESI UE 15 (2001)

FONTE: CARITAS ITALIANA. IMMIGRAZIONE - DOSSIER STATISTICO, 2003 MINISTERO DEGLI INTERNI, 2003.

L'allargamento comprende Paesi con grandi differenze economiche in ter-mini di reddito nazionale, di potere d'acquisto e di salari medi. A un primo sguardo, sembra evidente che queste differenze così marca-te, con la possibilità di attraversare liberamente le frontiere, tenderannoad ampliare i processi migratori, quello che è difficile da prevedere è lamisura di questi processi. Le previsioni, infatti, presentano un ampiomargine di oscillazione. Le incertezze sulla valutazione quantitativa del fenomeno migratorio conse-guente all'allargamento e la disparità di vedute sul suo possibile impattohanno portato l'Unione Europea a stabilire un quadro elastico di “salvaguar-dia”, per il quale per una fase di cinque anni (due più tre), estendibile sottocerte condizioni a sette, gli Stati membri potranno continuare a regolareautonomamente i flussi immigratori. Una scelta che è stata considerata, neipaesi della vecchia Unione, prudente e diretta a stemperare i timori e la dif-fidenza verso il processo di allargamento diffusi in una parte importantedella popolazione, ma considerata dai nuovi Stati membri contraddittoriacon i principi dell'integrazione e dell'eguaglianza dei diritti di cittadinanza.

4.2 Il fenomeno dell'emigrazione in Romania

L'emigrazione di massa è un fenomeno relativamente recenteper la Romania e ha inizio negli anni 90. All'inizio del decennio la formadi emigrazione più diffusa era quella che accompagnava il piccolo com-mercio, in genere della pelletteria, verso i paesi confinanti (Polonia,Ungheria, Jugoslavia) e Turchia. L'emigrazione per cercare lavoro al-l'estero è certamente, a partire dal 1990, la forma più diffusa visto chel'emigrazione per ragioni di studio è solo un quinto del volume totaledegli emigranti. La motivazione economica è dunque quella fondamen-tale e la povertà, soprattutto al livello delle piccole comunità, è ilmotore che alimenta i flussi migratori.

I primi paesi di destinazione sono stati Germania, Francia,Israele (a seguito del programma di sostituzione della manodopera pa-lestinese) e Turchia (agricoltura e costruzioni). Negli anni seguentiquesti Paesi hanno visto per ragioni diverse una diminuzione dei flussimigratori dalla Romania: la Germania ha accentuato i controlli e solo chiaveva forti collegamenti in loco poteva trovare un lavoro legale; alla fi-

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L'emigrazione femminile

Per quanto riguarda la composizione di genere, la presenzafemminile nei flussi migratori dalla Romania è molto consistente, vicinaal 50% del totale, se non superiore. Nell'emigrazione delle donne rume-ne, è certamente forte la motivazione del ricongiungimento familiare,ma il protagonismo femminile in tutta la recente esperienza dell'emigra-zione dai paesi dell'Est europeo è un dato evidente e innegabile (bastipensare alle 90.000 ucraine o alle 22.000 moldave che si sono regola-rizzate in Italia nel 2002). Le donne partono perché spesso sono sole ed hanno la responsabilitàdel mantenimento dei figli e degli anziani in famiglie che hanno subitole conseguenze della separazione e del distacco. Cercano all'estero cer-tamente le risorse economiche da inviare a casa, ma anche la confermadel loro ruolo di capofamiglia, l'affermazione della loro autonomia e dellaloro storica esperienza di emancipazione.

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5000

10000

15000

20000

25000

Totale Uomini Donne

ROMANIA, EMIGRAZIONE PER GENERE

FONTE: ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA ROMENO, IN IOM, MIGRATION TRENDS - ROMANIA, 2003.

Secondo i dati del 2001 (Caritas), sono circa 413.000 i cittadini romeniemigrati e residenti nei Paesi dell'Unione, il 58,1% dei quali in Italia (dati2002) e il 21,3% in Germania.

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ROMENI NEI PAESI UE 15 (VAL.%)

FONTE: CARITAS ITALIANA. EUROPA ALLARGAMENTO A EST, IMMIGRAZIONE, DOSSIER 2004.

Il 2001, anno in cui l'Unione ha riformato la regolamentazionedei visti di ingresso per i cittadini romeni, è stato cruciale per l'emigra-zione a scopo di lavoro. I controlli e la sanzioni sono diventati piùrigorosi da parte delle autorità nazionali, ma la possibilità di viaggiareliberamente per tre mesi in qualsiasi Paese dell'Unione ha favoritol'emigrazione alla ricerca di un lavoro all'estero e, contestualmente, si èdiffusa la formula di “un posto di lavoro per più lavoratori”, vale a direun lavoro all'estero su cui ruotano, per non più di 3 mesi, 4 lavoratori.La grande maggioranza entra nei Paesi dell'Unione europea con il vistoturistico e poi si sposta nel lavoro nero, sottraendosi così alle rilevazio-ni. La durata della permanenza all'estero negli ultimi anni è in calo, siafferma sempre più la forma dell'emigrazione “circolare” per la ricerca diun lavoro, di breve durata ma ripetuta nel tempo.

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medie imprese italiane. Questo significa che i romeni svolgono unruolo importante in alcuni settori della struttura imprenditoriale delpaese, sia attraverso il decentramento all'estero, sia intensificando ilprocesso d'immigrazione.

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31.12.2001 31.12.2002

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

ROMENI RESIDENTI IN ITALIA PRIMA E DOPO LA SANATORIA - 2002

FONTE: MINISTERO DEGLI INTERNI, 2003.

ITALIA. PRIMI 20 GRUPPI DI IMMIGRATI DOPO LA REGOLARIZZAZIONE (1.1.2003)

ROMANIA 240.000 PERÙ 49.000

MAROCCO 227.000 INDIA 48.000

ALBANIA 224.000 STATI UNITI 48.000

UCRAINA 127.000 EGITTO 46.000

CINA POP. 98.000 JUGOSLAVIA 46.000

FILIPPINE 74.000 SRI LANKA 43.000

POLONIA 69.000 MOLDAVIA 38.000

TUNISIA 61.000 BANGLADESH 34.000

SENEGAL 51.000 MACEDONIA 32.000

ECUADOR 49.000 PAKISTAN 32.000

FONTE: DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES. ELABORAZIONI SU DATI DEL MINISTERO DELL'INTERNO - D.C. IMMIGRAZIONE.

Le età

Tra le classi di età più coinvolte nella scelta di emigrare sono igiovani e, tra questi, quelli che hanno meno di 18 anni. L'età preponde-rante è quella tra i 26 e i 40 anni, l'età che più si presta a sopportare lafatica e le difficoltà dell'emigrazione, legale e non.

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CLASSI DI ETÀ 1996 1997 1998 1999 2000 2001

UNDER 18 4198 4145 6371 4290 4372 2860

18-25 3447 2559 1795 1357 1513 938

26-40 8347 8091 5379 4244 5717 4017

41-50 2701 2490 1690 1236 1551 1013

51-60 1332 1143 864 664 657 429

FONTE: ISTITUTO ROMENO NAZIONALE DI STATISTICA, IN IOM, 2003.

EMIGRAZIONE 1996-2001 PER CLASSI DI ETÀ (MIGLIAIA)

4.3 I romeni in Italia

L'Italia è il paese ove si concentra il maggior numero di resi-denti provenienti dalla Romania.Solo l'ultima regolarizzazione (2002) ha fatto registrare 141.673 doman-de di cittadini romeni su un totale di 188.498 domande di cittadinidell'Europa centrale (gli otto paesi dell'allargamento e i due candidati),il 75,17% del totale. Se teniamo presente che i romeni soggiornanti inItalia alla fine del 2001 erano circa 75.000 e che un anno dopo, con laregolarizzazione, sono diventati 240.000, abbiamo un'idea, se si escludeun improbabile improvviso e repentino trasferimento di massa, di quan-ti fossero già arrivati e vivessero in Italia in condizioni di clandestinità.Le regolarizzazioni dei romeni per il lavoro in famiglia sono 63.573, laquasi totalità (51.282) di domande proviene da donne. Altri settori dilavoro nei quali i cittadini romeni vengono occupati sono l'edilizia, l'agri-coltura e il piccolo commercio, quasi sempre per le mansioni dequalifi-cate e usuranti per le quali gli italiani non sono più disponibili. Una cosìgrande presenza di romeni in Italia è un dato interessante poiché laRomania è anche il paese dove più alto è l'insediamento di piccole e

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fatti il primo paese fornitore della Romania, e molte sono le impreseitaliane che danno lavoro a centinaia di migliaia di romeni. Se in unaprima fase si trattava di piccole e medie imprese, che localizzavanouna parte della filiera produttiva in Romania per poi assemblare il pro-dotto finito in Italia, oggi sta crescendo vistosamente anche il numerodelle medie e grandi imprese che completano in Romania l'intero ciclodi produzione.

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4.4 Gli italiani in Romania

I rapporti italo-romeni hanno origine in tempi remoti, a comin-ciare dal Medioevo, quando i principi romeni facevano venire alla lorocorte segretari, medici, maestri d'armi o di musica italiani per educare iloro figli. Il commercio sul Mar Nero e sul Danubio veniva fatto anchedagli italiani che arrivavano a Costanza o Galati, portando cereali, setae altri prodotti. Però, l'emigrazione italiana più importante può essereconsiderata quella del Settecento, quando arrivarono in Romania co-struttori, decoratori, artisti, scultori italiani, che hanno contribuito allaricostruzione del Paese. In tutte le grandi città della Romania si trovanotuttora palazzi municipali, ospedali, costruzioni civili, industriali, caseprivate, chiese, stazioni, acquedotti, dighe, ferrovie, costruite da loro. La maggior parte di questi italiani ritornarono nella terra di origine, mauna gran parte di essi si fermarono in Romania trovando un popolo e unPaese molto simile al loro. Gli italiani si sono stabiliti su tutto il territo-rio romeno, anche se esistono dei luoghi in cui si sono costituiti veri epropri nuclei di italiani che mantengono usi e tradizioni del loro paese.

Attualmente, la Comunità Italiana di Romania, fondata nel1990, si propone come obiettivo quello di ricomporre le antiche comuni-tà. Le iniziative culturali organizzate, la pubblicazione di mensili e dilibri riguardanti la storia degli italiani hanno come scopo la conservazio-ne dell'identità nazionale. L'organizzazione, con sede centrale a Iasi, haiscritti in tutta la Romania e filiali nei luoghi in cui si trovano i maggiorinuclei di italiani: Bucarest, Buzau, Galati, Hateg, Bacau, Timisoara. Gliitaliani di Hateg, zona montana, sono discendenti dei lavoratori arrivatiper lo sfruttamento dei boschi del posto. Santamaria Orlea, Rau de Morie Clopotnita sono tre dei Paesi di questa zona in cui la popolazione ita-liana è prevalente. Un altro nucleo importante si trova a Greci nellaDobrogea, dove vivono per la maggior parte marmisti, scultori, tagliatoriin pietra, i cui antenati parteciparono alla costruzione dei ponti sul Da-nubio a Cernavoda. A Iasi, località a Nord del Paese, sede centrale dellaComunità Italiana, ci sono circa 400 italiani, tutti discendenti da pocheoriginarie famiglie italiane e quindi quasi tutti parenti tra di loro.

La Romania, attualmente, è un paese di grande importanzaper l'Italia sia sul piano politico che su quello economico. L'Italia è in-

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L’Unione europea in questi anni ha attraversato una fase disviluppo notevole, di dimensioni storiche. Dieci nuovi paesi si sono ag-giunti, a partire dal 1 maggio 2004, ai 15 Stati membri e altri entrerannonei prossimi anni. Particolarmente significativa è la scelta sempre piùdiffusa da parte di molti paesi, non ancora aderenti, di adottare percorsidi crescita basati su strategie, priorità, linee d’azione, standard comuniindividuati all’interno dell’Unione europea per creare un’unica grandearea di sviluppo economico e sociale. Segno questo di un crescentesenso di appartenenza europea che si rafforza e si stabilizza.

I partenariati tra Stati rappresentano così un’importante occa-sione di confronto, di scambio di esperienze, di trasferimento di buonepratiche. Si tracciano in tal modo percorsi congiunti di arricchimento re-ciproco e sviluppo complessivo.

In questo quadro di riferimento si colloca il Twinning, finanzia-to nell’ambito del Programma europeo PHARE, tra Italia - Ministero delLavoro delle Politiche Sociali, in cooperazione con Italia Lavoro, Regio-ne Veneto, Veneto Lavoro e JobcentrePlus North East Region (UK) - eRomania - Agenzia nazionale per l’impiego (NAE) - con l’obiettivo di ridi-segnare e rafforzare la NAE e, in particolare, il sistema interno diformazione degli operatori e dei manager attraverso l’individuazione

di Anastasia Giuffrida, Dirigente Divisione II - DG Mercato del LavoroResponsabile della Gestione delle Azioni di Sistema del FSE

5. Progetto di gemellaggio amministrativo:“Supporto per rafforzare le capacità istituzionali dell’AgenziaNazionale per l’Impiego”.

1. Premessa

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complessivo e ciò rappresenta un significativo mutamento di scelte eobiettivi secondo finalità di sviluppo europeo congiunto.

Il processo di allargamento dell’Europa può pertanto essere,come dimostra l’esperienza della Romania, un forte stimolo per trasferi-re e sviluppare percorsi congiunti di crescita reciproca.

.111

delle specifiche esigenze di cambiamento strutturale, dei percorsi e del-le metodologie di crescita più rispondenti alle necessità riscontrate.

Il progetto, avviato a partire dal mese di agosto 2004, si artico-la in varie fasi che prevedono, tra l’altro, l’analisi della situazionesocio-economica del paese, l’analisi della struttura NAE e dei servizi offer-ti agli utenti, l’individuazione di figure professionali idonee a risponderealle esigenze del mercato del lavoro e, più precisamente, all’incontro fradomanda e offerta di lavoro, alla progettazione e alla realizzazione di unpercorso formativo rivolto a manager e specifiche figure professionali.

Questi importanti mesi di lavoro congiunto hanno consentitodi tracciare un percorso di azioni formative capace di implementare ilruolo della NAE a livello centrale e locale, nelle varie Contee, secondogli obiettivi di sviluppo individuati. Fin dall’inizio la collaborazione è stataampia e proficua. Durante tutte le fasi realizzate si è avuto un apporto no-tevole e positivo sia da parte del management centrale della NAE, che hafortemente sostenuto il progetto per un reale e profondo ammodernamen-to di tutta la struttura dei Servizi per l’impiego romeni, sia da parte deidirettori e degli operatori delle sedi di Contea che si sono resi pienamentedisponibili a fornire informazioni e suggerimenti per definire le varie fasidel progetto in modo da raggiungere gli obiettivi fissati. Vari sono stati imomenti di riflessione congiunta durante le prime fasi del progetto. Un ap-porto rilevante si è avuto durante il seminario, tenutosi a Predeal(Romania) nel dicembre 2004, che ha visto la partecipazione di tutto il ma-nagement centrale e locale della NAE e di rappresentanti del Ministero delLavoro italiano, di esperti di Italia Lavoro e Veneto Lavoro, di rappresen-tanti dell’Agenzia Regionale dell’Emilia Romagna e della Provincia diRavenna nonché di rappresentanti del Regno Unito e della Repubblica Fe-derale Tedesca. Durante questo incontro seminariale lo scambio diesperienze ha arricchito il confronto e il dibattito evidenziando il percorsotracciato dai vari paesi nella loro ridefinizione dei Servizi per l’impiego e,di conseguenza, il percorso da definire per l’individuazione dei nuovi ruolidella NAE nel quadro di una strategia di sviluppo complessiva.

Va evidenziato che la disponibilità e l’interesse ai contenutidel progetto dimostrati in questi mesi dalla NAE sono la palese testimo-nianza della priorità che la Romania ha riservato al percorso di riforma

.110

2. Introduzione

Nell'ottobre del 2003 il Ministero del Lavoro italiano (DirezioneGenerale Mercato del Lavoro) insieme a Italia Lavoro e a Veneto Lavoropresenta un progetto per il gemellaggio e l'assistenza tecnica all'Agen-zia Nazionale per l'Impiego della Romania, partecipando a un bandoPhare-Twinning della Commissione Europea. Si tratta di un gemellaggio istituzionale tra il Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali italiano, in collaborazione con Italia Lavoro, VenetoLavoro, Regione Veneto (rappresentanza di Bruxelles) e Jobcentre PlusNorth East Region (UK), da una parte, e l'Agenzia Nazionale per l'Impiegodella Romania dall'altra.

Il gemellaggio istituzionale viene sviluppato nell'ambito del-l'iniziativa comunitaria Phare per i Paesi dell'Allargamento Ue, che hacome principale obiettivo il rafforzamento di istituzioni nell'ottica del-l'adozione dell'acquis comunitario. Il progetto, avviato nel corsodell'estate 2004, ha una durata complessiva di 18 mesi, e si inseriscepienamente nel quadro di altre iniziative di cooperazione tra l'Italia e laRomania nel settore delle politiche del lavoro. L'interesse dei due paesiad ampliare l'ambito della cooperazione istituzionale è naturalmente le-gato anche alla concentrazione di aziende italiane in Romania e allasignificativa presenza della comunità rumena in Italia.

In vista dell'imminente entrata nell'Unione europea e in lineacon la direttiva europea, la Romania ha avviato una serie di progetti im-portanti per la riforma del settore dell'occupazione.

L'avvio di questa riforma è rappresentato dalla realizzazione diun Piano Nazionale per l'Occupazione, focalizzato sullo sviluppo delle

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.112 .113

politiche e delle istituzioni in grado di appoggiare l'evoluzione di unmercato del lavoro dinamico, flessibile, basato su una forza lavoro pre-parata e competente.

Un secondo elemento è rappresentato dall'introduzione dellanuova normativa sul lavoro “Legge sul sistema di assicurazione per ladisoccupazione e sulla creazione di occupazione” (L. 76/2002), che trac-cia la strada per la riforma del mercato del lavoro, la necessariarevisione dei Servizi pubblici per l'impiego ed il collegamento con il si-stema della formazione professionale, assegnando, nello scenario dellepreferenze verso le politiche attive anziché passive, all'Agenzia Naziona-le per l'Impiego un ruolo di coordinamento per le politiche del lavoro.

Il programma di servizi offerto dalla NAE definisce i nuovi ser-vizi per il lavoro, che devono rappresentare il percorso per prevenire ladisoccupazione tout court, ma in particolare quella giovanile e di lungadurata, favorendo la propensione alla disponibilità al lavoro dall'inizio eper tutta la durata del ciclo di vita attiva della persona.

In un contesto di trasformazione politica ed economica, la ri-forma dei Servizi per l'impiego implica una sfida particolare perché iServizi per l'impiego sono uno strumento fondamentale per il sostegnodelle politiche attive del lavoro.

La valutazione congiunta delle priorità, contenuta nel Joint As-sessment Paper of Employment Policy Priorities (JAEPP), redatto nel2002 e rivisto nel giugno 2004 dal Ministero del Lavoro, della Solidarie-tà Sociale e della Famiglia insieme alla Commissione Europea, analizzala situazione della Romania rispetto al mercato del lavoro e alle proble-matiche occupazionali. Questo documento offre importanti informazionidi base sulle politiche e sulle azioni necessarie per l'occupazione,l'adattamento del mercato del lavoro romeno alla Strategia per l'Occu-pazione Europea e la sua preparazione all'entrata nell'Unione europea.

Un'azione importante identificata nel JAEPP è proprio lo svi-luppo e l'implementazione di un ruolo più forte in termini di capacitàistituzionale dell'Agenzia Nazionale per l'Impiego. In questo quadro ven-gono definite le azioni del progetto di gemellaggio, i cui risultati

generali consistono nella creazione di un solido sistema di formazioneper il personale della NAE e la creazione di un Centro di Formazione Na-zionale per lo staff della NAE.

3. Il progetto - Obiettivi ed azioni

Lo sviluppo e l'implementazione delle politiche nazionali e deiprogrammi di “coesione sociale ed economica”, in linea con quanto pre-visto nel Piano di Sviluppo Nazionale (NDP) e con il Regolamento delConsiglio 1266/99 rappresentano l'obiettivo del progetto.

Più specificatamente, il progetto assume come propri obiettivigenerali alcune delle priorità identificate dal Programma Nazionale perl'Accesso della Romania nell'Unione europea, del giugno 2002:• lo sviluppo degli aggiustamenti strutturali e istituzionali necessari per

il mercato del lavoro;• la formazione del personale del Ministero del Lavoro e della Solidarie-

tà Sociale e del personale della NAE in merito alla realizzazione diprogetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo;

• lo sviluppo della riforma del sistema della formazione professionale;• lo sviluppo delle infrastrutture locali e regionali.Sarà possibile raggiungere questi obiettivi generali attraverso il rafforza-mento delle capacità istituzionali della NAE nel creare un sistema di for-mazione del proprio personale coinvolto nello sviluppo delle politicheattive del lavoro.

I due macrobiettivi del progetto sono pertanto i seguenti:

• creazione di un sistema completo di formazione continua del persona-le della NAE per rafforzare la capacità della NAE di formare ed aggior-nare il proprio personale allo scopo di aumentare la propria capacitàdi offrire servizi ai cittadini sull'intero territorio nazionale secondostandard di processo e di qualità dei servizi stessi.

• Creazione di un Centro Nazionale per la Formazione del proprio perso-nale, ovvero l'istituzione di un centro di formazione, in un'area giàidentificata vicino a Brasov, con caratteristiche innovative, adeguatez-za delle strutture e sostenibilità.

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.115

necessari per standard di prestazionenella struttura centrale e in quelle locali.

- Identificazione dei fabbisogni organizzativi: • analisi specifica e puntuale dell'organizza-

zione centrale della NAE (processi, flussidecisionali, procedure e flussi operativi,ruoli e mansioni, competenze professio-nali presenti);

• analisi delle organizzazioni periferiche sucampione (v. sopra);

• analisi dei flussi centro-periferia dei duelivelli di servizio e delle loro funzionalità;

• commisurazione tra l'analisi organizzativadel modello esistente e l'ipotesi organizza-tiva ottimale disegnata per i nuovi compiti;

• ridisegno dell'organizzazione della NAE.

- Identificazione dei profili professionali e deifabbisogni formativi:

• analisi e bilancio delle competenze deiquadri e degli operatori;

• analisi dei profili professionali necessari edegli scostamenti con quelli esistenti: larilevazione dei fabbisogni formativi;

• definizione dei contenuti formativi deipiani di formazione del personale.

METODOLOGIE - Metodologie di analisi organizzativa e relativi E STRUMENTI strumenti (Manuale di Italia Lavoro sui modelli

organizzativi dei Centri italiani);- metodologia di analisi delle competenze;- metodologia e strumenti di analisi organizzati-va (Italia Lavoro - IT, Jobcenter Plus - UK);

- sistema di gestione informatica del bilancio dicompetenze di Italia Lavoro

Il progetto si sviluppa nelle azioni descritte di seguito e raggruppatenello schema in 5 fasi (“componenti”) principali.

Componente 1. Analisi dei bisogni organizzativi e formativi nella NAE

.114

OBIETTIVI - Supportare la NAE nella:• definizione del modello organizzativo

della NAE, identificando i processi ed ilsistema delle competenze;

• rilevazione delle specifiche competenzenecessarie;

• identificazione dei fabbisogni formativi.

ATTIVITÀ - Analisi di scenario:• commisurazione dei piani, delle politiche,

e delle misure di politica sociale e di poli-tiche per l'occupazione in Romania con gliorientamenti comunitari, e potenzialità diloro evoluzione, miglioramento o rafforza-mento per l'adesione alle linee comunitarie;

• identificazione del ruolo e dei nuovi com-piti della NAE, rispetto al nuovo quadro diindirizzo.

- Ipotesi organizzativa adatta a rispondere allenecessità del nuovo scenario:

• analisi dell'esperienza della NAE e macro-analisi della sua organizzazione interna;

• definizione delle funzioni , dei processi edelle procedure della NAE necessarierispetto ai nuovi compiti;

• identificazione dei nuovi standard di ser-vizio e del modello organizzativo centralee delle strutture periferiche;

• identificazione dei profili professionali

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.117

deboli articolati per target e per condizio-ni occupazionali e socio-economiche;

• sistemi di formazione continua per glioperatori dei servizi pubblici per l'impie-go e della formazione professionale, eorganizzazione delle Agenzie nazionali;

• metodi e strumenti di progettazione inte-grata e decentrata delle politiche attivedel lavoro con partenariati istituzionali esociali;

• progetti ed interventi transnazionali(sostenuti da partenariati europei) suitemi oggetto del NAE.

METODOLOGIE - Schedatura dei contesti internazionali e normaE STRUMENTI tivi dei Paesi Ue per un confronto con la

Romania.- Schedatura dei campi di interesse della NAEper la trasferibilità delle esperienze europee.

- Analisi documentale attraverso il sito UE,Banche Dati dei singoli Paesi e la rete EURES.

- Utilizzo della B.D. delle buone prassi europeedel Ministero del Lavoro e delle PoliticheSociali italiano, realizzata da Italia Lavorocome segue:

• rilevazioni dei sistemi dei servizi per l'im-piego nei 15 paesi Ue;

• interviste dirette a dirigenti e operatoridei servizi per l'impiego europei;

• schedatura delle esperienze innovativerispetto alle singole aree di intervento eanalisi degli elementi di trasferibilità.

RISULTATI ATTESI - Documento sulle buone prassi utili alla fase ditransizione del modello della NAE, con l' indi-

.116

- focus group;- interviste a testimoni privilegiati;- interviste a top performer.

RISULTATI ATTESI - Documento sul modello organizzativo dellaNAE con evidenza della situazione attuale e delcambiamento richiesto;

- documento sul sistema delle competenze pre-sente;

- documento sui bisogni di competenze neces-sarie;

- prospetto dei fabbisogni formativi.

Componente 2. Analisi delle buone prassi Ue

OBIETTIVI - Identificare, analizzare e adattare le buone pras-si europee per un loro trasferimento alla realtàdella Romania, in merito ai contenuti e allemetodologie di formazione di Agenzie perl'Impiego.

ATTIVITÀ - Analisi documentale delle buone prassi presen-ti a livello europeo nelle tematiche in oggetto:

• modalità di adozione delle linee guidadella Ue. nella programmazione e gestio-ne delle politiche attive del lavoro, per icampi di azione della NAE;

• sistema di servizi per l'impiego nei PaesiUe, della loro organizzazione, delle funzioni, dei compiti, dei prodotti edenucleazione dei modelli organizzativiinnovativi;

• misure, servizi ed interventi per le fasce

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.119

- progettazione formativa e metodologia;- organizzazione e logistica delle attivitàformative;

- strumentazione didattica e formazione adistanza;

- sistema informativo e Centro risorse;- valutazione e sistema qualità.

• Per flussi informativi, decisionali, operativie relativi processi e procedure interne.

• Per profili professionali del management e degli operatori.

- Definizione della strumentazione iniziale persistema informativo e banche dati relativamen-te a:

- studi, esperienze e buone prassi;- materiale didattico; - corsi formativi;- risorse umane / docenti ed esperti.

• Sistema informatico gestionale relativa-mente a:- budget, amministrazione, rendicontazione;- pianificazione e progetti formativi;- valutazione;- gestione risorse umane.

• Sito web per la comunità professionaledegli operatori: - newsletter;- piano corsi; - materiale didattico on line;- forum;- scrivania condivisa dei formatori;- formazione a distanza (lezioni e-learning);- help desk on line;

.118

viduazione degli elementi di contesto e deirequisiti normativi e dei prerequisiti di trasferi-bilità, gli elementi trasferibili al contesto rome-no, e le condizioni di adattamento al sistemadella NAE.

Componente 3. Progettazione del sistema di formazione continua della NAE

OBIETTIVI Supportare la NAE nello sviluppo dellaProgettazione esecutiva del sistema di formazio-ne continua del personale della NAE completo intutte le sue parti:

• compiti e funzioni;• modello organizzativo;• profili professionali;• piano formativo del management;• strumentazione;• piano dei costi.

ATTIVITÀ - Definizione di compiti e funzioni:• definizione della mission della struttura

nel contesto dei servizi centrali e periferi-ci (ruolo, compiti, funzioni per obiettivi erisultati attesi);

• analisi di trasferibilità di esempi europeidi agenzie nazionali di formazione delpersonale (enucleazione di modelli).

- Disegno del modello organizzativo, per funzio-ni, ruoli e mansioni relative a:

- direzione e relazioni esterne;- coordinamento;- amministrazione e gestione risorseumane;

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.121

• Per strumenti-base, per es.:- i sistemi informativi per incrocio doman-da-offerta di lavoro;

- lingua inglese e alfabetizzazione infor-matica;

- il sistema europeo EURES;- la gestione delle banche dati e dellefonti informative.

METODOLOGIE - analisi organizzativa; E STRUMENTI - progettazione del portale;

- gestione delle comunità professionali;- metodologia di selezione del personale.

RISULTATI ATTESI - modello organizzativo del Centro di formazio-ne, profili professionali e procedure;

- progetto esecutivo dei corsi di formazione;- progetto esecutivo del centro risorse - portaledel centro;

- procedure del centro di formazione;- linee guida sistema di qualità del centro di for-mazione;

- progetto delle comunità professionali.

Componente 4. Realizzazione del sistema di formazione continua della NAE

OBIETTIVI Supportare la NAE:- nella progettazione, gestione e valutazionedelle azioni descritte nel sistema di formazio-ne continua del personale NAE;

- nel Centro di Formazione.ATTIVITÀ - selezione dei partecipanti delle attività forma-

tive in base alle disponibilità part-time;

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• logistica Internet ed Intranet.

- Piano dell'attività formativa per il managementdella struttura centrale, per macroaree, per pro-cessi e metodologie, per es.:

- analisi dei fabbisogni formativi e proget-tazione;

- delle risorse umane;- pianificazione delle attività formative;- metodologie didattiche; - formazione a distanza;- valutazione dei sistemi di qualità;- stili di comunicazione e gestione dell'aula.

• Per contenuti, es.:- la strategia europea: gli orientamenti

europei sulle politiche sociali e dellavoro;

- programmi e progetti comunitari e rela-tivi fondi finanziari;

- analisi dei mercati del lavoro e legisla-zione del lavoro in Romania;

- programmazione integrata e sviluppolocale;

- integrazione tra politiche, azioni e ser-vizi per l'occupabilità e il lavoro (Serviziper l'impiego, formazione professiona-le, politiche sociali, ecc.);

- inserimento lavorativo delle fascedeboli;

- i sistemi di osservazione e analisi delmercato del lavoro;

- le funzioni dei servizi per l'impiego, lemetodologie e la strumentazione.

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.123

- Materiale formativo.- Portale del centro risorse (materiale formativoon-line).

- Manuale di gestione dei corsi (aggiornamento).- Manuale di monitoraggio e valutazione. - Manuale di qualità.- Manuale di Procedure.- Sistema di gestione del Centro.

ALTRO I Formatori- 40 partecipanti della NAE per la formazione

dei formatori.- I partecipanti saranno impegnati part-time neicorsi di formazione, in base alle necessità.

- Si prevede di organizzare delle ComunitàProfessionali per i Formatori.

I Corsi- Le attività in aula durano 6 ore al giorno.- Erogazione di almeno 380 ore di formazione. - Sono previste 2 visite di studio nella UE duran-te i corsi per personale dirigente.

Le Risorse- Il Centro risorse include: collegamento on-linecon la sede principale del Ministero per tuttele informazioni relative alla Ue e al FSE.

Componente 5. Implementazione del centro di formazione della NAE

OBIETTIVI Supportare la NAE:- Nell’ implementazione del Centro di Formazione,

.122

- Identificazione dei formatori e degli espertiper la formazione in aula.

- Formazione dei formatori - corsi:• corsi Generali: programma (aula);• corsi Specializzati: programma (aula

e visite di studio);• corso per personale dirigente: programma

(aula e visite di studio);• corso pianificazione e implementazione

FSE: programma (aula e visite di studio).

- Formare i formatori - gestione dei corsi: • procedure di gestione dei corsi;• procedure di monitoraggio e valutazione;• produzione di materiale formativo;• procedure per l'uso del centro risorse;• Implementazione del sistema di risorse su

base web - portale del centro di formazio-ne per i formatori.

- Implementazione del sistema di organizzazio-ne e di gestione del centro di formazione:

• selezione dei profili professionali (p.e.direzione, amministrazione, coordinamen-to, controllo qualità e valutazione, coordi-namento pianificazione e sviluppo, gestio-ne acquisti e coordinamento formatori);

• quality assurance.

METODOLOGIE Metodologia di:E STRUMENTI - gestione dei centri di formazione;

- pianificazione dei corsi di formazione;- gestione delle reti (con centri di formazione euniversità).

RISULTATI ATTESI - Programmi dei corsi.

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trasferibilità nel contesto romeno. Inoltre è stato avviato il confronto coni sistemi europei (Germania, Francia e Gran Bretagna, in particolare) diformazione continua per gli operatori dei SPI per poter mutuare questeconoscenze e sviluppare il sistema specifico della NAE.Rispetto alla strutturazione del progetto, sono state completate leseguenti fasi:• componenti 1 e 2, ovvero definizione dei bisogni organizzativi e delle

linee guida per i piani formativi del personale dei Servizi per l'impie-go, il cui contenuto sarà approfondito nelle fasi 3 e 4 del progetto,peraltro già avviate;

• la redazione del primo rapporto della Componente 3, relativo a:- l'attuale sistema interno di formazione continua;- la missione del sistema di formazione continua dell'Agenzia (CTS);- la descrizione dei principali processi di lavoro - e delle connesse pro-

cedure - del sistema di formazione continua (CTS);- la descrizione di ruoli, compiti e funzioni secondo il competencies

profile delle figure professionali necessarie al funzionamento delsistema di formazione continua (CTS);

- un prototipo di modello organizzativo per il sistema di formazionecontinua (CTS) e per il centro di formazione continua (NTC).

Il supporto degli esperti del Ministero del Lavoro, di Italia La-voro e di Veneto Lavoro in queste prime fasi è servito a definire ilmodello organizzativo della NAE sia a livello centrale che territoriale,dove i Servizi per l'impiego vengono erogati. L'Agenzia si è dotata diuna struttura amministrativo-funzionale omogenea in tutto il territorionazionale, con la definizione dei compiti attraverso procedure applicatein maniera uniforme da tutte le agenzie locali. L'intervento principaledei consulenti di Italia Lavoro è rappresentato dall'introduzione nel si-stema della NAE del modello delle competenze e dalla definizione deiprofili professionali degli operatori dei Servizi per l' impiego. Questo la-voro costituisce un elemento fortemente innovativo nel sistema dellagestione delle risorse umane e quindi una premessa fondamentaleper lo sviluppo del sistema della formazione continua per il persona-le della NAE.Innovativa per il sistema della Pubblica Amministrazione in Romania èstata anche l'introduzione di un sistema per la rilevazione dei bisogni delpersonale in servizio, che tenga conto, oltre che degli aspetti tecnici e

.125.124

in accordo con i requisiti specifici del progetto;- del Centro e accompagnamento per assicurareil pieno funzionamento della struttura.

ATTIVITA' - Analisi delle caratteristiche specifiche delCentro, anche tenendo in considerazione altresimili strutture in Europa (riguardo all'ergono-mia, all'uso dello spazio, alle attrezzature ecc.).

- Valutazione completa dell'edificio.- Definizione degli aspetti legali a livello nazio-nale ed europeo.

- Stesura della gara d'appalto per i lavori diristrutturazione.

- Assistenza al management per le forniture e lecontroversie.

- Assistenza all'avvio del Centro.

METODOLOGIE Gestione di bandi per l'acquisto di attrezzature.E STRUMENTI

RISULTATI ATTESI - Bando per l'acquisto di attrezzature;- gestione del bando; - esamina della gara;- assistenza nelle forniture; - certificazione delle forniture.

4. Il progetto - Stato d'avanzamento

In occasione del 3° Steering Committte, che si è tenuto a Bu-carest il 10 maggio 2005, è stato approvato il lavoro svolto sino all'8aprile 2005. Allo stato attuale sono state completate l'analisi organizzativadell'Agenzia Nazionale per l'Impiego, sia della sua struttura centrale chedelle agenzie locali, e l'analisi delle buone prassi europee e della loro

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.127

Appendice

INDIRIZZI UTILI IN ITALIA

AMBASCIATA D'ITALIA E UFFICIO COMMERCIALE

Via Niccolò Tartaglia, 36 - 00197 Roma

Tel +39 06 8084529 - 06 8068777

Fax +39 06 8084995

Ufficio commerciale: Tel +39 06.80.72.541

- 06.80.78.033

[email protected]

CONSOLATO GENERALE MILANO

Via Gignese, 2 - 20100 Milano

Tel +39 02 40074018

Fax 02-40074023

CONSOLATO GENERALE ONORARIO TREVISO

Via Pietro Bembo, 79 - 31011 Asolo (TV)

Tel +39 0423 952055

orario: lunedì-venerdì 9.00-12.30

UFFICIO COMMERCIALE DI ROMANIA

Via Spartaco, 15 - 20135 Milano

Tel +39 02 59900815 - Fax 02 59901434

INDIRIZZI UTILI IN ROMANIA

PRESIDENZA

www.presidency.ro/

GOVERNO

www.guv.ro/

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

www.mae.ro

MINISTERO PER L'INTEGRAZIONE EUROPEA

www.gov. r o / e ng l e z a / gu ve r nu l / a f i s -

minister.php?idmin=2

delle conoscenze specifiche possedute, anche dei voleri, delle aspettati-ve e del contributo che il personale stesso può offrire per attivare il cam-biamento.Infatti le disparità delle condizioni di partenza per la maggior parte delpersonale della NAE, proveniente da esperienze precedenti differenti fraloro, e la necessità di garantire risorse flessibili per far fronte a condizio-ni e carichi di lavoro mutevoli, richiedono, oltre allo sviluppo di compe-tenze tecniche, l'elaborazione di una cultura organizzativa comune, e diun sistema per la trasmissione dei valori e della mission dell'Agenzia. I criteri guida seguiti nella stesura delle proposte per il nuovo CTS(Continuing Training System) della NAE sono:

• la centralità del capitale umano e dell'apprendimento come fattorecompetitivo di successo e di qualità dei servizi pubblici;

• il ruolo delle funzioni manageriali per l'adozione e l'implementazionedel nuovo sistema;

• la valorizzazione delle specificità istituzionali e organizzative esistentinella NAE.

Sono inoltre in corso di pubblicazione anche i risultati del-l'analisi comparata relativa ai sistemi di formazione continua per glioperatori dei Servizi pubblici per l'impiego adottati da alcuni paesi dellaUe (Francia, Germania, Regno Unito ed Italia).

.126

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.129

AMBASCIATE E CONSOLATI ITALIANI

IN ROMANIA

AMBASCIATA D'ITALIA E UFFICIO COMMERCIALE

Strada Henri Coanda, 9 Bucarest

Tel +40 21 3113465-70/2315053-4

Fax +40 21 3120422/2229278

[email protected]

www.ambitalia.ro

CANCELLERIA CONSOLARE

Strada arch. Ion Mincu 12, sector I

Tel +40 21 2232424

Fax visti +40 21 2234550

Informazioni sui visti +40 21 2221915

[email protected] (Ufficio visti)

TIMISOARA - CONSOLATO GENERALE I CL.

Str. Putna, 6

Tel +40 256 408630

Fax +40 221257

[email protected]

COSTANZA - VICECONSOLATO ONORARIO

Rectoratul Universitatii - Ovidius B-dul

Mamaia, 124

B-dul Mamaia, 42 - casa Italia

Tel +40 92 216553

Fax +40 92 650705

CLUJ-NAPOCA - VICE CONSOLATO ONORARIO

Str. Anatole France, 1

Tel +40 64 441506

Fax +40 64 441507

CRAIOVA - VICE CONSOLATO ONORARIO

Str. Ion Maiorescu, 2

Tel +40 251 415398

Fax +40 251 414715

PIATRA NEAMT - VICE CONSOLATO ONORARIO

Str. Petru Rares, Bl. 2A, Ap. 15

Tel +40 33 281551

Fax +40 33 281782

ENTI ED ISTITUTI

ISTITUTO NAZIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO

- ICE

Ambasada Italiei Serviciul Dezvoltare

Schimburi

Strada A.D. Xenopol, 15 sector 1 - 70181

Bucarest

Tel +40 1 2114476-2114240

Fax +40 1 2100613 [email protected]

www.ice.it/estero2/bucarest/defaultuff.htm

CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA PER LA

ROMANIA

Bd. Unirii, 73, bl.G3, sc.1, et.4, ap.42, sector

3, Bucarest

Tel +40 21 3029786-7-8

[email protected]

.128

MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SOLIDARIETÀ

SOCIALE E DELLA FAMIGLIA

www.mmssf.ro/

AGENZIA NAZIONALE PER L'IMPIEGO (ANOFM)

www.anofm.ro/

MINISTERO DELL'ECONOMIA E DEL COMMERCIO

www.guv. r o / e ng l e z a / gu ve r nu l / a f i s -

minister.php?idmin=28

MINISTERO DEI TRASPORTI, DELLE COMUNICAZIONE

www.gov. r o / e ng l e z a / gu ve r nu l / a f i s -

minister.php?idmin=30

FPS (ENTE PRIVATIZZAZIONE DELLE PARTECIPA-

ZIONI STATALI)

www.apaps.ro/

BANCA NAZIONALE

www.bnro.ro/

MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, DELLE FORESTE

www.gov. r o / e ng l e z a / gu ve r nu l / a f i s -

minister.php?idmin=29

DELEGAZIONE CE

www.infoeuropa.ro/

ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA

www.insse.ro/

EURO INFO CENTRE BUCAREST

www.euro-info.ccir.ro/

FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (IMF)

www.imf.org/external/country/ROM/index.htm

OCSE ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE E

LO SVILUPPO ECONOMICO (OECD)

www.oecd.org/infobycountry/0,2646,en_264

9_201185_1_70744_1_1_1,00.html

CALENDARIO DELLE FIERE IN ROMANIA

www.exporom.ccir.ro/

CAMERE DI COMMERCIO

www.aneir-cpce.ro/

IL PORTALE ECONOMICO DELLA ROMANIA

www.investromania.ro/

BANCA MONDIALE - ROMANIA

www.worldbank.org

http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTER-

NAL/COUNTRIES/ECAEXT/ROMANIAEXTN/0,,m

enuPK:275159~pagePK:141159~piPK:141110

~theSitePK:275154,00.html

I SERVIZI DI RADIO FREE EUROPE

www.rferl.org/featuresarchive/country/roma-

nia.h

Page 66: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

.131

COLUMNA

(Settimanale in italiano e romeno)

Mensile della Comunità italiana in Romania

6600 Iasi, Strada Trei Ierarhi, 2

Tel/Fax +40-032-211668

TELEVISIONI E RADIO

TELEVISIONE RUMENA

(due canali pubblici)

RADIO ROMANIA

Str. General Berthelot, 60-62, Bucarest

ZIARUL FINANCIAR

Str. Luterana, 11, Bucarest

TVR INTERNAZIONALE

PRO TV

Antena 1, Tele 7 ABC, Prima TV (canali pri-

vati)

PRINCIPALI AZIENDE ITALIANE

IN ROMANIA

RADIO ROMANIA INTERNAZIONALE

AGIP

Str. Barbu Vacarescu, 162 - 71424 Bucarest 2

Tel +401 2318484

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Richard

Krainer, dott. Carlos Titanti

[email protected]

ANSALDO

Str. Gh. Manu 3, Ap.9 - Bucarest 1

Tel +401 3120047

Per contatti, rivolgersi a: Cav. Giovanni

Villabruna

[email protected]

BANCA DI ROMA

Forum 2000 Building, 1° piano,

Str. Dr.N. Staicovici, 75, sector 5 - 76202

Bucarest

Tel +40 21 4102127

Direttore: Dr. Libero Catalano.

[email protected]

BANCA INTESA BCI

(Italian desk presso HYPO VEREINS BANK

ROMANIA)

Str. Dr. Grigore Mora, 37, sector 1 - 71278

Bucarest - Tel +40 21 2032233

Rappresentante: Dott. Giuliano Mazzetti

[email protected]

.130

CAMERA DI COMMERCIO DELLA ROMANIA

Bd. Octavian Goga, 2, sector 3, Bucarest

Italian Desk: Mariana Lodroman

Tel +40 21 3229505-3273486-87-96-98

[email protected]

CO.EXPORT (CONSORZIO PER L'INTERNAZIONALIZ-

ZAZIONE DELL'IMPRESA)

Str. Dimitrie Cantemir, no.3, bl.4, sc.B, et.10,

ap.85, sector 4, Bucarest

Tel +40 21 3354814

[email protected]

FUNDATIA SISTEMA ITALIA ROMANIA

Str.Lascar Catargiu, nr.47-53, etaj 2, sector 1,

Bucarest

Tel +40 21 2084150

[email protected]

FPS (ENTE PRIVATIZZAZIONE DELLE PARTECIPA-

ZIONI STATALI)

Via C. A. Rosetti, 21, Bucarest

Tel +40 21 3036500.

ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA

Aleea Alexandru, 41, sector 1, Bucarest

Tel +40 21 2310880/2310885/87/91

[email protected]

REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA

UFFICIO DI RAPPRESENTANZA PERMANENTE PER LA

ROMANIA

Str.Dionisie Lupu, 50, ap.2, sector 1,

Bucarest

Tel/Fax +40 21 2115131-2106660-2106620

[email protected]

QUOTIDIANI E SETTIMANALI

ADEVARUL, ROMANIA LIBERA, EVENIMENTUL ZILEI,

IURNALUL NATIONAL

Piata Presei, 1, Bucarest

CRONICA ROMANA

Calea Serban Voda, 22-24, Bucarest

LIBERTATEA

Str. Fabrica de Glucoza, 5, Bucarest

COTIDIANUL

Cales Plevnei, 114, Bucarest

INSIEME

(Settimanale in italiano e romeno)

Bucarest, sector 2, Sos. Iancului, 33, bl.105A,

ap.38

Tel +40 21 250 7591

[email protected]

www.insieme.ro

SETTE GIORNI

(Settimanale in italiano e romeno)

Bucarest, Splaiul Independentei 202A

Tel +40 21 2228280

Fax +40 21 2233513

[email protected]

Page 67: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

.133

ITALSTRADE

P.ta Pache Protopopescu 9, Bucarest 2

Tel +401 092 574500

Per contatti, rivolgersi a: Ing. Giuseppe

Rognoni Costruzioni

[email protected]

MARCONI SELENIACOMMUNICATIONS

ROMANIA SRL

Str. Dr. Louis Pasteur, no.8 sector 5, Bucarest

Tel +40 21 4109530

Dir. Silvano Poggi - silvano.poggi@marconi-

selenia.com

MERLONI ELETTRODOMESTICI

Bd. Basarabiei, 28 A, et.3, sector 2, Bucarest

Tel +40 21 3248197; 3248198, 3247898

Dir. Eugen Paturan - eugen.paturan@marco-

ni.com

OLIVETTI

Lexikon Str. Dr. Clunet 17, Bucarest 5

Tel +401 4119087

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Teodor

Mihalache

[email protected]

PARMALAT ROMANIA

Sos. de Centura 12 Com. Tunari - Jud. Ilfov

Tel +401 4908509-10-11

Per contatti, rivolgersi a: dott. Dante

Schianchi

[email protected]

SPEA GRUPPO AUTOSTRADE INGEGNERIA EUROPEA

Bd.Regina Elisabeta, no.61, et.4, ap.4, sector

5, Bucarest

Tel Fax +40 21 3126330

Dir. Carmelo Giambo`

[email protected]

ZOPPAS ROMANIA

Drumul Cenadului 24 Sannicolau Mare

Timisoara

Tel +40 56 372539

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Gianluca Testa

[email protected]

ALITALIA

Calea Victoriei, 224, Piata Victoriei, Sector 1,

Bucarest

Tel +40 21 2104111-2104112

Direttore: Federico Polimeni

[email protected]

.132

BANCA MONTE DEI PASCHI DI SIENA

(Italian desk presso ALPHA BANK)

Calea Dorobantilor, no.237 B, sector 1,

Bucuresti

Tel +40 21 2092413

Rappresentante: Dott. Alessandro Lezzi

BANCA POPOLARE DI VICENZA

(Italian desk presso VOLKSBANK ROMANIA)

BANCA POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA

(Italian desk presso VOLKSBANK ROMANIA)

Str.Coltei, 8, sector 3, Bucarest

Tel +40 21 3039325-3039300

Rappresentante: Diana Popescu

Dir. Italian Desk: Christian Neri.

[email protected]

BANCA SAN PAOLO IMI (WEST BANK)

Bd. Revolutiei, 88, 2900 - Arad, Jud.Arad

Tel +40 257 285929-284888

Tel +40 21 3104951-52 (succursale di

Bucarest)

Rappresentanti: Marco Capellini, Fiorenzo

Chiti, Roberto Carosiello, Luigi Sangalli

[email protected]

BANCA UNICREDIT ROMANIA SA

(GRUPPO BANCARIO UNICREDITO ITALIANO)

Splaiul Unirii, no.16, sector 4, Bucarest

Tel +40 21 3302900

Direttore: Selciuk Shaldirak.

Vicedirettore Giuseppe Merlo

Capo New Europe Desk Giancarlo Andreela

[email protected]

BUTAN GAS

S.A. Str. Coralilor 18, Bucarest

Tel +401 2243985 Fax

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Costantino

Amadei

[email protected]

GENERALI

S.A. Cal. Plevnei 53, Bucarest 1

Tel +401 3112967

Fax +401 3123850

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Frinzi

Guglielmo

IMPREGILO SUCURSALA ROMANIA GROUP

SOCIAL ADMINISTRATIV RADACINA (costru-

zioni ed edilizia)

Mol 1 Sud Port Constanta - CP.24, 8711

Agigea

Tel +4041 741312

Fax: +4041 741321

Per contatti, rivolgersi a: Dott. Giovanni

Piredu', Dott. Vittorio Andreoli

ITALSTRADE

P.ta Pache Protopopescu 9, Bucarest 2

Tel +401 092 574500

Fax +401 092 154086

Per contatti, rivolgersi a: Ing. Giuseppe

Rognoni Costruzioni

IVECO SPA

Str. Alexandru Constantinescu, 44, Sector 1,

Bucarest

Tel +40 21 2240740

Dir. Cristian Helvig - [email protected]

[email protected]

Page 68: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

.135

Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2004, XIV Rapportosull'immigrazione, Caritas/Migrantes, 2004.

Caritas/Migrantes, I flussi di immigrazione in Italia alla luce dell'ultimaregolarizzazione, Dossier Statistico Immigrazione, Caritas/Migrantes,2004.

CISS (Centro Internazionale di Studi Sociali) - RASSEGNA per il CNELUnione Europea, La dimensione economico-sociale nel processo di allar-gamento - I processi migratori nella nuova Europa, n. 5 - Rassegna bime-strale CIS - settembre 2004.

EUROINFOCENTRE, L'internazionalizzazione delle imprese italianenell'Europa sud orientale e balcanica, 2003.

European Bank for Reconstruction and Development, Strategy forRomania, 2004.

European Commission, 2003 - Regular Report on Romania's progresstowards accession, 2003.

European Training Foundation - Country monograph 2003.

Domenico Gabrielli, La presenza straniera in Italia: caratteristiche sociodemografiche, Informazioni n.10, Giugno 2004, ISTAT, Roma, 2004.

ICE, Romania, breve analisi sul paese, ICE, Dipartimento di Formazione,2003.

ICE di Bucarest, Romania: congiuntura economica anno 2004, RapportoPaese congiunti Ambasciate/Uffici ICE estero, Bucarest, 2004.

Bibliografia e pagine Web consultate

Page 69: 63 Ministerul Muncii - Piata Muncii in Romania

SITI WEB CONSULTATI

www.etf.eu.int/www.regione.emiliaromagna.it/wcm/reporter/storie/storie/italiani_romania.htmwww.mtromania.rowww.romania.orgwww.rivista.sse.it www.sapere.it/www.relint.org/paesi/storia-romania.htmwww.cronologia.it/storia/mondiale/roman001.htmwww.osservatoriobalcani.org/www.romania.it/informaz.htm www.guv.ro/engleza/guvernul/afis-minister.php?idmin=28rivista.ssef.it/site.php?page=20050330111751757&edition=2005-04-01 www.europarlament.itwww.euroinfocentre.orgwww.rri.rowww.gov.ro/engleza/www.mae.orgwww.ansaBalcani.itwww.euroinfocentre.itwww.insse.rowww.anofm.roeuropa.eu.int/abc/european_countries/candidate_countries/romania/index_it.htm

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IOM (International Organization for Migration), More out than in at theCrossroads between Europe and the Balkans, Migration trends, Volume IVRomania - 2004.

Ministry of Labour, Social Solidarity and Family, National Action Plan forEmployment 2004-2005, giugno 2004.

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Roberto Turchetto, Romania 2004, Banca Italo Romena - Gruppo VenetoBanca, con il patrocinio di Unimpresa Romania, 2004.

.136