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NOTIZIE PAG. 16 Gravidanza medicalizzata Lieto evento senza dolore? Il “cesareo” non è la soluzione PAG. 18 Una chance per la vita Vauro: “Hanno scoperto la satira quando l’hanno colpita” PAG. 4 Attualità PAG. 15 Mondo Casagit Profilo uno, cosa cambia dal prossimo anno e quote 2015 SOMMARIO PAG. 12 L’intervista Seminario sulle manovre salvavita pediatriche Tavola rotonda sull'appropriatezza prescrittiva ai tempi della medicina difensiva 40 anni insieme ANNO XXXVIII - N. 2 Dicembre 2014

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NOTIZIE

PAG. 16

Gravidanza medicalizzataLieto evento senza dolore?Il “cesareo”non è la soluzione

PAG. 18

Una chance per la vita

Vauro: “Hanno scoperto la satira quando l’hanno colpita”

PAG. 4

Attualità

PAG. 15

Mondo CasagitProfilo uno, cosa cambia dal prossimo anno e quote 2015

SOMMARIO

PAG. 12

L’intervista

Seminario sulle manovre salvavita pediatriche

Tavola rotonda sull'appropriatezza prescrittiva ai tempi della medicina difensiva

40 anniinsieme

ANNO XXXVIII - N. 2 Dicembre 2014

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PERIODICO SEMESTRALE

DI INFORMAZIONE

DELLA CASAGIT

ANNO XXXVIII - N. 2dicembre 2014

Finito di stampare: Gennaio 2015

Editore: CASAGITCassa Autonoma di AssistenzaIntegrativa dei Giornalisti Italiani“Angiolo Berti” Via Marocco, 6100144 - Roma

Registrazione:Tribunale di RomaN. 233 del 08.06.2005

Direttore Responsabile: Daniele M. CerratoMail: [email protected]

Redazione:Carlo E. GariboldiGianfranco GiulianiGiampiero SpiritoDanilo Sinibaldi

Coordinamento:Massimo Di RussoVeronica Farina

Mail: [email protected]

Progetto grafico: Axara Srl

Stampa: Stabilimento tipolitograficoUgo Quintily S.p.A.Viale Enrico Ortolani 149/15100125 Roma

un sindacato unitario, un ordine professionale edenti di previdenza, assistenza e pensione comple-mentare. Per queste ragioni il fortino ha retto sututti i lati. Con questi fatti, non solo parole, abbia-mo detto che cambi di marcia, paure, vittorie esconfitte del Paese le raccontiamo noi e il racconto ècosì protagonista della storia da poterla cambiare. Quarant’anni dopo non è cambiato il nostro com-pito, sta però cambiando il contesto nel quale cimuoviamo. La fragilità del sistema editoriale ita-liano, in un mondo più anglosassone si leggerebbeanche come fragilità della democrazia nel suo com-plesso, ci sottopone al più grande “stress test” maiinventato. Pensate allo sviluppo solo parzialmentegovernato di radio e tv private. Voci nuove, alimen-to prezioso per il dibattito democratico di un paese,finite in una crisi apparentemente irreversibiledopo decenni di esperienza e mancato consolida-mento. Lo stesso per i tanti giornali dove il contrat-to di solidarietà è diventato l’unico modo per man-tenere forte il vincolo tra colleghe e colleghi, evitarelicenziamenti e continuare a lavorare pur vedendoridotti i proprii compensi.

Informazione, crisi senza rimedi?

Tante facce ma un solo brutto muso: un sistemaapparentemente forte ma fragile anche d’idee. Aquelle idee mancanti potevamo chiamare editoriinventati, già capi mastro o imprenditori di spic-cioli, finiti in bolletta nel tentativo di darsi unaripulita? Certamente no. Potevamo chiamare aquel tavolo i Governi di “professori ragionieri”armati di ogni sorta di machete? Idem. Forse pote-vamo, questo sì, mettere intorno a un tavolo, senza

C’è il bilancio da fare anno per anno e quello cheognuno di noi fa in alcuni momenti della vita. Inquella della Casagit i 40 anni appena compiutidanno l’occasione per una riflessione sul nostro statodi salute complessiva. Nel 1974, anno della crea-zione della nostra Cassa, i giornalisti erano cosìforti da poter rispondere al ridisegno della Sanitàitaliana. Mentre si smontava il sistema delle mu -tue, con la prospettiva del Servizio sanitario nazio-nale, i giornalisti creavano il proprio strumentoautonomo di assistenza integrativa. Incominciòuna bella storia che ha attraversato anni difficilidel Paese e di chi ha il compito di raccontarlo.Lunga e impossibile da rendere la lista di quantihanno pagato di persona la violenza del terrorismoe delle mafie. Ma in quelle stagioni, purtroppo maicompletamente tramontate, colleghe e colleghi gior-nalisti italiani, con le loro famiglie, hanno potutocontare su un sistema di tutele dove si integravano

perdere tempo nei valzer delle reciproche accuseinterne, quella parte di editoria responsabile – cheesiste – e il nostro mondo con tutti i suoi pezzi. Se guardiamo fuori dal nostro perimetro, dall’altraparte dell’oceano, in quegli Stati Uniti dove unaprevisione già immagina il “quando” dell’ultimogiro di rotativa per un giornale tradizionale,vediamo che la vitalità paga. Caroline Little, pre-sidente dell’American Newspaper Association, danoi si chiamerebbe Fieg, dichiara euforia per irisultati raggiunti nel 2014 e azzarda “nel 2015andrà ancora meglio”. Un colpo di sole? Abuso disostanze non ben governate? A quanto pare nientedi questo, solo buona imprenditoria, creatività,lavoro. Spiega meglio Caroline Little “il settore hasviluppato nuovi modi per raggiungere i lettoridando loro quello che vogliono: più storie, piùimpegno, più coinvolgimento e informazione per-sonalizzata. Siamo in grado di individuare le ten-denze e creare prodotti migliori. I lettori digitalisono saliti a 166 milioni di visitatori unici a otto-bre 2014: un record”.

Un bilancio sul filo.

Tanta opulenza fa venire le lacrime agli occhi sepensiamo che, così torno a parlare di Casagit, negliultimi tre anni la nostra Cassa ha perso 5 milionidi euro in contributi da lavoro contrattualizzato.Sono quelli più importanti per il sostegno dellanostra intera architettura e anche la ragione per laquale il prossimo bilancio potrebbe anche registra-re il primo saldo negativo, seppur di poco, degliultimi anni. I “consumi” di prestazioni sanitariesono legati a età e modalità di adesione, così i col-

leghi contrattualizzati e fortunatamente al lavoro,richiedono mediamente il 54% del contributo ver-sato, per i volontari lo stesso rapporto sfiora il 96%,per i pensionati – che hanno sostenuto la Cassa pertutta la vita lavorativa – la richiesta di prestazionirispetto al contributo versato supera il 180%. Finqui nessuna malattia del sistema, semmai la natu-rale fisiologia delle stagioni della vita. Anzi. Questinumeri raccontano come solo attraverso un fortelegame di solidarietà vera ci si possa sostenere. Lanostra Cassa di assistenza ha fatto molto più cherendersi, anno dopo anno, un solido strumento disolidarietà: oggi è un concreto sostegno allo stipen-dio delle famiglie di colleghe e colleghi alle prese conredditi calanti, è diventata una garanzia in piùper chi ha perso il lavoro e può solo fare affidamen-to sulla cassa integrazione o sul contributo di disoc-cupazione. Si è ampliata e trasformata grazie al -l’obbligatorietà fissata nel Contratto da parte dellaFederazione nazionale della stampa nel 1982.Mossa lungimirante che ha dimostrato come lanostra categoria, appassionata nell’esercizio dei“distinguo”, sui grandi temi sappia abbandonaredistanze di sensibilità sindacale e lavorare unita. Ma la Casagit vive di grandi sfide, come quella diampliare la propria platea con nuovi profili perfree-lance o figli di colleghi, ma anche delle risorseeffettivamente disponibili. In questa stagione diffi-cile è chiamata a rispondere su tre fronti: dare soste-gno al reddito che perde potere d’acquisto, restare inpiedi con minori contributi raccolti e reggere mag-giori richieste di rimborso. Questo è quello che succede oggi: quarant’anni“dopo”. Negli ultimi anni, senza toccare i suoi fondamen-tali, la Casagit ha dovuto fare i conti anche con gliarretramenti del Servizio sanitario nazionale.Dovremmo essere una Cassa di assistenza integra-tiva e siamo per il 53% dei nostri rimborsi “sosti-tutivi” del Ssn. In pratica la maggior parte deglioltre 70 milioni di euro che eroghiamo ogni anno

vanno per rimborsi di spese mediche che la sanitàpubblica dovrebbe sostenere in toto. La mappadelle disponibilità di queste prestazioni cambia,regione per regione, ma nelle città dove c’è la mag-gior concentrazione di colleghe e colleghi avere intempi congrui una visita specialistica, un esamediagnostico importante o un ciclo di chemioterapiapuò diventare complicato.

La nuova società di servizi.

L’ovvia risultante di tutti questi fattori era una ten-denza verso bilanci negativi anche importanti.Non potendo intervenire sui contributi che si con-traevano, potendo solo subire i passi indietro delSsn, abbiamo agito sull’unica leva che avevamonelle mani: controllare meglio la “nostra” spesa. Inmomenti difficili ogni amministrazione, anchequella di una famiglia, taglia sulle spese cercandodi non trascurare le esigenze importanti. Le nostrespese, sulla salute, sono un capitolo dove non si puòlesinare. Abbiamo puntato su convenzioni affida-bili e in linea con i nostri tariffari, moltiplicato ipoliambulatori convenzionati, congedato odonto-iatri che non rispettavano le nostre regole o eranoinutilizzati dai nostri assistiti. Cliniche di grido etroppo esose hanno urlato invano dopo la loroesclusione dalle nostre convenzioni. In generaletutti gli accordi sono stati ripassati al pettine di una“revisione della spesa” che ha interessato tutti, noicompresi. Poi, però, abbiamo fatto qualcosa di più:abbiamo guardato fuori dal nostro sistema, fuoridai nostri confini. Quest’ultima parte della storiain realtà si inizia concettualmente nel 2010.Prima considerazione: quello che noi facciamo peri soli giornalisti italiani può servire anche ad altri?Risposta: “sì”. Possiamo noi caricarci sulle spalleanche i rischi di altre categorie che possono richie-dere, in prestazioni, cifre impossibili da sostenereper le nostre casse? Risposta: “no”. Possiamo mettereil nostro lavoro a loro disposizione facendoci ricom-pensare per questo, senza mettere in gioco i rispar-

mi di quarant’anni dei giornalisti italiani?Ovviamente “sì”. Per arrivare a questa possibilitàabbiamo riscritto il nostro Statuto, approvato nel2011 a Saint Vincent, lo abbiamo modificato ul -teriormente nel 2014 e creato una società,Casagitservizi s.r.l., totalmente di proprietà dellaCasagit, per avere uno strumento separato dallaCassa tradizionale e mettere sul “mercato” quelloche sappiamo fare: assistenza sanitaria.

Il primo accordo.

Il 23 dicembre 2014 abbiamo annunciato ai dele-gati dell’Assemblea nazionale la prima intesa. Ècon la Confcommercio, la più grande rappresen-tanza d'impresa italiana. Obiettivo: la costituzio-ne di un Fondo di assistenza dedicato ai titolaridelle attività commerciali. Il fondo di Conf -commercio, si avvierà a metà 2015 e per ora c’è ilmolto lavoro da fare per concretizzare ogni suoaspetto. Questo accordo non toccherà nulla dell’at-tuale mondo Casagit, semmai – con intese conven-zionali più ampie nei numeri – potrà migliorare leeconomie di scala; non ci salverà da bilanci nega-tivi se l’editoria continuerà la sua frana progressivama ci offrirà un’importante chance: allungarci lavita in attesa di un rilancio del nostro comparto. La sfida di oggi è questa. Non credo ci siano, per laCasagit, altre alternative, se non quelle di interve-nire su prestazioni o contributi: capitoli che nonvogliamo toccare. Vogliamo invece continuare afare nel miglior modo possibile un mestiere collau-dato da quarant’anni d’esperienza accogliendorichieste di assistenza di altre categorie produttiveinteressate al nostro esempio. Contare gli anni e spegnere candeline, come vede-te, non basta. La storia di ieri e di oggi, con i suoialti e bassi, è una bella storia che ci ha insegnatoa camminare con le nostre gambe anche versonuove méte. Questa è la storia che vogliamo raccontarvi, con ifatti, nel 41esimo anno di vita della Casagit.

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di Daniele CerratoPresidente Casagit

CNCASAGITNOTIZIE

EDITORIALE

Casagit: 40 anni insieme e un nuovo inizio

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Troppa sanità fa male

di Manuela Perrone

Governo, politici, medici e ricercatori al tavolo di confronto promosso per i quarant’anni di Casagit. Esami e analisi inutili, medicinali che “curano” solo il marketing delle case farmaceutiche, interessi economici colossali:come difendersi dalla medicina difensiva

Esami e analisi inutili, prescritti soltan-to perché il medico possa difender -si in tribunale da eventuali accuse.

Malati cronici ricoverati in ospedale, invecedi essere seguiti (come dovrebbero) sul ter-ritorio. Farmaci falsamente innovativi e dun-que esageratamente costosi. Disugua -glianze sempre più ampie che alimentanosprechi e feriscono il Paese. La mancataappropriatezza prescrittiva è un prismadalle mille facce. Un buco nero che, parolail ministro della Salute Beatrice Lorenzin,vale 13 miliardi di euro, «cifra che permette-rebbe al Servizio sanitario nazionale di pro-sperare per almeno due generazioni».L’occasione per fare il punto sulle pratichescorrette è stata la tavola rotonda "Troppasanità fa male - Appropriatezza prescrittivaai tempi della medicina difensiva", promos-

sa a Roma da Casagit.In un videomessaggio, Loren -zin ha chiarito: «Inappro -priatezza non significa nonapprofondire la diagnosi, madare ciò che è giusto almomento giusto». Facile adirsi, molto più difficile a farsi.Anche se drammatizzare nonserve. Perché il nostro siste-ma sanitario - lo ha ricordatoRoberta Crialesi, dirigente delservizio Sanità, salute e assi-stenza dell’Istat - è tra i più vir-tuosi a livello di spesa e, ciòche conta di più, di perfor-mance. In altre parole: abbia-mo tenuto a bada la crescitadella spesa rispetto al Pilmeglio degli altri Paesi Ocse esiamo primi per efficienzaorganizzativa e clinica, pur

non vuol dire che siano tutterose. Le spine ci sono. DeBiasi ne ha citate cinque: lamancanza di una legge chericonosca le professioni sani-tarie; la medicina difensiva,«che sottrae troppe risorse aun’organizzazione che po -trebbe avvalersene per miglio-rare se stessa»; l’assenza diuna legge sulla responsabilitàmedico-sanitaria; l’ottica tuttaancora ospedalocentrica; iltema dei nuovi farmaci. Tuttoaggravato dal federalismo.«Basta - ha concluso De Biasi- con le Regioni che si com-portano da staterelli autonominon comunicanti». Sulla medi-cina difensiva si è soffermatoGiorgio Fraia, medico legale,che ha stigmatizzato il «corto

continuando a detenere qual-che primato negativo, come ilricorso eccessivo ai particesarei (che rappresentano il36% del totale). Tenere bene a mente questacornice aiuta a evitare letturemistificatorie. «Sono lieta che idati Istat coincidano con quelliche abbiamo rilevato nellanostra indagine sulla sosteni-bilità del Ssn», ha detto EmiliaGrazia De Biasi, presidentedella commissione Igiene esanità del Senato. «La nostraè una buona sanità, soprattut-to perché basata su un siste-ma universalistico che si oc -cupa di tutti attraverso lafiscalità generale. Ma gli errorihanno più risonanza di quantane abbia la buona sanità». Ciò

circuito tra l’atteggiamento burocratico-ministerialedegli ospedali italiani e quello di sufficienza da partedi molti medici».Alle pecche dell’organizzazione si aggiunge la ten-denza, comune a tutti i Paesi occidentali, alla medi-calizzazione della società che si intreccia con il pro-gresso tecnologico. Silvio Garattini, direttoredell’IRCCS Mario Negri di Milano, lo ha detto chia-ro e tondo: «Ci sono tanti pregiudizi, tra cui quellosecondo cui l’ultimo farmaco è il migliore». Spessoa dispetto della tanto citata evidenza. Tanti fattorispingono in questa direzione: gli interessi economi-ci, la disinformazione, le promesse esagerate diricercatori sperimentali e clinici. Ci si muove in un«grande mercato» con attori diversi, dai sisteminazionali alle cliniche, dall’industria alle farmacie.Garattini ha fatto esempi concreti di inappropriatez-za: trattare malattie senza evidenze di beneficio,trattare soltanto il rischio di malattie, trattare chi nonè neppure a rischio. Il risultato è sempre lo stesso:«Un sovraconsumo di farmaci e di altri prodotti,come gli integratori alimentari». Contro i quali èstato particolarmente severo: «Non fanno nulla, e inalcuni casi possono persino fare danni». L’invitofinale è a opporsi, «perché è il trionfo del mercatocontro gli interessi dei malati».

Una lezione anche per Casagit, intempi di conti sempre in bilico.«Riteniamo che una riflessione suivalori dell’appropriatezza sia di stret-ta attualità», ha osservato il presiden-te Daniele Cerrato. «Un ragionamen-to sui danni e le conseguenze di unamedicalizzazione eccessiva, sui pre-testi in buona o cattiva fede per pre-scrizioni inutili e sul modello più giu-sto di sanità». Perché non sprecare,usare al meglio le risorse, è ancheuna prova di equità.

ATTUALITÀCNCASAGITNOTIZIE

E ALTROVE SI MUOREPER MANCANZAD’ACQUA

Da noi si ragiona di troppa sanità, altrove manca persinol’acqua. Al convegno promosso da Casagit non poteva man-care uno sguardo gettato al di là dell’Occidente, dove fame,sete, analfabetismo e mancanza di fognature causano l’80per cento delle malattie. A ricordarlo è stato Aldo Morrone,presidente della Fondazione Istituto mediterraneo ematolo-gia, una vita spesa a curare gli ultimi.

Morrone ha accusato: «Nell’Occidente ipermedicalizzato sidimentica il resto del mondo, salvo quando ci si senteminacciati, come il caso Ebola dimostra. Una lezione esem-plare, perché mette a nudo tutto il disinteresse del Nord delmondo che scopre alcune malattie solo quando teme chepossano contagiarlo».

Ma cosa sono i 20mila casi di febbre emorragica rispetto ai2 milioni di bambini che muoiono ogni anno per la diarrea?E la tubercolosi, la malaria, il colera, la leishmaniosi?Coperti da un velo di oblio. Morrone ha ammesso la “schi-zofrenia” del suo essere stato direttore generale del SanCamillo di Roma e volontario in Africa: «Fare il pendolare tral’alta tecnologia medica usata anche male e in misura inap-propriata e la poca medicina essenziale disponibile in Africaè anche un viaggio nel tempo e nella coscienza».

A noi giornalisti Morrone ha chiesto cautela: «Le novità dellamedicina non possono diventare solo notizie rassicuranti,regalare il passaporto per una longevità in buona salute oinstillare fobie e sospetti». Pensiamoci, prima di gridare almiracolo. O all’untore.

Delegata Casagit Lazio

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PROFESSIONE

Nessuno può farcela da solo

di Franco Siddi

L’ultimo contratto è figlio di uno sforzo enorme e a tratti anche drammatico che ha visto protagonisti, con ilSindacato e la Fieg, l’Inpgi e il Governo, ma anche la Casagit e lo stesso Fondo complementare

G li ultimi anni sono stati quelli del grandesforzo per tenere in piedi un sistemaorganizzato dell’editoria che ha richiesto

un immenso impegno sul terreno del welfare perpreservare condizioni essenziali di lavoro e natu-ra professionale. I giornalisti hanno affrontatosacrifici per salvaguardare ed estendere diritti eper assicurare redditi essenziali alle famiglie delletante colleghe e colleghi, finiti sulla sponda dellacrisi che ha comportato spostamenti massiccinell’area degli ammortizzatori sociali: cassa inte-grazione, contratti di solidarietà, disoccupazione.I 650 posti di lavoro in meno registrati nei primisette mesi del 2014 sono l’indice più preoccu-pante di una crisi che dura da sette anni e di cuiancora non s’intravede con certezza la fine.Reggere l’urto, sin qui, è stato un punto di meri-to della categoria. dei suoi organismi sindacali edei suoi enti sociali. Farsi carico del quadro eco-nomico di sistema è stata una sfida pulita porta-ta avanti con rigore e responsabilità. I giornalistipagano anche dei prezzi per questo, riuscendo acontenerli parecchio rispetto a tutte le altre cate-gorie. I contratti si sono rinnovati, pure con incre-menti economici diretti e, soprattutto, indiretticon lo spostamento massiccio di risorse a

garanzia del welfare. Anche loStato ha risposto, introducendoelementi di sostegno via via piùriconoscibili, ancorché ancora in -sufficienti, per prepensionamenti,prima, per una nuova politica dirilancio dell’occupazione, per indi-rizzi a maggiori certezze di dirittoremunerativo per il lavoro autono-mo. Gli editori sono stati un passoindietro - salvo poche eccezioni -spesso rinunciando a progettarefuturo e quasi mai disponibili anuovi rischi e ad accettare nuovesfide. Ha prevalso soprattutto, inloro, la paura dei conti e la bramo-sia di riprendersi in mano tutto, finotalvolta a considerare i giornalistinon un patrimonio essenziale per leloro imprese ma una “merce-lavo-ro” da acquistare al costo piùbasso. Così non si farà molta stra-da. I giornalisti, con tutti i loro difet-ti, sono più avanti. Ma nessun pro-tagonista del sistema può pensaredi farcela da solo. Non a caso l’ul-timo contratto è figlio di uno sforzoenorme e a tratti anche drammati-co che ha visto protagonisti, con laFnsi e la Fieg, l’Inpgi e il Governo,ma anche la Casagit e lo stessoFondo complementare.Il bicchiere era vuoto. Oggi è alme-no mezzo pieno e i diritti sono cre-sciuti. Anche per il lavoro autono-mo, per il quale non c’era proprionulla, neanche la disponibilità altavolo. La prova che si è apertauna profonda breccia sul frontedegli editori sta nella resistenza chemolti di loro stanno opponendo alleapplicazioni delle nuove regole.

È sempre più chiaro (non lo vede solo chi nonvuole) che la solidarietà degli organismi di cate-goria è essenziale. Nei prossimi mesi saràancora più nitido tutto questo. Nessuno è ingrado di essere forte da solo. Senza, peresempio, un Inpgi solido è più debole anche ilSindacato, certo. Ma senza un Sindacato “resi-stente” e autorevole e un contratto collettivo,che è il suo scopo centrale, Inpgi e Casagit e lestrutture sociali della categoria sono molto piùdeboli fino al rischio della continuità. Di fronte al futuro incerto, in cui occorre fare iconti con una situazione economica di settoreche resta difficile, sarà necessario trovare ilcoraggio e la capacità di reggere ancora l’urtoe di essere all’altezza delle sfide per riscriverele regole che assicurino i pilastri indispensabiliper un giornalismo professionale, libero e tute-lato nelle sue garanzie fondamentali: la libertà el’autonomia, la regolarità dei contratti di lavoro,l’equità delle retribuzioni, quelle di oggi e quel-le di domani (le pensioni), la capacità di soste-nere la straordinaria esperienza dell’assistenzaintegrativa.Oggi, non solo per i giornalisti, si pone indiscussione il ruolo dei soggetti sociali, del lororiconoscimento, della loro funzione e del rispet-to che ad essi si deve. Come si pone in discus-sione lo stesso contratto collettivo. Prima e piùdi noi lo sanno e lo sperimentano Cgil, Cisl eUil, i nostri “maggiori” nella famiglia sindacale.Oggi sono sotto attacco l’informazione e il suoruolo e il soggetto sociale “giornalisti”. Il futuroriparte dalla riaffermazione forte del ruolo del-l’informazione professionale e dalla funzionedel soggetto sociale “giornalisti” che ha la suabase essenziale nel suo sindacato storico, laFnsi, e nei suoi organismi previdenziali e assi-curativi. Coraggio e capacità di guardare il futu-ro vanno messi in campo a partire da qui perindividuare e percorrere le nuove indispensabilistrade.

CNCASAGITNOTIZIE

ROBERTA CRIALESI

DIRIGENTE ISTAT

"La spesa delle famiglie italiane per la sanitàrisulta in calo. Nel 2013 è stata di circa 27 miliardi 600 milio-ni di euro, contro i 29 miliardi 245 milioni del 2012. Una fles-sione del 5,7%. Da sottolineare il buono stato di salute dellapopolazione (solo il 7% dichiara di star male) e l'attenzionecrescente verso la prevenzione delle malattie: aumenta laquota di quanti si sono sottoposti a controlli del livello di cole-sterolo come di altri controlli preventivi. Aumentano in gene-rale le prestazioni extra ospedaliere, in particolare medichegeneriche e specialistiche (ad eccezione delle odontoiatriche);in crescita l’accesso ai servizi di riabilitazione e gli accerta-menti diagnostici".

SILVIO GARATTINI - DIRETTORE IRCCS MARIO NEGRI MILANO

"Gli italiani sono tra i più grandi consumatori di farmaci. Spendiamo ogni anno 18 miliardidi euro che arrivano a 25 se includiamo gli acquisti privati. Abbiamo un'altissima aspetta-tiva di vita, un ottimo sistema sanitario e cure sempre più efficaci. Dobbiamo però presta-re attenzione all'eccessiva medicalizzazione della società, che riguarda l'impiego di diagnostici, terapie e riabili-tazioni, anche in assenza di efficacia. Un fenomeno figlio di pregiudizi quali: “L'ultimo farmaco è il migliore”; “Perla salute scelgo il farmaco che costa di più”; “Al massimo non mi farà male”; “Se ha fatto bene ad altri farà beneanche a me”; “Se ho cattive abitudini non importa perché mi curerò”. La medicalizzazione è sostenuta da inte-ressi economici, disinformazione da parte dei mass-media e dei social network e dalle esagerate promesse daparte di ricercatori e clinici. È il trionfo del mercato contro l'interesse degli ammalati".

GIORGIO FRAIA - MEDICO LEGALE

"La sempre maggiore medicalizzazione dellasocietà è una delle cause della cosiddetta

medicina difensiva, che nasce anche da un'eccessiva aspet-tativa da parte dei pazienti e dei loro familiari, spesso convintiche si possa guarire praticamente da quasi tutte le malattie.Da qui l'abitudine di molti medici di prescrivere accertamenti,clinici e strumentali, finalizzati a evitare che, in un secondotempo, si possa sostenere ci siano stati comportamenti erratio negligenti. Tentativo vano: più esami si fanno, più i medicilegali hanno la possibilità di valutare eventuali responsabilità eaccertare l'esistenza di profili d'imperizia. Alla fine la medicinadifensiva pesa in negativo sui costi della sanità e sul rapportotra malato e medico".

EMILIA GRAZIA DE BIASI

PRESIDENTE XII COMMISSIONE IGIENE

E SANITÀ DEL SENATO

“Nonostante la buona qualità, la nostra sanità manca di unalegge sulle professioni sanitarie per combattere l’abusivismo edi una legge sulla responsabilità professionale. La medicinadifensiva va combattuta perché sottrae soldi al Servizio sanita-rio nazionale, risorse che potrebbero essere reimmesse all’in-terno del sistema. È necessario quindi rivedere il rapporto traospedale e territorio, perché da lì parte il governo delle cureappropriate”.

ALDO MORRONE

PRESIDENTE ISTITUTO

MEDITERRANEO DI EMATOLOGIA

“Il diritto alla salute deve essere prioritario rispetto al diritto dicittadinanza. C'è una enorme parte del mondo dove la globa-lizzazione non è mai arrivata per quei servizi che possonogarantire vita e salute alle persone. Il confronto tra una struttu-ra ospedaliera italiana e le migliaia di decessi per la sola man-canza d'acqua potabile nei paesi poveri evidenzia realtà impa-ragonabili. Cambiano le misure in gioco: noi usiamo il metro deicosti/benefici, loro quello delle vite salvate o perdute.L'occidente resta sordo ai veri problemi di un continente com-plesso come l'Africa. La lezione di Ebola è esemplare: i circaventimila casi registrati finora fanno notizia perché alcuni di que-sti sono arrivati negli Usa e in Europa, però dimentichiamo chesoltanto la diarrea infantile uccide due milioni di bambini ognianno. La povertà e il disinteresse dei paesi ricchi uccidono piùdelle malattie".

Segretario generale Fnsi

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Guardare al futuro è fondamentale

di Andrea Camporese

La Casagit resta un bene prezioso e la convergenza di previdenza e assistenza, pur nella distinzione delle missioni, è un processo inevitabile

CNCASAGITNOTIZIE

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Guardare al futuro è fondamentale,nonostante i fondamentali della cate-goria si siano ulteriormente aggravati

nel 2014. La perdita di altre centinaia di posti dilavoro (650 nel primo semestre), l’aumento ulte-riore della spesa per ammortizzazione sociale eil calo dei contributi in entrata preoccupano nonpoco e rendono necessario il proseguimentodelle politiche attive. Cosa aspettarsi nel prossi-mo futuro? L’aumento contrattuale sui minimi,l’1 per cento di aliquota aggiuntiva sugliammortizzatori a carico delle aziende, un ulte-

riore 1 per cento di versamento contributivoordinario a partire dal gennaio 2016 daranno iloro frutti, ma non saranno sufficienti a riportarein equilibrio i conti. Serve una ripartenza sulpiano occupazionale, il tema del lavoro e dellesue nuove forme resta centrale. Gli sgravi pre-videnziali concessi dalla Presidenza delConsiglio in materia di assunzioni a tempodeterminato e indeterminato rappresentanouna opportunità che va assolutamente colta.Una misura simile, assunta in passatodall’Inpgi, aveva portato a circa 500 posti di

lavoro. Questo numero può e deve crescere,affiancato da una nuova stagione di confrontogovernativo anche sul tema della protezioneintellettuale del lavoro giornalistico troppo spes-so cannibalizzato. La faticosa ricerca, in tutti iPaesi sviluppati, di una nuova forma del prodot-to professionale è l’altro fondamentale versantesul quale ci si deve interrogare. L’aderenza dellenostre regole, previdenziali e contrattuali, ad unmondo in piena evoluzione dovrà essere ogget-to di approfondimenti insieme alla Fnsi.Nessuno stravolgimento, il valore e la natura delnostro sistema vanno preservati con cura. LaCasagit resta un bene prezioso e la collabora-zione, già forte, troverà sicuramente nuovi puntidi contatto. La convergenza di previdenza eassistenza, pur nella distinzione delle missioni, èun processo inevitabile che sta già avvenendoin molte categorie. L’idea di un welfare allarga-to e integrato, che eviti sovrapposizioni e realiz-zi economie di scala appare come una dellerisposte al crescere di un giornalismo fortemen-te dinamico e indebolito dalla crisi. I 16 mila col-leghi iscritti sia alla gestione principale che aquella separata dimostrano la necessità dinuovi approcci. Anche la dimensione europeanon va sottovalutata. La generazione di fondidedicati alle professioni, attraverso i bandi chemolte Regioni stanno mettendo in campo,costituisce un’ulteriore opportunità di accessoalla professione attraverso un ventaglio di azio-ni che vanno dal microcredito, alla formazione.La tessera europea delle professioni, in vigoredal 2016, e il definitivo abbattimento delle bar-riere burocratiche tra Stati, genereranno unospazio unico di concorrenza al quale dobbiamoessere preparati. Infine il tema della tassazione.Deve continuare la battaglia per ridurre l’aliquo-ta applicata alle rendite finanziarie degli investi-menti previdenziali. Siamo largamente i più tas-sati d’Europa, risorse sottratte alle pensionifuture e alla crescita della protezione sociale.

PROFESSIONE

Dopo la scelta consapevole che ha sacrificato l’incremento del salario in busta paga a favore del sistema digaranzie sociali serve ora un lavoro serio di revisione della funzionalità degli istituti di categoria

La forza del Welfare per affrontare la crisi

di Gianfranco Astori

PENSIONI E ASSISTENZA: IL MONDO DEI PROFESSIONISTI ITALIANI

QUARTO REPORT DEL CENTRO STUDI ADEPP E DEL CENSIS. IN ASCESA LA “QUOTA

ROSA” MA LE DONNE GUADAGNANO IL 41 PER CENTO IN MENO DEI COLLEGHI UOMINI

È un quadro in chiaro scuro quello che emerge dal quarto Report sulla previdenza privata elaborato dal Centro studidell'Adepp, l'Associazione che riunisce istituti ed enti pensionistici e assistenziali dei professionisti italiani, e dal Censis. Crescono gli iscritti, le entrate contributive aumentano del 61% tra il 2005 e il 2013, il patrimonio si attesta a 57,9 miliar-di di euro. Cala però il reddito medio pro capite ed emerge sempre più forte la difficoltà dei giovani ad accedere allaprofessione. In ascesa anche la “quota Rosa”, ma le donne guadagnano il 41% in meno rispetto ai loro colleghi maschi. Nonostante le difficoltà dovute alla crisi, alla eccessiva tassazione e alla burocrazia, i professionisti italiani, secondo l'in-dagine, “mostrano passione per il proprio mestiere e fiducia nel futuro”. Dal 2005 al 2013 il numero degli iscritti alle19 Casse di previdenza e assistenza delle categorie, tra loro anche Inpgi e Casagit, ha raggiunto quota 1.416.245, conuna crescita del 15,67%. I pensionati attivi sono 51.722. La fetta più consistente dei contribuenti è costituita da chiopera nell'area sanitaria (medici e odontoiatri, infermieri, veterinari, psicologi): sono, infatti, 457.446. Seguono i 355.958della cosiddetta area tecnica (ingegneri, architetti, geologi, periti industriali, geometri, periti agrari, chimici, tecnologi ali-mentari, dottori agronomi e forestali), poi i 181.849 esponenti del comparto giuridico (notai, avvocati) e 174.863 del-l'area economico-sociale che comprende tanto i giornalisti, quanto gli spedizionieri doganali, nonché commercialisti,ragionieri e periti commerciali e consulenti del lavoro. In aumento la quota dei pensionati attivi, +2,38% nell'ultimoanno, dovuta, secondo il report, alle “recenti riforme che stanno gradualmente, ma costantemente incrementando l'im-portanza della componente contributiva personale nel computo della misura dei trattamenti pensionistici” e che “hannoincentivato la prosecuzione del versamento dei contributi anche dopo la pensione”. Si assiste quindi a una escalation,dal 2005 al 2013, del 39,66% con percentuali annue in salita che vanno da un minimo dell'1,65% nel 2005-2006 a unmassimo del 7,24% nel 2010-2011. Un capitale umano, quello degli iscritti alle 19 casse dell'Adepp, altamente quali-ficato (il 25% ha conseguito un dottorato o una specializzazione e un ulteriore 46,5% una laurea) che tuttavia ha regi-strato, nel periodo 2005-2013, un “crollo” dei redditi reali pari al 13%, ma che arriva a perdere il 15,2% se si conside-ra il periodo 2007-2013. Una situazione che sta mettendo i professionisti italiani davanti a nuove sfide anche in temadi welfare. Il sistema attuale viene percepito in larga misura come inadeguato a rispondere alle nuove e crescenti esi-genze di una categoria sempre più in difficoltà, soprattutto nei momenti di maggior bisogno come nei casi di malattia,maternità o davanti alla necessità di assistere persone care. Ben il 23,1% degli interpellati ha dichiarato di essersi tro-vato a dover interrompere la propria attività per un periodo limitato a causa di queste ragioni. Ancor più significativo ilfatto che, nel 70,4% dei casi, si è affrontato l'evento avverso ricorrendo ai propri risparmi.

(D.S.)

Il sistema di welfare dedicato alla categoria deigiornalisti ha sempre rappresentato un momen-to di privilegio (pensioni più generose, ammor-

tizzatori sociali più consistenti e duraturi, assistenzasanitaria integrativa, un fondo per la previdenzacomplementare), normalmente giustificato con lanecessità di garantire autonomia piena all’eserciziodella delicata funzione di informare. Il suo assetto èsempre dipeso, da un lato, dal perimetro della pro-fessione, dall’altro, dalle regole dettate dal poterepubblico, in entrambi i casi due condizioni protago-niste oggi di forti sollecitazioni. In tempi di tangibilecrescita dei salari, il finanziamento del sistema diwelfare giornalistico appariva come un accessorioacquisito, dimenticando la sua natura di redditoerogato sotto forma di servizi e il costo comunquerappresentato per il sistema dell’informazione. Lacrisi profonda in atto (Cerrato ricordava sull’ultimanewsletter una perdita contributiva da lavoro dipen-dente pari a 5 milioni di euro nel triennio), ha ricon-dotto tutti ad una consapevolezza: la variabile intor-no ai cui ruota la vita degli istituti di welfare giorna-listico, siano l’Inpgi, la Casagit o il Fondo comple-mentare, è quella del salario. È fin troppo banalerilevarlo, giacché vale per la crisi del Paese: se ilmonte salari non cresce, gli istituti soffrono.Quando il monte salari è fermo o, addirittura, indecremento, si impongono ”manovre” di aggiusta-mento, la più classica delle quali consiste nel tenta-re di mantenere la massa contributiva inalterataattraverso l’aumento delle aliquote. Detto altrimen-ti, la vita degli istituti dipende dagli accordi contrat-tuali ed il sistema di welfare di categoria di fatto agi-sce (e deve imparare sempre più ad agire) sullabase del principio dei vasi comunicanti. Quali biso-gni vadano privilegiati nella loro soddisfazione, chidebba avere a disposizione risorse e per quali scopinon è più questione oziosa bensì centrale. Il nostrosistema di welfare non può limitarsi a subire i rove-sci di improvvide iniziative legislative, parando allameglio gli imprevedibili colpi che vengono dai pub-blici poteri. La categoria deve dispiegare capacità

progettuali di futuro, come storica-mente è stato, battendosi anche,laddove necessario, per scelte dipolitiche di welfare da parte delgoverno che confermino l’autonomiadelle parti sociali. È inattuale immagi-nare che il sistema si salvi con rispo-ste separate ed episodiche: le otti-mizzazioni realizzate sin qui vannoraccordate a scelte strategiche, conun dibattito aperto che veda prota-gonista la rappresentanza dei lavora-tori. Negli ultimi anni il sindacato haritenuto di mettere in campo la forzadel welfare giornalistico per affronta-re la crisi, realizzando, insieme, la piùformidabile operazione di redistribu-zione di reddito all’interno della cate-goria, mai prima avvenuta, a favore diquanti hanno dovuto affrontare crisiaziendali, dispiegando, anche, unanon comune capacità di persuasionenei confronti dei governi che si sonosucceduti. Declinare la solidarietàverso i disoccupati, i colleghi in con-

tratto di solidarietà, contrastare l’impoverimentoche deriva dalla precarizzazione, collegare pre-pensionamenti alla ripresa delle assunzioni efiscalizzare gli oneri sociali dei contratti a tempoindeterminato, difendere il potere d’acquisto dellepensioni, è stato frutto di una scelta consapevoleche ha sacrificato l’incremento del salario in bustapaga a favore del sistema di welfare. L’auspicio èstato che potesse contribuire a gestire la transi-zione verso la ripresa, affrontando anche la crisi diuno strumento ormai decotto come la ex - fissa,ottenendone la insperata sostanziale confermainsieme a un incremento a carico del datore dilavoro delle somme versate a favore della previ-denza complementare per uno 0,25% del salario,destinato a raggiungere lo 0,50%. Rispetto aincrementi in busta paga modesti (e alla scelta diaumenti uguali per tutti), stanno le somme impor-tanti, di una misura che supera il 5% del montesalari negli ultimi contratti, a sostegno del welfare,a sostanziale carico degli editori. Le riforme gene-rali di sistema che hanno colpito il welfare italianosi ribaltano sempre più sull’orticello dei giornalisti,generando una, non sempre giustificata, equipa-razione delle prestazioni verso il basso: vale per gliammortizzatori sociali, vale per le pensioni. Nonsarà possibile evadere il tema, né le rispostepotranno venire singolarmente dalle anguste fine-stre da cui guarda ciascuno degli enti di catego-ria. Ci attende un lavoro serio di revisione rigoro-sa della funzionalità dei nostri istituti, nell’auspicioche il governo, sulla spinta dell’emergenza, noncontinui ad operare in maniera avversa, come èavvenuto con la legge di stabilità 2015 in materiadi previdenza complementare con due misure,l’abbandono dell’accumulo del Tfr a vantaggio diun inserimento in busta paga e l’incredibileaumento della tassazione delle rendite finanziariedei Fondi pensionistici. Un messaggio che con-traddice vent’anni di scelte a favore della respon-sabilizzazione nella costruzione del percorso pre-videnziale di ciascuno.

Presidente INPGI Vicepresidente del Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti

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ormai da qualche anno stiamo fronteggiando ilfenomeno esattamente contrario: l’occupazionescende a picco, la retribuzione media dei giornali-sti diminuisce ogni anno e sul fronte contrattuale ilmeglio che ci possiamo aspettare è di continuaread avere un Contratto!Un altro momento di crisi, ancora più importantesul piano del risultato del bilancio della Cassa loabbiamo avuto negli anni 2006, 2007 e 2008. Inquegli anni nonostante le dinamiche del mercatodel lavoro fossero ancora favorevoli e i rinnovi dellaparte economica del contratto di lavoro giornalisti-co impattassero positivamente e in maniera signi-ficativa sui nostri conti, la crescita esponenzialedelle prestazioni ci portò a “bruciare” in soli treanni quasi 15 milioni di euro del nostro patrimonio.In più il passaggio dalla contabilità per cassa aquella per competenza ci costrinse ad accantona-re circa 13 milioni di euro a copertura delle presta-zioni ancora non rimborsate effettuate negli anniprecedenti. Per dirla in breve e usando un eufemi-smo, una situazione veramente complicata.La soluzione adottata per fronteggiare questostato di cose fu messa a punto in due passi. Ilprimo, all’inizio del 2009 prevedeva l’introduzionedel famoso contributo per il nucleo famigliare (pas-sato alla storia come il contributo Mav) che riguar-dava tutti coloro che fino a quel momento eranostati assistiti dalla Cassa gratuitamente in quantocompresi nella quota del titolare e che tante pole-miche sollevò. Il secondo passaggio venne fattoall’inizio del 2010 con una revisione del sistemadelle prestazioni basata sostanzialmente sull’intro-duzione di una serie di misure di governo e con-trollo della spesa, primo fra tutti l’introduzione delsistema dei rimborsi “a pacchetto”. L’unico verotaglio sulle prestazioni riguardava l’odontoiatria.Venne eliminato dal tariffario il courettage, voceutilizzata dai dentisti a “condimento” di altre pre-stazioni, di fatto una prestazione effettivamentepraticata molto di rado ma quasi sempre fatturatadagli studi odontoiatri e che pesava sui nostribilanci per oltre un milione di euro! Al suo postovenne introdotto un contributo annuale di 50 europer l’igiene orale.Gli effetti di quella manovra ancora oggi si rifletto-no positivamente sui nostri conti anche se, propriosulla contribuzione dei famigliari e sull’odontoiatria,nel corso degli ultimi quattro anni la Cassa ha agitoin maniera positiva abbassando progressivamentei contributi per i coniugi e i figli ultraventiseienni erivedendo il tariffario con un sensibile miglioramentodei rimborsi.Un approccio diverso da quello adottato in passa-to ma certamente diverso sarà quello che dovre-mo fare per il futuro.

Nella situazione economicache attraversa il paese e inparticolare la categoria, èimpensabile immaginare au -menti delle quote; dovremopiuttosto cercare di semplifi-care il meccanismo dellacontribuzione rendendolo piùtrasparente e comprensibile.Dovremo continuare a ga -rantire un sistema solidaleche aiuti coloro che sono inmaggiore difficoltà, come icolleghi in disoccupazione ecas sa integrazione, coniu-gandolo con i principi di so -stenibilità recentemente in -trodotti nel nostro statuto inmaniera intelligente, aderen-te alla realtà dei fatti e nel

rispetto delle logiche di equità che ci hanno sempreispirato.Così pure è impensabile diminuire il livello delle nostreprestazioni integrative rispetto al servizio sanitarionazionale a fronte del progressivo e inarrestabile degra-do del livello di assistenza pubblica. Allo stato attuale lospettro delle nostre coperture è totale; probabilmente cidovremo concentrare sulle prestazioni derivanti daglistati patologici più gravi e sulla prevenzione. Il che nonsignifica cancellare le altre prestazioni, magari potremo,in alcuni casi, delimitarne i perimetri di spesa. Quello checertamente dovremo fare, sulla scia dell’impostazioneche abbiamo già dato in questi ultimi anni, è indirizzare,guidare e spingere sempre di più in nostri assistiti ad uti-lizzare quelle strutture e quei percorsi sanitari che stiamocostruendo e che ci permettono di garantire appropria-tezza, qualità, economicità, governo e controllo delleprestazioni. In questa maniera ci auguriamo di poter celebrare laricorrenza del 2014 parlando dei “nostri primi 40 anni”.

IL BILANCIO

I numeri e la solidarietà:una storia di bilanci

Conti sempre in ordine, nessuna manovra d’emergenza e neppure interventi tampone, ma la crisi dell’editoriaimpone una riflessione profonda e soluzioni strutturali per il presente e per il futuro

di Francesco Matteoli

Direttore generale Casagit

Nel 2014 la Casagit ha compiutoquarant’anni e nel 2014 il bilan-cio della Cassa, anche se con

nuvole sempre più minacciose all’orizzon-te, si presenta in sostanziale equilibrio. Adaprile potremo fornire il dato esatto macertamente saremo intorno al pareggio trale entrate e le uscite, qualche centinaia dimigliaia di euro in più o in meno avrà pocaimportanza. Quello che conta è che dopoquarant’anni, con la crisi spaventosa del-l’editoria e con l’arretramento altrettantopreoccupante del Servizio sanitario nazio-nale, fenomeni purtroppo ancora in corso,la Cassa ancora tiene bene, forte, anche esoprattutto, del patrimonio accantonatonegli ultimi cinque anni.La prospettiva dei prossimi tre o quattroanni è quella di restare poco al di sottodella linea di galleggiamento, ma senzaintaccare il patrimonio in maniera sostan-ziale, poi, in assenza di una ripresa veradel mercato dell’editoria, saremmo desti-nati a fare ricorso massiccio alle nostreriserve. Le proiezioni tecnico attuariali piùaggiornate ci dicono che avremo “ossige-no” fino al 2026.Oggi è quindi il tempo di intervenire sulnostro sistema di prestazioni in una logicadi consolidamento di quel processo digoverno e controllo che ci ha permesso inquesti ultimi anni di ottenere risultati positi-vi sia in termini economici (cinque bilanci diseguito con il segno nero) che di qualitàdel servizio (convenzioni, pacchetti, miglio-ramento e aggiornamento dei tariffari ealtro ancora). Un intervento che ci metta alsicuro e al riparo nel medio e lungo perio-do dai possibili futuri effetti del perdurare

della crisi dell’editoria e delservizio sanitario nazionale.Oggi è il momento di farloperché abbiamo il tempo e laserenità per riflettere a fondoe trovare soluzioni strutturaliche ci permettano di affronta-re e superare i problemi con-tingenti che si presenteranno.Rileggendo la storia dellaCassa attraverso i suoi contieconomici emerge come inpassato la strategia per af -frontare le difficoltà di bi lan -cio si basava su un metodomolto pratico e, per quei tem -pi, molto efficace: interventi

spot, i cosiddetti “provvedi-menti tampone”, che servi-vano a bloccare la cresci tadella spesa per le prestazio -ni fintanto che non arrivava il rinnovo del contratto chemetteva le cose a po sto au -mentando le entrate. Pas sa -ta la bufera si riaprivano i cor-doni della borsa e i provvedi-menti adottati venivano intutto o in parte riassorbiti.Questo fu, per esempio, esat -tamente quello che successein occasione di una delle crisipiù importanti che ritroviamonella nostra storia. All’inizio

degli anni Ottanta, tra l’altroin coincidenza con l’inseri-mento della obbligatorietà del -la Casagit nel Contratto, siregistrarono bilanci negativiper tre esercizi di seguito(‘82, ‘83 e ‘84). Venne messaa punto una manovra di e mer -genza che prevedeva il tagliodi una serie di prestazioni (lafisioterapia, le protesi e i tuto-ri, l’assistenza infermieristicadomiciliare, le cure termali), lariduzione della percentualedel rimborso dei farmaci, lalimitazione agli interventi stra-ordinari della CommissionePer manente nonché la dimi-nuzione nella misura del 50%dei contributi alla Fede ra -zione e alle As so ciazioni distampa regionali. Nel 1985 ilbilancio tornò ad essere posi-tivo e nell’86, grazie ancheagli effetti positivi del rinnovodel contratto e delle dinami-che in crescita dell’occupa-zione tutto venne ripristinato(fatta eccezione per la per-centuale del rimborso dei far-maci che rimase all’80%.)Un metodo pratico ed effica-ce, come si diceva, che ap -pare oggi impraticabile datoche non ci possiamo piùaspettare rinnovi contrattualie dinamiche del mercato dellavoro in grado di aumentarele nostre entrate. Oggi e

CNCASAGITNOTIZIE

COMUNICAZIONEDEL PRESIDENTE DANIELE CERRATOA TUTTI GLI ASSOCIATI

Cara collega, caro collega,

gli uffici della CASAGIT stanno mettendo a punto le nuove procedure per la gestione degli incassi dei contri-buti relativi alle quote non trattenute in busta paga o direttamente dalla pensione; mi riferisco quindi ai con-tributi volontari per Titolari free lance, pensionati non Inpgi, coniugi, famigliari, ragguagli al minimale, aspet-tative, maternità, ecc.L’obiettivo è quello di dare un servizio migliore agli associati, mettendoli in condizione di avere a disposizioneil loro estratto conto contributivo (prossimamente anche online nell'Area Riservata Soci del sito Casagit) persapere cosa è stato pagato, cosa si deve ancora pagare e per quale motivo.In pratica una "operazione trasparenza".

Per arrivare a questo risultato è necessaria anche la Tua collaborazione, nel rispetto delle modalità di paga-mento indicate dalla Cassa.I maggiori problemi nascono dai versamenti effettuati con bonifico bancario anziché con il MAV (il bollettinoinviato dalla Casagit ogni trimestre).

Ti ricordiamo che il MAV e l'SDD (l'ex RID), cioè la disposizione di addebito diretto in conto corrente, sono gliunici sistemi di pagamento che garantiscono la corretta attribuzione dei versamenti effettuati.Nel caso in cui non ricevessi il MAV ti invitiamo a non utilizzare altri sistemi di pagamento ma a contattare inostri uffici attraverso il modulo che trovi nell'Area "Come contattarci" selezionando il Servizio Posizioni eContributi o telefonicamente allo 06/54.88.31 (dal lunedì al venerdì - dalle ore 9.00 alle ore 13.00) per chiedere l'inoltro, anche via e-mail, della copia del bollettino.Ovviamente se queste procedure sono già quelle che normalmente utilizzi ti prego di non tener conto diquesta lettera.

Ti ringrazio per l'attenzione e la collaborazione.

IL PRESIDENTEDaniele M. Cerrato

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L’INTERVISTA

“Hanno scoperto la satira quando l’hanno colpita”

di Daniele Cerrato

Con le lacrime agli occhi, la promessa di Vauro agli amici di Charlie Hebdo dopo la strage di Parigi:“Rideremo ancora più forte”

Presidente Casagit

CNCASAGITNOTIZIE

Tu conoscevi i colleghi di Charlie Hebdo? Io conoscevo Wolinski, l’ho visto più volte e quandoho saputo di questo massacro sono rimasto colpitoperché tra chi fa satira c’è un’empatia per un mododi vivere, vedere le cose e usare la fantasia che uni-sce. Mi sono sentito coinvolto per l’aspetto umano eper questi tratti comuni con i vignettisti uccisi. Mamentre là si rivendica il diritto alla critica qui lo si nega.Sono stato accusato d’aver criticato Charlie Hedbo,anche se nel mio pezzo in realtà del giornale non par-lavo. Ma se li avessi criticati cosa vuol dire? Chedovrei essere felice per quanto è accaduto? Critica ecolpi di kalashnikov non sono la stessa cosa.

C’è un problema di mancanza di cultura perriderci addosso o riflettere su una vignetta?La vignetta ha un suo linguaggio. Una delle caratteri-stiche di questo linguaggio è l’enorme sintesi: un van-taggio. Nella sintesi della vignetta quelle sfumatureche consentono l’omertà non ci sono: o la fai o nonla fai. Quando la vignetta è riuscita il messaggio arri-va diretto, alla pancia, alla testa e anche al cuore.

Quanto rischiamo della nostra libertà? Quantoci siamo già giocati? Noi rischiamo di essere complici di chi vuole togliercila libertà. Non parlo solo dei terroristi islamici, parlo dichi in nome di questa ricerca di sicurezza vorrebbemettere una cappa di paura su tutto il paese e dentro

le persone. Vorrebbe chiuderci nelmuro delle nostre diffidenze. Questovale ancora di più per il mondo dell’in-formazione. Quanto mancherà a chesi invochi la censura per ragioni dibuongusto? Chi deciderà cos’è o nonè di buongusto? Magari anche il pros-simo presidente del Consiglio divente-rà intoccabile come Maometto. Letendenze negli ultimi anni ci sono stateeccome. Tant’è che in Italia pratica-mente non c’è giornale di satira eanche la Rai non ha più un program-ma satirico da molto tempo. Eppurenoi italiani possiamo vantare una gran-de tradizione satirica, di cui anche laFrancia ha usufruito: pensate al nostroPino Zac che dovette andare a lavora-re proprio a Le Canard enchaîné. Oggici restano, per fortuna, fenomenicome Il Vernacoliere, ma sono circo-scritti. Io credo che i nemici di satira evignette siano i colpi di kalashnikov maanche quella solidarietà gelatinosa chearriva da pulpiti politici e giornalisticiche mai si sarebbero sognati, neanchesotto tortura, di pubblicare la più blan-da delle vignette di Charlie Hebdo.

Il “dopo” rischia di essere il con-trario della tutela dei diritti chechiediamo?È stato fatto un paragone con l’11settembre americano. Ri cordiamociche tra le conseguenze di quella tra-gedia c’è stata anche la negazione

dei principi stessi della carta fondamentale ameri-cana, primo fra tutti quello della limitazione dellalibertà personale.

Sarebbe il più grosso successo del fanatismo.Per noi giornalisti, che stiamo vivendo unacrisi infinita dell’editoria, limiterebbe ancora lalibertà d’espressione e quindi la diffusione deigiornali... È una facile profezia. Se non cambia l’atteggia-mento di giornali e giornalisti, se non usciamo daquesta sorta di strano conformismo in cui siamotutti sulla stessa barca e non possiamo toccarealcuni tabù, se non rilanciamo l’inchiesta, se nontorniamo a raccontare le storie, la nostra informa-zione resterà piatta e incapace di produrre idee.Abbiamo una guerra a tre ore d’aereo, in Ucraina,ci riguarda enormemente e rimango stupito che diquesta guerra non se parli. Non è nemmeno catti-va informazione, è omertà.

Stiamo cercando anche di tenere insieme unsistema e un mondo che dal Contratto giorna-listico a istituti ed enti, serve a tutelare noi e ilnostro lavoro. Senza un rilancio professionalesarà impossibile.Serve la passione, l’esserci, l’esperienza. Un arti-colo è un racconto avvincente, se lo sai fare. Se inostri giovani giornalisti lavorano in condizioni diprecarietà economica e contrattuale, come potran-no raccontare quello che vedono liberamente?Diventerà una scuola d’obbedienza, non di giorna-lismo. Tant’è che le nostre grandi firme sono ingran parte passate a miglior vita e tanti altri perragioni d’età stanno facendo, per citare Terziani,l’ultimo giro di giostra, e dopo?

Il Vauro che viene a trovarmi in Casagit sem-bra uscito da una delle sue vignette, quelledove diventa personaggio. Tra tanti uno:

quello che con le lacrime agli occhi prometteagli amici di Charlie Hebdo “Rideremo ancorapiù forte”. Perché è la risata che seppelliscel’ignoranza o la violenza quella che fa davveropaura. Ma Vauro Senesi, giornalista e vignetti-sta, è preoccupato d’altro dopo la strage diParigi. Teme che l’effetto finale, per satira elibertà d’espressione, sia il contrario di quantosperato e per cui si è manifestato in tuttaEuropa e nel mondo.

D - Adesso diventa quasi obbligatorio farevignette su Maometto.Vauro - C’è chi lo vorrebbe, sono quelli chesbraitano che è una guerra di religione ed esor-

tano a “mostrare le palle”. Io ho scelto di faresatira più di 40 anni fa proprio per uscire dallelogiche d’arruolamento, non mi piace battermiil petto come i gorilla. Non credo che la satirasia una dimostrazione di forza, è l’esatto oppo-sto: è prendere in giro la forza muscolare. Nonè un modo per schierarsi da una parte o dall’al-tra. Sarà retorica ma c’è una parte sola: laparte umana. La fine dell’empatia, cercare ilnemico, specialmente quello che fa più pauraperché vicino a noi, è spaventoso. Io sonostato annoverato tra i nemici, no? Il Giornale,con tanto di foto in prima pagina, ha detto chesono un ipocrita: piango Charlie Hebdo e loavevo criticato.

Si riferiva ad altre vignette… Sì, si riferiva alle vignette danesi del 2006, le

cosiddette “vignette sataniche”. Io al tempodissi, e lo ribadisco adesso, che quelle nonerano vignette ma becera propaganda bellicaperché qualcuno si considerava in guerra con-tro l’Islam. È una tradizione non della satira madella propaganda usare il disegno per disuma-nizzare il nemico. Ne abbiamo tanti esempi: gliebrei con il naso adunco e i boccoli unti, l’uo-mo nero che insidia la bambina bianca nel-l’epoca delle leggi razziali e della secondaguerra mondiale. Ma anche nella prima grandeguerra c’era il disegno dell’austriaco feroce.Nello stesso tempo, oltre alla propaganda,c’erano le vignette di Giuseppe Scalarini chefaceva satira feroce e puntuta contro la guerrae le sue logiche. La satira è il linguaggio menoviolento che esista anche quando è pesante ditutti gli aggettivi che volete. È gioco, il contestodi quel racconto, anche quando drammatico,è sempre ludico, di allegria, è vitale, non mor-tifero. La Francia ha poi una tradizione diversa,più laica rispetto all’Italia, da noi se c’è un pro-blema di ingerenza religiosa non viene certo daLa Mecca.

Anche se Papa Francesco ha portato uncambiamento…È vero, è cambiato il Papa, non la politica.Oggi ha più capacità di innovazione un’istitu-zione millenaria come la Chiesa, il Vaticano,che i nostri politici, anche quelli giovani, qua-rantenni. Dicevo, mentre in Francia c’è unarivendicazione, una riaffermazione di laicità e lagrande manifestazione di Parigi ne è stataprova - nonostante l’orrendo spettacolo deiresponsabili dei conflitti che sfilavano in testa alcorteo - in Italia si suonano tamburi di guerra esi invocano nuove crociate. È un insulto versoCharlie Hebdo.

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Profilo uno, cosa cambia dal prossimo annoDal 1 gennaio 2015 per alcune tariffe entreranno in vigore delle novità, per una migliore applicazione degli interventi previsti dal nostro Tariffario

* Tre mesi nel caso in cui non venga applicata la prima tariffa di € 150,00

ProfiloProfilouno

Profilo

Profilo

Profilo

RICOVERI DI CHIRURGIA ORTOPEDICA.È stato ampliato il sistema dei rimborsi “a pacchetto” per l’ortopedia e trau-matologia. Per la costruzione dei “pacchetti”, calibrati sulla base di un confron-to con il costo medio degli interventi rimborsati nel corso degli ultimi due anni,sono stati considerati i seguenti elementi:• il numero dei giorni di degenza;• i costi dell’equipe chirurgica;• i costi della struttura (degenza, accertamenti clinici e diagnostici, materiali e

medicinali, sala operatoria e fisioterapia);• i costi dei materiali impiantabili (protesi e mezzi di sintesi) ove previsti.Le nuove tariffe sono consultabili sul nostro Tariffario on line (www.casagit.it -Tariffario)

RICOVERI PER MALATTIE NERVOSE E MENTALI.Per questo tipo di ricoveri, come per i ricoveri senza intervento chirurgico, è pre-vista a carico dell’Assistito una franchigia giornaliera di importo fisso a partiredal 8° giorno di degenza, che si aggiunge alla differenza di retta di degenza ealtri eventuali oneri a carico del socio, così articolato:• dal 1° a 7° giorno: copertura totale da tariffario• dal 8° a 20° giorno: franchigia giornaliera di € 200,00• dal 21° al 40° giorno: franchigia giornaliera di € 400,00• dal 41° giorno: franchigia giornaliera di € 600,00

SOGGIORNI PRESSO COMUNITÀ DI RECUPERO.Per i programmi di riabilitazione presso le Comunità di Recupero, di chi è vit-tima di abuso di sostanze stupefacenti, ludopatie, disturbi alimentari o disa-gi psichici, la Cassa ha voluto introdurre un sistema standardizzato di rimbor-si anziché gestire ogni singola richiesta in Commissione Perma nente. Verrà introdotta una tariffa specifica, applicabile complessivamente una volta nelcorso della vita, così strutturata: • per i primi 30 giorni di soggiorno, un concorso giornaliero forfetario omnicom-

prensivo di € 150,00 erogabile solo nel caso in cui l’assistito, nel corsodell’anno, non abbia usufruito del rimborso per ricoveri di malattienervose;

• per i successivi due mesi di soggiorno, un concorso giornaliero forfetarioomnicomprensivo di € 90,00 (tre mesi nel caso in cui non venga applicata latariffa di € 150,00);

• per gli ulteriori tre mesi di soggiorno, un concorso giornaliero forfetario omni-comprensivo di € 35,00;

INTERVENTI IN VIA STRAORDINARIA PER LE SPESE DI VIAGGIO E SOGGIORNO.Nel caso in cui l’assistito si sottoponga a visite o prestazioni sanitarie ambulato-riali per gravi patologie in strutture convenzionate con il SSN e comunque senzaoneri per la CASAGIT (fatta eccezione per eventuali ticket), sarà possibile otte-nere un contributo forfetario per le spese di viaggio del socio e/o dell’accompa-gnatore sostenute per raggiungere la struttura a condizione che questa si troviin una Regione differente da quella di residenza.Il concorso è determinato in misura forfetaria omnicomprensiva di:• € 100,00 per le prestazioni effettuate in Italia;• € 250,00 per le prestazioni effettuate all'estero (rimborso non previsto per i

corrispondenti o residenti al l'estero).In caso di ricoveri o prestazioni di alta specializzazione (es. chemioterapia, radio-terapia), effettuate presso strutture convenzionate con il SSN e senza oneri perla CASAGIT (fatta eccezione per eventuali ticket), a condizione che queste sitrovino in una Provincia differente da quella di residenza, l’assistito avrà la pos-sibilità di ottenere un concorso per le spese di viaggio ed eventuale soggiorno delsocio e/o dell’accompagnatore. In questi casi ogni valutazione sull’entità del rimborso erogabile, verrà effettua-ta dalla Commissione Permanente sulla base dei criteri già adottati per gli inter-venti in via straordinaria (onere sostenuto, gravità del caso, situazione econo-mica famigliare, precedenti integrazioni).

FARMACI DI FASCIA “A” E RICETTA ELETTRONICA.Stante la varietà di procedure adottate in materia dalle varie Regioni, si è rite-nuto di predisporre un modulo, disponibile sul nostro sito, che gli assistiti potran-no utilizzare in alternativa all’invio della fotocopia della ricetta per chiedere il rim-borso del ticket dei farmaci di fascia A.Si tratta di un prestampato, da utilizzare per ogni singolo assistito del nucleofamiliare, che dovrà essere compilato in ogni sua parte e su cui dovranno esse-re applicati gli scontrini fiscali emessi dalla farmacia, solo quelli relativi al paga-mento della quota ticket. Il modulo, debitamente compilato, dovrà essere invia-to alla Casagit entro i termini previsti dalla vigente Normativa sulla base delledate indicate sigli scontrini fiscali.

ProfilounoQuote 2015 ed esenzioni

Restano invariate tutte le contribuzioni volontarie

Titolari a Contribuzione Volontaria Quote per i familiari

Contributo nucleo familiare

Minimali e massimale

CONTRIBUZIONE MESE TRIMESTRE ANNO

Giorna con contribuzione volontaria, giornalis in

aspe va con altri reddi e ri aggreg

(reddito

superiore a € 100.000)283,00 849,00 3.396,00

Giorna con contribuzione volontaria, giornalis in

aspe va con altri reddi e ri aggreg

(reddito da € 71.315,01 a € 100.000)257,00 771,00 3.084,00

Giorna con contribuzione volontaria, giornalis in aspe va con altri reddi e ri aggreg

a

€ 71.315,00)231,00 693,00 2.772,00

Giorna con contribuzione volontaria con età < 30 e

non superiori a € 11.253,29 154,00 462,00 1.848,00 MINIMALE DEI GIORNALISTI CON CONTRATTO

FNSI/FIEG

Giorna contr zz (profe o p cis ) rapportato al minimo tabellare del

re re con meno di 30 mesi di anzianità

professionale

Giorna contr zz (profe o p cis ) in a va per maternità, in congedo parentale o in a generica non

rem erata rapportato al minimo tabellare

del

re re con oltre 30 mesi di anzianitàprofessionale

Giorna Il minimo tabellare del pr

Massimale contr vo Soci contr zz

TRIMESTRE

261,00

336,00

153,00

€ 1

TRIMESTRE ANNO

1.044,00

1.344,00

612,00

€ 14.406,49

ANNOMESE

87,00

112,00

51,00

221,00 663,00 2.652,00

CONTRIBUZIONE/FAMILIARI MESE TRIMESTRE ANNO

Coniuge o convivente more uxorio 75,00 225,00 900,00

Figli età > 26 105,00 315,00 1.260,00

Figli età > 30 139,00 417,00 1.668,00

147,00 441,00 1.764,00

PROFILO DUE

Titolare

Coniuge/Convivente

Figlio

Dal 2° Figlio

ANNO

192,00

432,00

528,00

600,00

648,00

672,00

732,00

PROFILO TRE

da 0 a 10 anni

da 11 a 20 anni

da 21 a 30 anni

da 31 a 40 anni

da 41 a 50 anni

da 51 a 60 anni

oltre i 61 anni

ANNO

120,00

276,00

300,00

312,00

336,00

360,00

420,00

PROFILO QUATTRO

da 0 a 10 anni

da 11 a 20 anni

da 21 a 30 anni

da 31 a 40 anni

da 41 a 50 anni

da 51 a 60 anni

oltre i 61 anni

CONTRIBUZIONE/REDDITO ANNUO MESE TRIMESTRE ANNO

< € 30.000 esente esente esente

€ 30.000 - € 40.000 8,00 24,00 96,00

€ 40.001 - € 50.000 11,00 33,00 132,00

€ 62.001 - € 75.000 18,00 54,00 216,00

€ 75.001 - € 90.000 22,00 66,00 264,00

€ 120.001 - € 160.000 32,00 96,00 384,00

€ 50.001 - € 62.000 14,50 43,50 174,00

€ 90.001 - € 120.000 27,50 82,50 330,00

> € 160.000 35,00 105,00 420,00

Nuovi Profili

CNCASAGITNOTIZIE

Il pilastro Casagitnel contratto dei free-lance

In Veneto il primo accordo tra sindacato ed editori per l’estensione dell’assistenza sanitaria ai collaboratori “stra-tegici”. In pochi mesi superata quota 1100 iscritti. Confermata la sostenibilità economica dell’intera operazione

di Carlo E. Gariboldi e Gianfranco Giuliani

Sono più di millecento gli iscritti ai nuovi pro-fili Casagit. Un risultato importante, checonferma l’intuizione del Consiglio di ammi-

nistrazione, verificata con attenzione, scandaglia-ta in profondità e condivisa con l’Assembleanazionale dei delegati.Non un traguardo, tuttavia, ma solo un primopasso. Confortato anche dalle analisi di bilancioanche dopo l’aggiornamento del preventivo 2014in cui sono previsti una contribuzione in entrata di950mila euro e un esborso in prestazione pari a350mila euro. Numeri da start up, certamente.Ma indicativi della sostenibilità dell’intera opera-zione che ha aperto le porte della Casagit a col-leghi in precedenza esclusi senza gravare sugliequilibri economici complessivi e con un’offertadi tutele “su misura” in relazione alle età, ai per-corsi professionali e alle capacità di spesa di unapopolazione composta non sono da free lance.L’obiettivo era in primo luogo politico: dare una

risposta alle esigenze di welfare sanitario a chivive di giornalismo senza le tutele del contratto dilavoro nazionale.Stato e Regioni, infatti, riducono le prestazioni oallungano i tempi di attesa nelle strutture pubbli-che. L’alternativa è spesso preclusa a chi ha red-diti non in linea con il mercato della sanità priva-ta. La risposta, solidale, è in un’offerta di coper-ture a costi non proibitivi, modulabile nel tempo.I Nuovi profili (ne sono stati varati tre) hanno peròiniziato a rispondere anche ad altre esigenze,strettamente contrattuali, aprendo una via lungola quale hanno mosso i primi passi il Sindacatodei giornalisti del Veneto e il gruppo editorialeAthesis e che altri, si spera, potranno percorrerein futuro. L’accordo sottoscritto per una cinquantina di col-laboratori ritenuti “strategici”, oltre a una stabiliz-zazione economica del rapporto, prevede daquest’anno, a carico dell’azienda, l’iscrizione al

profilo Tre. La sensibilità del segretario MassimoZennaro e dei colleghi veneti li ha condotti a uti-lizzare sul piano contrattuale lo strumento messoa disposizione dalla Casagit per rispondere informa strutturata a un bisogno di servizi sanitariampiamente diffuso. Anche in questo caso, Casagit si conferma unelemento per il sostegno del reddito dei giornali-sti e delle loro famiglie. Ma non è tutto: negli ultimi mesi è stata ampliatala gamma dei servizi offerti dai nuovi profili conuna particolare attenzione alle spese che le futu-re madri devono sostenere nel periodo di gesta-zione e in vista del parto.Lo strumento dei profili - che possono esserefacilmente adattati alle esigenze che dovesserosorgere - potrà infine rivelarsi fondamentale perl'attività di Casagitservizi e tradursi in un’offertavincente nella ricerca di nuovi partner e di nuoveoccasioni di crescita, sviluppo e consolidamento.

ANNO

1.500,00

800,00

400,00

300,00

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Lieto evento senza dolore?Il “cesareo” non è la soluzione

In Italia 38 bambini su cento nascono con l’intervento del chirurgo, un primato negativo condiviso su scalamondiale con Messico e Brasile. Ecografie, esami, integratori: quando la gravidanza è medicalizzata

Non è necessario ricordare il librodella Genesi: “Moltiplicherò la soffe-renza delle tue gravidanze e tu par-

torirai con dolore, donna”.Chissà perché la nostra nazione si trascina ilretaggio del dolore “purificatore”? L’hannoscritto lì, lo dicono là, hanno fatto tutte così.Sta di fatto che quel dolore preoccupa alpunto che sono sempre di più le donne chepreferiscono affidarsi al taglio cesareo perpartorire. Non solo. Durante i nove mesi diattesa si effettuano esami, ritenuti da moltimedici inutili, si prendono integratori che nonservono. E l’allarme, su quella che è statadefinita gravidanza medicalizzata, è partito datempo anche perché è aumentata l’etàmedia delle primipare, ora si fanno figli dopo35 - 40 anni. «Trentotto bambini su cento in Italia vengonoal mondo con il taglio cesareo». I dati arriva-

nale, un cesareo in un’ora èconcluso. E nelle cliniche priva-te sia per ragioni logistiche -ogni gestante paga - sia perragioni di medicina difensiva -evitare cause legali - il cesareoviene eseguito come un inter-vento di routine anche quandonon sarebbe necessario. C’èda aggiungere che oggi l’epi-durale, con una circolare delministro alla Salute BeatriceLorenzin, rientra nei Lea (Livelliminimi di assistenza) e vienesomministrata a chi ne fa ri -chiesta; ma nemmeno questorassicura le donne. Meglio un piccolo taglio, me -glio evitare il dolore, e meglioprogrammare tutto, anche lanascita di un figlio che do -vrebbe essere l’evento piùnaturale al mondo. Del restose anche Kate Middletonmadre del tanto celebrato“Royal baby” ha deciso di par-torire naturalmente un moti -vo ci sarà. Noi non abbiamoprincipesse e nemmeno futu-re regine da imitare. Soloshow girl che, spesso, annun-ciano la nascita dei loro figliproprio dopo un taglio cesa-reo. E come si fa a non imi -tarle? Sperando poi di ripren-dere anche la silhouette infretta, con la convinzione diabbandonare in pochi giorni ichili che durante una gravi-danza arrotondano fianchi,pancia e glutei.

no dalla Linee guida sul partodel ministero della Salute edall’Istituto superiore di sanità.In Europa non ci batte nessunosiamo i primi con Olanda al 15per cento e Slovenia al 14, mase guardiamo al mondo intero,il confronto diventa ancora piùimpietoso e preoccupante: sia -mo in cima alla classifica in uninconsueto e inimmaginabiletesta a testa con Messico eBrasile. Non serve andare dal-l’altra parte del globo, bastarestare in Italia per capire quan-te differenze ci siano: nella pro-vincia autonoma di Bolzano icesarei sono al 23 per cento, inCampania raggiungono niente-meno che il 62, è non si regi-

strano casi particolari di morta-lità infantile. In Piemonte, nel 43per cento delle gravidanze, sifanno da una a tre ecografie, inBasilicata nel 63 per cento deicasi gli esami diagnostici diven-tano sette.Insomma, anche quando sideve partorire l’Italia si spaccain due, che si sprechi il denaropubblico è cosa nota, ma que-sta spirale comincia a coinvol-gerci nel momento in cui respi-riamo per la prima volta fuoridal ventre materno. Certo,vanno fatte alcune distinzioni. Avolte il cesareo è indispensabi-le, è uno degli interventi chirur-gici più efficaci e risolutivi, ma laquestione è decisamente un’al-tra: in Italia se ne abusa.Infatti secondo l’Oms, l’Or -ganizzazione mondiale dellasanità, solo il 10,5 per centodei parti lo richiederebbe ancheperché il rischio di emorragiapost partum è maggiore, con-sistente anche il ricorso all’ossigeno per il primo respirodel neonato e, poi, c’è semprela possibilità che la mammanon allatti al seno, pratica que-st’ultima consigliata per ilbenessere di entrambi. Però ci sono anche altre diffe-renze che forse ci aiutano acapire meglio perché si ricorrea questa tecnica anche quan-do non è indispensabile: un tra-vaglio può essere lungo erichiede la presenza di perso-

zione medica). In indiretta èpossibile effettuare analisi di la -boratorio, accertamenti dia-gnostici e Rx scontate del 20%sul tariffario Casagit; fisiotera-pia ambulatoriale.Anche la Casa di Cura Candeladi Palermo prevede ricovericonvenzionati di chirurgia e dimedicina con una franchigia di26 euro giornalieri per la de -genza. Garantita l’assistenzadi retta su Tac e Dentalscan,chi rurgia ambulatoriale ed en -doscopie. In forma indiretta:ana lisi di laboratorio, accerta-menti diagnostici e Rx scontatedel 20% sul tariffario Casagit;visite specialistiche concordatea 60 euro (con le già citate re -gole e limitazioni, come per lealtre convenzioni).

scrizione medica). Indiretta:visite specialistiche a 75 euro(stesse regole sopra specifica-te per Milano); analisi di labo -ratorio, accertamenti diagno-stici e Rx scontate del 20% sulta riffario Casagit; fisioterapiaambulatoriale.La Clinica del Mediterraneocopre l’area della provincia diRagusa, in Sicilia. L’accordoconvenzionale prevede in for -ma diretta i ricoveri, di chirurgiae medicina, con una piccolaquota giornaliera di franchigiadi 26 euro a carico dell’assisti-to sulla retta di degenza in ca -mera privata. Sempre in formadiretta, garantite Tac, Rmn,Denta lscan, endoscopie, chi -rur gia ambulatoriale (previa au -torizzazione Casagit e prescri-

CNCASAGITNOTIZIE

Ampliata ancora la rete di strutture con visite specialistiche e attività diagnostiche a condizioni di favoreconcordate con la Cassa: le novità in Lombardia, Puglia e Sicilia

Poliambulatori, ospedali, clinicheLa Casagit “sotto casa”

di Gianfranco Summodi Chiara Roverotto

Con quattro accordi convenzionali stipulati nel 2014 la Casagit met tenuove strutture sanitarie a dispo -

sizione dei soci e dei loro familiari. In Lom -bardia l’accordo con il Gruppo Multimedicaè stato ampliato con l’inserimento del Po li -ambulatorio Multi specialistico di Mila no; in Puglia è stato convenzionato l’ospe da - le “Miulli” di Acquaviva delle Fonti, in pro-vincia di Bari; in Sicilia i colleghi po trannoora contare anche sulla Casa di Cu raCan dela a Palermo e sulla Clinica del Medi -te rraneo a Ragusa.Tutte le convenzioni prevedono l’assistenzain forma diretta per i ricoveri e l’alta diagnosti-ca e la forma indiretta gli altri accertamenti eper le visite specialistiche ambulatoriali. Lelinee guida sono quelle indicate dal consigliodi amministrazione, che individuano il tariffa-rio Casagit come criterio economico dellaconvenzione, migliorato lì dove si sono crea-te le condizioni più favorevoli. L’accesso allaspecialistica (visite e diagnostica strumen -tale) è subordinato alla presentazione dellaprescrizione del medico di base con diagno-si. Le strutture hanno l’obbligo di applicare lacondizione di miglior favore nel caso in cuiper la prestazione individuata esista la co -pertura del Sistema sanitario nazionale. Gli accordi convenzionali rispondono all’esi-genza di assicurare agli iscritti Casagit unacorsia preferenziale nell’accesso a una sani-tà di qualità e al contempo garantire allaCassa un monitoraggio e un controllo più at -tento sulla spesa. Insomma, un miglior trat-tamento e un minor costo.Al Poliambulatorio Multispecialistico Mul ti me -dica di Milano (via San Barnaba) sono con-venzionati in forma diretta la Risonanza ma -gnetica aperta osteo articolare e gli interventichirurgici ambulatoriali. In forma indiretta so -

no convenzionate le visite spe-cialistiche a 70 euro nonchéanalisi di laboratorio, radiogra-fie, mammografie e accerta-menti diagnostici con unosconto del 15% sul tariffarioCasagit (fermo restando il crite-rio della condizione di migliorfavore in caso di convenzionecon il Sistema sanitario pubbli-co). La prescrizione medicanon è obbligatoria in caso divisita cardiologica, ginecologi-ca, pediatrica, oncologica,per gli ultra 75enni e in casodi accertata cronicità. Sonoesclu se dalla convenzioni levisite dietologiche, di chirur-gia estetica, idoneità sporti-va, medico legale e i vaccini.L’Ospedale “Miulli” di Acqua -viva delle Fonti è un ente eccle-siastico convenzionato anchecon la Regione Puglia. La strut-tura è di nuova costruzione e sitrova in un’area geograficastrategica, in provincia di Barima facilmente raggiungibileanche da Taranto e dai centridella zona murgiana. La con-venzione diretta comprende iricoveri per interventi chirurgicie i ricoveri di medicina, questiultimi con un sistema di franchi-gie crescenti a carico dell’assi-stito a partire dall’ottavo giornodi degenza. In forma direttavengono eseguite Tac e angio-Tac, Rmn e angio-Rmn e lachirurgia ambulatoriale (dietroautorizzazione Casagit e pre-

CONVENZIONI

Fiduciario Consulta Veneto

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© Rido - Fotolia.com

CNCASAGITNOTIZIE

UNA CHANCE PER LA VITA

Proteggere i piccoli è una cosa da grandi

di Viviana Verbaro

Educazione sanitaria e prevenzione: nel corso del 2015, in collaborazione con la Croce Rossa italiana,Casagit organizzerà attraverso i fiduciari incontri e dimostrazioni pratiche nelle singole regioni

Delegata Casagit Lazio commissione prevenzione

Salvare una vita può passare ancheattraverso le proprie mani e diventa-re una questione di piccoli, semplici

gesti. È la cultura dell’emergenza che, sediffusa, può produrre risultati importanticon la differenza tra conoscenza e nonconoscenza, che si fa sostanza. Comenel caso delle manovre salvavita: tuttipossono apprenderle e praticare il proto-collo se dovessero verificarsi eventiimprevisti, come l’inalazione di un corpoestraneo da parte, per esempio, di unbambino. È di pochi mesi fa la notizia di un bimbo diquattro anni morto soffocato mentre man-giava un hot dog in un ristorante a Roma.Era l’ora di punta, c’era tanta gente, manessuno è stato in grado di intervenire persalvare quella vita: neanche il personaledell’azienda ha saputo praticare la diso-struzione. Inutili anche i soccorsi succes-sivi. Questo bambino è solo una delle 50

piccole vittime che muoionoogni anno nel nostro paeseper cause legate all’ostruzio-ne delle vie aeree. Parliamodi uno a settimana. L’inala -zione di corpi estranei è causadel 27% di tutte le morti acci-dentali al di sotto dei quattroanni. Il picco massimo di inci-denza si registra tra i due mesie i due anni. Il principale re -sponsabile delle ostruzioni è ilcibo. Attenzione agli alimentilisci e duri come caramelle enoccioline e a quelli solidi elisci come wurstel, pomodori-ni pachino, uva, olive. Manon mancano episodi provo-cati da piccole parti di giocat-toli, monete, batterie piatte,spille, palline, dadi, palloncinidi plastica sgonfi: tutti ogget-

ti che possono portare al sof-focamento. Rischio che è piùforte nei piccolissimi, quandoil bambino mette tutto inbocca per conoscere ciò chelo circonda.È proprio nell’ottica promo-zione della cultura della pre-venzione che Casagit ha ela-borato un progetto aperto atutti i colleghi per insegnarele nozioni utili a eseguire lemanovre salvavita, a partiredall’età pediatrica. Un proto-collo che si può applicareanche agli adulti e che, semesso in pratica corretta-mente, può diventare stru-mento di tutela e protezioneper ognuno di noi, per i no -stri cari, a partire proprio daipiù piccoli.

In collaborazione con laCroce Rossa italiana, da anniimpegnata con i suoi volon-tari su tutto il territorio nazio-nale nella diffusione di que-ste pratiche di educazionesanitaria, infatti, la Casagitorganizzerà attraverso i suoiFiduciari regionali, incontricon dimostrazioni pratiche.Gli incontri si svolgeranno nelcorso del 2015 con calenda-ri decisi regione per regionepresso le Consulte regionalie daranno anche dirittoall’attribuzione di crediti for-mativi da parte dell’Ordinedei Giornalisti.Il primo passo per introdurrel’importanza e il valore diquesti temi Casagit lo hafatto organizzando lo scorso

16 ottobre a Roma, presso la sede della nostraCassa, un seminario dal titolo “Una Chance per lavita - Proteggere i piccoli è una cosa da grandi”. Dopo il saluto del presidente, Daniele Cerrato,che ha ribadito l’impegno per promuovere la cul-tura della tutela della salute tra gli iscritti, sonointervenuti Adriano De Nardis, presidente regio-nale della Croce Rossa italiana, Jacopo Pagani,responsabile nazionale della formazione pediatri-ca della Cri e Maria Pia Villa, responsabile delCentro riferimento Nazionale per la Sids (suddeninfant death syndrome o sindrome della morte inculla). I partecipanti hanno ascoltato l’entità delproblema trattato, le difficoltà, ma soprattuttohanno preso parte alle dimostrazioni pratiche.Con l’aiuto di manichini, i volontari della CroceRossa hanno guidato i presenti nell’applicazionepratica del protocollo, mostrando anche le mano-vre di rianimazione cardio-polmonare.Disporre di uno strumento come questo non devespaventare, né creare ansie aggiuntive: si tratta dicompetenze che puntano, come dice CroceRossa, a ridurre la vulnerabilità di ognuno di noi.Basti pensare che la capacita di esercitare questemanovre potrebbe salvare la vita a centomila per-sone ogni anno in Europa. Nell’ambito della prevenzione, meglio sarebbe,come è ovvio, che l’evento non si verificasse. Edunque la prima regola rimane la “supervisione atti-va”, soprattutto in caso di bambini: una attenzionecostante cominciando dalla tavola da parte di geni-tori, insegnanti o baby sitter. Durante i pasti nonridere, non giocare con il cibo, non ingerire nellostesso momento liquidi e solidi, con la massimavigilanza da esercitare quando termina la fase dellosvezzamento e si sperimentano nuovi alimenti.La seconda, ma non meno importante, nozioneda apprendere è il riconoscimento dell’ostruzione,con la valutazione immediata della differenza trafare e non fare: perché non sempre è utile interve-nire. Se il bambino - o l’adulto - riesce a comuni-

care, emette suoni, piange o tossi-sce ed è rimasto cosciente il nostrointervento potrebbe peggiorare lasituazione trasformando l’ostruzio-ne parziale, in totale. Il tal casobisogna tranquillizzare il bambino,incoraggiarlo a tossire, chiamare ilnumero d’emergenza 118 e aspet-tare l’intervento. È giusto invece intervenire nel casoin cui non ci siano suoni, il bambinosmetta di respirare, non tossisca esi porti le mani alla gola. Questisegnali ci indicano che siamo difronte a un’emergenza medica ebisogna procedere con le manovredi disostruzione. Le linee guida del protocollo dellaCroce Rossa italiana prevedonol’applicazione di 5 colpi interscapo-lari con via di fuga laterale alternati

a 5 compressioni toraciche addominali. Il lattan-te deve essere posizionato a pancia in giù, sullanostra coscia per favorire la stabilità. Per laseconda fase la posizione diventa supina e lecompressioni devono essere fatte con due dita,lente e profonde. Il bambino più grandicello,invece, deve restare in piedi e appoggiare lapancia sulla coscia del soccorritore, che sarà asua volta inginocchiato, a terra. Le compres -sioni addominali, la cosiddetta manovra diHeimlich, dovranno essere effettuate al di sottodello sterno e al di sopra dell’ombelico, passan-do le braccia sotto quelle del bambino. Le ope-razioni dovranno essere ripetute, alternandosi –5 colpi e 5 compressioni e così via - fino a quan-do il corpo estraneo non verrà espulso oppure ilbambino non ricomincerà a tossire…La teoriapuò sembrare molto complicata portando apensare: non sono capace. Non è così: è tuttomolto semplice. Ognuno di noi può riuscirci con -tribuendo a salvare una vita.

Il Dr. Jacopo Pagani dei volontari della Croce Rossa italiana durante la spiegazione delle manovre salvavita

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CNCASAGITNOTIZIE

Alcol e droghele assunzioni da evitare

Stress, ritmi di lavoro eccessivi, coinvolgimento emotivo: il giornalismo è classificato professione a rischio.Attenti agli “aiutini” che distruggono

di Giorgio Pacifici e Giampiero Spirito

abuso di alcol corrispondono degli effetti deleteriche si riflettono sull’attività lavorativa. Eccoalcuni esempi pratici: due bicchieri divino (o un boccale di birra o un bic-chierino di liquore) provocano ladiminuzione della nostra visionelaterale e della profondità dicampo. Invece due bicchieri emezzo di vino (o tre birrepiccole o due bicchierini diliquore) producono imma-gini alterate, difficoltà a calcolare le distanze, occhitroppo sensibili alla luce. Se siaumenta ancora e si bevono tre bicchieri e mezzodi vino (o due boccali grandi di birra o tre bicchie-rini di liquore) si prova una grave mancanza di pre-cisione nei movimenti e si cominciano a perdere lereazioni nei confronti dell’esterno. Per poi arrivarealla sbornia vera e propria: con sei bicchieri di vinoo quattro bicchierini di liquore la visione diventadoppia, sfocata e perfino i colori appaiono diffe-renti da quelli che sono. Ma a parte gli effetti interiori sull’individuo, ci sonodati preoccupanti che correlano questa sostanzaagli effetti più negativi. Secondo l’OrganizzazioneInternazionale per il Lavoro delle Nazioni Unite, il12 per cento dei lavoratori con più di sedici anni èin qualche misura dipendente dall’alcol, motivoscatenante di 60 patologie, inclusi cancro e cirro-si epatica. È in Europa, infatti, la terza causa dimortalità prematura dopo ipertensione e fumo ditabacco. E in Italia più di 30mila persone muoionoogni anno per il suo abuso in incidenti stradali,domestici, malattie collegate e infortuni in ambitolavorativo. Tanto che l’Oms ha rilevato come icosti sociali e sanitari siano pari al 3/5% delProdotto Interno Lordo. E dentro questi costi, visono purtroppo anche tutti quelli che le famigliesostengono per i licenziamenti. Se il giornalista vuole saperne di più sul suo statodopo un pasto in cui ha bevuto vino o bevandeanaloghe può cercare di effettuare dei test, chericercano la quantità di alcol nel sangue (vienemisurata in grammi). Il principale strumento utiliz-zato è l’etilometro, che analizza l’aria che si emet-te attraverso il respiro e ne trae la percentuale dialcol. È detto anche “la prova del palloncino”. Ilvalore di alcolemia può inoltre essere misuratoanche con un prelievo di sangue. Per finire la regola di base, secondo le leggi disicurezza sul lavoro, è che quando si lavora il valo-re dell’alcolemia deve essere pari a zero. Per lasalute e l’incolumità di se stesso e degli altri inambito lavorativo, è vietato infatti assumerebevande alcoliche durante l’attività.

Sostanze stupefacenti e lavoro Sono chiamate droghe lesostanze contenute in unelenco continuamente ag -giornato dal Ministero dellaSalute. Le droghe vengonoclassificate in base agli effettiricercati da chi le usa e sidistinguono in: allucinogene,che stimolano alterazioni de -lla percezione della realtà(Lsd, ecstasy, cannabinoidi);stimolanti, dato che eccita-no l’attività cerebrale (cocai-na; amfetamine); sedative,in quanto abbassano l’attivi-tà ce rebrale (alcol, oppioidico me l’eroina). Va anche

Il giornalismo è una professione, incre-dibilmente, tra quelle considerate arischio per la salute. Tutto ruota intor-

no allo stress. Un lavoro con ritmi inusuali,che coinvolge emotivamente, con grandeintensità per l’intera durata dell’attivitàprofessionale. È per questo che, a volte,c’è chi non riesce a reggere la forte pres-sione dovuta al continuo flusso di produ-zione, preparazione, diffusione delle noti-zie. Fattori che facilitano, in alcuni casi, ilricorso a sostanze apparentemente d’aiu-to per agire meglio ma che possono con-durre, invece, su strade pericolose fino aintaccare o addirittura distruggere il be -nessere personale.

alcoliche raggiunge il puntomassimo in trenta minuti se siera a digiuno al momento delconsumo e in un’ora se si èbevuto durante un pasto.Occorrono invece circa dueore per eliminare ogni unitàalcolica.Quali consigli si possonodare per evitare problemidurante l’attività lavorativa? Ilpiù diretto è di evitare diassumere bevande alcolicheprima e durante il lavoro.Attenzione al fatto che ipostumi di eccesso del beresi possono sentire anche perparecchio tempo dopo lasbornia e, quindi, anchedurante i giorni seguenti. Lalegge, inoltre, vieta tassativa-mente l’assunzione di alcolquando si svolgono attivitàad elevato rischio per sé eper gli altri. Nelle pause dilavoro, preferire in ogni casobevande analcoliche, adattea prevenire stanchezza inmodo sano. Vi sono poi alcune condizio -ni particolari che richiedonoassoluta astensione dal con-sumo: quando bisogna gui-dare, se si prendono farma -ci, se in precedenza si sonoavuti altri tipi di dipendenza,quando l’alcol ha già creatoproblemi familiari o personali,se si hanno malattie acute ocroniche. Per essere più chiari, ad ogni

Il pericolo alcolL’Organizzazione mondialedella sanità ha studiato gliinfortuni sul lavoro e ha sti-mato che dal 10 al 30 percen to sono relativi all’abusodi alcol. Per questo sono statielaborati schemi speciali checonsentono ai giornalisti di“guardarsi allo specchio” perriconoscere eventuali com-portamenti “border line” eagire, di conseguenza, per ri -durre ogni rischio. Gli esperti distinguono alcu-ni comportamenti: chi nonha mai voluto o potuto berealcolici viene chiamato aste-mio. Chi ha bevuto in pas -sato e ha deciso di astener -si dal bere viene definito

astinente. Tutti coloro checonsumano bevande conalcol sono detti consumato-ri. Quan ti di loro non eccedo-no mai le quantità che gliorganismi di tutela della salu-te indicano come marginemassimo, sono definiti con-sumatori di alcol a basso ri -schio. Per dotare i lavoratoridi linee-guida, l’Istituto nazio-nale di ricerca per gli alimentiha creato le “unità alcoliche”presenti nel consumo di a -lcol. Ogni unità è relativa a12 grammi di etanolo, tantiquanti sono contenuti in unbicchiere di vino (da 125 ml),una lattina di birra (da 330ml), un bicchiere di aperitivo(80 ml) e un bicchierino diliquore (40 ml). Misurati inunità alcoliche, questi sono iquantitativi che indicano ilimiti per i consumatori abasso rischio (se non pre-senta patologie croniche oaltre condizioni particolaricome, ad esempio, unostato di gravidanza):• 0 unità fino a 16 anni• 1 unità tra i 16 e i 20 anni e

oltre i 65• 1-2 unità per le donne• 2-3 unità per gli uominiChi supera abitualmente ledosi consigliate, presentandosintomi di astinenza per iquali l’alcol diviene la primapriorità, è detto alcol-dipen-dente. L’effetto delle bevande

detto che il consumo in contemporaneadi diverse droghe, con il micidiale

cocktail di alcol e psicofarmaci, èdavvero pericoloso perché ampli-

fica gli effetti negativi di ognisostanza e quindi anche tutti irischi collegati. L’uso di dro-ghe può portare al cosiddettoabuso, cioè l’ assunzione noncontinuativa di sostanze stu-pefacenti che causa danni alfisico e alle relazioni sociali oaddirittura alla dipendenza,

ovvero il bisogno di costanteassunzione di stupefacenti. SI

tratta, quest’ultima, di una vera epropria forma di malattia cronica

caratterizzata dal desiderio compulsivodi acquisire la sostanza, con l’ incapacità

a interrompere l'abitudine e con continuericadute. E con la necessità di aumentare pro-

gressivamente la dose per riprodurre l'effettodesiderato, assieme all’abbandono di altre fonti di

interesse. Molte le conseguenze negative sul lavoro giornalisticolegate ad assunzione di sostanze pericolose. Comel’abbassamento diretto della performance per la riduzio-ne di concentrazione, con tanta apatia e forte sonnolen-za. E l’aumento del rischio di infortuni: quattro volte piùgrande nei consumatori di droga, la quale provoca alte-razioni nei tempi di reazione con minore percezione deipericoli. Inoltre cresce l’assenteismo in maniera espo-nenziale: in genere il doppio rispetto a chi svolge unavita senza l’uso di queste sostanze. Per non parlare dei danni evidenti sulla salute, soprat-tutto nel lungo periodo. Fra gli altri, citiamo aumentodella pressione sanguigna, tremori, ansia, insonnia, per-dita peso e appetito, disturbi della circolazione e cardia-ci. Con eventuali possibilità di colpo di calore (ipertermiamaligna), ictus cerebrale, infarto.Per la legge sulla salute e lavoro, l’assunzione ancheoccasionale di sostanze stupefacenti e psicotropecomporta rischi sia per il lavoratore che per soggettiterzi e va quindi applicato il principio di cautela conser-vativa, con la previsione della non idoneità di quei lavo-ratori a svolgere le mansioni a rischio. La norma obbli-ga il datore di lavoro ad accertare quindi l’assenza diassunzione di droghe, anche solo sporadica e occasio-nale, per i lavoratori con mansioni che comportinorischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute propria edi altri. E lo fa in due modi: la prima volta con accerta-menti svolti dal medico competente aziendale o nellaboratorio convenzionato con l’azienda editoriale. Ed eventualmente con analisi effettuate dalle strut turepub bliche sanitarie competenti, come il servizio tossi-codipendenze dell’Asl di zona.

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TERRITORIOCNCASAGITNOTIZIE

Ma la Calabria non è Cenerentola

di Luisa Lombardo

Problemi ed eccellenze: in una regione non “facile” la Casagit è una stampella preziosa e insostituibile. Il ruolo della Consulta e la rete di convenzioni

“Giornalisti Calabria” è riuscito a veicolare diffusa-mente anche i nuovi profili in cui oggi si declinaCasagit, costretta a “cambiar pelle” per allinearsi auna realtà occupazionale, retributiva e contributivain costante evoluzione verso il basso. Ma vediamo i numeri di Casagit in Calabria. 447 gliiscritti alla Consulta di Reggio Calabria (profilo 1) dicui 290 titolari e 157 familiari. Per i 290 titolari, i contributi ammontano a euro656.070; il contributo medio raggiunge i 2.262euro. In base agli ultimi dati, il costo complessivodelle prestazioni ammonta a euro 228.200 per 265assistiti, con un costo medio per assistito che risul-ta di 861 euro.È cresciuto anche il numero di pratiche di rimborsopresentate direttamente agli uffici della Consulta,segno di una nuova sensibilità. La Calabria non è una regione “facile” sia dal punto

di vista morfologico che da quello deicollegamenti che scontano ancorapesanti ritardi e condizioni di genera-le arretratezza. Un gap che incide inmaniera significativa sull'accesso esulla stessa fruibilità dei servizi sanita-ri. Per queste ragioni, la Consulta diReggio Calabria sta lavorando nelladirezione di una copertura territorialedei servizi conciliandola sempre conquelle prerogative di qualità ed effi-cienza delle strutture, direttrice as -soluta di orientamento e di scelta.L’impegno si è dispiegato anche sulfronte delle convenzioni odontoiatri-che con l’attivazione di accordi sullecinque province in proporzione al cor-rispondente numero di iscritti. La con -

venzione diretta con due centri di alta diagnosticadislocati a nord e a sud della regione hanno porta-to un valore aggiunto all'assistenza Casagit. Unodi questi, tra l’altro, è un Poliambulatorio conven-zionato in forma diretta anche per analisi, accerta-menti clinici e visite specialistiche. Carente, invece,a tutt’oggi, il settore delle cliniche convenzionate,in ragione soprattutto di una certa difficoltà riscon-trata nelle trattative sulle tariffe o di una certa mac-chinosità burocratica delle strutture. Talvolta, inve-ce, il motivo risiede più semplicemente nello scar-so interesse di questi centri rispetto all'eventualitàdi un accordo convenzionale. Sono state avviatetrattative anche con un'azienda ospedaliera dellaregione che ha mostrato un certo interesse allasigla del contratto. Siamo in attesa di risposta.L’impegno della Consulta di Reggio Calabria pro-segue sul solco tracciato.

Un corretto stile di vita e pochi accertamenti di routine fanno da scudo contro l’ictus, prevenendo ben l'ottanta per centodei casi. A documentarlo è la letteratura scientifica internazionale che raccomanda ai medici ed agli operatori sanitariquell’approccio multidisciplinare capace di schiudere le migliori prospettive di cura ai pazienti colpiti da stroke. Concetti rilanciati dal gotha della medicina e della ricerca italiana all’Hipponion Stroke National Prize “La vita prima edopo l’ictus”, simposio scientifico alla quinta edizione svolto a Vibo Valentia in ottobre.

Un'iniziativa di alto valore scientifico firmata da due vibonesi illustri, il dottor Domenico Consoli (direttore del Repartodi Neurologia all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia e presidente dell’Hipponion Stroke National Prize) e il professorDomenico Inzitari (direttore del reparto di Stroke Unit e Neurologia dell'Ospedale Careggi di Firenze).

L’Hipponion Stroke National Prize premia i migliori e più originali studi realizzati in Italia da giovani ricercatori e guarda già al futuro con l’ambizione di “internazionalizzare” la compe-tizione scientifica mantenendo la sede a Vibo Valentia, ha precisato Consoli. E soprattutto con gli stessi partner - in testa Alice Italia onlus - che svolgono un lavoro insostituibile didivulgazione e sensibilizzazione in un contesto sanitario in grave affanno economico dove prevenzione è la parola d’ordine. I dati epidemiologici attestano, infatti, che la capacità diriconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus assieme all'adozione di immediate terapie costituiscano, in alte percentuali, il sistema per scongiurare eventi gravi, talvolta infausti. Èquanto ribadisce Paolo Binelli, presidente nazionale di Alice, associazione presente attivamente sul territorio italiano con oltre 70 sedi. “La compresenza di fisiatri, fisioterapisti, pazientie familiari - aggiunge - la rende qualcosa di unico nel variopinto panorama delle Onlus in Italia”.

Nel corso del convegno inaugurale, sono emerse importanti novità. Il commissario straordinario della Sanità in Calabria, generale Luciano Pezzi, ha annunciato che è stato già presen-tato ai Ministeri dell’Economia e della Salute il progetto per la creazione in regione della Stroke Unit, “una rete importante in Calabria perché, in caso di ictus, si possano dare le neces-sarie risposte nei tempi giusti che, per queste patologie, devono essere assolutamente rapide”. Si tratta di unità specializzate nella diagnosi e nella terapia tempestiva dei casi di ictus.

Uno dei principali temi trattati è stato quello della prevenzione, fra le “buone prassi” raccomandate daCasagit che, per l’appunto, ha realizzato in tutta la penisola e sempre in collaborazione con Alice Italiaonlus, uno screening al quale hanno aderito, da Aosta a Palermo, circa 2.500 giornalisti. “Scacco all’ic-tus”, come ha titolato questo giornale qualche mese fa è “un’ottima base di partenza” - come ha com-mentato il Vicepresidente Casagit, Giampiero Spirito - per una collaborazione che si vuole sedimentare".In Calabria, la campagna non ha registrato un importante numero di adesioni, ma è già in cantiere l’ideadi riproporre l’iniziativa puntando a un maggiore coinvolgimento. Intanto l'impegno della manifestazioneannuale a Vibo prosegue nella stessa direzione, nel solco di una “alleanza” vincente. Dopo quest’edizio-ne, che ha visto vincitore Alessio Pieroni per la ricerca “Meccanismi fisiopatologici dell’interazione tracuore e cervello” seguito da Marco Pasi e Marco Bacigaluppi, già si lavora con impegno ed entusiasmoall’appuntamento del prossimo anno.

In un Paese, l’Italia, spesso definito a duevelocità, la sanità è forse il settore che,più di tutti, evidenzia macroscopiche dif-

ferenze territoriali. Uno dei comparti in cui il processo unitarioha palesemente fallito è, senza dubbio, quel-lo della tutela della salute con sistemi regio-nali a macchia di leopardo. Persino nelleclassifiche delle regioni europee, ai primiposti spicca per l’eccellenza la virtuosaBolzano mentre, giù in fondo, la Calabria,“cenerentola” sotto diversi indicatori e voci.

Un sistema d'assistenza giàfragile, reso ancor più vulnera-bile dalle politiche di compres-sione della spesa sanitaria,imposte dal Piano di rientro allaCalabria, regione fra quelle condeficit di Bilancio. Far quadrarei conti però ha comportato indiverse fattispecie, un depo-tenziamento dei servizi. Tuttoquesto in una realtà dove - èdoveroso dirlo - vi sono sì tantesacche di criticità ma anchenumerose eccellenze destinateirrimediabilmente a divenireevanescenti per quel giudiziosommario di censura cherisponde al nome "Calabria". In una regione dove il serviziopubblico è spesso claudicantee dove tante strutture accredi-tate sono in difficoltà, laCasagit riveste la funzione di

stampella preziosa ed insosti-tuibile del Servizio sanitarionazionale. Come dimostra anche il trendche vede l’aumento del nume-ro delle iscrizioni dei familiari.Negli anni è cresciuta anche laconsapevolezza degli iscrittiche, rispetto al passato, cono-scono meglio diritti e doveri esono in grado, rispettivamente,di esercitarli ed adempierli pie-namente. Tutto questo grazieanche al lavoro di “GiornalistiCalabria”, pubblicato dalSindacato regionale, giornaleon-line che ha inaugurato unanuova stagione della comuni-cazione di servizio. Un’attivitàdivulgativa che raggiunge

capillarmente tutti i giornalisti,anche quelli non iscritti aCasagit, per informarli sulleprincipali novità che interessa-no una categoria "in movimen-to"; sulle scadenze da rispetta-re e sugli adempimenti stabilitida una normativa articolatache cerca di andare sempreincontro all’associato, ascol-tando le sue esigenze e pren-dendo in carico situazioni diparticolare difficoltà macomunque dentro quella corni-ce, oggi ineludibile, dellasostenibilità economica, - asalvaguardia dei giornalisti,della Cassa e della sua salute -è il caso di dirlo - anche per ilfuturo.

Fiduciario Consulta Calabria

Prof D. Inzitari, Presidente onorario premio, Dott. L. Lombardo Fiduciario Casagit della Calabria,Ing. Paolo Binelli Presidente ALICE, Dr. M. Melis Vice Presidente SNO, Dr Agusto Zaninelli

Segretatrio ISO Italian Stroke Organizzation, Dr.Domenico Consoli Presidente Hipponion StrokeNational Prize

MEDICINA E RICERCA A VIBO VALENTIAHIPPONION STOKE QUESTIONE DI CUORE E DI CERVELLO

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