4 Minutes, 23 Seconds – Flight AF447 · Airbus, che ha ottenuto dal BEA i dati delle “scatole...
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Barbara Faccini
FOUR MINUTES, 23 SECONDS
Flight AF447
Volare Aviation Monthly January 2013
4 Minutes, 23 Seconds – Flight AF447
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4 minutes, 23 seconds
Flight AF447
Introduzione Nella notte del 1 giugno 2009 il volo Air France 447 in rotta tra Rio de Janeiro e Parigi si inabissò
nell’oceano Atlantico, con 228 persone a bordo. Quando il 12 maggio del 2011 le “scatole nere”
contenenti la registrazione digitale dei dati relativi al volo (DFDR, Digital Flight Data Recorder) e le
registrazioni delle voci e dei suoni nella cabina di pilotaggio (CVR, Cockpit Voice Recorder),
arrivarono alla sede del BEA (Bureau d’Enquêtes et d’Analyses, l’ente governativo francese che si
occupa delle indagini sui disastri aerei), molti di coloro che si sono interessati a questo caso hanno
probabilmente pensato che, finalmente, si sarebbe potuto capire come un tale incidente aveva
potuto verificarsi. Ripescate a oltre 3.900 m di profondità sul fondo dell’Atlantico durante la quinta
fase di ricerche del relitto, si trovavano in buone condizioni, ed è stato possibile compiere
l’estrazione dei dati. Ciò avrebbe dovuto essere l’avvio della conclusione dell’indagine su uno dei
casi più enigmatici nella storia dell’aviazione civile moderna. Invece, come forse era in parte
prevedibile, i fatti non sono stati così lineari e trasparenti.
Il 29 luglio 2011 il BEA aveva messo in rete il terzo Interim Report, con il quale si faceva il punto
sulle indagini. A esso era allagata una lunga appendice nella quale erano pubblicati i grafici del
DFDR, insieme con un riassunto di tali dati accoppiato a una parte dei dialoghi del CVR. In estrema
sintesi, il Bureau ha puntato l’indice esclusivamente sull’errore umano come causa ultima della
tragedia. Questo verdetto, per molti aspetti inconcepibile, ha alimentato una scia di polemiche e
una vera e propria guerra mediatica, che ha visto coinvolti Airbus, DGAC (Direction Générale de
l’Aviation Civile francese) ed EASA (European Aviation Safety Agency, l’autorità europea di
aviazione civile) da un lato; le famiglie delle vittime e il sindacato SNPL France ALPA dall’altro; e la
compagnia nazionale Air France presa letteralmente tra due fuochi. La posizione del BEA è
cambiata un po’ il 5 luglio 2012, giorno dell’emissione del Rapporto Finale. In quest’ultimo, sono
stati introdotti elementi nuovi mai citati prima e, tra le righe, sono state date risposte alle
domande che il SNPL France ALPA aveva posto tramite un suo Livre Blanche. Sostanzialmente, la
tesi dell’errore umano resta. Ma a questo vengono attribuite radici lontane, che rendono più
pesanti le responsabilità di molte delle parti illustri in gioco: gli enti certificatori; le modalità e le
caratteristiche dell’addestramento; la passività e lentezza del costruttore, di Air France e delle
autorità aeronautiche nel reagire ai numerosi incidenti, fortunatamente non mortali, causati dal
congelamento delle sonde Pitot, specie quelle del tipo Thales AA montate anche sull’A330-203 F-
GZCP coinvolto nell’incidente (Air France aveva iniziato a sostituire le sonde con una tipologia più
affidabile solo qualche giorno prima del fatidico 1 giugno 2009). Ma non solo: sotto accusa sono il
funzionamento di certi automatismi dell’Airbus, delle sue interfacce uomo-macchina e del suo
ormai famoso allarme di stallo. Questi aerei – esteticamente bellissimi, dotati della migliore
tecnologia e capaci di “prevenire” gli errori umani quando funzionano a dovere – si possono
trasformare in trappole mortali se i loro computer “vanno in tilt” e/o perdono dati vitali al loro
funzionamento.
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Chi scrive non è un’esperta di jet di linea. Tuttavia ha una buona esperienza nel trattare grandi
quantità di dati e nel trovare relazioni tra diversi parametri. La lettura di un evento complesso
come un incidente aereo, che di norma è il prodotto di una somma di cause diverse, può essere
fatta da molti punti di vista e – perché no – anche “non canonici”. Questo è la ricostruzione degli
ultimi minuti dell’AF447, fatta partendo proprio dall’analisi incrociata di ciò che è a diposizione del
pubblico, di noi potenziali passeggeri.
Le fonti principali sul caso AF447
1) I tre Interim Report del BEA, scaricabili dal sito ufficiale in lingua francese e inglese
(http://www.bea.aero/en/enquetes/flight.af.447/flight.af.447.php).
Già analizzando quelli è possibile notare diversi “difetti”:
- I grafici dei dati presentano cambi di scala, che spesso ne rendono la lettura poco agevole.
Inoltre la risoluzione nella quale sono pubblicati è pessima. Per alcuni parametri – come
per esempio l’altimetria, i cui valori sono grandi e le cui variazioni in alcuni passaggi sono
piccole – una tale risoluzione fa perdere completamente i dettagli.
- Il BEA concentra le analisi e pone l’accento soltanto su alcuni particolari, ma omette
completamente la spiegazione di altri, che pure s’individuano, se si compie un’attenta
analisi dell’insieme dei grafici.
- I dialoghi tra i piloti sono riportati solo in parte, senza fornire informazioni e commenti sul
tono di voce, ed è difficile comprendere il senso di certe frasi (un comando? una richiesta?
una constatazione?). Non sono riportati per intero nemmeno tutti gli allarmi; i suoni
corrispondenti all’azione su pulsanti e interruttori; i suoni ambientali e i rumori di fondo.
2) Il Final Report del BEA. Molte problematiche riscontrate nel terzo Interim Report sono risolte,
e molti punti oscuri chiariti. Restano tuttavia diverse mancanze:
- La trascrizione del CVR è stata ampliata, completa con anche i suoni e i rumori, ma non è
comunque riportata per intero. Solo i dialoghi “riguardanti la condotta di volo” sono inclusi.
Ritengo assurdo, aldilà delle regole, la pratica della censura in un documento del genere.
Senza trascrizione completa, è impossibile configurare un quadro chiaro della psicologia
delle persone coinvolte. E la psicologia ha sempre avuto un ruolo chiave.
- Il gruppo dedicato all’analisi dei “fattori umani” ha fatto un bel lavoro nello spiegare i
meccanismi mentali, che si sono innescati all’inizio della sequenza dell’incidente (ma già
leggendo attentamente il CVR integrale chiunque ci poteva arrivare), ma ha
completamente omesso di commentare gli ultimi tre minuti circa. Calcolando che l’evento
è durato quasi quattro minuti e mezzo…
- Dai dialoghi dei minuti mancanti emergono indizi che fanno pensare. Giustamente, in una
indagine sulla sicurezza aerea, non si può ipotizzare nulla di cui non si abbia la prova
materiale, o di cui si è riusciti a fare una ricostruzione supportata dai dati a disposizione. È
anche vero, però, che spesso una teoria viene costruita a partire da ipotesi verificate solo
in seguito. La mancanza di prove materiali, dopo due anni di permanenza del relitto sul
fondo del mare, non è sufficiente a giustificare l’assenza di ulteriori fattori che, come in
una equazione matematica, se ipotizzati farebbero “tornare i conti”. Il paragone sarà
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azzardato, ma anche il neutrino era solo un fattore ipotizzato per fare tornare i conti nelle
equazioni del Modello Standard… Poi hanno verificato che esiste per davvero!
3) Il libro Crash Rio-Parigi, numero 5 della collana Erreurs de Pilotage di Jean Pierre Otelli
(Altipresse Eds). Questo libro fa pensare che possa essere stato scritto su commissione di
Airbus, che ha ottenuto dal BEA i dati delle “scatole nere” nonostante l’azienda appaia sotto
accusa nelle indagini. Otelli deve aver potuto prendere visione della trascrizione integrale (o
forse ha copia del file audio) del CVR, e ne ha pubblicato una versione molto più estesa,
rispetto a quella del BEA. Tuttavia come si può facilmente constatare, confrontando le due
fonti, ha troncato alcune frasi; ne ha omesse altre, che invece compaiono nel report del BEA; e
altre le ha attribuite alla persona sbagliata, in una maldestra operazione di debunking. Ciò
conferma il sospetto che si tratti di un tentativo di eliminare completamente agli occhi del
grande pubblico la parte di responsabilità del costruttore dell’aereo.
4) Il Livre Blanc del SNPL France Alpa, e i resoconti dei rappresentanti delle famiglie delle
vittime presso il Juge d’Instruction a capo dell’indagine giudiziaria. Sono fonti che hanno
confermato molti particolari che sono state rilevati, estraendo i dati dai grafici. Inoltre
riportano report ufficiali degli enti preposti alla sicurezza aerea, come EASA e FAA, e sono
fondamentali per comprendere la diatriba sulle sonde Pitot e sulla “condizione di non
sicurezza” che affliggeva l’A330 all’epoca dell’incidente.
5) Il rapporto dell’indagine giudiziaria sull’incidente AF447 (http://norbert-
jacquet.jacno.com/airbus-af447-rio-paris-les-rapports-dexpertise-judiciaire/). E’ il documento
più completo sul caso. L’intera sequenza dell’incidente è riportata e commentata alla luce dei
dati di CVR e DFDR, mettendo a confronto procedure operative di Air France ed Airbus, il
funzionamento dei sistemi dell’A330 e l’analisi delle reazioni dell’equipaggio sia dal punto di
vista tecnico che umano. Si rileva tuttavia una strana discrepanza sulla trascrizione dei
dialoghi: il BEA e l’inchiesta giudiziaria assegnano certe frasi del CVR a persone differenti.
Impossibile stabilire quale sia la versione corretta, senza la registrazione audio. Inoltre,
nonostante l’indagine sia ufficialmente chiusa, i giudici non hanno ancora tolto i sigilli sui dati
del DFDR, che restano secretati, mentre invece dovrebbero essere già disponibili
pubblicamente.
I protagonisti Se il fattore umano è sempre presente in un incidente aereo – e in particolare è un fattore
estremamente controverso nella vicenda AF447 – dal punto di vista di chi scrive è fondamentale
conoscere i tratti psicologici e le abitudini dei piloti, almeno a grandi linee e per quanto è possibile
fare, pescando dalle notizie che si trovano in rete. Questa dovrebbe essere un’attività della quale
gli investigatori si occupano approfonditamente, in quanto lo stato psicofisico delle persone
influenza in maniera determinante le loro azioni. Basti pensare al caso limite dell’incidente di
SilkAir 185, nel quale il comandante si è suicidato ai comandi, provocando la morte di tutti gli altri
occupanti dell’aereo…
Le informazioni dettagliate sulla carriera dei tre piloti di AF447 sono presenti negli Interim Report
del BEA. Qui ci si è limitati a riassumerle molto brevemente, cercando invece di dare qualche
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informazione in più sulla personalità di ognuno, com’è stato dedotto da testimonianze riportate
nel web.
Marc Dubois
È il comandante. Ha 58 anni e circa 11.000 ore di volo. Ha iniziato a lavorare come steward in Air
France; poi ha fatto tutti i passaggi da ppl alla licenza di pilota di linea. Per ultimo, ha ottenuto il
Type Rating per A330 e A340. Ha pilotato molti diversi tipi di aereo, dal Cessna172 al Boeing 737-
200, passando per vecchi liner come la Caravelle 12. Ha lavorato prima per Air Inter e, con la
fusione delle compagnie, è entrato in Air France, dove avrebbe dovuto concludere la sua carriera.
Un percorso così lungo e l’avere iniziato come steward, pur di stare per aria, fa pensare che sia un
tipo che la passione per il volo ce l’aveva da sempre. Ha sicuramente una grande esperienza anche
su macchine molto meno automatizzate degli Airbus, per i quali ha comunque l’abilitazione su
diversi tipi (A300, A320, A330, A340). Chi lo conosceva lo descrive come una persona calma,
orgogliosa del suo lavoro e contenta di poter terminare la carriera sulle lunghe tratte
intercontinentali. È attento alle esigenze di coloro ai quali è affezionato; è premuroso, presente.
Dai dialoghi del CVR precedenti la fase dell’incidente, questo è confermato dai modi gentili e
pacati che ha con i copiloti e con il personale di bordo. In particolare, il comandante si dimostra
davvero paziente quando una hostess gli chiede insistentemente spiegazioni sul perché servono
due aeroporti alternati e sulle regole delle tratte transatlantiche: le spiega tutto senza mostrarsi
mai seccato. Altresì tranquillo e lontano dallo spazientirsi è, quando il copilota più giovane insiste
per chiedere all’OCC di Air France un cambiamento di uno degli aeroporti alternati (Sal, Capo
Verde), che è chiuso di notte, tranne che per le emergenze.
In questa trasferta a Rio Marc è accompagnato da Veronique Gaignard, la sua nuova compagna, ex
hostess ed ora cantante lirica di discreto successo. Fonti non ufficiali (Pièces à Conviction – TV
France 3; le Figaro) riportano che Marc, nella sosta a Rio nel giorno precedente al ritorno in
Francia, fosse fisicamente molto stanco, tanto che qualcuno gli avrebbe suggerito di restare fermo
qualche giorno in più e farsi sostituire. Il giorno precedente il volo Marc e Veronique si erano
recati a casa di amici ad un’ora di strada da Rio, e probabilmente avevano fatto tardi trattenendosi
in festeggiamenti. Dai dialoghi del CVR la stanchezza del comandante sembra trovare conferma.
Infatti egli appare un po’ “assente” in diversi momenti, tanto che a volte non sente quando gli si
rivolgono domande e il secondo ufficiale risponde al posto suo. Dialogando con una hostess Marc
afferma di avere dormito un’ora sola la notte precedente, e che non era di certo abbastanza. E’
evidente che avesse un grande bisogno di riposarsi: due minuti prima delle due di notte,
nonostante dovessero attraversare la Zona di Convergenza Intertropicale, e nonostante i segnali di
turbolenza, decide di prendere il proprio turno di riposo. Probabilmente capiva di essere un po’ al
limite. La condizione fisica di stanchezza ha probabilmente inciso sulla sua capacità di analizzare in
fretta la situazione, quando è rientrato in cabina di pilotaggio nel cuore della notte, mentre l’aereo
era nel pieno dell’emergenza.
Pierre-Cédric Bonin
È il secondo ufficiale. Ha 32 anni, originario della provincia di Bordeaux. Con circa 2.900 ore di
volo, è il meno esperto dei tre. Ha conseguito la PPL presso un Aero Club del Bacino di Arcachon.
Nel 2003 viene selezionato per diventare “cadetto” presso l’Air France, dalla quale viene inviato
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all’Amaury de la Grange Training Centre a Merville, nel Nord della Francia, dove consegue la
licenza ATPL prima di essere assunto. Ha il Type Rating per gli Airbus A320, A330 e A340.
Pierre è un ragazzo dal carattere solare e generoso, estremamente disponibile. È brillante e
scherzoso, abituato a reagire prontamente a ogni situazione, probabilmente anche grazie al fatto
di gareggiare a livello amatoriale in barca a vela. Inoltre è pilota di aliante. Il suo stato, al momento
del rientro da Rio, è dei migliori. Sposatosi giovanissimo, è molto innamorato della moglie Isabelle.
Lei, approfittando del lungo weekend di Pentecoste, ha deciso di accompagnarlo in Brasile. A casa
li attendono due bimbi di 4 e 8 anni: la loro ragione di vita. Dei tre, è colui che sicuramente “ha più
da perdere” da un incidente, e ciò appare chiarissimo nella sequenza. È possibile, però, che questo
abbia influito in modo troppo pesante nella situazione di stress: durante la fase finale è quello più
reattivo, ma mostra una ridotta “situational awareness”. Può essere che il suo tipo di reattività sia
quello che viene definito “euristico”.
David Robert
È il primo ufficiale, un giovane uomo di 37 anni. Ha accumulato circa 6.500 ore di volo, e come
Pierre possiede il Type Rating per A320, A330 e A340. Le licenze le ha conseguite quasi tutte alla
scuola aeronautica più prestigiosa di Francia, l’ENAC, e ha lavorato sia per Air France sia per Air
Calédonie, compiendo spesso tratte tra i due emisferi e probabilmente vivendo per qualche tempo
sull’isola di Nouméa.
È piuttosto eclettico, perché si è anche diplomato, sempre presso ENAC, come ingegnere per il
controllo del traffico aereo. Nel 2008 è stato nominato rappresentante della Divisione Equipaggi
Tecnici al CCO di Air France. Per passione, pilota un piccolo aereo da turismo Socata TB10, per il
quale rinnova sempre il certificato di navigabilità.
Di lui, stranamente, online non si trova praticamente notizia. Ciò che si sa con certezza è che
viveva a Rosny-sous-Bois, alla periferia di Parigi; che era di religione ebraica, sposato e padre di un
bimbo molto piccolo. Poco si può dedurre anche dai dialoghi del CVR, poiché compare solo per un
quarto d’ora, da quando sostituisce il comandante al momento dell’impatto. Nell’intera sequenza
dell’incidente sembra mostrare un livello di nervosismo decisamente più elevato di Pierre. Lo
vediamo infatti cercare a più riprese di fare rientrare il comandante, piuttosto che restare
concentrato sul monitoraggio e sull’analisi della situazione di avaria.
Nessuno dei tre piloti è mai stato istruito e addestrato al simulatore per Unreliable IAS (velocità
rispetto all’aria inattendibile) in volo di crociera. E nessuno dei tre è mai stato istruito e addestrato
a recuperare un aereo di linea da una situazione di stallo piena, ma soltanto dall’approccio allo
stallo (pre-stallo con avviso). Semplicemente, ciò non era previsto dai programmi d’istruzione e
addestramento della compagnia Air France e di Airbus. Complici nel ritenere gli Airbus aerei
impossibili da mandare in stallo, i due colossi dell’aviazione francese non avevano mai classificato
la procedura relativa come “procedura d’urgenza”, cioè una sequenza di manovre alla quale
allenare i piloti talmente spesso da renderla automatica. Inoltre, a tutt’oggi non è ancora possibile
ricostruire al simulatore il comportamento di un jet di linea in stallo prolungato poiché, non
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essendo stati effettuati test dal vero, non si hanno a disposizione dati sufficienti per una
simulazione accurata.
Per finire, due parole sulla teoria, che compare su diversi forum/riviste/blog, riguardante il fatto
che la maggior parte dei piloti di linea sarebbero disabituati a fare volare davvero un aereo, perché
l’uso del pilota automatico e di tutta la tecnologia dei jet di linea farebbe “atrofizzare” le loro
abilità (skills) di base. Nel caso dei tre protagonisti dell’incidente di AF447:
- Il comandante Marc aveva esperienza su aerei molto poco automatizzati e su aerei piccoli,
come il Cessna 172.
- Pierre e David si divertivano spesso con velivoli basici: un aliante per il primo; un TB10 per
il secondo.
Con ciò, è evidente che questa teoria debba essere analizzata in termini più scientifici. Se questi
piloti non hanno riconosciuto/creduto di essere entrati in stallo, le ragioni dovrebbero essere
ricercate in modo più approfondito.
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Nulla aveva creato problemi al volo AF447, fino a quel momento. La notte tra il 31 maggio e il 1º
giugno 2009, l’elegante Airbus A330-203 immatricolato F-GZCP era decollato a pieno carico
dall’aeroporto internazionale Galeão di Rio de Janeiro in tarda serata, con destinazione Parigi
Charles de Gaulle e arrivo previsto per le 11 di mattina circa. Molti dei passeggeri in viaggio di
lavoro avrebbero potuto cominciare la settimana giungendo in ufficio con solo poche ore di
ritardo.
La registrazione del CVR inizia circa alle 00:15Z (Zulu in codice ICAO, ovvero ora UTC). In cabina di
pilotaggio, il comandante Marc e il secondo ufficiale Pierre-Cédric svolgono le normali operazioni
di monitoraggio del volo e le comunicazioni con i centri di controllo del traffico aereo. Il primo
ufficiale ha il proprio turno di riposo, e dovrà successivamente sostituire uno di loro due, com’è
previsto per le tratte molto lunghe.
A partire dalle 01:46Z, a più riprese, Pierre fa notare al comandante un parametro su uno dei
display di controllo del volo: la REC MAX. È l’altitudine massima alla quale, considerati il peso del
velivolo in un determinato momento e le condizioni esterne (come la temperatura), esso può
salire in crociera senza particolari problemi. Stanno viaggiando al livello di volo FL350 (35.000
piedi, 10.670 metri), e poiché di lì a poco dovranno affrontare il passaggio attraverso una estesa
formazione temporalesca, Pierre vorrebbe salire di ulteriori 1.000 piedi, nella speranza di superare
la coltre di nubi e limitare al massimo la turbolenza.
Il maltempo previsto è legato alla ITCZ (Inter-Tropical Convergence Zone o FIT, Front Inter-Tropical,
in francese), la zona di convergenza intertropicale dove i venti dei diversi emisferi – masse d’aria
con caratteristiche diverse – s’incontrano nelle umide latitudini equatoriali, creando MCS
(Mesoscale Convective Systems) allineati in squall lines (linee di groppo). Dal satellite, questa fascia
perenne di temporali sembra una cintura bianca mobile attorno ai fianchi della Terra.
È un fenomeno conosciuto da tutti gli equipaggi che volano sulle rotte tra i due emisferi, ma Pierre
è ancora poco esperto di voli sul Sud Atlantico. L’ITCZ è per lui una preoccupazione celata sotto la
sua vaga insistenza. Il comandante esita: non risponde decisamente; non suggerisce strategie per
l’attraversamento; si limita a prolungare l’attesa, nonostante le condizioni consentirebbero già la
salita a FL360. Sembra non preoccuparsene davvero, come se i suoi pensieri fossero rivolti altrove,
e la stanchezza avesse diminuito la sua attenzione nei confronti del lavoro che deve svolgere.
Circa tre ore e mezzo dopo il decollo, l’A330 inizia dunque il passaggio vero e proprio del fonte.
Apparentemente l’aereo passa attraverso il limite superiore di una prima coltre di nuvole,
probabilmente un Cb (cumulo-nembo, Fig. 1), che appare essere ancora in formazione, dato che
non vi sono lampi. La turbolenza, però, si fa più sostenuta. Marc e Pierre assistono allo svilupparsi
di fuochi di Sant’Elmo sul parabrezza: segno che l’attività elettrica nella nube è in aumento.
Pierre è stupito dal fenomeno, sinistro e spettacolare, che evidentemente non ha mai visto prima.
Fa notare, ancora una volta, che la REC MAX è salita a FL375: probabilmente spera di avere l’OK
per salire, ma Marc non commenta ne’ risponde. La temperatura esterna è più alta del previsto ed
è in aumento. Alle 01:56Z, il comandante decide di prendersi la propria pausa e sveglia il primo
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ufficiale David, facendo trillare nel vano cuccette dell’equipaggio l’apposito high-low chime. Inoltre
nomina implicitamente Pierre come Pilot Flying (PF, pilota in funzione), chiedendogli conferma del
possesso della licenza di pilota di linea. È forse sentendo improvvisamente il peso di una grande
responsabilità, che Pierre gli risponde di affermativamente. Resterà comunque nella posizione di
destra, mentre David andrà al posto di sinistra come Relief Captain (Comandante di Riserva).
Fig. 1 – Sezione del volo AF447 dalle 01:45:20Z alle 02:14:28Z (fonte www.asso-af447.fr)
02:14:28
38000 ft
01:48:30
Sorvolo SALPU
02:01:46
Il comandante esce
02:04:11
Passaggio ORARO
02:08:07
Deviazione di 12° a ovest
Radar su GAIN MAX
02:10:05
A/P off
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David arriva poco dopo, e mentre sono ancora tutti assieme, il facente funzione di comandante fa
un piccolo briefing sulla situazione meteo e sui contatti radio, ricordando che proseguiranno
all’interno delle nubi a quel livello di volo, e che il contatto radio in HF con il Centro di controllo di
Dakar non è riuscito. Sono infatti nella zona di transizione tra la copertura dei centri ATS brasiliani
e quelli africani, dove i contatti sono difficoltosi. Per un po’ saranno soli in mezzo all’Oceano. Dopo
aver assistito al briefing e avere rammentatole frequenze per i contatti con “Atlantico” in HF, Marc
si alza e cede il suo posto di sinistra a David.
Poi esce. Sono le 02:01:46Z.
I due copiloti discutono della temperatura e della REC MAX, e poi della decisione di Marc di non
cambiare l’aeroporto alternato di Sal a Capo Verde. Tra i due pare esistere buona armonia.
Alle 02:03:45Z la temperatura esterna è ISA+10. Poiché la turbolenza sta aumentando, Pierre
decide di avvertire gli assistenti di volo affinché stiano attenti agli avvisi e stiano seduti.
Solo pochi minuti dopo (02:06:40Z) Pierre constata che la temperatura è salita a ISA +13, e cioè a
-42°C, che è caldo per quell’altitudine. È il chiaro segnale che stanno entrando nella torre di
ascendenza del Cb, e che le correnti ascensionali di aria caldo-umida, che alimentano il temporale,
sono tanto forti da fare aumentare di 13 gradi la temperatura rispetto alla standard per quella
quota. L’attraversamento del temporale sembra preoccupare seriamente il pilota più giovane.
Perché il comandante non l’ha capito? Mentre ribadisce ad alta voce che salire a FL360 sarebbe
stato sufficiente per essere fuori dalla coltre di nubi, probabilmente pensa: perché non ha voluto
salire? In fin dei conti il margine, per quanto ristretto, c’è. I passeggeri dovranno sopportarsi tutta
la turbolenza.
A 02:07Z David cambia la scala del radar di bordo su GAIN MAX, cioè alla massima capacità di
risoluzione, per poter osservare in dettaglio le nubi. Probabilmente i piloti si accorgono adesso che
le condizioni non sono così clementi come avevano sperato. Ci sono echi rossi dappertutto, e gli
stanno andando proprio incontro.
Si guardano in faccia per un momento, quasi per studiarsi. Non commentano, ma è probabile che
entrambi abbiano pensato di avere fatto uno sbaglio. Avrebbero dovuto controllare subito?
Decifrare con attenzione l’evoluzione dei Cb? In fondo lo sapevano: la convergenza era là ad
attenderli; si trattava di valutare come attraversarla al meglio.
- 02:08:03. David: Tu veux pas altérer un peu à gauche éventuellement? (Vuoi eventualmente deviare
un po’ a sinistra?)
- 02:08:06. Pierre: Excuse-moi? (Scusa?)
- 02:08:07.David: Tu peux éventuellement prendre un peu à gauche...je suis d’accord qu’on est
en manuel hein? (Puoi eventualmente girare un po’ a sinistra….siamo in manual, eh?)
- 02:08:12. David: Ben tu vois à vingt avec les… (Beh vedi a venti con le….)
David suggerisce di deviare la rotta a sinistra. Evidentemente è là che lo schermo del ND
(Navigation Display, il display di navigazione) mostra un corridoio possibile per passare fra le torri
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della tempesta. Senza dire nulla, Pierre imposta sull’autopilota una diminuzione di prua di 12 gradi
a sinistra.
- 02:08:19. David: C’que j’appelle en manuel…ah non on est en calibré… (Siamo in manual…ah no
siamo in modalità calibrata…)
- 02:08:23. David: C’est… C’est moi qui viens de passer en max, hein… (Ho…ho appena messo su max,
eh…)
Pochi secondi più tardi, apparentemente in modo repentino, il brusio di fondo cambia, un odore
acre satura l’aria della cabina di pilotaggio, e la temperatura percepita sale di colpo.
- 02:08:36. Pierre: A la vache tu as touché quelque chose du conditionnement? (Cribbio hai toccato
qualcosa nel condizionatore?)
- 02:08:39. Pierre: Non mais au conditionnement d’air… (No ma al condizionatore dell’aria...)
- 02:08:40. David: J’ai pas touché. (Non ho toccato nulla.)
- 02:08:41. Pierre: C’est quoi cette odeur, là? (Cos’è questo odore?)
- 02:08:43. David: C’est… c’est l’ozone…c’est l’ozone. (E’…è l’ozono…è l’ozono.)
- 02:08:45. Pierre: C’est l’ozone c’est ça? On est d’accord? (E’ l’ozono questo? Siamo sicuri?)
- 02:08:46. David: C’est pour ça que… (E’ per questo che…)
-02:08:47. Pierre: Déjà on sent que c’est vachement plus chaud. (Già, si sente che è incredibilmente più
caldo)
- 02:08:50. David: C’est ça qui fait chaud et ozoneux. (E’ quello che rende l’ambiente caldo e ozonoso)
Nel pronunciare questa frase, David punta il dito sulla schermata radar nel display di navigazione,
indicando gli echi di colore rosso acceso. Pierre sta guardando fuori alla sua destra, quasi a leggere
nell’oscuro delle nubi e della notte, e non si accorge del gesto. Il buio senza stelle fa estraniare, è
surreale come un sogno. Le luci stroboscopiche che si riflettono sulle particelle d’acqua e ghiaccio,
di cui sono composte le nubi, hanno un effetto ipnotico. E la stanchezza comincia a farsi sentire...
Si rivolge poi al collega e chiede:
- 02:09:01. Pierre: Ça c’est quoi? C’est propre au FIT? (Cos’è? E’ una cosa propria del FIT?)
- 02:09:05. David: L’ozone? (L’ozono?)
- 02:09:05. Pierre: Ouais. (Si)
- 02:09:05. David: No… (No…)
- 02:09:06. Pierre: No? (No?)
- 02:09:07. David: No, non c’est..euh c’est l’air chargé en électricité. (No, no è…euh è l’aria che si carica
in elettricità.)
- 02.09.10. Pierre: Ah oui d’accord, qui… (Ah, si certo, chi…)
Pierre probabilmente non ci pensava. Forse nessuno dei due conosce a fondo i fenomeni fisici alla
base dello sviluppo dei cumulonembi. Gli aviatori hanno uno strano rapporto con la meteorologia,
per molti una materia noiosa, ma fondamentale. Ma Pierre è velista e aliantista: i venti sono il suo
ambiente naturale; le bonacce e le tempeste sul mare, quando i cumuli si gonfiano all’orizzonte
oltre la laguna di Cap Ferret, dove il blu tocca il blu.
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- 02:09:11. David: Qui…? (Chi…?)
Sono entrati dentro una seconda ascendenza, molto potente. L’aria caldo-umida risucchiata dal
mare si raffredda alle alte quote e, attorno a delle minuscole particelle trasportate dal vento che le
aspira verso l’alto, l’acqua comincia a cristallizzare.
Si formano i primi piccolissimi chicchi di ghiaccio (il cosiddetto “graupel”) che sbattono uno contro
l’altro, collidono frenetici. Le cariche elettriche si separano; nella parte alta del Cb si accumula una
carica di segno opposto rispetto alla base; si creano i primi ponti elettrostatici.
Un lampo improvviso illumina la semioscurità della cabina di pilotaggio, e fa stringere gli occhi.
Restano qualche secondo in silenzio, zittiti dal flash. La natura è così grande rispetto a loro e al
loro bellissimo aereo che, fungendo da gabbia di Faraday, li protegge dai fulmini.
- 02:09:17. Pierre: Ça y est, ça retombe. (Ecco, che ridiscende)
- 02:09:20. David: C’est étonnant comment il fait chaud d’un coup. (E’ incredibile come faccia caldo
tutto d’un colpo.)
I cristalli di ghiaccio sono innumerevoli. Il loro impatto comincia a produrre un suono particolare,
crepitante e continuo. Miriadi di piccoli proiettili graffiano le superfici dell’aereo aggredendone le
parti più vulnerabili, come minuscoli insetti che si accaniscono in massa contro la pelle di un
pachiderma.
Di nuovo attimi di silenzio. Il BEA afferma che quel cambio del rumore di fondo non provoca alcun
commento specifico, poiché “era poco conosciuto dai piloti all’epoca dell’incidente”. Questo è
strabiliante. Com’è possibile che i piloti non lo conoscessero nel 2009? Persone che passano la
maggior parte della vita attraversando il cielo e le nuvole!
È dunque probabile che, invece, se ne accorgano benissimo, anche se forse non identificano il
fenomeno con certezza. E questo, unito alla turbolenza, li rende più vigili. Non è che non vi fossero
abituati, specialmente David, che da più tempo vola sulle rotte intercontinentali. Però le condizioni
si stanno degradando: bisogna restare concentrati. Dei due, Pierre è il più inquieto, all’inizio.
- 02:09:54. Pierre: Voilà, je réduis un peu…..Voilà. (Ecco, riduco un po’…ecco)
In mezzo alla turbolenza, per ridurre le sollecitazioni, è bene ridurre un po’ la velocità. Senza
particolari commenti, ma certo con questo pensiero in testa, Pierre prende l’iniziativa di ridurre il
numero di Mach da 0,82 a 0,80. Il pannello centrale, che sta appena sotto il parabrezza, è quello
che comanda il controllo del volo FCU (Flight Control Unit). Sullo schermo centrale sono indicati, in
un riassunto visivo, i parametri attuali dell’aereo, come la velocità espressa in decimi del numero
di Mach, la direzione della prua rispetto al nord magnetico, l’altitudine eccetera. Ci sono anche
manopole con le quali ordinare al pilota automatico (che è sempre inserito in crociera) di variare
questi parametri.
Non basta. David ha intuito che l’ambiente esterno è saturo di ghiaccio. Decide di azionare anche
l’anti-ghiaccio dei motori: un dispositivo che previene la formazione di ghiaccio sui motori
impedendo così che l’ingresso accidentale di frammenti ghiacciati possa danneggiarli. Alza il
braccio per premere i due pulsanti appositi, uno per ogni motore, nel pannello che sta sopra la
loro testa, commentando:
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- 02:10:01. David: Ça coûte rien.…Vas-y. (E’ gratis….vai.)
A completamento delle operazioni di prevenzione della formazione di ghiaccio, Pierre domanda se
è il caso di mantenere permanentemente accesi gli igniters dei propulsori, per impedirne lo
spegnimento in caso di condizioni particolarmente severe:
- 02:10:03. Pierre: Tu veux qu’on mette sur ignition start? (Lo vuoi mettere su ignition start?)
Abbassa la sinistra sulla manopola dietro le manette dei motori, attendendo una risposta. È strano
che chieda il permesso: è lui, stando alle decisioni di Marc, il pilot flying, il pilota in funzione, e le
decisioni spettano a lui. Però David ha molta più esperienza: è più anziano; ha più ore di volo
sull’A330 e sulle rotte oceaniche che lo stesso Marc; e oltretutto svolge anche un ruolo
manageriale importante presso l’OCC di Air France, in madrepatria. È naturale che gli venga
spontaneo chiedere il suo parere.
In quel momento volano a 35.000 piedi; la CAS – (Calibrated Air Speed, la velocità relativa dell’aria
corretta per alcuni fattori che incidono sulla sua misurazione, come la posizione della sonda Pitot e
l’assetto del velivolo) sui loro schermi di controllo del volo, i Primary Flight Display (PFD), che
ognuno ha davanti a sé – è 282 nodi; l'assetto è circa 1,8 gradi sull’orizzonte. La percentuale dei
giri delle ventole dei motori (N1) prossima al 100% per entrambi. L’autopilota corregge il rollio
verso sinistra dovuto alle turbolenze. La radio tace, e sono ancora soli, sospesi nelle nubi proprio in
mezzo all’Atlantico.
Fuori, tuttavia, sta succedendo qualcosa. L’evento imprevisto, ciò che non ci si aspetta e che si
vorrebbe non accadesse mai…quello per cui nessuno di loro, nemmeno l’aereo, è preparato.
Investite dalla tempesta di ghiaccio, le tre sonde Pitot poste ai lati e poco al disotto del muso
dell'aereo si bloccano, praticamente in contemporanea. Che sia effetto dell’ingresso di minuscoli
cristalli all’interno del tubicino, o di una formazione di ghiaccio istantanea, dovuta al loro impatto
con l’acqua sopraffusa presente nella torre dell’ascendenza, non è dato sapere. Il fatto certo è che
le sonde sono tre: un numero ridondante proprio in caso di guasto. Eppure tutte e tre si
congelano, e l'aria non riesce più a penetrare nel condotto.
I tubi di Pitot sono uno strumento fondamentale: permettono al flusso di aria di entrare in un
piccolo condotto cilindrico e premere contro un sensore di pressione dinamica. Servono, in
pratica, a misurare la velocità dell’aria rispetto al moto dell’aeromobile. Questi congegni, così
esposti alle intemperie e al freddo delle alte quote, sono dotati di un impianto di riscaldamento
elettrico per evitarne il congelamento, indipendente da quelli precedentemente attivati. Tuttavia,
il modello montato sull’aereo, il Thales AA, spesso ha rivelato prestazioni insufficienti ed è rimasto
coinvolto in diversi incidenti, per fortuna senza conseguenze. Ciò era già stato segnalato da tempo
alla compagnia, che ne stava programmando la sostituzione(1).
La CAS e il numero di Mach sono le principali informazioni di velocità usate dai piloti e dai sistemi
di controllo del volo. Tali parametri sono elaborati da tre computer, chiamati ADIRU, ognuno
composto da:
- Un modulo ADR, che calcola i parametri aerodinamici, come la CAS e il numero di Mach;
- Un modulo IR, che fornisce i dati provenienti dalle unità inerziali, come la velocità rispetto
al suolo e l’assetto.
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È una cosa complessa, ma in pratica il Pitot del Comandante, situato a sinistra, fornisce i dati
all’ADR1; quello del Primo Ufficiale, a destra, alimenta l’ADR2; il Pitot di Riserva, anch’esso a
sinistra, appena sotto a quello del Comandante, alimenta l’ADR3. Che cosa forniscono? La
“pressione totale”, cioè la pressione statica sommata algebricamente alla pressione dinamica
dovuta all’avanzamento dell’aereo nell’aria, dalla quale si calcola la velocità dell’aereo.
Questa, negli ADR, è ulteriormente integrata con altri parametri provenienti dalle sonde di
temperatura ed unificata coi dati dei sistemi inerziali IR. Si ottengono così la velocità verticale (o
ascensionale), il fattore di carico e la velocità rispetto al suolo GS (Ground Speed), eccetera.
Eccone lo schema riassuntivo, dal Final Report del BEA:
Da notare e ricordare un particolare: i dati dei Pitot servono anche all’elaborazione dell’altitudine.
I dati elaborati dagli ADR sono utilizzati da tutta una serie di sistemi fondamentali dell’A330:
- Il sistema di comandi di volo fly-by-wire
- Il sistema di comando dei motori
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- Il sistema di gestione e guida del volo (FMS, Flight Management System)
- Il sistema di allarme di prossimità del suolo (GPWS, Ground-Proximity Warning System)
- Il sistema di trasmissione automatica dei dati via transponder (risponditore radar)
- I sistemi di controllo di slat e flap
Slat (anteriori) e flap (posteriori) sono le superfici accessorie che ampliano la superficie alare e ne
incrementano la curvatura.
I dati elaborati dai computer ADIRU sono trasmessi a computer“concentratori”, che li rielaborano
ulteriormente. Sugli Airbus vi sono tre computer concentratori principali (PRIM) e due secondari
(SEC). A ciascuno di essi sono assegnati diversi compiti:
- Elaborare gli ordini da inviare agli altri computer (per esempio, quelli che comandano le
superfici mobili) in funzione di vari input del pilota o dell’autopilota;
- Eseguire gli ordini che arrivano dagli altri computer, controllandoli iterativamente (circuito
o loop dei servo-comandi).
Uno dei PRIM è scelto come principale o master: quello che “decide” e controlla la coerenza di
tutti gli altri. Alla fine, e sopra tutti, vi sono i due FMGEC (Flight Management Guidance and
Envelope Computer), che elaborano – sulla base della montagna di dati che gli arrivano da PRIM e
SEC – la funzione autopilota, il controllo e la coerenza di tutti i movimenti di ogni superficie, e i
sistemi di sicurezza che mantengono l’aeromobile all’interno del proprio inviluppo di volo, cioè
l’insieme dei parametri che determinano la sua capacità di sostentarsi nell’aria come macchina
aerodinamica motorizzata.
Un moderno aereo di linea è qualcosa di incredibilmente complicato. Se così non fosse, non
servirebbero anni di studi per poterlo gestire. Su un aereo altamente automatizzato, come questo
– nel quale i computer sono fondamentali per un corretto funzionamento, anche quando il pilota
automatico viene disinserito e viene ripreso il controllo manuale – la perdita di dati vitali come
quelli forniti, per esempio, da due Pitot è un grave problema. La perdita dei dati di tutti e tre i Pitot
è un vero disastro.
Privo dei dati CAS, l’autopilota non può più svolgere il proprio compito e si disinserisce.
Sono le 02:10:05Z. A lato del quadretto di controllo del volo (Flight Control Unit), davanti agli
occhi dei due copiloti s’illumina la spia del Master Warning e, contemporaneamente, parte la
suoneria del Cavalry Charge, a indicare che il pilota automatico si è disinserito. Sullo schermo
centrale ECAM (Electronic Centralised Aircraft Monitor), sul quale vengono visualizzati tutti i
messaggi di comunicazione di funzionamento dei sistemi ed impianti dell’aereo, compare la
relativa scritta rossa AUTO FLT AP (Auto-Pilot) OFF.
La sorpresa è grande. Prima ancora di leggere gli strumenti, la reazione di Pierre è rapida. Preme il
pulsante di priorità sul sidestick per stoppare la Cavalry Charge e, com’è suo dovere di PF,
annuncia:
-02:10:06. Pierre: J’ai les commandes. (Ho i comandi.)
-02:10:07. David: D’accord. (D’accordo.)
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Sui PFD la CAS visualizzata varia: diviene inconsistente, priva di senso ed in continua fluttuazione,
270 nodi…95 nodi…70 nodi...110 nodi....
Colti così d’improvviso, i piloti non se ne accorgono immediatamente. Sulla banda della CAS le
indicazioni della massima velocità operativa e di quella di stallo – in genere sempre presenti –
scompaiono, rimpiazzate dalla scritta rossa SPD LIM (Speed Limit), indicante appunto la perdita di
questi riferimenti. Il numero di Mach scende in pochi secondi al disotto di 0,5 e non viene più
visualizzato. In piena turbolenza e privato delle correzioni del pilota automatico, l’aereo s’inclina di
circa 8 gradi a destra.
Per Pierre la tensione sale immediatamente. Bisogna pilotare manualmente in condizioni di volo
strumentale, di notte e in mezzo a un forte temporale, in assenza di riferimenti visivi, a quella
quota e con l’aereo in avaria: una cosa che non ha mai provato al simulatore…
-02:10:09. Pierre: Ignition Start. (Ignition Start.)
Ordina a David di attivare gli igniters, e si concentra a far volare l’aereo: la mano destra sulla barra
laterale (sidestick) tipica degli Airbus; la sinistra sopra le manette dei motori.
David però non esegue. Nella concitazione ognuno dei due forse è sicuro che sia l’altro a farlo, e
nessuno controlla. Sullo schermo centrale ECAM cominciano a comparire in sequenza diversi
messaggi, indicanti il blocco delle manette (ENGINE THRUST LOCKED) e il progressivo degradarsi
del sistema automatico dei comandi di volo: ognuno annunciato da un “gong” identificativo e dalla
luce del Master Caution di fianco al FCU.
Le indicazioni del Flight Director (FD) sui PFD scompaiono. Questo particolare strumento
elettronico si presenta come una specie di mirino: una croce verde che bisogna mantenere
centrata in una determinata posizione sull’orizzonte artificiale per mantenere la traiettoria di volo
programmata. Anche essa, ovviamente, è elaborata dal computer principale.
C’è però una cosa, che il display mostra e che ha con tutta probabilità catturato subito l’attenzione
di Pierre inducendolo a tirare la barra in cabrata contemporaneamente alle correzioni del rollio,
prima verso sinistra poi a destra.
L'altimetro è in discesa: 34.950 piedi... 34.700... 34.600... Il variometro è in negativo. L’allarme del
mantenimento d’altitudine, un suono detto C-chord, che segnala quando l’aereo non è più alla
quota per la quale è stato programmato, comincia a squillare alle 02:10:09: una litania snervante,
che li accompagnerà, inframmezzata alle altre, fino alla fine.
Mezzo mondo ha gridato allo scandalo per questa manovra iniziale apparentemente priva di
spiegazione. La spiegazione invece c’è, ed è che la mancanza improvvisa del dato anemometrico
negli ADR ha causato una “perdita apparente” di altitudine. Che la diminuzione sia solo
strumentale e non reale, Pierre non lo sa, ovviamente. È ovvio che la prima reazione di fronte a un
principio di discesa sia quella di dare un input di cabrata.
Ma qui, nell’aria rarefatta d’alta quota, ogni movimento è amplificato e l’aereo è entrato in una
modalità di volo molto subdola. Gli input sul sidestick dovrebbero essere lievi. Non abituato al
pilotaggio manuale in crociera, il PF impartisce inizialmente comandi accentuati. L'aereo comincia
a salire: il muso si alza; l’angolo d’incidenza (sull’A330 è misurato da 3 sonde distinte), in
precedenza 3,2 gradi, aumenta leggermente sia per il comando di cabrata che per la potente
spinta dell’updraft in cui sono entrati. Oltre a non avere mai ricevuto addestramento al volo
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manuale ad alta quota, Pierre non ha dal sidestick alcuna reazione indicativa dello sforzo applicato
– per effetto dei movimenti di questo elemento terminale della catena di comandi elettrici vagliati
dai vari computer del sistema fly-by-wire – dagli attuatori idraulici sulle superfici mobili costituite
dagli alettoni e dai piani di coda. Una scelta del costruttore piuttosto discutibile…
Alle 02:10:10, in pochi secondi, l’angolo d’incidenza supera la soglia di 4,9 gradi, che alle altitudini
alle quali un aereo di linea viaggia normalmente in fase di crociera è molto bassa. Un allarme
inquietante, tronco, zittisce tutti gli altri, risuonando un paio di volte nella cabina di pilotaggio:
Stall!... Stall!...S..
David, che è PNF (Pilot Non Flying), si era subito concentrato sul suo compito di decifrare i
messaggi ECAM, e viene colto di sorpresa. Il Master Warning s’illumina di nuovo, per un secondo.
- 02:10:11. David: ...Qu’est-ce que c’est que ça?! (Cos’è?!)
Poi l’allarme di stallo tace. La sua attivazione transitoria e troncata, all’inizio della sequenza
dell’incidente, ha contribuito molto probabilmente a far sì che i piloti lo abbiano giudicato privo di
valore. Questo allarme si attiva in funzione dell’angolo d’incidenza e del numero di Mach. I piloti
non si erano ancora resi conto di avere velocità inaffidabili e del fatto che il sistema automatico di
condotta dell’aereo fosse passato in una modalità di volo inusuale. Normalmente, un Airbus non
può stallare: è scritto sui manuali. Molti altri equipaggi – ricorda il BEA – hanno considerato spurio
lo stall warning in caso di problemi ad alta quota di crociera, ma sono stati abbastanza fortunati da
poterlo raccontare.
Forse è proprio grazie all’attivazione fugace dell’allarme di stallo, che entrambi lanciano
un’occhiata all’anemometro.
- 02:10:14.Pierre: On n’a pas une bonne...on n’a pas une bonne annonce de… (Non abbiamo una
buona…non abbiamo una buona lettura della….)
- 02:10:15.David: Mince, on a perdu les, les…les vitesses, alors… (Ah, abbiamo perduto le, le…le velocità,
allora…)
- 02:10:16. Pierre: …de vitesse. (…della velocità.)
David poi fissa l’attenzione su un paio di messaggi ECAM molto importanti:
- 02:10:17. David: ...Engine thrust ATHR. Engine lever thrust..(2) (...Engine thrust ATHR. Engine lever
thrust..(2)
)
L’automanetta (ATHR, Auto-Thrust) non funziona più. Dunque le leve dei motori sono bloccate
nella posizione in cui si trovavano prima del distacco dell’autopilota, e ora per avere il controllo
della spinta è necessario sbloccarle e azionarle manualmente.
Pierre, iper-concentrato e preoccupato a far volare l’aereo, lo sente appena:
- 02:10:21. Pierre: Engine lever…?(3) (Engine lever…?(3)
)
La turbolenza forte, con escursioni comprese tra 0.8 e 1.6 g, rende difficoltosa la lettura degli
strumenti e il pilotaggio impreciso. La CAS sul PFD destro in quel momento ha un valore assurdo,
90 nodi: troppo bassa per essere ritenuta verosimile. “L’anemometro è andato” è pensiero di
Pierre, mentre si focalizza sulla quota, che sta risalendo. Continua a cercare di contrastare il rollio,
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dovuto alla furia del temporale ma molto probabilmente amplificato anche dai suoi comandi, che
sono ancora troppo bruschi.
Alle 02:10:22 si sono “riguadagnati” i 35.000 piedi, e gli input di cabrata cessano non appena la
quota viene raggiunta. Ora, però, l’aereo continua a salire: il variometro segna una velocità
ascensionale elevatissima, 6.100 piedi al minuto, e la C-chord ricomincia a suonare.
Il FD si riattiva per qualche secondo, dalle 02:10:17 alle 02:10:21, indicando la necessità di ridurre
l’assetto, che è ora cabrato 11 gradi sopra l'orizzonte.
- 02:10:22. David: Alternate law...protection lost(4) (Alternate law...protection lost(4)
)
Dal momento del distacco dell’autopilota l’A330 è passato in “legge alternata” (Alternate Law). I
computer di un Airbus possono fare volare l’aereo secondo tre modalità o leggi principali. La
prima, la Normal Law, è quella nella quale la funzione autopilota è attiva, non vi sono problemi, e
tutti i sistemi di guida e controllo delle superfici mobili lavorano correttamente per mantenere
l’aereo all’interno del suo inviluppo di volo. In Normal Law sono infatti attive funzioni di
protezione, che impediscono di attuare movimenti troppo ampi o bruschi sui tre assi, o di portare
l’aereo in assetti inusuali e/o pericolosi. Ogni input del pilota viene soppesato ed eventualmente
corretto in questo senso. Se però si perdono alcuni dati in ingresso, le protezioni non possono
essere più elaborate. Allora entrano in funzione le Alternate Laws, modalità in cui diverse
protezioni sono perse, ma altre restano ancora attive; oppure le Direct Laws senza protezioni, per
le quali è il pilota a governare totalmente l’aereo, e i movimenti delle superfici mobili sono
direttamente proporzionali ai suoi comandi. Se l’avaria lo consente, le Alternate Laws possono
mantenere, per il beccheggio, protezioni che agiscono sul fattore di carico in caso di eccessiva
velocità o ad alti angoli d’incidenza; per il rollio, invece, i movimenti sono direttamente
proporzionali agli input, come nelle Direct Laws, con un tasso che arriva a 25 gradi al secondo.
Nei casi peggiori, come quello nel quale non si hanno più dati anemometrici, si perdono anche le
protezioni di velocità e angolo d’incidenza eccessivi. L’indagine ha stabilito che l’A330 del volo
AF447 era passato in Alternate Law 2B, e così è rimasto fino alla fine. Delle leggi alternate, questa
è quella più degradata. Si attiva solo nel caso sfortunatissimo nel quale i dati di tutti e tre i Pitot
siano divenuti inaffidabili.
L’allarme di stallo resta l’unico mezzo rimasto a indicare che l’aereo sta perdendo portanza. Gli
Airbus infatti non sono dotati di stick-shaker, che avverte dell’incidenza troppo elevata facendo
vibrare la cloche, né del classico congegno che spinge i comandi in picchiata se si è prossimi allo
stallo (stick-pusher).
Il fatto che siano in Alternate Law è ora chiaro a entrambi i piloti: è scritto sull'ECAM e sul PFD. Al
margine delle tacche dell’orizzonte artificiale digitale scompaiono le lineette verdi delle protezioni
su pitch (beccheggio) e roll (rollio). Al loro posto compaiono crocette color ambra. Ciò che non
appare sicuro è che i due piloti fossero consapevoli di tutte le restrizioni che le varie Alternate
Laws comportano, ed è certo che essi non sapessero quale di esse si fosse attivata: nessuno
strumento o messaggio lo precisa. È una cosa che rasenta l’inaudito, questa. Già è kafkiana
l’esistenza di svariate modalità di guida “miste” tra computer e piloti. Sebbene la probabilità che
l’aereo passi in legge alternata sia molto remota, è indispensabile almeno far loro sapere quale
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modalità il sistema ha dovuto autonomamente scegliere! Non è che vi siano degli indovini, in
cabina di pilotaggio.
E’ dunque chiaro che Airbus, questo colosso dell’aviazione, condivide con gli altri concorrenti
globali del settore la prospettiva di realizzare – entro tempi non troppo lunghi – aerei “che si
guidano da soli”, totalmente privi di piloti o forse con a bordo un “pilota-ingegnere”, che ne
sorvegli il funzionamento. Ma poi, chi dovrebbe gestire l’azione di recupero, in caso di emergenza?
Un secondo più tardi, Pierre sblocca le manette, lasciando la spinta nella posizione CLB (climb,
salita) nella quale era stata inserita dal sistema Auto-Thrust, che regola automaticamente la spinta
dei motori in base alla manovra richiesta dai piloti o dall’autopilota. Il suo sidestick è ritornato in
posizione neutra. Sull’ECAM compare la scritta AUTO FLT A/THR OFF, mentre sui due PFD le
velocità restano ancora prive di senso.
Ecco la ricostruzione delle indicazioni di velocità sui due display di volo effettuata dal BEA:
- 02:10:24.David: Attends on est en train de perdre… (Aspetta stiamo perdendo…)
A che cosa si riferisce qui, David? È possibile stesse ora controllando il decadere della spinta dei
motori? La N1 risulta avere subito un calo a partire dalle 02:10:08, riducendosi all’84% fino alle
02:10:22 (per poi tornare a salire fino al 104% a 02:10:34). E’ avvenuto senza che alcuno abbia
variato le manette, in quanto l’Auto-Thrust era ancora inserita fino ad un istante prima, e, in
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mancanza dell’autopilota, tenta di seguire le indicazioni del FD, se presenti. Tuttavia,
immediatamente dopo aver pronunciato questa frase, si concentra su un’altra operazione.
- 02:10:25. David: Wing anti-ice! (Wing anti-ice!)
Mette in funzione l’impianto di sghiacciamento delle ali. È dunque possibile che egli avesse intuito
che il ghiaccio avesse a che fare con la perdita dei dati di velocità all’aria, e ne teme la formazione
anche sulle ali. La sua attenzione si sposta in modo febbrile sui vari monitor, nel tentativo di
comprendere quale sia l’origine del problema, senza tuttavia riuscire a venirne ancora a capo.
Come PNF, siccome Pierre ha i comandi, dovrebbe concentrarsi nel cercare di capire la fonte
dell’avaria, ma deve anche monitorare la traiettoria di volo e controllare che sia mantenuta
correttamente.
Davvero tante cose contemporaneamente: non vi è abituato; la tensione per lui è molto forte;
hanno fatto un sacco di ore al simulatore, ma nessuna simulazione si avvicina nemmeno
lontanamente alla realtà che stanno vivendo; nessuna sessione di allenamento rende davvero
l’idea dello sgomento di trovarsi di fronte ad una situazione di emergenza che non si riesce a
comprendere.
Sull’ECAM compaiono altri messaggi in codice, a indicare che il limitatore d’escursione del timone
non è più attivo, e nemmeno il TCAS, il sistema anti-collisione; la sequenza sembra suggerire una
serie di avarie multiple a cascata, tuttavia nessuna informazione permette di capire l’origine del
problema. Ma non è detto che David vi abbia fatto caso, perché si è appena accorto di ciò che
dicono l’altimetro e il variometro. Quest’ultimo segna 6.900 piedi al minuto! Stanno salendo, e a
una velocità vertiginosa. Forse lo avverte anche come una fastidiosa pressione nelle orecchie.
- 02:10:27.David: Fais attention à ta vitesse...fais attention à ta vitesse! (Fa attenzione alla velocità…fa
attenzione alla velocità!)
Richiama bruscamente Pierre, il quale si rende immediatamente conto di che cosa il collega vuole
dire. L'aereo tocca i 36.000 piedi in quel momento.
- 02:10:29.Pierre: Okay, okay okay: je redescends. (Ok, ok, ok: ridiscendo.)
E subito comanda una serie di input di picchiata, sempre contemporaneamente tentando con
difficoltà di contrastare il rollio; l’aereo oscilla di 5-8 gradi alternativamente a destra e a sinistra in
modo brusco.
- 02:10:30. David: Tu stabilises… (Stabilizza)
- 02.10.31. Pierre: Ouais. (Si.)
- 02:10:31. David: Tu redescends. (Ridiscendi.)
David insiste, è pressante. La CAS segna 100 nodi, in quell’istante: ancora troppo poco. Il dato è
chiaramente fasullo: deve esserlo… ma gli altri strumenti saranno credibili?
Il variometro diminuisce a 5.600 piedi al minuto; l’assetto longitudinale scende a 10 gradi a 36.850
piedi. Ancora, alle 02:10:31, l’aereo si ostina a inclinarsi verso sinistra, fino a un massimo di circa 9
gradi. Pierre contrasta il rollio con comandi laterali di senso opposto, anche con una certa
escursione, fino a circa metà dello stop, e mantiene input di picchiata. Tuttavia l’altimetro indica
che stanno ancora salendo, e il variometro pure, sebbene il tasso di salita sia in riduzione: 5.000…
4.000... 3.000 piedi al minuto. L’aereo sta continuando a salire, maledizione! E la sua velocità reale
sicuramente diminuisce, ma i piloti non hanno la possibilità di sapere di quanto.
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Il cockpit è come un albero di Natale pieno di luci intermittenti, la C-chord suona
ininterrottamente e satura l’ambiente, mescolandosi con il rumore del ghiaccio contro la cellula.
La turbolenza fa sprofondare, a tratti, l’aereo, e le raffiche di vento della tempesta sono così
intense da scuotere quella pesante creatura di metallo nell’opaco delle nubi. I passeggeri e il
personale in cabina sicuramente cominciano a risentirne.
Il Flight Director riappare sui display (a 02:10:29) e adesso richiede di cabrare. Il sistema si è infatti
riattivato secondo una modalità diversa da quella precedente. Un altro tranello della tecnologia!
Le crocette dei direttori di volo indicano come target sul piano orizzontale la prua (HDG) rispetto al
nord magnetico, ma il target sul piano verticale può essere deciso dal computer seguendo
parametri differenti: l’altitudine prevista per la crociera (in modalità ALT CRZ); oppure una velocità
ascensionale prestabilita (modalità V/S). A differenza di prima, ora il FD si è attivato in V/S e indica
al pilota come raggiungere un target di velocità verticale di 6.000 piedi al minuto: una follia.
La modalità del FD è indicata sul Flight Mode Annunciator, (FMA), che si trova nella parte alta del
PFD. Nell’emergenza, però, i due piloti non pensano a guardarlo. L’attenzione di Pierre è
richiamata dal FD ed egli ha attimi di esitazione: deve scendere, ritornare a FL350 (e infatti sta
spingendo in avanti il sidestick); ma ora il “direttore di volo” indica di cabrare decisamente!
Nell’incertezza, mantiene comunque ancora i comandi in posizione di picchiata.
David controlla ripetutamente i due PFD e lo strumento integrato di standby (ISIS, Integrated
Stand by Instrument System).
- 02:10:32. David: On est en train de monter, selon lui…..Selon les trois tu montes, donc tu
redescends. (Stiamo salendo, secondo lui….secondo i tre stai salendo, dunque ridiscendi.)
- 02:10:35. Pierre: D’accord. (Ok.)
Il PF impartisce un input ad abbassare il muso fin quasi allo stop. Il rollio ora è quasi controllato:
l’aereo oscilla di poco più di un grado sulle ali. Il muso, però, si abbassa di poco: rimane 8 gradi
sopra l’orizzontale, a causa della coppia cabrante dovuta alla spinta dei motori che è andata
aumentando dopo la disconnessione dell’Auto-Thrust.
Alle 02:10:35 l’altimetro tocca 37.000 piedi. La voce e i modi di David tradiscono tutta la sua
inquietudine.
- 02:10:36. David: T’es à …redescends! (Sei a….torna giù!)
- 02:10:37. Pierre: C’est parti, on redescend. (E’ partito, stiamo tornando giù.)
- 02:10:38. David: Doucement! (Dolcemente!)
È oscura la ragione per la quale David, in questi secondi, è così apparentemente brusco con Pierre.
Forse perché la picchiata provoca una sgradevole accelerazione g negativa (-0,7 g) o forse perché
non vede che cosa stia facendo Pierre sui comandi. Sebbene il collega stia eseguendo ciò che gli ha
comandato, egli non lo percepisce direttamente: i sidestick dell’Airbus sono privi
d’interconnessione, e si trovano in una posizione laterale che impedisce al pilota di vedere come
sta agendo l’altro. Nel suo pur comprensibile nervosismo, David dà ordini vaghi al collega e quasi
lo intimorisce, forse. Dovrebbe essere Pierre il responsabile della condotta del volo, ma la
consapevolezza della maggiore esperienza del PNF e l’incertezza e lo sgomento di fronte
all’imprevisto hanno fatto sì che la gerarchia tra di loro si sia invertita.
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Sotto l’azione dell’impianto di riscaldamento, o perché il tappo di ghiaccio si è staccato, le sonde
Pitot del Primo Ufficiale e quelle del Comandante stanno riprendendo a funzionare. Alle 02:10:35,
la CAS sul PFD destro schizza a 220 nodi: un valore giusto e, rispetto all’iniziale velocità di 282 nodi,
consistente con la salita che l’aereo sta compiendo. Ma i piloti non possono sapere se quel valore
è vero, poiché nulla segnala loro che i Pitot si sono sghiacciati, e così ora farebbero bene a fidarsi
dei dati che essi trasmettono. Inoltre, il Pitot che alimenta l’ISIS standby è ancora fuori uso e indica
116 nodi… Come credere che le velocità presentate sui PFD abbiano senso?
Come ovviare alla mancanza dei dati di velocità? David non ha compreso la vera natura del
problema, e non ha alcun messaggio o indicazione dal sistema computerizzato dell’aereo, che gli
permetta una diagnosi corretta e gli suggerisca che procedura adottare. Si rende conto che Pierre
è in difficoltà e avrebbe bisogno di essere messo in condizione di disporre di dati affidabili. Si è
probabilmente fatto una vaga idea che esista una avaria agli ADR e ritiene – purtroppo sbagliando
– che quello che alimenta gli strumenti di standby sia in migliori condizioni.
Alle 02:10:38, senza discuterne col collega, decide di cambiare la sorgente dei dati anemometrici
del PFD destro e, girando un’apposita manopola poco sopra alle manette dei motori, lo connette
all’ADR3. Il BEA ipotizza che in ciò possa essere stato influenzato dal ricordo di altre procedure
raccomandate in caso di problemi agli ADR o di formazione di ghiaccio.
Questa ipotesi, però, non è ben definita, infatti:
- 02:10:39. David: Je te mets en, en ATT heading (Ti metto in, in ATT heading)
Contemporaneamente, gira la manopola ATT/HDG (Attitude/Heading) su F/O ON3, e quella del FM
su “BOTH ON 1”, consentendo così di cambiare la sorgente dei dati inerziali di assetto e prua,
facendoli arrivare dall’IR3 del sistema standby, e di trasferire i parametri del FMGEC1 verso lo
schermo multifunzione EFIS di destra.
Ironia della sorte, pescare i dati di velocità dall’ADR3 non fa che peggiorare la situazione e
prolungare l’inconsistenza della velocità sul PFD del F/O, poiché il Pitot del sistema standby sarà
l’ultimo in ordine di tempo a sghiacciarsi, e non lo è ancora…
La CAS sul PFD di fronte a Pierre piomba a 121 nodi, aumentando l’incomprensione di entrambi. Le
indicazioni del FD scompaiono di nuovo. David ha una stretta allo stomaco, vedendo il risultato
della sua azione:
- 02.:0:41. David: ...Qu’est-ce que c’est que ça?? (….Cosa??)
È probabile che questo fallimento gli faccia perdere completamente la calma. Pierre, dal canto
suo, non riesce a comprendere ancora nulla. David non gli ha comunicato alcuna strategia, e non
gli ha motivato la ragione del suo agire sulle sorgenti dei dati. Non gli ha spiegato che idea si è
fatta. Eppure lui è più esperto: dovrebbe venirne a capo – pensa – ma non è così.
Qui c’è da chiedersi perché nessuno dei due abbia pensato di applicare la procedura di IAS
douteuse (velocità all’aria indicata dubbiosa, la cosiddetta “Unreliable Speed Indication/ADR check
procedure”); di prendere il manuale con le procedure di emergenza (Quick Reference Handbook) e
cercare la check-list prevista nel caso alla perdita di dati anemometrici. C’è una procedura per
tutto, in aviazione. La risposta la si può trovare forse nei loro (carenti) programmi
d’addestramento. IAS doteuse è una situazione di emergenza che hanno provato al simulatore solo
per il decollo; mai nel caso essa si presenti in crociera. La loro formazione è incompleta, in quanto
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23
un caso del genere era ritenuto del tutto improbabile. Al 1º giugno 2009, la sola Air France aveva
registrato già diversi casi di perdita temporanea d’indicazioni di velocità durante il volo livellato in
quota. Nonostante questo, però, non aveva provveduto con programmi d’addestramento specifici.
Aveva solo distribuito un avviso a tutti i dipendenti, con indicazioni e descrizioni troppo vaghe,
senza sottolineare a sufficienza la gravità e la ricorrenza dei problemi ai Pitot.
L’errore più grande, che fanno i due piloti, è probabilmente il non comunicarsi le intenzioni
reciproche e le ipotesi; nel non parlare; nel parlare poco e in modo per lo più incomprensibile
all’altro; nel non unire le forze per comprendere. Il Crew Resource Management, tecnica e arte del
fare squadra, che è tanto importante in aviazione, sembra essersi cancellato totalmente dalla loro
testa.
Nonostante gli input di picchiata, che Pierre ha messo in atto, l’aereo non scende di quota.
L’assetto longitudinale diminuisce ancora, ma sempre in modo lieve. Ora è circa 7 gradi, e
l’altimetro continua a indicare una salita: sono ormai a 37.300 piedi.
Pur non conoscendo la reale velocità dell’aereo, il PF pensa di fargli perdere quota agendo sui
motori. Controlla ad alta voce in quale modalità di spinta sono regolati:
- 02:10:42: Pierre: On est en… ouais on est en Climb… (Siamo in…si siamo in Climb…)
Poi tira indietro le leve fino a due terzi dell’arco IDLE-CLB (fra “spinta minima” e “salita”). Il suo
sidestick dalla posizione neutra passa leggermente a cabrare. Forse lo fa inconsciamente o in
modo automatico….o forse l’assetto indicato sul PFD gli fa pensare qualcosa che lo induce in
errore. Le indicazioni del FD ricompaiono infatti per l’ennesima volta sui PFD, in modalità V/S
(Vertical Speed, velocità verticale) con un target di 1.400 piedi al minuto. Le loro indicazioni sono
ballerine: prima dicono di cabrare leggermente; poi si spostano in basso, indicando una leggera
picchiata ed infine tornano a chiedere di cabrare. La N1 dei motori scende fino all’85%.
Alle 02:10:46 David tenta di zittire la C-chord che lo sta assordando, ma sbaglia pulsante. La sua
tensione dilaga: non capisce che cosa stia succedendo, e non è lui ai comandi. Allunga la mano in
alto sopra di sé e aziona il richiamo nel comparto delle cuccette per svegliare il comandante.
Hanno bisogno di aiuto.
- 02:10:49: David: Putain il est où, euh?… (Merda, dov’è, eh?)
Togliendo motore, un piccolo aereo avrebbe cominciato a scendere rapidamente, ma l’F-GZCP è
un bestione da più di 200 tonnellate, ha un’inerzia terribile, e anche le variazioni di spinta dei
motori hanno effetto con secondi di ritardo. L’altimetro continua a salire: 37.350…37.400… La
velocità verticale si riduce fino a 1.000 piedi al minuto.
L’angolo d’incidenza aumenta leggermente e arriva a sfiorare i 6 gradi. Alle 02:10:51, un nuovo
allarme rimbomba nella cabina, spiazzando i due copiloti del tutto.
Stall! Stall! Seguito stavolta da un jingle particolare e sgradevole, il cricket, che è simile (almeno
nella fantasia contorta di chi lo ha ideato) al verso di un grillo. Andrà avanti a suonare per poco
meno di un minuto, ininterrottamente.
David, esterrefatto, aziona di nuovo il richiamo in cuccetta, imprecando.
- 02:10:54: David: Putain!! (Porca puttana!!)
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Pierre comincia a perdere lucidità, probabilmente a causa dell’insensatezza della situazione e della
paura, che ormai lo sta braccando. Destabilizzato dall’allarme e confuso dal FD, i suoi input sono
inizialmente un misto di cabra e picchia, ma quelli di cabrata sono più frequenti, fino alla metà
dell’escursione del sidestick. L’angolo d’incidenza continua ad aumentare.
Stall! Stall!...Crrrk Crrrk Crrrk!
Il volume degli allarmi è così alto, che forse si sente persino fuori dal cockpit. A più riprese, le
hostess chiamano all’interfono. I due piloti nemmeno se ne accorgono: sono così concentrati e
increduli, che non comprendono che cosa stia succedendo nemmeno quando l’aereo comincia a
tremare con scosse che lo fanno sobbalzare ritmicamente. Pensano che sia ancora la turbolenza,
ma la furia esterna del temporale è calata, e in realtà si tratta del buffeting: il sottile strato d’aria
laminare, che scivola sulle ali dell’aereo e genera il suo sostentamento comincia a distaccarsi e
riattaccarsi, e la portanza non si genera più regolarmente. È un fenomeno tipico dell’innesco di
uno stallo.
Pierre si sforza di rimanere calmo. Pensando che l’allarme sia scattato perché ha ridotto la spinta
dei motori (e forse volendo inconsciamente salire al disopra del cumulonembo) annuncia:
- 02:10:56: Pierre: TOGA! (TOGA!)
E spinge completamente in avanti le manette, fino alla posizione di massima spinta, quella
utilizzata in decollo e riattaccata (Take Off/Go Around). Dare tutto motore tende a fare alzare
ancora di più il muso dell’aereo. La spinta si avverte, ma è strana: va in fase e controfase con il
buffeting, e i due fenomeni si mescolano, fornendo sensazioni inusuali e illusorie. L’A330 è un
gigante che s’impenna faticosamente verso l’alto tentando di scampare al buio delle nubi in una
notte senza stelle.
In cinque secondi l’assetto passa da 7 a 15 gradi, oscillando ritmicamente. Il rollio è lieve, sempre
contrastato dal PF. L’aereo continua a salire, tocca i 37.700 piedi, e la sua velocità ascensionale
cresce di nuovo fino a 2.400 piedi al minuto.
Stall! Stall!...Crrrk Crrrk Crrrk!
Pierre – gli occhi incollati agli strumenti e i sensi tesissimi – certamente percepisce quegli strani
movimenti dell’aereo. La velocità letta sul suo display è circa 125 nodi ed è in aumento. Per lui il
dato non è attendibile (e in effetti il Pitot di Riserva dal quale il suo PFD prende ancora i dati si sta
sghiacciando in quel momento), ma nota che la freccia di tendenza della velocità (speed trend)
indica una forte accelerazione. Questa ulteriore funzione automatica (che riappare proprio in
quegli istanti sugli schermi, poiché gli ADR 1 e 2 registrano nuovamente dati di velocità concordi e
in rapido aumento) fornisce una stima dell’accelerazione dell’aereo e indica a quale velocità volerà
dopo 10 secondi. Ha paura e – probabilmente in seguito alla sensazione di vibrazione e di brusca
accelerazione, unita alle indicazioni di speed trend – nella sua mente comincia a prendere corpo
un’ipotesi: quella che l’aereo sia prossimo a entrare in overspeed, cioè a superare la velocità
massima strutturale. In piena notte, senza riferimenti visivi e con strumenti inaffidabili, le
sensazioni fisiche tradiscono del tutto.
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David non sa più che fare: si è attaccato al campanello per svegliare il comandante. Lo azionerà
molte volte negli istanti che seguono.
- 02:11.00. David: Surtout essaye de toucher le moins possible les commandes en… en lateral,
hein! (Soprattutto cerca di toccare il meno possibile I comandi in..in laterale, eh!)
In realtà Pierre non è mai arrivato nemmeno alla metà dell’escursione di barra in laterale, ma le
oscillazioni in rollio devono essere risultate brusche. Gli input di cabrata e picchiata continuano ad
alternarsi, ma l’aereo risponderà sempre meno a questi ultimi, e invece amplificherà i primi.
Infatti, ormai da una decina di secondi, il THS (Trimmable Horizontal Stabilator, lo stabilizzatore
orizzontale “trimmabile” ovvero regolabile in assetto), che in precedenza era quasi orizzontale (-
2,8 gradi), ha cominciato un progressivo movimento, che lo sta facendo abbassare sempre di più:
in un minuto arriverà a -13,5 gradi, una posizione adatta a mantenere un assetto fortemente a
cabrare. Si tratta di uno degli automatismi rimasti della “legge alternata”: il computer registra un
po’ più di ordini di cabrata rispetto a quelli di picchiata, e “pensa”: vogliamo salire? Ecco, ti do una
mano...Peccato che anche in questo caso non lo segnali. Il trim (regolatore fine dei comandi di
volo) è comandato manualmente da una ruota verticale bianca e nera posta subito sotto le
manette. Ma se è il computer ad azionarlo, essa si muove lentamente e silenziosamente, e
l’equipaggio può non rendersene conto.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Nemmeno David crede all’allarme che stride ininterrottamente. Nessuno dei due ne accenna, e
nessuno parlerà più per diversi secondi. Lo sgomento ormai si è impadronito di questi due uomini,
che non capiscono le reazioni di un aereo che a detta di tutti è il più sicuro al mondo. La cabina di
pilotaggio è un caos sonoro e visivo, il Master Warning è perennemente illuminato; l’ECAM sforna
messaggi in una lingua informatica fuorviante e difficile da comprendere. Nessuno dei tre riesce
più a comunicare: né Pierre, che tenta disperatamente di pilotare, ma in base a una diagnosi
errata e strumenti di condotta inaffidabili; né David, il più esperto ma forse il più fragile,
sopraffatto dall’ansia; e neppure l’aereo, che pure cerca, come può, di gridare “aiuto”.
Il PF non si capacita del perché l’allarme non la smetta di suonare. “Ho dentro la spinta massima”
di nuovo pensa ad alta voce, e controlla la tacca sulla ghiera a fianco delle manette.
- 02:11:03. Pierre: Je suis en TOGA hein? (Sono in TOGA, eh?)
David spera solo che il comandante torni presto. Ora i due piloti sono completamente scollegati
uno dall'altro.
- 02:11:06.David: Putain il vient ou pas?? (Merda ma viene o no??)
L’angolo d’incidenza supera i 10 gradi; il muso è alto 17 gradi sopra l’orizzonte; il rollio è ancora
contenuto. Sotto l’azione delle potenti turboventole, l’A330 riesce a salire ancora qualche decina
metri, fino all’altitudine massima di 37.920 piedi e rallenta...rallenta fino a che i propulsori non ce
la fanno più a spingere (propulsion ceiling); avanza ancora un po’ per inerzia, mentre la portanza
ormai si sta affievolendo del tutto. Si avvia l’ultima sequenza di buffeting, l’ultimo suo disperato
aggrapparsi all’aria che non lo sostiene più.
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Poi, alle 02:11:14, l’aereo comincia a sprofondare, iniziando la lunga ed inesorabile caduta nel
vuoto(5). Il variometro va a zero, poi comincia velocemente a indicare valori negativi.
Questo causa un nuovo cambiamento nel FD, che avendo un target V/S di +1.400 piedi al minuto,
ora che il variometro è negativo, si mette a indicare la necessità di una cabrata ancora più
accentuata. Dalle 02:11:14 alle 02:11:40 la croce verde sul PFD si piazza prima a 10, poi a 15 e
infine a oltre 20 gradi d’assetto a cabrare.
Con la convinzione di essere prossimo all’overspeed, e non avendo compreso la modalità con cui il
Flight Director si presenta, Pierre tenta di seguire questa indicazione con diversi input di cabrata.
Un errore fatale, totalmente indotto da quella tecnologia che in teoria dovrebbe impedire ai piloti
di sbagliare…
Ecco la ricostruzione degli ordini del FD, secondo il BEA:
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Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
-02:11:20. Pierre (?): (Trop?) vite? (Troppo veloce?)
- 02:11:21. David: On a pourtant les moteurs! Qu’est-ce qui se passe bordel?! (Ma abbiamo i motori,
cosa succede maledizione?!)
David non comprende perché ora altimetro e variometro indichino una discesa nonostante i
motori siano in funzione. Preda del disorientamento spaziale in condizioni di assenza di visibilità,
forse non si fida più non solo dell’anemometro, ma nemmeno di tutti gli altri strumenti. Eppure il
FD indica di cabrare, e anche se non vede i movimenti che sta compiendo il collega e nota
l’incremento di assetto, lo ritiene giusto. Nel marasma dei pensieri che sicuramente gli si affollano
in testa, l’unica cosa concreta che fa è chiamare il comandante.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
- 02:11:24. David: Tu comprends ou pas ce qui se passe?? (Tu capisci cosa sta succedendo o no?)
Chiede azionando per l’ennesima volta il campanello dell’high-low chime. Pierre non risponde. È
chiaro che è spaventato come lui, e che non è affatto sicuro sul da farsi. Ed è probabile che
nemmeno lui, ormai, capisca più su quale strumento poter fare affidamento. Cerca di seguire le
indicazioni del FD, nella speranza che, essendo riapparse sullo schermo, ciò significhi che il
computer riesce a elaborarle e che le loro indicazioni siano valide.
Nella check-list per Unreliable Speed Indication, uno dei primi punti da eseguire è proprio
disinserire il FD, poiché le indicazioni errate di velocità possono portare alla visualizzazione di
ordini senza senso. Se solo avessero capito che dovevano usare quella procedura! Sarebbe bastata
una sonda che informasse del blocco dei Pitot sull’ECAM: un congegno elettronico da pochi euro…
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Adesso l’aereo è in pieno stallo: precipita con una velocità verticale di -5.200 piedi al minuto, e
l’altimetro si tramuta in uno spaventoso conto alla rovescia. A 02.11:24 la CAS è di 130 nodi,
concorde su entrambi i PFD ed in rapida discesa: anche la sonda di standby si è sghiacciata, ma
come saperlo?
Alle 02:11:27 l’A330 si inclina bruscamente fino oltre 10 gradi verso destra, e Pierre riprende a
contrastare con decisione questo rollio, che va aumentando, però i suoi sforzi non hanno alcun
effetto: ora anche i comandi sembrano inefficaci. L’indicazione del numero di Mach è scomparsa di
nuovo; i motori girano a tutta potenza, il FD continua a chiedere di cabrare al massimo, mentre il
trim dello stabilizzatore mobile continua a muoversi e supera i 10 gradi negativi.
Un forte rumore aerodinamico, forse simile all’ululare del vento, avvolge la cabina di pilotaggio e
da fuori l’oscurità più fitta sembra stringerne le pareti in una morsa claustrofobica.
- 02:11:32. Pierre: Putain j’ai plus le contrôle de l’avion là! (Merda non ho più il controllo dell’aereo!)
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- 02:11:34. Pierre: J’ai plus du tout le contrôle de l’avion!! (Ho perso completamente il controllo
dell’aereo!!)
Le sue parole sono una terribile sentenza.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
- 02:11:38. David: Commandes à gauche! (Comandi a sinistra!)
David preme il pulsante rosso sul suo sidestick, per sostituirsi alla guida. La freccia di luce verde,
che indica il passaggio della priorità si accende.
Anche David tenta di contrastare il rollio, dando un input a sinistra alla massima escursione, e
cabrando leggermente, ma per tutta risposta l’aereo sprofonda ulteriormente a destra, di oltre 25
gradi. L’angolo d’incidenza supera i 30 gradi. Il FD scompare nuovamente dai display.
Pierre riprende la priorità dopo un paio di secondi, in modo involontario. Può darsi però che lo
faccia perché si volta a guardare il collega e realizza che egli è in una posizione inadatta per il
pilotaggio: come risulta dalle analisi del sedile di sinistra effettuate durante le indagini, esso era
totalmente arretrato nella posizione in cui lo si sposta per scendere.
In quel momento qualcuno tenta di entrare, e la porta blindata della cabina di pilotaggio si
sblocca. Finalmente il comandante è tornato.
Il PNF non si rende conto della ripresa di priorità da parte di Pierre: non accorgendosi di avere il
sidestick disattivato, egli ha l’impressione che la macchina non risponda affatto ai comandi ed
esclama, rabbioso ed incredulo:
- 02:11:41. David: Putain on est où? C’est quoi là? (Merda dove siamo? Che abbiamo là?)
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
- 02:11:41. Pierre: J’ai l’impression qu’on a une vitesse de fou… (Mi pare che abbiamo una velocità
folle…)
All’apparenza il PF non ha mai cambiato la posizione della barra da quella in cui l’aveva messa
poco prima seguendo le indicazioni del Flight Director, cioè tutta a sinistra e tutto a cabrare.
Manterrà questo comando per i successivi 40 secondi.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Probabilmente la tensione ha tolto quasi del tutto a Pierre e David la capacità di ragionare. Il
rumore di fondo è molto forte e, unito all’allarme di stallo, a malapena permette di udire i passi di
Marc alle loro spalle.
Il comandante ha compreso che sta succedendo qualcosa di anomalo e li interroga brutalmente:
- 02:11:42. Marc: Ehi, qu’est-ce qui se passe? Expliquez moi ce qui se passe!! (Hei, che cosa sta
succedendo qua?? Ditemi cosa sta succedendo!!)
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- 02:11:43. David: Qu’est-ce qui se passe? Je ne sais pas…je sais pas ce qui se passe!! (Cosa
succede? Non lo so…non lo so che cosa sta succedendo!!)
La voce di David è nervosissima. Pierre teme l’overspeed e muove leggermente indietro le
manette dei motori sulla tacca MCT (Max Continuous Thrust, spinta massima continua) e poi su
quella CLB.
Il muso dell’aereo si è leggermente abbassato a 12 gradi di assetto, ma l’angolo d’incidenza ha ora
superato i 35 gradi. Il flusso d’aria è troppo inclinato rispetto ai tubi di Pitot ed entra a fatica e si
genera anche un flusso d’aria entrante dalle prese statiche, annullando di fatto la differenza tra la
pressione ivi misurata e quella misurata dai Pitot. I computer dell’Airbus non sono programmati
per funzionare con letture dei dati tanto estreme. Se la velocità scende sotto i 60 nodi, il FMGEC1
– ossia il computer principale alimentato da tutti gli altri, compresi gli ADIRU – non ritiene
possibile che l'aereo stia volando e la CAS non viene più computata né mostrata sui display. Se le
sonde che misurano l’angolo d’incidenza forniscono dati superiori a 35 gradi, questi non sono
ritenuti attendibili. Quindi vengono rigettati e – incredibilmente – l’allarme di stallo si disattiva,
risostituito quasi all’istante dalla C-chord.
- 02:11:45. Pierre: On perd le contrôle de l’avion là! (Perdiamo il controllo dell’aereo!)
- 02:11:46. David: On a tout perdu le contrôle de l’avion…. (Abbiamo perso completamente il controllo
dell’aereo…)
Sotto gli sguardi sconvolti di Pierre e David, sull’indicatore sinistro della CAS di entrambi i PFD
scompaiono le tacche. La banda diventa nera e la velocità scompare definitivamente in tutti due i
display, ed anche sullo strumento di standby. Da qui in poi infatti verrà visualizzata poche volte e
solo a brevi flash di qualche frazione di secondo, quando casualmente si registrano dei picchi
superiori ai 60 nodi.
Lo stall warning si arresta. Marc avanza verso i due copiloti, aggrappandosi al sedile centrale,
poiché l’aereo in quell’istante rolla brutalmente ancora di più a destra, con un angolo che sfiora i
40 gradi.
- 02:11:47. David: …On comprend rien…on a tout tenté… (…Non capiamo nulla…abbiamo tentato di
tutto…)
Questa affermazione deve essere stata come un pugno in faccia per il comandante, che a fatica
riesce a sedersi e si mette a fissare incredulo gli strumenti di bordo. È trascorso meno di un quarto
d’ora da quando se ne è andato a riposare, ed era tutto tranquillo. Adesso è il caos.
L’altimetro è in discesa rapida: 34.300 piedi…34.000…33.800…Il variometro è a fondo scala in
negativo; CAS, numero di Mach e FD perduti.
Pierre sposta le manette al minimo, su IDLE. La coppia cabrante dovuta alla spinta dei propulsori
viene meno, l’aereo abbatte repentinamente il muso verso il basso di 25 gradi nonostante i
comandi siano a cabrare e comincia a oscillare velocemente: in sette secondi si ripiega di 10 gradi
verso sinistra e poi subito verso destra, per rimanere inclinato da quella parte complessivamente
di 15 gradi. La N1 passa da 103 a 58% in 22 secondi.
4 Minutes, 23 Seconds – Flight AF447
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Marc osserva trafelato i valori sul PFD del Comandante, poi su quello del Primo Ufficiale…
sembrano coincidere. Poi guarda gli strumenti di standby: sono più piccoli e analogici; stringe gli
occhi per scrutarli meglio nella semioscurità della cabina di pilotaggio. Sono concordi?
- 02:11:50. David: Euh... (Euh…)
I due primi ufficiali sono nel pallone. Deve intervenire in fretta e guidarli, oltre che cercare di
venire a capo della situazione.
- 02:11:52. Marc: Alors tiens…prends, prends ça. (Allora guarda…considera, considera questo.)
A che cosa si riferisce? Difficile capirlo. Nel terzo Interim Report gli investigatori erano sicuri che
indicasse il Flight Path Vector (FPV), una specie di aereo stilizzato da dietro, proiettato sul PFD, che
fornisce un’indicazione dell’assetto dell’aereo e suggerisce la direzione nella quale esso si sta
muovendo con quei parametri. Tuttavia, nel Final Report è scritto che la funzione FPV non sarebbe
mai stata attivata da parte dell’equipaggio.
Stall! Stall!... CrrrkCrrrk!
L’allarme di stallo si riattiva per un paio di secondi, non appena l’angolo d’incidenza misurato da
una delle tre sonde si riduce temporaneamente sotto i 35 gradi.
David fa eco al comandante, ed insiste rivolto al PF:
- 02:11:55. David: Prends ça là, prends ça! (Considera questo, considera questo!)
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk!
- 02:11:57. David: Essaye de prendre ça. (Devi guardare questo.)
A qualsiasi strumento o indicazione si riferiscano, pare che ciò non sia di grande aiuto per Pierre.
- 02:11:58. Pierre: Je… j’ai, le problème c’est que j’ai plus de vario là! (Io…ho, il problema è che non ho
più il variometro!)
- 02:11:59. Marc: D’accord… (Ok…)
- 02:12:00. Pierre: J’ai plus aucune indication!! (Non ho più alcuna indicazione!!)
- 02:12:02. David: On n’a aucune indication qui soit valable!! (Non abbiamo più indicazioni valide!!)
Il variometro è a fondo scala: l’indicatore, in quella condizione, è colorato di ambra a segnalare
una situazione anomala e solo la finestrella indicante la progressione delle centinaia continua a
scorrere. Lo strumento infatti non è concepito per visualizzare valori superiori a +/- 6.900 piedi al
minuto, per cui oltrepassata quella soglia, il rateo esatto rimane sconosciuto all’equipaggio. A
parte l’altimetria e l’orizzonte artificiale, ogni altra indicazione sul PFD è perduta.
L’A330 prosegue la sua caduta nel vuoto e raggiunge la velocità ascensionale di -13.500 piedi al
minuto, oscillando il muso in su e in giù, insensibile ad ogni comando.
In Pierre la razionalità lascia sempre più il posto alle impressioni generate dalle sensazioni fisiche.
Non ci si deve fidare delle sensazioni, se si vola di notte: ci si deve fidare degli strumenti. Ma se
anche quelli non funzionano, che resta da fare?
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-02:12:04. Pierre: J’ai l’impression qu’on a une vitesse de fou, non? Qu’est-ce que vous en
pensez? (Ho l’impressione che abbiamo una velocità elevatissima, no? Cosa ne pensate?)
Contemporaneamente, mette la mano sinistra sulla leva ed aziona gli aerofreni.
- 02:12:06. David: Non! (No!)
- 02:12:06. David: Non surtout ne…ne les sors pas ça! (No, soprattutto….non estrarli, quelli!)
Intimorito dalla reazione decisa del collega, Pierre non chiede spiegazioni e li fa rientrare.
- 02:12:07. Pierre: Non?...Ok… (No?...Ok…)
L’angolo d’incidenza poi ritorna entro valori validi, e l’allarme di stallo ricomincia a suonare per
altri sei secondi.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
- 02:12:09. David: Ne les sors pas! (Non estrarli!)
- 02:12:11. Pierre: Alors on continue à descendre… (Così si continua a scendere…)
Per tutta risposta David spinge di nuovo la leva dei motori in avanti, sulla tacca CLB, e la N1 dei
motori ritorna a salire. Chiaramente non condivide la diagnosi di overspeed di Pierre, ma in realtà
non ne ha una sua valida in alternativa.
- 02:12:12. David: On tire! (Tiralo su!)
Esclama intimando al PF di riprendere l’assetto. Sono attimi d’indecisione: nessuno sa bene cosa
fare; nemmeno Marc, che ancora non si intromette ed in silenzio cerca una spiegazione, quella che
i suoi copiloti non gli hanno fornito. Ma come si saranno cacciati in un simile delirio?
Il muso, che era rimasto abbassato a 10 gradi sotto l’orizzonte, nonostante Pierre abbia ancora il
sidestick tutto a cabrare e tutto a sinistra, risale e torna livellato. L’aereo però rimane inclinato a
destra, e questa posizione sta producendo un’ampia virata, che riporterà la prua verso il Brasile.
- 02:12:14. David: Qu’est-ce que t’en penses? Qu’est-ce que t’en penses? Qu’est-ce qu’il faut
faire??! (Cosa ne pensi? Cosa ne pensi? Cosa dobbiamo fare?)
Chiede disperatamente il PNF girando le manopole delle sorgenti dei dati e connettendo così il
PFD sinistro all’ADR3.
- 02:12:15. Marc: Là, je sais pas! Là ça descend... (Ma non lo so! Stiamo scendendo…)
L’affermazione disarmante del comandante è una stretta dolorosa allo stomaco.
È Pierre ad agire per primo; a cercare un’iniziativa e tentare una possibile mossa, pur
nell’incomprensione più totale.
Forse non si era reso conto di avere già la priorità di pilotaggio. Preme il pulsante rosso e
ricomincia a muovere il suo sidestick, fino a poco prima stranamente “bloccato”. Tenta di
assecondare il livellamento dell’aereo che torna a puntare il muso verso l’alto e di contrastare per
l’ennesima volta il rollio a destra. Parte convinto di farcela, ma subito si rende conto che i suoi
sforzi danno poco risultato.
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- 02:12:19. Pierre: Voilà…Là c’est bon…là on serait revenu les ailes à plat, non il veut pas…
(Ecco…Ecco così va bene…siamo tornati ad ali livellate, no, non va…)
Ed è a questo punto che Marc, sempre intento a controllare i vari strumenti, si accorge finalmente
di una cosa fondamentale e terribile.
- 02:12:23. Marc: Les ailes à plat…l’horizon…l’horizon de secours!!! (Ali livellate…l’orizzonte…l’orizzonte
di standby!!!)
Lo sguardo dei tre si concentra sul piccolo strumento giroscopico colorato. E notano una cosa
inaudita: l’angolo di inclinazione sull’orizzonte è diverso da quella che compare sui PFD. Questo
strumento è più primitivo, meno soggetto a errori. Indica un assetto diverso, e – probabilmente –
è quello vero…
Una ipotesi che spiegherebbe molte cose riguarda l’assetto sui PFD. Per un qualche ulteriore bug,
forse conseguente ai loop di controllo, che i vari computer eseguono dopo avere perduto i dati di
velocità, potrebbe essere stato visualizzato un angolo di inclinazione sull’orizzontale inferiore al
valore reale.
Non sembra che esistano dati registrati nelle “scatole nere” in merito a come sono visualizzati i
valori sugli schermi dei glass cockpit. Inoltre l’analisi dell’avionica, compiuta dopo due anni
d’immersione sul fondo dell’Atlantico, non avrebbe permesso di recuperare questo dato. Quando
potrebbe essere iniziato il fenomeno? Non è possibile saperlo. Tuttavia, se una cosa del genere si
fosse prodotta, si spiegherebbero tre fatti importanti: i comandi accentuati del PF, il fatto che il
PNF non noti l’assetto così eccessivo; e un messaggio ACARS criptico, che indica problemi
all’orizzonte artificiale di standby (come se il suo dato – vero ma diverso da quello dei PFD – fosse
stato rigettato nei loop di controllo). Se il valore visualizzato sui PFD fosse circa la metà di quello
reale, i precedenti input di cabrata risulterebbero compatibili con quelli di un pilota che tenta di
mantenere l’aereo con un assetto da orizzontale a un massimo di 5° positivi (si confronti la tabella
Excel allegata). Inoltre, è solo dopo che il comandante ha richiamato l’attenzione sull’orizzonte di
standby, che tutti cominciano a concentrarsi sull’assetto (chiamandolo comunque impropriamente
salire-scendere).
- 02:12:25. David: L’horizon de secours!! (L’orizzonte di stand-by!!)
- 02:12:26. Pierre: Ok… (Ok…)
- 02:12:26. David: La vitesse? (La velocità?)
- 02:12:27. David: Tu montes! (Stai salendo!)
- 02:12:28. David: Tu descends, descends, descends, descends! (Scendi, scendi, scendi, scendi!)
- 02:12:28. Marc: Descend! (Scendi!)
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Entrambi i copiloti sono spiazzati ed angosciati per non avere notato prima lo scarto sull’orizzonte
artificiale, e adesso si rendono conto di quanto un problema del genere possa averli tratti in
inganno.
L’accelerazione è tornata prossima ad 1g o di poco superiore. Questo purtroppo contribuisce a
disorientarli, perché la sensazione fisica è quella di una salita mentre in realtà la traiettoria del
centro di gravità dell’aeromobile è discendente, ed ha una velocità variometrica elevatissima.
Stall! Stall!…
Stall! Stall!
L’allarme di stallo si attiva per altri due secondi senza cricket. [Succede ogniqualvolta il muso
oscilla in basso. Poi, quando questo si alza, lo stall warning tace e ritorna la C-chord. È una specie
di continuo bombardamento acustico.]
- 02:12:30. Pierre: Je suis en train de descendre là?! (Allora sto scendendo adesso?!)
Chiede con rabbia dando un paio di input a picchiare fino a metà stop. Ora tutti sono concentrati
sull’assetto.
- 02:12:31. David: Descend! (Scendi!)
- 02:12:32. Marc: Non tu montes là! (No, stai salendo!)
Pierre – stando alle regolazioni del suo sedile – era alto circa 1 metro e 80 cm. Gli strumenti di
standby sono spostati più verso il posto di sinistra, e con il sedile regolato in avanti forse è difficile
vederli e contemporaneamente appoggiare bene il braccio destro per pilotare. Per questo chiede.
Se il sistema standby avesse funzionato meglio, allora forse anche le letture dei relativi strumenti
sarebbero attendibili.
- 02:12:33: Pierre: Là je monte, okay alors on descend…. (Sto salendo, ok allora scendiamo…)
Nella sua mente ora appare l’idea che l’aereo non sia in overspeed, ma al contrario abbia perso
portanza per davvero. L’assetto è cabrato e lo stall warning ha suonato talmente tante volte...!
Spinge in avanti il sidestick tra metà corsa e lo stop; poi porta la spinta dei motori al massimo, su
TOGA. È la manovra corretta in caso di stallo.
- 02:12:34. Marc: Tu montes… (Stai salendo…)
Ma l’aereo è lento: gli servirebbe molto tempo per reagire ed è ormai fuori controllo da quasi due
minuti. Il suo muso oscilla ancora verso l’alto fino a 9 gradi di assetto positivo.…poi si abbassa fino
a pochi gradi sotto l’orizzonte. Bisogna solo continuare a buttare giù il muso e perseverare.
Avrebbe potuto davvero farlo uscire dallo stallo? In conseguenza di questo comando di picchiata
l’elevatore passa solamente da -30 a -20 gradi. Infatti la legge Alternate 2B è sempre attiva, ed
introducendo una limitazione sul fattore di carico impedisce uno spostamento della superficie
mobile proporzionale al comando del sidestick. Di fatto, purtroppo, portare la cloche a fondo corsa
a picchiare per pochi secondi non avrebbe indotto un movimento corrispondente sul timone di
profondità, e con il THS tutto a cabrare l’effetto viene ridotto ulteriormente. Il comando di
picchiata avrebbe dovuto essere mantenuto a lungo, con decisione, per permettere al THS di
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muoversi ed assecondare il movimento degli elevatori, ma anche in questo caso non sarebbe più
rimasto tempo sufficiente per la rimessa.
E’ dunque molto probabile che l’F-GZCP non avrebbe più potuto essere recuperato…
Diminuendo l’assetto, l’angolo d’incidenza scende sotto la fatidica soglia dei 35 gradi. Il computer
lo riconsidera valido, e l’allarme di stallo riprende, assordante.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Ulteriormente sorpreso, Pierre ripiomba nell’incertezza totale. Si accerta di avere davvero i motori
al massimo:
- 02:12:39. Pierre: Okay on est en TOGA… (Ok, siamo in TOGA…)
Non capisce. Mantiene il comando di picchiata, ma è incerto: è al limite dello stremo; sta
perdendo le speranze. La manovra per contrastare lo stallo sembra dare un risultato totalmente
contrario! Perché fa azionare lo stall warning? Allora non siamo in stallo! Dio mio cosa sta
succedendo?
Non sa del meccanismo assurdo di questo allarme. È pazzesco, che il costruttore abbia avuto una
simile pensata: probabilmente Airbus ritiene davvero il suo aereo impossibile da stallare, e che un
avvertitore serio non serva. Uno stallo non si arresta, è un fenomeno continuo. Se l’aereo è
entrato in stallo c’è bisogno di un allarme che suoni continuamente fino a che ne sia uscito; non
uno che si arresta se l’angolo d’incidenza eccede un limite. È una follia mortale.
Airbus non ha nemmeno previsto la visualizzazione sul display del valore dell’angolo d’incidenza
misurato dalle sonde. Un’informazione visiva è percepita molto meglio dal cervello, in condizioni
critiche, rispetto a un avviso sonoro. Invece che tutti quei messaggi criptici, l’angolo d’incidenza
scritto in grossi caratteri sull’ECAM sarebbe stata l’unica semplicissima informazione utile a far
capire la situazione ai piloti e salvare la vita di tutti gli occupanti dell’aereo.
- 02:12:41. Pierre: On est quoi là? En alti on a quoi là...? (Cosa abbiamo là…in alti cosa abbiamo…?
Si sporge per vedere lo strumento standby. L’aria, per alcuni secondi, ritorna a scorrere nei Pitot, e
la CAS viene visualizzata di nuovo: circa 90 nodi. È maledettamente bassa. Ma chi gli crede più?
- 02:12:43. Marc: Putain c’est pas possible!! (Merda, non è possibile!!)
Nemmeno Marc riesce a capacitarsi della riattivazione dell’allarme.
- 02:12:44. Pierre: En alti on a quoi…? (In alti cosa abbiamo…?)
L’aereo attraversa i 20.000 piedi in quell’istante. L’oceano si avvicina, e lo spazio per una manovra
di recupero si sta assottigliando sempre più.
- 02:12:46. David: Comment ça en altitude? (Vuoi dire in altitudine?)
- 02:12:48. Pierre: Ouais ouais, j’descends là non?! (Si si, sto scendendo, no I?)
- 02:12:50. David: Là tu descends oui!! (Stai scendendo, si!!)
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Manca solo che si mettano a litigare, ma è comprensibile: è la disperazione che li fa parlare. E
l’aereo s’inclina di nuovo bruscamente, paurosamente sulla destra, fino oltre i 40 gradi.
- 02:12:52. Marc: Ehi tu…tu es en… (Hei sei…sei in…)
- 02:12:54. Marc: Mets, mets les ailes horizontales. (Dai, metti le ali orizzontali.)
- 02:12:56. Marc: Mets les ailes horizontales! (Metti le ali orizzontali!)
- 02:12:57. Pierre: C’est ce que je cherche à faire! (E’ quello che cerco di fare!)
- 02:12:57. Marc: Mets les ailes horizontales!! (Metti le ali orizzontali!!)
Pierre reagisce a quella nuova caduta dell’ala destra portando la barra tutta a sinistra e a cabrare.
Il muso ora punta circa 7 gradi verso il basso, ma l’angolo d’incidenza aumenta ancora: ormai
l’aeroplano avanza quasi tanto quanto scende, e l’allarme di stallo si interrompe nuovamente.
Nessuno dei tre si avvede del messaggio che, incredibilmente, è comparso solamente da una
decina di secondi sull’ECAM, indicante il disaccordo tra gli ADR e suggerente una possibile
procedura da adottare. Sarebbe stato comunque troppo tardi, Airbus.
La C-chord ricomincia a suonare, accompagnata dal rumore della caduta. Poi la voce sintetica
dell’aereo emette un nuovo avviso:
Dual input!
I due copiloti stanno dando comandi simultanei.
- 02:12:58. Pierre: Je suis à fond à… avec du gauchissement! (Sono al limite con….con il rollio!)
- 02:13:00. Marc: Le palonnier! (Il timone!)
È il timone l’ultima superficie aerodinamica di controllo a perdere di efficacia quando l’aereo è
fuori dell’inviluppo di volo. Il comandante ha ragione. Pierre affonda il piede sinistro, cerca
un’escursione ottimale.
- 02:13:05. Marc: Les ailes à l’horizont…allez doucement…doucement… (Ali livellate…vacci
piano…dolcemente…)
Non si capisce perché Marc, in una situazione così disperata, non abbia preso il posto di uno dei
due copiloti e assunto lui, direttamente il controllo. Forse gli scossoni e la pendenza eccessiva
dell’A330 avrebbero reso troppo difficile lo scambio di postazione.
Il rollio sembra da principio ridursi. Però, dopo qualche secondo, l’aereo ritorna a oscillare
alternativamente da entrambi i lati: anche più 15 gradi, ma sempre in prevalenza a destra,
ondeggiando contemporaneamente il muso in su e in giù di 10 gradi. Inesorabile, insensibile a
qualsiasi volontà.
Con difficoltà, dalla posizione arretrata in cui si trova il suo sedile, David impartisce un comando
che però viene filtrato da quelli del sidestick opposto, e non sortisce effetto alcuno.
- 02:13:11. David: On a tout perdu au niveau de l’aile gauche! (Abbiamo perduto tutto a livello dell’ala
sinistra!)
- 02:13:11. Marc: Tiens…euh…? (Guarda…eh…?)
Il frastuono aerodinamico è molto forte. Pierre mantiene input di cabrata, fra un quarto e metà
dell’escursione della barra, e contrasta il rollio usando il timone.
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- 02:13:14. David: J’ai plus rien là! (Non ho più nulla là!)
- 02:13:14. Marc: Hein? (Cosa?)
- 02:13:15. Marc: Tu as quoi?... Non, attends…! (Cos’hai?...No, aspetta…!)
- 02:13:18. Pierre: On est…on y est….on passe le niveau cent!! (Siamo a….siamo a ….passiamo il livello
100!!)
- 02:13:19. David: Attends, moi j’ai des..j’ai des commandes moi, hein?! (Aspetta ho io i……ho io i
comandi, eh?!)
Anche David dà leggeri comandi a cabrare. Però non è incisivo. L’avviso di input in contemporanea
risuona di nuovo.
Dual input!
-02:13:25. Pierre: Qu’est-ce qui…comment ça se fait qu’on continue à descendre à fond là??
(Chi…come è possible che continuiamo a scendere così??)
Scartata l’ipotesi di overspeed, scartata l’ipotesi di stallo, che cosa sta succedendo? Che cosa si
deve fare?
-02:13:28. David: Essaye de trouver ce que tu peux faire avec tes commandes là-haut…les
primaires et cetera (Prova a vedere cosa puoi fare con I comandi là in alto….i primari eccetera)
Il PNF chiede a Marc di resettare i computer di bordo, ma il comandante non sembra convinto
dell’efficacia di questa strategia perchè mormora, sovrastato dalla C-chord e dal rumore
aerodinamico:
- 02:13:29. Marc: Fera rien…On fera rien… (Non farà nulla…non farà nulla…)
- 02:13:31. Pierre: On va arriver au niveau cent!! (Arriviamo al livello 100!!)
La voce di Pierre è quasi un grido. Il suo sidestick resta in posizione cabrata a metà escursione.
Contrariamente a quanto affermato un paio di secondi prima, Marc preme sul pannello superiore i
pulsanti che permettono di sostituire i PRIM1 e SEC1 in precedenza agenti come prioritari con
quelli che erano secondari. Anche David fa un estremo tentativo per far ripartire gli strumenti, e
gira le manopole del selettore dell’AIR DATA sulla posizione normale.
Ma ormai non importa da quale ADR si prendano i dati o quale calcolatore sia scelto come master.
L’aereo è in un assetto talmente incompatibile con qualsiasi dinamica di volo, che i computer
rigettano ogni lettura, e di lì a pochi istanti sia i PRIM che i SEC andranno in blocco totale.
- 02:13:36. Pierre: Neuf mille pieds!! (9000 piedi!!)
- 02:13:38. Marc: Doucement avec le palonnier là! (Dolcemente col timone!)
- 02:13:39. David: Remonte, remonte, remonte, remonte!! (Risali, risali, risali, risali!!)
Esclama spingendo il sidestick in avanti. Semplicemente un comando o una specie di preghiera
rivolta all’aereo? Forse entrambe le cose. È il panico più profondo: l’oceano è a soli 2.700 metri e si
avvicina sempre di più.
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- 02:13:40. Pierre: Mais je suis à fond à cabrer depuis tout à l’heure...! (Ma se ho continuato a cabrare
per un po’…!)
Il comandante non vedeva i movimenti del PF. Pensava fossero di picchiata? L’aereo ha continuato
a ondeggiare in su e in giù e ora si è stabilizzato con un assetto di circa 11 gradi positivi. Marc si
aspettava qualcosa di diverso, o forse era l’unico ad avere intuito con certezza di essere in stallo,
ma semplicemente e incredibilmente non lo aveva detto? Ormai non è importante.
Dual input!
- 02:13:42. Marc: Non-non-non ne remonte plus là! (No-no-no non salire più!)
Dual input!
- 02:13:43. David: Alors descends! Plus on descend (Allora scendi! Devi scendere)
Ora David va deciso e spinge la barra in avanti a fondo. Pierre, invece, tenta ancora di cabrare.
Dual input!
- 02:13:45. David: Alors donne moi les commandes…à moi les commandes!! (Allora dammi i
comandi….a me i comandi!!)
Prima che il compagno finisca la frase, è Pierre a precederlo:
- 02:13:46. Pierre: Vas-y tu as les commandes… (Vai, hai tu i comandi…)
Dual input!
- 02:13:47. Pierre: …on est en TOGA toujours, hein! (…siamo ancora in TOGA, eh!)
David mantiene i piani di profondità in picchiata, e mette i motori su CLB. La CAS fa la sua ultima
comparsata qualche secondo prima del totale spegnimento dei computer: è inferiore a 80 nodi e
continua a fluttuare e a scendere. Così l’altimetro: 6.000 piedi…5.000…
- 02:13:53. Marc: Alors attends…AP off! (Allora aspetta….AP off!)
Il comandante è molto più lento degli eventi: è come se pensasse o volesse credere che c’è ancora
tempo. Ordina di disattivare l’autopilota.
Ma l’aereo non risponde nemmeno al comando di picchiata prolungato. Il suo muso riprende a
oscillare come quello di un cetaceo impazzito tra pochi gradi sotto l’orizzonte e 10-15 gradi
positivi. L’angolo d’incidenza ritorna a valori inferiori a 35 gradi, e l’allarme beffa ancora i piloti.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
Un ennesimo inclinarsi a destra, fino a 30 gradi, poi ricomincia il rollio da entrambi i lati. Come una
foglia in balia del vento.
- 02:13:59. Pierre: Messieurs… (Ossignori…)
Istintivamente muove il suo sidestick: la disperazione lo porta ad agire, anche se è una reazione
involontaria e non ragionata.
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Chissà se i passeggeri hanno intuito che qualcosa non andava; chissà se hanno avuto paura come
loro, o se non si sono resi conto del loro destino…
- 02:14:05. Marc: Attention, tu cabres là! (Fai attenzione stai cabrando!)
- 02:14:06. David: Je cabre?? (Sto cabrando??)
No, non sta cabrando. Ma non serve. Non servirà a nulla... Il muso resta rivolto verso l’alto, mentre
quell’insieme di metallo, cavi elettrici e persone sta venendo giù come una pietra. Chi potrebbe
accettarlo, morire così.
- 02:14:06. Marc: Tu cabres… (Stai cabrando…)
- 02:14:07. David: Je cabre.. (Sto cabrando)
- 02:14:07. Pierre: Mais faudrait, on est à quatre mille pieds! (Ma dobbiamo, siamo a 4000 piedi!)
- 02:14:10. Marc: Tu cabres là! (Stai cabrando!)
David non si vuole arrendere, non lo accetta. Tira indietro le manette dei motori a poco più di
IDLE: deve abbassare il muso; l’allarme di stallo ora tace: ne possiamo uscire, forse? Possiamo
salvarci?
Pochi secondi dopo, il GPWS, l’allarme di prossimità del suolo, risuona come una risposta, una
condanna definitiva.
Sink rate... Pull up!
- 02:14:18. Marc: Allez, tire! (Dai, a salire!)
Pull up!
Pull up!
- 02:14:19. Pierre: Allez on tire, on tire, on tire, on tire!! (Andiamo tiralo su, tiralo su, tiralo su, tiralo su!!)
È solo istinto di sopravvivenza: preme il pulsante per avere la priorità, cabra al massimo e dà tutta
manetta.
Stall! Stall!... Crrrk Crrrk Crrrk!
- 02:14:23. Pierre: Putain on va taper…..c’est pas vrai!! (Merda ci schianteremo….non può essere vero!!)
Pull up!
Il tempo è scaduto.
L’F-GZCP è una clessidra nelle mani degli dei, che la osservano rilasciare l’ultimo granello. Gli
eventi si sono messi in fila come un infausto allineamento di pianeti, e hanno chiesto un enorme
tributo, perché qualcuno, forse, aprisse gli occhi e decidesse finalmente di correggere ciò che non
funziona.
Perché tutto ciò non debba ripetersi di nuovo.
- 02:14:25. Pierre: Mais qu’est-ce qui se passe!!? (Ma che succede!!?)
- 02:14:25. David: On est morts!!! (Dio mio siamo morti!!!)
Pull up!
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- 02:14:26. Marc: Dix degrés d’assiette! (Dieci gradi d’assetto!)
Forse è questa, la ragione per cui certe cose accadono.
Alle 02:14:28Z l’A330 si schianta sull’acqua a quasi 200 km orari, con un assetto cabrato di 16,2
gradi, inclinato a sinistra di 5,3 gradi, e con una velocità discendente di 55,4 metri al secondo. La
deriva e il timone si strappano e vengono proiettati in avanti.
In pochi istanti la maggior parte dell’aereo e degli occupanti viene inghiottita dall’oceano e
s’inabissa lentamente verso il buio gelido e silenzioso del fondale atlantico, mentre la pioggia
tropicale sfuma il ribollire del carburante sulle onde.
Note
(1) [BEA Interim Report 2, pag 55 e seguenti; BEA Final Report, Pag. 138 e seguenti]. Un’altra compagnia
francese, la Air Caraibes, ha iniziato a sostituire le sonde anemometriche subito dopo un singolo episodio.
Air France ha iniziato la sostituzione solo pochi giorni prima dell’incidente, a metà maggio 2009. Come mai
questo ritardo?
Ogni tipo di aereo deve possedere un certificato di navigabilità, che ne certifica la sicurezza. Ciò significa
che il costruttore deve sottostare alle regole degli enti certificatori, le quali a loro volta si attengono alle
Direttive di Navigabilità imposte dagli enti aeronautici internazionali. In Europa è l’EASA, l’ente europeo per
la sicurezza aerea, a certificare gli aerei, e controlla periodicamente i progetti delle case costruttrici. EASA è
rappresentata, in Francia, dalla DGAC (Direction Générale de l’Aviation Civile). Ci sono molti passaggi
dunque, che possono rallentare il processo tra le segnalazioni di incidenti e la successiva formulazione di
regole e criteri di sicurezza da un lato, e l’emissione di nuove direttive di sicurezza da diramare ai
costruttori e alle compagnie aeree, dall’altro. Questa catena è lunga e fragile. Troppo. Un
malfunzionamento viene segnalato dai piloti alla compagnia, e da questa ad Airbus. Il costruttore apre
un’inchiesta volta a stabilire se l’aereo si trovava in un’unsafe condition: in pratica se vi sono situazioni nelle
quali non è sicuro. Questa inchiesta prevede ovviamente la sorveglianza e la direzione di DGAC ed EASA.
All’epoca dell’incidente la perdita dei dati di velocità era classificata dagli enti regolatori come major, cioè
un’avaria pesante, in grado di mettere fortemente in crisi i piloti che si trovano ad affrontarla, ma non tale
da portare ad una catastrofe. A seguito dell’analisi degli incidenti alla sonde Pitot Thales AA, nel Marzo
2009 l’EASA, su pressione di Airbus, scrive alla DGAC che non è necessario rendere obbligatoria la
sostituzione di questi congegni nella flotta A330-A340, ma bisogna monitorare la frequenza del fenomeno
per avere più statistica. Dunque ogni compagnia può scegliere che cosa fare. Diversi piloti di Air France
avevano denunciato una situazione di lentezza e immobilismo di fronte ad un problema grave, dal loro
punto di vista, facendo notare come da tempo questa avaria “maggiore”, sempre più frequente, avrebbe in
realtà dovuto essere classificata come più grave: hazardous, cioè capace di impedire agli equipaggi di
svolgere correttamente il loro compito e portare conseguenze letali. Un tipo di avaria che avrebbe richiesto
interventi di correzione immediati.
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Si tratta dunque di una strage annunciata, quella dell’AF447: EASA, DGAC, Airbus ed Air France condividono
ciascuna una parte significativa della responsabilità di questa tragedia.
(2) “Spinta motori ATHR. Spinta delle manette dei motori…”
(3) “Manette motori..?”
(4) “Legge alternata….protezioni perdute”
(5) Secondo un bollettino di Informazione sulla Sicurezza del Volo (Info SV) emesso da Air France il 18
giugno 2012, gli Airbus, a causa della loro conformazione aerodinamica e delle loro velocità, una volta
entrati in stallo non abbassano repentinamente il muso come la grande maggioranza degli aerei, specie se i
motori (posti sotto le ali) sono a pieno regime.