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STORIA DI SARDEGNA
Storia della Sardegna medievale
STORIA DELLA SARDEGNA
La Sardegna Giudicale e le Repubbliche Marinare
- Pisa e Genova- I Lacon-Gunale e le genealogie giudicali- I Lacon-Gunale e le genealogie giudicali
LA SARDEGNA GIUDICALE
SARDI NURAGICI
FENICI PUNICI ROMANI VANDALI BIZANTINI SARDI GIUDICALI ARAGONESI SPAGNOLI AUSTRIACI PIEMONTESI ITALIANI
1500 a. C. 1000 a. C. 509 a. C. 238 a.C. PISANI
1000 a. C. 509 a.C. 238 a.C. 456 456 - 533 533 - 900 900 - 1420 1258 - 1323 1323 - 1479 1479 - 1708 1708 - 1718 1718 - 1861 1861
PERIODO OGGETTO DEL NOSTRO APPROFONFIMENTO
1000 a.C. 476 1492
PREISTORIA EVO ANTICO MEDIO EVO EVO MODERNO
ALTO MEDIO EVO BASSO MEDIO EVO
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Come abbiamo visto, in questo periodo della nostra storia, si formano e siconsolidano quattro entità statali originalissime e uniche nel panorama medievaleeuropeo e mondiale.Queste istituzioni, tipicamente sarde, erano Stati medievali a tutti gli effetti in quantocomposti, secondo il Diritto, come asserisce il Prof. Francesco Cesare Casula, datre requisiti essenziali: il popolo, il territorio e un vincolo giuridico che “collegavagli individui in un ordine stabile di vita in virtù di un sistema giuridico uniforme eautonomo”.autonomo”.Questi Stati erano sovrani, perché non riconoscevano nessuno al di sopra di sé(non recognoscens superiorem), in quanto formatisi autonomamente, ed eranoperfetti, perché avevano la facoltà di stipulare autonomamente accordiinternazionali. Inoltre erano superindividuali perché, al contrario di quasi tutti glialtri Stati contemporanei, non erano di proprietà esclusiva del sovrano, che nedisponeva come di un bene privato, ma appartenevano al popolo, per conto delquale il sovrano giudicale doveva amministrarlo secondo il giuramento del bannus-consensus (concessione del potere), per mezzo del quale gli veniva affidato tramitela Corona de Logu. Il giudice possedeva un patrimonio privato (chiamatopeculiare) che era ben distinto da quello demaniale (detto rennu).
Nei giudicati il territorio era suddivisoamministrativamente in curatorie, ma i grandilatifondi a volte si estendevano anche oltre ilterritorio di una sola curatoria.
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Nella cartina al fianco, l’antica ripartizioneterritoriale dei regni giudicali.
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In questi latifondi, fossero essi appartenenti a laici o a monasteri, si trovavano degliinsediamenti (abitati da servi) chiamati di volta in volta nei documenti: domo, curtes,curia, donnicalia, ecclesia e perfino villa.Sono insediamenti di consistenza variabile; alcune donazioni di donnicalie e domos,elencano anche i servi che vi lavorano.In un documento riferito al villaggio di Quarto si legge:“….. in curia Quarto habetur: Petrus de Magra cum uxore sua et omnibus filiis et“….. in curia Quarto habetur: Petrus de Magra cum uxore sua et omnibus filiis etfiliabus, et Comita cum uxore et omnibus filiis suis, …..”.“….. nella curia (o insediamento) di Quarto sono nostri servi: Pietro de Magra consua moglie e tutti i loro figli e i figli dei figli, e Comita con sua moglie e tutti i suoi figli,…..”.
Intorno all’anno Mille la popolazione della Sardegna è stata stimata in meno di300.000 unità. Nel periodo 1349-1359 verrà quasi dimezzata a causa della peste,delle guerre e della malaria (che verrà debellata solo nel 1947-49, CampagnaRockefeller col DDT). La società giudicale era fortemente piramidale.
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JudexCorona de Logu
(bonos homines - majorales - grandi proprietari terrieri) liberi(Lacon, Gunale, Zori, De Serra, De Orrù, Spanu)
Armentariu de Logu(del giudicato)
Curadores(a capo di ogni curadoria)
Maiores(amministratori degli insediamenti o ville)
1/3 liberi
2/3 servi
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Uomini liberi erano laici ed ecclesiastici.Secondo le proprietà e le ricchezze i liberi si potevano distinguere in:Liberos mannos – di ceto alto, con grandi latifondi, servi e qualche schiavo esoticonon cristiano, preda di guerra acquistata nei mercati.Liberos mediocres – di ceto medio, con piccoli possedimenti, armenti e servi.Liberos minores – di ceto basso, spesso nullatenenti, i quali, per tranquillitàeconomica o per necessità, talvolta si asservivano cambiando di condizione sociale.Infimi, ex servi semiliberi, fra cui i liberos de paniliu, praticanti svariati mestieriInfimi, ex servi semiliberi, fra cui i liberos de paniliu, praticanti svariati mestieri(fabbro, falegname, scalpellino, muratore, etc.).
I servi costituivano i 2/3 della popolazione.Nei documenti si precisa anche, quasi sempre, lo status di ciascun servo; cosìsappiamo che ogni servo poteva essere integru, lateratu o pedatu, a seconda chele sue prestazioni d’opera (non la sua persona fisica), appartenessero a uno o piùpadroni. Così per un integru, la manodopera (suddivisa in 4 piedi, cioè in 4 giornilavorativi) apparteneva ad un solo padrone, per un lateratu, la metà dellamanodopera apparteneva ad un padrone e l’altra metà ad un altro, mentre seognuno dei 4 piedi (o giornate lavorative) apparteneva a 4 padroni diversi, allora ilservo era detto pedatu.
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Così i servi, o meglio, le loro prestazioni d’opera, seguivano il destino della terra cuierano legati. I loro padroni nelle donazioni, compravendite o permute e testamenti,disponevano dei servi come dei loro beni mobili e immobili.I servi potevano avere dei propri beni, sui quali i padroni avevano qualche diritto. Nelcondaghe di S. M. di Bonarcado c’è anche il caso di un servo dell’abbazia chemuore celibe e i cui beni sono rivendicati dall’abate di Bonarcado.Altre volte sono i servi e i liberi a dare al monastero se stessi e i propri beni, volontàaccompagnate da formule come “mi converso”, “mi committo”, “mi offerio”.accompagnate da formule come “mi converso”, “mi committo”, “mi offerio”.Uno degli aspetti più interessanti è che i servi avevano personalità giuridica, infattipotevano fare causa ai loro padroni, fossero essi il giudice in persona o il monasteropiù importante; potevano testimoniare in giudizio o in atti pubblici, vendere ecomprare per proprio conto. Inoltre potevano sposare persone libere, ma i figliseguivano comunque la deterior condictio, cioè erano soggetti a servitù e questasituazione dava spesso adito a ribellioni individuali. I servi si ribellavano alla lorocondizione in diversi modi: scappando, mettendosi sotto la protezione di un altrosignore o falsificando atti di manomissione; non mancavano quindi fughe concordatee anche rapimenti.
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La condizione servile finì nell’Isola nel XIV sec., dopo che Mariano IV di Arborea,nell’autunno del 1353, invitò tutti i Sardi non liberi ad arruolarsi nel suo esercito percombattere i Catalano-Aragonesi in cambio dell’emancipazione personale.Ogni servo poteva essere venduto (le ore lavorative), permutato, donato, affrancato.Poteva avere un suo patrimonio col quale riscattarsi.Tutti gli uomini – liberi, semiliberi e servi – se avevano proprietà erano obbligati aversare le tasse erariali. I principali tributi (cergas, collectas, rasonis) erano pagati diversare le tasse erariali. I principali tributi (cergas, collectas, rasonis) erano pagati disolito in grano o in orzo (lahori, orriu) o in carni (pegus, petzas) o in altro, “segundusa força issoru”, cioè sulla base del reddito annuale di ciascuno. Altri tributi eranocorrisposti tramite prestazioni d’opera (arrobadias) quali l’aratura, la semina, lamietitura e la vendemmia nelle terre demaniali per il re e per l’amministrazionestatale, o anche quali la costruzione e la manutenzione di strade, di ponti, difortificazioni e castelli, a vantaggio della comunità (corvées). La Chiesa sicuramenteesigeva le decime, in denaro o in natura.
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Prima dell’arrivo dei Catalano-Aragonesi si conoscono in Sardegna solo due titolinobiliari: Donnikellu o donnikella, riservato ai parenti del giudice Donnu o donna, cioè “signore”, titolo onorificoNel corso del XII e XIII secolo, col progredire della fusione delle dinastie sarde conle grandi casate toscane e liguri che si insediano sempre più in Sardegna, anche imajorales sardi si italianizzano, assumendo la figura del signore locale di tipofeudale. Per avere un’idea abbastanza precisa del tenore di vita che conducevanoquesti maiorales possiamo prendere ad esempio il caso di Gottifredo d’Arborea.questi maiorales possiamo prendere ad esempio il caso di Gottifredo d’Arborea.Appartenente alla classe dei grandi proprietari terrieri e imparentato con i giudicid’Arborea, Gottifredo trascorse buona parte della sua giovinezza a Pisa e prese permoglie una nobildonna pisana che gli portò una dote di 300 lire. Il grosso delle sueproprietà in Sardegna gli derivò da una quota di un patrimonio diviso fra quattroeredi precedentemente. I suoi beni erano estremamente dispersi e frazionati.Nell’inventario redatto dai suoi esecutori testamentari si legge la seguentedistribuzione: il casale di Orradili presso Guspini, con le sue terre, le sue case, e lapopolazione servile composta di 43 individui, di cui 6 nella condizione di servolateratus e 39 in quella di servo integrus; i tre quarti di un altro casale denominatoDomus de Palmas, una trentina di chilometri più a nord, con terre, vigne, saltus e28 servi interi, più 8 nella condizione di lateratus e 1 di pedatus.
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Altri servi e serve interi o frazionati, in totale 14, sono dispersi nei tre centri diGuspini, Cancella (vicino a Sardara) e Genna (di cui non si sa dove si trovasse).Gottifredo dispone dunque di giorni di lavoro gratuito coatto per tutto l’anno e oltre,su beni fondiari che comprendono anche altri casali e aziende agricole (domesticas)intere e parziali; quattro fattorie abbandonate; saltus; due vigneti a Guspini; dueprati (Prato de Villa e Iscla de Margiane) alle porte di Oristano; infine i tre quartidello stagno Pauli Maiori e del torrente che lo alimenta.Quindi possedimenti sparsi per tutti gli angoli del campidano di Oristano.Gottifredo era inoltre un grande allevatore. L’inventario registra ancora un totale diGottifredo era inoltre un grande allevatore. L’inventario registra ancora un totale di1676 capi di cui: 951 pecore, 292 capre, 281 bovini (compresi 33 buoi da aratura),120 maiali, 29 cavalli e 3 asini. Sembra che la famiglia fosse composta di cinquepersone soltanto: di Gottifredo, di Sofia sua moglie, della loro figlia Berlinghesca eprobabilmente di due fratelli, Filippo e Lorenzo d’Architano, nominati eredicongiuntamente a Berlinghesca.Nel suo testamento, Gottifredo lascerà un gregge di pecore e una coppia di buoiciascuno a due famuli, forse degli schiavi domestici, un uomo e una donna, mentreun dipendente (servitor) riceverà, da parte sua, un gregge, una coppia di buoi e uncavallo. Gottifredo possiede al momento della sua morte, quanto a denaro liquido,500 lire pisane, che andranno ai frati minori di San Francesco di Oristano, i quali aloro volta le distribuiranno ai poveri meritevoli di buone famiglie di Pisa.
SARDEGNA GIUDICALEPer finire, la lista dei beni di Gottifredo fornisce anche degli indizi precisi sullo stile divita di questo grande proprietario terriero e allo stesso tempo appartenente alla rudeclasse guerresca.
Arredi, utensili da cucina: 6 materassi, 2 paia di coperte, 4 tovaglie “de disco”, 3tovagliette “de capo”, 2 soppidiani, 1 paio di padallette, 1 caldaia, 1 caldaio, 2padelle, 1 brocca di rame, 7 catini, 2 ramaioli, 9 taglieri, 20 scodelle, 1 callaghium dirame. Attrezzi: 1 vanghetta, 3 collari, 1 sega doppia, 2 seghe piccole, 1 pala, 2 marroni, Attrezzi: 1 vanghetta, 3 collari, 1 sega doppia, 2 seghe piccole, 1 pala, 2 marroni,2 asce, 1 brocca da pozzo, 2 reti per catturare tordi e merule, di cui 1 in buonostato. Provviste e recipienti: 7 botti di vino (circa 35 hl), 2 bidoni di ferro stagnatocontenenti aceto, 200 starelli (100 hl) di grano, 1 orcio di lardo, 2 orci di olio dilentischio, 10 maiali (morti), 1 recipiente di ferro stagnato vuoto, 6 botti vuote. Abbigliamento: 3 coietti (giubboni di cuoio), 1 paio di brache, 1 paio di gambali, 1paio di ferraioli con guarnimento. Armi e armature: 3 balestre di legno, 1 arco, 1 spada, 1 elmo, 3 cervelliere, 1 paiodi corazze di cuoio, 1 usbergo, 1 paio di guanti di ferro, 2 cosciali di ferro, 1 paio dibisacce per trasportare le armi, 2 talavaccios (talabalacchi? coltelli?) Oggetti personali: 1 anello d’oro con prasma, 1 fraschetto d’argento.
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Il numero dei grandi proprietari terrieri come Gottifredo andrà via via diminuendo,fino a contare a metà del Trecento solo alcuni signori (donnu) e signore (donna), perlo più discendenti delle antiche famiglie di maiorales, che non hanno saputomantenere vivo il loro blasone, integrandosi nella nuova classe dominante di originecontinentale, e i cui patrimoni, quindi, sono in pieno sfacelo.A loro si affianca una nuova classe in ascesa, quella mercantile, i cui rappresentantipossono disporre di ingenti somme di denaro liquido, grazie alla crescita acceleratadell’economia degli scambi in generale e, in particolare, alla valorizzazione delleminiere di piombo argentifero di Villa di Chiesa (Iglesias).miniere di piombo argentifero di Villa di Chiesa (Iglesias).La classe mercantile è composta nella maggior parte da pisani, genovesi,napoletani, marsigliesi e già da un buon numero di catalani, ma anche da sardi“toscanizzati” per matrimonio, soprattutto in Castel di Castro e il suo fiorente porto, ein Villa di Chiesa. Sono comunque gli stranieri a dominare l’economia a tutti i livellie, attraverso gli scambi, la stessa economia rurale. Al punto più basso nella scaladella classe mercantile si trovano i commercianti ambulanti, che mandano avanti illoro giro d’affari grazie ai fondi occorrenti ricevuti dai mercanti più facoltosi. L’usuraera molto praticata, soprattutto da parte dei mercanti di grano e di altri prodottiagricoli.
SARDEGNA GIUDICALEPer alcuni grandi uomini d’affari operanti nella piazza di Cagliari agli inizi del 1300,possiamo tracciare un quadro abbastanza preciso delle loro fortune grazie aidocumenti conservati negli archivi pisani. Per uno di essi, Neri da Riglione, mortonel 1317 lasciando la giovane vedova incinta del suo unico erede, è perfino possibilericostruire abbastanza fedelmente la sua posizione economica e sociale.
Effigie sepolcrale di Guido Dedonio de Dono, o Didoni, altro potente ericchissimo Mercante cagliaritanodi fine Trecento, proveniente dallachiesa di S.Francesco di Stampace,e attualmente conservata presso laPinacoteca del Museo Archeologicodi Cagliari.
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Ricostruzione filologicadell’abito rappresentatodell’abito rappresentatonell’effige sepolcrale.
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La chiesa di S.Francesco di Stampace che si trovava tra la via Mameli e ilCorso Vittorio Emanuele in una foto di fine ‘800.
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Il portale della chiesa di S.Francesco diStampace.Oggi è uno degli ingressi alla cattedrale diCagliari .
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Questo ricco mercante aveva costruito il suo immenso patrimonio attraverso trepilastri principali: il commercio marittimo, l’attività creditizia e le miniere di piomboargentifero. In base all’inventario delle sue scorte di mercanzie e dei suoi benipersonali, appuriamo che neri era specializzato nel commercio d’importazione dioggetti e di derrate di lusso, merci costose come spezie e sete orientali, olio d’oliva,tappeti di origine iberica e di Tripoli, boccali di Aleppo, destinati ad essere venduti agente della sua classe. Le sue esportazioni comprendono ovviamente l’argento e ilgrano sardi, in particolare verso la madrepatria.Un altro importante pilastro del patrimonio di Neri da Riglione, consiste nellaUn altro importante pilastro del patrimonio di Neri da Riglione, consiste nellaproprietà della metà di un forno da fusione a Domusnovas e nel possesso di 30(dette trente) azioni in 6 miniere della stessa zona mineraria di Villa di Chiesa, il cuirendimento lordo, per gli statuti di quella città, era molto elevato.Oltre ai capitali già citati, al denaro contante di monete di bassa lega, d’argento ed’oro, alle scorte di merci, ai crediti registrati e agli investimenti minerari e nelterritorio, gli affari, il patrimonio e il tenore di vita di questo ricco borghese di Cagliariverso il 1317, sono ulteriormente definiti dall’inventario dei beni immobili, mobili,oggetti domestici e personali, riportati nei registri.
SARDEGNA GIUDICALEBeni immobili:
Casa a Castello di Cagliari nella via dei mercanti (ruga mercatorum) Casa a Domusnovas in piazza Santa Barbara
Beni mobili:
2 cofani da marina, di cui 1 in noce 4 cofani da biancheria, di cui 2 verdi e 2 bianchi 1 cassa bassa da letto 1 armadio sospeso 7 bacili, di cui 1 di ottone e 2 di rame 2 vecchi catini 3 grandi catini d’Aleppo 6 brocche di stagno 1 scaldino di ferro 1 caldaia a cisterna 1 astuccio da coltelli con 10 coltelli 4 grandi tovaglie 2 tele di lino «familiari».
SARDEGNA GIUDICALEBeni mobili:
5 tappeti di cui 1 di Tripoli, 2 della penisola iberica 2 copriletti, di cui 1 nuovo 1 coperta di lino rossa 1 guanciale di lino rosso 3 materassi, di cui 2 vergati e 1 «familiare» 19 asciugamani da toeletta
Oggetti personali:
1 cintura d’argento dorato montata su nastro di seta verde, adorna di frange efarfalle, con fibbia, peso kg. 1,27
3 cinture usate d’argento, peso kg. 0,55 2 anelli d’oro di cui 1 con zaffiro e 1 con granato 1 coppa d’argento dorato, peso kg. 0,57 1 spada e 1 pugnale incrostati d’argento 2 balestre e 6 frecce (verretti) da balestra 1 tela di lino fine «per cavalcare» 1 cavallo con bardatura, fra cui 4 selle
SARDEGNA GIUDICALEAddirittura possiamo elencare anche il resoconto economico delle spese eccezionalisostenute durante l’ultima malattia di Neri da Riglione, e dopo la sua morte, e inoccasione della nascita del suo figlio postumo.
Spese relative alla malattia di Neri:
Messo incaricato di accompagnare a casa di Neri due medici da Villa di Chiesalire 1
Onorari di tre medici di Cagliari lire 27 Due persone addette ad assistere il malato giorno e notte lire 6 Due persone addette ad assistere il malato giorno e notte lire 6 Allo speziale per l’assistenza prestata al malato lire 2 Alle due guardie della casa e dei beni del malato lire 2, soldi 5
Per un totale di lire 18 e soldi 5
Spese legali:
Onorari di due giuristi per i consigli dati dopo la morte di Neri lire 1, soldi 10 Onorario del giurista che consiglierà e tutelerà il futuro erede lire 27
Per un totale di lire 28 e soldi 10
SARDEGNA GIUDICALE
Spese liturgiche e funerarie:
Offerta a due frati predicatori e al frate confessore lire 17 Funerali lire 56, soldi 10 Ceri per i funerali e per la celebrazione del 7° giorno lire 50, soldi 1, denari 8 Panno di lana nera di Narbona per confezionare le vesti da lutto della vedova, del
fratello, della zia e del nipote del defunto lire 40, soldi 4, denari 3 4 pelli d’agnello per foderare l’abbigliamento da lutto di cui sopra lire 3, soldi 18 4 pelli d’agnello per foderare l’abbigliamento da lutto di cui sopra lire 3, soldi 18 Costruzione della tomba di Neri nella chiesa di S.Francesco di Stampace lire 25,
soldi 5, denari 6 Calice restituito ai frati minori di S.Francesco di Cagliari che l’avevano dato in
garanzia per la somma di lire 25 Legato pio di una tunica valutata a soldi 18
Per un totale di lire 218 , soldi 17, denari 5
SARDEGNA GIUDICALESpese fatte da Tora, vedova di Neri, dopo la morte di lui e la nascita del figlioGiovanni:
Letto di legno e pagliericcio per il bimbo e le nutrici lire 9, soldi 10 Paio di lenzuola per il bimbo lire 6 Vari capi di vestiario per il bimbo lire 31, soldi 16, denari 6 Mantello di pelliccia per Tora lire 20 Calzature per Tora lire 1, soldi 10 Vari capi di vestiario per Tora lire 30, soldi 10 Cure mediche e medicine per Tora lire 6, soldi 16 Cure mediche e medicine per Tora lire 6, soldi 16 Affitto di casa lire 25
Per un totale di lire 131, soldi 2, denari 6
Dal confronto degli inventari testamentari dei loro beni emerge il contrasto fra lasocietà ricca, e per certi versi raffinata, dei mercanti come Neri da Riglione e lasocietà dei grandi proprietari terrieri come Gotifredo d’Arborea, che pur trovandosiai vertici della società rurale, con i suoi numerosi possedimenti terrieri, con i suoiservi e il suo bestiame, conduce un’agiata esistenza conservatrice quasi rozzarispetto alla condizione sociale ed aperta ad ulteriore arricchimento di quellarappresentata da Neri.
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Nei giudicati, dal X al XIV secolo, le monete erano tutte d’importazione.Fiorino d’oro di Firenze, il più citato nei documenti, di valore internazionaleGenovino d’oro, d’argento e di misturaAquilino di PisaDenaro di Massa e di LuccaBisante, qualcuno ancora in circolazione dai tempi dei BizantiniL’economia della Sardegna si basava sulla sussistenza e sul baratto durante le fieree i mercati, e quindi la necessità di denaro era minima, riservata più che altro aimercanti e ai maggiorenti che operavano con i forestieri. Non c’era quindi lamercanti e ai maggiorenti che operavano con i forestieri. Non c’era quindi lanecessità di battere moneta e anche nel regno di Arborea, che durò più a lungo, lamoneta era tutta di importazione. Ci sono pervenuti solo tre esemplari, di bassa lega,mentre di un quarto venduto ad un’asta abbiamo solo la descrizione. Si fa risalire ladatazione di questi tre esemplari, per quanto differenti nel peso, ad una stessaemissione mentre il quarto appare di una emissione antecedente. L’arco di tempo diconiazione è calcolato tra il 1364 e il 1383. Tutti gli esemplari, anche se non sono inbuono stato di conservazione, portano impresso sul diritto l’albero deradicato diArborea e sul verso una di esse porta, oltre a una croce piana a braccia uguali, duesegni grafici simili ad una U e ad una J, che potrebbero leggersi come le iniziali diUgone Judex. Altri motivi riferibili alla scarsa presenza di monete potrebbero esserela perdita, il consumo, la fusione per farne oggetti sacri e profani, le guerre.
SARDEGNA GIUDICALE
Nel Regno di Sardegna a partire dal 1324, con la dominazione catalano-aragonese,la monetazione cominciò secondo il sistema medievale della divisione in lire, soldi,denari (1 lira = 20 soldi, 1 soldo = 12 denari), con l’emissione degli alfonsinod’argento e alfonsino minuto di mistura (= 1 denaro), fatti coniare dall’infanteAlfonso (da qui il nome alfonsino) nella zecca di Villa di Chiesa, con sul dritto i palicatalani e la leggenda: IACOBUS ARAGONUM ET SARDINIAE REX (Giacomo re diAragona e Sardegna), e, sul rovescio, una croce con quattro rose e la leggenda:FORTITUDO ET LAUS MEA DOMINUS (Il Signore è la mia fortezza e l'oggetto dellemie lodi) (Salmi 74-77).mie lodi) (Salmi 74-77).Successivamente furono aggiunti, cambiando i sovrani e i loro nomi, il mezzoalfonsino d’argento e il mezzo alfonsino minuto. Con la perdita di Villa di Chiesa,a seguito della guerra con il Regno di Arborea, l’economia monetaria si ridussenotevolmente, fino ad arrivare all’emissione del picciolo a Castel di Cagliari nel1408.Dopo la definitiva conquista di tutta l’Isola, con la battaglia di Sanluri, Alfonso ilMagnanimo coniò il reale d’argento ed il reale minuto di mistura.Alla fine del XV sec. Sotto Ferdinando II il cattolico, vide la luce una brutta mounabrutta moneta di rame chiamata cagliarese, che circolò in Sardegna fino al 1836.
SARDEGNA GIUDICALE
Gli eserciti giudicali erano molto ben strutturati ed organizzati.Non essendo formato da professionisti prevedevano un sistema di arruolamentomilitare particolare. Essendo costituiti nella quasi totalità dagli abitanti dei varivillaggi, gli uomini abili alle armi, dai 14 ai 60 anni, venivano suddivisi in tre gruppi diintervento, conosciuti come mute. Una di queste mute veniva mandata subito alfronte, mentre un’altra si teneva pronta ad intervenire mettendosi in viaggio persostituire la prima e la terza rimaneva invece sul posto per svolgere i lavori nei
L‘esercito giudicale
sostituire la prima e la terza rimaneva invece sul posto per svolgere i lavori neicampi, per non compromettere l’attività agricola e pastorale, che costituivano l’unicafonte di sostentamento per tutti gli abitanti dei villaggi. Così le mute, che si davano ilcambio frequentemente, facevano in modo di avere sempre braccia fresche, sia alfronte che nei campi.Tutti i richiamati alle armi potevano portare e utilizzare tutte le armature e le armi chepossedevano o preferivano, ma erano obbligati a portare assolutamente: uno scudo il coltellaccio (una sorta di antenato della classica leppa sarda, ma comunque già
molto simile a questa) la virga sardesca.
SARDEGNA GIUDICALE
Le truppe giudicali conoscevano infatti le varie tipologie di armature e di armi in voganegli eserciti europei in quel periodo. Basti ricordare l’elenco di armi e armature diproprietà di Gottifredo elencate nel suo testamento.Inoltre, quasi tutti gti uomini d’arme giudicali erano dotati di un’arma particolare epolivalente per quel tempo, conosciuta come virga sardisca, di cui le cronache
L‘esercito giudicale
polivalente per quel tempo, conosciuta come virga sardisca, di cui le cronacheriportano numerose descrizioni. In particolare quest’arma micidiale era in dotazionealle guardie giudicali conosciute come buiakesos, addetti alla custodia e difesa delpalazzo reale, del giudice e della sua famiglia.
SARDEGNA GIUDICALE
La virga sardesca, molto citata negli scritti medievali, nota per la sua fama di armamicidiale e per il terrore che infondeva, era un’arma molto popolare e adoperata intutti gli strati sociali delle popolazioni isolane, da militari, civili e religiosi, quindidoveva essere anche facile da costruire e sopratutto molto economica. Secondo idiversi studi, i Sardi medievali usavano la virga sardesca come un giavellotto,pertanto il suo utilizzo primario sarebbe stato quello di arma da getto. Veniva usatasui campi di battaglia, ma sicuramente anche per la caccia. E' anche lecito
La virga sardisca
sui campi di battaglia, ma sicuramente anche per la caccia. E' anche lecitoimmaginare che il volgo, come succedeva altrove, avendo scarse possibilitàfinanziarie e non potendo permettersi delle armi adatte, ripiegava sull'uso degliattrezzi agricoli. L'astuzia e l'arte di adattamento dei contadini e dei montanari hatrasformato i loro poveri attrezzi da lavoro quotidiano in micidiali armi, quando questevenivano fissate in cima ad una lunga asta. Il porto della virga in campo civile eraregolato da norme che imponevano il possesso personale non superiore alle 5 unitàe le violazioni venivano punite con una serie di sanzioni.
La prima citazione scritta sulla virga sardesca appare in uno scritto del XII sec., ilLiber maiolichinus de gestis pisanorum illustribus, scritto da un certo Enrico,Canonico del Duomo di Pisa, in cui racconta le vicende della coalizione Catalana,Pisana, Sarda e Provenzale impegnate nella liberazione dell'isola di Maiorca daldominio dei musulmani. Vi viene descritto come Saltaro, figlio illegittimo del giudicedi Torres, molto abile nell'uso dello iaculum (in un successivo scritto la dicituraiaculum viene corretta in virga) avesse trafitto al ventre, uccidendolo, il feroce capomusulmano Abrotano.Stranamente non ci è pervenuto alcun originale di quest’arma molto popolare, che
SARDEGNA GIUDICALE
Stranamente non ci è pervenuto alcun originale di quest’arma molto popolare, chele cronache ci descrivono adattabile a diversi usi e che quindi probabilmente venivarealizzata in diverse fogge, funzionali ai diversi usi per i quali dovevano essereimpiegate, ma sicuramente, pur mantenendo caratteristiche di base, anche aseconda dei gusti personali dei committenti.Un’altra arma caratteristica della Sardegna e utilizzata fino al 1800, forse solo comearma da guerra e anch’essa poi misteriosamente scomparsa, conosciuta comeberrudu, si ipotizza potrebbe essere la stessa arma o un’evoluzione di questaattraverso il tempo. Molto simile ad uno spiedo montato in asta deriverebbe dalpilum, il caratteristico giavellotto utilizzato dagli eserciti romani.
Tra le tante ipotesi che sono state fatte dagli studiosi e per riepilogare quanto fin quiesposto, propongo una descrizione abbastanza dettagliata che ne aveva formulato ilProf. Francesco Cesare Casula, profondo conoscitore di Storia di Sardegna, da meriportato anche in un mio precedente studio:“ …. Accanto al Re o “giudice”, con cui erano imparentati, stavano i curadores delledivisioni amministrative, le curadorias, nelle quali lo Stato era suddiviso. Tra gli altiofficiali vi erano l’armentariu de logu (del luogo, cioè del Regno o giudicato) chesovrintendeva a materie fiscali e di tesoreria, e il mandatore de rennu, che
SARDEGNA GIUDICALE
sovrintendeva a materie fiscali e di tesoreria, e il mandatore de rennu, cherappresentava il Re in diversi territori dello Stato in relazione a problemi fiscali e diconduzione del demanio. La volontà popolare si concretizzava attraverso la Coronade Logu, una sorta di Parlamento strutturato su criteri di rappresentatività. Vi erauna sorta di “guardia nazionale”, kita de buiakesos (scolca di guardiani o scolcadella porta) con a capo un maior, adibita a difesa del sovrano e del suo palazzo.Ogni Re disponeva di un proprio esercito, funzionale e ben addestrato, che tra lealtre disponeva di un’arma per quei tempi micidiale, la virga sardisca, a metà trauna lancia, un giavellotto ed una spada a doppio filo, ricurva sulla punta emaneggiabile per mezzo di un lungo manico in legno che ne garantiva un utilizzopolifunzionale. ….”
SARDEGNA GIUDICALE
Concludo mostrandovi una mia personalissima interpretazione di ricostruzione diuna ipotetica virga sardisca, la cui realizzazione vuole essere una sintesi derivatada una serie di ragionamenti riferibili alle scarne descrizioni che ci sono pervenute,allo studio degli eserciti medievali e alle loro dotazioni di armi, alla realtà militare ead alcune caratteristiche peculiari degli eserciti giudicali sardi, sostanzialmente similiai loro corrispettivi continentali, ma come questi composti nella maggior parte dacontadini e servi, che alle tradizionali tattiche spesso preferivano anche gli agguati econtadini e servi, che alle tradizionali tattiche spesso preferivano anche gli agguati ele azioni rapide di guerriglia, condotte da pochi uomini per volta e armati allaleggera. Una disposizione di legge che limitava a 5 il numero complessivo dellevirghe sardesche che ogni individuo poteva portare con sé, ha infine contribuito adeterminare quella che secondo noi poteva essere, con ragionevoleapprossimazione alla realtà, la dotazione standard individuale di quest’armamicidiale.
SARDEGNA GIUDICALE E PISANAI quattro Regni giudicali sardi
Le capitali Gli stemmi araldici
Regno di Torres
Ardara
OlbiaRegno di Gallura
Rielaborazione della cartina tratta da: F.C. Casula, La Storia di Sardegna, Sassari-Pisa,1992, pp. 166, 186, 217, 255, 307.
Santa Igia
OristanoRegno di Arborea
Regno di Calari
(Araldica non certa)
SARDEGNA GIUDICALE E PISANAAraldica giudicale
REGNO GIUDICALE DI TORRES O LOGUDORO
REGNO GIUDICALE DI GALLURA
REGNO GIUDICALE DI ARBOREA
REGNO GIUDICALE DI CAGLIARI
SARDEGNA GIUDICALE E PISANA
Araldica giudicale
1 – Stemma araldico parlante del Regno di Torres Si trova scolpito nella basilica di San Gavino a Porto Torres,sul fianco della chiesa sassarese di Santa Maria di Betlem, sullemura di Sassari comunale, nel castello aragonese di Sassari,ora distrutto.
2 – Stemma araldico parlante del Regno di GalluraAssunto dalla famiglia regnante della casata dei Visconti di Pisanel XIII secolo. L’unico esemplare si trova nella parte superioredi una formella (nella parte inferiore compare la Croce pisana)murata in una casa della città toscana, posta all’angolo fra leattuali via del Borgo e via delle Colonne.
SARDEGNA GIUDICALE E PISANAAraldica giudicale
3 – Stemma araldico parlante del Regno di ArboreaCe ne sono pervenuti diversi. Uno degli esemplari più belli sitrova sulla facciata della Chiesa di San Serafino di Ghilarza.Una fonte storica del Trecento ci informa che già allora era “…dall’antichità l’Arma del Regno di Arborea (“… ab antiqua armaRegni Arboree”), e che era formata da “… un albero verde incampo bianco o argento”, (“… totum campum album et intusarborem viridem”), Francesco Cesare Casula, Dizionario Storicoarborem viridem”), Francesco Cesare Casula, Dizionario StoricoSardo.
4 – Stemma araldico sconosciutoDei quattro Regni Giudicali, quello di Calàri è l’unico di cuinon si conosca lo stemma araldico. Con la distruzione dellavecchia capitale giudicale Santa Igia, i pisani eliminarono ognitraccia di quel glorioso passato e, di conseguenza, anche glistemmi araldici che potevano rappresentarlo. Per consuetudineinfatti, il vincitore-dominatore cancellava la memoria storica delpopolo assoggettato, eliminandone anche l’araldica.
SARDEGNA GIUDICALE E PISANAAraldica giudicale
BISANZIO
TO RR ES GALLURA AR BO REA CAL ARI
SARDEGNA GIUDICALE E PISANAAraldica giudicale
Secondo alcuni lo stemma araldico del Regno giudicale di Cagliari sarebbe uncavallo, ma non abbiamo riscontri attendibili che possano giustificare in qualchemodo questa ipotesi.Il rinvenimento in Cagliari di uno stemma sconosciuto (e di altri nel cagliaritanoche sembrano somigliarli perlomeno nel disegno, visto che di nessuno siconoscono gli smalti) ha suggerito ad altri illustri ricercatori l’ipotesi, anchequesta non suffragata però da alcun riscontro attendibile, che possa trattarsi
1^ IPOTESI 2^ IPOTESI
questa non suffragata però da alcun riscontro attendibile, che possa trattarsidello stemma del Regno giudicale di Cagliari.
RE O JU DIKE S D I TO RR ES (o L O G UDO R O )
1065
1065 -10 82
1116 -1153
1153 -117 8
1114 -11301082 - a. 1127
1153 - 11881147 - a . 1191
1065
1136
N.N. (? T OCOD E o TO COE LE )
( )Zori? N . (1)
N.N. (? G IO RGIA) (1)
N. (1)
N. (1)PRE ZIOSA
(2) M ARIA N .( )? alias Serra
alias M ARIA
(2) (? ANNA)
M ARIA
(2) M ARC USA
(2) SINISPE LL A
P IE TRO
de Serr a
(de )Laco n de ( )Serra Gunale
(de )Laco n Gunale
de ( )La con Gunale
de ( )La con Gu nale
de ( )La con Gunale
de ( )La con Gunalede ( )La con Gunale
di Torre s
(de Zori)
de Zo ri O rrù(de Orrù )
f. di C ostantinode Orrù
de Zo riN.N.
N.N.SUSANNAf. d i M ariano de Z ori
f. d i U gone Ebriaci
N.N.
? 1065
M AR IAN O I
MAR IAN O I
CO STA NTINO I
N. (? )ANDRE A Tanca
de La con Gunalede Gunale
de Gunale
TO RCH ITO RIO BAR ISO NE I? alias
P IE TRO TOR CH IT ORI O IIIBA RISO NE II
G O NNA RIO - CO M ITA
G O NNA RIO
(di Salanis?)di Torre s e di Arborea
di Torre s e di Arborea
di Arbore a
T O R R E S G E N O V E SE
di C alari
T O R R E S G E N O V E SE
T O R R E S G IU D IC A L E
1153 -117 8
(1205) -1223
1153 - 11881147 - a . 1191
1185-1204
(2) AG NESE
f. di B arisone If. d i M anfred oII
di S aluzz o(de )Laco n Serra
(SIN)ISPEL LA (1)DR UDA (1)
M AR IAN O II
1204 - 1232(de )Laco n Gunale
di Torre s e di Arborea
di Arbore a
di Arbore a
di Arbore a
(2) CO MI TA de ( )La con Gunale
1198 - 1218
UGO - PON CIO I (1)de Ce rvera
1185Visconte di Bas
1228 -12 41de Ba s ( )Serra
P IE TRO II
de ( )Bas Serra1185 - 1211
BA RISO NE III(de )Laco n Gunale
1233- 1 236
(2) PRUN ISINDA1195 - a. 1198
UG O NE I/UG O -P O NCIO
a. 11951170 - a. 1198
de ( )La con GunaleCO STA NTINO
f. di G uglielmo I
ADE LASI A(de )Laco n Gunale
1236- 12591232di G allura e di Torre s
SV E V IA -H O H E N STA U F F E N
(2) EN ZO H O H E NSTAU FF EN1238- 1272
UB ALDO VISCO NT I (1)1236- a.1238 1232
di Torre s e di Gallura di Torre s e di Gallura
Re di Sard egna
T O R R E S A R A G O N E S E
di C alaridi C alari
de La con M assaAG NE SE
(1200) - 125 6di C alari
f. di G uglielmo I a. 1230
de La con M ass aPRE ZIOSA
di C alari
D isce nde nz a in ce rta
D isce nde nz a ac ce rta taD isce nde nz a illeg ittim a
N o m e sc on osciuto
N o m e e c og no m e sc on osciuti
N .
N .N . Su pp os izion i e ip otes i(.... ..... )
Re U n io ne inc er ta
U n io ne ille gittim a
U n io ne c er taRe gina
M a rc he se
Co nteSig no re
A n no di m o rte
G A L L U R A P IS A N A
G A L L U R A G IU D IC A L ERE O JU DIKES DI G AL LU RA
(2) SARD IN IA ELENA (1)
N.N .
N.
E LE NA
1116
1161
1116-1133
1146
CO STA NTINO II
CO M ITA
( )Spanu
Spanu
de ( )La con Serra
de ( di Torres?)La con Gunale
(de ) Gunale Z ori
PADUL ESAde Gunalea.1116-1113
f. di C omita II d ’A rbore a
BA RISO NE I
a.1113SALTARO
CO STA NTINO III de ( ?)La con Gun ale
de ( ?)La con Gunale
1146- a.1173
1173- a.1203 1173-1206
N.N.de Gunale
1113-1116
IT TO C OR R E
a.1113
TO RCH ITO RIOde Zo ri
UB ALDO
a.1065(della G herarde sca )
N.N .CO STA NTINO I
1073della Gherardesca
M AN FRE D I
1050(della G herarde sca )
G A L L U R A A R A G O N E SE
(2) N .
EL ENAde La con1205- a .1220
ADE LA SIA(de )Laco n Gunale
1232- 1 259di Torre s e di Gallura
N. (? DOM IN IC ATA) (2)
1259Gualandi f. d i U golino de lla Gherardesca
BE ATR IC Ef. di O bizzo IIM archese d’Este 1334
1212- 1 238UB ALDO VISCO NT I
1275- 1 298UG O L INO -NIN O VISCO NTI
G IO VAN NI VIS CON TI (1238)- 1275
G A L L U R A P IS A N A
1230UB ALDO VISCO NT I LA M BE RT O VISC ON TI
1215 1207-1223 di G allura di C alari
D isce nde nz a in ce r ta
D isce nde nz a ac ce rta taD isce nde nz a illeg ittim a
N o m e sc on osciuto
N o m e e c og no m e sc onos ciuti
N .
N .N . Su pp osizion i e ip otes i( .... ..... )
Re U n io ne inc erta
U n io ne ille git tim a
U n io ne c er taRe gina
M a rc he se
Co nteSig no re
A n no di m o r te
CO NTES SA
1228-1231
f. di G uido B urgundioneCon te di Capraia 1206
RE O JU DIKES D I AR BOR EA
1102 1102 1102
N.N. (? T OCOD E o TO COE LE )
G O N NA RIO
( )Zori? N. (1) (2) M ARIA N .( )? alias Serra
(2) VE RA
de Serra
de ( )La con Serra
de ( )La con Serra (de )Laco n Serra
(de )Laco n Serr a Spanu d i Ga llura
f. di A ldobran din o Gualandi
d i Torre s
de ( )Laco n Zor i ( de Laco n Z ori)
de La con Z oride La con Z ori
de Zo ri
(de Orrù )
de Orrù
de ( )Laco n Zor i
NIBATA
A NN A
ANN A
(SUS)AN NA(de )Laco n Serra(SIN)ISPEL LA
N.N .
N.N.
N . N.
N.
1065
1065
1070-1073
1131-(1146)
? 11991164
M A RIAN O I
CO M ITA I
(de )Laco n SerraCO M ITA I I
de La con SerraCO M ITA III
TO RB ENO
N. (? )ANDRE A Tancadi Torre s de ( ) Laco n Se rra
PIET RO
O RZ O CC O I
CO STA NTINO I
CO STA N TINO II ( ?)
de ( )Laco n Zor i de O rrùM A RIA
de OrrùE LE N A
de O rrùE LE NA ( 1)
de ( )La con Serra1146
E LE N A
O RZ O CCO II
O RZ O CC O II
de La con G unalede Gunale
de Gunale
TO RC HITO RIO BA R ISO NE I? alias
G O NNA RIO - CO M ITA(di Salanis?)
di Torre s e di Arborea
M A RIAN O II
di Torre s1204- 1232
(de )Laco n Gunale
(2 ) CO M ITA
di Torre s
de ( )La con Gunale1198- 12 18
1146- 1185de La con SerraBA RISO NE I
di Torre s e d i Arborea
Visconte di Basf. di P ON CIO I de Cervera
(2) AG ALB URSA
1157-1186
UGO - PON CIO I (1)de Ce rve ra
1185Visconte di Bas
f. di G uglielmo I a.1230
de La con M ass a
di C alari
PRE ZIOSA
de La con 1164-1195
PEL L EG RINA (1)
( 2) (GIACO)BIN A
de ( )La con Serra1195- 12 17
BA RISO N E II TOR CH ITOR IO IV
di A rbore a e di Cala ri
de ( )Bas Serra1185- 12 11
UG O NE I /UG O -P O NCIO
Re di Sardegna
de La con CO STA NTIN O III
1146- a .1173
A R B O R E A G E N O V E SE
1214- 1 232d i M assa
BE NED ETTA
in c onsor te con Ugone I dal 119 21172-1213
de ( ) Laco n Se rraP IE TRO IN.N. (1)
A R B O R E A G E N O V E SE
A R B O R E A G IU D IC A L E
A R B O R E A P ISA N A
(1241) 1250- 1264Con te di Capraia
G UG L IEL M O
Con te di Capra ia(1) UGO
M A RIAN O II
1250- 1 297de Ba s ( )S erra
1228-1241de Ba s ( )Serra
P IE TR O II a.1282
(2) SARD INIA
f. di A ndreotto Sarac in oN. (1)
a.1293f. di G uelfo de lla Ghe rardesca
(2) G IACO MINA
Viscontia.1237
DIANA (1)
(1337)- 1383de ( )Bas SerraUG O NE III
F EDE RICO
1383- 1387( Bas )Serra
Doria
de Ba s ( )SerraP IE TR O III
1328- 1 3471328- 1 348
di S aluzzof. d i F ilippo
CO STANZ A
1355- 1 402-4(de )Bas SerraEL EO NO R A
M A RIAN O V (1)
1383- 1 407(Bas )Serra
Doria
Visconte di Narbona1388- 1397
GUG LIEL M O II (1)
1355- 1 377(de Bas )SerraBE ATR IC E
1341- 1 388
AIME RIGO VIVisconte di Narbona
de Ro caber tìf. di D alm au
1336- p.1361
T IM BO R AM A RIAN O IV
1331- 1 376de Ba s ( )Serra
N ICO LA
1335- p .1370(de Bas )Serra
de ( )Bas Serra1321- 1 335
U G O NE II1331- p.1341BE N E DE TTA
Con te di Elc if. di C atin oCO STANZ AM A RIAN O III
1308- 1 321de Ba s ( )Serra
G IO VANNI/C H IA NO
1293- 1 304-7de Ba s ( )Serra f. di U golino de lla Gherardesca
GIACO M INA
Signore di M ontele one 1357- 1 408
Doria BR ANCA L EO NE
p.1335AND REO T TO
1308 - 1309(de Bas )Serra
de Serra
Cap paiVE RA
PADUL ESA
TrottiBE NE DE TTA
SALVATO RE(de Bas )Serra Cub ello
CO STA NZ A
M arches i d i Oris tano
A R B O R E A N A R B O N E N SE
A R B O R E A A R A G O N E SE
A R B O R E A P ISA N A
de Thyn ière1380
(2) GUG LIEL M O III
(? 1424-1 428) 1 450
de ThynièreVisconte d i Narbona
( )G UG LI EL M O IVPIET RO VI
Visconte di Narbona1407-1420 1424
G UG L IEL M O II I
1400de Be aufort - R ogier
GUE RINA
(Signore di Vite rbo) 1362- 1 369
(f. di Giov anni III di Vico) N.
D isce nde nz a in ce rta
D isce nde nz a ac ce rta taD is ce nde nz a illeg ittim a
N o m e sc on os ciuto
N o m e e c og no m e sc on osciuti
N .
N .N . Su pp osizion i e ip otes i( .... ..... )
Re U n io ne inc erta
U n io ne ille gittim a
U n io ne c ertaRe gina
M a rc he se
Co nteSig no re
A n no di m o r te
1264- 1 270Con te di Capraia
NI CO LO ’
RE O JU DIKE S DI C ALAR I
T O RCH IT OR IO , SAL USIO , (SI)NE SP E LLAProtospatario re gio , Arconte, sec. X - X I
TO RCH ITO RIO , G ETI(TE)Arconte di Sardegna , sec . X - XI
M A RIAN O SAL USIO I
O BE RT O
GIORG IAde ( )Laco n Gunale
de La con Z ori
M archese di M assa e C ors ica 1155- p.1189di Massa
de La con Z oride ( )La con Gunale
de ( )La con Gunalede ( )La con Gunale
de ( )Laco n Guna le
di Setzale
de ( )Laco n Guna leO RZ O CCO T ORC H IT ORIO I
1058-p.1089
VE RA
PRE ZIOSA
(2) SARD IN IA
(2)SIN ISPEL LA
GIORG IA (1)
N. (1)
1066-1090
1106-1130
1066-1090TO RB ENO
?1103-1130
1130
de La con GunaleM A RIA NO TOR CH ITOR IO II
1089-1130
BA RIS O NE?1163-1164
de ( )Laco n Guna leGIORG IA
1089-1124de ( )La con Gunale
1066-1090
1106-1146
P IE TRO TOR CH IT O RIO IIIde di Torre sLa con,
1153-1188 1213
CO STA NTINO SA LUSIO I I
CO STA NTIN O SA LUSIO III
N .N .
G IO R G IA
G UG L IEL M O I SAL U SIO IV
di Calari e di Arborea
de La con M assa1190- 1 215
de ( )Laco n Se rraP IE TRO I Con te di Capraia 1206
di Guido B urgundione(2)G U ISIAN A
C A L A R I G IU D IC A L E
ARA LD IC A NO N CERTA
C A G L IA R I P IS A N A
ADE L ASIA (1)di Moruello Malaspina
1200- 1206
C A L A R I PI SA N A
di Ceola
B ianco
1226
1226
(3) E NRICO
AND REA
de La con M assaAG NE SE
(1200)-1256de La con M assa
BE NED ETTA
1206 - 1232
di Calari e di Arborea
G(ua)landi(4) RINALD O
1227-1230di Calari e di Arborea
de ( )La con SerraBA R IS ON E I T ORC H IT ORIO IV (1)
1195- 1 217
a.1254 de SerraM ARIA
? N.M ALO NCE LL O
FRAN CE SCA CR ESC IA
RU SSO
M archese di M assadi Cepola
1254- 1258
G UG L IEL M O III (SA LUSIO VI)M archese di M assa
de ( )Se rraN.
1254 - 1256
G IO VANNI/CH IA NO (? TOR CH IT O RIO V)
de ( )Laco n Massa1225- 1254
G UG L IEL M O II (SAL USIO V)
de ( )Laco n GunaleM A RIAN O II (1)
1205- 1232di Torres e di Arborea
BA RIS O NE III
di Torre s 1232
de ( )Laco n Se rradi Arborea
de La con M assaP REZ IOS A
1206- 1230
U n io ne inc ertaD isce ndenza in ce rta
D isce ndenza acce rta taD isce ndenza illeg ittim a
N o m e scon osciuto
N o m e e c og no m e scon osciuti
N .
N .N . Su pp os izion i e ip otes i( .... .... .)
Re U n io ne incerta
U n io ne illegittim a
U n io ne c ertaRegina
M arc he se
Co nteSig no re
A n no di m o rte
UG O NE I /UG O -PO NCIOde Bas Serra
1185- 1 211di Arbore a
C A L A R I G E N O V E S E
1228- 1241de Bas SerraP IE TRO II
di SveviaF ED E RIC O I B AR BA R OSSA
Imperatore d el Sac ro R omano Im pero
C A L A R I A R A G O N E SE
di Bolgher i(2) RAN IER I G H ERAR DESCA
1238-1245
UB A LDO VISCO N TI (1)1236- a.1238 1232
di Torres e di Galluradi Svevia
(2) EN ZO H O H E NSTAU FF EN
1238- 1272di Torre s e di G allura
Re di Sardegna
ADE LASIA(de )Laco n Gunale
1236- 12591232di Gallura e di Torre s
LA M BE RT O VISC O NTI (2)di Gallura
di Calari1215 1207-1223
di G allura