35anni GALLERIA PECCOLO

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CLAUDIO DI SCALZO ROBERTO PECCOLO 3 5 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI EDIZIONI PECCOLO LIVORNO

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catalogo uscito in occasione dei 35 anni della Galleria Peccolo di Livorno

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CLAUDIO DI SCALZOROBERTO PECCOLO

35ANNIDI ESTETICIED EROICIFURORI

EDIZIONIPECCOLOLIVORNO

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CLAUDIO DI SCALZOROBERTO PECCOLO

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Finito di stampare nel mese di novembre 2004presso la tipo-litografia Polaris di Sondrio

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Indice

35 anni di estetici ed eroici furori

• Sui criteri per la scelta antologica di artisti e di opere

• Sintetico ritratto in prima persona con velatura di “eroici furori”

• Sintetica scheda, in terza persona, con date, con nomi, con tendenze su una galleria europea livornese

... una breve panoramica

• Gabriele Gabrielli

• Henri Michaux

• Maurice Lemaître

• Jacques Villeglé

• Gérard Deschamps

• Michel Macréau

• Michael Goldberg

• Raffaella Formenti

• Winfred Gaul

• Georges Noël

• Sergio Dangelo

Cronologia di eventi e mostre

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35 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI

Sui criteri per la scelta antologica di artisti e di opere

Trentacinque anni d’attività con una Galleria, duecentottantaquattromostre. C’è da sentirsi come il viaggiatore a cui, all’improvviso sul treno,diano la guida dei vagoni. L’iniziale spavento e poi la gioia di correre versol’avventura estetica e imprenditoriale. Per quanto mi riguarda, e conser-vando la metafora del viaggiatore, oltre ad affidarmi a un mezzo oliatoda secoli - quello del mercato dell’arte e del sistema delle gallerie - misono consegnato a occhi e cervello e cuore: all’intuito e alla passione chesicuramente avrà fatto anello e rovello con qualche scaglia del mio incon-scio, ma questo non m’importa, nel proporre pittori, artisti, mostre. Ora,nella necessità mia e della galleria di riassumere un percorso (e ogni bilancio,facendo i conti anche con l’età, al viaggiatore impone qualche spasmo sesi considera quanto il paesaggio e il mondo siano cambiati) mi sono affi-dato, per compilare in modo antologico questo catalogo, a dei criteri for-mulati in assoluta stravaganza logica, mi si perdoni l’ossimoro, con il mioessere un gallerista che il viaggio nell’arte l’ha fatto con qualche “furore”controcorrente. Eh sì, Giordano Bruno fa parte delle mie letture in questo“viaggio”. Ma vediamo, sarà un difetto del viaggiatore gingillarsi con troppeparole?, i miei criteri. Il primo è stato quello di scegliere artisti che neimiei cataloghi, e ne ho una bella collezione per ogni mostra fatta, par-lano in prima persona della loro arte. Lo so benissimo che i critici chehanno collaborato con me sono stati fondamentali nella lettura delle opere,ci mancherebbe!, e difatti li ricordo tutti con simpatia e stima, ma inquesta antologia del trentacinquesimo anno dovevo in un certo qual modorecuperare l’impatto visivo del primo incontro con l’opera: e far parlare

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come allora soltanto il mio gusto e l’autore delle opere. Come in un amoreritrovato insomma, ho tolto i messaggeri d’amore che forse sono i critici.Però a un compagno di viaggio, in questo riassunto trentennale, non potevorinunciare. Se non altro per il piacere di conversare con lui. E allora misono ricordato di un ventenne, che da un paesino vicino Pisa, Vecchiano,veniva negli anni settanta con puntualità a vedere le mostre in galleria, eche poi è diventato scrittore e direttore di una rivista chiamata Tellus. Sichiama Claudio Di Scalzo, ha sicuramente uno sguardo obliquo e affet-tuoso, rammemorante un po’ come il mio, sulle mostre fatte e le operepresentate, e allora ha scelto con me alcuni artisti di cui parlare, ma lo fada narratore più che da conoscitore di affermate griglie estetiche. E questomi è piaciuto, perché il viaggio ha bisogno di una sua storia. L’altro cri-terio seguito è stato quello di ricordare artisti con i quali ho avuto unalunga consuetudine anche amicale, in alcuni casi interrotta dalla loro mortecome nel caso di Gaul: tanto che voci e gesti sono perduti per sempre,ma le loro opere continuano a raccontarmi di loro. E ne sono felice. L’ul-timo criterio è stato quello di presentare artisti, che pur nel caotico e mag-matico mercato dell’arte e della critica che ha nominato le grandi correntidel secolo passato e di quello in corso, hanno mantenuto una loro scabrae formidabile solitudine, oltre ogni etichetta, e custodito e sviluppato alcunetradizioni, quelle che io prediligo: dell’astrattismo, della contaminazionecon teorie ribellistiche come nei lettristi, della riflessione sul fare pittura,del décollage, della scelta ironica e neodadaista. Insomma, un viaggio conmolte fermate nelle splendide stazioni dell’estetica occidentale. Sono statoun viaggiatore fortunato secondo voi? Meriterà la vostra attenzione questocatalogo illustrativo e illustrato su di un biglietto di viaggio ancora lungidallo scadere? Me lo farete sapere, cari visitatori, cari clienti, cari giovani, alla prossimamostra.

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Sintetico ritratto in prima persona con velatura di “eroici furori”

Sono nato a Livorno alle ore 11,00 dell’11 novembre 1942. Il mio segnoè lo scorpione.Vivo e abito a Livorno. Fin da giovanissimo lavoro nel negozio di miopadre, noto antiquario della città. Dal 1962 prendo a interessarmi d’artemoderna. Qualche cambiamento di prospettiva nasceva in me mentre m’ag-giravo fra maioliche di Delft e comò liberty. Nel 1968 organizzo unospazio all’interno del negozio di mio padre dove mostro ai clienti operedi autori moderni. Dal maggio 1969 mi dedico esclusivamente all’artecontemporanea, aprendo nella Galleria Peccolo già esistente, con sede inpiazza Repubblica 12 a Livorno, un’ininterrotta serie di mostre personalidedicate ad artisti contemporanei italiani e stranieri che arrivano, mentrescrivo, alla 284ª mostra.Dal 1971 iniziano i miei rapporti di amicizia e di collaborazione con gal-leristi e direttori di musei tedeschi, olandesi, belgi, con i quali organiz-zerò numerose mostre. Alcuni artisti con cui lavoro vengono invitati nel1977 alla prestigiosa rassegna Documenta 6 di Kassel nella sezione Pit-tura. In questi anni collaboro con la rivista tedesca Kunstforum, nellaquale compaiono miei articoli e servizi sugli artisti a me cari. Nel 1985 tramite l’editore Georges Fall e la rivista Opus International diParigi organizzo sintetiche monografie su artisti da me curati. Ho colla-borato alla rivista Cahier’s d’Art di Roma pubblicando articoli monogra-fici sui pittori americani dell’espressionismo astratto. Insieme con la casa editrice Morgana di Firenze sto lavorando a una seriedi Libri d’Artista dal titolo “Pittura e Memoria” e sono usciti, a partiredall’estate 2001, sei volumi su Laubies, Gaul, Goldberg, Pozzi, Noël, Sor-dini. Continuo ad organizzare mostre, libri, cataloghi e monografie, congli artisti che mi muovono a emozioni estetiche. In chiusura di questo libro compare l’elenco delle mostre da me organiz-zate. Per ogni artista esiste un catalogo dove le notizie biografiche sonoindicate in modo esauriente.

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Sintetica scheda, in terza persona, con date, con nomi, con tendenze su una galleria europea livornese

La galleria sin dalle prime mostre si specializza in esposizioni, per la mag-gior parte personali, di artisti protagonisti dell’arte d’avanguardia inter-nazionale.Dedica infatti le prime due stagioni 1969/1971 agli artisti della genera-zione del Futurismo (con mostre dedicate a Prampolini, Dottori, Balla,Depero, Conti, Korompay) e al gruppo milanese dell’Astrattismo Geo-metrico (Veronesi, Radice, Reggiani, Licini, Magnelli, Bonfanti, Calde-rara, Mazzon) e subito nell’anno che segue espone i protagonisti più pre-stigiosi dell’Arte Concreta svizzera (con mostre di Max Bill, Lohse, Vor-denberge-Gildewart).Proseguono dal 1973/’75 in poi le stagioni sull’arte d’avanguardia conartisti della ricerca visuale denominata Optical-Art (con le mostre di Biasi,Ballocco, Alviani, Seuphor).Nel 1975/76 iniziano le esposizioni dei protagonisti dell’Arte Concettuale(con le mostre di Sandback, Kosuth, Sol Lewitt, Alfano, Burgin) alle qualisi alternano quelle degli artisti appartenenti alla Pittura Analitica tra iquali: Pozzi, Morales, Marden, Mangold, Ryman, Zappettini, Verna,Griffa, Gastini, Guarneri, Cecchini.Tra il 1978 e il 1981 la galleria ospita nel suo spazio azioni e perfor-mances di musica, danza, teatro e interventi d’artisti Fluxus. Periodo cul-minato in una serie d’eventi per oltre un mese di serate nell’estate del1981, e intitolato “100ª mostra”. L’iniziativa, come suggerisce il titolo,festeggiava la centesima mostra della galleria e a questa aderirono artistecome Orlan e gruppi teatrali come la Gaia Scienza e Il Marchingegno.Inizia in quegli stessi anni la collaborazione con musei e spazi pubbliciin Italia e all’estero. Mostre personali o tematiche di artisti che hannorapporti di collaborazione con la galleria vengono organizzate in Ger-mania, come“Geplante Malerei” (rassegna internazionale di pittura mono-cromatica) nel 1974 al Westfalisch Kunstverein di Munster. Nel 1977 C.Morales, G. Zappettini, C. Olivieri e W. Gaul sono invitati alla Docu-menta 6 di Kassel nella sezione “Pittura”. E ancora nel 1978 partecipanoa “Bilder ohne Bilder” al Landesmuseum di Bonn e a “A proposito dellaPittura” che circolerà nei musei olandesi di Venlo, Utrecht e Schiedam.Più recentemente, nel 1996, “Un certain regard”, Pittura francese fuoricorrente, e nel 1997 “Un’altra Austria” organizzate a Palazzo Martinengodi Brescia e “O’Hara, Bluhm e Goldberg. Un poeta e due pittori a N.Y.

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negli anni ‘50” nel 1999 a Palazzo Rocca di Chiavari.In questi ultimi anni la galleria si è specializzata in mostre di artisti ame-ricani ed europei degli anni tra il 1950-1960 e in particolare nell’ArteInformale (con mostre di Noël, Pinot Gallizio, Tancredi, Serpan, Kemeny,Schneider, Michaux) e degli artisti romani del Gruppo Forma (Accardi,Dorazio, Consagra, Sanfilippo, Perilli) e dei loro contemporanei ameri-cani dell’Espressionismo astratto newyorkese (Goldberg, Bluhm, Parker,Smith, Jaffe, Sugarman, Stamos, Hofmann). Dal 1997 la galleria propone sempre più spesso giovani artisti emergentipresentandoli sia in personali che in collettive tematiche quali: “Escato-logica” (1997), “Borderer” (1997), “Africa” (2001), “Persistenza del fan-tastico nella pittura italiana dopo il ‘70” (Estate 2001); a queste rassegnedi giovani artisti sono alternate antologiche o retrospettive dedicate a mae-stri già storicizzati: del Nuovo Realismo (Rotella, Villeglé, Spoerri,Deschamps) o di artisti outsiders appartenenti all’Art Brut quali Chaissac,Schärer, Macréau.La galleria edita per ogni mostra un catalogo che è a disposizione dei visi-tatori, o su richiesta, fino a esaurimento.

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“I fiori della morte”, olio su cartone, cm 31x40.

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... una breve panoramicaGabriele Gabrielli

...La morte flagellatricedanza in un cielo nero dove le stelleappaiono semispente, avvoltein un sudario di follia più cupodel cielo, incoronata dalla stellamaligna fedele compagna, che è ilcorpo della sua anima.

Su gli omeri, le ali falciate hannoriflessi di acciaio brunito sottoi raggi biancastri del disco lunare.

Essa danza, danza e sulla impudicafaccia sorride la morte solasorella in eterno dell’Arte.

Intorno i vipistrelli volano,sfiorando la loro reina, raccontandosifra loro cose misteriose e belle.

(a Benvenuto Benvenuti, Fiesole 1916)

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Un articolo del Telegrafo per ricordare Gabriele Gabrielli

Gabriele Gabrielli dipingeva da quattro anni soltanto. E fu la sua unarivelazione improvvisa. Non proveniva da nessuna scuola ed entrava nel-l’arte senza nessuna preparazione tecnica. Lo confessava egli stesso. N’eraanzi orgoglioso.Fin dai suoi primi tentativi le bizzarrie della sua arte – e non poteva esserealtrimenti – trovarono incensatori entusiasti e denigratori feroci. Non curòné gli uni né gli altri. Sembrava refrattario a ogni genere di lode, comead ogni sorta di biasimo, all’esaltazione più fervida, come alla stroncaturapiù atroce. Gli piaceva soltanto il fatto di esser discusso: lo contrastavacome la prova più eloquente che la sua pittura diceva qualche cosa diveramente nuovo.I “soggetti” ch’egli trattava non avevano per lui che il valore di semplicipretesti pei quali creava mirabili armonie di toni di forme.Odiava il “soggetto” come scopo a se stesso.Diceva: “Mi esprimo coi colori come il musicista si esprime con le suenote soltanto e il letterato con le sue parole. Tengo lontana dal mio spi-rito ogni seduzione che non mi venga attraverso il colore”.Da qualche tempo, egli più non frequentava, con assiduità i cenacoli d’arte.Vi appariva, invece, di rado chiuso in una mestizia cupa che non gli per-metteva più di accendere, come una volta, discussioni aspre e vivaci; disostenere, come una volta, con una baldanza impetuosa, tutta scatti, labontà delle sue teorie. Il suo temperamento selvaggio e intollerante diogni freno accademico si era come spento in una rassegnazione senza dol-cezza; i suoi furibondi assalti contro le “scuole in voga”, le sue tirate acerbecontro l’impero dei “professori” non animavano più o circoli artistici.Era assalito dal dubbio orribile di aver lavorato per nulla, di non avercreato che fantasmi senza significato.Un artista o un illuso? L’uno e l’altro forse.

(Il Telegrafo, 18.12.1919)

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Ricordo del pittore Gabriele Gabrielli e cenni sulla mostra nel sessantesimo della sua morte

Mi riallaccio al dilemma espresso con ipocrita retorica dall’anonimo gior-nalista del Telegrafo, che commentò la dipartita del pittore per affermareche artista lo era sicuramente, e magari anche illuso dagli stilemi del sim-bolismo europeo, ma in ogni caso la sua proposta ancorché episodica ten-deva a superare la tradizione macchiaiola imperante a Livorno e dintorni.Quando organizzai la mostra per il sessantesimo della morte, nel 1979,speravo che il silenzio quasi totale attorno alla sua opera venisse squar-ciato. Ma non è stato così. Eppure tutte le carte sono in regola per costi-tuire un “caso” culturale con la conseguente scia di studi e approfondi-menti. Intanto è un pittore che vive anche di scrittura. Anzi i due pianicreativi si nutrono l’un con l’altro. E questo è molto moderno. Basta con-frontare la poesia dedicata a Benvenuto Benvenuti e il dipinto “I fioridella morte” per cogliere rimandi e osmosi fra testo e segno pittorico. Poicostituisce una proposta estetica in netto contrasto con l’estenuata e bana-lizzata tradizione macchiaiola. Di fatto Gabriele Gabrielli partecipa a un’at-mosfera simbolista, legge Poe e Baudelaire, e propone una pratica ano-mala e diversa che avrebbe potuto svecchiare gli stilemi veristi in circola-zione. L’autore si avvicina al simbolo e lo mette in scena. Al tempo dellamostra, nel 1979, scrivevo che la censura messa in atto verso l’artista nonera tanto imputabile a facili giustificazioni psicologiche, – del resto i braviborghesi positivisti si scandalizzavano nei riguardi del nevrotico simbo-lista a tutte le latitudini Livorno compresa, – quanto al sistema arte inprovincia; che ieri, come oggi, ha una sua connotazione spesso conserva-trice e populista la quale non permette il transito dei nuovi linguaggi senon come evento episodico oppure, come accade in questi ultimi decenni,con la valenza di un tardivo épater le bourgois fuori tempo.

Roberto Peccolo

Gabriele Gabrielli (Livorno 1895-1919) Il pittore, che volle camminarecon il distintivo simbolista in petto e declamare versi di Baudelaire doveregnavano i post macchiaioli, lo troviamo al Museo Fattori di Livorno.Ospite simbolista, poteva essere diversamente?, nel museo dedicato al fon-datore del realismo impressionista italiano. E questo dopo che le sue telefurono fortunosamente ritrovate in una cassa sfuggita ai bombardamentiamericani negli anni di guerra.

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Henri Michaux.

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Henri Michaux

Quel leggero trait d’union fra Parola e Immagine

Henri Michaux scrive nel 1938 “Plume”. E questo mentre in Europa avanzala pesantezza cadenzata dell’acciaio guerresco fascista. Per capire le movenzedel Michaux scrittore, e nel contempo la delicatezza del pittore con le suechine e i suoi acquarelli, tanto simili al morbido rotolare delle gocce suivetri, bisogna ricordare quel personaggio surreale che frequenta il sognoconservando per sé gli umori di una realtà capovolta eppure plausibile.Michaux pittore si fa imprestare dal personaggio la leggerezza della piumaper la punta dei suoi pennelli. In questo modo, e usando il suo IO cometrait d’union, riesce a dipingere scaglie della mappa – estremamente vastaperché universo parallelo – dove la parola e l’immagine si incontrano, sisfidano, si uniscono. Un trattino ardito come un acrobata volteggiantesopra al fondale che, da sempre, segno pittorico e parola hanno in comune.Questo IO provvisorio di Michaux, invadente ed aereo, vince la scom-messa sullo sposalizio, da tanti ricercato e da pochi raggiunto, fra la pit-tura e la scrittura. Ma l’artista ha un carburante speciale, un miscuglio ditecniche orientali, formidabili girini di creatività, poi gli scatti a strappidelle matite imbizzarrite, poi le improvvise curve di sinuose pennellate insboccio: quasi il ribollimento ritmico di una tensione creativa primariache vorrebbe oltrepassare, proprio perché episodio di un IO vocato a inter-pretare e coniugare esperienze diverse, il riquadro della tela e della carta.Michaux riesce a consegnarci immagini che evocano quanto non può venirescritto, perché il vocabolario non ne contempla il lessico, e si fa aiutaredal fantasma della scrittura quando i suoi turbamenti e viaggi non puòdisegnarli.

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Gli acquarelli, i meidosems, tanto pungenti ed elettrici, le macchie segnicheche si disfano in rotazioni bizzarre, sono tutti pulviscoli di questa rap-presentazione. L’IO, trait d’union, fa vivere ai due amanti, IMMAGINE-PAROLA, uno stato di continuo movimento che può infischiarsene deitermini di spazio e di tempo, proponendo uno degli esiti più alti e sug-gestivi dell’arte Autre.Ecco che non c’è da stupirsi se chi si trova davanti ai dipinti di Michauxvede immagini sul punto di diventare parole e fantasmatici volti che stannoper tornare all’infanzia.

Claudio Di Scalzo

Henri Michaux, Mouvements 1950-51.

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Henri Michaux nasce a Namur, in Belgio, il 24 maggio 1989. Quandonel 1927 comincia a disegnare, si sente come un tarlo che stia mettendopiume inutili. Compie viaggi con la stessa facilità con cui l’insonnia pre-para le fantasie a occhi aperti. Lo vedono in America del Sud, in Asia, inAfrica del Nord. In ogni luogo trova qualche santuario di parole da vio-lare. Pubblica “racconti di viaggio”. E’ prodigo anche quando, supino suqualche letto di fortuna, si rassegna a non avere ascoltatori. Gli abitantiche incontra sembrano naufraghi della sua memoria, che si divertono ainventare per lui accoglienze che non ci saranno. Ricorda i profumi e licataloga secondo i mesi. Il suo spazio pittorico è la dimora dove ospitatutti gli incontri più o meno dissipati. La sua prima mostra avviene nel1936. La moglie, che perderà nel 1948 per un incidente, ritorna nei suoiacquarelli. Se qualcuno gli chiede come, risponde che si aspetta lacrimecolorate dalla morta. Negli anni cinquanta si stabilisce definitivamente aParigi. La “scrittura calligrafata”, che pretende di avere inventato, si ripro-duce con liquidi torbidi e rischi di desolazione su molteplici tele. I suoinumerosi libri vanno di pari passo con la prodigiosa estensione dei segni.Forse la sua frenesia appartiene a un unico grembo creativo. E difatti,provando la mescalina, è risucchiato da cunicoli molli e protettivi. Le gal-lerie e i musei si appropriano di questa continua risorgenza segnica, cosìcome le biblioteche catalogano i suoi titoli. Muore a Parigi il 19 ottobre1984. E il suo atelier, visitato dalla luce radente del mattino, sembreràun presepio abbandonato, dopo. “Il poeta Flavio Ermini ha sfogliato il catalogo sulla mostra di Michaux”,mi confida Peccolo, “e all’istante ha deciso di illustrare con opere dell’ar-tista il n. 65 di Anterem, Il perturbante, del dicembre 2002. Mi piaccionoquesti scambi fra la galleria e le riviste”.

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Maurice Lemaître, Le Libéralisme 1-20 3-1987, technique mixte sur toile, cm 61x50.

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Maurice Lemaître

IL LIBERALISMOO: CONTRO IL LIBERALISMO BANALE O RETROGRADO

PER IL LIBERALISMO DEI CREATORI

“Non ho tradizioni, non ho partito, non ho una causa, tranne quella dellalibertà umana”,diceva Tocqueville, uno dei fondatori del liberalismo moderno.

Da Aristotele ai neo-liberalisti americani recenti (che pretendono di averpenetrato le acquisizioni del New Deal), passando per Machiavelli o Toc-queville, la dottrina economica liberalista ha auspicato il basare la legit-timità politica su ciò che essa ha chiamato i “Diritti Umani”.

Ora, l’individuo non è pienamente libero, già per il fatto che non è total-mente solo, circondato come è dalla sua famiglia, dalla sua professione,dal suo ambiente sociale (dalla sua “classe”), dal suo paese, dalla sua nazione,ecc. Lui stesso è soltanto, innanzitutto, un prodotto delle innumerevolicreazioni anteriori che l’hanno costruito, a partire dalla sua biologia finoalla sua cultura più alta.

Il liberalismo vuole strappare via l’uomo dalla sua matassa di influenze edi dipendenze (dove egli non discerne il benefico e il malefico), per con-durlo verso una maggiore felicità, verso più grandi ricchezze, delle qualila famosa “libertà” sarebbe il motore, addirittura il focolaio.

Ahimè, questa dottrina ha dato prove del fatto che, volendo liberare l’in-

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dividuo, essa lo rende il più delle volte schiavo, forse ancora più sotto-messo, di altri legami.

Soltanto il liberalismo dei creatori, i nati dall’Economia Nucleare di Isi-dore Isou, può far sviluppare la reale libertà degli uomini, i loro “diritti”a una “uguaglianza” e una “fraternità” autentiche, cui tende la loro “natura”perfettibile (divina”), ma anche e soprattutto con la “cultura” che gli inno-vatori costruiscono senza tregua, può consentirne loro l’accesso.

Soltanto il liberalismo dei creatori, armoniosamente combinato con il socia-lismo e il comunismo dei creatori, può impedire all’uomo di sclerotizzarsio di distruggere, e di autodistruggersi, in una maniera reazionaria, di queglipseudo-diritti interiori, fantasmatici, e perpetuamente negati dal mondoesteriore, che tanto meno egli stesso può negare in quanto ne sono ilriflesso spesso amato, in quanto egli se ne attende ancor più ricchezza emaggiore felicità.

Questa posizione economica, originale nel grande scompiglio del libera-lismo e del collettivismo, è attualmente offerta, per di più nella formacreatrice inedita della Scuola plastica della Lettera e del Segno, della pit-tura e della scultura lettrista e ipergrafica, che sta ormai affermandosi comel’avanguardia fondamentale nelel arti plastiche del dopoguerra, per operadi uno dei fondatori diq uesta tendenza storica, Maurice Lemaître.

15.3.1987

Maurice Lemaître. (Parigi, 1926). Gli adepti del lettrismo che si vollerocomunisti intenti a coniugare l’estetica e la politica rivoluzionaria, prose-guendo lo smunto sogno dei surrealisti, ma senza più avere né Trotzkijné la rivoluzione a far loro da balia, sono artisti coerenti e con l’animalibertaria scissa fra immagini e parole. Peccato che, a volte, la pubblicità,adottando le loro tecniche, abbia depotenziato l’anima pura e dura delleloro opere e della loro contestazione. Lemaître è approdato ad un libera-lismo anarchico che mette al primo posto l’esistenza del singolo impe-gnato a ri-colorare il mondo. “I lettristi hanno qualcosa di radiante”, dice Peccolo. “Mi danno l’idea divolatili preziosi in gabbia. Che scambiano la riproduzione dei loro unghioliper libertà assoluta”.

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Jacques Villeglé

Viandante della modernità in città

Ho afferrato, e parafrasando potrei dire ho strappato, un lembo della com-plessa ricerca estetica di Villeglé, labirintica eppure sotto agli occhi di tuttiscollamento dopo scollamento di manifesti, quando mi sono affidato aun’interpretazione narrativistica che vede l’artista come un viandante e lasua opera come un’avventura dettata sia dalla casualità delle strade tran-sitate con relativi manifesti, sia da una prensile voracità rapinosa che disvelaquanto di ignoto c’è nell’immaginario occidentale ridotto a proliferazionedi titoli, di voci, di corpi. Simile viandante ripropone l’assunto roman-tico che l’essere in viaggio, anche se da un’uscita del metrò a Pigalle, èpiù importante di qualsiasi meta.Anche perché, nel caso di Villeglé, essa sarebbe un luogo, una comunitàdi persone, dove ogni forma d’arte è demandata non alla creazione diopere ma semplicemente a un’infinita serie di “strappi anonimi”, di décol-lages semplicemente trovati. E una meta simile non esisterà mai. Neppurenelle più rosee profezie anarchiche e comunistiche. Villeglé è condannatoa restare solo, e questo romitaggio in un vero e proprio universo di segni,formatosi nella sedimentazione di “placard de journaux”, lo possiamoaffrontare e capire se ricorriamo a una delle figure retoriche. Con questalettura si evidenzia una strategia interpretativa dove intuizioni poeticheed estetiche si coniugano con i tropi: metafore, metonimie, sineddoche.E per entrare fra le fessure, diciamo rimaste fra uno scollamento e l’altro,mi sono affidato alla figura semantica della sineddoche che rappresentala parte per il tutto, il singolare per il plurale. Le labra schiuse che emer-gono dal manifesto strappato evocano ogni corpo femminile in estasi, che

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poi lo sia per la preghiera o per la scoperta di un nuovo collant, questonon importa. Lo stesso vale per le parti della morfologia nei décollages:possessivi, nomi, aggettivi evocano l’universale anche se monchi, resicamusi dalle unghie o dalle intemperie. Mi sembra che in questa esten-sione Villeglé sia uno dei più coerenti innovatori che abbia conosciuto lastoria dell’arte.Il viandante ha insomma vissuto una “sua” storia che porta seco un par-ticolare intreccio. Vediamo quale. Questo maestro dell’appropriazione dimanifesti iniziata nel lontano 1949, e del Nouveau Réalisme a partire dal1960, propone un’opera fedele (una forma di purezza teorica, direi) allascelta di non aggiungere colori o interventi sulla carta e utilizza esclusi-vamente un intreccio – moltiplicato negli spazi del fulgore tardomodernovisitato all’infinito – basato sull’ironia e a volte sul gioco. E se PierreRestany sottolineava che Villeglé, in un certo senso, aveva una sua parti-colare apertura verso i colori della tradizione fauve o matissiana, anche seregalati dalla tipografica munificità delle affissioni, sedimentandone evo-cazioni con i manifesti squarciati, bisogna aggiungere che anche questaattiene a un’appropriazione ironica del viandante Villeglé. L’ironia è, èstata, la grande risorsa delle avanguardie a ogni latitudine novecentesca:e difatti hanno operato manipolazioni basate sul rovesciamento o la con-testazione dell’esistente. Villeglé suggerisce allora, con il sorriso quieto etagliente dell’artista uso a transitare nel delirio di parole e immagini, comela metafisica di ogni sogno estetico interpretato in una società di mercatosopravviva come documento dell’osmosi, nel quotidiano occidentale, delbello con il brutto. Poi di quanto il viandante Villeglé “racconta” con lasua opera ognuno faccia l’uso che vuole, tanto la sineddoche è per suanatura generalizzante.

Claudio Di Scalzo

Postscriptum al “Viandante”

Villeglé ha scritto, immaginandosi sotto lo sguardo vigile di un Lautréa-mont che dice un giorno tutti faranno arte, molte riflessioni sulla sua inquie-tudine estetica – basata su ripetute lacerazioni agli affiches – tanto cheassemblandole appaiono come un illuminante taccuino di viaggio.

“Le lacerazioni vengono dall’anonimato, avrei preferito conservarcele, così comeArp desiderava per le sue opere definite concrete. Sarà opportuno riprendere

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Jacques Villeglé al lavoro in una strada di Parigi.

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La peinture au défi (la pittura come sfida) probabilmente il primo scrittoche sistematicamente si sforzi di delineare, dopo Lautéaumont lo storico diquest’arte, il collage che cerca di affermarsi oltre l’individualismo”.

“A volte dopo aver staccato un frammento dalla palizzata, la tenerezza di uncerto strappo mi spinge a dare il colpo di pollice disinvolto ma necessario perfarlo risaltare, quel che per me non cambia, sebbene abbia eluso la teoria pit-torica spontaneista, è il prestare il fianco ai miei avversari della passionefredda, gli anti-spontaneisti”.

“Resta per me problematico il firmare un affiche – che l’operaio in pitturaFernand Léger avrebbe considerato come inutilizzabile – ma è incontestabileil fatto che con il mio sigillo ne facilito la riconoscibilità e lo preservo dalladistruzione. La bellezza è tributaria della contingenza borghese. E la con-tingenza è il peccato, dice Jean-Paul Sartre, con cui sono d’accordo su questopunto e in questo caso”.

In compenso, se firmo, non sarebbe normale se i successivi acquirenti o sce-glitori controfirmassero anch’essi, riproponendo tale e quale un’usanza cineseche invitava il collezionista ad aggiungere il suo timbro accanto a quello del-l’artista? Dividendo il mio merito d’inventore, con l’aggiunta della loro sigla,diminuirebbe in proporzione l’importanza della mia impronta e riporterebbeun poco la lacerazione al suo anonimato di partenza”.

“La barbarie gestuale di una moltitudine s’individualizza per divenire la piùrilevante manifestazione d’arte fatta da tutti e non da uno solo della nostraepoca”.

Da “Lacéré Anonime” di Villeglé, ed. Centre National d’Art et de Culture G. Pom-pidou, 1977. Traduzione CDS.

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Jacques Villeglé (Quimper, 1926) è uno dei maggioria artisti del Nou-veau Réalisme. Anni a strappare manifesti nelle strade parigine. Cascamie quarantene imposte ai segni pubblicitari. E questo nel cuore invernaledel sistema dell’arte occidentale che su tutto pone il valore di scambio,negando all’utopia di un’arte fatta da tutti e con tutto, il sigillo di unasocietà comunistica raccolta nell’emozione artistica. Villeglé a volte fissale sue mani ferite negli strappi e le unghie annerite nell’incidere carte ecapisce che questo è il suo monacale ardimento, e che lui salva un libroinfinito di strappi, sui bordi di un medioevo tecnologico alle porte. “Secondo me l’artista”, dice Peccolo, “nelle sue ripetute lacerazioni di mani-festi produce quasi una scansione del tempo che suggerisce la vertigine.Puo essere?”

Rue Berger, mai 1982, affiche lacérée applicata su tela cm 65 x 54.

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Gérard Deschamps alla sua mostra nella fondazione Cartier, Parigi 1998.

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Gérard Deschamps

Panoplie come archeologia della modernità

Il gregge di parole che mi è venuto incontro osservando le opere diDeschamps proveniva, stravagante analogia se si considera che per certilavori di Deschamps si è parlato un tempo di espressionismo barocco, dallaSelva delle Parole di Daniello Bartoli. Con l’indice, quasi a caso, ho sceltouna voce da mettere in relazione a Deschamps. Quasi una pésca, casualeomaggio anche al Deschamps pescatore intrepido, con esche sempre arti-sticamente casuali o inventate di sana pianta. E siccome i quadri compostidall’artista lionese, le sue panoplie, ottenute utilizzando prima pezzi di tes-suto, anche intimi femmminili, e poi interi indumenti, da quelli sicuri disé in seta a quelli opachi nati per strofinare marmi inariditi di cucine popo-lari, rimandano a una loro intima doppiezza, evocano il Dada ricavadone,perché lo materializzano quasi spiriticamente, il suggerimento che ognioggetto, assemblato-strappato-coperto-cucito-sparato-incollato-miniaturiz-zato-improntato-scheggiato-pressato, è ancora un quadro e contempora-neamente non è più solamente un quadro, ecco la voce adatta a cui attin-gere: doppiezza. DOPPIEZZA come sostantivo, aggettivo, verbo, al sin-golare e plurale: mascherato, simulato, ambiguo, bugia, favola, fantasia,capriccio, mostra, colore, sembianza, maschera, tradimento, ritrovamento,trappola, prestigio, intrighi, fole, apparenza, artificio, trabocchetto, arte,baratteria, agguato, orditura, trama, astuto, veggente, scaltrito, aggirare, avvi-luppare, abbagliare, beffare, stravolgere, trasvedere, sottrarre, travisare, tra-vestire, trasformare. Le panoplie, dove in teche di plexigas fluorescenti tessuti dal battito incertoper l’inusitate pieghe convivono con pettini e molle e ciabatte strappate

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all’universo sontuoso dei supermercati, vivono appunto una stordente dop-piezza, perché Deschamps sembra, con malizia, – del resto già nel cognomenon adombra un legame più stretto di tutti i nuovi realisti con il fonda-tore del ready-made? – deporre sull’armatura dilagante del mercato i suoistucchi panoplieggianti, incrociati e dismessi, per cantare, sommessamentema con colori roboanti, in un perenne ossimoro, la poeticità anche archeo-logica delle merci industriali. Se c’è una vocazione nell’artista di farsi archeo-logo della modernità, le panoplie appaiono come le opere più adatte a fargliconseguire la riconoscenza di un’intera stagione di oggetti transitati da Parigifino a Tokio.

Panoplie come selva barocca

A quella scaglia di estetica che si alchimizza nelle opere di Gérard Deschamps,bisogna avvicinarsi in modo cauto, quasi come il raggio obliquo di sole adautunno sulle mensole, infatti ogni sua esposizione registra una formulache ribolle metamorfosi e passaggi di senso negli oggetti e nei linguaggi inattesa di altre variazioni, sempre dentro la costellazione, alla quale l’artistaè da sempre fedele, del Nouveau Réalisme. Non accetta la morte del movi-mento, Deschamps, ma la sua evoluzione in forme altre indorate dalla sor-presa, se ancora accettiamo la metafora alchemica. Naturalmente se èsempre consigliabile avere sottomano le cronologie di appartenenza al movi-mento dei nouveaux réalistes del nostro (nel 1961 invitato da Villeglé alSalon Comparaison espone dei collages di biancheria intima femminile chelo condurranno mesi dopo all’esposizione collettiva Nouvelles aventures del’objet organizzata da Pierre Restany), e le misurazioni militanti sempre diRestany nel libro Nuovo Realismo del 1973 (“Le sue accumulazioni di reg-giseni, corsetti, guaine, culottes e seni finti sono alquanto suggestive”), e letappe dell’incedere artistico che richiamano echi dal tempio dei precursoridegli anni venti (dadaismo soprattutto), e le uscite di scena (le assenze dalmovimento determinate dal suo servizio militare in Algeria), e le celebra-zioni del movimento quasi al completo da Arman a Christo a Klein (mettiquella a Milano del ’70 alla Rotonda della Besana, dove all’artista assenteviene dedicata una mostrina militare commestibile di un metro), e le con-notazioni psicologiche dell’artista che sostituisce l’azzardo artistico con este-nuanti riflessioni sulla pésca, è altrettanto fruttuoso, avvicinando le operedegli anni ottanta e novanta, affidarsi alle evocazioni di lacerti veggentiprofferiti da amici o compagni di strada di Deschamps. Se questo è il mio

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viatico, ricorro all’espressione di Raymon Hains, anche lui aderente al movi-mento dei nouveaux réalistes, che definisce “espressionista barocco” l’amicoe così, guizzando nel cielo cenere dell’interpretazione, sbuco sopra un’o-pera stratificata come sedimentazione di oggetti, dalle mutande ai teloniper aerodromi di campagna, ai foulard giapponesi, ai tessuti grossolani, aicappelli sportivi, (accessorio dopo accessorio che rende l’uomo stesso e chiguarda un ulteriore accessorio stabilendo un’evoluzione nella scansione dellacatena umana: dall’homo sapiens sapiens all’homo accessoirus. Quest’ultimadefinizione, coniata dall’artista per la sua mostra alla Fondation Cartier diParigi, ha il gusto di una lenza sorridente che invece lacera) dove appareancora paradossale, a tanta distanza dagli anni sessanta, come senza l’usodel colore Deschamps inventi, a volte declami, il risveglio della storia dellapittura, sfuggendo all’intento di mettervi fine con provocazioni soltantopostdadaiste (tipiche a volte degli altri nouveaux réalistes), con una serieinesausta di invenzioni barocche che hanno nella ripetizione immaginifica(un po’ come nel Rinascimento si ripensavano le vesti degli antichi greci)quel pathos che gli consente di proporsi come un vero e proprio archeo-logo della modernità e insieme celebrare la potenza del colore senza l’usodel tubetto. Ma cosa scegliere sull’armatura, ormai globale, scintillante e amaglie a volte larghe a volte strette, del modo di produzione delle merciin perenne pendolo fra il museo e il supermercato? Questo problema deveaver angustiato spesso l’artista nella sua lunga carriera. Le soluzioni sonosempre state dettate dal talento e dall’immaginazione. Deschamps opta peri fregi e gli stucchi e le armi suggerite dalle panoplie: per la festa, per lacelebrazione, per il carro in marcia su strade enfatiche. E i quadri compostidall’artista francese, le sue panoplie, (che in francese richiamano anche ilgustoso gioco di parole di panni piegati) ottenute utilizzando tessuti e indu-menti, anche intimi femmminili, da quelli sicuri di sé in seta a quelli doz-zinali nati per posarsi su scapole popolari, rimandano a una loro intimadoppiezza, evocano il Dada ricavadone, perché lo materializzano, il sugge-rimento che ogni oggetto, assemblato-strappato-cucito-incollato-impron-tato-scheggiato-pressato, è ancora un quadro e contemporaneamente non èpiù solamente un quadro, e insieme propongono la favola, per sua naturadoppia, mascherata, ambigua, capricciosa, artificiosa, abbagliante, del sognobarocco sulla realtà del mondo. Il beffardo e il travisamento ne sono la cor-nice, come la teca di plexigas che racchiude le braccia assenti e le cosce sva-nite dai reggiseni e dalle mutandine. È semplicistico intravedere, sulla sciadel lievito delle intuizioni di Debord sulla società dello spettacolo e delconsumismo, nelle panoplie una critica alla quotidianità o anche semplice-

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mente un elogio dell’arrogante improntitudine del kitsch. Sono convintoinvece che Deschamps con le panoplie, dove in urne trasparenti convivonofluorescenti tessuti, dal battito incerto per l’inusitate pieghe, con pettini eciabatte strappate all’universo sontuoso degli ipermercati, penso a Bains-douches e a Navy-Club, finisca per rappresentare, sommessamente ma concolori roboanti, in un perenne ossimoro, oltre ogni penitente francescane-simo diffuso in chi usa stoffe alla Burri, la poeticità delle merci del super-mercato. C’è una vocazione nell’artista a diventare archeologo, panoplieg-giando, incrociando e accumulando, e Deschamps scopre e discopre opereadatte a fargli conseguire la riconoscenza di un’intera stagione di oggettitransitati da Parigi fino a Tokio. Ma siccome il moderno è diventato unprato brucato dai più diversi linguaggi, sempre in costante attesa che altresoluzione estetiche ne determinino incombenti risurrezioni, come in ognipanoplia che si rispetti la decorazione attende dal suo scopritore che nonla definisca se non in rapporto al sospiro interpretativo della memoria e delvaticinio. Il resto è turgore nomenclatore, scaltro magari, sicuramenteambiguo, sempre secondo lo schema barocco ridondante, commisto a tra-bocchetti di senso, di un uomo sessantacinquenne, che possiamo incon-trare sul greto di un fiume con la canna da pesca in mano e l’esca sottol’acqua, piccola modulazione anch’essa del suo estro, e forse della sua incli-nazione al tedio, mentre concede al pesce di agguantarlo perché ogni gestoa noi attorno è doppio catturamento.

Claudio Di Scalzo

Gérard Deschamps. (Lione, 1937). Il barocchismo di tessuti accostati acaso e con fine calcolo. Di palloni da spiaggia accatastati. Di vele da surf.O di vecchi teloni militari che hanno subito la guerra esposti nella pace digallerie d’avanguardia. E su tutto la pesca nel suo amato Berry. L’amo acaso sceglie la sua preda come l’intuizione estetica denota un nuovo rea-lismo negli oggetti accatastati. E questo sia il vangelo di un uomo acces-soirus in una ordinaria e casuale estetica. Il bello dei supermercati e dei fou-lard intrecciati, Panoplie che incorniciano il nulla declamatorio dell’occi-dente. Un giorno confiderà a Peccolo: “I pesci boccheggiano nell’acquaputrida, l’estetica nel putrido del mercato risplende. I pesci li pesco. Nel-l’arte sono pescato”. Il gallerista Peccolo dice che in Deschamps c’è lo stesso dinamismo ral-lentato che ha il risveglio rispetto ai sogni colorati che si dileguano.“Deschamps è un mistero intrecciato a molti eventi della storia dell’arte”,dice Peccolo, “anche se nell’immediato non sembra”.

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Bains-douches, 1987.

Navy-Club, 1988.

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Gaston ChaissacGrande figura 1961, olio su tavola cm 90 x 33.

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Gaston Chaissac, Michel Macréau

Pittura rustica moderna

Le mie preferenze vanno diprimo acchito alla pittura rusticamoderna. Pittore di paese, lerimango fedele, troppo sicuro difuorviarmi se cercassi di dipin-gere nel modo degli altri artistipittori delle capitali e delle cittàdi provincia. Noi altri rurali del1946, non abbiamo più vecchipregiudizi, siamo cambiati e pos-siamo senza timore fare creazionisecondo la nostra idea, incurantidi quel che ne penseranno i bor-ghesi e gli altri. Nelle nostrecampagne deserte, niente inter-rompe la meditazione così neces-saria prima di ogni creazioneartistica, e riceviamo soltantodebolissimi echi di ciò che sidipinge nelle città prestigiose. Per quanto riguarda la vita meno intellettuale e più sana che è la nostra,essa favorisce lo sbocciare delle nostre creazioni. Non avendo nessun bisognodel disegno e della tavolozza degli altri, dimenticando il mondo intero elavorando senza altra preoccupazione se non quella di progredire in maniera

Gaston Chaissac

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continua fino alla morte, novità ne abbiamo, non c’è che da raccogliere.Sui diversi percorsi seguiti nelle mie ricerche, ho trovato i mazzi di fiori,le maschere, i ritratti, ecc. che posso dire essere miei.Domani si aggiungeranno alla mia collezione altre cose altrettante mie.Senza gesti teatrali, né messa in scena fenomenale, basta solo percorrerecerte piste che si riconoscono molto presto anche se appena visibili e sene ritorna indietro con ricchezze per il proprio paese, per tutta la terra.La mia pittura rustica moderna è ancora abbastanza povera, ma, tra unaventina di anni, spero che sia ricca, quasi come lo è la terra.

Gaston Chaissac(in “Centres”, febbraio 1946)

Lettera al pittore Michel Macréau

Casciana Terme, 8 novembre 1989

Com’è, signor Macréau, che questa ragazza ha già il tramonto dei suoianni futuri sulle labbra?Conosce il dipanarsi della vita e lo fissa prima che s’ingarbugli in un’ele-mentare silhouette, tanto leggibile quanto spaventosa? Questo spolverorosso sfrecciante sul corpo de La femme o soleil, è il balbettamento dellacarne che pensa un’altra destinazione?Posso arguire che in molti le abbiano chiesto d’essere fissati sulla tela, conl’illusione di fuggire il tempo appena dentro inoffensive sgocciolature dicolore, e credo che lei non abbia avuto difficoltà ad esaudirli.Ogni pittore ha un segreto, quello che le appartiene l’ho capito guardandoieri il riflesso delle sue lenti nella Galleria Peccolo a Livorno; pertantonon voglio un ritratto, ma qualcosa d’altro. Non so quanto costi, in ter-mini d’anima venduta – se lei come temo è il bizzarro braccio pittoricodi un diavolo per metà burlone e per l’altra perverso – o di franchi inuna banca svizzera, tuttavia vorrei consegnarle la mia ombra, per farlarimanere sempre adolescente in un quadro, e infischiarmene di questocorpo fin troppo zeppo di materialismo e inganni, che più invecchia piùs’allontana dalla vera conoscenza.Mandandola in questa villeggiatura forzata, ma di fatto mettendola insalvo, forse un giorno mi svelerà qualche segreto sul perché sono capitatoin questo secolo, e con una tendenza alla distruttiva malinconia.Mi faccia sapere. Aspetto con ansia. Intanto metterò sull’avviso la miaNeretta per l’eventuale seduta nell’atelier.

Suo, spero con l’ombra, Claudio Di Scalzo

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“La femme o soleil” 1981 - cm 100x70

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“Il 18 agosto 1910, la sera della festa per la grande fiera agricola e mentrela cometa serviva da attrazione, in Bassa Borgogna io nascevo nel piccolo,pittoresco paese di Avallon”. Scrive Gaston Chaissac. Il padre fa il calzo-laio. Nel 1923 lo aspetta il mestiere di sguattero all’Hotel du ChapeauRouge, poi farà l’apprendista sellaio e il palafreniere. Si convince che lacometa ha lasciato sulla sua testa una scia di sfortuna o almeno un velamevetroso che lo separa dagli altri. Debole di costituzione, finirà per fareanche lui il mestiere del padre. Sente così di riempire l’impronta paterna.Le bullette che tiene sulle labbra a volte ha la tentazione di masticarle.Dal 1934 al 1936 apre a Parigi un negozio di calzolaio. Nel 1937, unincontro che vale quanto un canto nella notte per chi si è perso nel buiometropolitano. Conosce Otto Freundlich che dinanzi agli scarabocchi delcalzolaio si convince che c’è linfa da maestro nel segno. Matura sulle suetele l’astrazione, ma diventano astratti e macerati anche i suoi polmoni.Viene ricoverato per sei mesi all’ospedale di Nanterre dove gli viene dia-gnosticata una tubercolosi. Le lenzuola successive saranno quelle del sana-torio di Arnières. Dopo sbocchi di sangue tamponati arrivano sbocchi dicolore. Nel 1938 organizza la sua prima personale alla galleria Gerbo diParigi, che suscita l’interesse dei Gleizes e di Robert Delaunay. 1939-40. In questi anni pencola ancora per sanatori. E’ la volta di quellodi Clairvivre, per rieducare i polmoni ad ansimi più decenti. Prosegue ainventare “scarabocchi”, mentre per mettere insieme pane e companaticorisuola scarpe. Fra tanta prosaica quotidianità la folgore dell’innamora-mento: uno scarabocchio che si può tenere per un capo e aggomitolarlo.Incontra Camille Guibert, la sua futura moglie, durante un’esposizionedi opere realizzate dai degenti. Negli anni che seguono espone al Salondes Indépendants, conosce Queneau e Jean Dubuffet, che cataloga l’ArtBrut e lo inserisce fra le “sue” scoperte. Chaissac scrive lettere a non finire,spesso, anzi spessissimo, senza ricevere risposta. E se lo cercano non si fatrovare. Che gli scrivano una lettera! Negli anni sessanta Chaissac si sentecome una pianta troppo concimata. Arriva poi un altro ospedale che loincornicerà senza possibilità di fuga: è quello di La Roche-sur-Yon. Spiranel novembre del 1964. E sussurra che va a cercarsi l’interlocutore supremo,quello che lo conosce senza bisogno che gli abbia scritto una lettera.

Michel Macréau nasce a Parigi il 21 luglio 1935. Il critico Jacques Mar-tineau, una volta uscito dall’atelier del pittore, annotò sul suo taccuino leseguenti parole: “Non vi è nulla che non rinvii a qualche referente illu-stre, non vi è nulla che possa essere di un altro che di Macréau”. Il pit-tore è morto a Blet nel 1995.

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Michael Goldberg

COLLEGE ART ASSOCIATIONGiovedì 15 febbraio 1990 8.30 p.m.

Spero che possiate accettare quella che è, nella sua essenza, una rispostaillogica e altamente personale alla premessa di questi dibattiti, posta – edè curioso – in modo gentilmente ribelle.Vorrei suggerire come prerequisiti, che sono sottintesi a qualsiasi mododi fare arte, la visione e l’ossessione.L’intransigenza è l’unica guida che ho – la certezza che sono nel giusto –e questa con tutti i dubbi concomitanti che la seguono.Dato che sono stato invitato per occuparmi di nient’altro che di pittura,una forma d’arte reazionaria da almeno 150 anni, e dato che così tantidi noi sono ancora reazionari, queste osservazioni sono fatte in un ambitomolto ristretto.Niente scultura, né video, né performance, né teatro, né danza, ecc.Una faccenda culturalmente molto ristretta.Che cosa è l’astrazione in pittura?Ed è la semiotica o qualunque altro sistema di derivazione linguistica qual-cosa di più che una comoda struttura per la spiegazione del visuale?La retorica che accompagna così tanti artefatti astratti di oggi sta in piedida sola come un lavoro di astuzia, o un astuto lavoro. L’astrazione, così io la vedo, deve cominciare con uan specfica realtà, unarealtà condivisa se volete, che attraverso un processo riduttivo tenta diarrivare alla essenzialità di tale esperienza, usando mezzi non figurativio non letterali.Può essere oggettiva o non oggettiva.

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Vedete che siamo già nella merda fino al collo: ora dobbiamo prenderepartito.Non-oggettivo non è precisamente l’opposto di oggettivo, per molti artistiil termine non-oggettivo è usato come l’anima, il centro della oggetti-vità.Quando Ad Reinhart annunciò che aveva dipinto il quadro definitivo,e poi andò avanti dipingere altri quadri definitivi, voleva dire che ci sonodelle gradazioni nell’affrontare il definitivo?La difficoltà che sta al punto centrale della pittura astratta, e penso chesia stato sempre così, è la sua credibilità.Uno non ha da esserne toccato né gli deve piacere, ma è la sua presenzache non può essere negata. Se sembro flirtare con la nozione di qualitàdi Clemente Greenberg – ciò è vero – ma come la vedo io, l’arte vienefuori dall’arte, e quasi mai in risposta a malesseri sociali, o ansietà, o inrelazione a catastrofici eventi correnti.Una pittura astratta che si preoccupi della riunificazione della Germaniafarebbe girare la testa.Gli interessi della mia vita – emozionali e filosofici – sembrano concen-trati nelle nozioni di ordine e caos – trarre l’ordine dal caos; e dato cheil caos è per me altrettanto dell’ordine, scopro che il mio lavoro diventasempre più complicato, invece che riduttivo.Come se provassi il bisogno di scorgere tanti aspetti di una idea dataquanti sono possibili, e ciò mi sembra analogo a quello che fa un musi-cista di jazz mentre improvvisa, per esempio Lester Young o Charlie Parker– che propone scelte nell’elaborare un tema centrale – cercando la sor-presadi quel riconoscerlo.Penso che la verbosità accumulata che ha circondato la pittura – ogni tipodi pittura – le saggezze elargite, le dottrine, i sistemi, la straordinaria com-mercializzazione e la degradazione dell’oggetto che l’ha accompagnata, lasantificazione del kitsch e la mancanza di una seria politica estera in questopaese, oltre alla presenza di un grande numero di pessimi quadri astratti,abbiano avuto l’effetto di strangolarla, la pittura astratta; hanno cancel-lato la sua credibilità, e certamente la corsa a saccheggiare superficialmenteil passato.E questo ibrido noto come post-modernismo, ha in realtà fatto sparire ilnucleo centrale dell’arte astratta, che potenzialmente riproduceva una espe-rienza universale e conteneva in sé la possibilità di cambiare il mondo.Io non ho mai trovato una giustificazione (e non ne ho avuto bisogno)

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per fare pittura nella nostra società, eccetto una, molto egoista.Che fosse figurativa, o non figurativa, non oggettiva o qualsiasi cosa inter-media.Vedo la pittura come una straordinaria attività elitaria, che ha altrettantaimportanza, eccetto che per dei privilegiati fortunati, di una breve piog-gerella di aprile.

E alla fine, (o è l’inizio?) arriviamo al contenuto – di cosa parla l’arte?È chi guarda che crea il contenuto?Certamente, in molti approcci sistematici questo è vero.È il contenuto un codice condiviso dai pochi che ne possiedono la chiave?È un rendere chiara l’esperienza, o esiste al di fuori dell’oggetto stesso?La pittura nella forma di una dichiarazione scritta.Io sospetto sia tutto questo, in un modo o nell’altro: alla fine, noi abbiamobisogno di tutto l’aiuto possibile.E, naturalmente, lottare testa a testa con tutti i demoni del passato vicinoe lontano ci procura una straordinaria quantità di argomenti di discussione.Ciò di cui veramente ci dobbiamo lamentare è che la strategia abbia sosti-tuito la convinzione.

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Michael Goldberg nasce il 24 dicembre 1924 a New York. Studia pitturasotto Hans Hofmann tra il 1940 e il 1942. Durante la Seconda guerramondiale è militare paracadutista nelle truppe americane. Nel dopoguerradiventa uno dei pittori più conosciuti della Seconda Generazione dellascuola di New York che prosegue la lezione dell’Action Painting. Nel 1966si ricovera per un periodo di cure all’istituto psichiatrico di New York.Dal 1980 soggiorna sempre più spesso in Italia e nel 1987 si stabilisceper lunghi periodi dell’anno nel cascinale di Spannocchia sulle collinesenesi. Quando non è in Italia risiede e lavora a N.Y. al 22 della Bowery.“L’opera di Goldberg è anche un diario della forma”, dice Peccolo. “Ildiario di un rivoluzionario, perché Goldberg ha letto di filosofia. E inogni caso chi è dedito alla forma non può che espanderla. Sono contentodi aver accolto in galleria questi arbitrii di realtà suprema nel colore. Tuttoqui”, aggiunge.Nel 1977 Roberto Peccolo ha pubblicato un’ampia monografia sulla pit-tura di Goldberg edita dalla Primaprint Edizioni di Viterbo.

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Il pittore nel suo studio.

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Raffaella Formenti

Ciondolando nei luoghi delle parole

Raffaella Formenti con una inesausta ricerca sui confini di quel continen-te che è l’assemblaggio, la cui mappatura iniziò con il dadaismo e il nou-veau réalisme, inventa predando pubblicità e scatole e carte – che l’imbal-laggio dissemina come sgargianti vesti delle merci – la sua opera estetica inprogress dandole i nomi di torri informatiche, reticollage, pixels, thermodu-li. Indubbiamente un’impresa suggestiva, quasi il tentativo di ridurre lafantasmagoria carnevalesca del tardomoderno composta di parole di formedi oggetti di slogan a una specie di coriandolo estetico, a una contrazionedi quanto è espanso, e questo con la complicità di colla e mani che piega-no carte e le assemblano in quello che l’artista chiama orficamente lo “zap-ping continuo dello sguardo sugli involucri divulgativi”.Luogo di nascita e d’abitazione della Formenti è Brescia. Punto fermonella cartina della cosmologia del caos estetico del secondo novecentocomposto di onde d’urto: le avanguardie; e del loro farsi rutilante ventofilosofico: i manifesti. I soggiorni a Bruxelles negli anni novanta, a Parigio meglio nel Metrò, il calore delle pareti del Museo d’Art Brut di Losannasciolgono il vapore intorno alle sue scelte e la conducono alla sua poeticadove la sacerdotessa colla officia su informazioni strappate e involucri dasupermercato.

Claudio Di Scalzo

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Scrips - installazione dimensioni variabili, Milano 1998, Spaziotermporaneo.

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Sussidiario Raffonita

Caro Di Scalzo, eccoti alcuni miei scritti casualmente raccolti, puoi riu-nirli sotto al titolo di Abbecedario Raffonita, lo stesso che usasti nel miocatalogo per le mostre a Livorno e Milano nel 2002.

Cara Formenti, grazie per il suggerimento. Sarà un’ulteriore metamorfosidella tua e-mail [email protected]. Opero però una piccola modifica: scelgodi riunire i testi con il titolo Sussidiario Raffonita.

* * *WITH CARE è un invito a mandare il proprio curriculum in rete allaricerca di un lavoro nel “mare magnum” della connessione continua. Poici saranno le estrazioni finali, la lotteria di un posto di lavoro vinta rac-cogliendo più punti possibili, più CV spedisci più hai probabilità di vin-cere… (vedi il sito-rebus www.travagliare.com, da me messo on line l’annoscorso)

STOP è un improbabile marchingenio elettronico per controllo SPAMin eccesso. Per arrestare le valanghe di informazioni pubblicitarie indesi-derate premere il pulsante, e se si accende la lampadina giusta…

GESPERRT segnala lavori in corso sulla scacchiera di una comunicazionepossibile. I contenitori veicoli di comunicazione si sono decuplicati, maa volte ci si scorda di inserirvi i contenuti ed entra in vigore la rimozioneforzata del senso delle cose.

A grandi linee! Poi come sempre amo che ognuno si faccia i suoi viaggisul mio strappare elementi di “color city”. Non casualmente le scatole tra-sformate contenevano tavole da wind surf, atte a stare in equilibrio sullacresta dell’onda di ogni “mare magnum”…

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Raffaella Formenti (Brescia, 1955)offre agli imballaggi e alle scatoleun’altra esistenza, segnata da pie-ghettature e da colla che salda ele-menti lacerati e parole costrette incaduchi ossimori. A volte in taleuniverso di decomposti giornali escatole s’ode il ticchettio, cardiaco,del cuore dadaista di Kurt Schwit-ters. Ma forse è un’impressione sto-ricista. Formenti passeggia, ine-sausta, bighellona i suoi strappi nelviaggio infinito che il delirio imponeal consumatore d’immagini e merci,e ne ritaglia il lucore illusorio. Poitrasferisce queste opere sul web,dando loro titoli che seducono i varimotori di ricerca. E i siti diventanomostre virtuali in corso d’opera. “L’arte della Formenti procede perdivaricazione”, suggerisce Peccolo.“Oscilla sempre verso qualcosa chepuò essere un desiderio infantile diimmagini seconde e terze e quarte.Le une nelle altre ricomposte”. Nel 1992 progetta la “Torre infor-matica” che ora fa parte della colle-zione ANS del Museo MART diRovereto. Mostra personale recente: “RumoriVisivi” (Spazio 27, Trento). Il suocatalogo più esauriente – stampatoper la mostra alla Galleria Peccolonel 2002 – è Raffaella Formenti, contesti di Claudio Di Scalzo, BiancaTosatti, Giorgio Zanchetti, EdizioniDativo, 2002” - www.raffo.3000.it,e.mail: [email protected]

Motore di ricerca, installazione, Pisa 2001,Abbazia di San Zeno.

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La pittura è un’amante esigente

La mia pittura non è figurativa. Non riproduce e non imita. Non è né cubista, né espressionista, né surrealista. Non è astratta, ma decisamente non-oggettiva.Il raggio d’azione della mia pittura è limitato unicamente dalla mia scelta di non fare pittura figurativa.Entro questi limiti mi prendo tutte le libertà che l’intuizione,la fantasia, il caso, l’esperienza o il calcolo mi consentono. La storia dei moderno assomiglia ad un gigantesco parco rottami dove sono sparsi come blocchi erratici alcuni prodotti pronti. Accanto a loro giacciono montagne di idee e concetti inevasi,mai giunti – per qualsiasi motivo – fino alla produzione, che però possono ben funzionare se scoperti dall’intelligenza “giusta”.I parchi rottami hanno un proprio fascino. Sto pensando però meno all’immondizia del mondo civilizzato che affascinava tanto per esempio Picasso, che non alle idee vagabonde di cui lo stesso Picasso faceva uso con altrettanto entusiasmo.(La sua natura “ricettiva” era talmente famigerata da procurargli il divieto d’accesso nella maggior parte degli studi artistici).Per me non significa un “salto mortale” se traccio una linea con la riga o liberamente a mano, se faccio decidere la proporzione dei colori dall’intuito o dal computer. Non ha la minima importanza se un quadro o una serie di quadri costituisce o meno un’unità con quelli precedenti o successivi. Ogni quadro o ogni serie di quadri

Winfred Gaul

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– per quanto possa apparire in contraddizione con il contesto cronologico –fa parte di un concetto globale, determinato esclusivamentedalla portata emozionale e intellettuale del suo autore.

Pubblicato in Die Malerei ist eine eifersüchtige Geliebte, Eremitenpresse, Düsseldorf, 1992.

Winfred Gaul (Düsseldorf, 1928-2003) sognava spesso dei segnali indi-canti una specie di interrogatorio al reale che si trasformava in fantastico.Frecce e stop e segnali di pericolo invadono la materia fusa del sensologico e uno, svoltando, approda al paese che confina sempre con l’in-conscio dell’uomo. Viaggiò molto, ma il misticismo intuito in una Toscanainterna lo convinse che doveva combattere l’alterazione del prosaico e tro-vare la santità anche in trattorie sulle colline e nei rossi dei tramonti diluitiin magri ruscelli. “Niente può salvarti dall’invecchiamento”, diceva aqualche giovane entusiasta “se non i tic del colore. E nelle mie opere nepuoi intuire molti. E sorridere come davanti a un’ipotesi di resurrezionecerta. Nel paesaggio, ovviamente, magari in foglia o paglia che arde nellasera. La Galleria Peccolo ha ospitato i segni di Gaul che hanno sempre piùstrati. “E una giocosità focale”, dice Peccolo. “Proprio così, focale”.

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2 - 82 1982 cm 168 x 204.

Kunsthalle Mannheim 1966 Retrospettiva (sala con quadri - Segnali).

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Georges Noël, Magma, 1956.

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Che cos’è la pittura? Che cos’è un artista?

Il mondo è diviso tra coloro che sgobbano e coloro che lavorano.Il vero lavoro è un lavoro sullo spirito, sul pensiero, sul cuore, sulla riflessione, la filosofia, l’estetica, la musica, la poesia, l’indipendenza della mente, il piacere, l’amore, la tolleranza, la solitudine che si accompagna alla speranza.Mi metto al lavoro soltanto quando ho dimenticato come farlo,quando so con che cosa bisogna farlo.Direi che dipingo come i bambini si divertono.Gli adulti non si divertono più. Un artista continua a divertirsi. Divertirsi è avere occupazioni che non sono pagabili.Per Gide, nell’atto gratuito, ci si uccide, si uccide qualcuno a caso, comportamento inconfessato dell’impotenza. Ma non si può fare un’opera at random, né la poesia, né la letteratura. Rimbaud, era un essere naturale.Ho conosciuto dei pastori nei Pirenei che erano delle creature naturali nella loro semplicità, che avevano tutti i sensi sviluppati inconsciamente. Giù dalla montagna, le persone avevano i sensi atrofizzati.Un individuo clic non si accetti non è naturale. Zarathoustra in cima alla montagna alla stessa altezza dell’aquila osservava tutto questo con stupore.Non ho biografia, ho un’autobiografia che si esprime attraverso la scrittura pittorica, cioè scrivo la mia vita sul quadro, sulla scultura, scrivo, scrivo, sono uno scriba come gli scribi egiziani.

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Georges Noël

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Il corpo che si spiega

La pittura è scrittura, ma la scrittura propriamente detta è la poesia,o la filosofia, l’espressione delle tribolazioni dell’anima.Ma non serve definire delle categorie, poiché l’eccezione sfugge alle categorie. Ora in molti paesi, in molte religioni dove non c’è posto per l’eccezione,l’artista, il poeta, sfuggono alla norma. Sfuggire alla norma è mettersi al di fuori della norma - marginalità pericolosa...Ciò che conosco meglio, sono le mie reazioni personali di fronte ad ogni cosa, davanti al colore del cielo, all’albero, ai fiori, alla natura, davanti a tutto ciò che è sensuale, spirituale, a tutto ciò che è gratuito. In questo senso, la gratuità dell’atto sarà retribuita dal valore dell’atto. Non ho presa sulla mia pittura perché non voglio aver presa su me stesso. Sono il ballerino. Il ballerino, è Friedrich Nietzsche: “L’uomo è un ballerino”. Rimbaud era un ballerino. Io sono un ballerino.Preso nello spessore del cosmo umano. Ballo lì sopra. Non posso fermarmi, invitare qualcun altro perché non sono nemmeno il mio pubblico. Faccio sorgere qualche cosa da me che viene liberata dai miei sensi, dalla conoscenza dei miei sensi.Come la balena, navigo tra due acque nell’esistenza, vivo a ruota libera, mi lascio andare.

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I palinsesti

Il palinsesto in letteratura sono i pentimenti, cioè la correzione su una correzione. Nel disegno di Rembrandt c’è un tratto fatto di mille tratti. Il disegno di Rembrandt si sposta nello spessore di ogni atto rettificativo che ogni gesto sovrappone all’altro.

E’ un po’ il fenomeno del palinsesto e della Pietra di Rosetta, scoperta da Champollion. Carica di tutta la memoria dei sensi e delle sensazioni e dell’esperimentazione della scoperta della scrittura fatta da uno scriba.Gli uomini non hanno più il tempo, né la facoltà di osservare o di godere delle meraviglie della natura.

Pierre Matisse mi raccontava una storia di suo padre: “Qualcuno mi ha detto:avete dipinto delle pesche ma io non sento il velluto di queste pesche”.Matisse rispose: “E’ perché, in pittura, è l’occhio che tocca il velluto della pesca”.

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Alignement Palimpseste trés dense, 1963.

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Stregone da camera, anzi da ate-lier, e allampanato come unviaggiatore in sosta, così si fafotografare davanti ai suoidipinti Georges Noël. (1924,Béziers). Cerca nella materialabile della tela il segno dei pri-mitivi e la sua sedimentazione,perché sa cercarli nei sogni chefurono di Rimbaud e Gauguine di altre vite, da Malraux aResnais, che da Parigi venneroin qualche modo battezzate. Lesue riflessioni sull’arte, sui palin-sesti che crea, sono quelle di chis’impianta sul suolo della pitturache sta per esser vinta da pub-blicitari e da artisti concettuali.Allora la vestaglia che indossanella foto è anche quella di unaristocratico che osserva l’arteche si va imborghesendo, con ivetrinisti scambiati per artisti ei decoratori per pittori. “Noël ha qualcosa di ieratico”,dice Peccolo. “È uno che si rige-nera nella tela e per la tela. Ècome se i suoi segni fosserosempre contemporanei a chi liguarda perché noi parallela-mente diventiamo antichi. Lesue mostre per me sono statecome i compleanni che festeg-giano il passaggio da un’etàall’altra.”Dal 1955 si dedica interamentealla pittura e ora risiede princi-palmente a Parigi dopo aver vis-suto a New York.

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Gli oggetti di Sergio Dangelo, battezzati handmades da Marcel Duchampnel 1960, esposti in questa rassegna pensata e voluta da Roberto Peccolo, sonodelicate creature che, anziché essere sculture, paiono semplicemente come l’e-spressione di un insaziabile desiderio di fare. Sono aggeggi curiosi, colorati,inquieti e felici. Intrattengono chi li osserva raccontando avventure palese-mente velate, diverse per ciascuna persona, e diverse per la stessa persona inmomenti differenti della sua vita

Federico Sardella: I suoi hand-mades sono realizzati accostando i materialipiù disparati. Come nascono questi oggetti?

Sergio Dangelo: Gli hand-mades esistono, sono disegnati e messi insieme;sono un ingombro in più. Vengono alla luce grazie al caso e dal fatto cheio abbia in studio parecchi contenitori ospitanti plastiche, ferri, cocci, pez-zetti di lane, qualche legno... (Non si sa più dove mettere quello che lagente butta via, siamo invasi dalla spazzatura). Il mio produrre oggetti,prendendo una piccola parte delle cianfrusaglie che andrebbero ad inta-sare le discariche è un’operazione, oltre che poetica, socialmente valida!(ride). Esattamente come può accadere in pittura, uno di questi fram-menti cattura la mia attenzione, mi chiama, ed io comincio a stabilire unrapporto tra il materiale e, ad esempio, una pallina da ping pong, unaforcina o una molletta da bucato di plastica colorata.., se ne produconodi bellissime oggi, turchesi, azzurre, gialle, paiono piccole perle di luceandate a toccare degli oggetti d’uso. Mettendo assieme, come un bam-bino potrebbe fare, queste cianfrusaglie, ottengo, semplicemente, delleforme.

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Sergio Dangelo

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Le dirò, inoltre, che mi fa molto piacere che abbia chiamato gli hand-mades oggetti e non sculture. La scultura richiede, in genere, il tutto tondoe l’impiego di materiali nobili, mentre l’oggettistica, nel mio caso, vuolelo stesso approccio che si ha con un quadro che, essendo bidimensionale,prevede sempre, spesso per lo meno, un fronte ed un retro.(...)

F. S.: Guardando questi suoi delicati oggetti, capaci di scatenare un tipo difantasia non corrente, li posso cogliere ora come sottili ramoscelli carichi digemme, ora come possenti cattedrali. Sono esili ed allo stesso tempo infinita-mente potenti. Sembrano rispettare regole compositive rigidissime ed invececiò che vedo si trova dove è per caso. Dico bene?

S. D.: Al caso, purtroppo, le persone credono poco. Viviamo in un’epocaesageratamente spinta verso il razionalismo e siamo assediati da tutti iguai che questo comporta.Condire la propria esistenza con un pizzico di irrazionale e con un po’ didedizione al sogno, fermo restando che per quanto attiene alle arringhein un tribunale, alle operazioni chirurgiche, a gli orari dei treni, bisognatentare d’essere il più razionale possibile, ci farebbe stare forse meglio.Bisognerebbe che l’uomo si decidesse ad usare molto di più la sua irra-zionalità.I miei oggetti sono architetture fantastiche ed inutili. Aggiungo elementisino a che, a mio parere insindacabile, l’oggetto risulta completo. Se percaso cede da una parte mi limito ad aggiungere un puntello, se risultatroppo “orizzontale” gli metto una base che lo sollevi di quanto occorre.L’equilibrio lo determina l’oggetto stesso.

F. S.: Che cos ‘è l’equilibrio?

S. D.: Tutte le ricerche che vengono fatte a proposito della sezione d’oro,dei cosiddetti equilibri in arte, sono teorie che possono essere riviste ogniquindici o venti anni. Ogni trent’anni circa, per esempio, riemerge ilfamoso problema della quarta dimensione. Ne parlano in tanti ma nes-suno sa bene che cosa, di preciso, sia. È così anche per la questione del-l’equilibrio nell’opera d’arte! L’equilibrio dal punto di vista di un trape-zista è qualcosa di determinante, se gli mancasse potrebbe anche farsi delmale. Dal punto di vista del ragionamento in un corso di retorica rife-rito alla legge è indispensabile, un’arringa in tribunale non presentata conil dovuto equilibrio rischierebbe di rivolgersi contro il protetto o in favore

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dell’imputato. L’equilibrio per la persona che non si preoccupa troppodell’equilibrio è quel qualcosa che avviene, curiosamente e inaspettata-mente.

F. S.: L’equilibrio è un accadimento...

S. D.: L’equilibrio è un accadimento... mi piace! Accetto la definizione.(...)

(Estratto dall’ntervista di Federico Sardela a Sergio Dangelo nel suo studio di Milanoil 16 febbraio 2004).

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La spiaggia (lui gioca, io guardo), 1970. Hand-made h. 32,5 x 26x x16 cm.

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Sergio Dangelo. (Milano, 1932). L’ironia al servizio del contenitore Arte,tante volte ammantato di seriosità cardinalizia o di tuniche penitenziali.Migliaia di opere nomadi fra stili diversi, fra invenzioni oblique e acco-stamenti inusitati. Insomma prolissità pantagruelica e appetito esteticoinesauribile. E a volte il gesto secco e totale del Kendo. Disciplina e sre-golatezza sarcastica: questa la latitudine dell’artista. L’irripetibile e l’eter-namente modificabile si toccano, a volte: ma questa è alchimia di unapostmodernità nell’arte. “Dangelo, nella tua galleria, ha spesso instaurato, nel tempo della mostra,il fenomeno di un io che si squama delle sue fantasie”, scrivo a Peccolo.“Squama? Sì, può andare.” risponde il gallerista.

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Dangelo - 3º Dan Kendo, Z.N.K.R. (foto di Johnny Ricci, Milano).

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Cronologia di eventi e mostre

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1969

1) 10 maggio/12 giugno, GIOVANNI KOROMPAY, dipinti, sculture e grafiche1922-1955 (catalogo con introduzione di Corrado Marsan)

2) 21 giugno/30 luglio, GERARDO DOTTORI, dipinti, idromatite e disegni1927-1950 (catalogo con testo di Corrado Marsan)

3) 18 ottobre/31 ottobre, PRIMO CONTI, disegni 1914-1918 (catalogo contesto di Corrado Marsan)

4) 8 novembre/30 novembre, ENRICO PRAMPOLINI, dipinti, guaches, disegni1930-1955 (catalogo con testo di Corrado Marsan)

5) 6 dicembre/31 dicembre, ARTURO BONFANTI, dipinti su tela e su tavola1960-1969 (catalogo con testo di Corrado Marsan)

1970

6) 10 gennaio/8 febbraio, GALLIANO MAZZON, dipinti su tela 1951-1967(catalogo con testo di Corrado Marsan)

7) 14 febbraio/2 marzo, VIRGILIO GUIDI, dipinti della serie Capricci, Tumulti(catalogo con testo di Corrado Marsan)

8) 7 marzo/5 maggio, OSVALDO LICINI, 30 disegni, (catalogo con testo diCorrado Marsan)

9) 3 ottobre/26 ottobre, MAX BILL, 11 dipinti su tela 1963-1969 e 9 serigrafie(catalogo con testo di Luigi Lambertini)

10) 31 ottobre/20 novembre, MARIO RADICE, 26 opere: dipinti, tempere,pastelli, acquarelli, 1929-1968 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

11) 29 novembre/30 dicembre, LUIGI VERONESI, 22 opere: dipinti, tempere,pastelli 1968-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

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1971

12) 30 gennaio/20 febbraio, FRANCO GRIGNANI, 20 opere: tempere, acrilici1965-1970 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

13) 27 febbraio/30 marzo, PIERO DORAZIO, 20 dipinti 1962-1970 (catalogocon testo di Luigi Lambertini)

14) 17 aprile/10 maggio, FORTUNATO DEPERO, 35 dipinti: collage, chine,matite, acquerelli, sculture 1915-1940 (catalogo con testo di Luigi Lamber-tini)

15) 12 maggio/10 giugno, MAURO REGGIANI, 15 dipinti 1967-1970 (cata-logo con testo di Luigi Lambertini),

16) 19 giugno/30 luglio, GIACOMO BALLA, 15 dipinti e disegni, rilievi e scul-ture 1913-1925, Il giardino futurista 1916-1930 (catalogo con testo di LuigiLambertini e Francesco, Cangiullo)

17) 16 ottobre/30 ottobre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, 15 acrilici su tela1965-1971, (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

18) 6 novembre/30 novembre, CARMELO CAPPELLO, 15 sculture, 8 disegni1963- 1971, (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

19) 4 dicembre/15 dicembre, RICHARD PAUL LOHSE, 13 dipinti 1964-1968,(catalogo con testo di R.P. Lohse e Luigi Lambertini)

19 bis) 15 dicembre/31 dicembre, MAURO REGGIANI, tempere, collages,disegni e progetti per quadri

1972

20) 8 gennaio/20 gennaio, MARIO BALLOCCO, 16 dipinti 1952-1970 (cata-logo con testo di Luigi Lambertini)

21) 22 gennaio/15 febbraio, RICCARDO GUARNERI, 20 dipinti 1969- 1971(catalogo con testo di Luigi Lambertini)

22) 19 febbraio/15 marzo, CLAUDIO VERNA, 14 dipinti 1971 (catalogo contesto di Luigi Lambertini)

23) 18 marzo/12 aprile, MARIO NIGRO, 14 dipinti 1948-1972 (catalogo contesto di Mario Nigro e C. Lonzi)

24) 15 aprile/10 maggio, CARLO BATTAGLIA, 9 dipinti 1970-1972 (catalogocon testo di Luigi Lambertini)

25) 27 maggio/20 giugno, GETULIO ALVIANI, 8 opere 1961-1970 (catalogocon testo di Luigi Lambertini)

26) 24 giugno/30 luglio, 4 VERSIONI DI ( P)ARTE, Emanuele Centazzo, LauroLessio, Ervinio Miceli, Claudio Zoccola (catalogo con testi degli artisti) 1972

27) 16 settembre/28 settembre, PIETRO CONSAGRA, 12 opere smalto su maso-nite 1970-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

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28) 30 settembre/30 ottobre, WINFRED GAUL, 14 acrilici su tela 1966- 1972(catalogo con testo di Luigi Lambertini)

29) 4 novembre/30 novembre, ANTONIO CALDERARA, 21 acquarelli su carta1959-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

30) 9 dicembre/31 dicembre, GUIDO STRAZZA, 13 acrilici su tavola 1968-1972 (catalogo con testo di Luigi Lambertini)

31) 27 gennaio/10 marzo, FRIEDRICH VORDEMBERGE-GILDEWART, 12dipinti 1920-1962 (catalogo con testi di Luigi Lambertini e Vordemberge-Gildewart), 1973

1973

32) 17 marzo/10 maggio, MICHEL SEUPHOR, 16 dipinti, disegni, collages1958-1972 (catalogo con testo di M. Seuphor e L. Lambertini)

33) 26 maggio/10 giugno, SANDRO DE ALEXANDRIS, 12 opere rilievi 1967-1972 (catalogo con testo di S. de Alexandris)

34) 16 giugno/10 agosto, POESIA CONCRETA, poesia concreta e visuale: hermande vries/ heinz gappmayr /, shohachiro takahashi/franco verdi/adriano spa-tola/timm ulrichs/, claudio parmiggiani/jiri kolar/bob cobbing/haroldo decampos/, maurizio nannucci/dom sylvester houedard/ferdinand kriwet/arrigolora totino/pierre garnier/kitasono katue/carlo belloli/errnst jandl /, reinharddohl/jochen gerz/paul de vree/mathias goeritz/eugen gomringer/john fur-nival/e. m. de melo e castro/franz mon/edwin morgan/emmett williams, poesiasonora e fonetica: henry chopin/arrigo lora totino/, arthur pètronio/bernardheidsieck/bob cobbing/maurizio nannucci/, franz mon/ernst jandl/francoisdufrène/paul de vree/max bense/, eugen gomringer/sten hanson, libri: dieterrot/jochen gerz/josè luis castillejo/claudio, parmiggiani/maurizio nan-nucci/shohachiro takahashi/mario diacono/ito mtoyuki/hansjorgmayer/emmet williams/henry chopin/jan hamilton finlay/peter finch/nicholaszurbrugg/mary ellen solt

35) 14 ottobre/15 novembre, PIET TERAA, 14 acrilici su tela 1971-1973 (cata-logo con testo di Lara Vinca Masini)

36) 29 novembre/10 dicembre, FRANCESCO DI COCCO, 9 lamiere dipinte1967-1973 (catalogo con testo di Lara Vinca Masini)

37) 19 dicembre/30 dicembre, ALBERTO BIASI, politipi e dinamiche visive 1972-73 (catalogo con testo di Caroline Tisdall)

1974

38) 12 gennaio/23 febbraio, RUPPRECHT GEIGER, 16 opere: olio e acrilicosu tela 1958-1973 (catalogo con testo di Rupprecht Geiger)

39) 9 marzo/6 aprile, CLAUDIO OLIVIERI, 16 dipinti su tela 1972-73 (cata-logo con testo di Claudio Olivieri)

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40) 11 aprile/10 maggio, CARMENGLORIA MORALES, 8 dittici su tela 1971-74 (catalogo con testo di Nello Ponente)

41) 18 maggio /10 giugno, BERND DAMKE, 13 acrilici su tela 1973-74 (cata-logo con testo di Cesare Vivaldi)

42) 15 giugno/10 settembre, PAVEL MANSOUROFF, 19 dipinti su legno e tela1963-1973 (catalogo con testo di P. Mansouroff )

43) 28 settembre/20 ottobre, WINFRED GAUL, acrilico e gesso su tela 1973-1974 (catalogo con testo di W. Gaul)

44) 26 ottobre/15 novembre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, superfici acriliche1974 della serie, Pittura Analitica (catalogo con testo di Klaus Honnef )

45) 23 novembre/15 dicembre, FRED SANDBAK, installazione e pastelli su carta1968-1974 (catalogo con testo di F. Sandbak e Carl Andrè)

46) 21 dicembre/8 gennaio, MARIO NIGRO, 18 opere dalla serie dal TempoTotale 1972-1973 (catalogo con testo “lettera di un raro amore”)

1975

47) 18 gennaio/10 febbraio, ALBERTO MAGNELLI, opere su tela e su carta1955-1965 (catalogo)

48) 15 febbraio/10 marzo, JERRY ZENIUK, superfici a cera e grafite su tela 1974(catalogo)

49) 5 marzo/6 aprile, GIORGIO GRIFFA, opere 1974 (catalogo)

50) 12 aprile/2 maggio, MARCO GASTINI, acrilici su tela 1973 (catalogo)

51) 10 maggio/8 giugno, VINCENZO CECCHINI, dipinti, carte e tele emul-sionate 1975 (catalogo con testo di Enrico Crispolti)

52) 14 giugno/10 agosto, ROBERT MANGOLD seven aquatints, BRICEMARDEN five plates, ROBERT RYMAN seven aquatints edizione parasolpress n.y.)

53) 4 ottobre/30 ottobre, JOSEPH KOSUTH, “arts as idea as idea”

54) 5 novembre/30 novembre, SOL LEWITT, “incomplete open cubes”, sculturein metallo, disegni e progetti

55) 1 dicembre/30 dicembre, LUCIO POZZI, “level-group-paintings”, installa-zione

1976

56) 5 gennaio/30 gennaio, GIUSEPPE UNCINI, opere 1959-1975 (catalogo incollaborazione con galleria, Seconda Scala, Roma con testo di Italo Mussa)

57) febbraio/28 febbraio, MARTHE WERY, “peinture”

58) 8 marzo/10 aprile, ROBERTO CAMONI

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59) 20 aprile/20 maggio, OLIVIER THOME’, “cartons grattée”

60) 5 giugno/30 luglio, SANDRO DE ALEXANDRIS, “superfici t/n” (catalogocon testo di Paolo Fossati)

61) 10 settembre/10 novembre, ENRICO CASTELLANI, superfici bianche eopere su carta

62) 27 novembre/30 dicembre, MARTIN BARRE’, dipinti su tela 1974-1976

1977

63) 10 gennaio/30 gennaio, TEODOSIO MAGNONI, sculture e progetti

64) 8 febbraio/10 marzo, GASTONE NOVELLI, dipinti su tela e carte

65) 22 marzo/30 aprile, CARLO ALFANO, “Frammenti di un Autoritratto Ano-nimo”

66) 16 maggio/30 settembre, 3 ARTISTI A DOCUMENTA 6, WINFREDGAUL, CARMENGLORIA MORALES, GIANFRANCO ZAPPETTINI

67) 8 ottobre/10 novembre, REINER RUTHENBECK, “dammerung/penombra”

68) 20 novembre/30 dicembre, MARIO SCHIFANO, quadri monocromi anni‘60 e carte

1978

69) 25 gennaio/10 marzo, IRMA BLANK, “tra/scritti e sonori”

70) 25 marzo/30 aprile, VICTOR BURGIN, “Commentary” (depliant con testodi Massimo Carboni)

71) 5 maggio/20 maggio, UGO MULAS, “Le verifiche” (depliant con testo diFiliberto Menna)

72) 27 maggio, GIUSEPPE CHIARI, “Discussione a Livorno”, conferenza/azione

73) 12 giugno/ 10 luglio, OSVALDO ROMBERG e GERARD VERDIJK, “operesu carta”

74) 15 - 22 - 24 - 26 - 29 luglio, INTERVENTI E AZIONI, Angelo Petrolani- performance, Teatro Ludico Libidinale - performance, Gruppo Ricerca Mate-rialistica- performance, Giuseppe Chiari - intervento, Massimo Carboni – con-ferenza, Gianni Colosimo - performance

75) 23 settembre/10 ottobre, ARTE E STORIA DELL’ARTE, Adriano Altamira,Guido Biasi, Omar Galliani, Franco, Guerzoni, Marcello Jori, Roy Lichten-stein, Riccardo Lumaca, Carlomaria Mariani, Giulio Paolini, Concetto Poz-zati, Salvo, Emilio Tadini (catalogo con testo di Massimo Carboni)

76) 21 ottobre /10 novembre, BRUNO DI BELLO, “Photo-grafia”

77) 18 novembre/6 dicembre, GIANFRANCO BARUCHELLO, “L’ altra casa”

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78) 10 dicembre/30 dicembre, ADRIANO ALTAMIRA, GIANFRANCO ZAP-PETTINI

1979

79) 27 gennaio/20 febbraio, OMAR GALLIANI, “Inremeabilis error” (libro conintervento dell’autore e testi di Giovanni Maria Accame e Massimo Carboni)

80) 3 marzo/30 marzo, TOMAS RAJLICH, lavori su carta

81) 31 marzo, GIUSEPPE CHIARI, “Storia dell’arte. Il diritto di averne una”,conferenza/azione

81 bis) 8 aprile/30 aprile, MARY BOEYEN, installazione

82) 12 maggio/25 maggio, ANIA BIEN, fotographie

83) 31 maggio /30 giugno, GUNTER UMBERG, “117 - 121” 1978, pigmentisu metallo (catalogo)

84) 7 luglio/30 agosto, GABRIELE GABRIELLI, Livorno 1895-1919 (catalogocon testi di: Gastone Razzaguta, Roberto, Peccolo e una poesia inedita del-l’artista)

84 bis) settembre, SETTEMBRE SETTANTANOVE, LIVORNO, “Una mostracollettiva di artisti livornesi”, Marco Affinati, Giancarlo Bertoncini, MarcoPachetti, Fabio Peloso, Roberto Biasci, Renato Spagnoli (catalogo con intro-duzione di R. Peccolo)

85) 6 ottobre/25 ottobre, RICCARDO LUMACA, “apocrifi-apocrypha” (catalogocon testo di Massimo Carboni)

86) 31 ottobre, TRISTAN HONSINGER solo, Violoncello e voce, Performancemusicale

87) 3 novembre/30 dicembre, MICHAEL GOLDBERG, “codex”

88) 9 gennaio/11 gennaio, LA RIFLESSIONE DELLA CRITICA, ACHILLEBONITO OLIVA, 9 gennaio, La critica militare, GERMANO CELANT 10gennaio, Il principio d’autorità della critica trasformista, oggettiva, creativa, acri-tica, postcritica, analitica, idealista, congelata, qualunquista, patriottica…., -Domande e critiche - “FILIBERTO MENNA 11 gennaio, Il soggetto della cri-tica

1980

89) 16 gennaio/12 febbraio, LUCIO FONTANA, “Io sono Fontana”, opere, scul-ture e documenti (in collaborazione con l’archivio Fontana, Milano)

90) 16 febbraio/16 marzo, CARLA ACCARDI, opere 1959-1979

91) 24 marzo/26 aprile, CARMENGLORIA MORALES, dittici con grafite e pit-tura

92) 30 aprile/15 giugno, GIANFRANCO PARDI, sculture rilievi e gouache

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93) 2 luglio/20 luglio, PERFORMANCE, “dispositivi”, Ferruccio Ascari - DanielaCristadoro, Dal Bosco - Varesco, Luisa Cividin - Roberto Taroni

94) 25 luglio/30 settembre, CLAUDIA WOLZ, fotografie

95) 18 ottobre/10 novembre, PAUL KLERR, 2 sculture e 10 disegni

96) 22 novembre/30 dicembre, MARCO AFFINATI, installazione

1981

97) 18 gennaio/28 febbraio, ENRICO CASTELLANI, 12 superfici bianche

98) 28 marzo/10 maggio, CARLA ACCARDI, “omaggio a Matisse” 1964 (depliantcon testo di Massimo Carboni)

99) 11 aprile, FRIED ROSENSTOCK, “Illuminazione” - performance

100) 6 giugno/9 luglio, 100ª MOSTRA- festa/festival, 6. Antonio Syxty, perfor-mance 8. William Stok, installazione, 9. Gigliola Carretti, installazione 11.Orlan, installazione, 13. Bernd Klotzer & Peter Brotzmann, azione e musica,16. Peter Brotzmann, sax solo 18. La Gaia Scienza, azione teatrale, 19. AirMail, performance/danza 20. Luciano Bartolini, installazione, 22. GiovanniCampus,installazione 23. Films As Artistic Medium, film di artisti 24. LucioPozzi, installazione 25. Teodosio Magnoni, intervento 26. Monofonicor-chestra, musica 27. Roberto Taroni, performance, 29. Han Bierman, instal-lazione 30. Mari Boeyen, installazione, 1. Franca Sacchi, danza 2. GianniColosimo, performance, 3.Tristan Honsinger - Sean Birgin- Katie Duck,musica e danza, 4. Sean Birgin, solo per sax 7. Il Marchingegno, installa-zione, 8. Alvin Curran, concerto 9. Sandro Martini, installazione (depliant)

101) 3 ottobre/20 0ttobre, MONIKA BAUMGARTL, photo depliant con testodi Monica Baumgartl)

102) 8 novembre/30 dicembre, MARCIA HAFIF, pittura su carta

1982

103) 9 gennaio/10 febbraio, MICHAEL GOLDBERG, 14 pastelli su carta

104) 27 febbraio/25 marzo, ANTONIO SANFILIPPO (depliant con introdu-zione di Antonio Sanfilippo)

105) 3 aprile/26 aprile, CAMILLE BRYEN, disegni a china e acquarelli (depliantcon testo di Camille Bryen)

106) 30 aprile/30 giugno, JIRI KOLAR (depliant con testo di Jiri Kolar)

107) 9 ottobre/30 ottobre, “DREI BERLINER MALER”, Ter Hell- Reinhard Pods-Gerd Rohling (in collaborazione con il Goethe Institut di Genova) (depliant)

108) 8 novembre/30 dicembre, MARIO MORONTI, tempere, pastelli su tela esu carta 1982 (catalogo con introduzione di Filiberto Menna)

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1983

109) 22 gennaio/15 febbraio, CARMENGLORIA MORALES, “pittura 1980-1982” (depliant con introduzione di Stephen Rosenthal)

110) 18 febbraio/28 febbraio, “performance” musica/danza, Tristan Honsinger,Katie Duck, Barre Phillips

111) 5 marzo/30 aprile, SUSANNA TANGER (depliant con testo di SusannaTanger)

112) 14 maggio 20 giugno, GASTONE NOVELLI, 21 disegni e opere su carta1963-1968) (depliant con introduzione di Achille Bonito Oliva)

113) 25 giugno/30 agosto, FAUSTO MELOTTI, acquarelli e sculture (depliantcon scritto di Fausto Melotti)

114) 24 settembre/15 ottobre, GERD ROHLING (depliant con introduzione diFranco Sborgi)

115) 22 ottobre/20 novembre, REINHARD PODS (depliant)

116) 26 novembre/30 dicembre, LYNN UMLAUF (depliant con testo di LynnUmlauf )

1984

117) 14 gennaio/6 febbraio, PAOLO RISTONCHI (depliant con introduzionedi Laura Cherubini)

118) 6 febbraio/5 marzo, GEORGES NOËL, 14 dipinti su tele e su tavola 1959-1983 (catalogo con introduzione di Marco Meneguzzo)

119) 10 marzo/10 aprile, WINFRED GAUL, pastelli, grafite e tempere su carta(depliant con introduzione di Manfred de la Motte)

120) 14 aprile/10 maggio, PINOT GALLIZIO, 13 oli su tela 1957-1963 (cata-logo con introduzione di Maurizio Calvesi)

121) 19 maggio/10 giugno, VALENTINO VAGO (depliant con introduzione diRenzo Beltrame)

122) 16 giugno/30 agosto, GIUSEPPE MARTINELLI (catalogo con introdu-zione di Luigi Cavallo)

123) 15 settembre/30 ottobre, GASTON CHAISSAC, dipinti e disegni 1910-1964 (depliant)

124) 8 novembre/30 novembre, ACHILLE PERILLI, opere dal 1947- 1984 (cata-logo con introduzione di Marco Meneguzzo)

125) 22 dicembre/30 gennaio, LUCIANO LATTANZI, opere dal 1957 al 1984(depliant con citazioni estratte da cataloghi)

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35 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI

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1985

126) 16 febbraio/10 aprile 1985, PIERO DORAZIO, dipinti e carte 1956-66(catalogo con introduzione di Nello Ponente)

127) 27 aprile/20 maggio 1985, ANTONIO SANFILIPPO, oli e tempere su tela1953-1970 (catalogo con citazioni di: Giuseppe Marchiori, I. Serpan,Michel Tapiè, Nello Ponente, M.V. Orlandini, M. Fagiolo, G.M. Accame,Giovanna Dalla Chiesa, C. Vivaldi)

128) 25 maggio/25 giugno 1985, ALAN DAVIE, tele e carte 1962-1984 (depliant)

129) 30 giugno/30 agosto 1985, HEINRICH NICOLAUS, disegni, collage,acquarelli, pastelli su carta (catalogo con testo di Maria Luisa Frisa)

130) 28 settembre/15 ottobre 1985, TER HELL, mixed media su tela e su carta1981-82 (catalogo con introduzione di Elio Grazioli)

131) 19 ottobre/10 novembre 1985, ENZO ESPOSITO, tecniche miste su cartae su tela 1983-85 (catalogo con introduzione di Maurizio Cucchi)

132) 23 novembre/10 dicembre 1985, ALESSAMDRO GAMBA, tecniche mistesu tela (catalogo con introduzione di Giovanni M. Accame)

133) 21 dicembre/15 gennaio 1985, PAOLO PARENTE, oli su tela 1984 (cata-logo con introduzione di Rita Imwinkelried)

1986

134) 25 gennaio/5 marzo, ARTUR KOSTNER, sculture in legno (catalogo contesto di Kristian Sotriffer)

135) 15 marzo/15 aprile, JEROSLAW SERPAN, oli su tela 1948- 1966 (cata-logo con introduzione di Rolf Lauter)

136) 26 aprile/25 maggio, GERARD SCHNEIDER, oli su tela 1963- 1969 (cata-logo con introduzione di Giuseppe Marchiori)

137) 31 maggio/30 luglio, TANCREDI, 33 tecniche miste, tempere e chine sucarta 1959-1961 (catalogo con introduzione di Carla Natto)

138) 30 agosto/30 settembre, CHARLES CLOUGH, smalti su carta 1986 (cata-logo con introduzione di Alan Jones)

139) 4 ottobre/10 novembre, CARL BUCHHEISTER, tecniche miste su carta ecartone 1950-1962 (catalogo con introduzione di Enrico Crispolti)

140) 29 novembre/30 dicembre, ZOLTAN KEMENY, disegni degli anni 1953-1964 (catalogo con introduzione di Rolf Lauter)

1987

141) 24 gennaio/25 febbraio, GEORGES NOËL, dipinti su tela 1959-1985 (cata-logo con introduzione di Gladys C. Fabre)

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35 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI

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142) 5 marzo/10 aprile, VASCO BENDINI, dipinti su tela e carta 1985-1986

143) 18 aprile/10 maggio, TOMAS RAJLICH (catalogo con introduzione di FlipBool)

144) 15 maggio/15 giugno, TOMMASO CASCELLA, 18 tecniche miste 1985-1986 (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni)

145) 27 giugno/30 luglio, GIANFRANCO NOTARGIACOMO, oli acrilici sutela e carta (catalogo con introduzione di Sergio Guarino)

146) 12 settembre/15 ottobre, “POSIZIONI SELVAGGE”, a) il profumo delle ori-gini: Gabriel Stupica, A. Fassianos, b) l’idillio ricomposto: Gino Meloni,Mathias Balzer, c) la voragine metropolitana: Michel Macréau, Peter Saul d)l’inconscio decorato: Scottie Wilson, Stanislaw Zagajewski, e) l’eclisse dellaragione: Adolf Wölfli, Friedrich Schroeder-Sonnenstern (catalogo a cura diClaudio Di Scalzo)

147) 24 ottobre/10 dicembre, BEPI ROMAGNONI, oli, collage, tecniche mistesu tela e su carta 1958-1963 (catalogo con introduzione di Flaminio Gual-doni, e alcuni scritti di Bepi Romagnoni)

148) 19 dicembre/20 gennaio, PIERRE CLERC, tecniche miste su tela 1963-1983 (catalogo con introduzione di Jean Fanchette e Robert Estivals)

1988

149) 30 gennaio/28 febbraio, ALBERTO VIANI, sculture bronzo 1973-1975(catalogo con introduzione di Guido Perocco)

150) 2 marzo/2 aprile, ITALO BRESSAN, tecniche miste su tela (catalogo contesto di Elena Pontiggia, Emilio Tadini, Elisabetta Longari)

151) 6 aprile/20 aprile, 3 GIOVANI AUSTRIACI, Martin Beck, Manfred Egender,Karl-Heinz Strohle

152) 30 aprile/20 maggio, ENRICO PULSONI, oli su tela 1985/-1987 (cata-logo con introduzione di Paolo Balmas)

153) 30 maggio/30 giugno, GASPARE O. MELCHER, tecniche mista su tela esu carta 1987-1988 (catalogo con introduzione di Gerolf Fritsch)

154) 9 luglio/10 settembre, TRE PITTORI DI BREMA, Peter- Jorg Splettstosser,Helmut Streich, Otto Volker (catalogo con introduzione di Kunt Nievers)

155) 1 ottobre/30 ottobre, ANTONIO CARENA, opere degli anni 1950-1963(catalogo con introduzione di Mirella Bandini)

156) 12 novembre/30 novembre, HANS SCHÄRER, oli e collage su carta 1979-1984 (catalogo con introduzione di J.P. Wittwe)

157) 5 dicembre/30 dicembre, MARIO MORONTI, tecniche miste e grafite sutela e su carta (catalogo con introduzione di Marisa Vescovo)

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1989

158) 5 gennaio/30 gennaio, MICHAEL GOLDBERG, oli e pastelli su carta (cata-logo con introduzione di Mauro Panzera)

159) 10 febbraio/25 marzo, JACQUES VILLEGLÉ, “placard de journaux 1976-1986” (catalogo in collaborazione con il Centro Bellora di Milano, conintroduzione di Alain Jouffroy)

160) 1 aprile/30 aprile, BRUNO MULLER, opere dal 1954-1988 (catalogo conintroduzione di Marisa Vescovo)

161) 13 maggio/30 maggio, GIANNI BERTINI, opere 1960-1966 (catalogo conintroduzione di Pierre Restany, Gérard Xuriguera)

162) 10 giugno/10 settembre, LA STRADA IMPENSATA, Enrico Pulsoni, ToniRomanelli, Andrea Santarlasci, Jonathan Santlofer, Willi Weiner (catalogocon testo e schede critiche a cura di Marisa Vescovo)

163) 23 settembre/15 ottobre, MAURICE HENRY, opere 1957-1978 (catalogocon introduzione di Josè Pierre)

164) 21 ottobre/25 novembre, MICHEL MACRÉAU, opere 1960-1988 (cata-logo con introduzione di Jacques Martineau e Marisa Vescovo)

165) 30 novembre/30 dicembre, RAIMUND GIRKE (catalogo in collaborazionecon Castelburio Arte, con testo di Lorenz Dittmann, Tommaso Trini)

1990

166) 20 gennaio/15 febbraio, PINO PASCALI, opere 1958-1964 (catalogo conintroduzione di Marisa Vescovo)

167) 20 febbraio/10 marzo, ALESSANDRO GAMBA, opere 1985-1989 (cata-logo con introduzione di Walter Guadagnini)

168) 15 marzo/10 aprile, NEL CORSO DELLA SUPERFICIE, Tiziano Code-luppi, Bruno Lucca, Gianni Pellegrini, Stefano Turrini (catalogo con intro-duzione di Claudio Cerritelli)

169) 20 aprile/20 maggio, MIMMO ROTELLA, opere 1955-1989 (catalogo Edi-zioni Peccolo n. 10, con introduzione di Francesca Alfano Miglietti)

170) 29 maggio/25 giugno, LYNN UMLAUF (catalogo con introduzione di Wil-liam Zimmer)

171) 5 luglio/30 luglio, POPE, “corpi cromatici 1988-1990” (catalogo con breviscritti di: Giorgio Cortenova, Tito Maniacco, Eugenio Miccini, Diego Col-lovini, Giuliana Carbi, Pope)

172) 5 agosto/15 settembre, LINEA IMMAGINATA, Alessandro Gamba, Gra-ziano Negri, Giuseppe Perrini, Alfonso Talotta (catalogo con introduzionedi Diego Collovini)

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173) 6 ottobre/30 ottobre, TONI ROMANELLI (catalogo con introduzione diDario Trento)

174) 10 novembre/30 gennaio, VINCENZO CECCHINI, opere 1962-1990(catalogo Edizioni Peccolo n. 9 con introduzione di: Lothar Romain, Eli-sabetta Longari, Fulvio Abbate)

1991

175) 23 febbraio/30 marzo, CARMENGLORIA MORALES (catalogo con intro-duzione di: Enzo Bilardello, Lothar Romain, William Zimmer)

176) 10 aprile/30 maggio, PIERO RAMBAUDI, opere dal 1932-1967 (catalogoEdizioni Peccolo n. 13 con testi di: Fabrizio D’Amico, Elisabetta Longari)

177) 8 giugno/22 giugno, THEODOROS STAMOS, infinity field 1971-1988,opere su tela e su carta

178) 29 giugno/10 agosto, CARLO CIONI, tempera, acrilici su tela e su carta(catalogo con introduzione di Elena Pontiggia)

179) 2 novembre/10 dicembre, BERND u. HILLA BECHER, photo

180) 14 dicembre/15 gennaio, CPLY (WILLIAM N. COPLEY), disegni su cartae piccole tele (depliant con introduzione di Roberto Rossellini)

1992

181) 15 febbraio/30 marzo, MINO CERETTI, opere su carta 1958-1970 (cata-logo Edizione Peccolo n. 15 con introduzione di: Flaminio Gualdoni,Roberto Sanesi)

182) 11 aprile/30 maggio, NORMAN BLUHM, lavori su carta 1967-1991 (cata-logo Edizioni Peccolo n. 16 con testo di Meyer Raphael Rubinstein e inter-vista all’artista, di William Salzillo)

183) 6 giugno/30 giugno, BRUNO QUERCI (catalogo con introduzione diPatrizia Ferri)

184) 4 luglio/10 agosto, GRAZIANO NEGRI

185) 10 settembre/30 ottobre, GEORGE SUGARMAN, “drawings, collages andmaquettes” 1959-1980 (catalogo Edizioni Peccolo n. 18 con introduzionedi Raphael Meyer Rubinstein)

186) 7 novembre/6 dicembre, EMILIO TADINI, oltremare (catalogo con intro-duzione di Gèrald Gassiot-Talabot)

187) 12 dicembre/30 gennaio, DUCCIO BERTI, “un habitant du temps” (cata-logo con introduzione di Kyrie)

1993

188) 20 febbraio/8 marzo, JOSEPH SIMA, Il maestro dell’Impalpabile, acquarelli,pastelli, matite su carta 1954-1960 (catalogo con introduzione di Josè Pierre)

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189) 13 marzo/20 aprile, FRANCO GARELLI, sculture in ferro e bronzo, cera-miche 1954-1969 (catalogo Edizioni Peccolo n. 19 con introduzione diEnrico Crispolti)

190) 8 maggio/20 giugno, JANZ FRANZ (catalogo in collaborazione con la gal-leria, A. Meier Genève e galerie Zeitkunst, Kitzbuhel, con introduzione di:Marisa Vescovo, Enno Stahl, Hermann Nitsch)

191) 26 giugno/30 agosto, LOUIS MARCOUSSIS, “opere scelte 1905-1930”(catalogo con introduzione di Josè Pierre)

192) 11 settembre/15 ottobre, RAY PARKER, lavori su carta 1978-1982 (cata-logo Edizioni Peccolo n. 20 con introduzione, di Meyer Raphael Rubin-stein, Simona Lodi)

193) 23 ottobre/18 novembre, GASPARE O. MELCHER, Spudogelion (catalogoin collaborazione con ediz. A. Meier, Ginevra, con introduzione di BeatWismer)

194) 27 novembre /30 gennaio, LORENZO PEPE, “sculture 1965-1984” (cata-logo Ed. Scheiwiller in collaborazione, con la galleria Milano, Milano. Pre-fazione di: Carlo Bertelli, Franco Russoli, Michel Tapiè, Giuseppe Mar-chiori, Ulrich Gertz, Ferdinando Cogni)

1994

195) 5 febbraio/10 Marzo, FRANCOIS ARNAL, “opere su carta 1950-1960”(catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni)

196) 19 marzo/20 aprile, SHIRLEY JAFFE, “lavori su carta 1960-1983” (cata-logo Edizioni Peccolo n. 21, con introduzione di Raphael Meyer Rubin-stein)

197) 30 aprile/20 maggio, ALBANO MORANDI, opere 1989-1992 (catalogocon testo di Josè Pierre, Mauro Panzera)

198) 28 maggio/8 luglio, ENZO ESPOSITO, dipinti e carte 1990-1993

199) 23 luglio/10 settembre, RENATO LACQUANITI, oli su tela e pastelli sucarta (catalogo con introduzione di Josè Pierre)

200) 24 settembre/24 novembre, BRUNO MUNARI, Ricostruzioni Teoriche dioggetti Immaginari 1954-1994 (catalogo Edizioni Peccolo n. 22, con intro-duzione di Bruno Munari)

200 bis) 24 settembre/24 novembre, DAVIDE MOSCONI, Angoliere, Ricostru-zione teorica di suoni immaginari in base a frammenti, di residui acusticidi origine incerta di uso ignoto di ascolto, improbabile 1987-1994 a. per.con Bruno Munari (catalogo con testo di Bruno Munari)

201) 3 dicembre/30 gennaio, GIANFRANCO ZAPPETTINI, ritratti monogra-fici n. 1 monografia con introduzione di: Marisa Vescovo, Stefano Tubino,Luca M. Venturi)

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1995

202) 11 febbraio/10 marzo, HUGH WEISS, “dipinti 1951-1954 e 1991-1994”(catalogo Edizioni Peccolo n. 23, con introduzione di: Meyer Raphael Rubin-stein, Hugh Weiss)

203) 18 marzo/18 aprile, GEORGES NOËL, “opere 1989-1994” (catalogo incollaborazione con lo studio Zanoletti, Milano con introduzione di Mas-simo Carboni)

204) 22 aprile/22 maggio, AGOSTINO FERRARI, ETTORE SORDINI,ANGELO VERGA, ARTURO VERMI, La vicenda del Cenobio: dal disegnoal segno, Percorso, ricerca e ipotesi 1959- 1994 (catalogo Edizioni Peccolo n.24 con introduzione di Angela Vettese)

205) 3 giugno/25 agosto, KIMBER SMITH, “opere su carta 1958-1975” (cata-logo Edizioni Peccolo n. 25, con introduzione di Jacques Henric)

206) 23 settembre/20 novembre, NORMAN BLUHM, “opere 1993-1995” (cata-logo in collaborazione con lo studio Zanoletti, Milano, testo di FrancescoTedeschi)

207) 3 dicembre/30 dicembre, LORENZO GUERRINI, “sculture e carte 1974-1994” (catalogo Edizioni Peccolo n. 26, con introduzione di Enrica TorelliLandini)

1995

208) 13 gennaio/18 febbraio, CARLO VINCENTI, “collages” (catalogo EdizioniPeccolo n. 27, con introduzione di Marta Francocci, Gianmaria Ponzi)

209) 24 febbraio/25 marzo, REMO BIANCO, “opere 1958- 1972” (catalogo conintroduzione di Gillo Dorfles, Diego Collovini, Dino Marangon)

210) 30 marzo/30 aprile, ETTORE SORDINI, “opere su tela e su carta 1958-1963” (catalogo Edizioni Peccolo n. 28, con introduzione di Elisabetta Lon-gari, Emilio Villa)

211) 11 maggio/11 agosto, RENE’ LAUBIES, “acquarelli e chine su carta 1989-1990” (catalogo Edizioni Peccolo n. 29 con introduzione di Manfred DeLa Motte, Winfred Gaul)

212) 7 settembre/30 settembre, CARLA ACCARDI, “giochi galleggianti e tra-sparenze 1978-1980” (catalogo Edizioni Peccolo n. 30, con introduzionedi Laura Cherubini)

213) 5 ottobre/10 novembre, MICHAEL GOLDBERG, “dipinti su tela e su carta1994-1996”

214) 16 novembre/20 gennaio, RAFFAEL BENAZZI (catalogo Edizioni Peccolon. 31, con introduzione di Enrico Crispolti)

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1997

215) 1 febbraio/30 marzo, ARTURO VERMI, “opere 1959-1987” (catalogo Edi-zioni Peccolo n. 32, con introduzione di Elisabetta Longari)

216) 12 aprile/2 maggio, VINCENZO AGNETTI, “opere 1972-1976 “(catalogoEdizioni Peccolo n. 33 con testo di Bruno Corà e biografia di GermanaAgnetti)

217) 10 maggio/10 agosto, NANNI VALENTINI, “La materia come poetica”,opere 1960-1985 (catalogo in collaborazione con Gall. Martano, Torino,Gall. Milano, Milano e con poesie di Nanni Cagnone)

218) 6 settembre/6 ottobre, GIANFRANCO ZAPPETTINI, “opere 1978- 1993”(catalogo con introduzione di Marisa Vescovo)

219) 11 ottobre/15 novembre, ESCATOLOGIGA, opere di: Albertini e Moioli,Alfredo Anzellini, Gabriella Benedini, Corrado Bonomi, Giorgio Brughieri,Viviana Buttarelli, Elisabetta Catamo, M.Cristina Cerminara, Raffaella For-menti, Rebecca Forster, Marco Magrini, Albano Morandi, Daniela Nen-ciulescu, Paola Risoli, Berty Skuber, Valdi Spagnulo, Nanni Varale, Fran-cesca Vitale (catalogo edito in collaborazione con Spazio Temporaneo,Milano e Centro di Sarro, Roma con introduzione di Patrizia Serra)

220) 22 novembre/10 dicembre, ENRICO BERTELLI, “opere su tela e su carta”(catalogo con introduzione di: Diego Collovini, Elisabetta Longari)

221) 20 dicembre/10 febbraio, “ARTE A CONTATTO”, venti artisti italiani indieci gallerie, opere di: Enrico Bertelli, Agostino Bonalumi, TommasoCascella, Enrico Castellani, Vincenzo Cecchini, Piero Dorazio, Paolo D’O-razio, Agostino Ferrari, Walter Fusi, Claudio Olivieri, Achille Perilli, Pope,Enrico Pulsoni, Mario Raciti, Mimmo Rotella, Alessandro Savelli, EttoreSordini, Pierantonio Verga, Arturo Vermi, Claudio Verna, (catalogo Skiraa cura di Diego Collovini), BORDERER, venti proposte per una collezione,Opere di: Raffael Benazzi, Norman Bluhm, Janz Franz, Winfred Gaul, Rai-mund Girke, Michael Goldberg, Shirley Jaffe, Zoltan Kemeny, Jiri Kolar,Renè Laubies, Phillip Martin, Carmengloria Morales, Georges Noël, RayParker, Tomas Rajlich, Bernard Rancillac, Kimber Smith, George Sugarman,Lynn Umlauf, Hugh Weiss

1998

222) 14 febbraio/15 aprile, CARLO ALFANO, “opere 1969-1984” (catalogo Edi-zioni Peccolo n. 34, con introduzione di Bruno Corà, Maria Teresa Penta)

223) 30 aprile/20 maggio, EMILIO SCANAVINO, dipinti 1959-1964

224) 30 maggio/15 giugno, JOACHIM CZICHON, dipinti su tela e su carta(depliant)

225) 20 giugno/12 settembre, PAOLO PATELLI, opere 1962-1998 (catalogo Edi-zioni Peccolo n. 35, con introduzione di: Elisabetta Longari e Paolo Patelli)

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226) 19 settembre/14 ottobre, MICHAEL GOLDBERG, “dipinti recenti su telae su carta” presentazione monografia “Variazioni Goldberg”, Ediz. Prima-print, Viterbo)

227) 17 ottobre/30 dicembre, NORMAN BLUHM, “opere degli anni 1959-1967”(catalogo Edizioni Peccolo n. 36, con introduzione di Roberto Ferdani eNorman Bluhm)

1999

228) 16 gennaio/15 marzo, MIMMO ROTELLA, decollages et efaçages

229) 29 marzo/25 aprile, DANIEL SPOERRI, Histoires de Boite à Lettres 1991-1998 (catalogo Edizioni Peccolo n. 37, con introduzione di: Daniel Spoerrie Tobia Bezzola)

230) 30 aprile/30 Maggio, GASTON CHAISSAC, opere da una collezione (cata-logo con introduzione di Francoise Brutsch)

231) 5 giugno/5 luglio, LYNN REISER (catalogo con introduzione di Margaret,Scheffelf e Claudio Cerritelli)

232) 10 luglio/30 agosto, CARLO ZINELLI, immagini oltre i confini opere 1965-1973 (catalogo edito in collaborazione con la Fondazione Zinelli)

233) 11settembre/30 settembre, HANS HOFMANN, “opere da una collezione”,dipinti su carta 1959-1962 (catalogo con scritti di: H. Hofmann, M. Gold-berg e W.Gaul)

234) 9 ottobre/26 ottobre, SERGIO DANGELO, hand-made 1950-1998 (cata-logo Edizioni Peccolo n. 38, con introduzione di Ermanno Krumm)

235) 30 ottobre/25 novembre, LUCIO POZZI, Rag Rug Paintings (catalogo incollaborazione con la galleria Sergio, Tossi, Prato con introduzione di LucioPozzi)

236) 4 dicembre/10 gennaio, GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI, Personaggidella Storia (catalogo Edizioni Peccolo n. 39, con scritti di G.A. Cavellini)

2000

237) 22 gennaio/20 febbraio, WINFRED GAUL, Recycling 1981-1972 (catalogoEdizioni Peccolo n. 40, con introduzione di Claudio Cerritelli)

238) 26 febbraio/20 marzo, UGO ZOVETTI, Monte Stella fotografie (depliantcon breve scritto di Marco Meneguzzo e Ugo Zovetti)

239) 25 marzo/10 aprile, GIANFRANCO ZAPPETTINI, La Luce (depliant conbrevi scritti di: Klaus Honnef, Giorgio Cortenova, Marisa Vescovo, Gian-franco Zappettini)

240) 15 aprile/8 maggio, MICHELE MUNNO (catalogo con introduzione di:Anna Raggioli, Giovanni Foresti, Roberto Teggi, Bianca Tosatti)

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241) 13 maggio/4 giugno, GIO’ MINOLA, Toys dipinti recenti (catalogo conintroduzione di Demetrio Paparoni)

242) 10 giugno/30 agosto, JACOPO CASCELLA (catalogo con presentazione diSalvatore Lacagnina)

243) settembre/2 ottobre, CLAUDE VIALLAT, lavori su carta 1999 (catalogocon introduzione di Diego Collovini)

244) 7 ottobre/30 novembre, GEORGES NOËL, La nuit s’agite opere su carta2000 (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni)

245) 9 dicembre/20 gennaio, RENATO LACQUANITI, “retrospettiva opere1962-1998” (catalogo con introduzione di Giorgio Di Genova, in colla-borazione con Villa Morazzana, Livorno)

2001

246) 10 febbraio/15 Marzo, AFRICA, oggetti tribali e arte contemporanea, operedi: Arman, Giovanni Boffa, Alberto Burri, Giuseppe Caporossi, CarloCarozzi, Angelo Casciello, Stefano Cecchi, Bruno Ceccobelli, RobertoCrippa, Robert Combas, Claudio Costa, Sergio Dangelo, Janz Franz, Raf-faella Formenti, Zoltan Kemeny, Michel Macréau, Phillip Martin, AldoMondino, Albano Morandi, Georges Noël, Louise Nevelson, Nunzio, PinoPascali, Daniel Spoerri, Antoni Tapis, Marco Tirelli, Nanni, Valentini,Claude Viallat, Bracciali ASHANTI, BOZO, id ol o BAMILEKE, man-tello BATAKARI, Puleggia BAULE’, maschere CAMERUM, DAN,DOGON, SATIMBE, singe noire DOGON, tessuti KUBA, MBTE, bron-zetto SENUFO, YORUBA, pittura SHUWA, perlages YORUBA, cache-sexe ZAIRE

247) 17 marzo/10 aprile, NGUYEN DUCMANH (catalogo con introduzione diEd McCormack e Jacques Latournerie)

248) 14 aprile/30 aprile, MASSIMO BARZAGLI, La casa di marea depliant conpresentazione di Demetrio Paparoni)

249) 5 maggio/22 maggio, STEPHAN BORDARIER (catalogo con introduzionedi Bruno Corà)

250) 27 maggio/30 giugno, GIOVANNI BOFFA, Ipotesi Floreali (i fiori dellacarne) (catalogo con introduzione di Claudio Di Scalzo)

251) 7 luglio/20 agosto, PERSISTENZA DEL FANTASTICO, NELL’ARTE ITA-LIANA DOPO IL ‘70, Opere di: Gianni Dova, Cesare Peverelli, LeoneMinassian, Fabrizio Clerici, Giovanni Boffa, Luca Crippa, Sergio Dangelo,Gerardo Di Fiore, Renzo Margonari, Valerio Trebbiani, Bruno Benuzzi,Stefano Cecchi, Antonella Gandini, Giuliano Guatta, Bruno Lucca, AlbanoMorandi, Gerardo Paletti, Paola Risoli

252) 1 settembre/25 settembre, MICHAEL GOLDBERG, “opere su tela e sucarta 2000-2001” (catalogo con introduzione di Flaminio Gualdoni )

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253) 29 settembre/22 ottobre, HENRY MICHAUX, “chine e acquarelli su carta1950-1982” (catalogo con testi di Vera Mihailovich-Dickman e ClaudioDi Scalzo)

2002

254) 30 ottobre/10 novembre, RENZO MARGONARI (catalogo con introdu-zione di Lucio Pozzi)

255) 17 novembre/20 dicembre, LYNN UMLAUF, “opere 1973-2001” (catalogoEdizioni Peccolo n. 41, con testi di Agnes Kohlmeyer e Robert Morgan)

256) 22 dicembre/20 gennaio, AFFINITA’ & CORRISPONDENZE, opere di:Lucio Pozzi, Aldo Mondino, Enzo Esposito, Mimmo Rotella, Claudio Costa,Georges Noël, Mario Nigro, Norman Bluhm, Michael Goldberg, MauriceLemaitre, Jacques Villeglè, Gérard Deschamps, Winfred Gaul, PhillipMartin

257) 9 febbraio/10 marzo, GASTONE NOVELLI, “opere su carta e sculture”(catalogo con presentazione di Flaminio Gualdoni)

258) 16 marzo/10 aprile, CLAUDIO COSTA, “lavori africani 1985- 1955” (cata-logo Edizioni Peccolo n. 42, con testo di Bruno Corà)

259) 13 aprile/25 maggio, MAURICE LEMAÎTRE, peintures lettristes (catalogoEdizioni Peccolo n. 43, con testo di Sandro Ricaldone)

260) 1 giugno/20 giugno, GÉRARD DESCHAMPS (catalogo Edizioni Peccolon. 44, con testo di Sandro Ricaldone)

261) 22 giugno/22 agosto, ELGA HEINZEN, Handscapes foto (catalogo con breveintroduzione di Pascal Bonafoux e di Helga Heinzen)

262) 31 agosto/15 settembre, HOWARD SMITH, “watercolors”

263) 21 settembre/8 ottobre, RAFFAELLA FORMENTI, motore di ricerc”, instal-lazione e concrezioni (catalogo con introduzione di: Claudio Di Scalzo,Bianca Tosatti, Giorgio Zanchetti)

264) 12 ottobre/4 novembre, FRANCOIS DUFRENE, dessous d’affiches 1959-1980 (catalogo Edizioni Peccolo n. 45, con testi di Sandro Ricaldone eFrancois Dufrene)

265) 9 novembre/15 dicembre, JACQUES VILLEGLÉ, affiches lacérées 1959-2001(catalogo Edizioni Peccolo n. 46 con testi di Alain Jouffroy, Claudio DiScalzo, Jacques Villeglé)

266) 21 dicembre/25 gennaio, ENZO ESPOSITO (tecnica mista su tela e sucarta)

2003

267) 15 febbraio/30 marzo, GIANFRANCO BARUCHELLO, “Breve storia dellamia pittura”, alcune opere 2002-1964, smalto su alluminio, tecnica mista

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su tela, assemblage in scatola di legno (edizione con scritto di GianfrancoBaruchello) con Associazione Livorno Città del Cinema proiezione di video-film con interventi di: Sandra Lischi, Luigia Scerra, Carla Subrizi)

268) 12 aprile/5 maggio, MICHELE DE LUCA, dipinti su metallo e legno 1993-2003 (catalogo con introduzione di Maurizio Sciaccaluga)

269) 10 maggio/25 maggio, CORRADO BONOMI, castelli in aria a Livorno,installazione e opere della serie, fenomeni naturali (catalogo edizioni Pec-colo n. 47, con testo di Maurizio Sciaccaluga)

270) 31 maggio/10 luglio, ANTONIO CALDERARA, “opere figurative anni1938-1958”, organizzata in collaborazione con la Fondazione A. Calderara,Vacciago e la Galleria Milano, Milano (catalogo realizzato in collaborazionecon la Galleria Milano, Milano con introduzione di Sandro Ricaldone)

271) 19 luglio/10 settembre, ASSONANZE, Panoramica di opere di artisti sceltitra generazioni e tematiche in contrasto tra loro: Massimo Barzagli, AntonioCalderara, Aldo Mondino, Lucio Pozzi, Jiri Kolar, Corrado Bonomi, BrunoLucca, Enrico Baj, Sergio D’Angelo, Enzo Esposito, Mario Giacomelli, Anto-nella Gandini, Gérard Deschamps, Raffaella Formenti, Winfred Gaul,Claude Viallat, Georges, Noël, Janz Franz, Maria Novella Del Signore, JunkoImada, Gorge Sugarman, Gianfranco Baruchello, Claudio Costa, TommasoCascella, Michele De Luca, Albano, Morandi, Luca Gaddini, Bruno Munari

272) 20 settembre/5 ottobre, MATERIA IMMATERIALE (volume scritto daMiriam Cristaldi con prefazione di Gillo Dorfles, Edizioni Peccolo)

273) 11 ottobre/15 novembre, MICHAEL GOLDBERG, dipinti

2004

274) 29 novembre/16 dicembre, MAURICE LEMAÎTRE, stencils e opere 1960-1964 (catalogo con testo di Mirella Bandini)

275) 20 dicembre/28 gennaio ’04, MAGDALO MUSSIO, opere 1960-2003 (cata-logo Edizioni Peccolo n. 48 con testo di Flavio Ermini)

276) 7 febbraio/10 marzo, PRIMO CONTI, “disegni futuristi 1915-1925” (cata-logo edito in occasione ricorrenza dei 35 anni della galleria, testo di Miche-langelo Masciotta)

277) 27 marzo/22 aprile, GEORGES NOËL, “opere 1957-2001” (catalogo contesto di Georges Noël) e presentazione, del libro “Il mio viaggio Palinsesto”Morgana ed. Firenze, presentato da Marco Meneguzzo e Sandro Ricaldone

278) 24 aprile/30 maggio, SEGNALI INQUIETI, Immagini e percorsi urbanieuropei dagli anni ’60 ad oggi (catalogo con testo scritto da Lucilla Saccà)

279) 5 giugno/20 giugno, IL GIARDINO DEGLI EQUIVOCI, I “depliants” acura di Maria Cilena, Milano”

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280) 24 giugno/20 agosto, LA LUCE OLTRE LA FORMA, Alessandra Bonoli,Michele De Luca, Domenico D’Oora, Albano Morandi, Manlio Onorato(catalogo con testo di Diego Collovini)

281) 4 settembre/30 settembre, CARLO SERGIO SIGNORI, “Marmi, Bronzetti,Disegni” (catalogo con testo di Marco Meneguzzo)

282) 9 ottobre/26 ottobre, AGOSTINO FERRARI, “opere 1963-2004” (catalogoEdizioni Peccolo n. 49 con testo, di Elisabetta Longari)

283) 30 ottobre/3 novembre, FEDERICA GALLI, “incisioni 1954-2003” pre-sentazione (catalogo generale, Edizioni Bellinzona)

284) 6 novembre/4 dicembre, SERGIO DANGELO, La “ora” e altrove, opere1953-2004 dipinti, hand-mades, disegni, quaderni (catalogo Edizioni Pec-colo n. 50 con intervista all’autore di Federico Sardella)

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35 ANNI DI ESTETICI ED EROICI FURORI

Claudio Di Scalzo nasce nel 1952, di sette mesi. Sulla sua culla - che tra-stulla nel corso della storia provinciale monaci matti e mazziniani e comu-nardi e rivoluzionari e pescatori bugiardi e beat e lottacontinuisti libertini- ha scritto un libro pubblicato nel 1997 da Feltrinelli: Vecchiano, un paese.Negli anni settanta ha praticato la Mail Art e la Poesia Visiva con l’operain progress Cardiodramma, nascosta poi con pudore come un tuffo al cuorepiù o meno mortale. Si interessa e scrive di Art Brut e di estetica legata almarxismo dissidente lettrista e situazionista. Ha scritto su Bruno Magoni,Giovanni Boffa, Raffaella Formenti, Henri Michaux, Jacques Villeglé,Gérard Deschamps. Per il Museo Mulino Bottonera di Chiavenna ha curatomostre con catalogo su De Chirico e Medardo Rosso. Dirige la rivistaTellus e il numero 26 “Vite con ribellioni”, 2004, ha un’ampia sezioneantologica sulla Galleria [email protected] - www.vaol.it - www.labos.valtellina.net/tellus

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