21 marzo 2014 - Veleposlaništvo RS Rim · Le sue poesie, pubblicate in 12 raccolte, sono tradotte...

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21 marzo 2014 AustriaKarlLubomirski BulgariaEkaterinaJosifova CroaziaSarahZuhraLukanić GermaniaUlrikeDraesner ItaliaTomasoBinga PoloniaWojciechBonowicz PortogalloJoséTolentino RepCecaPetrBorkovec RomaniaDanielaCrăsnaru SlovacchiaKatarínaKucbelová SloveniaDušanŠarotar SpagnaZingoniaZingone UngheriaSándorKányádi Accademia d'Ungheria in Roma Casa delle Letterature Supplemento alla “Gazzetta Europea delle Arti” - n°1/2014

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21 marzo 2014

AustriaKarlLubomirskiBulgariaEkaterinaJosifovaCroaziaSarahZuhraLukanić GermaniaUlrikeDraesner

ItaliaTomasoBingaPoloniaWojciechBonowiczPortogalloJoséTolentino RepCecaPetrBorkovec

RomaniaDanielaCrăsnaruSlovacchiaKatarínaKucbelová

SloveniaDušanŠarotarSpagnaZingoniaZingoneUngheriaSándorKányádi

Accademia d'Ungheria in RomaCasa delle Letterature

Supplemento alla “Gazzetta Europea delle Arti” - n°1/2014

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Giornata Mondiale della Poesia 21 marzo 2014

a cura della

Federazione Unitaria Italiana Scrittori Piazza Augusto Imperatore, 4 - 00186 Romatel. 06 68 33 646

Progetto grafico e stampaVEAT Litografica [email protected]

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Such,kein Held zu seinman würde dich verlachen.Such nicht,wahr zu sein,man sperrt dich ein,such nicht gut zu sein,du weckst nur eine Hydra.

Halt den Kopf nicht hoch,das Singen der Sense ist nah.

Das Singen,das Singen der Sensewar langevor dir da.

Der EngelDer dort vorübergeht,der mit den Flügelstummeln,der dir so müde scheint,ist es.Er wich aus Menschen,er wich aus Dingen,kehrt nicht mehr ein.Sei unverzagt, auch seine Stummeln nochTragen dichheim.

Bei SybarisMit Thymianwortennimmt der AbendÖlbäumen die Angstvor dem Verdurstenauf dem Löwenrücken der Einöde.Osterfarbene Disteln wiegen sichüber Werkzeugen,die man den Toten ließ;nur mittags tanzentief, tief unterm Gesteinheute noch Pferdezum Flötenspielihrer Herren.

JesusVor manchensteht das Schicksalstill;vor andernkniet es nieder.

Das Meerder Jahrehat sich verlaufen;zurückblieb Salz.

Non cercaredi essere un eroeti deriderebbero.Non cercaredi essere sincero,ti rinchiuderanno,non cercare di esser buono,sveglierai soltanto un’idra.

Non tenere la testa alta,il sibilo della falce è vicino.

Il sibilo,il sibilo della falceera giàmolto primadi te.

L’angeloche passa laggiù,con moncherini d’aliche ti pare tanto stanco,è quelloche si ritirò dagli uomini,dalle cose,e non tornò più.Ma sii fiducioso,anchei suoi moncheriniti porterannoa casa.

Presso SibariCon parole di timola sera toglieagli ulivila paura dell’arsurasul crinale leoninodel deserto.Cardi color di Pasquasi cullanosu attrezzilasciati ai morti;solo a mezzogiornosotto la pietraia,ancora oggicavalli danzanoal suono del flautodei loro padroni

GesùDinanzi ad alcuniil destinosi ferma;dinanzi ad altris’inginocchia

Il maredegli annis’è prosciugato,soltantoè rimastoil sale.

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Austria

Karl Lubomirski, poeta austriaco, nato nel 1939 a Hall in Austria. Dal 1962 Lubomirski vive in Italia (Torino, Milano, Roma, Brugherio) dove ha lavorato per impreseaustriache e tedesche fino al suo pensionamento. Di lui sono stati pubblicati dieci volumi di poesiein tedesco nonché racconti, saggi e opere per il teatro. La sua poesia è stata tradotta in diciassette lingue. Diversi premi. Premio Pollino (2007)Castrovillari, Italia

Poesie tratte dal libro “Alla porta dei fiori. Con parole mie”. Edizioni Il Foglio, Piombino, 2014. Traduzione a cura di Enrica Mogàvero e Karl Lubomirski.

KARL LUBOMIRSKI

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Дадености

Имаш брадва и остров.

Островът има дърво.

Точно колкото да издълбаеш лодка еднодръвка.

Влизаш в лодката.

Оттласкваш се от брега с най-правия клон на бившето дърво.

Съответното течение подхваща лодката.

Спира я на брега на континента.

Заживяваш там. Не, не на брега – в града.

Лодката отдавна е изгнила.

Не знаеш името – не питаш – на онзи остров.

Нито на онова дърво.

Принудата

Затваря те тя, това в идеалния случай, в единична килия

с нещо за свирене, например цигулка

и ти казва: излизаш оттука когато просвириш.

Или в килия с китаeц: ще излезеш когато проговориш китайски.

Никога не поиска да напиша стихотворение.

Но полза има:

мога да си поправя котлона.

Мога да си разглобя бравата.

Заемам добра поза

на дивана, възглавницата, пухкавото одеалце,

книгите. Осветлението също е добро.

Не идва никой, но не губя надежда

да влезе и да каже

укорително:

и това правителство падна,

а ти си четеш Лао Дзъ. На което да отговоря:

имeнно.

Игра на ашици

Играта на ашици изисква ловкост, бързина и веселост.

Хераклит от Ефес

обичал да играе на ашици с децата на Ефес, и то

в храма на Артемида. Доколкото я познавам,

мисля, че не е имала нищо против. Игрите

на възрастните са не просто игри, мненията –

предубедени и незаслужаващи внимание.

А онова, което заслужава, произтича от

Несъгласието.

Това написал същият този Хераклит, обвиняван

в нарочна неясност и наречен Тъмния.

Юрнахме се

Уредите полудяха появиха се надписи

Опасност от сблъсък! – с удивителна

На екраните не се вижда нищо

Тридесет секунди до сблъсъка – съобщава Равномерният глас

Всички аларми се включиха

А на екраните нищо В суматохата

Геният изкрещя: дайте ми

Обикновен прозорец!

Юрнахме се

Аз бях най-близо, изскочих първа на балкона и

Видях на отсрещния най-обикновен покрив

Най-обикновен котарак и пикиращи над него

Най-обикновени лястовици

Три секунди до сблъсъка В този миг

Балконът започна да поддава.

DoniHai una scure e un'isola.L'isola ha un albero.Proprio quanto basta per scavare una piroga.Sali nella barca.Ti stacchi dalla riva puntandovi il ramo più dritto dell'ex albero.La corrente giusta afferra la barca.La ferma sulla costa del continente.Ti metti a vivere lì. No, non sulla riva, in città. La barca è marcita da tempo.Non sai il nome – non lo chiedi – di quell'isola.Né di quell'albero.

Coercizione Ti chiude lei, nel caso ideale, in una cella singola con uno strumento, ad esempio un violinoe ti dice: esci di qui quando saprai suonare.O in una cella con un cinese:uscirai quando inizierai a parlare il cinese.Non ha mai voluto che scrivessi una poesia.Ma è utile:posso aggiustare il fornello.Posso smontare la serratura.

Mi metto in una posizione comodasul divano, il cuscino, la coperta morbida,i libri. Anche l’illuminazione e buona.Non viene nessuno, ma non perdo la speranzache entri e che dicain tono di rimprovero:e anche questo goverho e caduto,e tu leggi Lao Tsu. Al che rispondo:esattamente.

Gioco degli aliossiIl gioco degli aliossi esige destrezza, velocità e allegria.Eraclito di Efesoamava giocare agli aliossi con i bambini di Efeso, e per di più nel tempio di Artemide. Per quanto la conoscopenso non avesse niente in contrario. I giochi degli adulti sono non solo giochi, le opinioni preconcette e non meritevoli di attenzione.Quello che invece merita sgorga dalDissenso.Questo scrisse quello stesso Eraclito, accusatodi volontaria cripticità e chiamato l'Oscuro.

Ci siamo buttatiGli strumenti sono impazziti sono apparse delle scrittePericolo di collisione! – con l'esclamativoSugli schermi non si vede nullaTrenta secondi alla collisione, annuncia La voce regolareTutti gli allarmi si sono accesiMa sugli schermi niente Nella confusioneIl genio ha gridato: datemiUna finestra normale! Ci siamo buttatiIo più vicino, sono saltata per prima sul balcone eHo visto sul normalissimo tetto di fronteUn normalissimo gatto e su di lui in picchiataNormalissime rondiniTre secondi alla collisione In quell'attimoIl balcone ha cominciato a cedere.

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Bulgaria

Ekaterina Josifova è una delle voci più autorevoli della poesia bulgara contemporanea. Nata nel 1941 nella cittadina di Kjustendil, nella Bulgaria sud-occidentale, si laurea in russopresso l'università di Sofia, lavora come insegnante, giornalista, redattrice e, tra il 1972 e il 1981,come drammaturgo nel teatro della sua città natale. Oltre ad essere una delle figure piùsignificative e innovatrici della poesia bulgara contemporanea, è anche senza dubbio la voce piùinfluente sulle giovani generazioni. Il ventennio tra il 1969 e il 1989 è quello in cui si colloca la suaprima produzione poetica, la quale è fortemente legata all'attività dei poeti Konstantin Pavlov,Nikolaj Kanchev, Bin'o Ivanov, Stefan Gechev, Ivan Teofilov, Ivan Dinkov, Hristo Fotev, Ivan Canev.Ekaterina Josifova è l'unica voce femminile all'interno di questo gruppo intento a svilupparemodalità stilistiche e temi alternativi rispetto a quelli della lirica ufficiale. Gli autori che nelcorso degli anni '90 vengono fatti confluire nel nov avtentizam, espressione coniata dal criticoPlamen Dojnov, che letteralmente significa nuova autenticità, si ispirano a temi e a strategiestilistiche le cui basi sono ben rintracciabili nel gruppo dei poeti sopracitati. Del nov avtentizam Ekaterina Josifova è il maggiore esponente. Fra le due tendenze principali diquesta corrente - intimizzazione/ interiorizzazione del mondo vs esternazione/ pubblicizzazionedel privato - la Josifova si colloca nella prima. La sfera personale e la normale quotidianeitàpermeano lo spazio. Nei suoi versi, spesso brevi e spiazzanti, talvolta enigmatici, risiedono ironiae disincanto. (Michail Nedelchev a questo proposito parla di “stoica normalità”). Le sue poesie, pubblicate in 12 raccolte, sono tradotte in diverse lingue, tra cui il russo, iltedesco, l'inglese, il macedone, il francese, l'ungherese, il turco e l'italiano (“La pioggia fuori” èla prima raccolta di poesie scelte tradotta in italiano e vincitrice del premio Ciampi “ValigieRosse”, 2013). Tra le più recenti pubblicazioni dell'autrice: "Su e giù" (2004), "Mani" (2006),"Questo serpente" (2010).

Traduzione a cura di Alessandra Bertuccelli.

EKATERINA JOSIFOVA

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Erba bisca dentro Per te è facile da direChe la guerra Ha colpa per tutto.Mi chiudi la boccaCon le stesse parole Nemiche Di allora.Mi hai legato Mani e piediPer non farmi ricordare Da dove vengo.Dimezzando la dose dei tranquillantiCon i quali mi nutri Nottetempo..La dottoressa diceChe non devo tenere tutto dentro.Anche per lei è facile da pensareChe la guerra Ha colpa per tutto.Ci voleva la guerra Per cancellare tutto dentro.Per cancellarci a vicenda.Rimanendo con un pugno di erba biscia Dentro.

Il grembo della fanciullaLa fanciulla portava in gremboUn mazzetto di erbe profumate

La salvia pelosaPer dimenticare l’ultimo viaggioDel soldato caduto.

Il coriandolo di giornataPer coprire i Piatti poveri e freddi.

La mentuccia piperitaPer un risveglioGentile con un cucchiaio diMiele al rosmarino.

L’alloro coriaceoPer allestire la vittoriaDelle battaglie ardenti.

Il dragoncello delicatoPer ricordare l’amicoVento dell’est.

Il basilico appena coltoPer avvolgere la testa dell’amatoNel caso cadesseOltre la frontiera.

La fanciulla trascinava il ventreSventratoLungo le cime dell’Erzegovina.Come Lisabetta da Messina.In lontananza il rimbomboDei fratelli inferociti e miserabili.

Al di là della frontieraLe lacrime per la gioiaChe tutto questo accada altrove.

Il teatro dei sogni“Benedetta la città

Che fonda un teatro” (Edward Bond)

Ma cosa hai da guardareCon quella palpebraAppesantita dal sole cocente?Non avereMisericordiaPer la mia storia da immigrataPiuttosto giratiVerso la tua bambinaChe piange disperataQuando le diciDi chi ha visto mai una bambina così grandeChe piange per una cosaCosì piccolaBenedetta la città Che fonda un teatro.Non è la mia.

È morto nel sonnoÈ morto nel sonnoDiciÈ proprio belloChe tutto muoia cosìNaturalmenteSenza pudoreTi rispondoÈ proprio bello morire cosìSenza chiedere a nessunoProprio cosìCome quando piange un bambinoE nessuno Osa chiederePerché.Come la mia vicinaDi casa altroveChe girovaga sdentataNel mio parcoD’infanzia sfavillante,Dove passaIl professoreIn pensioneCon le braccia dietroLe spalle curve e con ilBustoUn po’ sovraccaricato.Di come me lo ricordoE con il monelloSgangheratoChe gli taglia laStradaSenza pensarci.Hanno dipinto lePanchine nelMio parcoCon un coloreChe sa di ricordoUn azzurrino tenueChe mi fa Sorridere amaro.Il mio amico mi diceChe è proprio quel colore che mancava al nostro parcoUn azzurro turchino e irrealeAiuta a convincerciDi com’è bello morire nel sonno.

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Croazia

Nata in Croazia. Dopo gli studi classici, si è laureata in Letteratura all’Università di Fiume. Nel 1974 ha ricevuto il “Premio Internazionale per i Giovani Poeti Europei”. Ha lavorato comeaddetto stampa per il Teatro Nazionale di Spalato e ha collaborato con quotidiani di Spalato e diFiume come critico teatrale. Nel 1987 si è trasferita a Roma dove tutt’ora risiede. Dal 2005 hascelto di scrivere in lingua italiana e ha conseguito diversi riconoscimenti in alcuni importanticoncorsi letterari tra i quali: “Trieste Scritture di Frontiera − Premio Umberto Saba” (Trieste2005) e “Io e Roma” (Comune di Roma 2006). Con la raccolta di racconti Rione Kurdistan nel 2006ha vinto a Viareggio il Premio Letterario-Giornalistico “Mare Nostrum” e nel 2008, all’Aquila, ilPremio per la Pace e i Diritti Umani; si è aggiudicata inoltre nel 2009 il “Premio Internazionale diScrittura Femminile – Città di Trieste”, al concorso Lingua Madre il premio speciale del TorinoFilm Festival presso la Fiera del Libro, con il racconto “Fiocchi di neve” (che diventerà un corto),e il Premio letterario nazionale “Città di Trieste” per il teatro, con il monologo “Siamo unaperfetta famigliola veneta”. Il premio “Lapis Histriae 2010” pubblicherà in Croazia la sua short-story incipit del dramma La custode - Necrologio per un teatro in tre tempi. Suoi racconti e poesie sono apparsi in varie pubblicazioni. Nel 2007 è uscito il suo primoromanzo Le Lezioni di Selma per le edizioni libribianchi di Milano. Il suo romanzo “Le Lezioni diSelma” è stato decine di volte preso come tema per tesi di laurea e vari dottorati di ricerca sullaguerra e la condizione della donna. Collabora con molte testate (Internazionale, LetteraInternazionale, Nazione Indiana, perlascena, El Ghibli, Sagarana, Ateniesi, Donneuropa). Attenta al mondo del lavoro. Attualmente si dedica al progetto “Strane Straniere” dove la poesiac’entra assai. Fa parte della “Compagnia delle Poete”.

SARAH ZUHRA LUKANIć

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kontaktlinsenes war so: helldie augen tränten ich stolpertedie bäuche überall reader's digestim wartezimmer schrillendes: optometrist undaugapfelhaut gelb geädert die tapete die wandtappte, ich, durchs dunkel zwischen bad und bettbrannte, ich, ja doch, ,,noch ungeküsst"sie vergaßen mir zu erklären daß die dingerverrutschen zwischen glaskörper und lidtastend, tränendmit fingern, weit aufriss, ich vorm spiegeldie linse dieses kleine grüne bootmit all ihren bildern schon durch mein gehirn gleiten sah –

puhlte sie raussetzte sie. auf die fingerkuppeund saugte die bilder von ihr

forsythien, die knallgelb, noch blattlos, ihr würfelndas knospen der bäume, was für ein april.was für ein mageres segnen, kastanienknospen auf autochrom, wasfür ein mageres regnen, knallgelbdie forsythien, was für ein blättern,für was –

büsche. traueraugen. antriebe, die los. die nicht.regen als er hernieder. wiedurch seltsamen wald gingich mit den seltsamen weißenblumen, den zu kleinen füßen:knöcheltief ein blicken, dasfehlt.

mädchenhöhe, einschnitt. forsythie im brustbereich, hüpfend der ponyvor der stirn – geschnittenerschopf, der gedanke an dichwenn du wie jetzt dort hintenwinkst, vater, in deiner rinde,sich näherndes grün.

forsythien, die knallgelb, noch blattlos,ihr würfeln, vorm waldrand, der kippt.gelbe streichhölzer, sonst nichts.touchpad stirn. klickt die lückendes waldes an. ,,dich gibt esnicht mehr für mich", hast du gesagt.staub auf dem autochrom. der regen. meinefüße stecken in schuhen, die drücken.das knospen der bäume. nichts kehrt zurück

von grammatikwie lichtin spalten höhlen türmefließt licht in zellenauf. du bist. doch wo?die see rauscht schongenug. wie schwerter dreiwolkenhaie sich übern himmelschieben: formation. dienacht ist hell. das rudelruft. licht wie es inspalten höhlen steinefließt. du bist nichtwo, nicht wer. dugehst, der wald steht still.die erde dreht. das lammspringt in die see. einschatten ruft. was altesweiß von dir. die kehlestreckt sich schon. derwolf liebt seinen satz.das rudel ruft.

lenti a contattofu così: chiarigli occhi lacrimavano io inciampaipance ovunque reader's digestin sala d'attesa sgargianti: optometrist ebulbo oculare vascolarizzata in giallo i parati il murobrancolavo, io, nel buio tra bagno e lettobruciavo, io, eh già, "non baciata ancora”avevano dimenticato di spiegarmi che questi cosisi spostano tre corpo vitreo e palpebraa tentoni, lacrimandocon dita spalancai a forza, io davanti allo specchiola lente questa piccola verde barchettala vidicon tutte le sue immagini già scivolare verso il cervello –

la espulsila misi sul polpastrelloe le succhiai le immagini

forsizie, che giallo-stridenti, ancora spoglie, i loro dadiil fiorire degli alberi, ma che aprile.ma che misera grazia, i castagnifioriscono sull'autocromo, mache misera pioggia, giallo-stridentile forsizie, ma che sfogliare,e perché mai –

cespugli, occhi incupiti, inpulsioni, che sciolte, che non.pioggia quando discese. comeattraversando un bosco stranocon quegli strani fioribianchi, i piedi troppo piccoli:dal basso delle caviglie uno sguardoche manca.

a misura di bambina, intaglio, forsizie finoal petto, frangetta che saltellasulla fronte – ciufforitagliato, il pensiero di tequando come ore fai cennoda là dietro, padre, nella tua corteccia,il verde che si accosta.

forsizie, che giallo-stridenti, ancora spoglie, i lorodadi gettati, al confine del bosco, che si ribalta,fiammiferi gialli, nient' altro.touchpad fronte. cliccasulle lacune del bosco. "tu per menon esisti più", hai detto.polvere sull'autocromo. pioggia. i mieipiedi stretti nelle scarpe, che premono.il fiorire degli alberi. nulla torna indietro.

della grammaticacome lucein crepe caverne torrila luce scorre su incellule. tu sei, ma dove?il mare mormora giàabbastanza. tre squali dinuvole avanzavano sul cielocome spade: formazione. lanotte è chiara. il brancochiama. luce comescorre in crepe cavernepietre. tu non seidove, né chi. tuvai, il bosco resta immobile.la terra gira. l'agnellosi getta nel mare. un’ombra chiama. qualcosa di anticosa di te. la golasi tende già. illupo ama il suo verso.il branco chiama.

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Germania

Nata nel 1962 a Monaco, dal 1994 lavora a Berlino come scrittrice freelance e saggista. La suaprima raccolta di poesie gedächtnisschleifen è apparsa nel 1995, seguita da altri numerosivolumi, tra cui si ricorda il romanzo Sieben Sprünge vom Rand der Welt (2014, LuchterhandLiteraturverlag). Ulrike Draesner traduce dall’inglese e dal francese al tedesco, cimentandosianche in diversi progetti intermediali.Tra i maggiori riconoscimenti letterari: Premio per la letteratura “Solothurn“ nel 2001, Premio “Roswithapreis“ nel 2013, Premio per la lirica “Joachim-Ringelnatz-Preis“ nel 2014Nel 2010 è stata pubblicata in lingua italiana la raccolta di poesie Viaggio obliquo. Poesie 1995-2009. www.draesner.de - www.der-siebte-sprung.de

Pubblicazione delle poesie di Ulrike Draesner su gentile concessione di Lavieri Edizioni.Testi tratti da: Ulrike Draesner, “Viaggio obliquo. Poesie 1995-2009”, a cura e tradotte da Camilla Miglio e Theresia Prammer, Lavieri 2010.

ULRIKE DRAESNER

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Italia

Tomaso Binga nata a Salerno vive e lavora a Roma. In arte ha assunto un nome maschile percontestare con ironia e spiazzamento i privilegi del mondo degli uomini. Si occupa dal ’70 di “ScritturaVerbo-Visiva” ed è tra le figure di punta della Poesia Fonetico-Sonora-Performativa italiana. E' stata docente presso l'Accademia di Belle Arti di Frosinone. Tra i suoi progetti: Scrittura asemantica (1972), Scrittura Vivente (1975), Dattilocodice (1978), Biographic(1985), Picta/Scripta (1995), Ideazione/Esecuzione, progetto multimediale (1997).Tra le innumerevoli partecipazione a mostre, rassegne e festival in Italia e all’estero sono daricordare:1978 e 2001, Biennale di Venezia; 1981, Biennale di S. Paolo do Brazil; 1986, Quadriennale diRoma; 1995, III Festival di Polipoesia di Barcellona; 1998, “Poesia Totale”, Mantova; 1999, FestivalInternazionale d'Art Vivant "Polisonnerys" di Lione e VII Convegno Internazionale Art Mediadell'Università di Salerno; 2005, personale antologica Autoritratto di un matrimonio, MLACdell’Università “La Sapienza” di Roma; nel 2008 al VI Festival Internazionale “Art Action”, Monza, acura di Nicola Frangione.Tra le sue pubblicazioni: "Indovina cos'E', Ed. Hetea, Alatri 1987, introduzione di Cesare Milanese;"Sono stanca a più non posso", Rossi & Spera Ed., Roma 1987; "Rimerotiche" Ed. Gradiva, Roma 1992,introduzione di Lina Wertmuller; "Vorrei essere un Vigile urbano", Umberto Sala Editore, Pescara1995, introduzione di Arrigo Lora Totino; "Autoritratto a scatto" Ed. Le Impronte degli Uccelli, Roma2000, introduzione di Marie- Cloude Vettraino-Soulard; “Come Cometa”, poesia in contumacia, Ed. Il Filo, Roma 2003, introduzione di Aldo Mastropasqua, “Valore Vaginale”, Ed. Tracce, Pescara2009, introduzione di Gillo Dorfles.Attiva organizzatrice dirige dal '74 il centro culturale “Lavatoio Contumaciale”, Roma, e dal '92partecipa, in qualità di Vice Presidente, alla gestione della “Fondazione Filiberto Menna”, Salerno.

BIANCA MENNA - TOMASO BINGA

Sono Zopp

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NocWiersznajpierw zamyka cię w sobie.Nie chceżebyś rozglądał się szukałinnych słóww innych wierszach.

Siedzisz w kącie kamieniazwinięty jak kartka papieru.Bezbronny pogodzonynie oddychasz. Wiersznie pozwala.

W kamieniu nie możnawiercić się używaćłóżka zegara mapyi całej resztywyobraźni.

Wierszma swoją wyobraźnię.Zbudował ją sobie w twojeja potem zamknąłżeby się uwolnić.

Musisz czekaćw kącie kamieniaw którym czasem zaświecizłoty kurz nadziei.

W końcu wierszotworzy się. Kamieńwypuści cię: kartkę papieruktóra zacznie oddychać.

CelanCelan znów krzyczy. Znów budzi sięnad rowem pełnym ust.

Celan – słowo które stało się ciałemstarca.

Rzeka która płyniedwoma nurtami w jednym korycie.

Podróżnicy śmierciKryją się w pismach jak w schronach.

Kiedy pożar wojna dzień i noc.

Kiedy spisek powodzii brudny śnieg zdrady.

Ale pisma już nie raz wydały ich ogniu wodzie.Jedną kartkę życia po drugiej.

To pisma dla śmiałychznaki dla odważnych.

Dla tych którzy naprawdę wierzą.

KronikaKiedy widzę miękkich rozbitychchłopców jak schodzą się wieczorami i stają się cali i twardzi. Myślę o wciążtych samych historiach co to chcąmieć swoje pięć minut w każdym ciele.

Pełne morzeJeszcze przez chwilę siedzi w cieplewśród rozrzuconych ubrań.

Myśląc o ojcu którego tu przed chwilą kąpał

NotteUna poesiaprima di tutto ti chiude dentro sé.Non vuole che ti guardi intorno che cerchialtre parolein altre poesie.

Stai seduto dentro un sasso in un angoloaccartocciatocome un foglio.Indifeso rassegnatonon respiri. La poesianon lo permette.

Nella pietra non ci si puòagitare usareil letto l’orologio la mappané tutto il restodell’immaginazione.

Una poesiaha una sua immaginazione.L’ha costruita nella tuapoi ce l’ha chiusaper liberarsi.

Devi aspettarein quell’angolo di sassodove a volte brillala polvere d’oro della speranza.

Alla fine la poesiasi apre. La pietrati lascia andare: un foglio di carta che inizia il suo respiro.

CelanCelan di nuovo grida. Di nuovo si svegliasull’argine di un fosso pieno di bocche.

Celan, parola che si è fatta carnedi vecchio.

Fiume che scorrecon due correntinello stesso letto.

I viaggiatori della morteSi nascondono nelle scritturecome dentro a rifugi.

Quando l’incendio la guerra il giorno e la notte.

Quando la congiura del diluvioe la neve sporca del tradimento.

Ma più di una volta le scritture li hanno consegnati al fuoco all’acqua.Una pagina della vita dopo l’altra.

Sono scritture per gli audacisegni per gli arditi.

Per quelliche credono davvero.

CronacaQuando vedo ragazzi mollistremati che la sera si ritrovanoe diventano integri e duri. Penso alle storie sempre uguali che gli vadi avere il suo momento di gloria in ogni corpo.

Mare apertoAncora un momento resta seduto nel calore in mezzo ai vestiti sparpagliati.

Pensando al padre a cui un attimo prima faceva il bagno.

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Polonia

Wojciech Bonowicz, una delle voci più originali ed apprezzate della poesia polacca contemporanea, è nato nel 1967 a Oświęcim. Nel 1995 ha ricevuto il premio K. K. Baczyński debuttando con la raccolta poetica Wybór Większości (La scelta della maggioranza). La sua biografia su Józef Tischner (2001) e la silloge Pełne morze (Mare aperto) del 2006 sono statifinalisti del NIKE, il principale premio letterario polacco. Mare aperto è stato scelto come miglior libro del 2006 dalla giuria del Premio Gdynia. Bonowicz collabora con la rivista «Tygodnik Powszechny». Vive a Cracovia.

Da “Mare aperto”, Incerti Editori 2012. Traduzione a cura di Leonardo Masi.

WOJCIECH BONOWICZ

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PlátanosDepois de ter fechado tudo, abro de novo a

portae corro cambaleante para a vazia escuridãoassusta-me a certas horas a companhiado que não adormecea resistência disso no nosso espaçomovido por outras forças

Mas também me ocorre acender primeiro a luze só depois sentir um medo louco da casa que me acolhedos seus redemoinhos imperceptíveis que julgo cada vez mais pertocomo se estivesse para ser mortoàs mãos do próprio Deus

Não sei bem acordar vivo destas coisas:aproveito o ruído do entardecer e grito muito

altodeixo-te um instante só (um instante só)para fechar os olhos que tanto ardemou atiro das margens folhas ao riopara medir o tempo de uma vidaa naufragar.

ÓstiaUm desses atrasos no aeroporto de Fiumicinoe eis-nos em salto desprovido por estas ruasalém do parque arqueológicoa cidade assemelha-se a um acampamento

desoladovarandas cheias de caixotes e detritos(devem ser exíguas as casas económicas)muros com imprecações aos de Romae a débil força messiânica entregueaos ídolos do futebol

Sem darmos conta já estávamos encalhadosnuma qualquer estrada secundáriajunto a um matagal circundado de redeonde um letreiro quase ao acasodiz ter morridoPier Paolo Pasolini.

A última corridaEra um rapaz que partiupara conhecer o medoo seu coração arranhando pelas chamastropeções de um cego que foge da aldeianessa noitequem conseguiria contar

de comboio em pensamento seguiu para Brésciaa última corrida de aeroplanos do séculoandava à roda de trinta mil lirase ele queria muito voar sozinhosobre florestas

Ninguém soube mas a sua vidavista daquele aeroplano maravilhara-ochegariam os nevões é verdadenovas e novas sombras sobre a terramas a sua vida do aeroplano era tão grandecomo nenhuma outra coisa que conheceu

cá em baixo diziam:«o seu voo prolonga-se sobre cada florestae desaparece nós vemos as florestasmas não o vemos a ele.

PlataniDopo aver chiuso tutto, apro di nuovo la

portae corro vacillante verso la vuota oscuritàmi spaventa a certe ore la compagniadi ciò che non riposala sua resistenza nel nostro spaziomosso da altre forze

E mi capita anche d’accendere prima la lucee solamente doposentire grande paura della casa che mi accogliedei suoi turbinii impercettibiliche mi sembra sempre più vicinocome se stesse per essere uccisodalle mani di Dio

Non mi riesco a svegliare vivo da queste cose:approfitto del rumore della sera e grido molto

altoti lascio un solo istante (un solo istante)per chiudere gli occhi che ardono tantoo dai margini tiro foglie al fiumeper misurare il tempo di una vitache naufraga

OstiaUno di quei ritardi nell’aeroporto di Fiumicinoed eccoci d’un balzo sprovveduto per queste vieoltre il parco archeologicola città sembra un accampamento

desolatoverande colme di scatole e detriti(devono essere esigue le case economiche)muri con imprecazioni contro i romanie la debole forza messianica ripostanegli idoli del calcio

Senza renderci conto già eravamo incagliatiin una strada secondaria qualsiasipresso una macchia circondata di retidove una targa quasi per casoci dice che morìPier Paolo Pasolini

L’ultima GaraEra un ragazzo che partìper conoscere la paurail suo cuore lacerato dalle fiammeinciampare di cieco che fugge dal paesein quella nottechi avrebbe potuto raccontare

in treno proseguì nei pensieri per Brescial’ultima gara di aeroplano del secolosi dava all’incirca per trentamila liree lui avrebbe desiderato molto volare da solo sulle foreste

Nessuno mai lo seppe ma la sua vitaosservata dall’aeroplano lo aveva meravigliatosarebbero giunte le grandi nevi è veronuove e nuove ombre sulla terrama la sua vita da quell’aeroplano era grandecome nessun’altra cosa che avesse conosciuto

qua in basso dicevano«il suo volo si prolunga su ogni forestae poi scomparenoi vediamo le forestema lui non lo vediamo»

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Portogallo

José Tolentino Mendonça (1965). Molto legato alla cultura italiana e alla città di Roma, dove havissuto e studiato per diversi anni, è attualmente considerato una delle voci poetiche più originalidella lingua portoghese. Vincitore di numerosi premi letterari, dal 1990 ha pubblicato nove titolioriginali di poesia, riuniti in antologia, tradotta in italiano con il titolo La notte apre i miei occhi(Pisa, ETS, 2006). Oltre alla sua attività letteraria è sacerdote e professore e dirige la rivistateologica Didaskalia. Dal 2011 è consultore del Pontificio Consiglio della Cultura e dal 2012 vice-Rettore dell’UniversitàCattolica Portoghese.

Testi pubblicati nell’antologia “La Notte apre i miei Occhi”, traduzione e cura di Manuele Masini, Pisa, EDIZIONI ETS, 2006.

JOSÉ TOLENTINO MENDONÇA

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Kost v leseSvětle zelená kost v lese,v mechu, osamocena,blízko malé světliny.Na spodku suchá a hladkájak křídový papír.Někde by mohla být lebka,možná i s parohy, ale nikdy není.Kostry zvířat rozvlečené po lesích,složte se.

Dvě sovyUlice těsná jejich tělu,ale rozlehlá jejich letu,rozložité káně i netopýři,zaoblené hrany jejich zmizeníchycené uliční lampou,prostor se na vteřinu sesypalza tím hluchoněmým tahem.

DrozdNejsem zahradník, ale rádshrabu a usuším kosti,ostřihám kůru, prořežu trávu,naštípám, vykopu. Déšť nedéšť.Mráz nemráz. Kávu si nosím ajsem pracovitý. Skalku si nosím arád pracuji v pařezech, v keřích. A svedudocela pěkné věci z listí: větve a stromy.

InzerátNejsem zahradník, ale rádshrabu listí, posekám trávu,ostřihám keře, prořežu stromy,naštípám dřevo, vykopu pařezy.Navrším skalku, udělám cestičku.Jsem pracovitý. Kávu si nosím.Rád pracuji v dešti, v mrazech. A umímdocela pěkné věci z kůry:hmatová tělíska a malé dýky.

MotýliceZadeček motýliceplný plynové modři.Poklepává s nímjak s vražednou zbrani.Přitom nic, tři modří, pásky, lesk.Zemřel mi milenec(trochu obtloustlý, vždycky utápěl kánoi),i když nejsem na klukya nikdo mi neumřel.

LouňoviceSáhnu na tebe rukou,ve které nemám cit.Lupiny na straní puknou,půjdeme spát.Hladové krky lupin. Něco jim dát.Hodit? Nebo až k ústům, celou dlaní?Strání pan Klenot. Voní seno.Paní Drahorádová šla už ráno.

ProstřihSova dýchá do noci.Představuju si kruh jejich úst.Vcházím do lesa ze samých sov,s vábničkou na jedle, představuju si.Přes den prostřihaný javorje teď přítulný jak pes.Sedí mi v klině, olizuje mě,vrtí ucvaklým ocasem.

Un osso nel boscoUn osso verde chiaro nel bosco,nel muschio, solo,presso una piccola radura.Sotto asciutto e lisciocome carta patinata.Potrebbe esserci un teschio,forse le corna, ma non c’è mai.Scheletri di animali sparsi nei boschi,riunitevi.

Due civetteLa via stretta al loro corpo,ma ampia al loro volo,distese poiane e pipistrelli,gli angoli smussati della loro scomparsacolti da un lampione,lo spazio crolla un istanteseguendone la sordomuta spinta.

Il tordoNon sono giardiniere ma mi piacerastrellare e seccare ossi,poto la corteccia e sfrondo l’erba,taglio, tolgo. Pioggia o non pioggia.Gelo o non gelo. Il caffè lo faccio io elavoro sodo. Mi porto le pietre e mi piacelavorare nei ceppi, negli arbusti. E facciocose carine di foglie: alberi e rami.

InserzioneNon sono giardiniere ma mi piacerastrellare foglie, tagliare erba,potare arbusti, sfrondare chiome,tagliare legna, togliere ceppi.Ammasso pietre, traccio un sentiero.Lavoro sodo. Il caffè lo faccio io.Mi piace lavorare con la pioggia, il gelo. E sofare cose carine di corteccia:tangocettori e piccoli pugnali.

La FarfallaIl culetto della farfallapieno di un blu gassoso.Lo scuote come un’arma letale. E invece niente, tre azzurri, strisce, lucore.È morto il mio amante(un po’ grasso, affondava la canoa),anche se non vado dietro ai ragazzi e non mi è morto nessuno.

BaccelliTi tocco con la manoormai insensibile.I baccelli sul pendio scoppiano,andiamo a dormire.Le gole fameliche dei baccelli. Dargli qualcosa.Gettargliela? O imboccarli, dalla mano?Lungo il pendio il signor Gioiello. Il fieno profuma.La signora Preziosa è passata stamattina.

PotaturaIl gufo respira nella notte.Immagino il cerchio della sua bocca.Entro in un bosco tutto di guficon un richiamo per abeti, m’immagino.L’acero potato di giornoora è affettuoso come un cane.Mi siede in grembo, mi lecca,scuote la coda mozzata.

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Repubblica Ceca

Nato nel 1970 a Louňovice. Ha dedicato i suoi studi alla lingua e letteratura ceca (boemistica)presso l’Università Carolina, Facoltà di lettere a Praga. Dal 1992 lavora come redattore dellarivista praghese per la letteratura e cultura Souvislosti. Ha lavorato dal 1995 fino al 1997 pressola Casa Editrice di Lidove Noviny a Praga ed ha diretto la rivista Arte e critica di Lidove novinydal 1998 al 1999. È stato redattore del Giornale Letterario dal 2000 al 2001. Dal 2005 insegnaall’Academia Letteraria a Praga, ed è redattore della Casa editrice FRA. Inoltre, è direttoreartistico dei programmi presso il caffè FRA. Ha anche diretto il ciclo d’incontri Le tendenzeletterarie presso la Galleria di Jiri Svestka. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia tra cui Prostírání do tichého (1990); Poustevna,věštírna, loutkárna (1991); Ochoz (1994); Mezi oknem, stolem a postelí (1996); Polní práce (1998);Needle-Book (2003). Nel 2005 ha pubblicato Entroterra, e nel 2012 è uscita la sua ultima raccoltaPoesie d’amore. In 2008 ha pubblicato anche libri di prosa breve tra cui Berlínský sešit (Ilquaderno di Berlino) /Zápisky ze Saint-Nazaire (Appunti da Saint-Nazaire). Il suo libro piùrecente, del 2013, è dedicato ai ragazzi Všechno je to na zahradě (Tutto è in giardino). I suoi libri e poesie sono stati tradotti e pubblicati in Germania, Austria, Italia e Gran Bretagna. Ha ottenuto numerosi premi tra cui il Premio di Jiri Orten nel 1994 per la raccolta di poesieOchoz. Nel 2001 il Premio Norbert-C. Kaser-Preis per la traduzione della raccolta Polní Práce(Lavori nei campi) e, per lo stesso lavoro, ha ottenuto il Premio Hubert-Burda-Preis nel 2004.Nel 2005 ha ottenuto il Premio Josef Jungmann per il suo lavoro straordinario nella traduzionedelle poesie di V. Chodasevič. Si occupa anche di traduzione di poesia russa del XX secolo. In collaborazione con lui sono statepubblicate in ceco le antologie di poesia coreana sijo e kasa, oltre ad una raccolta di poesiedell’autrice lettone Liany Langy, ed il dramma di Sofocle Edipo Re.La partecipazione di Petr Borkovec è sostenuta dal Ministero della Cultura della RepubblicaCeca.

PETR BORKOVEC

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Mezzo del camminO să tracă toate, o să treacă şi viaţaşi zmeul zmeilor n-a mai venit, iar eu am obosit să-mi tot inventez peisajul şi întâmplările, iubirile şi decepţiile, revolta şi laşitatea şi toate celelalte teme din lucrarea de diplomă a filologului premiant.Eu care locuiesc în somptuoasa singurătate a ficţiunii plângând cu ajutorul cuvântului lacrimă şi iubindcu ajutorul altui cuvânt, în fineeu care am ajunsun simplu pronume în propriul meu textatât de urât îmi e mie cu mine, cu mine, şi-atât mi-e de dor de un monstru tăcut, de-o fiară tristă, de-o fiinţă viede altundeva decât de la mine din Poezie.

Ultima zi la PompeiÎn măruntaiele păsărilor sacrificate în hieroglifa de fum a vulcanului se putea desluşi cuvântul pieire.Locuitorii oraşului Pompei au fost cu toţii avertizaţi.Nici unul nu a crezut.Eu ştiu şi cred . Această îmbrăţişare poate fi ultima.Nu frica îmi invadează celulele, ci scârba în faţa armatei de turişti plictisţi fotografiind lava pietrificatăgrimasa durerii, comerţul cu moartea din care tocmai aceasta lipseşte cenuşa îndărătl căreia nu se mai află decât cenuşă, cuvintele îndărătul căroraalte cuvinte.

Lecţia de scrisAm să rămân repetentă.Profesorul zice:descrie această cascadă strălucitoare şi majestuoasă în răsăritul de soare.Eu stau cu ochii holbaţila firul anemic de apă prelins în spărtura rigoleişi spun umilită – nu pot şi nu pot.N-ai aripi zice profesorul n-ai nici fărâmă de metafizică.Repetă după mine: alb strălucire lumină cristal (bucurie).Alb strălucire cuvinte frumoase cu danteluţe frumos apretateprin care vai cu câtă impertinenţă realitatea ţâşneşte febrilă ca sângele prin bandajul aseptic.Ultimul meu argument:pe plajă, vara trecută, cel din urmă cuvânt al unui înecat scos pe ţărma fost chiar şuvoiul de apă năvălind din plămâni.Cu ochii mei am văzut: nu petale imaculate nu aripioare de fluturi.Apă cu sânge curgând în nisip.

AusterlooŞi detractorii şi fanii ştiu deopotrivă, unde-a pierdut şi unde a câştigat Generalul.Chiar şi locuitorii din Sfânta Elena ştiu toţice-a fost la Waterloo şi ce-a fost la Austerlitz.Numai eu am încurcat totdeaunaînfrângerea cu victoria, câmpurile de bătălie, raporturile de forţe, steagurile şi inamicul.Şi asta n-a fost ca să fie tocmai o întâmplare de elev corijent pus în soldafrivolei posterităţi. Toată victoria mea a fost mai degrabă înfrângere.Toată prada luată de armata mea de cuvinte mărşăluind buimacăprin acaeastă eternă siberie a îndoielii s-a dovedit a fi îngrăşată cu sângele meu.Chiar şi „mirosul morţii atât de aproape de mirosul iubirii ca violetul de indigo în discul luminii”.

Cu cele mai bune divizii pe jumătate anii mei îmbuibând humusul acestor coli de hârtie.Cu trăgătorii mei de elită striviţi între coperţile unor cărţi.

Austerloo, 14 iunieşi mâna mea scriind jurnalul de front fără să ştie dacă e moartă sau vie.

Nel mezzo del camminTutto passerà, anche la vita e il sommo demone non è più venuto, e io sono stanca di inventarmi sempre paesaggi ed eventi, amori e delusioni, ribellione e viltàe tutti gli altri temi della tesi di laureadel filologo fuoriclasse.Io chevivo nella sontuosa solitudine della finzionepiangendo con l’aiuto della parola lacrima e amando con l’aiuto di un’altra parola, insommaio che sono ormai non più che un pronome nel mio proprio testo. Soffro tanto con me, con me, co me stessae provo tanta nostalgia di una mostro silente, di una belva triste di una creatura viva giuntada un’altra parte che non da medalla Poesia.

L’ultimo giorno a Pompei Nelle viscere degli uccelli sacrificatinel geroglifico di fumo del vulcanosi poteva scernere la parola distruzione.Gli abitanti di Pompei sono stati tutti avvertiti.Nemmeno uno ci ha creduto.Io lo so e ci credo. Questo abbraccio potrebbe essere l’ultimo. Non è la paura che m’invade le cellule quanto la nausea di fronte all’esercito di turisti annoiatia fotografare la lava pietrificata la smorfia del dolore, il commercio con la morte da cui è proprio questa che mancala cenere dietro cui non c’è altro che cenere, le parole dietro cui altre parole.

Lezione di scrittura Rimarrò ripetente. Il professore mi dice: descrivi questa cascata splendente e maestosa nella luce dell’alba.Io guardo con occhi sbarratti l’anemico filo d’aqua che scorre nella fessura della cunettae dico mortificata –non posso non posso e basta.-Non hai ali, dice il professore, nemmeno un briciolo di metafisica.E ora ripeti con me: bianco splendore luce cristallo (gioia).Bianco splendore – belle parole con i pizzi ben inamiditi attraverso cui, con quanta impertinenza ahimé,la realtà sprizza febbrile come il sangue tra bendaggi asettici.Il mio argomento finale: in spiaggia l’estate scorsa l’ultima parola di un annegato portato a riva fu proprio il fiotto d’acqua sgorgato via dai polmoni.Con i miei occhi ho visto: non petali immacolati non alucce di farfalle.Acqua mista a sangue scorrere nella sabbia.

AusterlooSia i detrattori sia i sostenitori sanno ugualmente dove ha perso e dove ha vinto il Generale.Persino gli abitanti di Sant’Elena sanno tutticos’è stato a Waterloo e cos’è stato ad Austerlitz.

Solo io ho confuso semprela sconfitta con la vittoria, i campi di battaglia, i rapporti di forza, le bandiere e il nemico.E questo non è stato un semplice casoda allievo ripetente al soldo della frivola posterità. Tutta la mia vittoriaè stata piuttosto una sconfitta.Tutto il bottino preso dal mio esercito di parole marciando storditoin mezzo a questa eterna siberia del dubbiosi è dimostrato rimpinguato col mio sangue.Persino “l’odore della morte cosi prossimo all’odore dell’amore come il viola all’indaco nello spettro della luce”.

Con le migliori divisioni dimezzate i miei anni a rimpinzare l’humus di questi fogli di carta.Con i miei tiratori scelti schiacciati fra le copertine dei miei libri.

Austerloo, 14 giugno e la mia mano che scrive il diario dal fronte senza saperese è morta o viva.

Romania

La critica letteraria romena ed internazionale ha sempre l’ha sempre considerata come unodegli scrittori romeni contemporanei di grande prestigio e fra i più interessanti della suagenerazione.La sua opera ,che comprende 15 volumi di poesia,2 di prosa di breve respiro e 3 libriper i ragazzi,è stata tradotta in oltre 15 lingue e vienne studiata negli alenei romeni estatunitensi.Nel 1991,la casa editrice Oxford ha pubblicato una sua raccolta di poesie Lettersfrom Darkness ,nominata fra i primi 10 titoli apparsi in quell’anno in Gran Bretagna.L’ampia antologia Sea-Level Zero apparsa nel 1999 negli Stati Uniti presso BOA Editions nellacollezione “grandi Poeti Europei”,è stata insignita del premio dell’Accademia di Poesiaamericana ed è diventata oggetto di studio nelle università americane.Editore,giornalista,realizzatore di programmi tv, ha ricoperto per alcuni anni l’incarico dideputato nel Parlamento Romeno,è stato segretario della Commissione per la Cultura dellostesso ed inoltre,l’unica donna presidente di un partito parlamentare. Laureata in filologiaingleze ed ha fatto studi approfonditi di management culturale presso l’Iowa University (SUA).Altre premi: Premio della Fondazione Rockefeller (1995), Crossing Bounderies Award (1996)Premio dell’Accademia Romena (1992),tre premi accordati dall’Unione degli scrittori Romeni(1979,1982,1983) etc.

DANIELA CRăSNARU

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OTEC MÔŽEMôj otec je starý niekoľko storočíje ako socha s vytepanými rečamio biede, krivde a bezpráví

dnes je slobodný – má vlastné zákony

môže klamať, lebo ho klamalimôže kradnúť, lebo ho okrádali

nič nevyhladívygravírované príkoria

otcova zbraň je minulosťstojí na ulici so zdvihnutou pravicouukazuje komu a koho

deti idú zo školyvyskočia siaby sa pohojdalina otcových pevných postojoch.

VIE, ČO UROBÍNaleje vínomá aj niečo tvrdšie, keby niekto chcelo zbrani v zásuvke sa bavíme ako o zábavnejpyrotechnike

číta letáky supermarketovmýli si televízne noviny a reality šoususedov s postavami z televízie

aj jeho téma sú susedské vzťahyjeho teritórium je ulicanad vyššími územnými celkami nerozmýšľa

vie, čo by povedal redaktorkeje pripravený na všetkonezaskočí ho ani bezbrannosť

priemerného televízneho diváka.

PLOTYMedzi domami boli spojené záhrady, pletivo plotovzanikalo v zeleni alebo chýbalo, bolo to tak veľa rokov,lenže ľudia si po čase záhrady oddelili, bezhraničnosťich znepokojovala, pozemky sa zmenili na ihriská, susedpozval suseda, sused sa vrhol na suseda, v družnejhre ho oprel o mantinel a naložil mu hokejkou po prilbe,sused padol, spoluhráči dali gól, ľadový šport vyvolávalv televíznych divákoch nečakané emócie, na ihrisku sapestovala vzrušujúca zábava, ovocné kríky pri plotepochopili, že je čas odkorčuľovať a odhaliť reklamu najogurt, nadrozmerné maliny na mantineloch sa odvážnevrhali do bielej pochúťky, najväčšiu radosť mali deti,hranice boli jasné, pravidlá jednoduché, mohli sedieťpred telkou a bez strachu behať medzi naozaj a akože,maliny boli živé, chceli sa hrať, v jogurte bolo viacovocia, v telke boli susedia a bola väčšia, naši boli lepší,silnejší a rýchlejší.

MIO PADRE PUÒMio padre è vecchio di qualche secoloè come una scultura a sbalzo con discorsisulla miseria, il sopruso e l’ingiustizia

oggi è libero – ha le proprie leggi

può ingannare, perché è stato ingannatopuò rubare, perché è stato derubato

nulla levigherài torti intagliati

è il passato l’arma di mio padresta per la strada con la destra alzatafa un cenno a quello e indica qualcuno

i bambini tornano da scuolae fanno un salto lìper dondolarsi sulle ferme posizioni di mio padre

SA QUELLO CHE FAversa del vinoha pure qualcosa di più forte, se qualcuno ne volesseparliamo della pistola nel cassetto come se fosse una divertentepirotecnica

legge i volantini dei supermercaticonfonde i telegiornali e i reality showdei vicini con i personaggi televisivi

e i rapporti tra vicini sono il suo argomentola strada è la sua giurisdizionenon contempla maggiori unità territoriali

sa quel che direbbe alla redattriceè pronto a tuttonon si lascia abbindolare neanche dalla vulnerabilità

del telespettatore medio

RECINTITra le case i giardini erano uniti, l’intreccio dei recintisi perdeva nel verde oppure non c’era, è stato così per molti anni,gli uomini però col tempo separarono i giardini, l’assenza di confineli inquietava, i terreni mutarono in campi da gioco, un vicinoinvitò il vicino, il vicino si lanciò sul vicino, in una partita amichevolelo appoggiò alla balaustra e lo colpì sul casco col bastone da hockey,il vicino cadde, i compagni piazzarono il gol, lo sport sul ghiaccio suscitavainattese emozioni nei telespettatori, sul campo da gioco si coltivava un’eccitante evasione, gli arbusti fruttiferi presso il recintocapirono che era tempo di scivolare via sui pattini per mostrare la reclamedello yogurt, i lamponi giganti sulle balaustre si lanciaronocoraggiosi in quella bianca bontà, i più contenti furono i bimbi,i confini erano chiari, le regole semplici, poterono sedersidavanti alla tv e correre senza paura tra il davvero e il come se fosse,i lamponi erano vivi, volevano giocare, nello yogurt c’era piùfrutta, in tv c’erano i vicini e la tv era più grande, i nostri erano migliori, più forti e più veloci.

Slovacchia

Katarína Kucbelová (1979) è nata a Banská Bystrica. Dopo aver terminato gli studi pressola  VŠMU (Accademia delle arti e dello spettacolo) rimane a vivere a Bratislava. Nel 2006 crea il più prestigioso premio letterario slovacco, l'Anasoft Litera, guidandonel'organizzazione per i successivi otto anni. Ha pubblicato quattro raccolte di poesie: Duály (Duali; 2003), Šport (2006), Malé veľké mesto(Piccola grande città; 2008) a Vie, čo urobí (Sa quello che fa; 2013). Tradotte in decine di lingue, lesue poesie sono state pubblicate in antologie  e riviste letterarie internazionali. Attualmente si dedica alla propria poesia e alla figlia.

Traduzione a cura di Alessandra Mura.

KATARÍNA KUCBELOVÁ

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AkvarelZdaj, ko se je vse pomirilo, kot med brati, in so še zadnje ptice odletele dalečv notranjost dežele, je vse izgledalo še bolj neresnično. Mak je cvetel sredi ne-pokošenih akacijevih gajev, kamen je žarel v zgodnje poletnem soncu, čebeleso se pasle v bezgovih cvetovih in voda v pozabljenem potoku je vztrajno od-tekala v neznano. Vse je bilo kot vedno, pa vendar; v tistem drobnem sivemoblaku, ki je lebdel v opoldanskem zatišju, je bilo nekaj, kar je moralo zmotitipozorno oko. Vsa ta navidezna privzdignjenost, lažna odsotnost, ki je bila vri-sana v to prelepo krajino, je pričala o bolečini, o tem, da je človek, ki je ustvarilte popolne barve, osamljen.

Zapis k dušamTisto nevidno očesno znamenje, morebiti samo izmišljija, privid ali tolažba ti-stim, ki še verjamejo v njegovo prisotnost, je takrat že bledelo. Nekje visokonad tem pozabljenim mestom, ki se je dolgo zapletalo v klobčič, narejen izstrahu, laži in potuhnjenosti, je bilo čutiti tišino, ki je s tisto nikoli doumljenotežo pritiskala k tlom in terjala odgovor. Veter je vrtinčil in razpihoval drobne ledene kaplje, ki so se spuščale iz velikepraznine. Če je bil kdo takrat odprt ali dojemljiv za te reči, je v tem zagotovoslutil nekaj več, namreč, v tisti belini, spihani iz same megle, ki je zapirala po-gled in pridušila vsak glas, tudi molitev, vzdihljaj, je govorila smrt. Čeprav je bilo še zgodaj, prezgodaj za ptice selivke in že pozno za vrane, ki jihje bilo videti samo še na okoliških njivah, predvsem zjutraj, kako so se z meglodvigale v hladen dan, je bilo zdaj v zraku zagotovo nekaj, kar je mogočno inbrez imena.Šele veliko pozneje je bilo slišati, mogoče za običajna ušesa nikoli, da so šli čezkrajino angeli. Tega, kaj so videli, ne bomo nikoli vedeli.

KOSATopo in enakomerno trkanje je najprej zmotilo brezdomca, ki je ležal v jelenjihjaslih na robu gozda, potem je zastala roka fantu, ki je skrivoma božal svojoljubo, v hiši na samem se je otrok stisnil v kot postelje in poslušal srček plišastilutki, nekdo se je naježil, ko je v spalni srajci stopil na dvorišče odtočit, topo inenakomerno trkanje je zmotilo starega Juda, ko je sanjal o prazničnem kruhu,lovec, ki se je odpravljal na prepovedan lov, je odložil puško, župnik, ki bi kmalumoral vstati, si je v strahu, da se je pokvarila cerkvena ura, pokril glavo zmašnim gvantom, tudi bolni in potrebni počitka, so se prestrašeni zbujali, mi-sleč, da se bliža zadnja ura, v kavarni se je dvignila zadnja druščina, ki je prepilanoč, ter ob topem in enakomernem trkanju, obstala sredi zdravice kot vko-pana, bilo je tik pred zoro, še preden je pek potegnil iz peči zadnji hlebec, vtrenutku, ko je skopa svetloba posivila nebo, takrat je nekdo prepoznal topoin enakomerno trkanje in rekel, nekdo kleplje koso.

AcquarelloAdesso che tutto era tornato calmo, come tra fratelli, e gli ultimi uccelli sonovolati lontano nell’interno della regione, tutto pareva ancora più irreale. Il pa-pavero fioriva al centro dei boschetti non falciati di acacie, la pietra ardevanel sole di tarda estate, le api pascevano nei fiori di sambuco e l’acqua in unruscello dimenticato scorreva incessantemente nell’ignoto. Tutto accadevacome accade sempre, e però; in quella piccola nuvola grigia, sospesa nellacalma del mezzogiorno, c’era qualcosa che infastidiva l’occhio attento. Tuttaquesta apparente sublimità, questa falsa assenza incisa in quel bellissimo pae-saggio, testimoniava di un dolore, del fatto che l’uomo che ha creato questicolori assoluti, è solo.

Annotazione alle animeQuell’invisibile segnale dell’occhio, forse solo l’immaginazione, un’allucina-zione o una consolazione a quelli che ancora credono nella sua presenza, alloragià scoloriva. Da qualche parte in alto su quel luogo dimenticato, a lungo ag-grovigliato in un gomitolo fatto di paura, menzogne e ipocrisia, si percepivaun silenzio che, con quel mai compreso peso, premeva a terra e reclamavauna risposta.Il vento creava turbini e disperdeva le piccole gocce ghiacciate che cadevanodal grande vuoto. Se allora qualcuno era aperto o sensibile a queste cose, po-teva in questo certamente intuire qualcosa di più: in quel biancore soffiato viadalla stessa nebbia, che precludeva lo sguardo ed attutiva qualcosa voce,anche una preghiera, un sussurro, la morte parlava.Anche se era ancora presto, troppo presto per gli uccelli migratori e già tardiper i corvi, che si potevano vedere ancora solo nei dintorni dei prati, soprat-tutto il mattino, come si levavano con la nebbia nel freddo giorno, adesso nel-l’aria c’era sicuramente qualcosa di imponente e privo di nome.Solo molto più tardi si è venuto a sapere, forse non per le orecchie aduse, chese ne erano andati attraverso il paesaggio degli angeli.Quello che hanno visto non lo sapremo mai.

LA FALCEUn battere sordo e uniforme disturbò dapprima il senzatetto che giaceva nelgiaciglio di un cervo ai margini del bosco, poi si fermò la mano del ragazzo chedi nascosto carezzava la sua amata, nella sala solitaria il bambino si strinse inun angolo del letto ascoltando il cuoricino del peluche, qualcuno diventò dicattivo umore mentre in camicia da notte andava in cortile a spillare, un bat-tere sordo e uniforme disturbò il vecchio ebreo mentre sognava del pane dellafesta, il cacciatore, che si stava recando alla caccia vietata, depose il fucile, ilparroco, che si sarebbe dovuto alzare tra poco, per la paura che si fosse rottol’orologio del campanile si coprì la testa con l’abito talare, anche gli ammalatie bisognosi di riposo si svegliarono spaventati pensando che si avvicinava l’orafatale, nel caffè si alzò l’ultima compagnia che aveva gozzovigliato tutta lanotte, e che al battere sordo e uniforme rimase nel bel mezzo del brindisi comeinterrata, era un attimo prima dell’alba, ancora prima il fornaio aveva estrattodal forno l’ultimo pezzo di pane, nel momento in cui la scarsa luce ingrigì ilcielo, allora qualcuno riconobbe il battere sordo e uniforme e disse, qualcunoaffila la falce.

Slovenia

Dušan Šarotar, nato a Murska Sobota nel 1968, è uno scrittore, poeta, fotografo e sceneggiatore.Ha studiato sociologia della cultura e filosofia all'Università di Lubiana. Ha pubblicato cinquelibri di prosa (Breath diving, 1999, Dead angle, 2002, Bed and breakfast, 2003, Billiards at thehotel Dobray, 2007, Nostalgia, 2010) e tre libri di poesia (Feel for the wind, 2004, Landscape inminor, 2006, House of my son, 2009) e ha inoltre scritto per il Teatro delle marionette. È autore diquindici sceneggiature per documentari e film. La prosa e la poesia dell'autore sono stateincluse in diverse antologie tradotte in ungherese, russo, spagnolo, ebreo, polacco, italiano, cecoe inglese. Il tema principale dei suoi ultimi romanzi, novelle e le poesie è il destino dellacomunità ebraica e l'ollocausto nella cittadina di Murska Sobota e in Slovenia in generale.L'interesse dell'autore viene rivolto alla memoria, alla tristezza, al senso di percezione eall'anima umana, epresse nel suo linguaggio poetico caratterizzato dalla lentezza con cuidescrive la natura, le città e l'ambiente particolare dove colloca i suoi eroi. Nel 2008 il romanzoBilliards at the Hotel Dobray è stato nominato per il Premio Kresnik come miglior romanzodell'anno. Su quest’ultimo romanzo sta per essere girato un film.

Traduzione a cura di Miha Obit.

DUŠAN ŠAROTAR

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sí me cansaa veceseste destino de estar sola

ver quimeras asomarse a la ventana

cautelosa abrirle al vientodejarque alborote el aire quietode mi hogar

prestar mi sonrisaa la soledad ajenaalivianar la carga de otras alas

y ver en la distancia(asomada a mi ventana)cómo fortalecido se levantaaquel viento tristeque sólo ayer para tocarlosesparcía

los vidrios rotos de mi destino

Espera prolongadaQuizá nunca llegues quizás el amor sea precisamente esto: un horizonte luminosodistante e inalcanzable.

No me importa lo que diganÁmame, te digo ámameen el nocturno abrazo del silencio,

ámamey calla como hace el amor,

tú que eres eso,aun cuando callas.

Rózame, te digo rózame

que dulce murmullo eresen el abrir de pétalos y no

rózame de alas,de miel rózame;

el palmo rózame,

nacer como la semilla que rozando posas.

Mírame, te digo mírame

espantado mírame

que suave, desnuda descubro

hasta el alma.

Cúbreme, te digo cúbremelentamente cúbreme

y súdame, de sal y vientre súdamede fiebre y paz súdamede torso, bronce, penumbrasúdame

cúbreme, extiéndete cúbreme.

Piénsame, te digo piénsameen la claridad piénsame

línea que huye y no,que ayer aún,

piénsame, mañana piénsame.

mi stancaa voltequesto destino di essere sola

vedere miraggi affacciarsi alla finestra

aprire con cautela al vento lasciareche scompigli l’aria quietadi casa mia

prestare il mio sorrisoalla solitudine degli altrisollevare il peso di ali altrui

e vedere in lontananza(affacciata alla finestra)come rinvigorito si levail vento tristeche solo ieri per toccarlispargeva

i vetri rotti del mio destino

Attesa prolungataForse non arriverai mai forse l’amore è proprio questo:un orizzonte luminosodistante e irraggiungibile

Non m’importa cosa dicanoAmami, ti dico amaminel notturno abbraccio del silenzio,

amami e taci come fa l’amore,

tu che sei quello,anche quando taci.

Sfiorami, ti dico sfiorami

che dolce brusio sèinell’aprir di petali e non

sfiorami di ali,di miele sfiorami;

il palmo sfiorami,

nascere come il seme che sfiorando posi.

Guardami, ti dico, guardami

spaurito guardami

che piano, nuda schiudo

anche l’anima.

Coprimi, ti dico coprimilentamente coprimi

e sudami, di sale e ventre sudamidi smania e pace sudamidi torso, bronzo, penombrasudami

coprimi, teso coprimi.

Pensami, ti dico pensaminel chiarore pensami

linea che sfugge e non,che ieri ancora,

pensami, domani pensami.

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Spagna

Poeta, scrittrice e traduttrice; scrive in spagnolo. Cresciuta tra Italia e Costa Rica, è laureata inEconomia. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche, due delle quali sono state successivamentetradotte e pubblicate in Italia. L’equilibrista dell’oblio (Raffaelli Editore, 2011) è stata tradotta ininglese (Poetrywala, 2011) e in kannada (Aharnishi Prakashana, 2012). Il suo ultimo libro Losnaufragios del desierto (Vaso Roto Ediciones, 2013) si compone di tre racconti scritti in versi. Lesue poesie sono state incluse in numerose riviste letterarie e sono tradotte in diverse lingue tracui inglese, cinese, arabo, albanese, hindi, kannada, marathi e malayalam. Curatrice etraduttrice dall’inglese della raccolta di poesie Alarma de Virus (Ediciones Espiral, 2012), delpoeta marathi Hemant Divate, e della raccolta La cruz es un camino (edizioni della Meridiana,2013) dell’italiano Daniele Mencarelli. È membro del comitato organizzatore del festivalinternazionale di poesia “Kritya” (India).

Traduzione a cura di Zingonia Zingone.

ZINGONIA ZINGONE

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Valaki jár a fák hegyénvalaki jár a fák hegyénki gyújtja s oltja csillagodcsak az nem fél kit a reménymár végképp magára hagyott

én félek még reménykedemez a megtartó irgaloma gondviselő félelemkísért eddigi utamon

valaki jár a fák hegyén vajon amikor zuhanokmeggyújt-e akkor még az éntüzemnél egy új csillagot

vagy engem is egyetlenegysötétlő maggá összenyoms nem villantja föl lelkemetegy megszülető csillagon

valaki jár a fák hegyénmondják úr minden porszemenmondják hogy maga a reménymondják maga a félelem.

Isten háta mögöttüres az istálló s a jászolidén se lesz nálunk karácsonyhiába vártoknem jönnek a három királyok Sok dolga van a teremtőnekmindenkivel ő sem törődhetmesszi a csillagmindenüvé nem világíthat megértjük persze mit tehetnénkde olyan sötétek az estéks a szeretetnekhiánya nagyon dideregtet előrelátó vagy de mégisnézz uram a hátad mögé isott is lakoznaks örülnének a mosolyodnak

Novemberi virágokCsak a parki virágokmosolyognak még.Élteti őket a kötelességs a vágy,hogy szépek legyenek,amíg csak le nem hull a hó.Színüket kiszítta már a nap,s illatukat a deres hajnalok.De azért virágok ők!Hervatagon is hősenviselik az őszt,s döbbenetnélkül várják a telet.Akárcsakaz unokáikat sétáltató nagymamákakik egy-egy rövidke, biztatómosollyal visszainteneka virágok hervatag mosolyára…S valami zsibbasztó könnyűségszáll aszürkülő tájra.

Qualcuno sulla cima delgi alberi (trad. di: László Sztanó)qualcuno sulla cima degli alberiaccende e spegne la tua stellasolo chi è ormai abbandonatodalla speranza non ha paura

io temo ancora speroad accompagnarmi finora eraquesta tenace pietàquesto timore provvidenziale

qualcuno sulla cima degli alberichissà se accenderà al mio fuocouna nuova stella quandodovrò alfine precipitare

o mi comprime nello scurocosmo senza lasciar brillarela mia anima in una stellanascente nel firmamento

qualcuno sulla cima degli alberilo si dice padrone d’ogni granellolo si dice la stessa speranzalo si dice la paura stessa

Alle spalle di Dio (trad. Cikos Ibolja)stalla e mangiatoia son vuotinon verranno nemmeno i Re Magiper quest’anno non ci sarà Natalestate aspettando solo inutilmentePadreterno ha tanto da farenon può prender cura di tuttela stella cometa è tanto lontanaovunque la sua luce non arrivasiam comprensivi che si può farema le sere son tanto buiela mancanza di un po’ d’ affettofa sentir ancor di più il freddoSignore Tu sei tanto previdentema guarda pure dietro le spalleanche là abita della genteche per un tuo sorriso grata sarebbe

Fiori di novembre (trad. Cikos Ibolja)Solo i fiori del parcodispensano ancora il loro sorrisi.Il dovere che li tiene in vitae il desideriod’ esser’ bellifinché scende la neve.Il sole ha sbiadito i loro colorile mattine pruinose, il loro profumo.In fondo, sono ancora fiori!Anche avvizziti, sopportanoeroicamente l’autunno,senza stuporeaspettano l’inverno.Come purele nonne a spasso con i nipotini,che con un sorriso fugacee rassicurante,mandano un cennoal sorriso avvizzito dei fiori…

Sulla landa discende,una grigiastrasonnolenta leggerezza.

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Ungheria

Sándor Kányádi (nato 1929), poeta transilvano ungherese. È membro dell’Accademia delle BelleArti d’Ungheria ed è fondatore dell’Accademia Digitale di Lettere. Già da universitario lavora come editore. Negli anni 1951-52 è vice-editore dell’AlmanacoLetterario (Irodalmi Almanach), e collaboratore della Nostra Via (Utunk). Tra il 1955 e il ‘60 ècollaboratore presso la rivista Donna Lavoratrice (Dolgozó Nő). Dal 1960 fino al termine dellasua attività professionale è collaboratore della rivista sull’infanzia Raggio di sole (Napsugár).È uno tra i più noti poeti ungheresi. Nella sua ars poetica spesso ritornano gli argomentiesistenziali che toccano in profondo ogni comunità che vuole sopravvivere: il destino dellaminoranza e la forza che sostiene le piccole realtà. Partendo quindi dalla problematica dellaminoranza ungherese in Transilvania e dalla forza dell’appartenenza alla lingua materna checrea la comunità, riesce ad arrivare ad esprimere una prospettiva e un significato universale. Con la sua missione letteraria ha ottenuto diversi importanti premi. Tra questi premi valemenzionare il Premio di Kossuth (1993), il Gran Croce dell’Ordine al Merito della RepubblicaUngherese (2009), il premio di Széll Kálmán (2014). Le sue opere sono tradotte in diverse lingue come inglese, estone, finnico, francese, tedesco,norvegese, russo, portoghese, rumeno e svedese.

Traduzione a cura di László Sztanó, Cikos Ibolja.

SÁNDOR KÁNYÁDI

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AustriaKarlLubomirskiBulgariaEkaterinaJosifovaCroaziaSarahZuhraLukanić

GermaniaUlrikeDraesnerItaliaTomasoBinga

PoloniaWojciechBonowiczPortogalloJoséTolentino RepCecaPetrBorkovec

RomaniaDanielaCrăsnaruSlovacchiaKatarínaKucbelová

SloveniaDušanŠarotarSpagnaZingoniaZingoneUngheriaSándorKányádi

ore 17:30 - incontro

Casa delle LetteraturePiazza dell’Orologio, 3 - Roma

L’Europa dei poeti

ore 20:00 - reading

Accademia d'Ungheria in RomaVia Giulia, 1 - Roma

L’Europa in versi

DanielaAttanasio e PaoloFebbraro

dialogano con i poeti stranieri invitati

Modera MariaIdaGaeta

Casa delle Letterature

Accademia d'Ungheria a Roma - ph Klára Várhelyi

DANIELA ATTANASIO

Daniela Attanasio, romana, ha pubblicato cinque libri di poesia: La cura delle cose, Empiria 1993, Sotto il sole, Empiria 1999 (Dario Bellezza, Unione Scrittori Italiani), Del mio e dell’altrui amore, Empiria 2005 (Camaiore), Il ritorno all’isola, Nino Aragno Editore 2010(Sandro Penna), Di questo mondo, Nino Aragno Editore 2013 (Premio della Giuria Viareggio). Sue poesie sono state pubblicatenell’Almanacco dello Specchio Mondadori 2009 e nell’antologia Nuovi poeti italiani 6, Einaudi 2012. Dal 2007 cura la rassegnaannuale di letture poetiche Teramopoesia e collabora come criticacon quotidiani e riviste letterarie.

PAOLO FEBBRARO

Paolo Febbraro è nato nel 1965 a Roma, dove vive. Ha esordito con lasilloge poetica Disse la voce, nel volume Poesia contemporanea.Quarto quaderno italiano, a cura di F. Buffoni, Guerini e Associati1993, cui hanno fatto seguito le opere Il secondo fine, Marcos yMarcos 1999; Il Diario di Kaspar Hauser, L’Obliquo 2003; Il benemateriale. Poesie 1992-2007, Scheiwiller 2008 e Deposizione,Lietocolle 2010. È appena uscito da Nottetempo il suo nuovo libroFuori per l’inverno.Come critico ha curato la raccolta I poeti italiani della «Voce», Marcosy Marcos 1998 e l’ampia antologia La critica militante, Poligraficodello Stato 2001, cui hanno fatto seguito i volumi La tradizione diPalazzeschi, Gaffi 2007; Saba, Umberto, Gaffi 2008; L’idiota. Unastoria letteraria, Le Lettere 2011; l’ebook Perché leggere la poesia ascuola, Garamond 2011 e Primo Levi e i totem della poesia, ZonaFranca 2013. Ha in preparazione per il 2015 il saggio Solchi nellaStoria. Leggere Seamus Heaney.Ha redatto e poi curato l’Annuario di poesia fondato e diretto da G.Manacorda. Scrive sulle pagine culturali del Sole 24 ore.

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