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5 BREVISSIME

9 VITA SALESIANALaici nella Famiglia Salesiana

di Sergio CuevasLa strenna annuale del Rettor Maggiore nel 1986è dedicata al laicato. Don Sergio Cuevas, consi-gliere generale per la Famiglia Salesiana e per leComunicazioni Sociali, interviene sull'importantetema .

E13 VITA SALESIANA

Un'Onu salesiana per la carta d'identità(Servizio redazionale)

Il Congresso Mondiale dei Cooperatori rimarrà alungo nella memoria dei partecipanti . Ma la suaimportanza va oltre la cronaca .

a16 REPORTAGE

Giù dai colli e vitti 'na crozza al tropicodi Giuseppe Costa

II viaggio in Madagascar fa tappa a Tulear dove la-vorano sei salesiani dell'Ispettoria della Sicilia .

21 VITA ECCLESIALENord-Sud, Est-Ovest: una sola pace

di Angelo PaoluziLa XIX Giornata Mondiale della Pace ripropone al-la nostra attenzione i grandi temi della giustiziasociale e della libertà a livello internazionale .

YeIn copertina :

Donna Malgascia(Foto tratta daMadagascar,

ultimo GondwanaEd. Erizzo)

1 GENNAIO 1986ANNO 110NUMER01

IL BOLLETTINO SALESIANORivista fondata da san Giovanni Bosconel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 9092- 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Generale Opere Don Bosco,Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - MarcoBongioanni - Eugenio Fizzotti - Gaetano Na-netti - Angelo Paoluzi - Cosimo Semeraro.Archivio : Guido CantoniDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione, impaginazione e stam-pa : Stabilimento Grafico SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA* Il primo di ogni mese (undici numeri,eccetto agosto) per la Famiglia Salesiana .* Il 15 del mese per i Cooperatori Sale-siani .Collaborazione : La Direzione invita a man-dare notizie e foto riguardanti la FamigliaSalesiana, e s'impegna a pubblicarle secon-do il loro interesse generale e la disponibili-tà di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'UfficioNazionale Cooperatori (Alfano, Rinaldini) -Via Marsala 42 - 00185 Roma - Tel . (06)49.50 .185 .

∎24 PASTORALE GIOVANILE

Trovano Don Boscoi ragazzi che vengono da «più» lontano

di Gaetano NanettiL'ispettoria di Roma ama definirsi come l'ispetto-ria dell'accoglienza . Questo articolo ci fa capireperché .

28 VITA ECCLESIALEUn dono di Dio alla Chiesa e al mondo

di Silvano StraccaIl Sinodo dei Vescovi si è concluso con un granderilancio del Concilio . Presentiamo una breve sinte-si delle conclusioni .

30 PROTAGONISTIOre 9 : lezione con i pupidi Pierdante Giordano

La singolare esperienza di Fortunato Pasqualino .Dall'Oratorio di Caltagirone al Teatro dei pupi .

33 STORIA SALESIANA«Ho sedici anni e non so niente»

di Teresio BoscoL'editrice ElleDiCi a cura di don Teresio Bosco haripubblicato le Memorie dell'Oratorio di san Gio-vanni Bosco in adattamento linguistico . Pubbli-chiamo due capitoli del volume .

RUBRICHEEditoriale, 3 - Scriveteci, 4 - Pigy di Del Vaglio, 6- La lettera di Nino Barraco, 7 - I nostri santi, 37 -I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni naziona-li e 20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10milioni di copie) in : Antille (a Santo Domin-go) - Argentina - Australia - Austria - Bel-gio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (a San Salvador) -Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - ColombiaEcuador - Filippine - Francia - GermaniaGiappone - Gran Bretagna - India (in in-

glese, malayalam, tamil e telugú) - IrlandaItalia - Jugoslavia (in croato e in sloveno)Korea del Sud - BS Lituano (edito a Ro-

ma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uru-guay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco aicomponenti la Famiglia Salesiana, agli amicie sostenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richie-sta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'in-dirizzo vecchio .

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II 1986 si apre, per noi delBollettino Salesiano, conuno seminario di studio e dilavoro che porta a Roma i di-rettori di tutte le edizioni delBollettino: 32 edizioni spar-se per il mondo .

Milioni di lettori . Migliaia diinformazioni a servizio delbene e della speranza .

Gli ultimi mesi del 1985 cihanno regalato avvenimentieccezionali . Ne ricordo due :l'incontro a Ginevra di Rea-gan con Gorbaciov e lo svol-gimento del Sinodo episco-pale a vent'anni dalla con-clusione del Concilio Vatica-no Il . Fatti certamente diver-si fra loro, e dei quali il Bol-lettino parla proprio in que-sto numero, ma certamenteuniti, dalla nostra parte, daun identico anelito di pace edi speranza .Anche se l'Orizzonte del-

l'umanità non è tra i più tersiche la storia ricordi, voglia-mo ancora una volta con ilConcilio credere «ai segnidei tempi» .

«Noi - hanno detto i Pa-dri Sinodali nel Messaggio alPopolo di Dio - non siamofatti per la morte ma per lavita .

Noi non siamo condannati

UN NUOVO ANNO

alle divisioni e alle guerre,ma chiamati alla fraternità ealla pace . L'uomo non ècreato da Dio per l'odio e ladiffidenza, ma è fatto per l'a-more di Dio» .

In questa prospettiva disperanza ci pare che vadavisto anche il Sinodo che siterrà nel 1987 e che avrà pertema: «Vocazione e missio-ne dei laici nella Chiesa enel mondo, vent'anni dopo ilVaticano Il» .

La Strenna 1986 per la Fa-miglia Salesiana potrà an-che rappresentare una pre-parazione al prossimo Sino-do: «Promuoviamo - ci dicedon Egidio Viganò - la vo-cazione del laico al serviziodei giovani nello spirito diDon Bosco» .

Egli stesso da queste pa-gine commenterà il suo invi-to facendone in tal modo unnutrimento per il nostro spiri-to ed il nostro impegno .

Nella primavera del 1886Don Bosco fece un sognoche un secolo dopo è realtà :è il sogno missionario «daPechino al Cile passandoper il cuore dell'Africa» . IlBollettino è probabilmente iltestimone più attento di talerealtà: si pensi a quanti re-

portage, interviste, lettereesso ha dedicato nel corsodei cento e più anni dellasua storia all'espansione sa-lesiana nel mondo .

Di tutti questi avvenimentied anniversari il Bollettinocercherà d'essere cronistaattento e partecipe, comesempre . Guarderà alle per-sone e ai fatti più che alledissertazioni ideologiche o afredde teorie . Cercherà didare una boccata d'aria buo-na raccogliendo per il mon-do fatti di bontà e di speran-za nella certezza tutta sale-siana che il bene vince . Lavarietà della presenza sale-siana nel mondo, la com-plessità dei problemi educa-tivi e la drammaticità di quel-li dello sviluppo dei Popolisaranno alcune aree del no-stro intervento. Lo faremocon semplicità e fiducia .Probabilmente non ricevere-mo un premio Pulitzer mache importa? Avremo certa-mente, noi con voi, contri-buito ad alimentare la gran-de fiamma della speranza . EDio sa quanto ne abbiamobisogno .

Giuseppe Costa

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4 7 GENNAIO 1986

EMí&miAncora da un «Carmelo»

Oggi per grazia di Dio e ineffabile do-no dello Spirito intendo presentarmi efarmi conoscere a tutta la Famiglia Sa-lesiana attraverso le pagine tanto caredel Bollettino che ho conosciuto sin daquando ero allieva presso le Suore sa-lesiane di via Dalmazia a Roma .«Ciao, carissimi! Volete conoscermi?!Sin da bambina avevo sognato di es-sere suora. Più grande, vedendo cor-rere qua e là le mie suore insegnanti,pensai ad una vita diversa . . . in mona-stero . Il sogno doveva prolungarsimolto, perché la mia mamma era ma-lata ed io dovevo stare accanto a lei .Pregavo e soffrivo in silenzio e offrivoil mio martirio interiore al Signore per-ché sapevo che un giorno mi avrebbeportato là dove il mio cuore viveva già :in un monastero . In questa speranzavivevo nella gioia abbandonata al suoAmore .Eccolo un giorno bussare alla portacon mano pesante e portarsi via lamamma. Era comunque il segno dellasua Fedeltà al mio amore . La mammasi spegneva in un sereno tramonto pervivere la sua vita in Dio, vita vera! Edio prendevo la strada che mi portavanel chiostro .Baciavo finalmente quelle mura bene-dette tanto desiderate, tanto bramatee un mare di gioia scendeva nella miaanima, nel mio cuore .Da quel giorno sono trascorsi già treanni, tre anni volati in un baleno . AlCarmelo non c'è tempo d'annoiarsi . Siprega, si• lavora, si canta, si respiraaria di cielo e tutto si dona a chiunquedei fratelli venga a bussare alla nostraporta .Tutto il mondo si abbraccia nell'ab-braccio di Dio-Amore nel Cristo suo Fi-glio e il nostro silenzio e la nostra soli-tudine diventa piena : piena di Lui, pie-na di volti di fratelli da portare a Lui .Oh, poteste capire!Oh, poteste assaporare la dolcezzadella mia gioia, della mia felicità, dellamia vera libertà in Lui! Lo grido aiquattro venti questo mio grido di pacesperando che almeno qualcuno lo rac-colga e lo faccia suo per una vita di-

versa, più piena di senso : in Lui,Gesù!Nella mia vita, in così breve tempo,tutto è cambiato .Dio è il mio vivere .E il mio nome nuovo mi aiuta a rende-re sempre più profonda la mia comu-nione con Lui :- Emanuela dell'Eucarestia e di San-t'Agnese -.Dal silenzio del monastero si leva unasola voce : voce che è invito, voce cheè preghiera, voce che è disponibilitàagli altri .È sempre la voce di Gesù che som-messamente chiama al perenne "sì" .Sì, Cristo, proprio Lui, passa e chiamaancora, ma chiama con estrema deli-catezza .Se non si sa accogliere, Egli va oltre!Felice l'anima che recepisce e . . . corredietro al profumo di Lui .Vieni anche tu a provare l'ebbrezzadel suo fedelissimo Amore!Scrivimi, ti risponderò .

Emanuelagiovane professa carmelitana di clausura

Carmelo S. Anna - Via B . P. Caldarozzi, 3200032 Carpineto Romano (Roma)

Tel. (06) 979049

Il Bollettino e gli anniversari

Ricevo sempre con piacere il «Bolletti-no Salesiano» ma nell'ultimo numero(1 0 ottobre) mi aspettavo un articolettorelativo ad un gruppo di sacerdoti sa-lesiani che hanno festeggiato a Romail loro 50 0 anniversario di ordinazione .Tra loro c'era anche un mio zio caris-simo (don Forlazzini Giuseppe) che, sipuò dire ha trascorso tutta la vita interra thailandese .lo spero (e lo sperano anche altri pa-renti) che il nostro Bollettino parliquanto prima di questi «pionieri» chemeritano tutta la nostra stima . Grazieanticipate e cordialità .

Bocca Oriano - Paderno Oriano

Caro signore, non di tutti gli anniver-sari giunge a noi notizia né di tutti po-tremmo parlare. Purtroppo lo spazio

del nostro giornale ha dei limiti. La rin-grazio comunque della segnalazione.Non appena avremo acquisito la ne-cessaria documentazione potremo an-che parlare dell'attività dello zio .Contento?

Un esempio da imitare

Abbiamo pensato di abbonare i geni-tori dei ragazzi del nostro Convitto inmodo che possano conoscere megliola Famiglia Salesiana, la diffusione delCarisma nel mondo e lo spirito educa-tivo di don Bosco .Sappiamo che questo è stato fatto an-che dal Convitto di Bolzano, e oltretut-to è stato un gesto molto apprezzatoda voi .Unisco pure una lista di ragazzi di 2amedia che, nell'ora di religione, hannochiesto personalmente di ricevere ilBollettino Salesiano .Ringraziando per la cortese disponibi-lità desidero esprimere la mia ammira-zione ed apprezzamento per la mole ela qualità del lavoro svolto .

Bugna Cornelio - Belluno

Ringraziamo sempre quanti si adope-rano per la diffusione del BollettinoSalesiano ed incoraggiamo ogni ini-ziativa in merito . Il Bollettino non orga-nizza particolari campagne di diffusio-ne: la sua forza è nell'attaccamentodei lettori che si fanno promotori di ini-ziative come questa . Grazie .

Grazie don Viganò

Ho avuto modo di seguire gli interventidi don Egidio Viganò sul Bollettino Sa-lesiano a commento delle Beatitudinie questa mattina ho letto anche sulquotidiano La Repubblica una sua in-tervista. Tutti i suoi scritti e le sue ri-sposte trasudano quel bell'ottimismosalesiano che non è incoscienza deiproblemi ma fiducia nella Provvidenzache è presente sempre nella storia. At-traverso il Bollettino voglio esprimer-Gli il mio ringraziamento .Pasquale Napolitano - Via Medaglie d'oro - Roma

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PORTOGALLO

Un monumento a DonBosco e un grande quadro

L isbona avrà ungrande monumento aDon Bosco opera

dello scultore Luís de Matos .Il monumento, in bronzo ealto circa sei metri,raffigurerà il Santo deigiovani nell'atto di stringereattorno a sé in atteggiamentoprotettivo e coraggioso, treragazzi . Il monumento verràinaugurato nel 1988; per lasua realizzazione è stataaperta una pubblicasottoscrizione . Altro lavorodell'artista portoghese è unainterpretazione su tela delcosiddetto «sogno dei noveanni» che sta alla base dellafutura «forQa telúrica», diceLuís de Matos, di SanGiovanni Bosco .

I Nella foto :il «sogno dei noveanni» di De Matos

EGITTO

Seconda estate a Tahta

C' è chi in estatecerca di riposarenon lavorando e

chi per riposare . . . lavora . È

il caso dei Salesiani delCairo che per la secondavolta consecutiva hannodedicato un mese estivo(1-27 luglio 1985) ad aiutarun bel gruppo di giovani emeno giovani della zona diSohag-Tahata a qualificarsi .

Nella foto :Immagini dei corsi diTahata

Grazie all'aiuto dellaMisereor tedesca infatti sonostati organizzati ancora unavolta corsi di apprendistatoper elettricisti domestici,idraulici, saldatori efalegnami .Un corso particolare è statoquello dedicato alle Suoredell'Alto Egitto che sonostate abilitate ad eseguire lamanutenzione dei loroedifici . Un addestramentoquest'ultimo che puòapparire estraneo e curiosoma che nella particolarerealtà egiziana ha ilsignificato del servizio edella disponibilità ai bisognidella chiesa locale .

MESSICO

Iniziative per l'AnnoInternazionale della Gioventù

I l 1 terribile terremoto cheha colpito il Messico nelsettembre 1985 non ha

bloccato l'impegno di moltigiovani a celebrare l'AnnoInternazionale . E così nellaDiocesi di Cuautitlan dove ildelegato diocesano per laPastorale Giovanile è ilsalesiano don Eliseo LopezDiaz è stato preparato un«Manifesto de jovenescatolicos mexicanos»indirizzato a tutti i giovanidel Paese . Il Manifesto è

Nelle ì~-_j :Immagini relative allacerimonia di Cualtitiane al campobosco diCoacalco

1 GENNAIO 1986 • 5stato proclamato duranteuna concelebrazioneeucaristica tenuta il 15settembre 1985 e presiedutada monsignor José PabloRovalo presidente dellaCommissione di PastoraleGiovanile dell'Episcopatomessicano .Questo documento -afferma don Lopez Diaz -vuole essere la voce deigiovani che chiedono di direla loro parola in unmomento di crisi per laSocietà in genere e per ilMessico in particolare .Altra iniziativa della quale cigiunge notizia è il secondocampobosco 1985 celebratoal centro salesiano diCoacalco dove è statacostruita fra l'altro una casaidentica a quella dei«Becchi» .Almeno cinquecento giovanidai 18 ai 22 anni per duegiorni (26-27 ottobre 1985) sisono confrontati sul tema :«Gioventù: tempo di scelte .Gioventù: tempo diprogetti» .Il segreto della riuscita diquesto campobosco è statoancora una volta averlasciato ai giovani unospazio tutto per loro .

GIAPPONE

L'imperatore decoraun salesiano

ori decreto in data 3novembre 1985,l'imperatore del

Giappone ha conferito ladecorazione dell'Ordine delSacro Tesoro al salesianocittadino italiano donStefano Dell'Angela .Si tratta di una dellemassime onorificenze che ilGiappone concede a cittadinistranieri .L'onorificenza è stataconsegnata il 12 novembre1985 dal ministro dellaPubblica Istruzioneonorevole HikaruMatsunaga; successivamente,don Stefano è stato anchericevuto dall'imperatore .Don Stefano Dell'Angelo èfriulano di Pozzecco-Bertioloin provincia di Udine dove è

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Nella foto :Don StefanoDell'Angela

nato nel 1920 .Ad appena 17 anni, nel 1937partì per le Missionidell'Estremo Oriente .Sopravvissuto alle terribilivicende della guerra venneordinato sacerdote a Tokionel 1946 .Per quarant'anni donStefano ha abbinato studioed insegnamento occupandoposti di responsabilità comepreside e come ispettoresalesiano per il Giappone ela Corea. Conferenzierericercato per la profondaconoscenza della culturagiapponese collabora damoltissimi anni a numeroseriviste . Ed è proprio perquesta sua attività culturaleche il Giappone ha volutopremiarlo .

Quante speranze portacon sé un presidenteelettodemocraticamente in

un Paese che da decenni nonha visto altro che divise dimilitari, colpi di stato,violenze, violazioni continuedei diritti umani . E quantopesante deve essergli ilcarico . Ha 43 anni, quattrofigli : dall'età di 12, dice la«leggenda», ha studiato perdiventare presidente, c'èriuscito .E quel peso aumenta, «dalpopolo, con il popolo e peril popolo», è stato il suomotto raccolto in ogniangolo di questomeraviglioso Paesedall'eterna primavera, comeebbe a definirlo GiovanniPaolo Il durante la sua visitadi tre anni orsono. PerCerezo hanno votatocentinaia di migliaia di

Nella foto :Il presidente VinicioCerezo Arevalo

indios, il 50% del totale .Nasce nella «zona uno» lapiù vecchia, la più complessae la più povera di questacittà che si dilata a vistad'occhio, ieri 300 milaabitanti, oggi forse più di unmilione .A due passi dal Don Bosco,a cento metri dai salesianiche hanno scelto dicondividere con i più poverigioie, speranze, miserie . Qui,al Don Bosco, il presideneVinicio Cerezo Arevalo,muove i «primi passi» .«Com'era difficiletrattenerlo in casa»,racconta orgogliosa lamamma Esperanza, «c'erasempre un buon motivo, lascuola, il doposcuola, ilcatechismo, le adunanze peri giochi e le feste, le partitedi calcio e di basket» . Dai_dieci fino ai 17 anni .«Ritornava pieno dientusiasmo, idee nuove»,suo padre, Marco Vinicio,avvocato, non nasconde chea volte lo preoccupava«troppo sicuro, dovevoridimensionarlo,frenarlo».Ma finiva conl'averla sempre vinta,brillante negli studi, votiottimi, era già un leader tra isuoi compagni di classe. Lagrinta non l'ha più persa .Dopo gli studi ingiurisprudenza in dueuniversità degli Stati Uniti, è

ritornato in patria da dovetranne che per brevi periodinon si è più mosso. Anchenei periodi più difficili etormentati della vita politicadel Guatemala, anchequando sapeva che glisquadroni della morte loavevano posto al verticedelle loro macabre liste .Chiedergli di raccontare al«Bollettino Salesiano» la suaesperienza di quegli anni coni salesiani, non è statodifficile, «come possorifiutarmi, pur tra mille emille impegni, tra decine dirichieste di interviste daparte di giornalisti di tutto ilmondo, ritaglio con piacereil tempo di un incontro» .«Alla famiglia salesiana nonmi legano soltanto gli studigiovanili, anche se buonaparte di tutta la mia vitascolastica l'ho trascorsa inun collegio salesiano consacerdoti salesiani, la cuiimportanza nella mia vitapolitica ed in quellafamiliare è fondamentale .E di questo sono grato aimiei genitori . I salesiani mihanno battezzato, cresimato,lì mi sono sposato, lìcontinuo a trasmetterel'educazione ai miei figli .Come non ricordarmi dipadre Accomazzi, mioprofessore per cinque anni, èstato una guida per me e lamia famiglia e, ne sonoveramente convinto, miservirà ancora nel governodella Repubblica» .

D. In cosa hanno influitomaggiormente gliinsegnamenti di Don Bosco?R. «L'educazione hainfluito nel mio modo divedere il mondo e nel miomodo di rivolgermi e viverecon la gente . La volontà diservizio che loro mi hannodimostrato . (Al Don Boscoc'è una vera scuola) neiconfronti della gente èrimasta sempre con me, sonoriusciti a trasmettermela,l'ho seguita fino ad oggi,l'avrò con me durante ilcorso della mia presidenza» .

D. Quale miglior ricordo,Presidente?R. «Ricordo le lezioni difilosofia . Hanno marcato in

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PROVIAMO A VOtrARE PA6~

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modo definitivo la mia vita,il mio modo di essere .Lezioni che hannocontribuito in mododeterminante a far luce sulleidee che, giovane, avevo noncerto molto chiare. Nelcollegio Don Bosco hoappreso cosa era ilpluralismo, il confronto, hoconosciuto un mondoculturale molto aperto .Lì è nata la mia formazionedemocratica» .

CILE

Pastorale dellariconciliazione nella verità

I cristiani cileni vivonoquotidianamente ildramma di un popolo

che ama la giustizia e lademocrazia e al tempo stessosi trova in una situazionedove questi valori non sonorispettati del tutto .I vescovi tuttavia nonrinunziano alla loro missionee cercano con diverseiniziative di salvare nellaglobalità tali valori cercandodi recuperarli almenonell'unità della fedecristiana .E il caso della «Giornatadella Riconciliazionenazionale per la verità e perla vita» che ha visto nelsettembre 1985 riunitimigliaia di cristiani attornoai loro vescovi e sacerdoti .In quella Giornata (nellafoto presentiamo lacelebrazione tenuta a PuntaArenas, diocesi retta dalsalesiano monsignorGonzales) cristiani di ogni

categoria si sono ritrovatinella preghiera e nella pacestringendo in mano piccolecroci costruite da detenutipolitici e non .

ITALIA

Caro Gorbaciov,caro Reagan . . .

I giovani dell'istitutosalesiano «Astori» diMogliano Veneto

unendosi ad altri movimentigiovanili in occasionedell'incontro di Ginevra fraGorbaciov e Reagan hannoinviato la seguente lettera .«In occasione del Vostroimminente incontro a favoredella distensione, vogliamofarvi giungere questomessaggio di augurio e diconsenso .È nostra convinzione chesolo il disarmo completo è lagaranzia e la strada dapercorrere per la pace solidae duratura .Voi rappresentate il verticedel potere decisionale alivello mondiale ; a Voiguardano tutti gli altriuomini politici della terra ; suVoi pesa, in ultima analisi,la responsabilità della pacedel mondo. Riteniamo perciòdeterminante il Vostroimpegno, in un sincerospirito di collaborazione, peril superamento dei moltiostacoli e divergenze che,comprendiamo, sifrappongono al disarmototale . Vi chiediamo di dareal mondo almeno un segnoche sia l'inizio di un realecammino verso questo

1 GENNAIO 1986 - 7

a lettera di Nino Barraco

UNA RAGAZZADA AMARE

Carissimo,

ogni anno nuovo ha inizio da una ragazza che diventa ma-dre di Dio .

I santi, basti pensare a don Bosco, hanno sempre datoMaria ai ragazzi . Ma io mi domando : la Madonna haqualcosa da dire, oggi, ai ragazzi e alle ragazze del nostrotempo?

Penso di si . E una di voi . Resta sempre una di voi . Unaragazza vicina, compagna dei sogni, amica della vita, mi-stero e carne delle speranze di ciascuno .

Una ragazza uguale alle altre ragazze, e però diversa .Una ragazza da cantare, e però la canzone più bella, di-

versa dagli idoli del successo .Una ragazza da inserire nel tuo gruppo, da avere come

amica nella tua classe, nel tuo lavoro, nel tuo negozio, nel-la strada, nella fabbrica, nello sport .

Una ragazza da incontrare . E festa quando ci si incon-tra . Ma è festa solo quando si ama, quando si trova chiamare, quando si trova da chi essere amati . E la speranzadi ogni incontro .

Il mio incontro con la Madonna - presenza di una per-sona e non una statua - io l'ho fatto quando dovevo spo-sarmi . Fu proprio allora che lessi sul certificato di battesi-mo: «Antonino, Maria» .

Maria! Ma io non sapevo di chiamarmi Maria!Era stato un secondo nome, dato dai miei genitori, e di-

menticato sul registro della parrocchia .Maria. Ricordo l'emozione, la gioia . Certo, conoscevo

la Madonna, ho sempre amato la Madonna . Ma qui, fuun'altra cosa . Fu come se mi fossi incontrato con una per-sona viva .

Di più: una persona, una ragazza che mi aveva amatoda tempo, senza che io lo sapessi, che mi aveva amato inpura perdita, che mi aveva amato per il bisogno diamarmi .

Da allora, ecco, l'ho presa con me . Proprio come Gio-vanni, il quale la ebbe, quel giorno, da Cristo come ma-dre, e la prese con sé .

L'ho presa con me . Come madre in cui abbandonarmi,ma anche come ragazza della quale mi sono sempre piùinnamorato .

Una ragazza che è cresciuta con me . Compagna, amica,sorella, alla quale si può dire tutto, si può confidare tutto,dalla quale ti aspetti tutto, comprensione, fiducia,coraggio .

Una ragazza che appartiene a Dio, ma di cui Dio non ègeloso . Può appartenere anche alla tua vita . Una ragazzada conoscere. Il segreto desiderio . Il meglio di noi stessi .Una ragazza da amare .

Sì, che ci si debba innamorare di Maria è fatale . Capitaun giorno o l'altro . A tutti .

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8 • l GENNAIO 1986

obiettivo!Siamo certi di dare voce aisentimenti ed alle aspirazionidi tutti i giovani della terrache anelano la pace e perquesto Vi chiediamo di noncompromettere la nostrasperanza e di non permetteremai una guerra che sarebbefatale all'intera umanità .Anzi, Vi chiediamo di usarei mezzi di cui disponete perestinguere i focolai di guerraancora accesi in varie zonedel mondo; di potenziare almassimo tutti gli organismiinternazionali esistenti e diavviare a tutti i livelli azioniconcrete che tendano acostruire positivamentel'unità fra tutti i popoli .Lavoriamo per la pace neiPaesi in cui esiste unaviolenza manifesta (MedioOriente, Centro-America,Sud Africa, Irlanda delNord); per la riduzione dellevaste disuguaglianze socialinei Paesi del Sud Africa,Filippine, ecc . ; allacostruzione di un dialogoreale fra le diverse religioni ei non credenti ; perché i Paesidel Nord del mondo siaprano a favorire le zonedepresse; per eliminare lepiaghe di ogniemarginazione .Nella fiducia che la Vostraconferenza abbia un esitodecisivo e superiore alleaspettative, Vi rinnoviamo inostri auguri e l'impegno aseguirVi anche con le nostrepreghiere» .

Aperto il processo per ilcardinale Guarino

1 10 novembre 1985 èstato solennementeaperto il processo

diocesano che si spera possaportare il cardinale GiuseppeGuarino agli onori deglialtari . La cerimonia si èsvolta a Messina, diocesinella quale fu arcivescovodal 1875 fino alla morteavvenuta il 21 settembre1897. Il Guarino fu uncarissimo sostenitore di SanGiovanni Bosco del qualeammirò il metodo e lospirito . Cooperatoresalesiano egli stesso si

Nelle foto :La relazione di MonsignorAmoroso e i vescovi presentidurante la concelebrazione

impegnò moltissimo per ladiffusione dell'operasalesiana in Sicilia . Allasolenne apertura delprocesso hanno assistito gliarcivescovi di Messina e diSiracusa, Ignazio Cannavò eLauricella, i vescovi diCaltagirone e Caltanissetta,Mondello e Garzia ed ilvescovo ausiliare di Messina,il salesiano monsignorAmoroso che ha anchetenuto per l'occasione unarelazione sulla spiritualità delGuarino .Particolarmente impegnate alprocesso sono le SuoreApostole della SacraFamiglia fondate dallo stessocardinale .

Un mese tutto giovane

uestamanifestazione conla qualeintendiamo dare il

nostro contributo all'AnnoInternazionale dellaGioventù, faccia rinascerenei grandi il desiderio dirinnovarsi nel cuore e nellamente per essere capaci di"sentire" con i giovani peraiutarli a costruire unmondo più buono e piùgiusto . . . » . Con questoaugurio don AntonioPetrosino, direttore delBorgo Ragazzi Don Bosco diRoma ha aperto «30 giornigiovani», una

manifestazione di «dibattiti,musica, sport» che si èsviluppata per il mese didicembre 1985 . L'iniziativasi è aperta con una tavolarotonda che ha vistol'onorevole Silvia Costa, ilsindacalista Luciano diPietrantonio e la sociologasuor Enrica Rosannacoordinati dal giornalistaAngelo Paoluzi rispondere atutta una serie di domandesul tema «Questi nostrigiovani» . Dal I' dicembrepoi è stato tutto unsusseguirsi di iniziative :concerto di mandolini direttodal M° Agostino Dibiagio,campionati vari, incontrocon lo scrittore DomenicoVolpi, incontro con medici,psicologi e optometristi su«Salute e apprendimento deinostri figli», incontro su :«Volontariato a Roma»,festival dei complessi,dibattito su «Sport era bellopartecipare» con MarioPennacchia, Carlo Longhi,Antonio Martinelli, CarloPelonzi .

'GIORNIGIOVANIdicembre 1985

L'opuscolo e unadesivo dellamanifestazione

quattro settimaned, dibattiti

musica e Sport

trereta~rnígíowní~sr~e nH~ai Ian Nus

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VITA SALESIANA

La strenna

LAICI NELLA FAMIGLIASALESIANAUna presenza che s'allarga semprepiù. La tradizione di Don Bosco.L'originalità salesiana .La strenna 1986.

E un fatto riconosciutoche oggi la presenza del laico nelleopere, presenze e attività della Con-gregazione salesiana nel mondo, èdiventata consistente, decisiva e ric-ca di richiami ecclesiali e vocazio-nali .Per citare un esempio valido,

prendiamo il 2° Congresso mondia-le dei Cooperatori Salesiani, cele-brato a Roma dal 28 ottobre al 4novembre 1985 ; è stato un avveni-mento che ha coinvolto tutti i grup-

pi della Famiglia di Don Bosco, sindal primo momento della sua con-vocazione, nel lungo iter, nella scel-ta dei partecipanti, dei temi di stu-dio, l'organizzazione, fino alla suacelebrazione e chiusura. La quasitotalità dei membri di questa Asso-ciazione sono laici .

Oggi la vita di questa Associazio-ne si muove tra la storia di San Gio-vanni Bosco e della CongregazioneSalesiana e l'applicazione della ec-clesiologia e della teologia del laica-

I GENNAIO 1986 - 9

I L'Aula del2° CongressoMondiale Cooperatori

to del Concilio Vaticano II .Questa presa di coscienza sul lai-

cato in generale, come verso i prin-cipali gruppi laicali d'ispirazione sa-lesiana, è una corrente di convinzio-ni e di atteggiamenti che special-mente in questi ultimi 20 anni ha oc-cupato la riflessione e il rinnova-mento dei diversi istituti che fannoparte della Famiglia Salesiana .

E non può essere altrimenti ; di-fatti la fedeltà a Don Bosco nonpuò non essere allo stesso tempo fe-

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deltà alla Chiesa, che orienta e fa vi-vo il coinvolgimento dei laici nellamissione di salvezza .

Credo che non sia sufficiente oggisostenere l'idea che i laici sono pe-netrati nell'attività e nelle responsa-bilità di servizi all'interno degli isti-tuti di radice salesiana : per mancan-za di vocazioni religiose, o a motivodi supplenza, o per l'espansionequantitativa delle opere .

Più conveniente sarebbe il caso disottolineare «il fenomeno salesia-no» che prende slancio dallo stessooperare di Don Bosco : sacerdoti,laici consacrati e laici non consacra-ti, nel loro insieme, rispondono aduna idea originale dello stesso DonBosco : la Famiglia Salesiana . Difat-ti «la Famiglia Salesiana è un fattostorico che ha origine da Don Boscoe va quindi studiata nelle intenzionie attuazioni del suo fondatore, enon soltanto come fatto globale nelsuo senso di un'esperienza spiritua-le vissuta dai vari gruppi, ma anchecome fatto specifico, cioè come mo-do con cui, secondo le intenzionali-tà del fondatore, doveva essere vis-suto dall'insieme dei gruppi . Essacomporta una serie di relazioni tra isuoi gruppi .

Don Bosco fin dal primo momen-to ha integrato i laici, come compo-nente fondamentale della sua mis-sione e della sua spiritualità, nel ser-

vizio ai giovani poveri e abbando-nati: «apostolo nato e suscitatore diapostoli, Don Bosco divinò, or è unsecolo, con l'intuizione del genio edella santità, quella che doveva es-sere più tardi nel mondo cattolico lamobilitazione del laicato . . . Coope-ratori salesiani, ausiliari efficacissi-mi dell'Azione Cattolica . . . nuovoprovvidenziale movimento del lai-cato cattolico . . . intimamente im-pregnato dello Spirito salesiano . . .uomini e donne che attuano l'idealesalesiano . . . » (così parlava Pio XIIil 12 settembre 1952, al Convegnointernazionale dei Cooperatori sale-siani che celebrava il 75° della suafondazione .Don Bosco stesso nella prima

conferenza ai cooperatori di Torinonel 1878, così li descriveva: «Eraproprio la Divina Provvidenza cheli mandava e per mezzo loro il beneandò moltiplicandosi . Questi primicooperatori salesiani, sia ecclesiasti-ci che secolari, non guardavano adisagi e a fatiche, ma vedendo comemolti giovani discoli si riducesseronella via della virtù, sacrificavanose stessi per la salvezza degli altri .Molti io ne vidi lasciare ogni como-dità delle loro case e venire non solo

II regolatore del CongressoAntonio Garcia Vera

tutte le domeniche, ma anche tutti igiorni della quaresima, e ad un'orache li disagiava moltissimo, ma cheera più comoda per i ragazzi, a fareil catechismo .

Vidi anche nella stagione inverna-le scendere ogni sera in Valdoccoper vie e sentieri dirupati, pericolo-si, coperti di neve e di ghiaccio perfare scuola nelle classi che manca-vano di maestro, impiegandovi ilmaggior tempo possibile» .

Questa eredità lasciata da DonBosco si è fatta tradizione, esperien-za, testimonianza, santità condivi-se, coscienza di appartenere alla Fa-miglia Salesiana ed impegno rinno-vato in tanti laici nel mondo, chehanno saputo accogliere ed incarna-re nella propria realtà secolare e ec-clesiale, questo stile e programma divita. Specialmente dal Capitolo Ge-nerale speciale (1971-72), la Con-gregazione Salesiana vede nel coo-peratore un «vero salesiano nelmondo», cioè un cristiano laico osacerdote, che - senza i vincoli deivoti religiosi - realizza la propriavocazione alla santità impegnandosiin una missione giovanile popolaresecondo lo spirito di Don Bosco, alservizio della Chiesa locale e in co-munione con la Congregazione Sa-lesiana» .

È questa la realtà veramente rin-novatrice di cui dobbiamo prenderecoscienza sul serio, se vogliamopensare ad un rilancio vero e impe-gnativo dei Cooperatori . Ci vuoleun cambio radicale di mentalità atutti i livelli (Dichiarazione del Ca,,pitolo Generale speciale sui Coopratori, dicembre 1971) .

Questa"stessa intenzione di rinno-vàmento sarà mantenuta al momen-.td del Capitolo`=-Generale 2U, del1977-78 ; difatti, riferendosi ai coo-peratori e a quegli ex allievi che connoi sono i portatori della volontàdel fondatore e mettono a frutto leindispensabili varietà dei ministeriper il compimento dell'unica mis-sione . . . ci muoviamo con interesse«a formare e a vincolare» questifratelli laici per assicurare più effi-cacemente la salvezza della gioventù(CG 21, n . 73). E più avanti insistelo stesso Capitolo Generale : «questiex allievi e cooperatori sono per essi(collaboratori laici) un modelloconcreto di stile e di spirito salesia-

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no . Associarli all'opera di forma-zione e di animazione dei collabora-tori laici, com'era già pensiero diDon Bosco, garantisce che il siste-ma preventivo non rischi di perderela sua identità salesiana e la sua effi-cacia evangelizzatrice» (CG 21,n . 74) .

Quando i collaboratori laici sonocristiani convinti, la loro presenzamette i giovani di fronte a una gam-ma più completa di modelli di vitacristiana, dà maggiori possibilità aiSalesiani di spendersi nel loro cam-po specifico di animatori e permetteun dialogo più vasto e aggiornatocon i problemi della famiglia e dellaprofessione (CG 21, n . 77) .

La presenza dei laici nella Fami-glia Salesiana verrà ancora più pre-cisata quando nel contesto costitu-zionale del 1984, all'articolo 5° saràoperata la distinzione tra il «vastomovimento» di persone che in varimodi operano per la salvezza dellagioventù, e traggono origine di ispi-razione da don Bosco, e i gruppi(religiosi e laici) che, in base ad unavocazione specifica, vivono lo spiri-to salesiano in comunione tra di lo-ro continuando la missione da luiiniziata .

Riguardo all'appartenenza degliex allievi alla Famiglia Salesiana, ilCapitolo Generale 22° afferma chevi appartengono «per l'educazionericevuta e la loro appartenenza è più

Madre Marinella Castagno,Superiora Generale FMAe don Egidio Viganò in aperturadei lavori

stretta quando si impegnano a par-tecipare alla missione salesiana nelmondo» (Sussidi alle Costituzioni eRegolamenti, 1984, p . 24) .

Sui laici che collaborano all'ope-ra salesiana, oltre a sottolineare,nella prospettiva del Vaticano Il,l'importanza della loro presenzanella nostra missione, il CapitoloGenerale 22° ha voluto tracciare ilcammino del loro progressivo impe-gno nel condividere questa missio-ne, fino ad accogliere l'invito a di-ventare membri della Famiglia Sale-siana (Sussidi, p . 51) .

Il dinamismo promosso dal rin-novamento conciliare è penetratoquindi nel rinnovamento della Fa-miglia Salesiana . Difatti, tutti i testiche si riferiscono in modo particola-re ai laici, tengono conto che «lospirito Santo rende oggi sempre piùconsapevoli i laici della loro respon-sabilità e dovunque li stimola a met-tersi a servizio di Cristo e dellaChiesa» (AA, 1) .

Le associazioni salesiane secolari,nell'aggiornamento dei testi cheguidano la loro vita, hanno accolto,nei loro congressi e convegni, l'invi-to del Concilio, affinché «con la lo-ro competenza nelle profonde disci-pline e con la loro attività, elevata

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intrinsecamente dalla grazia di Cri-sto, portino efficacemente l'operaloro, perché i beni creati, secondol'ordine del Creatore e la luce delsuo Verbo, siano fatti progrediredal lavoro umano, dalla tecnica edalla civile cultura per l'utilità ditutti assolutamente gli uomini e sia-no tra loro più convenientementedistribuiti e, nella loro misura, por-tino al progresso universale nella li-bertà umana e cristiana» (LG 36) .

Il rinnovamento conciliare e spe-cialmente salesiano accettato e vis-suto dai laici della Famiglia, apredelle prospettive interessanti e am-pie che dalla propria situazione divita culturale, secolare ed ecclesialesi estende nell'opera di collabora-zione che questi vogliono offrire aiPastori delle Chiese particolari, co-me contributo al lavoro pastoraled'insieme .

Praticamente, religiosi e laicis'impegnano per portare avanti ununico e attivo progetto apostolico :la salvezza dei giovani . Il richiamoalla Famiglia Salesiana avrà sempreuna dimensione ecclesiale dal mo-mento che «nella Chiesa particolaresi trova il posto più adeguato e piùfecondo per la crescita di una comu-nione pratica e fattiva tra i varigruppi della Famiglia ; questa ha bi-sogno di crescere nel tessuto opera-tivo di base, nella capillarità degliapporti ecclesiali, nel coinvolgimen-to di una pastorale d'insieme nellacomunione, nella testimonianza enelle iniziative locali» (Don EgidioViganò, discorso di chiusura delCapitolo Generale 22°, 12 maggio1984, n. 77) .

Un altro aspetto che si può sotto-lineare sul rapporto laici e FamigliaSalesiana, è l'intenso dialogo con ilmondo, specialmente giovanile .Precisamente i laici per la loro com-petenza professionale e per la lorosituazione secolare possono pene-trare i dinamismi e strutture dellenostre culture che condizionano icambiamenti sociali e politici . Que-sto incontro con le realtà temporali,implicite specialmente per i laici sa-lesiani, una vera sfida al loro patri-monio spirituale e alle loro convin-zioni evangeliche; ogni giorno pos-sono vivere delle emergenze chescuotono e sollecitano la loro agilitàdi servizio e la loro incisività Sale-

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ILa rappresentanza della FamigliaSalesiana al Congresso .(In primo piano il presidentemondiale degli Exailievidott. Giuseppe Castelli)

siana di sensibilità per i giovani po-veri e bisognosi . Certamente la co-munione fraterna tra i gruppi e isti-tuti della Famiglia Salesiana, faràmaturare intenzioni e impegni laica-li che si convertiranno in capacità diincarnare il Vangelo e di testimonia-re Gesù Cristo all'interno della con-vivenza di ogni giorno .

Certo che l'importanza dell'im-pegno dei laici, esige da parte dei re-ligiosi salesiani una fraterna e solle-cita assistenza formativa, spiritualeed apostolica, affinché quegli sforziraggiungano i destinatari della mis-sione della Chiesa nel mondo, spe-cialmente i giovani . Tutte le formedi apostolato oggi hanno bisogno diuna forte spinta e costante nutri-mento spirituale . L'originalità cari-smatica vissuta da Don Bosco vatrasmessa con ricchezza di santità edi esperienza apostolica in tutte leespressioni laicali del suo «vastomovimento» al servizio dei giovani .La operatività della carità vissutacol cuore oratoriano richiede eserci-zio di comunione, di condivisione,di generoso contributo fraterno .

Un altro aspetto che si può sotto-lineare nel servizio del laico salesia-no e che è connaturale della spiri-tualità di Don Bosco, è la percezio-

ne dei segni dei tempi, la sensibilitàstorica di fronte ai grandi problemiche commuovono la società . Lo spi-rito salesiano che anima l'apostola-to, sollecita e farà attenzione all'e-sercizio di un vero discernimentonella carità pratica per accertarel'intervento da offrire al mondo,come impegno evangelico . L'inten-

∎ L'intervento didon Sergio Cuevas

sità della fede, la disponibilità nellasperanza, insieme alla riflessione eagli orientamenti della Chiesa, sa-ranno una base sicura per un discer-nimento serio e responsabile .

D'altra parte ha ragione Don Bo-sco quando insiste nell'unità delleforze quando si tratta di operare ilbene. E precisamente questa con-vinzione lo ha portato ad interessa-re tante persone, nelle più svariatesituazioni per integrare un ampiomovimento (gli amici di Don Bosco)per offrire il contributo alla salvez-za dei giovani . La «cooperazione»inventata da Don Bosco è un impe-gno umanitario e cristiano che nonesclude nessuna buona volontà .Proprio oggi quando nella societàemergono tanti fronti di novità, chisi ispira a Don Bosco, dalla simpa-tia ampia all'interesse di collabora-re, fino all'impegno programmatodi servire, troverà posto nel vastomovimento salesiano .

È nella intenzione profonda di ta-le comunione (religiosi e laici) cheDon Bosco, prima del Concilio, ciha pensati insieme appunto per la-vorare nel mondo : era mosso dalsuo cuore apostolico ; era guidatoda una sensibile concretezza storica ;si sentiva chiamato a rispondere allesfide del secolo, ascoltato soprattut-to attraverso il grido di giovani . Perquesto iniziò l'opera degli Oratori,l'impegno per le Missioni, la curadelle vocazioni, la difesa e la purifi-cazione della religiosità popolare .Voleva collaborare al bene della so-cietà umana : «dalla buona o catti-va educazione della gioventù, dice-va, dipende un buono o triste avve-nire ai costumi della società» (DonE. Viganò, discorso di chiusura del2° Congresso mondiale dei Coope-ratori Salesiani, 4 novembre 1985) .

Lungo l'anno 1986, questi ed altriaspetti che riguardano il laico sale-siano saranno approfonditi, comeun modo di far conoscere e di ren-dere operativa la strenna del nostroRettor Maggiore: «Promuoviamola vocazione del laico al servizio deigiovani nello spirito di Don Bo-sco» .

Sergio CuevasConsigliere Generale

per la Famiglia Salesianae per la Comunicazione Sociale

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VITA SALESIANA

Cooperatori

UN'ONU SALESIANA PERLA CARTA D'IDENTITÀ

Il Congresso di Roma. Approvatoil nuovo regolamento. Le parole didon Viganò. L'entusiasmo deipartecipanti.

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Per i trecento parteci-panti al Congresso mondiale deiCooperatori salesiani non sarà faci-le dimenticare .

Duecentoventi laici e ottanta reli-giosi di 42 Nazioni - quasi l'ONU!- in rappresentanza di 38.402 ade-renti all'Associazione ed organizza-ti in 1385 centri, hanno dato vita aRoma dal 29 ottobre al 4 novembre1985 ad un appassionato tour deforce per preparare un nuovo rego-lamento associativo . Lo stesso ret-tor maggiore, don Egidio Viganò,ha voluto dare un pubblico ricono-scimento al lavoro svolto dai con-gressisti quando nell'intervento

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conclusivo ha loro detto: «Mi con-gratulo assai per il lavoro fatto . Èquesta la tappa più arricchente nellarielaborazione postconciliare della"carta d'identità" dell'Associazio-ne Cooperatori . Ne risulterà un te-sto di benefico interesse per tutta laFamiglia Salesiana» . Un bel lavoroinsomma che può lasciare soddi-sfatti il consigliere generale per laFamiglia Salesiana don Sergio Cue-vas, don Mario Cogliandro, delega-to centrale per gli stessi cooperatori,Antonio García Vera, regolatoredel Congresso nominato personal-mente dal Rettor Maggiore, nonchétutto quel piccolo esercito che oraper competenze particolari, ora permandato associativo, ora per dispo-nibilità propria ha contribuito allariuscita dell'insieme .

Le giornate di Roma hanno coro-nato il lungo cammino di un dibatti-to partito nei centri locali e svilup-pato via via nelle sedi ispettoriali enazionali . I partecipanti al Congres-so sono stati i portatori delle propo-ste della base dunque nonché dellenumerose e varie esperienze che inessa fermentano : attività per giova-ni in difficoltà, impegno missiona-

rio, doposcuola, oratori, impegnosociale .

I Cooperatori hanno dato sempregrande importanza al loro regola-mento anche perché il primo fu pre-parato per loro proprio da San Gio-vanni Bosco ; il regolamento è statosempre un riferimento per l'interaassociazione e la formazione degliaderenti . Da qui l'importanza diquesto II Congresso mondiale .

E del resto non si sarebbe potutofare diversamente dal momento chei cooperatori i loro congressi mon-diali li hanno svolti sempre con im-pegno e solennità . Si pensi che ilprimo congresso tenuto a Bolognanel 1895 fu un avvenimento che in-teressò l'intera Chiesa italiana e lostesso anticlericale Governo nazio-nale .

Il Congresso celebrato in autun-no tuttavia non ha voluto riallac-ciarsi alla serie dei grandi congressiche mobilitarono masse ma a quellodel 1976 allorché l'Associazionedietro la spinta del Concilio e di donLuigi Ricceri rettor maggiore deltempo decise un forte rinnovamen-to. Le attese non sembra siano statedeluse .

Impegno apostolico del coopera-tore salesiano, suo patrimonio spiri-tuale, organizzazione dell'Associa-zione, appartenenza alla FamigliaSalesiana, formazione dei propriaderenti : ecco alcuni dei temi attor-no ai quali si è articolato il dibattitoassembleare e per gruppi linguisticiin giornate caratterizzate da parteci-pazione e familiarità .

Il Congresso sin dall'inizio è statoseguito attentamente dal RettorMaggiore dei Salesiani mentre per leFiglie di Maria Ausiliatrice, dopoun saluto della stessa Superiora ge-nerale Madre Marinella Castagno lasera dell'apertura (29 ottobre 1985)ha seguito i lavori la vicaria genera-le Madre Letón Maria del Pilàr chein un intervento ha sottolineato ilparticolare contributo che le Figliedi Maria Ausiliatrice intendono da-re allo sviluppo della devozione ma-riana . Del resto sempre in aperturadon Viganò a tal proposito avevadetto : «Don Bosco fu suscitato dal-lo Spirito del Signore, con l'inter-vento materno di Maria», per darvita a « un vasto movimento di per-sone che, in vari modi, operano perla salvezza della gioventù» .

Presenti anche altri rappresentan-ti della Famiglia Salesiana (ex allie-ve e ex allievi, Volontarie di DonBosco, Salesiane Oblate, Apostoledella S . Famiglia) .

Le concelebrazioni poi presiedutedai cardinali Rosalio J . Castillo La-ra e Alfons Stikler, dagli arcivescoviVincenzo Fagiolo e Antonio MariaJavierre Ortas assieme all'udienzadel mercoledì 30 ottobre di Giovan-ni Paolo II hanno dato al tutto unsignificato solennemente ecclesiale .Particolarmente gradita poi è statala presenza di don Luigi Ricceri .

In attesa che il Regolamento, vo-tato dall'Assemblea congressuale,venga approvato e promulgato dalRettor Maggiore e dalla Santa Sedeval la pena richiamare qui alcunicontenuti tratti dagli interventi didon Egidio Viganò .

ndole operativaDon Bosco, ha detto il Rettor

Maggiore, amava insistere sul carat-tere operativo dell'essere coopera-

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tore. «Oltre a pregare - era solitodire il Santo - che non deve man-care mai, bisogna operare, intensa-mente operare, se no si corre allarovina» .

Può essere interessante - ha det-to don Viganò - notare che sonodue i principali stimoli di azione chelo mossero a questa sua irrinuncia-bile ricerca di collaboratori : innan-zitutto l'Opera degli Oratori natanegli anni 40 e poi, all'inizio dell'u-niversalizzazione del suo progettonel 1875, le Missioni tra i popolinon cristiani . Queste due iniziativefaticose, l'Oratorio e le Missioni,costituiscono la prima frontiera delsuo operare ecclesiale : sono e ri-mangono davvero gli avampostidella concretezza e della genuinitàdell'attività salesiana . Penso cheancor oggi e sempre i gruppi dellanostra Famiglia fioriranno mentrecurino, in fedeltà a Don Bosco, il«cuore oratoriano » e la «fiammamissionaria» .

«Voleva - ha proseguito ancoradon Viganò nel suo intervento in-troduttivo - che i Cooperatori e imembri della sua Famiglia fosserodei discepoli di Cristo contrassegna-ti dal dono della predilezione verso igiovani più bisognosi, che apparis-sero come testimoni coraggiosi della

fede tra la gente modesta, che desi-derassero di essere collaboratoridell'edificazione del Regno oltre iconfini della loro patria, e portatoridi speranza e di futuro nella Chiesaper la loro specifica pedagogia vo-cazionale .

Questo suo concreto proposito diazione ecclesiale, proprio dell'ope-ratore salesiano, può venir riassun-to in quattro parole-chiavi : Orato-rio, Missioni, Vocazioni, Religiosi-tà popolare . Sono grandi piste, as-sai pratiche ed esigenti, per rilancia-re anche oggi l'azione dei Salesiani,delle Figlie di Maria Ausiliatrice edei Cooperatori .

Due urgenze

Dopo avere offerto all'Assem-blea alcune considerazioni di fondosul significato della dimensione se-colare nella Famiglia Salesiana ilRettor Maggiore ha voluto indicareall'Associazione due «urgenze»particolarmente significative checertamente il nuovo regolamentofarà proprie .

«La prima è l'incremento da par-te di tutti di questa provvidenziale"Associazione" che Don Bosco

1 GENNAIO 1986 - 15

considerava come una delle colonneportanti della sua missione nel mon-do: "una Associazione per noi im-portantissima - affermava -, cheè l'anima della nostra Congregazio-ne (i Consacrati!), e che ci serve dilegame a operare il bene, d'accordoe con l'aiuto dei buoni fedeli chevivono nel secolo" (cf Atti Capi-tolo Generale 19°, ACS n . 244,pag. 155) .

Egli affermava con convinzione,nel luglio del 1886 : "I Cooperatorisaranno quelli che aiuteranno a pro-muovere lo spirito cattolico . Saràuna mia utopia, ma io la tengo . Piùla Santa Sede sarà bersagliata, piùdai Cooperatori sarà esaltata ; più lamiscredenza in ogni lato va crescen-do e più i Cooperatori alzeranno lu-minosa la fiaccola della loro fedeoperativa" (MB 18, 161) .

Dobbiamo saper ottenere, con losforzo di tutti, che questo gruppodella Famiglia Salesiana sia l'e-spressione più avanzata e penetran-te della nostra "dimensione seco-lare" .

È una sfida esaltante e magnani-mamente ecclesiale; la sua promo-zione ci renderà più influentisocialmente .

La seconda è il dovere di forma-zione : urge coltivare in ogni grup-po, con la fraterna collaborazionedegli altri, la vitalità e la crescitadella carità pastorale .

È, questo, un proposito priorita-rio: l'aggiornata formazione in tuttiallo spirito di Don Bosco . Dalla suagenuina qualità fiorirà una più agileinventiva e un più deciso coraggioapostolico in risposta alle incalzantiinterpellanze dei tempi» .

Trarre le somme di un congressoè sempre arduo, specialmente quan-do questo non si conclude con deivoti come nel nostro caso . Quandoil Regolamento sarà in mano adogni cooperatore forse si potrà diredi più . Da esso tuttavia e soprattut-to dagli interventi del Rettor Mag-giore scaturisce uno stimolo che peri Cooperatori - terza fondazionedi Don Bosco - sa non soltanto diparticolare indicazione ma di veroprogramma associativo ed ecclesia-le. Azione, dunque . Co-operazione :non solo con Don Bosco ma con laChiesa e il mondo .

o

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REPORTAGE

16 • 1 GENNAIO 1986

Madagascar/Tulear

GIV DAI COLLIE VITTI NA CROZZAAL TROPICOVerso il sud dell'isola.I Vezo.Evangelizzare nella brousse.

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-Sul tropico del Capri-corno dove i raggi solari cadonoverticalmente rispetto al solstiziod'estate e al solstizio d'inverno, asud del Madagascar, trovo Tulear .

Vi sono giunto - con partenzada Tanà - su un aereo delle lineemalgascie e dopo una sosta a FortDauphin dove nel 1642 il franceseEtienne de Flacourt, costretto adabbandonare l'isola per le reazionidella gente di fronte all'«invasorebianco» eresse una stele incidendovisopra: cave ab incolis che tradottosignifica : stai attento agli abitantidel luogo .

A Tulear incontro tre dei sei sale-siani che l'Ispettoria della Sicilia hainviato in Madagascar come propriocontributo al Progetto Africa: donVittorio Costanzo, don Paolo Lon-go ed il salesiano coadiutore signorPaolo Sapienza ; gli altri avrò mododi incontrarli successivamente .Tulear è una città capoluogo di

provincia e centro diocesano : vigravitano circa ottantamila abitantiin massima parte di religione animi-sta e islamica ; i cristiani, suddivisiin protestanti e cattolici, sono pocomeno del 2010 .

L'aspetto di Tulear centro è mo-derno ed a tratti anche elegante conuna spruzzatina di gusto francesesebbene i segni dell'attuale carenzaamministrativa siano evidenti dap-pertutto .

Il porto, la pesca, alcune indu-strie tessili nel settore cotoniero so-no le principali risorse economiche .

Ma ciò che ha reso Tulear famosain tutto il mondo sono le sue splen-dide conchiglie delle quali esiste unmuseo ed un caratteristico mercatodove è d'uso prima dell'acquisto,contrattare .

«I molluschi marini di questa re-gione - annota lo studioso GianCarlo Ligabue - si distinguono per

l'intensità e le variazioni cromatichedelle loro livree, dovuti alla luce e alcolore particolarmente intensi nelMadagascar . Lungo i cinquemilachilometri del perimetro litoralemalgascio sono reperibili circa mil-leduecento specie note di molluschimarini» .

La presenza a Tulear di almenoventiquattromila studenti ed il fattoche il quaranta per cento della suapopolazione ha meno di quattordicianni sono elementi più che suffi-cienti per giustificarvi una presenzasalesiana .Ed i figli di Don Bosco vi sono

giunti nel dicembre del 1981 accoltigioiosamente dal vescovo della cittàmonsignor Renè Rakotondrabe cheha subito loro affidato una parroc-chia nella zona di Mahavatse e bendue distretti a circa ottanta chilome-tri dal capoluogo .

La parrocchia di Tulear è una diquelle che nella tipologia sociologi-ca europea verrebbe definita diperiferia .

In realtà il suo territorio arrivafin verso il centro della città svilup-pandosi lungo la linea del porto edella spiaggia dove fanno bella mo-stra di sé alcune laka, caratteristicheimbarcazioni a bilanciere .

Una passeggiata al tramonto sul-la battigia del mare di Tulear inmezzo alle qui ancora sacre man-grovie, con all'orizzonte, lungo ilCanale di Mozambico, la barrieracorallina ed i villaggi della baia di S .Agostino, rappresenta indubbia-mente uno spettacolo di rara bel-lezza .

In compagnia di don Paolo Lon-go e di un gruppo di ragazzini delsuo oratorio che non si stancavanodi cantare «Giù dai colli», «Vitti'na crozza» (ndr . pezzo classico difolk siciliano) ed altri canti italiani,ho visitato buona parte del territo-

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rio parrocchiale rendendomi conto,ancora una volta, che non sempreallo splendore del paesaggio s'ac-compagna lo star bene della gente ealla povertà dell'habitat la cattive-ria dei suoi abitanti .

Il territorio di Tulear è abitato inbuona parte dalla tribù dei Vezo,una tribù che vive soprattutto di at-tività marinare ma che non disde-gna l'impegno nei campi .

Una antica leggenda racconta cheun giorno un pescatore uscì in marecon la sua laka, incontrò una sirenacon il volto di donna e se ne inna-morò . Chiese di sposarla ma, avu-tone un rifiuto, con la violenza se laportò a terra, nella sua capanna frale mangrovie .

Da questa unione nacque un fi-glio e dopo qualche tempo il padre,uscendo a pesca, lo portò in mareinsieme alla sirena che si rituffò frale onde e scomparve per sempre .Padre e figlio tornarono piangential loro villaggio e di qui ebbe origi-ne la gente Vezo .

Leggenda o no ancor'oggi in que-sta parte del Canale di Mozambicosi piange : fioriscono piante sacre,proibizioni e riti magici mentre dila-gano le malattie del paludismo edell'alcolismo favorite da condizio-ni socio-sanitarie veramente preoc-cupanti .

Migliaia di persone abitano ba-racche e capanne costruite su terrenimalsani ed acquitrinosi periodica-mente invase dalle acque salmastredel mare che, se da un lato con i rit-mi della marea, rendono praticabilealle grosse navi il molo del porto,dall'altro lato, con il loro carico dicarcasse d'animali morti, di parassi-ti e rifiuti d'ogni genere, rendonosempre più precaria l'esistenza degliabitanti .

Eppure sul volto di questi malga-sci c'è dignità e pulizia .

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L'attività parrocchiale dei sale-siani si svolge in collaborazione conla Diocesi ed è orientata su una du-plice direzione : il catecumenato pergli adulti e l'attenzione educativa aigiovani attraverso l'oratorio e la fu-tura scuola professionale .

«Sebbene la nostra parrocchiaabbia molta domanda di sacramen-talizzazione - afferma il direttore-parroco don Vittorio Costanzo -siano restii ad amministrare sacra-menti con facilità perché qui l'ani-mismo ha radici talmente profondeda riemergere anche dopo anni diconversione al cristianesimo» .«Nutriamo - osserva ancora

don Vittorio - molta speranza nel-l'oratorio e nella scuola professio-nale che contiamo di realizzare alpiù presto con l'aiuto della Mise-reor tedesca e dei nostri amici .

Del resto ci siamo anche accortiche qui mancano totalmente strut-ture di formazione al lavoro ma-nuale né esistono officine in gradodi riparare ciò che si guasta . Si assi-ste così spesso al triste spettacolo diuna «povertà sprecona» costretta abuttare una qualsiasi macchina cheper un banale guasto non funzio-na» .

Ed in realtà a guardarli bene i ra-gazzi di Tulear lasciano ben spera-

Don Rosario Vella con unaclasse

re: furbi ed intelligenti come la gen-te del mare e riflessivi come chi èabituato ad orientarsi con le stelle econ i venti, questi ragazzi hanno in-tuito che quel gruppo di religiosigiunti a Mahavatse, sono lì a condi-videre una speranza ed a spartirequell'unico pane che hanno .

A Tulear fanno riferimento an-che i tre salesiani che vivono ad An-kililoaka grosso distretto a circa ot-tanta chilometri verso nord .

Vi giungo a bordo di una Toyotadopo due ore su pista sterrata .

Lungo il tragitto, una sola sosta :ai margini della strada un giovane

® II Coadiutore SalesianoPaolo Sapienza

pescatore offre a prezzo irrisoriodue grosse aragoste appena pescate .«È bene comprarle - dice gongo-lante don Paolo che fa l'economodel gruppo - così facciamo due co-se: un'opera buona per il pescatoreed una cosa utile per la cena di que-sta sera» .

Ankililoaka è un po' come l'oasinel deserto .

Qui giungono cristiani e non incerca di medicine, di cibo, o, co-munque, di conforto .

Qui le suore francesi di S . Pauldes Chartes gestiscono fra l'altrouna preziosa attività ambulatoriale .E da qui che il missionario si spingeverso uno dei tanti villaggi dei qualiè costellato il distretto .Ad Ankililoaka vivono don Gio-

vanni Corselli, don Rosario Vella edon Carmelo Zappalà . Quest'ulti-mo è l'anima del distretto di Ma-nombo, tornando verso sud lungola costa .

Il territorio loro affidato ha undiametro di ottanta chilometri .

Rispetto a Tulear si caratterizzaper un abbassamento del numerodei cristiani, un aumento di difficol-tà pratiche quali ad esempio la man-canza di luce e di acqua, più sempli-cità della gente . In questa sperdutacampagna tropicale vengo a sapere,per averlo visto, che esiste un picco-lo parassita che si insinua facilmen-te, creandovisi una minuscola tana

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QUATTRO CHIACCHIERECON IL VESCOVO DI TULEAR

Monsignor Renè Rakotondrabeè il vescovo della Diocesi di Tu-lear (40 mila chilometri quadratidi superficie e mezzo milione diabitanti) . Ha accolto con moltasimpatia i Salesiani nella suaDiocesi dove lavorano da piùanni Assunzionisti, Gesuiti eFratelli del S. Cuore . Grazie allasua azione discreta ed attentaal centro diocesano c'è moltospirito di collaborazione ed aiu-to . È il presidente della Com-missione Catechistica Naziona-le . Gli abbiamo posto qualchedomanda incontrandolo allaMaison Saint Jean dove vive as-sieme ai suoi collaboratori e do-ve ci ha accolti . Monsignor Re-nè - come affettuosamentetutti lo chiamano - è malga-scio. L'amministrazione dellaDiocesi dal punto di vista eco-nomico è nelle mani degli As-sunzionisti francesi che vi si de-dicano con disinteresse e largagenerosità grazie anche all'aiu-to dei confratelli della Francia .- Monsignore, quando ha

conosciuto i Salesiani?«Li ho incontrati per la prima

volta a Roma nel 1974 e da allo-ra ho sempre desiderato diaverli nella mia diocesi . Dal1981 la loro presenza è una feli-ce realtà» .- Quali sono i principali pro-

blemi per la catechesi giovanilee per la scuola cattolica inMadagascar?

«La catechesi giovanile è lamia principale preoccupazione .lo stesso mi sono messo a pre-parare testi di catechesi giova-nile scrivendo ben cinque libri .

sottocutanea, nei piedi. Lo chiama-no parasy afrika ed è noiosissimoda togliere .

La vita del missionario è fatta dicontinui viaggi e se non fosse statainventata la jeep non soltato gliamericani non avrebbero fatto mol-ta strada in guerra ma anche . . . l'e-vangelizzazione cristiana, certa-mente, ne avrebbe risentito!

Abbiamo anche due scuole dio-cesane per la formazione di ca-techisti ; la prima è per giovanicatechisti sposati che vengonodalla campagna e l'altra per lacittà . Si cerca di dare una for-mazione plurima che abiliti i ca-techisti ad essere non soltantomaestri di fede ma anche pro-motori di sviluppo .

Molta diffusa è la scuola cat-tolica che soffre dal punto di vi-sta economico e soprattutto perl'assoluta mancanza di sbocchilavorativi .

Esistono tentativi di egemo-nizzazione da parte dello Stato?

«Il Governo malgascio nonvorrebbe fare questo anche sequalche suo membro lo deside-rerebbe . Se la statalizzazionedelle scuole significa per lo sta-to assunzione delle difficoltàeconomiche che la scuola cat-tolica ha ben venga questa sta-talizzazione purché la scuolapossa mantenere la sua identitàreligiosa . Noi vogliamo che lagioventù malgascia sia capace

Sono andato anch'io con don Ro-sario Vella in uno di questi villaggidella brousse malgascia .

Lasciata la macchina ai marginidella grande strada sterrata che daAnkililoaka porta a Tulear ci siamoavviati a piedi verso l'interno per al-meno quindici chilometri campi dicotone e torrenti . L'arrivo del mis-sionario al villaggio è stato salutato

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di guardare a Dio . Una stataliz-zazione che non rispetti il plura-lismo e la libertà per noi è ina-cettabile . Qualche anno fa qual-cuno ha preconizzato la finedelle nostre scuole . In realtà es-se sono vive e vegete e la gran-de festa nazionale della scuolacattolica che ripetiamo tutti glianni ha dimostrato a tutti chesiamo anche capaci di mobilita-zione» .

Che differenza passa fra i gio-vani della città e quelli dellabrousse?

I giovani della città sono piùindipendenti rispetto alla fami-glia e alle stesse strutture stata-li . Nella brousse sopravvive be-ne il patriarcato ed una forma didipendenza che facilita anchel'impegno educativo . Spero chemolto possano fare i Salesiani .Ci sarebbe anche spazio per leFiglie di Maria Ausiliatrice chemi dicono essere suore moltobrave e che si accingono ad an-dare nella Diocesi di Ma-hajanga» .

dal suono di una campana o diqualcosa di simile. Da quel momen-to è stato un via vai di persone .

C'è molta semplicità e cordialitàe del resto qui il missionario è vera-mente tutto .

Mon pera, mio marito è malato,dice una anziana vecchietta ;

Mon pera, mia figlia ha partoritoun bambino e suo padre non ne

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vuol sapere, aggiunge una secondadonna; mon pera, mi sono rotto unbraccio e non posso lavorare, co-munica un giovane già padre dimolti figli .

A tutti il missionario dà una me-dicina, suggerisce una parola, fissaun qualcosa .«Akory mon pera», «akory ma

sera»; buongiorno mio caro padre,buon giorno mia cara sorella è il sa-luto che più risuona, con affetto ericonoscenza da queste parti dove ilsacerdote per quanto giovane comeil mio accompagnatore è veramentepadre di tutti e dove una suora perquanto giovane o anziana è sempreuna sorella invocata .

Ho chiesto : - «Qual è la primadifficoltà che si incontra evangeliz-zando nella brousse? » .«Non è - mi hanno risposto -

certamente il rapporto con la gentedalla quale abbiamo imparato l'au-tentico significato del fare acco-glienza . La difficoltà è quella di farpercepire il significato profondodell'essere cristiani . Qui esiste unacultura inveterata ed antica fatta disimboli e miti che condiziona ognicosa» .- E 'dietro questo vostro impe-

gno chi c'è?«Questo è stato veramente mera-

viglioso : dietro di noi sentiamo l'in-

Davanti alla Chiesa di Tulear

tera ispettoria della Sicilia che si facarico delle nostre difficoltà» .- Ma di fronte alla richiesta di

un battesimo non vi viene il sospet-to che questa gente potrebbe chie-derlo perché, in fondo, l'essere cri-stiani qui è sinonimo di sviluppo edi speranza?

«Sì, per qualche cosa . Noi co-munque cerchiamo di aiutare tutti,cristiani e non . Per il resto tuttaviac'è da notare che il convertito al cri-stianesimo deve fare realmente unenorme sforzo perché la sua culturanon lo aiuta.- Ma, guardando alla vostra

azione non pensate d'essere più di-stributori di latte e medicine che diParola di Dio e catechesi?

«Per noi - risponde don Vellaper tutti - è normale aiutare questagente che è povera dal punto di vistamateriale ed è normale parlare lorodi un Dio che non conoscono ed èquesta una povertà maggiore .

Noi non ci poniamo problemi diteologia pastorale ma cerchiamo divivere insieme aprendoci noi con lo-ro al progetto di Dio» .

Questa è la vita salesiana nellabrousse malgascia dove - in man-

canza di luci artificiali - la sera an-che il cielo diventa più trapunto distelle e tutto ciò avviene a otto milachilometri di distanza dall'Italia .

C'è qualcuno, prima e dopo dime, che è andato a trovare questisalesiani . Sono ragazzi e ragazze,giovani e adulti ; sono andati per da-re una mano e per qualche settima-na. Prima di rientrare un gruppol'estate 1985 ha scritto : «Domenicaprimo settembre partenza da Tu-lear. È stato un distacco straziante,perché sentivamo di lasciare unaparte di noi stessi in questa terra checi aveva affascinati e riempiti digioia. Abbiamo trascorso gli ultimigiorni con la coscienza di chi sa dilasciare un popolo meraviglioso .Un popolo che, pur se vive nella piùprofonda miseria è felice . Un popo-lo padrone del proprio tempo, chenon si fa travolgere dagli avveni-menti, ma sa dominarli . Un popoloche non ha paura della morte, maanzi la vive come la festa dell'iniziodella vera vita . Un popolo che sapregare, che ha il senso della litur-gia vissuta come azione corale perlodare Dio, Padre Figlio e Spirito .Insomma un popolo che ci ha inse-gnato molto» .

Giuseppe Costa4 . Continua

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VITA ECCLESIALE

Giornata della Pace

NORD-SUD,EST-OVEST:UNA SOLAPACERicorre la XIX Giornata.Un itinerario pedagogico peruna cultura della pace.Dalla «Populorum Progressio»ad oggi.

I Murales di bambini aFrancoforte(Foto Springhetti)

Bambini giocano su unmonumento militare aFrancoforte (Foto Springhetti)

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È stato considerato unavvenimento di portata mondiale ilvertice svoltosi a Ginevra il 19 e 20novembre scorsi fra il Presidentedegli Stati Uniti, Ronald Reagan, eil Segretario generale del Partito co-munista dell'URSS, Mikhail Gor-baciov. Gli osservatori avevano ra-gione di pensarla in questo modoperché lì sono passati molti proble-mi relativi alla pace e alla guerra .Molti, non tutti . Dal tavolo degli in-teressi dei due cosiddetti «Grandi»era assente il mondo dei poveri . Fratante questioni affrontate, neppureuna parola - ripetiamo: neppureuna - sui tre quarti dell'umanità(più di tre miliardi di uomini) chenon mangia a sufficienza nel mi-gliore dei casi, e vive per lo più incondizioni di spaventosa miseriamateriale e morale .

Quindi a Ginevra si è parlato dei

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rapporti Est-Ovest - potenza mili-tare, progetti di difesa e offesa,equilibrio del terrore, «limitazione»degli ordigni nucleari - ignorandola dimensione Nord-Sud. Appuntola fame, la miseria, il sottosviluppocronico, le epidemie, le malattie, lamortalità infantile; e l'oppressioneesercitata con le armi dalle potenzemaggiori, le minacce e le pressionipolitiche, l'usura internazionale, lafuga delle intelligenze . Oltre 500 mi-liardi di dollari (la cifra, in lire, nonha quasi più senso : 850 mila miliar-di), con tendenza all'aumento, dispesa militare in tutto il mondo,mentre l'aiuto allo sviluppo non su-pera il 5 per cento di quella cifra,che è pari agli investimenti comples-sivi dei Paesi emergenti (eufemismoper non dire poveri) .

A ricordarci che esistono queiproblemi, fra tanta distrazione, an-cora una volta si leva la voce dellaChiesa, proclamando, nella XIXGiornata mondiale della Pace il l °gennaio del 1986, «La pace, valoresenza confini», e suggerendo, nelloslogan che l'accompagna: «Nord-Sud, Est-Ovest : una sola pace»,l'autentica dimensione globale diuna ricerca di solidarietà .

Sono trascorsi diciannove anni daquando, nel marzo del 1967, Pao-lo VI inviò al mondo uno fra i mag-giori documenti del suo pur riccopontificato: l'Enciclica «Populo-rum Progressio» - «lo sviluppodei popoli» -, che si congiungevain un ponte ideale con quella che nel1963 il suo predecessore GiovanniXXIII aveva dedicato alla «Pacemin Terris» . Alla fine di quello stessoanno Papa Montini indiceva laGiornata mondiale della Pace e daallora ininterrottamente, prima conlui stesso, poi con Giovanni Pao-lo Il, ci si rivolge agli uomini dibuona volontà per esortarli alla pa-ce. E non in modo astratto, ma nel-la concretezza delle urgenze vitali,delle relazioni fondamentali tra gliuomini .

Il tema della XIX Giornata non èdovuto al caso, perché sottolineauno dei nodi del nostro tempo, l'im-possibilità cioè di una coesistenzapacifica che si basi sulla pura e sem-plice rinuncia all'offesa, alla distru-zione e alla morte, e la necessità cheessa vada alla ricerca di un rapporto

più giusto fra gli uomini . 11 divarioNord-Sud costituisce uno scandalodei nostri tempi, almeno altrettantocolpevole del conflitto Est-Ovest abase di minacce atomiche .

Il cristiano non è lì per condanna-re, ma deve sempre gridare alto eforte il proprio coinvolgimento nel-l'opera di giustizia . Sarà «beato»perché «pacifico», non perché siimpegnerà nella lotta di classe,un'altra categoria di violenza che asua volta genera il disprezzo del-l'uomo e dei suoi diritti inalienabilidi creatura di Dio . Sarà «beato»perché «giusto», non perché tra-sformerà in liceità morale i suoi cri-teri di obbedienza a leggi formali(basti pensare all'aborto, permessoda molti ordinamenti giuridici manon per questo meno delittuoso) .Sarà «beato» perché «misericordio-so», quindi disponibile e amorevolecon il fratello che soffre, material-mente e spiritualmente .

«Opportune et importune» scri-veva l'apostolo Paolo circa la mis-sione del seguace di Cristo . E l'ar-gomento della Giornata cade «op-portunamente» nella presente situa-zione del pianeta, specialmente inrelazione al citato dialogo Est-Ovest, «inopportunamente» per iPaesi e i popoli - fra i quali il no-stro che mostrano un crescentesenso di fastidio, anche attraversorisorgenti forme di razzismo, perquella parte del mondo che incan-crenisce nel bisogno. Per semplicememoria: i «pochi felici», un quar-to della popolazione della Terra,consumano i tre quarti dei beni pro-dotti. Fra questi «pochi felici» sonocompresi, oltre il Nord America,l'Europa occidentale e il Giappone,anche le nazioni del blocco comuni-sta, alcuni Paesi arabi e asiatici (cheufficialmente fanno parte del TerzoMondo e anzi spesso, insieme con le«democrazie popolari», tuonanocontro l'Occidente dell'abbondan-za) e il continente australiano .

C'è un filo rosso che attraversagli interventi della Chiesa per quan-to riguarda la pace, particolarmentea partire dalla prima guerra mon-diale, che fu definita da BenedettoXIV come «l'inutile strage». A lun-go i cattolici, per quanto fedeli epraticanti, sono andati a rimorchiodi comportamenti generali non per-

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fettamente in linea con il Vangelo(per esempio, con un accentuato na-zionalismo e con una tendenza alcolonialismo e all'interventismobellico), mentre proprio le gerarchieecclesiastiche, tanto spesso accusatedi conservatorismo e miopia politi-ca, hanno svolto una funzione diavanguardia respingendo i modellidevianti e innescando e attuando,specie da parte di Roma, criteri e at-teggiamenti coerenti con la fedeproclamata . Soltanto più tardi, apartire più o meno dalla fine dellaseconda guerra mondiale, si è fattaluce, anche a livello della gente co-mune, del credente di base, unamaggiore consapevolezza della pacecome valore assoluto per un cristia-no . In questo senso si è esplicatol'intervento del magistero dellaChiesa, nella certezza che esso fossemeglio capito, specialmente dopo ilConcilio ecumenico Vaticano Il .

La Giornata della Pace è eviden-temente il frutto di quella pedago-gia. Il tema Nord-Sud viene affron-tato nel 1986 anche perché Giovan-ni Paolo II in molte delle sue pere-grinazioni apostoliche attraverso ilmondo (ormai una trentina), da ol-tre sei anni a questa parte, ha perfe-zionato la lezione di Paolo VI, par-ticolarmente per un ripetuto contat-to con situazioni di miseria, di ab-bandono e di emarginazione neicontinenti e nei Paesi del sottosvi-luppo. In tal modo, oltre tutto, lanaturale vocazione missionaria del-la Chiesa viene confermata da unapiù accurata verifica della realtà checi circonda, pure possibile grazie aimezzi della comunicazione sociale .

Il tema della XIX Giornata mettein evidenza uno dei due filoni lungoi quali si muove la «filosofia» del-l'annuale messaggio : il primo di na-tura personale, con la sottolineatu-ra della riconciliazione, della pacedal cuore, dell'opera di educazioneai valori della mansuetudine, dell'a-desione e della conversione, dell'a-more al fratello e al prossimo ; e ilsecondo con una marcata caratte-rizzazione che chiameremmo socia-le e un'apertura ai problemi degliuomini, dei popoli e dell'umanità .A questo secondo filone appartieneil Messaggio del 1986, che, ricolle-gandosi alla ricordata «PopulorumProgressio», perfeziona e rafforza

Manifestazione pacifista inGermania (Foto Springhetti)

il continuo appello al rispetto dei di-ritti dell'uomo, alla fratellanza e al-la giustizia, alla difesa della vita, alripudio della violenza, alla necessitàdel dialogo, alla pratica della libertàe della verità .

«La Pace, valore senza confini»costituisce un doveroso passaggiologico verso una dimensione di in-tervento che, senza trasformarsi ininterferenza, ribadisce il primatodel dover essere sull'essere, anchecome popoli e nazioni, oltre che inquanto comunità sociali e singoli in-dividui. In un quadro che non si li-mita alla data del 1 ° gennaio di ognianno ma che si arricchisce-con con-tinui apporti e al quale ormai si pos-sono riferire interventi «storici»,come le citate Encicliche di Giovan-ni XXIII e di Paolo VI, e inoltre i si-gnificativi passi della «RedemptorHominis » di Giovanni Paolo II egli interventi di risonanza interna-zionale che, dalla tribuna delle Na-zioni Unite, videro Paolo VI e Gio-vanni Paolo Il perorare la causadell'uomo . «Lo sviluppo è il nuovonome della pace» ammoniva già nel1967 Papa Montini; e aggiungeva :«La pace non si riduce a un'assenzadi guerra, frutto dell'equilibrio

SB1 GENNAIO 1986 • 23

sempre precario delle forze . Essa sicostruisce giorno per giorno, nelperseguimento dell'ordine volutoda Dio, che comporta una giustiziapiù perfetta tra gli uomini» . A suavolta Papa Wojtyla, nel riprovare latentazione dell'«egoismo colletti-vo» dei Paesi industrializzati, pochigiorni prima del Sinodo in occasio-ne di un convegno su «Chiesa edeconomia» organizzato a Romadall'Università Urbaniana e dallaFondazione Adenauer, ha solenne-mente ammonito le nazioni ricchesul «grave obbligo di venire in aiutoagli altri Paesi nella loro lotta per losviluppo economico, sociale e cul-turale» .

Questo oggi la Chiesa vuole ripe-tere: non si parli soltanto di ridurregli strumenti di distruzione e dimorte, non si tratti soltanto di inte-ressi di potenza (le ideologie sono,ormai, una semplice scusa), ma an-che si vada al fondo delle tensioniche, come la fame e la miseria, sal-gono dall'uomo perché umilianol'uomo, ne appannano l'immaginee la filiazione divina . La pace, dice-va il titolo della Giornata del 1982,è un dono di Dio affidato agli uomi-ni . La solidarietà, ci ricorda oggi ilmessaggio per il 1986, ci rende de-gni di amministrarlo .

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PASTORALE GIOVANILE

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Un centro di accoglienza a Roma

TROVANO DON BOSCO1 RAGAZZI CHE VENGONO«DA PIU LONTANO»Ai giovani immigrati dal Terzo Mondo,il Centro accoglienza di via Magentaoffre aiuto materiale, ma soprattuttoil calore della famiglia salesiana .Il laboratorio «mamma Margherita» .

Roma - Al numero 25di via Magenta, a pochi passi dallafastosa via Veneto, s'incontra unpezzetto d'Africa . Chi ci fosse sbal-zato d'improvviso, come per incan-to, potrebbe chiedersi se per casonon ha sbagliato Continente . Qual-che bianco lo si vede in giro, ma ipiù sono neri, e parlano dialetti ilcui suono è inconfondibilmenteafricano . Il Centro accoglienza, cheha sede appunto in via Magenta, unpezzetto d'Africa lo è veramente,l'Africa della povertà, dell'abban-dono, ma anche l'Africa della spe-ranza. Difatti approdano qui gli im-migrati che, ormai con flusso inar-restabile, dal Continente africano edal Terzo Mondo in genere vengononel nostro Paese, con niente in vali-gia e nell'animo una smisurata fidu-cia nella possibilità di farsi una vitamigliore di quella che hanno lascia-to nella terra d'origine .

C'è un luogo di Roma che sembracalamitare questa gente : la stazioneTermini. Il mastodontico edificioverso cui convergono i fasci dei bi-nari ferroviari, ha il pregio, ai loroocchi, di offrire, nei tetri meandridel suo capace ventre sotterraneo,un riparo a quanti, sprovvisti anchedelle poche migliaia di lire necessa-rie per procurarsi un letto in unadelle innumerevoli, decrepite pen-sioni del quartiere, non saprebberodove passare la notte . Via Magenta

Le foto di questo serviziosi riferiscono ai centroaccoglienza descritto

è a ridosso della stazione Termini . Esi dà il caso che nella stessa area sor-ga la Chiesa del Sacro Cuore, quellache don Bosco volle edificare, conenormi sacrifici, circa un secolo fa,per offrire, con la parrocchia, l'ora-

torio, la libreria, un luogo di acco-glienza per ragazzi e giovani abban-donati o in precarie condizioni .«Servirà a ricevere i ragazzi chevengono da più lontano» disse donBosco . Quel «più lontano», che al-

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l'epoca aveva un significato territo-rialmente ridotto, si è oggi dilatatooltre i confini dell'Italia, e «più lon-tano» ancora, verso altri Conti-nenti .

Cinque anni di attivitàA questo punto abbiamo fornito

tutti gli elementi indispensabili acomporre il quadro : gli immigrati- per lo più giovani, tutti bisognosidi aiuto - don Bosco, i salesiani .Mescolate gli ingredienti ed avrete ilCentro accoglienza per giovani stra-nieri don Bosco, di via Magenta 25 .Nacque nel 1980, quando si profilòin tutta la sua ampiezza il fenomenodell'immigrazione nel nostro Paesedal Terzo Mondo . Fu don Arman-do Buttarelli che si lanciò con pas-sione nell'impresa, procurando i lo-cali, stabilendo contatti e collega-menti, creando le prime attrezzatu-re che avrebbe potenziato nel tem-po, superando le gravose difficoltàiniziali e anche quelle che sarebberonate in seguito . La voce si sparse,gli immigrati affollarono in numerocrescente il Centro . Così via Magen-ta 25 divenne in breve un pezzettod'Africa in pieno centro di Roma .

L'attività si è allargata, le iniziati-ve si sono moltiplicate, sostenutedallo spirito di don Bosco e dal di-namismo dei salesiani, con l'appog-gio di ex allievi, cooperatori, volon-tari. «E soprattutto della Provvi-denza» - aggiunge don Nicola Cic-carelli, il sacerdote salesiano che hasostituito don Buttarelli quandoquesti ha assunto la direzione dellaCasa del Sacro Cuore . «La Provvi-denza ci assiste di continuo . Qui c'èsempre bisogno di tutto, e proprioquando sembra che non ci sia piùniente, che sia impossibile risponde-re alle mille necessità di ogni gior-no, ecco che, da una parte o dall'al-tra, arriva ciò che ci serve . Come lochiama lei, tutto questo? »

La Provvidenza assume nomi di-versi, talvolta preferisce l'anonima-

to, ma aleggia in permanenza sulpezzetto d'Africa trapiantato a Ro-ma. E che cosa consente di fare,l'aiuto della Provvidenza? «Intantodi dar da mangiare a questi ragazzi,poi di curarli negli ambulatori, divestirli, di trovare loro un alloggioper la notte, e ancora di istruirli, diassisterli spiritualmente, di aiutarlia trovare una sistemazione in Italiao di raggiungere altri Paesi o di farritorno a casa» . Non è impegno dapoco, se si tien conto che non sonomai meno di 1500 gli immigrati chefanno capo al Centro, e molti di piùquelli che usufruiscono degli ambu-latori, aperti a tutti . Ma don Butta-relli prima e don Ciccarelli ora, nonsi sono mai persi d'animo . «Certo,qualche momento di sconforto vamesso in conto - ammette don Ni-cola - ma è roba passeggera . Delresto, con quel che c'è da fare, pra-ticamente 24 ore su 24, non ci sareb-be il tempo di indugiarvi a lungo» .

Collaboratrici prezioseChe qui ci sia molto da fare lo

avevo capito prima ancora che donCiccarelli me lo dicesse . Parlare conquesto prete - 60 anni gagliarda-mente portati, chioma argentea,una schietta cordialità che sconfinanell'allegria, dinamismo del tipo«avanti tutta» - parlare con lui è

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un'impresa . Lo vogliono al telefonouno via l'altro, l'ufficio è tutto unentrare e uscire di giovani che rivol-gono a don Nicola le richieste piùsvariate, in un italiano stentato, infrancese, in inglese . Mentre aspettopazientemente di poter fare qualchealtra domanda a don Nicola, mi vie-ne da osservare l'abbigliamento diquesti ragazzi : tuttti piuttosto benvestiti . «Lo sa che cosa facevamamma Margherita, la mamma didon Bosco, a Valdocco? - mi in-terpella don Nicola captando, trauna telefonata e l'altra, la mia os-servazione. - Con l'aiuto dellecooperatrici raccoglieva e sistemavaabiti per i ragazzi abbandonati cheil figlio andava a scovare dovunquegli capitasse, con gli abiti a brandel-li, spesso seminudi . Bene, noi ci sia-mo messi sulla stessa strada . Dalgennaio 1983 è in funzione all'ulti-mo piano il "laboratorio mammaMargherita", con guardaroba, la-vanderia, stireria, rammendo . Lagente ci manda gli abiti smessi, labiancheria, tutta roba in buono sta-to, noi la distribuiamo ai ragazzi equando è sporca la ritiriamo, la la-viamo, la stiriamo e la riconsegna-mo » .

Servizio da grand hotel . Con unvantaggio: che è gratis. Più precisa-mente, è gratis per i fruitori del ser-vizio, ma costa un bel po' in fatica etempo a chi lo manda avanti, senzaalcun compenso. A rinnovare l'av-ventura di mamma Margherita sonocooperatrici salesiane, ex allieve,volontarie di don Bosco . Collabora-trici preziose, disinteressate, gene-rose, di cui don Nicola elenca i no-mi: Aida Lombardi, Maria Cirelli,Silvana Laudati, Marisa Castellaz-zo, Ester Fiorani, Maria Murra,Ivana Santopadre . Non si limitanoa lavorare e stirare. Hanno finitoper diventare un punto di riferimen-to per tanti giovani che avvertono labruciante lontananza della fami-glia, della madre, di una sorella, chehanno bisogno, quando gli assaltidella nostalgia si fanno più pressan-ti, di confidarsi con una persona

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amica, di dialogare, di parlare deiproblemi e delle speranze di un in-certo avvenire, per superare solitu-dine e frustrazione .

Le tre «S»

Volontari anche i medici e gli in-fermieri che vengono a turno ognigiorno ad accogliere gli immigratinegli ambulatori, per visitare, medi-care, prescrivere terapie, distribuiremedicinali . Il servizio sanitario con-corre a formare quella triade chedon Nicola definisce delle tre «S» .La salute, appunto . E poi la scien-za, nel senso ampio di cultura .«Questi giovani hanno bisogno diapprendere la lingua italiana, di far-si un minimo di bagaglio culturale,di conoscere l'indispensabile incampo sociale, di crescere nella con-sapevolezza dei loro diritti e dei lorodoveri. Ed ecco maestri e professoriche si prestano volontariamente atenere lezioni . Abbiamo attrezzatoun'aula provvista di mezzi audiovi-sivi, molto utili per l'apprendimen-to . Alle lezioni si aggiungono le visi-te guidate alle antichità e alle opered'arte di Roma» .

È evidente che si fa di tutto pertenere impegnati questi giovani, inattesa di una loro sistemazione . La-

Don Nicola Ciccarelliresponsabile del Centro

sciarli bighellonare nei dintorni del-la stazione Termini non è soltantoimproduttivo, ma pericoloso per viadei traffici illeciti e dei molti malin-tenzionati che hanno fatto di questoluogo una centrale del vizio e delcrimine. Invece, incontrarsi nei lo-cali del Centro per seguire una le-zione, cantare insieme i canti dellapropria terra lontana, raccogliersinella saletta per scrivere alla fami-glia, sono tutti modi di aiutarsi a vi-cenda a sopportare la non invidiabi-le condizione . Si potrebbe fare dipiù, afferma don Nicola, se una ap-propriata legislazione consentisse diorganizzare corsi di addestramentoprofessionale, in modo da dare aquesti ragazzi un mestiere che po-trebbero utilmente esercitare al lororientro in patria .

E la terza «S»? Ecco, «S» comesantità, cioè i valori dello spirito .«Vengono da noi molti cristiani,ma una buona parte sono musulma-ni . Esortiamo tutti a non trascurarei loro doveri religiosi, quale che siala loro fede, come voleva don Boscoe come vuole la Chiesa» . I cattolicifrequentano la Messa domenicale infrancese e la chiesa si riempie deicanti dello Zaire o della Nigeria .Celebrano la Pasqua, festaggiano ilNatale, partecipano a meditazionicollettive . Per i musulmani ci sono iriti del Venerdì . E durante il perio-do del Ramadam, il grande digiunodell'Islam, che molti osservano conscrupolo, si predispone in modoche, a notte fonda, quando il digiu-

no ha termine, possano trovare illoro pasto . Tutti, poi, cristiani emusulmani, festeggiano don Bosco,perché tutti lo sentono come unamico . E sempre in allegria e buonumore .

Il problema del pasto quotidianoè stato risolto in collegamento conla Caritas diocesana, che a mezzo-giorno apre la sua mensa. «Ma -aggiunge don Ciccarelli - come sifaceva, alla sera, a lasciare che mol-ti di questi ragazzi se ne andassero acercare un posto dove trascorrere lanotte senza niente nello stomaco?Stringeva il cuore il solo pensarci . Ecosì siamo riusciti, soprattutto conl'aiuto della parrocchia del SacroCuore, a fornire anche la cena» . Ilnodo più grosso è quella della notte,specie della notte invernale . Si è cer-cato di rimediare con vecchie rou-lottes e qualche casetta prefabbrica-ta sistemate al Borgo ragazzi donBosco, sulla via Prenestina . Ad altrisi provvede alloggiandoli in pensio-ni convenzionate . Ma non basta .Purtroppo c'è ancora chi si deve ac-contentare di una coperta donatadal Centro, che fa da letto e da tettoin qualche angolo della città .

La prima persona che i giovaniincontrano quando vengono a con-tatto con il Centro accoglienza è unsignore che si chiama Antonio Baz-zani . Con lui nessuno è in difficoltàcon le lingue: ne parla sette . È il se-gretario del Centro, compila leschede dei nuovi arrivati per avere ilquadro della situazione, sapere dadove viene Lokongo Ndeme, dovedesidera andare Nyengele Avo, cosavuole fare questo e quello, quali so-no i loro bisogni . Poi entrano inazione gli esperti, come il signor Fa-brizio Lombardi, bella barba squa-drata, che sa tutto ciò che si può sape-re circa passaporti, permessi di sog-giorno, visti, itinerari, viaggi . E,questo, uno dei servizi cardine delCentro . Molti degli immigrati dalTerzo Mondo fanno dell'Italia unponte verso altre destinazioni (pareche le nostre autorità siano più larghedi manica nella concessione di visti epermessi) . La loro mèta ultima è al-trove, in altri Paesi europei o negliStati Uniti . Inesperti, talvolta super-ficiali e faciloni, non riuscirebbero ilpiù delle volte a muoversi di un metroda Roma se non ci fosse l'assistenza

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di un esperto, capace di districarsi nellabirinto delle pratiche burocratiche,conoscitore delle legislazioni dei variPaesi in fatto di immigrazione . MaLombardi e il personale che lo coa-diuva non sono solo dei freddi «tec-nici», sanno essere anche esperti del-l'animo umano, per poter cogliere gliatteggiamenti che è opportuno rad-drizzare, per dare suggerimenti utilia non compromettere la riuscita di unprogramma di viaggio e, se del caso,evitare che un biglietto d'aereo im-bocchi una strada che non è la sua .

l l ecapito postaleli Centro di accoglienza è inoltre

un recapito postale e telefonico .Non avendo una casa propria, i gio-vani non dispongono di un indiriz-zo, men che meno di un telefono . Eallora il Centro assume il ruolo dicasa di tutti e comune diventa l'in-dirizzo cui i parenti nello Zaire, inNigeria, Marocco, Algeria, Egitto,Costa d'Avorio, Angola e in altri 76Paesi del Terzo Mondo, fanno rife-rimento per mettersi in comunica-zione con figli, fratelli, amici . Ma alCentro arrivano anche altre lettere,i cui destinatari non sono i giovani,ma le persone che si occupano di lo-ro. Lettere di ragazzi che hanno tro-vato, in giro per il mondo, una si-stemazione, un lavoro . «Grazie perquanto avete fatto per me. . . » .«Vorrei rimanere in contatto convoi . . .» «Ho visto la bellezza dellareligione cristiana nell'aiuto che miavete dato . . . » « Voi fate come donBosco . . .» . «Non dimenticherò maila vostra generosità . . . » . «Scrivo dalcarcere perché voglio assicurarviche non sono stato arrestato perquestioni di droga, ma a motivo delfoglio di via . Ditelo, per favore, aimiei amici della Costa d'Avo-rio . . . » .Immediatamente a ridosso dei

volontari che operano in prima li-nea c'è il supporto della grande fa-miglia salesiana . La Parrocchia delSacro Cuore, in testa a tutti, con ilsuo parroco don Filippo Gena -che si assume l'onere maggiore, epoi l'Ispettoria romana con donPrina prima e don Spera oggi, i coo-

peratori, gli ex allievi, i salesiani diFrascati-Capocroce (che ospitanoun gruppo di studenti), i salesiani li-tuani di Frascati, quelli di Genzano,di Roma Testaccio, le figlie di Ma-ria Ausiliatrice dei diversi Istituti .Tutti impegati a proseguire l'operadi don Bosco per i giovani poveri edemarginati, per farli sentire come infamiglia, una famiglia accogliente eal tempo stesso dotata di grande ef-ficienza . E poi tanta altra gente cheha capito che questi giovani non so-no dei «diversi» da tenere a debitadistanza, ma fratelli da aiutare . E aifratelli che hanno pensato tutti colo-ro che hanno inviato somme di de-naro, i coniugi di Latina che hannoofferto ospitalità a un giovane aiu-tandolo a completare gli studi, l'av-vocato che ha prestato il patrociniogratuito, le comunità religiose cheaprono le loro Case, i coniugi chehanno donato la lavatrice, i fedelidella parrocchia di Sarnano, in pro-vincia di Macerata, che hanno ac-colto la famiglia angolana (genitorie cinque figlioletti), gli imprenditoriche offrono occupazioni stagionali .

Don Nicola, di che cosa ha biso-gno? «Non ho alcun ritegno a dirlo :di denaro . Spesso il nostro fondocassa arriva proprio fino . . . al fon-

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do, non serve neppure raschiarlo .Ne abbiamo bisogno oggi, e neavremo bisogno ancora di più in fu-turo, per migliorare la nostra attivi-tà, risolvere altri problemi, quellodell'alloggio anzitutto. Ma vorreiche fosse chiara una cosa . Non vo-gliamo denaro offerto con freddez-za. Noi vogliamo una partecipazio-ne di cuori per far sentire a questigiovani che siamo loro vicini comefratelli, incoraggiarli, partecipare ailoro problemi non sempre compre-si . Essi sono venuti tra noi non soloper prendere, ma anche per dare .Per questo noi consideriamo la lorovenuta come qualcosa di provviden-ziale» .

Ma l'opinione corrente pensa ilcontrario, che tutti questi immigratisono un guaio piuttosto che una be-nedizione . «E io dico che non è ve-ro. Certo, non tutti sono dei santi,c'è anche chi si dedica ad attività il-lecite, e finisce in galera . Ma nellastragrande maggioranza sono per-sone che sperano di trovare aiuto,comprensione, sostegno, amore .Un tempo, e anche oggi, educatori,missionari andavano dal nostroPaese verso il Terzo Mondo . Oggi,un porzione del Terzo Mondo vieneda noi . I salesiani stanno realizzan-do il progetto Africa per aiutarequei popoli . Bene, in certo modo,noi contribuiamo con un progettoAfrica . . . casalingo. Chiediamo atutti di aiutarci . In che modo? Of-frendo denaro, alloggio, viveri, vo-lontariato, roulottes anche in catti-vo stato». Chiedono tutto questo innome di don Bosco, che ha insegna-to ad essere veri cristiani non a pa-role, ma con l'esempio concreto .

Nei locali affollati un giovane sitrascina su una rudimentale tavoladi legno munita di rotelle, impeditototalmente nell'uso degli arti infe-riori . Ha trovato lo straordinariocoraggio, in quelle condizioni, di la-sciare il suo lontano, poverissimoPaese, l'Angola . Di fronte a questogiovane, e alla fiducia riposta nelsuo prossimo che vive in un Paese«ricco», chi può avere il coraggio direspingerlo? «Quando un forestierodimora presso di voi, nel vostroPaese, non gli fate torto», dice laparola di Dio .

Gaetano Nanetti

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VITA. ECCLESIALE

28 • i GENNAIO 1986

Il Sinodo

UN DONO DI DIO ALLACHIESA E AL MONDOLe conclusioni del Sinodo che havoluto ricordare i vent'anni dalConcilio. La presenza salesiana.Nuove prospettive di impegnoe di coraggio.

Per due settimane, aventi anni dalla conclusione delConcilio ecumenico, i vescovi ditutto il mondo si sono riuniti a Ro-ma in Sinodo intorno al Papa, perfare un bilancio delle luci e delleombre dell'attuazione degli inse-gnamenti del Vaticano II nei cinquecontinenti .

Come già nell'aula conciliare, co-sì nell'aula sinodale erano presentinumerosi vescovi salesiani . Due diessi, l'arcivescovo di San Salvador,

mons . Arturo Rivera Damas, e l'ar-civescovo di Tegucigalpa, mons .Héctor Enrique Santos Hernandez,erano stati tra i testimoni del Vati-cano Il . A loro si sono affiancatiper il Sinodo straordinario l'arcive-scovo di Managua, cardinale Mi-guel Obando Bravo, e l'arcivescovodi Montevideo, mons . José Gottar-di Cristelli, nella loro veste di presi-denti delle conferenze episcopali delNicaragua e dell'Uruguay .

La famiglia salesiana era pure

rappresentata dal rettore maggiore,don Egidio Viganò, in rappresen-tanza dei superiori generali degliIstituti religiosi maschili ; e dal car-dinale venezuelano Rosalio JoséCastillo Lara nella sua qualità dipresidente della Pontificia Commis-sione per l'interpretazione autenticadel Codice di Diritto Canonico .

Altri due membri della famigliasalesiana hanno avuto un ruolo nelSinodo : don Luigi Bogliolo, giàesperto del Concilio, che ha colla-borato strettamente con il segreta-rio speciale del Sinodo ; e suor Mari-nella Castagno, superiora generaledelle Figlie di Maria Ausiliatrice,che ha presenziato ai lavori sinodalicome «uditrice» .Ancora una volta il Sinodo dei

vescovi - che è stato istituito daPaolo VI nel settembre 1965, all'i-nizio dell'ultima sessione del Conci-lio - si è rivelato uno straordinarioavvenimento ecclesiale per la varie-tà degli apporti che riflettevano ladiversità delle culture e delle espe-rienze storiche e geografiche, per lalibertà di pensiero e di espressioneche ha caratterizzato il dibattito,per lo spirito di collegialità manife-stato nella ricerca di indicazioni va-lide per tutta la Chiesa .

Tutta la ricchezza del dibattito si-nodale, sia in assemblea generale sianei gruppi linguistici, è stata sinte-tizzata nei due documenti pubblica-ti a conclusione dei lavori : la « Rela-zione finale» e il «Messaggio al Po-

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polo di Dio», in cui i vescovi di tut-to il mondo esprimono la loro una-nime convinzione che il Concilio èstato «un dono di Dio» alla Chiesae al mondo, per oggi e per domani .

Il «Messaggio» ripropone allacristianità la dottrina conciliare sul-la Chiesa «mistero» dell'amore diDio presente nella storia degli uomi-ni . «Si tratta di una realtà di cuidobbiamo essere sempre più certi.Noi siamo consapevoli che la Chie-sa non può rinnovarsi senza chevenga radicata più profondamentenell'animo dei cristiani questa notaspirituale di Mistero . Questa notaha come primo elemento caratteri-stico la chiamata universale allasantità, rivolta a tutti i fedeli come acoloro che, per le loro condizioni divita, seguono i consigli evangelici» .

«È necessario quindi», dicono iPadri sinodali, «comprendere larealtà profonda della Chiesa e diconseguenza evitare le cattive inter-pretazioni sociologiche o politichesulla natura della Chiesa . In questomodo proseguiremo, senza soste, ilnostro lavoro, nella fede e nella spe-ranza, per l'unità dei cristiani . Il Si-gnore Gesù Cristo, che è il medesi-mo, ieri, oggi e domani, assicura lavita e l'unità della Chiesa in tutti isecoli . Attraverso questa Chiesa,Dio offre un'anticipazione e unapromessa della comunione a cuichiama tutta l'umanità» .

Il «Messaggio» del Sinodo invitaa conoscere e comprendere meglio ecompletamente il Concilio, ad in-tensificarne lo studio e l'approfon-dimento, a scoprire «l'unità e la ric-chezza» di tutti i suoi documenti . IlVaticano 11, come tutti i precedentiConcili, non potrà portare i suoifrutti se non attraverso un impegno«perseverante e costante» nel tem-po. Ciò richiede «cuore aperto e di-sponibile», la convinzione cheognuno e ognuna di noi battezzatiha una propria responsabilità nel-l'evangelizzazione del mondo e laconsapevolezza che in questo tempo- soprattutto tra i giovani - si ma-nifesta «un'ardente sete di Dio» .

Riuniti nel Sinodo, i vescovi ditutto il mondo non si sono ripiegatisolo in un discorso intra-ecclesiale,ma si sono sentiti interpellati dalladrammatica crisi dell'umanità,«dalle nuove sfide del mondo e dal-

II gruppo delle Uditrici e degliUditori al Sinodo con GiovanniPaolo li . La prima a sinistra èMadre Marinella Castagno

le sfide che Cristo sempre rivolge almondo» .

Il «Messaggio» ricorda in parti-colare le sfide di ordine sociale, eco-nomico e politico, la mancanza dirispetto per la vita umana, la sop-pressione delle libertà civili e reli-giose, il disprezzo dei diritti dellafamiglia, la discriminazione razzia-le, gli squilibri economici, l'indebi-tamento ormai insostenibile deiPaesi del Terzo Mondo, i problemidella sicurezza internazionale e del-la corsa agli armamenti sempre piùpotenti e terribili .

«I mali del mondo», rilevano iPadri sinodali, «vengono anche daun'impotenza dell'uomo a domina-re le sue conquiste, quando l'uomosi chiude in se stesso » .

Dall'aula sinodale i vescovi rivol-gono al mondo una parola di fidu-cia e di speranza, il messaggio delVaticano 11 . «Con umiltà ma concertezza lo diciamo a tutti gli uomi-ni e a tutte le donne di questo tem-po: Noi non siamo fatti per la mortema per la vita. Noi non siamo con-dannati alle divisioni e alle guerre,ma chiamati alla fraternità e allapace. L'uomo non è creato da Dioper l'odio e la diffidenza, ma è fattoper l'amore di Dio . È fatto per Dio .

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L'uomo risponde a questa vocazio-ne mediante il rinnovamento delcuore. Per l'umanità c'è una via -e ne vediamo già i segni - che con-duce ad una civiltà della condivisio-ne, della solidarietà e dell'amore» .Su questo cammino, una tappa

fondamentale sarà senza dubbiorappresentata dal prossimo Sinododei vescovi, che si terrà nell'autun-no del 1987, sulla «vocazione e mis-sione dei laici nella Chiesa e nelmondo, vent'anni dopo il Vatica-no II ». Questo Sinodo riguarda tut-ta la Chiesa: vescovi, sacerdoti, dia-coni, religiosi, religiose, laici . Lapreparazione al Sinodo sul laicato,che coinvolgerà anche la famigliasalesiana, segnerà un momento de-cisivo «perché tutti i cattolici accol-gano la grazia del Concilio» .L'ultima parola del Sinodo

straordinario - indetto da Giovan-ni Paolo Il il 25 gennaio 1985, pre-parato in meno di dieci mesi e con-cluso, come il Concilio, il giornodella festa dell'Immacolata Conce-zione di Maria - è stata di ringra-ziamento allo Spirito Santo «per la'grande grazia di questo secolo che òstata il Concilio Vaticano II». «Co-me agli apostoli, radunati nel Cena-colo con Maria, lo Spirito Santo ciinsegna quello che vuol dire allaChiesa nel suo pellegrinaggio versoil terzo Millennio» .

Silvano Stracca

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PROTAGONISTI

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Fortunato Pasqualino

s La scena è surreale : li-nee cupe e forti, tinte sanguigne di-segnano archi e spazi che fannopensare ad avvallamenti, garbugliodi foreste e tetre cavità che rendonolugubre l'ambiente . RappresentaRoncisvalle . La figura esile di unvescovo fa sentire la sua voce : «Ec-co il luogo dove i saraceni riceve-ranno il battesimo . Così si porrà fi-ne all'odio, alle violenze e alle guer-re. È l'ora in cui tutti dobbiamo ab-bracciarci in Cristo e sentirci fratel-li! » . Ma la voce di Orlando, paladi-no di Carlomagno, richiama alla

RE9:LEZIONECON I PUPILa singolare esperienza diFortunato Pasqualino, exallievodell'Oratorio Salesiano diCaltagirone. La sua attività dianimatore culturale e di scrittoreeducatore.

tragica realtà : « Questa gente che civiene incontro non porta rami diulivo né palme . Viene ad assalirci . Èun tradimento! Ora ricordo quantomia madre ripeteva accanto allagrotta in cui vidi la luce, a Sutri, vi-cino a Roma : "Tu, Orlando, sei na-to come Gesù, in una grotta . Saraitra i dodici paladini, ma uno di loroti tradirà" . Ora io qui vedo il mioCalvario». «Non solo il tuo - in-terviene il vescovo - ma il nostro .Ognuno di noi, dovunque sia nato ecomunque abbia vissuto, ripercorrevita e passione di nostro SignoreGesù Cristo . Ormai tutto è altare . . .Nella notte in cui fu tradito, prese ilpane, rese grazie . . . » . La minuta fi-gura del vescovo crolla sotto i colpispietati dei saraceni che hanno inva-so la scena . Poi è la volta di Orlan-do che soccombe esclamando : «Do-ve fallisce la volontà di pace e diamore insegnato dal Vangelo, nonresta che la tragica fratellanza dellamorte» . La scena cambia e sullosfondo della città di Assisi France-sco inizia la sua avventura di «pala-dino» che rifiuta le armi e la violen-za perché ha sentito la voce di Dioche gli ingiungeva di «fare la con-quista delle anime e non quella dellearmi » .E la storia di S . Francesco, sotto

il titolo di «Il paladino di Assisi»,raccontata dai «pupi siciliani» deiFratelli Pasqualino . Per poco menodi due ore il piccolo palcoscenico infondo al lungo corridoio del TeatroCrisogono a Roma mostra i movi-menti secchi e sgraziati di questi pic-coli protagonisti dagli occhi fissi egrandi, dai vestiti sgargianti e dallevoci che hanno risonanze misterio-se . Eppure incantano. Anche il pub-blico adulto è catturato dalla picco-la scena e non perde una sillaba oun movimento. Un lungo applausofa coda alla conclusione del dram-ma. Dai fluenti drappeggi appaionoi «pupari» : Fortunato, Pino, Luigi,Dario, Francesco, Marco . . . Hannotutti uno stesso cognome : Pasquali-no . Un'unica famiglia che ha fattodell'arte dei pupi la medesima pas-sione e la stessa missione educativa .I «pupi» dei «Fratelli Pasqualino»sono citati in tutti i libri che tratta-no di teatro . Fortunato e Pino sonogli iniziatori e animatori di questa«Compagnia» che, da Roma, ha re-gistrato presenze in varie parti delmondo . Li avvicino mentre riap-pendono i pupi, indossano la giaccae asciugano l'abbondante sudore(manovrare i pupi è grande fatica :ogni pupo pesa circa 10 kg!) . Rac-colgo alcuni ricordi della loro infan-

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A

zia. Pippo si esaltava nell'eserciziodi quel compito che gli era stato af-fidato in parrocchia : suonare lecampane. Ricorda in particolare legrandi feste, come l'Immacolata,quando bruciava d'un fiato la lungasalita di Caltagirone per raggiunge-re le corde del campanile . Ed erauna festa che scoppiava più forte inlui che in tutta la città .

Fortunato rammenta, invece, lecomiche di Charlot presso il Teatri-no dei Salesiani, che frequentavadopo aver inghiottito tutte le rap-presentazioni dei pupi . «Salivamodai quartieri popolari - raccontaFortunato - verso la parte alta diCaltagirone . Prima incontravamo ilteatro dei pupi, poi, salendo anco-ra, raggiungevamo l'Oratorio deiSalesiani, spesso avvolto nella neb-bia di quella nuvola che posava sul-la cima. Io non ero allievo dellascuola, ma ricordo la furbizia deiSalesiani che avevano esteso ancheagli esterni la possibilità del catechi-smo, del cinema, della partecipazio-ne alle varie festività ricche di miste-ro e di fascino . Soprattutto indi-menticabile la notte di Natale chenoi ragazzi trascorrevamo tutta in-tera nell'ambiente di questi maestriprodigiosi, ricchi di finezza e di vi-vacità. E di santità . Venivano quasi

Fortunato Pasqualino allaconclusione dello spettacolo

tutti dal Nord e hanno incontratosituazioni difficili, ma le hanno af-frontate con grande spirito e fortesenso del Vangelo . Così a me e amio fratello Pino era divenuto fa-miliare raggiungere l'istituto S .Agostino che ora purtroppo non c'èpiù . Fu una delle nostre più grosseperdite » .

Fortunato si estende nei ricordi .Chi conosce la sua opera di scrittoresa che l'elemento autobiografico,legato all'infanzia e all'adolescen-za, è presente in tutte le sue opere .Da «Il giorno in cui fui Gesù» (ri-corda che faceva la parte di Gesùbambino quando, il 19 marzo, siusava impersonare la Sacra Fami-glia e lui, bambino, fu così coinvol-to in quella parte da pretendere difare miracoli : guarire un suo amicomalato, risuscitare una formica . . .senza riuscirci ; e la mamma inse-gnava: il più grande miracolo èamare) a «La bistenta» (significa :piccolo inganno) e poi ancora saggie romanzi come «Caro buon Dio»,«Mio padre Adamo», «Le vie dellagioia», «La danza del filosofo», « Isegni dell'anima» (uscito già col ti-

1 GENNAIO 1986 31

tolo : «Diario di un metafisico») otesti teatrali come «La locanda delVangelo» (per ragazzi), «Abelar-do», «Un cavallo per sua maestà»,«Trionfo passione morte risurrezio-ne di un povero cristo, il Cavalieredella Mancia» . Recentemente èuscito anche «S. Antonio racconta»e spera presto di pubblicare «Dallaparte di Barbara» . Opere che hannoriscosso apprezzate valutazioni e ri-conoscimenti da parte della critica .Da tutte emerge, con stile vivace efantasioso, una profonda carica diumanità e una grande sensibilità re-ligiosa. «C'è una profonda dimen-sione metafisica nelle sue opere -ci confida don Carmine Di Biase,salesiano, Preside del Liceo del Vo-mero e critico di letteratura contem-poranea al Magistero di Napoli . -C'è l'indagine sofferta e insiemegioiosa di chi cerca l'autentica veri-tà della vita . Fortunato la raccoglienegli aspetti più tenui e quotidiani .Con una ricca sensibilità poetica . Econ un pizzico di follia . Leggendo ilsuo libro "Mio padre Adamo" fuispinto a simpatizzare con questoacuto scrittore . Fui colpito dalla suacarica religiosa, umana, sofferta ebizzarra ; realistica, attaccata allastoria e insieme fantasiosa, facile aisogni. È strano, ma il vero filosofoè quello che raccoglie l'esperienza difatica e di sofferenza e ne fa meta-fora e immagine per una letturaprofonda della realtà umana . Biso-gna farsi zingari .

Fortunato stesso si autodefinisce :"zingaro della vita e della realtà" .Travestirsi da zingaro per percorre-re i vicoli più stretti della vita edestendere nel gioco e nella fantasiaogni scoperta» . Le parole di donCarmine tratteggiano Fortunato,ma anche i suoi pupi . Piccoli eroi incui c'è più terra che cielo, più uma-nità che divinità, più dolore e mortedi quanto appare in altri simili per-sonaggi delle marionette o dei bu-rattini .

Gli eroi epici, alteri, corazzati daspade, elmi e scudi dei pupi sonoeroi drammatici, sofferti, «sconfit-ti» che portano in scena le tragediedella storia umana. Non per nulla laloro religione è quella della croce,del Dio che si fa umanità, soffrendoda uomo . «Nel teatro dei pupi il di-vino è di scena - spiega Fortunato

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- Una cosa fondamentale che ènelle storie rappresentate dai pupi èl'apertura al soprannaturale» .

E nell'incontro con questo «divi'no » che nasce la voglia di rialzarsi elanciarsi in nuovi eroismi a favoredella vita . In queste piccole creaturedi legno Fortunato vede se stesso ela storia dell'umanità. Ricorda :«Avevo 13 anni quando mia mam-ma bruciò i pupi con cui giocavo .Una infornata e . . . "Il pane oggi èpiù buono ; è cotto meglio!" mi dis-se. Poteva sembrare una crudelebattuta; ma non fui offeso : capivoche non ero più un bambino . Unduro gesto di svezzamento che miaiutava a capire la serietà della vita .Così abbandonai momentaneamen-te i pupi. Li ripresi da sposato,quando regalai un pupetto a Laura,la mia prima bambina . Ricordo chespesso cadeva e si rialzava . Quandocominciò a parlare in modo piùsciolto, disse : "Faccio come il pu-po : cado e mi alzo" . E la vita deipupi, ma è la vita dell'uomo : si cadespesso ; importante è rialzarsi e con-tinuare a lottare» .

Della sua vita a contatto conl'ambiente salesiano, Fortunato ri-corda anche un piccolo «inciden-te». Sul quotidiano «Il Popolo» fir-

La seconda scena : Francescopaladino intende partire per lecrociate

Francesco ha la visione delCristo crocifisso davanti ad unmassacro di cristiani e turchi .(Gesù è rappresentato con ivestiti dei paladini)

mò un confronto tra la pedagogia didon Bosco e quella di don Milani .L'articolo sollevò un polverone .Scrisse, in quell'occasione, che asuo parere don Milani ebbe intui-zioni modernissime in materia dipedagogia, ma procedeva come un«bisonte» nella loro realizzazionepratica. Al confronto, don Boscopoteva sembrare «reazionario» econservatore, ma aveva una sensibi-

lità e genialità applicativa che fecedel suo «sistema educativo» unadelle più grandi rivoluzioni dellastoria dell'educazione . Nel dibattitofu chiamata in causa anche l'Uni-versità Salesiana di Roma .

Fortunato ricorda l'incidente co-me occasione che egli consentì diconoscere meglio il pensiero educa-tivo di don Bosco e la sua personali-tà. Nella conversazione rimandaqueste riflessioni ai ricordi dell'in-fanzia . «Ai Salesiani di Caltagirone- afferma - devo la mia educazio-ne sentimentale come, credo, quelladella mia generazione . Lì, all'Ora-torio, notai una forma di educazio-ne "completa" : dal momento arti-stico, culturale e quello ricreativo,sportivo, fino alle espressioni dellareligiosità . Ma soprattutto quelloche mi colpiva era il vivere tuttequeste dimensioni nella gioiosità .Capivo la creazione come un granbel gioco di Dio . Ma più che il cate-chismo, mi educava il "fare" le co-se. Le convinzioni non mi rimane-vano per le parole che ascoltavo,ma per quello che facevamo . Lo di-ce anche la Scrittura, se non sba-glio : "Non siate uditori, ma facto-res Verbi!" . Sono queste idee cheho ripreso insegnando pedagogia efilosofia. Al Terzo anno di Magi-strale era obbligo per me far affron-tare come "classico" della pedago-gia don Bosco . Non tanto per i suoiscritti, ma per quello che era impli-cito nella sua azione: un formidabi-le "documento" di realtà, scrittocon i fatti .

Così è rimasto sempre vivo in mequesto meraviglioso fenomeno : lagioia, la letizia, questa evangelicadimensione di festa, di ottimismo edi fede che è indispensabile soprat-tutto per l'infanzia, per la fanciul-lezza, età tanto difficile e delicata .Don Bosco è stato maestro in que-st'arte educativa della gioiosità» .

Sono parole sentite che corrononegli scritti di Fortunato Pasquali-no e che continuano a farsi vibra-zione comunicativa di vita in quellemani che ancora, nonostante 60 an-ni, muovono agilmente i pupi perraccontare le loro piccole storie :storie di sconfitti ma nello stessotempo eroi .

Pierdante Giordano

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EDITORIA

&ìnGiovu rii 13osco

La vita di san Giovanni Bosco è abbondantemente documentata .I primi quarant'anni poi sono descritti

dallo stesso Santo in un documento. Lo scrissesu invito di Pio IX e rimase documento-riservato fino

al 1946 quando, a cura dello storico salesianoEugenio Ceria è stato pubblicato dalla SEI con iltitolo «Memorie dell'Oratorio dal 1815 al 1855» .

Un altro salesiano noto al grande pubblico, per le molteplicisue pubblicazioni ha riscritto in lingua

corrente quel documento.Presentiamo due capitoli come invito ai lettori aleggere l'intero volume pubblicato dalla editrice

ElleDiCi di Leumann (TO).

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Il ragazzo che scappò a gambe levate

Un gruppo di ragazzi divennero miei amici già neiprimissimi giorni della mia entrata al Convitto . Me litrovavo intorno quando dovevo uscire lungo i viali ele piazze . Mi seguivano anche nella sacrestia dellachiesa del Convitto . Non disponevo però di un localeper radunarli e per dare un minimo di stabilità al mioprogetto di aiutarli .

Fu uno strano incidente a provocare la realizzazio-ne di quel progetto . Da quell'avvenimento derivò lamia azione a favore dei giovani che vagavano per levie della città, e specialmente di quelli che uscivanodalle carceri .

Nella festa dell'Immacolata Concezione di Maria (8dicembre 1841), nell'ora che mi era stata fissata, stavoindossando i paramenti per celebrare la santa Messa .Il sacrestano, Giuseppe Comotti, vedendo un ragazzoin un angolo lo invitò a servire la Messa .- Non sono capace - rispose tutto mortificato .- Dài, vieni a servire questa Messa - insistette .- Ma non sono capace, non l'ho mai servita .- Allora sei un bestione! - si infuriò il sacresta-

no . - Se non sai servire Messa, perché vieni in sacre-stia? - Sempre in furia, afferrò la canna che gli servi-va per accendere le candele e la menò sulle spalle e sul-la testa del povero ragazzo, che scappò a gambe leva-te. Allora gridai al sacrestano :- Ma cosa fa? Perché picchia quel ragazzo? Che

male le ha fatto?- Viene in sacrestia e non sa nemmeno servir

Messa!- E per questo bisogna picchiarlo?- A lei cosa importa?- Importa molto, perché è mio amico . Lo chiami

subito . Ho bisogno di parlare con lui .

«Mia madre è morta»

Il sacrestano gli corse dietro gridando : «Ehi, ragaz-zo! » . Lo raggiunse, lo tranquillizzò e lo riportò ac-canto a me . Mortificato e tremante stava lì a guardar-mi . Gli domandai con amorevolezza :- Hai già ascoltato la Messa?- No.- Vieni ad ascoltarla . Dopo ha da parlarti di un af-

«Ho 16 anni e non so niente»

fare che ti farà piacere . Me lo promise . Desideravo fardimenticare a quel poveretto le botte ricevute e cancel-lare la pessima impressione che doveva avere sui pretidi quella chiesa . Celebrai la santa Messa, recitai lepreghiere di ringraziamento, poi lo condussi in unacappellina . Con la faccia allegra gli assicurai che piùnessuno l'avrebbe picchiato, e gli parlai :

Mio caro amico, come ti chiami?Bartolomeo Garelli .Di che paese sei?Di Asti .È vivo tuo papà?No, è morto .E la tua mamma?Anche lei è morta .Quanti anni hai?Sedici .Sai leggere e scrivere?Non so niente .Hai fatto la prima Comunione?Non ancora .

∎ Don Bosco tra i suoi giovani

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- E ti sei già confessato?- Sì, ma quando ero piccolo .- E vai al catechismo?- Non oso .- Perché?- Perché i ragazzi più piccoli sanno rispondere alle

domande, e io che sono tanto grande non so niente .Ho vergogna .- Se ti facessi un catechismo a parte, verresti ad

ascoltarlo?- Molto volentieri .- Anche in questo posto?- Purché non mi prendano a bastonate .- Stai tranquillo, nessuno ti maltratterà . Anzi, ora

sei mio amico, e ti rispetteranno . Quando vuoi che co-minciamo il nostro catechismo?

- Quando lei vuole .- Stasera?- Va bene .- Anche subito?- Con piacere .

Tutto nacque da una lezione di catechismo

Mi alzai e feci il segno della santa Croce per comin-ciare . Mi accorsi però che Bartolomeo non lo faceva,non ricordava come doveva farlo . In quella prima le-zione di catechismo gli insegnai a fare il segno di Cro-ce, gli parlai di Dio Creatore e del perché Dio ci hacreati .

Non aveva una buona memoria, tuttavia, con l'at-tenzione e la costanza, in poche lezioni riuscì a impa-rare le cose necessarie per fare una buona confessionee, poco dopo, la sua santa Comunione .

Dopo il catechismo, raccontare un bel fatto

Durante quel primo inverno cercai di consolidare ilpiccolo Oratorio . Il mio scopo era di raccogliere sol-tanto i ragazzi più esposti al pericolo di rovinarsi, spe-cialmente quelli usciti dalle carceri .

Tuttavia, per avere una base di ordine e di bontà,invitai all'Oratorio anche altri ragazzi istruiti e dibuona condotta . Questi mi davano una mano nel con-servare un po' di ordine, e mi aiutavano a far lettura

La casa Pinardi

A Bartolomeo si aggiunsero altri giovani . Durantequell'inverno radunai anche alcuni adulti che avevanobisogno di lezioni di catechismo adatte per loro . Pen-sai soprattutto a quelli che uscivano dal carcere . Toc-cai con mano che i giovani che riacquistavano la liber-tà, se trovano un amico che si prenda cura di loro, staloro accanto nei giorni festivi, trova per loro un lavo-ro presso un padrone onesto, li va a trovare qualchevolta lungo la settimana, dimenticano il passato e co-minciano a vivere bene . Diventano onesti cittadini ebuoni cristiani .

Questo è l'inizio del nostro Oratorio, che fu bene-detto dal Signore e crebbe come non avrei mai im-maginato .

Il primissimo oratorio

1 GENNAIO 1986 • 35

e a eseguire canti sacri . Mi accorsi fin dall'inizio, in-fatti, che senza canti e senza libri di lettura divertente,le nostre riunioni festive sarebbero state un corposenz'anima .Il 2 febbraio 1842, festa della Purificazione di Maria(allora festa di precetto), con una ventina di ragazzicantammo in chiesa per la prima volta Lodate Maria,o lingue fedeli .

All'Annunciazione, 25 marzo, eravamo già in tren-ta . In quel giorno abbiamo fatto un po' di festa . Al

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36 • 1 GENNAIO 1986

mattino i ragazzi si confessarono e fecero la Comu-nione. Alla sera eseguimmo un canto sacro, e dopo ilcatechismo raccontai un bel fatto . La cappellina doveci eravano riuniti finallora cominciava a diventarestretta, quindi ci trasferimmo nella cappella accantoalla sacrestia .

Giuseppe Buzzetti, il ragazzo fedelissimo

Tento di dare un'abbozzo della vita di quel primis-simo Oratorio . Nella mattina dei giorni festivi ognunoaveva la comodità di accostarsi ai sacramenti dellaConfessione e Comunione . Tutti si impegnavano acompiere questo dovere cristiano una volta al mese .La sera, a un'ora fissata, c'era il catechismo, precedu-to da un canto sacro, e seguito dalla narrazione di unbel fatto . Poi distribuivo qualche cosa a tutti, oppurea qualcuno tirato a sorte .

Fra i giovani che frequentavano il primissimo Ora-torio ricordo Giuseppe Buzzetti, fedelissimo ad ogniincontro . Egli si affezionò talmente a don Bosco e al-l'Oratorio, che per non mancare mai arrivò a rinun-ciare al ritorno annuale in famiglia, a Caronno Ghi-

M Don Bosco a 71 anni

ringhello (ora Caronno Varesino), quel ritorno tantoaspettato dai suoi fratelli e amici . Ricordo i suoi fra-telli Carlo, Angelo e Giosuè . Ricordo Giovanni Gari-boldi e suo fratello . Allora erano semplici garzoni,ora sono capomastri .

La maggioranza dei ragazzi era formata da scalpel-lini, muratori, stuccatori, selciatori che venivano dapaesi lontani . Non conoscevano le parrocchie di Tori-no, non sapevano quali erano i compagni di lavoro dicui si potevano fidare . Erano esposti a mille pericolimorali, specialmente nei giorni festivi .

Don Guala e don Cafasso erano felici di quella miaattività . Mi davano volentieri immagini, foglietti, li-bretti, medaglie, piccoli crocifissi da regalare . Quan-do ci fu necessità mi diedero anche il necessario percomprare vestiti . Ad alcuni che stavano cercando la-voro procurarono il pane per molte settimane .

La festa dei piccoli muratori

Quando i ragazzi cominciarono ad essere numerosi,don Guala e don Cafasso mi permisero di portare ilmio piccolo esercito a giocare nel cortile del Convitto .Il cortile era piccolo, altrimenti il numero sarebbe sa-lito velocemente ad alcune centinaia . In quei pochimetri quadrati, invece, ci stavano a malapena ottantaragazzi .

Nelle ore in cui i ragazzi si confessavano, don Gua-la e don Cafasso venivano ad assisterli, e li intrattene-vano raccontando fatti ed esempi .

Nel giorno di sant'Anna, patrona dei muratori, donGuala volle che facessimo una bella festa. Dopo laMessa del mattino invitò tutti a fare colazione nelConvitto . La grande sala delle conferenze ospitò cen-to giovani. A tutti furono serviti caffè, latte, cioccola-to, panini, brioche, cornetti, pasticcini . I ragazzi neerano ghiottissimi, e li accolsero con entusiasmo .L'eccitazione raggiunse vertici altissimi, e il raccontodella festa passò di bocca in bocca. Se il salone fossestato più ampio, quanti ragazzi in più sarebbero ve-nuti!

«Mantenevo i contatti con i ragazzi in carcere»

La festa la passavo tutta in mezzo ai mei giovani .Durante la settimana andavo a visitarli sul luogo

del loro lavoro, nelle officine, nelle fabbriche . Questiincontri procuravano grande gioia ai miei ragazzi, chevedevano un amico prendersi cura di loro . Facevanopiacere anche ai padroni, che prendevano volentierialle loro dipendenze giovani assistiti lungo la settima-na e nei giorni festivi .

Ogni sabato tornavo nelle prigioni con la borsa pie-na di frutti, pagnotte, tabacco . Il mio scopo era dimantenere i contatti con i ragazzi che per disgraziaerano finiti là dentro, aiutarli, farmeli amici, e invi-tarli a venire all'Oratorio appena fossero usciti dalquel luogo triste .

Teresio Bosco

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I NOSTRISANTI

D

LA SPERANZAAPPARIVA UN SOGNO

esideravamo un altro fi-glio da molto tempo, ma

questa speranza appariva unsogno perché avevamo tentatoper ben tre volte ma purtroppotutto si era risolto tragicamente .

Dopo un po' d'anni, la lietanotizia : attendevo un altro bim-bo. La gravidanza però si pre-sentava, anche questa volta,difficile e rischiosa come le pre-cedenti ed infatti già dal secon-do mese ebbi una minacciad'aborto .

Una nostra parente, Figlia diMaria Ausiliatrice, mi portò l'abi-tino di San Domenico Savio edio da quel momento cominciai apregarlo con amore ed il miraco-lo avvenne : l'emorragia si arre-stò e la gravidanza proseguìsenza altri ostacoli . Il parto fucesareo ma senza nessunacomplicazione ed ora, con gioia,posso tenere tra le braccia lamia piccola Sara Maria .

Gigliola e Mario GiolfoMazzo-Rho (Milano)

NON UDIVA PIÙ

N ostra nipote Simona, dianni 13, il giorno 15 luglio

del corrente anno si recava inpiscina in compagnia dellamamma e del fratello. Mentrescendeva sullo scivolo e si tuffa-va in acqua seguita dal fratello,questi involontariamente la col-piva con un piede all'orecchiodestro . E l'orecchio non udivapiù!

Lo specialista che la visitò,accertò la rottura del timpano ele prescrisse alcune cure, inpreparazione e in attesa dell'in-tervento operatorio .

Una nostra parente, Figlia diMaria Ausiliatrice, ci suggerì diricorrere a San Giovanni Boscoe di fare a nome del caro Santola novena che egli suggeriva aMaria Ausiliatrice . Essa stessasi unì .Trascorso un mese, Simona

ritornava dallo specialista per lavisita di controllo . Con stupore ilprofessore constatava che iltimpano si era inspiegabilmentericostituito!

Le nostre preghiere a MariaAusiliatrice e a Don Bosco sonostate esaudite . Rendiamo pub-blica la nostra riconoscenza .

Pina e Aldo GismondiNovi Ligure (AL)

OGNI CURA

MERA RISULTATA VANA

i sento profondamentegrata a Maria Ausiliatri-

ce, a Don Bosco e a DomenicoSavio, che ho imparato ad ama-re da tantissimi anni (ho una co-gnata FMA e un figlio salesiano)per i tanti doni che mi hannoelargito .

Tra questi, in particolare, vo-glio ricordare la mia recenteguarigione da un forte esauri-mento che durava da oltre seimesi, e contro cui ogni cura erarisultata vana ; appena al terzogiorno della Novena a M . Ausi-liatrice improvvisamente mi so-no sentita bene ; ad una visitaaccurata anche la pressione al-tissima e il cuore ingrossato so-no tornati, inspiegabilmente peri medici, allo stato di più assolu-ta normalità .Ringrazio la Madonna, Don

Bosco e Domenico Savio ancheper i tanti doni spirituali che Essicontinuamente danno a me efamiglia .

Graziella Naro-UrsoPaternò (CT)

LA MIA BAMBINA

RSI ERA SENTITA MALE

ingrazio la Madonna eSan Domenico Savio per

avere esaudito le mie preghierein quanto nel gennaio del 1985la mia bambina si era sentitamale ed era stata ricoverata inospedale . Sembrava una cosapiuttosto seria ed io mi sono ri-volto con fede a Maria Ausiliatri-ce e al piccolo Santo . Piano pia-no le cose sono andate meglio e

la bimba ora sta bene . A dettadei medici guarirà completa-mente .

Prego in continuazione la Ma-donna e il Santo perché questoavvenga al più presto possibilee chiedo anche che continuino aproteggere i miei due bambini,me e la mia famiglia .

Lettera firmata - Asti

M

I DOTTORITENTENNANO IL CAPO

io nipote, Boccalatte En-nio, era in gravissime

condizioni per un infortunio suc-cessogli mentre lavorava incampagna. «Mettetelo nelle ma-ni di un buon santo», ci disseuno dei dottori, tentennando ilcapo .

Pieni di fiducia, implorammosubito il Servo di Dio Don Filip-po Rinaldi, nostro grande con-cittadino, e, con stupore dei me-dici e gran gioia di tutti noi, ven-ne la sospiratissima grazia .

Grazie, Don Filippo! Continuaa proteggere la nostra famiglia eil tuo e nostro paese .

Angiolina AmedeLu Monferrato (AL)

UNINTERVENTOALLA GOLA

D ovevo subire un difficileintervento alla gola e gli

stessi dottori erano dubbiosi sul-la sua riuscita .

Pregai la cara Madonna Ausi-liatrice e Suor Eusebia Palomi-no; ottenni due grandi grazie :un'assoluta serenità nell'affron-tare l'operazione e l'esito perfet-to di essa .

Ora, riacquistata la salute,adempio la mia promessa : contutta l'anima ringrazio pubblica-mente la buona Mamma delCielo e Suor Eusebia Palominoed esorto i loro devoti a porre inLoro ogni fiducia .

Maria Alessandria - Bra

FUI RICOVERATAIN OSPEDALE

D esidero che venga pubbli-cata questa grazia .

Quattro anni or sono mi sonosentita male con forti dolori allostomaco. Fui subito ricoveratain ospedale e operata d'urgen-za. È stato un intervento diffici-lissimo e per alcuni giorni sonostata tra la vita e la morte .

Appena mi era possibile vol-gevo lo sguardo all'immaginedella Madonna e di Don Boscoposte sul mio comodino e congrande fede chiedevo la salvez-za. In breve tempo le mie condi-zioni migliorarono con grandemeraviglia di tutti e dopo tre me-si potei riprendere il mio lavoro .

M. F. - Torino

TUTTA LA MIAGRATITUDINE

D esidero esprimere tutta lamia gratitudine a Maria

Ausiliatrice ed a San GiovanniBosco che mi hanno concessodi superare brillantemente dueesami ai quali tenevo molto .Carla Barbero - Calosso (Asti)

1 GENNAIO 1986 • 37

CADE DA UNA SCALA

I ntendo segnalare la graziaricevuta da mio marito il 13

maggio 1985 . Egli si trovava sullavoro e cadde da una scala pro-curandosi una lesione grave ainervi .

Si è miracolosamente salvatograzie all'intercessione di SanGiovanni Bosco del quale io so-no devota .

È ancora convalescente ma sispera in un futuro miglioramen-to che gli permetta il ritorno allavoro .

lo, mio-marito, la mia bambi-na ringraziamo di cuore il Santoed invochiamo su tutti noi la suaceleste protezione . Con la pre-ghiera di pubblicazione sul Bol-lettino Salesiano che da anni ri-ceviamo ancora al nome dellamamma ora defunta .

Beatrice Grassi TondiniSoresina (CR)

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SARTORIO sac. EMILIO, salesianot Nizza Monferrato a 69 anni

Nato a Vigevano (Pavia) il 5 no-vembre 1915 conosce i Salesiani aPenango Monferrato (AT) . Diventasalesiano a Villa Moglia e Sacerdotea Bollengo nel 1945,Quanti lo conobbero toccarono

con mano e apprezzarono il suo sin-golare equilibrio di giudizio, l'illumi-nata prudenza, l'amabilità naturale espontanea, la conoscenza del cuoreumano, la disponibilità al servizio, ilsuo collocarsi nell'obbedienza, nutri-to e sorretto dalla forza interiore cheproviene dalla preghiera; padre spiri-tuale, uomo saggio, sapeva dare si-curezza e conforto .

Sette mesi di dolorosa malattia fu-rono lezione preziosa di capacitàoblativa nella sofferenza .

«Quanto è difficile anche la vitadell'ammalato, ebbe a dire . Ho predi-cato tanto sul dolore, sulla sofferen-za ; se potrò farlo ancora, userò unlinguaggio ben diverso, più sempli-ce, più reale . . .» .

PONZETTI sig .ra LIDIA, coopera-trice salesiana t Caluso (TO)

Si dedicò con amore alla gioventùistruendola con tanto zelo e facendo-la crescere nello spirito salesianocon viva devozione a Maria Ausiliatri-ce ed a San Giovanni Bosco . Gli ami-ci Cooperatori la ricordano con affet-to invocandole dalla Santa Vergine ilpremio della sua attività nella luce enella pace eterna .

GIACOMELLO sac . GIOVANNI, sa-lesiano t Legnago (VR) a 73 anni

Primo di 15 fratelli, d . Giovanni eranato ad Almisano - Vicenzal'l1 .11 .11 . A 20 anni entrò nell'aspi-rantato di Ivrea, dopo lunga attesaper realizzare il suo sogno di esseremissionario .

Partito dopo il Noviziato, nel '33per Schillong, visse tutta la sua vita(50 anni) in India . Nel campo di con-centramento di Schillong, venneconsacrato sacerdote per l'imposi-zione delle mani di Mons . StefanoFerrando, il 5 giugno 1941, nel gior-no centenario dell'ordinazione sacer-dotale di Don Bosco .

Vellore, Bombay, Wadala lo videroimpegnato in svariati incarichi tipicidell'opera salesiana (consigliere sco-

lastico, prefetto, direttore e parroco,confessore) .

Si distinse sempre per la sua squi-sita bontà, generosità, zelo apostoli-co, sempre pronto a venire incontroai bisogni dei confratelli e dei ragazzipiù poveri, per i quali non temeva dibussare qualsiasi porta . Grande erain lui il senso della riconoscenza :«Grazie» e «II Signore ti benedica»erano le espressioni quotidiane piùfrequenti .

Nonostante la sua salute da tempominata, non cessò mai di lavorare ;divenne sempre più l'apostolo delconfessionale, il direttore spiritualedei confratelli e giovani, l'educatoree l'apostolo delle vocazioni . Per circa20 anni fu anche il confessore e il di-rettore spirituale del Cardinale diBombay, Gracias .

Uomo della gioia e dell'ottimismo,che sapeva comunicare per conta-gio, conservò queste doti fino al gior-no della sua morte .

Ritornò in Italia quando il maleaveva ridotto tutte le sue facoltà, tor-nò per morire nella sua terra e tra lasua gente che amava intensamente .Ora riposa accanto a papà e mamma«le due fulgidissime stelle della miavita che con l'esempio e col sacrificiomi guidarono con mano sicura al So-le d'Amore, Gesù» .

SIMONCINI sig .ra MARGHERITA,ex-allieva t Pisa a 57 anni

Si è particolarmente distinta nellavita parrocchiale per l'attenzione aigiovani e per la costanza nella vita dipreghiera liturgica e nel servizio con-creto alla sua chiesa che ha sempreamato, portando fuori dall'ambientesalesiano lo spirito di Don Bosco .

ROSSATO sig. EGIDIO, cooperato-re t Bolzano a 77 anni

Buono e solerte si impegnava so-prattutto per le missioni alle quali erasolito spedire pacchi .

Regolarmente con il suo carrettinopartiva dal laboratorio «Mamma Mar-gherita» per portarli alla stazionequasi un atto d'amore dovuto aimissionari!

RICCA sig .ra GILDA, cooperatricesalesiana t Napoli a 89 anni

Fin da prima che arrivassero i Sa-lesiani al Rione Amicizia, insieme adalcuni fedeli si era dedicata con amo-re e zelo alla cura della Chiesetta diSant'Antonio, unita poi alla nuovaParrocchia Salesiana . Puntuale, pre-cisa e generosa con tutti, non ha maimesso in evidenza quello che face-va . Instancabile organizzatrice deipellegrinaggi parrocchiali a Lourdes,ha testimoniato una fede forte e lumi-nosa . Ha saputo accettare le avversi-tà della vita fidando sempre nell'aiu-to di Dio ed ha saputo dare amore ecalore ai familiari colpiti da dureprove .

GIUSSANI sac . GIBERTO, salesia-no t Treviglio (BG) a 78 anni

La morte repentina, in seguito adincidente stradale, del caro D . Giber-to Giussani ha reso più amara la sof-ferenza dei Parenti e Confratelli diTreviglio . Ma il suo carattere dolce el'animo buono e sereno addolcisco-no il dolore . Una esistenza totalmen-te dedicata, come Sacerdote, al Mini-stero della Confessione, voleva es-sere di Cristo per farsi tutto a tutti .

Attorno a sé D . Giberto ha semina-to a piene mani la Grazia della Mise-ricordia . Ha posto come fondamentodella sua presenza educativa sale-siana tra i giovani, la gente, i Sacer-doti e Religiosi il Sacramento dellaRiconciliazione, tanto caro a D .Bosco .

Inculcava ai suoi penitenti la devo-zione alla Madonna, come mezzo dipurificazione e santificazione . Insemplicità di cuore ha vissuto e inse-gnato alle anime che il Regno deiCieli è per gli umili e i piccoli .

GAVASSA sac . AGOSTINO, sale-siano t Vigliano a 78 anni

Nato nel 1917 a Crevacuore, al ter-mine delle elementari, come tantigiovani di allora, aveva cominciato alavorare nelle filature del paese, fin-ché a 15 anni entrava nella casa sa-lesiana di Avigliana, per sviluppare la

sua vocazione e diventare salesianoe sacerdote .

Entrato nel '37 nel Noviziato a Bor-gomanero, diventa salesiano nel '38 :sarà salesiano per 47 anni, dedicatitutti, dopo la preparazione negli studiprima a Nave (BS) e poi a Bollengo(TO), al lavoro tra i giovani : è stato in-segnante per 35 anni!

Dopo l'ordinazione sacerdotale il 6luglio 1947, viene subito inviato nelBiellese, prima a Biella nel 47/48 poia Cavaglià nel 48/49 .

Poi le altre tappe della sua vita :Vercelli, Borgo S . Martino, Maroggia,Intra e quindi di nuovo a Biella e aVercelli e poi per 14 anni a Lugano,in Svizzera .

E infine, quando per l'età dovetteabbandonare l'insegnamento, ritor-nò tre anni fa nel suo Biellese, aVigliano .

Sempre disponibile per il ministerosacerdotale, non riusciva a non lavo-rare e si dedicava anche ai lavori piùsemplici, dando esempio di instanca-bile operosità ai giovani dell'istituto ea quanti lo conoscevano e l'incontra-vano .Una lunga degenza in ospedale,

dovuta a una cancrena al piede, loha fatto passare attraverso il cammi-no della Croce : ai dolori fisici si ag-giungeva la nostalgia per il lavoro ela penitenza dell'inoperosità : ma an-che nel dolore non gli mancava labattuta gioviale e simpatica, che ma-nifestava la sua voglia di vivere e co-municare .

BERETTA sig . GIULIO, exallievo tMilano a 88 anni

Dopo oltre otto anni di infermità èandato nella Casa del Padre a can-tarne le lodi con Don Bosco dei qualefu tanto devoto .

Di lui don Remo Stagnoli ha detto :Era presente in tutti i campi delle

attività pastorali, da quella degli uo-mini a quella degli exallievi, dagli ex-combattenti al circolo e all'oratorio .

Una presenza la sua lineare e lu-minosa .

Una capacità di accostamento e digalvanizzazione unica .

Una conversazione brillante ed at-traente in grado di magnetizzarequanti si stringevano attorno a luicon aperta e gioiosa simpatia : mezzoefficace con cui creava unione e dif-fondeva serenità .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :- se si tratta d'un legato : « . . . lascio alla Direzione Generale Ope-

re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione , cristiana.- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

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SOLIDARIETÀborse di studio

per giovani Missionaripervenute

alla DirezioneOpere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa : S . Domenico Savio, per gra-vanni Bosco, in memoria e suffragio

zia ricevuta e invocando ancora pro-di mio zio Carlo Galasso, a cura di

tezione, a cura di Massimo G .,Renoglio

Giovanna,

Torino,

TorinoL . 5 .000 .000

Borsa : In memoria di Don Luigi Coc- Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-Borsa : In suffragio defunti Fami- co, a cura della Famiglia Balzarro, sco, in suffragio del papà Lodovico,glia Giuseppe Maruzzi, a cura di Ma- Torino, L. 200 .000

a cura della figlia Mariarosa,ruzzi Iride, Minusio, Svizzera,

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Borsa: Don Giovanni Raineri, a cu-ra della Federazione Nazionale Sviz-zera Ex Allievi Don Bosco (Lugano),L . 1 .000 .000

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Borse MissionarieBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a suffragio del marito e familiaridefunti, a cura della moglie Marcelli-na L 200 000, .

Borsa: Maria Ausiliatrice e o . Gio-Borsa: Maria Ausiliatrice, ricordan-

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-do Don Carlo, a cura di R . D ., TO, Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au- vanni Bosco, in suffragio dei miei venni Bosco, pregate per la sorellaL . 1 .000 .000

defunti e invocando protezione, a cu- Emilia ammalata agli occhi, a cura disiliatrice e Santi Salesiani, perconversione della figlia, a cura

d i ra di Bramati Luigia, Milano

Musetti Annunziata, Roma

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- Zucca Elvira Bovi, Roma, L . 200 .000

Borsa : In memoria e suffragio di Riuvanni Bosco, per la protezione dei

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo- Giuseppe, a cura della Famigliamiei figli, a cura di Maria Del Vento Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- sco e Domenico Savio, chiedendoLambo, Maracaibo, Venezuela, vanni Bosco, a cura di Nasi Serra protezione per Filippo L ., a cura di G .L .600 .000

Rina, Cuneo, L . 200 .000

B. Ferrero

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-ringraziando per l'sco, Opera Sale-

da L . 100 .000

1 GENNAIO 1986 • 39

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco e Domenico Savio, per graziaricevuta e invocando protezione permia figlia, a cura di M. R .,Alessandria

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, a cura di Ceccato Attilio, PrataPN

Borsa : S . Giovanni Bosco, per rin- Borsa : Beato Don Rua e Giovanni Borsa : B. Vergine del Carmelo, siana del Rainerum, a cura di Cellinigraziamento e chiedendo ancora XXIII, a suffragio di Lodovico Fonta- Don Bosco e Domenico Savio, in Linda, Bolzanoprotezione, a cura di M . G ., na, a cura della moglie e dei figli, suffragio di Mamma Giuseppina eL.500.000

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chiedendo protezione, a cura di T . F. Borsa : Mons . Versiglia e Don Cara-vario, per grazia ricevuta, a cura di

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- Menghini Sergio, Pergola PSvanni Bosco, a cura di R . M ., Torino, siliatrice e Santi Salesiani, implo- sco e Domenico Savio, raccoman-L.500 .000

rando guarigione e protezione per dando Paolo e Theo, a cura di G . T . F . Borsa : In suffragio del Prof. Maionostro figlio, a cura di N .N ., Roma,

Giuseppe, a cura di Nanetti Domeni-Borsa : Maria Ausiliatrice, ringra- L . 150 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au- co FOziando e implorando protezione per

siliatrice e Santi Salesiani, in suffra-sé e i propri cari, a cura di C . D., Cu- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- gio dei nostri defunti: Elisabetta, Lo- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-neo, L. 500 .000

vanni Bosco, in ringraziamento e in- renza, Giuseppe S . e Giuseppe L ., a sco, Domenico Savio, per ringrazia-vocando protezione sulla famiglia, a cura di T . F .

mento e invocando protezione, a cu-Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo- cura di N .N . Imperia, L . 150 .000

ra di Testa M . Luisa, Galliate NOsco, in memoria di Giuseppina e Gui-

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura dido Vignolo, a cura del figlio Mario, Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- J . G . - U .S .A .

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sco e Domenico Savio, invocando

noi, a cura di N .N .grazia particolare e protezione per Borsa : S. Domenico Savio, in rin-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- nostro figlio, a cura di N .N ., Roma, graziamento e per protezione dei Borsa : S . Giovanni Bosco e S. Do-vanni Bosco, in memoria dei defunti L . 150 .000

bimbi e famiglia, a cura di Ronco menico Savio, in suffragio di miaLicia, Mario e Corinna Rosa, a cura

Francesco, Santena TO

madre Marcella e della cognata Ales-di Rocco Rosa, MI, L . 300.000

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sandra, a cura di Fontana Maria E .sco, a cura di B . C . D . M ., L . 150 .000 Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- MS

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vanni Bosco, in suffragio di mio ma-vanni Bosco, a cura di Rota Adele, Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Au- rito Antonio e figlio Giovanni, a cura Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo-Torino, L . 300.000

siliatrice e Don Bosco, invocando di Cohà Maria, Oglianico TO

ria di Don Antonio Bonamigo, sale-protezione per i figli Giovanni ed En-

siano, a cura di Tomei Enrico Viareg-Borsa : Don Bosco, a cura di De Si- rico, a cura di Antonioli Luigina, Lo- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- gio LUmone Antonio, Salerno, L. 300 .000

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fratello Calogero, caduto in guerra, ato, a cura di Coniugi Napoletani, di Natalina, a cura di fratelli e sorelle, Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- cura di Sferrazza Grazia AGL .300 .000

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vanni Bosco, in memoria e suffragiodi Allara Clelia, a cura di Raiteri Ca- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-

Borsa : S. Domenico Savio, prega Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- rolina, Isolungo AL vanni Bosco, invocando protezioneper noi, a cura di N .N ., Castiglione sco e Domenico Savio, in suffragio per la sorella Teresita, a cura di Ga-Tinella CN, L . 200 .000

dei familiari defunti, a cura di Rota Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi limberti Pina ved . FraschiniCarolina, Brembate Sopra BG, Salesiani, per grazia ricevuta e invo-

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funti, a cura di N .N .implorando protezione per i miei cari, Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bo-a cura di N .N ., Casale Monf . AL, sco, ringraziando e invocando prote- Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffra- Borsa : Don Bosco, a cura di Sprea-L .200 .000

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