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Biotecnologie in Italia Analisi strategica e finanziaria 2008 Rapporto Blossom Associati - Assobiotec

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Biotecnologie in ItaliaAnalisi strategica e finanziaria

2008

Rapporto Blossom Associati - Assobiotec

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BIOTECNOLOGIEIN ITALIA 2008

Analisistrategica efinanaziariaRapporto Blossom Associati - Assobiotec

TUTTI I DIRITTI RISERVATI (2008)

I diritti di divulgazione e utilizzo dei dati e delle informazioni,traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione edi adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo(compresi microfil e le copie fotostatiche) sono riservati.

I dati e le informazioni contenute nel presente Rapportonon possono essere utilizzati o divulgati senza una preventivaautorizzazione scritta che Blossom Associati S.r.l.si riserva di trasmettere a seguito di specifica richiesta,fermo restando l’esplicitazione della fonte comedi seguito riportato:

Rapporto Blossom Associati - Assobiotec (2008)

Schede grafici o tabelle dovranno riportare la fontecome indicata all’interno del documento.

Per ottenere il permesso alla riproduzione e/o utilizzo deidati/informazioni, Vi invitiamo a trasmettere mail di richiestacon evidenza della motivazione al seguente indirizzo:

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Oggetto:Richiesta autorizzazione - Biotecnologie in Italia 2008

Massimo BorieroMaria Adelaide BottaroFederica BottazziAgostino CarloniMaria Grazia ChimentiMarina Del BueMaria Alessandra De LucaSergio DompéRita Nunzia FucciLaura GattoRoberto GradnikGianluigi LiberatiCorrado MaggiAlessandra ManciaLuca MartignoniNello MartiniStefano MilaniFrancesca MondelloMaria Luisa NolliCeleste Martina PenatiAlessia PisoniAlberto OnettiMarco RenoldiCarlo RicciniFederica RovidaAlessandro SidoliMarco TalaiaUmberto VattaniLeonardo VingianiAntonella Zucchella

BIOTECNOLOGIE IN ITALIA 2008

Si ringrazia ilgruppo di lavoro 2008composto dalleseguenti organizzazioni:

AIFA

Assobiotec

Blossom Associati

CCIAA Varese

CIBIE (Center for Researchin International Businessand Economics)Università di Pavia

CrESITUniversità dell’Insubria di Varese

Farmindustria

ICE

Il presente Rapporto 2008è disponibile onlinewww.blossomassociati.com

3Blossom Associati 2008

Innovare il concetto di businessCari amici e clienti,

nel 2008 il settore biotecnologico italiano consolida il trend positivodi sviluppo confermando di saper rispondere alla sfida globaledell’economia della conoscenza. Parliamo di un settore in fortefermento con un chiaro indirizzo strategico: promuovere l’integrazionetra aziende biotecnologiche, aziende farmaceutiche, istituzioni finanziariee istituti di ricerca e porre le basi per realizzare in Italia quello chepotrà divenire uno dei principali cluster biotecnologici europei.

Il settore a fine 2007 risulta essere composto da 228 società,di cui 24 accreditate nel solo ultimo anno in quanto rispondentiai criteri metodologici di selezione Blossom Associati-CrESIT.Si registra una forte predominanza di aziende dedicate alla cura dellasalute (74%), oltre 10 miliardi il giro d’affari complessivo delleimprese accreditate, di cui 4,8 miliardi derivante da prodottibiotecnologici con un saggio di crescita nell’ultimo anno del 11%,1,3 miliardi di investimenti in R&S biotecnologica anch’essi increscita del 9% nel corso dell’ultimo anno, oltre 26.000 addettiimpiegati complessivamente in Italia dal totale delle società accreditate(14.543 sono gli addetti impiegati con l’esclusione delle aziendepharma accreditate), di cui oltre 6.600 in R&S. Le società evidenzianouna patrimonializzazione complessiva in significativa crescita del56%, un EBIT in forte crescita del 213%, con una evidente flessionedel 30% delle passività finanziarie attestatesi a 1,6 miliardi di Euro.

Tutti segnali di una crescita evidente non solo da parte delle piccolesocietà (75% delle imprese accreditate), ma che sempre più coinvolgemedie e grandi imprese che, pur essendo solo il 25% delle societàaccreditate, contribuiscono per il 97% al fatturato biotech complessivoe per l’84% agli investimenti in R&S biotecnologica.

Stefano MilaniCEO Blossom Associati

Alberto OnettiDirettore CrESIT

Per meglio interpretare le potenzialità future dellebiotecnologie in Italia, nasce spontaneo verificarele fondamenta sulle quali poggia la cosiddettasfida italiana all’economia della conoscenza.

L’Italia, come noto per gli addetti del settore, ètra i primi posti nello scacchiere internazionalenel settore delle Life Sciences, con un fatturatofarmaceutico totale (farmacia + ospedali) a prezzoex factory pari a 16,5 miliardi di euro (dati 2006Fonte IMS). Il valore globale del mercatofarmaceutico (espresso in euro a prezzi ex-factory),conferma che nel 2006 l’Italia è il terzo mercatoin Europa dopo Germania e Francia e il quintoal Mondo, con USA e Giappone ai primi dueposti (Fonte IMS). Per quanto riguardal’occupazione il settore supera le 70.000 unità,con 6.250 ricercatori.

In Italia tra il 2001 e il 2007 sono stati svolti599 studi clinici su farmaci di derivazionebiotecnologica (Fonte: Aifa, Osservatorio Nazionalesulla sperimentazione clinica), di cui la parteprincipale di Fase 2 (42,2%), Fase 3 (49,8%)e a seguire Fase 4 (7,46%).Le prime 3 aree terapeutiche per numero disperimentazioni sono oncologia (34,4%),immunologia e malattie infettive (10,8%),ematologia (9,4%).

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TT Venture della Fondazione Cariplo e ToscanaInnovazione di MPS sono due esempi di fondicostituitisi di recente in Italia. Il primo ha unobiettivo di raccolta per 150 milioni di euro dainvestire sul trasferimento tecnologico, anellodebole della catena di creazione del valore delsistema italiano. Il secondo invece ha 45 milionigrazie anche ad un’operazione di coinvolgimentodel sistema toscano con una chiara focalizzazionesulle biotecnologie per lo sviluppo di start-upinnovative. Al fianco troviamo il Fondo Next,costituito grazie al supporto di Finlombarda eRegione Lombardia, che ha raccolto 37 milioniinvestendoli in tre società biotecnologiche,citato come best practice europea.

Le aziende biotecnologiche italiane quotate,tutte localizzate in Lombardia, sono:> NicOx: quotatasi a

novembre 1999 - France(Nouveau Marché - Euronext)

> Cell Therapeutics: quotatasi agennaio 2004 - Italy(Borsa Italiana)

> Gentium: quotatasi agiugno 2005 - US (NASDAQ,American stock Exchange)

> BioXell: quotatasi agiugno 2006 - Switzerland(BXLN.SW, ZÜRICH),

> Newron Pharmaceuticals: quotatasi adicembre 2006 - Switzerland(SWX, ZÜRICH)

> Cosmo Pharmaceuticals: quotatasi amarzo 2007 - Switzerland(COPN.SW, ZÜRICH),

> DiaSorin: quotatasi aluglio 2007 - Italy(Borsa Italiana)

> MolMed: quotata amarzo 2008 - Italy(Borsa Italiana)

Oltre a Biosearch e Novuspharma, che sonostate oggetto di operazioni di M&A successivealla quotazione.Nello specifico:la prima è un’azienda biofarmaceutica natada uno spin-off dei manager del Centro Ricerchedella Lepetit.Nel 1998 il fondo 3i è intervenuto con uninvestimento di E 13,5 milioni rilevandoil 39% del capitale sociale.Nel luglio 2000 Biosearch è stata quotataal Nuovo Mercato a una capitalizzazione dicirca E 350m.

Per quel che riguarda gli operatori di privateequity e venture capital attivi in Italia, si riscontrauna consolidata maturità del mercato in terminidi operazioni di investimento realizzate rilevandoun notevole ritardo per quel che riguarda gliinvestimenti nel settore delle biotecnologie,soprattutto in confronto ai principali paesi europei.Situazione di ritardo compensata dalla presenzadi fondazioni bancarie che in Italia sostituisconoalmeno in parte il ruolo che i Venture Capitalrivestono all’estero.

Anno N. SC %2001 2 0,32002 10 1,82003 20 3,42004 87 14,52005 130 21,72006 195 32,52007 155 25,8Totale 599 100,0

Sperimentazione Clinica totali su farmacidi derivazione biotecnologica

Fonte: AIFA

5Blossom Associati 2008

In Italia, i parchi scientifici e tecnologici attivinelle biotecnologie rappresentano un importantepatrimonio di competenze scientifiche, tecnologicheed organizzative. La rete dei Parchi svolgequindi un ruolo fondamentale nello sviluppo dellafiliera dell’innovazione. Secondo le ultime analisiBlossom Associati, in Italia ad oggi vi sono 7parchi attivi in ambito biotecnologico, tra cuil’AREA Science Park, il Bioindustry Park Canavese,il Parco Tecnologico Padano, il Science Park Raf,il TLS Science Park, Sardegna Ricerche el’Insubrias Biopark di Gerenzano.

I dati confermano quanto da noi segnalato anchenella precedente edizione del Rapporto, ossiacome l’affermazione del settore biotech siastrettamente legata alla compresenza di una seriedi fattori di diversa natura – industriale eistituzionale (presenza di imprese farmaceutiche,di centri e strutture di ricerca, di parchiscientifico-tecnologici e incubatori, ospedali ecliniche, oltre a investitori) – che, messi a sistema,svolgono un ruolo di volano per lo sviluppo dinuove imprese.

Grandi imprese

Business Angels

Investitoriistituzionali

Banche e mercati

Enti pubblici

SISTEMA FINANZIARIO

Consulenza

Legale

Finanziario

Amministrativo

Formazione

SERVIZI DISUPPORTO

Ospedali

Centri di ricerca

Parchi scientificie tecnologici

Università

Incubatori

RICERCA

Farmaceutichetradizionali

Indotto

IMPRESE

Nazionali

Locali

Camere dicommercio

Associazioniimprenditoriali

Unione Europea

ISTITUZIONI

Impresebiotecnologiche

CLUSTER

Ritornofinanziario Servizi

professionali

Fees

Fees

RisorseUmane

Coperturadelfabbisognofinanziario

Supporto legislativo efinanziamenti pubblici

Sviluppoeconomico edoccupazionale

Know how Investimenti

Nel dicembre 2003 Biosearch si è fusa conVersicor, una società californiana quotata al Nasdaq,per formare Vicuron Pharmaceuticalse creare così una realtà farmaceutica globaletotalmente integrata successivamente acquisitada Pfizer nel settembre 2005.Novuspharma, azienda biofarmaceuticaspecializzata nella ricerca e sviluppo di farmaciantitumorali, nasce dallo spin-off della divisionemonzese del gruppo tedesco Boehringer Mannheim.Il fondo 3i è intervenuto con un investimentodi E 18 milioni ripartiti con altri due investitori.Il management e i dipendenti di Novuspharma sonoentrati nel capitale attraverso un piano di stock option.Roche ha continuato a ricoprire il ruolo di partnerstrategico garantendo cessioni e concessioni inlicenza di importanti brevetti su progetti di ricercasui quali ha detenuto il diritto di opzione.Nel novembre 2002 è stata quotata al NuovoMercato a una capitalizzazione pre-money di circaE 360 milioni raccogliendo circa E 160 milionicon l’aumento di capitale in sottoscrizione.Nel giugno 2003 la società si è fusa conl’americana Cell Therapeutics.

Imprese biotech italiane quotate (fino al 2008)

Scheda: Blossom Associati Corporate Finance - CrESIT

Il fermento delle società biotecnologiche italianesi rileva anche negli accordi siglati a livellointernazionale ad esempio l’accordo tra NervianoMedical Sciences e l’americana Genentechper 316 milioni di euro, l’acquisizione diHunter-Fleming da parte di Newron o il matrimoniotra Amgen e Dompé che ha dato vita adun’azienda biotecnologica fortemente orientataalla ricerca con investimenti 2008 stimati in10,5 milioni di euro.

Società Anno Quotaz. BorsaNicOx 1999 Francia

NouveauMarché Euronext

Biosearch 2000 Borsa ItalianaNovuspharma 2000 Borsa ItalianaCell Therapeutics 2004 Borsa ItalianaGentium 2005 USA - NASDAQ

AmericanStock Exchange

BioXell 2006 SvizzeraSWX Zurigo

Newron 2006 SvizzeraSWX Zurigo

Cosmo 2007 SvizzeraSWX Zurigo

DiaSorin 2007 Borsa ItalianaMolMed 2008 Borsa Italiana

Fonte: Blossom Associati - CrESIT

  Discovery Preclinica Fase I Fase II Fase IIIPipeline Italia 2008 99 63 33 35 16

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec

La marcata concentrazione territoriale è evidente anche qualora siconduca l’analisi a livello più disaggregato: le aziende biotech, oltrea polarizzarsi su un numero limitato di regioni (Lombardia, Piemonte,Toscana e Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Sardegna), tendonoa concentrarsi, al loro interno, su alcune aree territoriali specifiche.Per limitarsi a un esempio, con riferimento alla Lombardia le impreseaccreditate sono localizzate prevalentemente nell’area di Milanoestendendosi alle province di Como, Varese, Lodi e Pavia comunquetutte insediate entro un raggio massimo di 50 chilometri.

Considerando da un lato le analisi empiriche internazionali e dall’altrole nostre esperienze, accumulate nell’ambito di collaborazioni connumerose aziende in qualità di advisor strategico, intendiamoevidenziare alcuni tratti che accomunano il DNA manageriale di tuttequelle aziende che potremmo definire “emerging companies”:

> investono in idee di business e prodotti che non pongono limitial proprio potenziale di crescita e di creazione di valore(Innovazione Business);

> sostengono la realizzazione di nuove idee – innovazione intesacome il compito di tutti all’interno dell’organizzazione(Innovazione Corporate);

> dimostrano una capacità manageriale specifica per le aziendeinnovative unita a una profonda competenza finanziaria(Innovazione Manageriale).

Siamo infine giunti ad evidenziare tre problemi strutturali che riteniamorichiedano una profonda trasformazione anche in Italia:

> Rinnovamento corporate inteso come fase cruciale non soloper innovare prodotti, processi e sistemi ma anche obiettivi emission aziendali al fine di garantire attrattività delle aziendee vantaggio evolutivo necessario per competere a livello globale(Innovazione del Concetto di Business, Innovazione Corporate,Innovazione Manageriale).

> Certezza sui tempi di concessione delle autorizzazioni e dellesperimentazioni cliniche mutuando i sistemi e le modalità operativedi altri paesi europei.

> Rigore e applicazione di modelli selettivi di settore per la concessionedei finanziamenti ricordando comunque la necessità di crearecontestualmente una nuova classe di advisor e operatori finanziariin grado di interpretare e valutare questi nuovi business.

Partendo da queste considerazioni e dalle nostre stime che vedonoil 51% delle aziende con la prospettiva di crescita, rimandiamoall’Edizione 2009 del Rapporto per la valutazione delle operazionisvolte nel corso dell’anno evidenziando le performance conseguitedalle migliori “emerging companies” accreditate.

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7Blossom Associati 2008

Cresce e si consolida il biotech italiano

La quarta edizione del Rapporto “Biotecnologie in Italia” offre agli addetti ai lavori,insieme ad una aggiornata visione del comparto, la possibilità di analizzarecriticamente il processo di evoluzione che ha interessato il biotech italiano negliultimi anni.

Le fasi che infatti si sono avvicendate, ed i traguardi ad oggi raggiunti in terminidi massa critica di imprese, addetti e fatturato, fotografano un comparto – fatto diimprese, parchi scientifici e centri di ricerca – che assume oggi le forme caratteristichedella maturità. Si tratta di un processo ben noto, che ha interessato altri paesi nelmondo, e che oggi è realtà anche in Italia. Le biotecnologie italiane vivono infattiuna specifica fase evolutiva segnata dal perdurare della crescita di nuove realtà diimpresa, ma, soprattutto, dal consolidamento di molte altre, accompagnato dallafisiologica scomparsa delle realtà più deboli.

L’innegabile maturità del comparto biotech trova riscontro in una serie nutrita difattori, primo tra i quali il rafforzamento della propria capacità di produrre valore,testimoniato nei fatti dalla corposa pipeline che, in ambito farmaceutico, vedeaumentare costantemente il numero dei prodotti in sviluppo clinico (Fase I-II-III)frutto della ricerca italiana. Tali prodotti sono infatti pressoché triplicati in soli dueanni, passando dai 30 del marzo 2006 agli 84 del marzo 2008 (crescita del280%). In particolare, degli 84 prodotti biotech in sviluppo clinico, 33 sono inFase I, 35 in Fase II, 16 in Fase III. Otto hanno inoltre ottenuto la “orphan drugdesignation” (3 dall’EMEA e 5 sia dall’EMEA che dalla FDA): si tratta in prevalenzadi prodotti che trovano applicazione nell’area oncologica, e, in quantità minore,nell’area cardiovascolare. La ricerca biotech italiana vanta inoltre 63 prodotti infase di sviluppo preclinico e 99 molecole in fase di discovery, che rappresentanouna interessante promessa per il settore nei prossimi anni.

Un secondo elemento che caratterizza la maturità del comparto è relativo allacapitalizzazione delle imprese, che si irrobustisce progressivamente di paripasso con l’ampliamento della progettualità. Così come crescono gli investimentiin Ricerca & Sviluppo, alla luce dei quali vanno letti anche importanti accordi chesempre più spesso legano le realtà di impresa italiane a partner internazionali.

Infine si aggiunge l’elemento Borsa: dal 2005 ad oggi, infatti, cinque aziendebiotecnologiche italiane si sono quotate sui principali mercati internazionali.Una sesta si è aggiunta nel marzo 2008, traguardando la quotazione sulla piazzadi Milano. Non è poco se si pensa che le prime – e per molto tempo uniche –quotazioni risalgono al periodo 1999-2000, e cioè al boom della new economy.

Certamente la strada è ancora lunga, ed occorre investire corposamente sull’innovazionebiotecnologica, che si è dimostrata capace di generare ricchezza, occupazione ebenessere. A livello di sistema-paese la sfida è quindi quella di concretizzare esostenere le potenzialità italiane con scelte di politica industriale forti e strategiche,di breve e medio termine, capaci di attrarre flussi crescenti di investimenti. Cosìcome occorre supportare chi ha una idea vincente a trasformarla in realtà d’impresa.In questo senso Assobiotec ha varato “Sportello Biotech”, nuova area del propriosito che fornisce consulenza gratuita alla creazione di start-up e spin-off nel settorebiotecnologico. Con un obiettivo analogo abbiamo promosso inoltre la manifestazioneBioInItaly (aprile 2008), dove quindici aziende (selezionate su circa 30 applicants)hanno potuto presentare i loro progetti di ricerca a più di quaranta investitorifinanziari internazionali.

Occorre adesso puntare ancora di più sulla capacità del Paese di diventare attrattivo:per chi ha un’idea vincente e per chi vuole investire. In questo senso è necessarioportare a compimento, nella Finanziaria, le misure di agevolazione fiscale perle “giovani imprese innovative”, così come innalzare dal 10% al 20% il creditod’imposta per le spese di Ricerca & Sviluppo effettuate in azienda.

Roberto GradnikPresidente Assobiotec

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Le biotecnologie sono entrate, ormai da anni, sulla scena delle Scienze dellaVita in un contesto di cambiamento caratterizzato da un aumento della spesa perla R&S e dalla riduzione del numero dei principi attivi scoperti ogni anno.

I legami sempre più stretti tra imprese del farmaco e nuove tecnologie (in varieforme, quali collaborazioni, co-promozione, co-sviluppo) da un lato consentono diesplorare percorsi scientifici di avanguardia rispondendo a bisogni terapeutici ancoranon soddisfatti, dall’altro mettono a disposizione competenze, risorse e strutturenecessarie per lo sviluppo delle molecole e del know-how per rendere disponibilinuovi strumenti terapeutici.

Grazie a peculiarità non comuni, l’Italia conferma nelle Scienze della Vita unruolo di primo piano nella competizione internazionale (terzo Paese in Europae quinto al Mondo per numero di addetti), dimostrando anche una capacitàdi attrarre capitali esteri.

In particolare, confermando un saldo estero positivo per i medicinali (1.229milioni di euro nel 2007), il nostro Paese mostra una specializzazione internazionalenel settore del farmaco. Cresce l’intensità di Ricerca e Sviluppo del settore,misurata sia in termini di rapporto Ricercatori su addetti totali (che sale dall’8,3%del 2006 all’8,7% del 2007) sia tra investimenti R&S e fatturato (che passada 9,4% a 10,1%).Risultati ai quali le biotecnologie destinate alla cura della salute forniscono uncontributo importante.

Oltre a quelli in fase di discovery, attualmente in Italia il Red Biotech presenta 147progetti, di cui 63 in fase pre-clinica e 84 in fase di sviluppo clinico.In crescita sia l’ammontare complessivo degli investimenti in Ricerca e Svilupposia il valore della produzione biotecnologica (stimata in 4,6 miliardi), pari al 20%del valore generato dal totale del settore farmaceutico.

Oltre ad alcune tra le più grandi imprese a capitale italiano ed estero, sonosempre più numerose le aziende dedicate alla Ricerca biotech in Italia:42 le imprese farmaceutiche che negli ultimi anni hanno indirizzato la R&Sanche nelle nuove tecnologie.

Si tratta di start-up che in breve tempo hanno saputo conquistare le copertinedi prestigiose riviste scientifiche internazionali, attrarre investimenti in Italia estringere accordi di collaborazione con grandi imprese. Gentium, che si è concentratanell’attività di Ricerca, specialmente nei farmaci orfani, è l’unica azienda italianaquotata al NASDAQ; Axxam opera nel Parco Scientifico San Raffaele; NervianoMedical Sciences ha avviato collaborazioni con Bristol Myers Squibb e con Genentechper lo sviluppo di farmaci oncologici; Lay Line Genomics, spin-off della ScuolaInternazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, è in rete per lo sviluppodi un anticorpo monoclonale con BioXell; MolMed si è recentemente quotata allaBorsa di Milano; Newron ha concluso un accordo con Merck Serono per lo sviluppodi prodotti contro il morbo di Parkinson e l’Alzheimer; Philogen, da cui BayerSchering ha acquisito i diritti di sviluppo e marketing di una nuova molecolaanticancerogena, è ormai prossima alla quotazione nella Borsa di Milano; NicOx,quotata all’Euronext, ha siglato accordi con Pfizer e Merck & Co.

L’Italia presenta numerosi vantaggi competitivi riconosciuti dai manager che vioperano, quali: la presenza di molti Centri Pubblici di Eccellenza nella Ricercabiomedica in cui lavorano alcuni tra i nomi di maggior prestigio internazionale;personale altamente qualificato e valore del management; produttività, flessibilitàe creatività delle Risorse Umane; solide competenze e lunga tradizione di tipoindustriale; spirito imprenditoriale diffuso e innovativo.

Le Scienze della Vita in Italia:l’impegno delle imprese del farmaco nel biotech

Sergio DompéPresidente Farmindustria

9Blossom Associati 2008

Nel corso degli ultimi anni questa posizione dirilievo si è andata consolidando grazie ancheagli incentivi a disposizione delle Aziende: gli accordidi programma per promuovere gli investimenti inproduzione, Ricerca e Sviluppo in Italia; il Fondoper la promozione della ricerca e della formazioneavanzata nel campo delle biotecnologie e, moltoimportante, il credito di imposta alla Ricerca.

Da non dimenticare poi il 5 per mille: meccanismoche consente al contribuente di destinare una quotadella propria Irpef a sostegno di enti che svolgonoattività socialmente rilevanti (non profit, Ricercascientifica e sanitaria); il 7° Programma QuadroUE; la riduzione dell’aliquota Ires e Irap e ifinanziamenti delle fondazioni bancarie.

Tali misure creano i presupposti per collaborazionisempre più intense tra Aziende e Centri Pubblici dieccellenza, che risultano indispensabili, ad esempio,nella Ricerca per le malattie rare, un particolarecampo di applicazione delle biotecnologie.I maggiori contributi per la cura delle malattie rarearrivano proprio dall’ingegneria genetica e dallaRicerca farmaceutica biotecnologica e una parteconsiderevole dei farmaci orfani è costituita proprioda farmaci biotech.

Queste patologie (la cui la maggioranza è di originegenetica), per la loro complessità sia sotto il profiloterapeutico, sia sotto quello etico, necessitano diun approccio nuovo che sappia riunire le competenzepubbliche e private, in una logica di solidarietàrispettosa del principio di sussidiarietà.

L’impegno delle Aziende nel network della Ricercaper le malattie rare ha la necessità di esseresupportato anche dalla creazione di una rete perle informazioni e la formazione.In questa ottica si inserisce il Protocollo di Intesatra Farmindustria e l’Associazione UNIAMOper promuovere l’adozione in Italia di strumentilegislativi volti a favorire lo sviluppo di farmaciorfani, grazie anche ai finanziamenti destinatialla Ricerca, e per migliorare gli aspetti assistenzialie sociali di queste patologie.

Il settore biotech rappresenta un valore elevatoper la potenzialità di cura caratterizzato da unaltissimo profilo innovativo.L’Italia è in grado di entrare in questo processoin modo positivo, grazie a un mix di competenzeindustriali, Ricerca di eccellenza e vitalitàimprenditoriale nel comparto delle biotecnologie,che sta generando non solo importanti risultatiscientifici, ma anche la crescita di un numerosempre maggiore di aziende e, in definitiva,di tutto il settore.

Imprese del farmacoe biotech

R&S pubblicaIstituzioni

e AccademiaAssociazionidei Pazienti e

non profit

Impegno nellaRicerca

industriale

Circolazionedei cervelli

e delleinformazioni

Incentivi allaRicerca

e al Network

Terapie nuovee più mirate

informazione,prevenzione,

diagnosi,trattamento

Il network della Ricerca, dell’informazionee della formazione

Biotecnologie in Italia 2008

Il settore a fine 2007 risulta essere composto da 228 società,di cui 24 accreditate nel solo ultimo anno in quanto rispondentiai criteri metodologici di selezione Blossom Associati-CrESIT;questi sono i tratti essenziali: forte predominanza di aziendededicate alla cura della salute (74%), oltre 10 miliardi il girod’affari complessivo delle imprese accreditate di cui 4,8 miliardiderivante da prodotti biotecnologici con un saggio di crescitanell’ultimo anno del 11%, 1,3 miliardi di investimenti in R&Sbiotecnologica anch’esso in crescita del 9% nel corso dell’ultimoanno, con oltre 26.000 addetti impiegati complessivamentein Italia dalle società accreditate di cui oltre 6.600 in R&S.Le società evidenziano una patrimonializzazione complessivain significativa crescita del 56%, un EBIT in forte crescitadel 213%, con un’evidente flessione del 30% delle passivitàfinanziarie attestatesi a 1,6 miliardi di Euro.

Evidenze interessanti si ricavano dall’analisi dell’evoluzionetemporale del numero di imprese. Il settore biotecnologico italianopresenta in prevalenza uno sviluppo recente: delle 228 aziende,quasi il 60% sono state costituite o si sono insediate in Italianegli ultimi dieci anni e di queste 96 (il 42% dell’intero universo)a partire dal 2000. La particolare intensità di sviluppo che ilsettore ha conosciuto a partire dall’inizio del nuovo millennio sirileva anche dalla costante crescita nel numero delle imprese delcomparto, che, dal 2000, ha fatto registrare un’impennata conuna media di circa 13 nuove imprese all’anno (pari a circa il 10%di nuove imprese su base annua).

A fianco di queste, si trovano un gruppo di imprese che vantanolunga storia e tradizione: 63 società sono state fondate primadell’inizio degli anni Novanta, 20 delle quali anteriormente al1970. Si tratta di imprese che hanno nel tempo consolidatoposizioni sul mercato attraverso lo sviluppo di tecnologie tradizionalie che negli ultimi anni tendono a diversificare anche sulle nuovetecnologie di derivazione biotecnologica.

In termini di numerosità, il settore in Italia è composto in viaprevalente da piccole imprese. Ben 170 delle 228 impreseaccreditate (pari al 75%) sono imprese con meno di 50 dipendentie con un fatturato inferiore a 10 milioni di euro.

Stefano Milani, Alberto Onetti, Federica Bottazzi, Federica Rovida

Blossom Associati Management Consulting

CrESIT – Università dell’Insubria di Varese

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Numero di società biotechin Italia:evoluzione temporale

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

159 178 199 211 223 228

149

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2001

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Numero di società biotechdi nuova costituzione:evoluzione temporale (2001-2007)

Grande 13%

Media 12%

Piccola 75%

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Ripartizione delle imprese biotech italianeper dimensione

10

11Blossom Associati 2008

Red 73%

White 9%Bioinfo 5%

Green 13%

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Ripartizione delle aziende biotech in Italiaper ambiti di applicazione

Red 95,36%

White 0,54%Bioinfo 0,07%

Green 4,04%

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Ripartizione del fatturato biotechper ambiti di applicazione

Green 11,76%

Red 86,28%

White 1,60% Bioinfo 0,36%

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Ripartizione degli investimenti in R&Sin attività biotech per ambiti di applicazione

Per quanto concerne le rimanenti, 28 (pari al 12%) sono aziendedi media dimensione (ossia che occupano meno di 250 dipendentie con un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro),mentre 30 (il 13%) sono grandi imprese con oltre 250 dipendentie 50 milioni di fatturato.

Entrando nel merito dell’analisi delle 228 aziende, si rileva che168 operano nell’area della cura della salute (le cosiddette redbiotech), 30 nell’area dell’applicazione delle tecnologiebiotecnologiche in ambito agricolo zootecnico e veterinario(green biotech), 19 nell’area industriale e ambientale (whiteor grey biotech) e 11 sono orientate alla Ricerca e Sviluppoin ambito bioinformatico.

Va segnalato, inoltre, come tra le 228 imprese vi siano 31subsidiaries, ovvero filiali di aziende multinazionali. Di queste,18 appartengono alla categoria pharma-biotech. Emerge pertanto,a livello numerico, una netta prevalenza di aziende a capitaleitaliano nel settore.

Oltre a stimare le dimensioni complessive del valore economicogenerato dal settore, è possibile fornire una quantificazione delledimensioni reali del fatturato generato dalle imprese attraversola vendita di prodotti di derivazione biotecnologica.

Tale valore rappresenta un sottoinsieme del fatturato aggregatocomplessivo realizzato dalle 228 imprese accreditate, ottenutoapplicando ai valori del fatturato realizzato da ciascuna aziendauna percentuale rappresentativa della quota di ricavi derivantidalla vendita sul mercato italiano e sui mercati internazionali diprodotti biotecnologici1.

Nonostante la rilevanza del dato, che già oggi posiziona l’Italiatra i principali paesi europei, si vuole sottolineare come il fatturatonon sia certamente, ad oggi, l’indicatore principale per la valutazionedel potenziale di sviluppo e delle opportunità di crescita delcomparto. L’analisi degli investimenti e della pipeline permettedi determinare le potenzialità future del business che inconsiderazione dell’estrema volatilità del settore possono subireforti scostamenti (positivi) di anno in anno.

E’ infatti il caso di piccole aziende che, grazie allo sviluppo dinuovi prodotti innovativi, sono state in grado in pochi anni diincrementare la propria quota di mercato fino a diventarne leadera livello globale, con livelli di capitalizzazione all’altezza delleprincipali aziende multinazionali che operano su settori tradizionali.

1 Tale percentuale è stata determinata in sede di analisi qualitativa in base alleinformazioni comunicate dalle aziende.

Il 95% dei 4.805 milioni di euro è riconducibile al comparto red,il rimanente 5% è prodotto da aziende operanti in altre aree, conuna netta prevalenza del comparto green.A complemento dei dati presentati, è utile fornire le dimensionieconomiche complessive dell’aggregato all’interno del quale sicolloca il fatturato biotech sopra descritto. In termini di fatturatocomplessivo (non enucleando quindi la componente derivantedall’attività biotech), nel 2006, le 228 aziende prese in esamehanno realizzato oltre 10,8 miliardi di euro2. Il dato risente inmodo significativo del valore della produzione generato dalle 42aziende red biotech di derivazione farmaceutica, le quali, da sole,realizzano oltre 7,9 dei 10,8 miliardi indicati.

La dimensione complessiva degli investimenti in Ricerca e Svilupposu tecnologie e processi biotecnologici stimata in Italia per il 2006è pari a 1.331 milioni di euro: di questi 1.149 milioni (oltre l’86%)sono stati investiti da aziende red e 155 milioni di euro (il 12%)nell’ambito green, mentre la restante parte, pari a 26 milioni (2%),è prevalentemente rivolta al comparto white biotech.

La rilevanza del dato conferma ancora una volta la sottostimageneralmente attribuita alla ricerca industriale italiana dai principalistudi di diffusione internazionale dovuta in larga parte alla difficoltànel reperimento e nella rilevazione dei dati reali in sede di analisi.Come enunciato nelle note metodologiche, i dati sopra illustrati,relativi alle dimensioni degli investimenti biotech, derivano daisoli valori di investimenti in Ricerca e Sviluppo su tecnologie eprocessi riferibili a piattaforme di natura biotecnologica realizzatidalle 228 imprese del campione.

A complemento dei dati presentati, è sicuramente utile fornirele dimensioni economiche complessive degli investimenti inRicerca e Sviluppo (non limitandosi quindi alla sola attivitàbiotech): nel 2006 le 228 aziende certificate hanno realizzatooltre 2.345 milioni di euro in investimenti in R&S. Tale datorisente in modo significativo del valore degli investimenti relativialle imprese di estrazione farmaceutica e in particolare alle 14aziende classificate pharma oriented, che in larga parte investonosu tecnologie e prodotti tradizionali.

2 Il dato del fatturato aggregato rappresenta una proxy del valore economico generatodal settore biotech.Va tuttavia segnalato come questo valore risulti di necessità sovra- o sottostimatodal momento che non riesce a “mappare” situazioni che possono avere incidenzatalvolta rilevante sui risultati presentati.Un caso frequente è quello degli spin-off o delle filiali di aziende estere che hannoaccordi di commercializzazione di prodotti della azienda madre: in questo caso, ildato del fatturato è relativo ad attività di R&D prodotta fuori dal nostro paese. Discorsoanalogo può essere fatto per aziende diversificate che presidiano, con la medesimasocietà, altri mercati oltre al biotech: per queste il fatturato andrebbe rettificato perescludere la parte relativa a business diversi. In tutti questi casi un’analisi che consideriil dato del fatturato dell’azienda italiana è strutturalmente portata a sovrastimare ledimensioni del settore. Di converso, vi possono essere subsidiaries di aziende esterededicate alla Ricerca e Sviluppo i cui prodotti sono commercializzati da altre societàdel gruppo: in questa situazione il dato del fatturato non riflette il valore effettivodell’attività svolta nel nostro paese. Queste semplificazioni sono tuttavia ineliminabiliin un’analisi condotta a livello aggregato: di qui la necessità di valutare criticamentei risultati presentati.

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13Blossom Associati 2008

I dati utilizzati (numero degli addetti dichiarati dalle impresesia attraverso l’analisi qualitativa sia attraverso l’analisi dellenote integrative) tendono comunque a sottostimare la dimensionedel settore, che – come è presumibile – comprende, soprattuttonel caso delle realtà aziendali di dimensioni meno grandi,un numero rilevante di professionisti e collaboratori esterni.

Per quanto concerne la distribuzione territoriale, ciò che qualificail settore biotecnologico italiano è la forte concentrazione geografica.Infatti, se da un lato, quasi tutte le regioni del nostro paese (17)vedono la presenza sul proprio territorio di imprese del settore,ad oggi solo poche tra queste ospitano aggregazioni di impresesignificative in termini numerici ed economici: la Lombardia, dovesono presenti 78 imprese (il 35% del totale), il Piemonte con31 imprese (il 12% del totale), la Toscana con 22 (il 10%del totale) e il Friuli Venezia Giulia con 16 (il 7% del totale),ma anche il Lazio con 15 (il 6% del totale) e la Sardegnacon 13 (pari al 6% del totale). In queste sei regioni è concentratoil 76% delle imprese biotecnologiche italiane.

Tale marcata concentrazione territoriale è evidente anche qualorasi conduca l’analisi a livello più disaggregato: le aziendebiotech, oltre a polarizzarsi su un numero limitato di regioni(Lombardia, Piemonte, Toscana e Friuli Venezia Giulia), tendonoa concentrarsi, al loro interno, su alcune aree territoriali specifiche.Per limitarsi a un esempio, con riferimento alla Toscana, le impresenon sono disperse sul territorio regionale ma sono localizzatenelle aree di Firenze, Siena e Pisa, dove sono presenti tutti i fattoridi base necessari per lo sviluppo del settore.

Ripartizione degli addetti in R&S e totale complessivo per ambiti.

Ambito di applicazione Totale addetti Addetti R&SBioinfo 205 162Green 477 149Red 25.303 6.233White 172 108Totale Complessivo 26.157 6.652

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

La dimensione complessiva degli addetti dedicati ad attivitàdi Ricerca e Sviluppo è pari a 6.652 unità (il 57% degli addetticomplessivi censiti nell’ambito delle imprese biotech).Questo dato tiene conto di ricercatori attivi nelle aziende green(3%), white (2%), bioinformatics (3%) e red biotech (92%).

Se si estende l’analisi agli addetti complessivi delle 228 aziendebiotecnologiche italiane certificate (di cui 14 espressione direttadel settore farmaceutico) il dato si attesta intorno alle 26.157unità e comprende l’insieme degli addetti nelle aziende green(3,3%), white (1,2%), bioinformatics (1,4%) e red biotech (94%),includendo, per queste ultime, sia le aziende propriamente definitered biotech sia le aziende di derivazione farmaceutica.

14

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Altre

TOTALE ADDETTIADDETTI R&S

Le evidenze empiriche dimostrano che, data l’estrema volatilitàdel settore e la facilità nel trasferimento del capitale intellettualee delle risorse finanziarie, le imprese tendono a fare investimenti- sia reali sia finanziari - laddove ci siano condizioni favorevolidi natura istituzionale/sistemica e ci sono comprovate esperienzein termini di capacità di creazione di valore di attrazione di capitaleintellettuale e di relazioni con l’estero.Entrando nel merito dell’analisi delle 228 aziende, al netto delle13 aziende pharma oriented, si rileva come, anche in terminioccupazionali, le riflessioni sopra condotte vengano confermate,nonostante possano risultare in parte modificate le gerarchie sulloscacchiere italiano. La dimensione complessiva degli addetti alivello nazionale dedicati ad attività di Ricerca e Sviluppo è paria 6.652 unità, mentre complessivamente gli addetti delle aziendebiotecnologiche italiane (comprensivo del dato farmaceuticoaccreditato) si attesta intorno alle 26.157 unità.

Distribuzione geografica del totale addetti e degli addetti in R&S

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

La posizione di leadership è certamente assunta dalla Lombardiadove lavorano 11.555 addetti, di cui 3.472 dedicati adattività di Ricerca e Sviluppo (pari al 44% del totale addettidel comparto nazionale e al 52% del totale addetti in attivitàdi R&S su base nazionale). Seconda Regione in termini di occupatitotali e addetti R&S è il Lazio con una forte prevalenza di bigpharma o grandi aziende biotech oriented. A seguire troviamoaltre regioni a forte propensione nelle attività di investimentocome l’Emilia Romagna, con il 9,5% del totale addetti del compartonazionale e l’8,7% del totale addetti in attività di R&S su basenazionale, il Piemonte, con l’1,5% del totale addetti del compartonazionale e il 4,5% del totale addetti in attività di R&S su basenazionale, oltre a Toscana e Friuli Venezia Giulia.

15Blossom Associati 2008

Lo studio della distribuzione del fatturato tra le diverse regioniitaliane enfatizza la polarizzazione territoriale in precedenzasegnalata: due sole regioni (Lombarda e Lazio), pur dimostrandoorientamenti e caratteristiche morfologiche delle strutture aziendaliprofondamente differenti, realizzano (in proporzioni quasi eguali)il 76% del fatturato nazionale.

Se si sposta il focus sulle altre regioni, si possono individuarevalori di contribuzione significativa da parte della Toscana (checopre l’11% del fatturato biotech), seguita da Emilia Romagnae Friuli (che contribuiscono congiuntamente per un altro 7%).

L’analisi degli investimenti biotech in R&S fa emergere un quadroparzialmente differente, che tende a ricalcare la mappa relativaalla distribuzione delle imprese.

In questo caso, emergono i seguenti aspetti: la Lombardia assumeun ruolo di assoluta preminenza realizzando il 73% degliinvestimenti compiuti in Italia in R&S biotecnologica; la Toscanavede ridimensionato il proprio ruolo di rilevanza sul panoramaitaliano realizzando il 2% degli investimenti; importante risultail contributo proveniente dalla Emilia Romagna (8%) così comequello del Piemonte (4%) e del Friuli (3%), mentre il Lazio vederidimensionato il proprio ruolo in R&S (6%) rispetto alle componentidimensionali precedentemente espresse.

L’analisi morfologica patrimoniale delle aziende del settore evidenziaun chiaro posizionamento competitivo riferibile a ciascuna delleprincipali regioni italiane.

Distribuzione geografica per regione

Regione # Imprese # Addetti # Addetti FatturatoR&D Complessivo Biotech

Campania 9 212 265 9.314.027Emilia Romagna 14 581 2.500 174.589.188Friuli Venezia Giulia 16 135 206 37.712.805Lazio 15 1.069 7.721 1.685.686.182Lombardia 78 3.472 11.555 2.386.039.818Piemonte 31 299 385 130.489.461Sardegna 13 75 93 2.384.617Toscana 22 637 3.169 315.197.226Trentino Alto Adige 4 7 40 42.020Veneto 11 98 138 52.210.292Altro 15 66 85 12.215.073Totale 228 6.652 26.157 4.805.880.708

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

La forte concentrazione territoriale del settore, che è stato inprecedenza sottolineato, risulta addirittura più evidente: le primesei regioni, ove sono situate il 76% delle imprese italiane, occupanooltre il 96% del totale degli addetti e oltre il 79% degli addettiad attività di Ricerca e Sviluppo.

La Lombardia è la regione a più alta concentrazione di attivitàin Ricerca e Sviluppo, con una distribuzione uniforme di aziendegrandi, medie e piccole accomunate da una forte vocazioneall’innovazione e all’investimento su tecnologie e prodotti. Inoltre,il sistema rileva la presenza sul territorio sia di importanti parchiscientifici, quali, per esempio, Science Park Raf, sia di universitàdi rilevanza internazionale, istituti clinici con una forte vocazionealla sperimentazione e investitori (quest’ultima favorita dallavicinanza con Milano, la piazza finanziaria di riferimento a livellonazionale). Inoltre, queste forze trovano supporto nelle istituzionilocali, che dimostrano di essere sempre più impegnate nelsostenere lo sviluppo del settore delle biotecnologie e l’attrazionedi investimenti esteri, puntando sia su una crescente semplificazionedelle pratiche burocratiche per lo sviluppo d’impresa sia su specificipacchetti predisposti per il sostegno e l’avvio di nuove impresee di capitale intellettuale.

La Toscana è la regione che rileva un sistema maturo, con lapresenza di 22 imprese sul territorio caratterizzate da una fortevocazione alla Ricerca e Sviluppo in ambito biotecnologico (quali,per esempio Novartis Vaccines ex Chiron) e di rilevanti investimentipromossi sul territorio dalle società farmaceutiche. Vi troviamocase farmaceutiche nazionali (quali Abiogen Pharma o Menarini),piccole aziende biotech fortemente orientate all’innovazione, oltrea parchi scientifici, quali Toscana Life Sciences, università orientatealla costituzione di spin-off accademici, quali l’Università diFirenze, istituti clinici orientati all’attività di sperimentazione einvestitori istituzionali a sostegno dello sviluppo del comparto(Fondazione MPS).

Il Piemonte, il Friuli, la Sardegna e altre regioni hanno ancora difronte una sfida tutta da giocare sul piano dell’innovazione: sulproprio territorio vedono la presenza di piccole aziende a fortevocazione innovativa e fortemente orientate alla Ricerca e Sviluppoin ambito biotecnologico. Inoltre, ormai da anni, è presente unforte sostegno istituzionale orientato alla creazione di sistemi estrutture in grado di ospitare nuove imprese biotecnologicheinnovative a forte valenza internazionale: è il caso dei parchiscientifici (Bioindustry Park del Canavese in Piemonte, AreaScience Park in Friuli e Parco Scientifico e Tecnologico dellaSardegna), che si posizionano come punti di riferimento per ilsettore nelle singole aree territoriali.

Il Lazio invece evidenzia una forte vocazione verso le grandiaziende mature maggiormente orientate alle attività di produzionee vendita, considerazione confermata da una forte concentrazionecomplessiva di addetti, rilevanti valori di fatturato e da un EBITmedio positivo delle aziende insediate, segno di una raggiuntamaturità operativa.

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17Blossom Associati 2008

Biotecnologie per la curadella salutein Italia 2008Stefano Milani, Alberto Onetti, Federica Bottazzi

Blossom Associati Management Consulting

CrESIT – Università dell’Insubria di Varese

Posizionamento competitivo.Un quadro d’insiemedel contesto nazionale.

Il comparto delle biotecnologiededicate alla cura salute in Italia afine 2007 risulta composto da 168imprese. Il dato presentato si fondasull’elenco certificato da BlossomAssociati e CrESIT. Si rimandaall’Appendice metodologica circa lemodalità di selezione del campione.In questa sede ci si limita a segnalarecome i criteri considerati, in coerenzacon le metodologie adottate dallericerche maggiormente accreditatea livello internazionale, sianoabbastanza restrittivi, dal momentoche vanno ad escludere le aziendefarmaceutiche qualora non svolganoal proprio interno attività di ricercae sviluppo su piattaformebiotecnologiche sul territorio italiano.

Evidenze interessanti si ricavanodall’analisi dell’evoluzione temporaledel numero di imprese. Il settorebiotecnologico italiano presenta inprevalenza uno sviluppo recente: delle168 aziende, il 58% sono statecostituite o si sono insediate in Italianegli ultimi dieci anni e di queste70 (il 42% dell’intero universo) apartire dal 2000. La particolareintensità di sviluppo che il settore redbiotech sta conoscendo a partiredall’inizio del nuovo millennio si rilevaanche dalla costante crescita nelnumero delle imprese del comparto,basti pensare che nell’ultimo anno24 nuove imprese red biotech sonostate accreditate come rispondential campione di imprese biotech,mentre 18 sono uscite dal campioneaccreditato.

A fianco di queste, si trovano ungruppo di farmaceutiche che vantanolunga storia e tradizione: 42 societàfarmaceutiche che negli ultimi annistanno indirizzando la ricerca esviluppo anche verso le biotecnologie.Si tratta di aziende farmaceutichesia nazionali sia multinazionali chehanno nel tempo consolidato posizionisul mercato attraverso lo sviluppoe/o la commercializzazione ditecnologie tradizionali e che negliultimi anni intendono diversificarela propria pipeline anche con prodottidi derivazione biotecnologica.

18

In termini di numerosità, il settore in Italia è composto in viaprevalente da piccole imprese. Ben 114 delle 168 impreseaccreditate (pari al 68%) sono imprese che occupano meno di50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 10 milionidi euro. Per quanto concerne le rimanenti, 26 (pari al 16%)sono aziende di media dimensione (ossia che occupano menodi 250 dipendenti e con un fatturato annuo non superiore a50 milioni di euro), mentre 27 (il 16%) sono grandi impresecon oltre 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato.

Va segnalato, inoltre, come tra le 168 imprese vi siano 29subsidiaries (la contrazione rispetto al 2007 – 30 subsidiaries– è dovuta principalmente ad alcune importanti operazioni diacquisizione e fusione). Di queste, 18 appartengono allacategoria “Pharma-biotech”. Emerge pertanto, a livello numerico,una netta prevalenza di aziende a capitale italiano nel settore.

L’analisi dei modelli di business delle 168 aziende ci consentedi determinare una classificazione tra aziende “Born Biotech”dove ritroviamo ben 126 imprese: si tratta in prevalenza dipiccole e medie aziende che presentano un forte orientamentoalla Ricerca e Sviluppo in ambito biotecnologico.

Il macro-segmento “Pharma-Biotech” è invece compostoda 42 aziende che presentano legami importanti con il settorefarmaceutico. Nello specifico:

> 28 sono aziende “Biotech Oriented”, ossia aziende di derivazionefarmaceutica, ma che presentano una prevalente focalizzazionesull’attività di ricerca e sviluppo biotecnologica; tali aziendeevidenziano un business model la cui sostenibilità si basaprevalentemente o esclusivamente sui forti legami con le casefarmaceutiche da cui in larga parte derivano.Esempi classici possono essere Biosearch nata dallo spin-offdei manager del Centro Ricerche della Lepetit o Novuspharmanata dallo spin-off da una divisione del gruppo tedescoBoehringer Mannheim.

> 14 aziende sono invece “Pharma Oriented” ossia casefarmaceutiche italiane o multinazionali che, in linea con i propripiani strategici, stanno investendo in ricerca e sviluppo alfine di ampliare la propria pipeline con prodotti innovativiche tra l’altro consentono un ampliamento del periododi copertura brevettuale.

prim

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1971

- 19

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1976

- 19

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1981

- 19

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1986

- 19

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1991

- 19

95

1996

- 20

00

2001

- 20

07168

98

71

52

33272120

Numero di società Red Biotechin Italia:evoluzione temporale

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

2002

2003

2004

2005

2006

2007

108

2001

115

128

145152

163 168

Numero di società biotechdi nuova costituzione: evoluzione temporale(2001-2007)

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

19Blossom Associati 2008

3 Il dato del fatturato aggregato rappresenta una proxy del valore economico generatodal settore biotech. Va tuttavia segnalato come questo valore risulti di necessità sovra-o sottostimato dal momento che non riesce a “mappare” situazioni che possono avereincidenza talvolta rilevante sui risultati presentati. Un caso frequente è quello deglispin-off o delle filiali di aziende estere che hanno accordi di commercializzazione diprodotti della azienda madre: in questo caso, il dato del fatturato è relativo ad attivitàdi R&D prodotta fuori dal nostro paese. Discorso analogo può essere fatto per aziendediversificate che presidiano, con la medesima società, altri mercati oltre al biotech:per queste il fatturato andrebbe rettificato per escludere la parte relativa a business diversi.In tutti questi casi un’analisi che consideri il dato del fatturato dell’azienda italiana èstrutturalmente portata a sovrastimare le dimensioni del settore. Di converso, vi possonoessere subsidiaries di aziende estere dedicate alla Ricerca e Sviluppo i cui prodottisono commercializzati da altre società del gruppo: in questa situazione il dato del fatturatonon riflette il valore effettivo dell’attività svolta nel nostro paese. Queste semplificazionisono tuttavia ineliminabili in un’analisi condotta a livello aggregato: di qui la necessitàdi valutare criticamente i risultati presentati.

Piccola 68%

Grande 16%

Media 16%

Ripartizione delle aziende Red Biotechin Italia per dimensione

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Pharma 25%

Biotech 75%

Ripartizione delle aziende Red Biotechper categorie

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Andamento del fatturato e macro indicatori

La dimensione complessiva del valore della produzionebiotecnologica (relativamente al solo comparto cura salute) èstimabile in 4,6 miliardi di euro, pari al 20% del valore dellaproduzione complessivamente generato dal settore farmaceuticocon un saggio di crescita rispetto all’anno precedente pari al 12%.

La scomposizione del valore della produzione biotecnologica italianarileva come il 34% deriva dall’attività riconducibile alle 126 aziende“Born Biotech”, il 47% deriva dalle 28 aziende di derivazionefarmaceutica con una focalizzazione prevalente sul biotech(“Biotech Oriented”), il restante 19% del fatturato deriva invecedal valore della produzione biotecnologica generato dalle 14aziende classificate come “Pharma Oriented”. La quota di mercatodelle 32 imprese a capitale estero è stata del 77%.

A complemento dei dati descritti riteniamo sia utile fornire ledimensioni economiche complessive dell’aggregato all’internodel quale si colloca il fatturato biotech sopra descritto. In terminidi fatturato complessivo (non enucleando quindi la componentederivante dall’attività biotech), nel 2006 le 168 aziende presein esame hanno realizzato oltre 9,8 miliardi di euro3.

L’analisi dell’evoluzione storica del fatturato, dopo una flessionedel valore della produzione biotech rilevata nel corso del 2005,evidenzia una forte ripresa (+12%) nel corso del 2006.Tale crescita del valore della produzione biotech è stata trascinataprincipalmente delle 28 aziende biotecnologiche di derivazionefarmaceutica (+15%) per un controvalore di 2,2 miliardi di euro,seguita dalle 14 farmaceutiche (+14%) per un controvalore di0,9 miliardi di euro e per finire sostenuta anche dalle aziende diderivazione biotecnologica pura con una crescita in valorepercentuale di +8% e un controvalore pari a 1,5 miliardi di valoredella produzione generato dai prodotti di derivazione biotecnologica.

L’analisi dimensionale rileva inoltre una forte crescita nel corsodell’ultimo anno del fatturato delle 54 imprese di grandi e mediedimensioni (+13%), le 112 aziende di piccole dimensioni, invece,dopo una crescita del 55% rilevata nel 2005 hanno subito unaflessione (-14%) nel corso dell’ultimo anno.

Le 168 aziende del settore presentano una capitalizzazionecomplessiva pari a 2,2 miliardi di euro con investimenti in R&Dbiotech per 1,1 miliardi di Euro e una rilevante crescita rispettoall’anno precedente (+11%).

L’esposizione finanziaria netta delle aziende è pari a 1,6 miliardidi euro in forte flessione (-30%) rispetto all’anno precedente adimostrazione di una crescente patrimonializzazione delle imprese(+79%) riconducibile principalmente ad importanti operazionidi capitalizzazione delle imprese attraverso un crescente apportodi capitali. Le forme di finanziamento prevalenti della societàvedono, per la totalità delle imprese, il forte contributo finanziarioderivante da apporti di capitale dei soci, le banche intervengononelle operazioni per un 28% dei casi quasi esclusivamente afavore delle medie e grandi imprese in grado di garantiremaggiormente le operazioni.

Un ruolo centrale viene svolto dai programmi cofinanziati dalsettore pubblico (che operano prevalentemente in qualità di seede pre-seed capital, figura pressoché assente sul mercato nazionale)intervenendo nel 61% delle operazioni e sostenendo le aziendedi minori dimensioni e più esposte al rischio d’impresa conprogrammi in prevalenza nazionali e regionali. Solo marginalmentesi vede l’intervento di programmi comunitari. I Venture Capital,prevalentemente esteri, sono intervenuti con operazioni sulcapitale delle imprese accreditate per il 19,5% dei casi, segnaledi un notevole fermento e interesse. Infine risultano pressochéassenti dal mercato nazionale i Business Angels che come rilevatodalla nostra analisi sono intervenuti in Italia in un solo caso.Riteniamo doveroso sottolineare che la scarsa rilevanza afferentea tale tipologia di operazione è riconducibile alla quasi totaleassenza di tali operatori dal mercato italiano.

Una valutazione della marginalità nel 2006 delle imprese considerateevidenzia un margine operativo lordo (EBITDA) di 768 milioni dieuro di cui 142 milioni derivanti dalle aziende biotech, mentre irestanti 626 milioni derivanti dalle aziende pharma.L’analisi dimensionale rileva inoltre una forte diversificazione inrelazione alla maturità e sostenibilità del business delle aziendebiotech. Infatti se da un lato la presenza di redditività operativaa livello complessivo sembrerebbe indicare che il settore abbiasuperato la fase di primo sviluppo, dall’altro è opportuno considerarein modo distinto le tre “anime” che idealmente compongonol’intero campione delle aziende biotech italiane accreditate nelcorso della presente analisi.

20

Medie 50%

Piccole 14%

Grandi 36%

Ripartizione degli investimento in R&SRed Biotech per dimensione

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

In particolare rileviamo come l’analisi dell’EBIT (dato che assorbegli ammortamenti relativi agli investimenti posti in essere dalleimprese) evidenzia un dato complessivo per le 168 aziende biotechitaliane accreditate superiore a 338 milioni di Euro di cui:

> 114 imprese di piccole dimensioni che a fronte di investimenticomplessivi per 158 milioni di euro rilevano un EBIT 2006complessivo negativo di 69 milioni di euro;

> 26 imprese di medie dimensioni a fronte di investimenticomplessivi per oltre 578 milioni di euro mostrano un EBITcomplessivo di poco superiore ai 12,5 milioni di euro;

> 28 imprese di grande dimensione a fronte di investimentibiotech complessivi di poco superiori a 403 milioni di eurorilevano un EBIT positivo superiore ai 395 milioni di Euro.

Significativo è il dato delle 29 Subsidiaries di aziende estereche complessivamente investono in Italia in tecnologie Biotechpoco meno di 250 milioni di Euro (22% del dato complessivonazionale), rilevando viceversa un Ebit positivo complessivodi poco inferiore a 250 milioni di Euro.

Nel confronto internazionale dobbiamo sempre tenere a menteche il reale potenziale del mercato farmaceutico italiano(che è uno dei principali driver per lo sviluppo futuro del mercatobiotech) posiziona l’Italia al quinto posto tra i mercati mondiali,con un fatturato farmaceutico totale (farmacia + ospedali) aprezzo ex factory pari a 16,5 miliardi di euro (dati 2006Fonte IMS). Il valore globale del mercato farmaceutico (espressoin euro a prezzi ex-factory), conferma comunque che l’Italia èil terzo mercato in Europa, dopo Germania e Francia e il quintoal Mondo, con USA e Giappone ai primi due posti (Fonte IMS).

Gli investimenti biotech in R&S

La dimensione complessiva degli investimenti in Ricerca e Svilupposu tecnologie e processi biotecnologici stimata in Italia per il2006 è pari a 1.149 milioni di euro (con una crescita dell’11%rispetto all’anno precedente). La rilevanza del dato conferma lapresenza in Italia di una significativa attività di ricerca e sviluppoorientata sia verso lo sviluppo di prodotti propriamente dettiinnovativi (attività di ricerca presente in Italia, ma principalmenteappannaggio di aziende multinazionali estere), sia per lo sviluppodi prodotti in grado di migliorare l’efficacia clinica di molecolenote attraverso lo sviluppo di applicazioni e/o sistemi di rilascioinnovativi. Come enunciato nelle note metodologiche, i dati sopraillustrati, relativi alle dimensioni degli investimenti biotech, derivanodai soli valori di investimenti in Ricerca e Sviluppo su tecnologiee processi riferibili a piattaforme di natura biotecnologica realizzatidalle 168 imprese accreditate in quanto rispondenti ai criteri diselezione Blossom Associati-CrESIT.

21Blossom Associati 2008

A complemento dei dati descritti riteniamo sia utile fornire ledimensioni economiche complessive degli investimenti in Ricercae Sviluppo (non limitandosi quindi alla sola attività biotech):nel 2006 le 168 aziende certificate hanno realizzato oltre 2.160milioni di euro in investimenti in R&S. Tale dato risente inmodo significativo del valore degli investimenti afferenti alle14 aziende classificate farmaceutiche, che in misura prevalenteinvestono su tecnologie e prodotti innovativi (53% del valorecomplessivo degli investimenti).

Del totale degli investimenti su tecnologie e processi biotech,pari a 1.149 milioni di euro, 413 milioni (con una crescitadel 14% rispetto all’anno precedente) provengono dalle aziendedi grandi dimensioni, mentre 578 milioni (con una crescita del7% rispetto all’anno precedente) da aziende di medie dimensioni,per finire le aziende di piccole dimensioni investonocomplessivamente 158 milioni di euro (con una crescita del16% rispetto all’anno precedente).

Considerazioni estremamente interessanti provengono inoltredall’analisi della provenienza degli investimenti, infatti dei 1.149milioni di euro, 555 milioni (con una crescita del 31% rispettoall’anno precedente) provengono dalle aziende di derivazionebiotech, mentre 517 milioni da aziende di biotecnologiche diderivazione farmaceutica, per finire le farmaceutiche tradizionalitendono a limitare al proprio interno gli investimenti attestandosiad un più modesto 67 milioni di euro (con una flessione del 22%rispetto al dato dell’anno precedente) preferendo allo sviluppointerno una strategia di diversificazione del rischio volta allacostituzione di Newco Biotech alle quali apportano capitale,contratti di licensing e know how. Di questi investimenti, il 22%,pari a 250 milioni, origina dalle 29 filiali di multinazionali.

Prodotti biotech in sviluppo in Italia *

La Ricerca & Sviluppo attuata in Italia dà luogo a una pipelinedi assoluto interesse. L’ambito di applicazione è quello farmaceutico,nel quale è attivo il 74% delle realtà biotech italiane.In Italia vi sono infatti nel complesso ben 147 prodotti biotecnologiciin sviluppo, frutto della ricerca portata avanti da 35 imprese. Diquesti 147 prodotti, 63 si trovano nella fase di sviluppo preclinicomentre 84 sono già in fase clinica (Fase I-II-III). In particolare,degli 84 prodotti biotech in sviluppo clinico, 33 sono in Fase I,35 in Fase II, 16 in Fase III.La ricerca biotech italiana vanta inoltre 63 prodotti in fasedi sviluppo preclinico e 99 molecole in fase di “discovery”,che rappresentano una interessante promessa per il settorenei prossimi anni.

Tenendo in considerazione l’intera attività di Ricerca & Sviluppo(comprensiva pertanto anche delle molecole in “discovery”),l’analisi rileva un forte orientamento degli investimenti complessiviverso l’area terapeutica oncologica (33%), del sistema nervosocentrale (15%), e, a pari livello, nelle aree della dermatologia edegli antimicrobici per uso sistemico (entrambe 8%).I dati esposti appaiono ancora più rilevanti se si tiene contoche non sono state prese in considerazione le attività svolte daicentri di Ricerca & Sviluppo di imprese multinazionali presentisul territorio nazionale.

* Contributo predisposto da Assobiotec

Spin off farmaceutici 45%

Farmaceutiche 7%

Biotech 48%

Ripartizione degli investimento in R&SRed Biotech per classi d’impresa

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Discovery 40%

Preclinica 26%

Fase I 13%

Fase II 14%

Fase III 7%

Tabella 1 - Pipeline relativa all’attività di R&Sbiotecnologica svolta in Italia (2008)

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

22

Discovery 99Preclinica 63Fase I 33Fase II 35Fase III 16

Grafico 1 - Pipeline relativa all’attività di R&Sbiotecnologica svolta in Italia (2008)

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

I dati sopra illustrati rispecchiano l’innegabile maturitàdel comparto biotecnologico italiano, che registra daalcuni anni il concreto rafforzamento della propriacapacità di produrre valore.Un ulteriore elemento significativo è relativoall’incremento della capacità della ricerca italiana diinvestire in progettualità: i prodotti in sviluppo sonoinfatti pressoché triplicati in soli due anni, passandodai 30 del marzo 2006 agli 84 del marzo 2008(crescita del 280%).

Per quanto riguarda la classificazione dei prodotti insviluppo, si evidenziano 14 aree terapeutiche, tracui spiccano, per massa critica, quella degliantineoplastici ed immunomodulatori (che conta il42% dei prodotti), del sistema nervoso centrale(10% dei prodotti) e delle aree gastrointestinale ecardiovascolare (entrambe con 8% dei prodotti).

Per quanto riguarda invece i prodotti in “discovery”,il maggior numero di essi rientra nelle aree degliantineoplastici ed immunomodulatori (23%) edel sistema nervoso centrale (20%), mentre, in terzaposizione, si fa spazio l’area degli antimicrobiciper uso sistemico (14%).

I prodotti biotech in sviluppo trovano indicazione inpiù aree terapeutiche: ecco perché il totale riportatoin tabella 3 non rispecchia il numero dei prodottiindicato nella tabella 1.

Tra le tecnologie che interessano maggiormente l’areadel biotech, si evidenziano una forte predominanzadell’uso di proteine ricombinanti (16%), di anticorpimonoclonali (14%) e di peptidi (9%). Ben il 51%delle tecnologie utilizzate non rientra tra quelleindicate (altro): una parte preponderante di questiprodotti riguarda “small molecules”, ovviamentemesse a punto mediante tecnologie biotecnologiche.

Degli 84 prodotti in sviluppo, 8 hanno ottenuto la“orphan drug designation” (3 dall’EMEA e 5 siadall’EMEA che dalla FDA): si tratta in prevalenza diprodotti che trovano applicazione nell’area oncologica,e, in quantità minore, nell’area cardiovascolare.

Discovery Preclinica Fase I Fase II Fase IIIGastrointestinale e metabolismo 5 6 2 3 3Sangue e organi emopoietici 1 0 1 2 3Cardiovascolare 6 5 3 2 3Dermatologico 11 8 1 3 0Genito-urinario e ormoni sessuali 0 1 1 1 0Ormoni (esclusi quelli sessuali) 8 0 2 0 0Antimicrobici per uso sistemico 17 3 0 0 1Antineoplastici e immunomodulatori 28 32 19 15 4Muscolo-scheletrico 6 3 1 0 1Nervoso centrale 25 6 5 3 2Antiparassitari 2 0 0 0 0Respiratorio 2 0 0 3 0Organi di senso 2 2 1 0 0Altro 11 4 2 7 3

Si precisa che alcuni prodotti trovanoapplicazione in più aree terapeutiche.

Tabella 3 - R&S biotecnologica svolta in Italia (2008):analisi per aree terapeutiche per fase di sviluppo

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

Antineoplastici eimmunomodulatori 32%

Nervoso centrale 15%

Dermatologico 8%

Antimicrobiciper uso sistemico 8%

Cardiovascolare 6%

Gastrointestinale emetabolismo 6%

Muscolo scheletrico 4%

Ormoni (esclusiquelli sessuali ) 3%

Respiratorio 2%

Sangue e organiemopoietici 3%

Organi di senso 2%Antiparassitari 1%

Genitourinario e ormoni sessuali 1%Altro 9%

Grafico 2 - R&S biotecnologica svolta in Italia (2008): analisi per aree terapeutiche

23Blossom Associati 2008

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

Capitale umano e occupazioneUn quadro d’insieme del contesto nazionale

La dimensione complessiva degli addetti dedicatiad attività di Ricerca e Sviluppo è pari a 6.233 unità(il 25% degli addetti complessivamente censiti)*.

Tale dato, sulla base dell’approccio metodologicofornito al presente Rapporto, può essere ulteriormentescomposto in due sottocategorie:

> il 50% (pari a 3.133 risorse dedicate ad attivitàdi ricerca e sviluppo) è riconducibile alle126 aziende propriamente dette biotecnologiche;

> il restante 50% (pari a 3.100 unità) è riconducibilealle 42 aziende farmaceutiche o di derivazionefarmaceutica (spin off).

Un’analisi più approfondita dei dati rileva che il58% del totale complessivo degli addetti in R&Sè riconducibile alle grandi imprese, mentre il 29%è riconducibile alle medie imprese e il 13% è riferibilealle piccole imprese. Questo dato dimostra l’estremaimportanza che le piccole e medie impreseattribuiscono all’impiego di personale in attivitàdi Ricerca e Sviluppo. Se le grandi impreseimpegnano generalmente il 16% dei propri addetticomplessivi in R&S, le piccole e medie impreserisultano essere estremamente più focalizzate,arrivando a dedicare il 66% degli addetti complessiviin Ricerca e Sviluppo.

I dati utilizzati (numero degli addetti dichiarati dalleimprese sia attraverso l’analisi qualitativa sia attraversol’analisi delle note integrative) tendono comunquea sottostimare la dimensione del settore, che – èpresumibile – comprenda, soprattutto nel caso dellerealtà aziendali di dimensioni meno grandi, un numerorilevante di professionisti e collaboratori esterni.

Posizionamento competitivo regionaleLa distribuzione territoriale

La metodologia Blossom Associati-Cresit intendeormai da anni definire un approccio univoco alfine di determinare in forma oggettiva il peso dellebiotecnologie tra le diverse regioni italiane.In questo contesto si conferma rispetto al 2005una forte concentrazione geografica delle aziendebiotecnologiche con attività di ricerca e sviluppopresente sul territorio nazionale.

Anticorpi Proteine Terapia Terapia Fermen-monoclonali ricombin. Peptidi cellulare genica Vaccini tazione Altro

Discovery 5% 6% 5% 2% 1% 1% 0% 22%Preclinica 3% 4% 1% 2% 0% 0% 1% 14%Fase 1 3% 2% 0% 1% 0% 0% 0% 6%Fase 2 2% 3% 2% 1% 0% 0% 0% 7%Fase 3 1% 1% 1% 1% 0% 0% 0% 2%

Tabella 5 - R&S biotecnologica svolta in Italia (2008):analisi delle tecnologie biotecnologiche per fase di sviluppo

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

Altro 51%

ProteineRicombinanti 16%

AnticorpiMonoclonali 14%

Peptidi 9%

Terapia Cellulare 7%

Terapia Genica 1%Fermentazione 1%

Vaccini 1%

Grafico 4 - R&S biotecnologica svolta in Italia (2008):analisi delle tecnologie biotecnologiche

24

Fonte: Blossom Associati - Assobiotec 2008

* Il dato complessivo degli addetti dedicati ad attività diricerca e sviluppo in Italia nel comparto life science è paria complessive 9.383 unità di cui 3.133 riconducibili alleaziende biotecnologiche, 3.100 riconducibili alle aziendefarmaceutiche che investono anche in tecnologiebiotecnologiche e ulteriori 3.150 riconducibili ad aziendefarmaceutiche tradizionali.

Infatti, se da un lato quasi tutte le regioni del nostro paese (14)vedono la presenza sul proprio territorio di imprese del settore,ad oggi solo poche regioni ospitano aggregazioni di impresesignificative in termini numerici ed economici: la Lombardia, dovesono presenti 64 imprese (il 38% del totale), la Toscana con 17(il 10% del totale), il Piemonte con 17 imprese (il 10% del totale),il Lazio con 14 imprese (l’8% del totale) e il Friuli Venezia Giuliacon 11 (il 7% del totale), ma anche l’Emilia Romagna con 10imprese e la Sardegna con 10. In queste sette regioni è concentratol’85% delle imprese biotecnologiche italiane.

Entrando nel merito dell’analisi delle 168 aziende, si rilevacome, anche in termini occupazionali, le riflessioni sopra condottevengono confermate, nonostante possano risultare in partemodificate le gerarchie sullo “scacchiere” italiano.

La dimensione complessiva degli addetti a livello nazionale dedicatiad attività di Ricerca e Sviluppo è pari a 6.233 unità afferentialle aziende accreditate.

La posizione di leadership è certamente assunta dalla Lombardiadove lavorano 11.294 addetti, di cui 3.398 dedicati ad attivitàdi Ricerca e Sviluppo (pari al 45% del totale addetti del compartonazionale e al 55% del totale addetti in attività di Ricerca eSviluppo su base nazionale).

Seconda Regione in termini di occupati totali e addetti Ricercae Sviluppo è il Lazio con una forte prevalenza di Big Pharmao importanti aziende biotecnologiche di derivazione farmaceuticadove trovano occupazione 7.714 addetti, di cui 1.065 dedicatiad attività di Ricerca e Sviluppo. A seguire troviamo altre regionia forte propensione innovativa come il Piemonte, con il 4% deltotale addetti in Ricerca e Sviluppo, l’Emilia Romagna con il 9%del totale addetti in Ricerca e Sviluppo oltre alla Toscana (10%).

Distribuzione geografica Red Biotech

Regione # Imprese # Addetti # Addetti FatturatoComplessivo R&D Biotech

Campania 6 70 56 5.179.505Emilia Romagna 10 2.487 571 173.982.633Friuli Venezia Giulia 11 105 85 20.220.158Lazio 14 7.714 1.065 1.685.221.761Lombardia 64 11.294 3.398 2.251.047.836Piemonte 17 304 252 121.859.191Sardegna 10 74 63 662.763Toscana 17 3.045 614 308.787.222Veneto 7 122 87 12.501.057Altro 12 88 42 3.187.616Totale complessivo 168 25.303 6.233 4.582.649.741

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

25Blossom Associati 2008

La forte concentrazione territoriale del settore, che abbiamo inprecedenza sottolineato, risulta addirittura più evidente: le primesette regioni, ove sono insediate l’85% delle imprese biotecnologicheitaliane, occupano oltre il 97% del totale degli addetti ad attivitàdi Ricerca e Sviluppo.

Lo studio della distribuzione del fatturato tra le diverse regioniitaliane enfatizza la polarizzazione territoriale in precedenzasegnalata: due sole regioni (Lombarda e Lazio), pur dimostrandoorientamenti e caratteristiche morfologiche delle strutture aziendaliprofondamente differenti, realizzano l’86% del fatturato nazionaleafferente a prodotti biotecnologici per la cura salute con una crescitarispettivamente del 16% per la Lombardia e del 9% per il Lazio.

Se si sposta il focus sulle altre regioni, si possono individuarevalori di contribuzione significativa da parte della Toscana(che copre il 7% del fatturato biotech con una crescita del 3%rispetto al dato dell’anno precedente), seguita da Emilia Romagna(4% con una crescita del 9% rispetto al dato dell’annoprecedente) e Piemonte (3% sostanzialmente stabile rispettoal dato dell’anno precedente).

L’analisi degli investimenti biotech in R&S fa emergere un quadroparzialmente differente, che tende a ricalcare la mappa relativaalla distribuzione delle imprese. In questo caso, emergono iseguenti aspetti:

> la Lombardia assume un ruolo di assoluta preminenza realizzandoil 73% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo in tecnologiee processi biotech riferibili alla cura della salute;

> l’Emilia Romagna vede confermato il proprio ruolo di rilevanzasul panorama italiano realizzando il 9% degli investimenti;

> il Lazio con il 7% conferma il proprio ruolo sullo scacchierenazionale, confermando comunque la maggiore propensioneverso la localizzazione di Headquarters oltre alla presenzadi importanti siti di produzione;

> la Toscana vede ridimensionato il proprio ruolo di rilevanzasul panorama italiano realizzando il 3% degli investimenticomplessivi nazionali;

> importante risulta il contributo proveniente dal Piemonte (4%),così come quello del Friuli Venezia Giulia e Veneto (3%).

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The art ofmanagementinnovationis differentfor everyindustry

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Struttura, caratteristiche e dinamiche di evoluzionedelle imprese biotech in ItaliaAlberto Onetti, Stefano Milani, Alessia Pisoni, Marco Talaia

CrESIT – Università dell’Insubria di Varese

Blossom Associati Management Consulting

Il Rapporto 2008 presenta una novità importante.Elaborando i dati raccolti per la redazione deireport degli scorsi anni siamo ora nelle condizionidi tracciare il trend di sviluppo storico recente delcomparto. In particolare, abbiamo studiatol’evoluzione del comparto nel triennio 2003-2006facendo riferimento sia ai tassi di sviluppo delfatturato delle imprese che alle nuove entrate/uscitedal settore (a seguito dello start up di nuoveimprese e della chiusura di imprese esistenti).

Inoltre, grazie alle informazioni qualitative raccoltetramite i questionari, siamo in grado di fornireindicazioni di “sentiment”, ossia le valutazione chele imprese biotech esprimono circa le prospettivedi sviluppo del settore nell’immediato futuro.

Le informazioni circa i trend e le dinamiche dievoluzione del comparto sono state poi integratecon un’analisi qualitativa volta a cogliere lespecificità delle aziende biotech che compongonola popolazione di riferimento a fine 2007.Il settore risulta difatti composto da “anime”diverse, sia sotto il profilo sia dimensionale, chedi posizionamento strategico, di struttura digovernance e di relazioni con gli attori istituzionali.Convivono infatti piccole, medie e grandi imprese.Tra queste vi sono filiali di multinazionali cosìcome start up e spin off, sia accademici che diorigine corporate.

Alcune imprese sono situate in parchi scientificie tecnologici. Per questa ragione abbiamo ritenutoimportante fornire approfondimenti volti acomprendere le caratteristiche di queste diversecategorie di imprese e le differenti strutture aziendalie capacità di performance che le connotano.

I trend di sviluppo del settore biotech in Italia

In questa sezione proponiamo alcuneconsiderazioni circa le dinamiche di sviluppodel fatturato che le imprese biotech hannomanifestato nel triennio 2003-2006.In particolare, abbiamo ricostruito i trend storicidi evoluzione del fatturato delle imprese delcampione sotto due prospettive temporali, traloro complementari:

> quella di medio termine, rappresentatadal tasso medio di crescita del fatturato relativoal triennio 2003-2006;

> quella recente, individuata dalla variazionedel fatturato nell’ultimo anno disponibile dellaserie storica di osservazione (il 2006).

Figura 1 - Matrice dinamiche evolutive

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

29Blossom Associati 2008

Dall’incrocio dei dati così individuati, è possibilecostruire una matrice (cfr. Fig. 1) e rappresentarecosì i pattern di evoluzione delle imprese biotechnel periodo in esame. Ogni impresa è identificatain matrice da un punto, che raffigura la crescitaannuale dell’impresa tanto in termini medi neltriennio quanto nell’ultimo esercizio considerato.Di seguito proponiamo le principali chiavi dilettura della matrice delle dinamiche evolutivedel settore biotech.

> Le imprese posizionate nel quadrante in altoa destra della matrice (quadrante A) sonole imprese che sono cresciute nel triennioin esame e che hanno confermato la propriatendenza alla crescita anche nell’ultimo annoesaminato. Sono imprese che mostrano stabilie perduranti segni di sviluppo e cheragionevolmente costituiscono la backbonedel settore biotech.

> Le imprese situate nel quadrante in bassoa destra (quadrante B), per quanto abbiamoevidenziato mediamente una crescita positivanel triennio in esame, hanno registratonell’ultimo anno una flessione di fatturato.Per queste, la valutazione, per quanto positiva,resta sospesa: si tratta di capire se la contrazioneriscontrata nell’ultimo esercizio sia da imputarea fenomeni congiunturali, destinati ad essereriassorbiti, ovvero costituisca un segnale diuna possibile crisi aziendale.

> Le imprese collocate nel quadrante in altoa sinistra (quadrante D) sono imprese che,per quanto abbiamo manifestato un trenddi contrazione nel triennio in esame, sono statecapaci di risollevarsi nell’ultimo esercizio.Anche per queste il giudizio resta congelatoin quanto bisogna verificare se la crescitamostrata rappresenti una inversione strutturaledel trend ovvero un fenomeno non destinatoa mantenersi.

> Le imprese posizionate nel quadrante in bassoa destra (quadrante C) sono invece impresein strutturale declino dal momento che mostranoun trend di contrazione del fatturato confermatoanche nell’esercizio scorso. Per queste, nonè irrealistico ipotizzare una possibile uscitadal settore a breve termine.

Le valutazioni espresse devono tenere contoanche del posizionamento dei punti all’internodei singoli quadranti.

> Per le imprese situate vicino all’origine degliassi i trend descritti risultano ovviamente menomarcati: pertanto la valutazione di un’impresacollocata nel quadrante A ma in prossimitàdegli assi, per quanto resti positiva, deve essereovviamente sfumata; parimenti, per le impresecollocate nei quadranti C e D, le valutazioninegative espresse richiedono di essereridimensionate, nel caso in cui i punti sianocollocati vicino all’asse delle ascisse.

> Allontanandosi dai vertici, si trovano situazionidi crescita o di contrazione molto marcate.In tale caso, le valutazioni tendono ad assumeretoni più marcati, sia in senso positivoche negativo.

Per poter dare alle valutazioni dei riferimentioggettivi, abbiamo indicato nella matricein Fig. 1 (rappresentandoli con linee tratteggiate)i valori medi riferiti al comparto. Nello specifico,le imprese biotech risultano essere cresciutenel triennio 2003-2006 in media del 10,4%su base annua, mentre nell’anno 2006 (l’ultimoesercizio in esame) risultano essere cresciutein media del 24,2%. Questi valori possonoessere considerati delle proxy, in grado di aiutarel’analista nella valutazione dei comportamentidelle singole aziende.

> Aziende che si collocano a destra e al di sopradelle linee tratteggiate sono aziende definibilicome overperformer, in quanto mediamentecrescono di più della media del settore, siasu base storica che sull’ultimo esercizio.

> Imprese che si collocano a sinistra e al di sottodelle linee tratteggiate sono invece impreseunderperformer, in quanto subiscono contrazionipiù marcate della media delle impresedel campione.

> Imprese che si posizionano in prossimitàdel punto di intersezione delle due rettetratteggiate sono aziende definibili come neutral,in quanto esprimono performance in lineacon la media del settore.

> Ovviamente, come già accennato in precedenza,i giudizi tendono ad assumere maggiori enfasiman mano che i punti si allontanano dallerette, espressione dei valori medi.

30

Figura 2 - Trend di crescita del fatturato nel triennio 2003-2006

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Prima di passare alla lettura dei dati specificidel settore e a provare ad esprimere valutazionial riguardo, è importante fornire alcuneconsiderazioni preliminari.

> L’analisi condotta sconta il fatto di esserefondata sul fatturato e non sugli investimentie sulla pipeline. La peculiarità delle impreseche appartengono a questo settore è difattiquella di effettuare notevoli investimenti nellefasi iniziali di attività o studio/sperimentazionedi un nuovo prodotto. Tali investimentiraramente hanno un ritorno immediato intermini di fatturato. Quindi un’analisiessenzialmente basata sull’evoluzione delfatturato può sottostimare e delineare noncorrettamente le reali dinamiche di sviluppodi un settore ad alto tasso di investimentie con una storia tutto sommato recente e unapipeline precedentemente espressa.

> Dall’analisi abbiamo escluso le imprese start up.Tale decisione si motiva per due ragioniprincipali. In primo luogo per imprese dicostituzione recente il fatturato tende ad essereuna variabile scarsamente significativa,soprattutto in settori quali il biotech ove la fasedi introduzione è estremamente prolungata.Inoltre, le imprese che vivono l’early stagemanifestano fisiologicamente una elevatavolatilità di risultati, cosa che non consentedi condurre un’analisi quale quella condottabasata sulle variazioni espresse dal fatturato.A queste imprese, che restano di estremarilevanza per comprendere le prospettive disviluppo del comparto, abbiamo dedicatol’analisi sulle entrate ed uscite dal settore,riportata nel paragrafo successivo.

In figura 2 abbiamo riportato in matrice le impresecomponenti il campione. Dalla lettura dei dati,è possibile ricavare alcune indicazioni cheriteniamo estremamente interessanti per aiutarea delineare e comprendere le dinamiche dievoluzione del settore biotech in Italia.

> In primo luogo, dall’analisi della matrice emergeuna marcata dispersione delle imprese trai quattro quadranti. Tale evidenza bene esprimela forte volatilità che è tipica di settori emergentie ad alto tasso di innovazione ed investimenti.

> La maggior parte delle aziende biotech siposiziona introno alla media del comparto,quindi all’interno o nell’intorno del rettangolocentrale disegnato dall’intersezione tra l’originedegli assi e le due rette tratteggiate cheintercettano gli assi in corrispondenza dei valorimedi del settore. Sono imprese definibilicome “stayers”, che presentano dinamicheevolutive in linea con le medie del settore.

> Ci sono aziende che overperformano rispettoalla media del settore e sono posizionatenel quadrante A al di sopra e a destra dellelinee mediane. Queste imprese, definibilicome “rumping up”, presentano trend dicrescita superiori alla media. Tra queste,va segnalato un sottogruppo, individuabilenella concentrazione di punti individuabilenell’estremo angolo destro della matrice.Si tratta di imprese di piccole dimensioni,che hanno avviato il proprio ciclo di svilupporecentemente e che, di conseguenza, in realtàhanno solo di recente iniziato a registrarericavi di vendita. Il trend di crescita in apparenzastraordinario che le connota si spiega conl’assenza o la limitatezza dei risultati inprecedenza registrati. Si tratta comunquedi un gruppo interessante di imprese che hasuperato la fase “pre-revenue”, tra cui cipotrebbero essere dei candidati a diventareprotagonisti del settore a breve-medio termine.

31Blossom Associati 2008

> Vi è un numero limitato di imprese, posizionatenel quadrante B, che presentano un trendpositivo di crescita nel periodo considerato,ma che hanno incontrato difficoltà nel 2006.Abbiamo definito queste imprese come“slowing down” per segnalarne un rallentamentoin atto: un’analisi qualitativa può aiutare acomprendere se la contrazione che hannovissuto rappresenta una fase laterale di naturacongiunturale o se segnala invece l’iniziodi una crisi di carattere più strutturale.

> Nel quadrante C si posizionano le impreseche hanno registrato un trend di crescitanegativo sia nel triennio che nel 2006.Occorre distinguere tra le imprese rappresentatedai punti vicino agli assi e quelle più lontaneverso l’angolo in basso a sinistra.Le prime, dal momento che hanno registratouna contrazione limitata del fatturato,potrebbero ancora riprendersi.Le seconde (individuate come “tumbling down”),essendo caratterizzate da trend significatividi diminuzione del fatturato, sono a nostroavviso destinate ad uscire dal settore.

> Nel quarto quadrante si trovano le imprese“improving”, ossia aziende che, pur avendoregistrato un trend negativo di crescitadel fatturato nel triennio, hanno presentatouna crescita di fatturato nel 2006. Tale dinamicapositiva potrebbe preludere ad una ripresae ad un conseguente progressivo spostamentoverso il quadrante A.

Le dinamiche in entrata ed in uscita dal settore:new entrants ed exititors

In questa sezione si è scelto di integrare l’analisidelle dinamiche del settore con una studiodella variazione numerica occorsa alla popolazionedi imprese biotech nell’ultimo triennio. A talproposito si è scelto di considerare sia le imprese“new entrants” (neo-costituite, imprese originantida processi di diversificazione dal chimicoo dal farmaceutico, etc.), sia gli “exitors”(imprese fallite o attualmente in liquidazione).

In particolare, le “new entrants” dell’ultimo trienniosono risultate essere 27, mentre gli “exitors” 9.Per quanto riguarda le prime, la maggior partedi queste (21 su 27) appartengono al compartored e risultano localizzate prevalentemente nelNord Italia. Più in dettaglio, le regioni che registranoil maggior numero di imprese neo-costituitesono nell’ordine: Piemonte (12 imprese),Lombardia (5) e Sardegna (4). Inoltre, delle27 imprese sopraccitate, 16 risultano esseresituate in Parchi. 8 sono difatti sorte nel BioindustryPark del Canavese in Piemonte, mentre 4sono collocate nel parco Polaris in Sardegna.Questi dati sembrano confermare come la presenzadi parchi o incubatori faccia da volano allacostituzione di imprese: tali strutture, mettendoa disposizione delle nuove imprese laboratori eattrezzature, permettono di abbattere i costi distart up e quindi agevolano la nascita di nuoveiniziative imprenditoriali. Sempre con riferimentoalle “new entrants”, va rilevata la presenza di10 spin off, di cui 9 di origine accademica e 1di gemmazione corporate (da casa farmaceutica).I 9 nuovi spin off accademici risultano esseregeograficamente concentrati al nord, tuttaviacon una certa dispersione delle universitàdi provenienza.

Gli “exitors” nel periodo in esame sono risultatiessere 9: nel dettaglio, 6 aziende risultano inliquidazione, 2 hanno da poco avviato la procedurafallimentare ed una risulta già chiusa.Queste 9 imprese sono localizzate prevalentementeal nord (7 su 9). 8 di queste appartengono alcomparto red, mentre una è un’aziendabioinformatica. L’età media di vita di questeimprese (calcolata come media della differenzatra l’anno di fallimento o di entrata in liquidazionee quello di costituzione di ciascuna impresa) èpari a 5/6 anni. In considerazione della brevedurata del ciclo di vita, è quindi del tuttoprobabile che si tratti di start up che non sonosopravvissute alla fase iniziale che, come noto,richiede notevoli investimenti di capitale etipicamente non genera flussi sufficienti a coprirei costi operativi.

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Le prospettive di evoluzione del settore:l’analisi di sentiment

Possiamo integrare le risultanze dell’analisiquantitativa delle dinamiche settoriali con valutazionidi sentiment, ossia delle prospettive che le impresestesse esprimono circa l’evoluzione futura delproprio fatturato espresse tramite i questionari.Si tratta di una valutazione qualitativa estremamenteimportante, dal momento che consente di estenderein una prospettiva dinamica le risultanze dell’analisistorica in precedenza riportata.

Da questa analisi emerge come solo unapercentuale minoritaria di tali imprese (8%)preveda, per l’immediato futuro, una contrazionedel fatturato. La maggioranza delle aziende (51%)vede il proprio fatturato in crescita, mentre unaltro 37% ritiene che resti stabile. E’ pertantopresumibile che oltre la metà delle imprese siadestinata a spostarsi, sempre che non vi sia già,nei quadranti superiori (A e D) della matrice.E’ parimenti altrettanto probabile che oltre unterzo delle rimanenti – quelle imprese che hannodichiarato di prevedere un fatturato stabile – sicollocherà in prossimità dell’asse delle ascisse,mentre l’8% che ha dichiarato di prevedere unacontrazione del fatturato si collocherà nei quadrantiinferiori della matrice (B e C).

Inoltre dall’analisi dei dati a livello disaggregato(riportata in Tab. 1) emerge come le imprese chehanno dichiarato di prevedere un aumento delfatturato siano prevalentemente quelle di piccoleo grandi dimensioni. La maggior parte delle medieimprese prevede invece che il fatturato rimangastabile, anche se nessuna impresa di questogruppo dimensionale si attende una contrazionedel fatturato. La presenza più che proporzionaledelle grandi imprese tra le imprese che esprimonovalutazioni ottimistiche è un segnale forte, inquanto supporta una aspettativa di crescita delcomparto: tali imprese, dato la loro elevataincidenza dimensionale, sono difatti quelle chetendono a caratterizzare il trend evolutivo delsettore. Le marcata dispersione dei risultati daparte delle piccole imprese è coerente con laampia volatilità delle performance che in genereaccompagna tale categoria dimensionale.

Tabella 1 - Il sentiment delle imprese biotech in Italia in relazione alla dimensioneaziendale (dati percentuali sul campione).

Focalizzandosi sul red (cfr. tab. 2), è possibile osservare che leimprese che presentano attese di crescita più marcate risultanoessere le Big Pharma. Tale dato è riconducibile al fatto chein tale categoria troviamo imprese farmaceutiche con attivitàstrutturate e un product mix più diversificato.

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

  CONTRAZIONE STABILE CRESCITA N.A. TOTALEPiccola 10% 32% 52% 6% 100%Media 0% 70% 30% 0% 100%Grande 6% 31% 63% 0% 100%Totale 8% 37% 51% 4% 100%

Tabella 2 - Il sentiment delle imprese red in Italia (dati percentuali sul campione).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

  CONTRAZIONE STABILE CRESCITA N.A. TOTALEBiotech Pure 6% 43% 49% 3% 100%Pharma Biotech(Biotech Oriented) 6% 35% 53% 6% 100%Big Pharma 11% 11% 78% 0% 100%

33Blossom Associati 2008

Il profilo dimensionale delle imprese biotech

Il comparto biotech in Italia è caratterizzato da una netta prevalenzanumerica di imprese di piccole dimensioni. Il 75% del campione(170 su 228) è composto da società di piccole dimensioni,caratterizzate da un fatturato non superiore ai 10 milioni di euroe con meno di 50 addetti. Le imprese di medie dimensionisono circa il 12% del campione (28 su 228): si tratta di aziendeche impiegano meno di 250 dipendenti e presentano un girod’affari inferiore ai 50 milioni di euro. Le grandi imprese(oltre 250 addetti e fatturato superiore a 50 milioni di euro)sono 30 e costituiscono il 13% della popolazione.

Per quanto riguarda invece le subsidiaries, ovvero le filiali diimprese estere presenti sul suolo italiano, quest’anno ne risultano34. Di queste, circa il 50% è formato da strutture aziendali digrandi dimensioni, un altro 27% da filiali di media dimensione,mentre il restante 26% da unità di piccola dimensione.

Per quanto concerne l’analisi della distribuzione del fatturatoper tipologia dimensionale, si rileva come oltre l’85% del fatturatobiotech complessivo del 2006 origini dalle 30 grandi imprese.Le stesse impiegano oltre l’80% degli addetti complessivamenterilevati per il settore. Alle imprese di medie dimensioni corrispondel’11% sia del fatturato biotech che dei dipendenti, mentre allesocietà di piccole dimensioni è possibile associare il rimanente6% dei dipendenti e il 3% del fatturato biotech complessivo.Occorre comunque ricordare come questi dati includano anchele filiali di aziende multinazionali presenti sul nostro territorio,dalle quali originano quasi l’80% del fatturato biotech complessivoe oltre il 50% degli addetti totali del settore.

La marcata predominanza numerica delle imprese di piccoledimensioni induce ad ulteriori approfondimenti sulla categoria.All’interno di tale tipologia riscontriamo sia start up (ovveroimprese di recente costituzione) sia spin off accademici e corporate.Queste ultime categorie menzionate rappresentano quasi il55% delle aziende di piccole dimensioni.Le imprese di recente costituzione fatturano in media mezzomilione di euro versus il milione circa mediamente fatturatodalle piccole imprese. Per quanto riguarda il dato relativoai dipendenti, le start up sembrano impiegare quasi il doppiodi addetti rispetto alle piccole imprese.

Al riguardo, occorre tuttavia introdurre una precisazione di ordinemetodologico: tale dato risulta infatti “gonfiato” dalla presenza,all’interno della categoria, di alcuni spin off di derivazionefarmaceutica che impiegano un numero di dipendenti notevolmentesuperiore alla media (intorno ai 5/6 dipendenti per azienda).

START UP PICCOLE MEDIE SUBSIDIARIES GRANDIFatturato biotech(mio euro) 0,51 0,97 18,1 112,5 137,8Addetti 17 10 106 388 718Anni <5 5<y<20 10<y<50 2<y<100 5<y<100

Tabella 3 - Le imprese biotech in Italia: valori medi per tipologia di impresa (2007).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

34

Dall’analisi dei dati emerge inoltre come le medie impresepresentino un fatturato medio (18 milioni) quasi di 20 voltesuperiore a quello delle piccole imprese e occupino in media oltre100 dipendenti ciascuna. Per quanto riguarda la maturità operativadelle imprese di medie dimensioni, queste presentano un’etàmedia che va dai 10 ai 50 anni di attività (mentre l’80% dellepiccole imprese ha in media 12 anni).

Le grandi imprese fatturano mediamente circa 140 milioni dieuro, hanno una vita di 40 anni (sebbene vi siano nel campioneanche imprese ultracentenarie) e impiegano oltre 700 dipendenti.Va segnalato come le grandi imprese che impiegano la maggiorquota di addetti siano le big pharma: oltre il 50% dei dipendenticomplessivamente impiegati dalle grandi imprese lavorano percase farmaceutiche.

Il profilo dimensionale delle imprese red biotech

La Tabella 4 focalizza l’analisi sulle 168 imprese red, andandoa delineare i profili medi delle aziende del comparto. Comedescritto nel parte introduttiva, abbiamo categorizzato le aziendein base al business model adottato, distinguendo tra le 126aziende pure biotech e le 42 imprese pharma-biotech (di cui28 biotech oriented e 14 Big Pharma).Dalla lettura dei dati medi riportati in Tab. 4 si evince comeil fatturato medio e il numero medio di dipendenti sia moltodiverso a seconda del business model che caratterizza le impreseappartenenti al settore red.

Per quanto riguarda i dati di fatturato medio, notiamo come questipresentino una ampia variabilità, decisamente più pronunciatase si prende in considerazione il dato del fatturato complessivo.Con riferimento alle aziende pure biotech, si tratta in generedi aziende di recente costituzione (con una ampia aliquotadi start up), con una dimensione aziendale medio-piccola:tali aziende occupano in media meno di cinquanta addetti egenerano un fatturato compreso tra 10 e 20 milioni.Tali imprese sono quasi esclusivamente focalizzate sul biotech(da cui in media derivano l’80% del proprio fatturato).

Passando ad analizzare le pharma-biotech, il profilo cambiadecisamente a seconda che si consideri il segmento dellebiotech-oriented o quello delle Big Pharma.Relativamente alle prime, si tratta di realtà sul mercatoda 5/15 anni che presentano dimensione medio-grande:occupano 250/300 addetti e realizzano oltre 100 milionidi fatturato, con una marcata focalizzazione sul biotech(da cui deriva mediamente il 70% del valore della produzione).

170;75%

28;12%

30;13%

GrandeMediaPiccola

Figura 3 - Le imprese biotech in Italia:il profilo dimensionale (2008).

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

GrandeMediaPiccola

Figura 4 - Le subsidiaries di multinazionalibiotech in Italia: il profilo dimensionale (2008).

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

16;47%

9;27%

9;26%

GrandeMediaPiccola

Figura 5. Le imprese biotech in Italia:ripartizione del fatturato biotech per tipologiad’azienda (2006) (Dati finanziari in E m)

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

4.134;86 %

508;11 %

164;3 %

35Blossom Associati 2008

Le Pharma Biotech sono invece grandi conglomerati farmaceutici,spesso parte di gruppi multinazionali, con decenni di storia,fatturati importanti e una ingente base occupazionale (in mediaoltre 800 dipendenti). Per queste il biotech è uno dei businesspresidiati, ma non il core della propria attività: in media questorappresenta il 20% del fatturato complessivo.

Le subsidiaries

Relativamente alle filiali di aziende multinazionali (gruppo formatoda 34 imprese) occorre precisare come questo gruppo presentiuna composizione abbastanza eterogenea, nonostante unaprevalenza numerica di grandi imprese: vi sono 16 grandi imprese,9 piccole e 9 medie. Ciò spiega (cfr. Tab. 3) l’elevato fatturatomedio (112 milioni di euro) di questa categoria, così come larelativa numerosità degli addetti (380 dipendenti per impresa).Inoltre, occorre precisare come la quasi totalità delle subsidiaries(ben 32 delle 34 filiali operanti nel biotech) siano red companies,in liena con quanto evidenziato nel paragrafo precedente.

Gli spin-off accademici e corporate

In questa sezione abbiamo cercato di enucleare i dati relativi aglispin-off sia di provenienza universitaria sia gemmazione corporate.Gli spin-off di provenienza universitaria sono 26, una realtà increscita rispetto allo scorso anno (erano 14). In questo numerosono inclusi5:> gli spin-off accademici che potremmo definire “istituzionali”,

ossia quelle imprese che vedono un coinvolgimento formaledell’università, rappresentato dalla partecipazione al capitalesociale dell’azienda da parte dell’ateneo;

> gli spin-off “informali”, ossia aziende biotech sorte a seguitodella fuoriuscita di ricercatori universitari ma che nonhanno una presenza istituzionale dell’università nel capitalesociale dell’azienda.

BIOTECH PURE BIOTECH ORIENTED PHARMA ORIENTEDFatturato complessivo(mio euro) 17,4 131,5 303,8Fatturato biotech(mio euro) 12,6 77,3 61,5Addetti 46 282 830Anni 2<y<20 5<y<20 8<y<100

Tabella 4 - Le imprese red biotech in Italia: valori medi per tipologia di impresa (2007).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT Università degli Studi dell’Insubria di Varese 2008

GrandeMediaPiccola

Figura 6 - Le imprese biotech in Italia:ripartizione degli addetti complessivi pertipologia d’azienda (2007)

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

83 %

6 %

11 %

Spin

off

acca

dem

ici

26

8

Spin

off

corp

orat

e

Figura 9 - Le tipologie di spin off

Fonte: Blossom Associati – CrESIT Universitàdegli Studi dell’Insubria di Varese 2008

5 Il criterio di classificazione degli spin-off universitari, adottato nei precedenti report,considerava solo quelli “istituzionali”, dal momento che richiedeva come condizionenecessaria la presenza istituzionale dell’università nel capitale sociale dell’azienda.Era quindi un criterio estremamente restrittivo, che andava a sottostimare l’effettivaimportanza di questa tipologia d’impresa nel comparto biotech.

36

Dei 26 spin-off universitari, 13 sono “istituzionali”, dal momentoche hanno nel proprio capitale sociale quote di partecipazioneda parte delle università da cui originano; 13 sono invece di tipo“informale”, in quanto nascono a seguito alla fuoriuscita diricercatori universitari, ma non hanno una presenza istituzionaledell’università nel capitale sociale dell’azienda.

Ai 26 spin-off accademici si affiancano 8 spin-off di derivazionecorporate. Di questi, 5 originano da case farmaceutiche stranieree 3 da imprese biotech italiane. Focalizzando l’attenzione sulcomparto red, è possibile affermare che oltre la maggior partedegli spin off è risultata essere attiva nel comparto red. Neldettaglio ben 7 spin off corporate su 8 e 17 spin off accademicisu 26 sono red.

Come emerge dalla tabella 5, i 34 spin-off individuati si presentanocome piccole imprese, con un significativo numero di dipendentie un fatturato mediamente di poco superiore a un milione di euro.Tali dati risentono dell’influenza degli spin-off corporate digemmazione farmaceutica: questi ultimi difatti mediamenteimpiegano un maggior numero di dipendenti e presentano unfatturato superiore a quello degli spin-off accademici. Se non siconsiderano gli spin-off di derivazione farmaceutica, il profilomorfologico delineato per gli spin-off è quindi coerente con quellodi imprese che vivono la prima fase del proprio ciclo di vita.

  SPIN-OFF START-UP PICCOLEFatturato biotech (mio euro) 1,1 0,51 0,96Addetti 30 18 9

Tabella 5. Caratteristiche degli spin off, confronto con start up e piccole imprese(valori medi in mE) (2006).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

37Blossom Associati 2008

Le imprese biotech: la struttura patrimoniale

Nel presente paragrafo presentiamo i risultati derivanti dallostudio della struttura patrimoniale delle imprese biotech italiane.L’obiettivo è quello di valutarne la capacità di tenuta sotto il profilofinanziario e i comportamenti di investimento.A tal fine cercheremo di fornire valutazioni circa il grado dipatrimonializzazione delle imprese e il loro livello di indebitamento,nonché cercare di ricavare indicazioni in merito alle tipologie diinvestimenti effettuati. Nella lettura dei risultati abbiamo segmentatole imprese adottando criteri dimensionali.

Le evidenze di tale analisi sono state espresse in forma grafica(cfr. Fig. da 10 a 12), in modo tale da rendere più agevole edimmediato il confronto tra le differenti strutture.Facendo riferimento al comparto nel suo insieme, gli elementidi fondo sono ravvisabili in:> una solida patrimonializzazione, che si attesta mediamente

sul 35%;> un margine di struttura ampiamente positivo (il dato medio

settore è 1,2);> una posizione debitoria di assoluta sostenibilità, dal momento

che il debt/equity ratio medio si settore è pari a 0,5;> una struttura dell’attivo con una netta prevalenza di capitale

circolante (pari al 70% del totale dell’attivo).

Le imprese di piccole dimensioni, evidenziano una elevatacapitalizzazione (pari al 57% dell’attivo), mentre presentanoun’esposizione debitoria assolutamente contenuta: il debt/equityratio è difatti di poco superiore a 0,2. Per quanto concerne lastruttura del passivo, si nota una lieve prevalenza delle passivitàa breve termine. Dal lato degli impieghi, il circolante rappresentala fonte ampiamente prevalente di assorbimento del capitale,mentre le immobilizzazioni costituiscono meno del 30% dell’attivo.Circa quest’ultimo dato, va segnalato come questo sconti i problemirelativi alla corretta rilevazione in bilancio degli intangibleassets (quali gli investimenti in ricerca e sviluppo), che sono tipiciper le aziende operanti in settori science based.

Spostando l’analisi a strutture di dimensione più grande, nonsi ravvisano significative differenze tra medie e grandi imprese.Il livello medio di patrimonializzazione si attesta su valori superiorial 30% (che restano importanti, anche se inferiori a quantoriscontrato per le piccole) così come l’esposizione finanziariarisulta contenuta (il debt/equity è pari a 0,62 per le medie e a0,50 per le grandi). Anche il margine di struttura resta positivo(anche se su valori inferiori rispetto alle imprese di piccoladimensione). La struttura dell’attivo conferma la netta prevalenzadel circolante già riscontrata anche per le imprese di piccoladimensione.

In sintesi dall’analisi condotta emerge un settore che presentabuoni livelli di capitalizzazione e strutture debitorie equilibrate.Ciò rappresenta una condizione indispensabile per le potenzialitàdi sviluppo del biotech nel nostro paese: il biotech è un settoread alto contenuto di innovazione tecnologica, che richiede ingentiinvestimenti i cui tempi di rientro sono molto lenti.Di conseguenza, strutture aziendali sufficientemente capitalizzatee con modesta esposizione debitoria rappresentano veicoli idoneiper poter reggere eventuali situazione avverse di mercato e perpoter accedere a capitale di rischio.

30%

70%

57%

29%

14%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

Figura 10 - Biotech Companies Piccole:struttura patrimoniale media (2006).

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

34%

66%

33%

47%

20%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

Figura 11 - Biotech Companies Medie:struttura patrimoniale media (2006).

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

28%

72%

33%

37%

30%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

Figura 12 - Biotech Companies Grandi:struttura patrimoniale media (2006).

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

38

La struttura patrimoniale delle imprese red biotech in Italia

In questo paragrafo abbiamo separatamente analizzato le strutturepatrimoniali delle aziende red, che, come visto in precedenza,presentano strutture molto diverse in funzione dei business modelda queste adottati. Nelle Figure di seguito sono riportate informa grafica le strutture patrimoniali medie per le diverse categoriedi aziende individuate all’interno del comparto red.

Anche per le red companies emerge una buona patrimonializzazione,variabile tra il 37% delle biotech oriented e il 29% della big pharma.Quest’ultime hanno una struttura patrimoniale coerente con lamaggiore maturità operativa e il più elevato profilo dimensionalemedio. Il rapporto debito/equity, pur rimanendo su valori estremamentecontenuti, risulta più elevato (è difatti di poco inferiore all’unità,versus 0,52 delle pure biotech e 0,80 delle pharma biotech oriented):ciò si spiega anche in considerazione del maggiore fabbisogno dicircolante dettato dall’ingente volume di affari. Anche il profilo degliinvestimenti risulta più marcato, dal momento che le immobilizzazionisuperano il 30% degli impieghi complessivi.

Le fonti di finanziamento delle imprese biotech in Italia

Nel rapporto di quest’anno abbiamo deciso di dedicare unapprofondimento alle fonti di finanziamento cui attingono leimprese biotech. Tali informazioni sono stati raccolte tramitequestionari ed integrate con l’analisi delle compagini societariecontenute nelle visure camerali.

Lo studio condotto ha mostrato come la fonte primaria di risorserisulti essere l’apporto di capitale dei soci (82%), seguito daiprogrammi cofinanziati dal settore pubblico (61%) (vedremo inseguito e maggiormente nel dettaglio quali categorie di impresebeneficiano in modo particolare di tali apporti), dal credito bancario(28%) e dal venture capital (20%) (cfr. Tab. 6).

Il dato del 20% con riferimento al numero di società oggettodi investimenti da parte di venture e seed capital è da leggerecon grande interesse, dal momento che segnala come questaindustria stia, sia pure lentamente e con tutte le specificitàdel caso, prendendo piede anche nel nostro paese.

Apporti di capitale dei Soci 82%Programmi cofinanziati dal settore pubblico 61%Banche 28%Venture Capital/Private Equity 20%Business Angels 1%

Tabella 6. Le fonti di finanziamento delle imprese biotech in Italia(dati percentuali sul campione).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

30%

70%

33%

47%

20%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

Figura 13 - Biotech Pure Companies.

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Figura 14 - Biotech Oriented Companies.

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

Figura 15 - Pharma Oriented Companies.

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

22%

78%

38%

35%

27%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

32%

68%

29%

35%

36%

Passività MLTPassività BTAttivo circolantePatrimonio nettoImmobilizzazioni

39Blossom Associati 2008

Concentrando l’attenzione sul finanziamentotramite Venture Capital/Private Equity(cfr. Tab. 7), tra le imprese che hanno rispostoal questionario, il 30% di quelle di piccoledimensioni ha dichiarato di finanziarsi tramitequesta fonte. In particolare si tratta in prevalenzadi start up o comunque di imprese costituiteda meno di dieci anni. Inoltre, il 33% delleimprese di piccole dimensioni che hanno dichiaratodi finanziarsi tramite Venture Capital/Private Equitysono risultati essere spin off (in maggioranzaaccademici). Al contrario, nessuna impresadi medie o grandi dimensioni ha dichiaratodi finanziarsi attraverso questo canale.

Questi dati confermano come l’interesse degliinvestitori istituzionali si concentri in generesu realtà di recente costituzione, in quantocaratterizzate da un elevato potenziale dicrescita e di sviluppo. Tra gli investitori troviamosia Venture Capital stranieri sia Seed Capitalprovider italiani.

Tabella 8. Il cofinanziamento dal settore pubblico in relazionealla dimensione aziendale (dati percentuali sul campione).

  PERCENTUALE NUMERO IMPRESEPiccola 30% 50Media 0% 10Grande 0% 16

Tabella 7. Il finanziamento da Venture Capital/Private Equityin relazione alla dimensione aziendale(dati percentuali sul campione).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

Per quanto riguarda i programmi cofinanziatidal settore pubblico, è possibile notare come talepercentuale oscilli tra il 25% delle imprese digrandi dimensioni e il 76% delle imprese dipiccole dimensioni (cfr. Tab. 8). Tale dato riflette,da un lato, il maggior peso che il finanziamentopubblico riveste per le piccole aziende rispettoalle grandi, dall’altro l’interesse che le istituzionipubbliche hanno per le realtà di recentecostituzione che nascono sul territorio.

Per quanto riguarda le imprese che finanzianola propria attività tramite il sistema bancario,ci è sembrato interessante leggere i dati inrelazione alla dimensione delle aziende stesse(cfr. Tab. 9). Da tale analisi emerge come leimprese che fanno maggior ricorso al capitaledi debito siano le imprese di grandi dimensioni:tale dato è coerente con il fatto che il debitobancario sia un veicolo idoneo ad accompagnarelo sviluppo di un’impresa (finanziando gliinvestimenti e il capitale circolante), ma nonle fasi iniziali di sviluppo.

  PERCENTUALE NUMERO IMPRESEPiccola 76% 50Media 40% 10Grande 25% 16

Fonte: Blossom Associati – CrESIT Università degli Studidell’Insubria di Varese 2008

Tabella 9. Il finanziamento dalle banche in relazione alladimensione aziendale (dati percentuali sul campione).

  PERCENTUALE NUMERO IMPRESEPiccola 26% 50Media 20% 10Grande 38% 16

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

Tale dato conferma inoltre le risultanzedell’analisi del rapporto debito/equityprecedentemente riportata, ove emergeva comele imprese più grandi avessero un rapportodebito/equity più elevato rispetto alle piccole.

40

41Blossom Associati 2008

Dall’analisi delle fonti di finanziamento delle imprese red (cfr. Tab. 10) emergecome i conferimenti di capitale risultino essere la fonte principale di finanziamento(questo oscilla tra il 76% delle biotech oriented e l’83% delle biotech pure). Le BigPharma, secondo una linea di coerenza con quanto delineato in precedenza e conil loro profilo aziendale, presentano un maggiore ricorso al canale bancario, mentrenon risulta siano oggetto di investimento da parte di società di venture capital.

BIOTECH PURE BIOTECH ORIENTED PHARMA ORIENTEDApporti di capitale dei Soci 83% 76% 78%Programmi cofinanziatidal settore pubblico 63% 47% 33%Banche 29% 18% 44%Venture Capital/Private Equity 29% 18% 0%Business Angels 0% 6% 0%

Tabella 10. Le fonti di finanziamento delle imprese red in Italia (dati percentuali sul campione).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

Società Biotech incubate

Molte delle aziende accreditate sono localizzate all’interno di parchi, i quali sono,nella generalità dei casi, iniziative promosse o patrocinate da enti territoriali.Delle 228 imprese accreditate, 79 sono risultano situate presso parchi e incubatori.

Tutte le imprese insediate sono aziende di medie e piccole dimensioni, con unanetta prevalenza di quest’ultime (quasi il 90%). Inoltre il 40% del totale delleimprese insediate è rappresentato da start up. Per tale categoria di imprese lalocalizzazione presso parchi o incubatori è vantaggiosa in quanto tali strutturemettono a disposizione delle neo imprese laboratori e attrezzature, permettendodi sfruttare le economie di scopo che derivano dalla co-localizzazione di attività.

Nella tabelle seguenti sono sinteticamente presentati i principali parchi scientificie tecnologici con una focalizzazione sul biotech. Per ciascuno è indicato il numerodi imprese che sono vi localizzate. Area Science Park, Park del Canavese e ParcoScientifico e Tecnologico della Sardegna sono quelli dove che presentano il maggiornumero di imprese della nostra popolazione, rispettivamente 16 e 14).

Tra le iniziative di recente apertura vanno segnalati l’Insubrias BioPark, sorto dal“vecchio” Centro Ricerche di Gerenzano, in passato di proprietà di note multinazionalifarmaceutiche come Dow Chemical, Vicuron Pharmaceutical e Pfizer, e il CampusIFOM-IEO, un nuovo centro di ricerca biomedica, nato dall’impegno comune dellaFondazione Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM) e del Dipartimento diOncologia Sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), che hanno estesoe integrato le loro attività di ricerca in un campus comune situato a Milano.

L’interesse dell’AIFA per i farmaci biotecnologicicopre diversi aspetti: dalla valutazionedell’innovatività dei farmaci che vengono via viaimmessi sul mercato alle verifiche post-marketing,dagli incentivi alla ricerca condotta dalle aziendeal finanziamento della ricerca no-profit.

Anche allo scopo di adeguarsi al meglio all’arrivosul mercato di nuovi farmaci, l’AIFA ha elaboratoun documento di indirizzo per la valutazionedell’innovatività dei farmaci che sono in via dicommercializzazione. L’intento è innanzitutto quellodi inquadrare il “place in therapy”, il ruolo cioè chepuò essere attribuito al nuovo farmaco all’internodell’insieme delle terapie disponibili per il trattamentodi una determinata condizione.

Definire il place in therapy implica anche giungerea una caratterizzazione dei pazienti che si potrannoavvantaggiare dall’assunzione del farmaco. Va tenutopresente infatti, che anche in presenza di farmacidi efficacia chiaramente dimostrata, solo unsottogruppo di pazienti risponde in manierasoddisfacente al nuovo farmaco. Si pone quindila necessità di individuare al meglio questi pazientiresponder: questo consente non solo di prevenire(o ridurre) la inevitabile tossicità dei trattamentiin pazienti che non trarranno alcun beneficio, maanche di evitare una spesa inutile.

E’ con questo duplice obiettivo che è stataintrodotta in Italia un’idea, poi ripresa anche alivello internazionale, di applicare il principiodel risk-share, ovvero di giungere a una condivisionedel rischio fra aziende farmaceutiche e organismi– pubblici o assicurativi – responsabili di garantireil rimborso dei farmaci. In sintesi, l’idea è quelladi rimborsare il prezzo dei farmaci solo per i pazientiche rispondono al trattamento, e lasciare a caricodelle aziende gli oneri per i pazienti non-responder.

Insieme alle potenzialità dei farmaci biotecnologicivanno tenuti ben presenti i problemi.Oltre alla necessità di definire in modo adeguatole popolazioni di pazienti che beneficeranno dellenuove terapie, vi sono nuove implicazioni per lasicurezza e importanti ripercussioni sulla spesa.

Farmaci biotecnologici:il ruolo dell’AIFA

Nello MartiniDirettore Agenzia Italiana del Farmaco

43Blossom Associati 2008

E’ ben nota la necessità di sorvegliare i nuovifarmaci nella fase successiva all’immissione incommercio, con lo scopo di favorire un usoappropriato e di completare le conoscenze sulprofilo di rischio. Rispondono a questa esigenza,per esempio, le schede di sorveglianza sui farmacioncologici. Attualmente, sono presenti 14 schedee, al 2007, sono state raccolte informazionirelative a circa 25.000 pazienti in trattamento.

L’analisi delle informazioni raccolte, incollaborazione con l’associazione deglioncologi medici, consente di chiarire in modopiù completo il profilo beneficio rischio dei nuovifarmaci oncologici.

L’attività di sorveglianza post marketing rappresentauna fonte di conoscenze aggiuntiva a quella cheemerge dall’analisi della ricerca clinica condottain Italia. Negli ultimi anni la sperimentazione clinicain Italia ha subito un profondo rinnovamento siada un punto di vista procedurale che di contesto.

E’ possibile fare delle considerazioni preliminaripartendo dai dati dell’ultimo Rapporto Annualesulla Sperimentazione Clinica dei medicinaliche sintetizzano il contenuto dell’OsservatorioNazionale sulla Sperimentazione Clinica deimedicinali (OsSC).

La presenza di una banca dati di tale importanzaa livello nazionale – che raccoglie informazionia partire dall’anno 2000 – infatti, ci consente nonsolo di fotografare costantemente l’andamentodella ricerca clinica nel nostro Paese, ma soprattuttodi evidenziarne gli aspetti peculiari e le inevitabilicriticità al fine di introdurre i necessari correttivi(di controllo e di sistema) per provare a sosteneree sviluppare ulteriormente l’intero comparto.

Dopo 5 anni, in cui il numero assoluto dellesperimentazioni cliniche, pur evidenziando unablanda ma costante crescita, si era assestatointorno a 600/anno, nel 2006 sono registratinell’OsSC 730 studi. Il significativo incrementodell’11,8% rispetto all’anno precedente è il sintomodi una rinnovata attività della ricerca italiana.E’ anche cambiata in modo sostanziale ladistribuzione per Fase della ricerca nazionale.Nel 2001 gli studi di Fase II rappresentavanoil 27,8% del totale a fronte del 61,4% di studidi Fase III. Questi dati indicavano che l’Italiasi “agganciava” ai processi di sviluppo dellenuove molecole solo nella fase tardiva(immediatamente pre–egistrativa), lasciandoil know-how e l’early phase ad altri Paesi,probabilmente perché dotati (più dell’Italia)di una “struttura” della ricerca clinica.

A distanza di pochi anni la stessa fotografia ciindica che nel 2006 gli studi di Fase II hannoraggiunto il 39,5% del totale mentre la quotadegli studi di Fase III è scesa al 46,2%.Il dato risente sicuramente dell’effetto “traino”dell’oncologia, area in cui su un totale di 1.442studi ben il 57% sono classificati di Fase II.L’auspicio dell’autorità regolatoria è che prestoanche altre aree terapeutiche possano percorrerela strada evidenziata dal settore oncologicoper conquistare altre aree di competenza e dileadership nel panorama internazionale.Solo così l’Italia potrà giocare un ruolo importantenei processi di registrazione dei farmaci, sianoessi centralizzati e/o di mutuo riconoscimento,in cui l’expertise è fondamentale.

In questa crescita nazionale stanno giocandoun ruolo cruciale i farmaci di derivazionebiotecnologica. Il dettaglio delle sperimentazionicondotte in questo settore specifico è riportatonelle tabelle 1-7. E’ importante sottolineare comeormai le sperimentazioni cliniche hannoprevalentemente un carattere di internazionalità(67,8% del totale) e di multicentricità (84,9%).Questo sta a significare la piena integrazione deicentri di ricerca clinica italiani nel contestomultinazionale. Si può notare come lesperimentazioni riguardanti farmaci di originebiotecnologica abbiano rappresentato negli ultimianni circa un quarto del complesso dellesperimentazioni cliniche in corso in Italia.Come atteso, la quota prevalente di studi è relativaai farmaci in campo oncologico.Si osserva inoltre che oltre un terzo degli studisono stati promossi da istituzioni no-profit ilche testimonia anche l’interesse alla diffusionedi competenza presenti nelle strutture italiane diricerca e del servizio sanitario.

Che i farmaci di origine biotecnologicarappresentino una punta avanzata di ricerca èanche dimostrato dai progetti della ricercaindipendente sui farmaci finanziati dall’AIFA. Iprogetti AIFA sono finanziati, come è noto, tramiteun fondo costituito dal 5% delle spese promozionalidelle aziende farmaceutiche.

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Il fondo è innanzitutto mirato a stimolare la ricercain aree nelle quali è minore l’interesse delleaziende ad effettuare investimenti: dalle malattierare, agli studi comparativi fra farmaci e frastrategie terapeutiche, alla valutazione dellasicurezza che abbiano come riferimento lapopolazione generale dei pazienti utilizzatori enon solo le popolazioni selezionate di coloro cheprendono parte alle sperimentazioni cliniche.

Sono già stati finanziati i progetti dei primi dueanni dei bandi AIFA per la ricerca indipendente(il 2005 e il 2006) e, mentre sta per concludersiil bando 2007, è in via di definizione quellorelativo al 2008. E’ di interesse rilevare che su105 progetti finanziati nei primi due bandi, 26(il 25%) si riferiscono a studi che riguardanofarmaci di origine biotecnologica.

Ci si potrebbe domandare in che senso manchiun interesse commerciale a condurre studi sufarmaci innovativi, biotecnologici e non, di recenteimmissione sul mercato. Per chiarire il punto,basti pensare a due esempi. Il primo riguarda ilconfronto del profilo beneficio rischio a lungotermine (9 anni) di tre inibitori delle aromatasinel trattamento adiuvante del tumore dellamammella. Il confronto include anche la verificase sia migliore un trattamento da subito basatosugli inibitori delle aromatasi, piuttosto che untrattamento sequenziale che includa ancheun primo periodo di due anni con tamoxifene.E’ evidente che, da un lato il confronto di unfarmaco con gli altri disponibili nella stessacategoria, e dall’altro la verifica di diverse strategieterapeutiche mirata a individuare lo specificocontributo in un ambito terapeutico nel qualenon si parte da zero, individuano un contestodi limitato o nullo interesse commerciale.

Un secondo esempio è rappresentato dall’avereinserito, nel bando AIFA 2006 per la ricercaindipendente sui farmaci, una tematica dedicataalla ottimizzazione di strategie terapeutichefinalizzate a migliorare il profilo beneficio-rischiodei trattamenti farmacologici in oncologia.

In questa tematica sono stati finanziati due studisul trattamento del tumore della mammella, tesia confrontare diverse modalità di trattamento conil farmaco trastuzumab. L’efficacia di questofarmaco è ben documentata: è tuttavia ancoranecessario verificare se si possano ridurre glieventi avversi inevitabilmente legati a questotrattamento, con particolare attenzione allacardiotossicità, senza ridurre l’efficacia clinica.In particolare, uno studio è mirato a valutare seun trattamento di breve durata (3 mesi) è piùsicuro, a parità di efficacia, della durata standarddel trattamento (12 mesi). Il secondo studio èmirato a valutare se dosi dimezzate di farmacosiano più sicure, sempre a parità di efficacia,rispetto alle dosi piene attualmente consigliate.

In casi come quelli appena citati è evidente lamancanza di interesse commerciale a condurreapprofondimenti che, a fronte di una minoretossicità, comportino una riduzione della quantitàdi farmaco necessaria nel trattamento del tumoredella mammella. Si tratta anche di casiemblematici del ruolo che può essere svolto dallaricerca indipendente nel coprire bisogni diconoscenza con un potenziale impatto sia sullasalute delle donne che sulla pratica clinica.Qualora si dimostrasse infine che trattamentipiù brevi e/o meno aggressivi presentano un profilobeneficio-rischio più favorevole per le pazienti,un risultato ulteriore è rappresentato dallaconseguente riduzione di spesa per il SSN.

45Blossom Associati 2008

Un ultimo aspetto che deve esserecitato a proposito del ruolodell’AIFA è relativo ai contenutidei cosiddetti “accordi diprogramma”. Si tratta di incentivialla ricerca industriale previstinella finanziaria 2006 cheverranno erogati sulla base di unbando pubblicato nello scorsoautunno. Nel corso di questaprimavera si valuteranno i progettiarrivati dalle aziendefarmaceutiche; diversi sono gliaspetti che vengono incentivati:dall’aumento delle attività diricerca e dei ricercatori, allesperimentazioni di fase I e II,all’incremento della produzionea livello nazionale ed all’aumentodelle esportazioni. L’insieme degliincentivi ammonta a 100 milionidi euro che andranno alle aziendefarmaceutiche per coprire unaquota pari al 10% degliinvestimenti fatti; si viene così agenerare un volume complessivodi investimenti o di speseaggiuntive sostenute dalle casefarmaceutiche pari a un miliardodi euro. All’interno di questocomplesso di attività diincentivazione, quello dei farmacibiotecnologici è ovviamente unsettore con rilevanti ricadute diricerca ed è uno degli argomentisu cui ci sarà una specificaattenzione, anche se bisogneràattendere la conclusione delprocesso di valutazione per poterquantificare i risultati.

Anno N. SC %2001 2 0,32002 10 1,82003 20 3,42004 87 14,52005 130 21,72006 195 32,52007 155 25,8Totale 599 100,0

Tab. 1 - Sperimentazioni per annoSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica

Dati relativi a Sperimentazioni Cliniche con principi attivi di derivazione biotecnologicapresenti nell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica

Anno N. SC % % % % Bioeq/ %Fase II Fase III Fase IV Biod Tot.

2001 2 50,0 50,0 0,0 0,0 100,02002 10 60,0 30,0 0,0 10,0 100,02003 20 15,0 70,0 15,0 0,0 100,02004 87 37,9 57,5 4,6 0,0 100,02005 130 39,2 50,0 10,8 0,0 100,02006 195 43,6 49,7 6,2 0,5 100,02007 155 47,7 44,5 7,7 0,0 100,0Totale 599 42,2 49,8 7,6 0,3 100,0

Tab.2 - Sperimentazioni per anno e faseSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica: 599

Tab.3 - Sperimentazioni per tipo di Promotore: profit / no profitSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica: 604

Tipo di Promotore N. SC % % in ItaliaProfit 395 65,4 70,6No profit 209 34,6 29,4Totale 604 100,0 100,0

Area terapeutica N. SC %Oncologia 208 34,4Immunologia e malattie infettive 65 10,8Ematologia 57 9,4Gastroenterologia 51 8,4Endocrinologia 30 5,0Reumatologia 28 4,6Cardiologia/Malattie vascolari 23 3,8Neurologia 23 3,8Nefrologia/Urologia 22 3,6Oftalmologia 22 3,6Dermatologia/Chirurgia plastica 18 3,0Altri 52 9,0Totale 599 100,0

Tab.4 - Sperimentazioni per area terapeuticaSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica: 599

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ATC Principio attivo N. SC1 L01XC07 BEVACIZUMAB 352 L01XC02 RITUXIMAB 333 L01XC03 TRASTUZUMAB 174 L01XC04 ALEMTUZUMAB 135 M03AX01 TOSSINA BOTULINICA 136 L01XC06 CETUXIMAB 127 B03XA01 ERITROPOIETINA 118 L04AA12 INFLIXIMAB 119 J07BB02 ANTIGENE INFLUENZALE, PURIFICATO 10

10 L03AB11 PEGINTERFERONE ALFA-2A 10

Tab.5 - Sperimentazioni per principio attivoSi riportano i primi 10 principi attivi (su 106)

Promotore Azienda farmaceutica N. SC %1 Roche 54 13,72 Amgen 26 6,63 GlaxoSmithKline 15 3,84 Novo Nordisk 12 3,05 Schering Plough 12 3,06 Wyeth Lederle 12 3,07 Bristol Myers Squibb 11 2,88 Serono International 11 2,89 Chiron 8 2,0

10 MolMed 8 2,011 Merck 8 2,012 Lilly 7 1,813 Novartis 7 1,814 Sanofi-Aventis 7 1,8

Tab.6 - Sperimentazioni per Promotore Azienda farmaceuticaSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica con promotore profit: 395Si riportano i primi 14 (su 120) promotori che coprono il 50,1% delle Sperimentazioni

Promotore no profit N. SC %1 A.O. Policlinico S. Orsola-Malpighi (Bologna) 22 10,52 A.O. S. Giovanni Battista (Torino) 12 5,73 Policlinico Universitario Agostino Gemelli (Roma) 12 5,74 A.O. di Padova 7 3,35 Istituto Gaslini (Genova) 7 3,36 GIMEMA - Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto (Roma) 7 3,37 A.O. Universitaria S. Martino (Genova) 6 2,98 Istituto Europeo di Oncologia (Milano) 5 2,49 Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori

Fondazione Pascale (Napoli) 5 2,410 A.O. Ospedali Riuniti di Bergamo 4 1,911 Fondazione Ospedale S. Raffaele del Monte Tabor (Milano) 4 1,912 GISL - Gruppo Italiano Studio Linfomi (Modena) 4 1,913 GIMURELL - Gruppo Italiano MUltiREgionale per lo studio

dei Linfomi e delle Leucemie 4 1,914 Università di Udine 4 1,915 Ospedale Oncologico (Bari) 4 1,916 Istituto Nazionale Studio e Cura Tumori (Milano) 4 1,9

Tab.7 - Sperimentazioni per Promotore no profitSC totali su farmaci di derivazione biotecnologica con promotore no profit: 209Si riportano i primi 16 promotori (su 83) che coprono il 53,1% delle Sperimentazioni

47Blossom Associati 2008

Il networking comefattore di competitivitàdelle imprese:il ruolo dell’ICE

Sono particolarmente lieto che l’ICE contribuisca anche quest’annoa questo prestigioso Rapporto, che ha avuto il pregio di affermarsida subito quale pubblicazione di riferimento per chi desideri unquadro approfondito del settore delle biotecnologie in Italia.E’ un campo in cui l’impegno dell’ICE è sempre più marcato, riflettendola consapevolezza del significativo potenziale che il biotech rivesteper l’economia italiana.

L’Istituto nazionale per il Commercio Estero, attraverso la Rete di115 strutture tra Uffici e Punti di Corrispondenza in 86 Paesi esterie 17 uffici in Italia, promuove il commercio, la cooperazione industrialee tecnologica, gli investimenti diretti in Italia e all’estero.Le Aziende del biotech possono contare sulla collaborazione dell’ICEin ogni fase della loro attività, da quella conoscitiva all’ingresso neimercati esteri, fino al processo di consolidamento. Basti ricordareche l’ICE realizza ogni anno oltre 1.000 iniziative di promozionedel sistema imprenditoriale nel mondo, con il coinvolgimentodi 20.000 Aziende e l’offerta di 100.000 servizi di assistenza,anche alle controparti estere.

Lo specifico Piano di azione finanziato dal Ministero del CommercioInternazionale sostiene lo sviluppo e la diffusione dell’offerta italiananel campo delle biotecnologie. Attraverso il Programma annualedell’attività promozionale, l’ICE organizza la partecipazione a eventiquali i più rilevanti Forum e Convention all’estero e favorisce Accordidi scambio e di acquisizione. Le attività vengono pianificate diconcerto con Assobiotec e con tutti i membri del Comitato per leBiotecnologie, la Biosicurezza e le Scienze della Vita, dando vita alinee strategiche comuni.

Ambasciatore Umberto VattaniPresidente Istituto Nazionaleper il Commercio Estero

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Nell’accompagnare le Aziende italiane dell’Alta Tecnologia, e inparticolare quelle del biotech, nei mercati internazionali, l’ICE siavvale anche di alcuni desks presso alcuni importanti Uffici dellaRete estera: Los Angeles, New York, Toronto, Parigi, Londra, Tokyo,Berlino, Dubai e Shanghai, specializzati nella promozione degliscambi tecnologici e nell’attrazione degli investimenti esteri. Si trattadi una vera e propria “sottorete”, che è stata potenziata con l’aperturadi 14 desks anticontraffazione: in alcuni Paesi come Cina, India,Emirati Arabi Uniti, Brasile, Stati Uniti, Corea del Sud e Turchia, essiavranno il compito di tutelare l’immagine del Made in Italy all’esteroma, soprattutto, di garantire una specifica assistenza alle Aziendeitaliane nel campo dei diritti di proprietà industriale ed intellettuale.

A breve sarà in linea il sito Web biotechinitaly.com. Verrà messoa disposizione degli operatori esteri non solo uno strumento perconoscere l’offerta tecnologica del mercato italiano, ma ancheun servizio di “matchmaking” online, per favorire la realizzazionedi partnership tecnologici, commerciali e industriali tra le Aziendebiotech italiane ed estere.

Elemento essenziale della nostra azione, quindi, è di favorire i contattitra imprese e tra imprese e il mondo scientifico e accademico. Siamoconvinti che il settore delle biotecnologie nel nostro Paese è increscita, e l’interazione tra produzione e ricerca costituisce un elementoindispensabile per lo sviluppo di un sistema industriale competitivoe vincente. La capacità di realizzare networking tra le imprese e ilmondo scientifico e accademico diventa – soprattutto nel campodelle biotecnologie – un fattore strategico per la creazione d’innovazione.

Il biotech in Italia annovera non solo le cosiddette BigPharma, maanche tante start-ups ad alto contenuto tecnologico, nonché leUniversità e i Centri di ricerca: è questa particolare struttura cherende indispensabile il sostegno delle Istituzioni. Diventa possibile,in questo modo, sostenere la creazione di reti di eccellenza e diprogetti di cooperazione internazionale in cui la competitività delleimprese, da obiettivo a sé stante, diventa un mezzo per soddisfarei bisogni della società. L’intervento promozionale dell’ICE contribuiscecosì a favorire il trasferimento di tecnologie tra i Centri di ricerca ele imprese e la creazione di prodotti, processi e servizi innovativi.

Attraverso le proprie Reti, ma anche avvalendosi delle alleanzestrategiche con gli Organismi internazionali, l’ICE assicura un sistemad’informazione e di assistenza sempre più in grado di creare valoreaggiunto. Viene così riaffermata la centralità della conoscenza, inuna realtà in cui la creazione di valore si va spostando sempre piùdal prodotto materiale ai servizi connessi. Il dialogo con le Aziendeche ne scaturisce consente di offrire - specialmente a quelle piccolee medie - un sostegno in tutte le fasi operative della loro crescita edespansione nei mercati internazionali.

49Blossom Associati 2008

Collaborare e competere

È il 25 aprile 1953. Nature, una tra le piùimportanti riviste scientifiche, pubblica i risultatidelle ricerche di James Watson e Francis Crick,un breve articolo nel quale viene rivelata la formadella molecola del DNA, quella che oggi èconosciuta come “doppia elica”. Tale scopertafrutta ai due scienziati il Premio Nobel nel 1962e consegna al mondo le basi per lo sviluppo dellabiotecnologia moderna. Ma che cos’è labiotecnologia? Un buon punto di partenza èsicuramente la definizione data dall’OECDnel 1982, secondo la quale la biotecnologia è“The application of science and technology toliving organisms, as well as parts, productsand models thereof, to alter living or non-livingmaterials for the production of knowledge,goods and services”.

La European Federation of Biotechnology6 definiscela biotecnologia come “l’integrazione dellescienze naturali, e inoltre di organismi, cellule,loro parti o analoghi molecolari, nei processiindustriali per la produzione di beni e servizi”,ma la definizione più completa è sicuramentequella data dalla Convezione sulla DiversitàBiologica7: “La biotecnologia è l’applicazionetecnologica che si serve dei sistemi biologici,degli organismi viventi o di derivati di questiper produrre o modificare prodotti o processiper un fine specifico”.

Le biotecnologie sono tutte quelle tecnologie chefanno uso di organismi viventi (batteri, celluleanimali di organismi semplici e complessi) ocomponenti di essi (come gli enzimi) per produrrequantità commerciali di prodotti utili all'uomo, permigliorare le caratteristiche di piante ed animalio per sviluppare microrganismi utili per usi specifici.

6 La European Federation of Biotechnology (E.F.B.) è lafederazione europea non profit che riunisce le associazioninazionali, le università, gli istituti scientifici, le società bioteche i ricercatori individuali nel campo delle biotecnologiecon lo scopo di promuovere le biotecnologie in Europa e non solo.7 La Convenzione sulla Diversità Biologica è un trattatointernazionale adottato nel 1992 con il fine di tutelare labiodiversità, l’utilizzo durevole dei sui elementi e l’equa ripartizionedei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche.

Federica Bottazzi, Federica Rovida

Blossom Associati Corporate Finance

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È chiaro dal primo momento che questa è unadefinizione di ampio sguardo, che cerca di farincontrare due mondi normalmente in conflitto,quello della ricerca tesa alla scoperta delnuovo e quello dell’industria teso alla profittabilitàe alla competitività.

La multidisciplinarietà è uno dei tratti salientidelle biotecnologie: le applicazioni più significativesi hanno in ambito medico-farmaceuticoe agroalimentare; altri contesti, come quelloindustriale o quello della salvaguardiadell’ambiente, sono in forte sviluppo.

Le white biotechnology si interessano delleapplicazioni ai processi industriali e disalvaguardia dell’ambiente, oggi in forte crescita.Le biotecnologie sono utilizzate per ridurre l’impattoambientale di determinati processi produttivi,per monitorare l’inquinamento ambientale e peridentificare elementi inquinanti.

Altro ambito è quello applicato all’agricoltura eai processi alimentari, noto come greenbiotechnology. In campo agricolo, le biotecnologiesono utilizzate per modificare le caratteristichegenetiche dei vegetali con lo scopo di ottenereprodotti con specifiche caratteristiche: tolleranzaagli erbicidi, protezione da insetti o batteri,protezione da condizioni ambientali avverse.In campo alimentare, vengono utilizzate peraumentare la qualità e il valore nutrizionaledei prodotti agricoli e animali e per migliorareil processo di trasformazione degli alimenti.Ulteriore campo di applicazione in via di sviluppo,riguarda il miglioramento del livello di sicurezzadei prodotti alimentari per evitare il problema piùsignificativo, che è quello della contaminazionemicrobica: le biotecnologie vengono utilizzate percombattere le infezioni lungo tutto il processoproduttivo, per ridurre la possibilità di reazioniallergiche e per identificare possibili microorganismidannosi, tossine o agenti patogeni.

Altri campi di applicazione delle biotecnologiea cui sovente si fa riferimento sono le bluebiotechnology, che riguardano la manipolazionedi prodotti acquatici e marini, e la bioinformatica,o biologia computazionale, che prende il viada un approccio informatico per risolvereproblematiche di tipo biologico; un ruolofondamentale lo si ha nel processo di sviluppodi nuovi farmaci.

Ma il campo di applicazione principale èsicuramente quello dell’healthcare, cosiddettodelle red biotechnology, in cui le nuovetecnologie vengono adattate agli ambitimedico-farmaceutici, per:

1) Strumenti diagnostici, che agendo a livellogenetico e proteico possono verificareimmediatamente e con estrema precisionel’origine di una possibile patologia; non vengonomodificate soltanto le tecniche, ma ancheil processo di diagnosi stesso, che vienesemplificato in maniera tale che i testpossono essere effettuati da chiunque inqualunque momento.

2) Prodotti terapeutici, che consentono non sonoil miglioramento dei trattamenti odierni maanche lo sviluppo di trattamenti che altrimentinon sarebbero possibili.

3) Medicine rigenerative, che utilizzano le naturalicapacità del corpo umano di mantenersie ripararsi; una su tutte, le cellule staminali8.

4) Vaccini, cioè sostanze organiche in gradodi consentire all’organismo di individuare ein seguito combattere le malattie infettive.

Ma qual che sia l’ambito preso in considerazione,si può affermare sempre con certezza che leaziende biotecnologiche hanno sempre nelproprio DNA l’innovazione non solo afferenteall’attività di ricerca e sviluppo, ma soprattuttoal concetto di business, per cui i principaliplayers si trovano nella condizione di dovercollaborare e allo stesso tempo competere,per raggiungere un obiettivo: la condivisionedella conoscenza, il trasferimento tecnologicoe la creazione di valore.Naturale a questo punto risulta agganciarsialla nozione di sistema, che appare chiaramentecome il collante di tutto l’impianto.

Fin dalle origini, gli sviluppi nel campo dellebiotecnologie sono sempre avvenuti all’interno dicentri di eccellenza; si pensi a San Diego, aCambridge, alla Medicon Valley, alla Biovalley e allaSan Francisco Bay Area dove nel 1976, nasce laprima azienda biotecnologica in ambito farmaceutico,la Genentech che a tutt’oggi è ancora tra le primedieci aziende biotecnologiche per fatturato.

La motivazione della centralità del concetto disistema d’eccellenza risiede nei vantaggi tipicidati dalla “prossimità geografica” che porta allasemplificazione del trasferimento tecnologico ealla diffusione della conoscenza tacita.

8 Le cellule staminali, a differenza della maggior parte delle cellule del corpo, sono ancora indifferenziate, cioè non hanno compitie funzioni ben determinate. Per questo, possono essere utilizzate per creare nuove cellule che sostituiscano quelle danneggiate dapatologie di vario genere e curare malattie dovute a malfunzionamenti cellulari, come l’Alzheimer o il morbo di Parkinson.

51Blossom Associati 2008

Le prime 10 imprese biotech nel mondo

Rank Societá Paese Ricavi Spese in R&D Utile netto / Occupati(milioni di $) (milioni di $) (perdita)

(milioni di $) 1 Amgen USA 14.268,0 3.366,0 2.950,0 20.100 2 Genentech USA 9.284,0 1.773,0 2.113,0 10.533 3 Genzyme USA 3.187,0 650,0 – 16,8 + 9.000 4 UCB Belgio 3.169,6 772,6 461,1 8.477 5 Gilead Sciences USA 3.026,1 383,9 – 1.190,0 7.575 6 Serono Svizzera 2.804,9 560,5 735,4 4.775 7 Biogen Idec USA 2.683,0 718,4 217,5 3.750 8 CSL Australia 2.148,3 119,1 86,8 2.895 9 Cephalon USA 1.764,1 403,4 144,8 2.51510 MedImmune USA 1.276,8 448,9 48,7 2.359

I vantaggi della messa in attodi un sistema d’eccellenza biotechsono di quattro tipi:

> Vantaggi legati alla produttività:per quel che riguarda il settorebiotecnologico, si parlasoprattutto di riduzione deicosti di transazione, poichéall’interno del cluster siinstaurano rapporti di fiduciatra le parti, vengono acquistaterisorse in comune e sicondividono infrastrutture,i cui costi fissi graverebberoaltrimenti su ciascun attore,rendendo anche più difficilel’ingresso sul mercatodi nuovi business.

> Vantaggi legati all’innovazione:in questo caso fondamentaleè la prossimità a centri diricerca di eccellenza, chepermette di sviluppare unpotenziale in termini dicapacità innovative.

> Vantaggi in termini di nuovibusiness: riguarda soprattuttola creazione di un ambientefertile per lo sviluppo di nuoveimprese biotecnologiche;

> Vantaggi in termini di creazionedel valore: riguardanosoprattutto la fase di controllodel valore correlato al puntonodale attribuito altrasferimento tecnologico.

Un cluster può essere consideratocome un sistema a rete integratain cui si instaurano collaborazionie si intraprendono scambidi vario genere tra una seriedi players, come rappresentatoschematicamente in figura.

Al centro del modello, troviamole imprese biotecnologiche.Tali imprese sviluppano una seriedi rapporti con gli altri nodi delcluster e, in particolare con leaziende farmaceutiche tradizionali,che vanno a colmare dei gapstrutturali: da una parte, le biotechhanno necessità di reperire risorsefinanziarie da reinvestire persostenere i processi di R&S ehanno carenza di reti distributivecapillari e stabilimenti produttivie dall’altro le farmaceutichetradizionali che hanno bisogno dialimentare la propria pipeline conprogetti innovativi.

Grandi imprese

Business Angels

Investitoriistituzionali

Banche e mercati

Enti pubblici

SISTEMA FINANZIARIO

Consulenza

Legale

Finanziario

Amministrativo

Formazione

SERVIZI DISUPPORTO

Ospedali

Centri di ricerca

Parchi scientificie tecnologici

Università

Incubatori

RICERCA

Farmaceutichetradizionali

Indotto

IMPRESE

Nazionali

Locali

Camere dicommercio

Associazioniimprenditoriali

Unione Europea

ISTITUZIONI

Impresebiotecnologiche

CLUSTER

Ritornofinanziario Servizi

professionali

Fees

Fees

RisorseUmane

Coperturadelfabbisognofinanziario

Supporto legislativo efinanziamenti pubblici

Sviluppoeconomico edoccupazionale

Know how Investimenti

Fonte: Top 100 biotechnology companies, MedAdNews, June 2007

Il modello di cluster biotecnologico

Fonte: Blossom Associati - CrESIT 2008

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Importanti sono anche icollegamenti con il sistemafinanziario, che deve provvederea fornire i capitali per lo sviluppodelle imprese del settore.Tra gli operatori vanno annoveratenon più solo le banche e imercati borsistici, ma anche gliinvestitori istituzionali, comeprivate equity e venture capital,e il capitale informale, deibusiness angels, così come lefondazioni e le grandi imprese.

All’interno del cluster, devonoanche essere stretti i legami conil sistema della ricerca, chefornisce l’input alla base deiprocessi di sviluppo in impresa:nuove tecnologie, nuovi prodottie formazione di alto livello.Svolgono un ruolo fondamentalele università, i centri di ricercapubblici egli ospedali, soprattuttoper quel che riguarda la ricercadi base; da ricordare anche iparchi scientifici e tecnologici egli incubatori, necessari persupportare le imprese, soprattuttonelle fasi di start up.

Completano la rete, le Istituzioniche devono essere presenti a tuttii livelli, internazionale, nazionalee locale, attraverso l’attivitànormativa e regolatoria e dall’altroattraverso i finanziamenti in fasedi pre-seed, e i settori di supporto,che forniscono consulenzafinanziaria, manageriale, legalee gestionale, che può riguardarela stesura di business plan,l’analisi dei rischi di uninvestimento e servizi diintermediazione finanziaria,l’accesso alla finanza agevolataper le attività di R&S e lo sviluppodi nuove iniziative imprenditoriali,per mettere in contatto impresee investitori, assistenza legale,in tema di tutela della proprietàintellettuale e di disciplina deibrevetti, servizi di formazionein collaborazione con ateneie altre istituzioni nazionali edinternazionali, attività di trainingper lo sviluppo dell’innovazione,del trasferimento tecnologico edella ricerca.

Le prime 10 farmaceutiche tradizionali nel mondo classificate per fatturato

Rank Societá Paese Ricavi R&D Utile netto / Occupati(milioni di $) (milioni di $) (perdita)

(milioni di $) 1 Johnson & Johnson USA 53.324 7.125 11.053 138.000 2 Pfizer USA 48.371 7.599 19.337 122.200 3 GlaxoSmithKline GB 42.813 6.373 10.135 106.000 4 Novartis Svizzera 37.020 5.349 7.202 102.695 5 Sanofi-Aventis France 35.645 5.565 5.033 100.735 6 Hoffmann-La Roche Svizzera 33.547 5.258 7.318 100.289 7 AstraZeneca GB 26.475 3.902 6.063 98.000 8 Merck & Co. USA 22.636 4.783 4.434 74.372 9 Abbott Laboratories USA 22.476 2.255 1.717 66.80010 Wyeth USA 20.351 3.109 4.197 66.663

Fonte: Top 100 pharmaceutical companies, MedAdNews, June 2007

Tipologie di intervento

Early stage financing Investimento nelle prime fasi di vita dell’impresa, suddivisibile tra:> seed financing, quando riguarda la fase di sperimentazione dell’idea innovativa,

in cui è ancora da dimostrare la validità tecnica del prodotto/servizio;> start up financing, realizzato nella fase di avvio dell’attività, quando non si

conosce ancora la validità commerciale del prodotto/servizio.Expansion financing o Investimento volto a supportare lo sviluppo e la crescita dell’azienda; lo sviluppodevelopment capital di un’attività di business può essere perseguito attraverso la diversificazione

(crescita interna), l’acquisizione di aziende o rami d’azienda (crescita esterna)o la collaborazione con altre aziende (networking e clustering).

Bridge financing Finanziamento ponte, relativo ad una fase avanzata di sviluppo aziendale,caratterizzata dal consolidamento della maggioranza, che rileva le posizionidi minoranza che intendono disinvestire e può sfociare nella quotazione.

Replacement capital Investimento finalizzato alla ristrutturazione della base azionaria, in cui l’investitoreistituzionale si sostituisce a uno o più soci non più interessati a proseguire l’attività.

Cluster venture Operazione di investimento finalizzata al raggruppamento di più società indipendenti.Turnaround Investimenti per sostenere la ristrutturazione delle imprese in crisi.MBO, LBO, MBI Operazioni volte alla totale sostituzione degli azionisti di un’impresa, da parte

del management interno (management buy-out), da parte di dirigenti esterni(management buy-in) e sfruttando la leva finanziaria (leveraged buy-out)

Scheda: Blossom Associati Corporate Finance

The art ofcorporateinnovationis differentfor everycompany

Helping companies improvetheir financial results

blossomassociati.com

Blossom Venture Capital Screening 2008Le ultime analisi Blossom Associati Corporate Finance rilevanoche ad oggi le società quotabili nell’arco di un paio d’annisono al massimo 3 o 4. Gli screening effettuati sulle aziendeitaliane per valutare i target più interessanti nel settore dimostranoancora una volta che l’Italia è un’industry più da Venture Capitalche da borsa in quanto le società devono crescere e strutturarsi,creare un network, sviluppare la ricerca e solo quando la pipelineavrà raggiunto un livello tale da poter prevedere un cash flow adue tre anni allora potranno pensare alla quotazione.

In questo contesto, il VC come stadio intermedio prima dellaquotazione è sicuramente in grado di fornire quell’accelerazionenecessaria. In questo settore più che in altri, ci vogliono VC eAdvisor specializzati, gli unici con un know how appropriato perla gestione del rischio e la capacità manageriale di indirizzo.

Una società biotech con pipeline prevalentemente in fase 1 o 2,chiusa verso iniezioni di capitali, know how e network o vendutaal retail è viceversa un rischio troppo elevato per qualsiasi operatore.L’investimento da parte di Venture Capitalist consente di traghettarele aziende nell’arco di un periodo che varia tra i 18 e i 24 mesifino ad arrivare al compimento di una ‘milestone’ ben definitache successivamente aiuta ad ottenere un altro round diinvestimento, garantendo un plusvalore per l’investitore. Si trattaquindi di investimenti relativamente piccoli, ma ripetuti nel tempo.L’elevato rischio caratteristico del settore e l’alto tasso di fallimentodei progetti rende difficile pianificare il ritorno degli investimenti;da qui la necessità di parcellizzazione degli investimenti.

Federica Bottazzi

Blossom Associati CorporateFinance

54

Altro 24%

Austria 5%

Belgium 2%

Denmark 4%France 8%

Germany 17%Ireland 4%

Netherlands 6%

Sweden 4%

Switzerland 11%

United Kingdom 15%

Distribuzione geograficaVC Europei Specializzati (2008)

Scheda: Blossom Associati Corporate Finance

Bridge 12%

Expansiondevelopment 39%

Large buyout(150m - 300mequity) 1%

Mid marketbuyout(15m - 150mequity) 7%

Other earlystage 20%

Seed 10%

Start-up 9%

Small buyout(<15m equity) 2%

Financing Stages - Venture CapitalEuropei Specializzati (2008)

Fonte: Blossom Associati Corporate Finance

MinorityEquity 50%

ShareholdersLoans 10%

Debt 6%Investmentin thirdparty fund 2%

Majority Equity 28%

Mezzanine 4%

Fonte: Blossom Associati Corporate Finance

Type of Financing - Venture CapitalEuropei Specializzati (2008)

L’ideale per numerose “emerging companies” italiane con unaeccellente pipeline, ancorché in fase preliminare, è trovare VCesteri specializzati che apportino competenze, network e flussidi capitali necessari per accelerare la fase di sviluppo dellapipeline. Bisogna tenere sempre a mente che mentre le “emergingcompanies” competono sui finanziamenti inviando mediamentei business plan ad almeno una dozzina di VC o finanziatori,un Venture Capital statunitense di medie dimensioni esaminaogni anno circa 6.000 business plan al fine di individuare le startup e le aziende più promettenti da finanziare. In questo scenarioanche i VC competono tra di loro sullo scacchiere internazionaleper scovare le migliori opportunità e creare valore nel puntodi intersezione fra tre mercati: quello delle nuove idee, quellodei capitali e quello dei talenti.

Le evidenze empiriche internazionali unite alle nostre esperienzeprofessionali in qualità di Advisor strategico, dimostrano alcunitratti che accomunano tutte le imprese più promettenti: unconcetto di business che non pone limiti al potenziale di crescitae valore, l’innovazione intesa come il compito di tutti all’internodell’organizzazione e infine la capacità di creare un portafogliodiversificato di opzioni strategiche di uscita con evidenza delplusvalore finanziario generato.

I nostri screening effettuati sui Venture Capital internazionalirilevano un crescente interesse verso il settore biotecnologicodimostrato dalla presenza di 354 VC tra Stati Uniti e Europa cheinvestono o che son pronti ad investire nel Biotech.Nel dettaglio gli Stati Uniti vedono la presenza di 194 Ventures.Le aree che rilevano la maggiore presenza di investitori sonoSan Francisco Bay Area, San Diego, New York e Boston.

A livello europeo sono presenti 160 Venture Capitalists cheinvestono nelle biotecnologie.Le nazioni che rilevano la maggiore presenza di investitori sonoUK, Germania seguiti da Svizzera e Francia. L’investimento classicoè il finanziamento dell’equity (78%), con una forte preferenzaverso una partecipazione di minoranza (50%), possibilmente insindacato con altri investitori istituzionali locali.Altri VC sono disposti anche ad altre forme di finanziamento,tra cui il debito a lungo (6%) e mezzanino (4%), quest’ultima formadi finanziamento prevalentemente vista come ponte pre-IPO.

55Blossom Associati 2008

Apporti di capitale dei Soci 82%Programmi cofinanziati dal settore pubblico 61%Banche 28%Venture Capital/Private Equity 20%Business Angels 1%

Le fonti di finanziamento delle imprese biotech in Italia(dati percentuali sul campione).

Fonte: Blossom Associati – CrESIT 2008

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L’analisi della struttura del settore biotecnologico per la cura della salute(Red Biotech) mantiene anche per il 2008 la classificazione delle aziendeRed Biotech sulla base dell’analisi dei modelli di business adottati:

> “Born Biotech” o “Pure Biotech”: aziende il cui core business è orientatoprevalentemente all’attività di ricerca e sviluppo con un orientamento marginaleverso la dalla commercializzazione dei prodotti biologici e delle tecnologieutilizzate per svilupparli. Le born biotech companies possono essere distintetra product, drug agent e platform biotech, ma sono accomunate dal fattoche la quota degli investimenti su progetti, prodotti, piattaforme o tecnologiebiotecnologiche (InvB) rispetto al totale degli investimenti (Inv) superail 70% (InvB/Inv>70%);

> “Pharma Biotech” sono imprese che coprono l’intera catena del valore delsettore farmaceutico, occupandosi di R&S, produzione e commercializzazionedi prodotti biotecnologici e tradizionali. Hanno come riferimento il mercato finale,coprendo sia il segmento primary care9 che il segmento secondary care10.Tali imprese hanno saputo reinvestire i ritorni provenienti dalla cessione deidiritti di sfruttamento dei ritrovati per integrarsi verticalmente, potendo cosìraggiungere direttamente il mercato finale, indispensabile per garantirsi un flussodi cassa stabile per sostenere i processi di R&S.

Per le aziende “Pharma Biotech” è stata prevista un’ulteriore segmentazione sullabase del rapporto tra la quota degli investimenti su piattaforme o tecnologiebiotecnologiche (InvB) rispetto al totale degli investimenti (Inv). Nel dettagliose il rapporto InvB/Inv è superiore al 40% degli investimenti si tratta di aziende“Biotech oriented”, mentre se il rapporto InvB/Inv varia dal 2% al 40% si trattadi aziende “Pharma oriented”.

Risultano quindi escluse dall’elenco delle imprese adottato dalla metodologiaBlossom Associati - CrESIT sia le aziende che svolgono attività di Ricerca e sviluppobasata su tecnologie tradizionali sia le aziende il cui core business è orientatoverso la produzione o commercializzazione di prodotti biotecnologici.La presente ricerca, come già accennato, non intende rilevare le aziende chesi occupano di servizi, consulenza finanziaria legale regolatoria e produzioni dibiomedicali in senso generico.

Note metodologiche

9 Segmento del mercato farmaceutico che riguarda i prodotti direttamente acquistabili ed utilizzabili dai pazienti.Comprende i farmaci più comuni, come pillole, soluzioni orali, etc.10 Segmento del mercato farmaceutico che comprende quei prodotti per la cui somministrazione è necessarial’intermediazione di ospedali e personale medico specializzato.

57Blossom Associati 2008

Alcune considerazioni aggiuntive possono aiutare a qualificare la metodologia applicata.

Parchi scientifici e incubatori. In questa edizione abbiamo introdotto una novità dirilievo andando a selezionare alcuni parchi scientifici e tecnologici che sulla basedi un criterio selettivo e indipendente rispondono ai seguenti prerequisiti:

> forte propensione nel sostenere lo start up di imprese sostenendone sialo sviluppo manageriale sia lo sviluppo di un know-how tecnico scientificoe regolatorio di rilevanza internazionale;

> forte propensione nel sostenere, gestire e promuovere a livello internazionaleil trasferimento tecnologico;

> forte propensione nel sostenere e promuovere a livello nazionale e internazionaleconnessioni con big pharma, società biotecnologiche, società di serviziprofessionali e manageriali, investitori, università, centri di ricerca, ospedalie cliniche orientati alla ricerca e sperimentazione;

> presenza di strutture, tecnologie e di ricercatori e personale altamente qualificato.

Università. Sono stati analizzati e identificati i principali atenei con una fortepropensione alla valorizzazione del proprio know-how che negli anni sono statiin grado di sostenere e realizzare con successo lo spin-off di almeno una opiù aziende biotecnologiche rispondenti ai requisiti di cui sopra e che partecipanoal capitale delle stesse.

Ricerca clinica. Ai fini dell’individuazione dei centri e delle strutture di ricerca,si è preso atto dei dati e delle informazioni predisposte dall’Aifa.

Società di servizi: Il rapporto 2008 non prende in esame le complementaryproduct/service suppliers che offrono prodotti e servizi a minor valore aggiuntoe si distinguono tra service biotech e commodities biotech. Le service biotech sonoimprese che mettono a disposizione competenze informative e danno assistenzaper le attività delle imprese biotecnologiche, impegnate nei processi di R&S.I principali servizi forniti riguardano la raccolta di informazioni da database pubblicio privati, l’implementazione di sistemi informatici per la gestione dei dati, il supportoper le attività di laboratorio e il marketing.Le commodities biotech si occupano della produzione e della vendita dei prodottiutilizzati nei processi di R&S. Per quanto riguarda il posizionamento sulla catenadel valore, entrambi si occupano dell’intero ventaglio di attività, implementandomodelli di business a basso profilo di rendimento/rischio con un apporto marginalein termini di innovazione e valore economico così profondamente differente daimodelli di business tipici delle aziende biotecnologiche che abbiamo inteso accreditarenell’ambito dell’analisi Blossom Associati-CrESIT.

L’utilizzo della presente metodologia non consente di valorizzare l'intero indottoderivante dal settore, che, come è facilmente intuibile, è estremamente più estesorispetto al sistema propriamente biotecnologico.

58

Dati e criteri di segmentazione dimensionale

La selezione del numero di imprese fa riferimento all’anno 2007.Il processo di accreditamento è terminato il 30 Novemre 2007.I dati e le analisi riportate nel Rapporto fanno riferimento all’anno indicato nellerelative tabelle.

Per la classificazione dimensionale delle imprese si è fatto riferimento alla definizionecomunitaria di impresa, entrata in vigore il 1° gennaio 2005 ed introdotta dallaraccomandazione 361 del 2003, che sostituisce la 96/280/CE con un testoaggiornato. Al riguardo, è considerata:

> piccola impresa, un’impresa che occupa meno di 50 dipendenti ed ha unfatturato oppure un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro(si considera il dato più favorevole);

> media impresa, un’impresa che occupa meno di 250 dipendenti e ha unfatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure ha un totale di bilancioannuo non superiore a 43 milioni di euro;

> grande impresa, un’impresa che occupa più di 250 dipendenti; e ha unfatturato annuo superiore a 50 milioni di euro, oppure ha un totale di bilancioannuo superiore a 43 milioni di euro (si considera il dato meno favorevole).

Gli ambiti di ricerca: criteri di segmentazione

Le aziende analizzate nel presente Report sono state classificate per ambito:

Red Biotechnology, cura della salute o healthcare, in cui le nuove tecnologie vengonoadattate agli ambiti medico-farmaceutici, per:

> Strumenti diagnostici che agendo a livello genetico e proteico possonoverificare immediatamente e con estrema precisione l’origine di una possibilepatologia; non vengono modificate soltanto le tecniche, ma anche il processodi diagnosi stesso, che viene semplificato in maniera tale che i test possonoessere effettuati da chiunque in qualunque momento.

> Prodotti terapeutici che consentono non sono il miglioramento dei trattamentiodierni ma anche lo sviluppo di trattamenti che altrimenti non sarebbero possibili.

> Medicine rigenerative, che utilizzano le naturali capacità del corpo umanodi mantenersi e ripararsi; una su tutte, le cellule staminali11.

> Vaccini, cioè sostanze organiche in grado di consentire all’organismo di individuaree in seguito combattere le malattie infettive.

Le White Biotechnology12 (o Grey Biotechnology) si interessano delle applicazioniai processi industriali e di salvaguardia dell’ambiente, oggi in forte crescita.Le biotecnologie sono utilizzate per ridurre l’impatto ambientale di determinatiprocessi produttivi13, per monitorare l’inquinamento ambientale e per identificareelementi inquinanti.

11 Le cellule staminali, a differenza della maggior parte delle cellule del corpo, sono ancora indifferenziate,cioè non hanno compiti e funzioni ben determinate. Per questo, possono essere utilizzate per crearenuove cellule che sostituiscano quelle danneggiate da patologie di vario genere e curare malattie dovutea malfunzionamenti cellulari, come l’Alzheimer o il morbo di Parkinson.12 Le biotecnologie bianche.13 Si pensi, ad esempio, all’industria chimica, tessile o di produzione della carta.

59Blossom Associati 2008

Green Biotechnology, in campo agricolo, le biotecnologie sono utilizzate per modificarele caratteristiche genetiche dei vegetali con lo scopo di ottenere prodotti conspecifiche caratteristiche: tolleranza agli erbicidi, protezione da insetti o batteri,protezione da condizioni ambientali avverse. In campo alimentare, vengono utilizzateper aumentare la qualità e il valore nutrizionale dei prodotti agricoli e animali eper migliorare il processo di trasformazione degli alimenti.Ulteriore campo di applicazione in via di sviluppo, riguarda il miglioramento dellivello di sicurezza dei prodotti alimentari per evitare il problema più significativo,che è quello della contaminazione microbica: le biotecnologie vengono utilizzateper combattere le infezioni lungo tutto il processo produttivo, per ridurre lapossibilità di reazioni allergiche e per identificare possibili microorganismi dannosi,tossine o agenti patogeni.

Bioinformatics, sono imprese che si occupano di sviluppare e commercializzaretecnologie di supporto alle fasi di R&S, sia software che hardware, perla generazione, l’integrazione e la gestione dei dati, risultato dei processo didrug discovery.

In generale, il time to market, cioè il tempo che intercorre tra l’ideazione di unprodotto e la sua effettiva commercializzazione, che caratterizza le Bioinformaticssi differenzia notevolmente da quello tipico delle imprese orientate allo sviluppodi nuovi farmaci Born Biotech o Pharma Biotech. Infatti, nel caso di queste biotechsia il TMT che il tasso di fallimento sono inferiori; inoltre, il profilo rischio/rendimentoè molto più simile a quelle delle imprese dell’ICT14.

14 Information and communication technolgy, cioè le tecnologie per l’informazione e la comunicazione concui si intende la convergenza di informatica e telematica verso nuovi metodi di trasmissione delle informazioni.Tra queste, possiamo ricordare le reti e la multimedialità.

60

Proprio grazie a questa opera di analisi ecollaborazione, Blossom Associati e il CrESIT sonooggi il punto di riferimento nazionale e internazionalein grado di fornire e presentare tutti i key datadel comparto italiano sulla base di specificheesigenze. Infatti laddove si rilevi la necessità dimodificare alcuni criteri di analisi, ampliare omodificare gli obiettivi di analisi siamo in gradodi riclassificare e rianalizzare i dati fornendo tuttii key data del comparto nazionale, ma tenendofede al principio di fondo che vede alla basel’adozione di un’unica base dati certa e accreditata.

A questo fine per determinare il campione diimprese biotecnologiche italiane accreditateBlossom Associati e CrESIT hanno adottato uncriterio selettivo di analisi che prevede per ciascunaimpresa l’adozione dei seguenti prerequisiti:

> l’entità giuridica presa in esame deve essereun’azienda il cui fine è la creazione di valoree la generazione di profitto (for profit);

> le società analizzate svolgono sul territorioitaliano attività di ricerca e sviluppo (anche senon in via esclusiva o prevalente);

> le attività di ricerca e sviluppo riguardanotecnologie e prodotti innovativi basati supiattaforme di tipo biotecnologico facendo in quest’ultimo caso riferimento alla Convezionesulla Diversità Biologica.

Il processo diaccreditamento delle imprese biotecnologiche

Il nostro metodo si basa essenzialmentesull'applicazione di un’unica definizione di“Settore Biotecnologico” nell'ambito dell'interostudio. Blossom Associati, in accordo con ilCentro di Ricerca in Economia Sanità Innovazionee Territorio (CrESIT) dell’Università dell’Insubria,ha inteso adottare un'unica metodologia utile agarantire una valida comparazione dei risultatiin ambito nazionale e internazionale.

Analizzando infatti i principali studi nazionali einternazionali abbiamo rilevato come i differentimetodi adottati portino troppo spesso ad analisinon comparabili tra loro e talvolta fuorvianti invirtù degli obiettivi che le stesse si pongono.

Proprio per limitare al minimo le eventualidifferenze rilevate abbiamo voluto studiare conparticolare attenzione tutte le principalimetodologie adottate nell'ambito dei diversistudi internazionali al fine di trarre il meglio daciascuna metodologia.

Accreditamento Blossom Associati - CrESIT 2008

61Blossom Associati 2008

Per garantire la maggiore esaustività possibile dell’analisie conseguentemente essere in grado di includereil maggior numero di aziende possibili che rispondonoai requisiti sopra espressi, è stata svolta una estesae approfondita analisi su tutto il territorio nazionale,adottando l’approccio di seguito descritto.

a) Identificazione delle aziende.L'identificazione di un primo insieme di azienderispondenti ai requisiti minimi si è basata suun’approfondita analisi svolta a livello di singolaazienda acquisendo informazioni direttamentedalle imprese, nell'ambito di banche dati ufficialinazionali/regionali, siti web di ministeri, enti,università, incubatori, parchi scientifici, aziendeetc. La ricerca è stata successivamente finalizzataattraverso l’analisi delle visure camerali e deidocumenti di bilancio. Per finire si è utilizzatauna verifica finale attraverso contatti diretti.

b) Selezione delle aziende.La selezione delle aziende è certamente la fase piùcomplessa in quanto richiede particolare attenzionenella valutazione della rispondenza ai requisitimetodologici espressi. La selezione delle aziendeè stata realizzata attraverso una prima fase diraccolta delle informazioni rilevabili dai bilanci dellesingole aziende, acquisizione di ulteriori informazionirelative alle singole realtà tramite questionariqualitativi e inserimento delle informazioni essenzialiall'interno di un database predisposto da BlossomAssociati e dal CrESIT. Ciascuna azienda è statasuccessivamente analizzata, per una primavalutazione di inserimento o esclusione, sullabase della rispondenza ai requisiti definiti da unComitato scientifico composto da rappresentantidi Blossom Associati e CrESIT. Al fine digarantire la totale indipendenza e professionalitànel lavoro di ricerca, la selezione finale perl'approvazione definitiva rimane comunque in capoa Blossom Associati che, sulla base di tutte leinformazioni recepite, attesta l’appartenenza omeno di ciascuna azienda al settore.

c) Raccolta dati.La raccolta dati di bilancio è stata predispostadal CrESIT sulla base delle indicazioni concordatecon Blossom Associati. La raccolta dati è statarealizzata attraverso l’acquisizione dei bilanci edelle visure camerali delle aziende selezionate edi tutti i principali documenti relativi al settore,in linea con le metodologie di analisi predisposte.Le evidenze numeriche riportate nel Rapportoderivano da una rielaborazione effettuata dalCrESIT e da Blossom Associati su dati einformazioni provenienti dalle seguenti fonti:> Bilanci e Note integrative depositati in Camera

di Commercio, relativi agli anni 2006, 2005,2004, 2003 e 2002;

> Visure camerali (sia ordinarie sia dell’assettodella compagine sociale) effettuate nel periodonovembre 2007 - gennaio 2008;

L’invio e la raccolta delle informazioni qualitative,attraverso un questionario specificatamentepredisposto, è stata gestita da Blossom Associati,Assobiotec e Farmindustria. Le aziende hannorisposto in modo completo ed esaustivo alquestionario inviato con un tasso di risposta chesupera abbondantemente il 10% ottenuto dallemigliori surveys internazionali (Harzing, 1997).Nel dettaglio si rileva che per le aziende di grandidimensioni il tasso si attesta al 82%, per le medieintorno al 58%, per le piccole di derivazionefarmaceutica intorno al 85%, per le piccoledi derivazione biotecnologica (estremamenteparcellizzate sul territorio) intorno al 40%.Le White Biotech Companies hanno rispostoper il 30%, le Green Biotech Companies peril 45% e le aziende bioinformatiche per il 50%.Nella media possiamo rilevare che il 73%ha risposto al questionario.

Il processo di raccolta di tutte le informazioniè stato ultimato in data 20 febbraio 2008.

L’applicazione rigorosa della metodologiapredisposta, unitamente all'indipendenza eprofessionalità di Blossom Associati e CrESITnella valutazione dei singoli casi, ha portatoall'esclusione di molte aziende, entità o attoriche risultano invece incluse in numerosi studie data base. Ovviamente, vista la rilevanzadel lavoro non possiamo escludere a priori dinon aver preso in considerazione delle aziendeche viceversa avrebbero potuto rientrate a pienotitolo nell’elenco.

Si invitano le imprese che ritengono di soddisfarei requisiti indicati a fornire tutte le informazioni perla prossima edizione 2009 richiedendo a BlossomAssociati la scheda di analisi.

Le aziende, che viceversa non ritenessero disoddisfare i requisiti definiti nella presentemetodologia ma che sono risultate incluse trale imprese accreditate, possono richiedere lacancellazione dall’elenco trasmettendol’informazione e la motivazione a Blossom Associati.

Il processo di accreditamento 2009inizia il 1 settembre 2008 e termina il30 novembre 2008.

Per l’accreditamento del 2009 si prega di inviarela scheda debitamente compilata aBlossom Associati al seguente indirizzo:[email protected]

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1 AB ANALITICA2 ABBOTT3 ABIOGEN PHARMA4 ADALTIS ITALIA5 ADAMANTIO6 ADIENNE PHARMA&BIOTECH7 ADRIACELL8 ADVANCED ANALYTICAL TECHNOLOGIES9 AETHIA

10 AGRIFUTUR11 AGRITEST12 AGROLABO13 ALFA WASSERMANN14 ALLTOX15 ALPHAGENICS16 ALSO BIOTECH17 AMGEN18 ANALISI & CONTROLLI19 ANALLERGO20 ANIDRAL21 APAVADIS22 APULIABIOTECH23 ARETA INTERNATIONAL24 AVANTGARDE25 AXXAM26 BCS BIOTECH27 BGT ITALIA28 BIO & GEO29 BIO DEC30 BIO FLAG31 BIO HI-TECH32 BIO RAD33 BIO3 RESEARCH34 BIOALLERGY INTERNATIONAL35 BIOANALISI CENTRO SUD36 BIOANALISI TRENTINA37 BIOANSWERS38 BIOCI DI CAIOLO CARLO39 BIODIVERSITY40 BIOFARMA41 BIOFIN LABORATORIES42 BIOFUTURA43 BIOGEN-DOMPE'44 BIOGENETICS45 BIO-KER46 BIOMAN47 BIOMAT48 BIONUCLEON49 BIOPAINT50 BIOREP51 BIOSEARCH AMBIENTE52 BIOSENSOR TECHNOLOGIES53 BIOSILAB54 BIOSISTEMA55 BIOSPA56 BIOSPHERE57 BIOSTRANDS58 BIOSYNTH59 BIOTECGEN60 BIOTECK61 BIOTECNE CONSORZIO PER LE RICERCHE62 BIOTEST ITALIA

IMPRESEBIOTECNOLOGICHEACCREDITATEIN ITALIA 2008

63 BIOTRACK64 BIOXELL65 BMR GENOMICS66 BOEHRINGER INGELHEIM ITALIA67 BOUTY68 BRANE DISCOVERY69 BSA AMBIENTE70 CAGE CHEMICALS71 CBM72 CCS AOSTA73 CEINGE BIOTECHNOLOGIES AVANZATE74 CELGENE75 CELL THERAPEUTICS EUROPE76 CENTRO BIOTECNOLOGIE AVANZATE77 CHARLES RIVER LABORATORIES78 CHIESI FARMACEUTICI79 CLONIT80 COGEP81 CONGENIA82 COSMO83 COSTANTINO84 CREABILIS BIOTECH85 CUTECH86 CYANINE TECHONOLOGIES87 DAC88 DALTON BIOTECNOLOGIE89 DEGENE90 DEGUSSA TEXTURANT SYSTEMS ITALIA91 DIALECTICA92 DIASORIN93 DIATECH94 DIATHEVA95 DIESSE DIAGNOSTICA SENESE96 DOMPE’ BIOTECH97 DOTT. DINO PALADIN98 ELI LILLY ITALIA99 EOS

100 EPPENDORF101 ERATECH102 ESAOTE103 ESPIKEM104 ETNA BIOTECH105 EURAND106 EUROCLONE107 EUROSPITAL108 EXENIA GROUP109 EXPERTEAM DI DE BORTOLI110 EXPLORA111 FATRO112 FERTIREV113 FIDIA ADVANCED BIOPOLYMERS114 FLAMMA115 FOTOSINTETICA & MICROBIOLOGICA116 GENALTA117 GENEDIA118 GENEXTRA119 GENTIUM120 GENZYME121 GILEAD SCIENCES122 GIO.ECO123 GNOSIS124 GREENLAB

63Blossom Associati 2008

125 GRIFOLS ITALIA126 GUYA BIOSCIENCE127 HMGB BIOTECH128 IDRABEL129 IMED130 INBIOS131 INCURA132 INDENA133 INNOVATE BIOTECHNOLOGY134 INVENTO135 INVITROGEN136 IPSEN137 IST. RICERCHE DI BIOLOGIA MOLECOLARE ANGELETTI138 ISTA139 ISTITUTO DI RICERCHE BIOMEDICHE ANTOINE MARXER140 ITALFARMACO141 JANSSEN CILAG142 KEDRION143 KENTON144 KERYOS145 LAY LINE GENOMICS146 LEA BIOTECH147 LEAF BIOSCIENCE148 LIFELINELAB149 LORENZ BIOTECH150 MEDESTEA RESEARCH & PRODUCTION151 MEDITECKNOLOGY152 MENARINI BIOTECH153 MERCK SERONO154 MERISTEMA155 METAPONTUM AGROBIOS156 MILLIPORE157 MOLECULAR BIOTECHNOLOGY158 MOLMED159 MOLTENI FARMACEUTICI160 MONTEGEN161 NANOVECTOR162 NARVALUS163 NAXOSPHARMA164 NEMO LAB165 NERVIANO MEDICAL SCIENCES166 NEUROGENICS167 NEUROSCIENZE PHARMANESS168 NEWRON PHARMACEUTICALS169 NGB GENETICS170 NICOX RESEARCH171 NIKEM172 NOBIL BIO RICERCHE173 NOTOPHARM174 NOVARTIS FARMA175 NOVO NORDISK FARMACEUTICI176 N.T.I.177 NURAGING BIOTECH178 NUTRISEARCH179 NYCOMED ITALIA180 PHARMESTE181 PHILOGEN182 PIONEER HI-BRED ITALIA183 PLANTECHNO184 POLIMED185 POLIMEKON186 PORTO CONTE RICERCHE

187 PRIGEN188 PRIMM189 PRION DIAGNOSTICA190 PROBIOTICAL191 PROGETTO NATURA192 PROTEGEON BIO193 PROTEIOS194 PROTEOTECH195 PROTERA196 ROCHE197 ROTTAPHARM198 S.A.F.AN. BIOINFORMATICS199 SACACE BIOTECHNOLOGIES200 SANOFI PASTEUR MSD201 SB TECHNOLOGY202 SCHERING-PLOUGH203 SEKMED204 SERVIER ITALIA205 SHAR.DNA206 SIENABIOTECH207 SIGEA208 SIGMA TAU209 SILICON BIOSYSTEMS210 SPIDER BIOTECH211 TALENT212 TARGET HEART BIOTEC213 TECAN ITALIA214 TECNA215 TECNOBIOCHIP216 TECNOBIOMEDICA217 TECNOGEN218 TECTRONIK219 TIB MOLBIOL220 TISSUELAB221 TOP222 TOSCANA BIOMARKERS223 TRANSACTIVA224 UFPEPTIDES225 WETWARE CONCEPTS226 WEZEN BIOPHARMACEUTICALS227 WYETH LEDERLE228 XEPTAGEN

Pur essendo stato compilato con la massima cura,si dichiara che l’elenco sopra riportato non è esaustivoe potrebbe contenere omissioni od errori in merito ai qualinon viene assunta responsabilità alcuna.Si prega di segnalare a [email protected] richiesta di rettifica, integrazione, cancellazione,affinché possano essere adottate le più opportune iniziative.

Requisiti accreditamento Blossom Associati - CrESIT

> l’entità giuridica presa in esame deve essereun’azienda il cui fine è la creazione di valoree la generazione di profitto (for profit);

> le società analizzate svolgono sul territorioitaliano attività di ricerca e sviluppo (anche senon in via esclusiva o prevalente);

> le attività di ricerca e sviluppo riguardanotecnologie e prodotti innovativi basati supiattaforme di tipo biotecnologico facendo in quest’ultimo caso riferimento alla Convezionesulla Diversità Biologica.

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