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2. Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona 2.1 L’apertura dei cantieri d’opera; 2.2 La struttura organizzativa; 2.3. Le fasi del percorso; 2.4. Il bilancio dell’esperienza La strategia che ha orientato gli organi direttivi rispetto ai processi attivati per la predisposizione del Piano di Zona è di tipo inclusivo, ed ha previsto il coinvolgimento di un gran numero di soggetti afferenti sia al comparto pubblico, che al privato sociale, fin dal momento della sua ideazione. L’integrazione intersettoriale, interistituzionale e interprofessionale avviata è stata il simbolo di un lungo percorso che ha accompagnato e attraversato tutte le fasi per la predisposizione del Piano di Zona. Al di là degli aspetti formali, la concertazione ha richiesto uno sforzo da parte di tutte le risorse in campo atto a riconoscere il punto di vista dell’altro, attraverso l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle preoccupazioni. In questa prospettiva il dialogo è divenuto un elemento necessario per approfondire, fare delle ipotesi, delle prefigurazioni e la condivisione essenziale per costruire un Piano di Zona comune e non un mero assemblaggio. Accanto alla condivisione è stato necessario sviluppare la capacità di negoziazione, il “saper” stare nel conflitto e il “saper” cooperare. Nella concertazione si sono infatti scontrati i poteri delle diverse agenzie rappresentate; tuttavia, oggi possiamo affermare che l’esplicitazione dei conflitti e la successiva negoziazione sono stati la sine qua non per arrivare ad un Piano di Zona che consideriamo condiviso e concertato, d’altra parte, quanto più si esplicitano i conflitti e si negozia, tanto più diventa possibile compiere delle scelte condivise e cooperare per realizzarle. 2.1 L’apertura dei cantieri d’opera Il percorso di costruzione del Piano di Zona nel territorio dell’Ambito Sociale Sud n. 6.3 prende avvio nel febbraio 2005, con una iniziale fase di consultazioni tra i soggetti istituzionali territoriali (Ente Gestore, Amministrazioni comunali, Azienda per i servizi Sanitari, n. 6 “Friuli Occidentale”; Distretto sanitario Sud) coinvolti. Il Piano di Zona, come previsto dalla Legge 328/2000, appartiene ai Comuni che lo gestiscono in forma associata; dato che nel territorio dell’Ambito esiste già la gestione associata dei Servizi Sociali, il medesimo Ambito, ne ha coordinato i lavori e l’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale ha approvato all’unanimità, con la deliberazione dell’Ente Gestore n. 57 del 24 marzo 2005, il “Documento di lavoro per la predisposizione del Piano di Zona dell’Ambito Sociale Sud n. 6.3 per il triennio 2006 – 2008”: si apre così formalmente il cantiere d’opera per la realizzazione partecipata del Piano di Zona 2006-2008. In particolare, l’Assemblea dei Sindaci ha deliberato di: promuovere la definizione del Piano di Zona dando applicazione all’art. 19 della legge 328/2000;

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2. Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

2.1 L’apertura dei cantieri d’opera; 2.2 La struttura organizzativa; 2.3. Le fasi del percorso;

2.4. Il bilancio dell’esperienza

La strategia che ha orientato gli organi direttivi rispetto ai processi attivati per la predisposizione del Piano di

Zona è di tipo inclusivo, ed ha previsto il coinvolgimento di un gran numero di soggetti afferenti sia al comparto

pubblico, che al privato sociale, fin dal momento della sua ideazione.

L’integrazione intersettoriale, interistituzionale e interprofessionale avviata è stata il simbolo di un lungo

percorso che ha accompagnato e attraversato tutte le fasi per la predisposizione del Piano di Zona.

Al di là degli aspetti formali, la concertazione ha richiesto uno sforzo da parte di tutte le risorse in campo atto

a riconoscere il punto di vista dell’altro, attraverso l’ascolto dei bisogni, dei desideri, delle preoccupazioni. In

questa prospettiva il dialogo è divenuto un elemento necessario per approfondire, fare delle ipotesi, delle

prefigurazioni e la condivisione essenziale per costruire un Piano di Zona comune e non un mero assemblaggio.

Accanto alla condivisione è stato necessario sviluppare la capacità di negoziazione, il “saper” stare nel

conflitto e il “saper” cooperare. Nella concertazione si sono infatti scontrati i poteri delle diverse agenzie

rappresentate; tuttavia, oggi possiamo affermare che l’esplicitazione dei conflitti e la successiva negoziazione

sono stati la sine qua non per arrivare ad un Piano di Zona che consideriamo condiviso e concertato, d’altra parte,

quanto più si esplicitano i conflitti e si negozia, tanto più diventa possibile compiere delle scelte condivise e

cooperare per realizzarle.

2.1 L’apertura dei cantieri d’opera

Il percorso di costruzione del Piano di Zona nel territorio dell’Ambito Sociale Sud n. 6.3 prende avvio nel

febbraio 2005, con una iniziale fase di consultazioni tra i soggetti istituzionali territoriali (Ente Gestore,

Amministrazioni comunali, Azienda per i servizi Sanitari, n. 6 “Friuli Occidentale”; Distretto sanitario Sud)

coinvolti. Il Piano di Zona, come previsto dalla Legge 328/2000, appartiene ai Comuni che lo gestiscono in forma

associata; dato che nel territorio dell’Ambito esiste già la gestione associata dei Servizi Sociali, il medesimo

Ambito, ne ha coordinato i lavori e l’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale ha approvato all’unanimità,

con la deliberazione dell’Ente Gestore n. 57 del 24 marzo 2005, il “Documento di lavoro per la predisposizione

del Piano di Zona dell’Ambito Sociale Sud n. 6.3 per il triennio 2006 – 2008”: si apre così formalmente il cantiere

d’opera per la realizzazione partecipata del Piano di Zona 2006-2008.

In particolare, l’Assemblea dei Sindaci ha deliberato di:

• promuovere la definizione del Piano di Zona dando applicazione all’art. 19 della legge 328/2000;

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• richiedere al Direttore del Distretto Sanitario di pertinenza di inserire, all’interno del programma delle attività

territoriali del distretto (PAT), l’attività relativa alla definizione del Piano di Zona;

• costituire un Tavolo Tecnico preposto alle attività di coordinamento, pianificazione, programmazione e

progettazione.

Recepite le linee d’indirizzo politico dell’Assemblea dei Sindaci, nel mese di febbraio 2005, l’Ufficio di

Piano ha dato luogo ad alcune riunioni organizzative di preparazione, volte a:

• definire il percorso per la stesura del Piano di Zona (pianificazione lavori e tempi – Diagramma di Gantt);

• individuare i rappresentanti dell’Azienda per i Servizi Sanitari, dei Servizi Sociali dei Comuni, della Provincia

che parteciperanno al Tavolo Tecnico;

• individuare i rappresentanti dei soggetti territoriali, pubblici e del privato sociale, che parteciperanno al

processo programmatorio all’interno dei 6 tavoli d’Area individuati;

• stabilire i criteri per il coinvolgimento e le convocazioni dei soggetti che saranno chiamati a partecipare ai

lavori per la costruzione del Piano di Zona.

2.2 La struttura organizzativa

Di seguito si illustra in maniera schematica la composizione e le funzioni del Tavolo di Coordinamento

Politico e dell’Ufficio di Piano. Nelle pagine successive vengono presentati anche i componenti dei 6 tavoli

tematici di concertazione.

Il processo programmatorio del PDZ 2006-2008 ha individuato la struttura organizzativa delineata nel grafico

n. 1 sottostante.

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Assemblea dei Sindaci

Assemblee comunali

Tavolo Tecnico

Consulente esterno

Area Adulti

Area Anziani

Area Diversamente Abili

Area Giovani e genitorialità

Area Minori e genitorialità

Area Migranti

Ufficio di Piano

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Struttura organizzativa

per la realizzazione partecipata del Piano di Zona 2006-2008

Grafico 1: “struttura organizzativa per la realizzazione partecipata del Piano di Zona 2006-2008”

2.2.1.Tavolo Politico

Coincide con l’Assemblea dei Sindaci ed identifica il soggetto politico di riferimento dell’intero processo

programmatorio e individua al proprio interno, per ogni tavolo di area, due componenti. I membri del tavolo

politico sono altresì responsabili delle convocazioni delle assemblee comunali nei rispettivi Comuni.

Funzioni:

a. definisce l’ampiezza del processo programmatorio;

b. nomina i membri del tavolo tecnico e dell’ufficio di piano;

c. stabilisce gli obiettivi e le priorità del PDZ;

d. individua i momenti di partecipazione e informazione dei cittadini e delle formazioni sociali;

e. individua i punti di forza e di debolezza nonché i punti di sviluppo per aree di intervento, come previsto dal

Piano Nazionale;

f. dispone l’allocazione delle risorse;

g. esamina e approva la proposta di Piano di Zona;

h. valuta i risultati raggiunti;

i. sottoscrive l’accordo di programma con i soggetti individuati.

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2.2.2. Tavolo Tecnico

Il tavolo tecnico è lo strumento operativo dell’organo politico ed ha funzioni di coordinamento e raccordo

tecnico-istituzionale.

Funzioni:

a. svolge funzioni di supporto al tavolo politico per la scelta degli indirizzi e delle priorità;

b. propone indicazioni gestionali tese ad attuare i programmi definiti dal tavolo politico;

c. propone i soggetti da coinvolgere nei tavoli tematici;

d. cura l’implementazione di tutte le fasi della costruzione del piano;

e. concorre all’individuazione dei punti di forza e di debolezza nonché delle linee di sviluppo per aree di

intervento, come previsto dal Piano Nazionale;

f. formula proposte al tavolo politico;

g. cura la stesura della bozza del Piano di Zona sulla base degli obiettivi e delle priorità scelte dal tavolo politico;

h. supporta il tavolo politico nella fase di allocazione delle risorse;

i. collabora all’individuazione degli strumenti di valutazione dei risultati;

j. coordina i tavoli tematici di area.

E’ supportato operativamente dall’Ufficio di Piano.

Componenti del Tavolo Tecnico

Il tavolo tecnico è composto da:

• Responsabile tecnico-amministrativo, con funzioni di coordinamento;

• Amministrative di Ambito con funzione di verbalizzazione;

• Coordinatore area minori di Ambito;

• Responsabile del Settore Servizi Sociali del Comune capofila;

• Numero 2 Responsabili dei Servizi Sociali dei Comuni facenti parte dell’Ambito: Comune di Pasiano di PN e

Comune di Prata di PN;

• Direttore del Distretto Sanitario Sud – Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale”;

• Coordinatore Sociosanitario Azienda per i Servizi Sanitari n° 6 “Friuli Occidentale”;

• Referente Provincia di Pordenone.

Il tavolo tecnico potrà essere integrato, se necessario, da ulteriori componenti (personale dell’Ufficio di Piano,

ente di consulenza ed eventuali esperti).

2.2.3. L’Ufficio di Piano

Per quanto concerne il presente paragrafo, si rinvia a quanto descritto nel Capito 1, paragrafo n. 1.3.4

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2.2.4. I “Concertatori” territoriali attori della “concertazione”: i partecipanti ai processi

In linea generale, rispetto alla scelta dei soggetti territoriali da convocare e coinvolgere nel processo di

programmazione partecipata, l’Ambito ha provveduto a designare, di concerto con le Amministrazioni comunali,

sia i diversi referenti istituzionali afferenti ai diversi servizi territoriali, che non istituzionali, afferenti per lo più al

settore della cooperazione sociale e dell’associazionismo, attivi nel territorio dell’Ambito Distrettuale Sud 6.3.

Il processo programmatorio ha coinvolto circa 100 attori territoriali che, a seconda del rispettivo settore di

pertinenza, sono stati suddivisi in 6 Tavoli d’Area tematica. Quest’ultimi sono divenuti i contesti in cui non solo si

sono trovate soluzioni per la predisposizione del Piano, ma si sono realizzati anche i meccanismi di lavoro

coordinato che hanno accompagnato la realizzazione del presente Piano secondo metodologie di convergenza.

I soggetti coinvolti, dotati di specifiche competenze, appartengono ai seguenti enti/organizzazioni

Comuni

Azienda per i servizi

sanitaria “Friuli

Occidentale”, n. 6

Istituzioni Pubbliche Privato sociale

Amministratori Referenti Distretto Referenti Provinciali Referenti Scuole Private

Responsabili Servizi Sociali Referenti Consultorio

Familiare

Referenti Ministero della

Giustizia

Referenti Cooperative

Sociali

Amministrativi Referenti CSM Referenti della Questura Referenti Agenzie

formative

Operatori ADEST Referenti SERT Referenti Istituti Scolastici Referenti Case di riposo

Referenti Centro Diurno Referenti SNPI Referenti C.T.P. Referenti “La nostra

Famiglia”

Referenti Progetto Giovani Referenti SET Referenti C.R.O Referenti C.R.I.

Referenti Informagiovani Referenti SIL Volontari delle

Associazioni di

volontariato

Operatori Servizi Socio

Educativi

MMG Referenti Sindacati

Polizia Municipale Pediatri Parrocchie

2.2.5. I Tavoli d’Area

Nella fase di avvio della pianificazione e della programmazione locale, l’Ambito ha provveduto a costituire i

tavoli di lavoro interistituzionali e partecipati chiamati “Tavoli d’Area”, misti (costituiti da operatori provenienti

da diversi settori, organizzazioni e con differenti profili professionali, amministratori, etc.) e rappresentativi di

tutti i soggetti chiamati in causa dalla legge.

I Tavoli d’Area

I Tavoli d’Area, declinati sulla base delle indicazioni espresse nella Legge 328/00 e delle specifiche esigenze

del territorio, vengono di seguito enunciati:

• Tavolo Area Adulti;

• Tavolo Area Anziani;

• Tavolo Area Diversamente Abili;

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• Tavolo Area Giovani e genitorialità;

• Tavolo Area Infanzia e genitorialità;

• Tavolo Area Migranti

I criteri adottati per l’individuazione dei componenti dei tavoli di area

In fase di individuazione e selezione dei partecipanti si è tenuto conto della valenza operativa che i Tavoli

d’Area avrebbero assunto; non si è trattato di una scelta facile, tuttavia l’Ambito si è dato una serie di linee

guida/criteri atte/i a facilitarne l’individuazione, che di seguito vengono riportate:

• limitare il numero dei partecipanti ai Tavoli ad un massimo di 15-20 persone, per consentire una reale operatività

e confronto tra i partecipanti. Il punto di partenza è stata la consapevolezza che ampliare il contesto avrebbe

comportato il rischio della non governabilità del gruppo;

• favorire la presenza delle risorse istituzionali presenti sul territorio (sanitarie, provinciali, aziendali, etc.), al fine

di promuovere e garantire un’effettiva integrazione tra le diverse politiche (del lavoro, dell’educazione, della

formazione, abitative, culturali, etc.);

• assicurare la presenza di interlocutori afferenti al privato sociale (cooperazione e associazionismo) attivi nel

territorio dell’Ambito (in particolare che abbiano delle collaborazioni in atto con i Comuni dell’Ambito e/o con

l’Azienda per i servizi sanitari) e portatori di un’esperienza significativa;

• favorire la partecipazione soprattutto dei soggetti territoriali caratterizzati da una dimensione sovracomunale,

capaci cioè di portare, ai tavoli di lavoro, visioni non meramente particolaristiche o campanilistiche, ma a

valenza per quanto possibile di Ambito.

I partecipanti ai Tavoli d’Area

I partecipanti selezionati, che hanno successivamente partecipato attivamente ai processi avviati, sono di

seguito elencati per Tavolo di appartenenza.

Tavolo Area Adulti

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci

n 1 operatore del Servizio Inserimento Lavorativo ASS. n. 6

n. 1 operatore del Dipartimento di Salute Mentale ASS. n. 6

n. 1 operatore del Dipartimento per le Dipendenze ASS. n. 6

n. 1 operatore ADEST

n. 1 operatore del Servizio Sociale età Adulta Ministero della Giustizia

n. 1 rappresentante delle Stazioni dei Carabinieri

n. 1 Medico di Medicina Generale

n. 1 rappresentante delle Cooperative Sociali

n. 1 rappresentante Associazioni ACAT

n. 1 rappresentante dei Sindacati

n. 1 rappresentante dell’Associazione Piccole e Media Imprese di Pordenone

n. 1 rappresentante Agenzie formative

n. 1 rappresentante del Centro per l’Impiego

n. 1 rappresentante ATER

n. 1 rappresentante Consorzio del Mobile

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

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Tavolo Area Anziani

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci

n. 1 rappresentante ADEST

n. 2 rappresentanti assistenza domiciliare integrata ASS n. 6

n. 2 rappresentanti delle Case di Riposo

n. 1 rappresentante Centri Diurni

n. 1 Medico di Medicina Generale

n. 1 rappresentante Sindacato Pensionati

n. 1 rappresentante Patronati

n. 1 rappresentante Associazione San Pietro Apostolo – CUPTA - Azzano Decimo

n. 1 rappresentante Università della Terza Età

n. 2 rappresentanti Parrocchie

n. 1 rappresentante Cooperativa ACLI di Pordenone

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

Tavolo Area Diversamente Abili

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci

n. 1 operatore del Servizio Educativo Territoriale ASS. n. 6

n. 1 operatore del Servizio Inserimento lavorativo ASS. n. 6

n. 1 operatore del Servizio di Neuropsichiatria Infantile Ass. n. 6

n. 1 rappresentante dell’Associazione “La Nostra Famiglia”

n. 1 rappresentante dell’Associazione “ANFASS” – O.N.L.U.S.

n. 2 operatori Distretto Sanitario ASS. n. 6

n. 2 rappresentanti delle Associazioni dei familiari

n. 1 rappresentante del Centro Diurno di Poincicco – ASS. n. 6;

n. 1 rappresentante della Cooperativa Sociale a.r.l. “Il Ponte”

n. 1 rappresentante della Cooperativa Itaca

n. 1 rappresentante Scuole Pubbliche

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

Tavolo Area Giovani e genitorialità

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci

n. 1 operatore del Servizio Sociale per i minorenni del Ministero della Giustizia

n. 1 operatore del Consultorio Familiare ASS. n. 6

n. 1 operatore del Servizio di Neuropsichiatria Infantile ASS. n. 6

n. 1 rappresentante dell’Informagiovani

n. 1 rappresentante dei Progetti Giovani

n. 1 rappresentante delle scuole medie (Scuole ed Istituti Comprensivi)

n. 1 rappresentante delle Agenzie Formative

n. 1 rappresentante dei Consigli Comunali dei Ragazzi

n. 1 rappresentante delle Pastorali Giovanili

n. 2 rappresentanti delle Associazioni Sportive

n. 1 rappresentante Centro di Orientamento Regionale

n. 1 rappresentante dell’Ufficio di Polizia Municipale

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

Tavolo Area Infanzia e genitorialità

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci

n. 1 rappresentante Ufficio Minori della Questura

n. 1 operatore del Consultorio Familiare ASS. n. 6

n. 1 operatore del Servizio Neuropsichiatria Infantile ASS. n. 6

n. 1 scuola materna, n. 2 scuole dell’obbligo e n. 1 rappresentante per le scuole private (Scuole ed Istituti

Comprensivi)

n. 1 rappresentante del Laboratorio Scuola di Azzanello

n. 1 rappresentante della Cooperativa Sociale Melarancia

n. 1 operatore dei Servizi Socio-Educativi del territorio di Ambito

n. 1 pediatra

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

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Tavolo Area Migranti

n. 2 amministratori individuati in sede di Assemblea dei Sindaci;

n. 1 rappresentante Azienda Sanitaria n. 6 “Friuli Occidentale”

n. 1 rappresentante dell’Ufficio Stranieri della Questura

n. 1 rappresentante Uff. Polizia Municipale

n. 1 rappresentante Associazione Cerco Casa/Vicini di Casa

n. 1 rappresentante Caritas Diocesana

n. 1 rappresentante ATER

n. 1 rappresentante Associazione Immigrati di Pordenone

n. 1 rappresentante della Comunità ROM Chions

n. 1 rappresentante CTP - Centro Territoriale Permanente – Prata di Podenone

n. 1 rappresentante della Comunità SIK Pasiano di Pordenone

n. 2 assistenti sociali coordinatrici del tavolo

L’adozione delle linee, quali criteri di selezione dei partecipanti ai Tavoli d’Area, ha comportato la necessità

di individuare delle rappresentanze ristrette per alcune categorie di soggetti. Tuttavia la partecipazione estesa ai

processi, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale, appare comunque rispettato. In previsione di un

coinvolgimento esteso della cittadinanza, le Assemblee comunali, quali occasioni d’incontro della popolazione dei

singoli contesti territoriali, costituiranno la sede necessaria per la diffusione e la partecipazione allargata.

La Mission dei Tavoli d’Area

Le funzioni a cui sono stati preposti i partecipanti ai Tavoli d’Area, sono le seguenti:

a. mettere in rete dati, informazioni e i rispettivi Know how conoscitivi ed esperienziali necessari alla

realizzazione di una diagnosi comunitaria condivisa e concertata (analisi e lettura congiunta dei dati –

demografici, di servizio, analisi dell’offerta territoriale e dei bisogni comunitari);

b. effettuare in forma congiunta l’analisi SWOT al fine di individuare i punti di forza, di debolezza dell’attuale

sistema dei servizi territoriali e le intrinseche opportunità esistenti;

c. partecipare alla scelta degli obiettivi, delle priorità e delle possibili linee progettuali d’intervento;

d. concorrere alla diffusione delle informazioni prodotte nel processo programmatorio;

e. stabilire le risorse (umane, strutturali ed economiche) che i diversi soggetti, per quanto di loro competenza,

possono e/o intendono mettere a disposizione per la realizzazione degli obiettivi del Piano.

Modalità organizzative per non rendere aleatoria e disperdere la partecipazione ai Tavoli

Al fine di evitare dispersione nella partecipazione, sono state individuate le seguenti modalità organizzative:

• Iscrizione dei partecipanti

Per garantire la continuità del lavoro all’interno dei tavoli e dunque la partecipazione costante dei soggetti

individuati, l’Ufficio di Piano ha richiesto agli stessi una formale iscrizione, effettuata attraverso un apposito

modulo, che prevedeva da un lato l’indicazione del soggetto territoriale rappresentato, dall’altro il nominativo

della persona che avrebbe effettivamente partecipato. Il fine è stato quello di evitare avvicendamenti che

avrebbero potuto rallentare i lavori in corso d’opera.

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Ambito Distrettuale Sud 6.3

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• La calendarizzazione degli incontri

Ogni Tavolo d’Area ha stabilito le regole per la gestione delle proprie finalità: calendario, tempistiche e

investimenti orari complessivi. Gli impegni assunti sono stati generalmente rispettati in tutti i tavoli d’Area;

nonostante le difficoltà di conciliazione tra agende sovraccariche di impegni. Il giorno calendarizzato ha assunto

le sembianze di “un giorno fisso per concertare, programmare, progettare (…)” per tutti i partecipanti che si sono

messi in gioco.

• La modulistica: registro presenze e verbali

L’Ufficio di Piano per presidiare le attività avviate, sia dal punto di vista dei processi, che dei contenuti ha

richiesto, per ogni incontro, la compilazione del registro presenze e del verbale delle attività svolte, predisponendo

a tal fine due appositi moduli preventivamente consegnati ai coordinatori dei Tavoli d’Area.

Il registro presenze ha avuto la valenza di mettere tempestivamente in luce la dispersione o meno dei

partecipanti ai Tavoli d’area; dall’analisi degli stessi si rileva una positiva partecipazione da parte dei soggetti

coinvolti nel processo e nelle attività avviate.

La compilazione dei verbali d’attività è avvenuta con modalità diverse nei Tavoli d’Area: alcuni verbali sono

stati compilati ad opera di uno dei due coordinatori; altri da verbalizzanti designati a “turno”; altri ancora da un

soggetto verbalizzante “stabile” scelto tra i partecipanti al Tavolo. Il verbale si è dimostrato un utile strumento di

documentazione del lavoro svolto, ha consentito la realizzazione di un archivio attivo in Ambito (documentazione

dell’esperienza), rendere possibile l’aggiornamento dei partecipanti che non hanno potuto presenziare ad un

incontro.

I verbali così redatti all’interno dei Tavoli d’Area, generalmente sono confluiti dai coordinatori al personale

dell’Ufficio di Piano, che dopo averne curato l’elaborazione su supporto informatico, ha provveduto di volta in

volta, ad inoltrarli a tutti i partecipanti ai tavoli d’area.

• Stili, strumenti comunicativi e messa in rete delle informazioni

Per mettere in rete i diversi attori territoriali e favorire la circolarità delle informazioni in senso bidirezionale

– dall’Ufficio di Piano verso i partecipanti e dai partecipanti verso l’Ufficio di Piano – l’Ufficio di Piano ha

costituito una mailing list d’Ambito suddivisa per Tavoli d’Area, che ha permesso una rapida circolazione delle

comunicazioni (inviti), dei materiali via, via predisposti (schede raccolta dati, verbali, documenti di sintesi, etc.) e

un confronto e uno scambio d’informazioni in itinere; è stato inoltre costituito un indirizzario contenente i recapiti

di ciascun partecipante (n. telefono, n. cellulare, n. fax, etc.).

La posta elettronica, infatti, non è stato l’unico canale di comunicazione, il telefono e il fax sono stati di utile

supporto nei casi in cui i diversi attori territoriali fossero sprovvisti dell’indirizzo mail.

Infine, il supporto con il materiale cartaceo, è stato garantito dai coordinatori dei Tavoli d’Area a tutti i

partecipanti ad ogni incontro calendarizzato, quale base di partenza per le discussioni in divenire.

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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La regia e il coordinamento dei Tavoli d’Area

L’Ufficio di Piano ha provveduto, per ogni Tavolo d’Area, all’individuazione di due coordinatori e di almeno

un rappresentante politico.

I Tavoli d’Area sono stati generalmente coordinati dalle Assistenti Sociali dei Comuni dell’Ambito che –

legittimate dal ruolo e autorevoli per esperienza – si sono poste al di sopra delle parti e hanno guidato le

dinamiche tra i diversi operatori verso un punto di equilibrio ottimale.

2.3. Le fasi del percorso

Il percorso avviato nel territorio dell’Ambito Sud 6.3 per la predisposizione partecipata del Piano di Zona

2006-2008, può essere scandito temporalmente in tre fasi convenzionali, le cosiddette “3 P” – Pianificazione,

Programmazione e Progettazione, che di seguito vengono presentate.

Fase avvio: la Pianificazione

Periodo di riferimento: novembre 2003 - aprile 2005

L’Ambito ha attivato, in tale fase temporale, le seguenti azioni:

a. Verifica dell’adeguatezza organizzativa del Servizio Sociale dei Comuni e sua riorganizzazione;

b. Avvio dell’Ufficio di Piano e definizione dei suoi compiti;

c. Partecipazione della componente politica, tecnica ed amministrativa alla formazione in materia:

Politici: “L. 328/2000 e Piani di Zona” 8 novembre 2003 giornata tenuta dal dott. Francesco Vernò e

organizzata dall’Ambito Sociale Sud n. 6.3.;

“I programmi delle attività territoriali e i Piani di Zona” 15 marzo 2005, Convegno

organizzato dalla Regione F.V.G.;

“Gestire il Piano di Zona: il ruolo dell’Amministrazione locale” 19 marzo 2005, Convegno

organizzato dalla Regione F.V.G e Federsanità A.N.C.I.;

Tecnici: “Introduzione legge 328/2000 e Piani di Zona”, 23 gennaio 2004, 6 febbraio 2004, 20

febbraio 2004 e 5 marzo 2004, organizzato dalla CIVIFORM. scarl – Centro Formazione

Professionale Cividale;

“Scenari e prospettive di politica sociale a quattro anni dall’approvazione della legge

328/2000 tra dimensione locale e nazionale” 21 ottobre 2004, organizzato dall’I.R.S.Se.S

Trieste

“I programmi delle attività territoriali e i Piani di Zona” 15 marzo 2005, Convegno

organizzato dalla Regione F.V.G.;

4 cicli formativi congiunti PAT/PdZ, organizzati dall’Agenzia Regionale della sanità, che si

sono tenuti tra maggio e dicembre 2005

Amministrativi: “Piani di Zona e partecipazione dei soggetti comunitari: culture, organizzazione e processi”

20 ottobre 2003 organizzato dall’I.R.S.Se.S Trieste;

“Piani di Zona: Accordi di programma e forme di gestione dei servizi alla persona” 17

novembre 2003 organizzato dall’I.R.S.Se.S Trieste;

“Metodi e tecniche per la gestione dell’Ufficio di Piano”, marzo-giugno 2005, al quale hanno

partecipato tre operatori d’Ambito (e per alcuni incontri anche il Responsabile Tecnico-

Amministrativo dell’Ambito). Si è trattato di un corso di formazione organizzato dalla

Regione, in collaborazione con il centro di Formazione professionale (CIVIFORM) e

finalizzato a fornire ai partecipanti strumenti di informazione, conoscenza e competenza

comuni, utili al processo di definizione e attuazione dei Piani di Zona.

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Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona Piano di Zona 2006-2008

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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d. definizione degli organismi e delle modalità di regia ed indirizzo del processo pianificatorio;

e. individuazione delle aree di intervento prioritarie e degli obiettivi generali da raggiungere;

f. organizzazione di incontri con il Direttore del Distretto Sud e il Coordinatore sociosanitario dell’Azienda

per i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” per definire le modalità di collaborazione, finalizzate alla

programmazione sociosanitaria integrata;

g. attivazione organismi politici e tecnici a livello di Ambito Distrettuale:

• incontri presso ogni Comune con Sindaci, Assessori alle Politiche Sociali, Responsabili Settore Servizi

Sociali;

• incontri Equipe Assistenti Sociali;

h. organizzazione di incontri al fine di individuare i soggetti dei Comuni referenti per le aree “sociali” non

assistenziali:

• Informagiovani, Progetto Giovani ed Educatori dei Servizi educativi dell’Ambito, 21 marzo, 2005.;

• Uffici di Polizia Municipale, 21 marzo, 2005;

• Assistenti Domiciliari, 22 marzo, 2005;

i. organizzazione di incontri al fine di individuare i soggetti istituzionali e non del territorio:

• incontri con le Associazioni: 14 marzo Comune di Prata di Pordenone; 16 marzo Associazione San Pietro

Apostolo – CUPTA di Azzano Decimo; 21 marzo Comune di Chions; 22 marzo Comune di Zoppola; 30 marzo

Comune di Fiume Veneto e i restanti Comuni entro i primi giorni del mese di aprile 2005;

• Vicari della Forania, 16 marzo 2005;

• Cooperative Sociali operanti nell’Ambito: ITACA, ACLI/FAI, Melarancia, Il Seme, 17 marzo 2005;

• Agenzie Formative: Villaggio del Fanciullo, IAL, ENAIP, 17 marzo 2005;

• Dirigenti scolastici, 21 marzo 2005;

• Carabinieri, 21 marzo 2005;

• Sindacati e Patronati, 21 marzo 2005;

• Associazione ACAT e Club del territorio dell’Ambito 22 marzo 2005;

• Associazioni Famigliari diversamente abili 24 marzo 2005;

• Associazioni Immigrati, Caritas Diocesana, Nuovi Vicini, Cerco Casa, 24 marzo 2005

j. Approvazione da parte dell'Assemblea dei Sindaci del “Documento di lavoro per la predisposizione del Piano

di Zona dell’Ambito Distrettuale Sud 6.3 per il triennio 2006-2008” – deliberazione Ente Gestore, n. 57 del 24

marzo 2005 –.

Il processo di costruzione partecipata del Piano di Zona prende ufficialmente avvio con l’Assemblea plenaria

del 9 aprile 2005, alla quale erano presenti le rappresentanze istituzionali (Comuni, ASS6; Distretto Sud, Provincia,

Questura, Prefettura, Scuole, Organizzazione Sindacali, (…) etc.) e del Terzo Settore (cooperative, associazioni culturali, sportive,

volontariato, (…), etc.).

La Plenaria ha visto il susseguirsi di tre momenti salienti:

1. illustrazione da parte de Responsabile Ambito, del Coordinatore Socio-Sanitario dell’Azienda n. 6 e del

Direttore del Distretto Sanitario Sud 6.3 del percorso di lavoro finalizzato alla redazione del Piano di Zona

(PdZ) e del Programma delle Attività Territoriali (PAT), evidenziando che l’Assemblea dei Sindaci aveva

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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già istituito, a tal fine, due strumenti fondamentali: il Tavolo Tecnico di indirizzo e coordinamento;

l’Ufficio di Piano, che si occupa della stesura del Piano e di monitorare l’attuazione dello stesso;

2. iscrizione dei partecipanti ai relativi Tavoli d’Area di pertinenza (già individuati negli incontri tenuti dal

Responsabile Tecnico Amministrativo dell’Ambito Sud 6.3 dal 16 marzo – al 24 marzo, 2005);

3. avvio del primo incontro/confronto nei Tavoli d’Area.

La giornata del 9 aprile ha portato a compimento la fase di Pianificazione territoriale e ha segnato l’inizio di

quella Programmatoria, concertata tra tutti i soggetti coinvolti.

La fase di programmazione

I fase: 9 aprile - 25 luglio, 2005

Il processo programmatorio avviato nell’Ambito Distrettuale Sud 6.3 si è configurato come una modalità di

coordinamento e di sostegno alla progettualità locale. In questa prospettiva:

• la predisposizione e la gestione del Piano di Zona si è configurata più come processo – di interconnessione, di

coinvolgimento, di confronto – che in termini di accordo contrattuale;

• la progettazione diviene un processo partecipativo diffuso che coinvolge il complesso dei soggetti della politica

sociale;

• vi è una centratura più sulle relazioni tra servizi e comunità che sul coordinamento dei servizi;

I mesi intercorrenti tra marzo e luglio 2005, sono stati scanditi da un intenso susseguirsi di incontri (da un

minimo di 5 ad un massimo di 9 a seconda del gruppo) e di attività territoriali: i 6 Tavoli d’Area si sono infatti

incontrati con una frequenza settimanale o bisettimanale, al fine di effettuare una lettura congiunta della realtà

territoriale. Il calendario degli incontri, proposto dall’Ufficio di Piano, ha previsto il confronto sui seguenti

oggetti:

• I incontro: analisi demografica del contesto territoriale di Ambito;

• II incontro: analisi dell’offerta territoriale (sia pubblica che privata) effettuata attraverso l’analisi SWOT;

• III incontro: individuazione e valutazione dei bisogni afferenti allo specifico target;

• IV incontro: lettura incrociata tra il dato emerso dall’analisi dell’offerta territoriale e il dato emerso dai bisogni

espressi (silenti o manifesti) afferenti al target analizzato;

• V incontro: individuazione dei 3 bisogni prioritari per area d’analisi e individuazione delle possibili linee

d’intervento sociale.

La metodologia di lavoro

Le metodologie proposte dall’Ufficio di Piano, ai coordinatori dei tavoli d’area, si sono dimostrate un utile

strumento per avviare percorsi di lettura comuni e indispensabili per garantire l’omogeneità al processo

complessivo.

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Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona Piano di Zona 2006-2008

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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Le metodologie consigliate tuttavia non sono state imposte come un vincolo all’efficacia delle attività dei

singoli Tavoli di lavoro, consci del fatto che la complessità sociale non può essere sempre imbrigliata entro

categorie rigide o metodologie di sorta; per tale ragione sì è optato per lasciare ampia discrezionalità al conduttore

del gruppo, sia in relazione alle specifiche esigenze (del gruppo), sia alle rigidità intrinseche e/o estrinseche che

caratterizzavano lo stesso. In altre parole la metodologia è stata concepita come al servizio della diagnosi

comunitaria e non viceversa.

Ciascun tavolo ha infatti conseguito un suo particolare percorso (secondo un filo conduttore comune), ma

scandito in fasi, spazi e modalità via, via negoziati con i partecipanti medesimi, al fine di garantire il

raggiungimento dell’obiettivo metodologico sotteso: la realizzazione di una diagnosi comunitaria il più possibile

oggettiva ed esaustiva.

Le attività degli incontri

Nelle analisi e riflessioni maturate all’interno di ciascun Tavolo d’Area il primo passo è stato quello di

delimitare l’oggetto di rilevazione e di studio: il territorio, la comunità, il contesto del gruppo sociale al quale ci si

riferiva (adulti, anziani, soggetti portatori d’handicap, giovani, minori, migranti).

La fase dell’analisi della situazione territoriale ha rappresentato il presupposto alla programmazione e ha

posto le fondamenta sulle quali edificare il Piano; in questo senso l’analisi della situazione ha rappresentato la fase

pre-progettuale.

L’analisi della situazione di partenza si è articolata in quattro dimensioni:

• la prima, è stata quella relativa alla condizione demografica della popolazione afferente all’Ambito;

• la seconda, ha riguardato l’analisi del sistema di partenza costituito dall’insieme di strutture e di

meccanismi che influenzano la vita dei cittadini ed in particolare di quelli in stato di bisogno; infatti l’analisi

del modo in cui i servizi operano al presente permette di stabilire quali cambiamenti siano necessari e/o

auspicabili;

• la terza, ha riguardato l’analisi del bisogno che rimane insoddisfatto, disatteso, nonostante l’esistenza di

servizi ed interventi specifici rivolti alla popolazione target di riferimento;

• infine, la quarta dimensione, ha riguardato l’analisi dei servizi e degli interventi territoriali. La descrizione

dei servizi i modi con cui i bisogni vengono soddisfatti nell’attuale sistema espongono infatti i gap esistenti

tra bisogno soddisfatto e bisogno disatteso.

Una volta analizzato il problema da un punto di vista quantitativo e qualitativo ogni Tavolo d’Area ha

proceduto all’analisi della cause dei fenomeni analizzati. Si rileva che i problemi sono raramente generati da una

singola causa e che la multi-causalità delle questioni da affrontare rimandano ad approcci integrati, compositi,

spesso multi-settoriali.

Questo sforzo ha permesso il passo successivo che è stato quello della formulazione della “diagnosi

comunitaria” che ha portato in evidenza da un lato, l’originale e irripetibile profilo della comunità; dall’altro ha

costituito la base di partenza per la definizione e la scelta degli obbiettivi.

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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L’analisi della situazione da un lato e gli obiettivi dall’altro, hanno così delimitato l’area dell’azione.

La prima fase di programmazione dell’Ambito Distrettuale Sud 6.3 si è conclusa con l’Assemblea Plenaria

del 15 luglio 2005, ove è stato presentato un documento di Sintesi contenente le riflessioni/analisi sviluppate

all’interno dei singoli Tavoli d’Area e successivamente elaborate e sintetizzate dall’Ufficio di Piano.

In dato 25 Luglio, 2005, il suddetto Documento di Sintesi “Restituzione delle analisi e delle riflessioni del

percorso dei Tavoli d’Area – Dossier aree problematiche e ipotesi d’intervento” è stato valutato e approvato

dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale. Tale documento ha fornito alla medesima Assemblea dei

Sindaci importanti indicazioni per scegliere quali interventi attuare nelle diverse aree tematiche; infatti tale scelta

non può che essere politica, dovendo confrontarsi con le logiche di bilancio, i vincoli normativi e strutturali, le

priorità generali che l’amministrazione di un dato territorio si dà.

Il Documento di Sintesi, validato interamente da parte dell’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale e

dell’Ufficio di Piano, diventa parte costituente del Piano di Zona.

La fase Progettuale

La fase di progettazione degli interventi e servizi territoriali nell’Ambito Distrettuale Sud 6.3, può essere

simbolicamente suddivisa in due momenti: la prima fase che va dal 26 ottobre al 30 novembre e che vede

protagonisti i Tavoli d’Area, ma non solo (in questa fase risulta infatti determinante anche il lavoro di indirizzo e

coordinamento svolto sia dall’Ufficio di Piano, che dal Tavolo Tecnico); la seconda, intercorrente tra i mesi di

Ottobre e la fine di Dicembre, 2005 caratterizzata principalmente dalle attività e dell’operatività dell’Ufficio di

Piano e del Tavolo Tecnico.

I fase: 26 ottobre – 30 novembre, 2005

Nel periodo intercorrente tra settembre-ottobre 2005, il Tavolo Tecnico, recepito l’indirizzo dell’Assemblea

dei Sindaci, si è riunito due volte al fine di:

• monitorare lo stato avanzamento lavori per la predisposizione del Piano di Zona;

• suddividere gli obiettivi progettuali designati in fase programmatoria in obiettivi esclusivamente a valenza

sociale e a valenza socio-sanitaria (obiettivi integrati PdZ/PAT – materie ad alta integrazione socio sanitaria);

• stabilire le linee e gli orizzonti progettuali da un punto di vista meramente tecnico;

• discutere sull’opportunità di coinvolgimento dei soggetti territoriali (Tavoli d’Area) in fase progettuale.

Dalle riflessioni e analisi maturate all’interno del Tavolo Tecnico è emersa l’importanza e la necessità del

coinvolgimento degli attori territoriali nella fase di progettazione degli interventi/servizi, da un lato, al fine di

preservare il principio di sussidiarietà orizzontale; dall’altro di favorire la realizzazione di un Piano di Zona

territoriale il più possibile partecipato e concertato; quest’ultimo, principio guida di tutte le azioni intraprese. Per

tale ragione, il Tavolo Tecnico ha proceduto all’elaborazione di un set di criteri atti a selezionare/designare gli

obiettivi oggetto delle progettazioni rispettivamente dei Tavoli d’Area e del Tavolo Tecnico.

Tre sono stati i criteri di selezione individuati:

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Ambito Distrettuale Sud 6.3

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• il Criterio dei Livelli Istituzionali. Tale criterio ha consentito la suddivisione degli obiettivi in tre gruppi: 1)

obiettivi che investono esclusivamente il livello Tecnico a causa della forte complessità che intrinsecamente ed

estrinsecamente li caratterizza; 2) obiettivi che possono essere oggetto di progettazione territoriale (esplicitati

nelle attività dei Tavoli d’Area); 3) obiettivi ad alta integrazione socio-sanitaria (che prevedono un raccordo-

integrazione tra gli obiettivi del PdZ e del PAT e che per tale ragione prevedono il coinvolgimento delle figure

dirigenziali rispettivamente dell’Ambito e del Distretto Sanitario);

• il criterio dei Livelli Territoriali. Tale criterio ha consentito la selezione degli obiettivi in relazione al livello

territoriale a cui afferiscono. Si sono infatti rilevati obiettivi che contemplano progettazioni sovra-territoriali e

trasversali (si tratta di problematiche generalmente rilevate trasversalmente in tutti gli Ambiti Distrettuali

Territoriali della Provincia di Pordenone), che eludono cioè la progettualità al livello di singolo Ambito

Distrettuale. Si tratta delle cosiddette progettualità di Area Vasta – con particolare riferimento all’Area

Diversamente Abili, Minori, etc., – che coinvolgono trasversalmente il livello Provinciale, Aziendale,

Distrettuale e quello d’Ambito. Si precisa che per la progettazione dei suddetti obiettivi è stato formalmente

costituito (a livello provinciale) un Tavolo di lavoro denominato “Tavolo d’Area Vasta”, che vede il

coinvolgimento dei diversi partners istituzionali territoriali (i Responsabili Tecnici-Amministrativi dei 5 Ambiti

Distrettuali (Ambito Urbano, Ovest, Sud, Est, Nord), il Coordinatore Socio-Sanitario dei Servizi Sociali dell’Azienda

Sanitaria, n. 6 “Friuli Occidentale”, ed infine, i Direttori dei 5 Distretti Sanitari locali afferenti alla Provincia di

Pordenone); si tratta per lo più di un Tavolo di discussione e confronto tecnico ed è vocato alla condivisione di

criteri, scelte e strategie comuni (tra i 5 Ambiti-Distretti della Provincia) sulle materie definite d’Area Vasta, tra

le quali si annoverano: a) la delega all’Azienda sanitaria in materia di handicap; b) la realizzazione di strutture di

accoglienza a favore di minori a valenza anche terapeutica; c) la realizzazione di strutture di cura e assistenza a

categorie particolari di persone (disturbi alimentari, alcool correlati, etc.); d) la convergenza su progetti e

strutture di Area Vasta a valenza innovativa e/o sperimentale.

• il criterio dei vincoli temporali (ovvero i tempi concessi dalla Regione). La scadenza regionale per la

consegna dei documenti programmatori fissata al 31 dicembre 2005, ha determinato l’imposizione di un vincolo

temporale rigido per l’organizzazione delle singole attività oggetto della progettazione nei Tavoli d’Area. La

progettazione territoriale, infatti, è stata concentrata nel brevissimo periodo intercorrente tra ottobre e il 30

novembre, 2005.

Il Tavolo Tecnico, avvalendosi dei criteri individuati, ha successivamente provveduto alla designazione degli

obiettivi oggetto del lavoro in divenire nei Tavoli d’Area.

La seconda fase del processo programmatorio ha preso formale avvio con l’Assemblea Plenaria “Assemblea

d’avvio della seconda fase del processo per la predisposizione partecipata del PdZ/PAT, 2006-2008”, tenuta il 26

ottobre 2005.

La giornata è stata articolata in tre momenti:

• un primo, nel quale il Referente per l’Ambito e il Direttore del Distretto Sanitario Sud 6.3, hanno presentato

lo stato avanzamento dei lavori relativi alla predisposizione del Piano di Zona (PdZ) e del Programma della

Attività Territoriali (PAT);

• un secondo, ove il Referente per l’Ambito, ha presentato i criteri di selezione degli obiettivi per le attività di

progettazione da effettuarsi nei Tavoli d’Area e li ha formalmente attribuiti;

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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• un terzo, nel quale le attività dei Tavoli d’Area hanno ripreso formale avvio dopo la pausa estiva: i

partecipanti ai processi, infatti, dopo l’assemblea plenaria, si sono riuniti nei rispettivi Tavoli d’Area di

pertinenza; si sono dati un’organizzazione (tempistiche, calendarizzazione degli incontri, investimenti orari,

etc.) ed hanno iniziato a delineare – a partire dalle priorità individuate nella prima fase del processo

programmatorio – le possibili linee d’indirizzo e d’azione.

Nel mese intercorrente tra ottobre-novembre 2005, ogni Tavolo d’Area ha effettuato da un minimo di due ad

un massimo di 6 incontri (a seconda del gruppo di lavoro) che hanno registrato un alto livello di partecipazione da

parte di tutti i soggetti chiamati al processo programmatorio.

La metodologia di lavoro

L’Ufficio di Piano, al fine di facilitare l’attività di progettazione all’interno dei Tavoli d’Area, ha fornito

preventivamente, a tutti i coordinatori dei Tavoli, una griglia sistematica detta “Scheda progetto”, frutto della

semplificazione dell’omologa Scheda Regionale. Il senso sotteso allo strumento è stato quello di agevolare e

orientare le riflessioni e/o elaborazioni dei partecipanti; in altre parole, un costrutto per non disperdere idee e/o

intendimenti ritenuti essenziali in fase di stesura definitiva della scheda medesima.

L’orientamento metodologico perseguito, in linea con le linee fornite nell’ambito della Formazione integrata

PAT/PdZ dall’Agenzia Regionale della Sanità, prevedeva uno schema tipo ad albero, che viene di seguito

sinteticamente illustrato nel grafico 2 sottostante.

Matrice ad Albero per l’analisi e l’elaborazione degli obiettivi progettuali

Grafico 2: Matrice ad Albero per l’analisi e l’elaborazione degli obiettivi progettuali”

A partire da ciascun obiettivo designato, ciascun Tavolo d’Area ha provveduto così via, via a definire

l’articolazione dei sotto-obiettivi progettuali, che insieme concorrono al raggiungimento del dato obiettivo e

all’individuazione delle linee d’intervento e/o macro-azioni ad essi collegati.

Obiettivo generale

Obiettivo specifico

Obiettivo specifico Obiettivo specifico

Linea d’intervento Linea d’intervento

Linea d’intervento

Linea d’intervento

Linea d’intervento

Linea d’intervento

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Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona Piano di Zona 2006-2008

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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La metodologia perseguita all’interno dei Tavoli, in fase di progettazione, è stata ovunque omogenea; tuttavia

ha conseguito risultati diversi a seconda dei differenti contesti: alcuni Tavoli, infatti, hanno prodotto progettualità

che possono essere a ragione definite già allo stato “operativo”, per il livello di dettaglio e analisi raggiunto; altri

hanno elaborato una serie di ipotesi e/o linee d’intervento/strategie atte al conseguimento degli obiettivi, che sono

state successivamente ri-elaborate, analizzate ed integrate in sede di Tavolo tecnico.

Le attività degli incontri

Gli obiettivi progettuali, designati dal Tavolo Tecnico per le attività progettuali dei Tavoli d’Area, sono stati il

punto di partenza per la definizione delle le possibili strategie e linee d’intervento atte al raggiungimento degli

obiettivi medesimi.

Di seguito vengono riportati, suddivisi per Tavolo di riferimento, gli obiettivi oggetto delle specifiche attività

progettuali territoriali:

Tavolo Obiettivo progettuale

Adulti Sostegno alle reti familiari e sociali

Anziani Prevenire e ridurre i rischi involutivi legati al processo di invecchiamento

Diversamente Abili Realizzare percorsi di autonomia per il disabile giovane adulto

Giovani e genitorialità Realizzazione di spazi di ascolto per i giovani

Rendere gli utenti e gli operatori maggiormente orientati nell’utilizzo delle risorse

territoriali a favore delle fasce giovanili

Minori e genitorialità Realizzare una pianificazione di servizi e interventi a livello di Ambito

Avviare meccanismi e modalità di integrazione e coordinamento tra servizi pubblici e

privati (cooperative e volontariato)

Migranti Facilitare l’inserimento sociale degli extra-comunitari con particolare riferimento alle fasce

minorili e giovanili

II fase: Ottobre – 31 Dicembre, 2005

La seconda fase dell’attività progettuale ha visto i protagonisti il Tavolo Tecnico e l’Ufficio di Piano: le

progettualità maturate in seno ai Tavoli d’Area, filtrate e rielaborate dall’Ufficio di Piano, che ha attivamente

presìdiato sia da un punto di vista dei processi che dei contenuti l’elaborazione del presente Piano di Zona, sono

state riportate al Tavolo Tecnico che le ha analizzate, valutate e integrate. Nel periodo intercorrente tra ottobre e

dicembre, 2005, diversi sono stati gli incontri calendarizzato del Tavolo Tecnico finalizzati a:

• analizzare, valutare e integrare collegialmente le progettualità emerse dai Tavoli d’Area;

• stabilire le linee d’indirizzo per l’elaborazione delle progettualità residue (la progettazione di quegli obiettivi

che – a fronte del carattere meramente tecnico – sono state considerati di esclusiva pertinenza del Tavolo

Tecnico);

• avanzare proposte di ordine tecnico e contenutistico in relazione alle progettualità in divenire di pertinenza del

Tavolo Tecnico;

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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• integrare le progettualità d’Ambito con proposte e/o iniziative in divenire a livello provinciale;

• coordinare le progettualità elaborate dall’Ufficio di Piano.

Parallelamente, numerosi sono stati anche gli incontri e i raccordi tra l’Ufficio di Piano e il Direttore del

Distretto Sanitario Sud, al fine di realizzare la coprogettazione degli interventi e/o servizi sulle materie ad alta

integrazione socio-sanitaria. Si è pertanto provveduto ad uniformare gli interventi e/o servizi contenuti

rispettivamente nel PAT e nel PdZ e per tale ragione, nei due documenti, risultano coincidenti.

La Progettazione (sia nella prima, che nella seconda fase) ha comportato un lavoro parallelo e sinergico tra i

Tavoli d’Area, il Tavolo Tecnico e l’Ufficio di Piano. Tra i tre livelli sono state instaurate delle comunicazioni

circolari che dai “Tavoli d’Area” sono generalmente confluite all’Ufficio di Piano e da quest’ultimo al “Tavolo

Tecnico” e viceversa.

La comunicazione circolare è stata in grado di influenzare i processi e modificare gli orientamenti in itinere

oltre che costituire occasione di confronto e dialogo positivo tra i diversi partners istituzionali e territoriali.

La fase conclusiva: dall’1 al 31 Dicembre, 2005

Le progettualità maturate nei Tavoli d’Area e nel tavolo Tecnico sono state successivamente elaborate ed

inserite, dall’Ufficio di Piano, nelle apposite Schede Progetto predisposte a tal fine dalla Direzione Regionale. Il

documento finale che racchiude le 24 Schede è stato avvallato dal Tavolo Tecnico (che ha analizzato tutte le

schede apportandovi le opportune rettifiche ed integrazioni) e approvato, insieme alla scheda finanziaria,

dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito Distrettuale in data 25 gennaio 2005.

Si conclude così il processo avviato per la predisposizione partecipata del Piano di Zona 2006-2008

dell’Ambito Distrettuale Sud 6.3. In conclusione, appare di fondamentale importanza che i Tavoli Tematici non

concludano la loro attività al varo del PdZ, ma continuino ad operare come organismi permanenti per la

realizzazione e l’implementazione progressiva del Piano, per il monitoraggio e la valutazione degli esiti delle

medesime azioni. Questa prospettiva comporta necessariamente investimenti rilevanti in termini di organizzazione

e disponibilità dei diversi Enti e delle differenti forze sociali (e dei relativi operatori), ma appare come l’unica

strada per assicurare la necessaria coerenza e congruenza tra pianificazione ed azione.

Di seguito vengono riportate, a titolo esemplificativo, le tappe salienti che hanno caratterizzato l’intero

processo.

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Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona Piano di Zona 2006-2008

Ambito Distrettuale Sud 6.3

33

Fasi del percorso Fascia

temporale

Organo

istituzionale Descrizione sintetica

24 marzo,

2005

Assemblea

dei Sindaci

Approvazione “Documento di lavoro per la

predisposizione del Piano di Zona dell’Ambito

Distrettuale Sud 6.3 per il triennio 2006-2008” – delibera

Ente Gestore, n. 57, del 24 marzo, 2005

31 marzo

2005

Ufficio di

Piano

Invio alla Direzione Regionale della Sanità e delle

Politiche sociali della scheda “Monitoraggio del processo

di realizzazione dei PdZ”

fase avvio: la

Pianificazione

9 aprile

2005

Ufficio di

Piano

I Assemblea Plenaria del 9 aprile, 2005 – “Assemblea

d’avvio per la realizzazione del Piano di Zona

partecipato, 2006-2008”

aprile -

luglio 2005

Coordinatori

tavoli d’area

Incontri dei 6 tavoli d’area (analisi dati demografici,

mappatura delle risorse esistenti, analisi dell’offerta,

analisi dei bisogni, individuazione di obiettivi/interventi

prioritari e ipotesi di possibili linee d’intervento)

15 Luglio

2005

Ufficio di

Piano

II Assemblea Plenaria del 15 luglio, 2005 “I partecipanti

ai Tavoli d’Area s’incontrano” (Presentazione

25 Luglio

2005

Assemblea

dei Sindaci

Approvazione Documento di sintesi “Restituzione delle

analisi e delle riflessioni del percorso dei Tavoli d’Area”

fase di

Programmazione

(I fase)

31 Luglio

2005

Ufficio di

Piano

Invio alla Direzione Regionale della Sanità e delle

Politiche sociali della scheda “Monitoraggio del processo

di realizzazione dei PdZ”

26 ottobre

2005

Ufficio di

Piano

Assemblea plenaria d’avvio della seconda fase del

processo per la predisposizione partecipata del PdZ/PAT

fase Progettazione

(I fase)

ottobre-

novembre

2005

Coordinatori

tavoli d’area

Incontri dei 6 tavoli d’area (individuazione delle linee

d’intervento finalizzate al raggiungimento degli obiettivi

designati e alla risoluzione del problema indagato)

settembre-

dicembre

2005

Ufficio di

Piano –

Tavolo

Tecnico

Incontri di coprogettazione

fase di Progettazione

(II fase)

settembre-

dicembre

2005

Ufficio di

Piano –

Distretto

Sanitario

Incontri di coprogettazione Aree ad alta integrazione

(PdZ/PAT)

30

novembre

2005

Assemblea

dei Sindaci

Approvazione Documento di Programmazione delle

attività Territoriali del Distretto Sanitario Sud (PAT)

25 gennaio

2006

Assemblea

dei Sindaci

Approvazione delle Progettualità e dello schema

Finanziario triennale del Piano di Zona

31 gennaio

2006

Assemblea

dei Sindaci

Approvazione schema d’Intesa per le aree ad Alta

integrazione socio-sanitaria (Deliberazione giuntale n. 13

del 31 gennaio, 2006)

8 febbraio

2006

Ufficio di

Piano

Richiesta parere ai sensi dell’art. 12, comma 6, della L.R.

23/2004 alla Consulta Regionale delle Associazioni dei

Disabili e all’Osservatorio regionale per l’Anziano

marzo 2006 Assemblea

dei Sindaci;

Approvazione del Piano di Zona 2006-2008

fase conclusiva

marzo 2006 Consiglio

comunali

Approvazione del Piano di Zona nei singoli Consigli

Comunali afferenti all’Ambito

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Piano di Zona 2006-2008 Capitolo 2 – Le procedure attivate per la costruzione del Piano di Zona

Ambito Distrettuale Sud 6.3

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2.4. Il bilancio dell’esperienza: luci e ombre che hanno caratterizzato il processo

La realizzazione partecipata del Piano di Zona 2006-2008, nell’Ambito Distrettuale Sud 6.3, ha generato

un’ampia riflessione tra gli operatori territoriali del pubblico e del privato sociale, tra gli amministratori, i

programmatori locali e provinciali, gli specialisti, gli esperti e i volontari coinvolti nel processo. Nei diversi

Tavoli di lavoro è stata riconosciuta la positività generata dal vasto movimento programmatorio, progettuale e

operativo avviato nell’Ambito Distrettuale.

Il processo avviato, infatti, sul piano strategico-metodologico, ha rappresentato l’occasione per sperimentare

un “nuovo” metodo di lavoro che utilizzi al meglio le risorse esistenti sul territorio.

Indubbiamente l’ampia rete di rapporti che si è progressivamente costituita pur non senza difficoltà, sta a

significare che la macchina politico-amministrativa messa in moto, procede oramai in modo inarrestabile: il

processo avviato ha infatti favorito la costruzione di una fruttuosa collaborazione fra i vari enti/soggetti coinvolti.

Accanto alla mobilitazione di soggetti pubblici si è assistito ad un crescente coinvolgimento del privato

sociale nelle sue varie forme (associazioni, cooperative, volontariato sociale, etc.) che ha rappresentato un

interlocutore fondamentale per la realizzazione di gran parte delle azioni previste nell’ambito del presente Piano di

Zona.

Le figure professionali e le organizzazioni coinvolte nella progettazione si sono rese conto che è possibile

lavorare insieme, in sinergia e in rete e che ciò rappresenta un aspetto qualificante e necessario per poter incidere

efficacemente sulla complessità dei bisogni sociali. Certo, si è consapevoli che lo sviluppo di processi di

integrazione sul piano interprofessionale e inter-istituzionale, fra sociale, sanitario, educativo, pubblico e privato

sociale, richiede che ciò venga affidato non ai vincoli costrittivi di una legge (Legge 328/00), ma che diventi

patrimonio culturale e prassi operativa dei singoli e delle organizzazioni, attraverso la reciproca conoscenza e il

reciproco riconoscimento.

Sono dunque processi complessi e delicati in quanto coinvolgono persone con formazione, esperienze

professionale e aspettative diverse e una pluralità di organizzazioni, ciascuna portatrice di una propria storia,

cultura, di un proprio modello organizzativo e di lavoro specifico; in ultima istanza, si tratta di processi molto

lunghi poiché richiedono anzitutto un cambiamento culturale che si concretizza nella capacità o volontà di

cogliere e di valorizzare le singole identità di tutti i soggetti coinvolti.

A conclusione del presente capitolo, vengono di seguito riportati i punti di debolezza e di forza, che sono stati

individuati dallo staff dell’Ufficio di Piano, in merito ai processi attivati.

Si tratta di uno sguardo critico o meglio auto-critico, ma lo riteniamo comunque prezioso al fine di correggere

il tiro laddove risulti deviato e viceversa, perseverare lungo la strada delle positività laddove siano state rilevate.

I punti di debolezza del processo avviato

Dall’analisi dei processi avviati, sono emersi i seguenti nodi problematici:

• i coordinatori dei Tavoli d’Area hanno talora segnalato lo sviluppo di dissonanze comunicative difficilmente

gestibili che hanno rischiato di compromettere e/o condizionare il buon esito degli incontri. Talora infatti la

spinosità del dialogo ha toccato l’identità e la suscettibilità di alcuni professionisti che si sono ritenuti autonomi nel

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proprio ambito e talvolta persino sovrani nel territorio di pertinenza. Questo tipo di gelosia professionale si è

manifesta in varie forme di resistenza nei confronti della riflessione collettiva e di un apprendimento basato sullo

scambio tra soggetti alla pari. Si è trattato tuttavia di atteggiamenti isolati, contenuti e affievoliti nel corso dei

diversi incontri;

• alcuni nodi problematici attengono al permanere, per certi aspetti, di atteggiamenti autoreferenziali e settoriali,

con particolare riferimento ai professionisti afferenti ai diversi servizi territoriali;

• si osserva un timido raccordo e integrazione tra il livello provinciale e quello d’Ambito, che ha generato delle

discrasie e delle sovrapposizioni in ordine alle iniziative promosse e/o programmate rispettivamente nei due livelli

territoriali di riferimento;

• alcuni coordinatori dei tavoli d’Area hanno accusato inadeguatezze nell’applicare tecniche nelle quali non si

considerano sufficientemente competenti (Con particolare riferimento agli aspetti metodologici (di analisi,

formulazione degli obiettivi, …, etc.) e gestionali (gestione del gruppo di lavoro e delle conflittualità che possono

sorgere)). La scarsa formazione professionale in questo senso non `e stata neppure sopperita dall’accesso a

strumenti guida di pianificazione che fornissero indicazioni anche rudimentali;

• alcune criticità emergono anche in relazione alla formazione. In via generale le attività formative sono state

prevalentemente di tipo breve (convegni, seminari, . . . ) e di tipo continuo (corso articolato in moduli della durata

di più mesi). Se nella prima fase la formazione ha assunto un carattere primario per l’esigenza di formare i

Responsabili e i componenti dell’Ufficio di Piano, nella seconda fase, si ritiene che la formazione avrebbe dovuto

assumere un carattere decisamente più pratico e operativo e meno teorico;

• la brevità dei tempi concessi e la carenza delle risorse sociali interne a disposizioni sono stati fattori che hanno

rischiato di inficiare l’intero processo programmatorio.

I Punti di Forza del processo avviato

Dall’analisi dei processi avviati, sono emersi i seguenti punti di forza:

• la partecipazione ai Tavoli tematici ha consentito di valorizzare le conoscenze e i ruoli dei tanti soggetti presenti

sul territorio nella fase di predisposizione, elaborazione e successiva approvazione del Piano;

• ha favorito l’assunzione di atteggiamenti corresponsabili, attenti e consapevoli nei confronti delle diverse aree e

problematiche sociali e sociosanitarie affrontate;

• i Tavoli d’Area hanno promosso lo sviluppo di una comunità competente e la messa in rete di responsabilità,

competenze, risorse;

• i tavoli si sono generalmente configurati come uno strumento ideale per attivare progettazione di interventi in

rete e potenzialmente si configurano come agenti che possono favorire network territoriali, all’interno di un

contesto comune di riferimento;

• il coordinamento realizzato dalle Assistenti Sociali è stato percepito anche come un’occasione per un’ulteriore

valorizzazione professionale e l’opportunità di mettersi in gioco oltre i confini territoriali convenzionali

(l’Amministrazione di pertinenza);

• infine, i tavoli d’Area hanno assunto le sembianze di un luogo simbolico e organizzativo in cui i diversi attori

territoriali si riconoscono, depositano e fanno crescere una memoria, elaborano una cultura dell’intervento.

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In questa prospettiva e in conclusione, si può dunque affermare che la vera forza innovatrice del processo

attivato non è stata tanto o non è stata solo nell’attivazione di nuovi servizi e/o interventi, ma si è espressa anche

nel promuovere cambiamenti nei modi di pensare e nelle prassi di lavoro, introducendo la dimensione del

confronto, della messa in comune delle competenze come aspetti costitutivi e non contingenti o meramente

funzionali del lavoro sociale.