2 GIUGN 2015 Frigo e lavatrici Rinasce Deejay TV 5 film in ... · tasse di una rivoluzione...
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Frigo e lavatricismart: basta sistemi chiusiSono almeno cinque anni che, in tutte le fiere del mondo, vediamo elettrodomestici connessi alla rete, che dialogano con smartphone e tablet, che possono essere accessi e controllati da remoto; prototipi funzionanti di lavatrici telecontrollabili, frigoriferi che sanno cosa c’è al proprio interno, forni che possono essere accesi dall’ufficio e così via. Tanto che, quasi, questi apparecchi non fanno più notizia.
Abbiamo fatto qualche verifica e, al di là delle tante parole, la situazione in Italia è molto di-versa: gli elettrodomestici “smart” presenti sul mercato italiano nel 2015 sono al massimo una decina e facenti parte di un sistema chiuso, non multimarca e non interfacciabile con altri siste-mi di controllo. L’industria vuole esserci ma ha paura: fare un elettrodomestico connesso Wi-Fi non è difficile, ma lo scenario della domotica si muove a una velocità nettamente superiore al classico ciclo di vita di un elettrodomestico.
Ci sono tre fattori che i produttori di elettro-domestici devono tenere in maggior conto rispetto a quanto fatto fino a oggi:
- I sistemi chiusi sono destinati a morire: non ha senso proporre un sistema che dialoga solo con prodotti della stessa marca e solo tramite l’app del produttore. Il controllo remoto non è certo un motivo per comprare elettrodomestici della stessa marca (e della stessa stagione). Inoltre pensare di avere un’app per ogni apparecchio è uno scenario perdente.
- Un singolo produttore hardware non è in grado di imporre un ecosistema: Samsung ha già detto che ci vuole provare, aprendo il proprio protocollo anche ad altri produttori. Ma sarà difficile che ce la faccia, sia perché un concorrente probabilmente farà di tutto prima di affidarsi al uno standard “nemico”. E visto che nessuno appare avere un vantaggio di po-sizione tale da convincere gli altri, lo scenario sembra alquanto improbabile.
- Solo in un ecosistema aperto ci sono funzioni davvero utili: cosa chiede veramente un utente? Può avere davvero interesse ad accendere il forno da remoto? È uno scenario credibile quello che prevede la programmazio-ne della lavatrice da smartphone, quando va caricata a mano? I vantaggi di avere apparecchi intelligenti si rivelano solo se questi apparecchi possono essere inseriti in un contesto dome-stico più ampio, con interazioni che riguardano diversi apparecchi di marche diverse. Per esempio, i temi legati alla “smart grid” – e quindi alla possibilità che gli elettrodomestici si auto-regolino nell’accesso alle risorse energeti-che per minimizzare i costi e evitare i sovracca-richi – sono molto interessanti ma funzionano solo in un sistema aperto. Il fatto di poter, per esempio, legare il programma di asciugatura ai dati provenienti da una stazione meteo è un salto in avanti non banale, ma funziona solo se l’elettrodomestico non è una “monade” ma fa parte di un sistema aperto. E così via.
Quando queste regole saranno assimilate dai produttori di elettrodomestici, inizieremo a parlare veramente di “smart appliance” e integrazione con la domotica. Per ora siamo ancora alle azioni tattiche che sperano di dare lustro al marchio con funzioni che più che esse-re intelligenti rischiano di essere cervellotiche.
Gianfranco GIARDINA
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06
35 Kindle Paperwhite Qualità-prezzo al top
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Panasonic CX700E 40 pollici per il 4K
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Rinasce Deejay TV ora in versione generalista 07
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Gianfranco GIARDINA
I l mercato non fa altro che parlare
dell’arrivo di Netflix, come se si trat-
tasse di una rivoluzione copernica-
na. Può essere che lo sia, ma non man-
cano i Netflix-scettici: la rete italiana
– dicono costoro – non è all’altezza.
E a giudicare dall’ultimo report Akamai
c’è da dar loro ragione. Ma il grande
tema che ancora nessuno si è posto
è se la gente comune – quella che in
questo momento sta camminando per
le strade delle nostre città - è davvero
pronta a partecipare a questa rivolu-
zione annunciata.
Parla la gente: Netflix che?DDAY.it è scesa in piazza e ha fermato
a caso un po’ di passanti chiedendo
loro che ne pensassero dell’arrivo di
Netflix e se avessero già valutato la
possibilità di abbonarsi. Bel lungi dal-
l’essere una ricerca “scientifica” o con
una qualche valenza statistica, ma ci si
può fare uni idea. Il punto è che quasi
tutti gli intervistati ignorano comple-
tamente di cosa si parli, neppure tra
i giovani, e questo è probabilmente il
dato più preoccupante. Alcuni sanno
che Netflix esiste solo perché ha sen-
tito che sul mercato c’è chi teme per
l’ingresso del nuovo operatore: insom-
ma, pieno effetto pubblicità indotta,
proprio come hanno fatto i tassisti con
Uber. Infine, il fatto di aver incontrato
un cittadino tedesco, neppure troppo
giovane, che invece è perfettamente
al corrente di cosa sia Netflix fa sor-
gere qualche pensiero sullo “spread”
nelle consapevolezze tecnologiche tra
Italia e Germania.
Lo streaming audio si riduce a YouTubeAbbiamo poi voluto indagare con le
medesime persone il loro rapporto con
lo streaming questa volta audio.
La situazione apparentemente mi-
gliora: sono diverse le persone che
dichiarano di utilizzare lo streaming
audio. La cosa incredibile è che per
la stragrande maggioranza degli uten-
ti, lo streaming audio corrisponda ad
ascoltare la musica su YouTube, senza
neppure considerare che il traffico dati
MERCATO Abbiamo intervistato alcuni passanti per capire che aria tira sul fronte dello streaming
DDAY.it in piazza - Netflix: “E che cos’è?” Lo streaming audio: “Certo, YouTube!”Fallimento su tutta la linea: la gente non sa nulla di Netflix e associa lo streaming a YouTube
è così molto più alto visto che di fatto
si ricevono anche i dati video, senza
possibilità di evitarne lo scaricamento.
Senza poi contare che la qualità audio
di YouTube è pessima rispetto a quello
che si può ottenere con i comuni ser-
vizi di streaming, per non parlare di
quelli che offrono un servizio lossless.
Insomma, insieme all’Italia digitale,
bisogna essere coscienti che bisogna
fare anche gli italiani. E segnali positivi
sul fronte dell’alfabetizzazione digita-
le del grande pubblico se ne vedono
pochini.
Apple Music arriverà anche su Sonos ma tra un po’Apple e l’ex CEO di Beats Music confermano che il nuovo servizio di streaming arriverà anche sul sistema di diffusori wireless Sonos, ma non subito. La precedenza è tutta per l’app mobile di Paolo CENTOFANTI
Seguendo una filosofia per molti versi inedita, Apple ha confermato che il suo servizio di streaming ar-riverà anche sui diffusori wireless di Sonos, facendo così di Apple Music uno dei primi veri servizi multi-piattaforma dell’azienda ca-liforniana. Oltre al supporto per Windows tramite iTunes, e na-turalmente tutti i prodotti Apple desktop e mobile, era già stato annunciato che in autunno sareb-be arrivata la compatibilità di Ap-ple Music per dispositivi Android tramite un’app dedicata. L’arrivo su Sonos non era così scontato, vista la politica di Apple volta a spingere il suo sistema AirPlay e i prodotti compatibili, ma del resto Beats Music, il servizio di streaming su cui è stato in gran parte sviluppato Apple Music, è già attualmente supportato. Inoltre il supporto multi-piattaforma è un requisito essenziale per compe-tere con alternative come Deezer, Rdio, Spotify e Tidal, solo per cita-re le più famose. Apple Music su Sonos non arriverà però al lancio del servizio il 30 giugno: le risorse sarebbero al momento concentra-te tutte sulla versione mobile, con un obiettivo di aggiungere il sup-porto per i diffusori Sonos entro la fine dell’anno.
MERCATO Presto in vendita (in India) un secondo modello
Samsung in sei mesi ha venduto 1 milione di smartphone Tizen
di Emanuele VILLA
Gli smartphone Samsung basati su Tizen sono venduti solo in India, Samsung ha
però dichiarato di aver superato il milione di esemplari venduti in sei mesi. Ci si
riferisce in particolare al Samsung Z1, telefono di fascia bassa che il colosso co-
reano propone al prezzo equivalente di 70 euro. Sempre secondo l’azienda, le vendite
sono andate ben oltre le sue aspettative più rosee, fornendo una nuova interessante
fonte di introiti per l’azienda. Certamente non siamo al livello dei terminali Android, che
anche in fascia bassa dispongono di una quota di mercato ben più rilevante, ma consi-
derando che si tratta di un solo modello con un ecosistema tutto da costruire, Samsung
pensava si sarebbe trattato di un semplice esperimento, ma è diventato una sensibile
voce di bilancio. Per questo motivo, Samsung ha dichiarato proporrà un nuovo termi-
nale Tizen di fascia leggermente più alta e con un listino di poco superiore ai 100 euro.
Probabile che dopo questa partenza inaspettatamente positiva, i cellulari Samsung Ti-
zen possano arrivare anche in mercati più maturi come quello europeo.
DDAY.it in piazzaCosa sa la gente di Netflix
lab
video
DDAY.it in piazzaCosa sa la gente dello streaming audio
lab
video
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Paolo CENTOFANTI
Akamai ha rilasciato il rapporto sullo
“stato di Internet” nel mondo, rela-
tivo al primo quarto del 2015 e le
notizie per noi italiani non sono buone.
Inutile girarci troppo intorno: l’Internet
italiano fa schifo, talmente tanto che
guardando la regione EMEA che include
Europa, Medio Oriente e Africa, siamo in
fondo a quasi tutte le classifiche, davan-
ti solo al Sud Africa. La velocità media
delle connessioni italiane registrate da
Akamai è di 6,1 Mbit/s, con una crescita
anno su anno del 17%. Se vi viene da dire
“beh, dai, almeno stiamo migliorando”
mordetevi la lingua fino a leggere que-
sti dati: la Repubblica Ceca cresce del
22%, la Romania del 38%, la Polonia del
32%, l’Ungheria del 26%, il Portogallo
del 42%, e stiamo parlando di paesi che
stanno tutti saldamente davanti a noi in
termini di velocità medie. Nella classifica
mondiale siamo al 56° posto per velocità
media, ma in Europa siamo ultimi. Meglio
di noi anche Turchia ed Emirati Arabi.
L’unica classifica in cui non siamo al pe-
nultimo posto è quella della percentuale
di connessione sopra i 15 Mbit/s, che
con il 2,5% ci pone sopra oltre che al
Sud Africa, anche agli Emirati Arabi. Bel-
la consolazione! Ripetiamo se non fosse
chiaro: le connessioni in grado di andare
oltre i 15 Mbit/s in Italia sono il 2,5% del
totale. Solo il 7,3% supera i 10 Mbit/s. Per
chi non lo conoscesse, Akamai è una
delle maggiori piattaforme di CDN (con-
tent delivery network), una delle infra-
strutture che distribuiscono i contenuti di
molti servizi multimediali via web: quan-
do guardate un video su Internet, arriva
dai server di aziende come Akamai.
Dove l’Italia non se la cava male, e non
è una novità, è nella connettività mobile.
La velocità media è di 6,1 Mbit/s, con ve-
locità di picco superiori ai 53 Mbit/s, e te-
nete conto che paesi come gli Stati Uniti
sono fermi a 4 da questo punto di vista.
Resta un fatto: in questo mondo e in que-
sta economia l’Italia non può più andare
avanti a suon di annunci. Servono fatti.
MERCATO Il rapporto di Akamai sullo stato di Internet fotografa la pietosa situazione italiana
Banda larga: facciamo schifo e il governo dormeCi piazziamo ultimi in Europa e nella regione EMEA siamo davanti solamente al Sud Africa
di Paolo CENTOFANTI
D opo l’ennesimo rinvio, il sottose-
gretario allo Sviluppo Economico
Antonello Giacomelli conferma
che il decreto comunicazioni non si fa
più e che si seguiranno altre strade. No-
nostante il penoso stato della rete italia-
na, e le promesse del Governo di avviare
al più presto il promettente piano per la
banda ultralarga annunciato a febbraio,
sarà difficile a questo punto vedere
qualcosa di concreto prima del prossimo
autunno. Scartato lo strumento del de-
creto legge, si pensa ora di spacchetta-
re l’insieme delle misure in almeno due
interventi. Per quanto riguarda i finan-
ziamenti pubblici per gli operatori che
vorranno realizzare le infrastrutture nelle
aree a fallimento di mercato (per l’indivi-
duazione delle quali, tra l’altro, il termine
per le consultazioni è stato ulteriormen-
te prorogato), si pensa ora di passare
per il CIPE (Comitato interministeriale
per la programmazione economica) dal
MERCATO Il governo ha deciso di non procedere sulla strada del decreto per il piano banda larga
La banda larga “rimandata” a dopo l’estateIl pacchetto sarà suddiviso in due interventi, uno a carico del CIPE e un DDL per gli incentivi
quale però difficilmente sarà possibile
“scucire” i 6 miliardi di investimenti origi-
nariamente previsti dal piano, visto che
lì di fondi sufficienti non ce ne stanno.
Per quanto riguarda invece i voucher
agli utenti e i crediti di imposta previsti
dal piano come incentivi, si pensa a un
altro provvedimento separato, a questo
punto meno urgente (se le connessioni
non ci sono, i voucher ancora non servo-
no), per il quale potrebbe essere seguita
la strada del disegno di legge. La scelta
di abbandonare il decreto derivereb-
be dalla paura di una futura bocciatura
dopo l’esame dell’Europa, che potrebbe
arrivare diversi mesi dopo l’entrata in
vigore del provvedimento, provocando
chiaramente un disastro, ma resta il fatto
che i tempi si stanno allungando oltre-
modo e con maggiore incertezza sul re-
perimento delle risorse necessarie per
l’attuazione del piano.
Sky si rivolge al TAR: chiede i contenuti Rai alle stesse condizioni di TivùSatSky vuole fermare la direttiva AGCOM che prevede un accordo economico con la Rai per la trasmissione via satellite dei contenuti Esige equità di trattamento con Tivusat di Roberto PEZZALI
AGCom ha ordinato a Sky di ac-cordarsi con la Rai per trasmet-tere, previo pagamento, i canali Rai in chiaro via satellite. La pay TV, tuttavia, non ha intenzione di pagare nemmeno un euro; la vicenda, aperta ormai da molto tempo, è finita così davanti al Tri-bunale Amministrativo Regionale del Lazio, il famoso “TAR”. AGCom aveva chiesto a Sky di trovare un accordo con la Rai “equo”, e que-sto ha spinto Sky a chiedere parità di trattamento con Tivùsat, emit-tente satellitare che trasmette in chiaro tra i suoi canali anche quelli Rai. Tivùsat probabilmente non paga nulla per trasmettere i canali, ed è per questo che secondo Sky AGCom favorisce quello che è un suo possibile concorrente. C’è da dire che Tivùsat non è una pay TV ma una semplice alternativa al digitale terrestre gratuita, parteci-pata oltretutto da Rai oltre che da Mediaset, Telecom Italia Media, Associazione TV Locali e Aeranti Corallo. Difficile intuire cosa stabili-rà il giudice, ma sarebbe simpatico se la Rai, per chiudere un occhio sul pagamento, chiedesse a Sky di far pagare il canone Rai in fattura ai suoi 4 milioni di abbonati.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Prova l’Ambilight per 14 giorni Se non ti piace Philips ti rimborsaLa promozione Philips permette di provare a casa i TV Ambilight con Android TV: chi è soddisfatto riceverà un cashback fino a 200 euro, chi no sarà rimborsato interamente di Roberto PEZZALI
È partita la promozione Philips “Amore a prima luce” dedicata al-l’Ambilight, tecnologia che Philips da anni utilizza sui suoi TV. Philips, consapevole che è difficile dimo-strare in negozio l’Ambilight per la presenza di luci forti e l’assenza di superfici dedicate, ha pensato di far provare direttamente a casa la nuova gamma di TV Android con Ambilight. Chi sceglie uno dei nuovi TV Ultra HD Android delle serie 7100, 7120, 7150 e 7600 avrà 14 giorni di prova, al termine chi non sarà soddisfatto verrà intera-mente rimborsato. Philips attive-rà per i primi 14 giorni anche un servizio “Vip”: basterà chiamare il call center per ricevere a casa un tecnico che aiuterà a risolvere eventuali problemi di collegamen-to o configurazione. Se invece l’utente sarà soddisfatto del TV Ambilight potrà iscriversi al sito www.amoreaprimaluce.it per ri-chiedere un cashback che va dai 100 ai 200 euro a seconda del modello. Chi lo compra e si ritie-ne soddisfatto riceverà quindi un ulteriore sconto. La promozione è giocata sull’Ambilight pertanto la soddisfazione o l’insoddisfazione devono essere legate al sistema di illuminazione a LED: non si potrà chiedere il rimborso per dimensio-ne sbagliata o per esempio per-ché Android TV non è bello come magari si pensava. Tutte le serie in promozione sono 4K e hanno am-bilight su 2 o 3 lati: le differenze principali sono legati alla presenza del doppio tuner sulla serie 760 e della soundbar frontale sulla 7150.
di Roberto PEZZALI
I l mercato TV è in difficoltà, ma non è
un mistero. Non si vendono più i TV
di qualche anno fa e non si può dare
colpa alla mancata innovazione: le novi-
tà ci sono, ma probabilmente sono state
lanciate tutte molto rapidamente e non
hanno fatto “presa”. È successo prima
con il 3D, poi con la Smart TV e ora sta
succedendo con l’Ultra HD. Abbiamo
avuto modo di scambiare qualche opi-
nione con Francesco Leveque, Diretto-
re Marketing AV di Samsung Electroni-
cs Italia, ai margini dell’evento di lancio
della nuova stagione di Infinity.
DDay.it: Partiamo dal mercato TV: è un periodo un po’ difficile per tut-ti, ma Samsung sembra difendersi bene.Francesco Leveque: “In un mercato
che mostra segni di flessione posso
dire che Samsung sta comunque incre-
mentando la sua quota. La cosa però
più importante è che si sta miglioran-
do la qualità di vendita, elemento per
noi fondamentale. Se a livello di pezzi
complessivi il mercato mostra quindi
un rallentamento, i TV che vengono
venduti almeno per Samsung sono TV
di fascia medio alta e soprattutto di
grosse dimensioni.”
DDay.it: Quindi stiamo tornando al grande schermo?F.L.: “Oggi con cifre ragionevoli si può
accedere ad un 55” o ad un 65” allo
stesso prezzo di un 42” o di un 46”
di qualche anno fa. La tecnologia e
l’economia di scala permettono di
avere grandi schermi ad un prezzo
conveniente. Il trend è chiaro, oggi
l’unica area di crescita importante è
legata alla dimensione, con l’utente
che cambia i TV piccoli per sostituirli
con schermi più grandi. Il segmento
dei 46” ad esempio cresce a doppia
cifra.”
DDay.it: E la sfida del curvo come sta andando? Qual è la percentuale di vendita tra piatto e curvo?F.L.: “Numeri non ne diamo, ma pos-
siamo dire che rispetto alle nostre
aspettative i curvi sono una piacevole
sorpresa. Inoltre, come accennato pri-
ma, nel nostro caso stiamo parlando
di prodotti di fascia medio alta, quindi
“curvo” inizia a diventare sinonimo di
prodotto premium. Questo era ovvia-
mente uno dei nostri obiettivi.”
MERCATO Intervista a Francesco Leveque, Direttore Marketing AV di Samsung Electronics Italia
“Si vendono meno TV ma con più qualità”Samsung non è preoccupata: scende il numero di pezzi ma i TV venduti hanno tagli maggiori
DDay.it: Forse questo calo di interes-se è dovuto alla confusione in questo mercato. Mi riferisco ad esempio alle stesse piattaforme Smart TV, dove tra MHP, app, smartphone, compatibilità l’utente non esperto fa fatica a orien-tarsi.F.L.: “È vero, ci sono troppe piattaforme
e questo è sicuramente un limite. Cre-
do anche che l’utente non sia ancora
predisposto a questa tipologia di utiliz-
zo del TV, con la parte “smart” spesso
trascurata o ignorata.”
DDay.it: La frammentazione non aiu-ta: Premium Play, per esempio, si vede tramite Smart Cam Wireless, sul canale 310 tramite MHP e attraverso l’app su TV Samsung. Se guardiamo ad altri produttori la situazione è an-cora più frammentata, e in molti casi non ci sono neppure le app.F.L.: “Dobbiamo arrivare alla soluzione
più razionale. Negli ultimi anni ci sono
stati molti miglioramenti a livello di
user experience e sono stati fatti passi
importanti, ma è chiaro che serve uno
sforzo in più. Il fatto che ad esempio
per fruire di un servizio di streaming su
un TV ci si debba iscrivere su un sito
e non sul TV è un esempio di come le
cose possono migliorare.”
DDay.it: Il 4K, o Ultra HD, sta aiutando questo mercato?F.L.: “Più si parla di 4K per noi meglio
è: Samsung parla di Ultra HD ormai
da tre anni e alle parole è seguita an-
che una gamma completa di prodotti
per tutte le esigenze. Ovviamente il
TV non basta, i contenuti sono ormai
un elemento sempre più distintivo e
devono accompagnare l’offerta. Pur-
troppo, ed è già successo anche con
altre tecnologie, esiste ancora una fi-
nestra tra i contenuti e la disponibilità
hardware: i TV sono arrivati in largo
anticipo rispetto ai contenuti. Siamo
riusciti ad abbreviare i tempi in molte
altre situazioni, ma questa finestra tra
il tempo di introduzione dell’hardware
e l’arrivo sul mercato dei contenuti per
spingere al massimo l’hardware non
siamo ancora riusciti ad accorciarla
abbastanza.”
DDay.it: Vendere un TV non vuol dire solo consegnare uno schermo: insie-me a lui possono essere venduti an-che elementi non troppo accessori ma fondamentali come un adeguato sistema audio. Non pensate che in Italia si faccia fatica, a partire dal mo-mento di scelta in negozio, a comuni-care davvero quello che può dare un TV oggi?F.L.:“Crediamo che anche qui ci siano
margini di miglioramento importanti.
Noi crediamo che il TV possa diventa-
re davvero il centro della casa e possa
trascinare l’utente anche ad altri ac-
quisti collegati, ma è chiaro che certe
funzioni devono essere ben dimostra-
te. Questo vale ora ma varrà ancora
di più in futuro dove con “Internet of
Things” e wearables sarà fondamenta-
le far vedere e provare, anche in fase
di acquisto, come due oggetti posso-
no lavorare insieme e cosa possono
fare insieme. Il televisore può essere
davvero un nuovo driver di crescita
in questo senso, ma tutti dobbiamo
essere pronti a fronteggiare queste
sfide. Noi ci crediamo molto, ma oggi
è davvero difficile quando si acquista
un TV trovare esperienze che parlino
di ecosistema e di interazione tra di-
versi prodotti.”
DDay.it: è già pronta l’applicazione Netflix in italiano per Tizen?F.L.: “Ad oggi l’azienda non ha ancora
preso decisioni in questo senso”. (ma
secondo noi è pronta – ndr).
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Gianfranco GIARDINA
L a nostra inchiesta sul 4K al cinema, che ha eviden-
ziato una situazione contrastata e non certo di lar-
ga diffusione, ha fatto molto parlare. Per avere un
quadro più completo, abbiamo incontrato Enrico Ferrari,
responsabile della divisione Digital Cinema di Sony per
l’Italia e la penisola iberica. Sony ha in portafoglio solo
soluzioni di proiezione cinematografiche in risoluzione
4K; i concorrenti di Sony hanno un’offerta prevalente-
mente 2K basata su matrici DLP acquistate da Texas
Instruments. È chiaro che ci troviamo di fronte a un
grande “tifoso” della tecnologia 4K.
DDay.it: Partiamo dalla nostra inchiesta sulla situazio-ne del 4K cinematografico in Italia: la trova una foto-grafia fedele o no?Enrico Ferrari: “Abbastanza. Se ci riferiamo alla dispo-
nibilità di film in 4K, confermo che siamo sulla decina-
quindicina di titoli all’anno. Se ci sono – come da voi
raccontato - dei film girati in 2K e masterizzati in 4K,
beh… vanno considerati una ‘stranezza’. Dipende poi
come la vogliamo vedere: se ci chiediamo se i conte-
nuti 4K siano la maggior parte dei contenuti, beh, no,
non lo sono. Tengo particolarmente a sottolineare che
la risoluzione 4K è importante, ma quello che per noi
conta è la qualità dell’immagine, non semplicemente la
risoluzione”.
DDay.it: La situazione italiana di diffusione dei proiet-tori 4K nei cinema è anomala o anche negli altri Paesi in Europa la penetrazione è ancora minoritaria?E.F.: “I proiettori 4K Sony in Europa sono circa 3mila.
Non so dire quanti siano quelli della concorrenza, ma
non sono molti. Mediamente in Europa abbiamo l’80%
di market share sui proiettori 4K cinematografici, per-
centuale che può valere anche per l’Italia, dove ab-
biamo già installato poco più di 400 esemplari: si può
arguire quanti siano i proiettori della concorrenza, ov-
verosia qualche decina”.
DDay.it: Come mai in Italia le grandi catene di multi-plex non adottano, se non sporadicamente, il 4K?E.F.: “Uno dei problemi nasce dal fatto che Sony, con le
proprie soluzioni 4K, è arrivata sul mercato tardi, quan-
do la digitalizzazione era già iniziata e per questi opera-
tori strutturati era anche già finita. Sony è presente con
questi prodotti sul mercato italiano dal 2011 e i grandi
multiplex a quel punto avevano firmato gli accordi per
la fornitura con macchine 2K: The Space aveva fatto gli
TEST Abbiamo parlato dello stato del 4K nei cinema in Italia con Enrico Ferrari, responsabile divisione Digital Cinema di Sony Italia
“Il 4K è indispensabile. Entro il 2017 il ricambio”Sony è arrivata in Italia troppo tardi con i suoi prodotti per il Cinema, ora tocca aspettare un ricambio generazionale
ordini a cavallo tra il 2009 e il 2010; anche UCI Cinemas
aveva iniziato la digitalizzazione nel 2009. Il motivo di
questo nostro ritardo in Italia è che le fabbriche, in quei
mesi, erano completamente impegnate per coprire la
domanda fortissima del mercato americano e inglese”.
DDay.it: C’è chi dice che il 4K al cinema non sia così indispensabile: le persone vanno al cinema in sale in larga parte 2K e non si lamentano della risoluzione…E.F.: “Ma non scherziamo. Chiunque vada a vedere un
film in una sala 2K probabilmente dalle prime due file
vedrà i singoli pixel, soprattutto su determinate scene. I
calcoli ci dicono che per non percepire i pixel di una ma-
trice 2K devi essere almeno a una distanza di 3,2 volte
l’altezza dello schermo; con il 4K puoi arrivare anche
fino a 1,2 volte l’altezza dello schermo senza scorgere
i pixel. Oltre il 4K penso anch’io che non sia necessario
andare perché si va nettamente oltre la capacità di ri-
soluzione dell’occhio. Al massimo l’8K potrà avere qual-
che applicazione interessante in fase di ripresa e di uti-
lizzo di queste informazioni in post-produzione, ma non
credo che serva proiettare al cinema un segnale 8K”.
DDAY.it: In ogni caso, non si sta mettendo troppa enfa-si sulla risoluzione, con questa dicotomia tra 2K e 4K?E.F.: “A parte la risoluzione, penso che sia molto im-
portante il rapporto di contrasto: il nostro occhio è in
grado di percepire un contrasto di circa 10mila:1; i nostri
proiettori offrono un contrasto di 8mila:1 garantito. Altre
tecnologie (il riferimento è a quella DLP di Texas utiliz-
zata praticamente da tutti i competitor, ndr) arrivano a
2.000-2.500:1”.
DDAY.it: Come si spiega la presenza di così tanti proiettori 4K Sony nei cinema di oratori o istituzioni simili, soprattutto il Lombradia?E.F.: “Ci sono varie ragioni: un primo fattore è che siamo
riusciti a comunicare che il 4K non è necessariamente
per i grandi schermi…”
DDAY.it: Ed è vero?E.F.: “Sì, perché dipende anche dalla distanza di visio-
ne: se lo schermo è piccolo ma la distanza di visione
più ravvicinata, ecco che finisci per vedere comunque i
pixel della matrice 2K. Tornando agli oratori, una secon-
da ragione è una buona organizzazione commerciale.
Ma il vero motivo che ha guidato questo sviluppo è che
i nostri ingegneri sono riusciti a realizzare dei proietto-
ri 4K che hanno finito per posizionarsi molto vicino al
prezzo di quelli 2K. C’è una ragione industriale: dato
che il sistema di proiezione Sony è tutto Sony, dalla ma-
trice fino alle lenti, raggiunta una determinata soglia di
vendita, gli investimenti di ricerca e sviluppo sono stati
ripagati e questo ha avuto in influsso sulla capacità di
abbassare i prezzi. La nostra concorrenza compra tec-
nologia su licenza da Texas Instruments e non è in con-
dizione di abbassare analogamente i prezzi”.
DDay.it: Ma un proiettore 4K Sony, con queste econo-mie, costa comunque di più di un proiettore 2K?E.F.: “In alcuni casi, no. Per trovare un proiettore 2K che
costi meno dei nostri 4K devo andare proprio sui pro-
dotti entry level, direi di un taglio inferiore ai nostri, più
simili ai proiettori business che a macchine da cinema.
Se così tanti parrocchiani hanno comperato le nostre
macchine non l’hanno certo fatto per simpatia verso
Sony, ma perché i prezzi e prestazioni erano compe-
titivi”.
DDay.it: Perché il 4K, nei cinema dove c’è, non viene particolarmente comunicato? Scoprire in quali sale c’è un proiettore 4K non è per nulla semplice…E.F.: “Può essere un problema legato alla comunica-
zione. In fondo a spingere forte sul 4K siamo solo noi,
contro altre tre-quattro aziende della concorrenza che
di certo non ne fanno un cavallo di battaglia. Credo che
comunque il vento stia cambiando: ci sono alcuni eser-
centi che stanno spingendo il 4K, con insegne o grandi
poster all’ingresso delle sale (come nelle foto, ndr)”.
DDay.it: Quant’è la durata media di un proiettore? Ov-verosia, quando accadrà che gli attuali 2K saranno da sostituire?E.F.: “La vita tecnica non è così facile da prevedere: i
primissimi proiettori digitali in Italia sono stati installati
intorno al 2005 e probabilmente sono già stati sostituiti;
ma si trattava di primissime generazioni. Penso di poter
dire che a regime la durata di un proiettore digitale può
arrivare fino a 15 anni, non oltre. La mia prospettiva cre-
dibile per un ricambio dei proiettori installati al momen-
to della digitalizzazione è per il 2017”.
DDay.it: Quanto deve investire un esercente per pas-sare al 4K? Ovviamente, non le chiediamo una cifra precisa, che può dipendere da mille fattori, ma un or-dine di grandezza…E.F.: “Un proiettore 4K installato parte da 40mila euro
ma può salire per schermi giganteschi, da 23 metri e ol-
tre, fino a 65mila euro. Ovviamente sto parlando dell’in-
tero sistema di proiezione, compreso di server DCP”.
Enrico Ferrari, responsabile della divisione Digital Cinema di Sony in Italia
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto FAGGIANO
M ai come la prossima stagione sarà complica-
to riuscire a seguire la squadra di calcio pre-
ferita, districandosi tra i diversi diritti rilasciati
dalla Lega calcio. E poi non si possono perdere la
Champion League, la Europa League e gli Europei di
Francia. Ecco come imboccare la strada giusta.
Serie A: vince SkySe la vostra squadra di calcio milita in serie A la scel-
ta più completa è quella di SKY con il pacchetto Cal-
cio, che anche quest’anno sarà l’unica piattaforma a
poter trasmettere tutte le partite di tutte le squadre.
Anche se Sky ha perso a favore di Mediaset Premium
qualche pacchetto secondario come le interviste a
bordo campo o le riprese degli spogliatoi, la sua of-
ferta è sempre la più completa oltre a prevedere tut-
te le partite in HD. Sempre per Sky bisogna ricordare
l’offerta senza parabola di Sky Online che prevede
l’acquisto del singolo avvenimento a 4,99 euro.
Mediaset deve accontentarsi di trasmettere tutte le
gare di otto squadre: Juventus, Milan, Inter, Roma,
Lazio, Napoli, Fiorentina e Genoa. Sono pur sempre
la bellezza di 248 partite che sazieranno la fame di
calcio dei tifosi. Anche per Mediaset c’è l’alternativa
senza parabola di Premium Online, dove sarà dispo-
nibile il pacchetto Calcio & Sport.
Serie B: l’esclusiva è di SkyPer le prossime tre stagioni il campionato di serie
B sarà un’esclusiva di Sky e non ci saranno strade
alternative rispetto all’acquisto del pacchetto Calcio;
già prevista la trasmissione dedicata Diretta gol e
l’alta definizione per tutte le partite.
Champions LeagueSolo su Mediaset Premium
I tifosi di Juventus, Roma e Lazio (se passerà il turno
preliminare) dovranno affidarsi a Mediaset Premium
per vedere le partite in Coppa dei loro beniamini.
Mediaset ha già precisato che non verranno mai tra-
smesse in chiaro al mercoledì le partite della Juventus
nella prima parte a gironi del torneo, mentre i tifosi
di Roma e Lazio possono sperare di vedere qualche
partita in chiaro al mercoledì senza doversi abbonare
a Premium.
ENTERTAINMENT Tutti i modi per vedere il campionato italiano, quelli stranieri, la Champions e le gare internazionali
Dove vedere le partite della prossima stagioneEcco come possiamo vedere la prossima stagione calcistica, sui canali TV a pagamento e su quelli visibili in chiaro
Europa League: esclusiva Sky
Per le prossime tre stagioni le partite del giovedì
in Europa League saranno esclusiva Sky e quindi
i tifosi di Fiorentina, Napoli e Sampdoria dovranno
rivolgersi all’emittente a pagamento per vedere tut-
te le gare. Si potrà vedere in chiaro una partita per
turno ma non è ancora chiaro dove verrà trasmes-
sa, se su Cielo o sul nuovo canale annunciato per
Sky alla posizione 8 del digitale terrestre.
I campionati stranieri Inghilterra e Germania su Fox SportsPer chi ama il calcio straniero il primo obbiettivo da
vedere è la Premiere League inglese e per vederla
serve il canale Fox Sports che da luglio diventa esclu-
siva Sky. Sullo stesso canale poi c’è pure il campiona-
to tedesco della Bundesliga e per chi è proprio calcio
dipendente non manca il campionato olandese con
la Eredivisie. Quindi abbonamento Sky Calcio d’ob-
bligo per chi non vuole perdersi le partite di questi
campionati. Per quanto riguarda la Liga spagnola e
Ligue One francese i diritti devono essere ancora as-
segnati e quindi per il momento non si sa se diventerà
esclusiva Sky o Mediaset.
Coppa Italia Finalmente qualcosa gratis
Almeno per la TIM Cup non dovremo pagare nulla,
oltre al canone Rai; tutte le partite saranno trasmes-
se in chiaro sulla Rai sui diversi canali disponibili. La
trasmissione in HD delle diverse gare però è tutt’altro
che garantita.
Europei 2016 Tutte le gare sulla Rai in chiaroI campionati europei di calcio si svolgeranno in Francia
dal 10 giugno al 10 luglio 2016 e almeno per queste
partite non dovremo pagare abbonamenti. Tutte le
partite infatti verranno trasmesse in chiaro dalla Rai.
Nel frattempo però solo le gare di qualificazione della
nazionale sono visibili in chiaro, per le altre l’esclusiva
è di Sky. Quest’anno le partite saranno complessiva-
mente ben 51 perché per la prima volta le squadre
ammesse alla fase finale del torneo saranno 24.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Gianfranco GIARDINA
D opo alcuni mesi di studio, Discovery prende le
redini di Deejay Television, l’emittente che da
qualche mese è entrata a far parte del gruppo
che sta scalando le classifiche di gradimento della
TV italiana con canali come RealTime, DMax, Giallo e
Focus. Nell’evento di presentazione dei palinsesti per
la prossima stagione, è stato svelato quale sarà la nuo-
va anima dell’emittente,che non è comunque troppo
distante da quella vecchia, visto che tra le personalità
presenti all’evento non è mancato comunque Linus.
Da canale tematico a generalistaLa rivoluzione di Deejay TV inizia lo scorso gennaio,
con l’acquisto dell’emittente da parte del gruppo
Discovery Italia. Deejay TV è particolarmente “prezio-
sa” in funzione della numerazione del canale, il 9. Un
numero che spetterebbe a un canale generalista, ruolo
che Deejay TV non ha mai svolto veramente: per que-
sto da più parti in passato si è gridato allo scandalo.
Ora, con la gestione Discovery, dopo qualche mese
di assestamento e di analisi, sta per partire un nuovo
palinsesto finalmente più generalista (mancano solo i
notiziari) che comunque mantiene il tono un po’ scan-
zonato tipico del brand Deejay e lo miscela con alcuni
programmi più provocatori in stile Discovery. In realtà
molte cose sono ancora in divenire, tanto che non è
stato svelato completamente l’assetto del palinsesto,
ma sono solo stati messi del paletti nel cosiddetto
“prime time”, la fascia serale che maggiormente attrae
ascolti ma anche la più battagliata di tutte. Nel resto
della giornata non è stato chiarito cosa andrà in onda
salvo il fatto che la colonna vertebrale del palinsesto
diurno è Deejay Chiama Italia, il programma condotto
da Linus e Nicola Savino.
Lunedì: BOATS, largo ai videomakerIdea furba e sorniona: far lavorare il pubblico in cambio
di un po’ di celebrità. La nuova trasmissione del lunedì
sera si intitola BOATS, che non sta per “imbarcazioni”
in inglese ma per l’acronimo di Based On A True Story:
in pratica si tratta di un incrocio tra un contenitore
di documentari e un talent show per i videomaker. Il
creativi di tutta Italia saranno chiamati ad inviare i pro-
pri documentari: questi verrano resi disponibili prima
sulla piattaforma online DPlay, presentata oggi, e quelli
più cliccati verrano poi fatti vedere anche in TV, con la
mediazione di Pif, che proprio come videomaker indi-
ENTERTAINMENT Deejay TV cambia pelle dopo l’acquisizione del gruppo Discovery: nuova vita per il canale numero 9
Ri-nasce Deejay TV, ora in versione generalista Gli innesti appaiono in linea con lo stile di RealTime, ma con qualche concessione in più alla fiction e ai game show
pendente ha iniziato. Significativa la presenza di Pif su
Deejay TV, dato che la sua casa abituale è stata per
anni MTV. Ma a MTV, come da indiscrezioni circolate in
questi giorni, c’è già aria di smantellamento, dato che
l’emittente al numero 8 passerà probabilmente a Sky.
E così Pif non ha perso tempo e dal canale al numero 8
si è spostato al 9: ben fatto.
Martedì: arriva la fiction con “Tut”Il martedì sera sarà dedicato alla fiction con alcuni serial
in prima TV. Il primo grande annuncio è una serie in sei
puntate ispirata alle vicende del faraone Tutankamon:
tra i protagonisti spicca il premio Oscar Ben Kingsley.
Mercoledì: largo agli “Hotel da incubo”Il format dei “da incubo”, evolve con un nuovo “factual”:
si tratta di Hotel da incubo, in versione italiana. Anto-
nello Colonna, chef stellato e formatore per i profes-
sionisti della ristorazione e dell’ospitalità, girerà l’Italia
in lungo e in largo per “raddrizzare” hotel, pensioni e
bed&breakfast sull’orlo del tracollo finanziario. Secon-
do i curatori del programma, non si tratterà del solito
“makeover” ma il focus sarà proprio sui tanti consigli
utili che Colonna darà ai gestori per recuperare clien-
tela e redditività.
Giovedì: Tutti nudi con Luxuria
Un format internazionale che, anche in versione tra-
dotta, ha già riscosso un discreto successo è L’isola
di Adamo ed Eva, in cui due sconosciuti (ma ritenuti
compatibili dalla redazione) in cerca di una relazione
vengono scaricati su un’isola deserta; il particolare è
che per accelerare i tempi e renderli più televisivi i
due (o anche più) vengono lasciati sull’isola completa-
mente nudi e nudi devono familiarizzare e convivere
(e magari finire per accoppiarsi). Il giovedì sera arri-
va su Deejay TV la versione italiana del programma,
condotta da Vladimir Luxuria, scelta interessante per
rappresentare, in un sol colpo, entrambe le metà che
compongono questo “dating show”.
Venerdì: un bel film e correreLa creatività dei canali Discovery viene un po’ meno il
venerdì, serata che è dedicata a un film. Non è certo
una novità ed è difficile che Deejay TV possa strappa-
re a RAI e Mediaset grandi titoli. Già in lista Charlie’s
Angels, Terapia d’urto e Sette anni in Tibet. Ok, di-
ciamo che arrivati al venerdì, prima del weekend, per
questo giro erano finite le idee.
Il Week end: si gioca (e ci sono gli alieni)Il pezzo forte del week end, in onda sia di sabato
che di domenica in prima serata, è un game show:
si tratta di Trade Up, un format nato e diventato ce-
lebre in Israele, in cui due famiglie si batteranno at-
traverso un percorso di domande di cultura generale
per aggiudicarsi una nuova fiammante automobile e,
solo per i più bravi e coraggiosi, addirittura una co-
stosissima fuoriserie. La versione italiana di Trade Up
sarà condotta da Federico Russo. ll sabato prosegue
con Alieni: nuove rivelazioni (non proprio una novità),
mentre la domenica sera è caratterizzata da una nuo-
va produzione: si tratta di Trash or Treasure, un game
show in cui i concorrenti saranno chiamati a cercare di
stabilire il vero valore di alcuni oggetti, distinguendo
tra preziosi e cianfrusaglie: in pratica una specie di
OK, il prezzo è giusto ma con i ritmi e le “suspance”
della TV di oggi.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
ENTERTAINMENT Il gruppo televisivo Discovery lancia la propria piattaforma di streaming
È nato DPlay: programmi in streaming HDI programmi di Real Time, DMax, Deejay TV e K2 visibili gratis su web, smartphone e tablet
di Gianfranco GIARDINA
È nata DPlay, la piattaforma di
streaming del gruppo televisivo
Discovery. Si tratta di un servizio
totalmente gratuito e fruibile (categorica-
mente solo da IP Italiani) su PC, via brow-
ser, e piattaforme iOS e Android. I conte-
nuti sono tratti dalla vastissima library dei
canali free del gruppo, come Real Time,
DMax, Focus e Giallo (tutti già presenti
ora) che nelle prossime settimane ver-
ranno affiancati anche dai programmi di
Deejay TV, K2 e Frisbee.
DPlay è già accessibile via Web sin da
subito a questo indirizzo: l’interfaccia
è facile e lineare, la fruizione imme-
diata; meno immediata è la durata dei
“pre-roll”, ovverosia la pubblicità che pre-
cede il contenuto, attualmente fissata a
più di un minuto. La scelta – ci spiegano
da Discovery – non è definitiva, è solo
un esperimento che nasce dalla consi-
derazione che i contenuti erogati sono
lunghi, spesso tra la mezz’ora e l’ora: il
quantitativo di pubblicità è perequato su
queste durate. Play è anche disponibile
per smartphone sugli store di Apple e
Google; la versione per tablet è attesa a
ore, ma in ogni caso è possibile usufruire
del servizio anche nel browser. La cosa
più interessante di DPlay è la qualità: se
la banda lo concede lo stream è in HD ed
è l’unica possibilità di vedere i canali free
del gruppo Discovery in questa qualità,
dato che sul digitale terrestre l’emissione
è solo in standard definition. Stranezze
delle emittenti TV (e della scarsa pianifi-
cazione del mondo televisivo italiano): si
utilizza il canale broadcast per la qualità
peggiore e quello netcast per quella mi-
gliore. Alessandro Araimo di Discovery
ci chiarisce comunque: “Tutta la nostra
library è categoricamente in Full HD e,
dove c’è una connessione valida, sarà
questa la qualità che porteremo agli
utenti via DPlay”.
DPlay è intesa come un prodotto a se
stante, non come un’appendice dei ca-
nali televisivi: si arguisce anche dal logo
in cui non compare la scritta “Discovery”
e neppure i loghi dei canali. “Amplifica i
nostri contenuti – sottoliena Araimo - ma
deve avere anche una vita propria. Deve
sviluppare anche un mondo di contenuti
ed esperienze incrementali”. Per ottene-
re questo obiettivo su DPlay si vedranno
anche programmi originali “Già in questo
momento – ci spiega Araimo - sono pre-
senti dei contenuti della nostra library
che non sono mai passati in TV.
Ma stiamo lavorando a specifici conte-
nuti che verranno erogati solo su DPlay”.
Il riferimento è per esempio a Boats (Ba-
sed On A True Story), il nuovo program-
ma di Deejay Television che coinvolge i
videomaker nell’invio di documentari: tut-
ti gireranno su DPlay, i migliori andranno
anche sul canale televisivo. Ma nel futuro
di DPlay ci sono anche contenuti “spon-
sorizzati”: si tratta di documentari su de-
terminate realtà aziendali o addirittura dei
“brand channel” finanziati dagli investitori
pubblicitari. Discovery ha dimostrato nei
mesi scorsi, con alcuni programmi basati
su contenuti sponsorizzati, di essere ca-
pace di mantenere la barra della produ-
zione su una rotta non eccessivamente
promozionale e anche interessante per
gli spettatori. Oltre a questi si sta studian-
do un nuovo format, pensato solo per
DPlay, impostato sui temi della comicità
italiana: alcuni “tutor” come Fabio Volo e
Geppy Cucciari saranno impegnati nello
stanare talenti comici in tutta Italia.
Nuovi canali Premium: fuori il porno, dentro un po’ di HDDisponibili sul DTT i nuovi canali di Mediaset Premium Ora l’offerta in HD è più ampia per cinema e calcio, spariscono i canali Hot Time di Roberto FAGGIANO
Sono in onda i nuovi canali Mediaset Premium, calcio e cine-ma hanno una più ampia offerta in alta definizione mentre altri canali hanno una nuova denominazione. Nessuna notizia invece per l’offerta commerciale, che partirà probabil-mente dal primo luglio. Per quanto riguarda il cinema arriva Premium Cinema 2 HD, anche questo ca-nale avrà la sua versione +24 che ripropone la programmazione del giorno precedente ma perde l’HD. Il canale Mya ha ora la nuova de-nominazione Stories e propone le serie sentimentali che dal mese di settembre si arricchiranno di nuovi titoli in esclusiva per l’Italia. Premium Action e Premium Crime sono ora in versione HD ed en-trambe hanno il loro omologo +24 con la programmazione del giorno precedente, sempre solo in defini-zione standard. Partirà invece dal 1° luglio il nuovo canale Premium Sport (anche in versione HD), che rimpiazza i canali Fox Sports che dopo il 30 giugno diventano esclu-siva Sky. Questo canale sarà dedi-cato alla Champions League e al calcio in generale ma ci sarà posto anche per gli altri sport con nove notiziari e tre ore di rassegna stam-pa ogni giorno. Dalla programma-zione Premium invece spariscono i tre canali a luci rosse Hot Time che evidentemente non hanno ot-tenuto il successo sperato. Inoltre, ci sono stati piccoli cambiamenti nella distribuzione dei canali sui multiplex di Mediaset, in particola-re è stato spostato il canale Rete 4 HD sulla frequenza 36. In ogni caso sarà necessario risintonizzare i televisori per riavere tutti i canali nella giusta numerazione LCN.
ENTERTAINMENT Amazon “accende” l’HDR in streaming, battutto sul tempo il rivale Netflix
Amazon lancia i primi contenuti video in HDR e 4KIl servizio è dedicato agli abbonati Prime statunitensi. Si comincia con Mozart in the Jungle
di Poalo CENTOFANTI
Amazon Instant Video è il primo
servizio di streaming a offrire con-
tenuti in Ultra HD e HDR. L’azien-
da ha infatti annunciato che con l’arrivo
della serie originale Mozart in the Jungle
gli abbonati americani ad Amazon Prime
(che negli Stati Uniti include appunto
anche il servizio di streaming video),
potranno vedere gli episodi con video
in high dynamic range, a patto di pos-
sedere un TV compatibile si intende. Al
momento ciò equivale ad avere uno dei
nuovi Samsung SUHD, gli
unici che a quanto pare per
ora hanno il supporto all’HDR
già attivo. Amazon Instant
Video offre in HDR anche il
primo episodio di Red Oaks,
altra serie originale Amazon,
mentre i film arriveranno più
in là nel corso dell’anno. Nes-
suna notizia invece per quan-
to riguarda la disponibilità anche all’este-
ro dei primi contenuti HDR. Anche Netflix
ha annunciato che entro la fine dell’anno
offrirà contenuti in high dynamic range, a
cominciare dal suo Marco Polo, utilizzato
come demo al CES di Las Vegas.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Minibeam Nano Il proiettore LG che sta in tascaÈ un cubo 10x10 cm il nuovo picoproiettore LG per l’uso in mobilità o per l’ufficio Può proiettare immagini da 100” e la lampada dura 30.000 ore di Michele LEPORI
La famiglia Minibeam di LG si allarga con Nano, il più picco-lo, leggero ed economico pico-proiettore del gigante coreano: a livello tecnico siamo di fronte ad un proiettore con risoluzione WVGA di 854x480 con luminosi-tà di 100 ANSI lumen e contrasto di 100.000:1; 270 grammi di peso e 10cm per lato ne garantiscono l’estrema portabilità mentre la presa USB integrata e la compati-bilità con il mirroring via Miracast e Wi-Fi Direct con smartphone e tablet ne garantiscono una frui-zione allargata all’utenza più varia e con le esigenze più diverse. La batteria integrata da 3800 mAh ne garantirà inoltre 2 ore di proie-zione ininterrotta. LG annuncia un ciclo vitale di 30.000 ore di uso: 10 anni al ritmo di 8 ore al giorno proiettando sulla diagonale massi-ma di 100” e con la funzione Auto Keystone per regolare il perfetto angolo di visione sempre attiva: alla presentazione del Minibeam Nano Lee In-kyu, il senior vice pre-sident della divisione monitor e TV ha dichiarato come “Minibeam è il perfetto compagno per coloro in cerca di una soluzione votata in primis alla mobilità”. Minibeam Nano arriverà da giugno pratica-mente in tutti i mercati del mondo, ma LG raccomanda di controllare il loro sito per tempistiche più preci-se e per i prezzi aggiornati: in Italia purtroppo sono sempre stati mol-to difficili da trovare.
di Roberto PEZZALI
P er la prima volta in Italia e in ante-
prima su Samsung TV arriva in Italia
lo streaming di contenuti in formato
UltraHD. A partire da 22 giugno e fino al
31 luglio chi acquisterà un TV Samsung
serie JU e JS riceverà, inclusi nel prez-
zo, cinque film in formato 4K da vedere
su Chili. I film saranno “Transformers”,
“Transformers 3” e “Transformers - La
vendetta del caduto”, “Forrest Gump” e
“G.I. Joe - La vendetta. “CHILI da sempre
è attenta alle innovazioni del mercato e
siamo quindi molto orgogliosi di essere
i primi in Italia a proporre contenuti in
UHD, una tecnologia molto attesa da
tutti gli amanti di cinema”, dichiara Ste-
fano Parisi, Presidente di CHILI. “Il nostro
obiettivo è quello di offrire agli utenti il
miglior servizio possibile sia in termini
di contenuti che di qualità tecnologica
e questo accordo con Samsung e Para-
mount Pictures, leader del mercato nei
rispettivi segmenti, ci dà la possibilità di
dimostrarlo ancora una volta”.
Questa esclusiva Samsung non vale per
nessun altro: i film in Ultra HD non saran-
no disponibili su Chili per l’acquisto trami-
te altre piattaforme TV (quindi LG, Sony,
Panasonic etc) e non saranno disponibili
neppure per coloro che hanno acquista-
to un TV Samsung ieri.
“Siamo molto contenti di poter offrire ai
consumatori un’esperienza unica grazie
a questa esclusiva collaborazione con
CHILI” - dichiara Marco Hannappel, Sa-
les & Marketing Director Audio Video
Division di Samsung Electronics Italia. “Il
suo arrivo ci permette di arricchire ulte-
riormente l’offerta di contenuti e servizi
disponibili sull’ampia gamma TV, a con-
ferma del costante impegno di Samsung
nel voler garantire alle persone un mon-
do di possibilità in continua crescita e
un’esperienza di intrattenimento sempre
più ricca e completa, in grado di incon-
trare i gusti e le necessità di tutti.”
I contenuti sono codificati in HEVC e
sono dotati di forensic watermarking: una
firma invisibile che rende possibile risali-
re direttamente all’eventuale utente che
li pirata rimettendoli in rete, anche in caso
di ripresa con telecamera. I contenuti non
sono scaricabili, per poterli vedere servi-
rà una velocità di connessione Internet
pari o superiore a 8 Mbps.
ENTERTAINMENT Chili.tv e Samsung hanno siglato un accordo per portare in Italia contenuti 4K
Arrivano i primi 5 film UltraHD in italiano Ma solo per chi acquista un TV SamsungFino al 31 luglio chi comprerà un TV Samsung avrà in omaggio cinque film in Ultra HD
TV E VIDEO TCL lancia finalmente nel nostro Paese il TV Quantum Dot Thomson 55UA9806
Thomson: Quantum Dot e UltraHD a prezzo super Pannello UltraHD e Quantum Dot non fanno salire troppo il prezzo, che si ferma a 1799 €
di Roberto PEZZALI
Arriva finalmente in Italia il
Thomson 55UA9806, presentato
allo scorso CES di Las Vegas e
prodotto da TCL. Non deve spaventa-
re l’origine cinese: TCL è un colosso
nel mondo dei TV e produce pannelli
per tutti, ponendosi al top della pro-
duzione mondiale, e probabilmente è
questo il motivo che permette di ven-
dere, ad un prezzo decisamente con-
correnziale, un TV 4K dotato di filtro
Quantum Dot. Il 55UA9806, modello
unico, assomiglia più ad un TV euro-
peo e il motivo è presto spiegato: la
matita che lo ha disegnato appartiene
al designer danese Flemming Møller
Pedersen, capo del design di TCL. La
stessa cura è ri-
posta anche nel-
l’audio: harman/
kardon ha pro-
gettato il sistema
audio integrato
nella cornice da
25 watt stereo,
con diffusori a
tre vie per ogni
canale.
Il pannello, pro-
dotto in casa,
è un LCD Ultra HD Quantum Dot da
55” spinto da un processore quadco-
re che assicura anche la compatibilità
HEVC e la riproduzione di ogni tipo di
contenuto da USB o rete. Il televisore
55UA9806 sarà disponibile prossima-
mente al prezzo consigliato di 1799€,
e considerando il costo di altri modelli
Quantum Dot forse è il caso di darci
una occhiata da vicino.
torna al sommario 10
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Paolo CENTOFANTI
M asterCard ha tenuto una presentazione del-
l’insieme delle tecnologie che sta portando
sul mercato e che presto faranno sì che il
gesto di estrarre dal portafoglio la carta di credito
diventi un ricordo. Alcune di queste sono già dispo-
nibili, come MasterPass, la soluzione per pagare
online su siti di e-commerce, sfruttando username
e password invece delle credenziali complete della
propria carta, altre arriveranno presto. Sono proprio
queste le più interessanti, che renderanno in realtà
quasi obsoleto il concetto stesso di carta di credito
come la intendiamo oggi, una tessera di plastica da
utilizzare ogni volta che si vuole effettuare un paga-
mento elettronico.
Di pagamenti via NFC ne parliamo da una vita, e se
le carte contactless ormai in Italia stanno raggiun-
gendo una diffusione capillare (sia in termini di carte
nelle mani dei consumatori che di POS abilitati), uti-
lizzare ad esempio il proprio smartphone NFC per
pagare non è ancora così facile. Fino ad oggi occor-
revano tre cose: un telefono compatibile, una SIM
NFC di un operatore telefonico e una carta di cre-
dito abilitata ai pagamenti NFC. Questo schema sta
per venire scardinato, come ci ha raccontato Chris
Kangas, Head of Contactless Payments per l’Europa
di MasterCard, grazie da una parte alle nuove solu-
zioni cloud dell’azienda, dall’altra all’arrivo di player
come Android Pay, Apple Pay e Samsung Pay.
La side qui sopra descrive i tre approcci ai paga-
menti via NFC tramite lo smartphone. Il metodo
che è stato fin qui utilizzato in Italia è soprattutto
quello che utilizza il chip della SIM per memorizzare
le credenziali della nostra carta di credito in forma
opportunamente protetta da possibili “attacchi”. Ci
sono però altre due soluzioni possibili. Apple Pay e
Samsung Pay, utilizzano un’area sicura direttamente
integrata in hardware nel dispositivo, per memoriz-
zare un token, un codice che abbina il dispositivo
alle credenziali della propria carta. I dati della carta
non sono memorizzati sul dispositivo e non vengono
comunicati durante la transazione NFC al momento
dell’acquisto, solo il “gettone”. In caso di compro-
MERCATO In futuro useremo sempre meno la carta di credito fisica in favore di sistemi di pagamento più evoluti e pratici
Più NFC e meno plastica nel futuro di MasterCardDai nuovi wallet basati su HCE ai sistemi di pagamento Android Pay ed Apple Pay, anche con i dispositivi wearable
missione del token, questo è inutilizzabile senza il
dispositivo che l’ha generato. Se è lo smartphone a
venire perso, il token viene annullato senza compro-
mettere il numero della carta.
Android Pay e i futuri digital wallet sfrutteranno
sempre il sistema dei token ma tramite il cosiddetto
HCE (Host Card Emulation), quale appunto la nuova
soluzione cloud di MasterCard. In questo schema
le credenziali della carta non sono memorizzate sul
dispositivo, ma su un server remoto sicuro dell’isti-
tuto di carta di credito, che rilascerà alle applicazio-
ni delle chiavi usa e getta per effettuare gli acquisti
via NFC o altri servizi abilitati (app, siti web a cui
si accede da mobile e così via). L’unico limite di
questo sistema, se così vogliamo chiamarlo, è che
lo smartphone deve essere comunque connesso a
una rete: se siamo ad esempio all’estero con con-
nessione dati disattivata, esaurito il set di chiavi
valide ospitate sul dispositivo, ci è stato spiegato
che il sistema dovrà scaricarne di nuove per poter
effettuare altri acquisti.
Attualmente Android Pay o Apple Pay utilizzano un
lettore di impronte digitali per abilitare il pagamento,
ma per il futuro MasterCard sta esplorando anche
altre possibilità di riconoscimento biometrico. Una
possibile soluzione che MasterCard ci ha presenta-
to, ad esempio, è la lettura di una frase visualizzata
sul display dello smartphone che identifica l’utente
tramite il riconoscimento vocale.
Un’altra possibilità è il riconoscimento del volto tra-
mite la fotocamera frontale dello smartphone e que-
ste e altre tecnologie possono venire combinate per
aumentare la sicurezza. Il futuro a cui stiamo andan-
do incontro, in ogni caso, va oltre anche il concetto
di pagamento contactless. MasterCard ha mostrato
uno scenario in cui una soluzione come MasterPass
può essere utilizzata per effettuare acquisti nei ne-
gozi fisici prima ancora di entrarci: immaginate di
avere sete e visualizzare una lista di negozi vicini
sul proprio smart watch, quindi di selezionare una
bibita, pagarla con un tocco dall’orologio, entrare
nel negozio, prendere da bere e mostrare solo la
ricevuta sullo smartphone prima di uscire. La tecno-
logia per farlo ormai c’è.
torna al sommario 11
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
I TV Toshiba tornano in Europa, di giapponese c’è solo il marchioII TV Toshiba tornano in Europa, ma a produrli non sarà Toshiba: l’azienda infatti ha sospeso la produzione di TV in Europa e negli Stati Uniti e ha ceduto il marchio. Compal Electronics, azienda di Taiwan che ha già rilevato il brand TV di Toshiba per gli States, ha raggiunto un accordo con Toshiba per creare una nuova struttura per la realizzazione e la vendita di TV LCD a marchio Toshiba in Europa e in Italia. L’accordo sarà firmato tra le due parti il primo di luglio, con la produzione di TV che arriverà quindi entro le festività natalizie. Difficile capire come saranno venduti questi nuovi TV Toshiba: probabile si punti sul piccolo taglio e sul prezzo abbordabile con esposizione nei supermercati, dove il brand giapponese potrebbe attrarre più clienti di un marchio sconosciuto. Poco importa: di Toshiba in questi TV ci sarà solo il marchio: tutto il resto, dalla tecno-logia al design, è roba passata.
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono, Simona Zucca
EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154
Per la pubblicità[email protected]
di Roberto PEZZALI
C hi ha sottoscritto il servizio
Amazon Prime ora ha a disposi-
zione una consegna decisamen-
te più celere: i prodotti ordinati che
partecipano al programma Prime, oltre
un milione, verranno consegnati in un
solo giorno lavorativo.
In una prima fase il servizio “rapido”
sarà disponibile in 6000 comuni, ma
nei prossimi mesi verrà esteso a tutta
la penisola. Negli altri casi, comunque,
resterà disponibile la spedizione gratis
in 2-3 giorni.
“Dal lancio di Amazon.it abbiamo spe-
dito milioni di prodotti con la consegna
in 2-3 giorni ai nostri iscritti a Prime
in Italia. La risposta è stata incredibil-
mente positiva, infatti il numero di ab-
bonati è quasi raddoppiato nel corso
del 2014. A partire da oggi la nostra
consegna diventa ancora più veloce
e comoda con la spedizione 1 Giorno,
MERCATO Amazon ha accorciato i tempi di consegna di Prime a un giorno, ma costa il doppio
Amazon Prime consegna in 24h ma aumentaIl servizio ha un costo di 19 euro, al momento la consegna veloce è attiva in 6000 comuni
disponibile per oltre un milione dei no-
stri prodotti più venduti”, ha affermato
Xavier Garambois, Vice President Re-
tail di Amazon Europa. “Continuiamo a
innovare per i nostri clienti, per aiutarli
a risparmiare tempo e denaro”.
Questo vantaggio comunque si pa-
gherà: il servizio Prime infatti da 9,9
€ all’anno passa a 19,99€, anche se
gli iscritti pagheranno il nuovo prezzo
di rinnovo solo dal 2016. Chi si iscri-
ve oggi, invece, dovrà pagare subi-
to 19 euro.
Consegna veloce ma prezzo più alto:
chi usa Amazon in ogni caso sa che qui
10 euro in più sono soldi ben spesi.
di Emanuele VILLA
T ra annunci, smentite e notizie che
si contraddicono, non c’è dubbio
che il discorso dell’aggiornamento
gratuito a Windows 10 abbia causato
non poca confusione, costringendo Mi-
crosoft a diversi interventi ufficiali.
Finalmente abbiamo la possibilità di
estendere e, al tempo stesso, mettere
la parola fine alla questione: il principio
resta immutato, ovvero solo i possesso-
ri di una regolare licenza di Windows
7 o Windows 8.1 otterranno l’analoga
licenza di Windows 10 e potranno ag-
giornare senza problemi. L’aggiorna-
mento gratuito sarà invece precluso a
chi non possiede una regolare licenza
dei due sistemi operativi precedenti.
Il caso particolare riguarda gli Insider,
ovvero tutti coloro che hanno parteci-
pato (e partecipano) al programma di
testing del prodotto. Chi, di questi, ha
installato da zero una copia di Windows
10 potrà sì continuare a usarla gratui-
MERCATO Ennesima puntata del giallo intitolato “Aggiornamento a Win10: gratis o no?”
Windows 10 gratis per chi resta “Insider”Il nuovo sistema operativo Microsoft sarà gratis per chi ha la licenza di Win7 o Win8.1 Tutti gli “Insider” potranno continuare a utilizzarlo solo se rimangono nel programma
tamente, ma solo se rimarrà all’interno
del programma Insider e quindi se con-
tinuerà a ricevere le versioni preliminari
di tutti i vari aggiornamenti (col rischio
di incappare in bug di ogni genere e
natura). Uscendo dal programma Insi-
der, l’utente dovrà tornare a Windows
7 o Windows 8.1 (con regolare licenza)
per ottenere una copia definitiva e re-
golare di Windows 10. Caso particolare
riguarda tutti coloro che hanno instal-
lato Windows 10 su una macchina vir-
tuale: il sistema principale (sul quale è
presente Win7 o Win 8.1) potrà passare
regolarmente a Windows 10, mentre la
macchina virtuale resterà “lecitamen-
te” su Windows 10 solo rimanendo nel
programma Insider, ovvero ottenendo
gradualmente gli aggiornamenti e in-
viando i dati relativi all’utilizzo.
torna al sommario 13
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto PEZZALI
Tutti i sistemi operativi sono pieni di trucchetti e
piccole soluzioni che rendono decisamente più
semplice l’utilizzo. Iniziamo così questa carrellata
di “trucchi” con quello che è probabilmente lo smart-
phone più amato in Italia, l’iPhone. Alcuni non sono
certo nuovi, ma siamo abbastanza sicuri che anche chi
vive con lo smartphone come appendice del proprio
braccio ne ignora almeno la metà. Come lo sappiamo?
Beh, alcuni non li conoscevamo neppure noi.
Trucco 1: come digitare un numero rapidamenteInserire numeri e simboli con la tastiera dell’iPhone
a volte può essere una vera scocciatura, soprattutto
all’interno di un testo. La soluzione c’è: al posto di pre-
mere i tasti “123” per passare alla tastiera con numeri
e simboli basta appoggiare il dito su “123” e trascinar-
lo sul simbolo o il numero scelto. Dopo averlo inserito
la tastiera tornerà in modalità alfabeto.
Trucco 2: come recuperare qualcosa cancellato per sbaglioPuò capitare, nelle note e nella composizione di
messaggi, di cancellare inavvertitamente un testo o
un numero che invece serviva. Windows ha la classi-
ca funzione “undo”, ma l’iPhone? La funzione esiste
anche qui e per attivarla non bisogna fare altro che
scuotere il telefono per far apparire il ripristino: pro-
vare per credere!
MOBILE Da come digitare un numero rapidamente a come scattare selfie senza toccare il telefono, ecco il lato nascosto dell’iPhone
10 trucchi del tuo iPhone che forse non conosciiOS è pieno di diversi accorgimenti che possono semplificare la vita. Ne abbiamo raccolti alcuni davvero interessanti
Trucco 3: come tornare in cima rapidamenteSu iOS esiste una scorciatoia per tornare rapidamen-
te in cima alle lunghissime liste: se state scorrendo
un elenco infinito di mail o di contatti basta un veloce
tap in prossimità della barra di stato, quella con l’ora
per intenderci, e in un instante la lista sarà tornata al
primo elemento. Veloce ed efficace.
Trucco 4: come attivare un comodo zoomNel menù di controllo “Accessibilità” destinato a chi
ha problemi a interfacciarsi con la visualizzazione
standard di iOS esistono un paio di funzioni interes-
santi. Una di queste è la voce “Abbreviazioni accessi-
bilità”, che permette di associare una funzione al triplo
click del tasto home. In questo modo si può attivare
un popup di “zoom”, utile per chi fa fatica a leggere i
caratteri piccoli e i numeri di telefono.
Trucco 5: come attivare le notifiche LEDSempre nel menù Accessibilità, raggiungibile sotto
“impostazioni / generale / accessibilità”, è possibile
attivare le notifiche visuali. Insieme alla vibrazione si
può così far lampeggiare il flash LED all’arrivo di un
SMS o di una chiamata. Utile per chi tiene sempre il
telefono silenziato e vuole anche un avviso visivo.
Trucco 6: come nascondere le foto indesiderateVolete scorrere le vostre foto con gli amici ma non
volete che qualcuno dei vostri video o delle vostre
foto sia visibile? Basta tenere premuto sulla foto per
scegliere di nasconderla, almeno nella vista “momen-
ti” e “anni”. Attenzione, però, che nella vista “rullino
foto” resterà comunque visibile.
segue a pagina 14
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
MOBILE
10 trucchi dell’iPhonesegue Da pagina 13
Trucco 7: come cambiare la direzione della foto panoramicaL’applicazione “Foto” permette lo scatto di fotografie
panoramiche seguendo la freccia che appare sullo
schermo, normalmente da sinistra verso destra. Clic-
cando sulla freccia è possibile cambiare il verso di
cattura, non più da sinistra verso destra ma da destra
verso sinistra.
Trucco 8: come risparmiare batteria disattivando il contapassiIl contapassi in iOS 8 è sempre attivo (alimenta, tra gli
altri i dati consultabili nell’app Salute), ma è una fun-
zione che davvero poche persone usano. Nel menù
“privacy / movimento e fitness” si può disattivare il
contapassi risparmiando così un po’ di batteria.
Trucco 9: come scattare foto e selfie a distanza senza toccare il telefonoCon l’applicazione “Foto” aperta è possibile scattare
una foto utilizzando il tasto “volume su”. La cosa vale
anche se sono collegati auricolari a filo o Bluetooth:
si può usare il tasto del volume come tasto di scatto
remoto, per selfie o autoscatti.
Trucco 10: come controllare le app che consumano più datiSe il piano dati da 2 GB non basta per arrivare a fine
mese e volete controllare quali sono le app che han-
no consumato di più basta andare, il primo giorno del
mese, sotto “impostazione/cellulare” e scorrere fino
in fondo per azzerare le statistiche. Alla fine del pe-
riodo da controllare, nello stesso menù, sarà presente
sotto a ogni applicazione il valore in MB o GB di dati
consumati esclusivamente in modalità 3G o LTE.
di Emanuele VILLA
L a tecnologia applicata al mondo dei
caschi per motociclisti sta facendo
passi da gigante. Ma in questo caso
andiamo decisamente oltre: questo pro-
totipo di Intelligent Cranium’s (iC-R) sem-
bra più uscito da un film di fantascienza
tipo Tron che da un comune progetto di
Indiegogo. Progetto che è stato appena lanciato e che richiede ben 300.000 dollari US per entrare nella fase succes-
siva, quella della progettazione finale e
della produzione. Se riuscirà a ottenere il
cospicuo finanziamento, l’azienda offrirà
ai motociclisti una piccola perla tecno-
logica al servizio della sicurezza e delle
funzionalità: stiamo parlando di un casco
con doppia videocamera posteriore e
annesso doppio HUD integrato, uno dei
quali offrirà la visuale posteriore, quella
ottenuta dalle due videocamere che in-
sieme raggiungono i 210° di angolo visua-
le. Lo scopo principale è quello di far sì
che il guidatore non debba mai muovere
la testa per compensare eventuali punti
ciechi: in quest’ambito, la concorrenza
arriva a 180°. Ovviamente non è tutto: il
secondo HUD, posizionato di default a
destra, può essere invece personalizzato
con informazioni provenienti da uno dei
diversi sensori presenti. Il casco contiene
un sensore GPS molto preciso, ma al di là
delle rilevazioni di base, l’azienda punta
a distribuire l’SDK per permettere a tutti
gli sviluppatori di scrivere la propria ap-
plicazione e, di conseguenza, persona-
lizzare il dispositivo. Sempre l’HUD può
poi mostrare un’infinità di informazioni
provenienti dallo smartphone, conside-
rando che iC-R è dotato di connettività
Bluetooth e può quindi “dialogare” con
le app del telefono e ricevere/fare telefo-
nate. Ma c’è anche dell’altro: oltre alla vi-
sione posteriore a 210°, l’azienda punta a
inserire un vero e proprio sensore LiDAR,
tecnica di telerilevamento che rileva la
distanza degli oggetti utilizzando un im-
pulso laser. In questo modo il pilota viene
avvisato con anticipo se qualche auto
dietro di lui sta arrivando a una velocità
un po’ troppo sostenuta e se c’è un con-
creto rischio di tamponamento. In realtà
potrebbero anche bastare le videocame-
re posteriori, ma gli ideatori del progetto
hanno pensato alle situazioni notturne: in
questo caso, una tecnica di rilevazione
AUTOMOTIVE Un progetto di Indiegogo mira a rivoluzionare il segmento dei caschi per motociclisti al servizio della sicurezza
Tra radar, GPS e display, questo è il casco più hi-tech di sempreUn casco con due videocamere, due HUD, sensore di prossimità LiDAR e pannello fotovoltaico. Arriverà a fine anno
della distanza basata su laser è una man-
na. Con tutta questa tecnologia a bordo,
si pone senz’altro un problema di consu-
mo e, ovviamente, di costi: il primo viene
risolto sommando due elementi, ovvero
la classica batteria ricaricabile - per la
quale si punta alle 8 ore di autonomia
- con un piccolo pannello fotovoltaico
posizionato sopra il casco, che lungi da
fungere da unico sistema di alimenta-
zione, potrà dare una mano alla batteria
durante il giorno. Il discorso prezzo è tut-
to da definire, poiché siamo ovviamente
lontani dal momento della commercia-
lizzazione (prevista al momento per di-
cembre 2015): se le promesse verranno
mantenute, e una volta ottenuta l’omolo-
gazione e tutte le certificazioni del caso,
iC-R verrà proposto a 1.399 dollari ameri-
cani, con una probabile conversione 1:1 in
euro. Ma per quello c’è tempo...
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
OnePlus 2 è quasi pronto con il nuovo Snapdragon 810 che scalda menoOnePlus 2 utilizzerà lo Snapdragon 810: secondo l’azienda i problemi termici sono stati risolti, ma è più probabile che abbiano comprato il processore “in saldo” di Roberto PEZZALI
Il prossimo modello di smartphone OnePlus, One Plus 2, avrà a bordo un processore Snapdragon 810. La notizia, ufficiale, l’ha data l’azienda stessa che ha affermato di aver ri-solto i problemi termici che hanno creato non pochi problemi a Qual-comm e alle aziende che hanno adottato lo stesso processore. OnePlus userà la versione 2.1 del SoC, ma anche questa a quanto pare non è del tutto immune dalle problematiche di surriscaldamento che obbligano ad abbassare la fre-quenza operativa penalizzando le prestazioni. Senza avere lo smar-tphone in mano è difficile capire in che modo i creativi cinesi abbiano aggirato un problema che ormai è risaputo, ma crediamo che alla fine anche loro abbiano deciso di sa-crificare le performance. La scelta di continuare con lo Snapdragon 810 non è così insensata: OnePlus intende vendere il nuovo modello allo stesso prezzo del precedente, quindi 299$ o 349$ a seconda della versione, ed è probabile che Qualcomm abbia fatto un prezzo di favore per liberarsi di un po’ di Snapdragon calienti. Inoltre, è sempre bene ricordarlo (anche a Capitan Uncino), uno Snapdragon 810 con frequenza ridotta è un prodotto di ben altro livello rispet-to al miglior Mediatek.
MOBILE
Pronti per il prossimo Moto G? Siamo alle solite: l’ennesimo rumor della Rete stavolta è tutto per Moto-rola e per la nuova incarnazione di Moto G. Stando alle voci, il 2015 di Motorola porterà uno smartphone da 5” a 720p di risoluzione con proces-sore SnapDragon 401, 16 GB di RAM e 8 GB di archiviazione locale. Il salto di qualità dovrebbe riguardare senza dubbio le fotocamere, che raggiunge-ranno quota 13 Megapixel per quella principale e 3 per la frontale: un balzo rispettivamente di 5 e 1 rispetto al modello attuale. La batteria dovrebbe essere un 2.300 mAh a sostegno del grande display. L’unica foto che è emersa mostra una scocca posteriore generica da cui è difficile notare dettagli di particolare rilevanza, e l’im-pressione è che toccherà aspettare l’autunno per avere qualcosa di con-creto di cui parlare: non dovrebbero esserci novità sul fronte prezzi, il vero punto di forza di Moto G finora.
MOBILE Sembra risolto il problema della tastiera SwiftKey
Samsung tappa il buco dei Galaxy A breve la patch sugli smartphone
di Roberto PEZZALI
Samsung ha chiuso la falla alla tastiera SwiftKey che rendeva vulnerabili oltre 600 milioni di smartphone Galaxy. A breve, infatti, sarà rilasciata una patch di sicurez-
za che andrà a risolvere il problema, anche se questa patch la riceveranno solo
coloro che hanno Knox attivato sul proprio smartphone con l’opzione “Security Po-
licy Update” attivata. Samsung rilascerà anche un correttivo tramite firmware per
i dispositivi senza Knox, tuttavia in questo caso il rilascio sarà molto lento per le
problematiche legate proprio alla frammentazione di Android e alla gestione delle
ROM da parte dei vari operatori locali. Samsung comunque minimizza il problema: il
bug scoperto da NowSecure esiste ma per funzionare è necessario che il malinten-
zionato si trovi sulla stessa rete wireless del telefono da “bucare”, cosa difficile ma
non impossibile. Inoltre, con Knox attivato, per un’applicazione è quasi impossibile
far girare il codice malevolo a basso livello. Samsung ha tuttavia preso molto a cuo-
re la vicenda, soprattutto ora che l’exploit è pubblico e sfruttabile da chiunque: nei
prossimi giorni per moltissimi utenti la cosa sarà così risolta. L’azienda chiarisce an-
che che solo la versione integrata di
default di SwiftKey è vulnerabile (non
l’app standalone): per un suo errore
infatti la tastiera è dotata di privilegi
di accesso troppo elevati per un ele-
mento che è comunque accessorio, e
la cosa è già stata corretta anche per
tutte le prossime release software.
di Michele LEPORI
N el mercato degli smartwatch,
Google potrebbe aver tirato
fuori il classico coniglio dal
cilindro: dalle pagine di Bloomberg
apprendiamo infatti che tramite i la-
boratori Google X, Mountain View ha
presentato un nuovo tipo di dispositi-
vo indossabile che non vuole muove-
re l’ennesima guerra ad Apple, Fitbit,
Jawbone e tutto il mercato Wearable
bensì punta dritto al settore medico,
proponendosi come la soluzione mi-
gliore per il monitoraggio delle condi-
zioni di salute dei pazienti. Una scelta
che mette nel mirino HealthKit, il fra-
mework di Cupertino presentato alla
WWDC ’14 e che non sarà più mono-
polista del settore.
“Il nostro scopo è far si che questo
dispositivo diventi utile per pazienti
e medici; non sarà commercializzato
come gadget consumer”, così il re-
sponsabile del team Life Science di
Google Andy Conrad. Alla presenta-
MOBILE Google X, la divisione più sperimentale di Mountain View annuncia un nuovo smartwatch
Il nuovo smartwatch Google è tutta saluteNon compete con Apple Watch ma con HealthKit: obiettivo tenere sotto controllo la salute
zione ha parlato anche Kara Dennis
di Medidata, l’azienda che analizzerà
i risultati raccolti sottolineando come
“… da tempo il settore era alla ricerca
di qualcosa che permettesse il trac-
ciamento dei progressi nelle cure an-
che fuori dall’ambito ospedaliero, e
ora è finalmente possibile”.
Google lavorerà a stretto contatto
con aziende farmaceutiche e istituti di
ricerca americani ed europei per far si
che tutti i progetti di Google X possa-
no passare dai laboratori di sviluppo a
quelli di ricerca e alcuni progetti come
la lente a contatto in grado di leggere
il livello di zuccheri nel sangue per i
diabetici verrà presto commercializ-
zato dalla svizzera Novartis.
torna al sommario 16
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Il nuovo Batman su PC è un disastro Warner lo ritiraFiguraccia per Rocksteady Batman: Arkham Knight ritirato dal mercato per gravi problemi di prestazioni su PC di Paolo CENTOFANTI
Cosa c’è di peggio per un pu-blisher di una recensione ne-gativa su uno dei titoli più attesi dell’anno? Dover ritirare un pro-dotto dopo le grida di delusione dei fan. È quello che è successo a Warner e Rocksteady con Bat-man: Arkham Knight, l’episodio conclusivo della saga videoludica del Cavaliere Oscuro iniziata con Arkham Asylum. Il gioco su conso-le ha ricevuto recensioni entusia-stiche praticamente all’unanimità, ma la versione per PC ha subito suscitato perplessità tra i videogio-catori, che si sono dovuti scontra-re con bug e prestazioni grafiche che definire sotto le aspettative è riduttivo, considerando cali di frame rate consistenti anche sulle schede grafiche top di gamma. E così Warner Bros. Interactive En-tertainment ha dovuto scusarsi e sospendere la vendita del gioco per PC, che è stato ritirato sia dai negozi che dagli store online e piattaforme come Steam. Nono-stante anche Rocksteady abbia fatto il suo mea culpa, in realtà la responsabilità del flop sarebbe da ricondurre allo studio esterno che si è occupato del porting da con-sole a PC, Iron Galaxy, già autore della non esaltante versione per PC di Batman: Arkham Origins. Al di là della brutta figura, viene da chiedersi come è possibile che un prodotto con questi problemi sia arrivato nelle mani degli uten-ti e se mai il porting potrà venire “raddrizzato”. Questo episodio si inserisce in una serie di “fail” che sta cominciando ad allungarsi in modo preoccupante: nel mondo dei videogiochi le patch “da gior-no 1” stanno diventando purtrop-po sempre più frequenti...
di Emanuele VILLA
H P presenta il suo primo tablet
business basato su Windows 10,
il modello Pro Tablet 608. Il nuo-
vo modello, disponibile a partire da lu-
glio con Windows 8.1 e da agosto con
Windows 10 preinstallato, è chiaramente
dedicato a un’utenza business e offre
caratteristiche tecniche di alto profilo.
La destinazione business emerge sia
dallo chassis particolarmente resisten-
te, sia dalle specifiche tecniche: oltre a
Windows 10, che porta con sé Cortana,
Office e tutte le funzionalità ad hoc del
sistema operativo, Pro Tablet 608 pesa
0,45 kg e ha un display da 8’’ con risolu-
zione di 2048 x 1536 (4:3), Gorilla Glass 4
e uno chassis rinforzato in metallo, con-
nettività Wi-Fi ac/b/g/n e una gamma di
reti WWAN 3G o 4G opzionali. Tra le altre
caratteristiche meritevoli di considera-
zione troviamo una doppia fotocamera,
anteriore da 2 Mpixel e posteriore da 8
Mpixel e come processore un Intel Atom
Quad Core Z8500, con 4 GB di memo-
ria ed eMMc di archiviazione da 128 GB;
inoltre, HP pone molto l’accento sul fatto
che il Pro Tablet 608 è il primo tablet HP
a integrare una porta USB Type C. Un
prodotto davvero interessante per tutti
i professionisti che cercano caratteristi-
che avanzate e, ovviamente, durata nel
tempo: ancora non è stato annunciato il
prezzo di listino, che si preannuncia non
dei più contenuti.
MOBILE Da agosto sarà disponibile con il nuovo sistema operativo Microsoft preinstallato
Il primo tablet HP basato su Windows 10HP Pro Tablet 608, pensato per un’utenza business, ha caratteristiche di primo piano
GAMING A partire dal 15 luglio sarà disponibile in Europa un nuovo modello di console next-gen
Arriva una nuova PS4, più leggera e consuma menoIl design resterà invariato, ma ci sarà una riduzione nei consumi e soprattutto nel peso
di Roberto PEZZALI
S ony ha annunciato il lan-
cio di un nuovo modello di PlayStation 4 che sarà venduto
a partire da fine giugno inizialmente in
Giappone e poi in Europa dal 15 luglio.
La nuova versione, siglata CUH-1200,
rientra nel classico processo di rinno-
vamento dell’hardware che accompa-
gna i prodotti dotati di un ciclo di vita
abbastanza lungo. Sony non ha mes-
so mano al design che resta sostan-
zialmente identico, ma ha apportato
solo una piccola modifica alla finitura
del cassetto dell’hard disk che è ora
opaco: secondo Sony questo detta-
glio conferisce alla console un look
più “casual”, secondo il nostro parere
sarà utile distinguere i modelli vecchi
in commercio da quelli nuovi.
Sony ha ovviamente migliorato il pro-
cesso produttivo: il peso della nuova
PlayStation4, infatti, scende del 10%
rispetto al modello attuale grazie pro-
babilmente a un nuovo trasformatore
più leggero, e allo stesso tempo scen-
dono dell’8% anche i consumi. Piccole
novità che fanno piacere, anche se
difficilmente Sony ha cambiato il pro-
cessore AMD all’interno: il passaggio
infatti a un’architettura a 20 nm o in-
feriore avrebbe avuto un impatto ben
più grande sui consumi. Progressiva-
mente i bundle e le console in circo-
lazione saranno sostituite dalla nuova
versione, incluso quindi anche il bun-
dle con hard disk da 1 TB. Si spera che
con la nuova release hardware Sony
abbia trovato anche il modo di ren-
dere la PlayStation4 un po’ più silen-
ziosa, e che i miglioramenti in ambito
produttivo permettano, a breve, un
aggiustamento del prezzo.
torna al sommario 17
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Vittorio Romano BARASSI
Come ogni anno l’E3 di Los Angeles ha saputo of-
frire agli appassionati la giusta dose di sorprese
e di spettacolo. Dopo aver visto tutti i principali
protagonisti del mercato “sfidarsi” a suon di conferen-
ze, possiamo finalmente fare il punto della situazione
e provare a tirare le somme su una fiera che anche in
questa edizione si è dimostrata piuttosto equilibrata e
dalla quale non emergono veri e propri vincitori.
Microsoft e Sony hanno offerto il maggior spettacolo,
rispondendo colpo su colpo ed esclusiva dopo esclu-
siva alle rispettive proposte; ci saremmo certamente
aspettati di più da Nintendo, il cui E3 2015 senza botti
è chiaro indice del momento di difficoltà che l’azienda
- comunque in debole ripresa - sta affrontando. Ab-
biamo provato a stilare qualche mini classifica sulla
base di quanto visto nelle varie conferenze, cercan-
do di tenere fuori i soliti titoli più “commerciali” e gli
sportivi, i quali ogni anno si danno battaglia su ogni
piattaforma.
Top 5 Xbox One - Tanta carne al fuocoAbbiamo già riservato un articolo dedicato ai 10 titoli più “importanti” che si vedranno su Xbox One nei prossimi 12 mesi; in questa sede proveremo a traccia-
re una piccola classifica con le nostre preferenze.
1) ReCoreIl gradino più alto del podio spetta di diritto a ReCore nuovo IP ideato da Keiji Inafune e dagli autori di Me-
troid Prime che con il trailer di presentazione ha la-
sciato tutti di sasso. Da quello che è possibile vedere
e da quanto detto si preannuncia come un’avventu-
ra fantastica il cui protagonista sarà uno degli ultimi
esseri umani ancora in vita sul pianeta, spalleggiato
da qualche robot, che si ritroverà ad affrontare un
mondo pieno di insidie. I presupposti sono ottimi,
l’originalità c’è e lo stile pare unico. Non ci resta che
sperare che non sia tutta un’illusione.
ReCore - E3 Trailer - Uscita: primavera 2016
2) Halo 5 GuardiansHalo non ha bisogno di introduzioni. Siamo giunti
al quinto capitolo e questo sarà certamente il titolo
GAMING All’edizione 2015 dell’E3 è mancato il “botto” ma non sono mancate le sorprese; i gamer possono stare tranquilli
Cala il sipario sull’E3: ecco i migliori videogiochiAnche quest’anno l’E3 di Los Angeles si è rivelato un grande show dove tutti i big del settore hanno sfoderato le loro armi
di punta con cui Microsoft intenderà puntare forte
dal Black Friday e per tutto il periodo natalizio. Halo
5 avrà un single player più intenso che mai e una
componente multiplayer di rilievo, pronta a garantire
migliaia di ore di gioco agli appassionati di FPS.
Halo 5 - Xbox E3 Briefing - Uscita: 27 ottobre
3) Rise of the Tomb RaiderSarà un’esclusiva di Xbox One il nuovo ritorno di
Tomb Raider. Lara Croft è pronta a intraprendere
una nuova avventura e da quello che si può vedere
dal trailer di presentazione il titolo si configura ancor
di più come l’anti-Uncharted, etichetta già spesso
associata al precedente capitolo della saga. A molti
Tomb Raider piace così; ma come la prenderanno i
più vecchi affezionati della saga?
Rise of Tomb Raider - E3 - Uscita: 10 novembre
4) AshenAltro annuncio a sorpresa di questo E3 2015 è stato
quello di Ashen, action RPG indie in cui il protagoni-
sta è un vagabondo in cerca di un posto in cui vivere
su un pianeta contraddistinto dalla sola luce delle
eruzioni vulcaniche, la cui cenere oscura completa-
mente il sole.
Mistero fitto sulle meccaniche, ma sarà un qualco-
sa di nuovo e per questo merita il posto in questa
classifica.
Ashen Announce Trailer - Uscita: TBA
5) Forza Motorsport 6Con i vari Assetto Corsa e Project Cars scesi in
campo a dar battaglia, non vediamo davvero l’ora
di scoprire cosa i creatori di Forza Motorsport si sa-
ranno inventati per rendere sempre più realistico un
titolo già tutt’altro che arcade. Probabilmente anche
il sesto capitolo non sarà una simulazione pura, ma
siamo certi che il realismo crescerà in maniera signi-
ficativa e che il multiplayer sarà incredibilmente “cor-
poso”. Così come il parco macchine, il cui numero
sale a 450.
Forza Motorsport 6 Trailer - Uscita: 16 settembre
Top 5 PlayStation 4 - Quante belle sorprese!Per molti Sony è stata la mattatrice della manifesta-
zione e anche i più critici sostenitori di Xbox si sono
trovati d’accordo nell’affermare come il colosso
giapponese quest’anno sia almeno riuscito a non sfi-
gurare nel diretto confronto con Microsoft. Il merito,
ovviamente, è delle esclusive e di qualche gradita
sorpresa.
1) The Last GuardianDopo anni di attesa, il seguito di Ico e Shadow of
The Colossus pare finalmente pronto a sbarcare in
esclusiva assoluta sull’ultima console Sony. Poco
si sa sulla trama del titolo, ma il gioco partirà con
un bambino che cerca di scappare da una sorta di
gigantesco castello, aiutato da un’enorme creatura
fantastica. Ma sarà solo l’inizio: l’avventura si prean-
nuncia epica.
The Last Guardian Trailer - Uscita: 2016
2) Final Fantasy VIIAnche in questo caso, applausi a scena aperta. Per
anni i fan della saga di Final Fantasy hanno chiesto
un remake del settimo capitolo (il più bello in senso
assoluto) e Square Enix non si è lasciata scappare
questa occasione: nel 2016 arriverà Final Fantasy
VII, remake “di lusso” del GDR pubblicato nel 1997 e
segue a pagina 18
torna al sommario 18
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
GAMING
I migliori videogiochi presentati all’E3segue Da pagina 17
ancora punto di riferimento indelebile nelle memorie
degli appassionati - non più giovanissimi - del ge-
nere.
Final Fantasy VII Trailer- Uscita: 2016
3) Uncharted 4: A Thief’s EndNathan Drake è pronto per una nuova avventura.
Avevamo visto un trailer di Uncharted 4 già diverso
tempo prima dell’E3 ma la demo mostrata nel corso
della conferenza Sony ha fatto guadagnare a Drake
un posto più che legittimo in questa speciale classifi-
ca dedicata alla PS4. Nel trailer si vede il protagonista
distruggere “con stile” un piccolo paese cercando di
scappare dai suoi inseguitori; chi ha giocato ai prece-
denti episodi avrà già l’acquolina in bocca. E forse è
giunta l’ora di acquistare una Playstation 4...
Uncharted 4: A Thief’s End - Uscita: 2016
4) Horizon Zero DawnGuerrilla Games è un nome che gli affezionati di Play-
Station collegano quasi immediatamente a KillZone,
ma stavolta lo studio di sviluppo ha voluto concentra-
re i suoi sforzi su un nuovo IP. Non è ancora ben chia-
ro cosa sarà Horizon Zero Dawn ma da quello che si
può vedere nel trailer pare proprio che rappresente-
rà un bel mix tra ambientazioni post-apocalittiche e
azione sfrenata. A noi ha incuriosito molto; merita un
posto nella top 5.
Horizon Zero Dawn Trailer - Uscita: 2016
5) No Man’s SkyC’è ancora una rete di mistero intorno al gioco ma è
certo è che sarà un’avventura unica in cui i giocatori
avranno modo di esplorare un universo in continua
evoluzione con la possibilità di sbarcare su pianeti di-
versi. Inizialmente era prevista solo la modalità multi-
player ma ora pare certa anche un’intensa campagna
single player. Oltre che su PS4, arriverà anche su PC.
No Man’s Sky - Uscita: TBA
C’era anche Nintendo?Ebbene sì. Nonostante tutte le difficoltà Nintendo an-
che quest’anno ha fatto la sua parte e pur impalliden-
do se paragonata a Microsoft e Sony, tra tanti piccoli
annunci è riuscita a presentare un paio di cose inte-
ressanti e quindi degne di menzione.
1) The Legend of Zelda: Triforce HeroesIl nome non inganni: non si tratta della nuova avven-
tura di Zelda attesa su Wii U bensì di un titolo basato
sulla serie di spin-off Four Swords. Sarà un video-
game per Nintendo 3DS e tutta l’avventura sarà ar-
ticolata sulla cooperazione tra tre diversi personaggi;
Triforce Heroes si focalizzerà dunque sul multiplayer,
ma è sicura anche una modalità a singolo giocatore
con IA a supporto.
The Legend of Zelda: Triforce Heroes - Uscita: TBA
2) Mario Tennis: Ultra SmashEcco un titolo che non farà fatica a vendere. Il nome
dell’idraulico più famoso al mondo è una garanzia e
questo sarà l’ennesimo arcade dedicato al tennis che
promette ore e ore di divertimento, senza il bisogno di
prendersi davvero sul serio. Singolo giocatore o multi-
giocatore non importa.
Mario Tennis: Ultra Smash - Uscita: fine 2015
I fantastici 3…Nonostante i tanti titoli presentati durante la manife-
stazione, secondo noi l’E3 2015 sarà senza dubbio ri-
cordato per l’annuncio “anticipato” di Fallout 4. C’era
la giusta dose di attesa e il trailer circolato nei giorni
precedenti all’inizio della fiera ha fatto risvegliare mol-
te anime di gamer ormai stufi degli sparatutto degli
ultimi anni. All’E3 è stata mostrata un’interessantissi-
ma demo e nonostante alcuni commenti scettici sulle
qualità “tecniche” in mostra, la stragrande maggio-
ranza dei potenziali giocatori è rimasta decisamente
soddisfatta. Il secondo posto, ma se l’avessimo messo
al primo nessuno avrebbe protestato, non possiamo
non dedicarlo a The Last Guardian; sono anni che se
ne parla e che si vede qualche “immagine” ma final-
mente il seguito dei fantastici Ico e Shadow of The
Colossus sembra essere pronto alla sua uscita de-
finitiva. Ci sarà da attendere fino al 2016 ma, per la
prima volta, tutto è stato confermato. Terzo gradino
del podio va, sulla fiducia, al nuovo IP di Keiji Inafune.
Il trailer (che potete vedere in alto) lascia di stucco e
sono in molti a vedere ReCore come uno dei titoli di
punta di Xbox One per il 2016.
…e gli altri da non dimenticareOvviamente non è possibile “riassumere” tutto l’E3
2015 in qualche piccola classifica che lascia il tempo
che trova. A Los Angeles si è visto molto altro (non
dimentichiamo Shenmue 3) e sono stati anticipati
titoli dai nomi altisonanti che non faranno fatica a ri-
scuotere un enorme successo al momento della loro
uscita sui mercati.
Impossibile non citare videogiochi Gears of War 4
o Mass Effect: Andromeda che arriveranno sempre
a 2016 inoltrato, oppure titoli come Just Cause 3 -
sempre più l’anti Grand Theft Auto, e arriva il 1 di-
cembre - o Dark Souls III. È stato poi molto piacevole
vedere qualche immagine del prossimo e nuovissi-
mo DOOM (gli sparatutto sono molto cambiati negli
ultimi anni, chissà come sarà!), come assistere all’an-
nuncio di Dishonored 2, seguito del tanto apprez-
zato gioco adventure-stealth in salsa cyber-punk e
in prima persona uscito a fine 2012. Degne di nota
un’altro paio di menzioni. La prima la riserviamo al
free roaming Mirror’s Edge: Catalyst che arriverà il
23 febbraio 2016 mentre la seconda spetta a Tom
Clancy’s Ghost Recon Wildlands, sparatutto il quale
sembra avere tutte le carte in regola per farsi strada
nel settore
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Skype per web disponibile anche in ItaliaDopo due settimane di test nel mondo anglosassone Skype per web è disponibile anche in Italia Significa poter chattare (anche in video) con i propri amici senza installare nessuna app di Emanuele VILLA
Dopo un breve periodo di pro-va esclusivo per Stati Uniti e UK, Skype per web si espande a macchia d’olio e arriva anche in Italia. Da ora in poi possiamo dunque chattare con i nostri contatti Skype senza necessi-tà di installare nessuna app sul PC, ma semplicemente tramite il browser. Basta recarsi all’indi-rizzo web.skype.com per iniziare con la sessione di chat, mentre per le chiamate vocali e le video-chiamate è necessario installare un plugin al primo utilizzo. Da oggi, tra l’altro, Skype per Web supporta la messaggistica istantanea anche su dispositivi Chromebook e Linux.Tra gli elementi più significativi una nuova ricerca che unisce le due liste di contatti e conver-sazioni recenti, introducendo una visualizzazione rapida per la massima comodità possibile. Inoltre, sono state aggiunte le notifiche su Skype per Web (ma l’opzione va abilitata), di modo tale che si possa essere aggior-nati sulle interazioni skype an-che mentre si fa altro o si naviga in altre schede.
di Emanuele VILLA
Surface 3 Pro torna ad essere com-
petitivo: Microsoft ha infatti deciso
di combattere il rialzo dovuto al
dollaro con una campagna di sconti che
durerà per un periodo limitato, forse
solo un giorno o due. Gli sconti vanno
da 50 euro a 150 euro e si applicano a
tutta la gamma, ma nonostante questo
Microsoft è riuscita ad annullare la cre-
scita dei prezzi solo sul modello di base,
mentre per quelli dotati di processore
Core i5 o Core i7 il listino, seppur scon-
tato, resta comunque più alto di quello
dello scorso anno. Il prezzo di lancio
di Surface Pro 3 con core i3 e 4 GB di
RAM infatti era di 819 euro, aumentato a
869 euro lo scorso 18 maggio in seguito
agli aumenti che hanno colpito tutta la
gamma. Ora, con i 50 euro promossi da
Microsoft, si torna a 819 euro. Ma è solo
un caso: il modello Core i5 con 8 GB di
RAM, che costava al lancio 1319 euro,
nonostante i 100 euro di sconto che lo
portano da 1479 euro a 1379 euro risul-
ta più caro e la stessa cosa vale per il
Surface Pro 3 Core i7, che a 2039 euro
costa di più dei 1969 euro della fase di
lancio. Chi vuole acquistare un Surface
Pro 3, eccellente prodotto (qui la nostra
prova), farebbe meglio guardarsi un
po’ in giro: nonostante la promozione
Microsoft: negozi online e catene di
vendita che hanno ancora a magazzino
pezzi ordinati prima del rincaro di mag-
gio offrono prezzi ben più competitivi:
Euronics ad esempio vende il modello
di base a 699 euro, un prezzo che lo
rende addirittura più interessante dello
stesso Surface 3.
PC Microsoft ha avviato un campagna di sconti sul Microsoft Store dedicata a Surface Pro 3
Surface Pro 3 scontato per combattere il super dollaroPrezzo vicino al lancio, dopo che il dollaro lo aveva portato a un prezzo poco competitivo
di Roberto PEZZALI
P iù i software diventano comples-
si, più è facile che a qualcuno
sfugga qualcosa o che si tro-
vano comunque modi di accedere ai
dati. Questo vale per tutti, anche per
chi si chiama Apple: XiaoFeng Wang,
professore di scienze informatiche
dell’Università dell’Indiana, con il
suo team di ricercatori e studenti ha
scoperto come è possibile rubare in
poco tempo le password contenuti nel
“keychain” e nelle applicazioni Apple
installate. Un programma ben scritto
infatti potrebbe cancellare le vecchie
password, aspettare che l’utente la
immetta di nuovo e a quel punto ru-
barla inviandola via mail. I ricercatori
hanno scoperto anche una debolezza
nel mondo in cui Apple gestisce i suoi
programmi tramite un ID unico: è facile
inserire una applicazione in un gruppo
di programmi “fidati” e usarla come
cavallo di troia. Per capire quanto la
falla è grave i ricercatori hanno dato
qualche numero: l’89% delle 1612 ap-
plicazioni top sull’App Store sono vul-
nerabili. Non solo: dopo aver avvertito
Apple del problema XiaoFeng Wang è
riuscito pure a far approvare da Apple,
che l’ha caricata sullo store, una ap-
plicazione di barzellette denominata
“Joke Everyday” in grado proprio di
rubare le password dagli account di
chi l’ha installata. Apple è stata avvisa-
ta del problema a ottobre, ma ad oggi
ancora nessuna soluzione: secondo
qualcuno Apple sta modificando tutto
il sistema per risolvere il problema, ma
è una cosa che richiede molto tempo.
Non avrà preso sicuramente bene
l’uscita del dr XiaoFeng Wang: ora la
falla è pubblica ed è stato rilasciato
ufficialmente il documento dettaglia-to, ed è difficile capire se è un bene
o un male.
PC Un ricercatore ha trovato il modo di accedere alle password contenute in keychain o nelle app
C’è una falla nel Mac: password in pericoloApple era stata avvisata già da ottobre, ma non ha fatto nulla. Ora il problema è pubblico
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torna al sommario 20
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Massimiliano ZOCCHI
S itecom lancia il nuovo modem
router WML-7600, che al prezzo
di listino di 159,99 euro promet-
te prestazioni quando servono di più:
gaming online, streaming video HD e
trasferimenti di file di grandi dimensioni.
Per questo supporta lo standard AC con
velocità wireless fino a 1.300 Mbps con
dual band simultaneo su frequenze 5
Ghz e 2.4 Ghz, ed è dotato di 5 antenne
nascoste.
Per ottenere la massima versatilità pos-
sibile troviamo anche due porte USB,
un server DLNA integrato e il server
AirPrint per accesso diretto tramite di-
spositivi iOS o Mac. Può svolgere anche
funzione di solo router tramite la porta
WAN dedicata, oltre alle 4 classiche por-
te Gigabit Ethernet, e offre accesso alla
rete guest e a client VPN.Tramite l’app
dedicata MyWiFi può essere facilmente
installato e configurato, e farvi connette-
re alla vostra rete ADSL e ADSL2+. Ma
non solo: in un’ottica di sviluppo futuro
e di servizi sempre più “on demand”, il
dispositivo supporta anche il protocollo
Very-high-rate Digital Subscriber Line
2, abbreviato VDSL2. Questo sistema,
utilizzato dalla diffusa tecnologia Fiber
to the Cabinet, garantisce velocità mol-
to elevate di trasferimento dati anche
col normale doppino di rame permet-
tendo di arrivare alla velocità massima
di download di 200 Mbps. Le due por-
te USB supportano hard disk esterni,
stampanti o webcam. Nel caso poi sui
dischi rigidi siano contenuti file multime-
diali, il server DLNA li potrà trasmettere
a dispositivi compatibili. E se tutto que-
sto non bastasse Sitecom offre anche 6
mesi di prova gratuita di Sitecom Cloud
Security, e registrando il prodotto entro
3 settimane dall’acquisto, anche la ga-
ranzia estesa di 10 anni.
PC Velocità, copertura e funzionalità. Ecco i punti di forza del modem router Wi-Fi di Sitecom
Sitecom WML-7600 è il router pronto per la fibraSupporta le linee VDSL2 fino a 200 Mbps, l’ideale per gaming e streaming on demand
Project Quantum Il mini-pc AMD per giocare in 4K a 60 fpsAMD ha realizzato un prototipo di gaming PC capace di prestazioni eccezionali In un piccolo cubo trovano spazio due GPU Radeon R9 Fury X e un sistema innovativo di raffreddamento aria-liquido di Roberto PEZZALI
AMD ha sviluppato un piccolo computer da gioco che potrebbe davvero rendere obsolete le attua-li console e gran parte delle Steam Machine presentate: Project Quan-tum è per ora solo un progetto ma non è escluso che a breve possa diventare realtà, magari con l’aiuto di qualche partner. Il cuore di que-sto piccolo pc è costituito da una coppia di GPU Radeon R9 Fury X, l’ultima nata in casa AMD, e le pre-messe sono interessanti: 4K a 60 fps, Direct X 12, Open GL 4.5, Man-tle, realtà virtuale e rendering ad altissima velocità sono solo alcune delle cose che questa macchina può fare. Per ovviare al problema del calore generato, AMD ha inse-rito un sistema di raffreddamento a liquido con i componenti nella par-te bassa e la ventola dotata di “ra-diatore” nella parte alta, una confi-gurazione di raffreddamento usata dagli overclockers e qui riproposta su un piccolo cubo da gioco. AMD ha mostrato questa soluzione al-l’E3 con un processore Intel: non è uno scherzo, ma la dimostrazione che questa piattaforma può essere flessibile e ospitare motherboard in formato mini ITX insieme a processori di ogni tipo e marca. Il costo? Solo la scheda costa più di 600 euro.
di Emanuele VILLA
L’idea non è male: molte persone
hanno bisogno, per lavoro o dilet-
to, di un secondo o terzo PC da
mettere in casa o da portare sempre
con sè ma non vogliono affrontare la
spesa di un computer tradizionale o, più
semplicemente, non hanno intenzione
di sopportarne gli ingombri. In questi
casi vengono in soccorso i PC “stick”,
dei computer fatti e finiti ma con le sem-
bianze di piccole penne USB da colle-
gare al monitor/TV tramite HDMI. Cer-
tamente non stiamo parlando di mostri
di potenza, ma di dispositivi perfetti per
chi cerca la massima comodità e vuole
ottimizzare il rapporto prezzo/presta-
zioni.
Lenovo ha annunciato il lancio, previsto
per il prossimo autunno, del suo primo
PC Stick, il modello Ideacentre Stick
300, un modello completamente plug
and play pensato per essere un hub
multimedia-
le in gra-
do di fare
s t r e a m i n g
di un film,
v ideochat-
tare con gli
amici o mo-
dificare un
documento
di lavoro in
tempo reale.
Il prezzo europeo non è ancora stato
fissato: negli USA costerà 129 dollari e
possiamo supporre una conversione 1:1
per il vecchio continente. A livello tecni-
co, ideacentre Stick 300 misura 15 mm
di spessore, monta un Processore Intel
Atom Z3735F, 2GB di memoria e 32GB
di storage, mentre come sistema opera-
tivo troviamo Windows 8.1 aggiornabile
a Windows 10 dopo la sua uscita il 29
luglio. A livello di connettività troviamo
la classica USB ma anche microSD e il
PC Anche Lenovo ha deciso di entrare nel mercato dei mini PC tascabili, grandi come una USB
Il mini PC Lenovo pensato per lo streamingIl nuovo nato si chiama Ideacentre Stick 300, è un pc in tutto e per tutto e arriverà in autunno
pieno supporto Wi-Fi e Bluetooth: que-
st’ultimo tra l’altro è fondamentale per
la connessione di dispositivi di input
wireless come mouse e tastiere.
torna al sommario 21
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Massimiliano ZOCCHI
H P continua a credere nel settore
dei convertibili e annuncia la di-
sponibilità (a partire da agosto)
della nuova generazione di Pavilion x2.
Prima di tutto un tablet, ma in grado di
offrire un’esperienza notebook com-
pleta grazie alla tastiera ad aggancio
rapido tramite un’innovativa cerniera
magnetica.
Per un prezzo consigliato di 299 euro,
Pavilion x2 offre un display IPS da 10”,
un processore Intel Atom e 32 GB di
storage espandibile con Micro SD.
Disponibile in tre colorazioni, rosso,
bianco e argento, il tablet pesa solo
590 grammi e con la tastiera arriva a
1.120 grammi. La ricarica è affidata a
una presa USB di Tipo C oltre ad un’al-
tra porta USB 2.0 standard. Schermi
esterni o TV possono essere collegati
tramite la porta micro HDMI. La batte-
ria garantisce autonomia fino a 12 ore.
Completano la dotazione l’audio con
tecnologia Bang & Olufsen, webcam
TrueVision HD, e non manca l’abbo-
namento a Office 365 Personal per
un anno. La serie di notebook ENVY
è ovviamente pensata per chi punta
sulla produttività, arrivando anche a
sostituire un PC desktop con la ver-
sione da 17”.
Sempre a partire dal mese di ago-
sto, per 1.299 euro sarà disponibile
anche questo grande formato (17.3”
per la precisione) con a bordo la quinta
generazione di processori Intel Core i7
e grafica dedicata Nvidia GeForce 940
M o GTX 950M. Display Full HD IPS, e
tutta le porte necessarie con quattro
USB 3.0, HDMI, RJ45, e anche un’unità
ottica DVD.
La versione da 15.6” invece avrà un co-
sto di 1.199 euro, possibilità di scelta tra
Intel Core i7 e i5, e sempre grafica NVI-
DIA o in alternativa AMD Radeon R6, e
schermo Full HD IPS. Entrambe le ver-
sioni avranno tastiera retroilluminata e
diverse configurazioni di storage, con
scelta tra dischi ibridi e SSD, fino a 2
TB, e RAM da 8 o 16 GB.
PC HP annuncia la nuova generazione di Pavilion x2 e i nuovi notebook della gamma ENVY
Da HP i “due in uno” efficienti ed elegantiConvertibile e notebook per produttività ed eleganza ai massimi livelli, in arrivo da agosto
Apple al lavoro su un iMac 4K da 21 polliciLa beta di sviluppo di OS X El Capitan offre interessanti indizi sulle prossime mosse di Apple Parrebbe in lavorazione un iMac con display 4K ma si parla anche di un controller Bluetooth di Emanuele VILLA
Come spesso accade, le versioni beta dei software più importanti offrono indizi importanti sui pro-getti dell’azienda che li produce. E quando si parla di Apple, gli svi-luppatori sono sempre attentissi-mi a “sminuzzare” il codice con cura alla ricerca di quale scoop di grande rilievo. Nella fattispecie, i developers hanno esaminato a fondo l’ultima beta di OS X El Capitan facendo qualche sco-perta di sicuro non rivoluziona-ria ma comunque meritevole di menzione. Esaminando il codice, parrebbe che Apple sia al lavoro su una nuova versione del pro-prio PC desktop, l’iMac, con un display dalla risoluzione 4K: nien-te di rivoluzionario, considerando che Apple ha addirittura un 5K in gamma, ma se si trattasse (come da previsione) del modello da 21,5’’, potrebbe essere il PC che tanti stanno aspettando. Nelle righe del codice si parla anche di altro: un nuovo proces-sore grafico Intel Broadwell Iris, quattro nuovi AMD Radeon e un controller Bluetooth con trackpad multi-touch e capacità di connes-sione via infrarossi. L’ipotesi più probabile, ventilata da 9to5Mac, è che si tratti del telecomando della prossima Apple TV, che a questo punto vedremo dopo l’estate.
di Paolo CENTOFANTI
ARCHOS PC Stick è solo l’ultimo
in ordine di tempo di una serie
di computer che sta cominciando
a diventare particolarmente di moda:
piccoli PC poco più grandi di una chia-
vetta USB che integrano tutto quello
che occorre per funzionare e che si
collegano direttamente a un monitor o
a un TV via porta HDMI.
La proposta del produttore francese è
anch’essa naturalmente basata sulla
piattaforma Intel Atom e in particolare
sul processore quad core Z3735F, con
2 GB di RAM e 32 GB di memoria sto-
rage, espandibili via scheda microSD.
Se queste caratteristiche vi sembrano
familiari è perché sono praticamente
identiche a quelle del prodotto analo-
PC Avrà un prezzo di 119,99 euro e sarà disponibile dopo l’estate con Windows 10 pre-installato
ARCHOS PC Stick, il computer da taschinoIl piccolo computer si collega direttamente al TV o al monitor e si può portare ovunque
go annunciato sempre questa settima-
na da Lenovo.
L’ARCHOS PC Stick è dotato di una
porta micro USB, ma per il collega-
mento delle periferiche principali, vale
a dire mouse e tastiera, integra Blue-
tooth e ricevitore RF, oltre naturalmen-
te al WiFi.
Il piccolo PC di Archos sarà disponibile
dopo l’estate a un prezzo di listino di
119,99 euro con già Windows 10 pre-
installato.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto PEZZALI
P istoia, grazie a Telecom Italia, è di-
ventata una delle zone più all’avan-
guardia d’Italia dal punto di vista
della connettività. Con un investimento di
circa 3,5 milioni di euro sono state colle-
gate con la fibra ottica più di 20 mila unità
immobiliari raggiungendo una copertura
pari ad oltre il 60% della popolazione, che
diventerà il 70% entro l’anno. Connettività
di qualità, non semplice ADSL: i cittadini
possono infatti richiedere servizi in fibra
ottica fino a 50 Megabit grazie alla posa
di circa 45 km di cavi in fibra ottica (di cui
solo 12,3 con scavo e prevalentemente
di tipo innovativo a basso impatto per la
popolazione). Secondo Telecom Italia “in
questi giorni sono in via di attivazione le
numerazioni attestate sulle centrali di Pi-
stoia Centro e di Capostrada che servo-
no, tra le altre, le zone del centro storico,
di Pistoia nord, dello stadio, di Belvedere,
del viale Adua e appunto di tutta Capo-
strada. Entro il prossimo settembre saran-
no via via attivate le centrali di Sant’Ago-
stino e delle Fornaci, che servono la zona
industriale di Sant’Agostino, le frazioni di
Chiazzano, Badia a Piacciana
e Nespolo, le zone delle Sei
Arcole e di San Marco e l’area
Pallavicini. È poi prevista l’at-
tivazione a inizio 2016 della
centrale di Bonelle, che serve
anche le frazioni limitrofe come
Masiano e Ponte Stella”. “Il Co-
mune di Pistoia - ha sottolinea-
to il Sindaco Samuele Bertinelli
- sta investendo sulla innovazione tecno-
logica ed in particolare sulla digitalizza-
zione delle procedure e dei servizi: già da
tempo l’Amministrazione ha approvato un
piano di informatizzazione per la gestione
on-line dei principali procedimenti ammi-
nistrativi, con l’obiettivo di semplificare e
rendere più trasparenti le procedure, per-
mettendo ai cittadini e alle imprese di col-
loquiare con l’Ente direttamente da casa.
Il bando regionale, vinto da Telecom Italia,
permetterà di portare entro l’anno, la fibra
ottica e la connessione fino a 20 Mbps in
oltre quaranta importanti frazioni impor-
tanti del nostro territorio”. Pistoia è quindi
un paradiso italiano, anche se alla base
di tutto c’è la tecnologia FTTCab (Fiber to
the Cabinet): la fibra arriva in strada, non
ancora nelle case. In futuro sarà comun-
que possibile aumentare le prestazioni
dei collegamenti con velocità fino a 100
Megabit al secondo. Pistoia è leader an-
che nel campo della connettività wireless:
è stato attivato il nuovo servizio 4G Plus
di TIM, tecnologia LTE Advanced per rag-
giungere velocità di trasmissione a circa
il doppio di quelle attualmente disponibili.
Questa tecnologia è attiva, tuttavia solo
in alcune zone, per le altre c’è la classica
copertura 4G. Possiamo dire che velocità
simili sono raggiunte anche in altre città
d’Italia, ma la differenza come sempre la
fa la copertura: su 90000 abitanti il 70%
sarà raggiunto dai 50 Mbps.
SOCIAL MEDIA E WEB Telecom Italia ha trasformato Pistoia in un modello per la connettività
Pistoia città modello: fibra ottica a 50 Mbps e LTE Plus70% di copertura con la connessione in fibra e LTE Advanced. Investimento: 3,5 milioni di euro
di Massimiliano ZOCCHI
D opo il successo in alcuni Paesi
come Germania e Francia, Kickstar-
ter apre ad altri Stati del vecchio
continente, Italia compresa. I creatori e
inventori italiani potranno dunque presen-
tare i propri progetti scegliendo se pub-
blicarli in italiano, in inglese o entrambi,
raccogliendo fondi direttamente in euro.
Fino ad ora le cose erano un poco più
complicate; bisognava infatti inventarsi un
appoggio all’estero per tentare la fortuna
col crowdfunding più famoso al mon-
do. Da ora quindi le cose saranno molto
più semplici e sicuramente la quantità di
progetti made in Italy aumenterà sensibil-
mente. Lo stesso CEO Yancey Strickler nel
comunicato ufficiale ha parole lusinghiere
nei confronti del nostro Paese. L’Italia è il
tredicesimo Paese in cui Kickstarter viene
lanciato, dopo Stati Uniti, Canada, Regno
Unito, Germania, Francia, Spagna, Olan-
da, Danimarca, Norvegia, Svezia, Irlanda,
Australia e Nuova
Zelanda. Insieme
all’Italia partiran-
no anche Austria,
Belgio, Lussem-
burgo e Svizze-
ra. Basta essere
m a g g i o r e n n i ,
avere residenza
permanente in Italia e un conto corrente
italiano, oltre a regolari documenti. Non
ci sarà una versione italiana del sito, ma
le campagne del belpaese faranno parte
della community mondiale, e i pagamenti
saranno direttamente in euro, mentre gli
utenti Americani visualizzeranno una con-
versione al volo in dollari.
SOCIAL MEDIA E WEB Kickstarter aggiunge il supporto ufficiale ad altri Paesi, Italia inclusa
Kickstarter arriva finalmente in ItaliaBastano la residenza, la maggiore età e un conto corrente italiano. Pagamenti in euro
“L’Italia ha già contribuito moltissimo alla cultura mondiale, dalla moda al cibo, dall’arte al cinema,
dalla musica alla letteratura, le idee innovative italiane sono sempre state apprezzate in tutto il mondo. Ora,
Kickstarter aiuterà i creativi italiani a realizzare le idee innovative attraverso il sistema della collaborazione e con il supporto di una community mondiale enorme”
Con Gmail dopo 6 anni di attesa si può(finalmente) annullare l’invio Novità nella versione web del servizio di posta di Google Si potrà richiamare una mail prima che venga consegnata al destinatario Una funzione attiva dal 2009 ma sempre in “beta” di Roberto PEZZALI
Quante volte, dopo aver inviato una mail, ci si accorge di aver sbagliato oppure si vorrebbe, magari per un ripensamento, in-terrompere la consegna? Gmail, il popolare client mail di Goo-gle, porta finalmente questa funzionalità a tutti gli account. In realtà non è una grande no-vità: gli “smanettoni” da anni usano questa funzione attiva fin dal marzo del 2009 nella sezione “Labs”, ma finalmente dopo 6 anni di onorato servi-zio questa feature esce dalla modalità beta e viene integrata tutti gli account. Chi non ha mai attivato questo servizio potrà farlo dal pannello impostazioni: si può scegliere per quanti se-condi sarà possibile annullare l’invio da un minimo di 5 ad un massimo di 30.Scaduto il tem-po la mail verrà consegnata, altrimenti la ritroveremo tra le bozze. La funzione, ripetiamo, è attiva solo sul client web: per gli smartphone si deve attendere, se mai verrà rilasciato, un ag-giornamento.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
Le nuove Everio Full HD a 5 metri di profonditàGiusto in tempo per andare al mare JVC annuncia due nuovi modelli di videocamere Everio della gamma Quad Proof con capacità di resistenza migliorate Resistono fino a 5 metri di profondità e a 10 gradi di temperatura sotto zero di Paolo CENTOFANTI
JVC espande la sua gamma di vi-deocamere Quad Proof con due nuovi modelli che migliorano le caratteristiche di resistenza, at-tualmente annunciate per il mer-cato americano. Le quattro pro-tezioni a cui si riferisce il brand sono quelle all’acqua, con possi-bilità di funzionare sino a 5 metri di profondità, alle cadute da fino un metro e mezzo di altezza, alla polvere e alle basse temperature, fino a 10 gradi sotto zero. Le due nuove Everio sono la GZ-R450 e la GZ-R320 che essenzialmente differiscono per l’integrazione nella prima di 32 GB di memoria storage per le registrazioni e del faretto LED. Entrambi i modelli riprendono in formato AVCHD, con la GZ-R450 che offre anche la modalità 1080p a 28 Mbit/s e, come le versioni dello scorso anno, le videocamere montano un sensore CMOS BSI da 2,5 Megapixel e ottica Konica Mi-nolta con zoom 40x. Migliorata anche l’autonomia della batteria che, stando a quanto dichiarato da JVC, arriva ora fino a 5 ore di riprese. A marzo, JVC aveva an-nunciato per l’Italia il modello GZ-RX510, di pari caratteristiche ma con memoria da 8 GB, oltre alla GZ-R310, praticamente identica alla GZ-R320.
di Roberto PEZZALI
I l mondo della fotografia è particolare:
esistono tantissime macchine per fare
la stessa cosa e pochissime macchine
per scopi particolari, come ad esempio
scattare con uno zoom super ottenendo
uno scatto di qualità. Canon da anni pro-
duce la serie G, dedicata ai professionisti
dell’immagine che vogliono un corpo
macchina più compatto capace di scatti
di ottima qualità, da usare anche come
secondo corpo. Al vertice dalle serie G
c’è la G1 X Mark II, compatta con una
resa eccellente (qui la prova) che nelle
mani giuste davvero non fa rimpiangere
un corpo più grande. La famiglia G, che
aveva già accolto al Photokina la G7 X,
deve far spazio alla nuova G3 X, il vertice
mancante di un triangolo magico dedica-
to a chi necessita, per tipologia di foto, di
uno zoom ad elevata escursione. Se la
G1 X è perfetta per ritratti, close up e foto
panoramiche, la G3 X è più adatta allo
scatto sportivo e alla caccia fotografica,
con uno zoom ottico stabilizzato a 5 assi
da 25x, equivalente ad un 24 – 600 mm.
L’obiettivo, con diaframma f/2,8-5,6 a 9
lamelle, è accoppiato ad un sensore da
1” / 20 Mpixel, che rispetto ai minuscoli
sensori solitamente messi nelle bridge
super zoom può essere considerato
davvero “grosso”. Canon assicura un
notevole contenimento del rumore di
scatto, una sensibilità che arriva a 12800
ISO, una velocità di raffica di 6 fps grazie
al processore Digic 6 e anche una imper-
meabilizzazione del corpo che consente
anche qualche scatto più avventuroso.
Non mancano ovviamente caratteristi-
che come il wi-fi a bordo, la registrazione
1080p a 60 fps e tutti i controlli manuali
con scatto RAW, ma su una macchina
di questa classe era comunque lecito
aspettarsi questo trattamento. Quan-
do si parla di Canon come sempre il
prezzo rappresenta un elemento mol-
to discusso: la G3 X costerà 992 euro,
molto di più di quanto costa oggi una
reflex di fascia media. Il prezzo è alto,
è vero, ma sul mercato non c’è nulla
di simile: la FZ1000 di Panasonic si
ferma a 16x (sempre con sensore da 1”)
e le altre bridge con zoom elevato han-
no un sensore decisamente più piccolo.
Ottenere un 600 mm, anche con una re-
flex, non è certo cosa banale: serve un
tubo moltiplicatore e comunque cala la
luminosità: la G3 X, per certi aspetti, è
davvero unica.
FOTOGRAFIA DXO One è un modulo fotografico con sensore e processore dedicato per l’iPhone
DxO One promette la qualità reflex con un iPhone Si aggancia all’iPhone e garantisce risultati professionali, ma costa quanto una reflex
FOTOGRAFIA Canon lancia la compatta che si unisce alla famiglia “Powershot G”, la G3X
Powershot G3X, sensore grande e zoom superSensore da 1” e zoom ottico 25x per una camera flessibile e versatile, ma servono 1000 euro
di Roberto PEZZALI
Se avete la passione per la foto-
grafia, un iPhone e 649 euro che
avanzano (le prime due probabi-
li, l’ultima un po’ meno) il nuovo DxO
One potrebbe fare al caso vostro. DxO,
azienda leader nel campo dell’imma-
gine, ha infatti presentato questo par-
ticolare accessorio che, collegato ad
un iPhone tramite connettore Lighting,
permette di trasfor-
mare lo smartphone
in una vera fotoca-
mera professionale.
L’iPhone diventa in
pratica uno scher-
mo, con sensore e
processore separati
in un piccolo modu-
lo tascabile.
Il sensore è da 1”,
20 megapixel con
un obiettivo fisso f/1.8, e il blocco otti-
co è dotato di un pratico coperchietto
che spegne e accende la fotocamera
coprendo la lente. L’applicazione a cor-
redo permette lo scatto in tutte le mo-
dalità manuali,
ma gran parte del lavoro viene fatto
dal processore interno che applica un
ormai rodato algoritmo di sviluppo raw.
La qualità dalle foto mostrate da DxO
sembra buona, ma il prezzo è comun-
que decisamente elevato. Senza conta-
re che il prodotto è compatibile esclusi-
vamente con gli iPhone: a questo punto
gli obiettivi esterni Sony risultano più
versatili, funzionano anche con Android
e soprattutto hanno lo zoom.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Michele LEPORI
Che gli OLED siano la nuova fron-
tiera dei TV non è la notizia del
giorno, ma il fatto che oggi non
rappresentino (ancora) lo standard in
fatto di qualità di immagine non significa
che le ricerche per migliorarne ulterior-
mente le prestazioni non procedano a
ritmo sostenuto: un team di ricercatori
e scienziati della Columbia Enginee-
ring, della Seoul National University e
del KRISS (Korean Research Institute
of Standards and Science, infatti, esce
oggi con uno studio in grado di dimo-
strare come il grafene, una forma sottile
e perfettamente cristallizzata di carbo-
nio, sia in grado di emettere una fonte
luminosa poco più grande di un atomo.
Come si è giunti a questo risultato? At-
taccando piccole porzioni di grafene ad
elettrodi metallici lasciando un substra-
to fra un segmento ed il sovrastante, per
poi liberare un flusso di corrente volto a
riscaldare il tutto. In poche parole, per
citare il professore di ingegneria mecca-
nica della Columbia Wang Fon-Jen coin-
volto nel progetto, “… abbiamo creato la
lampadina più piccola del mondo”.
Le possibilità di questo progetto sono
infinite: al momento il team di sviluppo
sta pensando di usare questa tecnolo-
gia per sviluppare un sistema di scam-
bio dati basato su impulsi luminosi, ma
la microlampadina potrebbe trovare
utilizzo anche altrove. Ad esempio nei
TV, dove una singola lampada diventa
un efficiente e singolo pixel e o diret-
tamente in casa, dove si potranno fare
pannelli luminosi adesivi da incollare
alle pareti per illuminare una stanza.
SCIENZA E FUTURO Un progetto porta alla scoperta di un nuovo tipo di illuminazione al grafene
Miracolo grafene: ecco la lampadina più piccola al mondoLe possibilità di questo progetto sono infinite, in particolare fanno sognare quelle in ambito TV
di Roberto PEZZALI
F acebook è stata battuta sul tempo:
l’obiettivo di portare internet al mag-
gior numero di persone nel mondo
e nelle zone dove la normale connettivi-
tà tramite dorsali non arriva sarà portato
a termine da OneWeb, la startup fondata
da Richard Branson, patron della Virgin,
e Qualcomm.
Il piano di Facebook era stato bloccato
dai costi decisamente elevati del pro-
getto, tuttavia OneWeb è riuscita a crea-
re con l’aiuto di Qualcomm un satellite
molto più piccolo e più economico. La
commessa per la produzione è andata
ad Airbus, che produrrà ben 900
satellite per Internet, 700 dei quali
saranno lanciati in orbita entro il
2018 mentre gli altri 200 resteranno
a terra come backup per rimpiazza-
re eventuali guasti o fuori orbita. Il
numero è davvero impressionante:
ad oggi in orbita non esiste costel-
lazione di satelliti che può raggiun-
gere questo numero e nemmeno gli
si avvicina: satelliti per rilevamenti
geografici, GPS e altre reti di satelliti per
uso non militare raggiungono al massi-
mo le 70 unità.
Ognuno dei satelliti pesa circa 150 Kg e
il costo complessivo del progetto sarà di
circa 2 miliardi di dollari. I primi 10 satelli-
ti, che serviranno da base per la creazio-
ne degli altri, saranno costruiti nel quar-
tier generale Airbus di Tolosa mentre per
tutti gli altri ci si sposterà in una location
americana, in previsione del lancio. Nel
2020 tutti avranno internet: una grande
conquista per l’umanità.
SCIENZA E FUTURO Airbus porterà in orbita nel 2018 la più grande costellazione di satelliti mai esistita
Una costellazione di satelliti porterà la rete ovunque700 piccoli trasmettitori saranno usati per portare la connettività Internet in tutto il mondo
Lo skate di Ritorno al Futuro diventa un concept LexusUn teaser di pochi secondi, la promessa di aggiornamenti settimanali e un sogno che ci accompagna fin da bambini: Lexus gioca coi sentimenti (e col fuoco), ma il nuovo progetto dell’azienda giapponese sembrerebbe essere più realtà che finzione di Michele LEPORI
Punto primo: siamo nel 2015, l’an-no in cui arriva Marty in “Ritorno al Futuro 2”. Punto secondo: il primo di aprile è ampiamente passato. Punto terzo: i giapponesi non sono soliti fare scherzi. Normalmente due indizi fanno una prova, qui sono tre ed è quindi più che lecito lasciarsi andare all’euforia: l’ultimo video-teaser di Lexus ci fa sogna-re e mostra un bellissimo, elegan-tissimo e funzionante hoverboard in metallo e legno di bambù che è troppo reale per non immaginar-sici sopra per le vie del centro in jeans, camicia e occhiali da sole. Passata l’euforia iniziale, va ricor-dato come un hoverboard funzio-nante, Hendo, sia già stato mostra-to al mondo e che oltre ai 10.000 dollari di assegno per portarselo a casa servivano anche degli spe-ciali supporti metallici per poterci salire e guidarlo senza rischi di incidenti. Basterà questa consi-derazione a riportarci sui binari della razionalità? Probabilmente no, perché il video ha una musica accattivante e perché la promessa di come “Non c’è niente di impos-sibile. È solo questione di capire come si fa” hanno già proiettato il gioiellino Lexus in cima alle nostre preferenze. La casa di Nagoya giu-ra aggiornamenti settimanali e noi non vediamo l’ora di vederli, anche perché abbiamo bisogno di capire quanto risparmiare per parcheg-giare l’hoverboard in garage…
Bright visible light emission
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
AUTOMOTIVE Un dispositivo da manubrio per evitare cadute
Con Byxee la bici diventa smart Un’ottima idea di un team italiano
di Massimiliano ZOCCHI
L a passione italiana per il ciclismo e la bicicletta in genere è nota in tutto il mon-
do, non stupisce quindi che proprio un team italiano abbia creato un oggetto
dedicato al mondo dei pedali. Byxee è un dispositivo da manubrio che ci ac-
compagnerà nelle uscite in bicicletta per aiutare ad evitare i problemi più comuni
sulle due ruote. Byxee incorpora una videocamera e un processore che tramite un
algoritmo appositamente studiato è in grado di riconoscere sconnessioni della stra-
da, buche, ostacoli, o anche avvenimenti improvvisi come un pedone che attraversa
distratto, un animale o qualsiasi cosa possa trovarsi davanti a noi e farci cadere.
Con 7 regolazioni di sensibilità e 4 ampiezze di campo d’azione si adatta ad ogni
rider e ogni stile di pedalata. Nel caso Byxee rilevi un potenziale pericolo avviserà
tramite un segnale acustico calcolando i tempi dell’allerta in base anche alla velocità.
L’avviso acustico inoltre indicherà anche la pericolosità dell’ostacolo, da 1 a 3 beep.
La batteria può essere ricaricata tramite il classico cavo USB e assicura fino a 30
ore di funzionamento. Pare che l’idea sia venuta al padre del progetto proprio dopo
essersi fatto male in bici durante un’escursione a causa di una buca. Così nel 2013 è
nato lo studio preliminare che dopo
le varie fasi è ora approdato al
crowfunding su Indiegogo. Per 139
dollari si può prenotare Byxee a
prezzo promozionale (prezzo che
poi salirà a 249 dollari). La goal line
del progetto è prevista a 135.000
dollari e dopo due giorni è già a
quasi 10.000.
La bici elettrica Ford che evita le bucheFord ha mostrato un nuovo concept di e-bike Oltre alla pedalata assistita, la si gestisce via smartwatch e avvisa l’utente di eventuali buche stradali di Emanuele VILLAI primi esperimenti di casa Ford nel segmento delle e-Bike li abbiamo visti al CES di Las Vegas. Ora tra-mite un Tweet l’azienda americana svela al mondo un nuovo concept chiamato MoDe:Flex, una biciclet-ta dal look futurista e stracolma di tecnologia. Nonostante le informa-zioni disponibili non siano molte, siamo certi della natura elettrica del modello (per la pedalata assi-stita) e della disponibilità di un’app, la cui caratteristica più interessante sarebbe quella di avvertire l’uten-te, tramite vibrazioni del manubrio, di buche stradali in avvicinamento. Come ciò sia possibile, però, è ancora avvolto dal mistero... L’app (MoDe:Link) ha poi altri scopi, ma il principale è quello di fornire una navigazione “smart” all’utente: gli farà fare la strada più breve o meno trafficata, considererà variabili qua-li le condizioni meteo e il costo del parcheggio, ma suggerirà anche altri mezzi di locomozione qualora necessari. Sì, perchè la caratteristi-ca portante di MoDe:Flex è il fatto di essere “componibile”: si smonta in due (o più) pezzi ed entra nel bagagliaio dell’auto. Non è tutto: si dice che MoDe:Flex usi un’app pensata appositamente per smart-watch. È plausibile pensare che l’app metta in relazione l’assisten-za alla pedalata con il livello di stress dell’utente, desunto dal bat-tito cardiaco. In pratica, la bici farà “allenare” l’utente fino a un livello ritenuto salutare, dopo di che lo aiuterà con il motore elettrico: per quanto riguarda quest’ultimo non ci sono ancora informazioni certe, ma si può supporre (considerando gli altri modelli mostrati da Ford) che si tratti di un motore da 200 watt capace di generare una velo-cità di picco di 25 km/h.
di Massimiliano ZOCCHI
H a debuttato il nuovo servizio di car
sharing per la città di Milano, rea-
lizzato da Share’ngo. Le auto con-
divise sono delle microcar (GreenGo Ica-
ro) a trazione 100% elettrica con batterie
al litio che garantiscono un’autonomia di
poco più di 100 km e una velocità mas-
sima di 80 km/h. Tuttavia gli utenti non
dovranno preoccuparsi di ricaricare le
auto, perché semplicemente le troveran-
no pronte all’uso. Tramite un’app (pronta
entro la fine di giugno, per il momento si
usa il sito Share’ngo) vengono visualiz-
zate su una mappa le auto prenotabili e
sufficientemente cariche. Avvicinandosi
all’auto, sullo smartphone comparirà la
scritta apri auto, e premendo il relati-
vo pulsante il veicolo si aprirà. Appena
accolti nella vettura, sul display un mini
questionario ci chiederà se l’auto è in
ordine e il nostro PIN personale. Solo da
quel momento partirà il conteggio dei mi-
nuti e relativi costi, fino a che non scen-
deremo dall’auto premendo sul display
il pulsante di fine noleggio. Ma quanto
costa utilizzare una di queste auto? Sono
state ribattezzate equomobili, proprio
perché offrono tariffe diverse a seconda
delle condizioni e delle necessità. Ad
esempio, un anziano avrà un prezzo di
favore rispetto a un giovane, o addirit-
tura per le donne dall’una di notte fino
alle sei del mattino il noleggio è gratuito.
Inoltre nei piani aziendali c’è un sistema
per premiare comportamenti che privile-
giano la condivisione: lasciare l’auto pu-
lita se prima era sporca, consegnarla in
un equomobile point, oltre a promozio-
ni speciali per studenti o nel giorno del
proprio compleanno. Una seconda nota
positiva del nuovo servizio è che non c’è
nessun obbligo di riportare le auto verso
un punto di raccolta specifico. Può esse-
re parcheggiata in ogni parcheggio (gra-
tuitamente e anche in Area C), e l’utente
successivo la potrà utilizzare da dove è
stata lasciata. Solo quando le batterie
scenderanno sotto il 20% l’auto “sparirà”
dall’applicazione, per poi riapparire non
appena gli addetti Share’ngo avranno
ripristinato la carica. Tutto questo con
l’unico limite dei confini comunali di Mila-
no, e i costi calcolati verranno automati-
camente addebitati sulla carta di credito
inserita in fase di iscrizione. La Icaro è
una microcar, ma non rinuncia ai comfort
pur nella sua semplicità: vetri elettrici,
aria condizionata, servosterzo. Comple-
ta il tutto il sistema di infotainment con
navigatore touchscreen, Bluetooth, e an-
che presa USB. E lo spazio non manca: i
posti sono due, veri, e ci sono anche 300
litri di bagagliaio. Gradualmente saranno
introdotte 100 vetture, per arrivare fino a
400 entro settembre, e valutare poi ulte-
riori espansioni.
AUTOMOTIVE Le piccole auto sono elettriche al 100% e hanno più di 100 km di autonomia
È partito a Milano il car sharing elettricoRibattezzate “equomobili” per promuovere le tariffe: più serve minore sarà il costo al minuto
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n.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Paolo CENTOFANTI
Q uando si parla di Nvidia sono probabilmen-
te due le cose che vengono subito in mente:
schede grafiche GeForce con relative GPU
e i processori Tegra per dispositivi mobile. Eppure,
uno dei settori in cui è più attiva da ormai alcuni anni
l’azienda californiana è quello dell’automotive. Anche
se magari non avete mai avuto un PC con scheda
grafica GeForce, o uno smartphone o un tablet con
un processore Tegra, magari, senza saperlo, avete
guidato una macchina la cui elettronica è basata sulle
soluzioni Nvidia: FIAT, Audi, BMW, Honda, Peugeot e
Tesla, sono solo alcuni dei marchi con cui già lavora
Nvidia, per più di 8 milioni di veicoli sulle strade di
tutto il mondo. Una lista che a breve includerà più di
20 case automobilistiche e più di 100 modelli di vei-
coli. L’automotive è ora una delle massime priorità di
Nvidia, subito dietro al gaming, tant’è che lo scorso
gennaio, all’annuale evento per il CES di Las Vegas,
le principali novità presentate hanno riguardato pro-
prio l’automobile, con le piattaforme Drive CX e Drive
PX, basate sul nuovo potente processore mobile Te-
gra X1. L’informatizzazione delle auto è uno dei trend
del momento: quasi tutti i produttori stanno lavorando
sia su sistemi di infotainment, in grado di soddisfare
le aspettative di utenti ormai smartphone dipendenti,
ma anche su un gran numero di tecnologie che in po-
chi anni trasformeranno in realtà il concetto di veicoli
in grado di guidare in totale autonomia. Innovazioni,
o meglio applicazioni, che hanno bisogno di una piat-
taforma hardware su cui girare: servono processo-
ri in grado di elaborare in tempo reale una grande
quantità di dati, provenienti da videocamere, sistemi
di telemetria e sensori di ogni tipo, ma anche di ge-
AUTOMOTIVE Abbiamo parlato con Danny Shapiro, Senior Director della divisione Automotive di Nvidia per scoprire cosa ci aspetta
Per Nvidia l’auto del futuro sarà un super computerDall’intelligenza artificiale per veicoli “autonomi”, al cruscotto virtuale in cui l’unico limite è l’immaginazione del progettista
stire il moltiplicarsi degli schermi all’interno dell’abita-
colo, che aumentano non solo in numero ma anche
in risoluzione. Il coinvolgimento di Nvidia nel mondo
delle auto inizia proprio da qui: “nelle auto ci sono
sempre più schermi e sempre con più alta risoluzio-
ne, un trend destinato ancora a crescere. E così molti
produttori vengono da noi, perché noi siamo quelli
della grafica” ci rac-
conta Danny Shapiro,
Senior Director della
divisione Automoti-
ve di Nvidia, in una
chiacchierata che ab-
biamo avuto modo di
fare durante una sua
visita in Italia.
“Abbiamo iniziato
con la grafica, con
il portare la nostra
esperienza nella vi-
sualizzazione di inter-
facce grafiche più evolute, come mappe 3D, Google
Earth, Street View, cose di questo tipo. Abbiamo rea-
lizzato per Audi il cruscotto virtuale e poi naturalmen-
te la piattaforma di Tesla. La cosa interessante è che
ora nell’auto l’attenzione si sta spostando oltre che
sull’hardware anche sul software. E via via che au-
menta il ricorso al software nell’auto, la novità è che,
così come sullo smartphone il software migliora con-
tinuamente, lo stesso ora può avvenire anche sull’au-
to: viene rilasciato un aggiornamento e la macchina
acquista una nuova funzionalità. Tesla sta facendo
questo da diversi anni ormai”.
Al CES 2015, Nvidia ha presentato Drive CX, una
piattaforma che permette alle case automobilistiche
di creare cruscotti virtuali estremamente più realistici
di quelli attuali. Usualmente abbiamo un display LCD
di bassa risoluzione che visualizza un’interfaccia che
cerca di replicare in modo minimale quelli che sono
i quadranti “meccanici” tradizionali. La soluzione di
Nvidia, di fatto, mette a disposizione dei progettisti
una vera e propria GPU in grado di effettuare ren-
dering estremamente realistici e ad alta risoluzione
di qualsiasi materiale. Si tratta di una piattaforma ba-
sata sul chip Tegra X1, che integra una GPU Maxwell
con 256 core e una CPU a 8 core a 64 bit con una
potenza superiore al teraflop e la capacità di pilotare
display 4K a 60 fps. “Drive CX è una piccola scatola,
grande quanto un’autoradio, ma di fatto è un vero e
proprio PC con tanto di slot di espansione. È una so-
luzione che permet-
te ai costruttori di
realizzare il proprio
cockpit virtuale e di
aggiungere quanti
schermi vogliono e
moduli come tuner
radio, videocame-
re, lettori DVD e
quant’altro. Poten-
zialmente in futuro
qualsiasi superficie
dell’auto potrebbe
diventare un display
e quindi ci sarà una gran mole di pixel da gestire:
interfacce touch, sistemi di visione immersivi nel-
l’abitacolo, multi schermo per l’intrattenimento. L’al-
tra esigenza che sta nascendo è quella di tradurre
anche nel design delle interfacce software, la stessa
attenzione rivolta ai materiali e alla qualità dell’este-
tica e della costruzione dell’auto. Oggi i cruscotti
digitali più evoluti hanno comunque per lo più una
grafica bidimensionale, pixelizzata e antiquata. Noi
segue a pagina 27
Danny Shapiro, Automotive Senior Director di Nvidia
MAGAZINE
torna al sommario 27
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
AUTOMOTIVE
Nvidia e l’auto del futurosegue Da pagina 26
vogliamo cambiare tutto questo portandola su un
livello di qualità superiore. Ora al posto di mappe
2D abbiamo la potenza necessaria per visualizzare
bellissime mappe tridimensionali ad alto frame rate,
e invece di semplice forme geometriche veri e propri
rendering realistici di strumenti complessi. Quello che
abbiamo fatto è stato realizzare dei tool di sviluppo
come Drive Design Studio che possono permette di
realizzare delle interfacce per il cruscotto con grafica
di altissima qualità. Si tratta di un software per PC
che permette di disegnare l’interfaccia che si vuole
senza dover programmare molto e molti produttori
ora stanno guardando con grande interesse a que-
sto tipo di soluzione”.
Far fare alle interfacce grafiche un salto di qualità non
è però l’unico obiettivo di Nvidia con Drive CX. Se
c’è un ambito in cui gli assistenti virtuali alla Cortana,
Siri e Google Now hanno hanno trovato un’applica-
zione naturale, questo è proprio quello della guida,
quando le mani devono stare sul volante e la voce è
lo strumento ideale per comandare i sistemi di bor-
do. Drive CX offre la potenza necessaria per portare
questo tipo di intelligenza in auto e renderla indipen-
dente da una connessione alla rete. “Attualmente la
maggior parte delle soluzioni richiedono un collega-
mento a Internet, come quelle di Google o Apple ad
esempio. Funzionano bene ma possono avere dei ri-
tardi e soprattutto sono in grado di rispondere unica-
mente quando c’è una connessione attiva. Se siamo
all’estero, probabilmente avremo qualche problema
ad usarle ad esempio. Viceversa le attuali soluzioni
offline che tipicamente troviamo oggi nelle auto sono
molto limitate sia in termini di vocabolario che di pre-
stazioni generali e intelligenza. Noi abbiamo integra-
to nella nostra piattaforma Drive CX un sistema di ri-
conoscimento vocale completamente offline ma con
le stesse presta-
zioni di quelli onli-
ne. Stiamo attual-
mente lavorando
con diversi part-
ner, non abbiamo
ancora annunci in
proposito da fare,
ma l’interesse dei
produttori c’è”.
DDay.it: A pro-posito di Apple e Google. Entrambi stanno fatican-do a introdurre le loro rispettive soluzioni per le auto. Gli utenti vogliono utilizzare il proprio smartphone anche in auto, ma le case automobilistiche sembrano pre-ferire spingere le proprie soluzioni, su cui hanno il pieno controllo…Danny Shapiro: “È un punto interessante. Noi colla-
boriamo strettamente con Google, visto che siamo
anche tra i fondatori della Open Automotive Allian-
ce, e lavoriamo anche con Apple su CarPlay, visto
che hanno scelto la nostra piattaforma Tegra per
portare CarPlay sulle auto. Dal nostro punto di vista
la cosa importante è che qualsiasi software giri al
meglio sulla piattaforma NVIDIA. Ma naturalmente
ogni produttore automobilistico ha la sua strategia e
i suoi obiettivi. Ci sono produttori come Audi (e anche
Honda) che hanno un buon approccio. Audi vuole
tenere il controllo sul modello di interazione, ma ri-
conosce l’importanza che rivestono gli smartphone
per i consumatori. Anche loro vedono persone alla
guida con lo sguardo sempre rivolto allo smartpho-
ne (mima il gesto, ndr). Se fossi un vigile urbano ba-
sterebbe guardare come distolgono continuamente
lo sguardo le persone alla guida per capire che è
il caso di dare una multa. Non è sicuro, punto. Per
cui sviluppare un modo per accedere dall’auto allo
smartphone è qualcosa di positivo. Audi ha svilup-
pato un sistema ibrido che permette di passare dal
suo sistema allo smartphone e viceversa, che è una
soluzione ottimale. Honda ha seguito un approccio
diverso, visto la loro piattaforma è Android a tutti gli
effetti e lo smartphone agisce praticamente da mo-
dem per connettersi a Internet. Ma essendo di base
Android, ha il Google Play Store per cui si possono
installare nativamente direttamente sull’auto le app
di cui abbiamo bisogno”.
DDay.it: Tipicamente come lavorate con le aziende? Vi limitate a fornire la vostra piattaforma, su cui poi i progettisti lavorano autonomamente o siete voi a proporre particolari soluzioni, ad esempio per il cru-scotto o l’interazione con lo smartphone?D. Shapiro: “Entrambe le cose, dipende anche molto
dal produttore. Se ci pensi è un po’ come nel mondo
dei videogiochi. Nvidia non produce direttamente dei
giochi. Ma lavoriamo strettamente con gli sviluppa-
tori per aiutarli a creare una grafica sempre miglio-
re e a ottimizzare le prestazioni. E così produciamo
software a diversi livelli: sistema operativo, librerie,
driver per l’hardware, motore per la fisica, il rende-
ring e così via. Nelle
auto l’approccio è
molto simile a livel-
lo di architettura e
anche qui lavoria-
mo su librerie, ad
esempio per otti-
mizzare la visualiz-
zazione di mappe,
o ancora per le
videocamere, visto
che ora lavoriamo
molto sui sistemi
di computer vi-
sion. Per quanto
riguarda invece l’interfaccia utente, il design dei suoi
elementi e così via è qualcosa che usualmente viene
fatto dal team di design interno dell’azienda. Tenden-
zialmente quello che chiamiamo application layer
viene quindi sviluppato internamente dal team della
casa automobilistica, ma in ogni caso noi collaboria-
mo strettamente con loro, per il deploy sulla nostra
piattaforma e poi naturalmente per effettuare ag-
giornamenti puntuali. In questo, Tesla ha dimostrato
quanto sia importante lavorare come un’azienda di
consumer electronics, aggiornando il software con-
tinuamente anche dopo che l’auto è stata introdotta
sul mercato. La cosa interessante è che quello che
può fare Tesla è utilizzare i dati raccolti dalle auto
sulla strada per continuare a ottimizzare il proprio
sistema fino a quando poi deciderà di rilasciare un
nuovo aggiornamento software per tutti. Questo è il
tipo di modo di lavorare che diventerà sempre più
comune anche nel settore delle auto, esattamente
come è normale aggiornare il software del proprio
smartphone”.
Con Drive PX, Nvidia è andata un passo oltre all’info-
tainment, realizzando una vera e propria piattaforma
per le automobili a guida autonoma. Si tratta di un si-
stema che è composto da due elementi. Il primo è un
vero e proprio computer di bordo che verrà installato
sulle auto, il cui “cervello” è costituito da ben due pro-
cessori Tegra X1, in grado di elaborare in tempo reale
i dati raccolti da fino a 12 videocamere, fino a 30 foto-
grammi al secondo, più una pletora di sensori instal-
lati in auto. Ciò permette di creare una mappa a 360
gradi di ciò che sta accadendo intorno al veicolo in
ogni istante. Ciò che distingue però Drive PX è l’intel-
ligenza all’interno di questo computer e qui il discorso
si fa più affascinante. Nvidia ha, infatti, realizzato una
Deep Neural Network, un sistema di elaborazione in
grado di imparare autonomamente, in questo caso a
riconoscere gli oggetti inquadrati dalle videocamere
che compongono gli occhi della macchina. Questa
rete neurale non sta sulla macchina, ma in un data-
center costituito da cluster di GPU GeForce in rete.
“Grazie alla potenza delle GPU possiamo costruire
dei modelli computerizzati che simulano il funziona-
mento del nostro cervello. L’idea è utilizzare dei data
center con deep learning per processare una gran-
de quantità di dati reali e insegnare alla piattaforma
come riconoscere la strada, veicoli, passanti, oggetti
e quello che accade su di essa e poi esportare que-
segue a pagina 28
torna al sommario 28
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
sta intelligenza localmente sul computer di bordo.
L’addestramento viene effettuato dando in pasto
al Supercomputer nel cloud letteralmente milioni di
immagini da analizzare. Le immagini vengono par-
cellizzate in tanti piccoli dettagli (spigoli, cerchi, for-
me varie), e il sistema impara così a riconoscere da
questi elementi i veicoli o gli oggetti che compaiono
nelle immagini. Il processo di apprendimento avvie-
ne nel cloud, ma il modello che ne deriva viene poi
installato localmente sull’auto. La potenza di questo
modello sta nel fatto che ogni volta che un veicolo
incontra qualcosa che non è in grado di riconosce-
re, invia i dati al Deep Learning Supercomputer nel
nostro data center, che analizza l’immagine, impara
a riconoscerne gli oggetti e quindi aggiorna l’intel-
ligenza della piattaforma scaricandola nuovamente
sul veicolo. Quello che è importante capire qui è che
non stiamo parlando di una sola auto, ma di una vera
e propria flotta di veicoli che va ad alimentare con
nuovi dati la Deep Neural Network. E così ogni singo-
la auto in realtà contribuisce a istruire le auto anche
degli altri”.
DDay.it: Ma come vengono prese le decisioni nei casi difficili? Mettiamo che ho allo stesso tempo uno scuolabus sulla sinistra, una sedia rotelle sulla de-stra e un’ambulanza in arrivo alle spalle. Chi decide come risolvere queste situazioni?D. Shapiro: “Il sistema monitora l’evoluzione di ciò
che accade sulla strada in ogni momento. La filoso-
fia di un sistema di questo tipo è innanzitutto quella
di evitare di trovarsi in situazioni in cui è necessario
prendere decisioni di questo tipo. Il nostro approc-
cio è quello di riconoscere gli elementi presenti sulla
strada e quindi di individuare l’area della carreg-
giata che in ogni momento il veicolo può occupare.
Se incrociamo un’auto avremo un certo spazio, se
arriva uno scuolabus, questo spazio si restringerà.
Se sulle strisce arriva un pedone, lo spazio si ridurrà
ulteriormente e così via. La DNN serve per imparare
a riconoscere tutti questi elementi e quindi reagire
un po’ come farebbe un normale essere umano. Se
individuo una portiera che si apre, so che mi dovrò
allargare, ma anche che se nell’altra corsia c’è un au-
tobus potrei non avere abbastanza spazio e quindi
AUTOMOTIVE
Nvidia e l’auto del futurosegue Da pagina 27 magari dovrei fermarmi. Il nostro sistema è anche in
grado di distinguere i veicoli di emergenza, come ad
esempio un’ambulanza dai veicoli normali, e quindi
reagire di conseguenza. Per cui la velocità viene re-
golata con ampio anticipo, appena c’è un veicolo len-
to o un ostacolo si cambia corsia, se c’è un pedone
nelle vicinanze si rallenta, la regola di base è evitare
di trovarsi in condizioni pericolose. Chiaramente c’è
sempre la possibilità che un aereo si schianti davanti
a noi all’improvviso, ma scherzi a parte se si verifica
una situazione in cui occorre prendere una decisione
che può avere conseguenze sia in un senso che nel-
l’altro, allora semplicemente il veicolo rallenta fino a
fermarsi”.
DDay.it: Ma se il sistema è davvero costretto a prendere una decisione, chi è che insegna alla macchina il codice di comportamento? Chi pro-duce la piattaforma come voi? Il produttore d’auto? Oppure ci vorrà un ente sovranazionale che dovrà stabilire una sorta di “co-dice etico”?D. Shapiro: “Certamente
potrebbero esserci in futu-
ro degli standard per que-
ste cose, ma alla fine cre-
do che stia alla casa automobilistica che progetta il
veicolo e sviluppa l’application layer del sistema de-
cidere se occorre agire sul freno, sullo sterzo, o tutte
queste cose in casi di emergenza. Ci sono tanti ele-
menti da prendere in considerazione. I sistemi di ge-
stione del traffico, il comportamento delle altre auto…
finché non ci saranno tante auto automatiche sulla
strada e queste auto non saranno in grado di parlarsi
tra loro e con la strada e i sistemi di monitoraggio del
traffico, ci sarà sempre la casualità del fattore uma-
no. Tutti si aspettano che i computer siano perfetti e
che il numero degli incidenti con le auto a pilota auto-
matico passi istantaneamente a zero. Certamente si
abbasserà drasticamente, magari del 90%, ma finché
ci saranno uomini alla guida, la componente casuale
umana impedirà di ridurre gli incidenti a zero”.
DDay.it: Non pensate che ci sarà comunque biso-gno di standard di qualche tipo per quanto riguarda le auto autonome?D. Shapiro: “È tutto interesse
delle case automobilistiche
che le auto siano il più sicure
possibile. Probabilmente in fu-
turo avremo delle recensioni di
auto in cui invece di descrivere
quanto ci mette l’auto ad an-
dare da 0 a 100, analizzeranno
quanto velocemente sono in
grado di andare da 100 a 0.
Oppure quanto è affidabile il ri-
levamento dei pedoni, quanto
è efficace il freno automatico
di emergenza, e questo tipo di
recensioni saranno più basate sull’aspetto tecnolo-
gico che sulla meccanica. Le case automobilistiche
pertanto saranno molto competitive nell’avere l’auto
più sicura da questo punto di vista. Dove ci vorrà mol-
ta collaborazione, e quindi degli standard, sarà nella
comunicazione veicolo - veicolo e veicolo - strada”.
DDay.it: È possibile che industria americana ed eu-ropea segnano strade diverse? Già oggi sul discor-so della privacy e dei dati degli utenti, i produttori tedeschi di auto, in particolare, sembrano voler evitare i prodotti di Google in tutti i modi, Google che tra le altre cose è una delle aziende che più fa parlare di auto automatiche con il suo progetto Google Car...D. Shapiro: “Sono due punti molto importanti. Per
quanto riguarda il discorso sulla privacy bisogna
considerare che ormai tanti consumatori sono abi-
tuati agli smartphone, sanno che Google o Apple
conoscono ormai molto di noi, dove ci troviamo in
ogni momento e così via. Ma io credo che questo
tipo di consumatore non sia poi così preoccupato da
questo o comunque non ci pensa poi più di tanto.
Penso che a essere preoccupati da aziende come
Google siano più che altro le case automobilistiche,
che non vogliono perdere il controllo su questi dati.
Loro vogliono sapere come ti muovi, quali sono le tue
preferenze, perché si può capire molto da questi dati,
ad esempio sulle abitudini di spesa. Alla fine, spesso
ci si muove in auto soprattutto per andare da qual-
che parte per spendere dei soldi: shopping, cinema,
ristorante e così via. E quando si passerà alle auto
che guidano da sole, beh… in auto avremo più tem-
po libero per l’intrattenimento, shopping online, ecc,
quindi queste informazioni sono preziose. Ci saranno
molte opportunità da questo punto di vista. Per quan-
to riguarda Stati Uniti ed Europa, è ancora prematuro
parlarne, ma c’è sicuramente il tema della legislazio-
ne e delle coperture assicurative che dovrà essere in
qualche modo armonizzato. Se prendi gli Stati Uniti,
dove ci sono dei programmi pilota ad esempio in Ca-
lifornia, per fare dei test coast to coast da Los Ange-
les a New York, occorre chiedere dei permessi nei
singoli Stati attraversati. E questo chiaramente non
è ammissibile. E se pensi al software, agli aggiorna-
menti, ci dovranno essere dei regolamenti allineati
tra i vari stati. La cosa interessante è che probabil-
mente l’assicurazione in futuro magari la dovranno
fare le case automobilistiche e non i guidatori”.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Paolo CENTOFANTI
Tra il 2025 e il 2030 guidare un’automobile sarà
qualcosa di molto diverso da quello che facciamo
oggi tutti i giorni. Ormai tutti i produttori stanno
lavorando, più o meno segretamente, sul trasformare
l’auto in un veicolo completamente autonomo e da qui
a una decina d’anni, quella che oggi è vista più che altro
come una curiosità avveniristica, potrebbe diventare la
normalità. Jaguar Land Rover ha introdotto negli ulti-
mi anni, sui modelli di entrambi i marchi, automatismi
sempre più spinti, dalla frenata di emergenza al cruise
control avanzato, ma quello su cui sta lavorando oggi
per l’auto di domani va ben oltre e l’azienda ci ha dato
la possibilità di avere un’anteprima di queste tecnolo-
gie, aprendo le porte del suo centro di ricerca e svilup-
po di Gaydon in Inghilterra. Jaguar Land Rover ha una
visione ben precisa dell’evoluzione dell’automobile in
senso “automatico”. Per una casa automobilistica che
produce macchine che mettono il piacere della guida
al centro, il concetto di pilota automatico può sembrare
un controsenso e l’antitesi stessa della filosofia dei due
prestigiosi marchi. Ecco perché, prima di iniziare la no-
stra visita, Wolfgang Epple, direttore del centro di ricer-
ca e sviluppo, ha tenuto a precisare come il gruppo non
intende assolutamente rinunciare a questo aspetto: la
tecnologia deve assistere il guidatore e non sostituirlo;
quello che l’intelligenza artificiale di bordo potrà fare un
giorno, sarà sostituirci al volante nelle parti più tediose
del nostro viaggio (si pensi al traffico su una tangenziale
o un ingorgo cittadino) e vigilare costantemente sulla
nostra sicurezza. Tenendo a mente questa “visione”,
ecco allora che le tecnologie che Jaguar Land Rover
sta sviluppando - alcune praticamente pronte al lancio
commerciale sui veicoli, mentre altre forse destinate a
rimanere per sempre nei laboratori - acquistano un sen-
so ben preciso: ridurre le distrazioni, anticipare i bisogni
del guidatore, assicurare il massimo piacere di guida.
AUTOMOTIVE Abbiamo visitato il centro di ricerca e sviluppo di Jaguar Land Rover in Inghilterra per conoscere le nuove tecnologie
Jaguar Land Rover trasforma il concetto di guidaDal pilotaggio remoto via smartphone alla lettura delle onde cerebrali del guidatore, passando per la realtà virtuale
Una nuova interfaccia uomo/macchinaUna delle aree su cui si sta focalizzando maggiormente
Jaguar Land Rover è quello di ridefinire come l’auto pre-
senta le informazioni al guidatore, fino ad anticiparne le
necessità: dal segnalare in modo efficace la presenza
di possibili ostacoli intorno al veicolo, al riconoscere
le abitudini di chi guida l’auto nei tragitti più frequenti,
passando per semplificare l’interazione con i coman-
di, il tutto per ridurre al minimo le fonti di distrazione.
Prendiamo, ad esempio, la tecnologia di self learning: è
probabile che se usiamo l’auto per raggiungere il posto
di lavoro, ogni giorno seguiremo le stesse operazioni:
accendere condizionatore o riscaldamento a una certa
temperatura, selezioneremo una stazione radio o una
particolare sorgente audio e se condividiamo l’auto
con qualcun altro, magari regoliamo assetto del sedile
e così via. Tenendo traccia dell’ora e del tragitto che
stiamo percorrendo, l’auto è dunque in grado di impa-
rare quali operazioni compiamo più frequentemente e
quando. Il sistema che sta mettendo a punto Jaguar
Land Rover, analizza le routine dei guidatori abituali per
un periodo di circa due settimane, al termine del quale
è in grado di farci trovare l’auto già pronta
come la vogliamo noi senza bisogno del
minimo input da parte nostra e di ricordar-
ci, ad esempio, se abbiamo dimenticato
il telefono che siamo soliti abbinare al
veicolo a casa. Ci cambierà la vita? Pro-
babilmente no, ma sicuramente quando
la mattina usciremo dal nostro posto auto,
dovremo armeggiare molto meno con i
vari comandi della plancia e quindi sare-
mo meno distratti durante i primi minuti di
guida. Anche le altre tecnologie su cui JLR
sta lavorando vanno in questa direzione.
A tutti sarà capitato durante la guida di
dover interagire con uno schermo touch
del cruscotto oppure di uno smartphone
agganciato a una dock, notando come
centrare il tasto desiderato non è poi così
banale. Con una tecnologia denominata
“predictive touch”, il display sarà in gra-
do di anticipare il tasto che il guidatore
sta cercando di premere ancora prima che lo schermo
venga toccato, riducendo anche del 22% il tempo ne-
cessario per compiere l’operazione. Sembra una bana-
lità, ma questo tempo si traduce in decine di metri di
percorrenza che non passano inosservati perché siamo
impegnati a guardare uno schermo all’interno del vei-
colo. La tecnologia che sta sviluppando JLR si compo-
ne di due parti. Un sistema di videocamere, che in futu-
ro potrà essere integrato nella cornice dei display, è in
grado di tracciare il movimento del nostro dito in tutte
le direzioni e la sua velocità, permettendo all’algoritmo
di “indovinare” quale elemento dell’interfaccia stiamo
cercando di raggiungere. Per trasmettere un feedback
anche tattile all’utente dell’avvenuta attivazione della
funzione, inoltre, poiché fisicamente non toccheremo
lo schermo, JLR sta lavorando su una sorta di proiet-
tore a ultrasuoni in grado di dare sulla punta delle dita
la sensazione di aver toccato qualcosa. Abbiamo pro-
vato di persona un prototipo di questo proiettore che
è in grado di simulare diversi tipi di forme al tatto con
una risoluzione di circa 9 mm. In futuro questo sistema
potrebbe essere integrato intorno al display, molto in-
teressante. Il proiettore a ultrasuoni è allo studio anche
per un’altra applicazione: Bike Sense. La sicurezza non
riguarda solo le persone all’interno dell’abitacolo, ma
anche quelle sulla strada intorno a noi, come i ciclisti.
JLR sta lavorando su diversi sistemi di segnalazione
per avvisarci della presenza di una bicicletta intorno
a noi. Uno di questi prevede di toccare la spalla del
guidatore dal lato della fiancata in cui si trova il ciclista.
Ecco allora che il proiettore a ultrasuoni potrebbe en-
trare in gioco per darci questo colpetto. Altri strumenti
di segnalazione potrebbero essere un sistema di illu-
minazione dell’interno del veicolo con delle finiture
dell’abitacolo in grado di cambiare colore, oppure con
dei sistemi di segnalazione tattili sui pedali. Quest’ul-
tima è un’altra nuova tecnologia su cui sta lavorando
Jaguar Land Rover e che abbiamo potuto anche testa-
re di persona in pista su delle Range Rover prototipo.
Essenzialmente si tratta di un meccanismo in grado di
trasmettere dei pattern di vibrazione e dei colpetti al
pedale dell’acceleratore per segnalarci di un immi-
segue a pagina 31
Durante la demo a cui abbiamo assistito l’auto ha imparato le nostre stazioni radio preferite da e verso la nostra posizione e l’impostazione del climatizzatore, selezionandole automatica-mente in funzione di ora del giorno e tragitto
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
AUTOMOTIVE
Jaguar Land Rover e l’auto del futurosegue Da pagina 30
nente pericolo, limiti di velocità od ostacoli sulla car-
reggiata. Se le videocamere rilevano un cartello con
un nuovo limite di velocità, il pedale dell’acceleratore
diventa ad esempio improvvisamente molto duro da
premere, avvertendoci che non dovremmo superare
l’attuale velocità di crociera. Accelerare resta possibi-
le, sia chiaro, ma occorre imprimere maggior forza. Se
viene rilevata una buca sulla carreggiata, riceveremo
un colpetto deciso sul pedale che ci avverte di rallen-
tare, mentre altri pattern possono venire stabiliti per
altri tipi di segnalazioni.
Nuovi sensori, dentro e fuori dall’abitacoloIl riconoscimento delle buche fa parte di un progetto
più ampio di Jaguar Land Rover, che punta a sfrutta-
re le videocamere stereoscopiche, che l’azienda già
monta su alcuni modelli per le funzioni di controllo
crociera e dei limiti di velocità, in congiunzione con
i sensori all’interno delle sospensioni, per identificare
le deformità dell’asfalto e trasmetterne la posizione e
le caratteristiche a un sistema di mappatura nel cloud.
Quando un tot di veicoli incappa in una buca, la sua
immagine e posizione viene inviata al sistema centra-
le e da qui redistribuita alle altre auto, così che i gui-
datori potranno ricevere dei tempestivi alert quando
si avvicinano alla stessa buca. Tutti i progetti di auto a
guida autonoma si basano su un gran numero di sen-
sori per ricostruire una mappa tridimensionale della
strada circostante, ma il problema principale rimane
quello di trovare il giusto compromesso tra comple-
tezza della sensoristica e costo dell’intero sistema.
RADAR e LIDAR sono le tecnologie in via di esplora-
zione per i veicoli automatici, ma prima di allora molto
si potrà già fare con le videocamere stereoscopiche
che JLR punta a mettere su ogni sui modello di en-
trambi i marchi. Grazie alle sempre crescenti possi-
bilità di elaborazione delle immagini, le videocamere
possono essere degli ottimi sensori, specie se utiliz-
zate in combinazione con la cosiddetta “structured
light”: si tratta della proiezione sul manto stradale
in fronte al veicolo di un pattern di punti sia in luce
visibile che non; interpretando la deformazione del-
la griglia sulla strada è possibile identificare buche,
gobbe, asperità e ottenere dati significativi sul tipo di
terreno che si sta percorrendo. Si tratta di un esempio
di utilizzo di tecnologia a basso costo, che però se
usata in modo intelligente può fornire un gran nume-
ro di informazioni. Jaguar Land Rover ha intenzione
di utilizzare lo stesso approccio anche per le altre
tecnologie, RADAR e LIDAR, in modo tale arrivare
al giusto bilanciamento tra costi e benefici. Il lavoro
sui sensori non riguarda però solo la strada e ciò che
circonda il veicolo. JLR sta infatti sviluppando delle
tecnologie per monitorare lo stato di chi si trova alla
guida. In un futuro in cui le auto guideranno da sole, il
sistema di bordo dovrà essere in grado di sapere se
il pilota è pronto per riprendere i comandi del veico-
lo. Ma già oggi poter prevenire colpi di sonno, malori
(si pensi agli attacchi cardiaci) o stress del guidatore
può essere fondamentale per migliorare la sicurezza
sulle strade. Jaguar Land Rover ci ha mostrato due
tecnologie che vanno in questa direzione. La prima è
costituita da particolari sensori integrati direttamente
nello schienale, in grado di misurare battito cardiaco
e respiro attraverso le vibrazioni trasmesse al sedile.
Durante la nostra prova il sistema è riuscito a rileva-
re brevemente il respiro, ma non il battito cardiaco,
per cui sembra che di lavoro da fare ce ne sia ancora.
Mind Sense è invece una tecnologia più avveniristica
che permette di determinare lo stato di concentrazio-
ne del guidatore analizzando le sue onde celebrali.
La demo a cui abbiamo partecipato non richiede di in-
dossare alcunché sul capo e la tecnologia sfrutta dei
sensori sul volante per leggere le onde direttamente
dalla punta delle nostre dita. Il sistema sembra essere
già in grado di determinare il nostro stato di concen-
trazione, anche se al momento non è in grado di di-
stinguere verso cosa è rivolta la nostra attenzione.
Primi passi verso la guida autonomaSe l’analisi delle nostre onde celebrali sembra qual-
cosa di più vicino alla fantascienza che a tecnologie
presto disponibili nelle nostre auto, durante la nostra
visita non sono mancate dimostrazioni di funzionali-
tà ben più vicine alla commercializzazione. In alcuni
articoli abbiamo già parlato del “remote control”, il
controllo del veicolo dal suo esterno tramite un’app
per lo smartphone per uscire da situazioni difficili
come fossati, vicoli strettissimi o parcheggi a incastro.
Dimostrato su un prototipo di Range Rover Sport, la
tecnologia funziona via Bluetooth entro un raggio
di 10 metri e con velocità massima di circa 6 km/h,
dando controllo su volante, freni, acceleratore e cam-
bio. L’idea è che il guidatore rimanga vicino al veicolo
accopagnandolo “fuori dal guado” in modo altrimenti
impossibile stando all’interno dell’auto. Prima dell’ef-
fettiva commercializzazione di questa funzionalità,
Jaguar Land Rover potrebbe decidere di passare al
Wi-Fi dal Bluetooth, visto che come abbiamo potuto
sperimentare la connessione in questa modalità non
è del tutto stabilissima. Altra funzionalità, che è molto
vicina a diventare effettivamente disponibile, è quella
che Jaguar Land Rover chiama “Multi-Point Turn”. Si
tratta di un primo esempio di guida autonoma sep-
pure applicata a una manovra ben precisa: effettuare
un’inversione a 180 gradi in uno spazio ristretto. Avete
presente quelle situazioni in cui occorre fare numero-
se manovre avanti e indietro per cambiare direzione
di marcia perché siamo chiusi tra due ostacoli? In futu-
ro basterà schiacciare un tasto e, sfruttando i sensori
di prossimità, l’auto penserà a eseguire la manovra in
autonomia giocando di sterzo al posto nostro. Il siste-
ma funziona già egregiamente anche se forse tende
a essere un po’ troppo deciso in frenata. Jaguar Land
Rover sta ancora lavorando sul sistema di rilevamento
di ostacoli e soprattutto pedoni, che dovrà essere a
prova di errore prima che questa funzionalità possa
essere finalmente commercializzata.
Realtà virtuale come strumento di progettazioneLa nostra visita si è conclusa con uno sguardo anche
a un laboratorio di realtà virtuale in cui vengono svi-
luppate simulazioni per due scopi diversi. Il primo è
quello del design e sviluppo della catena di produ-
zione. Spesso ci si dimentica che è facile disegnare
un’auto lasciandosi guidare dalla propria immagina-
zione, ma poi la macchina va anche fisicamente co-
struita e per farlo occorrono fabbriche ad hoc. Jaguar
Land Rover utilizza un sistema di motion capture per
inserire un potenziale meccanico all’interno di una
ricostruzione tridimensionale del telaio del veicolo
che permette di verificare sia accessibilità ai compo-
nenti interni del veicolo da parte dell’operaio, che il
dimensionamento dei macchinari della fabbrica che
dovrà poi costruire le auto. Si tratta di un passaggio
che permette di rivedere il progetto dell’auto e delle
fabbriche prima di passare alla fase di realizzazione
vera e propria, con un notevole risparmio potenziale
rispetto a cambiamenti da apportare a giochi fatti. La
realtà virtuale viene impiegata anche nel design della
plancia e dell’interno del veicolo, con un simulatore
che permette di testare sia meccanicamente diver-
se configurazioni dei sedili, sia, tramite visori come
Oculus Rift, di immergersi nella riproduzione virtuale
dell’interno del veicolo, ma anche di diversi ambienti
esterni. Al momento la simulazione comprende solo il
visore, ma in futuro Jaguar Land Rover sta pensando
di aggiungere anche il motion capture per dare un
maggiore realismo alla simulazione potendo muovere
anche le braccia durante la simulazione.
Una delle tecnologie più interessanti che abbiamo visto a Gaydon: un proiettore a ultrasuoni che dà la sensazione di toccare oggetti che non esistono
Dal tablet durante la prova su pista era possibile selezionare una manovra da far eseguire automa-ticamente all’auto: inversione a U, inversione a più manovre, e disegnare un 8. A parte frenate un po’ brusche, il sistema funziona già ottimamente
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Claudio STELLARI
I n occasione della tappa di Misano del Campiona-
to mondiale Superbike siamo stati invitati da Dell a
seguire le prove del venerdì per scoprire da vicino
gli aspetti tecnologici più interessanti delle Superbike
e vedere qual è l’impatto dell’elettronica nel mondo
delle due ruote sportive. Dell, in particolare, è spon-
sor del team Aruba.it Racing, squadra ufficiale Ducati
nel Campionato Superbike, alla quale fornisce tutta
la parte di infrastruttura informatica: i server, i note-
book Latitude della serie 6000 e 7000, i monitor, i PC
PowerEdge 630, soluzioni di storage e firewall. Tutto
il software di rilevazione dei dati e di gestione della
moto è invece di proprietà Ducati. Per chi non segue
da vicino questa disciplina sportiva, c’è da chiarire che
le moto utilizzate in Superbike derivano da un modello
di serie regolarmente in produzione, contrariamente a
quanto avviene per la MotoGP in cui le moto sono pro-
totipi sviluppati in poche unità appositamente per par-
tecipare alle gare e non in vendita nei concessionari.
Ciò rende tutto molto interessante: il mondo della SBK
è infatti più vicino alle soluzioni presenti sul mercato
e ha un approccio più diretto e aperto: velocità, alte
prestazioni e affidabilità devono essere ottenute utiliz-
zando soluzioni non troppo lontane dalla produzione o
direttamente di serie.
Entriamo nei box, con rispetto Finite le prove libere in pista entriamo nei box, in punta
di piedi e ovviamente con il massimo rispetto. Le atti-
vità fervono, i meccanici lavorano attorno alle moto sui
cavalletti, parzialmente smontate. L’aria che si respira e
di grande impegno, ma l’ambiente appare rilassato e
“alla mano”. Ovviamente non dobbiamo disturbare il la-
voro, quindi non possiamo girare liberamente per il box
e nemmeno vedere proprio tutto, ma è giusto così. Ciò
non toglie che per, per un appassionato di tecnologia e
motori, ciò che vediamo è decisamente esaltante.
Iniziamo con un discorso meno hi-tech di quanto si leg-
ge solitamente su DDAY.it ma più dedicato agli appas-
TEST Grazie a Dell, sponsor del team Aruba.it Racing, vi portiamo nei box per vedere come la tecnologia lavora sulle moto in pista
A Misano per scoprire le tecnologie delle superbikeCome funziona un team Superbike? Quanto conta l’elettronica per ottenere il tempo sul giro? Entriamo insieme nei box Ducati
sionati di corse. In particolare vogliamo capire quale sia
il legame di parentela tra la moto da corsa e il modello
commerciale. Stefano Cecconi, Team Principal della
squadra, ci spiega che: “Il regolamento dello scorso
anno ha introdotto modifiche che hanno ulteriormente
ristretto il margine di intervento sulle moto, per tornare
ad imporre più da vicino la fortissima parentela con la
moto in vendita. Il problema è stato però risolto dal-
le case motociclistiche, che hanno prodotto modelli
che sono praticamente moto da corsa”. È il caso della
Ducati Panigale R con motore a 1.198 cc: il regolamento
della Superbike 2015 ha imposto per i motori bicilindrici
una cilindrata massima di 1.200 cc, per cui la Panigale
con motore 1.299 cc non può essere utilizzata per le
gare. Ecco perché in gamma rimane la Panigale R con
motore 1.198 cc, che nel nome perde l’indicazione della
cilindrata a vantaggio della magica lettera R, a sotto-
lineare il carattere Racing di questo modello. Questo
però non ha di fatto limitato le prestazioni; come ci dice
Stefano “Quest’anno, che teoricamente le moto sono
meno elaborate, vanno più forte”.
Il regolamento impone anche altri limiti, tra cui il nume-
ro massimo di motori utilizzabili in una stagione, pari
agli eventi in programma diviso 2 e arrotondati in ec-
cesso: 7 motori per 13 gare. Se non dovessero bastare
è possibile usare altri motori, ma il pilota in quell’occa-
sione partirebbe per ultimo. Si possono eseguire even-
tuali piccole modifiche nel rispetto del regolamento:
ad esempio mentre eravamo ai box era in corso la so-
stituzione della frizione sulla moto di Davide Giuliano,
ma tutta la parte bassa del motore deve essere stretta-
mente di serie. Queste regole sono state introdotte per
tenere sotto controllo i costi e permettere così ai team
non ufficiali di partecipare al Campionato, oltre che
per spingere i costruttori alla ricerca di una maggiore
affidabilità. Anche la centralina elettronica è soggetta
ad alcuni vincoli, anche se non così stretti: l’hardware
non è bloccato, ma c’è comunque l’obbligo di vende-
re la centralina a un prezzo imposto e calmierato ai
team privati. Ciò di fatto ne blocca lo sviluppo: impie-
gare risorse in questo senso comporterebbe alti costi
e i benefici sarebbero a disposizione anche di altri. Si
preferisce quindi lavorare sul software caricato nella
centralina della moto, ma c’è da tener presente che ai
team non ufficiali non può essere fornita una versione
“troppo vecchia” di software, indietro al massimo di
poche release.
Dentro la Superbike Ogni moto ha un suo team tecnicoEntriamo nel discorso della tecnica applicata alla
Superbike con un interrogativo: com’è composto
un team e come lavora una squadra dedicata alla
Superbike? Ci risponde Stefano Cecconi: “La squadra
è composta da quasi 2 team, e ogni moto è seguita
da uno staff che lavora in modo separato. Il team che
lavora sulla moto è composto da un ingegnere di pista,
a cui si affianca un ingegnere elettronico che si occu-
pa dell’acquisizione dei dati e della loro traduzione in
parametri software per la gestione della moto in base
anche alle indicazione del pilota. Ci sono poi un capo
meccanico e due meccanici, a cui si aggiungono un
tecnico specializzato per le gomme e una persona che
segue le sospensioni per entrambe le moto. Al vertice
– ci dice Stefano - c’è il direttore tecnico del team che
corrisponde in Ducati al progetto Superbike e che ha
un ruolo di riferimento anche per i team privati, che
comprano da Ducati le moto. Ci sono poi altre perso-
segue a pagina 33
torna al sommario 33
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
ne, ad esempio chi si occupa del magazzino ricambi.
In totale il team che segue le moto in pista è composto
da 29 persone”.
Niente simulazione e telemetria per la SuperbikeNella Superbike, dove interviene la “nostra” tecno-
logia, il computer per intenderci? La moto utilizza un
avanzato sistema di gestione elettronico composto
dalla centralina vera e propria e da diversi sensori che
rilevano il comportamento della moto in tempo reale
e la sua posizione in pista grazie al GPS. L’elettronica
sa quindi dove si trova la moto e si occupa di tradurre
i comandi del pilota per far andare la moto il più forte
possibile in ogni punto della pista, curva per curva, ba-
sandosi sul programma studiato dai tecnici e realizzato
in base alle caratteristiche del circuito. L’obiettivo è ar-
rivare “al limite” senza oltrepassarlo. I tecnici utilizzano
il computer per interfacciarsi con l’elettronica di bordo,
per scaricare i dati (circa 30 GB in totale ogni week-
end di gara) e modificare i parametri di funzionamento
delle varie parti del mezzo, per adeguare il comporta-
mento delle moto secondo le indicazioni del pilota. Ma
attenzione: in Superbike il regolamento stabilisce che
durante la marcia in pista non è consentito né rilevare
né modificare i parametri della moto. Si possono solo
rilevare i tempi. I dati, quindi, si scaricano ai box, a moto
ferma, collegandola via cavo al computer non appena
possibile, come si vede bene nella foto qui sotto. Un
altro aspetto nel quale la componente hi-tech è molto
importante è la simulazione di guida, aspetto che però
nelle moto è molto difficile da sfruttare. A differenza dei
piloti di F1, che passano diverse ore nel simulatore di
guida, nelle moto il pilota con il suo peso (circa 1/3 del
totale) influisce in modo determinate sul comportamen-
to della moto. Se il pilota si sposta anche di poco cam-
bia tutto, ciò fa si che la simulazione per la Superbike
sia ben lontana da una scienza esatta. Nell’automo-
bilismo - ci spiegano - il pilota è meno influente sul
bilanciamento, e per questo è possibile effettuare si-
mulazioni che risultino attendibili. Con le moto bisogna
lavorare in pista, per fortuna i computer portatili odierni
offrono una potenza di elaborazione tale da consentire
l’acquisizione e l’elaborazione dei dati in tempo reale,
in modo tale da eseguire una regolazione ideale dei
parametri della moto sulla base delle condizioni con-
crete e lo stile del pilota. Quello che conta è quindi la
velocità di reazione, tuttavia nulla va perso: la “lettura”
dei dati ritenuti secondari dai tecnici può essere fatto
poi a casa, con calma, e utilizzata per lo sviluppo.
Il setup della moto Ovvero una questione di compromessiIl lavoro di setup della moto è una questione di piccoli
dettagli e di compromessi dettati dalla sensibilità del
pilota. Le variabili in campo sono moltissime e alcune
difficilmente prevedibili. Quello che si fa solitamente
è partire da un’impostazione generale di fabbrica che
mediamente funziona bene, affinandola man mano
nei turni di prova in circuito prima della gara. I parame-
tri principali sui cui i tecnici intervengono riguardano
l’erogazione della potenza del motore e la quantità
di freno motore in rilascio, cioè quando il pilota molla
il gas prima di entrare in curva. Tutti questi interventi
sono eseguiti in modo personalizzato per ogni pilota
e per ogni tratto della pista grazie al GPS. In partico-
lare a Misano quest’anno è stato sostituito l’asfalto e
quindi il giovedì prima della gara è stato fatto qualche
giro con un rilevatore GPS sulla moto, ciò ha permes-
so di rilevare quote, pendenza e contro pendenza
curva per curva del circuito.
Il Pilota gira la manopola Ma è l’elettronica a dare gasScendiamo nei dettagli per quanto concerne l’inter-
vento dell’elettronica della moto in gara, il cui ruolo
è decisamente importante. Partiamo dal comando
dell’acceleratore Ride by Wire, cioè privo del cavo
utilizzato solitamente sulle moto normali: non c’è una
corrispondenza fisica tra le parti, la rotazione della ma-
nopola del gas è rilevata elettronicamente e il segnale
viene inviato alla centralina elettronica della moto che
regola l’apertura del corpo farfallato.
Questo permette all’elettronica di controllare la po-
tenza erogata dal motore: il pilota apre il gas ma la
centralina regola l’intervento in modo ottimale a se-
conda di diversi parametri, tra cui la posizione in pista
rilevata tramite GPS, l’inclinazione della moto e i dati
provenienti dal controllo di trazione. Lo scopo è quel-
lo di erogare la massima potenza possibile ma senza
compromettere l’equilibrio della moto e senza che la
ruota posteriore giri a vuoto. In questo modo si evitano
problemi di stabilità del mezzo, la gomma non si surri-
scaldamento e si degrada meno. Altro aspetto hi-tech
decisamente interessante è la rilevazione della tem-
peratura delle gomme in tempo reale attraverso sen-
sori a infrarosso, informazione che viene comunicata
alla centralina in realtime. L’intervento dell’elettronica
sulla potenza erogata può essere programmato via
software in tanti modi diversi, in modo deciso o più
blando, con una curva d’intervento più o meno ripida.
Ed qui che entra in gioco il fattore umano: è il pilota
che in base alle sue sensazioni da le indicazioni giuste
per far si che la moto sia veloce, può ad esempio de-
siderare un intervento più o meno pervasivo dell’elet-
tronica. Le indicazioni del pilota vengono recepite dai
tecnici che le traducono in istruzioni per la centralina.
Un po’ di freno aiuta a curvareQuando il pilota molla i freni per entrare in curva entra
in gioco il freno motore, un altro parametro sul qua-
le lavorare a livello tech per ottenere il miglior tempo
sul giro. La tecnologia ultra sofisticata della moto fa sì
AUTOMOTIVE
La tecnologia della Superbikesegue Da pagina 32
I grafici mostrano l’andamento dei parametri scaricati dalla moto e rilevati punto per punto della pista segue a pagina 34
torna al sommario 34
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
che la centralina elettronica controlli come viene tolto
il gas, anche quando il pilota chiude la manopola com-
pletamente, l’elettronica può comandare che il gas
rimanga leggermente aperto. Questo evita un rallenta-
mento troppo repentino della ruota posteriore e lascia
“correre” di più la moto.
Anche qui le modalità d’intervento dei tecnici sono di-
verse ed entra in gioco lo stile di guida del pilota e il
comportamento della moto: in alcune situazioni si può
desiderare un po’ più di freno motore, questo aiuta a
far girare la moto, permettendo di chiudere prima la
curva. La regolazione del freno motore viene effet-
tuata curva per curva, la moto sa infatti dove si trova
grazie ai dati del GPS e applica alla lettera il program-
ma caricato nella memoria della centralina, sviluppato
appositamente dai tecnici punto per punto della pista.
La regolazione del freno motore è fondamentale ma è
anche una delle operazioni che porta via più tempo,
perché spesso interventi di piccolissima entità posso-
no avere un impatto determinate. Sul manubrio della
moto ci sono poi dei pulsanti colorati a disposizione
del pilota per scegliere la mappatura durante la gara,
ad esempio in base alla temperatura, alle condizioni
della pista, o al degrado delle gomme. Le diverse map-
pe intervengono sui parametri del motore: in Super-
bike è infatti vietato l’utilizzo di sospensioni elettroni-
segue Da pagina 33
che per motivi di sicurezza. Ognuno di questi pulsanti
corrisponde a una precisa impostazione sviluppata ad
hoc per la pista e caricata nella memoria della centra-
lina elettronica. A livello visivo non siamo ai livelli di
un volante di una Formula 1, ma c’è da tener presente
che sulla moto tutto deve essere più facile da utilizza-
re e a portata di dito. Non è facile stare aggrappati al
manubrio e premere contemporaneamente i pulsanti,
tanto che i piloti molto spesso riescono a farlo solo sul
rettilineo, quando a più di 300 Km/h hanno un attimo
di calma. Se così si può chiamare...
C’è anche chi preferisce aiutarsi con il freno posteriore. Chaz Davies ha perfino fatto installare sulla moto una leva a manubrio (quella specie di paletta che si vede dietro la leva della frizione nella foto qui sopra) Ciò gli permette di controllare con la mano il freno posteriore quando l’utilizzo del comando a pedale è più difficoltoso, a causa dell’angolo di piega raggiunto in curva
AUTOMOTIVE
La tecnologia della Superbike
AUTOMOTIVE Autonomia super per prototipi della Chevrolet elettrica che arriverà nel 2017
Chevrolet Bolt, più di 300 km con una caricaOra rimanere da centrare un altro importante bersaglio: contenere il prezzo di acquisto
di Poalo CENTOFANTI
N on c’è solo Tesla a voler arrivare
nel 2017 con nuove auto elettri-
che in grado di offrire una buona
autonomia a un prezzo intorno ai 35.000
dollari: ricorderete infatti che a gennaio
General Motors aveva annunciato la
Chevrolet Bolt, auto con cui promette
oltre 200 miglia di autonomia (circa 320
chilometri) con una carica. In occasio-
ne dell’annuncio della nuova Cruze, la
storica azienda americana ha rilasciato
un aggiornamento sullo stato del pro-
getto Bolt, affermando che lo sviluppo
sta procedendo a gonfie vele. Più di 50
esemplari di pre-produzione sono infatti
già sulle strade e i primi test dicono che
l’obiettivo per quanto riguarda l’autono-
mia è già stato raggiunto e persino supe-
rato. Su come sia stato raggiunto questo
risultato al momento le bocche sono
cucite, ma il fornitore delle batterie agli
ioni di litio dovrebbe essere, almeno per
quanto riguarda i prototipi, LG Chem. Al-
cuni dei modelli di pre-produzione sono
tra l’altro assemblati proprio in Corea del
Sud, il resto in Michigan, nella fabbrica
dove dovrebbe poi venire avviata la linea
di produzione definitiva della Bolt. Gene-
ral Motors spera di arrivare sul mercato
con un prezzo intorno ai 30.000 dollari,
cifra che però tiene conto delle detrazio-
ni fiscali per i veicoli elettrici che negli
Stati Uniti valgono ben 7.500 dollari.
Chevrolet BoltL’elettrica con 200 miglia di autonomia
AUTOMOTIVE
Ford ti fa lo sconto se noleggi la tua autoFord invita i proprietari a mettere a disposizione le proprie auto (Ford) per noleggio a terzi, quasi una sorta di car sharing privato. Al momento l’iniziativa è riservata ai clienti Lon-dinesi, mentre per quanto riguarda gli Stati Uniti il servizio sarà attivo nelle città di Berkeley, Oakland, San Francisco, Portland, Chicago e Washington DC. Ma i clienti Ford cosa ci guadagneranno? Chi ha acquistato l’auto tramite pagamento dilazionato potrà scontare quanto guadagnato direttamente dalle rate residue, mentre chi è proprietario diretto ar-rotonderà lo stipendio. La macchina sarà accessibile solo a conducenti che soddisfino un rigido protocollo di “idoneità”; non è chiaro cosa ciò si-gnifichi, ma è palese che Ford voglia ammettere al servizio solo chi non abbia uno storico di incidenti ripetuti o anomalie di altra natura.
torna al sommario 35
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto PEZZALI
P er vedere Sky si utilizza il decoder, per vedere
Mediaset Premium, senza decoder e usando il
semplice TV, serve una CAM, un modulo da in-
serire dietro il TV all’interno del quale viene inserita a
sua volta la card. Dopo anni di Smart Cam di diverso
tipo, Mediaset ha introdotto recentemente un nuovo modello Wi-Fi che andrà progressivamente a sostituire
tutte le CAM sul mercato diventando così l’unica por-
ta per l’accesso ai contenuti della pay TV di Cologno
Monzese. La nuova Smart Cam Wi-Fi, che sarà anche
al centro della nuova offerta Mediaset Premium della prossima stagione, oltre a gestire la decodifica dei ca-
nali televisivi dalla tessera permette anche la fruizione
di stream dal web tramite collegamento a smartphone
e tablet.
Siamo entrati in possesso di un campione del modello
destinato alla prossima stagione, ma ci teniamo a pre-
cisare che non è affatto diverso da quella che viene già
venduta nei negozi: cambiano solo logo e colore. L’al-
tra cosa da spiegare bene è a chi serve questa Smart
Cam: serve esclusivamente a chi non ha un decoder
Bollino Gold e ha bisogno di vedere i canali Premium
dal TV. In aggiunta, ma questo è un bonus permesso
dalla connessione Wi-Fi, la nuova Smart Cam wireless
dà accesso tramite app per iOS e Android ai contenuti
onDemand associati all’abbonamento, in questo caso
Premium Play. Chi già ha una CAM vecchia versione e
chi ha un TV con a bordo l’applicazione Premium Play
deve fare i suoi conti: vale la pena spendere i 99 euro
chiesti? C’è da dire anche che Mediaset darà la Smart
Cam ai nuovi abbonati per la prossima stagione in co-
modato e permetterà ai vecchi abbonati di acquistarla
praticamente sottocosto.
Attenzione: non funziona uguale su tutti i TV La nuova Smart CAM wireless ha un vantaggio: è un
modello unico, che funziona sia con TV Common
Interface sia con TV Common Interface Plus: fino ad
oggi Mediaset ha sempre venduto la CAM standard
TEST Prodotto interessante per coloro che non conoscono Chromecast, che hanno un televisore senza app e poco smart
Mediaset Smart CAM Wi-Fi: Chromecast all’italianaLa nuova Smart CAM trasforma i vecchi TV in TV smart, abilitando tramite smartphone l’accesso a contenuti onDemand
per le TV Common Interface e la nuova CAM HD per
i TV degli ultimi anni dotati già del nuovo slot. Difficile
per un utente sapere che tipo di slot CI c’è a bordo
del proprio TV (sempre che non sia un esperto), ma in
linea di massima i primi TV con tuner digitale terrestre
avevano a bordo la versione Common Interface, le TV
con tuner HD e quindi decoder H.264 all’interno la
versione CI+ (quelle degli ultimi 5 anni). Per farsi una
idea basta andare sul canale 501: se si vede il canale,
che è trasmesso in H.264, il TV è probabilmente dota-
to anche di slot CI+.
Saperlo è importante perché la CAM wireless Media-
set si comporta diversamente a seconda del tipo di
slot a bordo: i TV più vecchi, privi di decoder H.264
e di slot CI+ potranno vedere solo i canali in standard
definition di Mediaset Premium e non avranno acces-
so ai contenuti onDemand, quindi per questi utenti, se
già dotati di CAM, l’acquisto del nuovo modello è so-
stanzialmente inutile. Coloro che hanno invece un TV
con tuner H.264 ma con slot CI (non molti ma ci sono)
non potranno ugualmente vedere contenuti protetti in
HD ma avranno accesso almeno ai soli contenuti SD
di Premium Play. Per loro la nuova CAM è parzialmen-
te utile, ma forse è meglio aggiungere un decoder o
cambiare TV. Per tutti gli altri, invece, la Smart Cam ag-
giunge la funzionalità Premium Play HD e abilita TV di
qualche anno, privi della funzionalità Smart, al mondo
dello streaming Mediaset.
Installazione semplicissima e alla portata di tuttiInstallare la Smart Cam wireless è semplice: basta
inserirla nello slot e attendere che il TV termini l’ini-
zializzazione. Fatto questo basta scaricare l’app per
iOS o Android dal relativo store di app, collegarsi
alla rete wireless creata dalla CAM e impostare i dati
richiesti. Bene o male l’installazione è simile a quella
di Chromecast, e effettivamente questa Smart Cam
possiamo vederla come un Google Chromecast con a
bordo il modulo di decodifica per i canali lineari che il
prodotto di ovviamente Google non ha.
Terminato il setup la CAM effettuerà aggiornamenti sof-
tware per migliorare la stabilità e sarà pronta per esse-
re usata. In modalità standard non cambia nulla: con la
lab
video
segue a pagina 36
torna al sommario 36
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
tessera dell’abbonamento inserita si potranno vedere i
canali SD e HD di Mediaset Premium dal 300 in poi.
Utilizzando invece l’applicazione, che dobbiamo dire è
ben fatta, si può scegliere uno dei titoli a catalogo Pre-
mium e inviarlo al TV per lo streaming. I titoli sono pre-
senti sia in HD sia in SD, e la qualità dipende molto dal-
la banda a disposizione: con 10 Mbit in ogni caso siamo
riusciti ad ottenere uno stream di qualità tutto sommato
modesta, nulla che possa però essere paragonabile ad
un Blu-ray. Molto dipende comunque dai master usati
e dal titolo, ma in linea di massima la qualità per essere
HD non è sempre eccezionale, soprattutto su un 55”
come il Samsung che abbiamo usato.
Tramite l’applicazione si può anche cambiare ca-
nale, sfogliare la guida TV e la libreria di contenuti
onDemand disponibili, ed esattamente come con
Chromecast smartphone o tablet non servono per po-
ter vedere il film, una volta partita la visione si possono
anche spegnere. Per quanto il sistema funzioni bene
e sia intuitivo, qualcosa da sistemare ancora c’è: sul
Samsung JS8500 usato per la prova sistematicamen-
te ogni 90 secondi circa abbiamo avvertito un piccolo
salto audio, e soprattutto non c’è modo per navigare
all’interno del film con il telecomando del televisore per
mettere in pausa o andare avanti, si deve usare l’app
sullo smartphone.
In futuro 4K e InfinityLa CAM al momento supporta solo Premium Play come
contenuti on demand, ma a breve dovrebbe arrivare
anche il supporto per Infinity. Sulla scatola Mediaset ha
voluto aggiungere anche il logo Ultra HD 4K: tramite lo
streaming è effettivamente possibile veicolare conte-
nuti VOD in 4K, ma in questo caso il modulo supporta
solo il protocollo 802.11 b/g (fino a 54Mbit/s) e vediamo
davvero difficile che si possa gestire uno streaming
4K senza usare una compressione eccessiva, e a quel
punto sarebbe un 4K parecchio truffaldino (un po’
come il finto HD).
Mediaset con la Smart CAM Wi-Fi ha senza dubbio
fatto un buon lavoro: qualcuno potrebbe dire che era
meglio avere il supporto Chromecast, ma alla fine
Chromecast non ha lo slot per la card dell’abbonamen-
to. Questo modulo è fatto per l’utente che neppure ha
idea di cosa sia Chromecast, che ha un TV senza app
e poco smart e che grazie alla wireless cam può sco-
prire le meraviglie dello streaming. Chromecast, come
già detto da Mediaset, arriverà ugualmente e farà parte
dell’offerta Premium OnLine, realizzata proprio per i na-
tivi digitali che preferiscono lo streaming alla normale
antenna. L’unica questione da risolvere è legata alla
compatibilità: accertarsi che funzioni con tutti i TV è un
lavoro immane, Mediaset a breve dovrebbe proporre
un bollino da attaccare sui TV dove certifica il funziona-
mento di questa nuova Smart CAM.
di Roberto PEZZALI
L a brutta vicenda che ha coinvolto
Sony Pictures ha fatto emergere
dettagli interessanti sul futuro del
Blu-ray. Una presentazione creata da
Panasonic mostra infatti qualche det-
taglio in più su quello che dovrebbe
essere il formato fisico dei dischi del
futuro, e ci fa ancora capire come sia
Panasonic la vera macchina dietro il
prossimo Blu-ray HD. Compilato lo
scorso anno, questo documento è la
risposta di Panasonic alle esigenze
precise di Warner, Disney e Sony Pic-
tures che vogliono l’HDR non solo sui
futuri dischi Ultra HD ma anche sui Blu-
ray in alta definizione. All’attuale Blu-
ray disc, quindi, si affiancano ben tre
nuovi formati di disco: il Blu-ray Ultra
HD, il blu-ray Ultra HD HDR e anche
un Blu-ray HD HDR, contenuti quindi
in alta definizione ma ad ampia dinami-
ca. Per tutti i nuovi formati servirà co-
munque un nuovo lettore: il video sarà
infatti compresso HEVC e ci saranno
nuovi rigidi sistemi di protezione.
ENTERTAINMENT La notizia da documenti Sony trafugati da hacker e resi pubblici da WikiLeaks
Nel futuro del Blu-ray spunta un formato HDRIndiscrezioni sui Blu-ray del futuro: oltre al formato Ultra HD ci saranno nuovi dischi HD HDR
Fox lancia 4 film HDR per i TV 4KFox non ha voglia di aspettare l’ar-rivo del Blu-ray 4K e ha deciso di lanciare subito i suoi film masteriz-zati Ultra HD HDR: Kingsman: The Secret Service, Life of Pi, Exodus: Gods and Kings e The Maze Runner verranno rilasciati solo in versione originale nelle prossime settimane sulla piattaforma di download digitale M-Go. Il servizio, che non è disponibile in Italia, permetterà a chi ha l’hard disk esterno Samsung Video Pack di scaricare il file per poi riprodurlo sui TV Samsung S-UHD compatibili con contenuti HDR. Nessuna idea di quanto possa pesare il file, ma trattandosi di un download si può anche aspettare qualche ora in più per mettere mano ai preziosi contenuti. Al momento il formato sembra sia compatibile solo con i TV Samsung e il tipo di HDR utilizzato è quello con metadati adatti alla tecnologia usata dal produttore coreano. Non è da escludere, l’arrivo di questi contenuti anche su altre piattafor-me, come Netflix.
Il documento chiarisce che dovrà esser-
ci comunque compatibilità tra i nuovi di-
schi e gli attuali TV HD e Ultra HD: poco
importa che si perda HDR o risoluzione,
la compatibilità dev’essere garantita. Il
documento fa riferimento anche al pos-
sibile uso di un HDMI
2.1 per i contenuti Ultra
HD e HDR: crediamo
che si tratti in realtà
dell’HDMI 2.0a.
Parte del documento è
stato utilizzato per fina-
lizzare le specifiche del
prossimo Blu-ray, con i
primi lettori che arrive-
ranno il prossimo anno.
Resta il dubbio conte-
nuti: Sony ha approva-
to il formato, ma al momento, cercando
tra i documenti rubati, non emerge nes-
sun piano dell’azienda per sbarcare sul
nuovo disco mentre si parla, e in modo
molto chiaro, di Ultra HD legato a Netflix
e allo streaming.
TEST
Smart Cam Wi-Fi Mediasetsegue Da pagina 35
www.audiogamma.it
Cuffia P3. Un mix di alta qualità sonora e comfort di lusso, frut-to della fusione calcolata e calibrata tra materiali pregiati e tec-nologie raffinate. Nata dalla penna di Morten Warren, lo stes-so creatore dello Zeppelin Air iPod Speaker, la P3, disponibi-le in 4 colori, nero, bianco, rosso e blu, ne conserva la per-sonalità, il talento sonoro e la frequentazione privilegiata, ov-vero l’iPod e l’iPhone dai quali estrapola il meglio dei conte-
nuti sonori, ne integra la funzionalità e la cosmetica. P3 è in-fatti dotata di un cavo con comando per iPod/iPhone con mi-crofono e controllo volume/salto-traccia, utilissimo per tutti gliamanti dei player firmati dalla mela argentata. Ma –ovviamente-P3 è "anche" una cuffia Hi Fi tradizionale di elevatissimo livello,da poter collegare a qualsiasi sorgente standard, tramite ilcavo a corredo intercambiabile con quello per player Apple.
Concert for one
Zeppelin e Zeppelin Air sono marchi registrati di B&W Group Ltd. AirPlay, iPod, iPhone e iPad sono marchi di Apple Inc. registrati negli Stati Uniti e in altri paesi.
133_bw_P3_pgp_ddy.qxp:- 29-04-2014 20:01 Pagina 1
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Paolo CENTOFANTI
E ra inevitabile e già sta succedendo: come il
3D qualche anno fa, che ormai si trova come
“feature” su buona parte dei TV in commercio,
anche il 4K o Ultra HD si sta diffondendo su sempre
più modelli nelle gamme dei TV dei produttori. Pana-
sonic quest’anno propone un gran numero di televisori
Ultra HD e praticamente in ogni taglio, giù fino al 40
pollici, come il modello oggetto della nostra prova ap-
partenente alla serie CX700 (1099 euro), che si colloca
più o meno a metà tra l’entry level e i top di gamma.
Si tratta di un TV che oltre al pannello 4K si distingue
per il debutto della nuova piattaforma “smart” basata
su Firefox OS di Mozilla, per l’utilizzo della retroilumi-
nazione Wide Colour Phosphor e dello Studio Master
Colour che rendono il TV in sostanza pronto per i pros-
simi contenuti con spazio colore esteso, e ancora local
dimming, interpolazione dei fotogrammi a 800 Hz, sup-
porto per HEVC e Netflix in 4K. Ora, se consideriamo
che molte di queste caratteristiche ultimamente sono
state riservate dai vari produttori spesso a modelli di
fascia alta o comunque su tagli di schermo molto più
grandi, questo 40 pollici può essere molto interessan-
te per tutti coloro che cercano un TV di qualità ma di
piccole dimensioni. Certo, resta una domanda da porci:
ma il 4K su un TV da 40 pollici ha davvero senso?
Un TV leggerissimo dal design minimaleDire che la serie CX700 ha un design minimale è
poco. Il TV si presenta come uno schermo nero con
un piccolo bordo grigio in alluminio che fa da cornice
con la scritta bianca Panasonic al centro in basso. Due
piccoli supporti laterali fanno da base di appoggio al
televisore che essendo prevalentemente in plastica è
leggerissimo, circa 13 Kg, il che rende molto agevole
l’installazione anche da parte di una persona sola.
Non si tratta di un “brutto” TV, ma diciamo che è forse
un po’ troppo sobrio e ha un aspetto quasi da monitor
professionale, più che da TV consumer. Per quanto
riguarda le connessioni disponibili, queste sono pra-
ticamente quelle che potremmo definire standard.
Viste le dimensioni, sul 40 pollici c’è spazio per 3 in-
gressi HDMI 2.0 e tre porte USB di cui una 3.0, anche
se avremmo preferito magari 4 HDMI e una USB in
meno. C’è lo slot per un modulo Common Interface
per la visione di programmi criptati su digitale terre-
stre, e un tuner singolo DVB-T2. Il TV integra il deco-
der HEVC, sia per la visione di file multimediali, che
per VOD e soprattutto trasmissioni TV. Il WiFi c’è ed è
naturalmente integrato, ma troviamo anche una porta
di rete ethernet per il collegamento via cavo alla rete.
Il TV inoltre è dotato di connettività Bluetooth. C’è
persino una presa SCART intera, cosa che non pensa-
vamo più di vedere sinceramente nel 2015, ingresso
component e la canonica uscita digitale audio ottica.
Lateralmente troviamo anche l’uscita per le cuffie e lo
slot per schede di memoria SD.
In dotazione abbiamo il solito telecomando Panaso-
TEST Ha senso un 40 pollici UltraHD? Si, secondo Panasonic. Vediamo se è davvero così e scopriamo come va questo “piccolo” TV
TV Panasonic CX700 in prova: 4K per 40 polliciÈ uno dei primi TV in assoluto basato sulla piattaforma Firefox OS, risultata molto intuitiva e con un buon potenziale
nic, sempre uguale a se stesso ma di cui non ci la-
mentiamo assolutamente, visto che nella sua sempli-
cità è davvero molto pratico nell’uso quotidiano. Sulla
gamma 2015, debutta un tasto dedicato a Netflix che
lancia direttamente la relativa app del servizio. Il pro-
blema è che si trova in una posizione dove può esse-
re tranquillamente scambiato per il tasto home, con
il rischio che venga lanciata per sbaglio l’app un po’
troppo spesso, cosa che farà piacere all’azienda ame-
ricana, un po’ meno agli utenti, specie fino a quando il
servizio non sarà disponibile anche in Italia.
Arriva Firefox OS Tutto diventa più semplicePanasonic ha deciso di cambiare ancora una volta
piattaforma smart TV e per differenziarsi dai con-
correnti ha scelto la nuova soluzione di Mozilla,
Firefox OS per TV. Non ce ne voglia l’azienda giap-
ponese, ma secondo noi si tratta di una mossa sag-
gia, visto che come abbiamo avuto modo di scrivere
a ogni nuova versione della sua piattaforma, a nostro
avviso Panasonic non è mai riuscita a trovare la giusta
ispirazione. Firefox OS porta una ventata di colore e
soprattutto semplicità alle funzionalità smart, con una segue a pagina 39
lab
video
Panasonic TX-40CX700EUN TV DI PICCOLO TAGLIO CHE SI VEDE BENE 1.099,00 €Ultimamente i produttori si sono concentrati nel realizzare TV di qualità soprattutto sui grandi formati. Il 40 pollici della serie CX700 non offre magari le stesse prestazioni degli ultimi top di gamma che abbiamo visto, ma sa difendersi bene e offre una qualità di immagine in grado di soddisfare anche l’appassionato che non vuole per forza un TV gigante per avere un nero decente, bei colori, buon dettaglio e funzioni al passo con i tempi. Il CX700 di Panasonic offre tutte queste cose (pur non raggiungendo la perfezione), oltre a una piattaforma smart semplice, diversa dalle altre e con un buon potenziale, anche se bisognerà vedere quanto Panasonic deciderà di crederci e sostenerla. L’unica cosa che non ci convince del tutto è il prezzo di listino: lo avremmo preferito un 100 euro più basso.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEBuona qualità di immagineFunzioni smart semplici
Firefox OS è una scommessa apertaLocal dimming buono ma migliorabile
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 8 7 9 8 88.0
torna al sommario 39
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
TEST
Panasonic TX-40CX700Esegue Da pagina 38
soluzione se vogliamo ridotta all’essenziale, ma dav-
vero semplice da utilizzare.
Premendo il tasto Home sul telecomando, compari-
ranno tre grosse icone: Diretta TV, Apps e dispositivi.
La prima, come si può intuire, dovunque ci troviamo
ci riporta all’ultimo canale TV sintonizzato. Cliccando
su Apps, passiamo all’elenco delle applicazioni instal-
late e all’Apps Market dal quale, previa registrazione,
potremo scaricare altre app per il nostro TV. La terza
icona permette di selezionare ingressi esterni, dischi
esterni USB o server DLNA presenti sulla stessa rete
locale a cui è collegato il nostro televisore. Firefox OS
non ha ancora preso il “controllo” totale del TV però.
Tra le app, ad esempio, troviamo “registrazioni”, Gui-
da TV e Viera Link, che non sono altro che gli stessi
precisi menù che trovavamo sui TV degli anni passa-
ti, con la grafica rigida e un po’ antiquata che li con-
traddistingueva. Anche dal menù dispositivi, selezio-
nando un hard disk o un server di rete, veniamo poi
portati al lettore multimediale vecchio stile dei modelli
della scorsa generazione. Le altre app girano invece
su Firefox OS e sono alla fine delle web app, leggere
e veloci. Pre-installate troviamo Netflix, YouTube, In-
finity, Chili, Wuaki.tv,, Eurosport Player e AUPEO!. La
scelta di app installabili non è ancora ricchissima, ma
troviamo Deezer, Facebook, Twitter, TuneIn Radio ed
Euronews giusto per citare alcune di quelle più utili.
Il passaggio da un menù all’altro di Firefox OS è ac-
compagnato da animazioni fluide e, complice l’essen-
zialità della piattaforma, l’interfaccia offre una buona
responsività. Abbiamo testato sia l’app di Infinity che
di Netflix (in Italia da ottobre ricordiamo), ed entrambe
si aprono velocemente, sono leggere e perfettamen-
te stabili durante la visione dei contenuti. Tenendo
premuto il tasto Home del telecomando si accede
alla homescreen con i quattro lati attivi selezionabili
tramite i tasti colorati del telecomando: qui troviamo
previsioni meteo, elenco dei canali TV con descrizio-
ne del programma in onda, una barra delle notifiche
che al momento è vuota, e infine dei consigli dalle
app di VOD (al momento da Chili). Al momento que-
sta schermata non sembra particolarmente utile, ma
ci sembra di capire che ciascuno dei quattro “angoli”
è configurabile e potrebbe acquisire nuovi “widget”
con il maturare della piattaforma. Firefox OS per TV è
ancora un sistema molto giovane e bisognerà vedere
se riuscirà a crescere.
Il passaggio alla nuova piattaforma non ha inoltre si-
gnificato l’abbandono delle funzionalità introdotte lo
scorso anno come TV AnyWhere, che permette di
accedere da remoto a registrazioni e persino il sinto-
nizzatore su smartphone e tablet anche a TV spento.
Questa funzionalità non è stata integrata in Firefox OS
e il suo setup continua ad essere in realtà piuttosto
macchinoso. C’è una nuova app apposita, Panasonic
Media Center, che però è piuttosto lenta nella comu-
nicazione con la piattaforma cloud di Panasonic, e tra
l’altro non siamo mai riusciti a ottenere una riprodu-
zione stabile all’esterno della nostra rete, nonostante
la nostra connessione in fibra.
Buona pre-calibrazione Si “doma” con facilitàCiò che non è cambiato è il menù di configurazione
del TV che è pari pari quello che ha debuttato sul-
la gamma Panasonic dello scorso anno, a sua volta
derivato dai modelli dell’ultimo decennio almeno del
marchio giapponese. Il menù è molto completo sul
fronte delle regolazioni video e su questa serie abbia-
mo i classici profili predefiniti tra i quali TrueCinema è
quello da selezionare per avere una calibrazione di
default già molto vicina al riferimento. Il bilanciamento
del bianco, pur non perfetto è già abbastanza vicino
al riferimento, così come primari e secondari e livelli
di luminosità e contrasto (quest’ultimo, volendo può
essere tranquillamente alzato di qualche punto per un
po’ di dinamica in più). Con i controlli a disposizione si
riesce a ottenere agevolmente una perfetta calibrazio-
ne del bilanciamento del bianco, che tra l’altro riduce
notevolmente la distanza dal rifermento di primari e
secondari. Il verde continua a rimanere leggermente
“fuori asse”, ma l’errore medio è sufficientemente bas-
so da non richiedere di mettere mano al sistema di co-
lor management, che comunque c’è ed è completo ed
efficace. Il local dimming, se attivato, altera completa-
mente la curva del gamma a seconda della dimensione
Panasonic TX-40CX700EL’interfaccia Firefox OS
lab
video
Sopra i risultati delle misure prima della calibrazione con profilo TrueCinema. Sotto, invece, i risultati dopo la nostra calibrazione
segue a pagina 40
torna al sommario 40
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
dei test pattern utilizzati per effettuare la calibrazione e
la misura, motivo per il quale non ha molto senso ef-
fettuare una taratura con la retroilluminazione dinamica
attivata: il risultato sui contenuti reali sarebbe comun-
que imprevedibile. La misura del gamma senza local
dimming evidenzia una curva praticamente perfetta
impostando nell’apposito menù la voce BT.1886. Pana-
sonic dichiara inoltre per il TV una copertura di circa il
90% dello spazio colore DCI-P3 (quello che con ogni
probabilità verrà adottato sia dalla UHD Alliance che
nell’imminente Ultra HD Blu-ray) e stando alle misure
di laboratorio ciò corrisponde al vero. Manca ancora
qualcosa sul verde, ma sicuramente il TV potrà sfruttare
lo spazio colore più ampio, se e quando saranno dispo-
nibili i contenuti si intende. Con il local dimming attivato
già al minimo, il livello del nero è davvero molto buo-
no, circa 0,030 cd/mq, e il rapporto di contrasto ANSI
è di 4800:1. In modalità full on/full off, il contrasto non è
misurabile, dato che in presenza di schermata nera la
retroilluminazione viene completamente spenta.
Convincono colori e contrastoTorniamo dunque alla domanda iniziale: ma che sen-
so ha un panello 4K su un TV da 40 pollici? Lo abbia-
mo ripetuto molte volte su queste pagine. Al di là del
maggiore livello di dettaglio potenzialmente offerto dal
salto di risoluzione, il passaggio a un pannello 4K ha
almeno due vantaggi rispetto a un normale full HD. La
griglia dei pixel diventa praticamente impossibile da di-
stinguere, donando alle immagini anche di risoluzione
inferiore, un aspetto molto più compatto, quasi stam-
pato sullo schermo; pensate ai display “retina” di smar-
tphone e tablet: l’effetto è un po’ quello. La matrice più
fitta di pixel, in secondo luogo, permette di filtra-
re con più efficacia la luce spuria della retroillu-
minazione a beneficio del rapporto di contrasto.
Nel caso specifico del CX700 ci viene in aiuto
anche il local dimming. Stia parlando su questo
modello di qualcosa di decisamente meno sofi-
sticato rispetto a quanto abbiamo visto ultima-
mente sui TV di fascia più alta. La modulazione
della retroilluminazione non è particolarmente
fine ma il suo intervento diventa visibile già con
l’impostazione minima: i neri diventano imme-
diatamente profondi e sparisce quella “patina”
tipici degli LCD senza controllo dinamico della
ritroilluminazione, Trattandosi di un LED Edge
non possiamo aspettarci la precisione dei mo-
delli full LED, ma il taglio da 40 pollici non pone
nemmeno grossi problemi a questo tipo di solu-
zione. Nel complesso il local dimming del CX700 fun-
ziona abbastanza bene anche se in alcune situazioni,
ad esempio nei passaggi chiaro/scuro e viceversa, il
cambio di intensità della retroilluminazione diventa un
po’ troppo appariscente a causa di una risposta un po’
lenta. Nelle scene più scure il local dimming permette
di mantenere una buona profondità del nero e un con-
trasto convincente. La visione dei primi (scuri) capitoli di
Watchmen, usualmente una prova difficile per gli LCD
meno sofisticati, è scorsa via in modo piacevole, fatta
eccezione appunto per una certa lentezza della regola-
zione dinamica nei passaggi chiaro scuro. Nelle scene
più luminose si possono apprezzare sia contrasto che
brillantezza dei colori. “L’impronta” cromatica è quella
a cui Panasonic ci ha abituato sui modelli di fascia più
alta già da qualche anno: l’azienda definisce la gestio-
ne del colore Studio Master Colour a cui come abbia-
mo visto corrisponde una calibrazione molto precisa. Il
buon rapporto di contrasto fa quindi il paio con colori
caldi e saturi al punto giusto, che non sfociano mai nel-
TEST
Panasonic TX-40CX700Esegue Da pagina 39
l’artificiale, con incarnati naturali, ma il TV ha anche la
capacità di “osare” quando serve con i contenuti che
lo richiedono. E ora veniamo al tema della risoluzione.
Su un 40 pollici i contenuti 4K fanno fatica a spiccare
rispetto a quelli full HD. Abbiamo fatto un confronto
con lo stesso corto nei due formati e le differenze sono
minime e visibili solo stando a distanza ravvicinata.
Con documentari o spettacoli girati in video, la maggio-
re risoluzione diventa un po’ più visibile, ma sfidiamo
l’utente comune a notare la differenza. Anche perché
l’upscaling dei contenuti full HD già produce immagini
di ottimo livello sul fronte del dettaglio, tanto più se si
attiva la funzione “ottimizza risoluzione” anche solo al
minimo. In un caso ci pare interessante la risoluzione
4K su un TV di questo taglio: l’utilizzo come monitor per
PC. La risoluzione in movimento è abbastanza buona, a
patto di attivare l’Intelligent Frame Creation, almeno su
“minimo”, impostazione che non introduce un’evidente
interpolazione ma aiuta a ridurre la percezione di scie
o cali di dettaglio.
HI-FI E HOME CINEMA Yamaha rinnova la serie di sintoamplificatori Aventage e la amplia verso il basso con due nuovi modelli
Yamaha Aventage, Dolby Atmos e DTS:X solo sui modelli top Bluetooth e Wi-Fi sono di serie, ma per avere Dolby Atmos e DTS:X bisogna scegliere i modelli più costosi della gamma
di Roberto PEZZALI
Yamaha annuncia i nuovi modelli del-
la serie Aventage con un buon anti-
cipo rispetto alla distribuzione, che
avverrà in settembre. La novità principale
è l’allargamento della gamma verso il bas-
so con due modelli inediti: RX-A550, RX-
A750 che si uniscono alle evoluzioni dei
modelli già noti della serie 40, RX-A850,
RX-A1050, RX-A2050 e RX-A3050. La
nuova serie presenta piccoli affinamenti
rispetto alla serie precedente, ma impor-
tanti ai fini dell’ascolto: un nuovo circuito
di clock migliora le prestazioni durante
la riproduzione da network e Bluetooth,
il circuito Compressed Music Enhancer
migliora la riproduzione di brani MP3
e il circuito di autocalibrazione YPAO
è stato ulteriormente
migliorato, anche con
nuove impostazioni
DSP controllabili dal-
l’applicazione. Le ca-
ratteristiche comuni
a tutti i nuovi modelli
sono il Wi-Fi integrato,
il Bluetooth, Airplay, la
compatibilità con file
musicali fino al DSD 5,6 MHz, HDCP 2.2
per il 4K 60p e il controllo tramite l’app
dedicata scaricata su smartphone e ta-
blet. I convertitori audio D/A partono
dagli ottimi Burr Brown 192kHz/24bit dei
modelli più “economici” sino ai prestigio-
si ESS Sabre a 32 bit del modello più co-
stoso. Per quanto riguarda le nuove co-
difiche Dolby e DTS invece si parte dal
modello 850 per avere la compatibilità
Dolby Atmos mentre per il DTS:X biso-
gna salire al modello 1050; una strada di-
versa da quella di molti concorrenti che
invece hanno di serie le due codifiche
sin dai modelli di gamma medio-bassa.
Ma vediamo meglio i due nuovi arrivati
nella gamma. L’RX-A550 è un modello
in configurazione 5.1 con potenza di 80
watt per canale (6 ohm - 0,09%THD) che
punta alla sostanza con 17 programmi
DSP, ampia versatilità con 6 prese HDMI,
ingresso USB, circuito di autocalibrazio-
ne YPAO, funzioni Scene programmabili,
radio FM e un rassicurante peso di 8,1
kg. L’RX-A750 è un 7.2 con potenza di
90 watt per canale (8 ohm - 0,06%THD),
compatibilità HDMI 2.0a per HDR, Vir-
tual Surround back e possibilità di so-
norizzare una seconda zona in modo
indipendente. I prezzi di listino partono
da 549 euro per il modello 550 (dispo-
nibile a fine mese), poi troviamo l’RX-A
750 a 799 euro (disponibile da luglio),
RX-A850 a 949 euro (luglio), RX-A1050
a 1249 euro (disponibile da agosto), RX-
A2050 a 1599 euro (agosto) e il top di
gamma RX-A3050 a 2299 euro che sarà
nei negozi a settembre.
torna al sommario 41
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto PEZZALI
L o scorso anno, con l’annuncio del Kindle Voyage,
Amazon ha arricchito la sua gamma di ebook
reader con un modello di fascia alta, un libro elet-
tronico senza compromessi destinato ai divoratori di
pagine che vogliono tra le mani un prodotto di assoluto
riferimento. Voyage, da vero prodotto top di gamma,
ha visto anche il debutto di un nuovo tipo di schermo
e-ink Carta con l’incredibile risoluzione di 1.448×1.072
pixel, 300 ppi. Un display sotto il profilo tecnologico,
ma vera carta dal punto di vista del look & feel. Voyage
è finalmente arrivato in Italia, e per il ritardo di distribu-
zione è arrivato insieme al nuovo Kindle Paperwhite,
l’ultimo nato in casa Amazon che usa proprio lo stesso
schermo da 300 ppi del modello top.
Amazon probabilmente pensava di lanciare prima il
modello top di gamma e poi questo di fascia media,
ma le scelte commerciali legate al nostro Paese han-
no fatto in modo che noi ci ritrovassimo sulla scrivania
entrambi i lettori lo stesso giorno. Chi va oggi sullo
store di Amazon per acquistare un ebook reader in
previsione dell’estate si troverà davanti a entrambi i
modelli e dovrà scegliere: Voyage o Paperwhite? Ab-
biamo provato entrambi (qui la prova del Voyage),
e ovviamente la risposta a questa domanda si trova
in fondo alla prova. Paperwhite è il modello di mag-
gior successo di Kindle, anche perché è stato il pri-
mo con illuminazione integrata. L’aggiunta del nuovo
schermo e migliorie software (che saranno disponibili
anche per l’attuale generazione) rendono il nuovo
Paperwhite (129 euro Wi-fi, 189 euro 3G) un prodotto
ancora più completo.
Lo schermo ha una marcia in piùIl nuovo schermo da 6” che Kindle Paperwhite eredita
dal Voyage è ovviamente il punto di forza di questo
ebook: fin dalla prima accensione ci rendiamo conto
di come questo tipo di schermo sia migliorato ulterior-
mente e di quanta poca sia ormai la differenza tra la
carta riciclata e uno schermo elettronico. La presenza
dell’illuminazione, ben distribuita e uniforme, rende
un eBook reader più versatile della stessa carta, e fa
piacere vedere come sia migliorata ancora l’uniformi-
tà, con uno schermo che appare praticamente privo
di macchie o aloni.
TEST Kindle Paperwhite è disponibile in versione Wi-Fi e in versione Wi-Fi + 3G: 129 euro per il primo, 189 per il secondo
Nuovo Kindle Paperwhite: qualità-prezzo al topAmazon presenta il nuovo Paperwhite: schermo più definito e contrastato, nuovo font e cambia il sistema di impaginazione
Guardando con attenzione il bordo inferiore si notano
i quattro led di illuminazione, ma a una visione normale
è quasi impossibile capire da dove arriva la “magica”
luce. La risoluzione è arrivata a un punto che difficil-
mente risulta migliorabile: i caratteri sono praticamen-
te stampati e si staccano con un netto contrasto dallo
sfondo, che mantiene nonostante la luce una buona
Amazon Kindle PaperwhiteVOYAGE O PAPERWHITE? CONVIENE PIÙ QUEST’ULTIMO da 129 €Il Kindle Voyage, come avrete modo di leggere nella prova dedicata, è sicuramente un prodotto più curato del Paperwhite sotto il profilo costruttivo ma non è molto diverso da quest’ultimo se guardiamo alla lettura. Il sensore di luminosità e i tasti per voltare pagina non sono sufficienti a nostro parere a giustificare la differenza di prezzo: lo erano con il vecchio Paperwhite, ma ora lo schermo è uguale per entrambi i modelli. Il Voyage, per quanto sia bellissimo da tenere in mano e da usare, è secondo noi una piccola occasione persa da parte di Amazon per realizzare quello che poteva essere davvero il reader definitivo, con schermo da 7 o 8” per leggere anche testi scientifici in PDF e uno slot per espandere i 4G di memoria interni.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità schermo eccezionaleNuovi sistema impaginazione e fontFacilità d’utilizzo
Difficile gestione file PDF e ePubPrezzo della versione 3GPrezzo della custodia in pelle
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 7 8 8 98.6
lab
video
segue a pagina 42
Lo schermo è decisamente neutro e l’illuminazio-ne ben distribuita.
torna al sommario 42
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
neutralità cromatica. Il resto del Kindle è costruito at-
torno allo schermo: la cornice permette una pratica
impugnatura e ovviamente sono del tutto assenti pul-
santi per voltare pagina: basta un naturale gesto sullo
schermo touch. Amazon non fa accenno alla memoria
integrata: dice solamente che può contenere migliaia
di libri ed effettivamente così è, perché i 4 GB sono
più che sufficienti per gestire la libreria. Inoltre, grazie
allo spazio cloud che Amazon mette a disposizione
(gratis per i contenuti acquistati, limitato a 5 GB per
quelli caricati dall’utente), la memoria integrata passa
davvero in secondo piano.
La ricarica del dispositivo si effettua tramite micro
USB: Amazon, nonostante la “classe” del dispositivo,
non ha inserito un caricatore nella confezione, c’è
solo il cavo. Scelta più che saggia, però: la batteria
dura un mese e non ci sarà difficoltà nel trovare una
porta USB per quelle quattro ore che servono a ripor-
tare il Kindle al 100% di carica.
Font e impaginazione fanno la differenzaIl sistema operativo del Kindle rimane praticamente
invariato, anche se Amazon continua a fare piccoli mi-
glioramenti per rendere ottimale la fruizione dei libri.
Quanto Amazon tenga all’esperienza d’uso lo si capi-
sce dalle piccole cose: ogni aggiunta software è lega-
ta esclusivamente al piacere della lettura, e la stessa
creazione del nuovo font Bookerly sintetizza questa
passione che lega il team del Kindle ai libri. Bookerly,
per quanto la creazione di un font possa sembrare
una cosa banale, è stato studiato e pensato per otti-
mizzare la resa con tutte le dimensioni di carattere e
rendere al meglio su uno schermo di tipo e-ink: basta
fare un confronto tra gli altri font di sistema (Palatino o
Helvetica ad esempio) per rendersi conto di come la
lettura con Bookerly sia più naturale e riposante.
Amazon ha rivisto interamente anche il motore di im-
paginazione: su alcuni libri le parole, inclusi i “capo-
lettera” e gli “a capo” saranno distribuiti esattamente
come li ha pensati l’autore. Questa funzione richiede
ovviamente un ebook compatibile, ma Amazon assi-
cura che la nuova tipografia è già disponibile su cen-
tinaia di migliaia di libri. Restano presenti ovviamente
tutte le altre funzioni già introdotte tempo addietro,
da FreeTime per incoraggiare i più piccoli alla lettura
al vocabolario.
Così come Amazon ha migliorato ulteriormente parte
delle funzioni di Kindle, allo stesso modo resta ferma
sui suoi principi: il Kindle è lo strumento per leggere i
libri che vengono acquistati su Amazon e non è molto
versatile se si tratta di visualizzare eBook acquistati
altrove o PDF. Per questi è assente il motore di reflow,
ovvero quel sistema che prova a impaginare i pdf sul
piccolo schermo distribuendo colonne, paragrafi e
parole: leggere un PDF sul Kindle è ovviamente pos-
sibile ma è molto difficile se questo è pensato per un
formato A4. Si può tentare una conversione inviando
il documento PDF al Kindle tramite “email” (quando
registrate il device, Amazon assegna un indirizzo di
tipo [email protected]) e inserendo come soggetto
della mail “convert”, ma il risultato non è perfetto. Pro-
vare non costa nulla, comunque.
I file in formato ePub, invece, vanno convertiti nei
formati nativi di Amazon utilizzando programmi come
Calibre. Calibre fa bene il lavoro e dispone anche di
un plug-in che elimina il sistema anticopia inserito in
alcuni eBook comprati su store di terzi: la conversio-
TEST
Amazon Kindle Paperwhitesegue Da pagina 41
ne nella maggior parte dei casi funziona bene, in altri
un po’ meno. Dev’essere comunque chiaro che chi
sceglie Kindle lo fa perché ha intenzione di comprare
i libri su Amazon: chi pensa di acquistarli da altre libre-
rie farebbe meglio a optare per un Kobo, più flessibile
e versatile da questo punto di vista.
C’è anche la versione 3G senza SIM e la consigliamoKindle Paperwhite è disponibile in versione Wi-Fi e
in versione Wi-Fi + 3G: la connettività è ovviamente
necessaria per acquistare i libri e trasferire gli acquisti
dal cloud Amazon sul dispositivo, e in quest’ottica può
essere vantaggioso investire 189 euro per la versione
con 3G integrato. Non serve SIM e neppure abbona-
mento: paga tutto Amazon, anche se ovviamente la
connessione potrà essere usata solo per l’accesso al
suo store.
Amazon assicura il funzionamento in oltre 100 Paesi,
e la possibilità di accedere sempre al proprio spazio
cloud per scaricarsi nuovi libri o al negozio Amazon
per acquistarne di nuovi secondo noi vale quei 50
euro in più. Si tratta, ovviamente, di una scelta per-
sonale: chi è ormai entrato in fase di “shopping com-
pulsivo” e ha deciso di regalarsi il miglior Paperwhite,
dovrebbe anche valutare la cover Premium dedicata
in pelle: un piccolo lusso da 49 euro che aumenta un
po’ il peso ma protegge e pulisce lo schermo con il
panno in microfibra interno. La chiusura della cover
spegne anche il Kindle e disattiva l’illuminazione.
torna al sommario 43
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Roberto PEZZALI
Arriva finalmente anche in Italia il Kindle Voyage,
quello che è ad oggi il lettore di ebook più evo-
luto presente nel catalogo Amazon. Il prezzo è
importante, 249 euro nella versione Wi-Fi e 3G (189
euro solo Wi-Fi), ma chi legge anche due libri al mese
in poco più di un anno avrà ammortizzato la spesa: l’ar-
rivo insieme al nuovo Kindle Paperwhite (qui la prova)
complica forse un po’ la vita a questo modello top: lo
schermo da 6” e 1448×1072 pixel (300 ppi) non è più
una assoluta novità e si perde quindi quello che era
forse l’elemento che più di tutti rendeva il Voyage il
vero prodotto “top”.
Restano comunque altri validi argomenti di discussio-
ne, dalla costruzione leggera al vetro frontale che eli-
mina lo spessore della cornice, per arrivare al sensore
di luminosità automatico e alla presenza del tasto per
voltare pagina. Voyage risponde a quasi tutto quel-
lo che gli utenti Kindle avevano chiesto ad Amazon,
quasi perché resta sempre il limite di quello schermo
da 6” che a molti inizia a stare un po’ stretto. Se da
una parte è vero che per leggere PDF e documenti
di grandi dimensioni è meglio un tablet, dall’altra uno
schermo da 7” avrebbe probabilmente accontentato
tutti.
Costruzione in magnesio, peso piumaIl Kindle Voyage si ispira, sia come linee sia come
design, alla serie di tablet Fire HDX: il tasto di accen-
sione è stato inserito sul retro e lo stesso cabinet, in
lega di magnesio, presenta quel rivestimento super-
ficiale soft che assicura un buon grip offrendo però
allo stesso tempo un contatto “caldo”.
Dimensioni e peso sono sicuramente due degli
aspetti più importanti da valutare quando parliamo
di un prodotto da tenere in mano, e qui Amazon è
riuscita a scendere di una decina di grammi rispetto
TEST I prezzi del miglior ebook reader di Amazon saranno di 249 euro per versione Wi-Fi e 3G e di 189 euro solo Wi-Fi
Kindle Voyage è la “Ferrari” degli ebook readerKindle Voyage di Amazon arriva in Italia: peso piuma, costruzione al top e schermo super risoluto. Il prezzo non è da poco
Amazon Kindle VoyageIL MIGLIOR EBOOK MAI FATTO DA AMAZON da 189 €Kindle Voyage è il modello top di gamma del produttore americano ed è ovviamente il miglior eBook Reader mai fatto da Amazon. Nonostante lo schermo da 6”, e qui forse ci stava anche una versione più grande, Amazon ha ascoltato davvero i suoi clienti aggiungendo i tasti per volta-re pagina, riducendo il peso e creando un prodotto più robusto e anche più facile da pulire. Permangono i limiti classici dei Kindle: comprando Amazon Kindle si sposa un ecosistema dove si è quasi obbligati ad acquistare su Amazon, ma considerando prezzi e qualità del catalogo non è necessariamente un difetto. Diciamo “quasi” perché non è un sistema chiuso al 100%: i libri in formato ePub richiedono per esempio la conversione e i PDF sono gestiti abbastanza male, ma come detto questo è un prodotto fatto da Amazon per Amazon: libri, fumetti, saggi, racconti e illustrati sviluppati con il formato Kindle 8 si leggono che è un vero piacere.
COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEDesign e costruzioneVetro f facile da pulire e robustoRiduzione di peso e spessore
Prezzo elevatoPoche differenze con il PaperwhiteC’è solo la versione da 6”
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 9 9 9 78.6
lab
video
al Paperwhite: Voyage sulla bilancia fa segnare 180
grammi, Paperwhite 205.
Nel nostro caso siamo a 188 grammi, in quanto la
versione provata dispone di connessione integra-
ta 3G. Scende anche lo spessore, ma senza sacri-
fici di autonomia: 7,6 mm di profilo con una durata
che supera comunque il mese leggendo mezz’ora
al giorno. Trattandosi del prodotto top qualcuno po-
teva aspettarsi la presenza a bordo di una maggior
quantità di memoria, ma Amazon qui è inflessibile e
si mantiene sui 4 GB (3 utilizzabili) che bastano co-
munque per memorizzare migliaia di libri in formato
nativo. La memoria sarebbe risultata utile se il Kindle
Voyage avesse avuto un buon motore di lettura dei
PDF, notoriamente più grossi come dimensioni, ma
Kindle e PDF continuano a non andare troppo d’ac-
cordo.
Lo schermo è bellissimo, Il vetro è un plus non da pocoIl Voyage è stato il primo ebook Reader Amazon ad
utilizzare il nuovo pannello e-ink “Carta” da 300 ppi e
1448×1072 pixel di risoluzione.
Come abbiamo già scritto anche nella prova del nuovo
Paperwhite ci troviamo davanti a una resa che ormai
è addirittura superiore per risoluzione a quella della
stampa, con caratteri nitidi, perfettamente contrastati
e leggibili senza alcuna fatica. Voyage dispone ovvia-
mente di illuminazione frontale, e su questo modello
Amazon ha introdotto anche un sensore di luminosità
che regola la retroilluminazione a seconda della luce
ambientale: la regolazione automatica è comoda, ma
segue a pagina 44
torna al sommario 44
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
preferiamo comunque la semplice regolazione ma-
nuale per avere un maggiore controllo.
L’illuminazione, neutra e uniforme, riesce ad essere
eccessiva se regolata al massimo e potrebbe dare
anche fastidio. Rispetto agli altri prodotti Kindle la
vera novità è la presenza di un vetro protettivo che
ricopre da bordo a bordo lo schermo e-ink: sparisce
il classico scalino tra schermo e cornice, un dettaglio
non da poco se ci si pensa bene.
Chi usa abitualmente un ebook Reader e lo ha por-
tato anche in spiaggia potrà sicuramente raccontare
di come lo scalino sia la parte più delicata per l’accu-
mulo di sporco e piccoli granelli di sabbia, problemi
questi che il nuovo Voyage non ha.
Lo schermo è poi decisamente meno sensibile alle
ditate, guadagna qualcosa con il trattamento antiri-
flesso ed è più semplice da pulire con un panno in
microfibra. Chi è solito leggere con una sola mano
ritroverà con piacere sul Kindle Voyage anche i tasti
per sfogliare le pagine: il touch è sempre presente,
ma linea e punto ai bordi dello schermo permettono
di andare avanti o indietro.
La funzione può essere disattivata da menu e gesti-
sce ovviamente i tocchi casuali; tasti sono ripetuti sui
due bordi per destri e mancini, sono capacitivi e re-
stituiscono alla pressione un leggero feedback tattile
regolabile a piacere su più livelli.
Il nuovo font ancora manca ma arriverà presto
Rispetto al Kindle Paperwhite, appena uscito e già do-
tato del nuovo software a bordo, il Voyage ha ancora la
precedente versione di Kindle OS. Manca il nuovo font
Bookerly, un font ad altissima risoluzione che permette
di godere al meglio del nuovo schermo e-ink e manca
anche il nuovo motore di impaginazione dei contenu-
ti. Amazon dovrebbe rilasciare l’aggiornamento nelle
prossime settimane, ma al momento sotto il profilo del-
l’interfaccia il Paperwhite ha qualcosa in più.
Sul Voyage sono presenti quindi tutte le funzioni del
Kindle entry level, anche se ovviamente l’interfaccia è
leggermente più reattiva e nei menù di impostazione
troviamo le voci per regolare “Voltapagina” e luminosi-
tà. Anche per il Voyage dobbiamo apprezzare il modulo
3G integrato: sappiamo che è una spesa non da poco,
ma secondo noi, soprattutto su questo modello top di
gamma, sono soldi ben spesi. Il vantaggio del 3G, oltre
all’assenza di un canone e alla
connessione praticamente di-
sponibile in tutto il mondo, è la
possibilità di gestire in remoto
la libreria. Se decidete di rega-
lare il Kindle a qualcuno che
non è molto esperto di tecno-
logia potrete inviare via mail o
caricare voi stessi i libri sul suo
spazio cloud rendendoli così
disponibili per il download e
la lettura: non serve accesso
Wi-Fi o configurazioni partico-
lari, basta davvero un click.
TEST
Amazon Kindle Voyagesegue Da pagina 43
GADGET
Seawolf il sottomarino per la GoProSeawolf è un vero mini sottomarino che può alloggiare la GoPro Hero 3 o Hero 4 e portarla fino a 10 metri di profondità, per riprese subacquee stabili e di qualità. Disponibile in versione cablata (modello F13) o Wi-Fi (F11 e F12), è stato progettato dalla TTRobotix, ha tenuta stagna e prezzi a partire da 999 dollari. Il sistema di movimento gli permette di restare immerso anche in modo statico per facilitare le riprese, e di muoversi a una velocità di 3.3 km/h. La batteria da 5.000 mAh dovrebbe garantire circa 50 minuti di utilizzo. Sarà disponibile all’inizio di agosto.
di Emanuele VILLA
SCOTTeVEST è un progetto di
Indiegogo che vuole essere la
giacca più geek al mondo, un
indumento pensato per ripararci dal
freddo (più della stagione autunnale
che di quella invernale) e per ospitare
tutta (dico, tutta) la nostra strumenta-
zione elettronica mobile. Ha 19 tasche
ed è presentata come una tech-ena-
bled jacket, il risultato di 15 anni di
studio e di progressiva ottimizzazione
degli spazi: è realizzata in microfibra
per essere morbida e leggera, ma la
sua mission è ospitare 19 oggetti diver-
si riuscendo ad essere indossabile con
facilità. Le tasche sono distribuite sia
all’esterno che all’interno e ricoprono
completamente la superficie dell’indu-
mento. Abbiamo tasche per gli occhiali
GADGET Pensata per chi vuole avere i gadget tecnologici sempre con sé e ci tiene allo stile
19 tasche per la giacca più geek del mondoOspita 19 gadget, ti fa usare il touch senza estrarli e ha un Personal Area Network interno
con tanto di panno
pulente attaccato,
ma troviamo anche
quella ottimizzata
per lo smartphone
con un piccolo foro
per far passare il
cavo degli aurico-
lari; questa tasca è
semitrasparente e
permette di usare
il touch dell’appa-
recchio senza do-
verlo estrarre. Non
manca la tasca per i documenti, quella
per le chiavi (da tenere rigorosamente
separate dal resto dell’attrezzatura),
per la penna, per i tablet, per la botti-
glietta d’acqua e c’è anche un Perso-
nal Area Network, ovvero un intricato
sistema di collegamenti interni che
permette di agganciare prodotti anche
distanti, come lo smartphone e il suo
battery pack. Per chi volesse saperne
di più, indichiamo la pagina del pro-getto di Indiegogo.
torna al sommario 45
MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
di Emanuele VILLA
Abbiamo dediso di occuparci un po’ di ricarica
wireless, un fenomeno presentato come la next
big thing qualche anno fa ma che ancora oggi
stenta a decollare. L’idea è senza dubbio intelligente,
considerando che lo smartphone - eccezioni escluse
- va ricaricato ogni giorno e che “mettere e togliere”
cavetti può creare situazioni antiestetiche in casa, so-
prattutto quando i dispositivi sono (ben) più di uno.
Ma ci sono tante domande cui rispondere per avere
un quadro esaustivo: esiste un solo standard o più di
uno? Che prodotti ci sono in commercio? E, soprattut-
to, quando ci vuole per ricaricare senza fili un telefono
e quanto incide questo sulla bolletta elettrica? Costa
molto di più ricaricare senza fili un telefono rispetto
alla ricarica “classica” con l’alimentatore in dotazio-
ne? In questa sede, dopo una breve introduzione
sugli standard di wireless charging, ci concentriamo
su quest’ultimo punto usando apparecchi dedicati a
marchio Ikea.
Gli standard: uno, nessuno o centomila?Il problema, si sa, è lo standard di ricarica wireless,
che di fatto non è uno solo: quella che per qualche
anno è sembrata l’unica vera possibilità, ovvero lo
standard Qi del Wireless Power Consortium (WPC)
basato sul principio dell’induzione elettromagnetica,
ha dovuto prima fronteggiare la concorrenza della
Power Matters Alliance, poi dall’Alliance for Wireless
Power (A4WP) con Rezence e la tecnologia di ricarica
basata sulla risonanza magnetica. Infine, a complica-
re ulteriormente un quadro già confuso di suo ci ha
pensato la fusione delle ultime due con standard, pro-
dotti e tecnologie ancora in fase di definizione. Resta
il fatto che non esiste un solo standard e che l’ipotesi
più probabile, per il presente e il futuro, resta la multi-
compatibilità dei prodotti: non per niente Galaxy S6 è
compatibile sia Qi che PMA.
Per testare sul campo la ricarica wireless ci siamo ri-
cordati di una notizia di qualche mese fa: l’ingresso
del colosso Ikea nel mercato hi-tech con un’infinità di
soluzioni dedicate alla ricarica wireless in standard Qi,
standard che quanto meno è supportato da “nomi illu-
stri” come Galaxy S6, molti Lumia come il 735, l’830 e
il 930, Nexus 5, Nexus 6, Yotaphone 2 e altri ancora.
Rispetto al totale, il numero è ancora basso, ma per
tutti gli altri ci sono due possibilità: l’installazione di
una piccola antenna all’interno dello chassis (caso,
per esempio, dell’LG G3), oppure l’ipotesi più aggres-
siva che è l’acquisto di una custodia ad hoc, conte-
nente l’antenna di ricarica wireless e, in alcuni casi,
anche una batteria supplementare che funge da bat-
tery pack. Alcuni produttori, come Sony per l’Xperia
Z3, offre custodia su misura per la ricarica wireless,
in altri casi è possibile acquistarne di produttori terzi
come, appunto, Ikea.
TEST Tra i prodotti Ikea dedicati alla ricarica wireless troviamo un comodino con base integrata e una lampada da lavoro
Ricarica wireless: comoda, consuma 30% in piùAbbiamo provato la base di ricarica Nordmärke e la custodia Vitahult della svedese Ikea con il nostro iPhone 5s Funziona bene, è bello ed è abbastanza rapido: i consumi sono stati di circa il 30% più alti, ma il costo resta trascurabile
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lab
video
Ikea e la ricarica wireless C’è anche un comodino!Il produttore svedese ha in catalogo molti prodot-
ti dedicati alla ricarica wireless (Qi): da una piccola
base come quella in prova (che si chiama Nordmärke)
arriviamo fino al Selje, che è un comodino con base
integrata, passando per il Nordmärke triplo (per tre
telefoni), il comodino “wireless” Nordli, la lampada
da lavoro Riggad con ricarica wireless e Jyssen, un
piccolo wireless charger pensato per essere integrato
nei mobili esistenti, dando loro un tocco di hi-tech.
Se il telefono non è Qi-compliant, come nel caso degli
iPhone, Ikea offre delle custodie su misura contenenti
l’antenna: nella prova abbiamo usato un iPhone 5s,
per cui ne abbiamo avuto bisogno.
Utile per chi non ha bisogno della custodiaC’è ben poco da spiegare circa il funzionamento di
Nordmärke: si attacca la base alla presa di corrente
e, quando c’è bisogno di ricaricare il telefono, lo si
appoggia sopra. La ricarica inizia istantaneamente, e
c’è anche la possibilità di ricaricare un secondo dispo-
sitivo via filo tramite la presa USB integrata.
La base funziona bene, e questo è il punto di par-
tenza: è carina dal punto di vista estetico, tutt’altro
che ingombrante e molto leggera, si adatta bene a
una scrivania o a un tavolo di legno e svolge il suo
lavoro egregiamente. Ma ci permettiamo una consi-
derazione sulla custodia, della quale abbiamo avuto
bisogno usando iPhone 5s come smartphone da rica-
ricare. Anche lei funziona bene, nulla da eccepire, ma
facciamo una considerazione di comodità: la ricarica
wireless deve essere comoda, deve permetterci di
appoggiare il telefono appena entrati in casa e di di-
Presente una presa USB per ricaricare un secondo dispositivo.
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MAGAZINEn.115 / 1529 GIUGNO 2015
menticarcelo, non ha molto senso se prima di iniziare
la ricarica dobbiamo montare una custodia attorno al
telefono, custodia che può essere realizzata in modo
impeccabile (come in questo caso) ma è pur sempre
un ingombro in più. Piuttosto, ha senso se nell’ottica
del nucleo familiare troviamo un Galaxy S6, un Nexus
6 e un iPhone: se due telefoni su tre si ricaricano sen-
za fili in modo nativo, il terzo si può anche adattare
tramite una custodia, ma acquistare appositamente
charger e custodia per un telefono non predisposto
è una mossa di scarsa utilità.
Con iPhone 5S: carica stabile e comoda Consumi +30% ma si spende comunque pochissimoPer non limitarci a constatare il funzionamento del
prodotto e della ricarica wireless, che tra l’altro esi-
ste da anni, abbiamo ricaricato da zero un iPhone 5s
acceso e sotto Wi-Fi (dato non trascurabile, ma sup-
poniamo sia il caso più comune) e rilevato tempi e
consumi, tenendo in considerazione che la batteria è
da 1.570 mAh.
Il telefono ha impiegato circa 120 minuti per raggiun-
gere il 100% della carica da zero, il che è solo leg-
germente superiore a quanto rilevato dalla carica tra-
dizionale con alimentatore Apple, ma il telefono era
acceso, quindi con ricezione di mail, whatsapp e via
dicendo. Da notare che la carica è stata piuttosto rapi-
da per il primo 80%, dopo di che abbiamo constatato
un certo rallentamento fino alla fine.
Ovviamente le ultime generazioni di smartphone, con
relative tecnologie di fast charging, offrono prestazio-
ni decisamente diverse, ma qui è in ballo il fattore co-
modità più che quello prestazionale. Se c’è bisogno di
ricaricare il telefono in una manciata di minuti, lasciate
perdere il wireless.
Interessante anche il discorso dei consumi, che ci
permettono di stimare il costo della singola ricarica
e fare un confronto (assolutamente di massima) tra il
costo di una ricarica wireless e una a filo.
Il risultato si riassume in modo rapido: la ricarica
wireless dello smartphone è sufficientemente rapida
e non ci farà diventare poveri, ma ovviamente è un po’
meno efficiente di quella tradizionale. Il ciclo 0-100%
del nostro iPhone 5s con 10 mesi di vita, cosa che
c’entra ai fini dell’efficienza della batteria, ha consu-
mato circa 13 Wh se caricato con il charger Qi, con
una discreta accelerazione iniziale e ultimo 20% de-
cisamente più lento.
Valutando il costo attuale di 1 kWh a 0,18 euro, questo
significa che il costo medio di una ricarica completa
di iPhone 5s è di 0,0024 euro, ovvero circa 1 euro al-
l’anno.
Abbiamo approssimato perché quest’ultimo va consi-
derato come un puro e semplice ordine di grandezza
(non andremo a spendere 20 euro per ricaricare lo
smartphone, in poche parole) poiché non considera lo
stand by, anche se la tecnologia Qi è molto efficiente
in questo stato, ma solo 365 cicli di carica. Tra l’altro
bisogna considerare fattori come l’anzianità della bat-
teria da ricaricare, il tipo, il fatto che la maggior parte
delle persone ricarica il telefono di notte, lasciandolo
appoggiato al pad di ricarica molto di più di quanto
necessario per la carica completa, e molto altro.
Lo stesso procedimento (iPhone 5s) effettuato median-
te il suo alimentatore ha impiegato (0-100%) circa 115
minuti ma ha consumato di meno: al 100% della carica,
il wattmetro ci segnala 9.95 Wh, il che si traduce in una
singola carica da poco meno di 0,0018 euro. Il totale
annuo resta irrisorio in entrambi i casi, ma la ricarica
wireless ha consumato (nel caso in questione) un 30%
in più. Lo scarto è certo rilevante a livello percentua-
le, ma finché si tratta di ricaricare lo smartphone o gli
smartphone la differenza in bolletta resta relativa, con
una comodità e un impatto estetico di livello superiore.
Ci si può fare un pensierino, ma meglio se si ha uno
smartphone già predisposto Qi...
di Emanuele VILLA
Annunciata al CES di Las Vegas (e da noi già considerata in questo articolo), la nuovissima IP Cam di
Netatmo con riconoscimento facciale
arriva in Italia a 199 euro di listino. La
sua particolarità non sta tanto nell’este-
tica curata o nell’app di facile utilizzo e
ricca di funzioni, ma appunto nella sua
capacità di riconoscimento facciale,
che la distingue dalle altre proposte
del mercato.
Welcome riconosce i soggetti presen-
ti nel suo database e invia notifiche
allo smartphone dell’utente: dando un
nome ai volti che riconosce, Welcome
può segnalarci l’arrivo in casa di un
parente, di un amico o – eventual-
mente – anche
di estranei, fun-
gendo così da
videocamera di
sorveglianza a
tutti gli effetti.
Welcome offre
130° di angola-
zione visiva e
una buona visi-
bilità notturna
grazie al LED
a infrarossi, mentre come funzionalità
troviamo le notifiche, il monitoraggio
da remoto, la registrazione video, la
cronologia degli eventi e la possibilità
di personalizzare le possibilità di rico-
noscimento del volto e l’invio delle no-
tifiche per rispetto della privacy.
L’applicazione è disponibile per dispo-
sitivi iOS e Android, la connettività di
rete è Wi-Fi o Ethernet, c’è un microfo-
no incorporato e la registrazione video
avviene in Full HD.
Disponibilità immediata in Italia, a 199
euro di listino.
TEST
Ricarica wireless Ikeasegue Da pagina 45
SMARTHOME
Ecco la ricarica wireless veloceNonostante il concetto di ricarica wireless sia consolidato, c’è un pro-blema di rapidità di ricarica che i vari produttori devono affrontare, soprat-tutto quando si tratta di confrontarsi con tecnologie di fast-charging. Ecco perché il consorzio che sta alla base dello standard Qi (il più diffuso), il Wireless Power Consortium, ha annunciato una nuova revisione dello standard capace di supportare i 15W di potenza, che ridurrebbe i tempi di ricarica dei dispositivi rispetto alla versione attuale. Il nuovo standard potrebbe portare a prestazioni analoghe rispetto alle tecnologie di ricarica rapida esistenti: si parla del 60% di una batteria da smartphone in 30 minuti, ma ovviamente il dato è indicativo. Resta da valutare la questione di consumi.
SMARTHOME Il dispositivo di Netatmo era già stata presentato al CES 2015 di Las Vegas
La IP Camera che riconosce la tua facciaWelcome di Netatmo con riconoscimento facciale avanzato arriva in Italia a 199 euro