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18-10-23 RASSEGNA STAMPA 18-10-22 NOTIZIE DA AGRAPRESS 18-10-22 SPECIALE ISMEA Agrapress 18-10-23 ALL’EUROPARLAMENTO CORSA CONTRO IL TEMPO PER APPROVARE LA RIFORMA PAC PRIMA DEL VOTO Agrisole 18-10-23 GLIFOSATO- GIUSTIZIA USA RIDUCE MULTA A BAYER MA CONFERMA IL VERDETTO, TITOLO IN FORTE CALO Agrisole 18-10-23 REATI AGROALIMENTARI- CRESCONO CONTROLLI E CONTESTAZIONI, MA LA PRESCRIZIONE INCOMBE Agrisole 18-10-22 RICE TO LOVE Risoitaliano 18-10-23 ALL’ASSALTO DELLA TERRA Corriere della Sera 18-10-23 ANCHE LE DIOSSINE NEI FANGHI SCARICATI SUI TERRENI AGRICOLI Il Fatto quotidiano

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18-10-22

EXPORT: COLDIRETTI, NEL 2018 AGROALIMENTARE DA RECORD!MA BISOGNA CONTRASTARE L’AGROPIRATERIA 6259 - roma, (agra press) - e’ record storico per il made in italy agroalimentare nel mondo con le esportazioni che fanno registrare un incremento del 3,4% nei primi otto mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rileva coldiretti. per l’organizzazione si tratta di un ottimo risultato dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017. piu’ contenuto per coldiretti l’aumento in gran bretagna (+1,3%), anche per gli effetti delle tensioni determinate dai negoziati sulla brexit; in ripresa la russia, con un aumento del 6% nonostante l’embargo per molti prodotti. “l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una piu’ efficace tutela nei confronti della ‘agropirateria’ che fattura oltre 100 miliardi di euro”, ha affermato il presidente di coldiretti roberto MONCALVO, nel sottolineare che “a preoccupare e’ la nuova stagione di accordi bilaterali inaugurata dall’ue che sta di fatto legittimando il falso made in italy”. 22:10:18/00:40 PASTA ZARA: FAI, FLAI E UILA, I LAVORATORI!ATTENDONO RISPOSTE CERTE 6265 - roma, (agra press) - "confindustria treviso ci ha comunicato il 19 ottobre il rinvio a nome per conto dell'azienda dell'incontro fissato per lunedi' 22, non avendo ancora individuato una soluzione definitiva alla situazione del gruppo", informano fai, flai e uila in un comunicato stampa congiunto. le organizzazioni sindacali - prosegue il sindacato - "riaffermano che non puo' durare questa incertezza sul futuro del gruppo e di tutte le maestranze ed invitano il gruppo a fissare celermente l'incontro nel quale comunicare chi sara' l'investitore e quale sara' il piano industriale che intende attuare, auspicando che la scelta del soggetto terzo ricada su chi da' maggiori garanzie all'occupazione". "in questo senso chiediamo a tutte le istituzioni coinvolte di farsi parti attive per la salvaguardia di uno tra i piu' importanti gruppi alimentari italiani e dei suoi lavoratori", concludono fai, flai e uila. 22:10:18/00:08

18-10-22

AGRICADEMY ISMEA, CONCLUSA LA MARATONA DI FORMAZIONE!SU INNOVAZIONE, MARKETING ED EXPORT PER AGRICOLTORI 6256 - roma, (agra press) - "la tre giorni romana di agriacademy, il progetto di alta formazione ideato e sviluppato da ismea in collaborazione con il mipaaft, chiude i battenti e decreta il progetto vincitore: si tratta di combeenazioni, un progetto che nasce da un'idea dell'imprenditrice agricola milena ZARBA', e che nei tre giorni si e' arricchita del contributo di altri sei giovani innovatori del settore agrifood", rende noto ismea. "il risultato arriva dopo una lunga maratona non stop, una sorta di bootcamp creativo, in cui i giovani imprenditori agricoli partecipanti, con l'aiuto del team di #ruralhack, sotto la guida di alex GIORDANO e dei mentor dell'osservatorio smartagrifood, hanno sviluppato i loro progetti di impresa, dagli aspetti propriamente di business, a quelli di design arrivando a proporre anche dei prototipi dell'idea progettuale", precisa l’istituto. quella di roma, che ha avuto luogo dal 18 al 20 ottobre, e' la prima delle tre tappe autunnali dell'agriacademy che approdera' nei prossimi giorni anche a bologna e bari, con lo stesso identico format, ispirato alle metodologie del design thinking e della progettazione user-centrica, e l'obiettivo di premiare i progetti migliori con un tutoraggio personalizzato in azienda. "la giuria, composta da andrea BACCHETTI direttore dell'osservatorio smart agrifood, fulvio PELLEGRINI dell'universita' la sapienza di roma, roberto MILLETTI di ismea ha decretato come progetto vincitore dell'edizione romana dall'agriacademy combeenazioni; ora, la possibilita' per i vincitori di essere seguiti passo dopo passo dalle universita' partner del progetto, nella realizzazione del loro 'sogno nel cassetto'", spiega ismea. il progetto scelto, combeenazioni, "mette al centro l'alveare e le api con un progetto di monitoraggio ambientale e dell'alveare stesso attraverso strumentazioni tecnologiche, da utilizzare per certificare il prodotto finale", spiega il comunicato, con l'obiettivo di "migliorare la vita delle api e, conseguentemente, il prodotto finale, da offrire al consumatore in modo certificato. la raccolta di dati di monitoraggio ambientale diventa anche fonte di informazioni per le comunita' locali e gli enti pubblici che possono fruirne attraverso sistemi informatici (app o sito). progetto di milena ZARBA' di bergamo, sergio FRONTEDDU, antonello GARRA, giuseppina SOLINAS, rocco VALLORANI, luca RANDO, michele ALIOTTA". le proposte degli altri 3 finalisti sono: "ORTO DEI MIRACOLI e' un kit pronto 'made in tuscany', composto di piante e semi certificati biologici, terriccio e concimi autoprodotti dagli scarti organici aziendali, e finalizzato a diffondere le piante da orto biologiche tra hobbisti e appassionati. e' un prodotto che risponde principalmente all'esigenza di naturalita' delle citta' e offre qualita' di ogni componente del kit. il progetto non finisce con l'acquisto ma prosegue con la nascita di una comunita' sostenibile tra i clienti, attraverso social e

app dedicata. progetto di marco CALCAPRINA di pisa e federico FALZARANO di pistoia; DISTILLERIA ITALIANA: dai prodotti autoctoni della tuscia e dell'alto lazio, ma anche di altri territori, come fico d'india, melograno, frutta e carciofi, mirto, fiori e piante aromatiche, ricavare grappe e brandy destinati a un mercato di nicchia soprattutto estero. nel territorio non ci sono distillerie e i viaggiatori hanno la possibilita' di portare a casa un pezzo di tuscia. progetto di alberto DI FLORIO di chieti, giulia MAGGINI di viterbo, caterina BARBARO di reggio calabria ed efisiangelo CURRELI di cagliari; BOSCO AUMENTATO propone un nuovo modo di utilizzo, valorizzazione e gestione del bosco che coniuga sport, agricoltura e tecnologia. l'idea e' di trasformare un grosso problema per gli agricoltori, il bosco, in una risorsa attraverso l'uso della legna, la promozione dei prodotti spontanei, le attivita' didattiche ed esperienziali di vario tipo. il tutto senza eccessivi interventi umani e sviluppando un'economia forestale e del legno sostenibile a ogni livello. obiettivo finale e' mettere i boschi italiani in rete e farli diventare un franchising di valorizzazione. progetto di nunzia CERINO CONTE di salerno, marta GIAMPICCOLO di perugia, davide MINICOZZI di benevento". 22:10:18/00:03

18-10-23

All’Europarlamento corsa contro il tempo per approvare la riforma Pac prima del voto A.R.

Comunque vada sarà la nuova Assemblea, dopo le elezioni di fine maggio, a negoziare con Consiglio e Commissione le regole sugli aiuti post 2020, sempre più a rischio

Come spesso accade nelle vicende comunitarie il non detto, dietro l'ufficialità dei calendari, nasconde la sostanza. Per il rinvio della nuova Politica agricola post 2020 manca infatti solo l'ufficialità, ma basta dare un'occhiata veloce alle prossime scadenze europee per capire come, tra Brexit e nuovo bilancio, non può esserci materialmente spazio per varare la complessa riforma della prima politica economica europea.

Al Parlamento europeo è in via di definizione il calendario dei lavori sulle proposte di regolamento riguardanti la riforma Pac. A fine novembre, è prevista la presentazione dei progetti di relazione alla Commissione Agricoltura. Tempi stretti, non più di dieci giorni, per il deposito degli emendamenti sui quali, subito dopo le festività di fine anno, inizieranno le discussioni tra i diversi gruppi politici per tentare di raggiungere un compromesso. Si punta ad arrivare al voto in Commissione a febbraio 2019, in modo da poter sottoporre i testi all'Assemblea plenaria nel corso della sessione di marzo.

In via informale, il Segretariato generale dell'Europarlamento ha fatto notare che si tratta i tempi serrati. Uno slittamento ad aprile del voto in Plenaria va messo in preventivo. Per ora, però, l'obiettivo è di approvare le relazioni sulla riforma della Pac prima della conclusione della legislatura. Spetterà alla nuova Assemblea, dopo le elezioni in programma a fine maggio, trattare con il Consiglio e con la Commissione, nel cosiddetto “trilogo”, per raggiungere l'accordo finale sulla Pac post 2020. Ma i tempi non saranno brevi e non è possibile fissare scadenze. Soprattutto alla luce dell'incerto scenario politico che si rifletterà nella composizione della nuova Assemblea.

Bene che vada, il “trilogo” non potrà partire prima dell'autunno 2019, tenuto conto dei tempi necessari per l'insediamento del nuovo Parlamento e delle Commissioni. E il 31 ottobre, scadrà il mandato della Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker. Ecco perché, secondo gli addetti ai lavori a Bruxelles, una proroga della normativa vigente risulta a questo punto scontata. Tant'è che i servizi della Commissione sarebbero già al lavoro per predisporre gli atti necessari. La proroga, inoltre, potrebbe avere una durata di due anni. Per una serie di ragioni. La durata del “trilogo” non può essere prefissata e, una volta raggiunto l'accordo tra le Istituzioni, occorrono almeno tre mesi per completare le procedure e procedere alla pubblicazioni dei testi sulla Gazzetta Ufficiale.

Inoltre, gli Stati membri dovranno avere il tempo necessario per redigere i programmi strategici (se saranno confermati), da inviare alla Commissione che, sempre sulla base delle proposte di regolamento sul tavolo, avrà otto mesi di tempo dalla data di presentazione per l'esame e l'approvazione dei testi. Ecco perché è fortemente improbabile, per non dire impossibile, far partire la nuova Pac, come da programma, a gennaio 2021.

La questione relativa ai tempi della riforma della Pac è stata affrontata in un documento congiunto che le principali organizzazioni degli agricoltori francesi (Fnsea) e tedeschi (Dbv) hanno sottoscritto nei giorni scorsi, a Berlino, nella sede dell'ambasciata di Francia. «La riforma – si legge nel documento – non potrà essere finalizzata prima della fine del 2020. Pertanto, è necessario il varo di misure transitorie basate sull'attuale sistema di finanziamento». Secondo le due organizzazioni, «è cruciale raggiungere un accordo sul nuovo quadro finanziario pluriennale della Ue prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo». Perché, a differenza della Pac, il bilancio non può essere oggetto di proroga.

18-10-23

Glifosato: giustizia Usa riduce multa a Bayer ma conferma il verdetto, titolo in forte calo Silvia Marzialetti e Alessio Romeo

Da 289 a 78 milioni l’ammenda per la multinazionale, che ha taciuto la pericolosità del diserbante Roundup. Più di 8mila le cause analoghe negli Usa

Ridotta da 289 a 78 milioni di dollari la multa a Bayer Monsanto per aver nascosto la pericolosità del diserbante Roundup, a base di glifosato. Il magistrato Suzanne Bolanos ha ordinato che l’indennizzo nella causa intentata da un giardiniere con cancro terminale attribuito al glifosato sia ridotto, ma ha confermato il verdetto nel merito, respingendo , allo stesso tempo, la richiesta della Bayer di riaprire totalmente il procedimento.

Nella sua decisione Bolanos ha riconosciuto che non è stato provato oltre ogni dubbio che Johnson (questo il nome del giardiniere) si fosse ammalato a causa del glifosato ma, dal momento che tutti gli altri fattori di rischio sono stati eliminati «è diritto della giuria aver supposto una connessione tr auso del glifosato e malattia», ha affermato. Il giudice ha poi circoscritto l’importo del risarcimento all'ammontare dei danni effettivi. Complessivamente, quindi , Johnson riceverà quasi 79 milioni di euro.

Il primo verdetto del caso Johnson aveva portato ad un massiccio crollo del Bayer, con più di 17 miliardi di dollari distrutto sul valore di mercato. Anche oggi c’è stato un crollo in Borsa, dove la multinazionale tedesca perde quasi il 7%, scambiando a 71,30 euro. Gli investitori la vedono come «una sconfitta a sorpresa per Bayer», secondo il quotidiano Suddeutsche Zeitung, dal momento che questa decisione potrebbe influenzare circa 8mila procedure in corso negli Stati Uniti. Bayer intanto ha fatto sapere che la forte riduzione dell'indennizzo è stata «un passo nella giusta direzione», ma continua a contestare radicalmente la pericolosità del glifosato e intende fare appello.

Che il verdetto del giudice Suzanne Bolanos Ramos potesse rivelarsi favorevole (dal punto di vista monetario) alla multinazionale era nell’aria dalla scorsa settimana quando, in fase pregiudiziale, si era detto d’accordo con la rivendicazione della Monsanto secondo cui «non vi erano prove sufficienti che la società avesse agito deliberatamente». La Ramos aveva poi chiesto alle parti di presentare argomenti scritti al tribunale di San Francisco, preannunciando una sentenza finale che è arrivata stanotte.

La sensazionale multa da 250 milioni di dollari multa comminata ad agosto al colosso tedesco da un altro giudice americano, rientrava nella fattispecie dei «danni punitivi»: la multinazionale - riteneva il giudice - avrebbe dovuto sapere che il suo prodotto di punta, il Roundup, causa il cancro. In quella sede la Corte di San Francisco aveva inflitto

alla multinazionale altri 33 milioni di multa, per aver causato dolore e sofferenza al giardiniere e altri 6 milioni per danni. Ma il giudice Bolanos avava prennunciato che avrebbe ridotto la prima multa e indetto un nuovo processo.La Bolanos si era detta perplessa anche per i 33 milioni che l'avvocato del giardiniere aveva richiesto, motivandoli in questi termini: «Un milione all'anno per 33 anni». Richiesta che, secondo l’avvocato di Monsanto, cozzavano con l’aspettativa di vita dell’uomo.

Il nuovo orientamento della giustizia Usa potrebbe influenzare le migliaia di cause intraprese e potenziali. La querelle sul glifosato negli Stati Uniti era al centro delle preoccupazioni sul futuro dei conti del colosso agrochimico tedesco. Sul glifosato, che resta di gran lunga l'erbicida più utilizzato al mondo (e senza alternative concrete secondo molti operatori) anche i pareri scientifici sono discordanti. Accusato di potenziale cancerogenicità dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è stato invece più volte considerato sicuro dalle Agenzie Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) e la chimica (Echa). A consentire lo sblocco dell'impasse per il rinnovo dell'autorizzazione Ue lo scorso anno (limitata a cinque anni invece di dieci) era stato alla fine dello scorso anno il voto favorevole della Germania. Molti paesi europei, a partire della Francia, si stanno però attrezzando per ridurre gradualmente l'impego dei fitofarmaci in agricoltura nel medio termine. La stessa Germania sta pensando di mettere al bando il glifosato e una recente un'interrogazione parlamentare ha certificato un crollo dei consumi, ai minimi da 13 anni. L'Europarlamento, infine, ha chiesto una nuova valutazione dei rischi con l'obiettivo di mettere al bando il suo utilizzo prima della scadenza dell'attuale autorizzazione, nel 2022.

18-10-23

Reati agroalimentari: crescono controlli e contestazioni, ma la prescrizione incombe Giorgio dell’Orefice

Dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Coldiretti sulla necessità di riformare le norme arriva anche quello dell’Ispettorato repressione frodi: aumentano le verifiche e le notizie di reato, ma pochissimi casi arrivano a sentenza e le sanzioni spesso quasi insignificanti.

Nonostante i reati agroalimentari siano sempre più individuati ma restano grandi difficoltà sul piano della punibilità e della repressione. Il grido d'allarme lanciato dalla Coldiretti che nei giorni scorsi nell’ambito del proprio Forum dell'agricoltura e dell'alimentazione è tornata a chiedere con forza una riforma delle norme sui reati agroalimentari, trova ora ulteriore conferma nei dati resi noti dall'Ispettorato per il controllo della qualità e la repressione delle frodi.

Secondo i dati resi noti dall'Icqrf infatti nei primi otto mesi del 2018 sono stati effettuati oltre 25mila controlli ispettivi con un incremento dell'11,5% rispetto allo stesso periodo del 2017. A questo incremento dei controlli ha fatto seguito un vero e proprio boom delle notizie di reato (cresciute di ben il 58%) e un aumento delle sanzioni amministrative del 19 per cento. Tuttavia a fronte di questi incrementi si è registrato un crollo invece dei sequestri passati da 648 a 446 (-31,2%).

Il forte aumento delle verifiche ha riguardato tutte le principali filiere made in Italy si va infatti dal +18,4% del settore vino al +20,9% delle conserve vegetali, dal +18,8% dei mangimi al +14,1% dei cereali e derivati, fino al +9,9% degli oli e al +6,2% dell'ortofrutta. In grande crescita anche le verifiche effettuate nel settore biologico con circa 2.800 controlli in otto mesi (+10,1%) e con un aumento (+5,4%) anche nel numero degli operatori controllati.

A questo scenario vanno poi aggiunte anche le verifiche on line, spesso fuori dei confini nazionali. Solo in Usa e Canada negli ultimi 8 mesi sono stati effettuati più di 120 interventi a tutela di prodotti made in Italy.

Ma c'è un “ma”. E cioè il fatto che la crescente attività ispettiva messa in campo dall'Ispettorato controllo qualità si scontra con un quadro normativo molto distante dalla realtà. «Il sistema è frutto del Codice penale del 1930 – spiega il capo dipartimento Mipaaft responsabile dell’Icqrf,

Stefano Vaccari – e da molti anni risulta inadeguato nel costituire un reale deterrente alla commissione di crimini contro il cibo».

Uno dei primi aspetti critici e che l'impianto normativo disegnato nel 1930 fa riferimento innanzitutto ai delitti contro l'incolumità pubblica, ovvero la salute. «Il punto – aggiunge Vaccari – è che i reati contro la salute pubblica sono molto difficili da dimostrare. Per esempio se vendo “vino” realizzato con acqua e zucchero non ricado in quei reati perché si tratta di una bevanda che non nuoce alla salute. Conclusione: le pene sono bassissime e i reati si prescrivono velocemente. Ad esempio per l'articolo 515, “frode in commercio” che rappresenta il reato più contestato, la prescrizione è di appena 6 anni».

Secondo il responsabile del dipartimento per il controllo della qualità e la repressione delle frodi altro nodo da sciogliere riguarda il fatto che per i casi di “vendita in frode” il reato si consuma nel momento della vendita. Pertanto la mera detenzione di prodotto utilizzabile per la frode (ad esempio il possesso di un milione di litri di acqua e zucchero) non è punibile. Lo diventa nel momento in cui quel prodotto viene effettivamente commercializzato come “vino”. «Il risultato - aggiunge Vaccari – è che la stragrande maggioranza dei reati restano impuniti. Le condotte contestate non trovano riscontro nel codice penale e i pochi casi che si riesce a portare a giudizio sono puniti in modo insignificante».

Per questo nel corso del Forum Coldiretti si è tornati a parlare con forza della necessità di adeguare l'intero quadro di regole ad esempio con il ddl messo a punto nella passata legislatura dalla Commissione presieduta da Giancarlo Caselli. Un progetto di legge che non riuscì a completare il propri iter nonostante l'approvazione in Consiglio dei ministri e che tra le altre cose prevede l'adeguamento del quadro di norme inserendo concetti come “filiera” o di “tracciabilità” o soprattutto adeguando il bene pubblico da tutelare sostituendo l’”ordine pubblico” o la “salute pubblica” con il “consumatore” e il “patrimonio agroalimentare nazionale”.

18-10-22

RICE TO LOVE Un documentario racconta dove finiscono i dazi che non paga il riso birmano

“Rice to love” è un documentario che nasce nasce da un’idea e con il contributo di Coldiretti Piemonte ed è realizzato dal giornalista e regista Stefano Rogliatti con lo scopo di raccontare, attraverso le testimonianze dei protagonisti, il mondo della risicoltura in Birmania, dove il riso è il comune denominatore che gioca un ruolo fondamentale sia come risorsa alimentare sia come merce di scambio. In Italia, nell’ultimo anno, da Birmania e Cambogia sono arrivati 22,5 milioni di chili di riso nonostante l’Italia sia, in Europa, il primo produttore con 1,50 milioni di tonnellate pari a circa il 50% dell’intera produzione continentale. Si tratta, però, di un riso che proviene da soprusi, violenze e sofferenze generate da interessi politici ed economici delle multinazionali: da qui il desiderio di indagare e scoprire cosa stia avvenendo veramente in Birmania. (Vedi l’anteprima)

«Ho sposato l’idea di Coldiretti Piemonte ed il mio viaggio, nello scorso mese di luglio, è partito, grazie al supporto della Moses Onlus di Bologna, dall’est della Birmania – racconta Stefano Rogliatti – nel IDP camp (Internally Displaced People Camp) dove trovano rifugio i profughi del popolo Karen che da anni sta combattendo la propria guerra per l’indipendenza. Nella ex capitale Yangoon ho incontrato Matt Walton direttore del programma in Modern Burmese Studies al St Antony’s College dell’università di Oxford che mi ha parlato della situazione politica in Myanmar. Ultima tappa la città di Sittwe, nello stato del Rakhine: qui sono arrivato al confine con il Bangladesh, zona di estese coltivazioni di riso. Purtroppo, in Birmania non esiste nessuna democrazia e l’esercito birmano ha distrutto interi villaggi appropriandosi dei terreni e lasciando la popolazione in estrema povertà e difficoltà poiché la loro unica fonte di sostentamento è proprio il riso».

«La risicoltura italiana sta vivendo un momento di grande crisi a causa delle importazioni a dazio zero dall’est asiatico ed il Piemonte, che è la regione italiana che ha i numeri maggiori a livello produttivo con 8 milioni di quintali di produzione, 117 mila ettari e quasi 1900 aziende, sta vivendo una situazione ormai insostenibile – commentano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Per questo è ora di denunciare concretamente cosa sta succedendo nei paesi dai quali proviene questo riso e il nostro documentario non si fermerà solo tra i confini nazionali, ma verrà inviato alla Commissione europea a Bruxelles proprio perché l’Unione Europea deve rendersi conto della situazione e smettere di favorire, con le importazioni, la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale. Tramite, anche, questo documento importantissimo continueremo le nostre battaglie per la difesa dell’economia dei nostri territori e delle nostre imprese del comparto risicolo».

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Data 23/10/2018

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Foglio 1

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Martedì 23 Ottobre 2018 Corriere della Sera #buonenotizie

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L’inchiesta

R ichard Ngombo Masimula è un cooperantedel Cospe nel Regno di eSwatini, in quelloche fino a pochimesi fa – prima che il re deci-

desse di cambiare il nome - si chiamava Swaziland:un piccolo Paese dell’Africa australe che confina aNord con il Sudafrica e a Ovest e a Sud con ilMozam-bico.Masimula è il responsabile dei progetti per l’ac-qua. Perché nel suo Paese l’acqua è un problema: cen’època e il 95per cento èutilizzataper l’agricoltura eper l’irrigazione delle piantagioni di canna da zuc-chero. «Per averla - denuncia - la gente sta vendendoi terreni. Si fa leva sulla scarsità di questa risorsa peraccaparrarsi la proprietà delle terre».Il land grabbing è arrivato anche in questo piccoloStato che ha poco di un milione di abitanti. «Leespulsioni - spiega il project manager del Cospe Fa-bio Laurenzi - colpiscono la parte di popolazione piùvulnerabile per fare spazio a progetti del re o di com-

pagnie private, nella stragrandemaggioranza a capi-tale prevalente straniero (Sudafrica, Regno Unito,Taiwan, Stati Uniti)».Il fenomenodel landgrabbingnonènuovo,masi staaggravando. «La questione è emersa con forza dal2008per la crisi finanziaria– spiegaAndreaStocchie-ro, responsabile Policy di Focsiv – con lo spostamen-to dei capitali da settori in perdita come quello im-mobiliare ad altri settori redditizi come la produzio-nedel cibo. I capitali cercavano il profitto.Ora il feno-menosi sta aggravandoperchési stanno incrociandodue tendenze: le terre disponibili e fertili, a causa del

climate change, diminuiscono. Ese diminuisce una risorsa finita,scatta la gara all’accaparramento.La tendenza è ormai strutturale edi lungo periodo».La Federazione degli OrganismiCristiani Servizio InternazionaleVolontario (Focsiv), anche su in-dicazione della rete internazio-naledi agenzie cattolichedi cui faparte, si sta interessando al dirit-

to alla terra delle comunità locali e sta studiando afondo il fenomeno. In collaborazione con Coldiretti,ha pubblicato il report «I padroni della terra» che nedà una fotografia precisa: dagli anni 2000, sono statisottratti alle comunità locali 88 milioni di ettari diterra fertile. In 18 anni, un’estensione pari a otto volteil Portogallo è passata dimano. Tecnicamente è tuttolegale. «Le terre sono cedute dai contadini attraversocontratti di vendita o di affitto», spiega Stocchiero.Ed è grazie all’analisi minuziosa dei contratti che ilreport ha potuto essere così accurato nel numero diettari sottratti. «Il merito - dice Stocchiero - è del da-tabaseLandMatrix, che esiste dal 2012 ed è costruitosulla base di informazioni raccolte a livello locale daorganizzazioni della società civile (in gran parte or-ganizzazioni di contadini) e da centri di ricerca: duereti che collaborano. L’iniziativa ha carattere privatoed è sostenuta dall’agenzia della cooperazione tede-

sca (Giz, Gesellschaft für Internationale Zusamme-narbeit)».Chi sono i cattivi? Non è facile scoprirlo, perché leaziende private o i fondi sovrani si nascondono die-tro imprese schermo. «Gli stranieri spesso agisconocome investitori secondari - spiegaStocchiero -men-tre l’investitore primario può essere un locale o unasussidiaria». Ecco perché analizzare il land grabbingè complesso: il fenomeno avviene in gran parte inmodo opaco, con collusioni tra governi locali e im-prese o attraverso complicate scatole cinesi. Il lavorocertosino di lettura dei contratti ha permesso di risa-lire all’origine. E così si è scoperto che tra i maggioripredatori oltre agli Stati Uniti, che detengono il pri-mato, ci sono il Regno Unito, i Paesi Bassi e la Cina,maanchePaesi emergenti come laMalesia, l’Indiae ilBrasile. Tra i primi dieci Paesi che subiscono il landgrabbing ci sono soprattutto i Paesi poveri dell’Afri-

ca, come la Repubblica Democratica del Congo, ilSud Sudan, il Mozambico, la Repubblica del Congo ela Liberia, mentre in Asia il Paese più coinvolto è laPapuaNuovaGuinea,manonmancano anche i Paesicome il Brasile e l’Indonesia e Stati dell’Europaorien-tale.E l’Italia?Anche il nostroPaese, inpiccolo, ènel landgrabbing: le aziende italiane hanno comprato o affit-tato unmilione e 100mila ettari con 30 contratti in 13Paesi. La maggior parte dei contratti delle impreseitaliane sono distribuiti in Paesi dell’Africa e in Ro-mania. I primi cinque sono Gabon, Liberia, Etiopia,Senegal e Romania, che conta-no assieme per il 75 per centodel totaledelleestensioni acqui-site o affittate. Ilmaggiornume-ro di contratti, ma per appezza-menti relativamente piccoli (daimille ai 20 mila ettari), sono inMozambico e Romania. Le im-prese italiane che investono so-no principalmente dell’agroin-dustria e del settore energetico.I contratti saranno legali.Masonoanche legittimi? Ilreport ha anche una parte cospicua che riguarda lenorme internazionali sulpossessodella terrae idirit-ti delle comunità locali. «Convenzioni, princìpi e li-neeguida - sebbene in formanonvincolante - stabili-scono norme di condotta responsabile per gli Stati ele imprese al fine di tutelare i diritti umani, tra cuil’accessoe il possessoalla terra, qualemezzoper assi-curare condizioni di vita adeguate».La buona notizia? L’Onu è «sul pezzo» e ha lanciatol’iniziativa «Un Treaty» per arrivare a un trattato vin-colante su diritti umani e imprese che comprenda laquestionedel landgrabbingedeidiritti sindacali.Manon solo. «In alcuni casi - dice Stocchiero - i compra-tori consentono alle comunità di rimanere e miglio-rano le condizioni investendo anche in strade, ac-quedotti, fognature, centri sanitari».

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Le imprese italiane sonoandate soprattutto inGabon, Liberia, Etiopia,Senegal e Romania, dovehanno il 75 per centodel totale dei possedimentiacquisiti o affittati

L’opinione

L’INSIDIA NASCOSTADELLA BATTAGLIAPER L’ACQUA:CHI È PENALIZZATO?di MARIA CRISTINA RULLI*

Negli ultimi 10 anni le acquisizioni su vasta scaladi terreni agricoli nei Paesi in via di sviluppo sonoaumentate notevolmente rispetto al passato,spinte dalla crescente domanda globale diprodotti agricoli e minerari e dalle speculazionifinanziarie (Land Matrix, 2018). Tali investimentiin terra e nelle risorse naturali ad essa associatesono spesso considerati un’opportunità disviluppo economico nel Paese di destinazione,sottovalutando gli impatti ambientali e sociali suterritorio e comunità locali. Esiste un dibattito trai sostenitori dei grandi investimenti stranieri interra, che li ritengono un mezzo per esportare lamoderna tecnologia nei Paesi in via di sviluppocosì da aumentare la produzione agricola, ecoloro che mettono in dubbio un tale modello disviluppo poiché raramente associato astrumenti politici garanti di un miglioramentodella sicurezza alimentare e delle condizioni dellepopolazioni locali. Tali investimenticontribuiscono a un’importante transizioneagraria che muove da agricoltura di sussistenza,o di piccola scala, ad agricoltura commerciale suvasta scala, coinvolgendo anche «terrainutilizzata» come le foreste dalle quali spessodipendono le comunità locali. Oggetto diacquisizione sono spesso terre con sistemi diproprietà comuni, risultando, una volta acquisitiattraverso concessioni fondiarie a lungo termine,in una privatizzazione e commodificazione dellaterra e in una probabile incapacità degliagricoltori e utenti locali nel difendere i diritticonsuetudinari di utilizzo delle risorse naturali.Mentre è stato dimostrato che i sistemi diproprietà comune hanno sviluppato istituzionitradizionali di gestione delle risorse che lirendono robusti rispetto a forze endogene, non ècomprovato che essi risultino resilienti a fattoriesogeni di globalizzazione. I nostri studievidenziano che un importante motivo perl’acquisizione di terre su vasta scala è la ricerca dirisorse idriche da usare per la produzioneagricola. L’appropriazione di tali risorse («watergrabbing») può avere un impatto negativo sugliutilizzatori locali e di valle, specialmente sepresenti condizioni di insicurezza alimentare econ produzione agricola limitata dalladisponibilità idrica. Abbiamo stimato che circa il28% delle acquisizioni di terra documentate daLand Matrix coinvolge Paesi affetti da insicurezzaalimentare e scarsità idrica. Il processo globale diacquisizione delle terre, comportandoappropriazione idrica transnazionale, haimportanti implicazioni idropolitiche. L’acqua èun elemento fondamentale della transizioneagricola globale e l’analisi del significato sociale eidrologico del water grabbing è cruciale per unacomprensione più profonda dell’idropolitica nel21° secolo. Di fatto, le dinamiche di acquisizionetransnazionale di terra e acqua assicuranol’accesso a risorse vitali, come l’acqua, che sonostrategiche per interessi nazionali senza doverricorrere alle tanto profetizzate guerre perl’acqua. I costi di questa «water peace» vengonopagati dai gruppi sociali più deboli che sono piùsoggetti a «water grabbing». In questa luce, ènecessario affrontare la questione di chibeneficia e chi invece è penalizzato dadinamiche di appropriazione dell’acqua nelnostro pianeta.

*Docente di Water and Food SecurityPolitecnico di Milano

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ControCorrente

All’assaltodella terra

Il fenomeno del «land grabbing» non è nuovoma la situazione peggioraIl motivo? il cambiamento climatico riduce la disponibilità di suoloIl rapporto di Focsiv: 88 milioni di ettari sottratti dagli anni Duemila

I dubbi sulla legittimità dei contratti. L’Onu studia un trattato vincolante

di FAUSTA CHIESA

In 18 anni, un’estensionepari a otto volte il

Portogallo è passata dimano. «Le terre sonocedute dai contadini

attraverso contratti divendita o di affitto»

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Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Data 23/10/2018

Pagina 13

Foglio 1

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Martedì 23 Ottobre 2018 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 13

» FERRUCCIO SANSA

“Una sanatoria chepermette di sca-r icare fanghicon diossina nei

campi agricoli”. La denunciaarriva da Angelo Bonelli, pre-sidente dei Verdi. E punta il di-to contro l’em en d am en to .Quello all’articolo 41 del de-creto Genova presentato daiparlamentari Flavio Di Muro(Lega) e Gianluca Rospi (Mo-vimento Cinque Stelle). Quin-di dal governo.

Già nei giorni scorsi erascoppiata la polemica perché,denunciò Patrizia Gentilini diMedici per l’Ambiente, il de-creto Genova alzava i limitiper gli idrocarburi contenutinei fanghi. Ma nei giorni scor-si ecco comparire un emenda-mento che, secondo Bonelli,peggiora la situazione. Inse-rendo anche diossina e altresostanze inquinanti: “È unasanatoria di diossine e pcb. Siintroduce una licenza d’i n-quinare sui fanghi di depura-zione destinati ai suoli agrico-l i”. Materia tecnica, moltocomplessa. I Verdi la riassu-mono così: “L’emendamentoprevede che nei fanghi di de-purazione da spargere neicampi ad uso agricolo possa-no essere presenti Pcdd (po-licloro -dibenzo-p-di ossine)e Pcdf (dibenzofurano poli-clorurato, un’altra diossina) ei Pcb (policlorobifenili). Poitoluene, selenio e IPA (idro-carburi policiclici aromatici)in quantità elevatissime”.

Il ministero dell’Ambienteribatte: “La nuova disciplinafinalmente fissa limiti precisiin una materia che finora nonera stata regolamentata. Cisiamo attenuti ai livelli che e-rano stati suggeriti dall’Ispra

(Istituto Superiore per la Pro-tezione e la Ricerca Ambien-tale)”. I Verdi negano: i limitic’erano ed erano contenutinel testo unico dell’Ambientedel 2006: “I livelli indicatinella nuova legge in alcuni ca-si supererebbero di centinaiadi volte quelli fissati dalle nor-me del 2006 . Per il toluene è

previsto un limite di 200 voltemaggiore perché si passa da0,5mg per Kg a 100; per il Se-lenio il limite è alzato di 3 voltee passa da 3 mg per kg a 10; peri PCB, pericolosissimi inqui-nanti persistenti, passa da0,06 a 0,8 mg per Kg e vienealzato di 13,3 volte; per i P-CDD/PCDF (diossine) il limi-

te passa da 10 mg per kg a 25”.Secondo Bonelli “si autorizzain questo modo ad accumula-re sui terreni destinati all’a-gricoltura diossine, PCB e mi-croinquinanti tossici trasfor-mando nel tempo quei terreniin aree da sottoporre a boni-fica e contaminando le matri-ci ambientali e la catena ali-mentare”. Ma le polemiche ri-guardano anche i livelli con-sentiti per gli idrocarburi:“L’articolo 41 – è l’accusa diBonelli – prevede già un au-mento di venti volte degli i-drocarburi. Nonsolo: la misura-zione dei livellinon sarebbe ef-f e t t u a t a s u l l a‘sostanza secca ’,ma sul cosiddet-to ‘tal quale’ cioèun campione cuipuò essere ag-giunta acqua ri-ducendo quindila concentrazio-ne di idrocarbu-ri”. Qui di nuovole versioni sonoopposte: “La misurazione sul‘tal quale’ sarà consentita su-gli idrocarburi di origine na-turale; per esempio quelliprodotti dalle feci. Per gli altrivale la sostanza secca”.

Questioni tecniche, ma glieffetti, visto che si tratta diterreni agricoli, rischiano diessere concreti. Tutto nasce

dalla situazione di emergenzadelle discariche. Soprattuttonel Nord Italia, e in partico-lare in Lombardia. Dove unasentenza della Cassazionenegli anni scorsi aveva fissatonuovi e rigorosi limiti per gliidrocarburi. Seguirono prov-vedimenti della Regione persbloccare la situazione e ri-corsi dei Comuni al Tar per-ché i limiti più severi fosseromantenuti. Da una parte, in-somma, si sosteneva che conlivelli troppo bassi si rischia-va la paralisi. Dall’altra i Ver-di, e non solo loro, ritengonoche “alzare i limiti è un modoper evitare alle imprese di in-vestire in impianti più sofisti-cati e meno inquinanti”.

Daniela Altera di Usb Am-biente spiega: “I Policlorobi-fenili (PCB) sono una famigliadi 209 molecole messe fuorilegge negli anni '80”, Alteraconclude: “Anche se oggi non

vengono più pro-dotte, ne restanotuttora grandiquantitativi inap pa re cch ia tu reelettriche, plasti-che, edifici e ind e f i n i t i v an el l ’ambiente inquanto la loro e-liminazione de-finitiva è estre-m a m e n t e p r o-blematica. Nel2013 tutti i 209 P-C B s o n o s t a t i

classificati dalla Agenzia perla Ricerca sul Cancro (IARC)come cancerogeni livello I. Ilnuovo Governo sostiene di a-ver abbassato i parametri fis-sati in una bozza di decretodel precedente esecutivo, maa noi risulta che siano esatta-mente gli stessi”.

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Pa l a me nt a r iG i a n lucaRospi del M5Se, a sinistra,F l av ioDi Murodella LegaA n s a / La Pre ss e

Il vicepremier Matteo Sal-vini, il sottosegretario

Giancarlo Giorgetti e la lea-der di FdI Giorgia Meloni so-no tra i protagonisti del trai-ler del film Italian Politics forDummies, postato ieri su In-ternet dal giornale ingleseThe Guardian. Si tratta delracconto dell’ultima campa-gna elettoralenel comune diPalermo (2017)firmato dal gior-nalista delle I e-ne Ismaele LaVardera, in qua-lità di candidatosindaco, che ap-proderà davve-ro nelle sale ci-n e ma t o gr a f ic h ee sarà co-pro-dotto da DavideParenti e distri-

buito da Medusa di Media-set. Il Guardian e lo stesso LaVardera su Facebook annun-ciano l’uscita per il 26 no-vembre. Era un candidato

vero o ha solo vo-luto fare un e-sperimento pervedere chi l ’a-vrebbe preso sulserio e come? Ilg i o r n a l i s t a22enne de Le Ie-ne, che ha presoil 2,7%, ha rac-contato che a-vrebbe deciso diregistrare con u-na telecameranascosta gli in-

contri strategici e le negozia-zioni politiche solo a un certopunto della propria campa-gna elettorale: l’incontro ca-salingo con Totò Cuffaro, leore di colloquio con MatteoSalvini, l’offerta di GiorgiaMeloni di mettere il suo no-me in lista, fino al momentopiù suggestivo consumatosiin un seminterrato del quar-tiere Kalsa di Palermo, roc-caforte della Mafia siciliana.

IL GIOVANE candidato, pro-postosi come novello Davidecontro Golia nelle struttureelettorali locali, il nuovo ap-passionato di politica controi vecchi metodi di fare poli-

tica, sarebbe stato accompa-gnato persino al cospetto diun parente del boss Gino ‘UMitra”Abbate, che gli avreb-be offerto 300 voti a 30 euro

l’uno al suono della consuetadichiarazione “Qui la genteha fame. Noi decidiamo perchi vota la gente, altrimentinon vota”. Dopo il modestorisultato elettorale, La Var-dera ha confessato l’i n te n t odi svelare i retroscena dellacampagna ed è tornato dagliattori protagonisti dei suoigirati segreti.

Cuffaro avrebbe dichiara-to che “le conversazioni chehai registrato tra noi noncambieranno nulla”. Salvinisi sarebbe astenuto dal com-mentare. Resta il fatto che ilfilm darà uno spaccato disar-mante del modo di fare poli-tica, di tutti gli interessi e ditutti gli inquinamenti (anchemafiosi) che ruotano attornoalla libera scelta del voto.

MAR. FRA.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Vardera e Salvini

Il film del candidato che imbarazza SalviniUna Iena a Palermo La Vardera si presentò, ottenne sostegnodal Carroccio e da Fd’I e riprese gli incontri con politici e boss

NEL PALLONE

Eletto Gravina,la Federcalciotorna all’anticoE addio Malagò» LORENZO VENDEMIALE

I l commissariamentodel Coni è stato un di-sastro, si torna al pas-

sato: il calcio italiano ri-p a r t e d a G a-briele Gra-vina. L’o r-mai ex n.1della Se-rie C, diri-g e n t e d ilungo corso,è s t a t o e l e t t onuovo presidente Figc col97% dei consensi. Percen-tuali bulgare, che manca-vano dai tempi di Giancar-lo Abete (non a caso suo“pa drin o” e coordinatoredell’alleanza). Alla fine lohanno votato tutti: i Dilet-tanti di Cosimo Sibilia, ar-bitri e allenatori lo hannovoluto, gli altri si sono ac-codati; non vedevano l’oradi liberarsi del Coni. L’eraGravina sarà all’i ns e gn adelle intese larghissimeper piccoli ma vitali cam-biamenti. Una mini-rifor-ma dei campionati (Serie Ba 20 e semiprofessionismoin C), ordine nei tribunali ein nazionale.

Ora tutti sorridono equalcuno fa solo buon vi-so a cattivo gioco. C’è Ma-rotta (più preoccupatodalla puntata di Reportsuirapporti tra Juve e gli ul-trà malavitosi che dalle e-lezioni), ma non AndreaAgnelli (ormai dove c’è u-no manca l’altro), e nem-meno Urbano Cairo: forsela Serie A che conta non sisente rappresentata. C’èGiovanni Malagò, co-stretto a ricordare i 5commissariamenti in 11anni, quasi a giustificarsidavanti a un mondo che loha respinto. C’è MicheleUva, potente direttoreFigc in uscita, con cui pe-rò bisognerà trovare unasoluzione. C’è ClaudioLotito che affila le armi(come sempre). E poiGianni Infantino, grandecapo della Fifa, che regalal’unico brivido: “Il calcionon ha bisogno della tute-la di qualcun altro”, dicesul caos dei ricorsi in Se-rie B e la giustizia sporti-va. La tirata d’orecchi èper l’ultimo decreto delgoverno (i club esclusipossono rivolgersi subitoal Tar) e per il Coni, cheper il futuro prepara unacommissione ad hoc: ilprimo è un provvedimen-to urgente, il secondo setoglierà competenza allaFigc rischia di sembrareun’invasione sull’a uto-nomia del pallone, che laFifa non tollera. Tuttapolvere sotto al tappeto.

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L’emendamentoDa Di Muro (Lega) e Rospi (M5s) modificheche aumentano i limiti per diversi inquinanti in agricoltura

Anche le diossinenei fanghi scaricatisui terreni agricoli

AMBIENTE

La battagliaIl ministerode l l’A m bie nte :“È la primanor m at iva”I Verdi: “Meglio iltesto unico 2006”

I DATI DEL “SOLE 24 ORE”

Reati in calo del 2,3%Ma aumentano stuprie frodi informatiche

qNEL 2017 sono calati del 2,3% i reati intutta Italia, con un aumento, però, delle

denunce per violenza sessuale, frodi informa-tiche, droga e incendi. E’ il quadro che emergedal rapporto sulla criminalità nelle province i-taliane elaborato in esclusiva dal Sole 24 Oresui dati forniti dal Ministero dell’Interno rela-tivi al 2017. Sono 6.600 i reati commessi e de-nunciati nell’ultimo anno in Italia, circa 277 o-

gni ora. Restano nell’ombra, invece, i fenomenidi microcriminalità, anch’essi diffusi sul terri-torio, ma che per diversi motivi sfuggono alcontrollo delle autorità. Nel 2017 sono statedenunciate in media 12,7 violenze sessuali algiorno, in crescita del 15%. Un dato a doppiafaccia che da un lato evidenzia l’aumento delreato e dall’altro una maggiore propensione adenunciare gli abusi da parte delle vittime. In

crescita anche lo spaccio di stupefacenti(+10%) e i reati a sfondo economico (+8%),come le truffe e frodi informatiche che caval-cano la progressiva diffusione di internet. Gliincendi sono 28,2 al giorno (+29% rispetto al2016). Per quanto riguarda la classifica delleprovince con più denunce, a guidare è quella diMilano, mentre Oristano, Pordenone e Bellunosono considerate le aree più sicure

Comunali 2017D u ra ntei negoziaticon i leader deipartiti azionavauna telecameranas costa

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