16 spagine magazzino di poesia irene leo

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magazzino di poesia Senza Irene Ester Leo * spagine Ombre

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Scrivendo si dimentica il tempo, si dilegua nella carne, si stempera il suono, il colore, persino la luce che ha un suo odore nella freccia della monarchia delle rose dei nostri giardini segreti. I versi di Irnen Leo per il magazzino di poesia di Spagine

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magazzino di poesia

SenzaIrene Ester Leo

*spagine

Ombre

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spagine - magazzino di poesia 16

Spagine è un periodico di informazione culturaledell’Associazione Culturale Fondo Verri di Lecce

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Senza OmbreIrene Ester Leo

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Spagine › Magazzino di poesia

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da Cielo*

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Irene Ester Leo Senza Ombre

Odori

Scrivendo si dimentica il tempo,si dilegua nella carne, si stemperail suono, il colore, persinola luce che ha un suo odorenella freccia della monarchia delle rosedei nostri giardini segreti.Alle spalle bastioni e colossicrollano sfiorando le pagine dispari,il filo di continuità di ogni atomochiede di chiudere gli occhi,è appannaggio di Altrove e Vicino,personaggi vestiti di dolcissimesferzate di tramontana.Il presente distillatonel bicchiere appoggiatoal lampione della strada,è l’invito agli occhi scuri,nel caderetra i confini di un’oscillazione illuminata.E noi verremo all’ora sacra della notte,restando.

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Caduta

Ci sono cose che tornano al loro posto,perfette, invidiabili.Hanno la tesa del cappello larga, riparano.Avrò cura delle tue parole,disse il vento,portò le sue spire all’altezza del gomito,la pelle si fece contraria,trattenne i pensieri.Gli occhi persero la mollezza dell’acqua.L’Inatteso,personaggio astruso e freccia di pietra,commissionò alla linea delle rotaienuove corse.Le parole scelsero di cadere.

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Armonie # 1

Il valzer di un giorno,la pioggia avrà lavato le ombre,antiche sottane scivolate alle parolenude ricameranno le santità.Esattezza di carbone,dopo il fuoco e il suo egregio canto d’oro.Accanto, la linea nera delle dita,articolazione dell’avvicinarsi,tirerà suoni nell’altro.Mai più bella poesia d’amore, ingoiatadalla corteccia oblunga degli occhi,mentre radicano, cacciatori sprovveduti,nella fessura ordita delle ossessioni.La lentezza raccomando ai tuoi anni,la fulgida crescita delle cigliaripara la luce dal buio.In un giorno solo, poiballando coi piedi caldi di sereno,lasceremo nei cunicoli dei dubbimura nuove.Basamenti, porcellanee voci a riprendere con premeditata fame,la grandezza che sussurri all’aria,respirando le cose e l’oblio della luna.Poi andremo,con il senno di sempre.

* Poesie tratte da ''Cielo''- Prefazione di Davide Rondoni.La vita Felice 2012. XXVI Premio Laurentum per la Poe-sia. Roma. Sezione raccolta o libro di Poesia. 2° classifi-

cato.

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da Omnibus*

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Ombra

Quando l'ombra sospinge il cuore nel lietovigore del sonno,fioriscono selvagge le cose che amiamo.Ci passano accanto pur non viste.Antiche, dense.Hanno pienezza di sognol'odore delle arance amare quando l'alle-luia delle manisi apre con timore,nel contatto tra le cose sperate.Racchiudono giunchi accesi,bruciano di paura e languore,temute stelle sui cancelli rugginosicalano sopra le pieghe dell'acquache abita la mente.Increspatura di sinapsil'allegoria dello scorrere.Poi vanno, resta l'orma e il livido del di-staccoche affianca la vuotezza del mancato ca-lore.Nell'istante dell'alba resta la voce rauca dipietra,eco ciclico, ombra sulle cuspidi del linod'ogni stagione che ammalia,ed un segno d'ala sulla fronte,l'intimo passo verso l'altezza.

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Sombra

Cuando la sombra impulsa desde abajo elcorazón hasta el feliz efecto de sueñoflorecen silvestres las cosas que amamos.Pasan cerca nuestros imperceptibles.Antiguas, densas.Tienen la plenitud del sueñoel olor de la naranja amarga, cuando elAleluya de las manosse abre con miedo,en el contacto entre las cosas que se espe-ran.Contienen hierbas encendidas,arden de miedo y de languidez,temidas estrellas sobre las puertas oxida-dascaen sobre los pliegues del aguaque habita en la mente.Ondulación de la sinapsisla alegoría del pasar.Luego se van, queda la huella y la contu-sión de la separaciónque soporta el vacío del faltado calor.En el instante de la madrugada está la vozronca de piedra,eco cíclico, en la cúspide del linode cada estación que encanta,y un signo del ala en la frente,el íntimo paso hacia la altura.

*Estratto di poesie tradotte in spagnolo su Omnibus N°42 : Rivista letteraria internazionale diffusa in AmericaLatina e Spagna.

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da Io innalzo fiammiferi*

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Primo sguardo

L’ho compreso lentamente.Ti fa bello la mia vicinanza,il guardarti che guardi me,e specchi,e rialzi il tiro,e chiedi,e poi taci,e mi tocchi non toccandomi.E’ l’assoluzione misticadelle retrovie e le sue evocazioni sbavate,la luce corrotta da mano e dei passi.L’ho visto,t’ho visto,si diventa ciò che si ha accanto,si finisce col reincarnare ciò che si ha ac-canto.Ma non sempre la volontà decide la strada,non sempre accade e suona malela mano, l’abbraccio, l’altezza.Ma io ho capito d’amarti,quando il mio dareti faceva bello, senza misura,e la mia assenza ti faceva uguale al mondo.Ho compreso e ti ho tenuto stretto tra identi,gustando con la lingua il volto senza stradedi una nera resurrezione.

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Attesa

In attesa di rotolanti ami che mi incidanola direzionenella sottoveste acuminata degli occhi noirzinco,che ti abitano le carni e dove c'è scritto: èquesta la tua casa,scosta soltanto il cartello e l'avrai il tuopane. Nei piedi c'è forse il nord e la bussola èuna questione di baffi di gatto.Poi la notte con nelle calze pori di uva ma-tura che si gonfiano di plurali.Noi voi essi....dicotomia tricotomia dibuchi con l'intorno leccato di pepeed intenti. Lo vedi? Ho smesso anche io di salvarmi lapolpa,ora sono la buccia trasparente che si re-dime tra i pampini sgraziatidello stomaco.Annodata al numero civico di una costella-zione quasi geografica.

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Radici

Strettoia di pelle, mani forti di cent'anni intrecciano le radici cui il succo del tempobevve l'angoscia.Ci litigheremo le scarpe, poggiate sui muriad asciugare,con il sole dell'estate di San Martino,quando l'età sarà volata indietro.Saremo soldati semplici con una moneta di pane vecchio nel taschino,e succhieremo il tuorlo del sole,deposto nel nido asciuttodi una piccola misericordia.

*Poesie tratte da “Io innalzo fiammiferi” - Prefazione diAntonella Anedda. LietoColle 2010.I Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata.Trebisacce. Sezione libro edito di Poesie 1° classificato e1° classificato assoluto per tutte le sezioni del premio.

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*da Una terra che nessunoha mai detto

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Viswanath

Ti sei sollevato, corona dei sette colori.Ora lo vediamo,tutto nasce dal bianco.Non c'è spina che danneggi la rondine,la soglia del piumaggio è complessa com-bustione del vento, si specchia guardandoci.La tua ombra si flette sulla pallida sciaguradell'asfalto, riempie gli spazi tra mano e mano si sfila le ossa, abbraccia la cedevolezza,arcaico gesto del mare.Ho mangiato la mia maledizione, portata dalle unghie,in me i dettagli si fanno corpo, forti di salecustodi di scogliere a picco sulle buste della spesa che hai allacciato.Odorano di sabbia, hanno la piega di un lenzuolo chiaro.Mi ricorderai ancora?Mentre la mano salirà a nutrire il segno, ti dirai che la curva dei piedi non hapassi legati, affrescherai di parole buie la mia colpa,saggerai la bellezza della cosa corrotta,ne farai un nuovo inno, la poserai sul piatto condendoladi artifici nuovi e salutari.Il veleno sarà seta tra i capelli,

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li cingerà colante secondo la gravitàoscenadei non viventi.Barcollerai Amore, ed anche la parola Amore, si slegherà dai suffissi del linguaggio,scivolerà nei pori della terra, disseminando grani ciechi,come l’erba del vento.

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Sinestesia

Ho imparato a sognare alberi.Sogna alberi mi diceva la vita,lega le fronde a ciò che richiama il volo.I nidi sono annodati alle nocche di miamadre, al caffè delle otto.La voce dei risvegli aveva lo stesso chia-rore,pietra irrorata dal niente, eppure serena.Non capivo quanto tutto fosse raggruppato, destinatosotto le fila dell'uva e della suaombra.Sporcarsi il tallone di meraviglia, era canzone dell'antico Creatore, sostanza ferrosa che genera virgulti e processioni.

Alzai gli occhi, si piegò a me la sacralità di un ulivo diferro, immobile oltre la collina dei miei ven-t’anni.Mi prese la mano e la portò a sinistra delpetto, sollevando due maree, una montagna, una pioggia di cavallette.

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Alzai gli occhi, mi venne incontro. Fiere d'argento ne ingannavano il passo, il crine sottile e convulso da azzurrati tra-monti, le labbra profilate dal turgore cupo dellanotte.Ed il nastro rosso della sua lingua.Un’affiliazione senza chilometri, dipanava tutta una strada fino all'innestonel plesso solare del mio ombelico.Le mani aprirono piano i pugni, divergendo dalla materia. Ogni pulviscolo cantò di fierezza e prima-vere, con voce propria.

E poi lo specchio degli occhi raccolse ilsenso, donando agli alberi costruiti radici versol'alto.Là presi dimora.

*Poesie tratte da “Una terra che nessuno ha mai detto” Prefazione di Andrea Leone. Edizioni della sera 2010.

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da Rensheng*

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Pura

Ho smarrito la forza del leone,l'urlo di ghiaccio che fora il tempo,la gravità di quella mano aperta.Un'indicibile tregua che tantoho bevuto e sentito.Vigorosa e di taglio la feritaasciutta è nell'ultima ora.Mi svegliavo con l'ala dei fonemi,una battaglia tra le parole e gli istinti alla conservazione delle cose.La pelle si slacciava e crollava sulle rive dei passi,e ingoiava l'estasi.Il vigore, la rabbia, la sostanzasi sono mescolate all'aria.Non c'è diga adesso che separi.Ho perso la forza del poeta,ho spezzato la palpebra del cuore.La prospettiva è sempre spalancata,non esiste il momento, l'ispirato, l'attimo del perfetto esilio del soldato.L'universo nel sasso che trema,la bellezza di una spiga,lo schiaffo della sete alle stelle,l'ebbrezza dei vivi e la lucidità dei morti,la fortezza dell'amore,il filo tirato e congiunto alla terra:la mia spina dorsale.Tutto è dentro.Mi abitano i paesi che

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andavo raccontando.Nella veste sempliceho vinto il privilegio dell'umanità,più d'ogni medagliami sfida nella carne il senso,Pura.

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Rosario

Ci apre lo stomacocon le dita,questa primavera.Là le radici hanno voce viva,salgono le gemmesono due pagine,le due finestre d'ebano dello sguardo,i due concetti della rivoluzione,atti ingiustificati di gentilezzale margherite gialle delle colline,i filamenti verdi delle cosesi legano alle dita dei piedi.Ci sembra così di risorgerenei minuti in cui il mondorallenta,frena i magnetismi,ci guarda.La mia gravitàsegue la tua,la mia lingua ha l'idiomadella cristallina musicache tu agiti e scuoti nel volodei tuoi slanci.Mi tieni la manoe il sole soffianella gola il rosario della bellezza.

*Poesie tratte da “Rensheng” - inediti 2014.

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Maggio 2014

Il Fondo Verriè in via Santa Maria del Paradiso 8.aa Lecce (cap 73100)telefono [email protected]

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*spagine

Irene Ester Leo è nata nel 1980 a Collepasso città dove vive.

Laureata in Storia dell’arte moderna, è maestro d’arte, critico d’arte e illustratrice.