14 VERSO FIRENZE · silenzi, preghiere e canti meditati-vi. Intanto, all’esterno della chiesa,...

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Sul sito www.firenze2015.it documenti, notizie e approfondimenti sul Convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà dal 9 al 13 novembre foto Cei Dio nell’umano e riscoprire l’umano segnato da Cristo. Questo significa anche riconsegnare al linguaggio della vita tutta la sua bellezza e la sua forza. Si è constatato però che, nonostante molti tentativi di formazione, anche un cristiano che si impegna verso altri nell’annuncio non sempre sia in grado di leggere la Bibbia come un evento, prima di un libro; come la rivelazione di Dio all’uomo e dell’uomo all’uomo, prima che un insegnamento morale; come la storia di alleanza tra Dio e l’uomo, prima di un racconto del passato. Tendere verso questo cambiamento nell’annuncio porterà anche a un cambiamento del volto della Chiesa da Chiesa-azienda a Chiesa-famiglia. Il passaggio da una fede più legata al culto ad una che riscopre la profondità (interiorità) e libertà (gratuità), plasmerà il modo con cui la Chiesa abita il suo territorio. Le persone, specialmente quelle che riprendono o riprenderebbero il percorso cristiano, non sono attratte da una Chiesa-azienda, ma potrebbero esserlo da una Chiesa-famiglia: non è la smania delle iniziative, ma è la cura delle relazioni che può sfondare il muro dell’indifferenza e incontrare quel germe di interesse che spesso si annida nel cuore delle persone. Risulta quindi fondamentale dare parola alla vita del laico, perché anche il sacerdote possa riscoprire l’indole L’ Annuncio della Parola passa attraverso l’arte. L’Umanesimo storico recupera la filosofia, la cultura e la bellezza antica. Il percorso è ricco di varianti e di interpretazioni di temi ed istanze cristiane a confronto con “l’altro mondo”. L’arte, dalla miniatura all’architettura, dalla pittu- ra alla scultura, dalla poesia alla letteratura, ha prodotto in Italia e a Firenze in particolare, la sin- tesi di secoli di tale immane attività. L’ Annunciazione nel Convento di san Marco è collo- cata al crocevia di un percorso proveniente da due rampe di scale e al girare del corridoio. Il porticato dipinto è la prosecuzione di quello reale, a dire che l’annuncio avviene sempre qui ed ora. “Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede”. “La via della bellezza ci conduce, dunque, a coglie- re il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità”. “La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini”. Rivolto agli artisti: “Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità!”. (Benedetto XVI). Nelle Lodi a Dio Altissimo san Francesco per due volte definisce fra le innumerevoli qualità, “Tu sei bellezza”. Spesso gli annunciatori di sempre, santi o artisti, i testimoni, si vengono a trovare “nel punto di scon- tro fra storia e profezia, cioè nello spazio della cro- ce”, secondo quel “limite che Gesù rimproverò a Pietro”, proprio di quando il pensiero è “secondo gli uomini e non secondo Dio”, per cui il prossimo è un lontano e non un fratello. (Balducci, in “Francesco d’Assisi”). Marco Arman (UCAI) 11 ottobre 2015 vita trentina 14 VERSO FIRENZE V i è in atto nella nostra realtà ecclesiale una revisione costruttiva delle forme di annuncio e di catechesi in riferimento alle diverse età e condizioni di vita? Il contributo dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Trento:la trasmissione della fede è prima di tutto profezia e pratica di umanità... L’Ufficio Catechistico della Diocesi di Trento nel ripensare l’annuncio in questi ultimi anni, non ha potuto che mettere al centro la persona, superando un’evangelizzazione che si riduce all’insegnamento, dove “chi sa” parla a “chi non sa”. Sempre di più all’annunciatore è chiesto di lasciarsi coinvolgere con passione da ciò che annuncia. Chi scopre per primo la gratuità di Dio, non può che proporre il vangelo attraverso la gioia dell’incontro che ha vissuto. Dietro una certa fragilità educativa che si respira nei nostri ambienti parrocchiali, sta una svalutazione dell’umano, perché il contenuto è proposto come esterno alla vita. Non è un passaggio scontato infatti nel momento in cui per tanti anni la catechesi è sempre stata vista come un momento in cui al di sopra di tutto vi era un insegnamento del contenuto. Del resto, quest’ultima via può ancora affascinare, perché risulta apparentemente più immediata e più fruttuosa; in realtà, ci si accorge presto che, senza un coinvolgimento personale, nessun contenuto può raggiungere l’altro, tanto meno un contenuto di fede. Se il centro su cui lavorare nel rivedere l’annuncio è il diventare “più umani”, il punto da cui partire è imparare a riconoscere la presenza di “secolare” della fede cristiana, cioè il suo legame con l’umano. Uomini e donne che abitano case, piazze, strade, affetti, fragilità, feste, tradizioni possono aiutare la Chiesa a ritrovare il vangelo dentro gli ambienti di vita, verso un annuncio che assuma in pieno l’alfabeto della vita umana e così possa ancora far risplendere, come vivo e contemporaneo, il volto di Cristo. Da qui può partire ogni criterio per ripensare l’annuncio della fede, per ripensare in fondo il modo di essere comunità cristiana dentro un determinato territorio: la trasmissione della fede è prima di tutto profezia e pratica di umanità. La Chiesa può ancora essere segno di attrazione quando rivela la qualità antropologica dei suoi gesti, attraverso i quali traspare l’umanità nuova che è Cristo. Il rinnovamento della catechesi non può che partire dal dare il giusto valore ai problemi e alle risorse degli uomini e delle donne nella loro vita quotidiana, coinvolgendoli in prima persona, da protagonisti. In altre parole si tratta di ripensare l’annuncio con le persone che incontriamo nelle nostre comunità parrocchiali. In quest’ottica la Diocesi di Trento da alcuni anni sta rivedendo le proposte di annuncio, secondo queste direzioni: l Semplificazione della formazione e della proposta: non semplicismo, ma orientamento di ogni proposta attorno all’essenziale, Gesù Cristo, morto e risorto, presente nella storia, che posso incontrare grazie ad una comunità; l Attenzione privilegiata, dove possibile, al mondo adulto; l Accompagnamento dei catechisti delle medie in vista del passaggio nei percorsi di pastorale giovanile; l Centralità della Parola di Dio: la prima competenza di un cristiano è saper leggere il Vangelo in maniera corretta; l Diversificazione dei percorsi: per chi chiede gesti umili e semplici di ac coglienza (genitori), la comunità può offrire un coinvolgimento più esperienziale; per chi cerca una formazione più approfondita, percorsi di introduzione alla lettura della Parola; l Apertura di uno sportello ad hoc per le famiglie con figli disabili/per i catechisti con ragazzi disabili nel gruppo; l Superamento della formazione per settori pastorali (catechisti, ministri comunione, ecc), privilegiando la situazione di vita (adulto/ragazzo/bambino); l Collaborazione con altre realtà diocesane e locali, perché l’annuncio nasca dalla carità: la prima forma di annuncio è la carità, il dono, il fare per qualcuno. l L e nostre diocesi sono impe- gnate da decenni in un pro- cesso di riforma dei percorsi di iniziazione e di educazione alla fede cristiana. Il Convegno di Fi- renze può essere il luogo in cui verificare quanto abbiamo rinno- vato le modalità e i linguaggi del- la nuova evangelizzazione. Le comunità cristiane non sempre sono capaci di testimoniare e mo- tivare le proprie scelte di vita, rendendole luogo in cui la luce dell’umano si manifesta al mon- do. Annunciare è parlare a tutti e a ciascuno, è ancora difficile nella nostra pastorale differenziare la proposta e il linguaggio renden- doli adatti ad ogni età e situazio- ne di vita tenendo conto del con- testo multiculturale e multireli- gioso. LE ESPERIENZE EVANGELIZZAZIONE DI STRADA Incontrare i giovani nelle strade del centro città, il sabato sera, per invitarli ad un incontro che potrà il- luminare la loro vita. È l’originale esperienza ideata dalla Pastorale giovanile di Trento, lanciata per la prima volta nel maggio 2014. Divi- si a coppie, giovani e religiosi han- no percorso le strade cittadine per incontrare altri giovani ed invitarli ad un momento di dialogo e di pre- ghiera nella chiesa di San Pietro, dove quella sera si sono alternati silenzi, preghiere e canti meditati- vi. Intanto, all’esterno della chiesa, c’era chi invitava i giovani ad entra- re, e a fermarsi anche solo per un momento. Alla fine della serata, passata or- mai l’una di notte, dopo molti in- contri nello stile dell’ascolto e del dialogo, la sensazione era di aver contribuito a realizzare qualcosa di bello. “Nonostante le nostre preoc- cupazioni iniziali, moltissimi di loro ci hanno accolto comunque molto bene, – commentava una giovane che aveva raccolto questa sfida di evangelizzazione - ci hanno ascol- tato, sono rimasti incuriositi di questa nostra proposta e, magari stranamente rispetto alle aspetta- tive, hanno raggiunto la chiesa”. NELLA VITA DELLE PERSONE Quali sono i punti fermi che ci gui- dano in mezzo alle sfide, le ansie e le aspettative che affrontiamo quo- tidianamente? La “Missione al po- polo” è una modalità di annuncio, a tutti, della “buona notizia del Van- gelo”. La parrocchia di Povo l’ha vissuta lo scorso maggio, dopo un cammino di preparazione durato un anno (2014-2015), accogliendo un gruppo di padri francescani e suore di alcuni ordini religiosi che per alcuni giorni sono entrati nella vita della comunità. I giorni della missione sono stati vissuti dalla comunità con curiosità e partecipazione. Molto belli sono stati i tu per tu con famiglie e sin- goli che i frati e le suore hanno po- tuto scambiare sotto una gazebo montato nella piazza di Povo, op- pure il “Buongiorno Gesù” che tut- te le mattine ha visto i bambini del- la scuola materna ed elementare correre sul piazzale dell’oratorio per iniziare la giornata con un viva- ce momento di preghiera sottofor- ma di canti e danze. Un appunta- mento che ha visto crescere la par- tecipazione di giorno in giorno, con i bambini che sollecitavano i geni- tori alla puntualità e alla presenza. E poi, i momenti con i gruppi di ca- techesi, con i giovani, gli adulti, gli sposi e coloro che vivono momenti di fragilità e sofferenza nell’essere coppia; come non ricordare le pizze consumate insieme, i pellegrinaggi al Doss s. Agata e alla Grotta di Vil- lazzano, il saluto ai pendolari al mattino presto, la serata con Simo- na Atzori… La Buona Novella è stata annuncia- ta dai padri francescani e dalle suo- re con gioia, ardore ma soprattutto con grande semplicità, la semplici- tà che viene dal Vangelo e che sa parlare al cuore di ciascuno. Don Dario Silvello La seconda via, o “verbo tematico”, su cui la Chiesa italiana si interroga per riproporre “in Gesù Cristo un nuovo umanesimo” è il verbo annunciare. Per essere comunità di annuncio del Vangelo le nostre comunità dovrebbero essere evangelizzate, cioè cambiate dentro dal Vangelo che hanno accolto e che vivono, da Gesù Cristo che hanno incontrato; quanti nostri cristiani, anche impegnati nelle attività parrocchiali, hanno questa gioia che traspare da renderli testimoni del Vangelo? Questa è la scommessa per annunciare il Vangelo in un mondo complesso e disincantato, che è capace di svuotare di senso anche le parole più dense di significato come lo stesso termine Dio e suoi “derivati”. Don Ferruccio Furlan e Monica Signorati FIRENZE 2015 Le cinque vie verso l’umanità nuova 2. Annunciare NELL’ARTE Annunciazione, Beato Angelico (1440-1450), Madrid, Museo del Prado La bellezza che dà gioia LE QUESTIONI APERTE La ricerca di linguaggi nuovi Vai allo speciale di Vita Trentina

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Sul sitowww.firenze2015.itdocumenti, notizie e approfondimenti

sul Convegno ecclesiale nazionale

che si svolgerà dal 9 al 13 novembre

foto Cei

Dio nell’umano e riscoprire l’umanosegnato da Cristo. Questo significa anchericonsegnare al linguaggio della vitatutta la sua bellezza e la sua forza. Si èconstatato però che, nonostante moltitentativi di formazione, anche uncristiano che si impegna verso altrinell’annuncio non sempre sia in grado dileggere la Bibbia come un evento, primadi un libro; come la rivelazione di Dioall’uomo e dell’uomo all’uomo, prima cheun insegnamento morale; come la storiadi alleanza tra Dio e l’uomo, prima di unracconto del passato.Tendere verso questo cambiamentonell’annuncio porterà anche a uncambiamento del volto della Chiesa daChiesa-azienda a Chiesa-famiglia. Ilpassaggio da una fede più legata al cultoad una che riscopre la profondità(interiorità) e libertà (gratuità),plasmerà il modo con cui la Chiesa abita ilsuo territorio. Le persone, specialmentequelle che riprendono o riprenderebberoil percorso cristiano, non sono attratte dauna Chiesa-azienda, ma potrebberoesserlo da una Chiesa-famiglia: non è lasmania delle iniziative, ma è la cura dellerelazioni che può sfondare il murodell’indifferenza e incontrare quel germedi interesse che spesso si annida nel cuoredelle persone.Risulta quindi fondamentale dare parolaalla vita del laico, perché anche ilsacerdote possa riscoprire l’indole

L’ Annuncio della Parola passa attraverso l’arte.L’Umanesimo storico recupera la filosofia, la

cultura e la bellezza antica.Il percorso è ricco di varianti e di interpretazioni ditemi ed istanze cristiane a confronto con “l’altromondo”.L’arte, dalla miniatura all’architettura, dalla pittu-ra alla scultura, dalla poesia alla letteratura, haprodotto in Italia e a Firenze in particolare, la sin-tesi di secoli di tale immane attività.

L’Annunciazione nel Convento di san Marco è collo-cata al crocevia di un percorso proveniente da duerampe di scale e al girare del corridoio. Il porticatodipinto è la prosecuzione di quello reale, a dire chel’annuncio avviene sempre qui ed ora.

“Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, unavia della bellezza che costituisce al tempo stesso unpercorso artistico, estetico, e un itinerario di fede”.“La via della bellezza ci conduce, dunque, a coglie-

re il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dionella storia dell’umanità”.“La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioiaal cuore degli uomini”.Rivolto agli artisti: “Siate anche voi, attraverso lavostra arte, annunciatori e testimoni di speranzaper l’umanità!”. (Benedetto XVI).

Nelle Lodi a Dio Altissimo san Francesco per duevolte definisce fra le innumerevoli qualità, “Tu seibellezza”.Spesso gli annunciatori di sempre, santi o artisti, itestimoni, si vengono a trovare “nel punto di scon-tro fra storia e profezia, cioè nello spazio della cro-ce”, secondo quel “limite che Gesù rimproverò aPietro”, proprio di quando il pensiero è “secondo gliuomini e non secondo Dio”, per cui il prossimo è unlontano e non un fratello. (Balducci, in “Francescod’Assisi”).

Marco Arman(UCAI)

11 ottobre 2015

vita trentina14 VERSO FIRENZE

Vi è in atto nella nostra realtàecclesiale una revisionecostruttiva delle forme diannuncio e di catechesi in

riferimento alle diverse età e condizionidi vita? Il contributo dell’Ufficiocatechistico della Diocesi di Trento:latrasmissione della fede è prima di tuttoprofezia e pratica di umanità...

L’Ufficio Catechistico della Diocesi diTrento nel ripensare l’annuncio inquesti ultimi anni, non ha potuto chemettere al centro la persona,superando un’evangelizzazione che siriduce all’insegnamento, dove “chisa” parla a “chi non sa”.Sempre di più all’annunciatore èchiesto di lasciarsi coinvolgere conpassione da ciò che annuncia. Chiscopre per primo la gratuità di Dio,non può che proporre il vangeloattraverso la gioia dell’incontro cheha vissuto. Dietro una certa fragilitàeducativa che si respira nei nostriambienti parrocchiali, sta unasvalutazione dell’umano, perché ilcontenuto è proposto come esternoalla vita. Non è un passaggio scontatoinfatti nel momento in cui per tantianni la catechesi è sempre stata vistacome un momento in cui al di sopra ditutto vi era un insegnamento delcontenuto. Del resto, quest’ultima viapuò ancora affascinare, perché risultaapparentemente più immediata e piùfruttuosa; in realtà, ci si accorgepresto che, senza un coinvolgimentopersonale, nessun contenuto puòraggiungere l’altro, tanto meno uncontenuto di fede.Se il centro su cui lavorare nelrivedere l’annuncio è il diventare “piùumani”, il punto da cui partire èimparare a riconoscere la presenza di

“secolare” della fede cristiana, cioè il suolegame con l’umano. Uomini e donne cheabitano case, piazze, strade, affetti,fragilità, feste, tradizioni possono aiutarela Chiesa a ritrovare il vangelo dentro gliambienti di vita, verso un annuncio cheassuma in pieno l’alfabeto della vitaumana e così possa ancora farrisplendere, come vivo e contemporaneo,il volto di Cristo.Da qui può partire ogni criterio perripensare l’annuncio della fede, perripensare in fondo il modo di esserecomunità cristiana dentro undeterminato territorio: la trasmissionedella fede è prima di tutto profezia epratica di umanità. La Chiesa può ancoraessere segno di attrazione quando rivelala qualità antropologica dei suoi gesti,attraverso i quali traspare l’umanitànuova che è Cristo.Il rinnovamento della catechesi non puòche partire dal dare il giusto valore aiproblemi e alle risorse degli uomini edelle donne nella loro vita quotidiana,coinvolgendoli in prima persona, daprotagonisti. In altre parole si tratta diripensare l’annuncio con le persone cheincontriamo nelle nostre comunitàparrocchiali.In quest’ottica la Diocesi di Trento daalcuni anni sta rivedendo le proposte diannuncio, secondo queste direzioni:� Semplificazione della formazione e

della proposta: non semplicismo, ma

orientamento di ogni proposta attornoall’essenziale, Gesù Cristo, morto erisorto, presente nella storia, cheposso incontrare grazie ad unacomunità;

� Attenzione privilegiata, dove possibile,al mondo adulto;

� Accompagnamento dei catechisti dellemedie in vista del passaggio neipercorsi di pastorale giovanile;

� Centralità della Parola di Dio: la primacompetenza di un cristiano è saperleggere il Vangelo in maniera corretta;

� Diversificazione dei percorsi: per chichiede gesti umili e semplici diaccoglienza (genitori), la comunità puòoffrire un coinvolgimento piùesperienziale; per chi cerca unaformazione più approfondita, percorsidi introduzione alla lettura della Parola;

� Apertura di uno sportello ad hoc per lefamiglie con figli disabili/per icatechisti con ragazzi disabili nelgruppo;

� Superamento della formazione persettori pastorali (catechisti, ministricomunione, ecc), privilegiando lasituazione di vita(adulto/ragazzo/bambino);

� Collaborazione con altre realtàdiocesane e locali, perché l’annuncionasca dalla carità: la prima forma diannuncio è la carità, il dono, il fare perqualcuno.

L e nostre diocesi sono impe-gnate da decenni in un pro-

cesso di riforma dei percorsi diiniziazione e di educazione allafede cristiana. Il Convegno di Fi-renze può essere il luogo in cuiverificare quanto abbiamo rinno-vato le modalità e i linguaggi del-la nuova evangelizzazione.Le comunità cristiane non sempresono capaci di testimoniare e mo-tivare le proprie scelte di vita,rendendole luogo in cui la lucedell’umano si manifesta al mon-do.Annunciare è parlare a tutti e aciascuno, è ancora difficile nellanostra pastorale differenziare laproposta e il linguaggio renden-doli adatti ad ogni età e situazio-ne di vita tenendo conto del con-testo multiculturale e multireli-gioso.

LE ESPERIENZE EVANGELIZZAZIONE DI STRADA

Incontrare i giovani nelle stradedel centro città, il sabato sera, perinvitarli ad un incontro che potrà il-luminare la loro vita. È l’originaleesperienza ideata dalla Pastoralegiovanile di Trento, lanciata per laprima volta nel maggio 2014. Divi-si a coppie, giovani e religiosi han-no percorso le strade cittadine perincontrare altri giovani ed invitarliad un momento di dialogo e di pre-ghiera nella chiesa di San Pietro,dove quella sera si sono alternatisilenzi, preghiere e canti meditati-vi.Intanto, all’esterno della chiesa,c’era chi invitava i giovani ad entra-re, e a fermarsi anche solo per unmomento.Alla fine della serata, passata or-mai l’una di notte, dopo molti in-contri nello stile dell’ascolto e deldialogo, la sensazione era di avercontribuito a realizzare qualcosa dibello. “Nonostante le nostre preoc-cupazioni iniziali, moltissimi di loroci hanno accolto comunque moltobene, – commentava una giovaneche aveva raccolto questa sfida dievangelizzazione - ci hanno ascol-tato, sono rimasti incuriositi diquesta nostra proposta e, magaristranamente rispetto alle aspetta-tive, hanno raggiunto la chiesa”.

NELLA VITA DELLE PERSONEQuali sono i punti fermi che ci gui-dano in mezzo alle sfide, le ansie ele aspettative che affrontiamo quo-tidianamente? La “Missione al po-polo” è una modalità di annuncio, atutti, della “buona notizia del Van-gelo”. La parrocchia di Povo l’havissuta lo scorso maggio, dopo uncammino di preparazione duratoun anno (2014-2015), accogliendoun gruppo di padri francescani esuore di alcuni ordini religiosi cheper alcuni giorni sono entrati nellavita della comunità.I giorni della missione sono stativissuti dalla comunità con curiositàe partecipazione. Molto belli sonostati i tu per tu con famiglie e sin-goli che i frati e le suore hanno po-tuto scambiare sotto una gazebomontato nella piazza di Povo, op-pure il “Buongiorno Gesù” che tut-te le mattine ha visto i bambini del-la scuola materna ed elementarecorrere sul piazzale dell’oratorioper iniziare la giornata con un viva-ce momento di preghiera sottofor-ma di canti e danze. Un appunta-mento che ha visto crescere la par-tecipazione di giorno in giorno, coni bambini che sollecitavano i geni-tori alla puntualità e alla presenza.E poi, i momenti con i gruppi di ca-techesi, con i giovani, gli adulti, glisposi e coloro che vivono momentidi fragilità e sofferenza nell’esserecoppia; come non ricordare le pizzeconsumate insieme, i pellegrinaggial Doss s. Agata e alla Grotta di Vil-lazzano, il saluto ai pendolari almattino presto, la serata con Simo-na Atzori… La Buona Novella è stata annuncia-ta dai padri francescani e dalle suo-re con gioia, ardore ma soprattuttocon grande semplicità, la semplici-tà che viene dal Vangelo e che saparlare al cuore di ciascuno.

Don Dario Silvello

La seconda via, o “verbo tematico”, su cui la Chiesaitaliana si interroga per riproporre “in Gesù Cristo unnuovo umanesimo” è il verbo annunciare.Per essere comunità di annuncio del Vangelo le nostrecomunità dovrebbero essere evangelizzate, cioè cambiatedentro dal Vangelo che hanno accolto e che vivono, daGesù Cristo che hanno incontrato; quanti nostri cristiani,anche impegnati nelle attività parrocchiali, hanno questagioia che traspare da renderli testimoni del Vangelo?Questa è la scommessa per annunciare il Vangelo in unmondo complesso e disincantato, che è capace di svuotaredi senso anche le parole più dense di significato come lostesso termine Dio e suoi “derivati”.

Don Ferruccio Furlan e Monica Signorati

FIRENZE 2015Le cinque vie

verso l’umanità nuova

2. Annunciare

NELL’A

RTE Annunciazione, Beato Angelico (1440-1450), Madrid, Museo del Prado

La bellezza che dà gioia

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