14. Esperienze di applicazione della normativa sulle aree ... · geologico che sono attualmente...

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91 Nello studio che è stato realizzato in collaborazione tra l’Assessorato all’Ambiente, Lavori Pubblici e Tutela del Suolo e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino si sono voluti affrontare i principali problemi tecnici derivanti dall’applicazione delle normative sulla tutela delle opere di captazione, considerando anche l’attuale struttura territoriale e acquedottistica piemontese. Generalmente il sistema di approvvigionamento idrico loca- le è caratterizzato dalla presenza di uno o più pozzi nel reci- proco raggio di influenza a servizio di un acquedotto; le dimensioni economiche degli Enti gestori in relazione alle utenze servite condizionano la scarsità di risorse anche per le indagini in sito destinate alla migliore protezione delle captazioni. Raramente si hanno campi-pozzi a servizio di grandi centri urbani in cui le dimensioni economiche possono giustificare anche gli investimenti relativi alle indagini e prospezioni necessarie per perimetrazione delle aree di salvaguardia. Una necessaria ristrutturazione del settore appare pertanto indispensabile anche sulla base dei disposti della L. 5 gen- naio 1994, n.36 e delle iniziative regionali. Le strategie da intraprendere a livello acquedottistico per garantire una normale fornitura di acque potabili all’utenza comprendono sostanzialmente: - la prevenzione della contaminazione delle fonti e quindi la distribuzione diretta delle acque prelevate di idonea quali- tà (a parte i trattamenti di disinfezione); - il trattamento delle acque contaminate prima della distri- buzione o la loro sostituzione mediante interconnessioni con altri punti di approvvigionamento o nuove captazioni in zone di riserva. Come è noto, per quanto riguarda il primo aspetto è stata introdotta anche in Italia dal D.P.R. 236/88 una disciplina a tutela delle opere di captazione, successivamente modificata dal Dlgs 152/99 e s.m., che prevede l’individuazione intorno alle opere di captazione di una zona di tutela assoluta, una zona di rispetto e una zona di protezione. Il decreto demanda alle regioni l’individuazione di tali aree e la disciplina delle attività e destinazioni d’uso ammissibili all’interno di esse. La Regione Piemonte, con la L.R. n. 22 del 30 aprile 1996 e con la Del. G.R. n.102-45194 del 26 aprile 1995 ha predispo- sto le procedure per la definizione delle aree di salvaguardia e ha suggerito agli operatori del settore alcune metodologie d’indagine rivolte soprattutto alle “zone di rispetto”, che rappresentano l’elemento più importante a livello locale di protezione delle acque in afflusso ai pozzi, ma anche quello su cui si hanno i maggiori problemi di reale applicazione. La Regione ha voluto in particolare dare concreta attuazione al disposto del 2° comma dell’art.6 del D.P.R. 236/88, ripresa dall’art. 21, comma 5, del Dlgs 152, dove è prevista la defini- zione delle zone di rispetto tramite una valutazione della vulnerabilità e rischio della risorsa. In effetti le “zone di tute- la assoluta” presentano un’estensione limitata e solitamente vengono definite con il criterio geometrico mentre, per 14. Esperienze di applicazione della normativa sulle aree di salvaguardia: l’esempio delle Linee-guida della regione Piemonte quanto attiene alle “zone di protezione”, le normative preve- dono che studi specifici condotti dalla regione Piemonte definiscano la localizzazione e l’estensione di tali aree (L.R. 30 aprile 1996, n.22). In seguito all’istruttoria compiuta dagli uffici regionali sulle prime proposte d’individuazione delle zone di rispetto perve- nute, si è evidenziata la necessità di ottimizzare la metodo- logia d’indagine attraverso la redazione di linee-guida al ser- vizio degli operatori. La metodologia di studio seguita per la loro realizzazione è stata la seguente: * analisi critica della documentazione esistente presso la Regione Piemonte relativa alla delimitazione delle aree di salvaguardia; * elaborazioni statistiche circa la distribuzione dei parame- tri idrogeologici utilizzati; * analisi di sensibilità dei diversi parametri idrogeologici in relazione alla definizione delle zone di rispetto; * individuazione di una procedura per ottimizzare la peri- metrazione delle zone di rispetto ai fini di una migliore tutela delle risorse idriche sotterranee. In merito a quest’ultimo punto si precisa che è stato seguito un approccio tecnico, che privilegia la possibilità di applica- zione delle conoscenze anche a situazioni comuni e quindi considera in modo semplificato alcuni elementi descrittivi del sistema idrogeologico; non sono stati presi in esame alcuni altri importanti aspetti quali l’eterogeneità del mezzo geologico che sono attualmente oggetto di ricerche di alto livello scientifico in siti appositamente attrezzati. 14.1 Cenni ai criteri adottati per la perimetrazione delle aree di salvaguardia Gli attuali problemi relativi al sovrasfruttamento degli acquiferi e il sempre più frequente verificarsi di fenomeni di inquinamento delle acque sotterranee destinate al consumo umano evidenziano l’importanza di tutelare il patrimonio idrico attraverso una gestione più razionale delle risorse che sia finalizzata alla prevenzione della contaminazione. Da ciò consegue la necessità di una normativa atta a preser- vare le acque sotterranee in prossimità dei punti di captazio- ne dall’infiltrazione di inquinanti provenienti dalla superfi- cie, allo scopo di garantire un approvvigionamento idrico potabile rispondente ai criteri di qualità imposti dalla legis- lazione vigente. Con tale finalità sono state istituite le aree di salvaguardia attorno alle opere di captazione che forniscono acqua desti- nata al consumo umano. Si tratta di aree nelle quali le atti- vità potenzialmente inquinanti sono vietate o regolamentate in funzione della loro tipologia, della vulnerabilità del siste- ma idrico e della loro vicinanza ai pozzi idropotabili (le aree di salvaguardia possiedono infatti vincoli meno restrittivi allontanandosi dall’opera di captazione). Poiché la perimetrazione delle aree di salvaguardia penalizza l’uso pubblico e privato delle risorse del territorio, è neces-

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Nello studio che è stato realizzato in collaborazione tral’Assessorato all’Ambiente, Lavori Pubblici e Tutela del Suoloe il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università diTorino si sono voluti affrontare i principali problemi tecniciderivanti dall’applicazione delle normative sulla tutela delleopere di captazione, considerando anche l’attuale strutturaterritoriale e acquedottistica piemontese.Generalmente il sistema di approvvigionamento idrico loca-le è caratterizzato dalla presenza di uno o più pozzi nel reci-proco raggio di influenza a servizio di un acquedotto; ledimensioni economiche degli Enti gestori in relazione alleutenze servite condizionano la scarsità di risorse anche perle indagini in sito destinate alla migliore protezione dellecaptazioni.Raramente si hanno campi-pozzi a servizio di grandi centriurbani in cui le dimensioni economiche possono giustificareanche gli investimenti relativi alle indagini e prospezioninecessarie per perimetrazione delle aree di salvaguardia.Una necessaria ristrutturazione del settore appare pertantoindispensabile anche sulla base dei disposti della L. 5 gen-naio 1994, n.36 e delle iniziative regionali.Le strategie da intraprendere a livello acquedottistico pergarantire una normale fornitura di acque potabili all’utenzacomprendono sostanzialmente:- la prevenzione della contaminazione delle fonti e quindi la

distribuzione diretta delle acque prelevate di idonea quali-tà (a parte i trattamenti di disinfezione);

- il trattamento delle acque contaminate prima della distri-buzione o la loro sostituzione mediante interconnessionicon altri punti di approvvigionamento o nuove captazioniin zone di riserva.

Come è noto, per quanto riguarda il primo aspetto è stataintrodotta anche in Italia dal D.P.R. 236/88 una disciplina atutela delle opere di captazione, successivamente modificatadal Dlgs 152/99 e s.m., che prevede l’individuazione intornoalle opere di captazione di una zona di tutela assoluta, unazona di rispetto e una zona di protezione.Il decreto demanda alle regioni l’individuazione di tali aree ela disciplina delle attività e destinazioni d’uso ammissibiliall’interno di esse.La Regione Piemonte, con la L.R. n. 22 del 30 aprile 1996 econ la Del. G.R. n.102-45194 del 26 aprile 1995 ha predispo-sto le procedure per la definizione delle aree di salvaguardiae ha suggerito agli operatori del settore alcune metodologied’indagine rivolte soprattutto alle “zone di rispetto”, cherappresentano l’elemento più importante a livello locale diprotezione delle acque in afflusso ai pozzi, ma anche quellosu cui si hanno i maggiori problemi di reale applicazione.La Regione ha voluto in particolare dare concreta attuazioneal disposto del 2° comma dell’art.6 del D.P.R. 236/88, ripresadall’art. 21, comma 5, del Dlgs 152, dove è prevista la defini-zione delle zone di rispetto tramite una valutazione dellavulnerabilità e rischio della risorsa. In effetti le “zone di tute-la assoluta” presentano un’estensione limitata e solitamentevengono definite con il criterio geometrico mentre, per

14. Esperienze di applicazione della normativa sulle aree di salvaguardia:l’esempio delle Linee-guida della regione Piemonte

quanto attiene alle “zone di protezione”, le normative preve-dono che studi specifici condotti dalla regione Piemontedefiniscano la localizzazione e l’estensione di tali aree (L.R.30 aprile 1996, n.22).In seguito all’istruttoria compiuta dagli uffici regionali sulleprime proposte d’individuazione delle zone di rispetto perve-nute, si è evidenziata la necessità di ottimizzare la metodo-logia d’indagine attraverso la redazione di linee-guida al ser-vizio degli operatori.La metodologia di studio seguita per la loro realizzazione èstata la seguente:* analisi critica della documentazione esistente presso la

Regione Piemonte relativa alla delimitazione delle aree disalvaguardia;

* elaborazioni statistiche circa la distribuzione dei parame-tri idrogeologici utilizzati;

* analisi di sensibilità dei diversi parametri idrogeologici inrelazione alla definizione delle zone di rispetto;

* individuazione di una procedura per ottimizzare la peri-metrazione delle zone di rispetto ai fini di una miglioretutela delle risorse idriche sotterranee.

In merito a quest’ultimo punto si precisa che è stato seguitoun approccio tecnico, che privilegia la possibilità di applica-zione delle conoscenze anche a situazioni comuni e quindiconsidera in modo semplificato alcuni elementi descrittividel sistema idrogeologico; non sono stati presi in esamealcuni altri importanti aspetti quali l’eterogeneità del mezzogeologico che sono attualmente oggetto di ricerche di altolivello scientifico in siti appositamente attrezzati.

14.1 Cenni ai criteri adottati per laperimetrazione delle aree disalvaguardia

Gli attuali problemi relativi al sovrasfruttamento degliacquiferi e il sempre più frequente verificarsi di fenomeni diinquinamento delle acque sotterranee destinate al consumoumano evidenziano l’importanza di tutelare il patrimonioidrico attraverso una gestione più razionale delle risorse chesia finalizzata alla prevenzione della contaminazione.Da ciò consegue la necessità di una normativa atta a preser-vare le acque sotterranee in prossimità dei punti di captazio-ne dall’infiltrazione di inquinanti provenienti dalla superfi-cie, allo scopo di garantire un approvvigionamento idricopotabile rispondente ai criteri di qualità imposti dalla legis-lazione vigente.Con tale finalità sono state istituite le aree di salvaguardiaattorno alle opere di captazione che forniscono acqua desti-nata al consumo umano. Si tratta di aree nelle quali le atti-vità potenzialmente inquinanti sono vietate o regolamentatein funzione della loro tipologia, della vulnerabilità del siste-ma idrico e della loro vicinanza ai pozzi idropotabili (le areedi salvaguardia possiedono infatti vincoli meno restrittiviallontanandosi dall’opera di captazione).Poiché la perimetrazione delle aree di salvaguardia penalizzal’uso pubblico e privato delle risorse del territorio, è neces-

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sario definire delle aree che garantiscano una difesa delleopere di captazione incidendo nel minor modo possibile sul-l’economia della zona.Per delimitare le aree di salvaguardia in Italia la scelta è stataorientata sui criteri geometrico, idrogeologico e cronologi-co.Questi criteri possiedono un grado diverso di efficacia esoprattutto un differente peso sull’economia della zona.Inoltre si sottolinea che esse prevedono un diverso grado diaffinamento delle conoscenze idrogeologiche e pertanto èpossibile che una perimetrazione originariamente stabilita ascopo cautelativo e a breve termine con metodo geometricopossa successivamente essere ridefinita con altri criteri piùaffidabili mediante l’esecuzione di uno studio più approfon-dito (comma 6, art. 21, Dlgs 152/99).Si richiamano di seguito i criteri di possibile utilizzo nelladelimitazione delle aree di salvaguardia.

• Criterio geometrico - Consiste nel delimitare zone circo-lari e generalmente concentriche attorno alle opere dicaptazione, il cui raggio è determinato in base alle espe-rienze relative alla contaminazione batterica.L’operazione, di facile esecuzione, è compatibile con l’esi-genza di provvedimenti urgenti di tutela delle acque sot-terranee, ma non garantisce dalla contaminazione inquanto non salvaguarda la qualità delle acque sotterraneein presenza di inquinanti non degradabili e in quanto,considerando solo marginalmente gli aspetti idrogeologi-ci, l’area vincolata può essere sottodimensionata (specie amonte del pozzo). D’altro canto può penalizzare eccessi-vamente il territorio in caso di sovradimensionamento(specie a valle del pozzo).

• Criterio idrogeologico – Criterio comunemente utilizzatoper la tutela dell’intero bacino di alimentazione dell’ope-ra di captazione. Si tratta del criterio più “scientifico” inquanto considera il rapporto esistente tra struttura idro-geologica e flusso delle acque sotterranee. Poiché coin-volge solitamente grandi aree è applicabile quasi esclusi-vamente alle “zone di protezione”. Per quanto riguarda lezone di rispetto il criterio idrogeologico può essere inol-tre applicato in combinazione con il successivo criterioqualora l’opera di captazione sia vicina a un limite idro-geologico (corso d’acqua o substrato roccioso impermea-bile).

• Criterio cronologico - Consiste nel dimensionare le areedi salvaguardia sulla base dello spazio percorso dal flussoidrico in un tempo definito tempo di sicurezza. Durantequesto percorso si verifica un’attenuazione del caricoinquinante grazie a fenomeni di diluizione - dispersione -adsorbimento -biodegradazione e si può disporre di uncerto periodo di tempo per progettare e realizzare gliinterventi idonei di disinquinamento e di approvvigiona-mento idrico alternativo.Nella scelta del tempo di sicurezza risulta cautelativo con-siderare solo il mezzo saturo, tralasciando il potere auto-depurante del non saturo, sia perché quest’ultimo in basealle attuali conoscenze è difficilmente quantificabile siaperché in molti casi lo sversamento dell’inquinante avvie-ne direttamente in falda (pozzi perdenti, corsi d’acqua ali-mentanti, ecc.).

Questa metodologia si basa quindi esclusivamente sullaconoscenza dei parametri idrogeologici dell’acquiferonecessari per calcolare la velocità reale del flusso idrico u(m/s), esprimibile dalla nota relazione dell’idraulica sot-terranea:

u = Ki/n (14.1)

dove: K = conducibilità idraulica dell’acquifero (m/s)i = gradiente idraulicon = porosità efficace

Nota u, si delimitano le aree di salvaguardia tracciando lelinee di uguale tempo di percorrenza (isocrone) partendodall’altrettanto nota relazione:

x = ut (14.2)

dove: x = distanza percorsa (m) t = tempo (s)

L’applicazione di questo criterio comporta l’esecuzione diprove sperimentali per la definizione dei parametri sopradescritti e l’utilizzo di uno dei metodi di elaborazione esi-stenti e riportati in precedenza.Quest’ultimo criterio è peraltro preferibile in molti casirispetto a quelli precedenti in quanto permette un utilizzopiù razionale del territorio, che tenga conto dell’esigenza diprotezione dei corpi idrici sotterranei, ma che allo stessotempo non penalizzi oltre misura le aree circostanti.Il tempo di sicurezza utilizzato per la delimitazione dellezone di rispetto veniva in precedenza scelto tenendo contodel tempo di sopravvivenza nel sottosuolo dei batteri. Lacasistica italiana riferisce più spesso di inquinamenti dasostanze chimiche (ad esempio: cromo esavalente, solventiclorurati, fenoli, pesticidi, nitrati, ecc.) che subiscono unadegradazione differente da quella dei microrganismi.Per questo tipo di inquinanti il metodo cronologico comequello geometrico, che prevedono esclusivamente vincoliterritoriali (definiti comunemente metodi di “protezione sta-tica”), garantiscono solo che non vi siano infiltrazione diinquinanti nelle zone di rispetto, ma non impediscono l’arri-vo di inquinanti già presenti in falda, cioè provenienti dallearee poste a monte.Ne consegue la necessità di affiancare a una protezione sta-tica una “protezione dinamica” consistente in controlliperiodici su pozzi preesistenti o su piezometri appositamen-te perforati.La protezione di tipo dinamico è particolarmente efficace incaso di inquinamento di tipo continuo con pennacchi inqui-nanti sufficientemente lunghi.La funzione dell’installazione dei punti di controllo è quelladi riuscire a intercettare con buona probabilità il flusso idri-co sotterraneo inquinato prima che possa raggiungere ipozzi nel tempo di sicurezza prefissato, in modo da poterintervenire prima che l’inquinante comprometta l’approvvi-gionamento idropotabile del pozzo.Quindi, fissato il tempo di intervento necessario a effettuarele operazioni che si riterranno opportune a fronteggiarel’imminente arrivo dell’inquinante o a predisporre fontialternative di acqua per la popolazione, la frequenza dei con-trolli dovrebbe essere determinata in modo tale che:

tp<ts – ti (14.3)

dove: tp = tempo intercorrente tra un controllo e il suc-cessivo

ts = tempo di sicurezza sceltoti = tempo di intervento

Ad esempio nel caso in cui i punti di monitoraggio sianoposti in corrispondenza all’isocrona relativa a un tempo disicurezza di 365 giorni, se si ritiene che occorrano 60 giorniper intervenire, si dovranno eseguire i controlli almeno ogni305 giorni (tp = 365-60 = 305 giorni).Infatti nella condizione più sfortunata l’inquinante giunge-rebbe al punto di monitoraggio in concentrazioni significa-tive il giorno successivo a quello del controllo e sarebbe rile-vato solo 305 giorni dopo, ma rimarrebbero ancora 60 gior-ni a disposizione per intervenire prima che l’inquinantecomprometta l’approvvigionamento idropotabile del pozzo(Fig. 14.1).Ciò è efficace in caso di inquinamenti di tipo continuo conpennacchi sufficientemente lunghi. Nel caso di inquinamen-ti di tipo impulsivo “l’onda” di contaminazione potrebbeinvece passare al punto di monitoraggio tra un prelievo el’altro.Intensificare il numero dei controlli potrebbe permettere didimensionare le zone di rispetto utilizzando tempi di sicu-rezza più ridotti e quindi di diminuire l’area vincolata, spe-cialmente nei casi in cui l’elevata estensione delle zone dirispetto penalizzi eccessivamente il territorio.

14.2 Normativa sulle aree di salvaguardiaCome è noto a livello nazionale la normativa attualmentevigente nel campo della protezione delle opere di captazioneche forniscono acqua al consumo umano, è limitata al Dlgs152/99. Il Decreto sancisce che “per assicurare, mantenere e miglio-rare le caratteristiche qualitative delle acque da destinare alconsumo umano, sono stabilite aree di salvaguardia suddi-

stinte in zone di tutela assoluta, zone di rispetto e zone diprotezione”.Per il dimensionamento delle aree di salvaguardia si è sceltoun criterio di tipo geometrico per quanto concerne la zonadi tutela assoluta e la zona di rispetto, e un criterio di tipoidrogeologico per quanto riguarda la zona di protezione.La zona di tutela assoluta, adibita esclusivamente a opere dipresa e a costruzioni di servizio, deve avere un’estensione diraggio non inferiore a 10 metri.La zona di rispetto deve possedere un raggio da definirsi inrelazione alla situazione locale di vulnerabilità e rischio dellarisorsa. Nella zona di protezione (coincidente con il bacino imbrife-ro e le zone di ricarica) si possono invece adottare misurerelative alla destinazione del territorio interessato, limitazio-ni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agrofore-stali e zootecnici.

Il criterio geometrico, applicato per la delimitazione dellazona di tutela assoluta e suggerito come misura temporanea(200 m) per la zona di rispetto, anche se di facile attuazione,non sempre garantisce una protezione adeguata. Infatti,come si è detto in precedenza, a seconda delle differentisituazioni idrogeologiche la perimetrazione può esseresovrastimata o sottostimata rispetto alle reali esigenze diprotezione delle falde utilizzate per scopi idropotabili.La Regione Piemonte, con la Del. G. R. n. 102-45194 del26/4/95, mantiene il criterio geometrico solo per la zona ditutela assoluta. Per il dimensionamento delle zone di rispet-to si adotta di norma un criterio di tipo cronologico, che“consiste nel dimensionare un’area in funzione del tempo,considerato come “tempo di sicurezza”, impiegato dall’acquaa percorrere un determinato spazio”.La zona di rispetto viene suddivisa in “zona di rispettoristretta” delimitata dall’isocrona 60 giorni e “zona di rispet-to allargata” delimitata dall’isocrona 180 o 360, giorni. Lascelta del tempo di sicurezza da utilizzare per il dimensiona-mento della zona di rispetto allargata dipende dalla vulnera-bilità del primo acquifero captato e può essere considerato di

Fig. 14.1 - Schema di movimento di un contaminante in falda verso un punto di prelievo acquedottistico

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soli 180 giorni nel caso di acquiferi con vulnerabilità bassa omolto bassa, mentre deve essere considerato di 360 giorniquando la vulnerabilità risulta essere più elevata.

14.3 Considerazioni sulla determinazionedelle aree di salvaguardia in funzionedella vulnerabilità e rischio dellerisorse idriche sotterranee

Le disposizione che la Regione Piemonte ha emanato a tute-la delle opere di captazione da acque sotterranee per usopotabile sono da considerarsi innovative nel contesto legisla-tivo italiano e sono in linea con le più recenti proposte nor-mative dell’Unione Europea. Oltre la riserva per tali usi dellefalde in pressione le norme piemontesi raccordano le proce-dure riguardanti l’autorizzazione alla ricerca con le disposi-zioni sulle aree di salvaguardia previste Dlgs 152/99. Per ciòche riguarda la costruzione di nuovi pozzi destinati all’ap-provvigionamento potabile la L.R. 22/96, sancisce che lezone di rispetto debbano essere delimitate esclusivamentesulla base di studi sulla vulnerabilità e rischio della risorsa dacaptare, abbandonando il mero criterio geometrico che pre-vede un’area di rispetto avente i 200 m di raggio. Questa ope-razione preliminare obbliga i gestori a una più attenta veri-fica degli aspetti di vulnerabilità e di rischio del territoriooperando nel contempo una delimitazione più razionale delterritorio da tutelare. L’autorizzazione alla ricerca può esse-re concessa solo dove non sono presenti centri di pericoloentro i 200 m dal pozzo in progetto o, qualora in possesso distudi approfonditi dell’area e in presenza di vulnerabilitàbassa o molto bassa della falde da captare, in assenza di cen-tri di pericolo nei 200 m all’interno del fronte di alimenta-zione. Questo accorgimento permette di verificare l’idoneitàdei luoghi alle disposizioni di salvaguardia del Dlgs 152/99prima che il pozzo venga costruito, evitando che possa veni-re realizzata un’opera di captazione in una zona inidoneacon un danno socio-economico evidente.La D.G.R. 102-45194 del 26 aprile 1995 prevede precise pro-cedure suddivise per l’applicazione della ridelimitazionedelle zone di rispetto per pozzi nuovi e per quelli esistentiall’entrata in vigore della nuova disciplina. Nel proporre laridelimitazione il richiedente deve produrre una serie di ela-borati a sostegno della proposta e deve in particolare effet-tuare prove di pompaggio dalle quali desumere i parametriidrogeologici da utilizzare per determinare il fronte di ali-mentazione del pozzo, le linee isocrone e le aree di salva-guardia. In particolare la relazione deve contenere, oltre quanto pre-visto dal D.M. 11 marzo 1988, la caratterizzazione idrogeo-logica dell’area interessata deve essere estesa a una fascia dicirca 1 km intorno al pozzo, descrivendo il tipo di falda inte-ressata dalla captazione. La struttura idrogeologica deveessere schematizzata tramite sezioni costruite attraversodati litostratigrafici anche desunti in seguito a indagini geo-fisiche. Inoltre la relazione deve contenere:a) la stratigrafia dei terreni attraversati;b) le modalità di effettuazione e i risultati delle prove a gra-

dini di portata e a portata costante;c) il regime e il movimento naturale della falda, il suo equi-

librio con le falde attigue, nonché la stabilità dei livellipiezometrici e i possibili rischi derivanti da eventuali

depressioni e depauperamenti provocati dalla nuova cap-tazione con richiamo di acque non desiderabili.

È prevista inoltre l’effettuazione di campagne piezometricheda eseguire sia sulla falda freatica, quando ne è prevista lacaptazione, sia sulla stessa falda freatica e sul sistema dellefalde in pressione quando è prevista la captazione di questeultime.Per quanto riguarda la dimensione delle aree di salvaguardiadelimitate dalle isocrone la norma prescrive che l’ampiezzadel fronte di alimentazione con il quale definire le isocroneviene determinato simulando un pompaggio del pozzo peralmeno 7 giorni alla portata massima di prelievo prevista. In attesa dei criteri generali d’individuazione delle aree disalvaguardia, la Regione Piemonte ha stabilito i criteri prov-visori da applicarsi nelle ridefinizioni delle zone di tutelaassoluta e di rispetto suddividendo le aree di salvaguardia in: - zona di tutela assoluta: di norma è utilizzato il criterio

geometrico come previsto dal comma 4 dell’art. 21 delDlgs 152/99.

- zona di rispetto: di norma è utilizzato il criterio tempora-le che consiste nel dimensionare un’area in funzione deltempo considerato come “tempo di sicurezza” impiegatodall’acqua a percorrere un determinato spazio; la zona dirispetto è suddivisa ulteriormente in zona di rispettoristretta, comprendente l’area inviluppata dall’isocrona a60 giorni, e zona di rispetto allargata, comprendente l’areaesterna alla zona di rispetto ristretta inviluppata dall’iso-crona a 180 o 360 giorni. La scelta del tempo di sicurezzaper il dimensionamento dell’area di rispetto allargata è infunzione della valutazione della vulnerabilità verticale delprimo acquifero captato e dalla presenza di limiti idrogeo-logici. Quando la vulnerabilità viene valutata bassa o moltobassa l’area di rispetto allargata si determina utilizzandol’isocrona a 180 giorni mentre quando la vulnerabilitàrisulta più elevata l’area di rispetto allargata si determinautilizzando l’isocrona a 360 giorni. Nella valutazione dellavulnerabilità si devono investigare e correlare i seguentifattori:1) soggiacenza della superficie piezometrica;2) natura della zona non satura (stratigrafia e prove effet-

tuate durante la trivellazione del pozzo e dati relativi adaltri pozzi vicini);

3) tipo e grado di permeabilità dell’acquifero e idrodina-mica delle acque sotterranee (dalle prove effettuate sulpozzo);

4) rapporto tra falde e corpi idrici superficiali;5) modalità di alimentazione della falda captata.

Qualora esistano centri di pericolo all’interno del fronte dialimentazione del pozzo entro 1 km dall’opera di captazionedevono essere identificati all’interno del fronte stesso i pozziesistenti idonei a essere utilizzati come punti di monitorag-gio. Sulla distanza tra i punti individuati e l’opera di capta-zione sono calcolate le relative isocrone. La Regione, in col-laborazione con l’ASL e l’ARPA, potrà richiedere una serie diprelievi sui punti individuati. In assenza di idonei pozzi esi-stenti la Regione potrà chiedere la costruzione di punti dimonitoraggio finalizzati ad accertare la qualità delle acque inarrivo.Di particolare interesse riveste l’elaborato relativo all’ubica-zione dei centri di pericolo intorno all’opera di captazione daeffettuarsi in collaborazione con i Comuni interessati dalleopere e dai vincoli e con l’USL e l’ARPA dove vengono censi-

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ti i seguenti centri di potenziale pericolo di inquinamentodelle falde:a) allevamenti zootecnici;b) aree soggette a spandimento agronomico di liquami zoo-

tecnici;c) depositi e stoccaggi di materiali pericolosi; d) impianti di trattamento o smaltimento rifiuti o/e acque

reflue con ubicazione degli scarichi; e) impianti industriali con produzione, trasformazione e uti-

lizzazione di sostanze pericolose, di cui al decreto legis-lativo 27 gennaio 1992 n. 133, e ubicazione del relativoscarico;

f) aree non servite da pubblica fognatura;g) cave attive o inattive;h) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di veicoli.Al fine di rendere efficace il disposto vincolistico insito nelDPR 236/88, ripreso dal Dlgs 152/99, soprattutto rispettoagli usi agricoli, la norma piemontese prevede che nella rea-lizzazione di nuove opere gli enti acquedottistici acquisisca-no in proprietà la zona di rispetto, oppure stipulino appositaconvenzione con i proprietari o con gli affittuari delle areevincolate. La convenzione individua le attività agricole con-sentite e prevede la corresponsione di un indennizzo com-misurato alla diminuzione del reddito. La Regione sta predi-sponendo un modello di convenzione e sta approntando l’e-lenco delle attività consentite e un prezziario di riferimentoper la quantificazione degli indennizzi da corrispondere.Come previsto espressamente dall’art. 13 della L. 36/94 lespese di gestione delle aree di salvaguardia, comprensive deisummenzionati indennizzi, costituiscono una voce dei costidi gestione del servizio di cui si deve tenere conto nella defi-nizione della tariffa.

14.4 Metodologia di studioCon l’obiettivo di individuare le problematiche più ricorren-ti che si incontrano realizzando gli studi per la delimitazio-ne delle aree di salvaguardia e con l’obiettivo di proporre unarisoluzione di tali problematiche tramite la stesura di unoschema operativo, sono state prese in visione tutte le docu-mentazioni pervenute alla Regione Piemonte-Servizio OpereAcquedottistiche dal 1988 al 1995 allegate alle domande didimensionamento delle zone di rispetto approvate dallaGiunta Regionale.In totale sono state esaminate 54 zone di rispetto relative apozzi singoli o gruppi di pozzi, localizzati nella pianura pie-montese o in corrispondenza degli sbocchi vallivi (Fig. 14.2)e filtranti in complessi acquiferi diversi.Questa documentazione è stata esaminata non solo al fine diindividuare le problematiche più frequenti che devono esse-re affrontate nel corso della delimitazione delle zone dirispetto, ma anche con lo scopo di reperire i dati relativi aivalori dei parametri idrogeologici tipici degli acquiferi pie-montesi. Tali dati sono stati la base di partenza per l’elaborazione sta-tistica dei parametri idrogeologici degli acquiferi e l’analisidella loro influenza sul dimensionamento delle aree di salva-guardia attorno ai pozzi idropotabili. Le elaborazioni esegui-te sono importanti per individuare le soluzioni più appro-priate ai problemi pratici che si incontrano, senza trascura-re le responsabilità di fornire una protezione adeguata alleopere di captazione e il dovere di applicare procedure suffi-cientemente corrette.Sulla base dei dati estrapolati dalle relazioni visionate è stataeffettuata un’elaborazione statistica dei valori assunti daiparametri idrogeologici nel territorio piemontese i cui risul-tati sono successivamente riportati.Per valutare l’influenza dei parametri idrogeologici (K, i, n,b, Q) sull’estensione delle zone di rispetto è stata effettuataun’analisi di sensibilità, che ha permesso di verificare l’esi-stenza o meno di valori cautelativi dei parametri sopra elen-cati in termini di possibilità di tutela delle acque in afflussoai pozzi, stante l’incertezza sul valore numerico assunto daiparametri.La necessità di individuare valori cautelativi di tali grandez-ze nasce anche dall’impossibilità, frequentemente verificata-si, di ricavare i parametri idrogeologici da prove specifiche insito. Dall’analisi della documentazione pervenuta alla RegionePiemonte - Servizio Opere Acquedottistiche, è infatti emer-so che:

* circa il 90% dei valori della porosità efficace derivano dallaletteratura;

* il gradiente idraulico delle falde confinate è difficilmentecalcolabile a causa della carenza di punti di misura all’in-terno dei complessi acquiferi profondi captati;

* talvolta è impossibile ricavare la conducibilità idraulicapoiché, a causa della necessità di garantire la continuitàdel servizio, non si può effettuare una prova di pompaggioa portata costante.

Per procedere al dimensionamento delle zone di rispetto sideve quindi ricorrere a un “approccio cautelativo”, utilizzan-do un valore che ponga in condizioni di sicurezza, oppure aun “approccio parametrico”, che utilizzi un intervallo divalori comprendenti con un certo margine di sicurezza ilFig. 14.2 - Ubicazione dei siti analizzati.

96

valore atteso. Nel secondo caso si può fare riferimento airisultati emersi dall’elaborazione statistica dei dati successi-vamente riportata, mentre per l’individuazione di valori cau-telativi è stata effettuata l’analisi di sensibilità dei parametriidrogeologici sopra citata.Alla luce di tali risultati e tenendo conto delle maggiori pro-blematiche riscontrate nel dimensionamento delle zone dirispetto, si è proposto uno schema operativo che servissecome linea-guida per la conduzione degli studi finalizzatialla delimitazione delle zone di rispetto dei pozzi che forni-scono acqua per il consumo umano

14.5 Elaborazione statistica dei datiidrogeologici

Allo scopo di sviluppare un primo approccio sulla variabilitànel territorio piemontese dei valori assunti dai diversi para-metri idrogeologici che influiscono sul dimensionamentodelle zone di rispetto, è stata eseguita una loro analisi stati-stica partendo dai dati pervenuti al Servizio OpereAcquedottistiche della Regione Piemonte relativi alledomande di proposta di ridelimitazione delle zone di rispet-to dei pozzi che forniscono acqua al consumo umano.Pur nell’attuale limitata consistenza del campione di dati adisposizione, la conoscenza dell’intervallo di variazione deiparametri idrogeologici conducibilità idraulica, gradienteidraulico, spessore degli orizzonti produttivi filtrati dalpozzo, porosità efficace dell’acquifero captato e portataemunta dal pozzo era infatti fondamentale per la scelta degliintervalli all’interno dei quali effettuare l’analisi di sensibili-tà esposta di seguito.Nella Tab. 14.1 sono stati esplicitati i dati relativi ai parame-tri idrogeologici sopra elencati, suddivisi in base alla tipolo-gia della falda captata. Sotto la dicitura “falda libera” sono

stati inseriti anche i dati provenienti da falde libere a dre-naggio ritardato, mentre sotto la dicitura “falda confinata esemiconfinata” sono stati inseriti anche i dati delle faldeartesiane.La distinzione tra i dati provenienti dall’elaborazione delleprove di pompaggio e quelli provenienti dalla letteratura oricavati utilizzando metodi applicabili anche in mancanzadella prova di pompaggio a portata costante (definiti sotto lavoce “altro”) è stata mantenuta nella tabella per fornire un’i-dea di massima; queste due voci sono però state assemblatenell’esecuzione degli istogrammi di frequenza (di seguitoriportati) poiché l’esiguo numero dei dati raccolti non forni-va la possibilità di effettuare un’elaborazione significativa deidati separati.Dall’elaborazione statistica inoltre sono stati esclusi i valoricontraddistinti dai simboli (“) e (*).I primi sono stati esclusi poiché derivanti da campi pozzi conpiù captazioni in un’area ristretta, filtranti nello stesso com-plesso acquifero e quindi con parametri idrogeologici pres-soché coincidenti; in questi casi infatti i valori sono statipresi in considerazione una volta sola al fine di non farlipesare eccessivamente nell’elaborazione statistica.I secondi non sono stati utilizzati poiché considerati valorianomali o incerti.Come si può appurare dai diagrammi di seguito riportati,dall’analisi statistica è emerso che:

- La conducibilità idraulica K (m/s) degli acquiferi a faldalibera è generalmente maggiore di quella degli acquiferi afalda confinata (Fig. 14.3 e 14.4).

Klibera = 10-4÷3·10-3 m/s (valori che compaiono con maggiore frequenza: 2·10-4÷10-3 m/s)Kconfinata = 10-5÷10-3 m/s(valori che compaiono con maggiore frequenza: 10-4÷3·10-4 m/s)

Fig. 14.3 - Elaborazione statistica dei valori di conducibilitàidraulica riscontrati nelle falde libere del territorio piemon-tese

Fig. 14.4 - Elaborazione statistica dei valori di conducibili-tà idraulica riscontrati nelle falde di tipo confinato del ter-ritorio piemontese

97

- Il gradiente idraulico i delle falde libere è generalmentemaggiore di quello delle falde confinate (Fig. 14.5 e 14.6).Riguardo all’istogramma di frequenza relativo alle faldeconfinate si sottolinea che i valori a disposizione sono innumero troppo esiguo per rappresentare gli acquiferi pro-

fondi dell’intero territorio regionale; i risultati sono statiriportati solo per fornire un’idea indicativa dell’intervallodi variazione del gradiente delle falde confinate.

ilibera = 10-3÷5·10-2

(valori che compaiono con maggiore frequenza: 3·10-3÷10-2)

iconfinata = 10-3÷3·10-2

(valori che compaiono con maggiore frequenza: 10-3÷5·10-3)

- La porosità efficace n degli acquiferi piemontesi presentauna distribuzione che rispecchia una distribuzione nor-male (Fig. 14.7). Come si può tuttavia osservare dalla Tab.9.1, i valori riportati derivano quasi tutti da dati di lettera-tura.

n = 0.1÷0.3 (media: 0.2)

- Lo spessore complessivo degli orizzonti permeabili captatidai pozzi b (m) è il seguente (Fig. 14.8):

b = 9÷98 m (media: 27 m)

- La portata di utilizzo dei pozzi Q (l/s) è la seguente (Fig.14.9):

Q = 1.5÷140 l/s (media: 31 l/s)

Fig. 14.5 - Elaborazione statistica dei valori di gradienteidraulico relativi alle falde libere del territorio piemontese

Fig. 14.6 - Elaborazione statistica dei valori di gradienteidraulico relativi alle falde di tipo confinato del territoriopiemontese

Fig. 14.7 - Elaborazione statistica dei valori di porosità effi-cace

98

14.6 Analisi di sensibilitàAllo scopo di valutare l’influenza dei parametri idrogeologici sul-l’estensione e sulla forma delle zone di rispetto intorno ai pozziche forniscono acqua destinata al consumo umano, è stata effet-tuata un’analisi di sensibilità dei parametri K, i, n, b e Q.L’importanza dell’esatta conoscenza dell’influenza di taliparametri sulla risoluzione del problema posto nasce dalleseguenti necessità:* verificare quale grado di precisione sia accettabile, per un

corretto dimensionamento delle zone di rispetto, nelladeterminazione di K, i, n, b e Q;

* individuare se esistano e in caso positivo quali siano i valo-ri cautelativi utilizzabili per la delimitazione di tali zone.

Nella maggior parte della casistica piemontese esaminata, ilproblema era riferito a un solo pozzo.In queste condizioni sono peraltro minori le disponibilitàtecnico-economiche per l’esecuzione di idonee prove e quin-di risulta maggiormente incerta la soluzione proposta. Considerando quindi tale situazione, per la realizzazione del-l’analisi di sensibilità è stato utilizzato un codice numericobasato su un modello semianalitico (GPTRAC) sviluppato eampiamente sperimentato dall’U.S. EnvironmentalProtection Agency, 1991.Sono state quindi delimitate le zone di rispetto di un pozzoposto in corrispondenza di diverse situazioni idrogeologiche,simulate attribuendo i valori sotto riportati ai parametriidrogeologici, selezionati sulla base dei risultati provenientidall’analisi statistica dei parametri idrogeologici del territo-rio piemontese come precedentemente indicato.

Nella Tab. 14.2 sono state riportate le dimensioni delle zonedi rispetto relative a ogni singola simulazione implementata,misurate come lunghezza a monte e a valle del pozzo, lar-ghezza in corrispondenza del pozzo, larghezza massima ecome area totale vincolata (si veda la Fig. 14.10 per l’identi-ficazione di queste dimensioni).Il rapporto lunghezza totale della zona di rispetto su lar-ghezza massima definisce invece la forma delle zone dirispetto:* con un rapporto alto la zona ha una forma allungata con

il pozzo in posizione decentrata (a valle del flusso idricosotterraneo);

* con un rapporto che tende a 1 la zona di rispetto ha unaforma subcircolare col pozzo in posizione centrale.

L’elaborazione dei risultati esposti nella Tab. 14.2 è stataeffettuata realizzando grafici che permettono una facilevisualizzazione dell’influenza dei parametri idrogeologicisull’estensione delle zone di rispetto.Solo alcuni di questi grafici, illustrati integralmente inRegione Piemonte, 1977, sono stati di seguito riportati atitolo esemplificativo.1 - Variazioni delle dimensioni delle zone di rispetto (60 e

360 giorni) in funzione della conducibilità idraulica e perdiversi valori di gradiente idraulico.

PARAMETRII

VALORI

K(m/s)

10-5

10-4

5.10-4

10-3

i

10-4

10-3

5·10-3

10-2

b(m)

102550100

n

0.10.150.20.3

Q(l/s)

102550100

Fig. 14.8 - Elaborazione statistica dei valori dello spessoredegli orizzonti permeabili

Fig. 14.9 - Elaborazione statistica dei valori di portata

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A titolo esemplificativo si riportano le Figg. 14.11, 14.12 e14.13 rappresentanti le variazioni della lunghezza a montedel pozzo, della lunghezza a valle del pozzo e della lar-ghezza misurata in corrispondenza al pozzo, relative all’i-socrona 60 giorni. Si rimanda alla Tab. 14.2 per la visionedei valori dei parametri idrogeologici utilizzati nelle ela-borazioni.Dall’insieme delle elaborazioni si è ricavato quanto segue:• La conducibilità idraulica e il gradiente idraulico hanno

poca influenza sull’ESTENSIONE AREALE delle zone dirispetto che si mantiene circa costante.

• All’aumentare della conducibilità idraulica e del gradienteidraulico aumenta la LUNGHEZZA A MONTE del pozzomentre la LUNGHEZZA A VALLE del pozzo e la LAR-GHEZZA delle zone di rispetto diminuiscono.

L’influenza della conducibilità idraulica ha poco peso all’in-terno del ciclo logaritmico compreso tra 10-5 e 10-4 m/s men-tre diviene rilevante con valori maggiori di 10-4 m/s.L’influenza della conducibilità idraulica è maggiore quantopiù alti sono il tempo di sicurezza considerato e il gradienteidraulico della falda. L’influenza del gradiente idraulico è poco accentuata per

Fig. 14.10 - Identificazione delle dimensioni della zona di rispetto

Fig. 14.11 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a monte del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper diversi valori di gradiente idraulico

100

valori inferiori a 10-3 m/s mentre cresce in caso di falde conun gradiente superiore. L’influenza del valore del gradiente ètanto più rilevante quanto maggiore è il tempo di sicurezzautilizzato e quanto più alta è la conducibilità idraulica del-l’acquifero. È infatti pressoché nulla in caso di conducibilitàidrauliche comprese nel ciclo logaritmico 10-5 ÷ 10-4 m/s.

• La conducibilità idraulica e il gradiente idraulico influi-scono sulla FORMA delle zone di rispetto, dal momentoche, all’aumentare di queste due grandezze, aumenta lalunghezza a monte e diminuiscono la lunghezza a valle ela larghezza delle aree sottoposte a vincolo.

Una stima della forma delle zone di rispetto è fornita dal rap-

Fig. 14.12 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a valle del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper diversi valori di gradiente idraulico

Fig. 14.13 - Variazione della larghezza della zona di rispetto misurata in corrispondenza del pozzo, in funzione della con-ducibilità idraulica e per diversi valori di gradiente idraulico

101

porto lunghezza totale su larghezza massima, riportato nellaTab. 14.2 e dalle Fig. 14.23 e 14.24. Come si può notare,all’aumentare dei valori della conducibilità idraulica e delgradiente idraulico, la forma delle zone di rispetto da circola-re, col pozzo in posizione centrale, diventa progressivamentepiù allungata e stretta col pozzo in posizione decentrata.

2 - Variazioni delle dimensioni delle zone di rispetto (60 e360 giorni) in funzione della conducibilità idraulica e perdiversi valori di porosità efficace (n=0,15 e 0,2) e varia-zioni delle dimensioni delle zone di rispetto (60 e 360giorni) in funzione della sola porosità efficace.

A titolo esemplificativo si riportano le Figg. 14.14, 14.15,14.16 e 14.17 rappresentanti le variazioni della lunghezza amonte del pozzo, della lunghezza a valle del pozzo e della lar-ghezza relative all’isocrona 60 giorni. Si rimanda alla Tab.14.2 per la visione dei valori dei parametri idrogeologici uti-lizzati nelle elaborazioni.Dall’insieme delle elaborazioni si è ricavato quanto segue:• La conducibilità idraulica non influisce sull’ESTENSIONE

AREALE delle zone di rispetto nel caso in cui la porositàefficace sia uguale a 0.2; in acquiferi con porosità efficacemaggiore, un suo aumento determina invece una diminu-zione dell’estensione areale della zona vincolata.

La porosità efficace influisce sull’estensione areale delle zonedi rispetto determinando una diminuzione dell’area vincola-ta al suo aumentare, in modo tanto più accentuato quantopiù ci spostiamo verso valori bassi di porosità efficace equanto maggiore è il tempo di sicurezza scelto.• All’aumentare della porosità efficace diminuiscono tutte le

dimensioni delle zone di rispetto (LUNGHEZZA A MONTEdel pozzo, LUNGHEZZA A VALLE del pozzo e LARGHEZ-ZA). Come per l’area, l’influenza della porosità efficace suqueste grandezze è tanto più accentuata quanto più ci spo-

stiamo verso valori bassi di porosità efficace e quanto mag-giore è il tempo di sicurezza scelto.

L’influenza della conducibilità idraulica sulle dimensionidelle zone di rispetto è tanto più elevata tanto minore è ilvalore della porosità efficace e mentre un aumento del suovalore determina un aumento della lunghezza a monte dellezone di rispetto, la lunghezza a valle e la larghezza diminui-scono. • La conducibilità idraulica e la porosità efficace influiscono

sulla FORMA delle zone di rispetto. Come è già stato sot-tolineato per il gruppo di grafici precedenti, valori bassi diconducibilità idraulica (inferiori a 10-4 m/s) determinanouna forma subcircolare delle zone di rispetto mentreaumentando la conducibilità idraulica la forma tende adallungarsi e a restringersi. Tale tendenza è maggiore sedecresce la porosità efficace.

L’influenza della porosità efficace è maggiore sulla lunghez-za a monte che su quella a valle (Fig. 14.25). Diminuendo laporosità efficace l’area vincolata tende infatti ad accorciarsi ead assumere una forma più circolare, come si può vedere dalrapporto lunghezza totale/larghezza massima della Tab.14.2.Comunque, anche se variando la porosità efficace varia laforma della zona di rispetto, l’isocrona relativa a una porosi-tà efficace minore includerà tutta l’area delimitata dalle iso-crone relative alle porosità efficaci maggiori, questo poichéaumentano contemporaneamente tutte le dimensioni dellazona di rispetto.

3 - Variazioni delle dimensioni delle zone di rispetto (60 e360 giorni) in funzione della conducibilità idraulica e perdue diversi valori di portata (10 e 25 l/s) e variazioni delledimensioni delle zone di rispetto (60 e 360 giorni) infunzione della sola portata emunta.

Fig. 14.14 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a monte del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper due valori diversi di porosità efficace

102

A titolo esemplificativo si riportano le Figg. 14.18, 14.19,14.20 e 14.21 rappresentanti le variazioni della lunghez-za a monte del pozzo, della lunghezza a valle del pozzoe della larghezza relative all’isocrona 60 giorni. Si ri-manda alla Tab. 14.2 per la visione dei valori dei para-

metri idrogeologici utilizzati nelle elaborazioni.

Dall’insieme delle elaborazioni si è ricavato quanto segue:• Un aumento della portata determina un pari aumento in

percentuale dell’ESTENSIONE AREALE delle zone di

Fig. 14.15 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a valle del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper due valori diversi di porosità efficace

Fig. 14.16 - Variazione della larghezza della zona di rispetto misurata in corrispondenza del pozzo, in funzione della con-ducibilità idraulica e per diversi valori di porosità efficace

103

rispetto. Ciò si traduce in un aumento tanto più conside-revole di superficie quanto maggiore è il tempo di sicu-rezza considerato.

• Aumentando la portata aumentano contemporaneamentetutte le dimensioni lineari delle zone di rispetto (LUN-GHEZZA A MONTE del pozzo, LUNGHEZZA A VALLE delpozzo e LARGHEZZA) in modo tanto più accentuatoquanto più ci si sposta verso valori bassi di portata e quan-to maggiore è il tempo di sicurezza scelto. L’influenzadella portata tende però a diminuire leggermente all’au-mentare della conducibilità idraulica.

Aumentando la conducibilità idraulica, come si è già vistonei grafici precedenti, aumenta la lunghezza a monte dell’a-rea vincolata, ma diminuiscono la lunghezza a valle e la lar-ghezza delle zone di rispetto.• La conducibilità idraulica dell’acquifero e la portata

emunta dal pozzo influiscono sulla FORMA delle zone dirispetto. La forma delle zone di rispetto tende ad allun-garsi e a restringersi all’aumentare della conducibilitàidraulica. Questa tendenza è maggiore in caso di portatebasse (Q=10 l/s); al crescere della portata emunta dimi-nuisce quindi l’influenza della conducibilità idraulicasulla forma delle zone di rispetto.

All’aumentare della portata emunta la lunghezza a montee quella a valle aumentano in quantità equiparabili mentrela larghezza subisce un incremento maggiore. Ne risultache la zona di rispetto assume una FORMA più arrotonda-ta al crescere della portata (Fig. 14.26), come si può nota-re dal valore del rapporto lunghezza totale su larghezzamassima (Tab. 14.2). Anche se variando la portata varia la

forma della zona di rispetto, l’isocrona relativa a una por-tata maggiore includerà tutta l’area delimitata dalle iso-crone relative alle portate minori, in quanto aumentanocontemporaneamente tutte le dimensioni della zona dirispetto.4 - Variazioni delle dimensioni delle zone di rispetto (60 e

360 giorni) in funzione dello spessore dell’acquifero cap-tato.

A titolo esemplificativo si riporta la Fig. 14.22 rappresen-tante le variazioni della lunghezza a monte del pozzo, dellalunghezza a valle del pozzo e della larghezza relative all’iso-crona 60 giorni. Si rimanda alla Tab. 14.2 per la visione deivalori dei parametri idrogeologici utilizzati nelle elabora-zioni.Dall’insieme delle elaborazioni si è ricavato quanto segue:• All’incremento dello spessore corrisponde un decremento

dell’AREA delle zone di rispetto.• Aumentare lo spessore significa diminuire la LUNGHEZ-

ZA A MONTE del pozzo, la LUNGHEZZA A VALLE delpozzo e la LARGHEZZA delle zone di rispetto. L’influenzadello spessore è tanto più sensibile quanto maggiore è iltempo di sicurezza scelto e quanto minore è lo spessorestesso e per valori maggiori di 50 m tende a ridursi finoquasi ad annullarsi.

• Diminuendo lo spessore dell’acquifero la FORMA dellezone di rispetto tende ad arrotondarsi e il pozzo si spostada una posizione decentrata a una posizione più centrale(Fig. 14.27) Il rapporto lunghezza totale/larghezza massi-ma assume infatti valori più alti tanto maggiore è lo spes-sore (Tab. 14.2).

Fig. 14.17 - Variazione delle dimensioni della zona di rispetto in funzione della porosità efficace

104

Fig. 14.18 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a monte del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper valori diversi di portata

Fig. 14.19 - Variazione della lunghezza della zona di rispetto a valle del pozzo, in funzione della conducibilità idraulica eper valori diversi di portata

105

Fig. 14.20 - Variazione della larghezza della zona di rispetto, misurata in corrispondenza del pozzo, in funzione della con-ducibilità idraulica e per diversi valori di portata

Fig. 14.21 - Variazione delle dimensioni della zona di rispetto in funzione della portata

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Anche se variando lo spessore cambia la forma della zona dirispetto, l’isocrona relativa a uno spessore minore includeràtutta l’area delimitata dalle isocrone relative agli spessorimaggiori, in quanto aumentano contemporaneamente tuttele dimensioni dell’area vincolata.

14.7 Possibilità di utilizzo di valoricautelativi dei parametri idrogeologici

Dall’analisi di sensibilità eseguita sui parametri idrogeologi-ci in termini di influenza sulla delimitazione delle zone dirispetto è emerso che le variazioni della portata, della poro-sità efficace e dello spessore determinano univocamente o un

aumento o una diminuzione di tutte le dimensioni dellezone di rispetto (Figg. 14.25, 14.26 e 14.27). Ne è derivato che:* per la portata l’adozione di un valore sovrastimato rispet-

to a quello reale risulta essere cautelativo nel dimensiona-mento delle aree di salvaguardia in termini di protezionedelle captazioni;

* per quanto riguarda la porosità efficace e lo spessore risul-ta essere cautelativo utilizzare valori sottostimati rispettoa quelli reali.

Per quanto riguarda la conducibilità idraulica e il gradienteidraulico non si possono individuare valori definibili caute-lativi in quanto un aumento di questi parametri si traduce inuna crescita della lunghezza a monte del pozzo e in una con-temporanea diminuzione della lunghezza a valle e della lar-ghezza dell’area vincolata (Figg. 14.23 e 14.24). In questo caso è risultato che:* utilizzare valori di conducibilità idraulica e di gradiente

idraulico più elevati del valore reale non è completamentecautelativo. Infatti anche se l’estensione areale della zonavincolata si mantiene circa costante, cambia la posizionedelle aree vincolate e la protezione fornita a valle e lateral-mente al pozzo risulta essere sottostimata rispetto alle realiesigenze determinate dalla situazione idrogeologica locale.

Nel caso in cui i valori della conducibilità idraulica e del gra-diente idraulico siano incerti o mancanti, non è quindi cor-retto utilizzare, in caso di falde confinate, i parametri dellefalde libere. Dall’analisi statistica dei parametri idrogeologicidel territorio piemontese si è infatti evidenziato che i valoriassunti da queste due variabili sono in genere maggiori nellefalde di tipo libero che non nelle falde confinate sottostanti.

Fig. 14.22 - Variazione delle dimensioni della zona di rispetto in funzione dello spessore

Fig. 14.23 - Variazione della zona di rispetto delimitata dal-l’isocrona 60 giorni, in funzione della conducibilità idrauli-ca

107

14.8 Problemi riscontrati nello studio perl’applicazione delle zone di rispetto

Dall’analisi della documentazione esistente presso la Regione,relativa alla perimetrazione delle zone di rispetto dei pozzi cheforniscono acqua al consumo umano, e dalle elaborazionisvolte sono state rilevate alcune problematiche che ricorronofrequentemente nel dimensionamento delle zone di rispetto,legate soprattutto a situazioni complesse e alla carenza di datirelativi ai valori dei parametri idrogeologici.Tali problemi sono costituiti da:* mancanza dell’andamento piezometrico della falda confi-

nata;* pozzi che captano da due complessi acquiferi diversi;* impossibilità di eseguire prove di pompaggio a portata

costante;* presenza di pozzi che captano da falde profonde, ma con

dreno continuo che le mettono in comunicazione con lafalda superficiale;

* mancanza di piezometri di idonee caratteristiche in cuirilevare gli abbassamenti durante le prove di pompaggio.

14.8.1 Mancanza dell’andamento piezometricodella falda confinata

Nella maggior parte dei casi esaminati non è risultato possi-bile ricostruire l’andamento piezometrico delle falde in pres-sione a causa della mancanza di idonei punti di misura(pozzi o piezometri).Frequentemente di fronte a questo problema si è scelto diutilizzare il gradiente idraulico della falda libera. In tal modonella maggior parte dei casi viene utilizzato un gradientemaggiore di quello reale (almeno nelle aree di pianura lon-tane dalle zone di ricarica). Come è stato dimostrato in precedenza, questa soluzionenon è accettabile in quanto, mentre risulta cautelativo ildimensionamento della lunghezza della zona di rispettomisurata a monte del pozzo, l’estensione della lunghezza avalle e della larghezza della zona di rispetto vengono sotto-dimensionate.Inoltre vi è la possibilità che la direzione di flusso idrico dellafalda profonda non sia perfettamente concorde con quellodella falda libera.Per ovviare a questi problemi si propongono di seguito alcu-ne soluzioni finalizzate a ottenere un dimensionamento cau-

telativo della zona di rispetto, nel caso in cui non sia nota lapiezometria della falda profonda.Si propone di individuare le isocrone delimitanti le aree dirispetto utilizzando più valori di gradiente idraulico, inmodo tale che includano con un certo grado di sicurezza ilvalore del gradiente della falda confinata in questione. Si puòquindi procedere calcolando le isocrone con il gradienteidraulico della falda libera e successivamente con un valorecautelativo più basso (consigliato in 10-4). La zona di rispet-to sarà la risultante dell’inviluppo delle isocrone tracciatecon i diversi valori di gradiente considerati.Se non si conosce la direzione di flusso della falda confinata

Fig. 14.24 - Variazione della zona di rispetto delimitata dal-l’isocrona 60 giorni, in funzione del gradiente idraulico

Fig. 14.25 - Variazione della zona di rispetto delimitata dal-l’isocrona 60 giorni, in funzione della porosità efficace

Fig. 14.26 - Variazione della zona di rispetto delimitata dal-l’isocrona 60 giorni, in funzione della portata

Fig. 14.27 - variazione della zona di rispetto delimitata dal-l’isocrona 60 giorni, in funzione dello spessore

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poiché manca una carta delle isopiezometriche, è ammissi-bile orientare la zona di rispetto in base alla direzione di flus-so della falda libera, ma solo dopo una ricostruzione dellastruttura idrogeologica dell’area, che permetta di ipotizzareuna direzione di flusso approssimativamente coincidentecon quella della falda freatica e solo utilizzando un “rangeangolare” complessivo di 30° (± 15°).Tale tecnica consiste nel far ruotare sul pozzo la direzione diflusso idrico sotterraneo per un valore assegnato di aperturaangolare e nell’adottare poi l’inviluppo delle isocrone otte-nute.

14.8.2 Pozzi che captano da due complessiacquiferi diversi

Questa modalità costruttiva non è più ammessa per i nuovipozzi dall’entrata in vigore della L.R. 22/96, anche se non loera anche per quelli vecchi sulla base del disposto dellaDelibera del Comitato Interministeriale del 4 febbraio 1977,All. 3, normativa peraltro poco applicata.Nel caso comunque in cui un pozzo capti da due complessiacquiferi differenti (falda freatica e falda confinata) la tra-smissività ricavata dalle prove di pompaggio è una “media” diquella dei due complessi acquiferi, mentre per il dimensio-namento delle zone di rispetto bisognerebbe conoscere iparametri idrogeologici e la portata emunta dalle due falde esuccessivamente calcolare separatamente sia le isocronedella falda freatica che quelle della falda in pressione, utiliz-zando i relativi parametri. L’area da salvaguardare dovrebbeessere l’inviluppo delle zone di rispetto così individuate.Si riporta di seguito una proposta operativa da seguire nelcaso in cui si verificasse una situazione simile:

1a) Ricavare la trasmissività dei due acquiferi o effettuandoprove di pompaggio in pozzi vicini, filtranti un solocomplesso o utilizzando packers (dove possibile) inmodo tale da isolare una falda per eseguire corretta-mente le prove di pompaggio; quest’ultima possibilità èconsentita solo in assenza di dreno continuo.

1b) Se non è possibile ricavare i reali parametri idrogeologi-ci (trasmissività e conducibilità idraulica) da prove sulterreno, si possono usare parametri cautelativi desuntidalla letteratura. A tal proposito bisogna però ricordare,così come è stato evidenziato in precedenza, che se èpossibile introdurre nel calcolo per il dimensionamentodelle zone di rispetto un valore cautelativo della portataemunta, non è invece corretto parlare di valori cautela-tivi di conducibilità idraulica, in quanto se viene sovra-stimato questo parametro, viene parimenti sovrastimatala lunghezza a monte, ma contemporaneamente sonosottostimate la lunghezza a valle e la larghezza dellazona di rispetto.

Per ovviare tale problema si dovrebbe considerare un inter-vallo di conducibilità idraulica tale da comprendere con sicu-rezza il valore reale della falda captata. Come emerge dall’a-nalisi statistica precedente, i valori della conducibilità idrau-lica delle falde confinate sono compresi nell’intervallo 10-5÷5.10-4 m/s; si possono quindi ricavare le isocrone relativealla falda confinata inserendo questi valori e successivamen-te tracciare l’inviluppo risultante da queste isocrone e daquelle relative alla falda libera.Nel caso in cui non sia possibile acquisire il valore reale della

falda libera si procederà come esposto per la falda confinata,considerando un intervallo compreso tra 10-4 e 5·10-3 m/s.2) Al fine di ricavare la portata emunta da ogni singolo com-

plesso è possibile utilizzare, in prima approssimazione, laseguente relazione:

Q1 T1=

Q2 T2

dove Q1 e Q2 sono le portate emunte rispettivamente dalcomplesso acquifero superficiale e da quello profondo e T1 eT2 sono i valori della trasmissività dei due acquiferi.Conoscendo T1 e T2 e conoscendo la portata Q emunta dalpozzo (Q=Q1+Q2) è possibile ricavare in modo orientativo ledue incognite (Q1 e Q2) e procedere al dimensionamentodelle zone di rispetto.

14.8.3 Impossibilità di eseguire una prova dipompaggio a portata costante

Frequentemente è impossibile eseguire la prova di pompag-gio a portata costante in discesa poiché, a causa della neces-sità di garantire la continuità del servizio dei pozzi esistenti,non si può arrestare l’emungimento per il tempo necessario.In tal caso si può operare come segue:1) Effettuare le prove di pompaggio in altri pozzi posti nelle

vicinanze (entro 1-2 km) e con i filtri posizionati all’in-terno degli stessi livelli produttivi captati dal pozzo inesame.

2) Effettuare una prova in risalitaIl pozzo deve essere posto a portata costante per un periododi tempo sufficiente (orientativamente maggiore di 12 ore).Riguardo all’interpretazione della prova di risalita si sot-tolinea che:

a) Se per l’interpretazione si utilizza la curva dell’abbas-samento residuo in funzione del logaritmo del rappor-to t/t’ (dove t è il tempo intercorso dall’inizio del pom-paggio e t’ il tempo intercorso dall’inizio della risalita)bisogna conoscere il tempo corrispondente all’iniziodel pompaggio.

b) Se per l’interpretazione si utilizza la curva di risalita infunzione del logaritmo del tempo (t) intercorrentedalla fine del pompaggio (t0), si sottolinea che i valoridella risalita corrispondono alla differenza tra l’abbas-samento residuo e il livello dinamico ricavabile dalprolungamento della curva abbassamenti-tempo che siavrebbe se si fosse continuato il pompaggio anche dopoil tempo t0. Se il pompaggio è stato protratto per untempo sufficientemente lungo, in modo tale da potersupporre che gli abbassamenti si siano stabilizzati,ossia che si sia raggiunto l’equilibrio, si può sottrarreall’abbassamento residuo il valore dell’abbassamento altempo t0, in tal caso infatti il prolungamento dellacurva abbassamenti-tempo potrebbe essere approssi-mato a una retta orizzontale.

3) Utilizzare la prova di pompaggio a gradini di collaudo ericavare la trasmissività utilizzando le correlazioni con laportata specifica o metodi equivalenti tipo Cooper-Jacob.

14.8.4 Presenza di dreno continuo nel pozzo

Nel caso in cui il pozzo che capta dalla falda profonda abbia

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un dreno continuo, che mette in comunicazione la falda cap-tata con quella superficiale, e nel caso in cui la falda superfi-ciale possieda un carico idraulico maggiore di quello dellafalda confinata sottostante (in condizioni dinamiche), si creaun flusso d’acqua non trascurabile dalla falda soprastanteverso quella sottostante. L’entità di tale flusso dipende dallaconducibilità idraulica del dreno, dal suo spessore, dalla por-tata emunta e dalle caratteristiche idrogeologiche dell’acqui-fero. In condizioni medie il flusso attraverso il dreno puòessere valutato dell’ordine di grandezza dei l/s.Il contributo della falda superficiale non è quindi trascurabi-le e pertanto deve essere valutato per un esatto dimensiona-mento delle zone di rispetto. Se l’entità della portata estrat-ta attraverso il dreno è relativamente bassa rispetto alla por-tata con la quale si esegue la prova di pompaggio (>5%), l’in-terpretazione di quest’ultima risulta essere accettabile. Incaso contrario l’interpretazione della prova di pompaggiofornirebbe una trasmissività sovrastimata rispetto a quellareale, che porterebbe a un’errata delimitazione delle zone dirispetto così come è stato esposto in precedenza. Si consigliapertanto di determinare la conducibilità idraulica dell’acqui-fero captato utilizzando metodi di tracciamento o prove dipompaggio effettuate in pozzi vicini (all’interno di un raggiodi 1-2 km qualora sia stata dimostrata l’assenza di limitiidrogeologici) e captanti dagli stessi livelli produttivi. Nelcaso in cui non sia possibile procedere con i due metodi pro-posti, per il dimensionamento delle zone di rispetto si consi-glia di utilizzare un intervallo di conducibilità idraulica com-preso tra 10-5 e 5.10-4 m/s.Inoltre, qualora il contributo della falda superficiale non siatrascurabile, bisogna tenerne conto nel dimensionamentodelle zone di rispetto calcolando separatamente sia le isocro-ne relative alla falda confinata che quelle relative alla faldafreatica (considerando la portata emunta da quest’ultimapari a quella che si è stimata provenire attraverso il dreno).L’area da salvaguardare dovrebbe essere costituita dall’invi-luppo delle zone di rispetto così individuate.

14.8.5 Mancanza di un piezometro di idoneecaratteristiche per le misure del livellopiezometrico durante una prova dipompaggio

Quando non risulti disponibile un piezometro in corrispon-denza del quale effettuare le misure degli abbassamentidurante le prove di pompaggio, a causa delle perdite di cari-co che si verificano al pozzo, la trasmissività ricavata saràcertamente più bassa di quella reale. Ne risulta che l’area dirispetto dimensionata con la trasmissività così calcolata saràsottodimensionata a monte del pozzo.È quindi da preferire in questi casi una prova di risalita.

14.9 Schema operativo per lo studio dellezone di rispetto

Alla luce delle problematiche emerse dall’analisi della docu-mentazione esistente presso la Regione Piemonte e dei risul-tati del presente studio, che ha eseguito un’analisi di sensi-bilità dei parametri idrogeologici che influenzano il dimen-sionamento delle zone di rispetto e una prima analisi stati-stica sui parametri idrogeologici degli acquiferi delle aree dipianura piemontesi, si è proposta una procedura per la deli-

mitazione delle zone di rispetto dei pozzi che fornisconoacqua al consumo umano.

14.9.1 Schema operativo generale

La procedura standard per la delimitazione delle zone dirispetto dei pozzi che forniscono acqua al consumo umano èstata suddivisa in quattro fasi principali riportate in Tavola14.1, di cui le prime tre finalizzate al reperimento di tutte leconoscenze necessarie per una corretta delimitazione dellezone di rispetto, ossia per:- definire la tipologia dell’acquifero all’interno del quale

capta le acque il pozzo in questione;- reperire i parametri idrogeologici che influiscono sulla

forma o sulle dimensioni delle zone di salvaguardia quali:conducibilità idraulica dell’acquifero in cui è filtrato ilpozzo (K), spessore dei livelli produttivi filtrati dal pozzo(b), porosità efficace dell’acquifero (n), direzione del flussoidrico della falda captata e suo gradiente idraulico (i), por-tata di esercizio del pozzo (Q), coefficiente di immagazzi-namento (S) dell’acquifero (nel caso in cui si consideri unregime transitorio);

- valutare la vulnerabilità della falda captata al fine di sce-gliere l’isocrona col tempo di sicurezza più idoneo, cosìcome definito dalla D.G.R. n. 102-45194 del 26 aprile 1996(60 giorni per la zone di rispetto ristretta e 180 o 365 gior-ni per quella allargata in relazione rispettivamente allavulnerabilità bassa o elevata).

Raccolte le informazioni sopra elencate, si procede con laquarta e ultima fase (“elaborazione dei dati”).

14.9.2 Schema operativo di dettaglio:individuazione dei parametri idrogeologici

Nella Tavola 14.2 viene ampliata la fase 2 della tavola 14.1riguardante la determinazione dei parametri idrogeologicidell’acquifero in cui preleva il pozzo; esso comprende quindila ricostruzione litostratigrafica, l’esecuzione di prove dipompaggio e la ricostruzione della piezometria.Infatti dal momento che, come è stato individuato dall’anali-si di sensibilità, per un esatto dimensionamento delle zone dirispetto è necessaria molta cura soprattutto nel ricavare laconducibilità idraulica e il gradiente idraulico della faldacaptata, l’impostazione dello schema operativo è stata mira-ta all’individuazione della metodologia più corretta per otte-nere questo risultato.Le diverse proposte operative per l’individuazione dei para-metri idrogeologici sono state elencate seguendo un ordinedi preferenza, ossia partendo da quelle che forniscono i risul-tati più affidabili. La scelta della soluzione operativa adotta-ta andrà comunque di volta in volta motivata.Inoltre si sottolinea che nel caso di pozzi la cui autorizzazio-ne alla ricerca di acque sotterranee sia posteriore alla D.G.R.n. 102-45194 del 26 aprile 1995 la casistica dei problemiriguardanti la delimitazione delle zone di rispetto è limitatarispetto a quella adottata per impostare il seguente schemaoperativo. La D.G.R. n. 102-45194 del 26 aprile 1995 sanci-sce infatti che “l’opera di captazione dovrà interessare unsolo tipo di falda”, abolendo i casi di pozzi che captano con-temporaneamente da due complessi acquiferi diversi erichiede l’esecuzione della prova di pompaggio a portatacostante in discesa o in risalita durante la fase di collaudo del

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pozzo, permettendo di ovviare al frequente problema del-l’impossibilità di eseguire le suddette prove durante lagestione ordinaria dell’opera di captazione.Il punto di partenza per l’esecuzione di una completa rico-struzione litostratigrafica è il reperimento e l’analisi dei datigeologici e litostratigrafici (sondaggi meccanici, prospezionielettriche, elettromagnetiche, sismiche, etc) provenienti daindagini precedenti effettuate sull’area in esame.La combinazione dei risultati scaturiti da tali metodologie diinvestigazione, eventualmente integrate da nuove indagini,deve condurre a una caratterizzazione completa dell’area inesame che permetta l’esecuzione di sezioni idrogeologicheriportanti i diversi complessi acquiferi e l’eventuale presen-za di discontinuità ed eterogeneità del sottosuolo.Da tali sezioni si potranno trarre informazioni riguardo allospessore degli acquiferi, allo spessore dei livelli semipermea-bili/impermeabili confinanti in vario modo le falde e alla lorocontinuità laterale; si potranno inoltre fornire indicazionisulla tipologia dell’acquifero e su eventuali rapporti coi corsid’acqua superficiali.L’esecuzione di una prova di pompaggio presenta una com-plessità maggiore legata soprattutto alla serie di problemielencati in precedenza.Alcune situazioni infatti rendono difficoltosa o impedisconol’esecuzione della prova di pompaggio nel pozzo in esame. Inquesti casi è preferibile usare i metodi di tracciamento o ese-guire le prove di pompaggio in pozzi vicini captanti daglistessi livelli produttivi, dopo aver verificato l’assenza di limi-ti idrogeologici.Nell’impossibilità di ricavare la conducibilità idraulica conqueste metodologie in casi eccezionali si ammette la delimi-tazione delle zone di rispetto utilizzando un intervallo diconducibilità idraulica che dall’elaborazione statistica deidati della pianura piemontese risulta essere:

Klibera= 10-4÷5·10-3 m/s

Kconfinata= 10-5÷5·10-4 m/s

In questo caso, dal momento che variando la conducibilitàidraulica si modificano le aree sottoposte a vincolo, la deli-mitazione delle zone di rispetto sarà coincidente con l’invi-luppo delle due isocrone tracciate utilizzando i limiti di taleintervallo (Fig. 14.28).Ne deriva che una maggiore incertezza nella determinazio-

ne di questo parametro idrogeologico si traduce in una mag-giore estensione dell’area vincolata.Qualora sia possibile eseguire la prova di pompaggio nel

pozzo in esame, bisogna valutare la tipologia della falda cap-tata.• Se il pozzo capta un solo complesso acquifero e se il suo

completamento è stato eseguito correttamente in modotale da non creare intercomunicazione tra la falda superfi-ciale e quella confinata sottostante, non sussistono pro-blemi nell’esecuzione delle prove di pompaggio.

• Nel caso in cui il pozzo sia filtrato in corrispondenza dellafalda superficiale e di quella profonda, l’esecuzione dellaprova di pompaggio sarà possibile solo previo utilizzo dipacker che isolino le due falde in questione. In caso con-trario l’interpretazione della prova fornirebbe un valore ditrasmissività non affidabile. Si rimanda quindi a quantoesposto precedentemente riguardo alle situazioni in cui

non è possibile eseguire le prove di pompaggio nei pozziin esame.

• Qualora sia dimostrata la presenza di una differenza dicarico tra le falde che provoca un flusso d’acqua dalla faldasuperficiale verso quella sottostante, dovuto ad esempioalla presenza di un dreno continuo che mette in comuni-cazione le due falde o a uno scorretto completamento delpozzo, è necessario valutare l’entità di tale afflusso. Se laquantità di acqua che affluisce al pozzo risulta essere infe-riore al 5% della portata emunta, la trasmissività saràsovrastimata di un’entità (circa il 5%) che ha poca rile-vanza nella determinazione delle zone di rispetto; pertan-to si può procedere all’esecuzione e all’interpretazionedelle prove di pompaggio. Se la quantità di acqua prove-niente dalla falda superficiale che affluisce al pozzo, risul-ta essere superiore al 5% della portata emunta o se non èpossibile quantificare tale portata, si dovrà ancora unavolta utilizzare uno dei tre metodi sopra esposti nel casoin cui non sia possibile effettuare la prova di pompaggio.

In tutti i casi analizzati in cui sia possibile eseguire unaprova di pompaggio, la presenza o l’assenza di un piezome-tro in cui misurare gli abbassamenti, influisce sul tipo diprova preferibile e sul numero dei parametri che si possonodeterminare.In presenza di un piezometro è da preferire l’esecuzionedella prova a portata costante in discesa che permette dideterminare la trasmissività, il coefficiente di immagazzina-mento e nel caso di falde libere la potenzialità specifica(all’incirca corrispondente dal punto di vista numerico allaporosità efficace).In assenza di un piezometro è preferibile effettuare unaprova di pompaggio in risalita interpretabile come esposto inprecedenza. In tal caso verrà determinata solo la trasmissivi-tà della falda mentre la porosità efficace e il coefficiente diimmagazzinamento dovranno essere desunti dalla letteratu-ra.Come ultima alternativa è possibile effettuare una prova agradini interpretata tenendo conto degli effetti delle perditedi carico al pozzo. Anche in questo caso verrà determinatasolo la trasmissività della falda mentre la porosità efficace eil coefficiente di immagazzinamento dovranno essere desun-ti dalla letteratura.La ricostruzione della piezometria della falda captata risultaessere sempre eseguibile in caso di falda libera, ma costitui-sce un problema nel caso di falde confinate. In molte occa-sioni infatti mancano o sono insufficienti i pozzi o i piezo-metri fenestrati nel complesso acquifero più profondo.In tal caso, per la determinazione della direzione di flusso edel gradiente idraulico reale della falda, risulta essere neces-sario o la perforazione di nuovi piezometri o l’utilizzo dimetodi di tracciamento.Se non fosse possibile ricostruire la carta piezometrica dellafalda confinata, si propone l’utilizzo di un intervallo di gra-diente, delimitato dal valore della falda libera soprastante eda un valore cautelativo più basso (0.0001), in modo tale daincludere con elevata probabilità il valore reale del gradienteidraulico della falda confinata. In tal caso si dovranno trac-ciare le isocrone utilizzando gli estremi dell’intervallo digradiente idraulico così ricavato e successivamente tracciarel’inviluppo, così come è stato spiegato per la conducibilitàidraulica in Fig. 14.28.Per quanto riguarda la direzione di flusso della falda confi-

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nata, qualora non si possa ricostruire la carta piezometricadi tale falda, è ammissibile considerarla parallela alla dire-zione di flusso della falda libera ma solo se dalla ricostruzio-ne della struttura idrogeologica si possa ragionevolmenteammettere una coincidenza delle due.

14.9.3 Schema operativo di dettaglio:delimitazione delle zone di rispetto

Una volta determinati i parametri idrogeologici delle faldecaptate, il grado di vulnerabilità dell’acquifero e quindi iltempo di sicurezza da utilizzare per determinare le zone dirispetto, si procede al tracciamento delle isocrone secondoquanto indicato in Tavola 14.3.Nel caso di pozzi che captano sia la falda libera che quellaconfinata o nel caso di pozzi che captano solo la falda confi-nata, ma con un completamento del pozzo che, eseguito inmodo scorretto, permette l’intercomunicazione tra le duefalde, è necessario tracciare le isocrone relative a entrambele falde usando i rispettivi parametri.La zona di rispetto sarà delimitata dall’inviluppo delle iso-crone così tracciate.In questi casi però per determinare le zone di rispetto occor-rono le portate emunte dalle singole falde (Qlib e Qconf). Pervalutare la portata estratta da entrambe le falde si tenga pre-sente che in prima approssimazione e non considerando l’e-ventuale presenza di limiti idrogeologici ai fini della risolu-

zione del problema in questione si può utilizzare la relazio-ne:

Tlib/Tconf = Qlib/Qconf (14.5)

Pertanto, conoscendo le trasmissività delle due falde e la por-tata complessiva estratta dal pozzo si possono ricavare Qlib eQconf dal seguente sistema di relazioni:

Tlib/Tconf = Qlib/Qconf (14.6)QTOT= Qlib + Qconf (14.7)

Si ricorda inoltre che l’utilizzo di un valore di portata mag-giore rispetto a quella reale permette di porsi in condizionicautelative.Se non è stato possibile determinare la conducibilità idrauli-ca reale delle falde captate, si dovranno tracciare le isocroneutilizzando gli estremi degli intervalli proposti in Tavola 14.2e costruire l’inviluppo delle isocrone così delineateIl grado di precisione con il quale viene determinata la dire-zione di flusso influisce sull’estensione dell’area vincolata.Infatti, nel caso in cui la direzione di flusso sia stata ricavatadalla carta piezometrica si applicherà a questa un rangeangolare complessivo di soli 5°, ossia si delimiteranno lezone di rispetto fornendo una direzione di flusso che compieun angolo di ± 2.5° rispetto alla effettiva direzione di flussoricavata e si traccerà l’inviluppo delle isocrone così indivi-duate (Fig. 14.29).Nel caso in cui non sia stata possibile la ricostruzione dellapiezometria della falda confinata, non avendo a disposizioneuna direzione di flusso reale della falda, ma avendo un gradodi approssimazione maggiore, si dovrà applicare un rangeangolare complessivo di 30° (±15°) che determinerà unamaggiore estensione dell’area vincolata (Fig. 14.30).

14.10 Osservazioni conclusive

La necessità di applicare le normative sulla protezione delleopere di captazione di acque potabili, nel caso considerato algran numero di pozzi presenti nella pianura piemontese inambito urbano, suburbano e rurale, ha determinato un note-vole impatto sul territorio degli interventi di protezione.Così come accade negli altri stati europei e a livello interna-zionale, dove si ha una maggiore esperienza in merito, è

Fig. 14.28 - Esempio di delimitazione di una zona di rispet-to nel caso in cui si utilizzi un intervallo di conducibilitàidraulica (k = 0,00001÷0.0005 m/s)

Fig. 14.29 - Esempio di delimitazione di una zona di rispet-to nel caso in cui non si disponga della carta piezometricaper ricavare la direzione di flusso

Fig. 14.30 - Esempio di delimitazione di una zona di rispet-to nel caso in cui la direzione di flusso (F) sia stata ricavatadalla carta piezometrica (utilizzo di un range angolare di5°)

sorta l’esigenza di predisporre una procedura relativamentesemplice e corretta dal punto di vista della tutela della risor-se idriche sotterranee, che potesse affrontare i problemi pra-tici riscontrati.In questo senso la collaborazione tra la Regione Piemonte el’Università di Torino, dopo un’ampia revisione della docu-mentazione tecnica e della letteratura scientifica, ha prodot-to la metodologia di approccio precedentemente illustratache cerca di ottimizzare la necessità di tutela e i conseguen-ti vincoli sul territorio.Infatti, oltre ai contenuti rigorosi citati e richiamati nellabibliografia scientifica, sono presentati anche un “approcciocautelativo” e un “approccio parametrico”. Nel suo insieme la metodologia descritta può quindi costi-tuire un primo strumento, da sottoporre a revisione periodi-ca sulla base del miglioramento delle conoscenze, dell’insor-gere di nuovi problemi e del contributo di altre discipline, diparticolare ausilio per diversi scopi e utilizzatori.In particolare i tecnici incaricati dai titolari delle concessio-

ni per la predisposizione della documentazione da presenta-re ai competenti Uffici regionali in merito all’individuazionedelle aree di salvaguardia possono ritrovarvi elementi utili diriferimento operativo per orientare le indagini e le conse-guente elaborazioni dei dati. Per i tecnici regionali incaricati dell’esame della documenta-zione prodotta si potrà disporre di uno schema metodologi-co, in grado di definire il margine di approssimazione delleelaborazioni eseguite e le ragioni delle scelte effettuate dalproponente la delimitazione delle aree di salvaguardia.Di notevole importanza appare inoltre la prima e seppur par-ziale raccolta dei dati sulla parametrizzazione degli acquiferiche, insieme ad altre informazioni che saranno acquisite adesempio nell’ambito della realizzazione della rete di monito-raggio regionale, consentirà di predisporre un modello dellacircolazione idrica sotterranea nell’area di pianura intesa allavalutazione delle risorse idriche e alla loro migliore gestionecome del resto richiesto dalle normative statali e regionali edalle politiche mondiali circa lo sviluppo sostenibile.

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Tavola 14.1

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Tavola 14.2

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Tavola 14.3

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• utilizzare gli intervallidi k proposti in tav. 2

• fare l’inviluppodelle isocrone

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Tab. 14.1

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Tab. 14.2a

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Tab. 14.2b