11 Settembre. Se fosse un'altra verità?

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(Bertold Brecht)

Di tutte le cose più sicure, la più certa è il dubbio

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L’11 Settembre 2001 tutto il mondo è rimasto sbigottito

davanti a uno dei fatti più tragici mai accaduti nell’età mo-

derna: quattro Boeing di varie compagnie aeree americane

vengono dirottati e tre di questi colpiscono rispettivamente

le Twin Towers ed il Pentagono, mentre il quarto si schianta

al suolo nel mezzo della Pennsylvania. Questa serie di at-

tentati sconvolge l’opinione pubblica, soprattutto quella

statunitense, per due ragioni fondamentali: in primo luogo

poiché si tratta della manifestazione di terrorismo più grave

della storia, ma ancor più per il fatto che non era mai acca-

duto in quasi due secoli e mezzo di esistenza che gli Stati

Uniti subissero un attacco sul proprio territorio. Infatti il

suolo nordamericano non era stato mai oggetto di attacchi

internazionali, ed anche la Guerra d’Indipendenza (1776) e

la Guerra di Secessione (1865) avevano coinvolto quasi

esclusivamente la popolazione interna al continente, senza

interessare in misura significativa gli altri stati.

Per questo motivo gli attentati dell’11 Settembre hanno

colpito in modo violentissimo il popolo americano ed

hanno modificato profondamente l’assetto mondiale, in

particolar modo a seguito dell’invasione da parte delle

truppe americane che di lì a poco sarebbe avvenuta prima

nell’Afghanistan (Ottobre 2001), e successivamente in Iraq

(Marzo 2003).

Introduzione

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La popolazione americana rimane prevedibilmente scon-

volta di fronte all’attacco subìto, e per effetto del patriotti-

smo che le è congenito dalle origini, è in gran parte favo-

revole ad una risposta armata nei confronti dei responsabili.

Nei giorni subito successivi alla conferenza stampa durante

la quale G. W. Bush, Presidente degli Stati Uniti d’America

in carica dal 20 Gennaio 2001, annuncia pubblicamente

che l’operazione per l’invasione dell’Afghanistan è avviata,

il suo consenso all’interno dell’opinione pubblica statuni-

tense cresce circa del 30%. Considerando il fatto che otto

mesi prima aveva vinto le elezioni con appena il 47,9% dei

voti, un incremento dei consensi tanto elevato appare

molto significativo.

Oggi, dopo quasi 9 anni dagli attentati, il dato che induce a

riflettere è il numero di persone che con-

tinuano a non credere alla versione uffi-

ciale dei fatti com’è stata presentata dalle

istituzioni: si tratta di circa un terzo della

popolazione americana che non ritiene

plausibile la ricostruzione effettuata dalla

commissione speciale dell’Amministra-

zione Bush. Questo non implica diretta-

mente una sfiducia nelle istituzioni

stesse, ma evidenzia come un gran nu-

mero degli stessi cittadini americani nu-

tra ancora forti dubbi su come si siano

svolti realmente i fatti.

Prima di entrare nello specifico degli

eventi di quel giorno, un dato significa-

tivo illumina forse il motivo di questa sfi-

ducia della popolazione americana, e ri-

guarda l’investimento che il governo ha

deciso di effettuare per compiere un’in-

dagine sull’accaduto. Tradizionalmente

negli USA a fronte di eventi rilevanti quali

crisi economiche, travagliate situazioni

sociali o scandali pubblici, il governo si

impegna nel trovare i colpevoli o per lo

meno i capri espiatori della situazione.

Ad esempio allo scandalo che ha coin-

volto Bill Clinton e la sua collaboratrice

Monica Lewinsky nel 1995 ha fatto se-

guito un’inchiesta degli Affari Interni per

la quale sono stati spesi 62 milioni di dol-

lari. La Commissione d’Inchiesta per l’11 Settembre, nata

per indagare sull’abbattimento dei due più famosi grattacieli

del mondo, sull’attacco al luogo strategicamente più im-

portante degli Stati Uniti (il Pentagono), e sulla morte nel

complesso di circa 3000 persone, ha ricevuto 3 milioni di

dollari per poter operare. Sorge spontaneo chiedersi chi sia

ad avere l’ultima parola sullo stanziamento dei fondi per le

inchieste federali negli USA, e soprattutto perché la cifra

concordata sia stata così irrisoria di fronte all’entità dell’at-

tacco portato alla nazione americana.

Tutti noi, pensando all’11 Settembre, abbiamo in mente le

immagini del secondo aereo che si schianta contro la Torre

Nord (WTC 1), la seconda a essere colpita, a cui segue il

collasso delle due torri. L’impatto stupisce chiunque si trovi

di fronte a uno schermo in quei minuti, e il successivo crollo

crea un’atmosfera di assoluta devastazione in tutta Man-

hattan che si ritrova invasa da fumo e cenere. Nello stesso

momento il volo United 93 si schianta nel mezzo di un

campo coltivato in Pennsylvania, grazie, stando alla versione

ufficiale, al sacrificio dei passeggeri che ne avrebbero im-

pedito lo schianto sul Campidoglio, e un quarto aereo va a

colpire un’ala del Pentagono, l’edificio militarmente più

protetto che esista attualmente al mondo.

Proviamo a ricostruire brevemente l’andamento dei quattro

velivoli, per poi soffermarci nello specifico su quelli che

hanno colpito New York.

Quella mattina, 19 estremisti islamici, tutti appartenenti al-

l’organizzazione terroristica di Al-Qaeda, dirottano quattro

diversi voli, senza l’uso apparente di alcuna arma da fuoco,

servendosi solo di taglierini e piccole lame sfuggite ai con-

trolli aeroportuali. Il primo aereo esce di rotta alle 8,13 per

poi schiantarsi alle 8,46, cinque minuti prima del secondo

velivolo. Va ricordato che negli USA i controllori di volo

sono tenuti ad avvertire di ogni cambiamento di rotta l’avia-

zione militare (il NORAD) in tempi ragionevoli, come da

procedura standard. Invece, in questo primo evento dell’11

Settembre, ci troviamo di fronte un dato iniziale che offende

persino il senso comune: com’è possibile che la più impo-

nente e meglio organizzata aviazione al mondo, abbia fatto

decollare i primi caccia F-15 per intercettare gli aerei fuori

rotta, con mezz’ora di ritardo? I protocolli della Difesa ame-

ricana, infatti, prevedono il decollo dei velivoli militari in

circa tre minuti e mezzo, tempo che dà la possibilità di

scelta per l’eventuale abbattimento degli aerei in mano ai

terroristi. La giustificazione del NORAD si basa essenzial-

mente su un ritardo di segnalazione da parte dei controllori

di volo, i quali si sarebbero accorti dell’anomalia solo alle

8.40, ben 27 minuti dopo l’uscita di rotta del primo volo.

Essi non possono però essere presi come capri espiatori

della vicenda poiché, a giudicare dai documenti del Penta-

gono, proprio quel mattino era in atto una simulazione di

attacco che prevedeva non solo il volo della gran parte dei

caccia americani lontani da New York, ma anche l’appari-

zione sui monitor dei controllori civili di finti transponder

di aerei passeggeri dirottati. Questa sarebbe la prima, dram-

matica coincidenza che ha permesso una totale mancanza

di protezione alle Torri Gemelle.

Supponendo la presenza di un errore per questi primi due

voli, l’allerta nel Paese si sarebbe comunque dovuta alzare

dopo un evento del genere, ma da quanto abbiamo potuto

vedere in tv, non sembra sia stato così. Pochi minuti dopo,

infatti, un aereo si schianta al suolo in Pennsylvania senza

fare vittime oltre ai passeggeri, e un altro si dirige su Wa-

shington puntando esattamente un’ala del Pentagono in

via di ristrutturazione, di conseguenza semi vuota per lavori

in corso, senza che l’aviazione intervenga in alcuna maniera.

Per evidenti motivi di sicurezza nazionale, i sistemi di difesa

dell’edificio più protetto al mondo non possono essere resi

pubblici nella loro totalità, ma parzialmente sono noti: radar

ultra-sensibili coordinati con quelli civili, costante copertura

satellitare sull’area circostante l’edificio e installazioni mis-

silistiche automatiche sul tetto in grado di acquisire ed ab-

battere un bersaglio senza che vi sia bisogno dell’intervento

di un operatore. Verrebbe da chiedersi come mai un sistema

di autodifesa in grado di respingere i più avanzati attacchi

missilistici (in particolare quelli sovietici della Guerra Fredda),

non sia stato in grado di abbattere un Boeing 737 in avvi-

cinamento, ma in realtà i dubbi che nascono dalla versione

ufficiale del Final Report della Commissione d’Inchiesta

sono ben più ampi e riguardano la velocità dell’aereo nei

momenti finali di volo (150mph o 500mph?), la totale man-

canza di documentazione visiva, l’assenza di rottami, in-

credibile date le dimensioni dell’aereo.

Già dell’esposizione dei fatti ci troviamo di fronte ad una

serie di quesiti apparentemente senza risposta, ma l’aspetto

che vale la pena di approfondire non riguarda tanto questi

“dettagli sfuggiti agli investigatori”, dal momento che non

possiamo avere le prove concrete da esaminare, quanto

ciò che si trova in ogni archivio televisivo e probabilmente

registrato su videocassette di molti cittadini americani: le

immagini che sono state trasmesse dai media il giorno

degli attentati.

L’opinione pubblica Lo svolgimento dei fatti, le prime incongruenze

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(Joseph Goebbels)

Ripetete una bugia cento,mille, un milione di voltee diventerà una verità

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Poche persone possono offrire una testimonianza diretta

di ciò che realmente è accaduto la mattina dell’11 Set-

tembre a New York, e si tratta ad ogni modo di voci di-

storte dal panico per ciò che è stato a tutti gli effetti il più

devastante attentato terroristico mai messo in atto.

La gran parte di chi affronta questi argomenti si basa

quindi soltanto su ciò che ha potuto vedere attraverso il

piccolo schermo, e si tratta di materiale molto importante

dal momento che è stato trasmesso in diretta. O quasi. Vi

è infatti una piccola incongruenza temporale tra quella

che è l’ora effettiva dell’impatto del secondo aereo regi-

strata scientificamente dai sismografi (9:02:54) e l’ora uf-

ficiale dell’impatto (9:03:11): esattamente 17 secondi.

Le immagini trasmesse “live” vengono quindi ritardate di

un margine di tempo inspiegabilmente elevato, poiché

generalmente il segnale televisivo ha un ritardo medio di

circa 3 secondi dovuto al trasferimento di dati ai satelliti

e alle antenne delle singole case: ritardo inspiegabile, se

non prendendo in considerazione una sconcertante verità,

quella verità che il 30% degli americani ritiene sia più che

plausibile, ovvero una manipolazione delle immagini.

Il termine “sconcertante” non è forse abbastanza forte per

descrivere le implicazioni di una tesi del genere, ma ad

ogni modo tramite un’analisi abbastanza superficiale delle

riprese televisive si riesce a capire che quelle del secondo

aereo che colpisce il WTC 1 sono state modificate, e si

giunge alla conclusione ancora più agghiacciante che

non c’è alcuna prova visiva di un vero velivolo che si

schianti sulla Torre.

Tenendo per un attimo da parte le reazioni che una teoria

di questo tipo può provocare, si possono analizzare bre-

vemente i motivi di una “messa in scena” di tale portata. Il

primo pensiero è quindi “Perché simulare un attacco ae-

reo?”. Questa domanda non ha ancora una risposta ed è

soggetta ad interpretazioni diverse; ad ogni modo vi sono

alcuni punti importanti da considerare, che a loro volta

pongono una serie sempre maggiore di interrogativi.

È giusto quindi mettere in evidenza come la tesi presen-

tata di seguito non pretenda di essere la rivelazione della

Verità Assoluta, ma si limiti a proporre una diversa idea in

merito allo svolgimento dei fatti, che non coincide con

quella che tutti abbiamo, ma che è ad ogni modo suffra-

gata da prove ed esempi concreti. Chiameremo questa

teoria alternativa “teoria del complotto”.

Da un punto di vista generale il primo passo verso la ma-

nipolazione di un individuo sta nel creare disorienta-

mento, cui fa seguito il tentativo di convincerlo dell’esi-

stenza di una sola tesi corretta e reale. Nel caso dell’11

Settembre queste due fasi si sono invertite, complice

un’imponente copertura mediatica degli avvenimenti che

ha invaso le televisioni per giorni e giorni con le stesse

immagini e gli stessi concetti ripetuti ad libitum. Tutto si

basa sul concetto che chiunque sviluppa fin dai primi

anni di vita, quando si guardano i primi cartoni animati o

si leggono le prime fiabe: in ogni situazione c’è un Buono

e c’è un Cattivo. Inutile dire che in un attentato, chi provoca

la morte di migliaia di persone è il Cattivo, mentre la co-

munità che lo subisce è per differenza il Buono. Agli occhi

della popolazione mondiale, l’Islam diviene immediata-

mente il Cattivo che uccide dei cittadini americani, ope-

razione sin troppo facile vista la drammaticità degli eventi.

Si arriva dunque alla seconda fase, ovvero al disorienta-

mento, che si può creare facilmente mettendo a disposi-

zione del pubblico una mole di dati, documenti e idee di-

verse tali da non consentirgli o più semplicemente, da

fargli perdere la voglia, di informarsi e considerare le pos-

sibili alternative per l’interpretazione dell’evento. Tramite

questa operazione, si dà anche la risposta all’interrogativo

più frequente che ogni singola persona che si trovi a con-

tatto con la teoria alternativa (o teoria del complotto),

pone: perché, con libri pubblicati, film e brevi documentari

facilmente reperibili su Internet, nessuno è ancora riuscito

a mettere in difficoltà l’Amministrazione USA dimostrando

la falsità della teoria ufficiale? Forse perché ci sono troppe

teorie alternative, ognuna delle quali propone idee in par-

tenza vere, ma che spesso possono essere confutate.

Perciò chi ne studia una sola è convinto di aver trovato il

modo per arrivare alla verità, ma chi approfondisce si

rende conto che ogni episodio apre una serie di possibilità

diverse in cui è pressoché impossibile districarsi. Ecco che

il potere immenso di Internet trova il suo limite in una si-

tuazione di questo tipo, poiché con troppi dati a disposi-

zione, neanche il più paziente degli utenti riesce ad assi-

milare tutto quanto raggiungendo un risultato

universalmente valido.

A questo punto diventa quindi più che plausibile l’ipotesi

di un’operazione che in partenza sembrerebbe un ten-

tativo di autolesionismo da parte dei cospiratori, ovvero

la creazione proprio da parte loro di variegate e talvolta

quasi ridicole teorie del complotto da pubblicare e cer-

care di diffondere il più capillarmente possibile al fine

di rendere impossibile quell’unità di pensiero nell’opi-

nione pubblica in grado di destabilizzare anche il più

forte dei governi, e svelare la verità.

La manipolazionedel pubblico

CENTRO DI RILEVAZIONE SISMICO DI PALLSADES, NY A 34 CHILOMETRI A NORDDEL WORLD TRADE CENTER

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Risulta ora doveroso cercare di chiarire chi possa essere

tanto abile da riuscire a costruire una macchina di queste

dimensioni senza essere scoperto. Una cosa è certa: si

deve trattare sicuramente di persone di grande potere,

poiché è impensabile che un’organizzazione debole abbia

potuto affrontare un’operazione di tale portata. Bisogna

precisare che in quel 30% di cittadini americani che so-

stengono un andamento dei fatti differente da quello

ufficialmente proposto, la maggior parte ritiene anche

che le più alte cariche dello Stato non solo fossero a co-

noscenza di cosa sarebbe accaduto, ma partecipassero

attivamente all’organizzazione dello stesso. Questo non

implica necessariamente una partecipazione diretta del

presidente Bush, che non può avere il controllo totale di

tutto ciò che accade e viene organizzato sul suolo ame-

ricano. Un esempio illuminante, capace di suffragare que-

sta tesi, è quello dell’Operazione Northwoods, dei primi

anni ’60, la quale prevedeva una serie di attentati orga-

nizzati dai servizi di sicurezza ai danni della stessa popo-

lazione americana che sarebbero stati poi attribuiti al re-

gime di Castro, al fine di indurre l’opinione pubblica a

giustificare un’invasione militare di Cuba. Il fatto signifi-

cativo è che dopo la firma dei maggiori responsabili della

Difesa, il presidente J. F. Kennedy non solo impose la

chiusura di tale operazione, ma iniziò anche un’opera di

forte ridimensionamento della CIA al fine di evitare in

futuro episodi simili; qualche mese dopo fu assassinato,

ed è noto come gli avvenimenti legati alla sua morte non

siano ancora oggi del tutto chiariti.

Non è quindi possibile riuscire a dare dei volti ai co-

spiratori, poiché probabilmente si tratta di un com-

plesso meccanismo di giochi di potere di cui neanche

chi è coinvolto direttamente riesce a conoscerne a

fondo gerarchie e struttura.

L’identificazione delle motivazioni che possono aver por-

tato all’organizzazione (o al non contrasto) di un attentato

simile, è parte di quegli interrogativi cui si può dare solo

una parziale risposta. Si possono fare due ipotesi: la prima

è sotto gli occhi di tutti, ovvero l’invasione del Medio

Oriente da parte dell’esercito americano; l’industria mili-

tare è la maggiore attività produttiva negli Stati Uniti, e

le zone invase sono ricche di giacimenti petroliferi. Un

controllo militare o politico dell’area risponderebbe agli

interessi ed alla logica di influenti lobby americane.

La seconda è invece meno conosciuta, poiché concerne

l’identità delle persone a bordo dei vari aerei dirottati: si

nota dalla lista passeggeri, in particolare quella dell’aereo

schiantatosi inspiegabilmente sul Pentagono, un’anomala

concentrazione di consulenti alla Difesa, ex militari di

alto grado, agenti segreti o sotto copertura scoperti da

poco tempo e simili. Inoltre ogni aereo era vuoto per

quasi il 70%, soglia al di sotto del limite rispetto al quale

le compagnie tendono ad annullare il volo per non an-

dare in perdita. La simulazione delle morti di persone

appartenenti a questo tipo di ambiente potrebbe essere

molto utile, poiché essi potrebbero continuare a vivere

con una nuova identità e a servire lo Stato senza preoc-

cupazioni.

Ma veniamo al dramma delle Torri Gemelle. Abbiamo già

detto che la presentazione di come si siano svolti gli eventi

appare assolutamente oggettiva, poiché si fonda sulle riprese

trasmesse dalle varie emittenti televisive americane il giorno

del disastro di New York. La BBC e la CNN sono le maggiori

reti ad aver seguito in diretta la situazione del World Trade

Center a partire da quella mattinata, con il già citato gap di

17 secondi tra lo schianto effettivo degli aerei (fino a dimo-

strazione avvenuta, è giusto attenersi il più possibile all’uffi-

cialità degli eventi) e la messa in onda sulle televisioni di

tutto il mondo. Molte delle reti minori non posseggono im-

magini relative agli eventi, poiché avevano come riferimento

antenne del World Trade Center le quali non sono riuscite

ovviamente a trasmettere; questo è un dato di non secondaria

importanza se si considera un possibile coinvolgimento dei

media in tutta la vicenda.

Soffermiamoci ora sulle riprese da analizzare, tre in partico-

lare, ovvero quelle della CNN, della CBS e della FOX TV che

mostrano lo schianto dell’aereo sulla seconda torre ed i mo-

menti immediatamente successivi.

Video CNN

Dalle immagini e dall’audio originale possiamo notare prin-

cipalmente tre fatti importanti:

1. lo schermo diventa nero per una frazione di secondo

nell’esatto momento dello schianto;

2. né l’inviato in strada né il conduttore in studio fanno rife-

rimento ad un aereo che colpisca la torre, poiché entrambi

parlano di “esplosioni dall’interno”, senza far cenno ad al-

cun velivolo, che pure presenta una lunghezza di circa

40 metri ed un’apertura alare di 35 metri;

3. non si sente in alcun modo né il rombo di un aereo che

vola a bassa quota né il rumore immaginabile dello

schianto di un velivolo che impatta a circa 700 km/h con-

tro un grattacielo in vetro e acciaio.

L’evento di cui al punto 1 potrebbe essere causato da una

breve interruzione della trasmissione, fatto che può capitare

in un collegamento satellitare, ma successivamente si potrà

vedere come le immagini si blocchino allo stesso modo

nelle riprese di un’altra emittente.

Per quanto riguarda i rimanenti fatti, è necessario metterli

a confronto con ciò che parallelamente viene mandato in

onda dalla CBS, collegata telefonicamente con la moglie

di uno dei produttori esecutivi della rete, chiaramente per-

sonaggio di grande rilevanza all’interno di un’emittente

(tutti i testimoni oculari che intervengono in diretta la mat-

tina dell’11 Settembre fanno parte della dirigenza delle

varie reti televisive), la quale si trova a Chelsea, un quartiere

di Manhattan.

La donna afferma chiaramente, su domanda del giornalista,

“I didn’t see what caused them or if there was an impact” (ri-

ferendosi alle esplosioni all’interno della prima torre colpita,

“non so da che cosa siano state causate o se vi sia stato effet-

tivamente un impatto”). Pochi secondi dopo avviene il se-

condo schianto, e la donna esclama “Oh my God, there’s

another one, another plane has just crushed on another buil-

ding” (“Oh mio Dio, ce n’è un altro, un altro aereo si è appena

schiantato su un altro edificio”).

I cospiratorie le motivazioni

Le prime immaginitrasmesse

Fermo immaginevideo CNN

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Video CBS

Vi sono dei dettagli che fanno riflettere in questi pochi se-

condi di registrazioni:

1. dopo aver affermato e rimarcato, su esplicita richiesta

dell’anchorman CBS, di non avere idea se vi sia stato un

impatto con qualcosa o se le esplosioni siano state pro-

vocate dall’interno, la testimone si contraddice pochi at-

timi dopo esclamando “un altro aereo”. Com’è possibile

che si tratti di un altro velivolo, se quello precedente

non è stata in grado di vederlo?

2. All’inizio del collegamento dice di trovarsi al 17° piano

di un edificio a Chelsea, un quartiere della Lower Man-

hattan che si estende tra la 14esima e la 34esima strada.

Tra il WTC e l’area in cui si trova la testimone, ci sono

circa 6,5 km in linea d’aria; supponendo che non vi siano

grattacieli più alti di 17 piani (improbabile) in uno spazio

tanto grande, la donna riesce a vedere da 6000 metri,

parlando al telefono, un aereo che l’inviato CNN non rie-

sce a notare da poche decine di metri di distanza.

Certamente lo shock del momento può far pronunciare

frasi non inerenti alla realtà, come un aggettivo di troppo

che confuta in maniera totale una testimonianza della

stessa persona, che non è dunque considerabile come at-

tendibile. Inoltre, per quanto si tratti di una mattinata lim-

pida e serena climaticamente parlando (18°C, poca umidità

e visibilità quasi perfetta), sembra difficile riuscire a indivi-

duare un aereo che voli nel mezzo della skyline newyorkese.

Al momento abbiamo quindi due testimonianze che si

contraddicono tra loro, e non trovano un punto d’incontro

riguardo la presenza di un aereo come causa delle esplo-

sioni nel WTC.

La terza ripresa da tenere in considerazione al momento è

quella registrata da un elicottero della FOX TV in volo a di-

stanza considerevole dalle Twin Towers. Anche in questo

caso la prima torre è già in fiamme, e si pone l’attenzione

sul secondo schianto. È da queste immagini che si com-

prende, anche semplicemente ad occhio nudo, che non è

stato un aereo “reale” a colpire l’edificio.

Video FOX TV

La registrazione presenta due punti di primaria importanza,

entrambi utili a suffragare la tesi dell’aereo inesistente: in

primis, guardando i secondi precedenti all’impatto, e suc-

cessivamente controllando il rapido zoom-in che ha per-

messo di inquadrare perfettamente la scena da distanza

ravvicinata. Analizzando in prima battuta lo schianto si

vede chiaramente la sagoma di un aereo che punta ad alta

velocità il centro del grattacielo, il quale viene colpito e av-

volto dalle fiamme per l’esplosione del velivolo. Questa ri-

presa mostra due fatti significativi:

1. al momento dell’impatto si nota una nuova interruzione

delle immagini, simile a quella della CNN, ma questa

volta subito posteriore allo schianto;

2. la punta della fusoliera dell’aereo, che appare a velocità

elevata nella parte destra dello schermo, colpisce la torre

e fuoriesce perfettamente intatta dall’altra parte dell’edi-

ficio. Senza tener conto del fatto che la punta di un veli-

volo è la parte più delicata (alluminio cavo) dello stesso,

anche se fosse costruita in acciaio sarebbe difficile che

dopo aver attraversato qualche pilastro in cemento ar-

mato rinforzato riuscisse a uscirne indenne.

Visualizzando di nuovo le immagini al rallentatore, si nota

chiaramente la punta della fusoliera che spunta integra dal

lato della torre opposto a cui è entrato.

Replay video FOX TV (nose in - nose out)

Tramite un’analisi dell’area e della dimensione dei pixel

della punta dell’aereo al momento dell’impatto e dell’uscita,

si può stabilire senza dubbio che vi sia una micro-corri-

spondenza perfetta. Da tutto ciò è facilmente deducibile

come si tratti dell’immagine grafica di un aeroplano, so-

vrapposta sul momento alle riprese dell’elicottero, andata

però non a buon fine a causa di un movimento inaspettato

del cameraman in volo.

Fermo immagine con l’aereo sulla destra in avvicinamento

Fermo immagine dove si nota la punta dell’aereoprima dell’impatto...

... e la medesima punta che esce intatta dopo averattraversato il grattacielo

Qui sotto, l’analisi dei pixel delle due immagini

RICOSTRUZIONE CON GRAFICA 3D DELLA VISUALE DI THERESA RENAUD

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Replay video FOX TV spostamento sfondo

La spiegazione più plausibile, come si nota ancora da un

altro replay, è che l’elicottero si sia spostato in volo verso

sinistra, con un conseguente spostamento delle immagini

verso destra. Il bordo verticale sinistro della torre si trova

quindi spostato di qualche centimetro verso destra, perciò

la sovrapposizione grafica dell’aereo spunta proprio sul

lato sinistro, poiché il tecnico considera come immagine

di riferimento per l’aereo, quella iniziale ripresa dall’eli-

cottero fermo.

Il tecnico stesso si accorge dell’errore causato dal movi-

mento dell’elicottero, e opta quindi per una breve interru-

zione delle immagini tramite schermo nero (30 foto-

grammi), quella descritta al punto 1.

Si può incrementare ulteriormente la veridicità di questa

tesi tramite l’analisi dell’altra sezione di video incriminata,

ovvero la zoomata rapida sul WTC avvenuta alcuni secondi

prima dell’impatto. La ripresa inizia con una vista panoramica

di Manhattan sul cui sfondo vi è la vasta nube di fumo creata

dallo schianto del primo aereo; il cameraman stringe poi

sulle due torri, e pochi attimi dopo appare l’aereo che im-

patta sul grattacielo. Con questi pochi fotogrammi si ha la

certezza dell’operazione di elaborazione grafica suggerita

in precedenza, poiché guardando il video a ritroso si nota

con chiarezza come, nel momento di ripresa ampia della

scena, non vi sia alcun aereo che si avvicini alle Twin Towers.

Replay video FOX TV ritroso comparsa aereo

Si potrebbe dire che l’elicottero si trova troppo lontano

dalla scena per poter riprendere l’aereo che si avvicina,

oppure che le immagini non troppo nitide non permet-

tano una visione chiara; ma almeno una sagoma che si

avvicina si dovrebbe notare, cosa che invece non è pre-

sente in alcun modo.

Quest’ultimo video della durata di pochi secondi rivela in

modo semplice come vi sia la possibilità concreta che l’im-

magine di un aeroplano che si schianta sul World Trade Cen-

ter sia in realtà qualcosa di artefatto, e che sia avvenuto in-

vece un impatto con qualcos’altro. Il “cosa” è un dubbio

ancora aperto, l’ipotesi più avvalorata parla di un missile

cruise, che difficilmente può essere stato lanciato da un’or-

ganizzazione quale Al-Qaeda dal Medio Oriente.

In questo momento si sta comunque soltanto esponendo

una teoria differente che non pretende di essere quella reale

dal momento che gli interrogativi che crea sono molteplici,

ed alcuni di essi è forse un bene che vengano lasciati in so-

speso.

Fermo immagine preso come riferimentoper dimostrare la manipolazione

Il fotogramma che dimostral’aggiunta dell’aereo sulla stessaimmagine

Fermo immagine chedimostra l’inesistenza di un aereo in avvicinamento

Confronto tra immagini che dimostra il mascheramentoeffettuato dalla CNN

Le prime immaginimodificateÈ chiaro come i medesimi filmati dello schianto vengano

ripresi da ogni emittente e riproposti numerose volte sia

nell’arco della giornata che nei tempi a seguire. La diffe-

renza sostanziale tra quelli trasmessi live e quelli succes-

sivi anche di pochi minuti si trova nel tempo che i tecnici

riescono ad avere per controllarli e rimediare ad eventuali

errori presenti.

L’errore più visibile è sicuramente quello “creato” dalla FOX

TV che mostra la punta della fusoliera intatta dopo aver at-

traversato tutto lo scheletro rinforzato di una delle Twin

Towers. Solo 6 minuti dopo, la CNN decide di sfruttare le

immagini riprese dall’elicottero dell’altra emittente nazio-

nale, ma viene avvertita o si accorge autonomamente del-

l’incongruenza da risolvere prima di rimandare in onda la

scena. L’escamotage trovato dai tecnici video è il più sem-

plice ipotizzabile in un lasso di tempo tanto breve, e le ri-

prese vengono mostrate quindi in questo modo.

La CNN rovina una delle più spettacolari immagini della

sua storia di emittente televisiva a causa di una massiccia

striscia grafica che titola “Breaking News”, informazione

necessaria a chi sta vedendo un’esplosione all’interno di

uno degli edifici più imponenti e conosciuti al mondo.

Malgrado gli effetti negativi per quanto concerne la credi-

bilità dell’emittente nel trasmettere servizi di prim’ordine,

i tecnici riescono a rimediare all’errore precedentemente

creato dai colleghi della FOX TV. La striscia grafica non

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Confronto tra immagini dove si nota la cancellazione dellosfondo e l’inserimento dell’aereo

In queste immagini possiamonotare che l’esplosione e la colonnadi fumo sono identiche

roplano in avvicinamento ma l’esplosione viene tra-

smessa senza interruzioni di collegamento o cambia-

menti di inquadratura repentini. Il problema che notano

i tecnici è probabilmente la totale mancanza di un veli-

volo che si schianti sul grattacielo, ma vi è tempo a suffi-

cienza per rimediare all’inconveniente prima dell’edizione

della sera. Vediamo in parallelo come vengono mandati

in onda i due video, a sinistra quello live, a destra quello

in differita.

E’ facilmente visibile come siano le stesse riprese: l’ango-

lazione degli edifici è uguale, la colonna di fumo si muove

allo stesso modo. Malgrado questo esse sembrano diffe-

renti: per quale motivo? Nel filmato di destra, quello ela-

borato graficamente, lo sfondo del paesaggio newyor-

kese è stato totalmente cancellato: manca la cima di un

edificio nella parte bassa dello schermo, manca il mare

insieme a tutta la costa e al territorio retrostante. E’ però

comparsa la sagoma di un aereo che punta la torre sud e

la colpisce creando un’esplosione identica a quella mo-

strata solo poche ore prima. La modifica è qui molto evi-

dente, esattamente come lo è la mancanza di un aereo

nel filmato mandato in onda in diretta.

Altri esempi di incongruenze di questo tipo sono facil-

mente rintracciabili confrontando due qualsiasi delle ri-

prese dell’11 Settembre. Ci si può imbattere in aerei ine-

sistenti come nei casi appena citati, aerei di diverso colore

(bianco o nero senza alcuna ombreggiatura) malgrado la

giornata sia di pieno sole e limpida, aerei uguali che però

compiono traiettorie diverse (perfettamente orizzontali

rispetto al terreno o in picchiata), ed altre situazioni simili.

solo copre la punta della fusoliera che spunta dal lato sini-

stro dell’edificio, ma elimina direttamente il problema della

vista di un vero e proprio aeroplano che si avvicina al WTC:

viene tagliato infatti anche il rapido zoom-in, in modo da

non creare ulteriori dubbi riguardo la presenza o meno,

nei momenti subito antecedenti lo schianto, di un velivolo

nel cielo di New York.

Un altro esempio di modifica delle riprese live prima di

essere trasmesse in un notiziario della sera, prende in

considerazione le immagini di un altro network da un’an-

golazione finora non ancora trattata. L’editing questa

volta appare abbastanza grossolano, poiché il filmato

viene modificato macroscopicamente. Nell’edizione spe-

ciale del telegiornale, in diretta, si vedono chiaramente

le due torri del World Trade Center, non si nota alcun ae-

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Per analizzare il modo in cui le Twin Towers sono crollate,

è necessario avvalersi di qualche principio di fisica e chi-

mica. La teoria ufficiale sostiene infatti che la caduta dei

due grattacieli sia stata causata dalla fornace generata

dal rogo di combustibile contenuto negli aerei; questo

avrebbe indebolito le strutture portanti d’acciaio degli

edifici dando inizio al collasso dall’alto delle torri.

Per quanto due giorni dopo gli attentati, la BBC abbia di-

chiarato che l’acciaio fonda a 800°C, la sua temperatura

di fusione è di circa 1500°C ed è pressoché impossibile

che il cherosene di un Boeing sia riuscito a raggiungere

picchi tanto elevati. Infatti, sempre secondo il Final Re-

port, il calore all’interno degli edifici sarebbe stato pros-

simo ai 500°C ed avrebbe indebolito notevolmente lo

scheletro metallico dei grattacieli. Ciò non risulta comun-

que essere confermato dalle leggi della scienza poichè a

550°C l’acciaio conserva ancora il 60% della sua resistenza,

e considerando che le Torri Gemelle erano state proget-

tate per reggere almeno cinque volte il carico previsto,

se la temperatura si fosse avvicinata a quel valore, le

strutture avrebbero potuto reggere tre volte il carico

delle torri.

In seguito al crollo, i pompieri e i soccorritori hanno tro-

vato però grandi quantità di acciaio fuso soprattutto nelle

fondamenta delle Twin Towers, sette piani sottoterra,

dove secondo alcune analisi della NASA il calore sarebbe

durato per circa due mesi. Com’è possibile che l’area di

maggior calore si sia sviluppata circa 80 piani sotto il

punto d’impatto degli aerei? Questa domanda non potrà

mai avere risposta; basterebbe infatti un’analisi scientifica

di qualche frammento di acciaio fuso per stabilire le cause

della fusione, ma tutte le 200.000 tonnellate di acciaio

delle due torri sono state vendute dal governo americano

alla Cina o ad altri paesi dell’estremo oriente, per essere

riciclate e utilizzate in fabbriche di vario genere.

Secondo la Commissione d’Inchiesta per l’11 Settembre

il crollo sarebbe quindi iniziato dall’alto, ma l’unica

spiegazione che faccia concordare i dati che abbiamo

a disposizione è che a fondere l’acciaio nelle fonda-

menta sia stata una grande esplosione in seguito alla

quale un’edificio della portata di una delle torri sarebbe

potuto collassare su se stesso. Infatti è già successo

in passato che un grattacielo sia bruciato per ore, ad

esempio il Windsor di Madrid, che il 12 febbraio 2005

è stato avvolto da un rogo negli ultimi dieci piani per

circa un giorno intero. Come conseguenza, una parte

di questi piani è collassata, ma le colonne centrali

hanno retto e l’edificio non è crollato: è tuttavia do-

veroso sottolineare che non si trattava di un grattacielo

a struttura portante di acciaio rinforzato.

L’ultimo dato che mette in discussione lo svolgimento

ufficiale dei fatti riguarda la velocità del crollo.

Entrambe le torri hanno impiegato circa 10 secondi a

precipitare per tutti i 411 metri della propria altezza, il

che porta a concludere che la caduta sia avvenuta ad

una velocità media di 148 km/h. Una velocità di questo

tipo è simile a quella a cui sono sottoposti dei paracadu-

tisti in caduta libera, rallentati solo dall’attrito dell’aria, e

non da 47 travi di acciaio verticali come quelle del cuore

strutturale delle Twin Towers.

dove “H” è l’altezza, “a” è l’accelerazione di gravità (9,8 m/s2)

e “t” è il tempo in secondi. Inserendo come altezza 411

metri, si ottiene un tempo di poco superiore a 9 secondi.

H=(1/2)at2

L’EQUAZIONE NEWTONIANA PER IL CALCOLODELLA VELOCITÀ DI CADUTA DI UN CORPO A CAUSA DELLA FORZA DI GRAVITÀ

Il crollo delle torri

Sequenza che dimostral’anomalia nel crollo della parte superiore della torre Sud

Questo breve calcolo porta a concludere che le torri non

hanno incontrato alcun tipo di resistenza durante la caduta,

fatto impossibile in ogni caso a meno che non ci si sia

trovati in presenza di una demolizione controllata eseguita

per mezzo di cariche esplosive. Le prime immagini del

crollo ci mostrano infatti come un attimo dopo l’inizio della

caduta la prima torre si abbatta verso sinistra; per la legge

di conservazione del momento angolare la parte superiore

della torre sarebbe dovuto cadere a fianco della parte re-

stante del grattacielo, tuttavia torna nella sua posizione di

equilibrio. Un movimento di questo tipo, senza l’intervento

di forze esterne, non è fisicamente realizzabile.

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Questa breve sequenza di filmati, analizzati in modo spe-

cifico per la dimostrazione di una tesi, ipotizza come vi

siano buone possibilità che il giorno degli attentati la rico-

struzione degli eventi fornita dai media alla popolazione

mondiale non sia fedele alla realtà e lasci dei dubbi senza

offrirne una risposta convincente ed esaustiva.

Spesso viene utilizzato l’appellativo “disinformazione” per

tutto ciò che proviene da fonti non controllate in modo

canonico dalle istituzioni; il pensiero si volge chiaramente

a Internet, e alla polemica che ha visto coinvolta Wikipedia

nella condivisione di un’enciclopedia che un qualsiasi

utente può modificare senza restrizioni, scrivendo anche

concetti falsi o imprecisi. Si deve trovare però anche il lato

positivo di uno strumento di tale portata, poiché offre pos-

sibilità d’informazione mai concesse fino ad ora, unitamente

a molteplici prospettive e, soprattutto, poiché permette al

singolo di documentarsi autonomamente giungendo a

formulare le proprie conclusioni senza l’influenza esterna

dei grandi mezzi di comunicazione di massa.

Pensare che sia stato un missile cruise americano a colpire

le Twin Towers è un’idea che non giova a nessuno e mette

in allarme ogni cittadino, che si ritrova a non sapere vera-

mente in chi possa riporre la sua fiducia. Tim Roemer, mem-

bro della Commissione d’Inchiesta per l’11 Settembre, in

un’intervista alla CNN dell’11 Settembre 2006 pronuncia

queste parole: “..specialmente quando mi trovavo di fronte al

Pentagono, mentre vedevo una delle nostre fortezze sventrata

da un missile..ehm..un aeroplano”. La correzione è istantanea,

ma l’intervista è di mesi posteriore all’attentato, non si può

parlare di turbamento traumatico per l’accaduto.

Se, come spesso affermava Agatha Christie, tre indizi fanno

una prova, nell’attentato terroristico più imponente della

storia, di prove discordanti con l’ufficialità ce ne sono a de-

cine, e se riguardo alla teoria della cospirazione, ai mandanti

e agli organizzatori diretti, alla conoscenza o meno dei fatti

da parte dell’Amministrazione Bush possono esserci opi-

nioni contrastanti poiché si tratta di interpretare fatti che

nessuno conosce a fondo, riguardo alle riprese televisive il

discorso si può definire quasi necessariamente oggettivo.

Le immagini sono infatti a disposizione di chiunque negli

archivi online: ad ognuno il compito di vederle in maniera

critica, senza arroccarsi su posizioni pregiudiziali.

Conclusione

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Bibliografia

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA GENERALE:

Roberto Quaglia, Il mito dell’11 Settembre e l’opzione dottor Stranamore

http://septemberclues.info

www.disinformazione.it

SITOGRAFIA SPECIFICA:

Percentuale opinione pubblica:http://www.zogby.com/features/features.cfm?ID=231

Fondi Commissione:http://www.time.com/time/nation/article/0,8599,437267,00.html

Rapporto finale Commissione:http://xoomer.virgilio.it/911_subito/Immy11settembre/911Report.pdf

NORAD intercettazione aerei:http://standdown.net/FAAstandardinterceptprocedures.htm

NORAD simulazione esercitazione:http://www.fromthewilderness.com/free/ww3/011805_simplify_case.shtml#bullmeans

Sismogramma:http://web.archive.org/web/20020905195530/http://www.americanfreepress.net/09_03_02/NEW_SEISMIC_/new_seismic_.html

Operazione Northwoods:http://www.gwu.edu/~nsarchiv/news/20010430/doc1.pdf

Lista passeggeri:http://edition.cnn.com/SPECIALS/2001/memorial/lists/by-location/page96.html

Archivi video:http://www.archive.org/details/sept_11_tv_archive

Crollo torri:web.archive.org/web/20030228222923/http://www.corusconstruction.com/fire/fr006.htmwww.prisonplanet.com/steel_not_seen_as_factor_in_wtc_collapse.htm911research.wtc7.net/wtc/analysis/compare/windsor.htmlhttp://www.ldeo.columbia.edu/LCSN/Eq/20010911_wtc.html

TESTIMONI DELLA DIRETTA DELL’11 SETTEMBRE:

Sean Murtagh - CNN Vice President of Finance

Mark Obenhaus - ABC senior producer

Owen Moogan - FOX senior producer

Sid Bedingfield - CNN Executive vice president

Richard Davis - CNN Ex. V. President of News Standards and Practices

Rose Arce - CNN producer

Jeanne Yurman - CNN affiliate

Winston Mitchell - ABC / CNN producer

Eric Shawn - FOX TV senior correspondent

www.911review.org

www.physics911.net

Jennifer Oberstein - Ritz Carlton hotels / Nbc tour operator

Jane Derenowski - MSNBC producer

J. Atlasberg - TV reporter

Elliot Walker - NBC news producer

Theresa Renaud - wife of CBS producer Jack Renaud (the Early Show)

Stewart Nurick - waiter /former intern of the CBS Early Show

Marc D. Birnbach - FOX TV employee

Mike Walter - USA Today

Jim Friedl - (unidentified)

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