100% Fitness Mag - Marzo 2014
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Anno IX • Numero 03 • MARZO 2014
Il soffi o al cuoredi Vittorio Fabbrocini
Maschi e femmine: dai cromosomi al cuoredi Carlo Alfaro
La dieta mediterraneadi Francesca Maresca
Scopriamo la zamioculcasdi Giovanni Castellano
COPIA GRATUITA
www.gerardonappo.it - Sant'Agnello
Il soffi o al cuoredi Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
Si è rotto il dente di mio fi glio: che fare?di Vittorio Milanese - Odontoiatra
Le varie forme del Disturbo Ossessivo Compulsivodi Luisa Buonocore - Psicologa
Maschi e femmine dai cromosomi al cuoredi Carlo Alfaro - Pediatra
La pubalgiadi Michele Trapani - Osteopata
Il sesso è un giocodi Olga Paola Zagaroli - Sessuologa
Il refl usso venosodi Giuseppe De Simone - Farmacista
La paura della paura - IIdi Bianca Pane - Psicopedagogista
L'acufenedi Tea Maione - Audioprotesista
La disfunzione dell’articolazione sacro-iliacadi Barbara Martino - Chiropratica
L'ipnosidi Antonio Coppola - Anestesista
Mutismo selettivodi Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
La dieta mediterraneadi Francesca Maresca - Nutrizionista
Le citazioni di alcuni fra i vegetariani e vegani famosi
A me piace riccia!di Anna Maione
Donne in palestra e la paura dei muscolidi Mariano Russo
Il sacco da boxedi Giuseppe Di Gregorio
Interior designer... is... di Franco Esposito
Zamioculcasdi Giovanni Castellano
L'amore per i fi gli di Ernesto Lupacchio
Dalla civiltà alla prevaricazione e arroganzadi Domenico Casa
Il collier di turchesedi Salvatore Spinelli
Schiamazzi notturni: posso gettare acqua dal balcone?di Valerio Massimo Aiello
Trekking urbano da Sorrento a Massa Lubrensedi Nino Aversa
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sommario
In copertina
Fabiola
Campobasso
21 anni di S.Agnello
fotografata da
Pino Coluccino
Sant'Agnello
Cell. 331.4511034
Prodotto edito da
"La Mia Penisola"
Dep. Aut. Tribunale di Torre
Annunziata del 09.06.2010
Periodico di attualità a
diff usione gratuita
Direttore responsabile
Giuseppe Damiano
Progetto grafi co
Maurizio Manzi
Bingwa Art Factory
Corso Italia, 371
Piano di Sorrento (Na)
Tel. 081.534.11.17
Stampa
Grafi ca Cirillo
Scafati (Sa)
Anno IX • Numero 03
MARZO 2014
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trovi nelle pagine del
magazine per accedere
ai contenuti extra.
Libri antistressSe lo stress ti sta esaurendo, stasera fermati in libreria
prima di rincasare. Per l'Università del Sussex 6 minuti
di lettura al giorno possono abbattere il 68% dello
stress accumulato, rallentare il battito e allentare la
tensione muscolare. Un libro ben scritto ti stacca dai
problemi quotidiani trasportandoti in una sorta di stato
della coscienza alterato e zen.
Fonte: Università del Sussex
#salute
IdroterapiaL'acqua ha eccezionali qualità
terapeutiche utilizzabili
anche a casa propria. Contro
l'insonnia, un rimedio semplice
ma effi cace è un bagno caldo:
scioglie le tensioni accumulate
e rilassa, rendendo più facile
l'addormentarsi e più tranquillo
il sonno. La temperatura
dell'acqua deve essere calda,
ma non bollente. Rimanete
immersi nella vasca una decina
di minuti, cercando di rilassarvi
più che potete. Asciugatevi con
cura, ma senza strofi narvi, con
un asciugamano in cotone, poi
mettetevi subito a letto.
Potete potenziare l'eff etto
antinsonnia del vostro bagno con
l'aggiunta di preparati a base di
erbe offi cinali, sia sotto forma di
oli essenziali, sia come decotti.
Oli essenziali
Ta gli oli più indicati contro
l'insonnia ci sono la lavanda,
la camomilla e i fi ori d'arancio.
Riempite una tazza di acqua
tiepida, aggiungete 2 cucchiai di
miele liquido e 3 gocce dell'olio
essenziale scelto. Mescolate,
versate il tutto nella vasca da
bagno riempita di acqua calda
e immergetevi subito. Tenete la
porta del bagno chiusa in modo
da respirare profondamente l'aria
intrisa del profumo dell'essenza.
Decotto da bagno
Tra le erbe offi cinali, le più
effi caci sono la lavanda, tiglio
e petali di rosa. Portate a
bollore mezzo litro di acqua
e aggiungete 2 cucchiai della
pianta scelta. Dopo 5 minuti
togliete il decotto dal fuoco,
lasciatelo raff reddare coperto
e fi ltratelo, quindi versatelo
nell'acqua del bagno calda e
immergetevi.
Non importa se abbaiano, cinquettano o fanno le fusa: oltre
a essere un'ottima compagnia, gli animali domestici aiutano
a mantenere il cuore in salute. Gli studiosi hanno scoperto, in
particolare, che accogliere in casa un cane o un gatto ha un
eff etto anti-stress, che porta a regolarizzare il ritmo cardiaco e a
proteggere, alla lunga, il sistema cardiovascolare. Ma non basta:
monitorando il cuore di 191 individui aff etti da diabete, ipertensione
o colesterolo alto, gli autori dello studio hanno misurato anche
un'altra serie di parametri positivi, per quanto riguarda la
funzionalità cardiaca, che danno un vantaggio in più a chi sceglie di
vivere in compagnia di Fido o Fuffi . Un benefi cio che si aggiunge a
quelli già noti per chi porta regolarmente a passeggio il suo amico
a quattro zampe: secondo una ricerca pubblicata da Preventive Medicine, le uscite quotidiane con il cane rappresentano un'attività
fi sica suffi ciente per mantenere in forma l'organismo.
Fonte: American Journal of Cardiology
Cane e gatto regolarizzano il cuore
9100% Fitness MagMarzo 2014
Professor Dottor
Vittorio FabbrociniCardiologo e Internista, è stato Libero
Docente presso l’Università di Napoli,
Primario ospedaliero e poi Cardiologo
ambulatoriale a Napoli. Giornalista
pubblicista, già Redattore scientifi co
de "IL MATTINO" di Napoli
338.4086506
http://bit.ly/1gCxr2Z
Il soffi o al cuore
Indubbiamente trattasi di un sintomo che può
rivelare un disturbo cardiaco di una certa
importanza, ma anche nessuna malattia.
Perciò si parla nel campo medico di soffi o
patologico e di soffi o innocente. Il primo
riguarda la rilevazione di una condizione di
malattia del cuore, che può essere sin dalla
nascita o verifi catasi negli anni seguenti. Il
soffi o innocente solo una situazione, talvolta
momentanea, di un cuore sano.
Gli Atri e i VentricoliPrima di soff ermarci sui soffi cardiaci è bene
dare a chi non ha conoscenza nel campo
medico una rapida descrizione di come
è fatto il cuore e come si svolge l'attività
cardiaca. L'organo cardiaco funziona da
pompa e consente che il sangue arriva
ossigenato dai polmoni al suo interno e
viene poi sospinto a mezzo dell'Aorta in
periferia, al capo e agli arti, da cui ritorna
sempre al cuore, privo di ossigeno, e rinviato
ai polmoni a mezzo della arteria Polmonare
per la necessaria riossigenazione con gli atti
del respiro. Per questa sua attività il cuore
ha quattro suddivisioni al suo interno, con
una parte sinistra che è quella propulsiva per
la circolazione arteriosa dell'Aorta e quella
destra, che serve per accogliere il sangue
venoso proveniente dalla periferia e sospinto
poi ai polmoni. Sia la parte sinistra che quella
destra dalla nascita sono isolate fra di loro e
distinte rispettivamente in una zona superiore,
Atrio sinistro e Atrio destro che comunicano
L'argomento che poniamo questa volta all'attenzione dei nostri lettori è molto delicato e non privo di interesse: venire a conoscenza di avere un soffi o al cuore
#CARDIOLOGO
10 100% Fitness Mag Marzo 2014
rispettivamente con le camere inferiori,
Ventricolo sinistro e Ventricolo destro, a
mezzo di valvole che regolano il passaggio del
sangue. La parte di "pompa" per la spinta del
sangue viene eff ettuata proprio dai Ventricoli, in
particolar modo quello di sinistra per la grande
circolazione, mentre quello di destra per la
circolazione polmonare. La valvola che separa
l'Atrio sinistro dal ventricolo sinistro viene
denominata come Dicuspide o Mitrale, mentre
quella tra l'Atrio destro e Ventricolo destro viene
denominata Tricuspide. Altre due valvole sono
localizzate sia all'inizio dell'Aorta, Aortica, che
dell'arteria polmonare, Polmonare, e regolano il
fl usso di uscita del sangue dal cuore.
I toni cardiaciNormalmente sul cuore si possono ascoltare
i cosiddetti "battiti", che in termini medici
vengono chiamati "toni" e sono dovuti all'attività
cardiaca. Derivano dalle valvole cardiache,
al loro chiudersi e dal fl usso sanguigno che
passa attraverso esse. Si distingue un Primo
tono, causato dalla chiusura delle valvole
atrio-ventricolari, Mitrale e Tricuspide, ed un
Secondo tono, dovuto alla chiusura delle
valvole Aortica e Polmonare. L'intervallo tra il
primo ed il secondo tono costituisce la Sistole
(piccola pausa), la fase espulsiva del sangue
dai ventricoli; l'intervallo tra il secondo ed il
primo tono la Diastole (grande pausa), quella di
riempimento dei ventricoli. Altri due toni il terzo
e quarto tono, di frequenza bassa e perciò
non sempre percepibili dall'orecchio umano,
possono essere rilevati con apparecchiature,
come il Fonocardiografo, in condizioni
prevalentemente patologiche.
Il soffi o al cuoreIl soffi o al cuore si rileva quando la naturale
contrazione cardiaca, che fa da pompa a tutta
la circolazione sanguigna, genera un rumore
anomalo che si rileva auscultando il paziente
meglio con un fonendoscopio all'altezza del
cuore. E' come un leggero fruscio o sibilo,
simile al rumore prodotto dal passaggio
dell'aria attraverso una piccola fessura, che
si accompagna ai toni cardiaci. Può essere
prodotto da alterazioni delle valvole cardiache,
quelle dei ventricoli (Mitrale e Tricuspide) e dei
grossi vasi (Aorta e Polmonare). A secondo della
posizione ascoltatoria nel tempo può essere
distinto in Soffi o sistolico se viene apprezzato
tra il primo e secondo tono; Soffi o diastolico
tra il secondo e primo tono e sisto-diastolico
o continuo se interessa le due fasi cardiache.
Altra distinzione importante, come già abbiamo
segnalato all'inizio, è il soffi o fi siologoco o
innocente e quello anomalo o patologico.
Innocente o patologicoSin dalla nascita, ma anche in età adulta , è
possibile riscontrare un soffi o innocente che
non deriva da alcuna situazione di malattia
cardiaca e perciò si parla anche di soffi o
fi siologico. Può essere rilevato nel neonato
sin dalla nascita. Nell'adulto per malattie
organiche, come l'anemia, febbre alta e disturbi della tiroide, può apprezzarsi un
soffi o al cuore, pur essendo questo indenne.
La comparsa di soffi innocenti può verifi carsi
anche temporaneamente, come nel periodo
della gravidanza per un'aumentata attività del
cuore e scomparire dopo il parto. Condizioni
per cui nei bambini possono ascoltarsi dei soffi
patologici sono per malattie congenite, come la
persistenza del dotto arterioso di Botallo, della
comunicazione tra i due atri (forame di Botallo),
anomalie delle valvole e altre malformazioni
che modifi cano la normale conformazione del
cuore. Così come nell'adulto per alterazioni
valvolari, esiti cicatriziali scaturiti dall'infarto,
malattie reumatiche (Endocardite), insuffi cienza
della pompa (Scompenso cardiaco). Una
diff erenziazione dei soffi , innocente o
patologico e le possibili cause possono
essere individuate oggi molto rapidamente
dalle indagini diagnostiche (fonocardiografi a, ecocardiografi a ed ecocolor Doppler). Il medico curante con l'ausilio dello specialista
cardiologo possono in breve tempo formulare
una diagnosi precisa e rasserenare il paziente o
i familiari della benignità del soffi o o consigliare
eventualmente ulteriori indagini e terapie nel
caso di un processo patologico.
Uno schema del cuore e dei polmoni con i punti di ascolto
delle valvole cardiache: P Polmonare, A Aortica,
B Bicuspide o Mitrale e T Tricuspide
#CARDIOLOGO
12 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottor
Vittorio MilaneseLaureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso
l’Università di Napoli. Socio dell’A.N.D.I.
Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00
338.4698121
http://bit.ly/1kh4FtU
Si è rotto il dente di mio fi glio: che faccio?
Capita di ricevere una telefonata dalla scuola
o dalla mamma di un amichetto o dal campo di
allenamento di uno dei nostri fi gli per sentirci
dire che il nostro bimbo ha subito la frattura di
una parte di dente o, addirittura, la espulsione
di esso. È un momento di grande angoscia che
può tuttavia essere superato seguendo alcune
semplici regole.
Non appena si è verifi cato il trauma il bambino
deve essere medicato e, se sanguinante,
tamponato per poi verifi care l’entità del trauma.
Eseguire questa medicazione con panni puliti
inumiditi e applicare immediatamente ghiaccio o
sostanze fredde (contenitori ghiacciati; alimenti
congelati) sulla zona colpita dal trauma. Il
sanguinamento si fermerà entro qualche minuto.
Se il trauma ha provocato la lesione del dente
con distacco di una parte della corona dentale
cercate di recuperare il frammento mancante
e, quando trovato, ponetelo in un contenitore
riempito con soluzione fi siologica (la trovate in
farmacia) oppure nel latte.
Portate il prima possibile il bambino dal vostro
dentista di fi ducia, con il frammento del dente:
il trauma si potrà probabilmente risolvere
con il solo riattacco della parte fratturata con
appositi materiali. Nelle settimane successive
sarà necessario verifi care se il trauma abbia
determinato danni alla polpa dentaria.
Se il trauma ha invece determinato la completa
espulsione del dente dalla sua sede recuperate
il dente e ponetelo in soluzione fi siologica o
nel latte. Non si eff ettua il reimpianto di un
elemento deciduo, mentre se si tratta di un
dente permanente esso va reimpiantato il prima
possibile. E’ indispensabile che il bambino
sia subito visitato dal vostro dentista, se il
reimpianto dentale sarà eseguito entro la prima
ora dalla fuoriuscita, la prognosi sarà molto
favorevole. Un ritardo nei tempi di intervento del
reimpianto dentale produrrà una riduzione delle
probabilità di successo di esso nel tempo.
E’ comunque necessario essere consapevoli
che il dente reimpiantato, negli anni successivi
può andare incontro al riassorbimento della
radice dentale, che potrà anche richiedere
l’estrazione del dente.
Un consiglio che voglio dare a tutte le mamme…
per evitare il rischio di traumi ai denti è quello
di prendere in considerazione l’utilizzo di
mascherine dentali di protezione (paradenti)
per le attività sportive dei vostri fi gli. Tutti i tifosi
del Napoli Calcio ricorderanno sicuramente il
paradenti color azzurro di Hugo Campagnaro!!!
#ODONTOIATRA
14 100% Fitness Mag Marzo 2014
Le varie forme del Disturbo Ossessivo Compulsivo
Da quando è diventata mamma, Maria vive nel terrore di potersi ammalare e contagiare suo fi glio. Evita lo sporco, i germi, arriva a lavarsi le mani circa cento volte al giorno. Si lava con il sapone, poi con il disinfettante e poi ricomincia da capo, più e più volte. Disinfetta tutto, anche i vestiti, utilizzando detergenti specifi ci e lavaggi a gradazioni molto alte. Maria si sente tranquilla solo in alcune parti della sua casa che considera sicure e pulite. Queste aree sono vietate ai suoi familiari e perfi no a suo marito.
Cosa hanno in comune Maria, Federica ed Enrico? Queste persone soff rono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo.Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (conosciuto
anche come DOC) è un disturbo d’ansia
caratterizzato dalla presenza di ossessioni
e compulsioni. Le ossessioni sono idee,
pensieri, impulsi o immagini che insorgono
improvvisamente nella mente della persona,
causando eccessiva ansia e preoccupazione.
Queste idee fi sse sono ricorrenti, persistenti
e vissute come incontrollabili dalla persona.
Esempi di ossessioni sono pensieri come
“Bevendo da quel bicchiere potrei essermi
Dottoressa
Luisa BuonocoreLaureata in Psicologia Clinica presso
l’Università “La Sapienza di Roma”.
Collabora con il Centro di Terapia
Metacognitiva Interpersonale di Roma.
Lunedì e Venerdì dalle 10.00 alle 13.00
333.4471904
http://bit.ly/1bFShtd
Federica è sempre stata una ragazza attenta e scrupolosa. Non ha mai considerato i suoi comportamenti di controllo come un problema, fi no a quando non ha lasciato la casa dei suoi genitori per andare a vivere in un appartamento condiviso con altre ragazze. Nel primo periodo, Federica, prima di andare a dormire, controllava solo che la porta e il gas fossero ben chiusi. Con il passare del tempo, i rituali notturni di Federica si sono arricchiti sempre di più e la lista delle cose da controllare prima di andare a dormire si è allungata giorno dopo giorno. Ogni cosa deve essere controllata con un certo ordine: se Federica viene interrotta o perde la concentrazione deve ricominciare i suoi controlli daccapo.
Enrico è tormentato da pensieri indesiderati. Nella sua mente si presentano continue immagini che lo spaventano. In queste immagini Enrico fa del male a qualcuno, di solito a sua moglie, ma anche ai suoi colleghi o ai suoi amici più stretti. Enrico è molto confuso: non desidera assolutamente far del male agli altri e non capisce perché questi pensieri sono molto presenti nella sua mente. Quando questi cattivi pensieri invadono la sua mente, Enrico prega. La preghiera, però, deve essere recitata in un certo modo oppure deve essere ripetuta più e più volte.
#PSICOLOGA
16 100% Fitness Mag Marzo 2014
contagiata con il virus HIV”, “Potrei aver lasciato
la porta aperta”, “Potrei aver investito qualcuno”.
Le persone aff ette da DOC cercano di fermare
tali pensieri o di resistere all’impulso di eseguire
determinate azioni (compulsioni), senza
però riuscirvi. Le compulsioni, quindi, sono
comportamenti (come controllare, riordinare,
lavare) o azioni mentali (ad es. contare, recitare
formule o preghiere) messi in atto per alleviare
i pensieri ossessivi. La loro esecuzione porta a
una diminuzione del livello di ansia sperimentato
dal soggetto.
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico
dei Disturbi Mentali perché si possa fare una
diagnosi di DOC è necessario che le ossessioni
e le compulsioni creino marcata soff erenza ed
enorme spreco di tempo (più di un’ora al giorno),
interferendo con le normali attività del soggetto,
con il lavoro o gli studi e creando diffi coltà
nell’ambito delle relazioni sociali.
Il DOC è un disturbo molto frequente colpisce
circa il 2-3% della popolazione generale. Questo
disturbo può insorgere sia nell’infanzia che
nell’età adulta, l’età media di esordio è intorno
ai 22 anni. In genere l’esordio è graduale ma
è un disturbo che, senza trattamento, tende
a cronicizzarsi, anche se alternando fasi di
miglioramento e di peggioramento.
Esistono diverse forme di questo disturbo, vediamo le più comuni:DOC di controllo. In questo caso il disturbo
si manifesta con ossessioni che implicano il
timore che si verifi chino eventi catastrofi ci o che
qualcuno possa essere danneggiato a causa di
una propria azione o omissione. Esempi tipici
riguardano: controllare di aver chiuso porte e
fi nestre di casa, il gas o l’acqua, aver spento gli
elettrodomestici.
DOC di lavaggio e pulizia. Le persone che
soff rono di un DOC di lavaggio e pulizia sono
ossessionate dalla paura di essere contaminate
da sporco, germi, virus o sostanze sconosciute.
In risposta a queste ossessioni lavano
eccessivamente le mani, o altre parti del corpo,
fanno lunghe docce o puliscono la loro casa per
ore e ore. Molto spesso, per evitare il contatto
con sostanze contaminanti, chi soff re di DOC
di lavaggio e di pulizia può arrivare a chiudere
alcune stanze della sua casa, rifi utarsi di toccare
altre persone o di raccogliere le cose che
cadono sul pavimento.
DOC da accumulo. Il soggetto aff etto da questa
tipologia di disturbo tende ad accumulare e
collezionare oggetti insignifi canti (es. giornali,
pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote,
confezioni di oggetti o di alimenti) ossessionati
dalla preoccupazione che “un giorno o l’altro”
questi oggetti potrebbero servire. Le persone
con DOC da accumulo non riescono a buttare
via niente e le “collezioni” possono arrivare
a occupare gran parte della casa rendendola
invivibile per la persona e per i suoi familiari.
DOC da ordine e simmetria. In questo caso
il disturbo si manifesta come un’estrema
intolleranza al disordine o all’asimmetria.
Tutte le cose intorno alla persona devono essere
poste in modo allineato, simmetrico, seguendo
delle precise regole (es. dimensione, colore,
ecc. ). Quando le cose sono percepite come
asimmetriche o in disordine, la persona con
DOC da ordine può impegnare anche molte ore
per riordinare. Queste persone notano subito
se qualcosa viene spostato e possono agitarsi
molto se le cose non sono disposte secondo il
loro ordine.
Ossessioni pure. La persona sperimenta
pensieri e immagini involontari, intrusivi e orribili
che determinano pericolo o danno per gli altri o
per se stesso. Alcuni pensieri tipici sono: paura di
aggredire qualcuno, di essere pedofi lo, tradire il
partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme,
off endere persone care, gridare oscenità ecc. Il
pensiero diventa fonte di estrema ansia perché
la sua presenza è interpretata come segno di
essere realmente aggressivi, pedofi li, perversi,
blasfemi o violenti. Spesso come questi pensieri
sono accompagnati da un dialogo interiore
rassicurante o da un continuo controllo interno
delle proprie azioni, che rappresenta un tentativo
di soluzione al disagio attivato dall’ossessione.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è,
a oggi, il trattamento di prima scelta per questo
disturbo. La terapia è fi nalizzata a breve termine
a ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e,
più a lungo termine, a rendere il soggetto meno
vulnerabile ai temi e ai meccanismi cognitivi che
hanno contribuito alla genesi e al mantenimento
del disturbo.
#PSICOLOGA
18 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottor
Carlo Alfaro http://bit.ly/1dzh7MF
Il corredo genetico umanoOgni specie presenta un suo particolare numero
di cromosomi, nella specie umana questo è
46. Di questi, 44 sono formati da due coppie di
22 cromosomi, poiché di ognuno esistono due
copie uguali: cromosomi omologhi, cioè che
portano la stessa sequenza di geni, provenienti
uno dal padre ed uno dalla madre. Solo nel
maschio due cromosomi non sono uguali, e
sono i cromosomi sessuali, X e Y, mentre nella
femmina sono omologhi anche i cromosomi
sessuali, X e X. Mentre tutte le cellule del
corpo hanno un numero doppio di cromosomi,
i gameti, cioè lo spermatozoo e l’uovo, hanno
una sola copia di ogni cromosoma, che
trasmetteranno all’uovo fecondato (zigote). Il
nuovo essere dalla madre riceverà sempre
il cromosoma X, dal padre quello X, e sarà
femmina, o Y, e sarà maschio. Dunque, ciascun
essere umano, maschio o femmina, è dotato nel
suo corredo genetico di 23 paia di cromosomi
(per ciascun paio, uno di derivazione paterna e
uno materna): 22 paia di autosomi, che sono gli
stessi sia negli uomini che nelle donne, ed un
paio dei cromosomi sessuali che determinano
il genere di una persona: un cromosoma X ed
uno Y nel maschio, due X nella femmina. Solo
i gameti contengono una sola copia di ogni
coppia, perché devono trasmetterla alla prole.
I cromosomi X e YMentre tutte le coppie di autosomi hanno
gli stessi geni, di cui quindi ogni individuo
possiede due copie, una su ogni cromosoma, il
cromosoma X e quello Y sono profondamente
diversi: la maggior parte dei geni del
cromosoma X non ha infatti corrispondenza su
Y, caratterizzato da dimensioni estremamente
più ridotte (è approssimativamente lungo la
terza parte del cromosoma X) e da geni che
a loro volta non hanno corrispondenza su X.
Infatti il cromosoma Y contiene solo 90 geni
contro i circa 1500 del cromosoma X, e tutti
concentrati nella MSY, la regione maschio-
specifi ca dell'Y, non corrispondente a nessuna
regione del cromosoma X. È da notare però
che l'uomo possiede più geni della donna.
Infatti, sebbene quest'ultima presenti due
copie del cromosoma X, ed esso abbia un
contenuto genico maggiore dell'Y, la donna
non possiede molti geni localizzati sull'Y, che
Maschi e femmine dai cromosomial cuore
#PEDIATRA
19100% Fitness MagMarzo 2014
sono appunto maschio-specifi ci, mentre l’uomo
possiede tutti i geni dell’X, sul suo cromosoma
X ricevuto dalla madre. Attraverso il cromosoma
Y, il padre passa al fi glio i tratti “olandrici”,
cioè espressi soltanto nei maschi. Questa
diff erenza tra i due cromosomi sessuali è frutto
di un lungo processo evolutivo, in seguito al
quale Y ha perso il 90 per cento dei geni che
originariamente aveva in comune con X. Il
processo è iniziato circa 200 milioni di anni fa,
quando i mammiferi erano apparsi da poco e
le prime versioni dei cromosomi sessuali X e Y
erano copie identiche l'uno dell'altro. Il gene più
antico e “prezioso” (per la sussistenza stessa
del genere maschile) del cromosoma Y è SRY
(Regione determinante il Sesso sul cromosoma
Y), responsabile del diff erenziamento
dell'embrione in senso maschile. Infatti tale
gene agisce da “interruttore”: se è presente e
attivo l'embrione svilupperà i testicoli, se invece
è assente o inattivo le gonadi diventeranno
ovai. Da questo si deduce che senza l'intervento
di SRY ogni individuo sarebbe geneticamente
programmato a diff erenziarsi in senso femminile.
Un'altra caratteristica peculiare del cromosoma
Y è la sua limitata variabilità, sia rispetto al
cromosoma X sia rispetto agli autosomi: se si
confrontano gli Y di diversi individui maschili
in tutto il mondo, si nota che sono tutti molto
simili tra loro. Poiché le donne possiedono due
copie di cromosoma X, una ricevuta dall'ovulo
e l’altra dallo spermatozoo, si pensava uno
dei due cromosomi X diventasse inattivo, per
"compensazione” dell’iperdosaggio genico.
Di recente si è invece appurato che soltanto
il 75% dei geni della seconda copia del
cromosoma X rimane inattivo. La conseguenza
di ciò è una maggiore variabilità genetica nel
sesso femminile.
Verso l’estinzione dei maschi?È stato osservato che il meccanismo che ha
condotto l'Y a divenire così piccolo è frutto
della sua vulnerabilità. Infatti la regione
mediana MSY, quella specifi ca del maschio,
non potendo appaiarsi con un’omologa regione
sul cromosoma X, non può usufruire del
meccanismo di riparazione di danni ai geni che
si verifi ca normalmente tra cromosomi omologhi,
rischiando di perderli nel tempo.
L'Y ancestrale conteneva infatti 1500 geni come
quello X, che si sono ridotti all’attuale novantina
attraverso progressive perdite di geni (delezioni)
che non potendo essere recuperate dal
cromosoma X , che non aveva quei geni, perché
erano maschio-specifi ci, hanno portato al suo
progressivo accorciamento, tant'è che oggi il
cromosoma Y umano conserva solo 19 degli
oltre 600 geni che condivideva una volta con il
suo partner ancestrale.
Si era ipotizzato quindi che il cromosoma
Y fosse destinato a proseguire nel suo
decadimento fi no ad estinguersi del tutto,entro
5 milioni di anni. La natura ha posto tuttavia
un rimedio a questo processo inesorabile
che porterebbe all’estinzione della specie.
Nel 2003, i ricercatori del Massachusetts
Institute of Technology hanno scoperto un
processo che rallenta il ritmo di accorciamento
e degenerazione del cromosoma Y: l'Y umano
è in grado di ricombinare con se stesso
attraverso le proprie sequenze. Questo tipo
di ricombinazione è chiamato "conversione
genica" o "perdita ricombinazionale
dell'eterozigosi".
La diversità tra i sessi è biologica, fi siologica, genetica, o frutto dei condizionamenti sociali e culturali?
20 100% Fitness Mag Marzo 2014
La regione MSY è infatti caratterizzata da
un'enorme quantità di sequenze ripetute. Tali
ripetizioni non sono testa-coda ma costituiscono
dei palindromi, ovvero due ripetizioni invertite
separate da un breve spaziatore. Dunque i
geni maschio-specifi ci sono in copie multiple
sull'Y. Pertanto queste sequenze speculari della
MSY riparano le perdite e gli errori eff ettuando
crossing over intracromosomico, che compensa
la mancata ricombinazione con il cromosoma X.
Praticamente, il cromosoma Y ha imparato “a
fare da sé”. In base a tale studio si è giunti alla
conclusione che anche agli inizi il cromosoma
Y stava subendo una rapida degenerazione
e perdita dei suoi geni, in seguito però si è
stabilizzato.
Dalla genetica all’anima: le diff erenze tra uomo e donnaIl dibattito sulle diff erenze, oltre che genetiche
ed anatomo-fi siologiche, anche psicologiche
tra uomo e donna non è mai stato risolto
defi nitivamente: la diversità tra i sessi è
biologica, fi siologica, genetica, o frutto dei
condizionamenti sociali e culturali? Ovvio, non
parliamo delle capacità cognitive, l’intelligenza,
ma degli aspetti della personalità. Darwin
sosteneva che uomini e donne sono sottoposti
a pressioni evolutive diverse e a separare i due
sessi anche sotto il profi lo della personalità
c'è un solco profondo. Il libro di John Gray
del 1992 "Gli uomini vengono da Marte e le
donne da Venere", 30 milioni di copie vendute
e traduzionein 40 lingue, e quello di Deborah
Tannen "Perché non mi capisci?", secondo cui i
due sessi hanno modi di parlare completamente
diversi fra loro, abbracciano in pieno questa
tesi. Gli studi scientifi ci sulla personalità di
uomini e donne tuttavia sono contrastanti.
Mentre le ricerche della studiosa Janet Shibley
Hyde dell'Università del Wisconsin nel 2005
hanno profondamente smussato le diff erenze
di personalità tra i generi, riportandole come
poco signifi cative, Marco Del Giudice, psicologo
dell'Università di Torino, in una ricerca condotta
con due colleghi della Manchester Business
School ha trovato invece importanti diff erenze:
le donne sono superiori in sensibilità, emotività
e apprensione, mentre gli uomini si distinguono
per equilibrio emotivo, coscienziosità e
tendenza alla dominanza. Perfezionismo, vitalità
e tendenza all'astrazione vedono invece la
quasi totale parità fra i sessi. Secondo Baron-
Cohen (2004), le diff erenze fra uomo e donna
risiederebbero proprio nel cervello: il cervello
maschile è più propenso alla sistematizzazione,
il femminile all’empatia. La “sistematizzazione”
è la tendenza ad analizzare, vagliare ed
elaborare sistemi, l’empatia la capacità di
riconoscere i pensieri e le emozioni degli
altri e di reagire con sentimenti consoni. La
disuguaglianza tra quoziente di empatia e
quoziente di sistematizzazione nei due sessi
si nota fi n da bambini, cioè nel periodo in cui
i comportamenti non risentono ancora molto
dell’ambiente: i maschietti prediligono giochi di
strategia e tecnica, nei quali, sovente, entrano
in competizione, manifestando atteggiamenti
aggressivi per primeggiare sui coetanei,
mentre le femminucce preferiscono giochi in
cui è necessario un alto grado di cooperazione
reciproca, ed instaurano, precocemente,
rapporti di amicizia, basati sulla solidarietà
e la comunicazione. È stato teorizzato che
ciò dipenda dall’azione del testosterone,
che potenzierebbe le capacità dell’emisfero
celebrale destro, connesso con l’abilità visivo –
spaziale, e da ciò deriverebbe la propensione
maschile alla sistematizzazione, mentre nelle
donne prevarrebbe l’emisfero celebrale
sinistro, deputato alla comprensione e alla
comunicazione, elementi dell’empatia.
In conclusione, possiamo dire che,
genericamente, esistono delle diff erenze di
massima anche psicologiche tra i due sessi.
Tuttavia, dato che ogni persona è un unicum,
non solo in senso astratto e metafi sico, ma
anche a livello biologico, perché espressione
di un proprio unico ed esclusivo “codice
della vita”, garante di individualità, il suo
DNA, è errato dare per scontata l’esistenza
di caratteristiche psico-fi siche propriamente
femminili, ed altre tipicamente maschili,
perchè qualsiasi procedura di omologazione,
incasellamento, semplifi cazione e
generalizzazione si dimostra artifi ciosa di fronte
all’individuo specifi co e speciale che si ha di
fronte. Non esiste un uomo-tipo o una donna-
tipo e, di volta in volta, il connubio fra natura e
cultura plasma un io, unico rispetto ai membri
del sesso opposto quanto a quelli del proprio.
"Le donne sono superiori in sensibilità, emotività e apprensione, mentre gli uomini si distinguono per equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza".
#PEDIATRA
22 100% Fitness Mag Marzo 2014
Per la medicina dello sport, fi siatrica ed
ortopedica la pubalgia è una tendinopatia di
natura infi ammatoria che interessa le inserzioni
pubiche dei muscoli adduttori della coscia
a causa del sovraccarico funzionale o di
microtraumi ripetuti.
Per la medicina osteopatica la pubalgia è
un'alterazione dell'equilibrio delle strutture
osteo-articolari, fasciali e muscolari che
confl uiscono sul bacino ed in particolare sulla
sinfi si pubica. Può essere traumatica o cronica.
Nel primo caso il meccanismo traumatico
modifi ca i rapporti articolari delle iliache
(anteriorità, posteriorità, apertura, chiusura,
superiorità) alterando la biomeccanica delle
stesse. Questa alterazione causa tensione nei
legamenti della sinfi si pubica e nelle inserzioni
tendinee degli adduttori. Qui il trattamento
osteopatico prevede quindi di ristabilire il giusto
equilibrio tra il bacino e le strutture articolari e
muscolari che interagiscono con esso.
Nel caso in cui la pubalgia sia cronica si vanno
a considerare gli eventuali squilibri tra le catene
cinetiche muscolari che prendono inserzione
sul pube e sull'ischio. Un eccesso o un defi cit di
una o più catene, come ad esempio un ipertono
dei muscoli ischio-crurali oppure un'ipotonia
dei muscoli addominali, crea un'alterazione
della mobilità' delle articolazioni del bacino
con conseguente sovraccarico dei muscoli
adduttori. In questo caso oltre alle manipolazioni
sono indicate anche sedute di rieducazione
posturale (mezieres) per il riequilibrio delle
catene muscolari, seguiti da esercizi mirati per il
potenziamento muscolare (addominali).
A queste cause biomeccaniche funzionali e per
comprendere a fondo i meccanismi di questo
processo patologico non possiamo tralasciare
l'aspetto psichico ed emotivo. Le cinque
leggi biologiche scoperte dal dott. Hamer ci
aiutano a comprendere come il nostro corpo
si comporta in seguito ad un confl itto emotivo.
Per le 5 leggi biologiche la pubalgia è la fase
di riparazione delle inserzioni tendinee in un
processo di riparazione biologico sensato
diretto dal cervello. La causa di tale riparazione
è un trauma (stiramento/distrazione dei muscoli
adduttori dell'anca) o una necrosi tendinea
dovuta ad un periodo di autosvalutazione.
Il cervello produce riduzione di tessuto (necrosi)
quando l'individuo non riesce in una particolare
funzione motoria (fase simpaticotonica).
Questo "sentito di autosvalutazione" andrà a
tradursi nel corpo nella gestualità propria in cui
l'individuo l'ha percepita:
Gestualità motoria: non essere in grado di
trattenere o lasciare andare un partner come ad
esempio un genitore, un fratello, un fi glio, o il
partner sessuale.
Gestualità sportiva: non essere in grado di
trattenere la palla o di dribblare.
Risolto il confl itto di non riuscire
(autosvalutazione) il cervello ripara la
necrosi con una fase restitutiva/cicatriziale
(fase vagotonica) rappresentata da falda di
versamento miofasciale, dolore e riduzione della
funzione muscolare. Il dolore verrà percepito
quindi dopo la risoluzione del confl itto emotivo
(psichica), nella fase di ricicatrizzazione (nel
corpo) dei tessuti e strutture interessate.
Questo processo organico sarà di intensità e
durata proporzionale alla fase confl ittuale di
autosvalutazione.
La pubalgiaDottor
Michele TrapaniOsteopata D.O. squadre nazionali canoa
olimpica velocità - Osteopata Clever
Rehabilitation Sant'Agnello
338.9021634
#OSTEOPATA
24 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottoressa
Olga Paola ZagaroliSessuologa
Lunedì e Giovedì
dalle 15,30 alle 17,30
335.8709595
http://bit.ly/1euymof
Di recente, leggendo l’ultimo libro di un illustre
sessuologo, mi sono soff ermata a rifl ettere su
come oggi, proprio a causa della estrema libertà
sessuale che per fortuna si diff onde con un
sentimento di normalità sempre più condiviso,
la coppia sembra sempre più bloccata da
quegli stereotipi di pseudo-normalità che la
costringono quasi ad un “piacere ritualizzato”
dove la routine la fa da padrona.
Il termine routine ha solitamente una
connotazione negativa quando viene riferita
alla coppia, si pensa subito a tutto ciò che
normalmente facciamo rientrare nei nostri
“doveri”. E in eff etti, è così!
Ma senza cadere nell’utopia, penso ci siano
diversi modi anche per aff rontare i “doveri” e
quindi la routine.
Lungi da me farvi credere che fare la spesa,
cucinare, fare le faccende domestiche, piuttosto
che scarrozzare i fi gli a destra e a manca, si
possa vivere con un enorme piacere, tuttavia,
molti di questi momenti possono essere
condivisi e diventare momenti della coppia,
piuttosto che momenti di separazione della
stessa. Bisogna fare attenzione a mantenere il
rapporto di coppia vivo,
intenso e stimolante, mantenere viva la curiosità
dell’altro e quella verso l’altro e, riprendendo
ancora l’illustre sessuologo, bisogna “non
smettere di giocare”. Già perché il sesso è
un gioco. Un gioco che può aiutarci molto a
combattere la quotidianità, a farci sentire ancora
forte l’interesse per l’altro, a mantenere vivo
il rapporto, a farci sentire ancora o di nuovo
innamorati! È col sesso e nel sesso che la
coppia si cerca, si trova e si ama.
Come diceva una famosa pubblicità "far
bene l’amore, fa bene all’amore” e non solo
aggiungerei io.
Mantenete il rapporto di coppia vivo, intenso e stimolante, provate a "non smettere di giocare"
Il sessoè un gioco!!
#SESSUOLOGA
26 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottor
Giuseppe De SimoneLaureato in Farmacia e Specializzato in
Scienza e tecniche delle piante offi cinali
presso l’Università Federico II di Napoli.
335.5302988
http://bit.ly/1ghBPqX
Il refl usso venosoUn nuovo servizio di prevenzione in farmacia.
Per prevenire l' insuffi cienza venosa. Il refl usso
venoso è un problema comune, nei paesi
occidentali il 5 – 8 % della popolazione soff re di
insuffi cienza venosa cronica (CVI).
È importante eff ettuare una diagnosi precoce
dell’ insuffi cienza venosa in modo da impostare
un’ effi cace terapia ed evitare o ritardare la
cronicizzazione della malattia. Non curare in
tempo una CVI può causare un’ ulcerazione
degli arti inferiori.
I vantaggi del test di refl usso venoso♦ Tecnologia validata e consolidata
♦ Metodo di misurazione non invasivo
eff ettuato su entrambi gli arti inferiori
contemporaneamente
♦ Semplicità e velocità di esecuzione
♦ Completezza e chiarezza dei risultati
Cosa deve fare il paziente durante l’esame?Il paziente seduto in maniera confortevole,
senza indumenti che stringono (pantaloni, calze,
etc.) eff ettua la procedura dello schema sopra
riportato, per una durata massima di 5 minuti.
Chi dovrebbe sottoporsi a questo tipo di test periodicamente?Le persone, sia di sesso femminile che maschile,
soggette ai seguenti fattori di rischio:
♦ Debolezza congenita del tessuto connettivo
♦ Mancanza di esercizio fi sico
♦ Chi è molto tempo all'impiedi
♦ Lavoro sedentario
♦ Sbalzi ormonali
♦ Gravidanza
♦ Sovrappeso
♦ Età
La Tecnologia utilizzata dal test. Come funziona?La reografi a a luce rifl essa (Light-refl ection
rheography LRR) è un metodo di misurazione
che consente di valutare le condizioni delle
vene, ed in maniera particolare il funzionamento
delle valvole venose.
Il VenoScreen è l’apparecchio ideale per
eseguire questo tipo di test screening, per la
valutazione iniziale dell’effi cienza venosa.
Il metodo LRR utilizza un sistema non invasivo
a luce infrarossa, trasmessa attraverso la pelle
della parte inferiore della gamba. Un sensore
fotometrico misura la luce rifl essa dalla pelle
(misurazione dispersa). L’intensità della luce
rifl essa fornisce informazioni relative al volume
del sangue nella pelle. Sebbene il VenoScreen
esamini il sangue in prossimità della superfi cie,
esso è in grado di fornire informazioni relative
all’intero sistema venoso in quanto le vene della
pelle sono strettamente collegate alle vene
profonde della gamba.
L’insuffi cienza venosa cronica (CVI)
La dilatazione delle vene (vena varicosa)
o difetti delle valvole venose possono
generare una insuffi cienza delle stesse, non
ostacolando il refl usso del sangue venoso
verso il cuore e generando quindi un’alta
pressione venosa. L’insuffi cienza venosa
cronica si traduce in edema, vene varicose
ed ulcere.
#FARMACISTA
28 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottoressa
Bianca PaneLaureata in Filosofi a e Psicopedagogia
presso l’Università di Napoli Federico
II, specializzata in Gestalt Counseling
Bioenergetica e Terapie Olistiche
393.9315564
http://bit.ly/1bb6qS4
Nel precedente articolo abbiamo
detto che la paura è un’emozione,
come la rabbia o l’amore, e indica
che qualcosa sta minacciando il
nostro equilibrio a livello di sicurezza
e sopravvivenza, ma anche di
fi ducia in noi stessi, negli altri e nell’ambiente
che ci circonda. Si tratta di un’informazione
lineare, immediata, e funzionale. Pericolo,
attenzione, reazione, salvezza. In che modo
questa comunicazione importante si trasforma
in quel sentimento ambiguo e insidioso, in
quella trepidazione senza un perché che ci
annichilisce e che fi nisce per congelare ogni
possibilità di cambiamento, costringendoci in
vecchi schemi che ci fanno soff rire? E’ molto
semplice: si altera quando facciamo fi nta che
la paura non esista, quando la neghiamo con
sistematicità, diventando esperti a camuff arla
e a non sentirla in modo chiaro. Soprattutto,
quando non la risolviamo, andandoci ‘dentro’. La
ragione principale di tale negazione è di origine
culturale: nella nostra società ‘non è bello
avere paura’. Ammettendo di provarla, temiamo
di essere etichettati come codardi, vigliacchi,
buoni a niente. Non ne possiamo fare a meno
poiché i modelli proposti sono sempre vincenti,
coraggiosi e indomiti, dei supereroi.
Per adeguarci a tali modelli dobbiamo fi ngere
che un simile sentimento non esista nella
gamma di quelli che proviamo. Ci hanno
insegnato che è ‘vergognoso’ provare paura,
essere insicuri, o provare qualsiasi altra
sfumatura di questo sentimento. Molto presto
impariamo a mascherarlo con il controllo;
diventiamo maestri a simulare un coraggio
senza tentennamenti. Aggiungiamo così
al blocco energetico della paura quello
dell’ipercontrollo: a muro si aggiunge muro.
Purtroppo, anche se negata e ignorata, la
paura lavora sotto la superfi cie e costituisce un
vero elemento frenante a vivere pienamente
la nostra vita. Essa può riguardare, come
vedremo nei prossimi articoli, tutti gli aspetti
della nostra vita e, se non viene risolta, ci può
letteralmente paralizzare. Ce ne accorgiamo
quando, senza un vero perché, ci fermiamo
nella corsa che è la nostra quotidianità, trattenuti
da una forza ambigua e sfuggente che congiura
contro di noi. Tutto diventa diffi cile, pesante,
lento perché la paura blocca il dinamismo e la
trasformazione che ci fa crescere: interrompe il
movimento che è la vita. Se solo ci fermassimo
un istante ad ascoltarci, ci renderemmo conto
che l’ostacolo più grosso che si frappone tra
noi e questo divenire è, appunto, ‘la paura
della paura’. Non appena perdiamo il controllo,
manifestiamo la paura in aspetti estremamente
creativi: abbiamo paura degli spazi aperti
oppure siamo claustrofobici, temiamo i ragni
oppure le malattie, paventiamo le débacle
in camera da letto o abbiamo il terrore di
parlare in pubblico… Sono soltanto piccole
manifestazioni di qualcosa di più grosso che non
vogliamo vedere, né tantomeno risolvere. Far
fi nta di non avere paura, tuttavia, signifi ca non
La paura
della paura
#PSICOPEDAGOGISTA
SECONDA PARTE
30 100% Fitness Mag Marzo 2014
fare le cose, rinunciare, accampare delle scuse,
oppure agire con tensione. Vuol dire pesare
ogni parola e ogni gesto, e temere il fallimento.
Ne vale la pena?
La ‘decisione’ che determina la pauraSia che mostriamo la paura o che la
nascondiamo, è importante sapere che
l’abbiamo creata energeticamente con la nostra
decisione di non sentirci mai al sicuro, con la
percezione che qualcosa ci minaccia sempre
e che dobbiamo sempre difenderci. Questa
‘strana’ decisione, che pare assurdo abbiamo
creato proprio noi, va revocata.
Il fatto è che nella nostra vita, le decisioni le
prendiamo a volte consapevolmente, a volte in
modo inconscio. Qual è dunque la decisione
che ha come risultato la paura? Per quale
motivo, in tempo attuale o remoto, decidiamo
di essere in pericolo anche se, oggettivamente,
nulla ci minaccia? Cosa ci fa pensare che il
mondo sia un posto ostile, abitato da persone
cattive, sempre pronte a farci del male? Da dove
si origina il senso di instabilità, di incertezza e
sradicamento che non ci fa procedere sicuri
nella vita? Spesso questa decisione, che per lo
più è inconsapevole, ha origini molto remote.
Questo muro, infatti, nasce da un rapporto
importantissimo che, per defi nizione, dovrebbe
rassicurarci: quello con chi ci ha messo al
mondo, la mamma. Più esattamente, dipende
dalle decisioni che abbiamo preso in merito a
come funzionava questo rapporto. Quando nella
nostra esistenza la paura si reitera, ci procura
fallimenti o malattie, dobbiamo indagare in
questa direzione.
In genere, nella nostra società, la funzione
della mamma è quella di provvedere al
nutrimento, non soltanto fi sico ma anche
emozionale e aff ettivo, e di creare una ‘tana’
sicura per i cuccioli. Il bambino, che fi no all’età
di tre anni le è fortemente legato dal punto
di vista energetico, impara dalla mamma e
dal suo modo di essere se fi darsi o sentirsi
minacciato. Anche se ognuno di noi è un
grande spirito, anche a quell’età, e potrebbe
respingere la paura, a causa del legame
preferenziale che abbiamo con lei spesso non
è così facile. Per lo più fi niamo per accettare il
modello che ci viene proposto e ci adeguiamo.
Il campo energetico del bambino, quando è
molto piccolo, è aperto per defi nizione alle
energie dei genitori e risente fortemente
dell’atmosfera in cui vive. Il rapporto con la
madre è di primaria importanza, da esso, infatti,
il bambino trae le considerazioni su come
‘gira il mondo’ in fatto di soddisfacimento dei
bisogni primari, cioè degli aspetti che nel futuro
avranno la funzione di rassicurarlo. Ovviamente
le decisioni che il bambino prende sono frutto
di ciò che fa la madre, del suo modo di essere,
delle sue priorità, dei suoi fi ltri percettivi e delle
decisioni che lei stessa ha preso in precedenza.
Percepire la propria madre come presente e
‘nutriente’ porterà il bambino a credere che,
per quanto riguarda i bisogni primari, ‘ce ne sia
sempre in abbondanza’; ma se lui si sentisse
di dover faticare per avere l’attenzione della
mamma, potrà interpretare l’evento come
minaccioso e decidere: ‘Io sono sempre l’ultimo,
chissà se ce ne sarà abbastanza per me’,
oppure: ‘ Devo sempre sgomitare per avere
quello di cui ho diritto’. Come ogni persona, il
piccolo reagirà creandosi degli schemi mentali
che, una volta cresciuto, se non li revocherà
consapevolmente, applicherà a tutto ciò che
rappresenta la sicurezza. Avrà forti insicurezze
relative al denaro, alla casa, al lavoro, ai beni
materiali e, soprattutto, alla fi ducia in se stesso.
Concludere che la relazione con nostra madre
è stata diffi cile, o poco nutriente, o percepita
come non sicura si riverbererà su tutto ciò che
rappresenta la sicurezza nella nostra vita, con
la medesima diffi coltà che abbiamo incontrato
da piccoli. Di contro, se abbiamo deciso che il
legame con lei ci rassicurava, ci faceva sentire
nutriti e protetti ed era facile, avremmo in
seguito la sensazione di fi ducia, di poter contare
sempre su quello di cui abbiamo bisogno nella
vita, e senza sforzo!
Se abbiamo deciso di non sentirci al sicuro in
seguito a qualcosa fatto dalla mamma, o che
lei non ci ha amato come avremmo voluto,
può succedere che recidiamo le nostre radici
energetiche creando un muro e diamo inizio
alla spirale della paura che ci porta a credere
di non essere sostenuti dal fl usso della vita e di
esserne in balìa.
Dobbiamo ricordarci, tuttavia, che non importa
da quanto tempo abbiamo costruito quel muro,
basta che ci riequilibriamo, riconnettendoci con
l’energia del ‘materno’, della Madre Terra, per
ricreare il fl usso vitale e creativo. E’ importante
ritrovare quel meraviglioso cordone ombelicale
che ci unisce alla Terra, diventare solidamente
‘reali’, presenti nel qui ed ora e dinamicamente
vivi. Ricreeremo le radici che abbiamo tagliato e
da esse trarremo nutrimento, stabilità e crescita,
smettendo di sentirci separati dalla natura, dalla
mamma, in una parola, orfani…
#PSICOPEDAGOGISTA
32 100% Fitness Mag Marzo 2014
L'acufeneDottoressa
Tea MaioneLaureata in Tecniche Audioprotesiche
Martedì dalle 9.00 alle 11.00
338.9648341
http://bit.ly/1gXjdO7
Nel 1986 secondo gli studi di Tyler e Babin,
gli acufeni, similmente all'ipoacusia, furono
classifi cati in tre tipologie:
♦ Acufeni dell'orecchio medio
♦ Acufeni neurosensoriali
♦ Acufeni centrali
Ma è da molti anni opinione comune che,
indipendentemente dalla sua regione di
origine, l'acufene debba essere percepito dalla
corteccia uditiva.
L'aumento delle attività neurali spontanee
presenti nella corteccia potrebbe essere il
risultato di alcune anomalie presenti nelle
regioni inferiori dell'apparato uditivo.
È bene sapere che è altrettanto importante
eff ettuare una netta distinzione tra l'acufene
vero e proprio e le reazioni scatenate.
In molti casi non siamo in grado di cambiare
la percezione acufenica, ma quasi sempre
possiamo aiutare i pazienti a modifi care le loro
reazioni nei confronti del problema.
Nel caso in cui si cerchi di ridurre il tinnito
con l'ausilio dei farmaci, ad esempio, è di
cruciale importanza misurare per prima cosa
l'entità del fenomeno. Se si decide di aiutare
il paziente a modifi care le proprie reazioni
tramite il counseling è bene poterle misurare
con esattezza, in modo da stabilire dei
riferimenti chiari. Quali la qualità dell'acufene,
che può essere descritta in base al tipo di
suono percepito o al suo timbro più elevato ed
evidente. La loudness di un tono può essere
adattata a quella dell'acufene, così come il
livello del rumore a banda larga può essere
regolato fi no ad arrivare a mascherare appena
l'acufene, raggiungendo così quello che viene
defi nito come “Livello di Mascheramento
Minimo” (LMM).
Il suddetto LMM, però, non può essere misurato
in tutti i pazienti, in quanto in alcuni casi
l'acufene non riesce ad essere mascherato.
Alcuni gruppi di ricerca hanno documentato
l'ampia varietà di reazioni innescate nei pazienti
dal proprio problema acufenico, hanno proposto
un modello secondo cui i disturbi provocati
dall'acufene sono infl uenzati dall'entità e
dalla qualità del problema e possono essere
modifi cati dall'assetto psicologico del paziente.
Per quantifi care la disabilità provocata
dall'acufene si sono sviluppati diversi
questionari, tra cui quello che vi ho presentato il
mese scorso, dai quali risultati poi si passa quasi
sempre al counseling.
Il counseling dovrebbe aff rontare soprattutto i
problemi emotivi relativi all'acufene.
Quindi proprio come con gli apparecchi acustici,
anche nel caso del trattamento dell'acufene
è importante "nutrire" in modo corretto le
"I pazienti con forme di acufene lievi soff rono apparentemente meno di stress, rispetto a coloro che dichiarano di avere un acufene molto forte".
#AUDIOPROTESISTA
34 100% Fitness Mag Marzo 2014
aspettative del paziente, focalizzandosi su
un piano terapeutico personalizzato, non
escludendo ove necessario l'applicazione della
terapia cognitivo-comportamentale.
Le strategie specifi che di counseling
scaturiscono dall’ osservazione e dall’analisi,
in primo luogo, della varietà di problematiche
vissute in prima persona dai pazienti acufenici.
Il counseling deve considerare tutte le diffi coltà
del paziente nel loro complesso e deve essere
incentrato soprattutto sui problemi emotivi
relativi all'acufene. È un approccio fortemente
personalizzato e che, in quanto tale, richiede la
completa collaborazione del paziente.
II primo passo consiste nell'accertarsi che il
paziente capisca realmente cosa sia il fenomeno
acufenico, quali sono le cause e le diverse
possibilità di trattamento. L'approccio mentale
del paziente nei confronti dell'acufene esercita
un impatto notevole sul suo modo di reagire al
problema. Al paziente va detto chiaramente che
non è possibile modifi care il tinnito, ma che si
può agire con successo, invece, sulla propria
capacità dì gestire le reazioni. In questo senso
si sono rivelati molto utili alcuni aspetti della
terapia cognitivo-comportamentale.
Il disturbo del sonno per il paziente acufenico è
il più diff uso.
Ecco alcune delle strategie mirate ad agevolare
il riposo notturno:
♦ Evitare l'assunzione di caff eina e tabacco.
Non fare pasti opulenti prima di mettersi a
letto.
♦ Creare una stanza da letto che favorisca il
riposo notturno, eliminando tutte le possibili
fonti di distrazione.
♦ Dormire e svegliarsi con regolarità, allo stesso
orario.
♦ Adottare delle strategie per favorire il
relax, come la visualizzazione guidata ed il
rilassamento muscolare progressivo. Metterle
in pratica prima di andare a dormire e, nel
caso emergano problemi di insonnia, anche
durante la notte. Ascoltare musica a basso
volume o altri suoni ambientali in modo da
agevolare il riposo ed il sonno.
I suoni utilizzati per favorire il riposo notturno
sono suoni soft e piacevoli; musica tranquilla,
rilassante, costante, per lo più classica; suoni
della natura (onde, cascate d'acqua, pioggia);
e/o rumore a banda larga (suoni sibilanti tipo
"ssshhh").
Un altro fattore fondamentale da recuperare per
il paziente acufenico è la concentrazione, essa
è fondamentale per portare avanti le diverse
attività della nostra vita. Chi perde la capacità
di concentrarsi, perché stressato dall'acufene,
si sente frustrato e ha bisogno di più tempo
per portare a compimento qualsiasi attività.
L’aiuto più consistente per il paziente acufenico
rimangono le terapie sonore, da decenni ormai
si ricorre all'utilizzo di suoni di sottofondo.
Essi servono a:
♦ Ridurre l'attenzione nei confronti dell'acufene.
♦ Ridurre la loudness dell'acufene.
♦ Sostituire il suono sgradevole (acufene) con
uno più piacevole (quello di sottofondo).
Molti medici e clinici hanno riscontrato l'utilità
degli apparecchi acustici nel contrastare
l'acufene, gli studiosi tutti dal 1978 (Vernon
ed altri) ad oggi (Searchfi eld), hanno fornito
strategie molto dettagliate circa il fi tting
degli apparecchi acustici nel caso di pazienti
acufenici.
Già dal 1978 sono consigliati dagli studiosi l'uso
dei dispositivi indossabili per produrre rumore
a banda larga utile a mascherare l'acufene.
Vernon ha evidenziato che il livello del rumore
dovrebbe essere sotto il diretto controllo del
paziente. Sebbene, nei primi anni, sia stato
usato spesso il mascheramento totale, la
nostra esperienza ci ha insegnato che questo
approccio per molti pazienti risulta essere
troppo forte, pertanto si utilizza un rumore
che non mascheri completamente l'acufene,
optando per il "mascheramento parziale".
Si parla di mascheramento parziale anche
quando il livello del suono è simile all'entità
dell'acufene. Negli ultimi cinque anni sono stati
immessi sul mercato diversi nuovi dispositivi
portatili per i pazienti acufenici.
I suoni generati possono essere soft, musica di
sottofondo o rumore modellato e raggiungere
complessi tonali elaborati e modulati.
Ogni paziente ha le sue preferenze individuali.
Molti, ormai, acquistano e traggono benefi ci da
questi dispositivi di terapia sonora.
Molti pazienti acufenici presentano anche
iperacusia, ovvero una aumentata sensibilità nei
confronti della loudness.
Essi cioè percepiscono i suoni normalmente forti
con una intensità ancora maggiore. In questi
casi è consigliabile l’esposizione controllata a
suoni di bassa intensità, prolungata per diverse
settimane o mesi.
Oggi come avete potuto constatare, insieme alla
diagnostica ed all’applicazione di apparecchi
acustici i centri specializzati erogano anche
servizi mirati al trattamento dell’acufene.
#AUDIOPROTESISTA
36 100% Fitness Mag Marzo 2014
La disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca
Dottoressa
Barbara Martino Laureata in chiropratica all’Anglo-European
College of Chiropractic in Bournemouth
(Inghilterra), membro dell’A.I.C.
Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00
349.1381175
http://bit.ly/1ddlb6M
Il bacino è costituito da quattro ossa: le due ali
iliache, il sacro ed il coccige; quello femminile
è più largo e possiede un arco pubico più
accentuato. Queste strutture sono stabilizzate
da legamenti che sono molto resistenti: il
legamento ileo-lombare, quello sacro tuberoso
e quello sacro spinoso.
Le quattro ossa sopra menzionate sono formate
da quattro articolazioni: due articolazioni sacro
iliache sinoviali, la sinfi si pubica e l'articolazione
sacro coccigea. Il bacino, e le articolazioni sacro-
iliache (SI) possono defi nirsi il fulcro di ogni
posizione assunta dal corpo sotto l'azione della
forza di gravità. Sono infatti il punto di massimo
assorbimento delle forze provenienti dall’alto
e dal basso e soprattutto, trasmettono il peso
del corpo agli arti inferiori e viceversa. Questa
funzione è realizzata in modo diverso a seconda
della postura assunta dal soggetto. Inoltre, il
bacino è il fulcro da cui inizia la deambulazione
e grazie ai suoi assestamenti direziona e orienta
tutto l’arto inferiore.
Il movimento principale dell’articolazione sacro-
iliaca è costituito da un rotazione del sacro
rispetto all’ilio attorno ad un asse trasversale che
passa a livello di S2 defi nito come nutazione o
contronutazione. Questo movimento combinato
noto come antiversione e retroversione
del bacino è garantita dall'intervento attivo
dei diversi gruppi muscolari. L’articolazione
sacro-iliaca, infatti, necessità di un’attività
muscolare per mantenersi stabile. Se i muscoli
non lavorano correttamente si sviluppano
squilibri nell'azione dei vari gruppi muscolari
e l’articolazione diviene instabile e dolente.
Quando l’articolazione sacro-iliaca è irritata o
infi amata si avverte un dolore nella zona bassa
della schiena e nelle gambe.
Cause della disfunzione sacroiliacaL'articolazioni SI diventano dolorose a causa
di alterazioni nel normale movimento delle
articolazioni. Quest'utlime possono essere divise
in quattro categorie:
Lesioni traumatiche: queste sono causate da
un trauma diretto e si distinguono in: lesioni di
tipo sacro-iliache, che derivano da un problema
di origine lombare (per esempio causati da
movimento di fl essione, inclinazione laterale
e rotazione controlaterale) e lesioni di tipo
ileo-sacrali, che invece sono causate dall'arto
inferiore (esempio in caso di caduta a terra su
ginocchio fl esso o mancato calcio al pallone).
Questi tipi di lesioni, di solito, danneggiano
i legamenti che supportano l'articolazione
sacroiliaca, allungandoli eccessivamente con
conseuente spasmo nei muscoli che supportano
la schiena e il bacino.
#CHIROPRATICA
38 100% Fitness Mag Marzo 2014
Alterazioni biomeccaniche: i problemi
biomeccanici più comuni che favoriscono la
disfunzione sacro-iliaca sono:
- discrepanza delle lunghezze delle gambe
- overpronazione
- torsione unilaterale del bacino
- squilibrio muscolare dei muscoli che
interessano il bacino.
Inoltre due tipi di modifi che del movimento
normale possono causare problemi
biomeccanici all’articolazione:
- troppo movimento (iper-mobilità)
- troppo poco movimento (ipo-mobilità)
Cambiamenti ormonali: questi si riferiscono
per lo più ai cambiamenti ormonali durante la
gravidanza. In preparazione del parto, infatti,
i legamenti del bacino aumentano di lassità.
Questo, insieme all’aumento di peso, comporta
sforzo maggiore sulla spima e di conseguenza
dolore nella zona del bacino.
Malattie articolari infi ammatorie: ci sono molti
disturbi che colpiscono le articolazioni del corpo
che possono anche causare l'infi ammazione
delle articolazioni SI. Questi includono:
- Gotta
- Artrite reumatoide
- Psoriasi
- Spondilite anchilosante
Sintomi delle disfunzione sacroiliacaIl dolore associato con la disfunzione
dell'articolazione sacro-iliaca si presenta più
comunemente nelle natiche e nella parte bassa
della schiena. Può anche interessare le gambe,
l'inguine e pesino i piedi. Il dolore può essere
aggravato da:
- Stare in piedi per lungo tempo
- Sostenere il peso corporeo più su una gamba
rispetto all'altra
- Salire le scale
- Correre
- Posture scorrette
A seconda della gravità del dolore, la
disfunzione sacro-iliaca può rendere diffi cile:
- Rigirarsi nel letto
- Mettere le scarpe e le calze
- Dolore nel mettere le gambe dentro e fuori
dalla macchina
È probabile che si avverta dolere a un lato della
parte bassa della schiena durante la guida su
lunghe distanze.
Inoltre, il paziente avvertirà rigidità nella parte
bassa della schiena nel momento di alzarsi dopo
essere stati seduti per lunghi periodi e la mattina
quando si alza dal letto.
Esami DiagnosticiIl primo passo nella diagnosi è ottenere una
storia completa del dolore e un esame fi sico
eff ettuato da un medico. Il medico farà domande
per determinare se ci sono dei disturbi di
fondo che potrebbero essere la causa del
dolore del paziente. Questo può anche aiutare
a diff erenziare il dolore proveniente dalle
articolazioni SI, colonna lombare, o bacino.
Gli esami strumentali piu’ comunementi usati
sono le radiografi e, la TAC (che dà uno sguardo
più dettagliato alle giunture e alle ossa) e la
risonanza magnetica (che fornisce una migliore
valutazione dei tessuti molli, compresi i muscoli e
legamenti). Una tomografi a computerizzata (CAT
o CT) può anche aiutare nella diagnosi.
TrattamentoIl trattamento chiropratico normalmente aiuta
a ridurre il dolore più veloce, ma è importante
ricordare che i legamenti non possono essere
completamente guariti, anche se il dolore si
è placato. Ci sono tre fasi del trattamento,
ciascuno con obiettivi specifi ci da conseguire
prima di passare al successivo. Questi sono:
- La fase iniziale, durante la fase acuta, ha
come scopo quello di diminuire il dolore e
l'infi ammazione attraverso la correzione e lo
sblocco delle articolazioni della schiena e del
bacino.
- La seconda fase, la fase di stabilizzazione,
è mirata alla stabilizzazzione del problema
attraverso l’introduzione di esercizi di
riabilitazione per raff orzare i muscoli e i
legamenti del bacino.
- La terza fase, denominata fase di
manutenzione, si focalizza sulla rieducazione
posturale, volta a ristabilire una corretta
corrispondenza tra rachide lombare e bacino,
e il ritorno alle normali attività della vita
quotidiana.
#CHIROPRATICA
42 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottor
Antonio CoppolaMedico, pediatra, rianimatore,
anestesista specializzato nella
terapia del dolore
338.1705569
L'Ipnosi
La Psicoterapia IpnoticaIl termine ipnosi suscita risposte diverse
nelle persone; alcuni sono ancora legati al
concetto di ipnosi come tecnica direttiva, dove
l’ipnotizzatore esercita un potere suggestivo sul
paziente che subisce passivamente quello che
viene comandato.
La televisione e alcuni ciarlatani hanno
contribuito nel creare nell’immaginario comune
l’idea dell’ipnosi come quella di un qualcosa
di teatrale dove si ipnotizza la persona con un
pendolo o con la frase “a me gli occhi” tornando
così a concezioni e stereotipi vecchi di secoli.
Defi nizione di ipnosiLa defi nizione di ipnosi è invece la seguente:
Ipnosi: defi nizione dell'American Psychological
Association Ipnosi, Ipnoterapia (adattata
dalla defi nizione di Ipnosi dell’american psychological association - Division 30 -
Psychological Hypnosis)
L’Ipnosi è una procedura durante la quale
un medico o uno psicologo suggerisce che
il paziente faccia esperienza di cambiamenti
nelle sensazioni, percezioni, pensieri o
comportamenti; tali cambiamenti vengono usati
dal sanitario nel trattamento psicoterapico per
problemi psichici, oltre che nel trattamento
del dolore e di molti problemi psicologici che
emergono in campo medico e odontoiatrico.
Il contesto ipnotico è generalmente stabilito
mediante una procedura di induzione che può
essere fatta con tecniche dirette ("convenzionali"
o comunque esplicitate) o indirette
("conversazionali" e di utilizzazione).
Le persone rispondono all’ipnosi in modi
diversi. La responsivita’ infl uisce sulla profondità
della trance raggiunta dal soggetto ma non
infi cia un lavoro psicoterapico svolto con il
modello ipnotico.
L’ipnosi modernaPer Milton Hyland Erickson (1901-1980),
il famoso psichiatra fondatore dell’ ipnosi
moderna (non direttiva o Ericksoniana) l’ipnosi
non è altro che una condizione naturale
che si verifi ca spontaneamente in diversi
momenti della vita quotidiana (Common
everyday trance, Haley 1978) e che può essere
indotta nel pieno rispetto delle esigenze e delle
L’Ipnosi è una
procedura durante la
quale un medico o uno
psicologo suggerisce
che il paziente
faccia esperienza
di cambiamenti
nelle sensazioni,
percezioni, pensieri o
comportamenti
#ANESTESISTA
44 100% Fitness Mag Marzo 2014
capacità della persona. Erickson si interessò
in particolare ai metodi naturalistici (senza
induzione formale), che lo portarono ad utilizzare
l'ipnosi in modo creativo non più cioè come una
serie di rituali standard ma come un particolare
stile comunicativo e una particolare "situazione
comunicativa relazionale" (Jay Haley). Al di la
quindi di quello che si pensa nell’immaginario
comune la trance ipnotica non necessita quindi
che la persona si sdrai e chiuda gli occhi ma
può essere sviluppata anche in una normale
“conversazione” psicoterapeutica.
Cosa succede in ipnosi?L’elemento che caratterizza lo stato ipnotico è
quello di provocare un’esperienza di trance,
ovvero "la perdita dell’orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà concettuale astratta” (Erickson, 1964).
È un’esperienza
comune è quella
ad esempio di
essere assorto in
un’attività (leggere
un libro, guardare un
fi lm, sostenere una
conversazione) e
distaccarsi anche se per brevi istanti dalla realtà
esterna, oggettiva, per vivere una realtà interna
soggettiva.
Fermarsi a rifl ettere su di un’avvenimento e
presi dalla nostra immaginazione perdersi per
qualche istante nel ricordare dei particolari
che non ricordavamo di sapere, ed accorgersi
che magari è passato molto tempo mentre noi
pensavamo fossero passati solo alcuni minuti.
L'ipnosi è terapeutica? NO! Se la trance ipnotica è un’esperienza
comune, in sé la sola ipnosi non ha eff etti
terapeutici. L’utilizzo che uno psicologo fa della
trance ipnotica che instaura con il paziente, può
avere degli eff etti terapeutici a patto che vi sia
un accordo tra paziente e terapeuta nell’utilizzo
dell’ipnosi stessa. In questa nuova concezione
della trance ,”il soggetto riesce ad abbandonare
le proprie resistenze per collaborare alla terapia
soltanto quando si sente riconosciuto nella
sua identità e nelle sue necessità personali”
(Erickson).
Ecco l’importanza di affi darsi ad uno psicologo/
psicoterapeuta; se di fatti l’esperienza di trance
ipnotica è qualcosa che spontaneamente
produciamo, l’utilizzo della trance terapeutica
da parte di uno psicologo/psicoterapeuta
diventa utile nel momento in cui l’esperienza di
modifi cazione di coscienza viene associata ad
una procedura psicoterapeutica altrimenti non
produce alcune risultato.
Quando lo stato ipnotico viene indotto da un
terapeuta per aiutare la persona a risolvere
un problema, l’obiettivo è aiutare la persona a
sperimentare nuovi modi di sentire, pensare,
agire rispetto alla situazione che ha presentato
e che aiutino concretamente la persona a
risolvere i problemi che ha presentato.
In altre parole l’ipnosi non è un fi ne ma un
mezzo attraverso il quale aiutare la persona
ad uscire dalla “modalità disfunzionale” con
la quale ha creato una problema (es. fobie,
attacchi di panico, disturbi d’ansia) e dalla quale
razionalmente o con la sola forza di volontà non
riesce ad uscire.
Un esempio molto chiaro è quello della persona
che ha sviluppato
una specifi ca fobia,
ad esempio nei
luoghi aff ollati o
per un animale, e
per quanto sappia
razionalmente che
non ci sia un pericolo
concreto, inconsapevolmente prova paura ogni
volta che vede lo stimolo fobico, una paura
così invalidante da non riuscire a comportarsi
diversamente.
L’utilizzo della trance ipnotica in un contesto
terapeutico aiuta la persona a sviluppare un
diverso stato di coscienza che la renda capace
di modifi care le proprie reazioni.
Nuovi modelli di ipnosi ericksoniana“Perché l’ipnosi risulti effi cace deve essere usata in maniera strategica” diceva Haley,
allievo e collaboratore di Erickson.
Al di la delle tecniche induttive, delle prescrizioni
paradossali, delle tecniche codifi cate dalla
programmazione neuro linguistica e dagli
approcci derivati dal lavoro di Erickson, l'Ipnosi
Strategica utilizza una serie di procedure prima
ancora di iniziare le procedure di induzione,
che semplifi cano e tolgono un pò di quella
"sontuosa impalcatura" che avvolge di mistero
l'ipnosi, portandola nella sua applicazione alla
massima semplicità.
Il fi ne dell’ipnosi strategica è quello di utilizzare
abilmente l’ipnosi al fi ne di “indirizzare l’altra
persona, verso un cambiamento spontaneo.”
“Perché l’ipnosi risulti effi cace deve essere usata in maniera strategica”
#ANESTESISTA
46 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dottoressa
Daniela CaiafaLaureata in Neuropsicomotricità
dell’età evolutiva, presso l’Università
di Napoli Federico II
Lunedì e Sabato
dalle 9.00 alle 13.00
347.5477785
http://bit.ly/1bjyYJp
Mutismo selettivo
Il mutismo selettivo è una patologia ancora
poco conosciuta in Italia, nonostante sia stata
scoperta alla fi ne dell’800, gli studi e la ricerca
su quest’argomento sono stati trascurati.
Cos’è il mutismo selettivo? È un disturbo
complesso legato all’ansia sociale, caratterizzato
dall’ impossibilità per un bambino di esprimersi
e comunicare in modo tranquillo in alcuni
contesti sociali, principalmente a scuola. D’altra
parte però, questi bambini riescono a parlare
normalmente in situazioni in cui si sentono
sereni. Il mutismo selettivo è una vera e propria
ansia da comunicazione. Il grado di ansia del
bambino in una situazione, determina la sua
capacità a comunicare in quel momento. Più
sarà rilassato e più riuscirà a comunicare. Meno
sarà rilassato e più intuirà l’aspettativa da parte
degli altri che lui parli, più sarà diffi cile per lui
comunicare. L’aspettativa genera un aumento
dell’ansia. È stata creata una scala di valutazione
per defi nire la capacità di comunicazione del
bambino, che può collocare il disturbo del
bambino in base al livello d’ansia.
La scala di comunicazione SM-SCCS si
suddivide in 3 livelli:
♦ Livello 0 assenza di comunicazione;
♦ Livello 1 comunicazione non verbale che si
suddivide in:
1.A = risponde indicando con il dito,
1.B = prende l’iniziativa
♦ Livello2 comunicazione verbale
2.A = reagisce producendo dei suoni
2.B = inizia lo scambio attirando l’attenzione di
un’altra persona.
Per poter ottenere dei miglioramenti i primi
obiettivi da raggiungere sono:
♦ Far capire il problema al bambino
♦ Far accettare il problema
♦ Valutarlo insieme
Bisogna creare una scala per valutare il grado
d’ansia che crea una situazione sociale.
La valutazione va da 3 a 0. 3 la cosa per lui è
spaventosa \ diffi cile, man mano che si scende
2,1,0, il compito è sempre più facile.
Un’altra strategia è quella di non focalizzare
l’attenzione sulla parola parlare così si riduce
l’aspettativa, e anche perché il bambino da
un valore negativo a questo termine utilizzato
tantissimo e che gli provoca ansia. Questi
bambini, di base ansiosi, hanno bisogno di più
tempo per sentirsi a suo agio e adattarsi alla
nuova situazione. Quindi qualsiasi cosa deve
fare si deve preparare con anticipo.
Bisogna far in modo di ridurre le aspettative
perché il solo dire “buon giorno”, “ciao” richiede
sforzo e tempo. Il bambino con M.S. non si
comporta così perché vuole attirare l’attenzione,
o per avere il controllo sui familiari, ma
attraverso il mutismo controlla la situazione. Non
lo fa per vendicarsi ma è in uno stato d’ansia e
ha diffi coltà a gestire le emozioni. Per facilitare il
bambino bisogna assicurare: ordine, routine e
coerenza. Per aiutare i bambini aff etti da questa
patologia si devono defi nire degli obiettivi,
alcuni stabiliti con i bambini stessi, altri, invece,
non detti: cioè decisi dai genitori, insegnanti,
terapeuta. Sono strategie con lo scopo di
aiutarlo a progredire.
È consigliabile defi nire gli obiettivi “giochi”:
in questo modo, associando il gioco al
divertimento, i bambini non si sentono minacciati
da questo approccio. Gli obiettivi concordati con
il bambino stabiliscono la sequenza logica delle
tappe nel trattamento. I bambini si sentono più
#NEUROPSICOMOTRICISTA
sicuri “controllando” le procedure terapeutiche.
Una tecnica può essere l’uso della tabella
con adesivi o semplici crocette come rinforzo
positivo, premiando il bambino stimolano il
raggiungimento degli obiettivi attraverso una
leggera sollecitazione. Per alcuni bambini un
adesivo è suffi ciente a compiacerli. Però può
essere più effi cace dare un privilegio, che
sono qualcosa di tangibile e di reale. Ogni
5\10 adesivi raccolti il bambino riceve un
privilegio o un premio, andare a dormire più
tardi, invitare un amico a casa ecc… il rinforzo
positivo è un metodo che permette al bambino
di sentirsi bene, di ricevere un riconoscimento
per un lavoro eff ettuato, ed è un modo per
incoraggiarlo a raggiungere i suoi obiettivi.
Un altro aiuto può arrivare dall’intermediario
verbale può essere: una persona, un peluche,
un pupazzo, che può aiutare a trasferire la
parola in un certo ambiente.
I bambini che hanno istaurato una relazione
serena con una o più coetanei, il sussurrare
o il parlare con loro può comparire
spontaneamente, dopo un certo periodo.
Questo passaggio permette l’estendersi della
verbalizzazione anche ad altri.
Anche a scuola si possono adottare della
strategie per aiutare a creare una buona
relazione con la maestra. Per esempio
permettere alla mamma di trascorrere del tempo
nella classe con il fi glio e la maestra prima
dell’arrivo dei bambini, durante questi momenti
non è necessario che il bambino interagisca con
la maestra, può stare con la mamma attribuendo
così un valore meno ansiogeno a quel luogo.
Così da disimparare dei comportamenti (non
parlare a scuola).
Per la valutazione del bambino si può registrare
la lettura e poi ascoltarla in classe, se d’accordo.
Il lavoro con questi bambini è lungo e c’è
bisogno di collaborazione da parte di tutti,
ma non dimentichiamo che sono bambini che
soff rono e con loro anche le famiglie. Ma tutti
insieme possono aiutare questi bambini a
liberarsi dalla paura, e farsi una vita normale.
Il mutismo selettivo è un disturbo legato all’ansia sociale, che impedisce ad un bambino di esprimersi in alcuni contesti sociali come la scuola
Broccoli salva prostataUn contorno per la tua bistecca?
I broccoli: i migliori alleati per prevenire
e combattere il cancro alla ghiandola
prostatica. Questi ortaggi contengono
una molecola, il sulforafano, in grado
di riconoscere le cellule tumorali e
attaccarle, lasciando intatte le altre.
Fonte: Molecular Nutrition and Food Research
#alimentazione
Il pomodoro abbassa il colesteroloAumentare il consumo di pomodoro aiuta a stabilizzare i livelli
di colesterolo. Lo dimostra una ricerca condotta dall'Harvard Medical School di Boston su 27.261 donne dai 45 anni in su.
Le volontarie, che durante l'esperimento hanno mangiato
almeno dieci porzioni alla settimana di pomodoro, anche
sotto forma di pizza, salsa e succo, hanno registrato livelli di
colesterolo totale inferiori, e un aumento del colesterolo
HDL (quello buono), rispetto alle donne di pari età che hanno
consumato meno di due porzioni alla settimana. Il motivo è la
presenza nei pomodori del licopene, l'antiossidante di cui sono
state dimostrate anche proprietà antitumorali.
Fonte: Journal of Nutrition
Con l'olio d'oliva la frittura è migliorePer i tuoi fritti usa l'olio d'oliva
o di girasole. Questi due tipi
di grassi vegetali riducono il
rischio di sviluppare malattie
coronariche, secondo uno
studio su oltre 40mila persone
dell'Università Autonoma di Madrid. Questo non signifi ca
che si possa esagerare con la
frittura, né che non si debba
prestare attenzione alla
modalità di questa cottura.
"Conviene preparare alimenti
che richiedono tempi brevi
di frittura, come le verdure
tagliate sottili", spiega
Giovanni Merone, nutrizionista
dell'Università La Sapienza di Roma, "perchè per più tempo si
frigge, più aumentano i prodotti
di degradazione dell'olio.
Altra regola fondamentale:
mai utilizzare lo stesso olio per
più fritture.
Fonte: OK Salute
49100% Fitness MagMarzo 2014
Dottoressa
Francesca MarescaLaureata in Dietistica presso l’Università
di Napoli Federico II.
Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30
334.2258132
http://bit.ly/19ubheb
La DietaMediterranea
Si parla spesso di “dieta
mediterranea”, anche se il termine
“dieta” è improprio, poiché
più che di un vero e proprio
programma dietetico, si tratta di
uno stile alimentare fatto di regole
e di abitudini ispirate alla tradizione
mediterranea. Alcuni princìpi della
dieta mediterranea rappresentano
tuttora la miglior difesa contro
malattie come aterosclerosi,
ipertensione, infarto del miocardio,
ictus, diabete e disturbi della motilità
intestinale. La dieta, a base di pane,
pasta (meglio ancora se integrali),
verdure, pesce, olio di oliva e frutta,
fornisce proteine, lipidi e zuccheri
ad alto valore nutritivo, a basso
contenuto di colesterolo, lipidi
saturi e zuccheri semplici; è ricca
di vitamine, sali minerali e fi bre non
digeribili. La dieta mediterranea è
incentrata soprattutto sulla corretta
scelta degli alimenti, mentre
l'aspetto calorico gioca un ruolo di
secondo piano. Ad un uomo adulto
occorrerebbero ogni giorno circa
2500 calorie di cui il 50% dovrebbe
provenire da carboidrati, il 30% da
lipidi e solo il 20% da proteine.
Scopri i princìpi più importanti della
dieta mediterranea in 10 punti:
#NUTRIZIONISTA
50 100% Fitness Mag Marzo 2014
NO Cibi grassi,
burro, strutto,
panna, fritti,
merendine,
snack,
margarine,
patatine fritte in
busta, bevande
dolci, insaccati,
formaggi
stagionati,
cibi in scatola,
dadi da brodo,
estratti di carne
e salse pronte.
1. CONTROLLA REGOLARMENTE
IL TUO PESO E MANTIENITI
ATTIVO.
Abituati a muoverti un po’; un
buon esercizio fi sico è fare una
passeggiata quotidiana di almeno 30
minuti a passo svelto.
Evita le diete squilibrate: possono
essere molto dannose per la tua
salute (una buona dieta deve sempre
essere equilibrata).
2.CONSUMA PIÙ CREREALI,
LEGUMI, ORTAGGI E FRUTTA.
♦ Assumi regolarmente alimenti
ricchi di amido, preferendo quelli
integrali. Il consumo moderato di
questi cibi contribuisce ad aumentare
il senso di sazietà e ad evitare
pericolosi “picchi di fame”
♦ Consuma una porzione di legumi,
sia freschi che secchi, almeno 2-3
volte Ia settimana.
♦ Consuma tutti i giorni 5 porzioni
tra frutta fresca e ortaggi.
3. RIDUCI IL CONSUMO DEl
GRASSI.
♦ Non eccedere nella quantità di
grassi ed oli da condimento.
♦ Limita soprattutto il consumo
da condimento di origine animale,
preferendo condimenti di origine
vegetale, in particolare olio extra-
vergine di oliva.
♦ Se consumi tanto latte, scegli
quello parzialmente scremato, che
mantiene comunque inalterato il suo
apporto di calcio.
4. PROTEINE: SCEGLI LA
QUALITA’, RIDUCI LE
QUANTITA’.
♦ Tra le carni, preferisci quelle
magre, eliminando pelle e grasso
visibile prima della cottura.
♦ Consuma pesce almeno 2-3 volta a
settimana.
♦ Consuma non più di 4 uova a
settimana, distribuite in giorni diversi.
5. ZUCCHERI, DOLCI E
BEVANDE ZUCCHERATE: NEI
GIUSTI LIMITI.
♦ Modera il consumo e Ia frequenza
di alimenti e bevande dolci nella
giornata, per non superare Ia quota di
zuccheri consentita.
6. BEVI OGNI GIORNO ACQUA
IN ABBONDANZA.
♦ Bevi costantemente e in piccole
quantità, almeno 1,5/2 litri di acqua al
giorno.
♦ Non è vero che non bisogna bere
durante i pasti: un’adeguata quantità
d’acqua è utile a favorire i processi
digestivi.
7.
IL SALE? MEGLIO POCO.
♦ Limita progressivamente l’uso di
sale a tavola e nella preparazione dei
cibi e sostituiscilo con spezie e aromi.
8. ALCOL: SE “SI’”, SEMPRE
CON MODERAZIONE.
♦ Se desideri consumare bevande
alcoliche, fallo con moderazione,
preferibilmente durante i pasti o
immediatamente prima o dopo
mangiato.
♦ Tra le bevande alcoliche, preferisci
vino e birra, limitando Ia quantità
giornaliera ad un massimo di 3
bicchieri per I’uomo e 2 per Ia donna.
♦ Non sottovalutare che l’alcol
apporta pari calorie degli zuccheri e
ha un eff etto fortemente disidratante.
9. VARIA SPESSO LE TUE
SCELTE A TAVOLA.
♦ Abbi cura di variare il più possibile
la sc tra i diversi gruppi di alimenti.
10. LA SICUREZZA DEl TUOI
CIBI DIPENDE ANCHE
DA TE.
♦ Leggi sempre le etichette, segui
le corrette norme di scongelamento
degli alimenti e conserva i diversi
alimenti separatamente.
SI Pane, pasta
riso e cereali
integrali,
legumi, frutta,
verdure, olio
extra-vergine
d’oliva, latte,
formaggi magri,
carni magre,
pesce, uova
(non più di 4
a settimana),
biscotti secchi,
torte non
farcite, aromi,
spezie, aceto,
succo di limone,
acqua (almeno
1,5/2 litri al
giorno), vino
e birra (con
moderazione).
Cosa va evitato e cosa è consentito:
#NUTRIZIONISTA
52 100% Fitness Mag Marzo 2014
Umberto Veronesi"La carne non è
indispensabile alla
nostra alimentazione,
nemmeno durante lo
svezzamento: le proteine necessarie
al nostro organismo, oltre che nella
carne e nei cibi di origine animale,
si trovano anche in molti vegetali,
come i legumi. È dunque possibile
trarre dal mondo vegetale una dieta
ricca e variata capace di fornirci
vitamine, proteine, zuccheri e
grassi vegetali in modo completo
e calibrato. [...] Esistono poi prove
scientifi che che questi alimenti, se
consumati in quantità suffi ciente,
permettono anche di evitare alcune
carenze e rinforzano la resistenza
contro le malattie infettive. I
vegetariani, in genere, hanno
non soltanto una vita più lunga
dei carnivori, ma evitano malattie
croniche invalidanti".
Red Ronnie"L'unico problema che i bambini vegani
hanno è che non si ammalano e questo è un
dramma per le industrie farmaceutiche. Io
ho due fi glie, le ho cresciute senza proteine
animali, mia madre mi criticava ma loro non
si ammalavano mai, a diff erenza delle fi glie di mio fratello.
Quanto a me, non prendo un antibiotico da 15 anni".
James Cromwell"Nelle cosiddette fattorie, oggi gli animali
vengono trattati come merce in un
magazzino, tagliano loro il becco e i genitali
senza anestesia, infl iggono loro ustioni di
terzo grado per marcarli, e tutta una serie
di altri maltrattamenti che, se fossero fatti su cani o gatti,
sarebbero illegali e considerati pura crudeltà".
Joaquin Phoenix"Rispettare i diritti
degli animali fa parte
della mia vita di tutti
i giorni. Quando vivi
dando l'esempio, crei
un certo livello di consapevolezza.
Alcuni miei amici - persone con cui
non ho mai discusso di diritti animali
o di scelta vegetariana - stanno
diventando vegetariani perche'
vedono il mio comportamento".
Le citazioni di alcuni fra i tanti vegetariani e vegani famosi
articolo tratto dal web, fonte: http://www.vegfacile.info
Paul McCartney"Se si vuole salvare il pianeta, tutto quel che
si deve fare è smettere di mangiare carne.
Questa è la singola azione piu' importante
che potete compiere. È stupefacente, se ci
si soff erma a pensarci! La scelta vegetariana
aiuta a combattere così tante cose: la devastazione
dell'ambiente, la fame nel mondo, la crudeltà”.
Margherita Hack"A quei medici che dicono che un bambino
non può crescere senza carne, dico che
io non ho MAI mangiato carne, perché
quando sono nata i miei genitori erano già
vegetariani. Eppure sono stata campione
di salto in alto e lungo, e ora a 79 anni faccio 100 km in
bicicletta, gioco a pallavolo e non ho mai avuto malattie
serie" (Dichiarazione di Margherita Hack del febbraio 2001)
#VEGANI
54 100% Fitness Mag Marzo 2014
Anna MaioneEsperta in comunicazione
multimediale dell'enogastronomia
http://bit.ly/1fbD77f
Vuoi che la tua ricetta della
tradizione venga pubblicata sulla
bacheca di Food Crossing? Inviala a
redazione@centopercentofi tness.it
La sfogliatella è un dolce ricco
di tradizione che custodisce
al suo interno i segreti di una
lontana e magica storia.
Tipica della pasticceria
campana, la sfogliatella nasce
nel XVIII secolo nel convento
di Santa Rosa da Lima, sulla
costiera amalfi tana, fra Furore e
Conca dei Marini.
In quel sacro luogo le suore
di clausura dedicavano gran
parte del proprio tempo,
oltre che alla preghiera e alla
contemplazione della natura,
anche alla cura dell’orto (essere
autosuffi cienti signifi cava ridurre
al minimo i contatti con quel
mondo esterno sempre ricco di
occasioni per peccare!) e alla
cucina.
La sfogliatella nasce quasi per
caso: la leggenda narra che
un giorno la suora addetta
alla cucina si accorse che era
avanzata un po’ di semola
cotta nel latte. Ebbe quindi
l’idea di aggiungere un po’ di
frutta secca, zucchero
e limoncello sistemando
la farcia tra due sfoglie
ammorbidite con lo strutto,
il principale grasso della
Costiera sino al moderno
arrivo dell’olio d’oliva,
e un po’ di vino bianco
dando al dolce la forma di
un cappuccio di monaco,
ripose poi il tutto nel forno.
Il dolce riscosse molto
successo tra le suore e
gli abitanti delle zone
vicine al convento e prese
il nome di Santarosa in
onore della santa a cui
era dedicato il monastero,
fi no a quando, nel 1818,
Pasquale Pintauro, titolare
di una osteria a via Toledo,
di fronte a Santa Brigida,
entrò in possesso della
ricetta segreta della
Santarosa. In breve tempo
Pintauro convertì la sua
osteria in pasticceria e
modifi cò leggermente la
#FOODCROSSING
ricetta del dolce adeguandolo
ai gusti del tempo (trasformò
la protuberanza a forma di
cappuccio in una conchiglia
dallo stile rococò); diede quindi
vita all’attuale sfogliatella.
La sfogliatella può essere riccia
o frolla. Come si spiega bene in
queste strofe.
So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla.Miez’a strada, fann’a folla.Chella riccia è chiù sciarmante:veste d’oro, ed è croccante,caura, doce e profumata.L’ata, 'a frolla, è na pupata.E’ chiù tonna, e chiù modesta,ma si’ a guarde, è già na festa!Quann’e ncontre ncopp’o corsot’e vulesse magnà a muorze.E sti ssore accussì bellesai chi so’? So’ ‘e sfugliatelle!
Ed ecco quindi per la rubrica
FoodCrossing di questo mese la
ricetta di un dolce simbolo della
pasticceria napoletana (nella
sua variante riccia).
A me piace riccia!
Ingredienti per 6 porzioni:♦ 400 g di Farina tipo 00
♦ 250 g di Ricotta,
♦ 200 g di Zucchero a velo:
♦ 150 g di Semolino:
♦ 150 g di Canditi misti
♦ 50 g di Zucchero semolato:
♦ 170 g di Burro
♦ 1 uovo e 2 tuorli
♦ essenza di vaniglia
♦ eannella in polvere
♦ sale q.b.
Postare la farina in una capace ciotola,
incorporare 100 g di burro, lo zucchero
semolato, un pizzico di sale e la poca acqua
suffi ciente a ottenere un impasto sodo ed
elastico che, datagli la forma di una palla, dovrà
riposare coperto per un'ora al fresco. Bollire
in una casseruola mezzo litro circa d'acqua
leggermente salata, versarvi il semolino a
pioggia: ripreso il bollore, mantenerlo 5 minuti,
rimescolando. Tolto il semolino dal fuoco, farlo
freddare e trasferirlo in una terrina: incorporare
la ricotta, 150 g di zucchero a velo, un uovo,
i canditi sminuzzati, una goccia d'essenza e
un'idea di cannella. Lasciar riposare il composto
in frigorifero, coperto da un tovagliolo.
Liquefare 50 g di burro. Stendere la pasta sulla
spianatoia infarinata: la sfoglia dovrà essere più
sottile possibile e di forma rettangolare: tagliarla
in 4 pezzi di eguali dimensioni, spennellarli di
burro e sovrapporli. Lasciar riposare mezz'ora.
Arrotolare strettamente le sfoglie sovrapposte,
rifi lare le estremità del rotolo e tagliarlo a fette
larghe 1 cm circa.
Poggiata orizzontalmente una fetta sulla
spianatoia, spianarla delicatamente con il
matterello, agendo da centro verso sinistra in
alto, quindi dal centro verso destra in basso.
Si otterrà una larga losanga al centro della
quale bisognerà depositare un poco di ripieno.
Piegarlla in due, facendo aderire i bordi e
sigillandoli: adagiare la sfogliatella su una teglia
da forno imburrata. Acceso il forno, regolare il
termostato 200° C. Ripetere sino a esaurimento:
spennellare le sfogliatelle di tuorlo sbattuto e
cuocerle per 20 minuti; abbassato il termostato
a 180°C, portarlo a 160° C dopo altri 20 minuti
cuocere altri 10 minuti. Servire le sfogliatelle
calde cosparse dello zucchero a velo residuo.
Buon Appetito!
La Sfogliatella riccia
Camminare all'aperto allunga la vita Camminare fa bene, lo dicono migliaia di ricerche scientifi che.
Ora però uno studio italiano spiega che per vivere a lungo
non basta muovere le gambe, ma che bisogna farlo
preferibilmente all'aria aperta, specie quando si è avanti
con gli anni. I ricercatori dell'unità di epidemiologia dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata a Roma hanno tenuto sotto
osservazione per dieci anni 152 anziani. Ebbene, è sana
l'abitudine di fare una passeggiata fuori casa: chi lo fa per
quattro giorni alla settimana vede ridursi di circa il 40% il
rischio di morte rispetto agli anziani che non camminano.
Fonte: Maturitas Journal
Impara a sapere quanto sport fare alla tua etàL'attività fi sica fa bene a
tutti. Ecco le linee guida
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per fasce d'età.
Dai 5 ai 7 anni.
Almeno un'ora al giorno di
attività fi sica moderata o intensa
più attività aerobica come corsa,
bici e nuoto almeno tre volte
alla settimana, per raff orzare
muscoli e ossa.
Dai 18 ai 64 anni.
Almeno due ore e mezza di
attività aerobica mediamente
intensa a settimana o almeno
75 minuti di attività aerobica
molto intensa oppure combina
le due cose; l'attività aerobica
dev'essere suddivisa in periodi
di tempo continui della durata
minima di dieci minuti.
Dai 65 anni in su.
Pratica un'attività fi sica
adeguata al tuo stato di salute
almeno tre volte alla settimana
per migliorare l'equilibrio e
ridurre il rischio di cadute.
Fonte: OK Salute
#fi tness
Gli ultracinquantenni magri sono più virili Un motivo in piu per continuare a fare sport dopo i 50 anni
è che, oltre a tenere sotto controllo il peso, si rallenta il calo,
fi siologico con l'avanzare dell'età, del testosterone, l'ormone
sessuale maschile per eccellenza. Il consiglio arriva dal
meeting annuale dell'Endocrine Society, in cui i ricercatori
dell'University Hospital di St. Vincent di Dublin hanno
presentato i risultati di un loro studio condotto su quasi 900
uomini (54 anni l'età media) con sintomi di prediabete (una
condizione che favorisce il calo di testosterone). Quelli, fra
loro, che hanno seguiti un programma di 20 minuti quotidiani
di attività fi sica, abbinati a una dieta equilibrata con pochi
grassi e calorie, hanno perso dopo un anno quasi otto chili e
incrementato di circa il 10% il loro livello di testosterone, a
diff erenza del gruppo sedentario.
Fonte: Endocrine Society
Riscaldati, ma non troppoUno studio condotto in Tunisia
rivela che scaldare troppo i
muscoli può rovinare lo sprint.
Gli atleti che hanno fatto 3 serie
di esercizi di stretching dinamici
come i calci all'indietro, hanno
eff ettuato scatti più leti di chi ha
fatto 1 o 2 serie. Più di 10 minuti
di attività dinamica causano un
accumulo di acido lattico nei
muscoli, rallentando lo sprint.
Fonte: Men's Health
58 100% Fitness Mag Marzo 2014
Mariano RussoLaureato in scienze motorie
Responsabile Tecnico Palestra Futura
388.3542023
http://bit.ly/1ndgCCC
Donne in palestra e la pauradei muscoli
#FITNESS
Quante volte gli istruttori o i personal trainer,
quando si presentano le donne in palestra,
si confrontano col timore tutto femminile di
ingrossare troppo? Ho perso ormai da qualche
anno il conto di quante donne mi hanno detto:
"si però... senza esagerare, non voglio mica
ingrossarmi", oppure "quegli esercizi li ho saltati
perchè non voglio mica diventare un uomo...", ed
ancora "...tutto quel peso, sarai mica matto?!?".
Frasi simili si sentono dire continuamente
perchè le donne (non tutte) in palestra hanno
paura di perdere l'armoniosità del loro corpo
apparendo troppo muscolare.
Come bisogna comportarli allora, per
convincere le signore a non aver paura dei
carichi? Occorre innanzitutto credere ai benefi ci
legati all'aumento della massa magra e a come
questo processo possa incrementare la tonicità
del muscolo, che non signifi ca necessariamente
"ingrossare". A tal proposito è bene precisare
che aumentare il volume muscolare non è un
evento così facile per il sesso femminile. Intanto
dobbiamo rilevare che è fi siologicamente
impossibile, per una donna, avere un aumento
della massa magra pari all'uomo, perchè la
secrezione di testosterone è nettamente
inferiore (non fatevi ingannare da certe donne
body-builder che si vedono in TV...quella è
un'altra storia).
È noto infatti che la secrezione di testosterone
nelle donne è di 20 volte inferiore rispetto a
quello maschile. È stato dimostrato che per
l'uomo, nelle ore successive a un workout
intenso basato sull'utilizzo di carichi pesanti,
avviene un signifi cativo aumento della
secrezione di testosterone, che non avviene
nelle donne le quali non hanno mostrato alcun
cambiamento rilevante.
Diverso il discorso riguardante l'ormone della
crescita (GH). Un allenamento prolungato con i
pesi (come i set a scalare), per le donne di tutte
le età, aumenta la secrezione di tale ormone che
aiuterà a sviluppare il muscolo, ma ha un eff etto
molto maggiore sulla combustione dei grassi,
in quanto una tecnica di questo tipo crea un
accumulo di acido lattivo, che stimola, appunto,
la produzione di GH. Esiste una convinzione
dura a morire, sull'opportunità di raggiungere un
miglioramento del tono muscolare grazie all'uso
di pesi leggeri, lunghe serie e molto aerobico
"perchè correndo si dimagrisce"... dicono.
Nella realtà, un workout con carichi troppo
leggeri ed un numero di ripetizioni elevate,
equivale - più o meno - a una variazione di un
allenamento aerobico prolungato.
Questo può avere eff etti contrari, aumentando
il cortisolo (ormone dello stress), altamente
catabolico per la massa magra, producendo
eff etti contrari a quelli desiderati, ma ancor di
più potrebbe agire negativamente sull'eventuale
presenza di cellulite.
La cilindrata del nostro motore, per usare un
esempio classico, si riduce. Ed è questo uno
dei punti focaii: molte donne non si rendono
che è l'aumento della massa magra a portare
a un aumento del proprio metabolismo basale,
che si rileva una delle armi fondamentali contro
l'aumento del grasso superfl uo.
Ma se proprio non si riesce a convincere la
cliente a usare carichi signifi cativi, allora potete
proporre l'alternativa dell'interval training.
Tale metodica è più vicina a un allenamento
di durata che non a una stimolazione breve e
intensa. L'allenamento intervallato avvicina a un
concetto di allenamento con carichi e piuttosto
che far camminare la cliente sul tapis roulant
si introducono ogni tanto delle stazione di
esercizio isotonico.
60 100% Fitness Mag Marzo 2014
#FITNESS
Giuseppe Di GregorioTitolare Non Solo Fitness
333.8441595
nonsolofi [email protected]
Un attrezzo semplice, diventato quasi
leggendario per preparare campioni, dando
risultati eccellenti nella forma fi sica, è il sacco da
boxe. Il primo vantaggio nell’utilizzare il sacco è
che aumenta la frequenza cardiaca che lo rende
un ottimo esercizio aerobico. Questo aumento
della frequenza cardiaca rende l’utilizzo di
questo metodo per l’esercizio un ottimo modo
per migliorare la vostra salute del cuore,
aumenta la perdita di peso, e perdere grasso
corporeo. È un sacco in pelle o vinile, che pesa
tra i 20 e i 100 chili, ed è usato principalmente
tra pugili per formare la potenza e migliorare la
tecnica di pugilato. Colpire il sacco è fi sicamente
impegnativo ed è una vera prova di forza e
resistenza. Per essere un pezzo di attrezzatura
relativamente semplice quale è, off re molti
benefi ci sorprendenti. Si tratti di un allenamento
completo del corpo, capacità di autodifesa o per
scolpire il fi sico
Migliora la capacità aerobica
Allenarsi al sacco alla giusta intensità, sarà di
grande aiuto al sistema cardio respiratorio.
Il semplice atto di muoversi intorno ad esso,
equivale ad un allenamento aerobico (che
utilizza l’ossigeno ad una minore intensità).
Tirare pugni con rabbia aggiungerà un’attività
anaerobica (maggiore intensità) e l’aggiunta di
carico di lavoro aumenterà quella aerobica. La
maggior parte delle sessioni al sacco devono
durare minimo due minuti.
Migliora la potenza
Il sacco è stato progettato per i pugili, per
aumentare la loro potenza. Consente di
concentrarsi su come usare i muscoli al
massimo, per garantire che ogni pugno venga
sferrato con una tecnica perfetta e con la
massima forza possibile. I muscoli impegnati al
sacco sono spalle, braccia, schiena, petto e vita.
Anche le gambe vengono impiegate, per dare
energia alla parte superiore del corpo. I pugni
diretti, sviluppano le spalle e il torace, mentre i
montanti e i ganci, la schiena e le braccia.
Migliora la coordinazione
Muoversi attorno al sacco mentre lo si colpisce,
aiuta la coordinazione. Spostare il peso da un
piede all’altro per sferrare un pugno specifi co, si
sviluppa la stabilità di base e, di conseguenza,
la coordinazione di tutto il corpo. I pugili, con
un elevato grado di esperienza al sacco, hanno
una postura eccellente e si muovono con una
certa grazia.
Migliora la tecnica
Colpendo il sacco, migliorerà la tecnica di
pugilato, a condizione che tutti i pugni e
ogni movimento del corpo, siano eseguiti
correttamente. Gomiti e mani in alto e corpo in
continuo movimento, è l’approccio di base per
colpire il sacco. Naturalmente, i pugni saranno
tanto più puliti e potenti, quanto più si sarà
rilassati e nella posizione corretta.
Aiuta la capacità di autodifesa
Il sacco non può reagire, quindi perfeziona la
tecnica di autodifesa. Facendo oscillare il sacco
per renderlo un bersaglio mobile, sarà più
diffi cile colpirlo.
Migliora la forma
Anche se colpire il sacco non equivale ad un
allenamento di bodybuilding puro, scolpisce
spalle, bicipiti e schiena, migliorando il fi sico.
Diminuisce lo stress
E’ stato dimostrato recentemente che, allenarsi
al sacco, aiuta a sciogliere le tensioni causate
dallo stress. Consente infatti una canalizzazione
delle tendenze aggressive, tramutandole in
benefi cio per mente e corpo.
Il sacco da boxe
62 100% Fitness Mag Marzo 2014
Si! esatto! Interior Designer è... aiutare una
coppia che ha deciso di mettere su casa ad
interpretare e valorizzare al meglio i propri
spazi... spesso frutto di grandi sacrifi ci...
ancor di più se fatti nella nostra amata e
"costosa" Costiera.
Interior Designer è anche accogliere quella
signora che candidamente chiede un piccolo
mobile per uso scarpiera e invece ha bisogno
di un immenso armadio per poter sistemare
la propria collezione di scarpe, degna da far
invidia a qualsiasi diva hollywoodiana.
L'Interior Designer deve sapere che tutte le
donne basse... "Pardon!" non alte, vogliono la
cucina con i pensili il più alto possibile perchè
non è solo questione di riscatto sociale... inoltre
mai consigliare specchi a colei che ha superato
la 48 di taglia sarebbe un sacrilegio.
L'Interior Designer è ascoltare qualsiasi richiesta
perchè anche quella più sciocca fa esperienza
e si somma al necessario bagaglio culturale.
Interior Designer è vivere tra i colori e
consigliare i colori, immergersi nelle sfumature
e parlare di cromaticità fi no alla cromoterapia,
intendersi di forme e di volumi e dare forma e
volume ove non c'è.
L'Interior Designer... è visitare insieme il
vostro appartamento, il loft, il pied-à-terre, la
mansarda, l'attico o il monolocale e mettere
armonia e vivibilità al meglio del meglio per
ogni centimetro quadrato, aggiungendo
calorosità e fascino a seconda dello stile che si
vuole percorrere.
L'Interior Designer signifi ca variare e variegare
fi no a tirar fuori l'estro che è in ogni persona
rispettando e progettando ciò che è più
confacente all'utente fi nale.
L'Interior Designer deve sapere che l'armadio
è spesso progettato insieme alla coppia ma è
destinato a diventare solo per "Lei"....
L'Interior Designer prima di consigliare un
divano deve sapere per poi illustrarlo alla "Lei"
di casa come si può pulire e smacchiare.
L'Interior Designer sa che qualsiasi scelta fatta
col marito o il fi danzato che sia non ha valore
nè può averne se non prima vagliata dalla
moglie o dalla futura moglie.
L'Interior Designer sa che la passione per il
design non ha età e chiunque può rimanere
contagiato in qualsiasi momento e per qualsiasi
location da allestire.
Interior Designer si diventa e si cresce grazie a
voi, alle vostre richieste, alle vostre esigenze,
al vostro buongusto, al lifestyle che si vuole
condurre e che si vuole dare ai propri spazi.
Interior Designer signifi ca "condividere" insieme
a voi il progetto di casa che si vuol vivere.
#ARREDAMENTO
Francesco EspositoInterior Designer
http://bit.ly/1kHGR26
Arredamento...
Interior Designer... is
64 100% Fitness Mag Marzo 2014
Giovanni Castellano Fiorista Europeo
338.1101986
Cari pollici verdi... grigi e neri... eccomi qui a
cimentarmi in un nuovo articolo...
Devo dire che in tanti mi avete dato
soddisfazione contattandomi via mail per nuove
informazioni e ciò rende ancora più piacevole
il mio scrivere... sperando di poter aiutare tutti
voi a rendere il soggiorno delle vostre piante
più confortevole e a darvi quelle minime nozioni
che occorre sapere! Nell'articolo di questo
mese vi parlo delle zamioculcas, piante verdi
d'appartamento veramente resistenti.
La Zamioculcas è una che non molla, la partner
ideale per chi non ha tempo e forse neanche
l'idea di dare accortenze ad una pianta. È
probabilmente la pianta che richiede meno
cure in assoluto, ma che allo stesso tempo dà
grandissime soddisfazioni a chi la possiede.
Ecco perché sta spopolando (in tutta Europa,
in America del Nord e perfi no in Oceania) ed è
diventata la scelta ideale per molti consumatori.
Un'amica dal carattere forte, su cui contare
sempre. La si innaffi a poco o occasionalmente? L'aria è secca? C'è troppa luce o troppo poca?La Zamioculcas non teme nulla. Continua a
crescere imperterrita indipendentemente dalle
condizioni in cui si trova, che siano quelle ideali
o le peggiori. Sviluppa le sue magnifi che foglie
di un lucido verde scuro una dopo l'altra, quasi
come se volesse dire "io so cavarmela anche
da sola”!!!!!! Dovete essere davvero fi eri di
questa tenace amica del regno vegetale.
Non ha pretese (minime), non è esigente (giusto
un pò), ma è pronta a darvi tutto ciò che ha.
Questa pianta esotica accumula nei suoi grossi
steli coriacei e nelle foglie riserve di acqua a cui
attingere nei momenti di necessità. Questo fa di
lei una “vera dura”.
Una questione genetica. Naturalmente la
capacità di sopravvivere è nei geni di questa
pianta. Chiunque voglia sopravvivere nelle
pianure rocciose oppure ai piedi delle montagne
del Kenia, dello Zimbabwe, della Tanzania o del
Malawi (territori dove la disponibilità di acqua
è tutt'altro che scontata) deve essere tenace,
fantasioso e parsimonioso. La Zamioculcas può
persino regalarvi delle sorprese inaspettatate...
se curata bene vi è infatti una piccola probabilità
che fi orisca. Questa pianta infatti appartiene
alla famiglia delle Araceae di cui riprende le
infi orescenze.
Poche pretese. Amore e cura vengono
generosamente ricompensati. Se terrete la
Zamioculcas a temperatura ambiente, con
pochissima acqua (meglio dargliene troppo poca
piuttosto che troppa) e un poco di fertilizzante
tutti i mesi, la pianta crescerà rapidamente. Non
le importa avere una certa quantità di luce ma
ama lo spazio: più grande è il vaso, più grande e
rigogliosa diventerà la pianta.
Ma se preferite che mantenga dimensioni
più ridotte, tenetela in un vaso piccolo, la
Zamioculcas rispetterà i limiti che le date.
Ultimo consiglio: di tanto in tanto ruotate
la pianta verso la luce in modo che cresca
più uniforme siccome le foglie tengono a
correre in direzione della stessa. Nulla di più
facile. Impossibile trovare un “complemento
d'arredo” con meno pretese, sempre reperibile
e in grado di darvi tali soddisfazioni
Zamioculcas Tenacia e soddisfazione all'ennesima potenza
#FIORISTA
66 100% Fitness Mag Marzo 2014
L'amore per i fi gli
Ernesto LupacchioCentral Fitness Club 1, 2, 3
http://bit.ly/1couZMz
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da soloGabriel Garcia Marquez
Lettera ai grandiTi prego uomo grande, non togliermi la fantasia.
Mi hai tolto il verde di un prato, il fresco profumo
di un fi ore, il rumore e il respiro del vento tra
i rami. Mi costringi a giocare su fi nti prati e a
guardare il sole con toppe di palazzi attaccate.
Per la fretta del tuo domani, del poi, mi hai tolto
anche i tuoi sorrisi, le tue parole.
Ti prego uomo grande non togliermi la vita…
non voglio essere un grande senza illusioni e
senza sogni.
Ti prego grande uomo non togliermi la fantasia.
Anche questo mese continuerò a trattare il
rapporto Genitori/Figli e vorrei chiedere ai
genitori: “Come miglioriamo l’autostima dei
nostri fi gli? Cosa facciamo per farli crescere più
sicuri e responsabili?”
In un corso di PNL (Programmazione Neuro
Linguistica) di Alessio Roberti, si parlava proprio
di questo: Come aiutare i nostri fi gli a credere di
più in se stessi.
L’autostima dei bambini è strettamente legata
al giudizio delle altre persone. Il modo in cui i
genitori, gli insegnanti e i coetanei li vedono,
spesso, diventa il modo in cui vedranno loro
stessi. E questo avviene sia nel bene sia nel
male. Come possiamo aiutare bambini e ragazzi
a proteggersi dalle infl uenze esterne?
Come insegnare loro a fi darsi delle proprie
opinioni e punti di vista?
Ci sono domande grazie alle quali possiamo
aiutare i bambini a sviluppare un “sistema
personale di giudizio” ovvero un metodo
di valutazione basato sui loro valori e gusti,
piuttosto che su quelli degli altri.
Grazie a queste domande li aiuteremo a credere
di più in se stessi.
Quali sono? Eccole: E tu cosa ne pensi? Tu
come la vedi? Sei d’accordo? E poi quest’altra,
che trovo bellissima:
#WELLNESS
68 100% Fitness Mag Marzo 2014
Che cosa è importante per te?
Attraverso questi interrogativi stimoleremo
i nostri fi gli a pensare con la propria testa e
quindi a dipendere meno dall’opinione degli
altri. Solo in questo modo li aiuteremo a
raff orzare la propria autostima, proteggendoli da
chi, in modo consapevole o meno, rischierà di
ferirli. Mi sembra di averlo già scritto in un altro
articolo di qualche anno fa, ma voglio ribadire il
prossimo concetto ancora una volta.
Le parole che usiamo per descrivere gli
altri, contribuiscono a crearne l’identità:
Cosa accade nella mente di un ragazzino se
a scuola si sente dare continuamente del
somaro o dell’incapace o dello stupido?
Vorrei raccomandare a tutti noi genitori,
insegnanti ed educatori, di poter sì criticare
i comportamenti negativi dei nostri bambini,
ma senza mai esprimere giudizi sulla loro
identità, correndo il rischio così di etichettarli
negativamente.
Non diciamo mai ad un bambino: “Sei stupido”,
“Sei cattivo” o “Non sei capace”, ma
piuttosto: “Hai fatto una stupidaggine”, “Ti sei
comportato male” e “Non ci stai riuscendo”,
perché potrebbe iniziare a crederci e a
trasformare le nostre parole nella sua realtà.
Critichiamo pure gli sbagli, è il nostro compito,
ma, se vogliamo il bene dei nostri fi gli, non
facciamoli mai sentire sbagliati! Ricordiamo
sempre che le nostre parole su di loro hanno
un grande peso e, a volte, possono essere dei
macigni che non si toglieranno più, provocando
insicurezze, paure e frustrazioni.
Sul web ho trovato un’altra storia che mi ha
fatto molto rifl ettere e vorrei condividerla con
voi, soprattutto con tutti quelli, e sono tanti,
che ormai si lasciano travolgere dalla corsa
verso il successo e dai ritmi frenetici del lavoro,
perdendo di vista i veri valori della vita.
“Un bambino, chiede a suo padre quanto guadagna in un’ora e il padre prima non vuole
rispondergli e poi su insistenza del fi glio, gli dice 100 $ all’ora. Il bambino, un po’ intimorito e con la testa rivolta verso il basso chiede al padre: Mi presteresti 50 $? Il padre si arrabbia pensando che il fi glio volesse quei soldi per comprarsi qualche stupido giocattolo o qualche altra cosa senza senso, perciò gli risponde di no e lo manda a letto in camera sua, invitandolo a rifl ettere sul perché stesse diventando così egoista.Dopo aver ripensato ancora come il bambino avesse potuto fare una domanda del genere solo per chiedergli soldi, si calma ed inizia a pensare che forse c’era qualche motivo per cui il fi glio aveva davvero bisogno di comprare qualcosa d’importante e allora va in camera sua e si scusa dicendogli che forse era stato troppo duro e gli da i 50 $.Il piccolo bambino si siede subito e comincia a sorridere. "Oh, grazie papà!" Dopo, da sotto il suo cuscino tira via delle banconote stropicciate. L'uomo vide che il bambino aveva già dei soldi e inizia ad infuriarsi di nuovo. Il fi glio comincia lentamente a contare i suoi soldi e dopo guarda il padre che gli chiede: "Perché vuoi altri soldi se ne hai già"? Il fi glio risponde: "Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso si". Ora ho 100 $. Posso comprare un’ora del tuo tempo? Per favore vieni prima domani. Mi piacerebbe cenare con te."Il padre resta impietrito. Abbraccia il suo bambino e implora di perdonarlo”. Ricordati di non lasciare che il tempo ti scivoli
via tra le mani senza averne speso un po' con
le persone più importanti, quelle vicino al tuo
cuore. Ti ricorderai di condividere che 100 $
valgono il tuo tempo con la persona che ami?
Se noi non ci fossimo più, la società per cui
lavoriamo, in pochi giorni, ci potrà facilmente
sostituire, ma la famiglia e gli amici che ci
lasciamo dietro sentiranno la perdita per il resto
delle loro vite.
#WELLNESS
70 100% Fitness Mag Marzo 2014
Dalla civiltà del rispetto alla prevaricazione e all'arroganza
Domenico Casa Consulente fi losofi co
339.3318463
http://bit.ly/ICygMX
Recentemente ha fatto sorpresa e scalpore
l'intervento di Noam Chomsky, uno degli
ultimi "Maître à penser", sulle prospettive della
politica internazionale e italiana in particolare.
L'illustre intellettuale, infatti, ha sostenuto che i
sistemi democratici, sia quelli europei che quello
statunitense, sono in aff anno e si avviano verso
forme di governo oligarchici. Il quadro fatto
per l'Italia è tra i più foschi e preoccupanti, sia
per l'assenza, da sempre, di una democrazia
compiuta, sia perché avremmo già sperimentato
(sia pure senza la consapevolezza necessaria)
negli ultimi vent'anni una forma di oligarchia, sia
perchè da essa sono discesi una confusione
e un caos politico che, secondo Chomsky,
metterebbero capo alla dittatura.
C'è da augurarsi che le sue rifl essioni siano
errate e che si riesca ancora a salvare la
democrazia e la libertà, valori irrinunciabili i quali,
una volta perduti, richiederebbero immensi
sacrifi ci e, talora, immani tragedie, prima di
essere riconquistati. E allora verrebbe da
chiedersi da quali premesse sia partito il fi losofo
per giungere a quelle conclusioni. Non è facile
saperlo. Ma, dall'osservazione quotidiana, si
potrebbe tentare di risalire alle ragioni del suo
pessimismo. Una cosa è certa, infatti: sono
scomparsi del tutto, o quasi, i comportamenti
virtuosi e compatibili con la vita democratica.
La prepotenza e l'arroganza hanno cancellato
il rispetto, la tolleranza, la comprensione,
l'attenzione all'altro, diventato per lo più un
fantoccio o una mera illusione dinanzi a menti
prevaricatrici. E non c'è bisogno di grandi analisi
per capire che in Italia il tessuto democratico
è stato lacerato e si mantiene a stento con le
numerose toppe con cui si cerca di rabberciarlo.
Sarebbe suffi ciente, durante i periodi in cui si
è costretti ad andare in macchina, trasformarsi
da guidatori in osservatori. Si capirebbe che
gli italiani non amano le regole, gli stanno
strette come le cinture di sicurezza e, fi no a
qualche anno fa, il casco per abituarsi ai quali
si è dovuto ricorrere alle multe. Per non parlare
del linguaggio e della gestualità, che scurrili,
sconci e volgari quanto mai, si sono attestati
lungo tutto lo stivale. La pessima abitudine,
che il più delle volte maschera mancanza
di intelligenza, di argomentazioni e di vuoto
culturale di fronte all'interlocutore, è invalsa a
partire dai politici, i quali, nonostante le critiche
che ricevono quatidianamente, rimangono i
punti di riferimento per larghi strati della società
in tutte le sue componenti. Se poi si passa dai
comportamenti della gente a quelli dei politici,
qui davvero c'è da preoccuparsi. Il rispetto
delle regole, che è la sostanza stessa della
democrazia, è visto con fastidio in quasi tutte le
formazioni politiche, le quali, oltretutto, fanno a
gara a chi più "se ne frega" dei verdetti popolari
espressi nelle modalità che conosciamo, benché
alcune (sondagi, voto on line, primarie) non
siano ancora legittimate da leggi generali, ma
riconosciute solo dai partiti. Forse il puntum
dolens, come direbbero i latini, è proprio qui,
nella invadenza dei partiti nella vita del paese,
non prevista dalla Costituzione. Essi, i partiti, non
solo hanno "occupato" tutti gli spazi politici, ma
si sono spartiti tutto e di tutto hanno approfi ttato
per i loro interessi. Lo sperpero ha prodotto
nelle fi nanze quelle voragini che si è costretti
a colmare con tasse, balzelli, imposte, pedaggi
e quant'altro, riducendo allo stremo soprattutto
le fasce più deboli e indifese. Di questo passo,
se non si ricorre a delle correzioni sostanziali,
che non possono tuttavia essere gli urli, gli
strepiti e la sguaiataggine delle piazze, il rischio
per la democrazia di cui parla Noam Chomsky
sarebbe reale.
#FILOSOFIA
72 100% Fitness Mag Marzo 2014
Salvatore SpinelliPoeta
http://bit.ly/1fk7XnN
Il collier di turchese
Mentre all’interno del suo negozioun orafo se ne stava un pò in ozio,s’accorse che davanti alla vetrinada tempo era ferma una bambina.
Alla fi ne essa entrò e chiese:“Quanto costa quel collier di turchese?”,incredulo e con un fare scaltro:“E tu quanti soldi hai?” –disse l’altro-.
“Non lo so! –rispose la bambina-,guardate cosa c’è in questa lattina”e senza darsi ulteriori pensieri,versò sul banco tutti i suoi averi.
Di monete c’era una manciata,una conchiglia smangiucchiatamonete di carta di piccolo taglio,“Bastano!” -poi disse con orgoglio-.
“Non è per me ma è per mia sorella,una ragazza molto buona e bella,ha gli occhi azzurri come il cieloe della Vergine del santo velo”.
"Da quando mamma è andata in pacemi cresce e fa tutto lei in sua vece,e poiché oggi lei compie gli anni vorrei ripagarla dei tanti aff anni”.
A quel punto l’orafo, prima perplessoma dopo palesemente commosso,confezionò alla cara bambinal’astuccio con la preziosa collana.
“Prendi –disse- porta a tua sorellaquesta collana altrettanto bella”,falle da parte mia tanti auguriper oggi e per gli anni futuri”.
La bambina al colmo dell’allegriaprese il pacchetto e scappò viaper andar velocemente a casaassai contenta e di sé orgogliosa.
Un’ora dopo, certo, inattesa,una ragazza chiaramente tesa,l’orafo se la trovò nel negozioma questa volta non stava in ozio.
Occhi azzurri, capelli color miele,insomma bellissima come il Sole,sempre irata e con decisioneposò un pacchetto sul bancone.
Era il pacchetto con la collanache aveva venduto alla bambina,disse: “Questa è stata comprata qui?”,“L’orafo rispose: “Certamente, sì!”.
“Allora deve dirmi quant’è costata”-ribattè la ragazza molto irata-,“Sul prezzo non posso dirle niente”-rispose l’orafo molto paziente-.
“Il prezzo riguarda me e il clienteperciò non posso nè voglio dirle niente”,“Mia sorella –insistette la fanciulla-aveva pochi soldi, quasi nulla”.
L’orafo con pazienza certosinadisse: “Se la riprenda, signorina,sua sorella ha pagato col cuore,dimostrandole tutto il suo AMORE”.
#POESIA
74 100% Fitness Mag Marzo 2014
Valerio Massimo AielloAvvocato Penalista
Studio Legale: Vico Equense, Vico Stella 6
Sorrento, Corso Italia 261
339.4095882 • 081.8782870
http://bit.ly/1eYpjwE
Schiamazzi notturni Posso gettare un bel secchio d’acqua dal balcone?
L’articolo in questione prende
spunto da quanto spesso accade a
causa dell’esasperazione generata
dai rumori insopportabili causati
dagli schiamazzi provenienti dai
frequentatori dei locali notturni
(pub, bar, discoteche ecc.). è ciò che
succede quando, infastiditi dalla
musica alta o dal vocio prodotto dai
ragazzi che aff ollano l’ingresso di bar
e discoteche, si decide di passare
alla via dei fatti lanciando un bel
secchio d’acqua quale soluzione
fi nale contro il chiasso proveniente
da un locale notturno.
Ma cosa si rischia quando si è autori di tale gesto estremo?
Gettare anche un solo secchio
d’acqua dal proprio balcone o
fi nestra sui responsabili degli
schiamazzi in strada integra il reato
di “esercizio arbitrario delle proprie
ragioni con violenza alle persone”
previsto dall’ art. 393 del codice
penale che punisce, con la reclusione
fi no ad un anno, la condotta di colui
che, al fi ne di esercitare un preteso
diritto e potendo ricorrere al giudice,
si fa arbitrariamente giustizia da sé
medesimo esercitando violenza o
minaccia alle persone. Il reato ex art.
393 CP tutela, difatti, l’interesse dello
Stato ad impedire che la violenza
privata fi nisca col sostituirsi alla
funzione giurisdizionale in occasione
dell’insorgere di una controversia.
Detto più semplicemente l’art. 393
CP sancisce che nessuno può farsi
giustizia da solo valicando la tutela
legale off erta dalla Stato ma che
bisogna, sempre, rivolgersi alle forze
dell’ordine (carabinieri, polizia,vigili
urbani) per non incorrere nel rischio
di passare dalla parte della ragione
a quella del torto e di subire, altresì,
anche un processo penale.
Non importa, quindi, se i vigili urbani
o i carabinieri, benché chiamati più
volte, non siano intervenuti a vostra
tutela, poiché un tale gesto potrebbe
essere causa di una spiacevole
denuncia penale per il reato di
esercizio arbitrario delle proprie
ragioni con violenza alle persone, con
le annesse sgradevoli conseguenze.
A confermare tale assunto è
intervenuta anche la Corte di
Cassazione che con la sentenza
del 25 settembre 2013 -n.39869-
ha punito il proprietario di un
appartamento ossessionato dalla
musica alta di un locale notturno.
#AVVOCATO
L’uomo, per imporre il silenzio, dopo
aver chiamato più volte ed invano
le forze dell’ordine, aveva pensato
bene di gettare, dall’alto della sua
fi nestra, un gavettone di acqua
sporca nei confronti degli avventori
del locale. Pochi schizzi che gli
sono costati, oltre a una condanna
penale, anche un risarcimento del
danno pari a mille euro. A nulla è
servita la discolpa dell’uomo che
si era difeso lamentando il fatto di
essersi trovato in una situazione di
impotenza avendo vanamente più
volte sollecitato l'intervento dei vigili
urbani e delle forze dell'ordine per
denunciare l'irregolare andamento
del locale notturno.
Attenzione, quindi alla giustizia “fai
da te” e ricordate che in situazioni
simili dovrà essere sempre percorsa
la strada della legalità segnalando
la questione alle forze dell’ordine
(polizia e carabinieri) e auspicando
che un semplice richiamo possa far
cessare tali sgradevoli schiamazzi.
Nel caso che l’intervento delle
forze dell’ordine non sortisca
l’eff etto desiderato si consiglia
di rivolgersi prontamente ad un
avvocato penalista che, assodata la
situazione, sarà certamente in grado
di consigliarvi l’utilità di sporgere
una denuncia-querela contro i
responsabili degli schiamazzi notturni
(titolari delle discoteche ad esempio)
per il reato di disturbo della quiete
pubblica o per molestia. Fatto ciò vi
toccherà aspettare, pazientemente,
che la giustizia faccia il proprio corso.
Non lasciatevi prendere, quindi,
dalla rabbia del momento perché
ciò potrebbe letteralmente costarvi
caro! (condanna penale, risarcimento
del danno e pagamento delle spese
legali e processuali).
Per ulteriori chiarimenti sulla materia
scrivete a [email protected]
Gettare un secchio d’acqua dal balcone
integra il reato di “esercizio arbitrario
delle proprie ragioni con violenza alle
persone” che punisce, tra l'altro, con la
reclusione fi no ad un anno
La dedica del Mese
Una tenera smorfi osett a da piccola, oggi una splendida signorina che festeggia i suoi 18 anni! A te Francesca che sei la nostra stella speciale, auguriamo di essere sempre felice e sorridente in una vita dolce e colorata.....Meravigliosa come te. Auguri
Papà, Mamma, Gaetano
76 100% Fitness Mag Marzo 2014
Trekking urbano da Sorrento a Massa Lubrense
Nino AversaGuida escursionistica
334.1161642
Nino Aversa
http://bit.ly/ItF7c2
Il ciclo di escursioni urbane proposte durante
tutto l’inverno ha permesso di conoscere e
di frequentare una parte dei sentieri e delle
strade meno conosciute che attraversano i
casali di tutti i paesi della Penisola Sorrentina. I
percorsi proposti sono stati programmati per la
loro bassa diffi coltà e per permettere a tutti di
fare una passeggiata comoda e rilassante ma
con un alto valore di conoscenza e di curiosità.
In questi mesi sono stati trattati gli antichi
collegamenti tra i vari paesi spiegando la
logica della posizione e dell’esistenza di tanti
casali che si sono formati man mano anche
per l’esigenza delle popolazioni che vivevano
in Penisola (tutti gli articoli sono sul sito della
rivista 100% Fitness).
Da Vico Equense a Sorrento, da Meta a
S.Agnello passando per Piano di Sorrento
sono stati tracciati tanti itinerari storici
o religiosi mettendo in risalto le tracce
architettoniche, i metodi di costruzioni
delle strutture abitative ed agricole e la
trasformazione del territorio in base alle
esigenze di vita o di lavoro della Penisola.
È stata approfondita la ricerca degli antichi
profumi di zagare, dei sapori e del paesaggio
che incantarono i primi visitatori stranieri del
1700. E poi i valloni con i mulini, i vecchi frantoi
a pietra, i bottai ed i cellai nelle masserie, gli
agglomerati di case ben organizzate per la
produzione e per la vita comune. Un altro
interessante collegamento che racchiude
tutte queste sensazioni, diventando un vero e
proprio viaggio emozionale, è l’antica strada
che collegava Sorrento con Massa Lubrense.
Fino alla fi ne del 1800 i due comuni peninsulari
erano uniti attraverso una fi tta rete sentieristica,
#TREKKING
78 100% Fitness Mag Marzo 2014
tuttora esistente, che si snoda dalla collina di
Capodimonte fi no a Priora per poi proseguire
verso Montecorbo e Massa.
Il punto di partenza è proprio in via
Capodimonte che si inerpica verso la collina
subito dopo la citta di Sorrento e dove il
lastricato in pietra riporta all’antica costruzione
del tracciato. Giunti all’altezza di Priora inizia
il collegamento storico che procede senza
evidenti pendenze o diffi coltà fi no alla collina
di Montecorbo. I passaggi attraverso oliveti,
agrumeti e zone coltivate delimitate da muri
di tufo, pietre calcaree o pietre di Massa
(tufo giallo) segnano il percorso fi no alla zona
massese denominata Arorella.
Si raggiunge il centro di Massa attraversando
via Maldacea, una interessante strada con
antichi portali e tracce storiche, per visitare
la chiesa principale con il suo pavimento in
maiolica e la collezione dei dipinti di tutti i
vescovi che si sono succeduti nell’episcopio
massese dal 1200 in poi.
La strada del ritorno inizia nella parte alta della
piazza principale, nei pressi dell’antico palazzo
Vespoli e procede verso le zone della Arorella
e San Montano dove esiste ancora un antico
frantoio a pietra ed anche la struttura dell’antica
cappella dedicata al santo ed ora trasformata in
una abitazione privata.
Si deve percorrere un breve tratto sulla
provinciale e si risale per una scala in pietra
calcarea per procedere verso Vigliano e poi
al rivo Spartimiento, che separa il comune di
Massa da Sorrento, per giungere, infi ne, alla
zona del Capo di Sorrento. Qui si puo decidere
se scendere alla villa romana della Regina
Giovanna oppure proseguire verso Sorrento
che si raggiunge all’altezza di via Nastro Verde
per poi scendere di nuovo verso la zona di
Capodimonte.
Scoprire questi tracciati ed essere consapevoli
di tutte le diffi coltà di spostamento e di
trasporto da superare per vivere in Penisola
fa anche apprezzare di più il territorio che,
nonostante l’isolamento dal resto del territorio
napoletano (eravamo considerata la quarta
isola del golfo di Napoli fi no alla costruzione
della via di Scutolo a metà del 1800), è sempre
stato scelto dalle grandi civiltà, dai Greci ai
Romani fi no ai Francesi e agli Spagnoli, per
soggiornarvi o per sfruttare la favorevole
posizione di difesa al Regno di Napoli.
Questo progetto sta contribuendo
notevolmente alla partecipazione ed
all’interesse per la nostra storia legandosi ai
vari cicli di conferenze e di presentazione di
materiale inerente la storia, il territorio e le sue
caratteristiche che si stanno organizzando in
tutti i paesi della Costiera per far conoscere le
tracce storiche e l’importanza della Penisola
Sorrentina nei secoli.
#TREKKING