1 La Valutazione dei Rischi e la pianificazione degli interventi (RISK MANAGEMENT) principi ed...
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La Valutazione dei Rischi e la pianificazione degli
interventi(RISK MANAGEMENT)
principi ed elementi metodologici di base
AA 2011-2012Docente Riccardo Merluzzi
2
DEFINIZIONI DEFINIZIONI
Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni;
Rischio: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione
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DEFINIZIONI DEFINIZIONI
Valutazione del rischio: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza
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1. Il datore di lavoro, in relazione alla natura dell'attività dell'azienda ovvero dell'unità produttiva, valuta tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonchè nella sistemazione dei luoghi di lavoro.
2. All'esito della valutazione dei rischi il datore di lavoro elabora un documento contenente:
a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;
b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione ;
c) Il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.
IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHIDEI RISCHI
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d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;
e) l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio;
f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.
La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale strumento operativo
IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI:DEI RISCHI:
6
quelli cioè igienistico-occupazionali,
per ciò che attiene
quelli cioè di natura infortunistica,
per ciò che attiene
Rischi per la sicurezza
Rischi per la salute
Luoghi di lavoro Strutture
Macchine/attrezzature Sostanze pericolose ElettricitàIncendio
Agenti chimici Agenti fisici Agenti biologici Ergonomia Stress da lavoro
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FASI OPERATIVE DELLA FASI OPERATIVE DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIOVALUTAZIONE DEL RISCHIO
1. Verifica della conformità normativa (N)
2. Identificazione delle sorgenti di rischio
3. Individuazione dei rischi di esposizione
4. Stima dei rischi di esposizione
5. Definizione di un piano degli adeguamenti
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VERIFICA DELLA VERIFICA DELLA CONFORMITÀ NORMATIVACONFORMITÀ NORMATIVA
VERIFICA DOCUMENTAZIONE: controllo della esistenza e della esaustività delle tipologie di documenti richiesti dalla legislazione
ANALISI DI CONFORMITÀ: esame della “conformità” o “rispondenza” dei contenuti dei documenti alla legislazione
VERIFICA ISPETTIVA/SOPRALLUOGO: controllo della corrispondenza tra la documentazione e la realtà operativa
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analisi del ciclo lavorativo e del processo
analisi degli impianti, delle macchine e delle attrezzature
analisi delle sostanze impiegate, degli intermedi, dei
prodotti, dei rifiuti e degli effluenti
analisi dell'organizzazione del lavoro
analisi delle strutture e degli ambienti
analisi del comportamento delle persone;
IDENTIFICAZIONE DELLE IDENTIFICAZIONE DELLE SORGENTI DI RISCHIOSORGENTI DI RISCHIO
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finalità delle lavorazioni o delle operazioni, con la descrizione
del processo tecnologico, delle macchine, degli impianti, delle
apparecchiature utilizzate e delle sostanze impiegate e
prodotte;
caratteristiche del luogo di lavoro e grado di interazione ed
interferenza con l'attività svolta;
numero degli operatori addetti alle lavorazioni e/o alle
operazioni svolte in quell'ambiente di lavoro e loro possibile
esposizione alle sorgenti di rischio individuate.
DURANTE LE ANALISI DURANTE LE ANALISI VENGONO ESAMINATE:VENGONO ESAMINATE:
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modalità operative seguite per la conduzione della
lavorazione (es. manuale, automatica, strumentale) ovvero
dell'operazione (a ciclo chiuso, in modo segregato o
comunque protetto, etc.);
entità dell'esposizione in funzione dei tempi impiegati e
delle quantità di materiali utilizzati nell'arco della giornata
lavorativa o del periodo ritenuto significativo.
INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONEINDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE
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organizzazione dell'attività (tempi di permanenza nell'ambiente di
lavoro, contemporanea presenza di altre lavorazioni, etc.);
presenza di misure di sicurezza e/o di sistemi di prevenzione e
protezione (schermatura, segregazione, protezioni intrinseche,
ricambi d’aria, isolamento, segnaletica di pericolo, etc.) nonché
degli ulteriori interventi di protezione quali l'uso di mezzi, o
dispositivi di protezione individuale.
INDIVIDUAZIONE INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONEDEI RISCHI DI ESPOSIZIONE
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quantitativo semiquantitativo qualitativo
R = P x G
R = f (A,……,N)
STIMA DEI RISCHI STIMA DEI RISCHI DI ESPOSIZIONEDI ESPOSIZIONE
I metodi sono molteplici e specifici in funzione
del fattore di rischio analizzato:
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Ad esempio RISCHIO =N x f (C, P, G) N= conformità normativa
C= probabilità di contattoP= probabilità che un evento si verifichiG= gravità
RISCHIO = f (P,D,T)P = probabilità che un evento si verifichiD = gravità del danno provocatoT = tempo di esposizione
RISCHIO = f (P,D,T,K)
K = “fattore umano di consapevolezza e di capacità di gestione rischio”, in cui si tiene conto della formazione e informazione operata presso i lavoratori
ed anche…..
M = stato di manutenzione S= stress lavoro correlato
I = fattori individuali
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N° eventi accaduti /anno
IP=
N° esposti × N° operazioni/anno
Il livello di IP può essere assegnato attraverso una valutazione quantitativa delle variabili sopra indicate o confrontando la
situazione da valutare con alcuni criteri a cui sono associati dei livelli in una scala semiquantitativa che mette in correlazione il
numero degli eventi accaduti in un anno e il numero degli esposti
INDICE DI INDICE DI PROBABILITA’PROBABILITA’ PP
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4 FrequentePotrebbe accadere facilmente
MOLTE VOLTE
3 ProbabilePotrebbe accadere facilmente
QUALCHE VOLTA
2 PossibilePotrebbe accadere POCO PROBABILE
1 Remoto
4 LIVELLI 4 LIVELLI SEMIQUANTITATIVI DI SEMIQUANTITATIVI DI
PP
Potrebbe accadere raramente IMPROBABILE
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CLASSIFICAZIONE DEI LIVELLI DI PROBABILITÀ DI ACCADIMENTO P
DEFINIZIONI/CRITERI LIVELLOVALOREPotrebbe accadere facilmente molte volte Casi analoghi sono noti e si sono già verificati fatti analoghi; l’evento è certamente prevedibile;può dipendere da più eventi indipendenti che producono lo stesso effetto, anche se poco probabili (più catene incidentali indipendenti, “Tipo OR”);il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe alcuno stupore in azienda.
Frequente 4
Potrebbe accadere qualche volta.Sono noti casi analoghi;l’evento dipende da una causa probabile;il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe una moderata sorpresa in azienda.
Probabile 3
Potrebbe accadereI casi noti sono rari;l’evento dipende da una sola causa o da eventi dipendenti tra loro o da più eventi indipendenti ma probabili (una catena incidentale con più elementi che devono accadere simultaneamente, “Tipo AND”);il verificarsi del danno susciterebbe grande sorpresa.
Possibile 2
Potrebbe NON accadere.Non sono noti casi analoghi;l’evento è correlabile solo alla concomitanza di più eventi indipendenti e improbabili;il fatto non è credibile;il verificarsi del danno susciterebbe incredulità.
Remoto 1
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INDICE DI GRAVITA’ INDICE DI GRAVITA’
Per la stima dell’indice di gravità vanno considerate le
dimensioni possibile del danno derivante da un determinato
rischio, in termini di una gamma di conseguenze. L’indice di
gravità - G - può essere graduato secondo una scala
semiquantitativa che fa riferimento alla reversibilità del danno.
GG
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IV Rilevante Infortunio o episodio con EFFETTI LETALI O INVALIDANTI
GRAVI
III Grave
Lesioni/patologie gravi con EFFETTI IRREVERSIBILI E/O
INVALIDANTE
II SerioLesioni/disturbo di modesta entità
con EFFETTI REVERSIBILI
ILesioni/disturbo lievi con EFFETTI RAPIDAMENTE
REVERSIBILI
4 LIVELLI SEMIQUANTITATIVI 4 LIVELLI SEMIQUANTITATIVI DI GDI G
Lieve
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STIMA DEL RISCHIOSTIMA DEL RISCHIO
La stima del rischio R per ciascuno dei fattori di rischio analizzati è
rappresentata dal prodotto dei livelli di probabilità P e gravità G,
attraverso la matrice di seguito inserita. In caso di eventi che
possono avere diverse probabilità e/o diverse gravità devono essere
verificati ciascuno per proprio conto.
RR
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Entità del possibile danno
Rilevante Grave Serio Lieve
Probabilità di accadimento
4 3 2 1
Probabile 4 16 12 8 4
Possibile 3 12 9 6 3
Improbabile 2 8 6 4 2
Remoto 1 4 3 2 1
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Classi di RISCHIO
Livello RischioPriorità di
azione
R > 9 1 "intervento immediato"
Alto immediato
5< R ≤ 9 2 "pericolo"Medioalto
breve termine
2 < R ≤ 5 3 "guardia"Mediobasso
medio termine
R ≤ 2 4 "attenzione" Bassolungo termine
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STIMA DEL RISCHIOSTIMA DEL RISCHIO
Il rischio viene articolato in quattro Livelli di rischio.
In prima approssimazione i livelli di rischio possono essere considerati anche come Livelli di priorità di intervento ovvero livelli di priorità basati esclusivamente su considerazioni di tipo stocastico/ storico documentato.
In realtà le priorità di intervento vengono individuate valutando non solo il livello di rischio ma anche altre variabili
RR
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Livello Rischio Priorità di azione
Procedure di intervento
4 "intervento immediato"
Rilevante immediato programmazione degli interventi
di adeguamento in modo urgente e prioritario
3 "pericolo"
Grave
(non moderato)
breve termine
inadeguatezza dei requisiti di sicurezza
programmazione degli interventi sul breve termine
2 "guardia" Serio
(moderato)
medio termine
attuazione del controllo e programmazione sul medio
termine degli interventi per la riduzione del rischio
1 "attenzione" Lieve
(irrilevante)
lungo termine
mantenimento e miglioramento del controllo del livello di rischio e programmazione delle misure di adeguamento e miglioramento
sul lungo termine.
PRIORITÀ DI INTERVENTOPRIORITÀ DI INTERVENTO
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CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICODI VALUTAZIONE CLASSICO
Approccio "assicurativo" per il quale è equivalente la perdita
dovuta al ripetersi frequente di molti eventi poco dannosi rispetto
a pochi eventi di gravità elevata: R = P X G
Limiti dell’approccio assicurativo nell’applicazione agli ambienti di
lavoro:
non è conforme alle moderne linee di prevenzione, che
privilegiano nella valutazione gli aspetti legati al danno
rispetto alla probabilità di accadimento
è insensibile alle istanze sociali legate alla gestione di
sicurezza e salute del lavoro
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CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICOVALUTAZIONE CLASSICO
Può portare ad una sopravvalutazione di rischi molto diffusi ma al limite del disagio rispetto a casi isolati di lesioni gravi e permanenti
potrebbe essere carente di informazioni per una corretta prevenzione
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CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICOVALUTAZIONE CLASSICO
Possono essere utilizzati schemi di valutazione troppo poveri di informazioni, seppur corretti metodologicamente, (ad esempio metodi semiquantitativi a due variabili con assegnazione di due o tre livelli ciascuna (ad esempio il documento sull’Applicazione del D.Lgs. 626 della Conferenza delle Regioni)
in altri casi i metodi trascurano il contatto tra pericolo ed operatore
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DEFINIZIONI DELLE DEFINIZIONI DELLE VARIABILI PER LA VDRVARIABILI PER LA VDR
CONFORMITÁ NORMATIVA (N) : tiene conto dell’attuazione
delle misure preventive e protettive individuate dal legislatore a
valle di una VdR sulla situazione STD. N renderà il rischio massimo
se c’è una non conformità normativa ai requisiti minimi di
sicurezza ed igiene.
PROBABILITÀ (P) : Probabilità del verificarsi di una situazione di
pericolo in grado di causare un danno in determinate circostanze.
CONTATTO (C) : Probabilità che si verifichino le circostanze che
permettono al pericolo di trasformarsi in un danno per il contatto
tra il pericolo e le persone e/o le cose e/o l’ambiente.
GRAVITÀ O MAGNITUDO (G) : La gravità presunta del danno
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CRITERI DI ASSEGNAZIONE CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI VALORI ALLE VARIABILIDEI VALORI ALLE VARIABILI
Le variabili in questione possono assumere dei valori discreti riportati nelle tabelle successive oppure negli schemi usuali di altri metodi di valutazione semiquantitativi. Conformità Normativa N
Probabilità P e contatto CNel caso di rischio igienistico, la probabiltà P è data dal confronto con gli STD delle concentrazioni rilevate quantitativamente;La probabilità di contatto dipende invece dalla rilevanza dell’esposizione in termini temporali rispetto all’intervallo di tempo di riferimento (8 ore, 15 min, ecc)La probabilità complessiva (P*C) può essere stimata conseguentemente dal confronto con gli standard di riferimento delle concentrazioni opportunamente ponderate per il tempo di esposizione.
Definizioni/Criteri dei livelli della variabile N Livello Valore
Piena conformità normativa SI 0
Esistenza di elementi specifici che violano la Normativavigente, cioè per i quali è evidente la inesistenza dei requisitiminimi di sicurezza stabiliti dalle norme cogenti. NO 1
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CRITERI DI CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI ASSEGNAZIONE DEI
VALORI ALLE VARIABILI VALORI ALLE VARIABILI P e CP e C
P Probabilità del verificarsi dell’evento
in relazione al danno
C Probabilità di contatto dell’agente di
rischio con il recettore del danno
Livello
Valore
Non dovrebbe accadere. Concentrazione dell'inquinante < 0,1 STD.
Non dovrebbe accadere. Il tempo di esposizione ad agenti nocivi è considerata irrilevante.
Improba-bile
0
Potrebbe accadere. Concentrazione dell'inquinante è compresa tra 0,1 e 0,2 STD
Potrebbe accadere. L'esposizione ad agenti nocivi si può considerare saltuaria.
Poco probabile
1
Potrebbe accadere qualche volta. La concentrazione dell'inquinante è compresa tra 0,2 e 0,5 STD
Potrebbe accadere facilmente qualche volta. L'esposizione ad agenti nocivi si può considerare frequente nell'arco delle 8 ore o è protratta per circa 8 ore nell'arco di periodi lunghi (settimana, mese, anno).
Probabile 2
Potrebbe accadere facilmente molte volte. Concentrazione dell'inquinante è superiore a 0,5 STD
Potrebbe accadere facilmente molte volte. L'esposizione ad agenti nocivi è pressoché continua nell'arco delle 8 ore lavorative.
Molto probabile
3
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CRITERI DI CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI ASSEGNAZIONE DEI
VALORI ALLA VARIABILE VALORI ALLA VARIABILE GG Lieve= effetto rapidamente reversibile, valore = 1
Serio = effetto reversibile sul breve - medio termine, valore = 2 Grave = effetto parzialmente irreversibile, valore = 3 Gravissimo = effetto irreversibile (letale, invalidante) valore = 4
si può fare riferimento alle tabelle riportate in letteratura e, nel caso di valutazioni igienistico-occupazionali, si può far riferimento ad esempio allo schema proposto da Renna et al.[cfr bibliografia].
Per quanto riguarda la gravità del danno occorre precisare i seguenti aspetti:
la valutazione della gravità è presuntiva, pertanto bisognerà valutare la gravità più probabile, e non quella massima, che viceversa può essere sempre gravissima;
nei casi in cui le conoscenze scientifiche, tossicologiche, epidemiologiche non premettono di presumere un livello di gravità, dovrà prevalere l'aspetto cautelativo, e il livello di gravità dovrà essere pari al danno maggiore ipotizzabile;
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CONDIZIONI PER LA CONDIZIONI PER LA DEFINIZIONE DELLA DEFINIZIONE DELLA
FUNZIONE DI RISCHIOFUNZIONE DI RISCHIO
Per quanto riguarda la probabilità di accadimento dell’evento indesiderato, questa sarà data dalla probabilità combinata P x C. Si possono riclassificare i livelli di probabilità seguendo lo schema riportato nella tabella
Classe P*C Probabilità di accadimento
Confronto della Concentrazioneespositiva CE ponderata nel
tempo con lo STD(IE = CE/STD)
1 0 Evento estremamente improbabile IE < 0,1
2 1, 2 Evento al massimo possibile 0,1 < IE < 0,2
3 3, 4, 5 Evento tra possibile e probabile 0,2 < IE < 0,5
4 6, 7, 8 Evento almeno probabile IE > 0,5
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CONDIZIONI PER CONDIZIONI PER LA DEFINIZIONE LA DEFINIZIONE
DELLA FUNZIONE DELLA FUNZIONE DI RISCHIODI RISCHIO
Anzitutto, in corrispondenza di una non conformità normativa, il valore di R nella sua accezione di priorità di intervento deve assumere il livello massimo (che nello schema proposto è 4).
In caso di evento per il quale si può ipotizzare un danno mortale (G = 4), il rischio (e quindi la priorità di intervento) deve essere massimo (l'azione immediata) già in corrispondenza di una probabilità remota (P x C = classe 2); per eventi che comportino effetti gravi e permanenti (G = 3) R sarà massimo già per gli eventi di classe 3; per eventi con G = 2 invece, R è massimo già per eventi di classe 4; infine per eventi che comportano danni lievi (G = 1) il livello di rischio non è mai massimo, tranne nel caso in cui l’evento abbia caratteristica di certezza (classe 5).
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M ISUREDI EMERG ENZA
Inte rve ntisul c ic lo
la vora tivo
Inte rve ntisug li
im pia nti
Inte rve ntisul p osto d i la voro
e sull'a mb iente
A zione sug liop e ra tori
RIDUZIO NEDEI RISC HI
Sostituzione di c iòc he è p e ric o loso
c on c iò c he non lo è
ELIM INA ZIO NEDEI RISC HI
INDIVIDUAZIONE E VALUTAZIONE DEI RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
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Re g o la re ma nutenzione a m bie nti,m a c c hine e d imp ia nti c on
p a rtic o la re rigua rdo a i d ispositivi d i sic ure zza
Lim ita zione utilizzo di a g enti c him ic ifisic i e b iolog ic i sul p osto d i la voro
Sostituzione d i c iò c he è p iù p e ric o losoc on c iò c he non lo è
Interve nti sulC ic lo La vora tivoRIDUZIONE DEI
RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
36
Re g o la re ma nute nzio ne a mb ie nti,ma c c hine e d imp ia nti c o n
p a rtic o la re rig ua rd o a i d ispo sitivi d i sic ure zza
Pro te zio ne c o lle ttiva
Inte rve nti a lla fo nte
Interventi sug liIm pia ntiRIDUZIONE DEI
RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
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Re g o la re ma nute nzio ne a mb ie nti,ma c c hine e d imp ia nti c o n
p a rtic o la re rig ua rd o a i d ispo sitivi d i sic ure zza
Uso d i se g na li d i a vve rtime nto ed i sic ure zza
M isure ig ie nic he
Risp e tto d e i p rinc ip ie rg o no mic i
Interve nti sulPosto d i La voro e sull'A m b ie nte
RIDUZIONE DEI RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
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Uso d i seg na li d i a vve rtim e nto ed i sic urezza
Risp e tto d e i Princ ip iErg o no m ic i
A llo nta na me nto d e l la vo ra to red a ll'e sp o sizione a risc hio ,
p e r m otivi sa nita ri
A zio nesug li o pe ra to ri
V isite M e d ic he
Lim ita zione d e l nume rod i op e ra to ri e sp o sti
a l risc h io
Pro tezio ne Ind ivid ua le
RIDUZIONE DEI RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
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L’ANALISI L’ANALISI MULTICRITERIA NEL MULTICRITERIA NEL
SUPPORTO ALLE SUPPORTO ALLE DECISIONIDECISIONI
Tradizionalmente utilizzata per valutare progetti alternativi o misure eterogeneeConsente di prendere in considerazione più fattori contemporaneamentePermette di considerare le opinioni dei diversi soggetti coinvolti nel processo di decisione o di attuazionePuò essere utilizzata sia prima che dopo l’attuazione degli interventiE’ un’indagine di tipo quali-quantitativoL’utilizzo è relativamente semplicePermette di sintetizzare opinioni espresse da diversi soggetti, di determinare una scala di priorità, di analizzare situazioni di conflitto, di formulare raccomandazioni e suggerimenti operativi.
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LE FASI LE FASI DELL’ANALISI DELL’ANALISI
MULTICRITERIAMULTICRITERIA
Definizione delle alternativeDefinizione delle conseguenze o effettiIndividuazione dei criteri di valutazioneAssegnazione dei punteggiDefinizione di un sistema di pesi/ponderazioniAnalisi dell’impatto delle azioni rispetto ai singoli criteri (aggregazione finale utilizzando il metodo dell’analisi della concordanza)Aggregazione dei punteggi e ottimizzazione (analisi dei risultati)
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DEFINIZIONE DEFINIZIONE DELLE DELLE
ALTERNATIVEALTERNATIVE
In tale fase si analizza la problematica in esame e sulla base delle informazioni acquisite si avanzano proposte di azioni risolutive (misure di tutela).Dovranno essere individuate le diverse possibilità di intervento e quindi stabilite le possibili misure di tutela.Per ciascuna delle misure di tutela devono essere valutati i gradi di tutela introdotti sulle rispettive variabili che attengono alla valutazione dei rischi (N, P, C, G), ed in base a tali risultati devono essere valutati nuovamente i rischi residui.
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IL LIVELLO DI IL LIVELLO DI RISCHIO ED IL RISCHIO ED IL
RISCHIO RESIDUORISCHIO RESIDUO
Al fine di poter valutare compiutamente le priorità di intervento e la qualità degli interventi è necessario valutare il livello di rischio prima dell’adozione della misura di tutela, per stabilirne la rilevanza, e dopo l’adozione della misura, per verificarne l’efficacia.
La valutazione del Rischio Residuo deve avvenire sia su base ipotetica , stimando gli effetti della misura di tutela (MDT), sia dopo l’effettiva adozione delle misure, per verificare la veridicità della previsione.
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DEFINIZIONE DELLE DEFINIZIONE DELLE CONSEGUENZE OD CONSEGUENZE OD
EFFETTIEFFETTI
Si individueranno i possibili effetti di ciascuna delle alternative proposte stabilendo una gerarchia tra di esse a partire dal soddisfacimento del o degli obiettivi principali che rappresentano lo scopo del provvedimento stesso.La differenza di un metodo classico rispetto a questo risiede proprio nelle diverse modalità di definizione degli obiettivi
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3- DEFINIZIONE DEI 3- DEFINIZIONE DEI CRITERI DI VALUTAZIONECRITERI DI VALUTAZIONE
RARA- rilevanza aziendale del rischio analizzato
TITI - tipologia di intervento
ANAN - adempimento normativo ed il punto di vista degli organi di controllo
RERE - rilevanza economico/patrimoniale degli interventi
GIGI – parametro legato all’immagine aziendale
ISIS - Impatto dell’intervento sul SGS
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RA LA RILEVANZA RA LA RILEVANZA AZIENDALE DEL AZIENDALE DEL
RISCHIO ANALIZZATORISCHIO ANALIZZATO
La variabile della rilevanza aziendale del rischio (RA)
contiene informazioni relative all’estensione della
popolazione soggetta al rischio, all’eventuale
coinvolgimento di fattori ambientali, sociali (abitudini,
differenze di genere, ecc) e di percezione del rischio
E’ condizionata dalle affinità con le politiche aziendali ed
eventuali benefit e fattori di scala
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LA VALUTAZIONE LA VALUTAZIONE DELLA DELLA
TIPOLOGIA DI TIPOLOGIA DI INTERVENTO (TI)INTERVENTO (TI)
Nel corso delle varie fasi di valutazione del rischio devono essere
individuate, per ogni fattore di rischio esaminato, le misure correttive
di volta in volta ritenute adeguate. Le misure di prevenzione e
protezione individuate saranno, come suggerito anche dalle
normative, di tipo tecnico, organizzativo e procedurale.
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MIGLIORE TECNOLOGIA MIGLIORE TECNOLOGIA DISPONIBILE ED DISPONIBILE ED
APPLICABILEAPPLICABILE
La valutazione della variabile TI permette di premiare le MDT che garantiscono una maggiore efficacia ed efficienza nell’abbattimento del rischio in relazione alle conoscenze ed al progresso della tecnica, e svantaggerà quelle soluzioni sorpassate tecnicamente, anche perché, a parità di protezione iniziale, non danno sufficienti garanzie nel lungo termine. Dunque si privilegerà l’economicità delle soluzioni, l’ aumento dell’efficienza o la diminuzione dei costi di gestione e quindi di manutenzione, cioè aumentando l’affidabilità e la disponibilità.
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TEMPI DI TEMPI DI REALIZZAZIONEREALIZZAZIONE
La variabile che tiene conto della tipologia di intervento deve anche considerare i tempi di realizzazione che hanno dei riflessi notevoli sulla sicurezza e la salute dei lavoratori perché influiscono:
sulle possibili esposizioni acute nella fase di realizzazione durante la temporanea rimozione delle protezioni, sia pure ritenute inidonee, durante l’aggiornamento di queste;
sull’aumento del rischio durante le fasi di intervento, legato all’interazione con le altre attività e le lavorazioni in condizioni non standard, e perciò più rischiose a priori, aumento tanto maggiore tanto più si estende il periodo di realizzazione;
sui tempi di permanenza del livello di rischio indesiderato, e dunque sulle probabilità che si verifichi il danno.
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L’ADEMPIMENTO L’ADEMPIMENTO NORMATIVO ED IL PUNTO NORMATIVO ED IL PUNTO DI VISTA DEGLI ORGANI DI VISTA DEGLI ORGANI
DI CONTROLLO (AN)DI CONTROLLO (AN)
Le MDT più in generale possono essere valutate in base alla loro
maggiore o minore aderenza alle osservazioni degli organi di
controllo, qualora espresse o facilmente intuibili dall’analisi di
esperienze precedenti o similari.
Il punto di vista degli organi di controllo può riproporre su scala
territoriale i parametri utilizzati per la rilevanza aziendale (fattori
ambientali, sociali, abitudini di vita, ecc.)
Affinità con le politiche degli amministratori locali
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VARIABILI DI GESTIONE VARIABILI DI GESTIONE AZIENDALE E RILEVANZA AZIENDALE E RILEVANZA ECONOMICO/PATRIMONIAECONOMICO/PATRIMONIA
LE DEGLI INTERVENTI LE DEGLI INTERVENTI (RE)(RE)
Rilevanza economica degli interventi
La stima della rilevanza economica dell’intervento deve essere fatta
in rapporto a quanto l’azienda tipicamente spende per la
sicurezza (rilevabile dall’analisi dei bilanci e dai dati del controllo
di gestione), e rispetto al budget previsionale di spesa per la
sicurezza nel periodo di riferimento per l’intervento (considerando
quindi gli ammortamenti, le rateizzazioni, le agevolazioni ed i
contributi o incentivi, ecc.).
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VARIABILI DI GESTIONE VARIABILI DI GESTIONE AZIENDALE (GI)AZIENDALE (GI)
Immagine aziendale e problemi di Immagine aziendale e problemi di comunicazionecomunicazioneTali aspetti possono riguardare elementi internielementi interni, quali eventuali conflitti con i lavoratori e le organizzazioni sindacali e le eventuali ripercussioni in termini di giorni di fermo per scioperi o manifestazioni, oltreché una stima sia pure indicativa del calo di produttività dovuta all’inasprirsi dei rapporti ed all’aumentare della tensione all’interno dell’azienda.
Gli effetti possono riguardare inoltre l’immagine esternal’immagine esterna dell’azienda con riflessi sul consumo o sull’orientamento del mercato verso concorrenti meglio attrezzati o con un’immagine legata anche alla gestione della sicurezza e dell’igiene del lavoro più solida e confortante.
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IMPATTO SUI SISTEMI DI IMPATTO SUI SISTEMI DI GESTIONE DELLA GESTIONE DELLA
SICUREZZA E DELL’IGIENESICUREZZA E DELL’IGIENE
Si riportano gli elementi del sistema di gestione che sono maggiormente attinenti e devono essere passati in rassegna per la valutazione degli impatti che la MDT ha sul SGSIL:
Politiche, strategie e gerarchie generaliRisorse umane e strumentaliGestione documentaleManutenzioneFormazione ed informazione
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MATRICE DI VALUTAZIONE MATRICE DI VALUTAZIONE AZIONI /CRITERIAZIONI /CRITERI
Si è già detto che esiste una relazione tra le alternative (azioni), i criteri utilizzati ed i giudizi.
Alternative Criteri
1 2 3 4 5
I
II
III
IV
V
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ATTRIBUZIONE DEI ATTRIBUZIONE DEI PESI AI CRITERIPESI AI CRITERI
l’attribuzione dei pesi consente di esprimere l’importanza relativa tra i criteri.
Peso Criteri
A La variabile è decisiva ed imprescindibile nell’individuazione della priorità di intervento e nella valutazione della tipologia di MDT individuata
B La variabile è importante nell’individuazione della priorità di intervento e nella valutazione della MDT
C Il contributo della variabile all’individuazione della priorità di intervento e della scelta della misura di tutela è modesto
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ANALISI DEI ANALISI DEI RISULTATIRISULTATI
Sulla base degli indici ottenuti dall’analisi si procede alla selezione
dell’alternativa ottimale.
La scelta finale dell’azione da intraprendere non sarà
determinata esclusivamente dai risultati analitici, ma anche
dal confronto dialettico tra tutti i soggetti coinvolti al fine di
verificare la fattibilità della scelta; non si escludono, pertanto,
eventuali revisioni e riformulazione degli elementi che hanno
determinato la scelta ovvero dei pesi attribuiti ai criteri.
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Esito negativo
Esito negativo
Esito positivo
Esito positivo
Dati aziendali relativi a Sicurezza ed Igiene del lavoro Organizzazione interna e SGSIL Priorità aziendali produttive Disponibilità finanziarie Contenziosi con organi di controllo
Individuazione dei fattori di rischio
Messa a punto delle check-list per fattori di rischio
Valutazione del rischioPer ciascun elemento della check-list
Elaborazione dei giudizi complessivi per ciascun fattoredi rischio individuato
Individuazione delle Misure di tutela(almeno 1 o più per ogni fattore di rischio)
Valutazione delle altre variabili:Variabili intrinseche dell’intervento Rilevanza normativa interventoRilevanza aziendale Gestione aziendale
Applicazione dell’AMC per Selezione delle misure di tutela complessivamente più idonee a alle esigenze aziendali Ordinamento secondo una scala assoluta delle priorità di intervento sui diversi fattori di rischio
Verifica della fattibilità del programma
Confronto con gli organi dicontrollo
Confronto con i soggetticoinvolti nel SGSIL:
Management, RLS, RSPP, MC
ADOZIONE DEL PIANO
Definizione concordata con i soggetti aziendali della prevenzione dei PESIda assegnare alle diverse variabili per l’elaborazione del programma complessivo di intervento
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Relazione sulla valutazione dei rischi
effettuata nei vari ambienti di lavoro dell’impresa, comprendente i criteri
adottati per la sua definizione
Descrizione delle misure di
prevenzione e protezione
attuate, in coerenza con i risultati della
valutazione del rischio
Programma di interventi
integrati di prevenzione e protezione
(tecnica, organizzativa e sanitaria )
che si intendono eventualmente attuare al
fine di completare e/o ottimizzare la tutela della sicurezza e della salute
Piano di utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale
(DPI) e delle altre iniziative a favore degli individui
DOCUMENTO CONCLUSIVODOCUMENTO CONCLUSIVO ELEMENTI ESSENZIALI (ex art. 4)
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Documento di Valutazione del Rischio e Piano degli interventi di
adeguamento
Check-up tecnico amministrativo
Sopralluoghi
Elaborazione dei dati
Relazione tecnica conclusiva
Acquisizione documentazione
Pianificazione sopralluoghi e
interviste
di rilevamento
di verifica
Individuazione e analisi dei rischi
• conformità normativa• elenco attrezzature• elenco impianti• elenco sostanze utilizzate/schede di sicurezza• elenco sostanze prodotte (finali/intermedie)• mansionario
• idoneità luoghi• idoneità delle attrezzature• idoneità impianti• verifica strumentale• verifica modalità operative• verifica idoneità DPI• idoneità misure di emergenza
• analisi dei risultati • scelta del metodo di valutazione• individuazione del livello di rischio• verifica dimensionale• verifica strumentale
• descrizione delle metodologie utilizzate• riepilogo della normativa di riferimento• risultati dell’elaborazione dei dati• individuazione delle priorità• pianificazione degli adeguamenti • pianificazione degli interventi di manutenzione
periodica• pianificazione attività di informazione e
formazione
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IL CONTROLLO NEL TEMPO IL CONTROLLO NEL TEMPO DELL’EFFICIENZA E DELL’EFFICIENZA E
DELL’EFFICACIA DELLE DELL’EFFICACIA DELLE MISURE ADOTTATEMISURE ADOTTATE
Il controllo può essere:
Occasionale
Sistematico
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CONTROLLI CONTROLLI OCCASIONALIOCCASIONALI
Sono svolti nell’ambito di sopralluoghi estemporanei (ad es.
conseguenti eventi incidentali, richieste dei lavoratori, ecc.)
Non hanno carattere di sistematicità
Sono utili per verificare eventuali situazioni “acute” di inefficienza
o inefficacia delle misure di prevenzione
Possono essere conseguenti o contemporanei a controlli di altra
natura o ad attività differenti
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IL PIANO DEI CONTROLLI IL PIANO DEI CONTROLLI SISTEMATICISISTEMATICI
Il piano di controllo si inserisce nel quadro generale della gestione
della sicurezza
È redatto dalla direzione aziendale con gli RSPP
Contiene i criteri ed i metodi di effettuazione delle verifiche e dei
controlli
Contiene una programmazione sincrona con la gestione della
prevenzione e della sicurezza
Comprende sia le verifiche tecniche che i controlli gestionali
operativi e di sistema
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CONDUZIONE DI UN AUDIT CONDUZIONE DI UN AUDIT SECONDO LA NORMASECONDO LA NORMA UNI EN ISO 190011 UNI EN ISO 190011
Inizio dell’audit•Definizione degli obiettivi, del campo e dei criteri dell’audit•Determinazione della fattibilità dell’audit•Presa di contatto con l’organizzazione oggetto dell’audit
Conduzione del riesame della documentazionePresa visione dei documenti pertinenti e determinazione
della loro adeguatezza
Preparazione delle attività di audit sul posto•Preparazione piano di audit (il piano dev’essere riesaminato e accettato dal DL prima che inizi l’attività di audit)
•Preparazione documenti di lavoro
Svolgimento delle attività di audit sul posto•Svolgimento riunione di apertura•Comunicazione durante l’audit•Raccolta e verifica delle informazioni•Elaborazione di risultanze e conclusioni dell’audit•Svolgimento della riunione di chiusura
Preparazione e distribuzione del rapporto di audit
Attuazione delle azioni successive
all’audit
Chiusura dell’audit
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NORMA ISO 19011 E NORMA ISO 19011 E SOPRALLUOGO EX SOPRALLUOGO EX
ART. 17ART. 17Inizio sopralluogo
Definizione obiettivi campo e criteri Determinazione della fattibilità del sopralluogo (sulla base di informazioni raccolte, disponibilità e collaborazione dell’organizzazione, tempo e risorse messe a disposizione)Presa di contatto iniziale con l’organizzazione per stabilire i canali di comunicazione adeguati e fornire le informazioni di massima sul sopralluogo (tempi, norme di sicurezza da adottare, disponibilità del personale)
Preparazione dell’attività sul postoAllestimento di un piano contenente informazioni su obiettivi, date, luoghi da visitare, tempi, risorse necessarie alla conduzione del sopralluogo (disponibilità del personale..), indicazioni per la logistica (spostamenti..)
Preparazione dei documenti di lavoro
Liste di riscontro
Piani campionamento
Moduli di registrazione
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Svolgimento dell’attività sul postoRiunione di apertura (con DL, RSPP, RLS..) per descrivere come si articolerà il sopralluogo e per assicurarsi che quanto è stato pianificato potrà essere rispettatoRaccolta delle informazioni attraverso opportuno campionamento e verifica delle stesse per assicurarne l’attendibilitàRielaborazione delle informazioni acquisite e confronto con i criteri iniziali per poter definire le conclusioni del sopralluogo
ChiusuraRiunione di chiusura (con DL, RSPP, RLS..) per divulgare le rilevazioni effettuate e per assicurare la possibilità di confronto con le altre figure coinvolte nella prevenzione
ReportStesura di un verbale di sopralluogo che fornisca una accurata e chiara descrizione delle attività svolte e dei riscontri effettuati nel corso della visita all’organizzazione
NORMA ISO 19011 E NORMA ISO 19011 E SOPRALLUOGO EX SOPRALLUOGO EX
ART. 17ART. 17
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CRITERI PER LA CRITERI PER LA PREDISPOSIZIONE PREDISPOSIZIONE
DEL PIANO DI DEL PIANO DI CONTROLLOCONTROLLO
COME:Svolgimento dei controlli ex-post con criteri comparabili con quelli utilizzati nelle valutazioni ex-ante;Identificazione degli obiettivi e criteri;Svolgimento di controlli estesi/a campione
QUANDO:Periodicamente;A seguito di interventi o modifiche;Casualmente;
CHI:Promosso da RSPP;Coinvolgimento di tutti i soggetti interessati;
DOVE:Nei luoghi di lavoroIn ambienti riservati che consentono di approfondire le analisi
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CRITERI PER LA CRITERI PER LA PREDISPOSIZIONE DEL PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI CONTROLLOPIANO DI CONTROLLO
COSA:infortuni,quasi infortuni,anomalie,malattie professionali,i parametri chimici, fisici e biologici relativi alla valutazione delle condizioni ambientali di lavoro,documenti, certificazioni, autorizzazioni,registri dei controlli, della formazione, dei fornitori.
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GLI INDICATORIGLI INDICATORI
Per la valutazione dell’efficacia delle misure di prevenzione e protezione è utile definire degli indicatori di prestazione;
Gli indicatori possono essere:
“negativi” (ad es. IF, IG, livelli di concentrazione di agenti rischiosi) cioè più crescono più le misure di prevenzione e protezione sono inefficienti;“positivi” (ad es. ore di formazione, risultati dei test di apprendimento, investimenti in prevenzione, ecc.) cioè più crescono più le misure di prevenzione sono efficaci e/o efficienti.