Modelli psicologici prevalenti nellambito della psicologia della salute.
1) Economia in fase di trasformazione; 2) Economia inserita nel contesto economico nazionale e...
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1) Economia in fase di trasformazione;
2) Economia inserita nel contesto economico nazionale e internazionale;
3) Posizione di rilievo nell’ambito dell’export;
4) Rallentamento dello sviluppo in quest’ultimo periodo.
I DATI EVIDENZIANO
SISTEMA ECONOMICO ABRUZZESE
PECULIARITA’:
IL POLICENTRISMO, SOTTOLINEA LA PRESENZA DI MOLTI CENTRI DELLO SVILUPPO ECONOMICO, URBANO, TERRITORIALE.
IL LOCALISMO, OSSIA L’IMPORTANZA DELLA DIMENSIONE LOCALE, DELLE PICCOLE IMPRESE, SOSTENUTE DA UN RETROTERRA SOCIALE (famiglie, comunità locali).
LA GRANDE IMPRESA CHE ORIENTA LA DIREZIONE DELLO SVILUPPO E LE RELAZIONI FUNZIONALI DI UN SISTEMA ECONOMICO ORIENTATO VERSO LA COMPETIZIONE.
INDICE DI INDUSTRIALIZZAZIONE (% ADDETTI ALLE INDUSTRIE ESTRATTIVE, MANUFATTURIERE, ELETTRICITÀ, GAS, ACQUA, COSTRUZIONE E INSTALLAZIONE IMPIANTI SULLA POPOLAZIONE RESIDENTE)
Province e Regioni
1951 1961 1971 1981 1991 2001
ABRUZZO 4,4 5,4 7,7 10,7 11,5 10,9
Teramo 4,6 6,0 9,0 17,3 14,8 14,7
Pescara 5,5 6,9 8,0 8,5 9,9 7,6
Chieti 4,3 5,0 8,1 11,1 12,5 12,2
L’Aquila 3,7 4,4 6,1 9,4 8,6 8,2
Sud 4,1 4,5 5,4 6,2 5,4 5,7
Centro-Nord
11,8 14,9 15,6 16,4 14,6 13,9
Italia 9,3 11,1 12,1 12,8 11,3 11,0
Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT. Censimento dell'industria, vari anni.
INDICI DI SPECIALIZZAZIONE DELLE ESPORTAZIONI PER REGIONE E PER SETTORE DELLA TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE (2003)
Prodotti alimentari
Tessile-abbigliamento
Cuoio e calzature
Prodotti chimici
Mezzi di trasporto
ABRUZZO 0,76 1,18 0,38 0,79 2,12
Sud 1,89 0,88 1,50 0,76 1,98
Nord-Ovest 0,85 1,02 0,27 1,24 1,12
Nord-Est 1,14 0,93 1,20 0,55 0,79
Fonte: ISTAT; Unioncamere (2004).
COMPOSIZIONE % DEL VALORE AGGIUNTO PER SETTORI (2003)
Agricoltura Industria Altre attività
ABRUZZO 3,8 27,8 68,4
L’Aquila 3,8 21,7 74,5
Teramo 3,9 33,6 62,5
Pescara 2,7 24,1 73,3
Chieti 4,7 30,9 64,4
Nord-ovest 1,6 31,2 67,2
Nord-est 2,8 31,4 65,8
Centro 1,6 22,4 75,9
Mezzogiorno 4,3 19,8 75,9
Italia 2,5 26,6 70,9Fonte: elaborazioni Unioncamere-Tagliacarne.
VALORE AGGIUNTO MANIFATTURIERO (2001)
% PMI
ABRUZZO 68,8
L’Aquila 47,5
Teramo 86,1
Pescara 69,8
Chieti 62,3
Nord-Ovest 71,1
Nord-Est 73,9
Centro 75,6
Sud e Isole 72,6
ITALIA 72,9Fonte: elaborazioni Unioncamere-Tagliacarne.
I FENOMENI DI ATTRAZIONE RISPETTO AL TERRITORIO (2001)
Dipendenti in UL di imprese con sede fuori dal territorio. Val. %
ABRUZZO 18,3
L’Aquila 39,1
Chieti 22,4
Sud-Isole 15,2
ITALIA 18,2
Fonte: banca dati Reprint, Politecnico di Milano, ICE.
TASSO DI SVILUPPO
ATTIVITÀ MANIFATTURIERA
-0,7
-0,6
-0,5
-0,4
-0,3
-0,2
-0,1
0
1999 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO
TASSO DI SVILUPPO COSTRUZIONI
0
0,5
1
1,5
2
2,5
1999 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO
TASSO DI SVILUPPO COMMERCIO INGR. E DETT.
-0,4
-0,3
-0,2
-0,1
0
0,1
0,2
0,3
0,4
1999 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO
TASSO DI SVILUPPO ATTIV. IMMOB., NOLEGGIO, INFORMAT., RICERCA
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
1,6
1,8
1999 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO
TASSO DI SVILUPPO INTERMEDIAZ. MONETARIA E FINANZIARIA
-1
0
1
2
3
4
5
6
7
8
1999 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO
PIL AI PREZZI DI MERCATO(% CALCOLATI SU PREZZI DEL 1995)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 1996/2004
ABRUZZO 1,2 5,1 1,8 0,2 -0,3 -1,7 1,1
Mezzogiorno 2,2 2,7 2,4 1,0 0,4 0,8 1,7
Centro-Nord 1,5 3,1 1,6 0,2 0,2 1,4 1,4
Italia 1,7 3,0 1,8 0,4 0,3 1,2 1,5
Se il PIL rimane fermo difficile attuare politiche di welfare. Fonte: Svimez, 2004.
PIL PRO-CAPITE(CALCOLATI SU PREZZI DEL 1995)
2000 2002 2003 2004 1995/2004
ABRUZZO 3,0 1,4 -0,3 -2,6 0,8
Mezzogiorno2,6 0,9 0,4 0,4 1,7
Centro-Nord2,7 -0,2 -0,2 0,1 0,9
Italia 2,7 0,2 0,0 0,3 1,2
Fonte: Svimez vari anni.
PIL PRO-CAPITE (INDICE ITALIA=100)
1980 1991 1995 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO 83,7 90,4 86,5 84,8 85,1 85,2 85,1 82,5
Mezzogiorno68,1 69,4 66,4 67,5 68,4 69,1 69,7 69,7
Centro-Nord117,4 117,3 119,2 118,2 117,6 117,1 116,7 116,6
Italia 100 100 100 100 100 100 100 100
Fonte: Svimez vari anni.
GRADATORIA DELLE PROVINCE IN BASE AL REDDITO PRO-CAPITE NEL 2003
Posto grad.
Province n.i ITA=100
1 Milano 150,6
2 Bolzano 143,4
… … …
67 Pescara 85,9
68 Teramo 84,5
69 Chieti 83,9
… … …
73 L’Aquila 79,2
PIL PRO-CAPITE (IN % CENTRO – NORD = 100)
1995 2000 2001 2002 2003 2004
ABRUZZO 72,5 72,1 71,5 71,1 74,0 71,9
Mezzogiorno 55,7 56,5 57,4 58,0 59,8 59,6
Centro-Nord 100 100 100 100 100 100
Fonte: Svimez, vari anni.
UNITA’ LAVORO TOTALE
1995 2000 2003 2004 1995/2004 2003/2004 2005/2004*
ABRUZZO 473,8 482,7 504,4 491,2 0,4 -2,6 4,7
Mezzogiorno 6316,8 6487,9 6742,9 6729 0,7 -0,2 0,3
Centro-Nord 16204 16956 17489 17690 1,0 1,2 1,2
Italia 22528 23454 24238 24429 0,9 0,8 1,0
Fonte: Svimez, vari anni.
* II trimestre 2005.
TASSO DI DISOCCUPAZIONE
2000 2001 2002 2003 2004 2005*
ABRUZZO 7,8 5,7 6,2 8,4 7,9 6,8
Mezzogiorno 21,0 19,3 18,3 16,1 15,0 14,1
Centro-Nord 5,7 5,0 4,7 4,9 4,9 4,7
Italia 10,6 9,5 9,0 8,4 8,0 7,5
Fonte: Svimez, vari anni.
* II trimestre 2005.
INDUSTRIA TOTALE (OCCUPATI)
2000 2003 2004 2005* 1995/2004 2003/2004 2005/2004
ABRUZZO 155,4 151,5 148,9 153 0,2 -1,7 4,1
Mezzogiorno 1396 1468 1459 1536 0,8 -0,6 -0,9
Centro-Nord 5401 5494 5542 5409 0,3 0,9 0,7
Italia - - - - -3,0 0,2 0,3
Fonte: Svimez, vari anni.
* II trimestre 2005.
INDICATORI DEL MERCATO DEL LAVORO (2001) 2004
Tasso di attività (15-64)
Tasso di occupazione
(15-64)
Tasso di disoccupazione
(15-64)
ABRUZZO 61,2 56,3 (7,7) 7,9
Nord 67,9 65,0 4,3
Centro 65,2 60,9 6,5
Mezzogiorno 54,3 46,1 (21,0) 15,0
ITALIA 62,5 57,4 (10,6) 8,0
Fonte: elaborazioni su dati Istat.
Evoluzione del PIL pro capite
1980* 1995* 2002 2002**
Abruzzo 85 89 83,9 91,8
L'Aquila n.d. 90 78 85,4
Teramo n.d. 88,4 84,9 92,9
Pescara n.d. 88,4 85,8 93,9
Chieti n.d. 89,8 86,2 94,4
Mezzogiorno 68 68,7 67,5 73,9
Italia 99 104,2 99,6 109
Portogallo 62 66 70,1 76,7
Grecia 63 65,1 70,9 77,6
Irlanda 59 89,6 121,2 132,7
Spagna 70 79 86,5 94,6
* UE15=100 ** UE25=100
Pil pro capite UE15=100
0
20
40
60
80
100
120
140
1995
2002
CASSA INTEGRAZIONE (MIGLIAIA DI ORE)
ABRUZZO
2003 2004 VAR % 1995/2004VAR %
2003/2004
Interventi ordinari 3485 2897 7,7 -16,9
Interventi straordinari 3638 5155 -3,7 41,7
Gestione edilizia 863 1110 0,1 28,6
TOTALE 7987 9162 0,3 14,7
MEZZOGIORNOInterventi ordinari - - -0,3 0,3
Interventi straordinari - - -8,4 1,6
Gestione edilizia - - -0,2 9,9TOTALE - - -5,6 2,5
CENTRO-NORD
Interventi ordinari - - 6,7 12,0Interventi straordinari - - -6,2 -16,6
Gestione edilizia - - -0,8 9,3TOTALE - - -1,6 -0,8
ITALIA
Interventi ordinari - - 4,6 9,3Interventi straordinari - - -7,1 -10,1
Gestione edilizia - - -0,6 9,5TOTALE - - -3,0 0,2
Fonte: Svimez, vari anni.
EXPORT (VARIAZIONI %)
1994 2000 2002 2003 2004 2005* 1995/2004
ABRUZZO34,1 30,5 1,4 -2,5 13,4 9,0 6,2
Mezzogiorno16,9 27,3 -3,7 -3,8 8,9 11,9 5,7
Centro-Nord15,1 15,3 -2,7 -1,1 5,9 5,8 3,6
Italia 15,3 16,5 -2,8 -1,4 6,2 6,3 3,8
Fonte: Svimez, vari anni.
* Dati riferiti al periodo gennaio-giugno 2005.
ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI 1992-2004 (Tassi di crescita annui)
-20,00%
-10,00%
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
40,00%
50,00%
60,00%
70,00%
80,00%
Abruzzo Italia Teramo
VARIAZIONI %
2001/02 2002/03 2003/2004
ABRUZZO 1.40 -2.07 13.39
L’Aquila 6.20 -10.06 14.06
Teramo -0.39 -2.42 3.77
Pescara -0.78 -6.02 1.90
Chieti 0.54 1.78 17.84
Mezzogiorno 3.63 -2.59 8.85
ITALIA 4.86 -1.63 6.08
Fonte: elaborazioni Unioncamere-Tagliacarne.
Difficile contesto nazionale ed internazionale:
Cause interne:
Moneta unica;
Fine svalutazioni competitive;
Supervalutazioni dell’euro.
Difficile contesto nazionale ed internazionale:
Cause esterne:
Il modello di specializzazione distrettuale si sovrappone nella sostanza con le
produzioni tipiche dei nuovi competitors;
L’aggressione commerciale dei nuovi paesi attraverso il basso costo del
lavoro;
Il problema della concorrenza sleale per effetto dei cd. dumping ambientale, in
termini di norme di sicurezza e tutela sindacale;
Il dumping finanziario, ovvero un tasso di cambio artificiosamente ancorato al
dollaro;
Il pericolo delle contraffazioni, aspetto denunciato dagli imprenditori.
GLI ELEMENTI DI CRITICITÀ:
La parcellizzazione del tessuto produttivo delle PMI, che molto spesso
lavorano per conto terzi, senza marchio e con un modesto profilo tecnologico
e commerciale;
L’elevata dipendenza produttiva ed occupazionale dalla grande impresa di
proprietà esterna nelle aree di Chieti e L’Aquila tale da determinare ricadute
negative su tutto il territorio nell’ipotesi di eventuale crisi (vedi L’Aquila);
Il modesto livello di internazionalizzazione delle imprese locali;
La presenza di squilibri interni intesi come elemento di fragilità di tutto il
sistema economico.
L’Abruzzo si trova allora di fronte ad una fase discendente del suo sviluppo?
Si può affermare che l’Abruzzo stia subendo un processo
di grande trasformazione e da un’economia alimentata da
risorse esterne di tipo protettivo sta passando ad una
economia sempre più esposta al mercato;
Occorre un grande cambiamento culturale che vede un
approccio di politica economica indirizzato a rafforzare gli
elementi di competitività dell’intero sistema economico.
COSA FARE? Bisogna porre l’accento sui FATTORI DI COMPETITIVITÀ
Di fronte all’evoluzione delle scenario descritto occorre rafforzare la capacità competitiva del sistema regionale;
La produttività totale dei fattori è l’indicatore chiave e più completo della competitività;
Le 2 principali variabili che influenzano tale indicatore sono:
1. il grado di diversificazione: capacità delle aziende agricole di accedere a fonti alternative di reddito per ristrutturare il settore e per conseguire economie di scala;
2. l’innovazione che ha alla base due altre componenti fondamentali:
- Ricerca e Sviluppo per aumentare la produttività e nuovi metodi produttivi;
- Risorse umane legate alla formazione e al miglioramento delle competenze professionali (acquisizione di skill-eLearning);
Fattori complementari alle due principali variabili sono:
- il miglioramento delle infrastrutture;
- gli investimenti pubblici e privati;
- la qualità dei servizi;
- la commercializzazione dei prodotti (importanza del marchio);
- le politiche di internazionalizzazione;
- la cooperazione.
GRANDI TEMI DA AFFONTARE
1) Liberalizzazione dei servizi
2) Rafforzamento piccola impresa
Obiettivi Problemi Affrontare la competizione - finanziari
- organizzativi Rafforzare e differenziare lo - aggiustamento dinamico
sviluppo endogeno (spec.sett)
3) Rafforzamento e diffusione dell’innovazione e della conoscenza scientifica e tecnologica
Interventi:
a) Sintonizzare (Centri di ricerca; Università; Associazioni di categoria; Fondazioni);
b) Relazioni tra imprese (tra grandi e piccole imprese; alleanze; acquis e/o fusioni);
c) Funzioni interne alle imprese (ciclo del valore);
4) Contesto istituzionale e territoriale
Efficienza pubblica amministrazione. Infrastrutture. Razionalizzazione della spesa pubblica;
Economie esterne;
Sistema finanziario.
VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA (2004/2003)
AgricolturaIndustria in
senso strettoCostruzioni Servizi
ABRUZZO 6,6 -0,3 3,6 -3,0
Mezzogiorno 10,3 -1,7 3,5 0,4
Centro-Nord 11,2 0,7 2,4 1,4
ITALIA 10,8 0,3 2,7 1,2
COMPOSIZIONE % 2004 (1995)
ABRUZZO 4,1 (4,4) 24,1 (24,5) 5,4 (5,0) 66,4 (66,1)
Mezzogiorno 4,9 (5,4) 14,7 (15,9) 5,9 (6,2) 74,5 (72,5)
Centro-Nord 2,4 (2,6) 25,1 (27,8) 5,1 (4,8) 67,4 (64,9)
ITALIA 3,0 (3,2) 22,6 (24,9) 5,3 (5,1) 69,0 (66,7)
Fonte: Svimez,vari anni.
Liberalizzare i servizi:
Il sistema in Abruzzo è ancora protetto e a bassa produttività;
Non c’è sufficiente concorrenza (commercio, professioni, sistema delle
licenze).
Ciò provoca situazioni di rendita, corporazioni e situazioni di
parassitismo.
L’Abruzzo manifesta ampie possibilità di crescita occupazionale in
questo settore.
Dare priorità alle azioni a favore delle PMI
Senza il raggiungimento di una adeguata dimensione delle PI è
impossibile costruire una politica basata sulla competitività,
sull’innovazione e sulla internazionalizzazione.
Occorre lavorare per:
- Costruire uno sviluppo endogeno, che parte dal basso, che valorizzi le
risorse locali e che rafforzi il tessuto imprenditoriale sul territorio.
- Le grandi imprese extraregionali fanno già innovazione e sono già
competitive.
ESEMPIO AGRICOLTURA:
Ripartizione per superficie aziendale:
con meno di 5Ha
ABRUZZO 82%
CONDUTTORI AZIENDALI PER ETA’ - Abruzzo
Meno di 40 41-54 55 e oltre
Abruzzo 7.747
(9,3%)
22.972
(27,7%)
51.626
(63%)
INDUSTRIA AGROALIMENTARE(Fonte: Istat, i dati sono in milioni di euro)
IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI
2003 2004 2003 2004
ABRUZZO 265 252 232 264
L’AQUILA 20 (7,5%) 18 (7,1%) 16 (6,9%) 14 (5,3%)
TERAMO 81 (30,6%) 85 (33,7%) 53 (22,8%) 74 (28%)
PESCARA 90 (34,6%) 64 (25,4%) 19 (8,3%) 17 (6,5%)
CHIETI 74 (27,9%) 85 (33,8%) 144 (62%) 159 (60,2%)
Di scarsa importanza e con valori modesti
L’andamento delle esportazioni agroalimentari
per provincia, 2004 (valori in Meuro)
PROBLEMI: Come si fa a parlare di innovazione con i problemi che seguono:
Progressivo invecchiamento degli operatori agricoli e squilibrio
generazionale;
Elevata polverizzazione del tessuto imprenditoriale (4,1 ettari/azienda
inferiore stesso Mezzogiorno) che produce:
1- scarsa attitudine all’innovazione;
2- basso orientamento all’export;
3- scarsa propensione a fare sistema;
4- ridotte economie di scala non solo nella produzione ma anche
nella commercializzazione e nella finanza;
Presenza di imprese marginali a basso tasso di produttività che a
stento coprono i costi di produzione e con scarsa possibilità di
affacciarsi sui mercati nazionali ed internazionali.
PRIMI 10 SETTORI PER VALORE DELLE ESPORTAZIONI.
ESPORTAZIONI INC. % SUL TOTALE 2004
VAR % 2003/04
Autoveicoli 1.486.538.485 24,7 32,4
Tubi e valvole elettronici 573.321.675 9,4 39,2
Altri articoli di abbigliamento
444.999.446 7,3 -7,1
Macchine produzione energia mecc.
397.199.152 6,6 4,4
Prodotti farmaceutici 288.048.887 4,8 0,9
Vetro e prodotti in vetro 217.993.150 3,5 -3,8
Parti e accessori per autoveicoli
153.874.956 2,5 30,4
ApparecchI elettrici, n.c.a. 34,6
Articoli in gomma 0,6
Altri prodotti alimentari 17,9
Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat.
ESPORTAZIONI PER CONTENUTO TECNOLOGICO DEI BENI COMMERCIALIZZATI. (Composizione percentuale sul totale provinciale, 2004)
Agricoltura
Materie prime
Prodotti tradizionali e standard
Prodotti specializzati e high tech
ABRUZZO 0,8 40,6 58,6
L’Aquila 0,1 21,2 78,7
Teramo 1,2 77,8 21,0
Pescara 2,6 72,6 24,8
Chieti 0,8 32,7 66,6
Nord-Ovest 0,9 52,8 46,3
Nord-Est 1,7 56,1 42,2
Centro 1,6 56,6 41,8
Sud 4,6 60,6 34,9
ITALIA 1,6 56,0 42,3
Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat.
ESPORTAZIONI PER ABITANTE (2004)
Export Abruzzo=100 Italia=100
ABRUZZO 4198 100.0 90.9
L’Aquila 3490 19.6 75.6
Teramo 3447 17.1 74.7
Pescara 1201 6.1 26.0
Chieti 7685 57.2 166.5
Nord-Ovest 7223 156.5
Nord-Est 7619 165.1
Centro 3795 82.2
Sud 1344 29.1
ITALIA 4616 100.0Fonte: ns. elaborazioni su dati Unioncamere.
ESPORTAZIONI DELLE PROVINCE PER SETTORI (Composizione percentuale sul totale export provinciale, 2004)
Alimentare Sistema moda
Chimica gomma plastica
Metalmeccanico Altro
ABRUZZO 4,4 11,7 11,4 60,1 0,3
L’Aquila 1,2 1,0 27,7 64,5 0,0
Teramo 7,2 24,6 9,8 38,0 0,0
Pescara 4,7 37,5 10,5 30,8 0,2
Chieti 4,6 8,8 6,5 68,3 0,5
Nord-Ovest 5,3 11,0 17,6 57,0 0,4
Nord-Est 5,8 14,3 8,7 53,4 0,4
Centro 4,1 23,4 17,5 39,8 1,1
Sud 8,4 10,0 28,1 39,6 1,1
ITALIA 5,5 13,7 15,7 50,3 2,2
Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat.
GRADATORIA DELLE PROVINCE PER INTENSITA’ DI R&S (2001)
Posto grad.
Province R&D/GDP%
1 Pisa 3,50
2 Trieste 2,75
… … …
10 L’Aquila 1,61
25 Chieti 1,07
64 Teramo 0,54
… … …
68 Pescara 0,52
Fonte: Università di Bari – Dipartimento Economia del Mediterraneo.
CLASSIFICA DELLE REGIONI ITALIANE PER FLUSSI DI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN % DEL PIL (MEDIA 1999-2003)
Posizione
2005 2003
Regione Flussi di IDE (% del PIL)
1 1 Lombardia 3,20
2 2 Piemonte 1,60
3 4 Lazio 1,29
… … … …
14 20 Abruzzo 0,17
20 19 Molise -0,03
Fonte: elaborazione Siemens-Ambrosetti su dati Uic.
Scenario completamente nuovo
Fondamentale concepire la piccola dimensione
Punto di forza da valorizzare non come una debolezza da proteggere
Per costruire sviluppo endogeno
Occorre qualificare le piccole e medie imprese sotto il profilo competitivo
Attraverso una adeguata crescita dimensionale (capitale di rischio per rafforzare il livello di patrimonializzazione);
Mediante connessioni tra imprese (Gruppi o consorzi);
Favorendo il raggiungimento di un’adeguata massa critica per effettuare investimenti in innovazione e per accrescere l’export.
PROBLEMI PMI
Debolezza patrimoniale in parte connessa alla piccola dimensione che
produce effetti sul mercato:
a) finanziario;
b) sull’export;
c) sull’innovazione.
Debolezza finanziaria (vincolo alla crescita);
Dipendenza assoluta dal credito a breve per le caratteristiche societarie;
Struttura organizzativa che limita l’accesso alle informazioni sui mercati di
sbocco dei beni e sui mercati di capitali;
Concorrenza diretta (tramite le importazioni) per le imprese produttrici ed
indiretta per le imprese subfornitrici per:
a) la concorrenza internazionale dei paesi emergenti;
b) processi di delocalizzazione.
Le PMI devono unirsi tra loro per:
Raggiungere un’adeguata massa critica
Fare i conti con il mercato globale
Aumentare il tasso degli investimenti in innovazione
Uscire dall’isolamento
Aumentare il potere contrattuale con il sistema finanziario
Incrementare la produttività
Superare la fase di sottocapitalizzazione.
Con politiche che tendono a favorire:
La cooperazione
Il passaggio da attività terziste ad attività dove prevale il marchio proprio
La creazione di reti lunghe di servizi
Alleanze strategiche su singoli segmenti operativi
La creazione di agglomerati di imprese, distretti dove saperi locali, qualità del territorio, l’università, la ricerca e il turismo sappiano mescolarsi e valorizzarsi.
MISURE SPECIFICHE
Credito finalizzato allo sviluppo;
Esigenza di un marchio di prodotto;
Incentivare la crescita qualitativa delle imprese;
Formazione e passaggio generazionale;
Agevolare la collocazione all’estero dei prodotti;
Alleggerire la fiscalità.
La direzione in cui muoversi prevede 3 obiettivi:
1. Internazionalizzazione
L’osservanza delle regole da parte dei paesi emergenti, rispettando rigorosamente i regolamenti stabiliti dalle autorità internazionali combattendo qualsiasi forma di dumping;
L’esigenza di garantire e proteggere il marchio distrettuale ed una strategia per rilanciare il made in Italy;
Misure di politica economica da intraprendere a livello nazionale e regionale, ponendo in essere interventi capaci di innalzare la soglia della competitività delle nostre imprese, favorendo l’export, l’identificazione dei prodotti e l’innovazione per collocarsi nella fascia alta della filiera produttiva;
Bond distrettuali.
2. Fare innovazione
L’aspetto dell’innovazione non riguarda la capacità di fare ricerca e sviluppo (Grande impresa);
Non si tratta di essere forti nei settori tecnologicamente avanzati, quanto di valorizzare il patrimonio produttivo che si possiede, collocandosi nella fascia alta della filiera. Essere competitivi nel cambiamento;
Innovare significa anche cultura d’impresa e commercializzazione dei prodotti, dove alla voglia di lavorare, tipica del vecchio imprenditore distrettuale, si accompagna anche una migliore articolazione delle funzioni aziendali.
L’innovazione
L’attività innovativa produce importanti effetti positivi sul tessuto produttivo, perché:
1) innalza la soglia di equilibrio tra domanda ed offerta di innovazione;
2) consente di rivitalizzare le PMI;
3) innalza la competitività basata sui fattori extra-prezzo;
4) crea relazioni stabili tra grandi imprese esogene e piccole imprese locali.
3. Diversificazione produttiva
ESPORTAZIONI DELLE PROVINCE PER SETTORI. (Composizione percentuale sul totale export provinciale, 2004)
Alimentare Sistema moda
Chimica gomma plastica
Metalmeccanico Altro
ABRUZZO 4,4 11,7 11,4 60,1 0,3
L’Aquila 1,2 1,0 27,7 64,5 0,0
Teramo 7,2 24,6 9,8 38,0 0,0
Pescara 4,7 37,5 10,5 30,8 0,2
Chieti 4,6 8,8 6,5 68,3 0,5
Nord-Ovest 5,3 11,0 17,6 57,0 0,4
Nord-Est 5,8 14,3 8,7 53,4 0,4
Centro 4,1 23,4 17,5 39,8 1,1
Sud 8,4 10,0 28,1 39,6 1,1
ITALIA 5,5 13,7 15,7 50,3 2,2
Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat.
Modello di governo dell’innovazione
Che crei complementarietà tra politiche locali e nazionali
Che sia un ponte tra innovazione e imprenditorialità
Che promuova il trasferimento tecnologico
Che concentri ed intercetti risorse intellettuali e materiali
Che individui e sostenga la domanda di innovazione
RUOLO POLITICA:
Occorre costruire un’immagine della regione – avere un’idea – un progetto
– una stella polare
Bisogna tornare alla politica con la “P” maiuscola – dare fiducia alle
famiglie – alle imprese perché la crescita non è solo un fatto economico ma
anche politico
Si sta creando asimmetria tra politica ed economia
La politica ha orizzonte temporale di breve periodo e si piega alle esigenze
del ciclo elettorale
L’economia ha bisogno di scelte lungimiranti, compiute oggi per costruire il
domani. Di investimenti per lo sviluppo e non per il consenso
La presenza dell’istituzione locale nella rete produttiva:
ASSICURA IL COORDINAMENTO DELLE POLITICHE NEL
TERRITORIO
RAPPRESENTA UNA GARANZIA PER L’INTERO TESSUTO SOCIO-
ECONOMICO
IL TRADE-OFF TRA ISTITUZIONI ED ECONOMIA E QUELLO TRA
ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI CONTRIBUISCE AD
ABBASSARE I COSTI DI TRANSAZIONE, FAVORENDO UNO
SVILUPPO LOCALE BASATO SULLA REGOLAZIONE POLITICA E
SULLA FIDUCIA
COSA PUÒ FARE LA COMPONENTE POLITICA?
Rendere meno incerto il cambiamento;
Attenuare l’insicurezza insita nei processi decisionali;
Favorire politiche innovative.
Definire un percorso programmatico di riferimento ed orientamento, capace di individuare le interdipendenze virtuose del sistema economico e rafforzare le componenti qualitative delle imprese.
LE AZIONI
Orientamento della pubblica finanza alla crescita economica;
Rinnovate infrastrutture (non solo fisiche–energia–logistica);
Crescita di alcune imprese nella scala dimensionale e nella qualità del produrre;
Accentuazione della concorrenza in quasi tutti i mercati;
Il fisco come questione nazionale.
GLI ATTORI
Le Imprese; i Sindacati; la Finanza privata; le Istituzioni;
SI RICHIEDE
La concordanza di vedute sulle direttrici generali e sulle sinergie
dell’azione;
La concertazione;
La programmazione degli interventi.
REGIONE: definire il quadro di riferimento della Politica economica
SISTEMA PRODUTTIVO: maggiori investimenti e maggiore
propensione al rischio
SINDACATI: favorire la crescita occupazionale
UNIVERSITÀ: sviluppare ricerca e produrre interazione con il
mondo imprenditoriale
SISTEMA FINANZIARIO: creare finanza innovativa per lo sviluppo
locale
NECESSITA’ PROGETTI AD AMPIO RESPIRO
1) Per sorreggere vocazioni competitive
2) Per governare il territorio
3) Per interpretare le esigenze del sistema economico
4) Per esaltare il localismo
5) Per aprire una nuova fase di una regione che:
- guardi al mercato
Proposte per il sistema produttivo
La propensione al cambiamento deve articolarsi:
all’interno dell’imprese mediante lo sviluppo di
competenze aziendali;
tra le imprese con la costruzione di rapporti stabili di
rete;
con il mercato prestando più attenzione al marketing,
all’innovazione di prodotto e alla commercializzazione.
TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA BANCARIO:
A) ADOZIONE DI UN MODELLO DI BANCA UNIVERSALEB) RIMOZIONE DI TUTTE LE FORME DI SEGMENTAZIONE DEL MERCATO
C) DESPECIALIZZAZIONE TEMPORALE ED OPERATIVA
NUOVO MODELLO DI BANCA RISPETTO AL PASSATO NON PIÙ "PROTETTO“
GARANZIA DI STABILITÀ
MA SCARSA CONCORRENZA - CULTURA BUROCRATICA - MERCATO PROTETTO - RENDITE ECCESSIVE DEL SISTEMA
FINO AL 1995 IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO ULTIMI POSTI IN EUROPA PER:
KNOW-HOWGRADO DI FRAMMENTAZIONECAPITALIZZAZIONE DI BORSA
REDDITIVITÀ
Un processo innovativo che:
Ha sviluppato il volume e la gamma dell’intermediazione e dei servizi Ha innalzato la produttività Ha ridotto i costi per unità di prodotto Ha consolidato la base di capitale Ha migliorato la gestione dei fidi e dei rischi Ha eliminato aziende inefficienti
PAROLE CHIAVE DELLA TRASFORMAZIONE
1. EFFICIENZA
2. INNOVAZIONE
3. PRESENZA SUL MERCATO
4. CONCORRENZA
Una vera e propria mutazioneUna diversità che riguarda 3 aspetti
Sistema finanziario orientato:
- ai mercati e non agli intermediari
Settore pubblico cede al privato
Salto di qualità per:
- innovazione tecnologica e finanziaria
- deregolamentazione, spinte concorrenziali
CAMBIAMENTI NEL SISTEMA CREDITIZIO IN ABRUZZO
La modifica più rilevante riguarda l’ingresso nel mercato del credito
abruzzese di gruppi bancari esterni che hanno acquisito il controllo di
una quota significativa di istituti di credito.
In particolare, è rilevante la presenza delle banche del Centro-Nord
nel mercato abruzzese.
DUE TEORIE:
1) LA LIBERALIZZAZIONE DEI MERCATI CREDITIZI COMPORTA GRANDI VANTAGGI PERCHÉ:
AUMENTA LA COMPETITIVITÀ AUMENTA L’EFFICIENZA RIDUCE I TASSI DI INTERESSE AUMENTA LA DISPONIBILITÀ DI CREDITO
2) L’ACQUISIZIONE DELLE BANCHE LOCALI DA PARTE DI GRANDI GRUPPI E L'INTEGRAZIONE FINANZIARIA METTEREBBE IN MOTO UN PROCESSO NEGATIVO PER LE IMPRESE LOCALI CIRCA L'ACCESSO AL MERCATO DEI CAPITALI
Il processo di concentrazione bancaria in Abruzzo
L’intervento è giustificato per:
- risanare situazioni patrimoniali compromesse;
- riorganizzare le strutture creditizie;
- diffondere prassi operative più orientate all’efficienza e
- ricondurre le spese del personale in linea con la media nazionale.
IMPIEGHI DEL SISTEMA BANCARIO
1998 1999 2002 2004
ABRUZZO5,4 6,0 8,2 10,9
Mezzogiorno4,1 6,6 3,9 10,5
Centro-Nord6,8 10,1 5,9 5,2
ITALIA 6,4 9,5 5,6 5,9
Fonte: Svimez,vari anni.
QUOTE DI MERCATO (%)
Raccolta Prestiti
Anni Banchelocali
Banchenon locali
Banche locali
Banchenon locali
1990 73,6 26,4 56,2 43,8
1996 51,6 48,4 32,3 66,7
2000 52,0 48,0 28,2 71,8
2003 55,7 44,3 33,4 66,6
ATTIVITA’ STRATEGICA DELLE BANCHE
Il problema non è il costo del denaro (i tassi di interesse tendono ad allinearsi) e non si assiste al fenomeno del razionamento del credito a danno delle PI.
L’aspetto centrale è quello di:
Agire non solo secondo un modello assicurativo ma anche secondo logiche di partnership
Sostenere l’aggregazione di imprese
Le Banche, insieme alle Fondazioni potrebbero sponsorizzare e/o gestire 3 fondi:
1) di aiuto alle esportazioni2) di venture capital3) di sostegno alle imprese che innovano
Partire dai punti di forza dell’economia abruzzese:
1. La diffusione sul territorio di una rete endogena di
piccole imprese
2. La presenza di grandi imprese operanti in settori non di
base (favorire l’indotto)
3. L’azione dei policy makers che deve essere ispirata a
interessi collettivi, onde evitare il fenomeno del rent
seeking