072 LUN 26-03-07

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Corsivi il Giornale, mercoledì 21 marzo E sercitazione per l’esame di giornalismo. Il deputato diessino Gianni Cuperlo, ieri, intervenendo alla cerimonia fondativa del Patto Generazionale di Luca Josi, ha raccontato l’aneddoto che segue. Quand’era giovanissimo ed entrò per la prima volta a Botteghe Oscure, ha detto, un plenipotenziario del Partito lo prese da parte e gli raccontò co- me funzionavano le cose lì dentro. Il segretario del Partito, disse, sceglieva sempre un vice de- stinato a succedergli, ma lo sceglieva sempre non troppo intelligente affinché non gli faces- se le scarpe prima del tempo. Il vice, tempo do- po, divenuto segretario, sceglieva a sua volta un vice destinato a succedergli, ma non trop- po intelligente affinché non gli facesse le scar- pe prima del tempo. Anche questo vice, dive- nuto segretario, sceglieva poi un vice non trop- po intelligente eccetera: e via a scendere, sin- ché, dopo svariate scremature, l’ultimo segre- tario era talmente uno scemo da scegliersi un vice che riteneva non troppo intelligente ma che in realtà era un genio, e che gli faceva su- bito le scarpe sicché il circolo ricominciava daccapo. Fine dell’aneddoto. Il candidato ha trenta minuti di tempo per valutare in che posizione si trovi l’attuale se- greteria Ds. Filippo Facci il governo di larghe intese. Dice di voler- le ma in realtà le rifiuta. Motivo? In un governo del genere l’interlocutore del centro-sinistra non sarebbe più lui, ma chi ha più voti di lui». [9] Socci: «Dicono che potresti aver combinato un accordo sottobanco con lui per ottenere la legge elettorale alla tedesca. Non ci credo. Tu non sei così ingenuo da farti turlupinare da un premier politicamente morente. Sei un politico esperto, di antica scuola, realista: Prodi non è in grado oggi di ga- rantire niente neanche a se stesso». [13] Prodi sapeva da un paio di settimane di poter contare su Casini, ma non lo ha det- to a nessuno. Martini: «Era il 9 marzo e Pier Ferdinando Casini, dopo aver viag- giato sui cieli d’Europa assieme a Silvio Berlusconi e avergli confidato il voto fa- vorevole dell’Udc sul decreto-Afgha- nistan, aveva affidato un incarico a Bruno Tabacci, da 25 anni amico di Prodi: “Mi fai un favore Bruno? Lo dici tu al presi- dente del Consiglio che noi voteremo sì, ma lui deve dare dei segnali, non può continuare col suo bi-leaderismo con Berlusconi...”. Il messaggio era arrivato a destinazione e sei giorni più tardi nell’in- contro con la delegazione Udc sulla rifor- ma elettorale, il presidente del Consiglio non si era limitato ad ascoltare le propo- ste degli ex dc, ma a sorpresa aveva cal- deggiato la “sfiducia costruttiva”, uno dei capisaldi del sistema elettorale tedesco tanto caro agli udc». [2] Il sì al decreto che rifinanzia la missio- ne in Afghanistan è deciso. Lorenzo Fuccaro: «Tutto il partito dell’Udc è atte- stato su questa linea, benché ci sia qual- cuno, come Carlo Giovanardi, che si di- stingue (“In questa circostanza non ser- vono né atti dovuti né automatismi, serve invece la compattezza dell’opposizione per un voto meditato”), e chi come il con- sigliere regionale sardo Salvatore Amadu arrivi a scrivere una lettera al segretario Lorenzo Cesa invitandolo a un ripensa- mento per evitare “un ulteriore disorien- tamento per l’elettorato: è indispensabile che l’Udc allinei il proprio comporta- mento a quello della Casa della libertà per restare coerenti con il programma po- litico proposto ai nostri elettori”». [14] L’Udc dice di voler sostenere «i nostri soldati e non l’esecutivo» (Rocco Buttiglione). Fuccaro: «In questo quadro, per bocca di Maurizio Ronconi, invita il premier Romano Prodi a “dichiarare pre- ventivamente le sue intenzioni”, qualora non abbia i numeri per sostenere il sì al decreto, in modo tale da “contribuire do- verosamente a separare la sorte del suo governo dal finanziamento per le missio- ni all’estero”». [14] Goffredo De Marchis: «La Cdl affiderà la tentazione della spal- lata agli ordini del giorno. Se ne annun- ciano già alcuni: per un rafforzamento de- gli armamenti del nostro contingente, un altro che vieta qualsiasi trattativa su eventuali ostaggi. In quelle votazioni il governo potrebbe andare sotto “e noi pos- siamo costruire una maggioranza trasver- sale con i moderati del centrosinistra”. I Dini, i D’Amico, i Bordon. Insomma, il go- verno ne uscirebbe non sconfitto ma ulte- riormente indebolito. La soluzione mini- male servirebbe anche a tenere unita la Cdl». [5] Il sì al decreto è l’ultimo scoglio parla- mentare che ha di fronte Prodi per soprav- vivere fino all’estate? Matteo Bartocci: «Per l’Unione è la strettoia rischiatutto dopo la quale può forse provare a riparti- re». [15] Angelo Panebianco: «Comunque vada il voto di martedì sul rifinanzia- mento della missione in Afghanistan si è ormai capito che la politica estera del- l’attuale maggioranza, tanto più dopo la vicenda Mastrogiacomo, sia un tale grovi- glio di contraddizioni da rendere impro- babile che il governo possa durare anco- ra a lungo». [16] L’elenco delle grane prossime venture è stato già scritto. Antonio Padellaro: «Il pa- sticcio Family Day con l’Unione divisa tra chi vuole andare alla manifestazione be- nedetta dal Vaticano e chi paragona le eventuali adesioni a una sconfessione della legge sulle coppie di fatto. Con quel che ne segue. Quindi, tra maggio e giugno, le elezioni amministrative e i possibili contraccolpi sulla maggioranza in caso di risultato negativo. Senza contare il river- bero sul governo delle tensioni che ac- compagnano la nascita del partito demo- cratico. Con il congresso dei Ds a rischio scissione e con il congresso della Margherita già agitato da scandali (tesse- re fasulle) e in piena resa dei conti». [17] Ce n’è di che sentirsi alle corde. Padellaro: «E invece ci descrivono un pre- mier che guarda tutto sommato ottimista alla seconda metà del 2007. Convinto che la ripresa economica e dei consumi met- teranno di buon umore gli italiani. Unita a una finanziaria resa meno pesante dal famoso “tesoretto” questa iniezione di fi- ducia finirà, ne è convinto, per restituire consensi all’Unione e vigore ai sondaggi. Intanto Prodi continua a tessere la sua te- la intorno alla legge elettorale. Obiettivo: tenere agganciata l’Udc (e possibilmente anche la Lega) sul sistema tedesco (oppu- re spagnolo) che attribuisce alle forze in- termedie un forte potere d’interdizione. E chiedere in cambio a Casini e a Bossi una sorta di non belligeranza parlamen- tare. Un disegno non impossibile». [17] la Repubblica, mercoledì 21 marzo S ono contento che sia ri- preso il dibattito sul terrorismo. Rimango disgustato nel ve- dere assassini, antagonisti dello Stato, alla ribalta delle cronache, ma- gari proprio per il lavoro che hanno otte- nuto grazie alle istituzioni che hanno com- battuto! Ci si dimentica che alcuni sono re- sponsabili diretti o indiretti di assassinii commessi in nome di fumose ideologie. Ora è stato riacciuffato anche Cesare Battisti, uno che non s’è mai pentito, nem- meno rammaricato e rappresentanti della sinistra di governo ne chiedono la libertà. Capisco che un percorso individuale porti a comportamenti del genere ma chiedo: perché questi personaggi hanno sempre accanto, a difenderli, un rappresentante della sinistra radicale al governo? Perché si deve lasciare alla destra, tal- volta l’estrema destra, il compito di rap- presentare i sentimenti che nutrono la maggior parte dei cittadini? Quale merito hanno gli ex terroristi per ricevere aiuto dallo Stato? Se qualcuno riesce a redimer- si perché non fa cadere una pietra su quel- lo che è stato e rifiuta interviste, incontri in luoghi pubblici e quant’altro? Che ci sia un Sergio D’Elia che siede nel governo Prodi mi sembra una delle più grandi contraddi- zioni che esprima questa coalizione. Il ri- cordo su chi ci ha lasciato per mano di al- tri è così flebile? Leonardo Romanelli Firenze «Prossima settimana vitale per legisla- tura. Opposizione farà tutto per mandarci sotto. Dobbiamo avere maggioranza sem- pre da martedì ore 16 a venerdì» (l’sms mandato ai senatori dell’Ulivo dalla ca- pogruppo Anna Finocchiaro). [1] Fabio Martini: «Dopo la defezione di Franco Turigliatto e quella molto probabile di Luigi Rossi, la quota-Unione è scesa a 156, mentre la Cdl (compresa l’Udc) è fer- ma a 158, dunque potenzialmente in mag- gioranza». [2] L’obiettivo minimo di Romano Prodi è far passare il decreto che rifinanzia la missione in Afghanistan. Elisa Calessi: «Subito dopo, però, il pre- mier ha a un altro obiettivo: ottenere quanti più voti possibile. Più larga, infat- ti, sarà la base parlamentare che appro- verà il decreto, meno sarà complicato giu- stificare l’assenza, per un provvedimento così importante, della maggioranza poli- tica». [3] A turbare i sonni del premier non sono più solo i “dissidenti”, ma anche i liberal, gli ultrariformisti, gli atlantisti della Margherita e dei Ds. Monica Guerzoni: «Nomi di spicco, come quello di Umberto Ranieri. Il presidente della commissione Esteri della Camera invita a “sostenere senza incertezze” un documento che im- pegni il governo a “irrobustire il nostro contingente e la sua capacità di difesa”. Proprio quell’ordine del giorno che la si- nistra pacifista mai potrebbe votare, co- me il capogruppo di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, ha avvertito nel- l’ultima riunione con il ministro Vannino Chiti. È il centro il tallone di Achille di Prodi e la destra - memore dello scivolo- ne sulla base Usa di Vicenza - lo ha capi- to». [4] «Sarebbe incomprensibile un voto con- trario di Forza Italia. Non potete mandare questo messaggio ai soldati che sono lì, in una situazione sempre più critica. Poi a Condoleeza Rice gli devi telefonare tu...» ha detto venerdì Fassino a Berlusconi. [5] Amedeo La Mattina: «Berlusconi ha capi- to che qualcosa di profondo è cambiato a Washington dopo la vicenda Mastro- giacomo. Magari sa che un voto contro il decreto non sarebbe visto male dall’am- ministrazione Bush se questo però doves- se servire a disarcionare il governo e ri- partire con un esecutivo più filoatlantico. Sono solo ipotesi che circolano anche nell’Ulivo». [6] Oltre 100 deputati di Forza Italia hanno firmato un appello a Berlusconi per schie- rare il partito contro il decreto. [7] Antonio Martino, già ministro della Difesa: «Il ritorno dei nostri militari, an- che se innegabilmente si tratterebbe di una brutta pagina, li toglierebbe da una situazione assai imbarazzante. Perché è in atto un’offensiva dei talebani per ri- conquistare il paese e la Nato è impe- gnata a difendere il primo governo de- mocratico. Ci chiedono di partecipare e noi che facciamo? I nostri soldati, pur es- sendo perfettamente in grado di combat- tere, devono restare fermi, a fare da ber- saglio. In queste condizioni è di gran lun- ga meglio che tornino a casa». [8] Il re- pubblicano Francesco Nucara: «In que- ste condizioni non siamo noi che ce ne andiamo da Kabul, ma è la Nato che ci caccia». [9] La decisione la deve prendere Berlusconi. Gianluigi Paragone: «È anco- ra lui il capitano della squadra, è ancora lui il leader del partito più grosso della coalizione. Ha la possibilità di chiamare il fuorigioco e lasciare Prodi scoperto. Bossi e Fini ci stanno. È sempre il solito Casini che gli rovina i piani. A che serve scattare tutti in avanti quando Pier resta un passo indietro e quindi il premier si porta a casa il risultato nonostante le fi- guracce di queste settimane». [10] Casini: «Quando si è trattato di chiedere un posto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu tutti noi, da Berlusconi a Fini e all’attuale maggioranza, abbiamo sempre rivendica- to di essere tra coloro che contribuiscono maggiormente alle missioni di pace. Non possiamo dimenticarlo ora, perché se il decreto venisse bocciato in Senato noi avremmo l’immediato rientro di tutti i mi- litari italiani impegnati in Kosovo, in Bosnia, in Libano e naturalmente in Afghanistan. E questo sarebbe un suici- dio in diretta per il nostro Paese e per la sua credibilità internazionale». [11] La proroga delle missioni potrebbe esse- re votata da un governo istituzionale all’in- domani del suo insediamento al posto di quello attuale. [12] Antonio Socci (rivolto a Casini): «È ovvio che non tornerebbe a casa nessuno. Tu affermi che l’opposizio- ne deve innanzitutto tener presente “l’in- teresse nazionale”. Ed hai ragione. Oggi l’interesse nazionale è liberare l’Italia da questo governo che - dice Antonio Martino - è certamente più dannoso per l’Italia dei Talebani». [12] Fini: «Ho par- lato con Casini e non credo che si muova dalle sue posizioni. E pensare che avreb- be una grande occasione: data l’impopo- larità di Prodi, chi staccasse la spina al suo governo diventerebbe subito il nu- mero uno. Né Pierferdinando può dire che una crisi aprirebbe la strada alle ele- zioni: lui è il primo a sapere che non è co- sì. La verità è che adduce delle motiva- zioni risibili per salvare il governo Prodi». [9] Fini non ha voluto dire di più. Un perso- naggio di primo piano di Forza Italia: «La verità è che Casini vuole tenere in piedi Prodi. È l’unico equilibrio che lo rassicu- ra. Pierferdi non vuole assolutamente le elezioni, ma in realtà non vuole neppure IL FOGLIO quotidiano Gli ostacoli su cui inciamperà Prodi Salvatore Speciale di anni 71 anni. Palermitano, pensionato, era ancora in pi- giama quando aprì la porta a qualcuno che per rovistare in pace la casa di due piani l’obbligò a sedersi sul divano, gli legò mani e piedi e con l’idea di tenerlo zitto gli mise sulla bocca una benda che però gli impedì di respirare. I carabinieri scoprirono che dalla casa del morto mancavano due fucili calibro 12 e una pistola regolarmente de- nunciati. Giovedì 22 febbraio a Casteldaccia, paese a 10 chilometri da Palermo. Luigi Aragno di anni 34. Nato a Spring in Sud Africa, affascinante, vulcanico e im- prevedibile, «un genio», business manager della palestra Virgin di Monacalieri dove tutti lo chiamavano «il boss» e Walter Zanatta di anni 39, «un po’ introverso ma buono», prima operaio, poi montatore di cartelli pubblicitari, infine disoccupato. Costui era stato fidanzato con l’estetista Maria Cristina De Jacovo di anni 36, allegra e solare, bel volto incorniciato da un ca- schetto di capelli neri, fisico flessuoso, di- pendente della Virgin, che di recente l’ave- va lasciato («siamo troppo diversi») e aveva cominciato una storia con l’Aragno pur sa- pendo che a Genova l’aspettava la futura sposa. Da allora Zanatta pazzo di gelosia la tormentava con centinaia di messaggini di supplica o minaccia, la spiava dai vetri del- la palestra, s’era pure trovato un apparta- mento vicino a casa sua e di recente l’aveva avvisata: «Farò un gesto di cui parleranno tutti». Lei però non gli badava, ormai aveva nuovi amici e nuove passioni e pensava che prima o poi si sarebbe dato pace. Invece giovedì 16 marzo Zanatta rubò una Franchi calibro 38 nel garage di un amico, il giorno dopo, il revolver nella cintola dei pantaloni, per due ore rimase seduto sul muretto di fronte alla porta di casa dell’ex inviandole una raffica di sms, verso le 22 prese a cam- minare nervoso avanti e indietro, dopo una mezz’oretta vide arrivare i due amanti, urlò «vi ucciderò» e tirò fuori la pistola, i due cercarono di fermarlo, lui sparò una raffica di colpi di cui due colpirono la pancia del rivale e guardando Cristina insanguinata che a piedi scalzi correva via, l’ultimo colpo se lo sparò nel cuore. A casa sua i carabi- nieri trovarono montagne di lettere iniziate e mai finite, più o meno tutte uguali, dedi- cate al suoi tormenti d’amore e al suo desi- derio di morire. Intorno alle 23 di venerdì 16 marzo in via Silvio Pellico nel centro sto- rico di Moncalieri, Torino. Emilia Musto di anni 85. Originaria dell’Avellinese ma da anni residente a Bologna, un nipote di nome Simone, 25 an- ni, in cura al centro mentale “Scalo Tiarini” per «schizofrenia disorganizzata ad anda- mento subcronico». I due litigavano spesso ma si volevano bene e lui non l’aveva mai sfiorata con un dito, l’altro giornò però, chiacchierando con un altro malato di men- te amico suo con cui condivideva l’alloggio della Asl, ricordò che proprio la nonna pa- terna l’aveva affidato agli psichiatri quando aveva tredici anni. Rimuginando sulla fac- cenda decise che la vecchia era senza dub- bio alcuno la responsabile di tutti i suoi do- lori, quidi corse a casa di lei, la strangolò nel corridoio e subito dopo telefonò ai ca- binieri: «Ho litigato con mia nonna, credo di averla uccisa». Alle 23.30 di venerdì 16 mar- zo in un palazzo in via Vittorio Veneto, pe- riferia di Bologna. Antonio Verrecchia di anni 42. Originario del Frusinate, alle spalle parecchi reati contro il patrimonio, viveva a Roma in zona Casilino. L’altro giorno aspettava il bus vi- cino a casa sua quando litigò di brutto con qualcuno che forse conosceva e che d’un tratto gli sparò addosso nove colpi di pisto- la. Di questi sei andarono a vuoto, gli altri tre lo raggiunsero in petto. Subito dopo l’as- sassino corse via facendosi largo a spintoni tra la folla. Pomeriggio di lunedì 19 marzo al capolinea del bus in via Piovanelli a Roma, nel quartiere periferico di Torre Maura. Giampaolo Granzo, 40 anni. Veneziano, fruttivendolo ambulante, solare, sposato e padre di due bambini, la nascita di un terzo pupo da festeggiare tra qualche giorno. Giovedì scorso come d’abitudine aprì con la moglie Romina la bancarella nella popolo- sa zona di Rio Terrà San Leonardo, a un certo punto la verdura finì e lui andò nel magazzino, a meno di duecento metri dal banchetto, per recuperarne un’altra casset- ta. Siccome tardava a tornare la consorte, affaticata dal pancione di otto mesi, spedì il garzone a cercarlo e a dirgli di spicciarsi. Il garzone in effetti lo trovò ma in terra, naso e bocca tappati col nastro da pacchi, mani e piedi stretti con un’unica corda secondo il rituale mafioso dell’incaprettamento, la te- sta fracassata da un colpo di spranga e av- volta in un sacchetto di nylon, il corpo pie- no di lividi per via dei calci e pugni che l’a- vevano ammazzato. Prima di eliminarlo, gli assassini erano andati a casa sua in calle Priuli e avevano rovistato ovunque in cerca di qualcosa che evidentemente non aveva- no trovato. Tra le 11 e le 12 di giovedì 22 marzo in un magazzino vicino al ponte del- le Guglie nel sestiere di Cannaregio a Venezia, dove da venticinque anni non s’ammazzava nessuno. ANNO XII NUMERO 72 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNEDÌ 26 MARZO 2007 - 1 Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO Delitti Il fruttivendolo veneziano che va a prendere la verdura in magazzino,dove qualcuno lo incapretta e gli sfonda la testa FINLANDESI Al centro della cronaca ro- sa finlandese il primo ministro Matti Vanhanen, 47 anni. Ex giornalista, sorriso impacciato e larghi pull su pantaloni di spa- go, si era costruito l’immagine dell’uomo che nel tempo libero intaglia legno, non fu- ma, non beve, non è odiato dalla ex moglie e vive insieme ai due figli adolescenti. Finché la sua ex, Susan Kuronen, 36 anni, due divorzi e tre figli, per vendicarsi di es- sere statascaricata via sms, non ha pubbli- cato un libro per raccontare la loro storia (iniziata da un contatto su un sito Internet per single, seguito da un appuntamento all’Ikea), con tanto di dettagli su weekend bollenti e notti in sauna nella tranquilla campagna (il tutto in concomitanza con la campagna elettorale iniziata il mese scor- so). Risultato: gli ultimi sondaggi gli danno il 49 per cento delle preferenze e dalle ele- zioni legislative oggi in corso, gli analisti prevedono al peggio un cambio di coalizio- ne, con i Conservatori al posto dei Socialdemocratici, sempre accanto allo sta- bile Partito di Centro. Unica precisazione di Vanhanen: «Susan non ha assistito a te- lefonate di Stato». Già nel 2006, al vertice dei Paesi euroasiatici di Helsinki, il presi- dente francese Chirac aveva presentato Vanhanen al premier spagnolo Zapatero co- me «l’uomo più sexy di Finlandia» (così se- condo un sondaggio del settimanale femmi- nile Evaa). Che sia molto amato dalle fin- landesi lo dimostra anche il fatto che in 45 mila hanno firmato una petizione in rete contro il libro- confessione (Maria Serena Natale, Corriere della Sera 17/3) ABRAMOVICH/1 Irina Malandina, 39 an- ni, ex signora Abramovich, per i 16 anni di matrimonio e i cinque figli con il patron del Chelsea, sarà rimborsata con 7,3 mi- liardi di euro e potrà dunque continuare a spendere il suo milione di euro al giorno. Grazie ai proventi del divorzio, traslocherà a Saint Tropez ma terrà anche la villa fuo- ri Londra, la dacia vicino Mosca, lo yacht di famiglia e l’aereo privato (tgcom 20/3). ABRAMOVICH/2 Olga, la prima moglie di Roman Abramovich, pur essendosi ri- sposata con un altro uomo usa ancora il co- gnome del suo ex. Nel 1990, quando si la- sciarono, lui era ancora un venditore di giocattoli di plastica. Dopo il divorzio le la- sciò l’appartamento in cui abitavano: due stanzette piene di mobilio scadente in una zona periferica di Mosca (che ora la donna ha affittato, dal momento che vive in un’al- tra parte della città). Racconta Olga: «Quando eravamo insieme Roman guidava una vecchia Lada e cercava di vendere gio- cattoli di plastica». Tra questi, un piccolo marinaretto russo, è ancora nell’apparta- mento ed è uno dei pochi ricordi che Olga ha tenuto del primo marito. Commenta: «Spesso ho pensato che, se le cose fossero andate diversamente, ora potrei essere straricca, ma non credo che sarei così feli- ce come quando io e Roman facevamo fati- ca ad arrivare alla fine del mese. Il primo anno e mezzo di matrimonio è stato fanta- stico. Ci amavamo profondamente». A in- crinare il rapporto, la di lui continua lon- tananza da casa per motivi di lavoro: «Usciva alle 8 di mattina e non tornava pri- ma delle 10 di sera». A ciò si aggiunse l’im- possibilità per Olga di aver figli, mentre lui avrebbe voluto una grande famiglia: «A un certo punto Roman venne da me e mi disse che era tutto finito». Quindi divorziarono e lei non chiese un soldo (Deborah Bonetti, gazzetta.it 16/3). UOMOBarbara D’Urso, 48 anni, cerca un uomo con i seguenti requisiti: «Prima di tut- to dev’essere Uomo con la maiuscola. Hai presente la canzone di Battiato, La cura?. Voglio uno così, che mi faccia sentire “un essere speciale”. Poi: non deve fumare, de- ve odiare il calcio, non deve possedere la tv, non deve avere figli o ex mogli, deve essere intelligente, colto, deve leggere tanti libri e dev’essere “bono”, con un corpo pazzesco e un bel sorriso» (Cristina Rogledi, Oggi 28/3). UOMINI In Italia circa 4 milioni di uomi- ni soffrono di eiaculazione precoce, soprat- tutto tra i giovani d’età compresa tra 18 e 30 anni. La maggior parte non dura più di tre minuti, e una buona percentuale fa anche prima. Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di Urologia, dice che la cau- sa è quasi sempre psicologica: «L’ansia da prestazione e lo stress sono tra i motivi principali». Dannosi anche i falsi miti: «La figura dell’uomo macho e superdotato con cui i giovani si confrontano quotidiana- mente ormai fa parte del loro immaginario, complici anche cinema e televisione». Spinti dai modelli del porno, i giovani sem- pre più spesso si rivolgono alla medicina per interventi chirurgici di allungamento del pene. Salvo poi non andare dal medico quando c’è effettivamente bisogno: è il caso dell’infertilità. Infatti per i problemi che ri- guardano la sfera sessuale gli uomini deci- dono di andare dall’andrologo in media do- po due anni dalla comparsa del disturbo. Significativo il caso dell’impotenza, di cui soffrirebbero almeno due milioni di italia- ni: otto su dieci, secondo le stime, preferi- scono rassegnarsi alla castità piuttosto che andare dal dottore (Antonio Castaldo, Corriere della Sera 23/3). Amori Barbara D’Urso vuole un uomo intelligente,colto,con un corpo pazzesco. Irina e Olga,le ex mogli di Abramovich L’egoCristocentrismo di Olmi e la crocefissione dei libri I l Cristo santone che crocifigge i libri e sceglie la carezza della vita, il Cristo di Ermanno Olmi, trionferà a Cannes, e nel- le sale arriverà come una grande epifania dei valori contro i delitti concettuali e sto- rici della cultura, dell’arte, della teologia, contro l’aridità della religione che cele- bra il suo idolo tra gli incensi e sugli alta- ri. Ma quale figlio di Dio, Cristo è un uo- mo e basta, amabile per di più, bello co- me Raz Degan, ci libera perdonando, ri- fiuta di giudicare, e insegna soltanto l’a- more come prossimità (che parola di mer- da) e come ascolto (che parola vuota, quando nessuno parla). Lo puoi incontra- re dietro l’angolo, basta svestirsi dei pan- ni curiali di ogni possibile civiltà, basta indossare la povertà come cilicio della salvezza, basta rendersi semplice, igno- rante, stradaiolo, ed ecco che la salute del cuore credente fa premio sulla salvezza dell’anima come sistema complesso, mi- sterioso, come messaggio da decifrare nei secoli, come tradizione vivente, come di- sciplina liturgica, come dramma nel chio- stro, esercizio spirituale pensato, ripen- sato e sorvegliato. Olmi è un poeta e un regista che merita il culto tributatogli universalmente, non lo discuto, e non vedo l’ora di vedere il suo film nel dvd che mi porterà mia moglie te- nendo in una mano, carezzandolo, un libro del cardinale Newman sullo sviluppo del- la dottrina cristiana e nell’altra, stringen- dolo nel suo spessore, l’introduzione al cristianesimo del cardinale Ratzinger, in- somma una specie di esorcismo laico con- tro tutte le eresie, contro tutte le comunità di base e di Bose, contro il business del- l’irrazionalismo irreligioso promosso dai cattivi lettori di Karl Barth, poi entrerò nel web per avere notizie del generale Petraeus, se mai riesca a scoraggiare gli assassini che uccidono i civili affinché sia abbattuta la democrazia esportata con l’o- nore delle armi, e mi compiacerò delle le- gnate che il Papa regnante ha assestato, ri- cevendo i ciellini, sul basto asinino di quest’Europa salumiera. Scherzi a parte, e a parte che c’è il Cristo ricco e severo del cardinale Biffi, la sua gioia di cherubini che sale verso le co- se di lassù raccontate per la gente di quag- giù, un’alternativa convincente alla mito- Lettere logia della fede fai-da-te, del popolo di Dio che fa a suo piacimento di ogni altare un’osteria e di ogni osteria un altare, a parte tutto questo, sono davvero stupefat- to della semplicità di cuore con cui passa sui giornali laicisti e atei non-devoti l’ap- pello controculturale e controrazionale di un soggetto cinematografico raccontato da tutti come la nuova rivelazione cristiana, quella che spazza via la leggenda dell’in- carnazione, il ciarpame ieratico dei sa- cramenti, e ci dirige rapidamente verso l’umanità assoluta del Messia, senza nem- meno il conforto protestante della scrittu- ra. Sola fide, e chiodi arrugginiti conficca- ti sul corpo dei libri, sacri e profani. La fede semplice e povera e l’amore di prossimità, che hanno tutto il diritto di vi- vere i loro assoluti in nome della libertà dell’uomo, sono però diventati lo stru- mento perfetto, inconsapevole e perciò tanto più efficace, demagogico, per il compimento ideologico della secolarizza- zione e per l’apostasia occidentale. Il de- calogo si fa catalogo, questo: credere sen- za studiare, amare senza apprendere e senza insegnare, perdonare senza giudi- care, l’anarchia spirituale e l’egoCristo- centrismo in cui tutti possono essere na- zareni e nessuno deve essere propria- mente cristiano, fino alla crocefissione dei libri in nome della salvezza dalla re- ligione, questo strumento di regno, questa istituzione terrena destinata di per sé a ogni fallimento. Sono certo che il film di Olmi mi pia- cerà, perché è molto bravo e intenso e for- te, ma non mi lascerò ingannare dalla sua malia. Per noi atei devoti Cristo non è un’icona a disposizione della sensibilità individuale, uno che nasca per curare l’ansia e il timore e il tremore che nasco- no dagli aut aut dell’esistenza, è semmai la più grande delle ipotesi sul mondo e sulla trascendenza fondata su un avveni- mento duro come un fontanile di pietra, costruita in secoli di storia teologica ed ecclesiastica, vissuta come tradizione e cultura e politica da generazioni bimille- narie. Un santone no. La crocefissione dei libri no. Siamo troppo laici per questo ti- po di devozioni. Abbiamo ancora la me- moria dei roghi di libri. Prefe- riamo l’incenso. Con Casini il governo potrebbe non cadere sul rifinanziamento. Ma ci saranno il Family Day, le amministrative, il partito democratico... NOTE: [1] Monica Guerzoni, Corriere della Sera 24/3; [2] Fabio Martini, La Stampa 23/3; [3] Elisa Calessi, Libero 24/3; [4] Monica Guerzoni, Corriere della Sera 24/3; [5] Goffredo De Marchis, la Repubblica 24/3; [6] Amedeo La Mattina, La Stampa 24/3; [7] Marco Galluzzo, Corriere della Sera 23/3; [8] Barbara Jerkov, Il Messaggero 23/3; [9] Augusto Minzolini, La Stampa 23/3; [10] Gianluigi Paragone, Libero 23/3; [11] Franco Venturini, Corriere della Sera 23/3; [12] Barbara Romano, Libero 24/3; [13] Antonio Socci, Libero 24/3; [14] L. Fu., Corriere della Sera 24/3; [15] Matteo Bartocci, il manifesto 23/3; [16] Angelo Panebianco, Corriere della Sera 24/3; [17] Antonio Padellaro, l’Unità 24/3.

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Corsiviil Giornale,

mercoledì 21 marzo

Esercitazione per l’esame digiornalismo. Il deputato

diessino Gianni Cuperlo, ieri,intervenendo alla cerimoniafondativa del PattoGenerazionale di Luca Josi,

ha raccontato l’aneddoto che segue. Quand’eragiovanissimo ed entrò per la prima volta aBotteghe Oscure, ha detto, un plenipotenziariodel Partito lo prese da parte e gli raccontò co-me funzionavano le cose lì dentro. Il segretariodel Partito, disse, sceglieva sempre un vice de-stinato a succedergli, ma lo sceglieva semprenon troppo intelligente affinché non gli faces-se le scarpe prima del tempo. Il vice, tempo do-po, divenuto segretario, sceglieva a sua voltaun vice destinato a succedergli, ma non trop-po intelligente affinché non gli facesse le scar-pe prima del tempo. Anche questo vice, dive-nuto segretario, sceglieva poi un vice non trop-po intelligente eccetera: e via a scendere, sin-ché, dopo svariate scremature, l’ultimo segre-tario era talmente uno scemo da scegliersi unvice che riteneva non troppo intelligente mache in realtà era un genio, e che gli faceva su-bito le scarpe sicché il circolo ricominciavadaccapo. Fine dell’aneddoto.

Il candidato ha trenta minuti di tempo pervalutare in che posizione si trovi l’attuale se-greteria Ds.

Filippo Facci

il governo di larghe intese. Dice di voler-le ma in realtà le rifiuta. Motivo? In ungoverno del genere l’interlocutore delcentro-sinistra non sarebbe più lui, machi ha più voti di lui». [9] Socci: «Diconoche potresti aver combinato un accordosottobanco con lui per ottenere la leggeelettorale alla tedesca. Non ci credo. Tunon sei così ingenuo da farti turlupinareda un premier politicamente morente.Sei un politico esperto, di antica scuola,realista: Prodi non è in grado oggi di ga-rantire niente neanche a se stesso». [13]

Prodi sapeva da un paio di settimane dipoter contare su Casini, ma non lo ha det-to a nessuno. Martini: «Era il 9 marzo ePier Ferdinando Casini, dopo aver viag-giato sui cieli d’Europa assieme a SilvioBerlusconi e avergli confidato il voto fa-vorevole dell’Udc sul decreto-Afgha-nistan, aveva affidato un incarico a BrunoTabacci, da 25 anni amico di Prodi: “Mifai un favore Bruno? Lo dici tu al presi-dente del Consiglio che noi voteremo sì,ma lui deve dare dei segnali, non puòcontinuare col suo bi-leaderismo conBerlusconi...”. Il messaggio era arrivato adestinazione e sei giorni più tardi nell’in-contro con la delegazione Udc sulla rifor-ma elettorale, il presidente del Consiglionon si era limitato ad ascoltare le propo-ste degli ex dc, ma a sorpresa aveva cal-deggiato la “sfiducia costruttiva”, uno deicapisaldi del sistema elettorale tedescotanto caro agli udc». [2]

Il sì al decreto che rifinanzia la missio-ne in Afghanistan è deciso. LorenzoFuccaro: «Tutto il partito dell’Udc è atte-stato su questa linea, benché ci sia qual-cuno, come Carlo Giovanardi, che si di-stingue (“In questa circostanza non ser-vono né atti dovuti né automatismi, serveinvece la compattezza dell’opposizioneper un voto meditato”), e chi come il con-sigliere regionale sardo Salvatore Amaduarrivi a scrivere una lettera al segretarioLorenzo Cesa invitandolo a un ripensa-mento per evitare “un ulteriore disorien-tamento per l’elettorato: è indispensabileche l’Udc allinei il proprio comporta-mento a quello della Casa della libertàper restare coerenti con il programma po-litico proposto ai nostri elettori”». [14]

L’Udc dice di voler sostenere «i nostrisoldati e non l’esecutivo» (RoccoButtiglione). Fuccaro: «In questo quadro,per bocca di Maurizio Ronconi, invita ilpremier Romano Prodi a “dichiarare pre-ventivamente le sue intenzioni”, qualoranon abbia i numeri per sostenere il sì aldecreto, in modo tale da “contribuire do-verosamente a separare la sorte del suogoverno dal finanziamento per le missio-ni all’estero”». [14] Goffredo De Marchis:«La Cdl affiderà la tentazione della spal-lata agli ordini del giorno. Se ne annun-ciano già alcuni: per un rafforzamento de-gli armamenti del nostro contingente, unaltro che vieta qualsiasi trattativa sueventuali ostaggi. In quelle votazioni ilgoverno potrebbe andare sotto “e noi pos-siamo costruire una maggioranza trasver-sale con i moderati del centrosinistra”. IDini, i D’Amico, i Bordon. Insomma, il go-verno ne uscirebbe non sconfitto ma ulte-riormente indebolito. La soluzione mini-male servirebbe anche a tenere unita laCdl». [5]

Il sì al decreto è l’ultimo scoglio parla-mentare che ha di fronte Prodi per soprav-vivere fino all’estate? Matteo Bartocci:«Per l’Unione è la strettoia rischiatuttodopo la quale può forse provare a riparti-re». [15] Angelo Panebianco: «Comunque

vada il voto di martedì sul rifinanzia-mento della missione in Afghanistan si èormai capito che la politica estera del-l’attuale maggioranza, tanto più dopo lavicenda Mastrogiacomo, sia un tale grovi-glio di contraddizioni da rendere impro-babile che il governo possa durare anco-ra a lungo». [16]

L’elenco delle grane prossime venture èstato già scritto. Antonio Padellaro: «Il pa-sticcio Family Day con l’Unione divisa trachi vuole andare alla manifestazione be-nedetta dal Vaticano e chi paragona leeventuali adesioni a una sconfessionedella legge sulle coppie di fatto. Con quelche ne segue. Quindi, tra maggio e giugno,le elezioni amministrative e i possibilicontraccolpi sulla maggioranza in caso dirisultato negativo. Senza contare il river-bero sul governo delle tensioni che ac-compagnano la nascita del partito demo-cratico. Con il congresso dei Ds a rischioscissione e con il congresso dellaMargherita già agitato da scandali (tesse-re fasulle) e in piena resa dei conti». [17]

Ce n’è di che sentirsi alle corde.Padellaro: «E invece ci descrivono un pre-mier che guarda tutto sommato ottimistaalla seconda metà del 2007. Convinto chela ripresa economica e dei consumi met-teranno di buon umore gli italiani. Unitaa una finanziaria resa meno pesante dalfamoso “tesoretto” questa iniezione di fi-ducia finirà, ne è convinto, per restituireconsensi all’Unione e vigore ai sondaggi.Intanto Prodi continua a tessere la sua te-la intorno alla legge elettorale. Obiettivo:tenere agganciata l’Udc (e possibilmenteanche la Lega) sul sistema tedesco (oppu-re spagnolo) che attribuisce alle forze in-termedie un forte potere d’interdizione.E chiedere in cambio a Casini e a Bossiuna sorta di non belligeranza parlamen-tare. Un disegno non impossibile». [17]

la Repubblica, mercoledì 21 marzo

Sono contento che sia ri-preso il dibattito sul

terrorismo. Rimango disgustato nel ve-dere assassini, antagonisti

dello Stato, alla ribalta delle cronache, ma-gari proprio per il lavoro che hanno otte-nuto grazie alle istituzioni che hanno com-battuto! Ci si dimentica che alcuni sono re-sponsabili diretti o indiretti di assassiniicommessi in nome di fumose ideologie.

Ora è stato riacciuffato anche CesareBattisti, uno che non s’è mai pentito, nem-meno rammaricato e rappresentanti dellasinistra di governo ne chiedono la libertà.Capisco che un percorso individuale portia comportamenti del genere ma chiedo:perché questi personaggi hanno sempreaccanto, a difenderli, un rappresentantedella sinistra radicale al governo?

Perché si deve lasciare alla destra, tal-volta l’estrema destra, il compito di rap-presentare i sentimenti che nutrono lamaggior parte dei cittadini? Quale meritohanno gli ex terroristi per ricevere aiutodallo Stato? Se qualcuno riesce a redimer-si perché non fa cadere una pietra su quel-lo che è stato e rifiuta interviste, incontri inluoghi pubblici e quant’altro? Che ci sia unSergio D’Elia che siede nel governo Prodimi sembra una delle più grandi contraddi-zioni che esprima questa coalizione. Il ri-cordo su chi ci ha lasciato per mano di al-tri è così flebile?

Leonardo Romanelli Firenze

«Prossima settimana vitale per legisla-tura. Opposizione farà tutto per mandarcisotto. Dobbiamo avere maggioranza sem-pre da martedì ore 16 a venerdì» (l’smsmandato ai senatori dell’Ulivo dalla ca-pogruppo Anna Finocchiaro). [1] FabioMartini: «Dopo la defezione di FrancoTurigliatto e quella molto probabile diLuigi Rossi, la quota-Unione è scesa a156, mentre la Cdl (compresa l’Udc) è fer-ma a 158, dunque potenzialmente in mag-gioranza». [2] L’obiettivo minimo diRomano Prodi è far passare il decretoche rifinanzia la missione in Afghanistan.Elisa Calessi: «Subito dopo, però, il pre-mier ha a un altro obiettivo: ottenerequanti più voti possibile. Più larga, infat-ti, sarà la base parlamentare che appro-verà il decreto, meno sarà complicato giu-stificare l’assenza, per un provvedimentocosì importante, della maggioranza poli-tica». [3]

A turbare i sonni del premier non sonopiù solo i “dissidenti”, ma anche i liberal,gli ultrariformisti, gli atlantisti dellaMargherita e dei Ds. Monica Guerzoni:«Nomi di spicco, come quello di UmbertoRanieri. Il presidente della commissioneEsteri della Camera invita a “sosteneresenza incertezze” un documento che im-pegni il governo a “irrobustire il nostrocontingente e la sua capacità di difesa”.Proprio quell’ordine del giorno che la si-nistra pacifista mai potrebbe votare, co-me il capogruppo di Rifondazione,Giovanni Russo Spena, ha avvertito nel-l’ultima riunione con il ministro VanninoChiti. È il centro il tallone di Achille diProdi e la destra - memore dello scivolo-ne sulla base Usa di Vicenza - lo ha capi-to». [4]

«Sarebbe incomprensibile un voto con-trario di Forza Italia. Non potete mandarequesto messaggio ai soldati che sono lì, inuna situazione sempre più critica. Poi aCondoleeza Rice gli devi telefonare tu...»ha detto venerdì Fassino a Berlusconi. [5]Amedeo La Mattina: «Berlusconi ha capi-to che qualcosa di profondo è cambiato aWashington dopo la vicenda Mastro-giacomo. Magari sa che un voto contro ildecreto non sarebbe visto male dall’am-ministrazione Bush se questo però doves-se servire a disarcionare il governo e ri-partire con un esecutivo più filoatlantico.Sono solo ipotesi che circolano anchenell’Ulivo». [6]

Oltre 100 deputati di Forza Italia hannofirmato un appello a Berlusconi per schie-rare il partito contro il decreto. [7]Antonio Martino, già ministro dellaDifesa: «Il ritorno dei nostri militari, an-che se innegabilmente si tratterebbe diuna brutta pagina, li toglierebbe da unasituazione assai imbarazzante. Perché èin atto un’offensiva dei talebani per ri-conquistare il paese e la Nato è impe-gnata a difendere il primo governo de-mocratico. Ci chiedono di partecipare enoi che facciamo? I nostri soldati, pur es-sendo perfettamente in grado di combat-tere, devono restare fermi, a fare da ber-saglio. In queste condizioni è di gran lun-ga meglio che tornino a casa». [8] Il re-pubblicano Francesco Nucara: «In que-ste condizioni non siamo noi che ce neandiamo da Kabul, ma è la Nato che cicaccia». [9]

La decisione la deve prendereBerlusconi. Gianluigi Paragone: «È anco-ra lui il capitano della squadra, è ancoralui il leader del partito più grosso dellacoalizione. Ha la possibilità di chiamareil fuorigioco e lasciare Prodi scoperto.

Bossi e Fini ci stanno. È sempre il solitoCasini che gli rovina i piani. A che servescattare tutti in avanti quando Pier restaun passo indietro e quindi il premier siporta a casa il risultato nonostante le fi-guracce di queste settimane». [10] Casini:«Quando si è trattato di chiedere un postonel Consiglio di Sicurezza dell’Onu tuttinoi, da Berlusconi a Fini e all’attualemaggioranza, abbiamo sempre rivendica-to di essere tra coloro che contribuisconomaggiormente alle missioni di pace. Nonpossiamo dimenticarlo ora, perché se ildecreto venisse bocciato in Senato noiavremmo l’immediato rientro di tutti i mi-litari italiani impegnati in Kosovo, inBosnia, in Libano e naturalmente inAfghanistan. E questo sarebbe un suici-dio in diretta per il nostro Paese e per lasua credibilità internazionale». [11]

La proroga delle missioni potrebbe esse-re votata da un governo istituzionale all’in-domani del suo insediamento al posto diquello attuale. [12] Antonio Socci (rivoltoa Casini): «È ovvio che non tornerebbe acasa nessuno. Tu affermi che l’opposizio-ne deve innanzitutto tener presente “l’in-teresse nazionale”. Ed hai ragione. Oggil’interesse nazionale è liberare l’Italia daquesto governo che - dice AntonioMartino - è certamente più dannoso perl’Italia dei Talebani». [12] Fini: «Ho par-lato con Casini e non credo che si muovadalle sue posizioni. E pensare che avreb-be una grande occasione: data l’impopo-larità di Prodi, chi staccasse la spina alsuo governo diventerebbe subito il nu-mero uno. Né Pierferdinando può direche una crisi aprirebbe la strada alle ele-zioni: lui è il primo a sapere che non è co-sì. La verità è che adduce delle motiva-zioni risibili per salvare il governoProdi». [9]

Fini non ha voluto dire di più. Un perso-naggio di primo piano di Forza Italia: «Laverità è che Casini vuole tenere in piediProdi. È l’unico equilibrio che lo rassicu-ra. Pierferdi non vuole assolutamente leelezioni, ma in realtà non vuole neppure

IL FOGLIOquotidiano

Gli ostacoli su cui inciamperà ProdiSalvatore Speciale di anni 71 anni.

Palermitano, pensionato, era ancora in pi-giama quando aprì la porta a qualcuno cheper rovistare in pace la casa di due pianil’obbligò a sedersi sul divano, gli legò manie piedi e con l’idea di tenerlo zitto gli misesulla bocca una benda che però gli impedìdi respirare. I carabinieri scoprirono chedalla casa del morto mancavano due fucilicalibro 12 e una pistola regolarmente de-nunciati. Giovedì 22 febbraio a Casteldaccia,paese a 10 chilometri da Palermo.

Luigi Aragno di anni 34. Nato a Spring inSud Africa, affascinante, vulcanico e im-prevedibile, «un genio», business managerdella palestra Virgin di Monacalieri dovetutti lo chiamavano «il boss» e WalterZanatta di anni 39, «un po’ introverso mabuono», prima operaio, poi montatore dicartelli pubblicitari, infine disoccupato.Costui era stato fidanzato con l’estetistaMaria Cristina De Jacovo di anni 36, allegrae solare, bel volto incorniciato da un ca-schetto di capelli neri, fisico flessuoso, di-pendente della Virgin, che di recente l’ave-va lasciato («siamo troppo diversi») e avevacominciato una storia con l’Aragno pur sa-pendo che a Genova l’aspettava la futurasposa. Da allora Zanatta pazzo di gelosia latormentava con centinaia di messaggini disupplica o minaccia, la spiava dai vetri del-la palestra, s’era pure trovato un apparta-mento vicino a casa sua e di recente l’avevaavvisata: «Farò un gesto di cui parlerannotutti». Lei però non gli badava, ormai avevanuovi amici e nuove passioni e pensava cheprima o poi si sarebbe dato pace. Invecegiovedì 16 marzo Zanatta rubò una Franchicalibro 38 nel garage di un amico, il giornodopo, il revolver nella cintola dei pantaloni,per due ore rimase seduto sul muretto difronte alla porta di casa dell’ex inviandoleuna raffica di sms, verso le 22 prese a cam-minare nervoso avanti e indietro, dopo unamezz’oretta vide arrivare i due amanti, urlò«vi ucciderò» e tirò fuori la pistola, i duecercarono di fermarlo, lui sparò una rafficadi colpi di cui due colpirono la pancia delrivale e guardando Cristina insanguinatache a piedi scalzi correva via, l’ultimo colpose lo sparò nel cuore. A casa sua i carabi-nieri trovarono montagne di lettere iniziatee mai finite, più o meno tutte uguali, dedi-cate al suoi tormenti d’amore e al suo desi-derio di morire. Intorno alle 23 di venerdì16 marzo in via Silvio Pellico nel centro sto-rico di Moncalieri, Torino.

Emilia Musto di anni 85. Originariadell’Avellinese ma da anni residente aBologna, un nipote di nome Simone, 25 an-ni, in cura al centro mentale “Scalo Tiarini”per «schizofrenia disorganizzata ad anda-mento subcronico». I due litigavano spessoma si volevano bene e lui non l’aveva maisfiorata con un dito, l’altro giornò però,chiacchierando con un altro malato di men-te amico suo con cui condivideva l’alloggiodella Asl, ricordò che proprio la nonna pa-terna l’aveva affidato agli psichiatri quandoaveva tredici anni. Rimuginando sulla fac-cenda decise che la vecchia era senza dub-bio alcuno la responsabile di tutti i suoi do-lori, quidi corse a casa di lei, la strangolònel corridoio e subito dopo telefonò ai ca-binieri: «Ho litigato con mia nonna, credo diaverla uccisa». Alle 23.30 di venerdì 16 mar-zo in un palazzo in via Vittorio Veneto, pe-riferia di Bologna.

Antonio Verrecchia di anni 42. Originariodel Frusinate, alle spalle parecchi reaticontro il patrimonio, viveva a Roma in zonaCasilino. L’altro giorno aspettava il bus vi-cino a casa sua quando litigò di brutto conqualcuno che forse conosceva e che d’untratto gli sparò addosso nove colpi di pisto-la. Di questi sei andarono a vuoto, gli altritre lo raggiunsero in petto. Subito dopo l’as-sassino corse via facendosi largo a spintonitra la folla. Pomeriggio di lunedì 19 marzoal capolinea del bus in via Piovanelli aRoma, nel quartiere periferico di TorreMaura.

Giampaolo Granzo, 40 anni. Veneziano,fruttivendolo ambulante, solare, sposato epadre di due bambini, la nascita di un terzopupo da festeggiare tra qualche giorno.Giovedì scorso come d’abitudine aprì con lamoglie Romina la bancarella nella popolo-sa zona di Rio Terrà San Leonardo, a uncerto punto la verdura finì e lui andò nelmagazzino, a meno di duecento metri dalbanchetto, per recuperarne un’altra casset-ta. Siccome tardava a tornare la consorte,affaticata dal pancione di otto mesi, spedì ilgarzone a cercarlo e a dirgli di spicciarsi. Ilgarzone in effetti lo trovò ma in terra, nasoe bocca tappati col nastro da pacchi, mani epiedi stretti con un’unica corda secondo ilrituale mafioso dell’incaprettamento, la te-sta fracassata da un colpo di spranga e av-volta in un sacchetto di nylon, il corpo pie-no di lividi per via dei calci e pugni che l’a-vevano ammazzato. Prima di eliminarlo, gliassassini erano andati a casa sua in callePriuli e avevano rovistato ovunque in cercadi qualcosa che evidentemente non aveva-no trovato. Tra le 11 e le 12 di giovedì 22marzo in un magazzino vicino al ponte del-le Guglie nel sestiere di Cannaregio aVenezia, dove da venticinque anni nons’ammazzava nessuno.

ANNO XII NUMERO 72 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNEDÌ 26 MARZO 2007 - € 1

Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

Delitti

Il fruttivendolo veneziano che va aprendere la verdura in magazzino, dove

qualcuno lo incapretta e gli sfonda la testa

FINLANDESI Al centro della cronaca ro-sa finlandese il primo ministro MattiVanhanen, 47 anni. Ex giornalista, sorrisoimpacciato e larghi pull su pantaloni di spa-go, si era costruito l’immagine dell’uomoche nel tempo libero intaglia legno, non fu-ma, non beve, non è odiato dalla ex mogliee vive insieme ai due figli adolescenti.Finché la sua ex, Susan Kuronen, 36 anni,due divorzi e tre figli, per vendicarsi di es-sere statascaricata via sms, non ha pubbli-cato un libro per raccontare la loro storia(iniziata da un contatto su un sito Internetper single, seguito da un appuntamentoall’Ikea), con tanto di dettagli su weekendbollenti e notti in sauna nella tranquillacampagna (il tutto in concomitanza con lacampagna elettorale iniziata il mese scor-so). Risultato: gli ultimi sondaggi gli dannoil 49 per cento delle preferenze e dalle ele-zioni legislative oggi in corso, gli analistiprevedono al peggio un cambio di coalizio-ne, con i Conservatori al posto deiSocialdemocratici, sempre accanto allo sta-bile Partito di Centro. Unica precisazionedi Vanhanen: «Susan non ha assistito a te-lefonate di Stato». Già nel 2006, al verticedei Paesi euroasiatici di Helsinki, il presi-dente francese Chirac aveva presentatoVanhanen al premier spagnolo Zapatero co-me «l’uomo più sexy di Finlandia» (così se-condo un sondaggio del settimanale femmi-nile Evaa). Che sia molto amato dalle fin-landesi lo dimostra anche il fatto che in 45mila hanno firmato una petizione in retecontro il libro- confessione (Maria SerenaNatale, Corriere della Sera 17/3)

ABRAMOVICH/1 Irina Malandina, 39 an-ni, ex signora Abramovich, per i 16 anni dimatrimonio e i cinque figli con il patrondel Chelsea, sarà rimborsata con 7,3 mi-liardi di euro e potrà dunque continuare aspendere il suo milione di euro al giorno.Grazie ai proventi del divorzio, traslocheràa Saint Tropez ma terrà anche la villa fuo-ri Londra, la dacia vicino Mosca, lo yacht difamiglia e l’aereo privato (tgcom 20/3).

ABRAMOVICH/2 Olga, la prima mogliedi Roman Abramovich, pur essendosi ri-sposata con un altro uomo usa ancora il co-gnome del suo ex. Nel 1990, quando si la-sciarono, lui era ancora un venditore digiocattoli di plastica. Dopo il divorzio le la-sciò l’appartamento in cui abitavano: duestanzette piene di mobilio scadente in unazona periferica di Mosca (che ora la donnaha affittato, dal momento che vive in un’al-tra parte della città). Racconta Olga:«Quando eravamo insieme Roman guidavauna vecchia Lada e cercava di vendere gio-cattoli di plastica». Tra questi, un piccolomarinaretto russo, è ancora nell’apparta-mento ed è uno dei pochi ricordi che Olgaha tenuto del primo marito. Commenta:«Spesso ho pensato che, se le cose fosseroandate diversamente, ora potrei esserestraricca, ma non credo che sarei così feli-ce come quando io e Roman facevamo fati-ca ad arrivare alla fine del mese. Il primoanno e mezzo di matrimonio è stato fanta-stico. Ci amavamo profondamente». A in-crinare il rapporto, la di lui continua lon-tananza da casa per motivi di lavoro:«Usciva alle 8 di mattina e non tornava pri-ma delle 10 di sera». A ciò si aggiunse l’im-possibilità per Olga di aver figli, mentre luiavrebbe voluto una grande famiglia: «A uncerto punto Roman venne da me e mi disseche era tutto finito». Quindi divorziarono elei non chiese un soldo (Deborah Bonetti,gazzetta.it 16/3).

UOMO Barbara D’Urso, 48 anni, cerca unuomo con i seguenti requisiti: «Prima di tut-to dev’essere Uomo con la maiuscola. Haipresente la canzone di Battiato, La cura?.Voglio uno così, che mi faccia sentire “unessere speciale”. Poi: non deve fumare, de-ve odiare il calcio, non deve possedere la tv,non deve avere figli o ex mogli, deve essereintelligente, colto, deve leggere tanti libri edev’essere “bono”, con un corpo pazzesco eun bel sorriso» (Cristina Rogledi, Oggi 28/3).

UOMINI In Italia circa 4 milioni di uomi-ni soffrono di eiaculazione precoce, soprat-tutto tra i giovani d’età compresa tra 18 e 30anni. La maggior parte non dura più di treminuti, e una buona percentuale fa ancheprima. Vincenzo Mirone, presidente dellaSocietà italiana di Urologia, dice che la cau-sa è quasi sempre psicologica: «L’ansia daprestazione e lo stress sono tra i motiviprincipali». Dannosi anche i falsi miti: «Lafigura dell’uomo macho e superdotato concui i giovani si confrontano quotidiana-mente ormai fa parte del loro immaginario,complici anche cinema e televisione».Spinti dai modelli del porno, i giovani sem-pre più spesso si rivolgono alla medicinaper interventi chirurgici di allungamentodel pene. Salvo poi non andare dal medicoquando c’è effettivamente bisogno: è il casodell’infertilità. Infatti per i problemi che ri-guardano la sfera sessuale gli uomini deci-dono di andare dall’andrologo in media do-po due anni dalla comparsa del disturbo.Significativo il caso dell’impotenza, di cuisoffrirebbero almeno due milioni di italia-ni: otto su dieci, secondo le stime, preferi-scono rassegnarsi alla castità piuttosto cheandare dal dottore (Antonio Castaldo,Corriere della Sera 23/3).

Amori

Barbara D’Urso vuole un uomointelligente, colto, con un corpo pazzesco.Irina e Olga, le ex mogli di Abramovich

L’egoCristocentrismo di Olmi e la crocefissione dei libriIl Cristo santone che crocifigge i libri e

sceglie la carezza della vita, il Cristo diErmanno Olmi, trionferà a Cannes, e nel-le sale arriverà come una grande epifaniadei valori contro i delitti concettuali e sto-rici della cultura, dell’arte, della teologia,contro l’aridità della religione che cele-bra il suo idolo tra gli incensi e sugli alta-ri. Ma quale figlio di Dio, Cristo è un uo-mo e basta, amabile per di più, bello co-me Raz Degan, ci libera perdonando, ri-fiuta di giudicare, e insegna soltanto l’a-more come prossimità (che parola di mer-da) e come ascolto (che parola vuota,quando nessuno parla). Lo puoi incontra-re dietro l’angolo, basta svestirsi dei pan-ni curiali di ogni possibile civiltà, bastaindossare la povertà come cilicio dellasalvezza, basta rendersi semplice, igno-rante, stradaiolo, ed ecco che la salute delcuore credente fa premio sulla salvezzadell’anima come sistema complesso, mi-sterioso, come messaggio da decifrare neisecoli, come tradizione vivente, come di-sciplina liturgica, come dramma nel chio-stro, esercizio spirituale pensato, ripen-sato e sorvegliato.

Olmi è un poeta e un regista che meritail culto tributatogli universalmente, non lodiscuto, e non vedo l’ora di vedere il suofilm nel dvd che mi porterà mia moglie te-nendo in una mano, carezzandolo, un librodel cardinale Newman sullo sviluppo del-la dottrina cristiana e nell’altra, stringen-dolo nel suo spessore, l’introduzione alcristianesimo del cardinale Ratzinger, in-somma una specie di esorcismo laico con-tro tutte le eresie, contro tutte le comunitàdi base e di Bose, contro il business del-l’irrazionalismo irreligioso promosso daicattivi lettori di Karl Barth, poi entrerònel web per avere notizie del generalePetraeus, se mai riesca a scoraggiare gliassassini che uccidono i civili affinché siaabbattuta la democrazia esportata con l’o-nore delle armi, e mi compiacerò delle le-gnate che il Papa regnante ha assestato, ri-cevendo i ciellini, sul basto asinino diquest’Europa salumiera.

Scherzi a parte, e a parte che c’è ilCristo ricco e severo del cardinale Biffi, lasua gioia di cherubini che sale verso le co-se di lassù raccontate per la gente di quag-giù, un’alternativa convincente alla mito-

Lettere

logia della fede fai-da-te, del popolo diDio che fa a suo piacimento di ogni altareun’osteria e di ogni osteria un altare, aparte tutto questo, sono davvero stupefat-to della semplicità di cuore con cui passasui giornali laicisti e atei non-devoti l’ap-pello controculturale e controrazionale diun soggetto cinematografico raccontato datutti come la nuova rivelazione cristiana,quella che spazza via la leggenda dell’in-carnazione, il ciarpame ieratico dei sa-cramenti, e ci dirige rapidamente versol’umanità assoluta del Messia, senza nem-meno il conforto protestante della scrittu-ra. Sola fide, e chiodi arrugginiti conficca-ti sul corpo dei libri, sacri e profani.

La fede semplice e povera e l’amore diprossimità, che hanno tutto il diritto di vi-vere i loro assoluti in nome della libertàdell’uomo, sono però diventati lo stru-mento perfetto, inconsapevole e perciòtanto più efficace, demagogico, per ilcompimento ideologico della secolarizza-zione e per l’apostasia occidentale. Il de-calogo si fa catalogo, questo: credere sen-za studiare, amare senza apprendere esenza insegnare, perdonare senza giudi-

care, l’anarchia spirituale e l’egoCristo-centrismo in cui tutti possono essere na-zareni e nessuno deve essere propria-mente cristiano, fino alla crocefissionedei libri in nome della salvezza dalla re-ligione, questo strumento di regno, questaistituzione terrena destinata di per sé aogni fallimento.

Sono certo che il film di Olmi mi pia-cerà, perché è molto bravo e intenso e for-te, ma non mi lascerò ingannare dalla suamalia. Per noi atei devoti Cristo non èun’icona a disposizione della sensibilitàindividuale, uno che nasca per curarel’ansia e il timore e il tremore che nasco-no dagli aut aut dell’esistenza, è semmaila più grande delle ipotesi sul mondo esulla trascendenza fondata su un avveni-mento duro come un fontanile di pietra,costruita in secoli di storia teologica edecclesiastica, vissuta come tradizione ecultura e politica da generazioni bimille-narie. Un santone no. La crocefissione deilibri no. Siamo troppo laici per questo ti-po di devozioni. Abbiamo ancora la me-moria dei roghi di libri. Prefe-riamo l’incenso.

Con Casini il governo potrebbe non cadere sul rifinanziamento. Ma ci saranno il Family Day, le amministrative, il partito democratico...

NOTE: [1] Monica Guerzoni, Corriere della Sera 24/3; [2] Fabio Martini, La Stampa 23/3; [3] Elisa Calessi, Libero 24/3;[4] Monica Guerzoni, Corriere della Sera 24/3; [5] Goffredo De Marchis, la Repubblica 24/3; [6] Amedeo La Mattina,La Stampa 24/3; [7] Marco Galluzzo, Corriere della Sera 23/3; [8] Barbara Jerkov, Il Messaggero 23/3; [9] Augusto

Minzolini, La Stampa 23/3; [10] Gianluigi Paragone, Libero 23/3; [11] Franco Venturini, Corriere della Sera 23/3; [12]Barbara Romano, Libero 24/3; [13] Antonio Socci, Libero 24/3; [14] L. Fu., Corriere della Sera 24/3; [15] MatteoBartocci, il manifesto 23/3; [16] Angelo Panebianco, Corriere della Sera 24/3; [17] Antonio Padellaro, l’Unità 24/3.

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ANNO XII NUMERO 72 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNEDÌ 26 MARZO 2007

la Repubblica, domenica 18 febbraio

Ore 12.00. Una grande cucina con un ta-volo con il piano in marmo. Sul tavolo

due piatti e due bicchieri; un tagliere e delpane; un bel pezzo di spalla e un coltello.Dalla porta entrano due persone: uno, N., èalto, ben messo, scarmigliato e ha in manouna bottiglia di Faugère del 2002 alla qua-le sta per tirare il collo; l’altro, V., è pure al-to, ma è più sottile, e porta sotto braccio trebei tocchi di formaggio.

N. Che si deve fare?V. Si deve ragionare intorno al calcio su-

damericano, all’Argentina, ma poi si va an-che oltre.

N. (Indica il caprino ricoperto di cenere)Si mangia anche la cenere?

V. Certo.Toc! Salta il tappo della bottiglia.V. (Versa il vino nei bicchieri) [...] Il mio

cuore di tifoso ha sempre battuto dalla par-te sbagliata rispetto a tutte le ragioni cheuno come me dovrebbe avere per scegliereda che parte stare. Per esempio, io, nel ’78,tifavo per l’Argentina. Appassionatamente.Ma era l’Argentina dei colonnelli! Eppuremi commuovo solo a pensare a quei gioca-tori lì: Kempes, Luque, Tarantini, Olguín.

N. Galván.V. Galván. Nell’86, invece, io tifavo contro

l’Argentina, e quando Maradona fece gol dimano, mi indignai perché per me quellapartita fu rubata a una squadra che dovevavincere i Mondiali. Ed era una squadramolto ma molto più bella, l’Inghilterra diallora, se pure gli inglesi mi stanno anchesui coglioni. Ho tifato contro l’Argentinanell’86 e ho tifato contro l’Argentina nel ’90quando giocò con la Germania. Perché tifa-vo contro Maradona. Eppure il mio cuorebatte per Maradona, capito? Io tifo per laJuve, ma in teoria non dovrei esser tifosodella Juve, dovrei star dietro a tutte le re-toriche del Torino, della Fiorentina… Per-ché, mi chiedo, io, in fondo, trovo giustaquesta contraddizione?

N. Senti: io ti posso dire perché tifavo

per l’Argentina nel ’78 e perché mi sem-brava una squadra straordinaria. Perché igiocatori, il loro aspetto e il modo in cui gio-cavano in campo, erano la cosa più lontanadai colonnelli che ci potesse essere: le zaz-zere tenute in quel modo e chiaramente po-co lavate; i baffoni; i riccioli di Tarantini; icapelli lunghi sulle spalle di Kempes e diLuque. E mi sembrava che l’essenza diquella squadra fosse, in assoluto, la veraforma di protesta contro l’Argentina di queitempi. Per questo mipiaceva.

V. Tipiace-va per-ché erapoco marzia-le. [...]

N. Tu, contro Maradona,hai detto delle cose impegnati-ve, ma io non l’ho mai giudicatoperché sono sempre stato accecatodal grande amore per lui. E [...] a mequel colpo di mano sembrò geniale emi sembrò la vendetta per le Malvinasperché, alla fine, ogni partita Argenti-na-Inghilterra è la guerra delle Malvi-nas. In fondo ho perdonato quel gesto aMaradona perché non ho mai perdo-nato gli inglesi per aver silurato ilGeneral Belgrano, forse l’uni-co incrocia-tore argen-tino, e aver ammazza-to un mucchio di gente. [...] (Addenta unpezzo di formaggio) E che è questo?

V. Caprino piccante.N. (Dopo aver mandato giù un boccone)

Buono! [...]V. Ma io non credo che Maradona abbia

fatto quel gol di mano perché dall’altra par-te c’erano gli inglesi. [...] (Alza il bicchiere ebeve un sorso) È buonissimo, ‘sto vino.

N. È biodinamico.V. Cioè?N. Cioè senza chimica, nessun diserban-

te, tutto ciò che gli è stato fatto è stato fattoa mano, in cantina lo hanno lasciato stare.[...]

V. Però a me, francamente, questa cosadel gol di mano non mi va giù. [...]

N. Guarda che prima del gol di mano luiaveva fatto quel gol incredibile…

V. No! lo ha fatto dopo.N. Sicuro? [...] Comunque, io ti dirò che

quando nel ’90 ci furono i Mondiali, duran-te quella partita a Milano quando tutto il

pubblico fischiòl’inno argentino e

Maradona disse:«Hijos de puta!», io [...]

lo giudicai un gesto veramen-te eroico e pensai: «Se fossi argentino,

gli darei tutto, a quest’uomo».Perché nel momento incui ti insulta una na-zione e gli altri gioca-tori argentini stannozitti, lui, la bestia ve-ra, ha fatto un grandegesto in mondovisio-ne. [...]V. (Taglia una fettadi formaggio) Toma

valdostana.N. Sentiamo.

V. Io, invece, esultare aun gol diMarado-

na, mai.N. Davvero?

V. Non ero io a deciderlo, ma ilmio cuore, sul campo di calcio. Forse erosemplicemente contro la dittatura di un ge-nio e di un talento così insolente che sulcampo si permetteva di tutto. [...]

N. E comunque Maradona era amato daisuoi compagni perché li faceva giocare be-ne tutti. Ti ricordi Careca? Lo lanciava indiagonale e lui tirava il gol nell’angolo op-posto della porta. Giordano, Carnevale…Pensa che faceva queste cose e la sera pri-ma magari aveva preso cocaina. [...] Pensa a

come avrebbe giocato se non l’avesse pre-sa, la cocaina. [...]

V. Più di così che cosa doveva fare?N. Io spero che non muoia, perché se

muore per la droga è una tragedia per i ra-gazzi. Che il cuore non gli ceda!

V. Se non muore Keith Richards, perchédeve cedere il cuore di Maradona?

N. Keith Richards bisognerebbe ammaz-zarlo. Maradona, invece, deve vivere, in-vecchiare e diventare saggio.

V. (Riempie nuovamente i bicchieri)… [...]N. Senti, alla fine gli argentini sono pa-

renti nostri e parenti veri. Anche i nomi (sialza in piedi e con tono solenne): Mario Al-berto Kempes, Leopoldo Luque. A guar-darli sembravano due motociclisti sfortu-nati e invece giocavano a calcio, e anchebene. [...] (Alza il bicchiere) A me piacereb-be raccontare il grande calcio sfortunatodel Sudamerica.

V. Ma ti ricordi i Mondiali di Francia?Tutta la partita il Paraguay, negli ottavi difinale, - ottavi di finale! - contro i francesi,Chilavert tranquillizzava i suoi dieci infe-riori compagni, perché non valevano micanulla i suoi compagni.

N. C’era Gamarra il rosso.V. Chilavert sapeva che se si andava ai ri-

gori, vinceva lui. Perché lui li parava.N. E li tirava pure.V. E questi persero ai supplementari, le

maglie sudicie…N. Bianche e rosse con i pantaloncini

blu: una roba orrenda, da dilettantissimi.Come quelle squadre costrette a indossarela maglia con i pantaloncini di riserva…

V. Ma hanno tutti e tre i colori della lorobandiera addosso. Però io mi ricordo Chi-lavert che, invece di incazzarsi con i com-pagni quando Blanc segnò a dieci minutidalla fine dei supplementari, lui, Chilavert,li consolò. Non li mandò affanculo comefanno i portieri, giustamente, tutte le volteche vengono presi d’assedio per colpa deidifensori. Li consolò. Perse e pareva aves-se vinto lui. Questo vuol dire essere grandi,

ragazzi. [...] Ma li vogliamo enumerare que-sti eroi sudamericani sudici e bravissimi agiocare a calcio?

N. Teófilo Cubillas; Marco Etcheverry, ilboliviano, tocco di palla, velocità di basepazzesca, capelli lunghissimi, basso.

V. Basso, ma non lo buttavi mai in terra.N. Era duro come un sasso.V. E Ayala? Forse era ancora più basso

di Etcheverry.N. Come si chiamava di nome?V. Guillermo.N. A me viene in mente Tony Ayala, det-

to El Torito, pugile imbattuto che quandobuttava a terra l’avversario, gli sputava. Sta-va per fare il Mondiale, che avrebbe vintodi sicuro, ma stuprò una donna e finì in ga-lera. C’è stato per vent’anni, è uscito poco fae ha ricominciato.

V. Il Messico invece è sempre stato un po’deludente. L’unico paese del Sudamericache ha avuto due volte i Mondiali in casa enon ha mai vinto.

N. Avevano lo stadio Azteca, però.V. Hugo Sánchez che faceva gol di testa e

di piede.N. Il portiere Campos.V. Già. Però, proprio perché ha sempre

avuto giocatori buoni, come ha fatto a nonaver mai avuto un momento di vera gloria?Aveva tutto e aveva i Mondiali in casa.

N. Gli mancava la tecnologia.V. Che c’entra? Guarda che questi messi-

cani si sono inventati la ola, vogliamo dir-lo? Nel 1986. Prima non esisteva, la ola. [...]Altro che tecnologia.

N. Dico tecnologia perché vincere unMondiale, per una nazione, è un po’ comefare una navicella spaziale: è una faccendadi una difficoltà spaventosa. [...]

V. Suvvia.N. All’ultimo Mondiale il Senegal arrivò

quasi in fondo - e ora non so se sia vero mami garba pensare che sia andata così - mapoi finirono i quattrini!

V. Ah ah ah! [...]N. Ma, scusa un attimo, e il Perù? E

QUANDO A PARLARE DI CALCorriere della Sera, giovedì 15 marzo

New York. L’ultima frontiera del rispar-mio? Scommettere sulla durata della vi-

ta: non la propria, ma quella media della ge-nerazione alla quale si appartiene.

Compagnie di riassicurazione e fondi pen-sione hanno cominciato a comprare e vende-re “mortality” e “longevity bonds”, con l’o-biettivo di bilanciare, almeno in parte, i ri-schi che si assumono con la loro attività prin-cipale.

Per ora si tratta di prodotti finanziari piut-tosto sofisticati e dalla circolazione limitata,emessi soprattutto da istituti europei comeAxa e Swiss Re, mentre anche DeutscheBank e BNP Paribas si preparano a entrarenel nuovo mercato.

Ma gli americani, pur svantaggiati da unaserie di vincoli normativi che rendono piùagevole investire sulla longevità a Londrache a New York, non stanno a guardare.

L’idea è quella di ricalcare i modelli dei“cat bonds”, i titoli- catastrofe inventati qual-che anno fa da Goldman Sachs per “scom-mettere” sugli uragani: uno strumento finan-ziario usato dalle assicurazioni per trasferireal mercato dei risparmiatori una parte del ri-schio che questi istituti si assumono quandovendono polizze-casa nelle aree esposte amanifestazioni estreme di maltempo, come laFlorida e la costa del Golfo del Messico.

Lo straordinario allungamento della vitamedia reso possibile dal progresso della me-dicina e dal miglioramento delle condizionieconomiche è una magnifica notizia per gliindividui, ma anche un problema difficile dagestire per la società. Laddove sistema pen-sionistico e sanità sono pubblici, i governicorrono ai ripari allungando l’età lavorativae limitando l’ammontare delle pensioni e del-le prestazioni mediche erogate gratuitamen-te. Ma in molti Paesi la previdenza è privatae, anche quando è gestita dallo Stato, ha spes-so una “gamba” integrativa che poggia sulmercato finanziario. Anche per queste so-cietà l’allungamento della vita è destinato adarrivare come un terremoto nei bilanci.

Eppure, a differenza dei politici che hannoa lungo accantonato il problema per paura diirritare gli elettori e perdere consensi, assi-curazioni e fondi pensione hanno dato lavoroa eserciti di esperti di statistica e calcolo at-tuariale incaricati di misurare, anno dopo an-no, i pagamenti aggiuntivi che andranno ef-fettuati nei prossimi decenni in seguito al-l’allungamento della vita dei loro assicurati.

Qualche anno fa, però, le compagnie si so-no accorte che il numero dei decessi (laddo-ve era possibile ottenere dati attendibili inquesto campo) era molto inferiore anche aquello delle previsioni attuariali più ottimi-ste (o pessimiste, a seconda dei punti di vista).

In un dibattito che, se condotto in pubbli-co, avrebbe indotto molti a fare gli scongiuri,gli esperti cominciarono a formulare ipotesisu quest’anomala “epidemia di buona salu-te”. Qualcuno tirò in ballo il cibo razionato intempo di guerra: una vera dieta antiobesitàche avrebbe “fortificato” la gioventù di mez-zo secolo fa. Altri sostennero che le assicura-zioni si erano basate fin lì su calcoli attuaria-li inadeguati, che tenevano conto dei pro-gressi della medicina ma ignoravano gli ef-fetti della forte riduzione del numero dei fu-matori.

Sia merito della medicina o della “crimi-nalizzazione” del fumo, fatto sta che la vitamedia si è allungata di molto. Con effetti fi-nanziari di segno opposto: mentre i fondipensione devono pagare più assegni del pre-visto, le assicurazioni che emettono polizze-vita cominciano ad accettare di assicurareanche gente piuttosto avanti con gli anni eperfino soggetti con malattie abbastanza se-rie.

Come correre ai ripari? In casi simili, glioperatori finanziari tendono a bilanciare illoro portafoglio facendo investimenti di se-gno opposto, che trasferiscono al mercato deirisparmiatori una parte dei rischi. Da qui l’i-dea dei “bonds” sulla longevità e la morta-lità: se la gente vive più del previsto un fondopensione dovrà affrontare oneri maggiori mapotrà anche recuperare risorse liquidando ititoli in portafoglio che siano rivalutati pro-prio in seguito all’allungamento della vita.Un mercato che, fin qui, non è mai decollatodavvero, non per il sapore vagamente maca-bro del suo oggetto, ma perché, per funziona-re, aveva bisogno di due condizioni che nonsi sono manifestate pienamente: investitoripronti a scommettere in tutte e due le dire-zioni e dati su nascite e decessi non solo at-tendibili, ma aggiornati continuamente.

Gli esperti di varie assicurazioni puntanosu una prossima esplosione del mercato del-le scommesse sulla durata della vita perché,almeno nei Paesi anglosassoni, stanno diven-tando pian piano disponibili dati anagraficipiù attendibili. Ma, soprattutto, perché feno-meni come l’epidemia di obesità negli Usa ein Gran Bretagna, l’impatto dell’inquinamen-to sulla salute e i rischi connessi al riscalda-mento dell’atmosfera, per la prima volta do-po oltre mezzo secolo consentono di investirenon solo a favore ma anche contro l’ipotesi diun ulteriore allungamento della vita: notiziaottima per chi vuole costruire un mercatonuovo e ben oliato. Un po’ meno per tutti glialtri.

Massimo Gaggi

L’espresso, giovedì 15 marzo

Romano Prodi questa volta ha davverofretta. Vuole bruciare le tappe dell’o-

perazione SuperInps, riunendo tutti i car-rozzoni previdenziali italiani in un unico gi-gante delle pensioni con un bilancio del-l’ordine dei 4-500 miliardi di euro l’anno.Giulio Santagata, suo braccio destro e mi-nistro per l’Attuazione del programma, loha infatti convinto che il maxi-accorpa-mento sarebbe in grado di garantire d’uncolpo un risparmio di due miliardi. Ungruzzolo prezioso che il premier potrebbeusare come merce di scambio nella tratta-tiva con i sindacati, offrendo loro un au-mento degli assegni più bassi di anzianità edi vecchiaia in cambio di un via libera allariforma complessiva del sistema pensioni-stico. Così, l’obiettivo è stato pomposamen-te inserito all’ottavo punto del dodecalogovoluto dal premier nei giorni della crisi digoverno. Ma, come in un perfido gioco dispecchi, l’ostacolo più impervio sulla stra-da di Prodi sono di nuovo i sindacati, pron-

ti allo scontro più duro in quella che gli ad-detti ai lavori hanno già ribattezzato “laguerra delle 6 mila poltrone”.

Sembra uno scherzo, ma tante sono le re-tribuzioni graziosamente erogate ogni annodal solo Inps, sulla base di un manualeCencelli rivisto in salsa sindacale. Da sem-pre riserva di caccia esclusiva per ex diri-genti di Cgil, Cisl e Uil in pensione, il mag-giore degli enti di previdenza ha finito perassumere un modello organizzativo da so-cialismo reale. Funziona così. Al vertice cisono un consiglio di amministrazione di no-ve membri, un consiglio di indirizzo e vigi-lanza (24 persone), un collegio dei sindaci(altre sette) e un direttore generale. Percompletare il primo livello della piramide,quello degli organismi nazionali, bisognapoi aggiungere i comitati amministratoridei fondi e delle gestioni: 192 componentiche nel 2004 si sono riuniti, nel complesso,513 volte, spendendo due milioni di euro.Se questo è il vertice dell’Inps, la base de-ve essere proporzionata. E lo è. I comitati

regionali fruttano altri 542 incarichi (nel2005 sono stati convocati 1.267 volte, al co-sto di 2,9 milioni). Ma non basta. Ogni comi-tato regionale può costituire fino a tre com-missioni istruttorie. Se non ha sbagliato icalcoli, lo stesso Inps ne ha censite 34. Con-tinuando a scendere verso il basso si in-contrano i 102 comitati provinciali (che con-tano 3.264 teste), anche loro incaricati diesprimersi sui ricorsi in materia di presta-zioni previdenziali. In un’infinita moltipli-cazione di poltrone e strapuntini, ogni or-gano provinciale gestisce quattro commis-sioni speciali, una delle quali ha diritto acreare due ulteriori sottocommissioniistruttorie. Non è finita. In ogni provincia cisono una commissione per la cassa integra-zione nell’industria, una per i sussidi nel-l’edilizia e una per l’integrazione salarialeagli operai agricoli. Fa altri 520 posti per leprime, 686 per le seconde e 789 per le ulti-me.

I risultati finali li ha tirati uno che se neintende: Giuliano Cazzola, presidente

uscente dei sindaci dell’Inps, già nello stes-so ruolo all’Inpdap e prima ancora espo-nente di spicco della Cgil. «Il numero deisoggetti a cui corrispondere gli emolumen-ti», ha scritto, «assomma a 6.222». È veroche in molti casi si tratta di gettoni di pre-senza da poche de-cine di euro.Ma conta an-che laquan-

tità. Cazzola si è preso la briga di conteg-giare almeno 18 mila riunioni l’anno. Vuoldire un po’ più di 49 al giorno, mettendo nelconto anche Natale, Pasqua e Ferragosto.Non è un caso se alla fine la spesa per ilpersonale è pari al 60 per cento dei costi digestione. E al diluvio di gettoni prodotto dal

conclave permanentedel corpaccione del-l’Inps vanno poi som-mate le spese per letrasferte: 275.540 eu-ro per i comitati cen-trali; 424.001 perquelli regionali e875.023 per quelliprovinciali (com-missioni Cig escluse).

Gli altri enti sono piùpiccoli, ma il sistema è

copiato con carta carbone da quellodell’Inps, dove due commissioni diversesovraintendono agli affari previdenzialidei pescatori. Si vede che una si occupa di

Longevity bond

L’investimento del futuro èscommettere sulla durata della vita. Degli altri, però

TRA CAPRINI, VINO, BAGNI TURCHI E SAUNE FINLANDESI DUE SCRITTORI RICORDANO LE

I SEIMILA TOPI FELICI NELROMANO PRODI VUOLE RIUNIRE TUTTI GLI ENTI PREVIDENZIALI IN UN UNICO GIGAN

ALEA (Francesca Russo) Acerra (Napoli)1984. Rapper («la più talentuosa rapperitaliana») • «Voce di bambina, in gradoperò di raccontare storie dure come pochialtri. Storie anche per questo particolaretimbro infantile più incisive, dirette. I suoiprimi due brani, Ghetto e 10 comandamentidi Napoli, sono fotografie vivide di quellaperiferia degradata che spesso entra nellenostre vite solo attraverso le immagini deltelegiornale, quando ci scappa il morto inuna faida di camorra» (Michele Monina) •«Io sono cresciuta in una realtà, quella diAcerra, che era di impegno sociale. Quic’erano i disoccupati organizzati, i centrisociali, per me il rap sin dal primo mo-mento è stato un modo per diffondere con-tenuti, come lo spirito hip-hop prevede.Gente come Fabri Fibra e Mondo Marciofanno altro».

BAIO DOSSI Emanuela Bernareggio (Mila-no) 10 settembre 1956. Politico. Senatore.Della Margherita • «Esponente teodemdella Margherita, e capogruppo dell’Ulivoalla commissione Sanità del Senato, è sta-ta una delle firmatarie dell’ordine delgiorno che nel novembre scorso aveva cer-cato di bloccare il decreto del ministrodella Salute che innalzava la “soglia” del-l’uso personale di cannabis» (Maria Novel-la De Luca) • «Sono convinta che la depe-nalizzazione sia la strada giusta, ma nonnel senso che drogarsi è lecito, ma nel sen-

so che è inutile punire chi si droga». BATTISTI Cesare Terrorista. Sparito dal-

l’agosto 2004, quando i francesi parevanosul punto di estradarlo in Italia, è stato ar-restato in Brasile il 18 marzo. L’hanno bec-cato grazie all’intercettazione di una telefo-nata ai suoi sostenitori francesi nella qualechiedeva soldi in quanto lasciato al verdedall’estorsione di un’ex fidanzata che mi-nacciava di svelarne l’identità • «Un agen-te in borghese gli ha afferrato il braccio,mentre salutava la sua amica Lucie Gene-vieve, vicino a un chiosco, davanti allaspiaggia di Capocabana. Lei aveva i soldiper lui: 9 mila euro» (Pierangelo Sapegno).

BELLUCCI Monica Attrice • La settimanascorsa è stata eletta dai francesi «la donnapiù sexy del mondo» (sondaggioCoyote/Tf1/Audirep presentato alla trasmis-sione La femme la plus sexy du monde). Si èimposta tra “les fatales” («donne intelligen-ti, raffinate, sensuali» tra cui PenélopeCruz e Sophie Marceau) battendo in classi-fica generale le cinque vincitrici delle altrecategorie: Pamela Anderson (“les bimbos”,bambolone), Adriana Karembeu (“bombesexy”), Emmanuelle Bèart (“Sexy ma concarattere”), Laetitia Casta (“mamma piùsexy”), Sharon Stone (“sempre sexy”).

BELLERI Giuseppe Darfo Boario Terme(Brescia) 10 gennaio 1953. Giornalista. Di-rettore di Oggi. Quello che ha pagato mi-gliaia di euro (25.000? 100.000?) per le fotodi Silvio Sircana (portavoce del governoProdi colto in un tour trasgressivo per laRoma by night) e poi non le ha pubblicate• Interrogato da Woodcock l’1 e il 20 di-cembre, non aveva fatto cenno alla vicen-da: «Anche in quell’occasione si parlava diricatti. Il pm Woodcock chiedeva cosa suc-

cedeva dietro le quinte della compraven-dita di foto. Risposta di Belleri: “Se lei fauno scatto imbarazzante alla Hunziker, c’èchi lo prende e lo porta ai giornali e lo of-fre. ‘Costa 100, costa 50’. Sì, no, tratti e pub-blichi. C’è chi anche va dalla Hunziker edice: ‘100 mila e lo ritiri tu’... Che avvenganon ci sono dubbi. Soprattutto, voglio di-re... Con imprenditori... Probabilmente conpolitici...”. Probabilmente con politici»(Francesco Grignetti).

FAZIO Fabio Conduttore tv • Ha vinto l’e-dizione 2007 del premio “È giornalismo”.Secondo la motivazione della giuria (EnzoBiagi, Giorgio Bocca, Gianni Riotta, GianAntonio Stella, Curzio Maltese più il pro-motore Giancarlo Aneri) «ha la capacità diindagare e portare alla luce verità nasco-ste attraverso le armi del sorriso».

INDOVINA Lorenza Roma 1966. Attrice. Daultimo vista nella fiction Rai Il segreto diArianna • «Non è una diva, né una stellinae neppure un nome che messo in cartello-ne fa accorrere il pubblico. È un’attrice.Una che sa recitare e recita: a cinema, inteatro, in tv. [...] È figlia del regista FrancoIndovina, compagno allora della principes-sa Soraya diretta da lui nel film I tre volti,precipitato con l’aereo che l’avrebbe por-tato da Roma a Palermo, per andare a vo-tare, nel 1972 [...]. Ed è moglie di NiccolòAmmaniti, uno dei giovani scrittori italianipiù famosi, conosciuto a una cena, propriomentre Salvatores stava cominciando a gi-rare Io non ho paura, tratto da un suo rac-conto lungo» (Simonetta Robiony).

LOMBARDI STRONATI Giovanni Roma 18marzo 1963. Avvocato. Da qualche settima-na padrone del Siena (calcio) • Romanista,

«non ha esitato a metter mano al portafo-glio per finanziare, come socio, l’avventura(di successo) del giornale Il Romanista, l’u-nico quotidiano al mondo interamente de-dicato a una squadra di calcio. A Siena in-vece Lombardi Stronati è approdato [...] acaccia di affari. La squadra era sull’orlodel crack. Il patron Paolo De Luca [...] l’a-veva messa in vendita da tempo. [...] La re-gia dell’operazione porta la firma del Mon-te dei Paschi di Siena [...]. Male che vada, simaligna a Roma, Lombardi Stronati avràfatto un favore a una grande banca» (Vitto-rio Malagutti).

PALLADINO Raffaele Mugnano di Napoli(Napoli) 17 aprile 1984. Calciatore. DellaJuventus. Ha giocato in A col Livorno.«Vorrei rubare la bellezza a Van Basten, inumeri a Ibra e i movimenti a Trezeguet» •«Si fanno molti paragoni assurdi (Van Ba-sten, Ibrahimovic), ma ben sapendo che iparagoni mirano per sentimento a scam-biare il desiderio per realtà. Di sicuro Pal-ladino è giovanissimo, ha una tecnica chenessun altro giovane attaccante ha ed è inuna squadra che ha bisogno di un nuovo in-terprete in cui vedersi» (Mario Sconcerti).

PROSPERINI Pier Gianni Vicenza 7 ottobre1946. Politico. Assessore ai giovani, allosport e al turismo della Regione Lombardia• Intervistato da Stefano Lorenzetto (ilGiornale) ha suggerito l’uso della garrotacontro gli omosessuali: «Alla maniera degliApache: cinghia bagnata legata stretta in-torno al cranio. Il sole asciuga il laccio umi-do, il cuoio si ritira, il cervello scoppia». Fi-ni: «Prosperini si vergogni e si dimetta».Prosperini si è difeso dicendo che si tratta-va di «un’iperbole»: «Talmente iperbole chela garrota apache non esiste. C’è solo nei fu-

metti di Tex» (a Maurizio Giannattasio).SACCHIN Christopher Tuffatore. La setti-

mana scorsa ha vinto a Melbourne il bron-zo mondiale nel trampolino 1 mt (precedu-to solo dagli imbattibili cinesi), un’impre-sa che mancava dai tempi di Dibiasi e Ca-gnotto • 70 kg compressi in 173 cm, «i mu-scoli sono la sua arma, non potendo com-petere con la maggiore tecnica di tutti glialtri» (Emanuela Audisio) • «Salto, vadonell’aria più che posso. E, posso dirvelo?È una cosa che mi piace tanto, è bellissi-mo saltare tanto, arrivo quasi a tre metri».

STRAFFI Iginio Gualdo (Macerata) 30 mag-gio 1965. Imprenditore. Amministratoredelegato e fondatore della Rainbow, la so-cietà che ha creato il cartone animatoWinx (un fenomeno internazionale) • «Hafondato la Rainbow nel 1995, insieme condue soci. La società ha ora diramazioni aRoma e ad Amsterdam [...]. Il quartier ge-nerale è a Loreto (Ancona), sede anchedella casa editrice Tridimentional. Nellacapitale [...] è nata la Rainbow Cgi per losviluppo del fronte cinematografico. NeiPaesi Bassi [...] è stata costituita la Rain-bow Distribution. Il consolidato delle so-cietà, 30 milioni di euro nel 2005, è salito a50 milioni nel 2006 e supererà i 70 que-st’anno» (Paola Ciccioli).

VELSI Pia Attrice. È nota soprattutto co-me la suora della pubblicità Uliveto •«Alzi la mano chi non ha mai pensato chela vera protagonista degli spot Uliveto eRocchetta sia l’anziana suora dall’accentoabruzzese» (Antonella Piperno) • «Quan-do non sono impegnata con gli spot sto aletto, a guardare vecchi film in tv. Nella vi-ta ho lavorato tanto, ora mi pare giusto ri-posare».

E dai, Prosperini! Giochiamo agli apache che garrotano i gayCATALOGO DEI VIVENTI

Di seguito pubblichiamo gli ultimi aggiornamenti alCatalogo dei viventi. 5062 italiani notevoli di Gior-gio Dell’Arti e Massimo Parrini, edito da Marsilio. Lebiografie in cui non è indicata la data di nascita sitrovano per esteso nel Catalogo.

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ANNO XII NUMERO 72 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNEDÌ 26 MARZO 2007

Ramón Quiroga? E la storia di Ramón Qui-roga?

V. Ma… la vendette davvero la partitacon l’Argentina?

N. Sì, sì. E lo disse proprio. E lo scrisse,anzi: fece lettera aperta sul Clarín.

V. (Abbacchiato) Prese sei gol.N. (Ride) Sei gol!V. Ed era un portiere talmente forte che

io francamente non ci credevo che fossevenduta… Ci rimasi male, ricordo. (China latesta) E ci rimango male pure adesso. [...]

N. Poi c’è anche l’Uruguay che ha unabella storia.

V. Io in Uruguay ci sono stato e ti dico laverità: la sai la cosa più bella che ha fatto Zi-dane nella sua vita? Stiamo parlando di Zi-dane, lo sai qual è il capolavoro di Zidane?

N. (Alza le sopracciglia con fare interro-gativo)…

V. Chiamare Enzo suo figlio.N. Eh, sì.V. In onore di Enzo Francescoli, che era

meno famoso di lui. Era già meno famoso dilui, quando gli nacque il figlio. Era famosonel Torino e nel Cagliari, soprattutto nelCagliari perché lui aveva quel procuratore,come si chiama?

N. Casal.V. Paco Casal, sì. Sempre coi pantaloni di

pelle. Comunque Enzo Francescoli è, se-condo me, il giocatore più bello, più bello,che il Sudamerica abbia avuto. […] Io ho vi-sto Francescoli alzare la Coppa Americacon un braccio rotto alla Beckenbauer, per-ché giocò la finale, lo stroncarono ma giocòa casa sua a Montevideo. Era come vedereil mondo andare a posto, non so come dire.Lui segnò il rigore decisivo. [...]

N. E poi ci sono i brasiliani. Però per es-sere un Mondiale sudamericano bisognache si giochi là e non in Brasile. Il Brasileè un mondo a sé.

V. Il Brasile è un altro continente. Se siparla tutti la stessa lingua e in Brasile no,ci sarà una ragione… Nel calcio non è Su-damerica, il Brasile.

N. Sicché dei brasiliani non si parla.V. Dei brasiliani, no. Io in Uruguay ci so-

no stato. Sempre la bandiera hanno e gli in-ni nazionali li cantano per intero. L’innodell’Uruguay è una cosa commovente, duraotto minuti, altro che. Non finisce più. A memi commuovono tutti gli inni nazionali:però quelli sudamericani hanno un’aria damelodramma di seconda mano. Comec’hanno di seconda mano tutti i monumen-ti: il Campidoglio è copiato dal Campido-glio americano che è copiato dalPantheon di Parigi che è copiato daSan Pietro di Roma. Ma gli inni so-no romanze d’a-more, ches e m -bra-n o

non aver a che fare conla patria ma invece ce l’hanno, e sono tal-mente solenni che a sentirli ti commuovi.[...]

V. e N. si ritrovano verso l’ora di pranzoallo Sporting a Prato. L’estate è finita, l’Ita-lia ha vinto i Mondiali, la Juve è in serie B.Decidono di fare una sauna. Anzi, prima unbagno turco. Dentro non c’è nessuno e latemperatura si aggira intorno ai 60 gradi.Ma le voci rimbombano e il discorso nonsempre è comprensibile.

N. Io, a proposito dei Mondiali, vorrei di-re una cosa. Torniamo un po’ indietro ai mi-nuti finali di Italia-Australia. Noi siamo indieci, Totti è zoppo, la nostra unica punta èIaquinta. È finita. I Mondiali per noi sonofiniti. Siamo stati eliminati. Quella fuga diGrosso che è rimasto in difesa per tutta lapartita, da dove viene? ’Sto Grosso fa unoslalom straordinario, poi il tonno del terzi-no australiano…

V. ...abbocca, certo. Ma se ti ricordi, nonfa fallo. Non era rigore. Però dinanzi a

un gesto del genere, doppiodribbling in area all’ul-

timo minuto, e poigiù in terra, anche

l’arbitro abboccaper forza.N. [...] E allorami è sembratoun segno deldestino... chenegli italianisi riconosce

prima che neglialtri.

V. Ecco il discorso èquesto: noi, voglio dire,

non io, ma loro, ecco, cicredevano. Perché, se nonci credevano, Grosso nonavrebbe fatto quella cosa lì.Loro si sono preparati per

vincere il Mondiale. Sono staticome l’ispettore Clouseau: perché lui lovuole prendere il ladro, lui ci crede sem-pre, e alla fine lo piglia. Gli azzurri hannofatto così. Come è possibile? [...]

Fa caldo. Decisamente molto caldo. Il va-pore sale con ampie volute dove si attorci-gliano parole intere.

N. E poi in conferenza stampa lo diceva-no che se lo sentivano…

V. Li volevano buttare fuori prima anco-ra di cominciare: Cannavaro, Buffon, tuttivia li volevano mandare. E questi non solohanno resistito, ma hanno vinto.

N. Senza meritarlo.V. No. Meritandolo ma senza giocare be-

ne. Via! [...]Si passa dal bagno turco alla sauna fin-

landese, il caldo è più secco e le voci nonrimbombano.

N. Ma te, per esempio, questa vittoria, lasenti tua o no? Ora.

V. Ora no. In verità io non l’ho mai senti-ta mia perché ero a Los Roques, l’ho vistalà. [...] Quando son tornato Lippi non c’erapiù e veramente era finito tutto. Sicché al-la prima partita della nazionale - battuta 2-0 in casa con la Croazia - mi son detto: maho sognato o che? Forse sono vecchio, hodetto. Perché nell’82 godetti un anno. [...]

N. Già, perché non è durato? È colpa no-stra o lo è anche per gli altri?

V. Secondo me è una cosa collettiva. InFederazione si sono scordati di mettere lastelletta nella prima uscita. Via! Vai a farela passerella a Livorno e ti scordi di mette-re la quarta stelletta? [...] Noi siamo statiper due mesi e mezzo prima del Mondialetutti i giorni concentrati su quell’altra rum-ba…

N. Nella lavatrice, a girare…V. Sollecitati da un’altra cosa che era lo

scandalo. Quindi il Mondiale è stato un ac-cidente, nel frattempo. Pensavamo tutti diandare a fare una figuraccia e poi la cosaimportante era la Juve in B, il Milan in B oin A. [...] Senti, a proposito di Milan, ma a tesembra giusto che la Juve sia in B e queglialtri no?

N. Io credo che sia giusto che la Juve siain B. Però come hanno fatto la Lazio e laFiorentina a non finirci, è del tutto incom-prensibile. [...] Però per la Juve è un lavacromeraviglioso. [...]

V. È strano ma ora a me il calcio mi inte-ressa di meno, tutto quanto. Perché? Saràper quella faccenda dello scandalo?

N. Quella faccenda è stata devastante. [...]Poi ci sono tutti quegli altri, i giornalisti, itelecronisti e quelli che stavano dietro. Ionon credo molto però a questo repulisti. Mi

dispiace per tutti quelli del processo… io loguardavo spesso… il dottor Aldo, i tifosi coicartelli che ridevano di lui… il casino fe-nomenale… [...]

N. Però adesso che sono praticamente di-sidratato, io voglio dire: non si fa così. Se siha il convincimento che una partita siatruccata, si rovina tutto. (affranto) Non si facosì. Come si dice al bambino che dice lebugie. (ancora più affranto) Non si fa così.E il calcio, non lo guarda più nessuno.

Edoardo Nesi e Sandro Veronesi (Tratto da La matematica del gol,

Fandango Libri 2007)

ALCIO SI PARLAVA D’AMORELa Stampa, martedì 20 marzo

Non è la precisione che stupisce, ma il nu-mero. I cinesi si alternano sul trampoli-

no: salgono, saltano e scendono con l’oro alcollo. Non si capisce neppure se fanno il con-to alla rovescia come tutti gli altri prima dibuttarsi o se si intendono via ipnosi. Hannooccupato i tuffi, un esempio di quello che ar-riverà, sport dopo sport. E Pechino forse è so-lo una scusa.

Ieri hanno liquidato i sincronizzati, due ga-re e due primi posti, uno alla coppia maschi-le dai 3 metri e l’altro alla coppia femminiledai 10. Due ori geneticamente modificati per-ché la sintonia perfetta non è arrivata da an-ni e anni di allenamenti contemporanei, main laboratorio. Wang Feng saltava insieme aHe Chong e il vecchio partner è a Melbourne,convocato, solo che è migliorato troppo, nonera possibile pensare a combinazioni tantosofisticate. La federazione ha disfatto quellache fino al giro prima era sintonia perfetta el’ha corretta. Come se fosse telemetria. Inniente, è bastato un mattino per decidere enon è servito chiamare psicologi: questi cine-si sono studiati per essere agili. Li hannospaccati da bambini e adesso non si romponopiù. Stavolta Wang Feng ha trionfato con unnuovo partner, Qin Kai, giovane e inespressi-vo, aveva il compito di essere la fotocopia per-fetta del collega e ci è riuscito. Hanno domi-nato la gara, controllato il Canada di Despa-tie, lo Schumacher dei tuffi, e mandato in tilti russi. Sono bastati 25 minuti di black out alMelbourne Sports and Acquatic Center perfar sballare la coppia che doveva fermare lostrapotere cinese. Uno dei due è rimasto sultrampolino, zero punti e fine dei giochi. Loscarso pubblico ha agitato le bandiere rossee, nel giro di mezz’ora, c’era già un’altra cop-pia a prendersi il dovuto. Ruolin Chen e JaTong, 30 kg per ognuna e tre 10, tondi e per-fetti, presi dalla giuria per una combinazionestudiata come arma letale. I cinesi hanno ini-ziato a vincere a Seul e sono scomparsi a Bar-cellona, colpa della prima ondata di aviariache ha bloccato la colonizzazione delle piat-taforme. Si allenano a secco, in palestra, el’entrata in acqua è giusto una rifinitura chemolti non arrivano a meritarsi. I potenzialicampioni vengono reclutati verso i 4-5 anni, liimpostano con la ginnastica artistica, poi lispezzettano. Lasciano semplicemente che sifacciano del male, che si frantumino le puntedei piedi e si snodino il bacino. Nessuna rea-le tortura, solo esercizi infiniti e una discipli-na che non prevede marce indietro o com-passione. Che piangano se vogliono diventareperfetti e lo vogliono davvero, gran parte del-la fatica se la autoinfliggono.

Quando iniziavano a girare le medaglie, manon ancora i soldi, code di bambini si prepa-ravano dentro i corridoi di vecchie scuole: incoda per il proprio turno all’esercizio. Ora lepalestre ci sono, anche se l’idea è semprequella di piegarli al massimo, per vedere do-ve possono arrivare. Se si rompono, pazienza.Sulla quantità di aspiranti tuffatori a disposi-zione, i tecnici possono anche permettersi diperderne qualcuno per strada. Da adolescen-ti li usurano, li mettono sulla piattaforma do-ve servono fisici asciutti e li lasciano lì a darespinte di gambe con 10 metri di spazio per legiravolte. Se resistono agli anni e incassanovittorie, cambiano altezza altrimenti scom-paiono. He Chong ha messo su tanta massa dasembrare un Big Jim, forzuto e snodato, lohanno assegnato al trampolino da un metro,perché lo sa tenere basso quanto serve, toccal’acqua quando prende la spinta e in un solometro fa quello che tanti altri fanno in tre.Compatto e rapido, ha un salto che sembrauna frustrata. Ci sono tre grosse scuole in Ci-na e in tutte i ragazzi vengono sequestrati al-le famiglie. Tornano a casa per le feste co-mandate e sono seguiti in ogni minuzia, dal ci-bo che ingurgitano alle ore di sonno. Pianifi-cazione integrale e anche sensibili accenni dimodernità. Chi esce da questo addestramen-to è una star, ha diritto di avere sponsor, in ac-cordo con la federazione, e comportarsi comecrede. Persino a parlare. [...] Gli uomini deltrampolino sono degli eroi e non solo per labravura o i successi, proprio per la capacitàdi non lasciare nulla agli altri. Nel 2005, i ci-nesi hanno vinto 5 medaglie su 10, qui le pre-tendono tutte e lo dicono dolci e sorridentimentre raccontano che piatto preferiscono oqual è l’ultimo film che hanno visto. Per di-mostrare di essere umani e anche che i tempisono cambiati. Non sono atleti al guinzaglio,ma star che hanno volontariamente scelto dispaccarsi le ossa. Sono liberi, l’unica cosa chenon possono fare è perdere: alle Olimpiadi diAtene, nel sincronizzato da 3 metri, Wang Ke-nan ha toccato la pedana con i piedi all’usci-ta da una rotazione. Ha perso il titolo e la-sciato alle statistiche un podio senza Cina.Nessuno lo ha più sentito nominare.

Giulia Zonca

chi getta l’amo nell’acqua salata, l’altra dichi lo fa in quella dolce. Analoga è anchela lottizzazione. All’Inps il direttore gene-rale è Vittorio Crecco, nominato dal cen-trodestra e poi approdato sotto l’ala delpresidente del Senato Franco Marini, exleader nazionale della Cisl. A capo del Civdell’Inpdap (dipendenti pubblici) figuraGuido Abbadessa, ex Cgil. Come numerouno dell’Enpals (lavoratori dello spettaco-lo e dello sport) c’è Amalia Ghisani, ex se-gretario confederale della Cisl. Il presi-dente del Civ dell’Ipsema (marittimi) èGiancarlo Fontanelli, ex segretario confe-derale Uil. Ancora: a commissario straor-dinario dell’iPost è stato nominato Giovan-ni Ialongo, in quota sempre a Marini. E viacontinuando.

È chiaro che ogni tentativo di smontareun simile giocattolo è destinato a incontra-re formidabili resistenze. L’ultima prova èvenuta nella fase di preparazione della leg-ge finanziaria per il 2007. Gli uffici del mi-nistero per le Riforme e l’innovazione nel-

la pubblica amministrazione avevano mes-so a punto un elaborato chiaro: prevedevala nascita di un ente unico (il poco musica-le Inpu) e il commissariamento di quelliesistenti dal primo gennaio scorso. Il ri-sparmio era calcolato in 100 milioni perquest’anno e un miliardo a partire dal 2008.La norma non è mai stata inserita nella leg-ge di bilancio: scomparsa nei meandri mi-nisteriali. Non miglior fortuna è toccata al-l’emendamento del ministero dell’Econo-mia che si limitava a passare un colpo dispugna sul tentacolare apparato dell’Inps.Ha fatto capolino nella finanziaria, ma da-vanti alla levata di scudi dei sindacati è tor-nato di gran carriera nei cassetti di Tom-maso Padoa-Schioppa. Alla fine è rimastauna norma che concede la possibilità di af-frontare il problema nell’ambito della di-scussione generale sulla riforma della pre-videnza. Ma che aria tiri lo dice un fatto:quando il decreto sulle liberalizzazioni va-rato a luglio da Pierluigi Bersani ha dispo-sto una diminuzione delle spese dell’Inps,

il vertice dell’istituto si è limitato a ridurrela frequenza delle riunioni e il relativo am-montare dei gettoni. Senza tagliare una so-la poltrona.

Non solo i sindacati non hanno alcunaintenzione di mollare la presa sugli entiprevidenziali. Vogliono tornare a contare dipiù. All’epoca di Tangentopoli, quando al-cuni loro dirigenti erano rimasti invischia-ti in indagini su compravendite immobilia-ri (dalle quali peraltro sono poi usciti be-ne), Cgil, Cisl e Uil avevano fatto il beau ge-ste. Erano usciti in massa dai consigli diamministrazione. Poi, nel 1994, con la rifor-ma che ha introdotto negli enti la doppiagovernance basata su Cda e consigli di in-dirizzo e vigilanza, sono rientrati nei se-condi, di fatto privi di potere (possono solodire la loro sui bilanci). Fino a qualche me-se fa, a parole la Cgil si era detta addirittu-ra favorevole all’accorpamento degli enti.Quelli della Cisl erano stati più prudenti,consapevoli del fatto che ogni processo diaggregazione comporta per loro il rischio di

perdere qualche posizione a vantaggio deipiù forti cugini di Corso d’Italia. Ma Gu-glielmo Epifani e Raffaele Bonanni devonofare i conti anche con alcuni dei più ag-guerriti tra i loro colonnelli: come CarloPodda e Rino Tarelli, i capi del Pubblicoimpiego, che da sempre rappresentano l’a-la più conservatrice del sindacato italiano.E che nell’immediato hanno da difendereun interesse di bottega: Prodi infatti ha par-lato di un SuperInps con 35 mila dipenden-ti, mentre gli addetti totalizzati oggi daglienti previdenziali sono 52.482. Così, sia pu-re in modi diversi, proprio in questi giornii vertici di Cgil e Cisl hanno preso a riven-dicare il ritorno nelle stanze dei bottoni de-gli enti. Il segretario della Cgil ha chiestol’istituzione della figura dell’amministrato-re delegato e la cancellazione dei Cda, contravaso di poteri ai civ. Quello della Cisl ilritorno nei consigli tout court.

L’idea di fare un unico grande ente chedistribuisca le pensioni a oltre 20 milioni diitaliani non è certo un’alzata d’ingegno di

oggi. Se ne discute dal 1993. Ora Prodi sem-bra deciso a fare sul serio: e nel palazzo giàsi parla della corsa al vertice di SuperInps(in pole position l’ex ministro del LavoroTiziano Treu, l’ex sottosegretario LauraPennacchi e Renzo Innocenti, ds). Il mini-stro del Lavoro e della Previdenza, CesareDamiano, non si oppone (chiede solo di te-nere fuori dai giochi l’Inail). Padoa-Schiop-pa s’è defilato. Fassino & C. non sono sullebarricate. E l’opposizione sta alla finestra,con la speranza di assistere a una bella ris-sa tra il governo e i sindacati.

Ostacoli legislativi non ce ne sono. La pri-ma mossa è obbligata: il commissariamentodegli enti. Per poi procedere al varo di Su-perInps. Ma costruire il gigante delle pen-sioni ha un senso solo se si spazzano via leseimila poltrone in carico all’Inps. Altri-menti tutto si riduce a un’operazione di fac-ciata. E, per il governo, al bis della figurac-cia del luglio scorso, quando ha fatto marciaindietro sul decreto Bersani davanti allafaccia feroce di poche centinaia di tassisti.

Tuffatori cinesi

Cominciano ad allenarsi a 4 anni,solo alcuni arrivano in piscina,

tutti si spaccano le ossa

LE IMPRESE DEI LORO EROI, PRIMA CHE LA LAVATRICE GIUDIZIARIA DISTRUGGESSE TUTTO

L FORMAGGIONE DELL’INPSNTE DELLE PENSIONI CON UN BILANCIO DA 500 MILIARDI. SI PREPARA UNA GUERRA

il Giornale, domenica 9 luglio 2006

CORONE NOBI-LIARI Addirittu-

ra soppresse, per me,dagli oggetti di uso

corrente. Niente co-roncine di strasse sulla borsetta, nientecoroncione di brillanti sul vestito daballo. È giusto, certo, che una sposa digrande famiglia porti nel giorno dellesue nozze il diadema di una prozia im-peratrice, come fece la figlia del ducad’Alba. È giusto che una vecchia signo-ra porti la complicata breloque vittoria-na - coronatissima - ereditata da unamadre elegante al tempo di Vittoria Re-gina. Ma non è giusto, attualmente, or-dinarsi una cerniera per borsetta aral-dica o una cintura decorata così. Passiper i biglietti da visita: qui si tratta dispiegazioni, oserei dire di informazioni:«Come altri è avvocato, io sono marche-se». Ma perché si debba rivelare ai pas-santi, utilizzando una clip puntata sulcappello, di esser baronesse, è cosa dicui non riesco a capacitarmi.

ABCdi Irene Brin

La perfida bellezza di Diliberto, il palato fine di LCdMABSTRACTS

Sedano. Per garantire la sicurezza neglistadi del Chelsea è stato vietato l’ingressonello Stamford Bridge a chiunque si pre-senti con gambi di sedano in mano (il vege-tale è simbolo della squadra, in omaggio alcoro intitolato Celery: «Se la ragazza nonviene, le solleticherò il culo con un seda-no»). Di recente, infatti, il sedano è diven-tato lo strumento contundente più in vogatra i tifosi del club londinese, che lo lan-ciano in testa agli avversari (quelli dell’Ar-senal in Coppa di Lega) o agli arbitri (duedi loro l’hanno messo a referto). La Feder-calcio inglese ha avviato un procedimentodisciplinare nei confronti del Chelsea, cherischiando una grossa multa ha richiamatoi tifosi: «Lanciare qualsiasi oggetto in cam-po rappresenta un‚azione criminosa per laquale può scattare anche l’arresto. D’ora inpoi, chiunque sarà sorpreso a lanciare se-dani verrà bandito dallo stadio» (dal sitodella società) (il manifesto 17/3).

Animali. Si moltiplicano gli spot pubbli-citari in cui compaiono animali, veri o fintiche siano. Un’indagine di Meta Comunica-zione realizzata su 110 tra pubblicitari, so-ciologi e esperti di mass media dà ragionea questa tendenza: il 63 per cento degli in-tervistati ritiene che gli animali siano testi-monial trasversali, in grado di piacere atutti. Per il 56 per cento le caratteristichepositive a loro associate si trasmettono alprodotto: le preferite sono: la simpatia (31per cento), la tenerezza (26 per cento), la ca-pacità di far ridere (19 per cento). Il 21 percento delle risposte sottolinea che gli ani-mali aiutano a riscoprire il valore dell’i-stinto in una società troppo convenzionalee razionale. Per il 48 per cento del campio-ne, inoltre, gli animali sono tra i pochi te-stimonial globali che non richiedono di

adattare la campagna pubblicitaria ai di-versi mercati. Per tutti questi motivi allebestiole degli spot è concesso compiereazioni imbarazzanti, impossibili per gliumani (le coccinelle che si accoppiano nel-l’automobile, il riccio che amoreggia conuna spugna, lo scoiattolino che si concedeuna “puzzetta”) (Andrea Laffranchi, Cor-riere della Sera 23/3).

Calamaro. Il calamaro da 495 chili pesca-to a febbraio in acque antartiche e conge-lato poco dopo, verrà adesso scongelato,studiato e imbalsamato dagli scienziati delmuseo nazionale Te Papa di Wellington, inNuova Zelanda. Problema: se fosse lasciatoa sciogliersi a temperatura ambiente, si de-comporrebbe all’esterno prima che di scon-gelarsi all’interno. Dunque bisogna trovareun altro sistema. Nguyen Tran, professoredi ingegneria delle microonde dell’univer-sità Swinburne di Melbourne, ha offerto unsuo modello di forno usato di norma perseccare la legna, modificato per l’occasio-ne, capace di svolgere il delicato incaricoin un’oretta anche se prima bisognerebbe«condurre una simulazione». Motivo: «Se loscongelamento è troppo rapido il calamaropotrebbe cuocersi. Aggiungendo un tipospeciale di burro sarà possibile rallentareil processo, riducendo così il rischio» (lozoologo marino Steve O’Shea dell’univer-sità tecnologica di Auckland, che guideràl’analisi dell’animale, ha ringraziato perl’offerta ma prima di accettare intende va-gliare altre ipotesi) (tgcom 23/3).

Palati. Voci correnti danno per uscenteAlessandro Scorsone, 46 anni, gran maestrodi cerimonie di Palazzo Chigi da 17 anni,che invece smentisce: «Romano Prodi nonlo farebbe mai, qui sono tutti molto affet-

tuosi con me... E poi la mia tavola sta di-ventando un fenomeno di culto e ne sonoorgoglioso» (al suo posto dovrebbe suben-trare Gianfranco Vissani). Scorsone si defi-nisce «competente enogastronomo figliod’arte di Luigi Cremona», ed è molto irrita-to per le critiche ricevute qualche settima-na fa dal sindacalista Luigi Angeletti, cheha detto: «Mia moglie cucina meglio». Ri-sponde Scorsone: «Non accetto lezioni dachi non dimostra almeno di saper mangia-re a tavola». Per apprezzare i suoi manica-retti bisogna avere «palati preparati», comeper esempio Luca Cordero di Montezemolo(«Ha mangiato benissimo e bevuto straor-dinariamente bene»). Ottimi, inoltre, i rap-porti con la signora Flavia Prodi, che gli hafatto assaggiare un erbazzone (torta di bie-tole col lardo) a suo dire «Buonissimo». Piùche uno chef, Scorsone è il regista della vi-ta quotidiana del premier: «Il mio compitoè curare l’accoglienza del presidente e perquesto ho uno staff di sei persone». SottoBerlusconi era stato sostituito in cucina daMichele Persichini, e con fastidio commen-ta: «Berlusconi? Ha le sue idee, io non as-saggio i loro piatti». Tornato in cucina ha ri-pristinato gli ortaggi scelti al mercatino rio-nale e le carni del macellaio che fa angolocon la sede di An in via della Scrofa: «Sonofrollate anche per 30 giorni». Sua regola:«La semplicità, sono contrario ad aggredi-re le papille gustative dei commensali».(M.Gu., Corriere della Sera 20/3).

Pappagorgia. Vincino dice che tra i poli-tici è difficile trovarne uno carino: «Con lavita che fanno - riunioni, cene, mangiar ma-le, digerire peggio, poco sport - a qua-rant’anni sono già imbruttiti, appesantiti.Rutelli passa per bello, in realtà è terrifi-cante, con quel mascellone. Pietro Folena

non è brutto, ma in Sicilia ha fatto disastriimmani. Veltroni invece è sempre stato undisastro, con quella pappagorgia, la pan-cetta. Forse il più bello di tutti è OlivieroDiliberto. Ma è perfido» (Enrica Brocardo,Vanity Fair 29/3).

Punturine. Christian Chams, 53 anni, na-to a Teheran, laureato in medicina a Pari-gi e specializzato in dermatologia, è l’auto-re dei lifting di quasi tutti i personaggi checontano, soprattutto politici. Sono suoiclienti, infatti, Silvio Berlusconi e la mo-glie Veronica Lario, Nicólas Sarkozy e Sé-golène Royal, Sofía moglie del re di Spa-gna, Camilla Parker-Bowles, Rania di Gior-dania, Sharon Stone, Nicole Kidman, Isa-belle Adjani, Carol Bouquet, Fara Diba.Chams è in grado di ottenere risultati stu-pefacenti senza usare il bisturi: gli bastafare una serie di punturine vitaminiche alvolto e in meno di 30 minuti il paziente siritrova con un aspetto più giovane. Un col-laboratore di Chams: «Il trattamento è per-sonalizzato. Per un lifting ci vogliono 4-5 se-dute, poi la cura prosegue con altri ritocchi1 o 2 volte l’anno». Per l’intervento non ènecessario il ricovero in clinica e sul visonon restano cicatrici o ematomi. Unico ac-corgimento dopo le punture: bisogna stare20 minuti senza parlare, poi si può tornarealla vita normale (Gian Antonio Orighi, LaStampa 23/3).

Camminata. Le donne che camminanoondeggiando i fianchi, anche se non sonoparticolarmente belle, risultano comunqueattraenti per gli uomini. I maschi, invece,piacciono quando camminano spingendoavanti le spalle in modo alternato. Lo diceuna ricerca americana pubblicata su Psy-cological Science compiuta su 700 volonta-

ri. Kerri Johnson e Louis Tassinary: «Nel-la cultura occidentale camminare ondeg-giando i fianchi o, per gli uomini, col tipi-co passo da macho, è un modo per metterein evidenza le parti del corpo che conside-riamo più attraenti negli uni e negli altri.Muovendosi in quel modo si manda un se-gnale che provoca reazioni sociali e biolo-giche» (Claudio Rossi Marcelli, Vanity Fair29/3).

Zeppe. Manolo Blahnik, il più famoso epremiato stilista di scarpe al mondo, hamesso al bando per sempre le zeppe, puravendone disegnate in passato. «Sono io ilprimo a vergognarmi degli zepponi che hofatto negli anni Settanta ma voglio andareavanti», dice adesso. Salvo precisare che itacchi sono ammessi anche a ottant’anni:«Su, su, purché con dignità». Piedi ideali:«Puliti, le unghie corte, come quelle dei pe-scatori di La terra trema di Visconti, che me-raviglia. E senza quegli obbrobri di frenchmanicure o smalti colorati... Per carità». Lascarpa che sogna: «Meccanica! Ne venderòtre, però un giorno la farò: le donne la in-dosseranno e questa massaggerà loro i pie-di. Che meraviglia!». Nato alle Canarie, ca-pelli bianchi impomatati all’indietro, dop-piopetto di lino bianco, papillon a pois, oc-chiali tondi e neri, sa riconoscere le stardai piedi. Come accadde un paio di anni faa un gala, per una premiazione: «Da dietrouna donna mi posò sul tavolo i suoi piedinudi: “Non ti girare dimmi chi sono”. Liguardai estasiato, perfetti. “Sei Raquel, Ra-quel Welch!”». Vive a Bath e la sua casa èpraticamente un deposito di scarpe: «Sonoi miei prototipi, da cui non riesco a sepa-rarmi. Ci vedrei ambientato un remake diTristano con Catherine Deneuve» (PaolaPollo, Corriere della Sera 21/3).

IL FOGLIO quotidianoORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA

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ANNO XII NUMERO 72 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNEDÌ 26 MARZO 2007

FALSI La quantità dei prodotti contraf-fatti è aumentata e la loro qualità è in co-stante miglioramento, tanto da essere irri-conoscibili rispetto agli originali. Negli ul-timi 12 anni l’incremento mondiale dellacontraffazione è stato del 1.850% e adessorappresenta il 7-9% dell’intero commerciomondiale per un valore di 450 miliardi didollari. A causa della contraffazione si sti-ma siano stati persi negli ultimi 10 anni270.000 posti di lavoro, di cui 125.000 nel-l’Ue. Il Sudest asiatico è la patria dellacontraffazione (il 70 per cento), l’Italia è laprima in Europa per consumi di prodottifalsi. Il giro d’affari della contraffazione inItalia è risultato pari nel 2005 a 3,5-7 mi-liardi di euro (Corriere della Sera 11/3).

DONNE In Arabia Saudita le donne nonpossono votare né guidare ma sono fonda-mentali per l’economia del Paese. Unostudio della camera di commercio localedice che gestiscono investimenti per oltre8,3 miliardi di euro e godono di conti inbanca con depositi complessivi che sfiora-no i 20. Non solo: il 70 per cento della po-polazione universitaria saudita è rappre-sentato da donne e 44.000 lauree ogni an-no sono appannaggio delle signore. L’at-tuale condizione femminile, tuttavia, non

è confortante: degli undici milioni e mez-zo di lavoratori sauditi, solo l’8% è rappre-sentato da donne e la loro attività si svol-ge generalmente nella sanità e nell’inse-gnamento (tgcom 22/3).

FUNZIONARI A Hefei, nella provinciacinese di Anhui, sono stati messi all’incan-to gli oggetti estorti ai cittadini dai funzio-nari corrotti. Alla pre-asta si sono presen-tati 6.000 aspiranti acquirenti, che hannopotuto rimirare gli articoli in vendita: oro-logi, pellicce, macchine fotografiche e vi-deocamere, cellulari, vasi, gioielli, collane,sculture, ori e argenti, ceramiche, vetri, sta-tue di Buddha in oro e giada. Finora levendite hanno fruttato 100.000 dollari (Fa-bio Cavalera, Corriere della Sera 22/3).

CONFERENZE Tra il 2001 e il 2005 BillClinton ha guadagnato 31 milioni di dolla-ri per la sua attività di conferenziere. In ci-ma agli sponsor più generosi, il centro stu-di politici della città di Mito (Giappone),con 400 mila dollari per una conferenzanel novembre 2002. Segue il congresso na-zionale della pubblicità, tenutosi a Milanonell’ottobre 2001, con 350 mila dollari.Quindi un invito al Dabbagh Group di Du-bai, nel 2002, per 300 mila dollari. Stessa

somma versata dal World Celebrity Golf(Stoccolma, luglio 2002) e dall’Hotel BurdaMedia Gmbh (Monaco, dicembre 2005)(Martino Cervo, Libero 21/3).

FRIGORIFERO Il generale cinese cor-rotto che conservava quattro milioni didollari nel frigorifero di casa (Fabio Cava-lera, ibidem).

ASTE Alan Greenspan, ex governatoredella Federal Reserve, ha messo in paliouna colazione (oppure a scelta un tè pome-ridiano) con lui e la moglie, corrisponden-te della Nbc, Andrea Mitchell. Il ricavatosarà devoluto al Robert F. Kennedy Memo-rial. L’asta, che si chiuderà il 6 aprile, è sulsito charitybuzz.com. Dopo le prime 14 of-ferte, l’incontro con Greenspan aveva rag-giunto quota 16 mila dollari e si pensa chedebba crescere ancora parecchio: d’altraparte le sue consulenze vengono normal-mente pagate 150.000 dollari (poco menodel vecchio salario da governatore: 180.100dollari). Anche altri personaggi partecipa-no ad aste di beneficenza: per esempio idue creatori dello sceneggiato televisivoDesperate Housewives hanno messo in palioun ruolo da comparsa nel telefilm (MarcoValsania, Il Sole-24 Ore 21/3).

CENE Il 10 febbraio quaranta miliarda-ri hanno cenato a Bangkok per l’Epicu-rean masters of the World: spendendo 25mila dollari ciascuno, hanno potuto assag-giare i piatti preparati dai migliori chefdel mondo con gli ingredienti più pregia-ti. L’evento si ripeterà il 12 dicembre, aipiedi delle piramidi egiziane di Giza,quando trenta chef cucineranno a prezzipiù economici: basteranno 10 mila euro atesta per sedere a tavola. Unico italiano aBangkok fu Italo Bassi, dell’Enoteca Pin-chiorri, che da Firenze si portò 80 chili diingredienti: «Avevo contenitori termicipieni di burrata di Corato, farcia di farao-na e tartufo di Norcia, oltre all’olio tosca-no e al parmigiano». Alcune delle pietan-ze preparate dai vari cuochi: crème brûléedi foie gras con fagioli di Tonga, tartare divitello Kobe con caviale imperiale belugae ostriche Bélons, ravioli con burrata e fa-raona in crema di parmigiano e salsa altartufo nero, sella d’agnello “Leonel”, su-prema di piccione in crosta con salsa difunghi porcini e cipollotti, guancia di vi-tello con tartufi del Périgord, piramidi dipan di zenzero imperiale con caramello egelato al burro salato. I soldi raccolti conqueste cene vanno in beneficenza (Gio-vanna Favro, La Stampa 21/3).

Un tè con Greenspan costa più di 16 mila dollari

Tuttoscienze, mercoledì 21 marzo

«Ènotte e percorriamo una stradinanon asfaltata. Sulla sinistra c’è uno

spiazzo con alcuni camion militari e lì at-terrano i dischi. Ce ne sono tre. Esseribiondi, alti più di due metri, mi conduco-no in una base sotterranea, dove mi spa-rano un piccolo proiettile nella narice».Per la scienza ufficiale questa testimo-nianza è solo il racconto di un terribile in-cubo, ma per alcuni ricercatori è molto dipiù: è la descrizione di un rapimento alie-no. Corrado Malanga, ricercatore di chi-mica organica all’Università di Pisa e ufo-logo, ha cominciato ad occuparsi del feno-meno delle abduction (i rapimenti) unaventina di anni fa e da allora ha lavoratocon oltre 400 presunti rapiti, gli “addotti”.

Professore, quali tecniche ha sviluppatoper tentare di comprendere il fenomeno del-le abduction?

«L’ufologia si era sempre e solo occupa-ta di analizzare fotografie, impronte estrutture molecolari del terreno. Ma a menon bastava: volevo guardare nella testadei soggetti che sostenevano di aver vissu-to esperienze con gli Ufo. Così ho iniziatoad utilizzare le tecniche di ipnosi regres-siva elaborate dal celebre psichiatra ame-ricano Milton Erickson. Scavando all’in-terno dell’inconscio, infatti, si possono ri-

portare in superficie esperienze rimosse.L’inconscio è come un hard disk a una so-la scrittura: una volta registrate le espe-rienze, non si possono più modificare».

I critici del fenomeno ufologico sosten-gono il contrario: come si fa a essere sicuriche i racconti non siano pure invenzioni?

«L’ipnosi correttamente condotta nonpermette all’inconscio di dire menzogne.Esistono tonnellate di letteratura scienti-fica a riguardo. Ma non solo. Per verifica-re che il soggetto dica la verità lavoriamoanche con la programmazione neurolin-guistica, una scienza che si basa sul se-guente assioma: “Dimmi come ti muovi eti dirò chi sei”. Il movimento del corpo, in-fatti, è la rappresentazione cinematicadella volontà dell’inconscio. Analizzare ilmovimento dei bulbi oculari, ad esempio,permette di distinguere tra ricordi falsi ericordi vissuti e reali».

E a quali conclusioni è giunto?«I racconti di rapimenti sono tutti ugua-

li. Alcuni sono sovrapponibili fin nei mi-nimi particolari. Eppure i soggetti non siconoscono. Gli “addotti”, ad esempio, de-scrivono le stesse creature. Sono di quat-tro tipi: c’è un essere biondo, alto due me-tri e 80, con la tuta attillata e l’occhio a pu-pilla verticale. Poi c’è un alieno che somi-glia ad un coccodrillo in piedi, con il mu-

so da serpente e le mani palmate. Alcuni“addotti” descrivono invece una specie dimantide alta più di due metri. Infine c’èun essere piccolo, alto un metro e 20, gla-bro, con tre dita, il pollice opponibile, sen-za orecchie e con gli occhi grossi».

Quest’ultimo, però, sembra proprio la rap-presentazione classica dell’alieno che si ve-de nei film e sulle t-shirt. Non è un po’ de-ludente?

«Non c’è da stupirsi. Prima è nata la te-stimonianza, poi la maglietta. Ma le analo-gie non finiscono qui. Tutti gli “addotti”hanno raccontato di essere stati condottidentro laboratori sotterranei e immersi inun liquido contenuto in cilindri verticalitrasparenti. Dalle testimonianze degli ol-tre 400 soggetti messi in ipnosi finora ab-biamo capito che gli alieni vogliono ruba-re la nostra “anima”, nel senso che gli at-tribuisce Platone. Solo così queste creatu-re possono garantirsi l’immortalità».

È una teoria estrema. Ma chi sarebberogli “addotti”? C’è un identikit?

«Non esistono distinzioni di ceto, il fe-nomeno colpisce tutti: professori universi-tari e contadini, ricchi e poveri, uomini,donne e gay. Dalle nostre ricerche abbia-mo però scoperto che, se un soggetto è“addotto”, lo è anche la madre, il padre eperfino i nonni. Supponiamo quindi che la

scelta sia anche di natura genetica».Alcuni ricercatori sostengono che le ab-

duction siano riconducibili ad allucinazio-ni dovute a un disturbo del sonno. Come ri-sponde?

«Ci sono stati diversi tentativi del go-verno americano di mascherare le abduc-tion con malattie mentali o con un tipo diinsonnia con paralisi notturna. Il caposti-pite è Roger McNally. Ma i suoi dati sonostati contestati da una serie di ricercatori.In più questa sindrome non spiega le pro-ve oggettive: cicatrici, disturbi fisici e mi-croimpianti nel corpo».

Microimpianti? Di che cosa si tratta?«Attraverso la risonanza ragnetica e la

tomografia assiale computerizzata abbia-mo scoperto minuscoli pallini conficcatinel palato, nel naso e negli occhi. Credia-mo siano microchip di controllo. NegliUsa il professor Derrel Sims ha estratto al-cuni di questi microchip e li ha fatti ana-lizzare. Diversi elementi presentano per-centuali isotopiche differenti da quellaterrestre. Gli isotopi sono atomi che si di-stinguono per il numero di neutroni pre-senti nel nucleo. E questo numero non è lostesso in tutte le parti del cosmo. Insom-ma, non c’è dubbio che gli impianti sianodi origine aliena».

Marcella Miriello

Sono uno scienziato e ve lo giuro: ho visto gli alieni

BRIN Irene. Pseudonimo di Maria Rossi,nata nel 1914 e morta nel 1968. È stata in Ita-lia iniziatrice di un giornalismo leggero ecolto. Ha collaborato fra l’altro all’Omnibusdi Leo Longanesi e alla Settimana Incom diLuigi Barzini jr. (firmandosi Contessa Clara).Ha scritto tra le altre cose, Usi e costumi1920-1940 pubblicato nel 1981, Olga a Belgra-do e i racconti Le visite. Ha frequentato perdiversi anni Bordighera dove è sepolta.

FACCI Filippo. 39 anni, vive a Milano da15 anni, divorziato. Ha collaborato con l’U-nità, la Repubblica, L’opinione e Il Tempo.Oggi è giornalista Mediaset, editorialista deil Giornale e scrive saltuariamente su Il Fo-glio e altri giornali. Ama il formaggio, idola-tra Wagner.

GAGGI Massimo. Inviato a New York peril Corriere della Sera, di cui è stato vicedi-rettore tra il 2000 e il 2004 (prima ancora eraa capo della redazione romana). Ha pubbli-cato, insieme a Edoardo Narduzzi, il saggio,su cui molto si è discusso, La fine del ceto me-dio e la nascita della società low cost (Einaudi),tradotto anche in altre lingue. Ultimo libro:Dio, Patria, Ricchezza (Bur, 2006) sulla crisiamericana.

MIRIELLO Marcella. Collaboratrice diTuttoscienze e del Venerdì di Repubblica.Dopo la laurea in Lettere, ha mosso i primipassi nella professione giornalistica colla-borando con la Sentinella del Canavese, bi-settimanale del Gruppo Espresso-Repubbli-ca. Ha inoltre lavorato per il sito della Stam-pa e per La Nuova Ecologia, il mensile diLegambiente. Oltre al giornalismo, l’altrapassione che l’accompagna da sempre è ladanza. Classica e moderna. Un hobby chespera, «un po’ utopisticamente», di riuscirea coltivare per tutta la vita.

NESI Edoardo. 43 anni, di Prato. Scrittore,ha pubblicato i romanzi Fughe da fermo, Ri-de con gli angeli, L’età dell’oro, Rebecca e Figlidelle stelle, tutti per Bompiani. Insieme aSandro Veronesi ha scritto La matematicadel gol. Ha tradotto le 1433 pagine di InfiniteJest di David F. Wallace e ha fatto andareavanti l’azienda tessile di famiglia.

VERONESI Sandro. 47 anni, di Firenze,scrittore, collabora con il Corriere della Se-ra. Laureato in Architettura, ha scritto i pri-mi racconti a 25 anni. Dopo vari reportageper il manifesto, nel ’92 è passato a l’Unità(fino al ’96). Tra i libri: Live (Bompiani, ’96),raccolta di cronache, inchieste e ritrattipubblicati su l’Unità dal ’92; Venite venite B-52 (Feltrinelli, ’95); La forza del passato (Bom-piani, 2000); Caos calmo (Bompiani 2005). In-sieme a Edoardo Nesi ha scritto La matema-tica del gol. Ha vinto i premi Campiello e Via-reggio. Tre figli: Umberto, Lucio e Gianni. Èappassionato di cinema.

ZONCA Giulia. 33 anni, di Borgomanero(No). Vegetariana, ha frequentato la scuola

di giornalismo di Perugia. Dal 1999 lavoraalla Stampa. Ha iniziato come collaboratri-ce a Specchio, arruolata da Massimo Gra-mellini. Da allora è stata a Specchio, alla re-dazione milanese, alle cronache italiane eallo sport. Pigra, film preferito Manhattan,drogata di tv satellitare, adora i telefilm, ilcalcio inglese e Philip Roth.

Firme

L’apertura di prima paginaè stata realizzata da Massimo Parrini

B U S T E P A G A

QuadratiniLogicArt, febbraio

Su ogni riga e su ogni colonna si succe-dono blocchi di caselle nere. Ciascunblocco è formato da un numero di casel-le indicato alla sinistra di ogni riga e incima a ogni colonna. La successione deinumeri descrive la successione dei bloc-chi. Ogni blocco è separato da quello suc-cessivo da almeno una casella bianca. Aschema completato, appare una figura.Soluzione sul prossimo numero. Più inbasso la soluzione del numero preceden-te: Cane

35

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111

1111

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51

24

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11

111

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41 9

22 1

31 2

3 1 1 31 1 32 2 2

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2 1 1 1 13 1 1 5 1

2 1 1 1 1 12 1 1 1 1

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63

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1232

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1102

23

1 1 1 1 1 11 3 1 1 1

1 1 37 1

1 1 1 1 11 1 1

7 12 2 1

2 3 1 14 1 3 11 7 1 1

1 3 31 1 1 2 1 1

1 1 1 1 41 1 1 1 1