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La Giornata * * * * * * In Italia Nel mondo Roma. Oliviero Diliberto, capogruppo di Rifondazione comunista alla Camera rac- conta senza enfasi la fatica di fare il “rifon- datore”: “Dobbiamo tenere aperti tanti fronti contemporaneamente: la riforma elet- torale, le privatizzazioni, l’attacco allo Stato sociale. E’ molto faticoso, ma mi sembra che lo stiamo facendo con successo: l’importan- te è non intrecciare le trattative ma tenerle ben distinte”. Ieri il clima attorno a Rifon- dazione era mutato: Massimo D’Alema pas- seggiando per il transatlantico di Monteci- torio ha rivolto al partito di Bertinotti un en- comio: “E’ sempre stato un alleato leale e non è vero che sia l’ostacolo all’integrazio- ne europea, anzi i dubbi di Rifondazione so- no legittimi”. E Walter Veltroni, reduce da due giorni di incontri andava dicendo a tut- ti che la situazione “era più chiara e che non v’è dubbio che se cade il governo si va ad elezioni anticipate”. Diliberto però non si fa impressionare dal rilassamento della tensione: “Per noi nulla è cambiato nella so- stanza: non bisogna farsi prendere dai quo- tidiani incanti del Transatlantico. La pole- mica con il Pds resta forte: lo spostamento in senso moderato del congresso non si cancella con una battuta. E poi a que- sta storia che se ca- de il governo si torna a votare io non ci credo. La tesi delle maggioranze variabi- li è sempre in aggua- to: ne abbiamo scon- fitto il primo tentati- vo bocciando la leg- ge Rebuffa, ma se si dovesse riaffacciare, per esempio per dare il via libera alle pri- vatizzazioni, quel voto sarebbe la fotografia della nuova maggioranza che governa il paese, perché noi saremmo automatica- mente all’opposizione”. Anche a costo di mandare all’aria il primo governo della si- nistra? “Se smettesse di essere di sinistra, senza esitare”. E proprio ieri Pierferdinan- do Casini ha detto che sulle privatizzazioni, quell’eventualità potrebbe essere a portata di mano: “Su un tema come quello, su cui il governo non si può tirare indietro e su cui Rifondazione non può cedere, il Polo do- vrebbe mettere a disposizione i suoi voti: mettendo alla prova le vere intenzioni pri- vatizzatrici di Ppi e Pds. Tanto più - ha ag- giunto Casini, minimizzando le minacce di Rc - che Rifondazione è una tigre di carta e non arriverebbe alla rottura con la maggio- ranza, perdendo una rendita di posizione ir- ripetibile”. Quello che al momento è certo è che Rifondazione vuole fare il possibile per non arrivare al momento della verità. Armando Cossutta ieri ha spiegato ai suoi che uscire dalla maggioranza, “sarebbe co- munque una sconfitta per Rifondazione”. Per questo Bertinotti e i suoi uomini sono in questi giorni impegnati in una vasta tratta- tiva con governo e maggioranza per trovare un compromesso onorevole. E lo stesso Di- liberto riconosce: “un compromesso è sem- pre possibile”. Preme sul partito di Berti- notti anche la sgradevole evenienza di una manifestazione sindacale, quella fissata a Roma il 22 marzo, con una forte coloritura polemica nei confronti di Rifondazione: “C’è un esplicito richiamo alla notevole di- stanza tra le posizioni del sindacato e di Rifondazione - spiega Natale Forlani, se- gretario confederale della Cisl- loro rap- presentano l’ostacolo principale alla com- pleta applicazione dell’accordo sul lavoro che abbiamo firmato con il governo a set- tembre. E’ stato un emendamento di Rifon- dazione e dei Verdi a cancellare i contratti d’area dall’accordo. Siamo l’unico paese al mondo in cui i sindacati propongono criteri di flessibilità e il Parlamento li boccia. Nei paesi normali succede il contrario”. Bertinotti a Italia Radio Al momento il fronte che preoccupa di più Rifondazione è quello dello Stato socia- le. Ieri Fausto Bertinotti a Italia Radio di- ceva: “Manca solo la fucilazione per i pen- sionati! Non si può continuare a discutere con questa disinvoltura sulla pelle della gente. E’ vero e proprio materiale incendia- rio per il paese”. “A Rifondazione manca ancora lo stile di un partito di governo - osserva il pidiessino Umberto Ranieri - piuttosto che minacciare ogni giorno sfracelli sarebbe utile concor- dare su di una agenda di lavoro di almeno un anno e andare avanti senza più tenten- namenti. E’ per esempio un po’ irresponsa- bile aver approvato la Finanziaria ed ora opporsi alla manovra di aggiustamento evo- cando i dubbi della Germania sull’Europa. E’ l’Italia che deve mettersi in regola senza piagnistei, poi si vedrà”. Achille Occhetto non sembra preoccupato per gli “sfracelli” di Rifondazione: “Le trattative in corso non possono che finire bene: l’ultima cosa che Rifondazione può e vuole fare è provocare la caduta del governo”. Londra. Giovedì (il giorno fisso per le ele- zioni, nel Regno Unito), i Laburisti hanno inflitto una nuova sconfitta ai Tories, nella elezione suppletiva a Wirral South, bene- stante sobborgo di Liverpool. Hanno rove- sciato la precedente maggioranza di ben 8.000 voti, con uno spostamento “verso sini- stra” del 17 per cento. Per intendersi: se lo stesso “electoral swing” si verificasse alle prossime politiche nazionali, Tony Blair si ritroverebbe con una maggioranza schiac- ciante, di oltre 270 seggi. Ma le regole e i ri- ti della politica britannica sono molto spe- rimentati, e sconsigliano facili conclusioni. Le statistiche confermano che la Gran Bre- tagna è un sistema stabile, poco incline ai grandi cambiamenti. E se oggi i laburisti gongolano, ugualmente non dimenticano che per i Tories non tutto è perduto. Negli ultimi otto anni, due legislature, il partito di governo ha sistematicamente per- so tutte, proprio tutte le elezioni suppletive; Wirral South è stata la sconfitta numero 37. Ma in Gran Bretagna le suppletive sono da sempre considerate come una valvola di sfogo per l’elettorato o, come dice il Ti- mes, “un occasione per dare un calcio al governo”. Quando poi è il momento delle consultazioni generali, buona par- te dei voti “in libera uscita” torna all’ovi- le. Accadde così an- che nel 1992, quando John Major vinse, a sorpresa, dopo quat- tro anni di bocciatu- re parziali subite dal suo partito. Il successo dell’esordiente deputato la- burista, Ben Chapman, mette comunque ora i conservatori in definitiva minoranza a We- stminster: 322 seggi contro i 323 dell’opposi- zione. A rendere Major ancora inattaccabi- le bastano però i 16 voti degli Unionisti nor- dirlandesi, che hanno promesso il loro ap- poggio. Con tranquillità, Major ha potuto co- sì scegliere il suo giovedì preferito, quello del 1° maggio, per fissare l’appuntamento elettorale. La data è altamente simbolica per i Tories – fu la Thatcher ad abolire la Festa dei lavoratori, in quanto “odioso ci- melio socialista” – ma ha anche una utilità più pratica: infatti, con il nuovo anno fisca- le (il 5 aprile) scatterà la nuova, ennesima riduzione delle aliquote sulle imposte (dal 25 al 24 per cento), insieme a un’altra serie di agevolazioni fiscali, decise dal Cancellie- re dello Scacchiere, Kenneth Clarke. Per quanto la ripresa economica sia consolida- ta da anni, il “feel good factor”, l’effetto psi- cologico del benessere, non è ancora rece- pito a livello delle masse; ma gli esperti del governo assicurano che, più passano le set- timane, più l’effetto si consolida. E la ridu- zione delle tasse non può che mandare alle urne più soddisfatti i sudditi di Sua Maestà. Ma la gente ha solo voglia di cambiare I sondaggi continuano ugualmente a dare per certa la vittoria del Labour: un rileva- mento pubblicato dal Times mercoledì as- segna al partito di Blair il 52 per cento del- le preferenze, a quello di Major il 31. Ma al- tri sondaggi segnalano in crescita la soddi- sfazione per la buona gestione economica dei Tories (44 per cento), nonché per quan- to riguarda i temi di Law & Order. A dimi- nuire l’effetto di questi dati c’è però il fatto che agli inglesi il successo economico sem- bra scontato, mentre nell’agenda dell’opi- nione pubblica i temi più importanti sono, da qualche tempo, quelli della Sanità e del- la Pubblica istruzione. E su questo i laburi- sti, pur senza aver presentato proposte di particolare rilievo, ispirano più fiducia. Consapevoli di questa debolezza, merco- ledì scorso i Tories hanno presentato, per primi, il loro manifesto elettorale, teso a mettere in rilievo la forza di una destra neo- liberale che ha ormai al suo attivo 18 anni di governo. Le idee non mancano, e danno l’impressione di un partito né stanco né a corto di idee. C’è il progetto della privatiz- zazione dell’enorme rete della metropolita- na londinese; c’è la riduzione delle imposte a un’aliquota massima del 20 per cento; c’è il progetto di vincolare la spesa pubblica a un tetto massimo del 40 per cento del pil; c’è il progetto di abolire tutte le tasse di suc- cessione. Il pubblico, però, sembra avere ignorato il tutto. E la “voglia di cambiar squadra” continua ad essere il maggior con- tenuto della prossima campagna elettorale. Ma i Tories non demordono e si affidano alle accurate analisi di David Butler, di Oxford, studioso di flussi elettorali. Il quale ha scoperto che in Gran Bretagna il partito di gover no r ecupera sempr e consensi du- rante il periodo che precede il voto. E che nel dopoguerra lo spostamento dei parla- mentari è stato, in media, di 45 seggi (il mas- simo nel 1970, 87 seggi). Sarebbe uno “swing” appena sufficiente per offrire alla squadra di Blair una maggioranza risicata. IL MARCO HA SUPERATO QUOTA MILLE RISPETTO ALLA LIRA atte- standosi a 1.001,5. E’ il livello più alto dopo il rientro dell’Italia nello Sme. La lira perde oltre 8 punti sul dollaro (1.689,1). *** Prodi a sorpresa: “Pronti al rinvio del- l’euro, ma non lo chiediamo”. *** Bankitalia: manovra da 16.000 miliardi per ridurre il deficit al 3% del pil. “Gli sforzi fatti finora dal governo sono si- gnificativi ma insufficienti”. Palazzo Koch segnala che nel ’96 la spesa pub- blica è aumentata dell’8,7% e prevede che nel ’97 il pil crescerà “poco più” che nel ’96. Bankitalia raccomanda “de- cisi interventi per accrescere la flessi- bilità”, avvertendo che il biennio ’96-’97 è “a rischio” per il costo del lavoro. L’Ufficio cambi rileva che la bilancia commerciale ha chiuso il ’96 in attivo di 61 mila miliardi. Dati Istat stimano per il quarto trimestre ’96 una crescita tendenziale del pil dello 0,5%. *** Berlusconi rimprovera Prodi per il suo “ottimismo di maniera” e lo invita a valuta- re seriamente il “patto per l’Europa”. Il governo ha ottenuto la fiducia della Camera sul decreto per l’autotra- sporto: 308 voti favorevoli, 170 contrari. Il decreto stanzia 1.500 miliardi per Ali- talia *** D’Alema critica Rifondazione per le riserve avanzate sull’Ume, ma aggiunge che “la sinistra non può condividere” un progetto d’Europa che “trascura l’occupazione”. Walter Veltroni auspica uno Stato sociale che “offra pari oppor- tunità e sostenga il mercato del lavoro”. Per Oliviero Diliberto (Prc), “non ci sono le condizioni per un accordo glo- bale” tra Prc e governo. *** Gabriele Albertini candidato sindaco per il Polo a Milano. La voce circola in maniera sempre più insistente. *** Il governo vara il ddl sui pentiti ela- borato dal ministro dell’Interno e dal Guardasigilli. Per essere ammessi a collaborare occorrerà fornire un con- tributo rilevante, evitando dichiarazio- ni a rate. La detenzione domiciliare o la libertà condizionale saranno conces- se solo dopo aver scontato un quarto della pena (10 anni in caso di ergastolo). Al processo contro Andreotti a Peru- gia, Gaetano Sangiorgi, genero di Nino Salvo, ha detto che i pm Guido Lo For- te e Gioacchino Natoli misero a verba- le cose opposte alle sue dichiarazioni. Il pm Giancarlo Caselli giudica “false e strumentali” le parole di Sangiorgi. *** Fiorini: “Scalfaro non c’entra niente, è grande e vaccinato”. Il finanziere ha co- sì commentato le intercettazioni che chiamano in causa Scalfaro per la Ban- ca Popolare di Novara. *** Borsa di Milano. Indice Mibtel in ri- basso: 11.745 (-1,54%). LA CINA E’ DISPOSTA A FIRMARE DUE ACCORDI SUI DIRITTI UMANI entro breve tempo. Si tratta del “Patto internazionale per i diritti civili e poli- tici” e la “Convenzione sui diritti eco- nomici, sociali e culturali”. Lo ha an- nunciato il ministero degli Esteri di Pe- chino. Un appello all’unità delle minoran- ze nel paese è stato lanciato dal pre- mier Li Peng in un discorso al Congres- so del popolo. Li Peng ha poi minaccia- to “seri provvedimenti contro chi agisce per dividere la Cina”. *** In crescita il pil degli Usa nell’ultimo trimestre del ’96. Secondo il diparti- mento del Commercio, la produzione è aumentata del 3,9%, un incremento però inferiore rispetto alle prime stime. *** Eltsin vuole abolire la pena di morte. Il presidente russo ha ordinato al mini- stero degli Esteri di sottoscrivere il Pro- tocollo VI sull’abolizione della pena ca- pitale, allegato alla Convenzione del- l’Onu sui Diritti Umani. Nuovo attacco di Eltsin a Cher- nomyrdin. “Il bilancio per il 1997 è pes- simo e irrealizzabile. L’ho firmato a denti stretti solo per non esacerbare la tensione”, ha dichiarato. *** Sciopero generale a Seul di 4 ore per protestare contro la mancata modifica della legge sul lavoro. L’agitazione, che ha coinvolto 150 mila lavoratori, è stata indetta dal sindacato illegale Kctu. *** Ucciso un soldato israeliano in Libano nel corso di un attacco di guerriglieri Hezbollah presso il villaggio di Dabshe, nel sud del paese. L’esercito di Gerusa- lemme ha reagito bombardando per ore i villaggi della regione. *** Una forza di pace per lo Zaire è stata proposta da Kofi Annan, il Segretario generale dell’Onu. Annan ha incontra- to a Parigi il ministro degli Esteri fran- cese, Hervé De Charette. *** Proteste antinucleariste in Germania. La polizia ha arrestato, e subito rila- sciato, 110 persone che avevano tentato di bloccare un treno con a bordo scorie radioattive in partenza dalla centrale di Neckarwesthein. *** Almeno 47 morti in Pakistan per un terremoto che ha colpito la regione del Belucistan. L’intensità del sisma è stata pari a 6,2 gradi della scala Richter. *** Il Papa si recherà in visita a Cuba dal 21 al 25 gennaio 1998 e incontrerà il presidente Fidel Castro. *** Messico, arrestato il narcotrafficante Oscar Malherbe de Leon, capo del po- tente “cartello del Golfo”. *** Nuovo attentato in Australia con gas al cloro. Un supermarket di Sidney è stato colpito dalle esalazioni sprigionatesi da un ordigno. Intossicate 19 persone. Lode al Manifesto. Onore al quotidiano che un tempo voleva essere spregiudicato e anticonformista e che apertamente decide di non dedicare nemmeno mezza riga alle voci che si addensano sull’adamantina figura del nostro Capo dello Stato, il presidente Oscar Luigi Scalfaro. Cosa avrebbero potuto fare i quotidiani italiani dopo che il Giornale di Feltri aveva sparato a tutta (prima) pagina che un’intercettazione telefonica regolar- mente depositata presso la procura di Mila- no tirava in ballo il presidente della Repub- blica come consigliere e suggeritore per la soluzione di beghe interne alla Banca po- polare di Novara? Avrebbero potuto far fin- ta che la notizia non esiste, come il Manife- sto. Oppure dare enfasi ad una notizia che non dà esattamente l’immagine di un Capo dello Stato che guida con spirito retto e im- parziale i cittadini sulla strada del bene co- mune e dei “sacrifici” per l’Europa. Ed è quello che nessun giornale ha fatto. Oppure, terza ipotesi, riprendere la notizia clorofor- mizzandola, annacquandola, evirandola, neutralizzandola. Ed è quello che ha fatto la totalità dei giornali. Tranne due: il Secolo d’Italia e il Tempo. Che hanno dato alla notizia un profilo bassi- no. Ma aggiungendo (il Secolo con una breve a pagina 7, il Tempo con una altrettanto bre- ve sempre a pagina 7) che l’ufficio stampa della Camera aveva provveduto a eliminare la prima pagina del Giornale dalla solita- mente ben fornita rassegna stampa conse- gnata ogni mattina ai parlamentari. Per il re- sto della stampa nazionale la musica non è molto diversa. Il Messaggero dedica alla fac- cenda due striminzite colonnine a pagina 6. Con il titolo: “Borrelli difende Scalfaro: ’Ac- cuse irrilevanti’”. Saranno irrilevanti, ma non sarebbe stato meglio spiegare prima le accuse e poi gli argomenti della difesa di Borrelli? Evidentemente no. Perché anche la Stampa, sempre a pagina 6, titola così: “Bor- relli difende Scalfaro: ’Nessun rilievo pena- le nelle sue parole’”. Quali parole? Non si sa. Quali accuse? Non si sa. “Un fatto spiacevo- le, ma lui non c’entra”, avrebbe detto Bor- relli sempre secondo la ricostruzione della Stampa. Quale fatto spiacevole? Non si sa. Lui non c’entra in che cosa? Non si sa. Me- glio un profilo basso, bassissimo. E soprat- tutto mai contraddire Borrelli. Il quale, come è noto, è molto suscettibile e non si sa mai quali potrebbero essere le sue reazioni. Più forte il titolo apparso sul Corriere del- la Sera: “Popolare di Novara: si riapre il giallo. Spunta il nome di Scalfaro in una in- tercettazione. Borrelli: è di nessuna rilevan- za”. Peccato che l’articolo in questione com- paia non a pagina 6, ma a pagina 14. Sull’U- nità due colonne a pagina 11. Titolo: “Banca di Novara. Il Giornale di Feltri riattacca Scalfaro”. Insomma un puntiglio, un’osses- sione, un passatempo per quei fissati di Fel- tri e colleghi che non aspettano altro se non l’occasione di rifilare qualche colpo basso al Capo dello Stato. Lode al Manifesto che per non parlare male di Scalfaro si nega addirit- tura il piacere di parlare bene di Borrelli. Anche il Foglio, due righette. Ma ora ripara, e poi è un giornale un po’ matto. Discreto il rilievo dato dai giornali alle proposte di Walter Veltroni per evitare che abbiano a ripetersi episodi di violenza negli stadi prima, durante e dopo le partite di cal- cio. Viene accolto con favore il punto 6 del decalogo messo a punto da Veltroni: “Ab- bassare la tensione attorno al calcio”. Pro- posta di straordinario coraggio, al limite del- la temerarietà. E anche al punto 5: “Un nuo- vo modello di responsabilità delle società”. Come è noto, non appena viene evocato un “nuovo modello” i violenti di tutto il mondo si precipitano a deporre le loro armi per in- tonare inni pacifisti. Efficace il punto 10: “Costruzione di un gruppo di lavoro tra Co- ni, Figc, Leghe calcistiche, dipartimento di Ps e ministero della Giustizia”. Finalmente ci siamo. Bastava così poco e nessuno ci ave- va pensato. Benvenuto il “nuovo modello”. IN GIAPPONE TORNANO LE ZAIBATSU e cambia la geografia societaria Tornano le zaibatsu, le vecchie holding che dagli ultimi decenni del secolo scorso fino alla sconfitta nella seconda guerra mondiale, trasferendo la cultura dei samu- rai in campo economico, dettero vita alla in- dustrializzazione del paese. Nel 1945 furono smembrate per ordine delle autorità mili- tari americane, allo scopo di evitare con- centrazioni di potere economico troppo for- ti, ma la necessità di fare fronte alla globa- lizzazione e la solidità del rapporto strate- gico con gli Usa consentono ora al Giappo- ne di superare l’antico divieto. Dall’inizio del prossimo anno, se la Dieta approverà in tempo la proposta di legge presentata dal partito liberaldemocratico, potranno essere costituite holding con assetti complessivi non inferiori a 300 miliardi di yen (4.200 mi- liardi di lire) e non superiori a 15 mila mi- liardi di yen (220 mila miliardi di lire). Da un primo elenco appare che sono 315 le so- cietà e le conglomerate (keiretsu) che ri- spondono a questi requisiti. Grazie alla pro- posta di legge, le attuali conglomerate po- tranno ridurre i costi operativi e aumenta- re la loro flessibilità suddividendosi in en- tità societarie autonome in grado, a loro vol- ta, di stabilire relazioni sindacali autonome e su misura. (La fine dei contratti nazionali di lavoro è un problema strettamente lega- to alla globalizzazione dell’economia e ha già avuto la sua prima verifica in Corea del Sud). Immediati saranno i vantaggi soprat- tutto per le istituzioni bancarie e finanzia- rie. La nuova legge permetterà di rimuove- re più facilmente le barriere esistenti che impediscono a banche, assicurazioni e so- cietà di brokeraggio di entrare ciascuna nel campo di attività delle altre. ALBRIGHT DISTENSIVA con Qian Qichen sul rispetto dei diritti umani Arrivata a Pechino in coincidenza con i funerali di Deng Xiaoping, Madeleine Al- bright ha detto ai suoi interlocutori che an- che quest’anno gli Usa sosterranno a Gine- vra la mozione di condanna della Cina per violazione dei diritti umani, ma li ha assi- curati che l’amministrazione Clinton farà in modo che l’opinione pubblica americana sia tranquillizzata al riguardo senza com- promettere i rapporti diplomatici tra i due paesi. Albright ha comunque chiesto la li- berazione di otto dissidenti, tra cui Wang Dan, ex dirigente del movimento di Tienan- men, condannato a otto anni di prigione, e Wei Jing-shebg, il più celebre tra i dissi- denti, condannato a 14 anni. Il ministro de- gli Esteri cinese, Qian Qichen, è sembrato soddisfatto della linea tenuta da Albright. BIRMANIA PREOCCUPATA per i buoni rapporti tra Pechino e Washington Il generale Khin Nyunt, capo dei servizi segreti della Birmania, dal 1988 sotto il con- trollo di una giunta militare, ha attaccato un “paese vicino” (cioè la Cina) per il sostegno accordato ai residui del Partito comunista birmano che ha accusato di essere implica- to nelle manifestazioni studentesche contro il regime svoltesi a Rangoon nello scorso di- cembre e di avere legami anche con il lea- der dell’opposizione, la signora Suu Kyi, da quasi nove anni praticamente agli arresti domiciliari. La crescente pressione eserci- tata dagli Stati Uniti sul regime di Rangoon viene considerata tanto più pericolosa quanto più questi migliorano i loro rappor- ti con la Cina. Sostenuto finora da Pechino, il regime militare birmano teme che il go- verno americano prema su quello cinese perché metta fine a questo appoggio. IL POVERISSIMO BANGLADESH spera nella risorsa del gas naturale Il Bangladesh, uno degli Stati più poveri e popolati del mondo, due volte all’anno de- vastato dalle piogge monsoniche, potrebbe trarre giovamento dallo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale del sottosuolo e del mare prospiciente. Le riserve ammon- terebbero a oltre 2 mila miliardi di metri cubi. Il fabbisogno interno, già superiore al- l’attuale produzione, dovrebbe raddoppia- re entro dieci anni, per cui il mercato inter- no appare particolarmente attraente. An- che la vicina India potrebbe essere un im- portante acquirente. Il governo ha diviso il territorio e l’area marittima in 23 zone e ha approvato i primi contratti con le aziende per l’estrazione. Dopo l’Occidental Petro- leum, le compagnie più interessate sono la Exxson, la Shell, la Mobil e la Chevron. Il governo del Bangladesh privilegerà, come regola, quelle disposte a firmare contratti a lungo termine. OLIVIERO DILIBERTO JOHN MAJOR IL FOGLIO ANNO II NUMERO 43 DIRETTORE EDITORIALE GIULIANO FERRARA SABATO 1 MARZO 1997 - L.1500 DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. ABB. POST. C.26 ART. 2 LEGGE 549/95 - MILANO Questo numero è stato chiuso in redazione alle 20 NOVE COLONNE Maastricht Quali saranno i costi del “non-Euro”? Se lo chiede l’apposito comitato costituito pres- so il Tesoro, che ha deciso di riunirsi oggi, sabato, lontano da occhi indiscreti. Quelli del “non-Euro” graveranno sui paesi che, pur convertendo i conti e i titoli in Euro, re- steranno fuori dalla porta fino al 2001. L’e- ventuale vantaggio competitivo di breve pe- riodo di una “lira corsara” verrebbe neu- tralizzato dal differenziale di costi derivan- te in gran misura dalla necessità di tenere una doppia contabilità, in Euro e in lire, per una fase di transizione molto più lunga di quella di altri paesi. Stime dell’Associazio- ne bancaria italiana suggeriscono che, per effetto della conversione del valore nomi- nale dei titoli in Euro, tutte le società quo- tate a piazza Affari dovranno effettuare au- menti di capitale gratuiti per 1.500 miliardi nei prossimi tre anni. Oltre al nominale dei titoli, anche l’intero piano dei conti e l’infor- mativa societaria saranno convertiti. Infine, il debito pubblico; gli esperti suggeriscono un “big bang” per ridenominare in un solo colpo Btp e Cct, mantenendo in lire i Bot e le obbligazioni a cedola, da convertire man mano che scadono. Anche l’’informatica aziendale, infine, andrà convertita. Lo sfor- zo finanziario richiesto è di svariate mi- gliaia di miliardi. Un ritardo nel coglierne i benefici affaticherebbe molte imprese, grandi e piccole. Tokyo potenzia le holding, primo contatto positivo tra gli Usa e la Cina del dopo-Deng Asia e Pacifico Blair conquista W estminster Cosa faranno i Tories per sfatare il pronostico che li vuole già sconfitti Il Labour vince le suppletive, Major contrattacca proponendo meno tasse e confidando nel “feel good factor” A Londra il metro privato La lira non vola Al termine delle contrattazioni la quota- zione della lira si è fermata a 1001,52 (con una punta di 1002) per un marco. Solo pochi mesi fa la moneta italiana era rientrata nel- lo Sme con una quotazione di 990 unità per marco, con l’impegno per restare nei para- metri fissati da Maastricht di non superare un’oscillazione del 2,25 %, cioè non eccedere le 1013 per marco. La causa immediata del crollo della divisa italiana è stata la cessio- ne di ingenti quantitativi di titoli del debito pubblico italiano. Gli analisti pensano che i motivi della caduta siano diversificati: voci sul possibile rinvio a giudizio di Romano Prodi; gli effetti delle posizioni di Alan Greenspan, presidente della Federal reser- ve americana, che possono far prevedere un rialzo dei tassi di interesse, con reazioni a catena su altri paesi e conseguente rialzo delle remunerazioni del reddito fisso; il diffondersi negli ambienti della City della convinzione di uno slittamento dell’euro. Non ha poi aiutato la lira la dichiarazione di Prodi che, di fronte a una previsione della Banca d’Italia di deficit aggiuntivo di 16 mi- la miliardi, ha ribadito che la quantità della manovra aggiuntiva non la decide Antonio Fazio ma il governo (secondo cui servireb- bero da 6.000 a 14.500 miliardi). Il prevedibi- le rialzo dei tassi (conseguente alla discesa di bot, cct, btp sul mercato) appesantisce la voce di bilancio riguardante gli interessi del debito pubblico.La manovra aggiuntiva (e la Finanziaria anticipata) diventano urgenti. Direttori, una telefonata di Scalfaro vi rovina la vita La scomoda notizia dell’intercettazione va pubblicata, in anestesia totale Lo scoop del Gior nale Comunisti & realisti Perché Rifondazione non vuole mettere in crisi il governo Prodi La tensione è su riforma elettorale, Stato sociale e privatizzazioni. Ma molti lavorano per cercare il compromesso Segnali di pace da D’Alema OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO GIORNALISMO TRASH CI PROVA TURANI SCRIVE L’EDITORIALISTA che non c’è niente di serio sui rapporti Berlusconi-Mafia, seguono nove pa- gine di illazioni (editoriale pagina 3) CARRARO ALLA LEGA CALCIO. Analisi del suo progetto di riforma del pallone, tra tv a pagamento e ca- lendario delle partite (pagina 3) ATTENTATI, MOGLI SEGRETE, at- terraggi d’emergenza nel deserto: ultima puntata del ritratto di Arafat, capo dei palestinesi (pagina 2)

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La Giornata* * * * * *

In Italia Nel mondo

Roma. Oliviero Diliberto, capogruppo diRifondazione comunista alla Camera rac-conta senza enfasi la fatica di fare il “rifon-datore”: “Dobbiamo tenere aperti tantifronti contemporaneamente: la riforma elet-torale, le privatizzazioni, l’attacco allo Statosociale. E’ molto faticoso, ma mi sembra chelo stiamo facendo con successo: l’importan-te è non intrecciare le trattative ma tenerleben distinte”. Ieri il clima attorno a Rifon-dazione era mutato: Massimo D’Alema pas-seggiando per il transatlantico di Monteci-torio ha rivolto al partito di Bertinotti un en-comio: “E’ sempre stato un alleato leale enon è vero che sia l’ostacolo all’integrazio-ne europea, anzi i dubbi di Rifondazione so-no legittimi”. E Walter Veltroni, reduce dadue giorni di incontri andava dicendo a tut-ti che la situazione “era più chiara e chenon v’è dubbio che se cade il governo si vaad elezioni anticipate”. Diliberto però nonsi fa impressionare dal rilassamento dellatensione: “Per noi nulla è cambiato nella so-stanza: non bisogna farsi prendere dai quo-tidiani incanti del Transatlantico. La pole-mica con il Pds restaforte: lo spostamentoin senso moderatodel congresso non sicancella con unabattuta. E poi a que-sta storia che se ca-de il governo si tornaa votare io non cicredo. La tesi dellemaggioranze variabi-li è sempre in aggua-to: ne abbiamo scon-fitto il primo tentati-vo bocciando la leg-ge Rebuffa, ma se sidovesse riaffacciare,per esempio per dare il via libera alle pri-vatizzazioni, quel voto sarebbe la fotografiadella nuova maggioranza che governa ilpaese, perché noi saremmo automatica-mente all’opposizione”. Anche a costo dimandare all’aria il primo governo della si-nistra? “Se smettesse di essere di sinistra,senza esitare”. E proprio ieri Pierferdinan-do Casini ha detto che sulle privatizzazioni,quell’eventualità potrebbe essere a portatadi mano: “Su un tema come quello, su cui ilgoverno non si può tirare indietro e su cuiRifondazione non può cedere, il Polo do-vrebbe mettere a disposizione i suoi voti:mettendo alla prova le vere intenzioni pri-vatizzatrici di Ppi e Pds. Tanto più - ha ag-giunto Casini, minimizzando le minacce diRc - che Rifondazione è una tigre di carta enon arriverebbe alla rottura con la maggio-ranza, perdendo una rendita di posizione ir-ripetibile”. Quello che al momento è certo èche Rifondazione vuole fare il possibile pernon arrivare al momento della verità.

Armando Cossutta ieri ha spiegato ai suoiche uscire dalla maggioranza, “sarebbe co-munque una sconfitta per Rifondazione”.Per questo Bertinotti e i suoi uomini sono inquesti giorni impegnati in una vasta tratta-tiva con governo e maggioranza per trovareun compromesso onorevole. E lo stesso Di-liberto riconosce: “un compromesso è sem-pre possibile”. Preme sul partito di Berti-notti anche la sgradevole evenienza di unamanifestazione sindacale, quella fissata aRoma il 22 marzo, con una forte coloriturapolemica nei confronti di Rifondazione:“C’è un esplicito richiamo alla notevole di-stanza tra le posizioni del sindacato e diRifondazione - spiega Natale Forlani, se-gretario confederale della Cisl- loro rap-presentano l’ostacolo principale alla com-pleta applicazione dell’accordo sul lavoroche abbiamo firmato con il governo a set-tembre. E’ stato un emendamento di Rifon-dazione e dei Verdi a cancellare i contrattid’area dall’accordo. Siamo l’unico paese almondo in cui i sindacati propongono criteridi flessibilità e il Parlamento li boccia. Neipaesi normali succede il contrario”.

Bertinotti a Italia RadioAl momento il fronte che preoccupa di

più Rifondazione è quello dello Stato socia-le. Ieri Fausto Bertinotti a Italia Radio di-ceva: “Manca solo la fucilazione per i pen-sionati! Non si può continuare a discuterecon questa disinvoltura sulla pelle dellagente. E’ vero e proprio materiale incendia-rio per il paese”.

“A Rifondazione manca ancora lo stile diun partito di governo - osserva il pidiessinoUmberto Ranieri - piuttosto che minacciareogni giorno sfracelli sarebbe utile concor-dare su di una agenda di lavoro di almenoun anno e andare avanti senza più tenten-namenti. E’ per esempio un po’ irresponsa-bile aver approvato la Finanziaria ed oraopporsi alla manovra di aggiustamento evo-cando i dubbi della Germania sull’Europa.E’ l’Italia che deve mettersi in regola senzapiagnistei, poi si vedrà”. Achille Occhettonon sembra preoccupato per gli “sfracelli”di Rifondazione: “Le trattative in corso nonpossono che finire bene: l’ultima cosa cheRifondazione può e vuole fare è provocarela caduta del governo”.

Londra. Giovedì (il giorno fisso per le ele-zioni, nel Regno Unito), i Laburisti hannoinflitto una nuova sconfitta ai Tories, nellaelezione suppletiva a Wirral South, bene-stante sobborgo di Liverpool. Hanno rove-sciato la precedente maggioranza di ben8.000 voti, con uno spostamento “verso sini-stra” del 17 per cento. Per intendersi: se lostesso “electoral swing” si verificasse alleprossime politiche nazionali, Tony Blair siritroverebbe con una maggioranza schiac-ciante, di oltre 270 seggi. Ma le regole e i ri-ti della politica britannica sono molto spe-rimentati, e sconsigliano facili conclusioni.Le statistiche confermano che la Gran Bre-tagna è un sistema stabile, poco incline aigrandi cambiamenti. E se oggi i laburistigongolano, ugualmente non dimenticanoche per i Tories non tutto è perduto.

Negli ultimi otto anni, due legislature, ilpartito di governo ha sistematicamente per-so tutte, proprio tutte le elezioni suppletive;Wirral South è stata la sconfitta numero 37.Ma in Gran Bretagna le suppletive sono dasempre considerate come una valvola di

sfogo per l’elettoratoo, come dice il Ti-mes, “un occasioneper dare un calcio algoverno”. Quandopoi è il momentodelle consultazionigenerali, buona par-te dei voti “in liberauscita” torna all’ovi-le. Accadde così an-che nel 1992, quandoJohn Major vinse, asorpresa, dopo quat-tro anni di bocciatu-re parziali subitedal suo partito.

Il successo dell’esordiente deputato la-burista, Ben Chapman, mette comunque orai conservatori in definitiva minoranza a We-stminster: 322 seggi contro i 323 dell’opposi-zione. A rendere Major ancora inattaccabi-le bastano però i 16 voti degli Unionisti nor-dirlandesi, che hanno promesso il loro ap-poggio. Con tranquillità, Major ha potuto co-sì scegliere il suo giovedì preferito, quellodel 1° maggio, per fissare l’appuntamentoelettorale. La data è altamente simbolicaper i Tories – fu la Thatcher ad abolire laFesta dei lavoratori, in quanto “odioso ci-melio socialista” – ma ha anche una utilitàpiù pratica: infatti, con il nuovo anno fisca-le (il 5 aprile) scatterà la nuova, ennesimariduzione delle aliquote sulle imposte (dal25 al 24 per cento), insieme a un’altra seriedi agevolazioni fiscali, decise dal Cancellie-re dello Scacchiere, Kenneth Clarke. Perquanto la ripresa economica sia consolida-ta da anni, il “feel good factor”, l’effetto psi-cologico del benessere, non è ancora rece-pito a livello delle masse; ma gli esperti delgoverno assicurano che, più passano le set-timane, più l’effetto si consolida. E la ridu-zione delle tasse non può che mandare alleurne più soddisfatti i sudditi di Sua Maestà.

Ma la gente ha solo voglia di cambiareI sondaggi continuano ugualmente a dare

per certa la vittoria del Labour: un rileva-mento pubblicato dal Times mercoledì as-segna al partito di Blair il 52 per cento del-le preferenze, a quello di Major il 31. Ma al-tri sondaggi segnalano in crescita la soddi-sfazione per la buona gestione economicadei Tories (44 per cento), nonché per quan-to riguarda i temi di Law & Order. A dimi-nuire l’effetto di questi dati c’è però il fattoche agli inglesi il successo economico sem-bra scontato, mentre nell’agenda dell’opi-nione pubblica i temi più importanti sono,da qualche tempo, quelli della Sanità e del-la Pubblica istruzione. E su questo i laburi-sti, pur senza aver presentato proposte diparticolare rilievo, ispirano più fiducia.

Consapevoli di questa debolezza, merco-ledì scorso i Tories hanno presentato, perprimi, il loro manifesto elettorale, teso amettere in rilievo la forza di una destra neo-liberale che ha ormai al suo attivo 18 annidi governo. Le idee non mancano, e dannol’impressione di un partito né stanco né acorto di idee. C’è il progetto della privatiz-zazione dell’enorme rete della metropolita-na londinese; c’è la riduzione delle impostea un’aliquota massima del 20 per cento; c’èil progetto di vincolare la spesa pubblica aun tetto massimo del 40 per cento del pil; c’èil progetto di abolire tutte le tasse di suc-cessione. Il pubblico, però, sembra avereignorato il tutto. E la “voglia di cambiarsquadra” continua ad essere il maggior con-tenuto della prossima campagna elettorale.

Ma i Tories non demordono e si affidanoalle accurate analisi di David Butler, diOxford, studioso di flussi elettorali. Il qualeha scoperto che in Gran Bretagna il partitodi governo recupera sempre consensi du-rante il periodo che precede il voto. E chenel dopoguerra lo spostamento dei parla-mentari è stato, in media, di 45 seggi (il mas-simo nel 1970, 87 seggi). Sarebbe uno“swing” appena sufficiente per offrire allasquadra di Blair una maggioranza risicata.

IL MARCO HA SUPERATO QUOTAMILLE RISPETTO ALLA LIRA atte-standosi a 1.001,5. E’ il livello più altodopo il rientro dell’Italia nello Sme. Lalira perde oltre 8 punti sul dollaro(1.689,1).

* * *Prodi a sorpresa: “Pronti al rinvio del-

l’euro, ma non lo chiediamo”.

* * *Bankitalia: manovra da 16.000 miliardi

per ridurre il deficit al 3% del pil. “Glisforzi fatti finora dal governo sono si-gnificativi ma insufficienti”. PalazzoKoch segnala che nel ’96 la spesa pub-blica è aumentata dell’8,7% e prevedeche nel ’97 il pil crescerà “poco più”che nel ’96. Bankitalia raccomanda “de-cisi interventi per accrescere la flessi-bilità”, avvertendo che il biennio ’96-’97è “a rischio” per il costo del lavoro.

L’Ufficio cambi rileva che la bilanciacommerciale ha chiuso il ’96 in attivodi 61 mila miliardi. Dati Istat stimanoper il quarto trimestre ’96 una crescitatendenziale del pil dello 0,5%.

* * *Berlusconi rimprovera Prodi per il suo

“ottimismo di maniera” e lo invita a valuta-re seriamente il “patto per l’Europa”.

Il governo ha ottenuto la fiduciadella Camera sul decreto per l’autotra-sporto: 308 voti favorevoli, 170 contrari.Il decreto stanzia 1.500 miliardi per Ali-talia

* * *D’Alema critica Rifondazione per le

riserve avanzate sull’Ume, ma aggiungeche “la sinistra non può condividere”un progetto d’Europa che “trascural’occupazione”. Walter Veltroni auspicauno Stato sociale che “offra pari oppor-tunità e sostenga il mercato del lavoro”.

Per Oliviero Diliberto (Prc), “non cisono le condizioni per un accordo glo-bale” tra Prc e governo.

* * *Gabriele Albertini candidato sindaco

per il Polo a Milano. La voce circola inmaniera sempre più insistente.

* * *Il governo vara il ddl sui pentiti ela-

borato dal ministro dell’Interno e dalGuardasigilli. Per essere ammessi acollaborare occorrerà fornire un con-tributo rilevante, evitando dichiarazio-ni a rate. La detenzione domiciliare ola libertà condizionale saranno conces-se solo dopo aver scontato un quartodella pena (10 anni in caso di ergastolo).

Al processo contro Andreotti a Peru-gia, Gaetano Sangiorgi, genero di NinoSalvo, ha detto che i pm Guido Lo For-te e Gioacchino Natoli misero a verba-le cose opposte alle sue dichiarazioni. Ilpm Giancarlo Caselli giudica “false estrumentali” le parole di Sangiorgi.

* * *Fiorini: “Scalfaro non c’entra niente, è

grande e vaccinato”. Il finanziere ha co-sì commentato le intercettazioni chechiamano in causa Scalfaro per la Ban-ca Popolare di Novara.

* * *Borsa di Milano. Indice Mibtel in ri-

basso: 11.745 (-1,54%).

LA CINA E’ DISPOSTA A FIRMAREDUE ACCORDI SUI DIRITTI UMANIentro breve tempo. Si tratta del “Pattointernazionale per i diritti civili e poli-tici” e la “Convenzione sui diritti eco-nomici, sociali e culturali”. Lo ha an-nunciato il ministero degli Esteri di Pe-chino.

Un appello all’unità delle minoran-ze nel paese è stato lanciato dal pre-mier Li Peng in un discorso al Congres-so del popolo. Li Peng ha poi minaccia-to “seri provvedimenti contro chi agisceper dividere la Cina”.

* * *In crescita il pil degli Usa nell’ultimo

trimestre del ’96. Secondo il diparti-mento del Commercio, la produzione èaumentata del 3,9%, un incrementoperò inferiore rispetto alle prime stime.

* * *Eltsin vuole abolire la pena di morte.

Il presidente russo ha ordinato al mini-stero degli Esteri di sottoscrivere il Pro-tocollo VI sull’abolizione della pena ca-pitale, allegato alla Convenzione del-l’Onu sui Diritti Umani.

Nuovo attacco di Eltsin a Cher-nomyrdin. “Il bilancio per il 1997 è pes-simo e irrealizzabile. L’ho firmato adenti stretti solo per non esacerbare latensione”, ha dichiarato.

* * *Sciopero generale a Seul di 4 ore per

protestare contro la mancata modificadella legge sul lavoro. L’agitazione, cheha coinvolto 150 mila lavoratori, è stataindetta dal sindacato illegale Kctu.

* * *Ucciso un soldato israeliano in Libano

nel corso di un attacco di guerriglieriHezbollah presso il villaggio di Dabshe,nel sud del paese. L’esercito di Gerusa-lemme ha reagito bombardando perore i villaggi della regione.

* * *Una forza di pace per lo Zaire è stata

proposta da Kofi Annan, il Segretariogenerale dell’Onu. Annan ha incontra-to a Parigi il ministro degli Esteri fran-cese, Hervé De Charette.

* * *Proteste antinucleariste in Germania.

La polizia ha arrestato, e subito rila-sciato, 110 persone che avevano tentatodi bloccare un treno con a bordo scorieradioattive in partenza dalla centraledi Neckarwesthein.

* * *Almeno 47 morti in Pakistan per un

terremoto che ha colpito la regione delBelucistan. L’intensità del sisma è statapari a 6,2 gradi della scala Richter.

* * *Il Papa si recherà in visita a Cuba dal

21 al 25 gennaio 1998 e incontrerà ilpresidente Fidel Castro.

* * *Messico, arrestato il narcotrafficante

Oscar Malherbe de Leon, capo del po-tente “cartello del Golfo”.

* * *Nuovo attentato in Australia con gas al

cloro. Un supermarket di Sidney è statocolpito dalle esalazioni sprigionatesi daun ordigno. Intossicate 19 persone.

Lode al Manifesto. Onore al quotidianoche un tempo voleva essere spregiudicato eanticonformista e che apertamente decide dinon dedicare nemmeno mezza riga alle vociche si addensano sull’adamantina figura delnostro Capo dello Stato, il presidente Oscar

Luigi Scalfaro. Cosa avrebbero potuto fare iquotidiani italiani dopo che il Giornale diFeltri aveva sparato a tutta (prima) paginache un’intercettazione telefonica regolar-mente depositata presso la procura di Mila-no tirava in ballo il presidente della Repub-blica come consigliere e suggeritore per lasoluzione di beghe interne alla Banca po-polare di Novara? Avrebbero potuto far fin-ta che la notizia non esiste, come il Manife-sto. Oppure dare enfasi ad una notizia chenon dà esattamente l’immagine di un Capodello Stato che guida con spirito retto e im-parziale i cittadini sulla strada del bene co-mune e dei “sacrifici” per l’Europa. Ed èquello che nessun giornale ha fatto. Oppure,terza ipotesi, riprendere la notizia clorofor-mizzandola, annacquandola, evirandola,neutralizzandola. Ed è quello che ha fatto latotalità dei giornali.

Tranne due: il Secolo d’Italia e il Tempo.Che hanno dato alla notizia un profilo bassi-no. Ma aggiungendo (il Secolo con una brevea pagina 7, il Tempo con una altrettanto bre-ve sempre a pagina 7) che l’ufficio stampadella Camera aveva provveduto a eliminarela prima pagina del Giornale dalla solita-mente ben fornita rassegna stampa conse-gnata ogni mattina ai parlamentari. Per il re-sto della stampa nazionale la musica non èmolto diversa. Il Messaggero dedica alla fac-cenda due striminzite colonnine a pagina 6.Con il titolo: “Borrelli difende Scalfaro: ’Ac-cuse irrilevanti’”. Saranno irrilevanti, manon sarebbe stato meglio spiegare prima leaccuse e poi gli argomenti della difesa diBorrelli? Evidentemente no. Perché anche laStampa, sempre a pagina 6, titola così: “Bor-relli difende Scalfaro: ’Nessun rilievo pena-le nelle sue parole’”. Quali parole? Non si sa.Quali accuse? Non si sa. “Un fatto spiacevo-le, ma lui non c’entra”, avrebbe detto Bor-relli sempre secondo la ricostruzione dellaStampa. Quale fatto spiacevole? Non si sa.Lui non c’entra in che cosa? Non si sa. Me-glio un profilo basso, bassissimo. E soprat-tutto mai contraddire Borrelli. Il quale, comeè noto, è molto suscettibile e non si sa maiquali potrebbero essere le sue reazioni.

Più forte il titolo apparso sul Corriere del-la Sera: “Popolare di Novara: si riapre ilgiallo. Spunta il nome di Scalfaro in una in-tercettazione. Borrelli: è di nessuna rilevan-za”. Peccato che l’articolo in questione com-paia non a pagina 6, ma a pagina 14. Sull’U-nità due colonne a pagina 11. Titolo: “Bancadi Novara. Il Giornale di Feltri riattaccaScalfaro”. Insomma un puntiglio, un’osses-sione, un passatempo per quei fissati di Fel-tri e colleghi che non aspettano altro se nonl’occasione di rifilare qualche colpo basso alCapo dello Stato. Lode al Manifesto che pernon parlare male di Scalfaro si nega addirit-tura il piacere di parlare bene di Borrelli.Anche il Foglio, due righette. Ma ora ripara,e poi è un giornale un po’ matto.

Discreto il rilievo dato dai giornali alleproposte di Walter Veltroni per evitare cheabbiano a ripetersi episodi di violenza neglistadi prima, durante e dopo le partite di cal-cio. Viene accolto con favore il punto 6 deldecalogo messo a punto da Veltroni: “Ab-bassare la tensione attorno al calcio”. Pro-posta di straordinario coraggio, al limite del-la temerarietà. E anche al punto 5: “Un nuo-vo modello di responsabilità delle società”.Come è noto, non appena viene evocato un“nuovo modello” i violenti di tutto il mondosi precipitano a deporre le loro armi per in-tonare inni pacifisti. Efficace il punto 10:“Costruzione di un gruppo di lavoro tra Co-ni, Figc, Leghe calcistiche, dipartimento diPs e ministero della Giustizia”. Finalmenteci siamo. Bastava così poco e nessuno ci ave-va pensato. Benvenuto il “nuovo modello”.

IN GIAPPONE TORNANO LE ZAIBATSU ecambia la geografia societaria

Tornano le zaibatsu, le vecchie holdingche dagli ultimi decenni del secolo scorsofino alla sconfitta nella seconda guerramondiale, trasferendo la cultura dei samu-rai in campo economico, dettero vita alla in-dustrializzazione del paese. Nel 1945 furonosmembrate per ordine delle autorità mili-tari americane, allo scopo di evitare con-centrazioni di potere economico troppo for-ti, ma la necessità di fare fronte alla globa-lizzazione e la solidità del rapporto strate-gico con gli Usa consentono ora al Giappo-ne di superare l’antico divieto. Dall’iniziodel prossimo anno, se la Dieta approverà intempo la proposta di legge presentata dalpartito liberaldemocratico, potranno esserecostituite holding con assetti complessivinon inferiori a 300 miliardi di yen (4.200 mi-liardi di lire) e non superiori a 15 mila mi-liardi di yen (220 mila miliardi di lire). Daun primo elenco appare che sono 315 le so-cietà e le conglomerate (keiretsu) che ri-spondono a questi requisiti. Grazie alla pro-posta di legge, le attuali conglomerate po-tranno ridurre i costi operativi e aumenta-re la loro flessibilità suddividendosi in en-tità societarie autonome in grado, a loro vol-ta, di stabilire relazioni sindacali autonomee su misura. (La fine dei contratti nazionalidi lavoro è un problema strettamente lega-to alla globalizzazione dell’economia e hagià avuto la sua prima verifica in Corea delSud). Immediati saranno i vantaggi soprat-tutto per le istituzioni bancarie e finanzia-rie. La nuova legge permetterà di rimuove-re più facilmente le barriere esistenti cheimpediscono a banche, assicurazioni e so-cietà di brokeraggio di entrare ciascuna nelcampo di attività delle altre.

ALBRIGHT DISTENSIVA con Qian Qichensul rispetto dei diritti umani

Arrivata a Pechino in coincidenza con ifunerali di Deng Xiaoping, Madeleine Al-bright ha detto ai suoi interlocutori che an-che quest’anno gli Usa sosterranno a Gine-vra la mozione di condanna della Cina perviolazione dei diritti umani, ma li ha assi-curati che l’amministrazione Clinton farà inmodo che l’opinione pubblica americanasia tranquillizzata al riguardo senza com-promettere i rapporti diplomatici tra i duepaesi. Albright ha comunque chiesto la li-berazione di otto dissidenti, tra cui WangDan, ex dirigente del movimento di Tienan-men, condannato a otto anni di prigione, eWei Jing-shebg, il più celebre tra i dissi-denti, condannato a 14 anni. Il ministro de-gli Esteri cinese, Qian Qichen, è sembratosoddisfatto della linea tenuta da Albright.

BIRMANIA PREOCCUPATA per i buonirapporti tra Pechino e Washington

Il generale Khin Nyunt, capo dei servizisegreti della Birmania, dal 1988 sotto il con-trollo di una giunta militare, ha attaccato un“paese vicino” (cioè la Cina) per il sostegnoaccordato ai residui del Partito comunistabirmano che ha accusato di essere implica-to nelle manifestazioni studentesche controil regime svoltesi a Rangoon nello scorso di-cembre e di avere legami anche con il lea-der dell’opposizione, la signora Suu Kyi, daquasi nove anni praticamente agli arrestidomiciliari. La crescente pressione eserci-tata dagli Stati Uniti sul regime di Rangoonviene considerata tanto più pericolosaquanto più questi migliorano i loro rappor-ti con la Cina. Sostenuto finora da Pechino,il regime militare birmano teme che il go-verno americano prema su quello cineseperché metta fine a questo appoggio.

IL POVERISSIMO BANGLADESH speranella risorsa del gas naturale

Il Bangladesh, uno degli Stati più poverie popolati del mondo, due volte all’anno de-vastato dalle piogge monsoniche, potrebbetrarre giovamento dallo sfruttamento deigiacimenti di gas naturale del sottosuolo edel mare prospiciente. Le riserve ammon-terebbero a oltre 2 mila miliardi di metricubi. Il fabbisogno interno, già superiore al-l’attuale produzione, dovrebbe raddoppia-re entro dieci anni, per cui il mercato inter-no appare particolarmente attraente. An-che la vicina India potrebbe essere un im-portante acquirente. Il governo ha diviso ilterritorio e l’area marittima in 23 zone e haapprovato i primi contratti con le aziendeper l’estrazione. Dopo l’Occidental Petro-leum, le compagnie più interessate sono laExxson, la Shell, la Mobil e la Chevron. Ilgoverno del Bangladesh privilegerà, comeregola, quelle disposte a firmare contratti alungo termine.

OLIVIERO DILIBERTO JOHN MAJOR

IL FOGLIOANNO II NUMERO 43 DIRETTORE EDITORIALE GIULIANO FERRARA SABATO 1 MARZO 1997 - L.1500

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. ABB. POST. C. 26 ART. 2 LEGGE 549/95 - MILANO

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NOVE COLONNE

MaastrichtQuali saranno i costi del “non-Euro”? Se

lo chiede l’apposito comitato costituito pres-so il Tesoro, che ha deciso di riunirsi oggi,sabato, lontano da occhi indiscreti. Quellidel “non-Euro” graveranno sui paesi che,pur convertendo i conti e i titoli in Euro, re-steranno fuori dalla porta fino al 2001. L’e-ventuale vantaggio competitivo di breve pe-riodo di una “lira corsara” verrebbe neu-tralizzato dal differenziale di costi derivan-te in gran misura dalla necessità di tenereuna doppia contabilità, in Euro e in lire, peruna fase di transizione molto più lunga diquella di altri paesi. Stime dell’Associazio-ne bancaria italiana suggeriscono che, pereffetto della conversione del valore nomi-nale dei titoli in Euro, tutte le società quo-tate a piazza Affari dovranno effettuare au-menti di capitale gratuiti per 1.500 miliardinei prossimi tre anni. Oltre al nominale deititoli, anche l’intero piano dei conti e l’infor-mativa societaria saranno convertiti. Infine,il debito pubblico; gli esperti suggerisconoun “big bang” per ridenominare in un solocolpo Btp e Cct, mantenendo in lire i Bot ele obbligazioni a cedola, da convertire manmano che scadono. Anche l’’informaticaaziendale, infine, andrà convertita. Lo sfor-zo finanziario richiesto è di svariate mi-gliaia di miliardi. Un ritardo nel coglierne ibenefici affaticherebbe molte imprese,grandi e piccole.

Tokyo potenzia le holding,primo contatto positivo tra

gli Usa e la Cina del dopo-Deng

Asia e Pacifico Blair conquista WestminsterCosa faranno i Toriesper sfatare il pronosticoche li vuole già sconfittiIl Labour vince le suppletive, Major

contrattacca proponendo meno tassee confidando nel “feel good factor”

A Londra il metro privato

La lira non volaAl termine delle contrattazioni la quota-

zione della lira si è fermata a 1001,52 (conuna punta di 1002) per un marco. Solo pochimesi fa la moneta italiana era rientrata nel-lo Sme con una quotazione di 990 unità permarco, con l’impegno per restare nei para-metri fissati da Maastricht di non superareun’oscillazione del 2,25 %, cioè non eccederele 1013 per marco. La causa immediata delcrollo della divisa italiana è stata la cessio-ne di ingenti quantitativi di titoli del debitopubblico italiano. Gli analisti pensano che imotivi della caduta siano diversificati: vocisul possibile rinvio a giudizio di RomanoProdi; gli effetti delle posizioni di AlanGreenspan, presidente della Federal reser-ve americana, che possono far prevedere unrialzo dei tassi di interesse, con reazioni acatena su altri paesi e conseguente rialzodelle remunerazioni del reddito fisso; ildiffondersi negli ambienti della City dellaconvinzione di uno slittamento dell’euro.Non ha poi aiutato la lira la dichiarazione diProdi che, di fronte a una previsione dellaBanca d’Italia di deficit aggiuntivo di 16 mi-la miliardi, ha ribadito che la quantità dellamanovra aggiuntiva non la decide AntonioFazio ma il governo (secondo cui servireb-bero da 6.000 a 14.500 miliardi). Il prevedibi-le rialzo dei tassi (conseguente alla discesadi bot, cct, btp sul mercato) appesantisce lavoce di bilancio riguardante gli interessi deldebito pubblico. La manovra aggiuntiva (e laFinanziaria anticipata) diventano urgenti.

Direttori, una telefonatadi Scalfaro vi rovina la vitaLa scomoda notizia dell’intercettazione

va pubblicata, in anestesia totale

Lo scoop del Giornale

Comunisti & realistiPerché Rifondazionenon vuole mettere in crisi il governo ProdiLa tensione è su riforma elettorale, Stato

sociale e privatizzazioni. Ma moltilavorano per cercare il compromesso

Segnali di pace da D’Alema

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

GIORNALISMO TRASHCI PROVA TURANI

SCRIVE L’EDITORIALISTA chenon c’è niente di serio sui rapportiBerlusconi-Mafia, seguono nove pa-gine di illazioni (editoriale pagina 3)

CARRARO ALLA LEGA CALCIO.Analisi del suo progetto di riformadel pallone, tra tv a pagamento e ca-lendario delle partite (pagina 3)

ATTENTATI, MOGLI SEGRETE, at-terraggi d’emergenza nel deserto:ultima puntata del ritratto di Arafat,capo dei palestinesi (pagina 2)

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“ISIDE: IL MITO, IL MISTERO, LA MA-GIA”, al Palazzo reale di Milano

I senufo, nazione africana distribuita trail nord della Costa d’Avorio, il Burkina Fa-so, il Ghana e l’estremo sud del Mali, scol-piscono feticci femminili che favoriscono lafertilità. Ritte o sedute, con o senza un bam-bino sulle ginocchia, queste statuette di le-gno portano in testa una curiosa acconcia-tura che secondo la tradizione vuole rap-presentare una faraona che cova. Chi non èal corrente del significato stenta a ricono-scere nello strano copricapo un uccello. Ameno che non gli sia capitato di vedere unbronzetto ellenistico che rappresenta Iside.Più attenti ai particolari, i bronzisti elleni-stici disegnano sull’acconciatura ogni pen-na, mentre la testa dell’uccello si rizza inmodo naturalistico sopra la fronte delladea. La coincidenza formale è troppo sor-prendente perché non venga il sospetto diun’influenza diretta proveniente dell’Egit-to. Iside, con il suo mito, avrebbe attraver-sato verso sud anche il deserto del Sahara.La mostra organizzata dal comune di Mila-no non si lascia però sedurre da ipotesi sug-gestive, ma difficilmente dimostrabili. Siimpegna invece a seguire la dea nel suoviaggio nel tempo e nello spazio, dall’Egittodei faraoni all’Europa, attraverso una seriedi tappe significative e documentate. NellaGrecia ellenistica e nella Roma imperialecon i suoi attribuiti variabili, ma ricorrenti,la dea compare in una serie nutrita di sta-tue, statuette di bronzo, immagini di terra-cotta, dalla fattura più raffinata alla più roz-za e popolare. Riappare in gemme e pastedi vetro incise, mentre i suoi attributi ritor-nano di frequente sul verso delle monetedegli imperatori romani, soprattutto diquelli di stirpe iberica, da Traiano a Com-modo. La grande quantità di templi dedica-ti alla dea, che la mostra documenta, con-ferma non solo la vasta diffusione, ma an-che l’ufficialità del culto di Iside. A favorir-ne la fortuna furono sia il forte contenutodrammatico e simbolico, sia l’umanità toc-cante del mito. La morte dello sposo-fratel-lo Osiride; la ricerca instancabile di Iside,decisa a ritrovarne il sarcofago o le membradisperse per riportarlo in vita, perché pri-ma di passare a regnare sul mondo dei mor-ti possa generare Horo; le cure amorevoliper il bambino destinato a essere il proge-nitore di tutti i faraoni sollecitarono le cor-de mistiche e sentimentali di popoli abi-tuati a una mitologia che il razionalismo fi-losofico e pratico aveva svuotato di ogni mi-stero. Neppure l’affermazione del cristia-nesimo riuscirà a sopprimere il culto di Isi-de che riaffiorerà nelle superstizioni legatea certi luoghi di raduno delle streghe, comela quercia di Benevento, o a certi riti di ri-generazione della natura. Da parte sua laletteratura, con Plutarco e Apuleio, terrà vi-vo il sapore del mito. Quando nel 1764 futrovato a Pompei il tempio della dea l’Eu-ropa colta, spossata di razionalismo, era giàpronta a tornare a subire il fascino di Iside.Fino al 1 giugno.

“MUSEO DEGLI ANTIQUARI” allo Speda-le di Santa Maria alla Scala di Siena

Un Apollo dell’Omphalos, copia del IId.C. di un originale greco conservato al mu-seo nazionale di Atene e attribuito a Kala-mis, un marmo di Dioniso fanciullo, scultu-re indiane di quella cultura di Gandharache seppe armonizzare i temi della religio-sità orientale a forme di importazione gre-ca, fondi oro toscani e in particolare sene-si, quattro dei “Tarocchi” di FrancescoSforza, arredi di alta epoca, quadri e cera-miche rinascimentali, mobili del Settecen-to, dipinti dell’Ottocento, capolavori dellearti decorative del Novecento sono alcunidei 400 pezzi prestati da diversi mercantiper allestire una mostra in un’ala delloSpedale di Santa Maria alla Scala. Mentrei visitatori potranno scoprire opere di soli-to inaccessibili, gli antiquari che le posseg-gano, riuniti nel primo Convegno naziona-le discuteranno su alcune questioni di ca-rattere legislativo che riguardano la cate-goria. All’ordine del giorno soprattutto unastesura aggiornata dello statuto della Fe-derazione, la costituzione di un CollegioProfessionale dei Certificatori antiquari eun progetto di legge da presentare in Par-lamento per regolare le mostre di antiqua-riato. Gli aderenti alla Federazione italia-na mercanti d’arte lamentano infatti che ladenominazione generalizzata di mostradell’antiquariato, attribuita anche a mani-festazioni frequentate da commerciantiche non danno alcuna garanzia di qualità espesso di autenticità, crea confusione e sfi-ducia in un mercato già penalizzato da unalegislazione punitiva. La mostra sarà aper-ta dall’8 al 31 marzo.

ANNO II NUMERO 43 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 1 MARZO 1997

l’assassinio di Rabin da parte di Ygal Amir,un israeliano estremista di destra nazional-religioso, il 3 novembre del ’95 e l’ondata diattentati messa in atto da terroristi di Hamase della Jihad islamica a Gerusalemme controcivili israeliani consigliano al nuovo premierlaburista Peres, succeduto a Rabin, di ritar-darne la consegna.

Le elezioni palestinesi del gennaio ’96 rap-presentarono un grande passo avanti nellalegittimazione del processo politico e civiledella nascente democrazia. Come è noto, ilprocesso di pace è poi stato messo in gravepericolo e ritardato per oltre sei mesi dagliattentati palestinesi, e dalla vittoria elettora-le della coalizione di destra tra il Likud e ipartiti della destra nazionalista e religiosaebraica, propiziata anche dalla ripresa del-l’attività terroristica.

Nel settembre ’96, l’avventuristica mossadel premier israeliano Benyamin Netanyahudi aprire al pubblico un tunnel sotto il Nobi-le Santuario della Cupola della Roccia e del-la moschea di Al Aqsa sul Monte del Tempiodi Salomone rischia, provocando oltre 70morti tra le truppe palestinesi ed israeliane,di scatenare una nuova Intifada armata che

V I T E P A R A L L E L E

potrebbe sfuggire di mano verso esiti impre-vedibili, le pressioni interne e internazionalicostringono il leader israeliano a riprenderela via degli accordi di pace restituendo ai pa-lestinesi la città di Hebron.

La seconda fase degli accordi, che prevedeil passaggio sotto l’Autorità palestinese di 450villaggi fino a creareun’entità territorialeragguardevole in di-rezione dei definitivicolloqui sullo statusdi Gerusalemme e suiconfini dello Stato pa-lestinese e del suogrado di sovranità apartire dal 1999, è sta-ta ritardata di circaun anno, ma in defini-tiva non potrà essere elusa anche se proseguela politica israeliana degli insediamenti edell’ampliamento di nuove colonie ebraichenei territori occupati. Ma questa è ormai cro-naca.

La solenne cerimonia che ha visto la con-segna a Itzhak Rabin, a Shimon Peres e a Yas-ser Arafat del Premio Nobel per la Pace 1994

ha definitivamente lavato il leader palestine-se dall’accusa di essere un diabolico terrori-sta. Anche Benyamin Netanyahu ha dovutoripetutamente stringere la mano di colui cheaveva demonizzato ancora nell’ultima cam-pagna elettorale.

Per Arafat potrebbe valere quell’epiteto di“missirizzi” che era stato coniato da IndroMontanelli nei confronti di Fanfani, alluden-do a quei pupazzi dalla base tondeggianteche appena abbattuti ritornano in piedi don-dolando. Arafat è infatti una sorta di eternomiracolato sia fisico che politico. In qua-rant’anni alla testa di Al Fatah è scampato auna buona quarantina di attentati rivolti con-tro di lui e a infiniti complotti tesi a rove-sciarlo.

Nel giugno del ’67 sfugge per un soffio allacattura da parte degli israeliani nella casa diRamallah in cui si nascondeva. Nel ’68 fuggeavventurosamente in moto ai blindati diTsahal a Al Karamè. Nel ’70 riesce per poco asfuggire al massacro delle truppe di re Hus-sein contro i palestinesi nel “Settembre Ne-ro”. Nel Sud del Libano vari raid israeliani loprendono di mira e nell’82 i bombardamentiaerei di Israele lo mancano per poco. Nell’a-

D A L T E R R O R I S M O A L N O B E L P E R L A P A C E

I pesci di Nuccio nuotano nell’aria, la nostalgia di Andrej ha scelto Parigi per morirevenne per altri lo stimolo a darsi da fare. An-che Bertone si diede da fare. Disegnò altrimodelli dalla linea perforante, la Lambor-ghini Miura, la Fiat X1/9, la Lancia Stratos.Disegnò anche auto più tranquille come laserie X della Citroên. Trasformò una carroz-zeria a gestione familiare in un’industria da540 miliardi di fatturato. Un’industria che nel1995 ha prodotto il prototipo Zer, l’auto piùstreamline che si possa immaginare, per di-mostrare che con l’alimentazione elettrica unveicolo può raggiungere i 300 km all’ora. Na-to il 14 luglio 1914, Nuccio Bertone è mortomercoledì 26 febbraio.

Andrej SinjavskijAvremmo riletto qualche pagina di Sinjav-

skij, se avessimo conservato qualcuno deisuoi libri. La prima lettura ci deluse. Nono-stante la curiosità per la letteratura nuovache arrivava dall’Unione Sovietica dopo ilXX congresso in cui Nikita Kruscev aveva de-nunciato il mito staliniano, la scrittura deisuoi “Racconti fantastici” ci sembrò appros-simativa, l’immaginazione forzata, la satirasentenziosa. Non era un Boris Pasternak cheaveva dovuto rinunciare al Nobel. Per lui reg-gere a spalla la bara di Pasternak era stato unonore troppo grande. Più grande di Paster-nak si dimostrò nelle avversità, quando al re-

gime di Leonid Breznev, che lo processavaper avere con i suoi libri vilipeso l’immaginedell’Unione Sovietica all’estero, rifiutò la sod-disfazione dell’autocritica. Era il 1966. Fu in-ternato per sette anni in un campo di con-centramento. Non ne uscì rieducato. Meritòuna punizione esemplare, l’esilio nell’Occi-dente corrotto. Parigi lo accolse, gli tributò glionori dovuti, lo nominò professore alla Sor-bona, gli diede una ca-sa, ma non una patria.Con la lunga barba elo sguardo mite dapersonaggio di unastampa popolare rus-sa, protetto e stimolatoda una compagna voli-tiva, Sinjavskij rimasenel suo brodo russo.Subì l’ombra di nuovidissidenti, più attrez-zati di lui a sfruttare i mezzi della comunica-zione occidentale. Si sentì censurato. Seguìcon apprensione, con speranza le vicende diMichail Gorbaciov. Scrisse saggi sulla culturarussa che gli esperti dicono importanti. Rien-trò a Mosca nel 1988. Preferì tornare a strug-gersi di nostalgia a Parigi. Di nostalgia dellaRussia e del vecchio regime che aveva ridi-colizzato. Quello che avveniva in Russia non

gli piaceva. Non gli piacevano i simboli luc-cicanti del capitalismo ai quali non era riu-scito ad abituarsi neppure a Parigi. E’ mortolunedì 24 febbraio. A 71 anni. Lasciando unromanzo inedito che leggeremo.

Ugo PolettiDiceva sorridendo che il suo destino era di

essere subalterno, vicario. Era infatti vicarionel febbraio del 1974 quando promosse l’ini-ziativa più discussa della sua vita. Era vica-rio. Ma vicario del Papa Paolo VI, e in suo no-me reggeva la diocesi di Roma alla vigiliadelle celebrazioni dell’Anno Santo del 1975.Con il titolo “Le responsabilità dei cristianidi fronte alle attese di carità e della giustiziadi Roma” inaugurò un convegno che, cometutte le iniziative che in quegli anni volevanocoinvolgere un pubblico più ampio, non ri-nunciò ad articolarsi in una serie di assem-blee che coinvolsero i romani delle periferiesenza distinzione di credo politico. Comespesso accadeva, spuntarono i cahiers dedoléances e il convegno sulle responsabilitàdivenne nel linguaggio corrente il convegnosui mali di Roma. Ci furono polemiche. So-prattutto da parte della amministrazione de-mocristiana, soprattutto da parte di ambien-ti più conservatori della Chiesa. Le polemi-che si smorzarono quando in marzo il refe-

Arte

Sulle tracce della dea Iside,dal sud del Sahara

fino alla Roma cristianarendum per l’abolizione della legge Fortunafu respinto. Ortodosso sul piano dottrinale,inflessibile con i dissidenti, il cardinale Po-letti prese una posizione netta contro il di-vorzio. Ciò non impedì che ai guasti provoca-ti dal suo convegno fosse attribuita in parte lasconfitta della Dc nelle amministrative delluglio del 1975. Ma se nella Dc Amintore Fan-fani dovette lasciare la carica di segretario aBenigno Zaccagnini, il cardinale Ugo Polettisi rafforzò nella sua posizione di cardinale vi-cario, intraprendendo, di concerto con il Pa-pa, un’opera di rinnovamento delle strutturedella diocesi romana e di intervento su queimali che il convegno aveva denunciato. Nelprimo conclave del 1978 ottenne qualche vo-to. La fumata bianca annunciò l’elezione diGiovanni Paolo I. Il secondo conclave portò alsoglio pontificio Giovanni Paolo II, che nonsolo apprezzò la collaborazione di Poletti co-me vicario, ma lo volle nel 1985 presidentedella Conferenza episcopale italiana. Vesco-vo di Spoleto nel 1967, nel 1969 Paolo VI loaveva chiamato a Roma, prima come vicereg-gente, poi come pro-vicario e infine come vi-cario. In un periodo della sua vita Polettisvolse un intenso lavoro giornalistico comedirettore di riviste legate alle Pontificie ope-re missionarie, di cui fu presidente per l’Ita-lia. Martedì 25 febbraio è morto. A 87 anni.

prile dell’85 i missili israeliani distruggono ilquartier generale dell’Olp da Hammam Lifvicino a Tunisi, poco dopo che Arafat l’avevalasciato. In seguito il leader dell’Olp è sfuggi-to anche ai sicari di Abu Nidal. Nell’apriledel ’92 l’aereo che trasporta Arafat è costret-to a un atterraggio di fortuna in piena tempe-sta di sabbia nel deserto libico. Tre membridell’equipaggio muoiono, Arafat ne esce conuna ferita alla testa, ma riesce a coordinarele tecniche di sopravvivenza nel deserto or-dinando di bere la propria urina ai compagnisopravvissuti e trova il tempo per trascriveresu un foglietto i numeri cifrati dei conti se-greti dell’Olp da lui gelosamente custoditi.Nell’intervista a Nadia Benjelloun Ollivier,confessa di aver un sesto senso per i pericoliimminenti.

Quarant’anni di attività clandestina, di abi-tudine a spostarsi incessantemente da una lo-calità e da una residenza all’altra per le ne-cessità del lavoro politico, diplomatico e or-ganizzativo e l’utilizzo delle più sofisticatetecniche cospirative lo hanno fino a ora sal-vato. Raramente una medesima abitazioneveniva utilizzata per più di due o tre giorni o,addirittura, poche ore. Arafat ha sempre avu-to l’abitudine di vivere in case con arreda-menti spartani, quasi da campo, a lavorare fi-no alle ore più tarde. Molti giornalisti hannodovuto attendere per settimane di essere con-vocati per un’intervista che veniva poi con-cessa spesso e volentieri all’una o alle due dinotte.

Durante le sue trasferte internazionali, stu-diatamente Arafat non si è mai concesso ilbenché minimo svago, anche per non fornireun’immagine negativa di sé alle centinaia dimigliaia di diseredati che popolano i campiprofughi palestinesi. La trasandatezza delleproprie raffazzonatedivise militari mai ab-bandonate per un abi-to borghese, neppureper le cerimonie allaCasa Bianca, o per ilricevimento del Pre-mio Nobel fa parte diun’accurata regiacomportamentale e dicura dell’immagine.

Nessuno ha mai po-tuto accusare personalmente Arafat di vive-re una vita lussuosa o dissipata. Secondo mol-te testimonianze la corruzione e l’arricchi-mento personale hanno sfiorato ripetuta-mente l’entourage del raìs palestinese. Lostesso Arafat nel suo controllo discrezionaledei fondi dell’Olp, come ora gli viene conte-stato nell’amministrazione delle risorse de-stinate all’Autorità palestinese, ha spesso evolentieri concesso lussi e prebende ai pro-pri sottoposti.

“Sposo della rivoluzione, maritato con laPalestina” erano spesso le risposte alle do-mande curiose di chi voleva sapere perchéArafat non fosse sposato. Nessuno è vera-mente riuscito a contestare l’autenticità delsuo ascetismo, anche se alla fine degli anni 80erano state fatte circolare dagli addetti alladisinformazione notizie di una pretesa omo-sessualità del leader dell’Olp.

Nel ’93 si era appreso, probabilmente inuna qualche coincidenza con il prossimo in-sediamento nei territori occupati, che il “ pa-lestinese errante” alla fine dell’anno prece-dente si era sposato con una delle proprie se-gretarie, la giovane Soha Tawil, figlia di Rai-monda Tawil, intellettuale palestinese di fa-miglia cristiana. Dalla loro unione è nata poiin una clinica di Parigi una bambina. Era for-se necessario che Abu Ammar (dal nome diuno dei compagni del Profeta) divenisse Abu(padre) concretamente di qualcuno.

Era probabilmente questo l’ultimo toccoper il consolidamento della figura di statistadi Arafat in un mondo come quello arabo incui la figura di padre nella simbologia socia-le e religiosa ha un peso certamente maggio-re che in quella occidentale. Ma, probabil-mente, Soha Tawil non è stata l’unica donnadi Arafat. Il leader dell’Olp avrebbe avutocome compagne anche la giovane vedova diun combattente di Al Fatah, Nadah Yashruti,l’elegante professoressa egiziana RashidaMaharan. Si vocifera inoltre che Nag’la Yas-sin, direttrice del gabinetto di Arafat, sareb-be stata sposata segretamente con lui tra il1972 e il 1985.

Pietro Somaini

Mentre la Conferenza di pace di Madridprocede, all’amministrazione Bush succedequella di Bill Clinton con alla testa della di-plomazia il Segretario di Stato William Chri-stopher. All’insaputa degli stessi mediatoriamericani e mentre la conferenza ufficiale ri-schia di impantanarsi in un gioco di recrimi-nazioni che sarebbe andato a vantaggio deifondamentalisti di Hamas, tra la fine del ’92 e

l’inverno del ’93 si vatessendo una fitta re-te di contatti ufficio-si e segreti tra Shi-mon Peres, con l’a-vallo di Rabin dauna parte, e Arafat

con Abu Alaa e Abu Mazen dall’altra. I collo-qui avvengono nell’ambito delle ricerche so-ciologiche dell’Istituto norvegese di scienzeapplicate, con un ruolo importante di intel-lettuali palestinesi, ricercatori norvegesi eisraeliani. Il tutto sotto l’egida del ministrodegli Esteri norvegese Terje Rud Larsen, poiprematuramente scomparso. In una serie diincontri nel freddo clima di Oslo vengonomessi a punto i principi del trasferimento deipoteri a Gaza e a Gerico dall’autorità israe-liana a una costituenda autorità palestinesesecondo la linea: “Gaza first”.

Il 13 settembre del 1993 in una commoven-te cerimonia sul prato della Casa Bianca aWashington vengono firmati i protocolli delprocesso di pace con le storiche strette dimano tra antichi nemici giurati: Itzhak Rabine Simon Peres da un lato e Yasser Arafat dal-l’altro e nel mezzo un raggiante Bill Clintonche mette nel proprio carniere la vittoria piùambita per un presidente americano.

Nei documenti firmati a Washington ven-gono sanciti i principi del reciproco ricono-scimento tra Olp e Stato di Israele, lo scambiodei territori con la pace, l’affidamento al-l’Autorità palestinese di crescenti porzioni diamministrazione e rappresentanza politicadella popolazione. Tra il ’94 e il ’95 in un pro-cesso drammatico punteggiato da numeroseimpasse e da gravi attentati terroristici si ag-giungono gli accordi del Cairo del maggio ’94e quelli di Taba, poi sanzionati a Washingtonnel settembre del ’95, che portano prima altrasferimento dell’Autorità palestinese a Ga-za e a Gerico nell’estate e, nel settembre del-lo stesso anno, al riconoscimento bilateraletra Israele e Giordania. Gli accordi dell’au-tunno ’95 portano all’estensione dei poteridell’autorità palestinese e, nei giorni del Na-tale ’95 e l’inizio del ’96, all’allargamento diquesta ad altre sei città dei territori occupa-ti: Ramallah, Betlemme, Nablus, Kalkilia,Tulkarem e Jenin. La settima città che avreb-be dovuto essere consegnata ai palestinesisuccessivamente alle elezioni legislative perl’Assemblea nazionale palestinese e per ilsuo presidente era Hebron, ma, come è noto

Quaranta attentati, un atterraggio d’emergenza nel deserto, una moglie ufficialee due segrete. Arafat è un miracolato che è riuscito sempre a rialzarsi in piedi

Caro Michele, com’è bellaPisa. Anche chiusi a dieci

mandate, consola sapersi in unacittà così bella. Ma Pisa è una città di zan-zare. Delle stanze della Normale ho unanostalgia odorosa di zampirone. (Di AldoCapitini, maestro di non violenza, che diquel Palazzo vanitoso era stato fra gliospiti più illustri, e però ai miei tempipassava più o meno per uno stravagante,correva la leggenda che rimandasse fuo-ri dalla finestra le zanzare, con le buone).Pochi italiani devono aver letto davvero“Le mie prigioni”. Se ne ebbe una provaquando fior di commentatori, credendodi saperla lunga, se la presero con Scal-faro che aveva collocato Pellico ai Piom-bi. In realtà Pellico ai Piombi ci andò,prima che allo Spielberg, e le pagine piùtormentate le dedicò alla lotta control’assalto micidiale delle zanzare, che lofaceva stare avvolto nel lenzuolo comeuna mummia. Così, nello strano tepore diquesta fine di febbraio, conto giorno pergiorno l’avanzata di quelle nemiche, pen-so ai rimedi - vietati tutti, salvo lo zampi-rone - e riporto una vicenda così oltrag-giosa e rumorosa alla sua ultima propor-zione: la lotta fra il prigioniero e le suezanzare.

PICCOLA POSTAdi Adriano Sofri

Nuccio BertoneLinea aerodinamica è la traduzione della

parola inglese streamline. Una traduzionepovera che toglie quella connotazione di flui-dità, di pesce che si muove nel suo elemento,di acqua che scorre libera nel suo alveo, del-la parola originale. Fu con la linea streamli-ne, fortunato prodotto di una guerra infeliceche affidò le sorti del conflitto all’efficienzadei bombardieri, dei caccia, degli aerei datrasporto, che l’automobile uscì dall’era del-le carrozze semoventi, nostalgiche del tiro aquattro, per entrare in una nuova epoca incui il mezzo e l’elemento si muovono, in cuil’auto e l’aria diventano forze complementa-ri, alleate per sconfiggere l’opposizione osti-nata dell’asfalto. L’esempio italiano più riu-scito e più famoso di auto streamline fu laGiulietta Sprint. L’Alfa Romeo che la produs-se e Nuccio Bertone che la disegnò pensava-no alla produzione di un numero limitato diesemplari, per assaggiare il mercato. Era il1954. I tempi erano ancora difficili. Nessunopoteva prevedere che della piccola auto spor-tiva sarebbero stati venduti 40 mila esempla-ri. Non fu solo l’auto per i figli irrequieti del-le famiglie abbienti. Con la sua linea di pesceaggressivo divenne per alcuni il simbolo diun nuovo ceto medio che aveva saputo sfrut-tare le opportunità della ricostruzione, di-

OGGI – Al nord cielo sereno, con ad-densamenti sulle Alpi centro-orien-tali. Foschie nella pianura padano-veneta. Al centro e in Sardegna se-reno o poco nuvoloso. Residui an-nuvolamenti in attenuazione sulversante ionico. Venti moderati danord-est al sud e sulla Sicilia.DOMANI – Su tutto il paese general-mente sereno o poco nuvoloso. Fo-schie dense e nebbia in banchi nel-la pianura padana, nelle valli e lun-go i litorali.

PROTAGONISTIDI FINE SECOLO

ULTIMO DICINQUE ARTICOLI

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Mandela e la pace africana

La spazzatura è in molti campi di-ventata un genere, un’arte. Il trash

è nel mondo anglosassone il tratto di-stintivo di un certo spirito d’avanguar-dia coltivato da pittori, cineasti, narra-tori. E noi abbiamo il nostro grandegiornalista trash, che a Napoli chiame-rebbero don Peppino ‘o spazzino, e in-vece si chiama Peppino Turani. Turanidirige il mensile “Uomini & business”,e mai titolo fu più indovinato per unpersonaggio come lui, socievole com-pagnone della più varia umanità (uo-mini) e studioso dall’interno di ogni ti-po di affaruccio (business). Proscioltodalla procura di Milano, che gli ha ri-sparmiato grazie a Dio un processo im-barazzante per quattrini presi da CarloSama (accusa infamante e, naturalmen-te, infondata), Turani è tutto ringalluz-zito e, dopo una breve sospensione a di-vinis, torna al suo mestiere. Che non statanto nel curiosare quanto nel rimesta-re. Dove? Bè, questo si sa, nella vita enelle opere di Silvio Berlusconi, l’Arci-nemico dei suoi più cari amici (CarloDe Benedetti, Eugenio Scalfari, Stefa-nia Ariosto e il suo pool). Luogo del ri-mestaggio il suo mensile, la portineriadi Repubblica.

Scrive Turani che “non esiste una so-la prova che questi rapporti siano esi-stiti per davvero”. Quali rapporti? Quel-li tra Berlusconi e la mafia. E infatti, vi-sto che si tratta di accuse-spazzatura,non provate, sulla sua rivista le due ri-ghe “garantiste” appena citate sono cir-condate da, nell’ordine : un titolo di co-pertina (“Berlusconi e la mafia”); novecolonne di piombo sulla mafiosità del

Cavaliere con gigantografie di Giancar-lo Caselli (chiamato Gianfranco) e di Il-da Boccassini; titoletti squillati in ros-so vivo come “Berlusconi e Cosa No-stra” o “lo stalliere della Mafia” o “li-quidare i pentiti”. Tutto per sostenerealcune disinvolte illazioni, che prendo-no dalla prosa accattivante di Peppinoun sapore surrealista e grottesco insie-me: i capitali della mafia sono all’origi-ne del Biscione, Forza Italia è unacreatura di Totò Riina, Berlusconi hasposato i corleonesi all’epoca dellestragi (’92-’93), il garantismo dell’oppo-sizione converge (“oggettivamente”, di-ceva una volta Laurentij Beria) con gliintrighi di Cosa Nostra. Turani aggiun-ge: di queste cose si parla nelle procu-re, “ma nessuno ha mai portato unostraccio di prova”. E per dimostrare diessere una persona informata, ripub-blica un articolo del Foglio in cui rac-contavamo (29 gennaio) che “un inquie-tante tam tam di pentiti prende di mirala storia di Forza Italia”.

Quando le accuse serie e gravi vacil-lano, come nel processo a Giulio An-dreotti, arrivano di rincalzo rimestatorie rinfocolatori. Quando in politica sicrea un equilibrio, chi ne è o se ne con-sidera fuori, come De Benedetti e il suogiro di cortigiani, cerca di forzare le co-se, di saggiare il terreno partendo dallachiacchiera maligna. Berlusconi mafio-so è l’ultima spiaggia per quei non ga-rantiti dell’Ulivo che vedrebbero benel’umiliazione di un avversario politico,ma soprattutto il crollo infamante di unconcorrente piuttosto vivace. Questionecome sempre di uomini & di business.

Sono stati resi noti i dati sull’occu-pazione nelle imprese con oltre 500

addetti riferiti al novembre ’96 in con-fronto allo stesso mese del ’95. Nelle in-dustrie vi è un calo di occupati del4,2%, mentre sono aumentate le ore la-vorative per addetto dell’1,5% e nellostesso tempo si sono accresciute di qua-si il 30% le ore di cassa integrazione: avolte il lavoro scarseggia, a volte ecce-de. Le retribuzioni lorde si sono accre-sciute del 4,6%, una percentuale note-vole, mentre il costo del lavoro si è ac-cresciuto del 5,2%. Dal momento chel’inflazione è bassa (sotto il 3%) e la cre-scita della produzione quasi inesisten-te, si capisce che per reggere a questiincrementi del costo del lavoro le im-prese riducano l’occupazione. Lo stes-so per il settore dei servizi, dove il co-sto del lavoro è aumentato addiritturadel 7,2%, con un aumento delle retribu-zioni del 6,7%. E in questo settore si so-no ridotte sia l’occupazione sia le orelavorative per addetto.

Questa distorsione del costo del la-voro è causata dalla somma di una con-

trattazione nazionale (rigida ma mode-rata) con una consistente contrattazio-ne aziendale; e dal fatto che gli onericontributivi sono superiori alle retri-buzioni allo scopo di finanziare un co-stoso sistema pensionistico. L’atteggia-mento dei sindacati, che difendonoquesto sistema, è chiarito da alcune in-dagini (fonte: Svimez) sulla composizio-ne dell’occupazione. Nel Centro-nord,nonostante la flessione consistente del-l’occupazione delle grandi e medie im-prese, nel complesso si registra un mi-glioramento, sia pure modesto: i disoc-cupati sono il 7,7%, in diminuzione del-lo 0,1%. Nel Mezzogiorno, i senza lavo-ro sono in media più del 20%, con la so-la eccezione della Puglia e della Basi-licata (18%). In Campania ed in Cala-bria si supera il 25%: un lavoratore suquattro è disoccupato. Il peggioramen-to rispetto all’anno scorso è drammati-co. La disoccupazione è cresciuta del3%. La base sociale dei sindacati piùforti è al Nord e tra i pensionati. Si ca-pisce bene perché vogliano conservarele cose come stanno.

Il presidente sudafricano Nelson Man-dela ha giudicato incoraggianti gli in-

contri che ha avuto nei giorni scorsiper la soluzione della crisi dello Zaire.Mentre l’Onu e l’Organizzazione per l’u-nità africana non riescono a stabilireun canale di comunicazione fra le par-ti in lotta, Mandela ha ricevuto in in-contri separati Laurent Kabila, il capodei ribelli che controllano lo Zaireorientale, e il nipote e capo della sicu-rezza del presidente Mobutu. L’autoritàmorale di Mandela si sta consolidandoin autorità politica, anche grazie allacapacità che ha dimostrato nel pacifi-care un paese devastato dall’apartheide dalla guerra civile endemica duratidecenni. La saggezza di cui ha dato pro-va, facendo seguire alla pubblica con-fessione dei delitti perpetrati dai razzi-sti un’ampia amnistia, ha consentito discansare il pericolo incombente di unacatena inarrestabile di atti vendicativi.La sua influenza nell’area, il rilancio informe nuove dell’antico strumento delCommonwealth, sono alla base dellesperanze di pacificazione dell’Angola edel Mozambico. Persino l’Autorità na-

zionale palestinese si è detta interessa-ta alla riforma del Commonwealth pro-posta da Mandela. La crescita di unapotenza continentale pacificatrice èuna novità straordinaria per l’Africa,che potrebbe diventare risolutiva se siaccompagnasse, all’altro capo del con-tinente, a una riaffermazione di un ana-logo ruolo per l’Egitto.

Non è senza significato che speranzedi pace nascano da paesi dell’area an-glofona, a testimonianza di una qualitàdiversa della stessa esperienza colo-niale che ha comunque sedimentatoelementi di civiltà politica tuttora vita-li. Se a questa considerazione si ag-giungono i rilevanti interessi in gioco,si comprende perché gli americani nonvogliano cedere ai francesi la respon-sabilità del comando Sud della Nato.L’appoggio di Parigi ai regimi dell’Afri-ca francofona è considerato una causanon secondaria delle crisi di quel con-tinente da Washington, che imputa aglieuropei anche un atteggiamento acco-modante verso la Libia. Tutto ciò dimo-stra che la politica europea senza laGran Bretagna è zoppa.

EEDDIITTOORRIIAALLII

ANNO II NUMERO 43 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 1 MARZO 1997

Il sindacato degli occupati

Peppino e il giornalismo “trash”Palermo. Il malessere dei pubblici mini-

steri di Catania, manifestato con clamore dalpm Amedeo Bertone, non è esclusivo dellaprocura etnea. E’ sentito anche a Palermo ea Caltanissetta. Ma lì nessuno parla. Ottavia-no Del Turco, presidente della commissioneAntimafia dell’età dell’Ulivo, è venuto pro-prio a Palermo ad elogiare il silenzio e la di-sciplina dei magistrati delle due procure gui-date da Caselli e Tinebra. Una dichiarazioneche è suonata come un ringraziamento. Maanche come comprensibile ammonimento.

In effetti nella procura del capoluogo del-l’isola qualcuno aveva preparato un docu-mento di solidarietà al collega cataneseAmedeo Bertone. Ma il documento l’hannovisto in pochi e, per motivi non meglio preci-sati - probabilmente perché giudicato inop-portuno dalla maggior parte dei pm inter-pellati per una firma - è stato reinfilato neicassetti. Dice un magistrato: “Il documentopro-Bertone è tamquam non esset, come senon ci fosse. Insomma, non esiste”.

La sortita di Bertone, che alcuni giorni faha dichiarato che c’è una sorta di “inciucio”

provvisamente nuove “verità”, anni di im-prese come quelle ricorrenti di TotuccioContorno e Giuseppe Ferone, avevano por-tato a considerare la deregulation come lanorma. Ora che si sta cercando di mettere or-dine nella materia, i collaboranti temono peril proprio futuro e, ogni qual volta un magi-strato si presenta loro per interrogarli, la pri-ma cosa che si sente chiedere è sempreuguale: “Dottore, ma che ne sarà di noi”.

Fra i pentiti, negli ultimi mesi, è giratouna sorta di passaparola e infatti, messi daparte i capricci per le dentiere e l’accompa-gnamento a scuola delle bambine, oggi qua-si nessuno più si avvale della facoltà di nonrispondere nei processi, perché in questomomento sarebbe controproducente crearealtre occasioni di scandalo. Ma ora che siparla di tenerli in carcere fino a dodici an-ni... “Il giocattolo gli si è rotto in mano”, com-menta Enzo Fragalà, deputato di Alleanzanazionale, “le procure hanno capito che nonpotranno più continuare a gestire tutto il po-tere che avevano prima e continuare a farele indagini esclusivamente con i pentiti”.

La guerra spietata fra i clan mafiosi chesta insanguinando Catania provoca un sensodi frustrazione in procura, e tra carabinierie polizia. Eppure la città etnea è la “capita-le” dei pentiti: fino al giugno del 1995 era intesta alle graduatorie nazionali, con 143 col-laboratori contro i 133 di Napoli, i 90 di Mi-lano, gli 88 di Palermo. Le maglie dell’acces-so ai programmi per i pentiti, probabilmen-te, erano troppo larghe e attraverso esse so-no passati anche personaggi come GiuseppeFerone, autore di omicidi mentre si era sot-to protezione.

I pm catanesi avvertono questa situazione,hanno capito che i processi in corso in que-sto momento - e in cui il contributo dei colla-boranti è determinante - sono fondamentali,temono di giocarsi i pentiti vecchi e di nonaverne di nuovi con cui cercare di spiegarequel che sta avvenendo oggi: “Si rischia di di-struggere il lavoro di anni”, dice Nicolò Ma-rino della Dda catanese, “e proprio nel mo-mento in cui si è arrivati ai processi”. E chea farlo debba essere un governo che era con-siderato amico, per qualcuno è inaccettabile.

sui pentiti, con maggioranza e opposizionecoalizzate “come se nemico principale nonfosse più la mafia ma i collaboratori di giu-stizia”, è giudicata inopportuna nel metodo,a Palermo. Ma l’opinione dominante è che ilsostituto procuratore della Direzione nazio-nale antimafia, applicato a Catania, abbiagridato cose che in molti sussurrano. Lo stes-so Gian Carlo Caselli non è felice di quelloche il governo dell’Ulivo sta facendo sul fron-te dell’antimafia e non smette di parlare di“calo di tensione”. Eppure, la diplomazia diCaselli lo porta pur sempre a cercare la me-diazione con un governo che è, e almeno inapparenza resta, amico di quelle toghe cheguardano a sinistra. Ben diversa è l’irruenzadi Bertone, anche lui di sinistra ma in una si-tuazione totalmente diversa rispetto ai colle-ghi palermitani: a Catania, infatti, l’emer-genza mafia è palpabile, visibile, con morti agiorni alterni (16 dall’inizio dell’anno, 85 l’an-no scorso, 82 nel ’95, 91 tre anni fa).

C’è poi il grande malessere dei pentiti, do-po anni di gestione allegra, anni di contribu-ti miliardari che portavano a ricordare im-

no più intenzione di sopportare. Anche per-ché si tratta delle società più popolari e piùvincenti, quelle che trascinano tutto il mo-vimento anche in termini di “promozione”rispetto al Totocalcio e al Totogol. Le so-cietà minori, quelle delle piccole città diprovincia, traggono invece dalla spartizio-ne della torta le risorse necessarie a copri-re le spese di campionato.

Il punto è questo: la ripartizione dellatorta va rivista. A sostegno di questa tesi èstata fatta circolare l’ipotesi di una Super-lega riservata, per ragioni economiche, so-lo ai grandi club. I piccoli, dopo aver tenta-

to una resistenza, hanno però mostrato dicomprendere che tutto il movimento calci-stico rischia di saltare se non si trovanonuovi equilibri. Nuovi equilibri rispetto al-le maggiori entrate che verranno dalla tv apagamento e che dovranno garantire le esi-genze di bilancio di piccoli e grandi club, inun arco di tempo medio e con una pro-grammazione attenta.

Sembra dunque necessario che ogni sin-gola società sappia muoversi all’internodella Lega, per promuovere la propria im-magine sul mercato della pay per view, cheè quello destinato a crescere molto rapi-damente. In Inghilterra - è quello il mo-dello - la tv degli abbonati assicura, fino alDuemila, mille e ottocento miliardi l’annoalle società professionistiche. In Italia (se-condo il rapporto McKinsey, il calcio az-zurro è quello che cresce più lentamente)si parte dai 90 miliardi garantiti, per la sta-gione in corso.

I bacini d’utenza del centro-sudA un esame superficiale delle prospetti-

ve potrebbe sembrare che il calcio, come ilbasket e la pallavolo, possa essere “ristret-to” geograficamente al centro-nord. Ma seteniamo conto dei “bacini di utenza” e diquanto il calcio sia radicato nel nostro pae-se e di quanto sia legato a fenomeni di cam-panile, si può ipotizzare che società come ilNapoli, il Bari, il Palermo, il Catania, il Ca-gliari, legate a grandi bacini, possano, secompetitive, trovare sul mercato televisivo

a pagamento le risorse necessarie per cre-scere ulteriormente. Insomma, occorre ave-re la capacità di investire con una logica dirapida programmazione. Il Sud, nella suastoria sportiva, è legato a un mecenatismomolto spesso semi-pubblico. Basti pensareal Cagliari di Gigi Riva. Quella società con-quistò uno storico scudetto non solo per isuoi campioni, ma anche per le risorse fi-

nanziarie che venivano in gran parte dal“pedaggio” pagato da industriali come Ni-no Rovelli, Orfeo Pianelli, lo stesso AngeloMoratti, che avendo stabilimenti industria-li nell’isola, contribuirono ben volentieri,

per buoni “rapporti” con la Regione, alle fi-nanze della società rossoblù. Tutto questo,oggi non è più possibile. Ma la strada nuo-va è già stata intrapresa: il Napoli di Corra-do Ferlaino, dopo avere rischiato il baratroper dissesto economico, ha saputo, raziona-lizzando i bilanci e trovando buoni alleati,trovare la strada della rinascita prima fi-nanziaria e poi sportiva.

Le società dovranno trovare, insieme, unaccordo che consenta di distribuire in ma-niera diversa rispetto ad oggi le nuove ri-sorse che verranno dal mercato tv. Ma peravere la certezza che le nuove risorse arri-veranno è necessario mettere mano ai ca-lendari dei campionati di A e B. Il proble-ma non è tanto quello, di cui si è discussonelle scorse settimane, di giocare al sabatoo alla domenica. Oggi tutte le squadre gio-cano di domenica, salvo l’anticipo della Bal sabato e il posticipo della A alla dome-nica sera, e questo comporta un “costo” perle società. Il successo del modello inglese,invece, sta proprio nell’articolato svolgi-mento del campionato che, tra anticipi eposticipi, offre al mercato della pay perview notevoli spazi da cui trae, dunque,maggiori risorse.

E qui è chiamato in causa il Coni che ècostretto, oggi, a difendere il calcio dome-nicale per tutelare Totocalcio e Totogol. Maquesto è un discorso un po’ logoro: l’elet-tronica consente di giocare la schedina o leschedine in uno spazio di tempo più agevo-le per lo scommettitore, come già accade

Roma. Cercansi disperatamente dirigen-ti sportivi super esperti, allenatori-manager,competenti in merchandising, di comunica-zione e di sicurezza degli impianti sportivi:nei prossimi giorni le pagine dei giornali ri-servate alla ricerca di personale super qua-lificato potrebbero riempirsi di annunci deltipo indicato. Committenti: le società pro-fessionistiche di calcio. Mettendo insiemetutti gli elementi che oggi ruotano intornoalle società di calcio, non è difficile ipotiz-zare il futuro prossimo partendo da un pun-to ben preciso: l’elezione di Franco Carraroalla presidenza della Lega Calcio. Il curri-culum di Carraro è noto: ha capacità di me-diazione, esperienza nazionale e interna-zionale e non gli mancano precedenti poli-tici e amministrativi, sebbene altamentecontroversi (fu il primo e l’ultimo sindacocraxiano di Roma). E’ presidente della Im-pregilo, società che costruisce ponti, dighe,metropolitane, grattacieli.

Quando si parla di Carraro si fa notarenaturalmente l’amicizia con Bettino Craxi,ma c’è chi ricorda che fra i due ci fu anchequalche screzio, come in occasione delleOlimpiadi del 1980 a Mosca, all’epoca delboicottaggio americano nei confronti del-l’Urss. Carraro, allora presidente del Coni,resistette a chi (Craxi compreso) non vole-va, per ragioni politiche, che lo sport azzur-ro partecipasse a quei Giochi. Sosteneval’autonomia dello sport dalla politica, gliazzurri andarono a Mosca e Craxi non gli ri-volse la parola per qualche anno. Però sivolevano bene, insomma erano della stessacordata, e Bettino lo fece anche ministrotecnico insieme a Renato Ruggiero.

Oggi Carraro torna a presiedere la LegaCalcio (la piccola confindustria del pallone)per due motivi: perché nell’ambiente si tro-va bene, forse meglio che nel diffidentemondo dell’impresa che ruota intorno allaFiat, e perché ha l’ambizione di renderepiù professionale l’impresa calcistica, an-cora pervasa da elementi di dilettantismonon compatibili con le grandi risorse fi-nanziarie disponibili sul mercato. Insom-ma, Carraro punta a quel “salto” industria-le e finanziario necessario per stare allapari con il calcio inglese e con quello tede-sco e spagnolo.

Si aspetta ancora che il nuovo presiden-te esponga al consiglio della lega il suo pro-getto. Ma ragionando sulla sua politicasportiva di tutta la sua ormai lunga carrie-ra di dirigente, si può prevedere che si daràda fare per razionalizzare il managementdel football. Il calcio d’altra parte è la co-lonna portante di tutto lo sport italiano, edunque di cose da fare ce n’è e di interessiin gioco pure.

Una torta da 500-600 miliardiPartiamo da un dato: trentotto società

professionistiche, tra serie A e B, attual-mente si dividono una torta di 500 miliardiogni anno (proventi, diritti tv e contributiConi). Il problema è costituito dal fatto cheotto-dieci di queste società spendono, perstare all’altezza del loro blasone, 500-600miliardi e ne incassano solo 300-400. Unonere economico-finanziario che non han-

Carraro e il progetto di una superlega dei ricchi & famosi

Le nuove norme sui pentiti spiazzano le toghe antimafia

Appena eletto al vertice della Lega, l’ex sindaco di Roma e manager dilungo corso alle prese con la riforma manageriale del mondo del pallone.Il modello inglese e le partite nei giorni feriali. La violenza negli stadi e laproposta veltroniana del “poliziotto di squadra”

per il Lotto, per il quale è possibile giocarefino a due ore prima dell’estrazione dei nu-meri. Anzi, visto che si giocherà al Lotto an-che due volte la settimana, le estrazioni sa-ranno spostate in orario serale per darepiù spazio ai giocatori.

L’obbligo di giocare alla domenica, saràil punto cardine che Carraro e la Lega cal-cio dovranno affrontare con il Coni, dopoche, negli anni passati, le società hanno piùvolte chiesto, e in parte ottenuto, una diver-sa percentuale sulle entrate del Totocalcio.

Il calcio del Duemila, insomma, tenderà anon tener conto del “settimo giorno”. Già og-gi, d’altra parte, le diverse tv nazionali e lapay tv, offrono calcio (Premier league ingle-se, Liga spagnola, Bundesliga tedesca e icampionati sudamericani) anche di lunedì,martedì, mercoledì e sabato. Il problemasarà quello, modificando le abitudini degliitaliani, di riportarli allo stadio non solo ladomenica ma anche il sabato e il lunedì.

Criminalità in caloE qui siamo al terzo punto, o meglio al

terzo dei problemi che Carraro dovrà af-frontare: la vivibilità degli stadi. Il verticecon Veltroni ha dato alcune indicazioni, ta-lune goffamente buoniste; comunque, inquesto caso, la strada che si intende segui-re è una: stadi più sicuri con l’allontana-mento dei tifosi più esagitati, e stadi construtture comode, dotati di servizi (non so-lo bar e ristoranti, ma anche club, discote-che e altro). Ma, soprattutto, gestiti dallestesse società che, avendo un problema di“immagine”, cercheranno di renderli piùaccoglienti e quindi più redditizi sul pianoeconomico. Esiste dunque un problema diacquisizione di impianti o di costruzione dinuovi stadi che siano, e anche qui l’Inghil-terra docet, progettati con determinate ca-ratteristiche di sicurezza ed esclusivamen-te pensati per un solo sport: il calcio. Certooccorre fare in modo che la violenza vengaallontanata dagli stadi, e soprattutto dallastessa immagine del calcio, c’è bisogno diun impegno diverso e di un rapporto diffe-rente tra le società e i tifosi. E qui anchel’Inghilterra è un po’ indietro.

Il vicepresidente del Consiglio ha fattosuo lo studio, preso pari pari dall’esperien-za inglese, del capo della polizia FernandoMasone. “Vogliamo i poliziotti di stadio e disquadra” ha detto Veltroni, un gruppo diagenti che segua di domenica in domenicale partite e che sia in grado di conoscereuno per uno i volti e le abitudini dei tifosidella squadra. In Inghilterra, questo siste-ma ha funzionato così e così, ma rimangonomolti dubbi per la sua applicabilità in Ita-lia. Forse anche la magistratura dovrebbediventare più professionale nei confronti dichi si rende colpevole di violenza intorno odentro gli stadi. I dati della Federazionesulla violenza negli stadi segnalano co-munque un ridimensionamento del feno-meno: nel 1996-’97, gli arresti sono stati 30(contro i 131 dell’anno precedente) e le de-nunce 385 (989 nella stagione 1995-’96). No-nostante la sassaiola di domenica scorsa aFirenze, Carraro comincia a lavorare in unclima di pace. Durerà?

DIRITTI TV E MERCHANDISING PER SFRUTTARE LE RISORSE FINANZIARIE OFFERTE DAL MERCATO DEL CALCIO-SPETTACOLO

1 MARZO 1947

Nuovo attentato a Gerusalemme. Que-sta volta al Goldschmidt club, riservatoagli ufficiali dell’esercito britannico, nelpieno centro della città: 17 morti e unacinquantina di feriti. La frustrazione e larabbia spingono il Comando inglese ascatenare una feroce operazione repres-siva. A Londra è ormai unanime la vo-lontà di abbandonare il mandato sull’in-candescente regione. Il governo laburi-sta si sta muovendo in gran segreto pres-so gli alleati americani perché sostitui-scano la Gran Bretagna in un’opera chesi sta rivelando troppo onerosa in termi-ni di vite umane oltre che finanziari. Wa-shington appare pronta a sostenere lespese della presenza britannica in Pale-stina ma non a impegnarsi militarmente.

La prostituzione è in aumento vertigi-noso in Germania, favorita dalla lottaquotidiana per sopravvivere contro ilfreddo e la fame e dalla disponibilità didenaro delle truppe alleate di occupa-zione. Si prostituiscono studentesse, ca-salinghe, vedove, aristocratiche. La mag-gior parte comincia per caso, tentata dal-la possibilità di un guadagno immediato,e lo fa poi saltuariamente ma molte, unavolta cominciato, tendono a considerar-lo un modo stabile per guadagnare pa-recchio e facilmente.

5 0 A N N I F AChe lo “jus dicere”, l’interpretazione eapplicazione della legge, non sia mai

un’operazione neutra è tanto noto achiunque sappia di diritto quanto ignora-to (e forse, talora, taciuto) nell’attuale di-battito sulla giustizia. Gli autori di “De-mocrazia giudiziaria”, Carlo Guarnieri ePatrizia Pederzoli, docente e ricercatriceall’università di Bologna, prendono il pro-blema di petto e partono proprio da que-sto assioma. Procedendo in un’analisicomparata, rilevano le differenze che suquesto punto e nella conseguente disci-plina del sistema giudiziario si registranonei vari ordinamenti.

Primo fondamentale discrimine è quel-lo tra paesi di common law (Usa e Inghil-terra principalmente) e di civil law (Eu-ropa continentale). I sistemi anglosassoni,caratterizzati da un approccio più prag-matico, mostrano piena consapevolezzadella natura “politica” dello “jus dicere”.Nei secondi vige tuttora il principio illu-ministico secondo cui il giudice non è al-tro che bocca (cioè mero esecutore) dellalegge sancita dal legislatore nei codici.

Spesso però la prassi dimostra che ilgiudice non sa sottrarsi ai condiziona-menti del mondo in cui è chiamato a ope-rare e alle istanze che maturano nel con-creto contesto politico in cui vive. D’altrocanto lo sviluppo dello Stato sociale, lonotava già Max Weber, producendo leggisempre più legate a casi specifici, ha esal-tato l’interventismo dello Stato in ogni set-

tore e quindi anche in quello giudiziario.La diversa consapevolezza tra i sistemi

di common e civil law della natura dello“jus dicere” porta a differenti strutturedell’ordinamento della giustizia. In Usa eInghilterra i magistrati vengono scelti in-sieme dal potere politico (il Parlamento,talora di concerto con il governo) e dal fo-ro (non solo da chi è già in magistratura,ma anche da avvocati e professori), tenen-do conto della preparazione tecnica maanche della professionalità dimostrata sulcampo. Si tratta dunque di magistrati pro-fessionali che amministrano la giustiziadopo una lunga carriera nel settore.

Nei sistemi di civil law, la chiamata av-viene invece per concorso, in base al solotitolo di laurea; in nome dell’indipenden-za è la stessa categoria a decidere chi de-ve entrare a farne parte. Siamo di frontealla figura del magistrato burocrate. Cosìè in Italia, dove, a differenza che in altripaesi di civil law (Francia e Germania),non esiste neanche il correttivo rappre-

sentato da un’istituzione ad hoc che edu-chi sul campo le future toghe. Gli ordina-menti di common law, concludono gli au-tori, trascurano l’indipendenza del magi-strato all’atto della nomina ma la garanti-scono nell’esercizio delle funzioni, men-tre quelli di civil law, tesi ad assicurarlanel primo momento, non riescono a pre-servarla in seguito.

Problema connesso è quello dell’acces-so del cittadino alla giustizia. A questa, in-fatti, si ricorre spesso in assenza di più ef-ficaci alternative. Secondo un rapporto dicausa ed effetto, quindi, tanto più la magi-stratura si rivela disposta a dar seguito adeterminati ricorsi, tanto più il cittadino èindotto a chiamar in causa i magistrati.

Si ripropone qui il problema della rea-le imparzialità del magistrato e dell’ob-bligatorietà dell’azione penale. Il discor-so vale soprattutto per il pm, che in Italiaè l’unico titolare dell’azione penale e l’u-nico soggetto, quindi, a decidere in qualicasi si debba procedere. Dall’analiticoconfronto tra i due sistemi che Guarnierie Pederzoli propongono emerge la mag-gior sensibilità delle toghe anglosassoniverso le richieste della società. Ma gli au-tori evidenziano che i regimi politici incui vige il maggioritario risultano più ef-ficaci nel dar risposta alle istanze dellasocietà e riescono quindi meglio a preve-nire l’interventismo giudiziario causatodalla necessità di supplire alla latitanzadella politica.

LLIIBBRRIICarlo Guarnieri – Patrizia Pederzoli

LA DEMOCRAZIA GIUDIZIARIA169 pp. Il Mulino, Lire 18.000

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ANNO II NUMERO 43 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 1 MARZO 1997

A WALL STREET GLI UNDER 30 sono quel-li che guadagnano di più con fondi e azioni

A marzo, a Wall Street verranno distri-buiti premi di produzione e gratifiche perben 8,1 miliardi di dollari (un aumento del30% rispetto al livello del ’96) tra i 150 milaaddetti al settore finanziario: una media di54 mila a testa nell’ambito di un arco dai 10milioni per i gestori di punta a poche mi-gliaia di dollari per gli impiegati d’ordine.Saranno i giovanissimi a fare la parte delleone. Sui dati per il periodo ’88-94, uno stu-dio pluriennale finanziato dal National bu-reau of economic research (il Cnr america-no) conclude che i gestori più giovani sonoquelli che rendono di più: mediamente ungestore di patrimoni finanziari che ha menodi 29 anni porta a casa rendimenti netti chesuperano dello 0,3% quello di uno di più ditrent’anni, ma i rendimenti netti di que-st’ultimo sono mediamente ben lo 0,5% piùalti di quelli di un gestore che ha più di 48anni. Non è la propensione al rischio a farela differenza. I gestori più giovani - conclu-dono Judith Chevalier e Glenn Ellison delMit - non solo non sono più temerari dei lo-ro colleghi più anziani ma investono meglioin quanto, temendo di perdere il posto e lareputazione a inizio carriera, investono conmaggiore accortezza.

I MERCATI EMERGENTI di Asia, AmericaLatina ed Est Europa vivranno un buon ’97

Dopo una corsa a briglie sciolte degli in-dici di borsa sino a fine ’92 e tre anni di cri-si, i mercati emergenti dei paesi dell’Asia,dell’America Latina e dell’Europa Orienta-le stanno riacquistando la fiducia degli ope-ratori. Lo sottolinea un’analisi della Societàfinanziaria internazionale da cui si rileva,tra l’altro, che nel ’93-96, solo le borse russee brasiliane hanno avuto risultati aggregatimigliori di quelli di Wall Street; pessima, in-vece, la borsa di Bangkok, che ha segnatouna perdita secca del 60%. La ripresa vienedeterminata dai rapporti abbastanza favo-revoli tra prezzi delle azioni e dividendi checaratterizzano (dopo 3 anni neri) molti mer-cati in sviluppo. A chi non vuole correretroppi rischi - avvertono alla banca d’inve-stimento britannica Bzw - si suggerisce dipuntare sui settori emergenti (telecomuni-cazioni, informatica) dei paesi emergenti:che la doppia “emergenza” paga lo proval’andamento ’86-96 di portafogli basati suquesti criteri.

IL CREDITANSTALT AUSTRIACO sconsi-glia le obbligazioni italiane e spagnole

Gelida l’analisi dei mercati obbligaziona-ri italiano e spagnolo che il Creditanstalt au-striaco offre nella “lettera riservata” ai pro-pri clienti: meglio lasciarli stare - avverte l’i-stituto - poiché i tassi d’interesse hanno su-bito una forte contrazione, ma permane il ri-schio di un deprezzamento delle monete incui sono denominati i certificati. Per il Cre-ditanstalt, con la definizione, tra sei-otto me-si, del gruppo di testa dell’Unione moneta-ria europea, arriverà il “momento della ve-rità” per chi ha investito in obbligazioni ita-liane e spagnole, particolarmente in quellea cedola fissa. Meglio puntare sull’Europaorientale: i certificati della Repubblica Ce-ca rendono un buon 9,5% e sono denomina-ti in una moneta che si sta rafforzando. Otti-mi i rendimenti delle obbligazioni triennalipolacche (20,4%) ed ungheresi (18%), pur seè in atto una svalutazione strisciante; percontenerne gli effetti gli istituti di emissionele hanno agganciate, in vario grado, a un pa-niere di monete forti dell’Europa occidenta-le. La “lettera”, tuttavia, mette in guardia glioperatori nei confronti dei certificati a red-dito fisso slovacchi: a rendimenti bassi (ap-pena il 7,6% ) corrispondono rischi ancoraelevati di post-comunismo in agguato.

I DUBBI DELLA BERS sullo sviluppo degliscambi negli ex paesi comunisti

Un’analisi della Banca europea per la ri-costruzione e lo sviluppo (Bers) sottolineache il riciclaggio di finanza sporca è unadelle determinanti della crescita dei mer-cati finanziari dell’Europa centrale e orien-tale e degli elevati rendimenti offerti prin-cipalmente al capitale di rischio. Il diretto-re dell’ufficio legale della Bers, John Taylor,mette in risalto come le banche “siano alleprese con un periodo in cui predominano letransazioni in contanti” e “l’attività di vigi-lanza è pressoché inesistente”. In Bulgariae in Slovacchia le stesse privatizzazioni ven-gono fatte in “cash”. Nella Repubblica Ce-ca, dove sono sorte cinquanta nuove banchenel giro di pochi anni, è stata varata unanormativa sui controlli contabili, ma man-cano le strutture e le istituzioni per appli-carla. Per i servizi segreti inglesi, il giro del-la “finanza sporca” ammonta a mille mi-liardi di dollari l’anno; la metà circa an-dranno all’Est.

I soldi degli altri

Boom di giovani gestori in UsaL’Est europeo tra finanza sporcae obbligazioni super-redditizie

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Signor direttore - So che in sauna non si do-vrebbe leggere, ma siccome la mattina prestonella sauna della Camera dei deputati sono dasolo, io leggo Il Foglio. Le segnalo però che auna temperatura sopra i cento gradi la cartadel suo giornale, che è più consistente delle al-tre, si surriscalda al punto che dopo cinque mi-nuti non si può più tenere in mano, e si è co-stretti a interrompere la lettura. Perciò, o leicambia carta, o fa in modo che il contenuto delFoglio possa essere letto in cinque minuti. Al-trimenti sarò costretto a leggere in sauna gior-nali meno consistenti e surriscaldati.

Umberto Giovine, Roma

C’è un’altra soluzione. Far costruire allaCamera un meraviglioso bagno turco. La sau-

na è secca e surriscalda, il bagno turco è umi-do e consentirebbe una lettura perfetta, di-stesa e distaccata delle nostre quattro pagi-ne. Alla fine bisognerebbe soltanto strizzar-le. Buon lavoro e grazie, onorevole Giovine.

Signor direttore - Mi trovo in una spiacevolecondizione: sono amico di Mauro Galligani, se-questrato in Cecenia, e di Adriano Sofri, dete-nuto nel carcere di Pisa. Sofri, che al pensierodel sequestro “si morde le mani” è quello che,contando sulla sua reputazione cecena e sullesue amicizie, si è adoperato in modo decisivoper la liberazione di tre volontari italiani se-questrati nella repubblica ribelle. Non ho moti-vo di dubitare dell’efficacia dell’azione intra-presa dalla Farnesina e dalla nostra amba-

sciata di Mosca per ottenere la liberazione diGalligani, ma ho buone ragioni per pensare cheun’intensificazione degli sforzi non sia inutile.E faccio una proposta: perché non fornire a So-fri, nel carcere di Pisa, un telefono satellitare dausare per il tempo necessario, con l’assistenza ese volete il controllo di persone dei ministeri de-gli Esteri e di Grazia e giustizia, per attivarepiù di quanto non si possa fare indirettamentei suoi contatti ceceni e spendere la sua parola,colà riconosciuta e ascoltata? Sofri è condan-nato in via definitiva, non c’è pericolo di inqui-namento delle prove né altro rischio.

Toni Capuozzo, Milano

E’ un’idea. L’unità di crisi costituita allaFarnesina, che sta lavorando con alacrità e

competenza, potrebbe esaminarla, se le cir-costanze dovessero richiederlo. Ma atten-zione. Molta gente si è fatta fregare dalla no-torietà di Sofri, dalla sua vena di scrittore,dal suo orgoglio, e pensa che se ne stia in unbellissimo albergo-biblioteca. Se gli si des-se un satellitare a scopo umanitario, scrive-rebbero che riceve in salotto. E non è così.

Signor direttore - Nel Foglio del 25 febbraioleggo che è stata celebrata a Mosca, dal suoomonimo progettista, il generale Kalashnikov,l’invenzione del mitra più longevo del mondo,il fucile d’assalto AK 47 “Kalashnikov”. Nellarealtà il Kalashnikov è stato derivato, conser-vando l’architettura originaria, dalla M.P. (Ma-chine-pistole) 44 dei tedeschi, eccellente carabi-

na automatica e a colpo singolo a presa di gas,calibro 7.92, 800 colpi al minuto, velocità ini-ziale 671 metri al secondo, arma di estrema ef-ficienza e di grande facilità di costruzione, es-sendo costituita in prevalenza da parti stam-pate e molto economiche. “L’invenzione” russadel Kalashnikov fa parte dei circa 46 mila bre-vetti tedeschi civili, industriali e militari deiquali i vincitori della Germania si appropria-rono a titolo grazioso.

Ugo Cecconi, Valmontone (Roma)

Il diritto romano reca: “Per quanto ri-guarda il possesso, l’occupazione è un buontitolo”. Quanto al kalashnikov: “Per quantoriguarda il brevetto, l’appropria-zione è un buon titolo”.

Del Foglio letto in sauna, del satellitare per Sofri e del generale Kalashnikov