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STAMPA REGGIANA periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport Euro 3, 00 Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: EDIT7 Via Pasteur,2 Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 AutoGepy www.autogepy-chrysleritalia.it AutoGepy www.autogepy-chrysleritalia.it L’ALTRA FACCIA DELLA ROSSA REGGIO > PRIMO PIANO Il fallimento del convegno su Camillo Prampolini IL POSTER UFFICIALE DELLA TRENKWALDER da pagina 18 a 21 di Simone Russo Sarà l'anno di una nuova guida politica per Reggio? Difficile rispon- dere a distanza di mesi dalla sca- denza elettorale, ma in molti stan- no lavorando per lanciare una sfida credibile che porti una novità nel quadro politico reggiano. Primo fra tutti ad aver suscitato una serie di nuove aspettative è Uris Cantarelli con la sua associazione Città Attiva, un soggetto che opera nella società civile ma che sta già assumendo una serie di contatti in vista di una possibile discesa in campo dell'ex manager di Enìa. Una sfida che parte da sinistra ma che guarda anche ad altre posizioni politiche, muovendosi da una critica all'attua- le assetto di potere: quella alleanza tra cattolici dossettiani e sinistra radicale che è stata alla base dell'esperienza dell'amministrazio- ne Delrio. Visti gli scricchiolii di questo asse, esplosi in maniera clamorosa col mancato voto di Ri- fondazione Comunista all'opera- zione di fusione Enìa Iride, si apro- no certamente spazi di azione nuo- vi per Cantarelli: raccogliere i mal di pancia della sinistra può rivelarsi compito particolarmente agevolato in questo periodo. E ciò vale so- prattutto per la somma di diversi fattori: ad un meccanismo di gover- no locale che pare incepparsi ormai un po' troppo spesso, IL MESSALE DEI TEMPLARI RITROVATO RECORD DI NEVE SULL’APPENNINO LA MAPPA PER GLI SCIATORI di Donatella Dall’Argine da pagina 14 a 17 COMUNE, SARA’ L’ANNO DELLA SVOLTA? > INCHIESTA Le campane del Duomo e l’Unione dei Campanari di Dario Caselli Per la prima volta la crisi eco- nomica è avvertita da tutti, infat- ti le precedenti riguardavano sin- gole realtà o settori produttivi. Il vento gelido della recessione, non solo scuote il modello emiliano, rende anche evidente la scompar- sa dei comunisti. Per carità, la nostra era già un versione addo- mesticata del lupo siberiano: un po' di sociale e molto capitalismo, convegni sullo spirito cooperativo e concretezza da impresa privata, chiacchiere sul verde e fortissimo sviluppo edilizio. Insomma, men- tre si parlava di nuove povertà e di terzo mondo, tutti diventavano più ricchi. Il sistema veniva gover- nato con fermezza dal Partito senza aggettivi, il cui potere cre- sceva assieme al consenso, grazie ad un mix di benessere, propa- ganda, discreta amministrazione e clientelismo. Il tutto era facilita- to dall'omogeneità del ceto di governo, che, attraverso un siste- ma di porte girevoli, faceva pas- sare le stesse persone dalla coo- perazione al sindacato, alle asso- ciazioni imprenditoriali, alla poli- tica ed alle aziende pubbliche. segue a pagina 5 servizio di Danilo Morini segue a pagina 5 di Giuseppe Amadei a pagina 6 - 7 di Sergio Masini da pagina 10 a 13 > EVENTI 7 Gennaio 2009 212° Anniversario del Tricolore Italiano a pagina 3 Foto Studio 13 UNA SFIDA CREDIBILE

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Euro 3,00

Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: EDIT7 Via Pasteur,2 Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702

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L’ALTRA FACCIA DELLA ROSSA

REGGIO

> PRIMO PIANO Il fallimento del convegnosu CamilloPrampolini

IL POSTER UFFICIALE DELLA TRENKWALDER

da pagina 18 a 21

di Simone Russo

Sarà l'anno di una nuova guida politica per Reggio? Difficile rispon-dere a distanza di mesi dalla sca-denza elettorale, ma in molti stan-no lavorando per lanciare una sfida credibile che porti una novità nel quadro politico reggiano. Primo fra tutti ad aver suscitato una serie di nuove aspettative è Uris Cantarelli con la sua associazione Città Attiva, un soggetto che opera nella società civile ma che sta già assumendo una serie di contatti in vista di una possibile discesa in campo dell'ex manager di Enìa. Una sfida che

parte da sinistra ma che guarda anche ad altre posizioni politiche, muovendosi da una critica all'attua-le assetto di potere: quella alleanza tra cattolici dossettiani e sinistra radicale che è stata alla base dell'esperienza dell'amministrazio-ne Delrio. Visti gli scricchiolii di questo asse, esplosi in maniera clamorosa col mancato voto di Ri-fondazione Comunista all'opera-zione di fusione Enìa Iride, si apro-no certamente spazi di azione nuo-vi per Cantarelli: raccogliere i mal di pancia della sinistra può rivelarsi compito particolarmente agevolato in questo periodo. E ciò vale so-prattutto per la somma di diversi fattori: ad un meccanismo di gover-no locale che pare incepparsi ormai un po' troppo spesso,

IL MESSALE DEI TEMPLARI RITROVATO

RECORD DI NEVE SULL’APPENNINOLA MAPPA PER GLI SCIATORI

di Donatella Dall’Argineda pagina 14 a 17

COMUNE, SARA’ L’ANNO DELLA SVOLTA?

> INCHIESTALe campane del Duomo e l’Unione dei Campanari

di Dario Caselli

Per la prima volta la crisi eco-nomica è avvertita da tutti, infat-ti le precedenti riguardavano sin-gole realtà o settori produttivi. Il vento gelido della recessione, non solo scuote il modello emiliano, rende anche evidente la scompar-sa dei comunisti. Per carità, la nostra era già un versione addo-mesticata del lupo siberiano: un po' di sociale e molto capitalismo, convegni sullo spirito cooperativo e concretezza da impresa privata, chiacchiere sul verde e fortissimo sviluppo edilizio. Insomma, men-tre si parlava di nuove povertà e di terzo mondo, tutti diventavano più ricchi. Il sistema veniva gover-nato con fermezza dal Partito senza aggettivi, il cui potere cre-sceva assieme al consenso, grazie ad un mix di benessere, propa-ganda, discreta amministrazione e clientelismo. Il tutto era facilita-to dall'omogeneità del ceto di governo, che, attraverso un siste-ma di porte girevoli, faceva pas-sare le stesse persone dalla coo-perazione al sindacato, alle asso-ciazioni imprenditoriali, alla poli-tica ed alle aziende pubbliche.

segue a pagina 5

servizio di Danilo Morinisegue a pagina 5

di Giuseppe Amadeia pagina 6 - 7

di Sergio Masinida pagina 10 a 13

> EVENTI7 Gennaio 2009212° Anniversariodel TricoloreItaliano

a pagina 3

Foto Studio 13

UNA SFIDACREDIBILE

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

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di Simone Russo

Si unisce un momento di particolare debolezza del Par-tito Democratico a livello na-zionale. I due fenomeni, so-vrapponendosi, possono riapri-re le danze in un momento in cui molti potenziali candidati anti - Delrio sembravano rasse-gnati a starsene fermi in attesa

di tempi migliori. Le vicende delle ultime setti-

mane, con i circoli dei demo-cratici in rivolta dopo le vicen-de giudiziarie che hanno ri-guardato le amministrazioni campane, danno un segnale forte sul fatto che il marchio Pd rischia di avere una presa significativamente minore del previsto sugli elettori. Per que-

sto, dopo la rottura con Rifon-dazione, ammesso che sia defi-nitiva, Delrio da medico si do-vrà trasformare in ingegnere per ricostruire il centrosinistra sulle basi di un nuovo disegno. A gettare le fondamenta del suo nuovo progetto di centro-sinistra collaborerà più di un capomastro civico. L'ex Mar-gherita e ora Italia Popolare Franco Colosimo è pronto a scendere in campo e guarda a Delrio di sicuro non come ad un avversario politico. Nel re-troscena si agita ancora l'om-bra di Carlo Baldi, che l'estate scorsa incontrò Uris Cantarelli per proporgli di entrare in un cartello programmatico pro -

Delrio. Una mossa non centra-ta, vista col senno di poi. Ma Baldi è sempre attivo e lo stes-so Delrio non ha negato che una lista civica a lui legata non è un'ipotesi da scartare.

Nel centrodestra reggiano nelle ultime settimane si è tor-nato a parlare, con non molta convinzione, di un possibile ticket con la Lega. La strada di

un apparentamento con Ales-sandri, ormai in corsa da mesi, non sarebbe da escludere al-meno in base a valutazioni "romane" non collegate alla realtà reggiana. L'ipotesi più probabile però, fino ad adesso, è quella che si ripercorra la poco produttiva strada percor-sa nel 2004, quando lo slogan fu "marciare divisi per colpire uniti". Una scelta che non si rivelò molto azzeccata: Delrio sbaragliò la concorrenza e fece il pieno di voti. La strategia del Pdl, almeno a leggere quanto detto da Fabio Filippi, dovreb-be essere quella di portare Delrio al secondo turno, gareg-giando ognuno col proprio sfi-

dante, e solo in quella sede ragionare di apparentamenti in chiave politica con Uris Can-tarelli.

Il candidato civico sembra es-sere l'uomo con le idee più chiare in questo frullato di esternazioni che non facilita la comprensione degli scenari re-ali. Mentre tutti si scambiano segnali cifrati, Cantarelli tesse

con apparente calma la sua tela. A partire dall'incontro con associazioni di categoria, esponenti politici e della socie-tà civile, l'ingegnere sta por-tando a sintesi il suo manifesto per la città.

Ben vengano, dunque, le ini-ziative di stampo civico, se so-no portatrici di nuove idee e nuovi programmi. Il confronto nell'arena politica locale si sta sempre più trasformando in una sterile lotta tra micro - le-ader, mentre la politica locale dovrebbe prima di tutto elabo-rare soluzioni nuove per gover-nare gli effetti contraddittori del tumultuoso sviluppo degli ultimi anni. La crisi c'è, il tem-po stringe.

Politica >

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STAMPA REGGIANAperiodico di attualità cultura spettacolo sport

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 3

Il prossimo 7 gennaio, festa na-zionale, nella nostra città si svol-geranno le celebrazioni per il 212° anniversario del Primo Tricolore, nato a Reggio nel 1797. Le cele-brazioni, presiedute dal sindaco di Reggio, Graziano Delrio, saranno

onorate, anche nel 2009, da un rappresentante delle più alte isti-tuzioni della Repubblica: quest’an-no il Comune di Reggio Emilia ha invitato il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ter-za carica dello Stato.

Il 7 gennaio 2009 si celebra il 212° anniversario

della nascita del Tricolore

segue dalla prima

Graziano Delrio Uris Cantarelli

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

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segue dalla prima

di Dario Caselli

Un esempio per tutti, l'ex sindaco di Correggio Claudio Ferrari; era dipenden-te Cna in aspettativa, finito il mandato è diventato assessore provinciale, poi presidente delle ferrovie regionali, infi-ne, per ragioni di stipendio, dirigente delle medesime.

Ad una certa età e con l'aria che tira, cosa c'è di meglio di un posto fisso, possibilmente pubblico? Questo è il curriculum di larga parte delle dirigenza ex Pci. Poi con le lacrime di Occhetto alla Bolognina, si è sciolto anche il par-tito, lentamente, come un iceberg: via i compagni di Rifondazione, continui cambi di nome (Pds, Ds, Pd), intanto i vecchi simboli scolorivano nelle bache-che impolverate degli Istituti Gramsci. Mentre l'iceberg si scioglieva, i dirigenti, tutti provenienti dalla federazione gio-vanile del Pci di Berlinguer, cambiavano continuamente contenitore, al punto di non dargli neppure un nome; sono nate così La Cosa uno, due, ecc, un pò come le auto serie tre, cinque, sette. Alla fine quella che sembrava l'idea vincente fu il Pd, però nella fretta di una fusione a freddo, senza anima, di stampo societa-rio, il recipiente è esploso, l'acqua si è sparsa e gli eredi del vecchio Pci sono scomparsi. Impossibile, si dirà, invece sì, appaiono in tv, ma si tratta di immagini di repertorio. Basta guardare la nostra regione, una volta i socialisti e poi gli ex Dc facevano al massimo i presidenti di provincia, quasi mai i sindaci di un co-mune capoluogo; nel 2009 i sindaci di Piacenza, Reggio, Bologna, Forlì, Ferrara e Rimini sono o saranno, in caso di vit-toria, esponenti della Margherita. Resi-stono solo Modena e Ravenna, mentre gli ex diessini si accomodano sugli stra-puntini delle Province. Nella foga del nuovismo hanno rinunciato al centrali-

smo democratico, decisamente demodè, a favore delle correnti, anche se le chia-mano fondazioni; le varie Red, White, Green, più adatte ai tempi di Facebook. Un tempo curavano ossessivamente il tesseramento ed il controllo dei voti, oggi si preoccupano di dividersi le com-parsate in tv ed i soldi del finanziamen-to pubblico. Ds e Margherita si sono sposati in separazione dei beni, sono l'unico partito al mondo che ha tre te-sorieri. Rotto il recipiente, l'acqua non ha più forma ed allora ci si divide ovun-que, a Reggio come a Cavriago, a Scan-diano come a Villa Minozzo. Ai tempi della Dc (il Pd assomiglia all'ultima ver-sione), si capiva la differenza tra dorotei e fanfaniani, qui non si sa più chi è Red o White. Per non parlare poi degli iscrit-ti, un reperto da museo delle cere, contano meno di quelli di Forza Italia, sostituiti dagli elettori delle primarie, roba molto simile ai gazebo di Berlusco-ni, con la differenza che per votare in genere un solo candidato, si paga alme-no un euro, nei gazebo si vota invece gratis, col vantaggio che la scheda è prestampata. La consistenza liquida del Pd rischia di far sembrare solidissimo il Pdl, che almeno è di plastica. Chiusi nella morsa di Berlusconi e Di Pietro, i nostri ex sessantottini rischiano di fare la fine dei comunisti e socialisti francesi prima dell'arrivo di Mitterand. Là vi fu una rinascita molto aiutata dal potere e dalla massoneria, qui leggiamo che an-che le fedeli logge toscane si sono stancate di tanta chiassosa inconcluden-za, si sa, amano la discrezione. Questo sarebbe il meno, il problema vero è che non solo manca un Mitterand, non ci sono neppure Blair o Obama, Veltroni più che un leader carismatico, sembra il capo di un governo balneare destinato a sciogliersi al caldo delle europee di giugno. Nè vediamo all'orizzonte la possibilità di costruire una credibile forza riformista, fino a che non saranno andati a casa tutti gli attuali dirigenti, Red o White che siano, nessuno di loro sa cosa sia una moderna sinistra, vengo-no da altri mondi ormai scomparsi. Sono dei sopravvissuti, anche se ancora non lo sanno.

Economia >

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 5

di Sebastiano Simonini

La tentazione è fortissima, ho già pronto un nutrito elenco di commenti, anche il titolo: "Vi spiego perché non mi piace la fontana del Valli". Ma decido di rifletterci meglio e lasciare stem-perare per qualche settimana le reazioni più istintive.

Quindi mi rivolgo ad un evento che poco ha a che fare con la nostra città. Parlo della mostra organizzata a Palazzo Marino, Milano, nella quale è stata presen-tata una sola opera: La Conversio-ne di Saulo, che il Caravaggio di-pinse su tavola nel 1601. Il dipinto appartiene alla Collezione Odescalchi ed esce da un approfondito restauro che la riconsegna nel suo pieno, unico, inarrivabile splendo-re.

L'occasione conferma una mia idea sulla quale ho più volte insistito, ovvero che non è necessario raccogliere decine di opere per mettere insieme una mostra. Come in questo caso può esserne suf-ficiente una sola, sulla quale sviluppare un approfondito lavoro di studio e ricerca, meglio se sfrut-tando e valorizzando l'occasione del restauro. Il pubblico apprezza la chiarezza e la semplicità, e por-re il focus di una esposizione su di una sola grande opera aiuta. E a

Milano più di cinquemila persone al giorno hanno visitato questo "one ma-sterpiece show". Non ci troviamo di fronte alla so-lita operazione di marke-ting, come nel caso delle molte esposizioni che si organizzano, unicamente con finalità commerciali, con opere spesso di mode-sto livello qualitativo e tal-volta segnate da attribu-zioni dubbie. Affatto, que-sta è un'operazione intel-ligente, seria e, conseguen-temente, di grande succes-so. E come tale è riuscita a catalizzare l'attenzione di uno sponsor forte, che non ha nascosto grande soddi-sfazione (ENI).

Non posso risparmiarmi una considerazione su qualche limite che segna la progettazione espo-

sitiva nella nostra città. Ripenso all'anno appena trascorso e riesco a ricordare solo la Settimana Eu-ropea della Fotografia, purtroppo anche per le polemiche che sem-pre la accompagnano, e la mostra in corso su Matilde, oggettiva-

mente debole. Se faccio uno sfor-zo e mi concentro su Palazzo Magnani mi vengono anche in mente Steichen e Ruggeri. Non è molto, neanche per chi cerca comunque di rimanere aggiorna-to su quanto succede nel mondo dell'arte a Reggio Emilia.

Ora un sogno, e ritorno al Ca-ravaggio. Non sarebbe possibile immaginare per Palazzo Magna-ni un'esposizione in linea con quanto proposto a Milano? Non riusciamo a trovare un solo, vero, grande capolavoro da presentare alla città e ad un pubblico che, in questo caso, possiamo davvero

immaginare non solo locale? So perfettamente che progetti di questo livello una cosa è sognarli, altra è metterli concretamente in campo, ma non è impossibile. Sarà pure un'idea balzana, ma perché non lavorarci sopra?

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

150 anni fa, il mercoledì 24 aprile 1859, alle ore 8,15, nacque a Reggio Emilia Camillo Prampo-lini. Avvocato, Deputato di sei legislature, Amministratore, Coo-peratore, Giornalista, Socialista Direttore de” LA GIUSTIZIA”, ban-diera del primo socialismo. Pram-polini fu uno dei fondatori del P.S.I. e il più grande protagonista del RIFORMISMO Italiano. Fu chia-mato l’Apostolo del Socialismo, ma come Gesù, non venne a por-tare la pace, ma la spada fiam-meggiante della Giustizia. Separò il padrone dal servo, lo sfruttato-re dallo sfruttato, liberando i la-voratori dalla schiavitù e dalla fame. Ne fece uomini liberi, orga-nizzati in liberi e potenti organiz-zazioni e amministrazioni, sinda-cati e cooperative, costruttori di quella rete economica , culturale e politica, civile e sociale, che ancora oggi costituisce il” model-lo emiliano”, cioè a dire “pram-poliniano”. Prampolini fu il leader carismatico amato dai lavoratori, contrastato sempre dai comunisti (rivoluzionari dal 1921) che vole-vano il potere sul modello sovie-tico e dai cattolici, ai quali rivol-geva l’invito a mettersi davvero dalla parte dei poveri, come Cristo e non dalla parte dei padroni e dei preti clericali, tutti antisocia-listi. Perseguitato dai fascisti fu costretto all’esilio, dove morì nel 1930. Entrò nell’agone politico agiato, ne uscì povero in canna.

Un D.M. 20 marzo 2008 prevede e finanzia un programma di valo-rizzazione dell’importante figura reggiana di Prampolini. Durerà tre anni prevedendo tante inizia-tive sicuramente valide sul piano

storico, culturale e politico. La delega del Ministro è all’on. sot-tosegretario (allora) Elena Mon-tecchi con un Comitato Nazionale composto da tutti, meno i sociali-sti reggiani. Che subito protesta-no dimostrando, tra l’altro, di avere preziosi studiosi, storici e pubblicisti (di libri e riviste su Prampolini) veri eredi prampoli-niani da sempre (on. Amadei, on. Del Bue, on. Felisetti, prof. Masini, dott. Odescalchi ecc.). I tre onore-voli, in seguito, sono cooptati nel Comitato Nazionale e partecipano alla sua prima riunione promossa a Reggio per il programma. Ma questo non c’è e lì non si fa. Però salta fuori, improvvisamente, all’insaputa dei socialisti, con un primo Convegno su “ Il Riformi-smo tra due secoli, da Prampolini al terzo millennio”. A Reggio, 11 – 13 dicembre scorsi, sala Mano-dori dell’Università, 9 relatori di varie altre Università, storici ben preparati, ma nessuno socialista di Reggio. Il Convegno è stato un flop, a giudizio della stampa, de-gli studiosi e della gente. Sala quasi vuota per tre giorni, assenze importanti, tutti umiliati, organiz-zatori bocciati. Comunicato di protesta dei socialisti che proget-tano un loro Comitato, un loro Programma, un loro finanzia-mento Ministeriale, chiedendo i conti del Convegno già svolto senza loro. Faranno in modo che tutta la città sia impegnata in questo centocinquantesimo anni-versario della nascita di Prampo-lini non delegabile al P.D. con anti- prampoliniani di scuola.

s.m.

di Giuseppe Amadei

Il risultato del Convegno su Camillo Prampolini è sotto gli occhi di tutti: un fallimento com-pleto ed accertato da tutti. Biso-gna, quindi, esprimere una severa condanna, senza attenuanti, per il sindaco-presidente del Comitato Nazionale e per gli organizzatori, che andrebbero cacciati a furor di popolo ed additati come inadatti al ruolo a loro affidato per aver sperperato i soldi dello Stato; tali somme buttate al vento dovreb-bero essere addebitate a chi le ha ordinate. Nella descrizione dei fatti accaduti voglio essere pun-tuale e preciso, perché si possa - con cognizione di causa- giudicare il comportamento del primo citta-dino di Reggio Emilia, il quale - va detto per inciso - ha il coraggio di firmarsi presidente del Comitato Prampolini, senza aver mai parte-cipato alle riunioni (nemmeno a quella di insediamento) e se il motivo della sua permanente as-senza fosse da attribuire alla con-sapevolezza di essere egli inade-guato a tale compito, sarebbe l'unico fatto positivo da attribuir-gli.

A chi non lo sapesse debbo ri-cordare che da oltre cinquant'an-ni a Reggio Emilia esiste l"'Opera Benefica Camillo Prampo-lini", che sopravvive sen-za contributi statali, pro-vinciali o comunali, e che è stata presieduta fino al 1960 dall'On. Alberto Si-monini e dopo la sua morte e fino ad oggi, presieduta dal sottoscrit-to.

Ricorrendo nel 2009 il 150° anniversario della nascita di Camillo Pram-polini, presi l'iniziativa - già da molti mesi - assie-me al comitato direttivo dell'Ente ed a personalità della politica e della cul-tura reggiana, di fare coincidere tale avveni-mento con la preparazio-ne di un convegno a livel-lo nazionale che, nelle nostre intenzioni, avreb-be dovuto essere presie-duto dal Presidente della

Repubblica. La prima nostra riu-nione pubblica fu tenuta nei loca-li del Comune, gentilmente con-cessi, e si deliberò all'unanimità di invitare tutti i rappresentanti del-le istituzioni reggiane a fare parte del Comitato ed in tale senso fu inviata, per primo, una lettera al

sindaco, il quale rispose per iscrit-to che era d'accordo sull'iniziativa e che, dovendo allontanarsi prov-visoriamente da Reggio, ne avrem-mo volentieri riparlato al suo ri-torno.

Per me il sindaco deve ancora rientrare dall'estero, perché da

quel momento in poi subentrò un silenzio assoluto, fino al giorno in cui appresi dalla stampa che il sindaco (ex de-mocristiano) e la presidente dell'Amministrazione Provin-ciale (ex comunista) avevano costituito un Comitato Nazio-nale per la valorizzazione del-la figura di Camillo Prampoli-ni (socialista). Di quel fanto-matico comitato nessun socia-lista reggiano faceva parte. Ne nacque, come noto, una vibrata protesta ed una vio-lenta polemica alla fine della quale il sottoscritto, l'On. Mauro del Bue e l'On. Dino Felisetti furono cooptati nel Comitato.

Alla prima riunione, assente il sindaco-presidente, si fece solo accenno che sarebbe sta-to organizzato un convegno e che ci saremmo - a suo tempo - rivisti per i dettagli del caso.

SENZA I SOCIALISTI REGGIANI

UN SILENZIO ASSOLUTO

IL FLOP CHE CAMILLO PRAMPOLINI NON MERITAVA

Giuliano Amato al convegno

> Primo Piano

1912 - Il XIII Congresso del Partito Socialista, tenuto a Reggio, portò alla spaccatura fra i riformisti.

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 7

Primo Piano >

Nessuna riunione fu più ed, a la-vori iniziati, appresi che nei giorni che vanno dall'11 al 13 dicembre 2008, ci sarebbe stato un conve-gno sul "Riformismo da Camillo Prampolini al terzo millennio" con i relatori ufficiali già nominati e provenienti da tutta Italia ed an-che dall'estero, i quali - oggi sap-piamo- aver parlato inutilmente in aule deserte. lo trovo tutto ciò disdicevole, inconcepibile ed as-surdo e quindi quando saprò (nel-la riunione del Comitato Naziona-le che dovrà pure obbligatoria-mente essere riunito, anche se contro voglia) come sono stati

sciupati i soldi dello Stato, rasse-gnerò le mie dimissioni da un co-mitato che non ha nessuna ragio-ne di esistere, constatato che non viene nemmeno convocato in oc-casioni come questa e quando raramente si riunisce è sempre senza il suo presidente, il quale evidentemente dimostra di non avere tempo da perdere per fatti di così poco valore, come quello di ricordare Camillo Prampolini e di far rivivere la memoria e l'or-goglio, fra i reggiani, di aver dato i natali a un così grande Uomo da tutti amato.

Manifestazione del 1º maggio 1907 in p.zza Cavour

Prampolini nel 1913

Prampolini con i genitori e la sorella Lia

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8 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Eventi

di Franco Notari

Il 29 novembre 2008 è destinato a diventare una data "storica" per la nostra città. La Fondazione Papa Giovanni XXIII ha concluso la prima tappa di un cammino che può a buon titolo essere considerata la più significativa e premiante. La Fondazione, adesso, entra nel pie-no della sua operatività, sia gesten-do il complesso edilizio che è stato ultimato, sia impostando con mag-gior serenità le fasi di un ulteriore sviluppo.

Non è facile sintetizzare le sen-sazioni ed i convincimenti che han-no avvinto ogni partecipante alla festa inaugurale che si è tenuta il 29 novembre e che si è risolta nel rispetto dell'essenzialità.

Tutto è iniziato con l'intitolazio-ne della nuova via d'accesso, dedi-cata a Madre Teresa di Calcutta. E'stato lo stesso sindaco Graziano

Del Rio a "svelare" la targa posi-zionata all'inizio della via, nella diramazione dalla Via Santi Grisan-te e Daria di Villa Sesso. Non è stato difficile dare conto dell'im-portanza dell'intitolazione e dell'affinità dell'impegno della missionaria albanese con quello necessario nella struttura appena ultimata.

In un imprevisto scenario inver-nale, per l'abbondante nevicata che il giorno precedente ha rico-perto di un manto immacolato la campagna e le nuove costruzioni, le autorità e gli ospiti dell'evento si sono dispersi lungo il viale d'ac-cesso, confluendo alfine davanti all'ingresso della nuova sede del Centro sociale in attesa del fatidico taglio del nastro. Qui si sono ritro-vati il sindaco di Reggio, la presi-dente della Provincia, il rappresen-tante della Fondazione "Manodo-ri", e con loro il presidente della Fondazione Papa Giovanni XXIII,

Uber Mazzoli, affiancato da Don Ercole Artoni e da Matteo Iori, presidente del Centro sociale. Li accompagnavano il rappresentan-te del governo, dott. Valente, il delegato vescovile mons. Francesco Marmiroli, esponenti politici e am-ministrativi, ed una folla di opera-tori, amici, familiari, collaboratori che non ha potuto essere accolta nella sala polivalente del nuovo complesso.

Il presidente Uber Mazzoli ha rivolto un breve saluto di acco-glienza alle autorità e agli invitati, ringraziando i collaboratori ed i sostenitori "per il lavoro di squadra che - attraverso difficoltà e ostaco-li - ha consentito di completare l'opera in tempi contenuti e con una forte economia nelle risorse impiegate".

Dopo di lui ha preso la parola il sindaco Graziano Del Rio, che ha affermato che la città - con il com-pletamento di questa struttura - è

diventata più ricca in quanto "la nuova sede del Centro sociale è frutto di un'opera collettiva, com'è avvenuto per la Cattedrale, ed è grande e importante in quanto segno di uguaglianza".

All'intervento del sindaco sono seguiti quelli di Sonia Masini, di Renzo Boni e di Antonella Spaggia-ri, in rappresentanza di tre enti (Provincia, RETE - Reggio Terza Età e Fondazione Manodori) che han-no contribuito in modo significati-vo al compimento del progetto della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Non meno efficaci sono state le considerazioni propositive di Umberto Nizzoli e di Mariella Mar-tini, in quanto direttamente coin-volti nell'attività di prevenzione e cura delle dipendenze e della si-tuazioni di disagio per i loro ruoli di psicologo e di dirigente dell'AU-SL. Ma il clou dell'attenzione si è registrato con l'intervento di Don Ercole Artoni, fondatore della Co-

munità e attivo testimonial da trent'anni di una lotta impari con-tro l'invadenza delle droghe e di un ampliamento della rete di assi-stenza alle categorie più disagiate della società. "All'ingresso della comunità - ha detto - abbiamo messo un Cristo che risorge: è una scelta non casuale; tutti quelli che sono ospitati in questi locali sono già stati crocefissi e qui devono trovare il modo per risorgere, per tornare alla vita." Ed ha concluso: "Noi, come Cristo, dobbiamo im-parare a donare agli altri, senza pretendere mai alcunché in contro-partita: noi non espelliamo nessu-no, ma accogliamo tutti quelli che hanno bisogno".

Le considerazioni di Don Artoni sono state riprese dal vicario vesco-vile mons. Francesco Marmiroli che ha sottolineato il valore simbolico della nuova struttura d'accoglienza per persone in condizioni di disa-gio, equiparandola all'impegno di

ECCO LA COMUNITA’ APERTA A CHI HA BISOGNO

La Fondazione Papa Giovanni XXIII ha mantenuto il suo impegno realizzando una grande opera

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Eventi >

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 9

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partecipazione collettiva che ha permesso alla città di fruire della propria Cattedrale nella sua com-pletezza architettonica e nella più aggiornata funzionalità sacrale.

Le opere realizzate, più delle parole che erano state spese fino a quel momento, hanno fornito ai visitatori la dimensione delle solu-zioni abitative adottate, rispettose della norme sanitarie e di un'ade-guata funzionalità negli arredi e negli spazi.

Approfittando di un'inconsueta luminosità diffusa dalla coltre ne-vosa, il folto pubblico presente alla cerimonia si è disperso per i locali, soffermandosi a valutare ogni aspetto della nuova realizza-zione ed a considerare la limitatez-za di soluzioni che non riescono a sopperire alle crescenti esigenze di un fenomeno che - nella dipen-denza da droghe, da gioco d'az-zardo e dall’abuso di alcolici - scon-volge la vita di tante famiglie reggiane.

Ha comunque trovato ampio consenso il livello qualitativo della struttura, sia nelle parti destinate a momenti relazionali come il re-fettorio, la sala di lettura, la sala polivalente, sia negli ambienti ri-servati a funzioni tecnico-operati-ve, come le cucine, l'infermeria, le stanze dormitorio, le sale per gli operatori, la lavanderia, gli uffici, il laboratorio-magazzino e le ser-re.

I dati e le informazioni che alcu-ni membri della Fondazione forni-vano ai visitatori conferivano una dimensione precisa alla struttura e all'impegno che vi è stato profuso. Sentirsi dire che il complesso sorge su un'area di 30.000 metri quadra-ti e che di una superficie edificabi-le prevista di 6.000 metri quadrati ne sono stati realizzati soltanto 2.730, pur tenendo conto della

consistenza delle opere ultimate, imponeva una riflessione sull'im-pegno che i soci della Fondazione Papa Giovanni XXIII si sono assunti e che intendono realizzare.

Il richiamo alla Cattedrale pro-pone una riflessione sulla capacità realizzativa dei soci della Fonda-zione e sulle esigenze effettive da affrontare da parte della colletti-vità locale sul fronte del disagio e della dipendenza.

La data dell'annullo filatelico

che è stata posta sulle immagini della nuova realtà terapeutica può costituire, unitamente a quella del 4 giugno 2005, data di posa della prima pietra, un riferimento ine-quivocabile sulla potenzialità orga-nizzativa e sulla capacità di attra-zione del consenso e di coinvolgi-mento di mezzi di enti pubblici e privati di cui la Fondazione Papa Giovanni XXIII (nella sua pur recen-te costituzione e nel rispetto dei fini assistenziali che si propone) è

espressione viva e concreta. Nel nome della collettività reggiana e quale adesione ad un progetto di prevenzione e cura di mali profon-di della società opulenta.

Nelle foto di Stefano Rossi della pagina di sinistra, una suggestiva immagine notturna, la benedizione dei locali da parte del vicario vescovile mons. France-sco Marmiroli e il taglio del nastro inau-gurale (sono riconoscibili, da sinistra a destra: l'assessore provinciale Marcello Stecco, don Ercole Artoni, la presidente della Provincia Sonia Masini, il presidente

della Fondazione Papa Giovanni XXIII Uber Mazzoli, il sindaco di Reggio Gra-ziano Del Rio, il presidente del Centro sociale Matteo Iori, il vicario vescovile mons. Marmiroli e il vicepresidente della Fondazione "Manodori" Massimo Mussi-ni).

Foto sopra: Da sinistra a destra: Le foto di Elisa Pellacani propongono una veduta delle serre, un particolare del re-fettorio e di una stanza dormitorio; la foto di Stefano Rossi ritrae il presidente Uber Mazzoli e don Ercole Artoni all'in-terno delle cucine realizzate con il con-tributo dei clienti e dei soci dei Supermer-cati Conad Le Querce e Le Vele.

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10 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

CANTANDO “FRA MARTINO”CON I NOSTRI CAMPANARI

di Sergio Masini

"Fra Martino, Campanaro,suona tu… suona tu…suona le campane…suona le campane…din don dan, din don dan…diin… doon… daan…"

Cinquanta e più anni fa le voci-ne bianche dei bimbi e delle bimbe si alzavano al cielo nel cortile dell'Asilo delle suore di Santa Cro-ce, annesso alla Chiesa, vicina alle Officine Meccaniche Reggiane. Tutti figli di operai e di contadini. Si accompagnavano con una pic-cola danza, in cerchio, mentre battevano ritmicamente le mani e i visini si alzavano felici verso il cielo.

Analoghe vocine bianche, di bimbi e bimbe, si alzano anche oggi al cielo più di cinquant'anni dopo, nel cortile della nuova scuo-la dell'infanzia, Campi Soncini in via Bligny, a Santa Croce, nella strada del grande Centro Reggio

Children Loris Malaguzzi, per la formazione e documentazione dell'avanguardia pedagogica e di-dattica reggiana, frequentata da insegnanti di tutto il mondo.

Ebbene, gli stessi din, don, dan risuonano anche nel Centro Inter-nazionale.

A Santa Croce, più di mezzo se-colo fa, i bimbi erano tutti bianchi, il dialetto trionfava, i genitori portavano le tute blu dell'Officina, o i vestiti contadini, fazzolettini colorati al collo o in testa e le rac-comandazioni ai figli erano que-ste: "Fa a mot, sta boun e fa al brev!"

Oggi, in via Bligny, l'asilo Campi Soncini, prosecuzione di quello della vecchia Chiesa, allora con don Iotti, detto don Pedana, lo stesso canto si leva nel terso, az-zurro cielo del mattino, ma i bam-bini, come i genitori, sono bianchi, gialli, neri, italiani, cinesi, africani e anche asiatici e sud americani. E così anche a Reggio Children i din don dan dei docenti fanno eco a quelli dei bambini.

Din don dan è la festa delle campane, nella storia che passa dai figli ai genitori, agli insegnanti. E' la tradizione che continua, con la stessa simpatia, dedizione e deli-catezza nei canti e nelle danze, nei semplici ritmi dei girotondi.

Le campane sono così, sempre,

nella nostra storia, i loro rintocchi passano dalle terre e dai cieli all'anima. Dei piccoli e dei grandi. Ed esultano ed esaltano nelle case e nelle scuole. Din don dan, suona le campane…

Le campane sono sempre un grande strumento di comunicazio-ne. Funzionano spesso in sintonia con grandi orologi metallici, fatti a mano, pezzo per pezzo, infissi poi nelle torri, insieme alle campa-

ne, per l'orientamento temporale della popolazione. Le campane, di loro, possono anche darci segnali metereologici, con botti di campa-ne piccole "a tempo". Cielo sereno 1 botto, nuvole 2 botti, pioggia 3 botti, neve 4 botti, incerto 1 gros-so e 1 piccolo dopo l'Ave Maria del mattino. Le campane comunicano i battesimi, con segni diversi per maschietti e femminucce.

E' un invito a gioire. Le campane si infilano nelle onde sonore e

comunicano: "C'è un nuovo par-rocchiano con noi!". E i cittadini registrano i commenti. Ma le cam-pane esaltano la Mamma Maria, la Madonna, madre di Dio e la gente "si segna" e si raccomanda, come un Ave sulle labbra. Poi ci sono i "concerti", vere opere d'arte mu-sicale, dove i campanari sono più originali e creativi, per feste spe-ciali. Ma ci sono anche i rintocchi affannati per i pericoli di alluvioni,

segue a pag. 13

Sette campane a salto, con una decina di campanari al lavoro

> Inchiesta

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Inchiesta >

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 11

Nel febbraio di questo anno si è realizzato un altro importante evento. La costituzione di una Unione Campanari Reggiani, con circa quaranta iscritti, volontari, tutti impegnati, come da loro Sta-tuto, al "mantenimento e tutela della tradizione campanaria reg-giana". L'Unione è autonoma, ha un Comitato Direttivo di 14 soci, gli incarichi attualmente sono questi: Presidente Torelli Giorgio, Vicepre-sidente Bartoli Gabriele, segretario Melioli Roberto, segretario Ammi-nistrativo Ragni Giuseppe.

Ci sono anche tanti "allievi cam-panari" giovani, che imparano dai "maestri campanari" di tanta espe-rienza, che "fanno scuola" nelle celle campanarie, sulle torri, che diventano "aule" con le campane lì davanti, da sperimentare. Ci vuole forza, intelligenza, memoria, fantasia creativa. Non ci sono testi, né "spartiti musicali", né "lingui-stici". C'è tanta "pratica", l'eserci-zio è tanto, se c'è la passione. I campanari, oggi, non sono anche "sagrestani" come una volta. Sono persone di mestieri e professioni diverse: operai, contadini, artigia-ni, impiegati, carabinieri, studenti, medici, poliziotti e anche un pro-fessore di greco al Liceo Classico. Tutti volontari.

Quando funzionano le campane i colombi si spaventano e fuggono lontano, rincorsi dai suoni ritmici prodotti da strumenti che pesano quintali di bronzo, a forma di bic-chiere rovesciato, con diametro oltre il metro e mezzo, l'altezza uguale al diametro, con batacchi di chilogrammi proporzionati, con tante corde e cordini, che, in armo-nia fra loro, producono i "segni" reggiani. Non ci sono tante fonde-rie di campane, ma Reggio ne ha una di oltre un secolo e mezzo di vita, a Castelnuovo Monti. E' della ditta Capanni, che 20 anni fa, quando venne al Campo Volo di Reggio, Papa Giovanni Paolo II°, ha messo a disposizione una cam-pana a slancio da "concerto gros-so", che è stata suonata per l’occa-sione. Fu trasportabile solo con un TIR, con un successo grandioso. Le torri campanarie più alte di Reggio sono a Bagno e a Sesso. Alcune torri hanno la cella campanaria di lavoro, non in alto, ma a metà al-tezza, meno quella del Duomo. A Bagno c'è stata una bella tradizio-ne di insegnamento ad allievi, con corde a mano; in montagna hanno una storia di campanari che lavo-rano a terra con lunghe funi. Sono una decina le torri che hanno i loro campanari fissi. Quasi tutti i campanari dell'Unione, fissi o no, si spostano in Provincia, "a chiama-ta", al bisogno. E loro vanno vo-lentieri.

E' la passione che li spinge. Le campane chiamano e loro corrono. C'è un modo tutto "reggiano" di suonare le campane, diverso da quello "ambrosiano", per esempio, che vige da Mantova a tutta la Lombardia. A memoria dei nostri campanari non risultano infortuni sul lavoro con le campane in terra reggiana. Si registrano, talvolta, riposi "per fatica", poiché, talvolta, si ha "la carne greve", da super scampanate. E' una grande fatica davvero. Per muovere 5 campane a Reggio occorrono 10/12 campa-nari.

Quando sono nella cella i cam-panari lavorano proprio sotto le campane, i cui suoni sono altissimi e rimbombanti nelle orecchie, che devono proteggere per l'udito, per non avere problemi di sordità.

Le campane sono anche nelle orchestre, sostituite da tubi metal-lici appesi ad un cavalletto e per-cossi da un martello a mano. Furo-no i compositori romantici ad in-trodurre nelle loro musiche, i suoni delle campane.

C'è dunque una grande storia delle campane.

E a Reggio, in questo anno, si svolge un grande evento storico. In autunno si è concluso il grande restauro del Duomo. Sono durati

alcuni anni i lavori delica-ti, ma hanno restituito alla Basilica, in pieno splendore, tutti i suoi beni artistici nascosti e logorati dal tempo. Preziosità e bellezze stupende. Degne di una bella storia, di una grande fede, di una solida Ecclesia. Inaugurata an-che l’importante Galleria d'Arte, custode di centi-naia di opere d'arte e documenti eccezionali, testimonianze di un pas-sato operoso e cultural-mente ricco di relazioni con artisti e letterati e scuole filosofiche e teolo-giche che hanno caratte-rizzato le varie epoche, oggi frequentate da stu-diosi, ricercatori, docenti e studenti. Archivi ecce-zionali e libri rari.

In questo fervore di re-stauri, inaugurazioni ed esposizioni al pubblico di questa magnificenza di beni culturali ed artistici, sotto la direzione di Mon-signore Ghirelli, volete che si sia dimenticato il bene custodito nella solenne torre del Duomo? L'im-pianto campanario, con le sette potenti bronzee campane, dialo-ganti sempre con la popolazione,

con i suoi "segni" (a botti, a diste-sa, a scampanio, a concerto) che scandiscono la vita nei tempi del costume civile e delle funzioni re-ligiose, proprie di una civiltà sem-pre attenta ai valori sociali e spiri-tuali, ma anche a riti della nascita e della morte, nonché ai pericoli incombenti della natura, che può minacciare e scatenarsi sulle comu-

nità, non è afferro ignorato. No davvero. E una grande festa di campane è stata organizzata saba-to 15 novembre 2008 giorno della inaugurazione dei restauri del Duomo, nella primavera passata.

Al mattino, dalle ore 12 alle 13, la domenica pomeriggio, dalle 15 e 17, e alle 19,30, alla fine della

NELLA SOLENNE TORRE DEL DUOMO

segue a pag. 13

Campanaro al banchetto con due corde sotto ai piedi

A sx il presidente Giorgio Torelli con Bartoli, Fantini e Cottafavi

Campane a bicchiere girate in alto

SONO RIUNITI IN QUARANTASEI

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

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funzione religiosa, con Sua Eccel-lenza il Vescovo, le campane hanno suonato a distesa, a piena festa. La città è stata irrorata di tocchi e rintocchi, da cascate di concerti campanari, realizzati in sequenza, da venticinque campa-nari. E i reggiani hanno ascoltato entusiasti. E tutti hanno ricorda-to quei precisi "segni acustici" che scandiscono i Battesimi e le Feste con concerti speciali, ma anche i tocchi e rintocchi per morti, allarmi e pericoli per la comunità.

E' una grande torre campana-ria quella della Cattedrale. Tutto, in essa, è manuale ed ha sette bronzi. Il più grosso è il "campa-noun" di pesi reggiani 360 (pari a 28 quintali) e di m 1,60 di dia-metro, fuso nel 1791 dall'allora

rinomata fonderia reggiana Vin-cenzo Riatti. Per il concerto di tutte le campane occorrono 12 campanari, di cui 6 solo per la maggiore. Il concerto reggiano viene chiamato "al noster" ed è speciale.

Con lo scampanio del battaglio a mano e un botto finale della campana più grossa. Le torri campanarie a Reggio sono tante quante le parrocchie. Non ci sono nelle ultime Chiese, costruite nel-la modernità, con strumenti tec-nici elettrici a terra, sostitutivi delle campane, con uso di CD e DVD. Ma questo non piace ai nostri campanari. Tutte le torri campanarie di Reggio hanno im-pianti gestiti da una cinquantina di campanari esperti della tradi-zione propria reggiana.

incendio, terremoti, o allarmi par-ticolari.

Le campane fanno anche "i rin-tocchi a morte", lenti, scanditi, lugubri nelle lunghe sequenze, ri-petute.

2 tocchi, se la morte è di donna, 3 di uomo, 4 di prete, 5 di vescovo, 6 di cardinale, 7 di Papa. Anche qui la gente si fa il segno della croce, si informa ("chi è, dove, di che fa-miglia?") e tanti, con le labbra quasi chiuse, recitano un Re-quiem…

Ma figuratevi gli stati d'animo del popolo quando si sentiva rin-toccare la campana della torre del Monte di Pietà, che suonava solo per le impiccagioni.

Si può intendere bene come le campane siano un potente mezzo di comunicazione, una enorme "ra-dio" o "microfono" di una volta, che resiste, perché la gente ama le campane. E i padri e le madri inse-gnano ai figli ad ascoltare e inter-pretare le campane. A loro volta i

figli diventeranno padri… e così resiste la "cultura popolare" delle campane sulle torri. E' la tradizione che si struttura ed evolve, c'è una specie di "lingua campanara" no-strana che si tramanda.

Le campane lavorano e si sporca-no così, nelle celle aperte, ma i loro bravi campanari le lavano e puliscono con la cenere se diventa-no brulle. Taluni campanari parla-no affettuosamente con le campa-ne, che conoscono ad una ad una, come le loro mani. Ricordiamo, con tristezza, alla fine, quando i nazisti e i fascisti, a Reggio, portarono via dalle torri le campane di bronzo per fonderle e farne delle armi. Le torri diventarono mute. Le campa-ne morte. Le popolazioni vedove. La civiltà offesa nelle sue fondazio-ni. Noi usciamo da questa ombra di tristezza, per ricordare che i campanari dell'UNIONE REGGIANA partecipano a rassegne campana-rie di altre Province e Nazioni e nelle gare si piazzano sempre be-ne, perché "al noster" è un sistema

di suono raffinato e festoso. Così sigla i successi il Presidente Torelli, per segnalare due belle iniziative organizzate a San Martino in Rio e a Fazzano, da Mussini Arnaldo, del Comitato direttivo dell'"Unione Campanari". Le scolaresche delle scuole elementari dei due paesi parteciperanno a "lezioni sulle campane" teoriche, ma anche pra-tiche, con le campane a terra, visi-bili e toccabili, insieme agli inse-gnanti. A San Martino in Rio l'ul-timo sabato di marzo 2009, a Faz-zano il terzo sabato di aprile. Do-cente: Mussini Arnaldo, campanaro classico. Così, a rafforzare la nostra identità e a tramandare la storia delle campane, si partirà dalle scuole elementari. Anzi: dalle Scuo-le dell'Infanzia, dai 3 anni. Perché noi, intanto, abbiamo nella mente e nel cuore le vocine dei bimbi degli asili di Santa Croce, che can-tano e danzano "Fra Martino Cam-panaro" da oltre mezzo secolo. Din don dan fa bene a tutti.

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 13

Inchiesta >

segue da pag. 10

Mons. Tiziano Ghirelli con gli amici campanari

Un campanaro, insegnante di latino e greco al Liceo Ariosto

segue da pag. 11

Servizio fotografico di Stefano Rossi

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14 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Turismo

di Donatella Dall’Argine

Stagione invernale 2008/2009 decisamente da record per l'Ap-pennino Reggiano. Tanta neve, novità, proposte, iniziative e cu-riosità, offerte mirate e diversifi-cate per tutti e a tutti i livelli. Le parole d'ordine sono scegliere, provare e divertirsi.

Tra laghi, boschi,montagne in-nevate ed un'atmosfera ovattata che conferisce al paesaggio una dimensione quasi fiabesca gli ap-passionati degli sport invernali possono vivere emozioni davvero uniche e indimenticabili. La prin-cipale stazione invernale dell'Ap-pennino è il comprensorio di Cer-reto Laghi collocato al crocevia tra Emilia, Liguria e Toscana. Facil-mente raggiungibile dai tre ver-santi, incastonato nel meraviglio-so scenario del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano,è racchiuso attorno ad un lago ap-penninico di origine glaciale ai

piedi del monte La Nuda. In que-sto periodo, il paesaggio è am-mantato di neve e si può sciare in uno scenario naturale di rara bel-lezza.La sua posizione "strategi-ca" assicura neve abbondante e naturale per molti mesi l'anno. Non a caso, alcune delle cime più alte dell'intero Appennino setten-trionale si trovano qui: il monte Cusna (2.120m), il monte Prado (2.020 m), l'Alpe di Succiso (2.070 m), e altre come il monte La Nuda e il Casarola che sfiorano i duemi-la metri di altezza.

Si può praticare ogni tipo di-sport invernale, dallo sci alpino allo sci di fondo, dallo snowboard al pattinaggio su ghiaccio, dal trekking all'alpinismo, ma anche rilassarsi nelle moderne strutture ricettive e ricreative della zona. Cerreto Laghi rende unico il sog-giorno invernale anche grazie alla sua ampia e qualificata offerta composta da 13 alberghi con oltre 800 posti letto, 12 ristoranti, 13 bar, negozi e servizi di informazio-ne ed assistenza turistica.

Le 11 piste da discesa e le due da fondo, per una lunghezza to-tale di 29 chilometri e le diverse opportunità per lo snowboard, lo sci alpino, il trekking e l'alpinismo,

diversificano le attività sportive ed iltempo libero anche del turista più esigente. Gli impianti di risali-ta contano 3 seggiovie (una bi, una tri e una quadriposto), uno skilift, una manovia e un nastro trasportatore, con una portata totale di 7.000 persone/ora. L'in-nevamento programmato è ga-rantito da 40 cannoni disposti

lungo 15 km di piste. Per i bambi-ni ed i principianti, invece, è attiva la collaudata Scuola Italiana di Sci Cerreto Laghi, affidata a maestri professionisti. Il tutto garantito da un efficiente sistema di sicurezza integrato, che unisce la sorve-glianza delle piste, le infrastruttu-re di protezione e un costante servizio di soccorso ed assistenza

per gli sciatori. Per gli amanti dello sci di fondo sono disponibili infine, due anelli lunghi rispetti-vamente 5 km (pista Maccagnina) e 7km (pista Lago Pranda). Non poteva mancare anche a Cerreto Laghi uno spazio dedicato ai più piccoli. Accanto alle piste, infatti, sorge Baby Park Cerreto, dove educatori esperti accolgono i bam-

Per il comprensorio di Cerreto Alpi una stagione invernale da record. Anche le altre stazioni invernali come Febbio, Ventasso, Pratizzano e Civago conquistate da sportivi e semplici turisti

TANTA NEVE E FOLLA DI SCIATORI, L’AP

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Turismo >

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 15

bini dai due anni, consentendo ai genitori di sciare in tranquillità. Qui, i piccoli, possonogiocare con gonfiabili colorati o divertirsi sul-la pista da snowtubing, scivolando su morbidi gommoni. Per prolun-gare il divertimento la pista rima-ne aperta anche alla sera, dalle 20 alle 22.

Il Cerreto è la stazione ideale per i più giovani, grazie all'adre-nalinico Zanzi park, un attrezza-tissimo snow park riservato agli amanti della tavola e delle emo-zioni. I riders più scatenati posso-no sbizzarrirsi in evoluzione al suono di musica, diffusa da una serie di amplificatori.

Anche nella vicina stazione scii-stica di Febbio la disciplina dello

snowboard trova ampi spazi, so-prattutto nella parte alta degli impianti, dove è possibile cimen-tarsi in favolosi fuori pista con lanchi naturali per gli amanti dell'halfpipe. Per chi ama scivola-re sulle lame, Cerreto Laghi offre un modernissimo Palaghiaccio do-tato di una pista lunga 60 e larga 30 metri, e di ben 3000 posti. Per le sue caratteristiche, la struttura è pressoché unica in tutto il centro Italia e all'avanguardia in Europa per le attività collegate agli sport del ghiaccio indoor.

Chi desidera sperimentare l'emozione di una giornata sulle lame, può contare su un efficiente servizio di noleggio pattini: ben 1000 paia, dal numero 27 al 48. La

struttura dispone anche di unpun-to ristoro, al quale si accede diret-tamente dalla pista.

L'offerta turistica dell'Appenni-no reggiano include, oltre a Cer-reto Laghi, altre quattro stazioni sciistiche, pronte a soddisfare sia lo sciatore più esperto, sia le fami-glie con bambini.

Febbio è considerato il più alto balcone dell’Appennino, grazie alle seggiovie che si inerpicano fino a 2063 metri di quota.

La stazione mette a disposizione 5 piste da discesa di varia lunghez-za e difficoltà, per un totale di 25 km e due anelli per il fondo di 5 e 3 km.

APPENNINO E’ TORNATO A SORRIDERE

segue a pag. 17Palaghiaccio - Cerreto Laghi

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Non mancano nemmeno una scuola di sci, un campo scuola, uno snowpark, un baby park ed un noleggio attrezzature. Le piste so-no servite da 2 seggiovie biposto ed una triposto, per una portata di 3100 persone all'ora. E' presente anche il Centro Neve Natura Pian-vallese dove è possibile praticare il nordic walking, sci di fondo, sci alpinismo, ciaspole e trekking. La stazione di Ventasso Laghi vanta una posizione invidiabile, tra l'im-ponente profilo del monte Ventas-so, il lago Calamone e fitti boschi di faggi. E' facilmente raggiungibi-le da Reggio Emilia e Parma ed è collegata ad Aulla e La Spezia at-traverso il passo del Lagastrello.

La stazione è dotata di 4 piste da discesa per un totale di 11km, un impianto di innevamennto pro-grammato, una scuola di sci, noleg-gio attrezzature, baby park e diver-si alberghi, campeggi e residence. Gli impianti di risalita sono costitu-iti da 3 skilift, che consentono di

trasportare 1800 persone all'ora. Inoltre, nella stazione, sono stati realizzati gli impianti d'illumina-zione per due piste: la Pista n.1 e il Campo scuola. Oltre a coloro che desiderano passare una serata di sport, gli impianti ospitano,alla sera, gli allenamenti dei bambini del locale sci club, corsi seralidi avviamento allo sci e interessanti proposte per le scuole elementari e medie.

Non lontano dalla stazione, nel comune di Ramiseto, si trova, inve-ce, il centro sci di fondo di Pratiz-zano. Qui, la rete di piste battute, 3 anelli di 3, 5 e 7 km, soddisfa anche le esigenze del fondista più esigente, mentre una locale scuola di sci è disponibile per le prime lezioni a chi desidera approfondire la conoscenza di questa disciplina. La piccola stazione di Civago Ap-penninia, propone, invece, il circu-ito sulla neve Appennino Reale, percorribile sia con trekking a pie-di sia con sci di fondo e ciaspole. L'itinerario si snoda all'interno

dell'Abetina Reale e tra l'Alpe di Cusna e Bosco Reale di Piandela-gotti. La stazione offre 6 piste da discesa di varia lunghezza e diffi-coltà per un totale di13 km, scuola di sci, campo scuola, baby park, noleggio attrezzature e servizio ristoro. Le piste sono servite da 2 skilift ed una manovia, in grado di trasportare 1700 persone all'ora. Infine, Ospitaletto è una piccola e tranquilla stazione sciistica non lontano da Ligonchio, una delle località più belle dell'Appennino reggiano.

A poca distanza dal passo Prada-rena, che consente il collegamento con il versante toscano, la stazione offre 7 km di piste da sci, suddivise in 4 piste da discesa, serviti da 3 skilift dalla portata di 1900 persone all'ora. La ricettività è costituita da piccoli alberghi a conduzione fami-liare e diverse trattorie.

E' possibile anche effettuare escursioni con le ciaspole e prende-re lezioni di sci.

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 17

Turismo >

PRODOTTI - I marchi rappresentati

Emac rappresenta oggi un’ampia gamma di marchi internazionali in diversi settori della medicina. Le apparecchiature di cui l’azien-da cura la distribuzione e l’assistenza sono infatti attualmente uti-lizzate in molti e diversifi cati settori della sanità.

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Un’effi ciente struttura organizzativa garantisce un servizio tecnico di ottimo livello che trova applicazione nei settori della riparazione, della manutenzione, e delle verifi che funzionali e di controllo sulle apparecchiature elettromedicali secondo Norma CEI 62-5.

CIASPOLATE NEL PARCOIl Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano offre un'ampia

scelta di itinerari da percorrere con le ciaspole ai piedi. Una vera e propria full immersion nella natura. Uno dei percorsi più interessan-ti, che arriva al Passo di Romecchio, è quello che ripercorre l'antica via dei pellegrini, diretti a San Pellegrino in Alpe e al Volto Santo di Lucca. Il percorso si snoda lungo la GEA(Grande Escursione Appenni-nica) ed il Sentiero Italia. Dal Passo di Romecchio si possono ammira-re la cresta Sud Est del Monte Cusna e la Catena delle Alpi Apuane. Degno di nota anche ilpercorso che conduce al Lago Bargetana, raggiungibile percorrendo la strada che dal rifugio incrocia quella proveniente da Ligonchio lungo la Valle dell'Ozola, percorribile in un'ora, compreso il ritorno.

PARETI DA BRIVIDOL'Alpe di Succiso offre diverse possibilità di escursioni con ramponi

e piccozza. Per la sua forma e le pareti scoscese e rocciose, il monte ricorda molto le cime alpine. In tempi non troppo remoti, questa fu la sede di un vasto ghiacciaio che si estendeva fino all'area di Casa-rola. Per chi raggiunge la vetta, 2016 metri sul livello del mare, il panorama è assicurato: si possono, infatti, ammirare il Golfo di La Spezia, la Corsica e persino le isole dell' Arcipelago toscano. Anche il Monte Cusna offre interessanti alternative, per escursioni, immersi nell'affascinante natura invernale, costeggiando la conca di origine glaciale del monte Prado e il lago della Bargetana, per proseguire lungo la Valle dell’Ozola.

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18 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Storia

di Danilo Morini

Sabato 13 Dicembre, nella splen-dida Chiesa di San Filippo Neri re-stituita alla città dopo un prezioso restauro, una folla di curiosi ha assistito alla presentazione del vo-lume " Il Messale dei Templari di Reggio Emilia" edito dalla Fonda-zione Pietro Manodori di Reggio Emilia a cura di Dolores Boretti.

L'opera, accompagnata da un DVD con testi ed ideazione di Gian-franco Parmiggiani e regia di Pier Dante Longanesi, parte dalla storia di un antico messale usato dai Cavalieri Templari, ora custodito nell'Archivio Capitolare di Mode-na, ma un tempo facente parte del

patrimonio di testi religiosi della mansione che l'Ordine possedeva a Mucciatella, nel reggiano, tra le odierne frazioni di Puianello e Montecavolo, nel comune di Quat-tro Castella: uno dei rarissimi esem-plari di libro liturgico sicuramente appartenuto ai Templari sopravvis-suto fino ai nostri giorni.

Questo bellissimo manoscritto, corredato di preziose miniature in parte riprodotte nell'opera, farà da sfondo ad una storia scritta a più mani che darà modo ai lettori di fare un viaggio ideale nel mon-do dei Templari "di casa nostra", di quelli che emergono dai docu-menti editi ed inediti, partendo da quel Guglielmus che nel 1144 era Priore della "Casa" dell'Ordine di Mucciatella, una delle prime atte-state in Italia.

L'epopea templare ha dato pa-gine sia gloriose che oscure da scrivere sui libri di storia, ma la fine improvvisa dell'Ordine ha lasciato spazio a troppe leggende e misti-

ficazioni esoteriche, che se da un lato hanno creato intorno ai Cava-lieri del Tempio quell'indubbio alo-ne di fascino e mistero che ancora tanto affascina un vasto pubblico, dall'altro però hanno inevitabil-mente finito per trascurare la vita reale dell'Ordine, il suo quotidia-no, il complesso ambiente fatto di possedimenti agrari, contadini, ar-tigiani e pellegrini che nulla aveva da spartire con le feroci guerre in Terrasanta, ma che è stato fonda-mentale nel sostegno della missio-ne spirituale e terrena di quegli antichi Cavalieri.

E proprio partendo dal presup-posto che i Templari erano prima di tutto uomini, poi furono mona-ci e guerrieri e divennero soltanto molto dopo eroi di miti e leggen-de, il " Il Messale dei Templari di Reggio Emilia" non parla soltanto di come pregavano i Cavalieri, di come era costruito il loro calenda-rio liturgico e di quali Santi erano oggetto di particolare venerazio-

ne, ma ripercorre brevemente la storia dei Templari in Italia, ritesse la tela della loro presenza nel reg-giano, nelle mansioni di Mucciatel-la e delle Tempie e nella Chiesa cittadina di Santo Stefano, insieme ad un interessante excursus sulla cultura alimentare medioevale co-me punto di vista privilegiato, per meglio comprendere il loro sistema di vita.

Queste parti del lavoro, curate rispettivamente da Vincenzo Va-lentini, Danilo Morini e Dolores Boretti, sono completate da un approfondimento di Alessandro Camedda dedicato alla delicata questione dell'abolizione / sospen-sione dell'Ordine decisa da Papa Clemente V nel 1312 analizzata dal punto di vista del diritto canoni-co.

Il volume, come già preannun-ciato in premessa, è accompagnato da un DVD dal titolo "Sulle tracce dei Templari" che illustra un inte-ressantissimo itinerario della storia

dell'Ordine e dei luoghi templari in Italia, partendo a nord dalla Chiesa di Santa Maria del Tempio di Ormelle di Oderzo ed arrivando a sud fino a Trani, uno dei porti pugliesi un tempo più usati dai Templari nel trasporto in Terrasan-ta di merci e soldati.

Il percorso - che non trascura di segnalare, ove leggibile e supersti-te, il prezioso purchè raro patrimo-nio iconografico e scultoreo di derivazione templare presente nel nostro Paese - si sofferma in par-ticolare sulla Chiesa di San Bevi-gnate a Perugia, uno dei monu-menti più noti agli appassionati di storia templare per il suo ricco ciclo di affreschi che ritraggono i Cava-lieri in azioni militari e sulla splen-dida Santa Maria dell'Aventino, a Roma, ora ambasciata in Italia dei Cavalieri di Malta, ma un tempo sede dei Templari nella capitale della cristianità, nel cui cortile è ancora visibile una vera da pozzo

LA LEGGENDA DEL MESSALE DEI TEMPL

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 19

Storia >

PLARI REGGIANI PERDUTO E RITROVATO

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

PMIVersol’internazionalizzazione:una sfi dapossibile

Progetto Esternasce dalla crescente richiesta di conoscenza e di supporto operativo che oggi le aziende rivolgono a CNA Servizio Estero in materia di export e di internazionalizzazione.“PMI verso l’internazionalizzazione: una sfi da possibile”è il primo importante ciclo di seminari che partirà da fi ne ottobre 2008, pensato e organizzato per offrire alle piccole e medie imprese gli elementi formativie gli strumenti operativi per accedere al business oltre confi ne.

Calendario dei Seminari

Gli aspetti doganali nel commercio con i paesi extra UEDocente: Dott. Fabrizio CerielloData: giovedì 15/01/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaIndiaDocente: Dott. Alessandro FicheraData: giovedì 22/01/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaI trasporti internazionali e gli Incoterms 2000Docente: Dott. Fabrizio CerielloData: giovedì 29/01/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaBrasileDocente: Dott. Fabrizio CerielloData: mercoledì 04/02/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaI rischi da affrontare: rischio paese, rischio commerciale, rischio di creditoDocente: Dott. Antonio Di MeoData: giovedì 12/02/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaLe forme di pagamento e i rapporti con le bancheDocente: Sig. Sergio ManiniData: giovedì 26/02/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaI fi nanziamenti internazionali ed il sostegno pubblicoDocente: Dott. Andrea TirelliData: giovedì 12/03/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaStati UnitiDocente: Dott. Giovanni ToschiData: mercoledì 18/03/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaLa contrattualistica internazionaleDocente: Dott. Antonio Di MeoData: giovedì 26/03/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaLe problematiche della commercializzazione all’estero: dal segnalatore all’agenteDocente: Dott. Gianfranco ArdentiData: giovedì 09/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaEmirati Arabi e Arabia SauditaDocente: Dott. Matteo SettiData: giovedì 23/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio EmiliaTurchiaDocente: Dott. Paolo BeltramiData: giovedì 30/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio Emilia

LEGENDA: = Seminario formativo = Incontro Paese

Condizioni di partecipazioneIl ciclo di seminari può essere acquistato in blocco

oppure per singolo incontro.Quote di partecipazione (IVA esclusa):

• per l’intero ciclo di seminari (18 incontri): € 900,00• per il 50 % degli incontri (9 seminari): € 550,00• per ogni singolo incontro seminariale: € 80,00

• per ogni singolo incontro paese: € 50,00Se l’azienda interviene con più di un partecipante,sarà effettuato uno sconto del 30% a persona.

Per le aziende associate CNA e aderenti ai consorzi CNA,sarà effettuato uno sconto del 40% a persona.

E’ necessaria la prenotazione al seminarioentro la settimana antecedente la data di inizio.

Per effettuare l’iscrizione,utilizzare l’apposito modulo allegato.

Cna Associazione Provinciale di Reggio Emilia: Via Maiella, 4 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/3561 - Fax 0522/356381www.cnare.it - [email protected]

CNA Servizio Estero S.r.l.: 42100 Reggio Emilia - Via Kennedy, 15 - tel. +39-0522-792813 fax +39-0522-792829 www.cnaservizioestero.it - [email protected]

Iniziativa promossa e realizzata in collaborazione e con il cofi nanziamento del Ministero dello Sviluppo economico

NB.: La documentazione completa e dettagliata del ciclo di seminari sarà inviata tramite posta elettronica.

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che reca sul bordo l'iscrizione de-dicatoria di un Gran Maestro tem-plare, ultimo segno della presenza dell'Ordine in quel luogo così ricco di storia e così poco visibile al gran-de pubblico. Il filo che collega questi argomenti può forse talvol-ta apparire sottile, ma bisogna sempre tener conto che la storia templare è spesso come una sino-pia che si vede soltanto una volta staccato l'affresco, rappresentato

nel nostro caso dal peso di una tradizione esoterico / misterica che ha pesato e non poco sulla storia reale dell'Ordine. Tolto quello stra-to così sfavillante di colori che impressiona tutti quanti, la storia dei Cavalieri del Tempio è fatta della scomparsa quasi totale dei loro archivi, della trasformazione o distruzione degli edifici da loro costruiti ed abitati e di un Ordine sciolto ormai quasi settecento anni fa che ha fatto del mito la propria

forza - ed anche la propria vendetta, come taluni affer-mano, tra il serio ed il faceto - e che ha consegnato agli stu-diosi un panorama di sé i cui reali con-torni risultano tre-mendamente affa-scinanti, ma spesso davvero difficili da ricostruire.

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 21

Storia >

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Al volume sui Templari è allegato gratuitamente un dvd, "Sulle tracce dei Templari" realizzato da Gianfranco Parmiggiani e Pier Dante Longanesi; un viaggio-documentario, ri-gorosamente storico, su quello che di più impor-tante resta in Italia dell'Ordine rossocrociato alla scoperta delle chiese, dei fortilizi e delle com-manderie del Tempio in Veneto, Emilia, Toscana, Lazio, Umbria e Puglia. Preceduto da un filmato sulla storia dei Templari, con le immagini in Terra Santa e dei castelli crociati sparsi tra Siria, Giordania, Palestina e Israele, la novità di questo documentario è che mostra finalmente quello di cui, gene-ralmente, gli altri reportages parlano soltanto. Alcuni specifici capitoli del video infine cercano di ricostruire, con

dovizia di immagini, l'iconografia dei Templari, quello che resta in termini di affreschi, tombe ed altro, sofferman-dosi anche sull'unico aspetto, i graffiti lasciati dai monaci-cavalieri imprigio-nati, che potrebbe nascondere un aspetto, diciamo cosi, "esoterico"

Foto 1: Una miniatura del Messale dei templari. Foto 2: il Messale dei templari di Reggio Emilia. Foto 3: Sala capitolare del Castello templare di Safita in Siria. Foto 4: il Krak dei Cavalieri in Siria. Foto 5: Affreschi della Chiesa templare di San Bevignate di Perugia. Foto 6: Capitello della Chiesa di Santo Stefano di Reggio, già dei templari. Foto 7: Lastra sepolcrale di Ramondo di Bolera, presunto dignitario templare, nella Chiesa di Sovereto di Terlizzi. Foto 8: Il Pres. della Fondazione “Manodori” Antonella Spaggiari alla presentazione del libro.

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22 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Personaggi

di Cristina Bolognesi

Quando si tratta di organizzare una stagione, sono gli stessi stru-mentisti che eleggono i direttori d'orchestra o li inventano. …erano gli orchestrali a parlare della "ma-gia" che rendeva Arturo Toscanini e Wilhelm Furtwängier diversi da tutti gli altri mortali. Con un impul-so senza parole, un direttore ecce-zionale può cambiare la chimica umana nella sua orchestra e nel suo pubblico……..Le sue mani de-cretano e proibiscono... E dato che, durante l'esecuzione della musica, non deve esistere altro che questa attività, ebbene, per quel tempo il direttore è il padrone del mon-do…….. (NORMAN LEBRECHT)

Il direttore d'orchestra è la figu-ra di riferimento in un coro, un'or-chestra o in generale in un gruppo di musicisti, coordinandoli fra loro; le sue funzioni sono anche quelle

di guidare le prove e prendere tutte le decisioni necessarie da un punto di vista musicale, interpre-tando l'opera musicale. Le respon-sabilità di un direttore sono anche quelle di interagire con i musicisti in maniera da strutturare armonio-samente il suono d'insieme; l'abili-tà nel comunicare e interagire con

loro è una caratteristica fonda-mentale di ogni direttore, in gene-re accompagnata da una mimica facciale e da gesti coreografici mediante l'utilizzo di una bacchet-ta tracciando con le mani nell'aria delle forme che variano e che si ripetono.

Questa affascinante professione

ha decisamente colpito il cuore e la mente di Giovanni Landini, il giovane direttore d'orchestra che nelle interviste rilasciate, dichiara serenamente che " fin da bambino ha sentito un enorme desiderio di far parte del misterioso mondo della musica ma che si è sentito un vero musicista solo circa quattro

anni fa quando ha avuto il suo primo concerto da direttore con l'orchestra sinfonica di Minsk e in seguito con l'orchestra di Firen-ze"…..

Giovanni Landini, nato a Brescia nel 1978 (ma reggiano di adozione avendo sposato Sonia Veroni, am-ministratore delegato di Modateca

E DOPO IL VALLI I TEATRIPIU’ PRESTIGIOSI D’EUROPA

di guidare le prove e prenderetutte le decisioni necessarie da un

loro è umentale d

La brillante carriera del giovane direttore d’orchestra Giovanni Landini bresciano di nascita ma reggiano di adozione

Giovanni Landini dirige al Concerto di Berlino alla Konzerthaus

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 23

Personaggi >

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Felice

Deanna di San Martino in Rio) co-mincia la sua educazione musicale studiando pianoforte e canto pres-so la Scuola di Musica Santa Cecilia a Brescia. Nel 1996 viene selezio-nato al Berklee European Scholar-ship Tour vincendo il primo premio. Si trasferisce così negli Stati Uniti

dove si laurea con il massimo dei voti e lode in composizione; studia pianoforte con Laszlo Gardòny e direzione d'orchestra con Julius Williams, direttore musicale della Washington Symphony Orchestra.

Successivamente frequenta il triennio superiore di Musica Cora-

le e Direzione di Coro presso il Conservatorio Verdi di Milano do-ve ne consegue il diploma ottenen-do anche la laurea in direzione d'orchestra e successivamente in Polifonia Rinascimentale sotto la guida di Diego Fratelli presso l'Ac-cademia Internazionale della Mu-sica di Milano. In Italia dirige una stagione di concerti con l'Arcana Ensemble, un gruppo da camera specializzato nella musica contem-poranea fondato da Antonio Gia-cometti, Mauro Montalbetti e Ros-sano Pinelli; collabora anche con Traiettorie Sonore Ensemble.

Ha inoltre diretto l'Accademia Filarmonica di Verona, la Florence Symphonietta, Orchestra di Milano Classica, Vorpommern Theater Or-chester, l'Orchestra della Radio e

Televisione della Bielorussia, May-kop Philharmonic, Saint Petersburg State Symphony Orchestra, Nor-dostdeutsche Philharmonie, Kam-merphilharmonie Leipzig. I suoi compositori preferiti sono Johann Sebastian Bach e Anton Bruckner.

È importante ricordare come no-nostante la giovane età, la profes-sionalità di Giovanni Landini, sia così attiva ed eclettica: nel dicem-bre 2007 nel Duomo Vecchio di Brescia ha curato la Direzione Ar-tistica oltre che la Direzione d'or-chestra e di coro, nel Duomo Vec-chio di Brescia, in memoria di Mons. Antonio Masetti Zannini che è stato per la Diocesi di Brescia un personaggio di riferimento come custode per trent'anni delle S. Re-liquie e Presidente dell'Opera dio-

cesane per l'assistenza al Clero.Le ultime "fatiche " in ordine di

tempo di Giovanni Landini sono state quelle del 18 novembre 2008 al Teatro Valli di Reggio Emilia dove ha diretto con grande succes-so la Icarus Ensemle ed il baritono Jonut Pascu né “SCHOENBERG, IL LUNARE CONCERTO TRE”, il con-certo con le trascrizioni di Arnold Schönberg (compositore austriaco ideatore del metodo dodecafoni-co) e successivamente alla direzio-ne del concerto di Berlino, il 7 di-cembre 2008, dove è stato invitato come direttore ospite alla Konzer-thaus Berlin am Gendarmenmarkt e alla Gewandhaus zu Leipzig dove ha diretto anche il concerto di ca-podanno.

Ospite a Mykop città della Russia europea meridionale, situata sul versante settentrionale della catena del Caucaso e capitale della Repubblica Autonoma dell'Adighezia, Giovanni Landini scrive :" Mi è facile fare le prove con la vostra eccellente orchestraanche se qua sono un novellino…… Quando mi hanno invitato a Maykop ho pensato subito a Schuman. Perché proprio la sua musica chiama nel mondo dell'alta umanità, esalta la bellezza e la forza dei sentimenti. Ho lavorato con l'orchestra sinfonica diBerlino, ho diretto l'orchestra di Milano ma qui i vostri musicisti non sono da meno né per il professionismo né per la particolareispirazione né per il grande amore per il loro mestiere…."

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24 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Spettacoli

di Paolo Borgognone

Il 2009 dei Teatri si apre nel segno della grande danza classi-ca, con un titolo celeberrimo: il "Don Chisciotte" su musica di Minkus, con la coreografia di Marius Petipa, Alexander Gorskij e Kas'jan Golejzovskij, interpreta-to dal Balletto dell'Opera di Kiev, martedì 13 al Teatro Valli.

Reggio Emilia si fregia da tem-po, e a buon diritto, del titolo di capitale della danza. Ma è altret-tanto vero che tale definizione attiene soprattutto all'espressio-ne moderna e contemporanea. Sui palcoscenici del Valli, dell'Ario-sto e, talvolta, della Cavallerizza sono passate infatti tutte le gran-di compagnie di danza contem-poranea degli ultimi trent'anni e tutti i massimi coreografi del no-stro tempo. E a fare gli onori di casa c'è Aterballetto, la compa-gnia italiana più nota e apprez-zata nel mondo, sempre nel cam-po della danza moderna e con-temporanea.

C'è un'ampia fetta di pubblico, però, che continua ad apprezzare anche il balletto classico accade-mico. Ed a questa parte di citta-dini i Teatri, da qualche anno, offrono a ogni stagione almeno uno spettacolo di grande tradi-zione. E quest'anno la scelta è caduta sul Balletto dell'Opera di Kiev e sul "Don Chisciotte", titolo affascinante e genuinamente classico.

Un po' di storia per conoscere meglio questa grande compagnia di danza classica. Nel 1867 il Tea-tro dell'Opera di Kiev alza il sipa-rio per la prima volta. L'apertura di un teatro d'opera permette alla città di Kiev di essere elevata allo stesso livello culturale di Mo-sca e San Pietroburgo, le uniche due città ad avere un teatro dell'opera con masse artistiche permanenti all'epoca. Nella sua prima stagione, la compagnia di canto stabile del Teatro dell'Ope-ra di Kiev presenta La Sirena di

Aleksander Dargomycskij, Russlan e Ludmilla di Michail Glinka e Notte di Natale di Nikolaij Lisen-ko.

Ben presto il teatro acquista una grande reputazione artistica tanto che lo stesso Ciajkovskij comincia a presentare le sue ope-re su questo palcoscenico: Op-rychnyk (1974), Evgenij Oneghin (1984), Mazeppa(1886) e La dama di picche (1890). Il compositore stesso dirige due concerti con l'Orchestra Sinfonica dell'Opera di Kiev. Il decennio 1880-1890 è per il teatro un periodo molto florido. Ma il 4 febbraio 1896, dopo La Matineé di Evgenij One-ghin, un incendio scoppia in uno dei camerini del teatro. Alcune ore dopo, l'intero edificio viene

distrutto. L'amministrazione comunale

decide quindi di contattare il fa-moso architetto Viktor Shreter e gli commissiona la progettazione di un nuovo edificio; il 16 settem-bre 1901 il Teatro dell'Opera di Kiev riapre i battenti con una struttura da 1683 posti, moderna e confortevole in stile neo-rina-scimentale. Il nuovo Teatro dell'Opera inaugura le sue attivi-tà con Kiev, una cantata di Wil-helm Hartweld che celebra la capitale dell'Ucraina.

Il 18 ottobre 1931 nasce uffi-cialmente la prima compagnia di ballo dell'Ucraina con la presen-tazione di Pan Kanjovskij di Veri-kovskij. La seconda guerra mon-diale interrompe le attività del teatro che riprendono nel 1945.

Gli anni del dopoguerra vedo-no una programmazione piutto-sto varia. Numerosi giovani artisti entrano a far parte della Compa-gnia, modificando radicalmente il modo di interpretare le opere classiche e i balletti.

Il Balletto dell'Opera di Kiev diventa una delle più grandi Compagnie europee.

Dal 1950 la Compagnia intra-prende tournée internazionali ottenendo grande successo in Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria e

Francia. Nel 1964 il Balletto dell'Opera di Kiev partecipa al festival internazionale di danza classica di Parigi.

La Compagnia viene insignita dell'Etoile d'or dell'Accademia della danza francese, mentre due solisti (Iraida Lukashova e Valerij Parsegov) ricevono il premio An-na Pavlova e il premio Vaslav Ni-jinsky. Le rappresentazioni del Balletto dell'Opera di Kiev a Pa-rigi diventano un evento di por-tata europea. Dal 1992 al 2000 la Compagnia viene diretta da un

noto coreografo ucraino, Anatolij Shekera, che ha svolto un ruolo di primaria importanza nello svi-luppo del balletto ucraino negli ultimi tre decenni del XX secolo, dedicandosi sia alla danza classica sia a quella moderna. La sua mes-sa in scena del balletto Romeo e Giulietta di Sergej Prokof'ev è stata rappresentata in tutto il mondo per oltre trent'anni ed ha ricevuto la medaglia dell'UNESCO come migliore interpretazione del balletto di Prokofiev. Oggi la Compagnia è diretta da Viktor Yaremenko, Artista Emerito del

Popolo Ucraino, uno dei più im-portanti solisti dell'attuale Com-pagnia. E' una personalità di ri-lievo nel mondo della danza con-temporanea ucraina. La sua car-riera di ballerino è strettamente legata al Teatro dell'Opera di Kiev del quale entra a far parte nel 1981 dopo aver ottenuto il diploma alla Moscow Ballet Aca-demy. Le sue grandi capacità - flessibilità, elevazione nel salto, dinamicità ed espressività - gli permettono di interpretare l'in-tero repertorio della tradizione classica e contemporanea russa ed internazionale.

Yaremenko è stato insignito di premi e onorificenze in numerose competizioni internazionali di danza (Mosca, Tokyo e Varna). Alla fine della stagione 1999-2000 è diventato Direttore Arti-stico del Balletto dell'Opera di Kiev. Sotto la sua direzione arti-stica, la Compagnia ha intrapreso tournée in tutto il mondo.

Nel 2001 il suo debutto coreo-grafico, il balletto in un atto inti-tolato Shéhérazade, su musica di Rimskij-Korsakov ottiene un gran-de successo. Nel 2002 in Germa-nia, Svizzera e a Kiev presenta un'altra coreografia, Petroushka, su musica di Igor Stravinskij.

Tra le sue ultime produzioni, Il Corsaro, Raymonda e coreografie in varie opere, tra le quali Turan-dot di G. Puccini, Gioconda di A. Ponchielli, e Faust di C. Gounod.

Il Balletto dell'Opera di Kiev porta al Teatro Val-li il suo "Don Chisciotte". La compagnia ucraina è oggi una delle più applaudite al mondo

REGGIO APRE L’ANNO CON IL FASCINO DELLA DANZA

L'étoile Marina Vezhnovets

Il celebre Pax de Deux del Don Chisciotte

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 25

Costume & Società >

di Riccardo Caselli

La conoscenza umana è entra-ta in un'era di mostruosa espan-sione. Dopo secoli di lenta accu-mulazione ci ritroviamo ora in una gigantesca fase moltiplicati-va del sapere, che segue un ef-fetto "palla di neve". La maggio-ranza delle informazioni su cui si basa il nostro mondo provengo-no dagli ultimi quindici anni soltanto. In certe aree come ad esempio la fisica poi, la cono-scenza è stimata raddoppiare in soli 8 anni. Quest'accelerazione coinvolge ogni settore dello sci-bile umano, e non è destinata ad arrestarsi, dato che il 90% degli scienziati vissuti in tutti i tempi sta lavorando ora.

I trasporti, le comunicazioni, le relazioni: tutto ha accelerato di conseguenza. La selezione natu-rale è dunque più rapida: l'ani-male vecchio muore più in fretta. L'obsolescenza travolge il lavo-ratore dieci volte più rapidamen-te rispetto anche solo a vent'an-ni fa.

Purtroppo non si riflette a suf-ficienza sulle proporzioni di que-sti cambiamenti, altrimenti già da anni serpeggerebbe un diffu-so allarme nella società italiana, e non regnerebbe una cultura così ancorata al passato, poco orientata alla mobilità (spaziale

e sociale), e scarsamente innova-tiva.

Innanzitutto il lusso della so-stanziale autoreferenzialità con-cesso ai docenti universitari, de-ve averli spinti ad isolarsi a tal punto nel loro mondo di privile-gi, da divenire sovente ciechi al vero mondo in movimento. Non si spiegherebbe altrimenti come possano molti di essi sprecare l'occasione vitale di apprendi-mento, costituita dalla loro cat-tedra, per assegnare libri di testo scritti dai medesimi su argomen-ti marginali, oppure dai loro colleghi, o ancora risalenti agli anni '90 e spesso poco attinenti al vero nucleo di conoscenze della materia in oggetto.

Persino abbandonando le co-siddette caste, e approdando al libero mercato, si nota come le imprese fatichino spesso a stac-carsi da criteri di anzianità, spes-so mascherati e tradotti come "esperienza". Potevano essere certamente criteri funzionali vent'anni fa, ma non sempre lo sono in questo rivoluzionato contesto. Il problema dell'espe-rienza è questo: ciò che ha fun-zionato per decenni ha improv-visamente smesso di funzionare. Qualcosa di eccellente un anno è spesso già obsoleto l'anno suc-cessivo, oppure largamente dif-fuso e non in grado di costituire più un vantaggio sulla concor-renza.

Servono dunque flessibilità, menti nate e plasmate su questa modernità: in poche parole serve il contributo dei giovani. Occorre svecchiare, non solo assumere giovani, i quali peraltro sono

stati già invecchiati dalle lungag-gini dell'università, ma farli arri-vare nel management rapida-mente, attraverso percorsi di carriera fluidi e meritocratici. Il concetto di "esperienza" è dive-nuto molto relativo e marginale rispetto a quelli di pensiero cre-ativo e capacità di visione nei processi di decisione. Prendiamo ad esempio un lavoratore nell'ambito del marketing e la sua esperienza: costituiscono un maggior bagaglio dieci anni di lavoro o studi tra l'88' ed il '98, oppure un anno fra il 2003 e il 2004? Risposta semplice: i primi non valgono quasi più nulla, perché internet contava 10.000 utenti nell'89 e 200 milioni nel '99, non esistevano Facebook nè Myspace; Altavista (per chi se lo ricorda) era più cliccato di Goo-

gle che invece stava appena na-scendo. Noto di sfuggita: è un caso che i colossi citati, oggigior-no miliardari, siano stati inven-tati da giovani sotto i trent'an-ni?

La domanda a questo punto è: in Italia mettiamo i giovani, quel-li che valgono, in condizione di prendere decisioni potenzial-mente rivoluzionarie per il busi-ness? In molti casi no. Perché non hanno l'esperienza, e la nostra cultura è troppo spesso legata alla tradizione e timorosa di sba-gliare.

La scienza e l'evoluzione al contrario procedono più che al-tro per serendipia, ovvero sco-perta casuale, tentativi, e quindi anche tanti errori, finchè non si pesca il numero fortunato che fa saltare il banco.Ovviamente que-

sto accade quando più o meno si sa dove andare a cercare, o fare i tentativi, e chi è al passo coi tempi, chi è stato formato recen-temente, chi è nato con internet in camera propria, forse è più portato a cercare nei posti giusti. Oppure si può ritenere che i ven-tenni in grado di dar vita a dei colossi negli Usa siano stati mol-to fortunati.

E che ogni giorno questa ge-nerazione tenda ad esserlo sem-pre di più. Io nel dubbio, se fossi un'impresa italiana, proverei a metterli in condizione di "essere fortunati".

[email protected]

Nella foto in alto: “La Scuola di Ate-ne”, di Raffaello, ovvero il massimo elo-gio alla filosofia greca, massimo grado della conoscenza umana.

UNA SOCIETA’ TROPPO ANCORATA AL PASSATO

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26 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

di Romano Pezzi

Da Reggio a Parigi. Non è il titolo di un’opera letteraria o di un film, ma la brillante carriera da corridore ciclista di Nello Sfo-racchi, vissuta in modo impreve-dibile da questo singolare cam-pione reggiano, iniziata sulle nostre strade, per concludersi, dopo quasi vent'anni, sui più famosi circuiti di Francia.

Nato a Scandiano nel 1922, sulla rocambolesca storia di Sfo-racchi si potrebbe infatti scrivere un libro. Primo professionista reggiano del dopoguerra, Sforac-chi vive ora, da più di cin-quant'anni, a Magnyls Hameaux, nell'Yvelines, a pochi chilometri da Parigi e qui, nella Vallèe de la Chevreuse, nonostante i suoi 86 anni, continua a pedalare in sella alla sua bici da corsa, con bene-fiche passeggiate.

Non scorda mai però la terra delle sue origine, soprattutto la sua casa di Rondinara nella qua-le anche l'estate scorsa, è stato visto assieme alla moglie Bianca, sorella di un suo compagno d'ar-mi, che ha sposato in Francia nel 1954 e dalla quale ha avuto due figli.

Sforacchi si mette in evidenza come corridore sin dalle prime gare, da dilettante. Figura tra i corridori preferiti del colonnello Pietro Scapinelli, l'indimenticabi-le pilota, asso dell'Alta Velocità. Scapinelli, Conte di Leguigno, vincitore nel 1933 della coppa Bleriot a bordo del Macchi Ca-stoldi 72, conduce personalmen-te gli allenamenti dei ciclisti del-la "Emilio Lodesani", una società di Reggio antagonista del Velo Club, per la quale corre Sforac-

chi. In quel periodo il corridore

scandianese vince la Coppa Ago-stoni e la Modena-Abetone, met-tendo in evidenza una forza ec-cezionale, ma anche un carattere estroso, un pò bizzarro come lo hanno giudicato anni dopo in Francia.

La sua promettente carriera ha però una battuta d'arresto con la morte accidentale di Scapinelli, avvenuta nel marzo del 1941 all'aeroporto di Reggio. Mentre stava collaudando il secondo pro-totipo del caccia Reggiane 2001, in fase di atterraggio, l'aereo andò in stallo e il pilota precipitò a fondo pista.

Sforacchi poi riprese a gareg-

giare con la squadra intitolata proprio allo sfortunato aviatore, la "Pietro Scapinelli", a fianco di altri buoni corridori di quell'epo-ca, tra i quali Umberto Salami e Licinio Marastoni che divenne poi un ricercato artigiano, costrutto-re di pregiate biciclette da cor-sa.

Poi la guerra diventa più catti-va, più esigente di uomini e Sfo-racchi, assieme a decine di mi-gliaia di giovani, è chiamato per il fronte russo.

Finita la guerra, Nello riprende le corse. Nel 1947 passa profes-sionista con la Olmo, quindi l'an-no dopo con la squadra olandese Doniselli. In virtù dei buoni risul-tati ottenuti nel 1948 (Tour dei Tre Mari, Tour d'Algeria, Germa-nia ecc.) Sforacchi, viene convo-cato nella squadra "Cadetti" per il Tour de France. In pratica una formazione in appoggio ai "Mo-schettieri" capitanata da Gino Bartali.

In queste circostanze però la vita dello scandianese ha un ri-

svolto. "Noi italiani andavamo forte -

racconta lo stesso Sforacchi di quel suo primo Tour de France, durante una visita a Reggio a casa dell'amico Marastoni - e il duello tra Bartali e il francese Luison Bobet, per la classifica, divenne un fatto nazionale. Tous

le monde si interessava alla squa-dra italiana. Durante quel Tour frattanto, un mio compagno di prigionia, Lino Somma, il quale dopo la liberazione era emigrato in Francia, venuto a conoscenza della mia presenza al Tour, mi rintracciò per salutarmi. L'incon-tro fu festoso. Immaginarsi la

felicità per entrambi nel raccon-tarci le nostre vicende. La mia corsa però - continua Sforacchi con accento ed espressioni tran-salpine - in seguito fu sfortunata. Fui costretto al ritiro causa una brutta caduta durante una tappa in Bretagna. Uscito dall'ospedale,

l'amico Somma mi ospitò per qualche tempo. Da lì è nata la mia decisione di rimanere in Francia. In seguito sposai Bianca, sorella di Lino."

Firmato un contratto con la Metropole - Dunlop, Sforacchi continua a gareggiare sulle stra-de francesi ottenendo risultati di prestigio come la vittoria del Giro del Lussemburgo e il secon-do posto alla Liegi Bastogne Lie-gi. Intanto stringe amicizia con Jean Robic, il popolare "Testa di vetro", e il piccolo corridore bre-tone lo vuole in seno alla Viscon-tea, per il Giro d'Italia del 1950, assieme a Lucien Lazarides e Ma-rio Vicini.

Quel Giro, dell'Anno Santo, termina proprio a Roma. Il vinci-tore sarà premiato e benedetto addirittura dal Papa. Una grande occasione per Gino Bartali, "il Pio", che vuole vincerlo. Ma ad imporsi invece è lo svizzero Ko-blet grazie al prezioso aiuto di Sforacchi. Koblet infatti al termi-ne precede in classifica Bartali di oltre cinque minuti e Alfredo Martini di 8'41".

Un vantaggio difeso nella tap-pa decisiva, L'Aquila-Campobas-so, durante la quale l'elegante campione elvetico, sventò un at-tacco scatenato dalla coalizione, non solo degli avversari. Rimasto appiedato da più forature, Ko-blet in quell'occasione rientra sui primi dopo un memorabile inse-guimento, usufruendo infatti della preziosa ruota di Sforac-chi.

Tradimento scrissero tutti i giornali.

NELLO SFORACCHICICLISTA REGGIANOCAMPIONE IN FRANCIAScoperto dall’asso Pietro Scapinelli ecco la movimentata

e affascinante carriera del corridore nato 86 anni fa a Scandiano. Partecipò a diversi Tour a fianco di Bartali, Magni, Koblet e Robic. Oggi vive nei pressi di Parigi

Paris -Tour de France 1950. Equipe du Nord-Est Ile-de-France. Da sinistra: Daniel Thuayre, Pierre Tacca, Nello Sforacchi, Attilio Redolfi, Roger Queugnet, Galliano Pividori, Kléber Piot, Maurice De Muer, André Brulé, Gilbert Bauvin.

Nello Sforacchi (1940)

> Personaggi

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Personaggi >

STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 27

Viale Umberto I° 14/B-A Reggio Emilia, Tel. 0522 283599

SALDI SALDI SALDI

"Cosa vuoi - spiega poi il corri-dore - a quel punto ero rimasto pressochè da solo in squadra. Il mio capitano Robic dopo aver fatto cose egregie sulle Dolomiti, si ritirò causa una caduta. Io sono salito sulla giostra per guadagna-re qualcosa. Sai com'è la vita. Si correva per guadagnare. Termi-nai il Giro al 39° posto."

Salire sulla giostra, ovvero aiu-tare in gara chi pagava, diventa in seguito la specialità di Sforac-chi.

Escluso dalla nazionale Italiana per il Tour, il corridore reggiano partecipa lo stesso alla Grande Boucle con la squadra regionale francese dell'Ovest. Gli Italiani quell'anno dominano la corsa, vincendo quasi ogni giorno e Magni ha la maglia gialla. Anche in questa occasione Sforacchi sa-le sulla giostra, condotta questa volta da Magni che spera di vin-

cere il Tour. Ma dopo i fatti del col d'Aspin, quando Bartali viene aggredito e la squadra italiana si ritira per proteste, Sforacchi ri-mane senza l'appoggio economi-co. Decide quindi di ritirarsi in maniera onorevole, agli occhi dei

francesi. Nella tappa di Perpigna-no infatti causa una serie di pre-sunte forature e rotture della bicicletta, arriva fuori tempo massimo.

"Spesso è una lotta per vincere - confessò poi Sforacchi - talvolta però diventa una lotta difficile anche a perdere. Quando il mio capitano decise di andare a casa, in corsa non si guadagnava nulla, quindi ho dovuto lottare per giungere fuori tempo massi-mo".

In seguito Sforacchi, già inse-diato nei pressi di Parigi, gareg-gia con squadre francesi, come l'Automoto, la Gitane e la Splen-dor. Partecipa a gare di ciclocross nonché a numerosi Criterium ad ingaggio e lavora per una fabbri-ca di tubolari.

"Ho avuto la chances - aggiun-ge Sforacchi - di abitare nella casa di Monsieur Pièl, le patron

di molti circuiti, che mi ha sempre invitato ai suoi criterium. Sono state occasioni per ulteriori gua-dagni. Anche qui ho sempre cer-cato di aiutare quei corridori a cui sul tavolo delle loro trattati-ve, per un nuovo contratto, ser-viva la vittoria. Ho preso parte anche ad importanti gare di ci-clocross e negli ultimi anni ho partecipato a raduni riservati a Vecchie Glorie. In pratica non ho mai abbandonato il ciclismo".

Anche i suoi figli hanno corso in bici. Il secondogenito Joél dal

canto suo, gli ha dato parecchie soddisfazioni, soprattutto quan-do vinse la Parigi - Dreux, una gara che anche Nello vinse nel 1951.

Sforacchi ritorna a Reggio in occasione del 6° Incontro Nazio-nale degli Ex corridori ciclisti, il 21 novembre del 1982. Quel gior-no si ritrova circondato da tanti amici che non rivedeva da anni. Gli viene consegnato tra l'altro, il Premio alla Carriera, da parte della Associazione degli ex corri-dori.

Nello Sforacchi (secondo da sinistra) durante una sua visita a Reggio ritrova i compagni di una volta per un giro in bicicletta

Sforacchi nel novembre 1982 riceve il Premio alla Carriera da parte del Presidente dell’Associazione Ex Corridori Ciclisti, Giampaolo Tedeschi

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28 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

> Arte e Cultura

pagina a cura di Gaetano Montanari

Con l'ombra dei grandi maestri: la maniera di Raffaello, Michelan-gelo e il Caravaggio, il comune di Gualtieri, l'estate scorsa, ha orga-nizzato una mostra d'arte di gran-de spessore. Per rinnovare il mito di Leda, tradita da Zeus, la Ferrari ci ha dato un’opera magi-strale, offre noci una pa-gina di alta pittura. Dipin-gere, per Nicla, è come un canto vivo, come un'or-chestra di violini. Ogni suo dipinto è un'opera compiuta : dipingere è per lei il tempo, al di fuo-ri di ogni tempo umano. Leda era raffigurata in primo piano, come un frutto esposto in un bel paniere. Sembrava il sa-pore d'un frutto maturo e caldo, un sapore tolto via dal sole. Dal porto della bellissima creazione di Nicla Ferrari, costante-mente a livelli altissimi, mi pareva di sentirne il profumo: un odore inten-

so che si diffondeva dalle vesti; quel profumo che risperdono i giardini, penetra nel cuore, lo con-fonde, nel vento azzurro, con la vampa delle ultime rose in fiore.

Il suo corpo, alla mercè di Zeus, sotto l'aspetto di un cigno, dava quella senzazione di morbidezza che danno il velluto e le rose. Se fosse possibile fare un paragone con le splendide donne dei grandi maestri della scuola pittorica italia-na, si puo' dire che Roma puo' far pensare alla Fornarina, Venezia alla bella formosa del Tiziano. Fi-renze , la vedremo attraverso la

mitica Simonetta del Botticelli. Nel funambolesco girare a vuo-

to di molta pittura odierna, non si puo' non riconoscere nella Ferrari l'esterna musica di tutte le passioni che fanno splendere la vita. La donna, che non è capolavoro, che non lo sara' mai, nel nostro bel giardino che abitiamo, la donna è poesia. E le madri, ogni giorno, mi paiono nuove come il Sole. Piace la bellezza delle amanti, che cercano sempre di cadere supine, ma gli occhi, pieni di miracolo, sono per-duti nella trasparenza del cielo.

NICLA FERRARI - L'OMBRA DI LEDA GENNARO LAUDANO

Pittore di casa nostraLaudano, per natura schivo

ed alieno del chiasso pubblicita-rio, osservatore profondo e dili-gente indagatore della natura e del paesaggio, ha uno stile che riflette l'animo semplice e ro-mantico del vero pittore. I suoi dipinti, del resto, ne sono l'espressione più vera e roman-tica. Una tavolozza la sua, nella quale si avvertono echi di pitto-ri come L. Scorticati e Carlo Bazzani, artisti dei quali era conterraneo e amico. Si tratta di un vedutista attento e meticolo-so e, ad ogni uscita "en plain air", sa dove scoprire i tesori del nostro meraviglioso appenni-no.

Ma i pennelli di Laudano, travalicano i colli sparsi, i vecchi casolari, gli scorci indimenticabi-li della nostra terra. Mite, candi-do, la sola cosa che gli pare sopportabile è contenuta in que-ste poche sillabe, vivere nell'av-venire pieno di libertà! Dove il

grottesco non rovina la bellezza di ciò che si ama.

Gennaro Laudano, oltre tutto, ha avuto in comune con il pre-stigioso Carlo Bazzani, una delle nostre glorie più recenti, una fede nel reale e nel vero. E' un bravo pittore dai colori sma-glianti, delicati e sorprendenti. Pittura quindi concreta, sostenu-ta da una preparazione matura e responsabile. E' un maestro del "plain air" e la pittura è la sua vita, la sua vera esistenza. Quan-do dipinge non s'accorge nep-pure di quello che gli succede attorno. Nonostante le difficol-tà, Gennaro Ludano continua a lavorare con grande passione. Asserisce che l'artista deve esse-re sempre pronto a recarsi nella località ove sia qualcosa da di-pingere. Sostiene che non esiste nessuna persona, nessun pae-saggio, nessun motivo che non abbia un interesse sia pur picco-lo, talvolta ben nascosto.

Tempo è trascorso dal lonta-no giorno in cui, don Ambrogio Morani (in arte, don Brommo), nelle vesti di artista si definì pittore simbolista interattivo, iniziò a stendere colori su vari materiali. La sua produzione è ben lontano da quella dei naifs che dipingevano tutto ciò che circondava il loro mondo quoti-diano. L'art, di don Brommo, sopraggiunge a colmare l'im-mensa lacuna della noia, la stanchezza dello spirito e del cuore. Per nostra grande fortu-na, la natura gli diede un'anima ridente. E intanto, in materia di sorprese (e non sarà l'ultima), ha pronto un nuovo libro di trenta pagine in compensato dal titolo "MACULARUM LIBER" (libro delle macchie). Operaio d'una notevole opera assistenza cristiana, don Brommo è ormai

un caposaldo della sua Gua-stalla. Se si è scontrato con onde limaccio-se di inimicizia e di odio, con ben maggiore intensità è sta-to sostenuto dalle più umili creature del suo paese. O Guastalla, le albe candide, le sere colora-te, la luna di latte nel blu della notte, l'estate verde di fiori gialli (quelli che piacevano tanto al matto Ligabue), il petto delle rondinelle che sfioravano l'ac-qua del Po e tutto in quello che

ricordo, io lo piango. Ma è giunto, alfine, il mo-

mento, dopo una vita spesa per gli altri, che si restituisca a don Brommo il nostro consenso pie-no, critico e umano.

DON BROMMO

Ancora lui

Una tesi di laurea sul pittore Giuseppe Zivieri e le sue opere. L'iniziativa è del DAMS di Bologna che scoperta l'importanza della vena artistica di Giuseppe ne ha talmente aprezzato i suoi dipinti che ha dato incarico alla studen-tessa Eva Bestetti di fare ricerche e studi su questo artista e di pre-parare una tesi sul pittore e sulle sue opere.

Il 75enne Giuseppe, di Vezzano Sul Crostolo (RE) si è fatto un nome come naif e le sue molte personali lo hanno fatto conosce-re al grande pubblico.

I suoi casolari, i fiumi, le piante,i ritratti,coi suoi neri i suoi blu i suoi gialli, che nel corso della sua lun-ga vita di artista ci ha proposto, ci hanno svelato le trame più dispa-rate che ci hanno fatto pensare e ci hanno lasciato qualcosa dentro che sa di mistero. Ora a distanza di quasi sessant'anni Giuseppe su suggerimento dell'amico Cesare Bono,genero di quella ecceziona-le persona creativa che è stato Pellegrino Vignali (abitava a pochi chilometri di distanza) e che Giu-seppe ha conosciuto e frequenta-to come dimostrano alcune ingial-lite fotografie a colori che li ri-traggono insieme, si è riconverti-to, ha abbandonato momentane-amente la pittura che lo ha reso famoso e si è dedicato a un nuovo modo di dipingere chiamato an-che arte marginale o irregolare.

E' definita tale perchè chi la esegue è un pittore autodidatta,che non ha studiato la materia e tra-sferisce i suoi soggetti su cartone o altro in base a quanto la sua fantasia in quel momento gli suggerisce. Sono circa due anni che si dedica a questa art brut che ha una caratteristica principale: chi li guarda deve partecipare al completamento dell'opera con la

propria fantasia, cercando di ca-pirne il senso. E' un tipo di pittu-ra particolare in quanto l'artista preso dal suo poetar con il pen-nello potrebbe non disegnare per esempio le braccia ad un sogget-to, ma questo aspetto è parte integrante della sua ispirazione che viene dall'inconscio e del suo essere senza regole, non per nien-te questo tipo di pittura è chiama-ta anche irregolare.

D.A.

GIUSEPPE ZIVIERI

Il naif di Vezzano sul Crostolo

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009 29

Arte e Cultura >

La Mostra è molto bella. Se la segui lentamente e attentamente ti affascina. E' ricca e scientificamente ordinata, se-condo il giusto criterio storico, perché 43 anni di vita ed arte sono già, davvero,"storia". Di una persona e di una artista eccezionale e di una città

importante, la nostra. C'è il travaso di quasi mezzo secolo di vita culturale di Reggio Emilia anche nelle sue importan-ti relazioni con l'Europa e l'America. Promosse, soprattutto negli anni 60-70, dal grande Sindaco Renzo Bonazzi (fine intellettuale, di suo) insieme a qualifica-ti gruppi di scrittori, poeti, pittori, gior-nalisti e critici della città e dell'Italia (gruppo '63). Tutti della"nuova avan-guardia culturale" sostenitori dell'inelu-dibile cambiamento. Animatrice intrepi-da anche Marisa Bonazzi.

Dunque 43 anni di pittura: con quali propositi?

La sintesi ce la dà Lei stessa in una intervista:<<Ho voluto trasmettere messaggi sulla società contemporanea, dagli anni '60 fino ad oggi. Sia con le prime "vetrine" sia con gli odierni "lavori scultorei". Senza mai dimenti-care la voglia e il bisogno di mettermi in gioco e di sperimentare nuove solu-zioni tecniche e formali".

Qui c'è tutto il significato della Mo-stra. Una sicura guida alla lettura delle opere. Psicologica, storica, artistica. Marisa non riesce a interiorizzare eti-camente una società di bestiali guerre, di sofferenze indicibili, specie dei po-veri e diversi, nel mondo. Di consumi-smi spietati materialmente, coattivi mentalmente, senza rispetto delle per-sone libere e delle società veramente democratiche. Così Marisa si mette"contro": denuncia e dice no. E fa proposte per il vero, il buono, il bello e dice si. Ed esprime il suo grande Amore per i bambini e per la libertà personale rivolta alla Ricerca dentro e fuori di sé. Anche di sopra: una religio-ne? Le simmetrie logiche della Ragione, gli orgasmi delle Emozioni, le tensioni

della Creatività, i paradigmi dei Lin-guaggi, i significati, le forme e i mate-riali sono i suoi laboratori. Dove Platone mette "gli archetipi," Lei c'è. Perché lì ci sono "i valori". Poi, di suo, Marisa ci mette" ama te stesso e gli altri come te stesso" E cerca e prova la sua filosofia

con dialoghi intensi con se stessa. Poi, come donna concreta, tutta padana e nostrana, si chiede:"E adess come la metòmia?". Perché bisogna pur fare. Sempre. E bene.

Così crea tante diverse pitture genia-li, incredibili, stupefacenti. Con una inattesa sintesi Kantiana di"a priori" logici, contenuti precisi, eticamente e socialmente alti, con "a posteriori" empirici, come la costruzione delle opere affidate ad altrettante incredibili

tecniche , materie e forme. Dalla carta, matita e pennarello, all'acrilico, alla ni-tro, dal legno al vetro al plexiglass, al metacrilato, alla fiselina, ceramica, ala-

bastro e….via via. Un'invenzione dopo l'altra. Per mettersi in gioco fino in fon-do coi problemi suoi e della società. In arte come nella vita sempre sostenuta da un ansia etica che, più tecnicamente, definirei "ossessione compulsiva".

Aggredisce il nuovo, ma rivisita anche il passato classico (come Goya in Maya) ritrovandosi in un gradevole" citazioni-smo" negli ultimi lavori. Tra l'80 e il '90 ha fatto pausa per impegnarsi da mura-tora e artigiana per farsi una casa ap-partata in Appennino, una tana dove fare le sue sperimentazioni con la fami-glia accanto. Poi c'è la ripresa con lavori su Ulisse, il viaggio, l'esplorazione della

conoscenza sempre più in là. Mai dentro a "modelli" o "scuole": sempre in soli-taria. Fino alle Bambole, simboli dell'In-fanzia che soffre, da difendere e cele-brare, come Futuro Vivibile. Lei Maestra innamorata dei suoi bambini di ogni classe, da educare alla ricerca critica con una pedagogia maieutica (alla Socrate) e una metodologia cooperativa dai ri-scontri positivi testimoniati anche in un libro inedito di gran valore. Prima aveva stampato il libro I PAMPINI BUGIARDI (prefazione di U. Eco) precisa denuncia dei libri di testo ingannevoli. Così i bam-bini cominciano e finiscono sempre per essere icone del Bene da salvare. In

enormi pannelli sono esposti nudi, a braccia aperte, o sfinite ai fianchi alline-ati insieme in maestose croci. Ci sarebbe da pensare a Vie Crucis di tanti piccoli Cristi. Questo commuove. E' "Justitia erga deos religio dicitur, o erga parentes pietas?". C'è una Marisa pia da Che Guevara alle Croci? Una grande mostra di un’artista di valore che onora la cit-tà.

La Mostra è promossa dai Musei Civi-ci e dalla Fondazione Manodori con il contributo del CCPL.

Sergio Masini

La Mostra è promossa e organizzata da BFMR & PARTNERS, Dottori Commercialisti e Revisori Conta-bili nella loro ART GALLERY- Piazza Vallisneri 4 (aperta fino ad aprile).

E' una bella pittura, intelligente ed emozionante, quella di Nadia Rosati. Ma non le è ancora stata data l'importanza che merita sul piano nazionale. Dopo circa vent'anni di impegno e lavoro, decine di mostre personali e di partecipazioni a collettive, di interventi scritti di critici positivi, sulla sua arte, molte presenze in collezioni pubbliche e private. A Nadia Rosati va riconosciuto, anzitutto, un impor-tante titolo nella pittura di oggi: coniuga i grandi valori della persona con quelli sociali, etici ed estetici. Nadia pittura di tutto: paesaggi, am-bienti, animali, nature morte. Ma prevalentemente pittura ritratti. Ne ha dipinti una set-tantina, in Mostra ne ha messi quarantacinque la figura cen-trale è posta in relazione con un suo contesto che forma proprio un quadro nel quadro, al posto del tradizionale sfon-do o contorno. "La comunione e la convivenza delle immagini pone in essere la tecnica surre-ale dell'incastro a " trompe l'oeil" di una figurazione che si insinua nell'impianto com-positivo (U. Nobili). Il risultato è la dilatazione dell’emozione e la centratura dei significati più vitali dell'opera.

Le icone di Nadia Rosati. Sono qui davanti in fila. Vi trovano dimora: sinbologie personali (i cieli con i soli, ma a lato e piccoli; le lune, mai ingombranti ma romantiche; le cornicine, i teatrini, gli inserti di ri-quadri o nicchie nei petti o nelle pance delle sue donne"ritratte". Nadia Rosati ricerca insistentemen-te quello che Braque definiva" l'entre deux", ciò che stà in mezzo, ciò che determina il rapporto fra pia-ni e spazi, formali e figurativi. Cioè l'unità artistica centrata proprio sulle relazioni. Ci propone diversi fuochi ottici e lo spazio, in questo modo,viene scon-volto. Ma è un attimo. Il momento percettivo si costituisce in rappresentazione, si compone nella sua unità coi particolari. Ritratti molto belli. Personalità vive espresse in facce centrate su bocche, narici ,occhi, soppracciglie che parlano, interagiscono con te, che guardi e ti confronti con quei volti ovali o

squadrati, dolci o forti che certo rivelano storie emozionanti e te le esprimono con slancio e pena.

I ritratti di Nadia sono storie vere. Tutte di perso-naggi reggiani. Mariella Burani con le modelle in-torno, il Cardinale Camillo Ruini con San Pietro, Corrado Costa con le stilo del poeta più frutta e farfalla, Serge Reggiani con La Tour Eiffel e le Grand Arc. E' un sistema di "visioni per successioni" tali da assicurare il prolungamento delle emozioni. Cioè quella che Monet ( da Bergson) chiamava la DURA-TA.

Nadia Rosati, vive in campagna. Porta con sè il fiato della città vicina. Lavora in uno studio a tre

finestre e vede i fossi, i prati, i filari vicini e gli orizzonti lontani. Il mon-do aperto della padania. Ragioniera, ha dato for-fait alla partita doppia per la pittura. Cura l'orto e il giardino. Accudisce due bei cani. Parla poco, ma ha tanto dentro di sé. Sembra isolata, ma cono-sce tutti. Sembra sempli-ce ma è complessa, sem-bra docile, ma dev'essere indomabile. Sembra fra-gile, ma nasconde l'ac-ciaio. E mentre, delicata, fa le marmellate, cerca risposta alla domanda che già fu di Simone Martini; "Ma il colore e la forma stanno nella

materia o nell'anima?". Lei risponde coi suoi quadri belli ed armonici: "Stanno insieme".

Nadia cuce il passato con il presente in un delica-to equilibrio, che Sandro Parmiggiani, nel "presen-tare" l'artista, definisce di "cultura anacronistica" (tradizione e innovazione) che è insieme pittorica e sentimentale. Radici e germogli. E' importante an-che che esempi di grande civiltà derivino dai perso-naggi ritratti così bene. Essi rappresentano coloro che hanno dato il meglio di sé per la nostra Reggio e la sua gente. Sono tra le eccellenze nei campi della cultura, dell'economia, dello spettacolo, della vita sociale e religiosa. E' bello che si visiti la Mostra da parte dei giovani e che i ritratti come una volta siano ancora nelle famiglie.

Sergio Masini

MARISA BONAZZI OPERE: 1965-2008

I SUGGESTIVI RITRATTIDI NADIA ROSATI

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STAMPA REGGIANA > anno VII numero 1 > GENNAIO 2009

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Reggiana Calcio

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Foto 1: Una visione della sala. Foto 2: il presidente Ve-roni mostra con orgoglio le coppe ricevuta dalla Lega Pro a Firenze. Foto 3: Vito Grieco e il vice presidente Clar-fiorello Fontanesi. Foto 4: Marco Lancetti e William Punghellini. Foto 5: Il gruppo di giocatori granata. Foto 6: Paolo Lusenti presidente Tecton, Pane e il di Stampa Reggiana Ivano Davoli. Foto 7: Massimo Varini d.s. mentre s'intrattiene al tavolo di Cristiana Filippini. Foto 8: Il dottor Mazzocchi e Gino Pigozzi addetto all'arbitro. Foto 9: Il tavolo del presidente Vando Veroni. Foto 10: Dall'Acqua, Elisabetta Grassi Foto 11: Monica Torreggia-ni e il bomber Dall'Acqua.

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Foto 1- Sira Zedda, Direttrice Banca D'Italia; Emilio Benati, FAST Spa e Vice Presidente IRE con delega all'In-novazione, Ricerca e Qualità; Giorgia Iasoni, Ecologia Soluzione Ambiente Spa e Presidente Gruppo Giovani IRE. Foto 2- Clemente Benedetti, Bolognesi Aldo Sas; Luisa Bolognesi, Bibistamp. Foto 3-Cristina Strozzi, Walvoil Spa e Vice Presidente IRE con delega all'Education e Rapporti con la scuola; Aimone Storchi, Vimi Fasteners Spa e Presidente Club Meccatronica; Fausto Bellamico, Emak Spa; Mariacristina Gherpelli, Ghepi Srl e Vice Presidente IRE con delega alla Piccola Industria. Foto 4-Giuseppe Domenichini, Direttore Generale IRE; Mario Margiocco, Il Sole 24 Ore; Andrea Boltho, Professore Oxford University; Eric Robert Terzuolo, Do-cente di Geopolitica; Gianni Borghi, Presidente Industriali Reggio Emilia; Sonia Masini, Presidente Provincia di Reggio Emilia; Fabio Storchi, Comer Industries Spa, Giuseppe Prezioso, Max Mara Fashion Group. Foto 5- Tiziano Ognibene, FM Srl; Alessandro Negri, Nevicolor Spa e Presidente Gruppo Gomma Materie Plastiche IRE; Luca Fantuzzi, G3 Spa; Riccardo Puccia, G3 Spa. Foto 6-Giulio Morandi, Morandi Srl; Alessandro Mala-volti, AMA Spa; Giancarlo Sutich, Studio Legale Sutich-Barbieri-Sutich. Foto 7-Leonardo Righi, Righi Srl; Con-tardo Fantini, Frigor Box Srl; Corrado Cilloni, Elettric 80 Spa; Enrico Grassi, Elettric 80 Spa. Foto 8-Francesca Paoli, Dino Paoli Srl; Stefania Accorsi, Accorsi Srl; Davide Corghi, RFC Rettifica Corghi Srl. Foto 9- Ivano Corghi, Walvoil Spa e Presidente Gruppo Metalmeccanico IRE; Giuliano Spaggiari, Comer Industries Spa. Foto 10-Cismo Bonvicini, Co.Ri. Srl e Presidente Collegio Costruttori Edili IRE, Maurizio Del Rio, Società Cattolica di Costruzioni edili e stradali Spa; Ferruccio Grisendi, Edilgrisendi Spa. Foto 11-Claudio Ognibene, Ognibene Spa, con la moglie Emanuela Morini. Foto 12- Giancarlo Landini, Interacciai Spa; Nino Spallanzani, Interacciai Spa, Romano Alfieri, Padana Tubi e Profilati Acciaio Spa. Foto 13-Graziano Grasselli, Grasselli Spa; Alessandro Fagioli, Fagioli Spa; Luigi Artoni, Artoni Trasposti Spa. Foto14-Elena Rovatti, Rovatti A. & Figli Pompe Spa; Andrea Mezzofanti, Imesco Forniture Srl; Gianluca Salsi, Reggiana Gourmet Srl.

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Pallacanestro Trenkwalder

230 presenti alla festa degli auguri della Trenkwalder Pallacanestro Reggiana. Un’atmosfera di grande festa ha accompagna-to la tradizionale cena degli Auguri organizzata dalla società biancorossa nella splendida cornice al Circolo Equitazione di viaTassoni. Foto 1: da sinistra Chris Heinrich, Marco Carra, Alvin Young, Filippo Masoni, Franco Marcelletti, Robert Fultz, MatteoMaestrello, Luca Infante, Bryant Smith, Massimiliano Defant, Luca Campani, Nicolò Melli e lo speaker Pierpaolo Zucchetti. In primo piano da sinistra Ivan Paterlini (vice presidente), Stefano Landi (presidente), Maria Licia Ferrarini e Vincenzo baroni (consiglieri d’amministrazione) Foto 2: Chris Heinrich, Marco Carra, Filippo Masoni, Alvin Young, Robert Fultz, Franco Mar-celletti, Luca Infante, Bryant Smith, Massimiliano Defant, Luca Campani, Nicolò Melli. Foto 3: il sindaco Graziano Delrio e Stefano Landi, Presidente di Pallacanestro Reggiana. Foto 4: Ivan Paterlini. Foto 5: Fabio Bezzi, la Presidente della ProvinciaSonia Masini, l’assessore allo sport della Provincia Gianluca Chierici, la sig.ra Tiziana Landi, il comandante dei carabinieri Giovanni Fichera al tavolo presidenziale. Foto 6 e 7: Il tavolo del vicepresidente Ivan Paterlini (secondo da sinistra) e quellodel Consigliere d’Amministrazione Vincenzo Baroni (secondo da sinistra). Foto 8: Il taglio della torta con: Marco Carra, RobertFultz, Matteo Maestrello, Nicolò Melli, Franco Marcelletti, Luca Infante, Luca Campani, Alvin Young, Massimiliano Defant.

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Foto Elite

Gli Industriali di Reggio

Incontri Augurali.....

Foto Stefano Rossi

Foto Studio 13

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Blitz notturnodi Sgarbiper ammirareil Correggio

Gran Galà del ciclismo sulla motonave Stradivari

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Foto 1: Vittorio Sgarbi ammira il dipin-to. Foto 2: Mieolini Gianluca, Marzio Iotti sindaco di Correggio. Foto 3: Mario Fiore. Foto 4: Dario Garozzo e Filippo Silvestro. Foto 5: Guglielmo Sarchiolla. Foto 6: Nadia Stefanel. Foto 7: Sgarbi intrattiene i presenti. Foto 8: Nadia Stefanel, Dario Garozzo, Gabriele Fabrici. Foto 9: Marzio Iotti e Vittorio Sgarbi

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Un grande successo per la Grande Cena di Boorea, giunta ormai alla IX edizione. Ancora una volta i reggiani hanno dimostrato grande generosità. Infatti 700 persone hanno partecipato alla cena di solidarietà del Salone delle Feste di Correggio, che ha permesso di raccogliere 20.000 euro che saranno interamente destinati a due progetti per l'infanziaFoto 1: Da sinistra: Ivan Soncini, presidente di Boorea, Graziano Delrio, lo chef Guido "Baffo" Ghidetti e Sonia Masini. Foto 2: Uno scorcio del Salone delle Feste di Correggio gremito da 700 persone. Foto 3: Giro d'onore tra i tavoli per i volontari e per gli chef Arneo Nizzoli e Guido "Baffo" Ghidetti. Foto 4: Il segretario provinciale del PD Giulio Fantuzzi, i consiglieri regionali Gianluca Rivi, accompagnato dalla consorte, e Gianluca Borghi, il vi-cepresidente di Boorea Moris Ferretti. Foto 5: Il Presidente di Cormo Demos Salardi, il presidente di Cantine Riunite&Civ Corrado Casoli, il vicesindaco di Reggio Emilia Franco Ferretti. Foto 6: Sulla destra: Silvia Riva e don Luciano Pirondini, presidente e vicepresidente di Reggio Terzo Mondo. Foto 7 Cristina Carbognani, presi-dente API, Enrico Bini, presidente CNA, Antonella Gualandri (di spalle) CNA e Giulio Fantuzzi. Foto 8: Mauro Casoli, presidente di Unieco e di CCPL. Foto 9: Da sinistra: Sabrina Giovanelli e Marco Barilli (CGIL), e il se-gretario provinciale Mirto Bassoli. Foto 10: Ildo Cigarini, presidente di Legacoop, Ivan Soncini e Marco Pedroni, presidente di Coop Consumatori Nordest. Foto 11: Il primario Giuliano Bedogni, il consigliere comunale Achille Corradini, il presidente del Consiglio comunale di Reggio Emilia Nando Rinaldi. Foto 12 L'amministratore dele-gato di Unipeg Fabrizio Guidetti, il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Gianni Tasselli, Ildo Cigari-ni e Fabrizio Malpeli, direttore del Consorzio 45. Foto 13: Giuseppe Pagani, segretario provinciale CISL, e Ar-chimede Cattani, CISL.

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Boorea, la grande cena di beneficenza

Foto Stefano Rossi

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Una goccia per un sorriso

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Nella serata della vigilia di Santa Lucia ha avuto luogo, presso il Risto-rante "Canossa" di Via Roma, l' annuale e tradizionale cena di galà per le immininenti Festività, della Delegazione Provinciale dell'UNIONE NAZIONALE CAVALIERI D' ITALIA. All' evento, fra gli altri, hanno partecipato il Col. Giovanni Fichera, Comandante Provinciale dell' Arma dei Carabinieri, il Dott. Antonio Lemma Vice Questore Vicario, il Col. Vito Zaccaria della Guardia di Finanza. Nel corso del conviviale, il Presidente della Delegazione reggiana Cav. Avv. Claudio Bassi ha presentato un resoconto dell'attività svol-ta nell'anno 2008 e la programazione delle attività del 2009 tra le quali la collaborazione e partecipazione al restauro di un' importante tela raffigurante la Madonna della Ghiara. In conclusione della serata sono statI consegnatI al Gr. Uff. Narciso Cilloni, al Dott. Ivano Davo-li ed al Gr. Uff. Salvatore Ameglio, il Premio UNCI 2008.

Il 5 Dicembre presso l’EX-T Art Cafè Restaurant di Reggio presentazione del progetto di solidarietà “Una Goccia per un Sorriso”, voluto dalla Garvan Lux (Tecnolsolution di Reggio e Garvan di Faenza) e dalla Casa del Tibet, per unire la tecnologia all’aiuto per i bambini del mondo. Madrina della serata, presentata da Stefano Dallari e da Elisa Colli e allietata dalla musica di Elisa e Delia,è stata Rosana Redondo, moglie colombiana del maestro Andrea Griminelli che ha incantato i tanti ospiti con il suo flauto. Il primo progetto “Una Goc-cia per un sorriso“,con i fondi nati dalla vendita da una splendido diffusore a forma di goccia, ideato dalla Garvan Lux, aiuterà la Fondazione Emanuel, della Colombia nella città natale di Rosana. A fare gli onori di casa la Presidente della Provincia Sonia Masini .

Foto 1: Andrea Martelli, Carlo Pellegrino presidente della Variazioni di Vicenza, Roberto Gaudenzi, Danieli Stefano Presidente della Tecnosolution srl di Reggio Emilia e Dott.re Stefano Dallari. Foto 2: Maestro Andrea Griminelli. Foto 3: Andrea Martelli, Luca Ferrari Tecnosolution Srl, Danieli Stefano, Rosana Redondo, Andrea Griminelli, Roberto Gaudenzi. Foto 4: Dott. Luigi Attilio Mazzocchi. Foto 5: Presidente della Provincia Sonia Masini. Foto 6: Elisa Capiluppi con Dalia, voce musicale della serata. Foto 7: Madrina della serata Ro-sana Redondo e i bambini che li hanno accolto. Foto 8 e 9: Gli ospiti presenti all’evento.

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Foto 1: Alfonso Bonin e Giuliano Landini al taglio torta. Foto 2: Gianni Bertinelli, Giuseppe Alai, Amedeo Villani e Luciano Armani. Foto 3: Alberto Zanettini, Manuel Monni, Silvia Vitali,Loredana Magnani. Foto 4: Paolo Oppici, Laura, Gilberto Simoni, Rosy e Guido Trenti. Foto 5: Ernesto Coppini, Bruno Reverberi e Pietro Caucchioli. Foto 6: Gianluca Carretta, Maria Guida, Filippo Pozzato. Foto 7: Giancarlo Perini, Alessandro Bertolini,Franco Brindani. Foto 8: Gabriele Grazio-li, Alessio Bonin, Farinotti, Luca Dodi. Foto 9: Matteo Tosatto, Alfonso Bonin, Alex Ballan, Giu-liano Landini e Marco Delfini.

Il tradizionale incontrodell'Unione Nazionale Cavalieri d' Italia

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Foto 1: Cinzia Rubertelli, Presidente del Gruppo Giovani API, consegna l'assegno di 5.000 euro a Claudia Nasi, Presidente dell'As-sociazione reggiana di volontari Casina dei bimbi, che si occupa di fornire aiuto a bambini ed adolescenti ospedalizzati o in situazio-ne di malattie croniche e oncologiche a domicilio. Foto 2: foto di gruppo per il Consiglio del Gruppo Giovani API da sx Alessandro Ceci (Profil Stamp srl), Cinzia Lucenti (Feredil srl), Bruno Zannoni (Europi srl), Dino Dini (Arscolor.com srl), Marco Bigliardi (Microfound srl), il vicepresidente GGI Claudio Lodi (Lodi Luigi & Figli srl), la Presidente GGI Cinzia Rubertelli (Prati Group spa), Silvia Arduini (IGR spa), Luca Gorreri (Gorreri srl), Silvia Binacchi (Binacchi srl), il vicepresidente Ggi Ivan Brini (Di-Bi spa) e Giovanni Bolondi (Reggio Marmi srl). Foto 3: da sx Elisabetta Grassi, Comunicazione API, la presidente dell'Associazione Cristina Carbognani (Medici srl), Cinzia Rubertelli, Presidente del Gruppo Giovani API (Prati Group spa), Cinzia Lucenti componente di Giunta del GGI (Feredil srl), le sorelle Silvia, consigliere GGI, e Maria Giulia Arduini (IGR spa), Silvia Binacchi, consigliere GGI (Binacchi srl), Giuseppina Spezia-le, Barbara Mazzocchetti e Lucia Vergalli, rispettivamente Ufficio Sindacale, Sviluppo Associativo e Ufficio Economico di API. Foto 4: La Pres. del Gruppo Giovani API Cinzia Rubertelli con i due vicepresidenti Claudio Lodi (a sx, Lodi Luigi & Figli srl) e Ivan Brini (Di-Bi spa, componente di Giunta Nazionale Giovani Confapi). Foto 5: in piedi da sx Roberto Rinaldi con la moglie Silvia Arduini (IGR spa), la pr Cristina Bolognesi, la Presidente di API Cristina Carbognani (Medici srl), il Presidente regionale di Unionapi Emilia-Romagna Alfeo Carretti, avv. e commercialista Valeria Prampolini ed Elisabetta Grassi, Comunicazione API.

Cenadi

Auguri

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Foto 1: Cicci Mazza, Licia Ferra-rini, Dott. Gazzotti, Deanna Ve-roni. foto 2: Chiara Poli, Agnese Gramoli, Sonia Veroni, Cecilia Spallanzani, Patrizia Rossi, An-nalisa Benaglia, Cristina Costa, Nicoletta Franzini, Laura Nocco, Mariachiara Spallanzani.Foto 3: Francesco Fornaciari, dr.ssa Al-geri. Foto 4: Mariarosa Villani, Paola Zanacca, Mara Baldi, Si-mona Cavalieri, Giancarla Boni-ni, Ludovica Cabassi. Foto 5: Silvestro Nocco, Marilena Bor-zacchi Cabassi, Gigi Sidoli, Lidia Boni, Mariacarla Sidoli, Franco Bonferroni, Meire Nocco. Foto 6: Franca Porta , Franco Mazza, Ludovica Maramotti, Sig.ra Bom-pani, Silvia Grandi, Umberto Bonafini. Foto 7: Ketty Mantova-ni, Giuliana Cimurri, Paola Pater-lini, Mariuccia Lombardini, Marti-na Zucchetti, Rosanna Strani, Magda Francia, Anna Rassaval, Kicca Visconti.

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L’appuntamento annuale degli Ufficiali in Congedo

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SOROPTIMIST

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Foto 1 alcune fasi di lavoro alle cucine ed al servizio tavoli di alcuni dei 55 soci (e familiari) del Rotary Terra di Matilde. Foto 2 la consegna da parte del presidente Paolo Capanni delle 4 borse kit di emergenza per le ambulanze della Croce Rossa di Canossa,Cavriago, Quattro Castella e la Croce Arancione di Montecchio offerte da alcuni soci del club. Foto 3: il Coro degli Amici di Reggio Children diretto dal maestro Pagliarini che ha generosamente offerto la loro esibizione di canti natalizi. Foto 4 i Clown di corsia di Montecchio ed alcuni ospiti delle strutture assistite del territorio matildico. Foto 5 La sala del Centro Avis di Cavri-ago dove il Rotary Terra di Matilde ha completamente organizzato il pranzo per i 160 ospiti tra anziani ed operatori delle case protette occupandosi di reperire mezzi,alimentari,intrattenimento e regali grazie anche alla generosità di soci e sponsor del territorio. Foto 6: Pietro Toscano, socio rotary e volontario Croce Rossa, con una delle ospiti: sono stati im-piegati 8 mezzi e 14 volontari per effettuare il trasporto degli anziani presenti al pranzo.

Il Pranzo degli anziani organizzato dal

Rotary Terra di Matilde

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Sfilano i premiati della Landi Renzo

Foto 1: Giovanna Menicali, Giuseppe Albertini, Conte Maurizio Monzani, Sonia Masini, Otello Montanari, Francesco Perucatti (Questore), Fabio Filippi. Foto 2: tra gli ospiti Pietro Gambarelli, Dino Spallanzani e William Quinti. Foto 3: Giuseppina Chirizzi (Soprano), Sonia Ganassi (Soprano), Giuseppe Ferrari, Rossella Poli Gobbi. Foto 4: Rosa Tincani Montanari, Livia Garavelli Albertini, Claudio Ognibene, Cesare Capo-casa, Isabella ed Elisabetta Monzani. Foto 5: Giusep-pe e Tobia Pellino e consorti, Luciano Sessa.

In occasione della chiusura dell’anno 2008, la LandiRenzo spa, ha invitato i propri dipendenti e collaboratori a cena, per ringra-ziarli del lavoro svolto nel corso di un profi-cuo anno e per augurare a tutti buone feste. Nel corso della serata sono stati premiati alcuni dipendenti per l'anzianità di lavoro svolta nell'azienda.

Nelle foto i vari premiati: Tiziano Perlini (25 anni), Paolo Cilloni (20 anni), Luana Spadacini (20 anni), Giuliana Tinterri (20 anni), Marzia Rossi (20 anni), Manuela Morini (20 anni), Luca Badodi (20 anni), Dario Guidetti (20 anni), Filippo Vacondio (20 anni), Giuliana Galaverni (20 anni) e Roberto Iotti (20 anni).

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Foto 1: Tiziana, Francesca, Luciano e Arnaldo Ca-tellani; Foto 2: Daniele Mattioli con il vice Prefetto Adolfo Valente; Foto 3: Laura e Giuseppe Ronchet-ti, Giovanni Bonazzi e Giovanni Prandi; Foto 4: Fabio Zani e Daniele Mattioli; Foto 5: Errio Bellei, Gianni Melli, Giuliana Boniburini e Alberta Gelosini; Foto 6: Francesca Catellani; Foto 7: Carlo e Maria Odescal-chi, Lauro e Laura Guerra; Foto 8: Mario Negri, Mario Maestri e Giorgio Fajeti; Foto 9: Luigi Cerlini e Otello e Liliana Motti; Foto 10: Mauro, Laura e Giuseppe Ronchetti; Foto 11: Antonio e Caterina Maggiore, Claudio e Giovanna Marastoni; Foto 12: Brindisi al nuovo presidente Fabio Zani; Foto 13: Giammarco, Cristina e Daniela Bertoni con Ilve Rossi. Foto 14: Liviana, Elia, Giuseppina e Giuseppe Mastropietro

Il saluto dei soci A.N.I.O.C.

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Foto Stefano Rossi

Foto Stefano Rossi

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