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LA MIA CITTA’
La mia città si chiama Cassano Magnago, è una città molto bella ma anche un po’ strana.
Abbiamo 4 chiese a Cassano Magnago; a fianco ad ognuna c’e un vulcano. Mentre tre di questi sono praticamente “addormentati da anni”, quello a fianco della chiesa centrale, erutta, 4 volte l’anno, al cambio della stagione.
Inizialmente esce molto fumo che assume la forma di un drago, poi lancia fuori scarpe,
scarponi e indumenti relativi alla stagione che è appena finita. Che
sfortuna! Sarebbe stato meglio fossero abiti relativi la stagione entrante!!!!
Io abito in una casetta con un pezzetto di giardino insieme alla mia famiglia, alla mia
cagnolina e al mio ornitorinco che sta sempre a dormire sotto un albero.
Il giorno prima dell’eruzione del vulcano Luna, la mia cagnolina e Luigi il mio ornitorinco sono
spaventatissimi; corrono in casa e non ne vogliono sapere di uscire.
A Luigi
dalla paura
gli si colora il
ciuffo di rosso tanto che sembra un alieno.
Quel giorno io e la mia famiglia ci chiudiamo in casa per non rischiare di prenderci qualche indumento o, peggio, qualche scarpa in testa.
Guardiamo tutto il giorno la tv solo che abbiamo solo una televisione e gusti differenti: mio papà adora i programmi con le navi e i sottomarini; a me i cartoni dei supereroi che volano. La mamma, che non sta mai con le mani in mano, mentre noi litighiamo per il programma da vedere, tira fuori
sempre il ferro da stiro e si mette a stirare.
Il giorno dopo l ‘eruzione ci sono indumenti ovunque e tutto il paese si riunisce in piazza davanti alle due casette con il comignolo in mattoni per scambiarsi i vestiti.
Ricordo l’anno scorso quando uno strano signore è arrivato vestito da renna su un camioncino sfumato di
rosa… aveva raccolto una montagna di roba e ha scambiato tutto con gli altri abitanti. Gli erano rimasti solo una cartella e uno stivale che non voleva nessuno.
Gli ho chiesto se me li regalava, ma giustamente mi rispose che una delle regole del paese era che ci doveva essere un baratto, non si poteva regalare nulla. Mi guardai attorno e nel prato a fianco vidi una vite con appeso un bellissimo grappolo d’uva. Corsi a prenderlo: avevo qualcosa con cui barattare.
La cartella era molto bella, anche lo stivale lo era, ma purtroppo era solo… mancava il suo “compagno”.
Ero intenzionata a trovarlo così mi arrampicai sull’albero più alto del paese, quello da cui si osserva il torrente che si getta nel lago, ma dello stivale neanche l’ombra.
Le uniche cose che vidi furono una rana che saltava nello stagno, una lucertola e perfino un’aquila talmente spaventosa simile a quelle che ho
visto solo nei documentari gironzolare nelle montagne rocciose alla ricerca di una preda.
Avevo quasi perso le speranze; ero molto stanca e decisi di tornare a casa in treno. Quando scesi alla stazione, che era davanti a casa, sconsolata e delusa, entrai.
La mia cagnolina scodinzolando mi venne incontro, non avevo nemmeno la forza di guardarla, ma alzai un attimo
gli occhi e vidi che aveva in bocca qualcosa, era l’altro stivale che tanto desideravo!!!
(Panizzolo Alice)