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Relazione sull'Applicabilità delle - PROGETTO DEFINITIVO - di LETTERE, CASOLA di NAPOLI e S. ANTONIO ABATE della COLLINA di DEPUGLIANO INCOMBENTI sui COMUNI SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA dei VERSANTI PROGETTAZIONE 2 1 0 Rev. DATA DESCRIZIONE DELLA REVISIONE ELABORATO n° SCALA CODICE PROGETTO POR Campania FESR 2007/2013 D.G.R. 496/2013 - Iniziative di accelerazione della spesa - Allegato 1 - ID 01 (APQ Difesa Suolo - D.G.R. 1001/2005 - cod. DS.NA.03/1) Il Responsabile del Procedimento: ing. MASSIMO DELLA GATTA aggiornamento 2014 SNAMPROGETTI S.p.A. progettazione definitiva, relazione geologica e Piano di Sicurezza di cui al Contratto di Il Segretario Generale dell'AdB: avv. LUIGI STEFANO SORVINO 12/04 12/14 (Mandataria) - ing. LUIGI FARIELLO - geol. ANTONELLA GUERRIERO - arch. ORNELLA PISCOPO - arch. MAURO VINCENTI GRUPPO DI LAVORO (ex Ord. n. 15 del 17/02/14) : (elaborati di calcolo, specialistici e contabili) (studi ed elaborati geologico-tecnici) (inserimento urbanistico e fattibilità ambientale) (elaborati grafici e Piano di Sicurezza e Coordinamento) Servizi Rep. n° 9 del 07.04.2004 - approvata con D.G.R. n. 1888/2005 verifica ed adeguamento tecnico-normativo, contabile ed amministrativo degli elaborati progettuali di cui alla Rev. 0 Tecniche di Ingegneria Naturalistica

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Relazione sull'Applicabilità delle

- PROGETTO DEFINITIVO -

di LETTERE, CASOLA di NAPOLI e S. ANTONIO ABATE

della COLLINA di DEPUGLIANO INCOMBENTI sui COMUNI

SISTEMAZIONE IDROGEOLOGICA dei VERSANTI

PROGETTAZIONE

2

1

0

Rev.DATA DESCRIZIONE DELLA REVISIONE

ELABORATO n° SCALA CODICE PROGETTO

POR Campania FESR 2007/2013D.G.R. 496/2013 - Iniziative di accelerazione della spesa - Allegato 1 - ID 01

(APQ Difesa Suolo - D.G.R. 1001/2005 - cod. DS.NA.03/1)

Il Responsabile del Procedimento:

ing. MASSIMO DELLA GATTA

aggiornamento 2014

SNAMPROGETTI S.p.A. progettazione definitiva, relazione geologica e Piano di Sicurezza di cui al Contratto di

Il Segretario Generale dell'AdB:

avv. LUIGI STEFANO SORVINO

12/04

12/14

(Mandataria)

- ing. LUIGI FARIELLO

- geol. ANTONELLA GUERRIERO

- arch. ORNELLA PISCOPO

- arch. MAURO VINCENTI

GRUPPO DI LAVORO (ex Ord. n. 15 del 17/02/14) :

(elaborati di calcolo, specialistici e contabili)

(studi ed elaborati geologico-tecnici)

(inserimento urbanistico e fattibilità ambientale)

(elaborati grafici e Piano di Sicurezza e Coordinamento)

Servizi Rep. n° 9 del 07.04.2004 - approvata con D.G.R. n. 1888/2005

verifica ed adeguamento tecnico-normativo, contabile ed amministrativo degli elaborati

progettuali di cui alla Rev. 0

Tecniche di Ingegneria Naturalistica

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Rev. 1 - dicembre 2014

INDICE

1. PREMESSA ..............................................................................................................................2

2. STUDI E INDAGINI PRELIMINARI .........................................................................................4

2.1 STUDIO GEOLOGICO - TECNICO .............................................................................................4

2.2 STUDIO IDROGEOLOGICO ......................................................................................................5

2.3 STUDIO DELLE CARATTERISTICHE FLORO - FAUNISTICHE E AMBIENTALI ................................6

3. L’INGEGNERIA NATURALISTICA.........................................................................................8

3.1 GENERALITÀ .........................................................................................................................8

3.2 CAMPO DI APPLICAZIONE ED OBIETTIVI..................................................................................8

3.3 TECNICHE DI INTERVENTO.....................................................................................................9

3.4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO.................................................................................................9

3.5 VANTAGGI E LIMITI DELL'INGEGNERIA NATURALISTICA .........................................................10

3.5.1 Vantaggi .....................................................................................................................10

3.5.2 Limiti ...........................................................................................................................10

3.6 PRINCIPALI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ......................................................11

4. LA SOLUZIONE PROGETTUALE ADOTTATA ..................................................................15

4.1 VERSANTE S. ANTONIO ABATE ...........................................................................................15

4.1.1 Località Cottimo .........................................................................................................15

4.1.2 Località Saletta ..........................................................................................................16

4.2 VERSANTE CASOLA DI NAPOLI ............................................................................................17

4.2.1 Località Gesini ...........................................................................................................17

5. APPLICABILITÀ DELLE TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA ......................18

5.1 CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ............................19

5.2 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA ............................................20

5.2.1 Palificata viva a doppia parete ..................................................................................20

5.2.2 Grata viva...................................................................................................................20

5.2.3 Briglia in pietrame e legname ...................................................................................21

5.2.4 Opere di protezione superficiale del suolo e ripristino vegetazionale ....................21

5.2.5 Opere di smaltimento superficiale ............................................................................21

5.3 INDICAZIONI SULLE ESSENZE...............................................................................................22

6. CONCLUSIONI .......................................................................................................................23

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1. PREMESSA

Il presente aggiornamento progettuale di livello definitivo (Rev. 1 – dicembre 2014), redatto dal

personale interno all’Autorità di Bacino della Campania Centrale (Gruppo di Lavoro costituito

con Ord. n. 15 del 17.02.2014 del Commissario Straordinario pro tempore), concerne la verifica

e l’adeguamento della precedente versione di pari livello (Rev. 0 – dicembre 2004)1 – redatta

dall’ATI Snamprogetti S.p.A. (mandataria) a seguito di apposito Contratto di Servizi Rep. n. 9

del 07.04.20042 ed approvata con D.G.R. n. 1888/2005 – ai sopraggiunti scenari tecnici e

normativi. In particolare, l’attività di aggiornamento si inquadra nelle iniziative di accelerazione

della spesa di cui alla D.G.R. n. 148 del 27.05.2013, atteso che il progetto di cui trattasi rientra

tra quelli ritenuti selezionabili dalla D.G.R. n. 378 del 24.09.2013, nonché nel bacino dei progetti

potenzialmente coerenti da ammettere a finanziamento sul POR FESR Campania 2007/2013 di

cui all’Allegato 1 della D.G.R. n. 496 del 22.11.2013 (cfr. interventi di cui all’A.P.Q. Difesa Suolo

– Delibere CIPE 142/1999, 84/2000, 17/2003 e 20/2004 – ID 1), per un importo complessivo di

10 milioni di Euro.

1già oggetto di verifica “interna” da parte del RUP con verbale del 15.02.2005

2Contratto di Servizi per “Progettazione definitiva, relazione geologica e Piano di Sicurezza” tra la Mandataria ed il

Segretario Generale pro tempore

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La realtà morfologica e climatica che caratterizza l’area oggetto del presente aggiornamento

progettuale (Rev. 1) unita alla natura pedologica dei terreni presenti, determina una notevole

tendenza all’erosione superficiale diffusa ed al dissesto idrogeologico.

Queste zone, come in molti altri esempi sia regionali sia nazionali, hanno subito negli ultimi

decenni dei mutamenti di carattere morfologico dovuti alla crescente antropizzazione dei luoghi

non supportata, o sfuggita completamente, agli opportuni strumenti di gestione del territorio.

La causa e l’origine di tale problematica sono da ricercarsi:

nella progressiva trasformazione delle destinazioni d’uso dei suoli ricollegabili agli sviluppi

economici degli ultimi cinquant’anni;

nell’abbandono dei terreni agricoli verificatosi nelle zone collinari per effetto della

“migrazione” della popolazione verso la città;

nella progressiva trasformazione di aree di pianura, anche di vaste estensioni, da un uso

agricolo estensivo ad aree urbane e/o industriali;

nella mancata o diminuita regimazione delle acque superficiali a seguito di tali profondi

cambiamenti nell’uso del suolo.

Tutto ciò ha determinato situazioni di dissesto legate a fattori di disordine idrogeologico,

insediativo e ambientale tali da indurre, in concomitanza di eventi meteorici anche di modesta

intensità, l’insorgere di problematiche che interessano in maniera diffusa ampie zone di

territorio, come quella oggetto di interesse.

In tale contesto generale il “dissesto idrogeologico” viene a caratterizzarsi come l’insieme dei

processi di alterazione dell’equilibrio dei versanti e dei suoli ad opera delle acque con il

conseguente innesco di fenomeni erosivi, franosi ed alluvionali. Ne consegue la necessità di

intervenire particolarmente nelle zone montane e collinari, in quanto la sistemazione di dette

aree determina un miglioramento complessivo delle condizioni idrogeologiche del territorio.

In tale contesto le tecniche di ingegneria naturalistica rappresentano lo strumento operativo, in

alternativa alle tecniche tradizionali, per la manutenzione e trasformazione del territorio nel

pieno rispetto dei principi di compatibilità ambientale.

Di seguito, pertanto, è stata condotta un’analisi circa la applicabilità nell’ambito di interesse

delle tecniche di ingegneria naturalistica3, individuando quegli interventi più efficaci in termini di

mitigazione, diretta ed indiretta, del rischio idrogeologico.

3in linea con quanto previsto dall’art. 3 del D.P.G.R. n. 574/2002 di emanazione del “Regolamento per l’attuazione

degli interventi di ingegneria naturalistica” in Regione Campania

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2. STUDI E INDAGINI PRELIMINARI

Nell’ambito della precedente stesura progettuale (Rev. 0) è stata predisposta una serie

dettagliata di indagini di campo che ha interessato la geologia, la geotecnica, l’idrogeologia e

l’idraulica dell’area di interesse; sono stati effettuati, altresì, rilievi topografici delle aree di

intervento e studi, a carattere bibliografico, sullo stato ambientale dell’intero contesto. I risultati

di tale campagna conoscitiva vengono sostanzialmente confermati ed utilizzati ai fini del

presente aggiornamento progettuale (Rev. 1).

Se ne riportano, a seguire, i caratteri più salienti.

2.1 STUDIO GEOLOGICO - TECNICO

L’area in esame ricade lungo il versante settentrionale del massiccio carbonatico dei Monti

Lattari litologicamente rappresentati da calcari, calcari dolomitici e, solo marginalmente,

dolomie. Esso è delimitato a nord-est da depositi prevalentemente piroclastici, mentre è in

contatto, verso sud, con i terreni dolomitici dei Monti di Salerno. In generale, l’assetto strutturale

dell’intera Penisola amalfitano-sorrentina è riconducibile ad una monoclinale, piuttosto regolare,

con gli strati immergenti generalmente verso ovest/nord-ovest. Questa monoclinale è, a sua

volta, dissecata da alcuni sistemi di faglie dirette variamente orientate risultando, quelle a

direzione appenninica ed antiappenninica, connesse con la tettonica più recente a carattere

distensivo che ha dato origine ad una struttura ad “horst” e “graben”.

I rilievi carbonatici risultano essere costituiti da calcari e calcari dolomitici che si rinvengono

spesso stratificati, fratturati e cataclasati particolarmente nelle aree interessate da direttrici

tettoniche; generalmente sono ricoperti da depositi piroclastici frequentemente frammisti a

detrito e brecce calcaree cementate o poco cementate provenienti dai massicci circostanti. La

matrice cementante è di natura piroclastica. I depositi detritico piroclastici sono diffusamente

distribuiti su tutto il territorio oggetto di studio. Non sempre è possibile definire lo spessore di

questi depositi in quanto essi risultano ricoperti da una sottile copertura di materiale piroclastico

incoerente; in generale lo spessore di tali depositi è pari a circa 5-6 m con progressivo

assottigliamento degli stessi depositi verso le quote topograficamente più elevate.

I depositi piroclastici incoerenti si rinvengono generalmente a copertura dei calcari e dei depositi

detritico-piroclastici; si presentano superficialmente alterati e talvolta argillificati. Lo spessore di

questi depositi è variabile in ragione della originaria morfologia del substrato carbonatico: a

minori pendenze corrispondono, in genere, maggiori spessori con generale aumento degli

stessi nelle aree di fondovalle.

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I calcari e calcari-dolomitici affiorano estesamente lungo i costoni, nei tagli artificiali ed in tutte

quelle aree in cui la copertura piroclastica è stata progressivamente erosa. Il grado di

carsificazione è variabile risultando talora molto elevato con formazione di grotte e cavità.

L’immersione degli strati, nel complesso abbastanza regolare, risulta localmente variabile in

relazione agli effetti di rotazione e basculamento subiti dai diversi morfo-blocchi ad opera dei

processi tettonici più recenti. Data la variabilità giaciturale e di composizione granulometrica dei

diversi corpi sedimentari rilevabili nel sottosuolo dell’intera area, per la caratterizzazione

geotecnica del complesso nel suo insieme si è preferito fare riferimento a parametri medi

derivati dall’elaborazione di tutte le informazioni e dati disponibili.

I diversi litotipi rilevati nell’area possono essere così differenziati:

materiali di riporto eterogenei;

depositi detritico-alluvionali;

depositi piroclastici rimaneggiati;

depositi piroclastici in deposizione primaria;

substrato carbonatico.

Nella tabella a seguire se ne riportano i principali parametri geotecnici:

PARAMETRI GEOTECNICI (°) c (t/mq) (t/mc)Materiali di riporto eterogenei 30 0.50 1,90Depositi detritico alluvionali 30 0,50 1,75

Depositi piroclastici rimaneggiati 22 0,10 1,60Depositi piroclastici in deposizione primaria 27 0,30 1,60

Substrato carbonatico 40 5,0 2,3

2.2 STUDIO IDROGEOLOGICO

Dal punto di vista idrogeologico la struttura dei Monti Lattari è caratterizzata da un assetto

geologico piuttosto complesso al quale fa riscontro una situazione idrogeologica altrettanto

complicata. All’interno di ognuna delle formazioni geologiche esistono, infatti, litotipi con

comportamenti, nei riguardi della circolazione idrica sotterranea, anche sostanzialmente diversi

tra loro.

Il complesso dolomitico, rappresentato essenzialmente da dolomie grigie stratificate, si presenta

spesso in condizioni di notevole tettonizzazione (dolomie farinose). Tali caratteristiche,

unitamente alla posizione basale occupata dal complesso, fa si che lo stesso si comporti da

“impermeabile relativo” rispetto alla sovrastante serie più francamente calcarea.

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Il complesso dolomitico si rinviene più estesamente in affioramento nell’area sud orientale dei

Monti Lattari (tra Vettica Minore e Vietri sul Mare) rappresentando motivo di parziale

tamponamento del deflusso della falda in rete. La circolazione idrica sotterranea è più attiva

soprattutto nelle fratture e nelle faglie beanti che fungono da dreni preferenziali.

I complessi calcareo-dolomitico e calcareo sono quelli di più rilevante interesse in funzione delle

loro ben note caratteristiche idrogeologiche e per la loro maggiore estensione areale nella

struttura dei Monti Lattari. In essi si localizza preferenzialmente la falda idrica basale del

massiccio e dagli stessi traggono alimentazione tanto la falda della piana del Sarno quanto le

più importanti emergenze sorgive (sottomarine e non). Il grado di permeabilità relativo è

complessivamente elevato anche se risulta variabile da zona a zona in funzione del grado di

fratturazione e di carsificazione della roccia. Così come avviene nei complessi carbonatici la

circolazione idrica sotterranea è prevalentemente basale e non è condizionata in alcun modo

dagli spartiacque superficiali.

Ai predetti complessi variamente permeabili si contrappone la contenuta permeabilità dei termini

terrigeni e piroclastici che affiorano in placche discontinue o, più estesamente, ai piedi dei rilievi.

Di scarsa rilevanza idrogeologica è il complesso terrigeno-arenaceo che, discontinuo, poco

permeabile e di limitata estensione, svolge una parziale azione di tamponamento laterale

all’estremo sud-ovest dell’intera struttura.

Il complesso piroclastico, invece, assume maggiore peso nello schema di circolazione idrica dei

Monti Lattari in quanto si rinviene in modo più o meno continuo su gran parte dei rilievi

carbonatici oltre che nella piana di Agerola ed in quella di Sorrento (ove è, tra l’altro, esso

stesso sede di un acquifero che si sviluppa per falde sovrapposte). Il suo ruolo principale si

identifica in ogni caso nel trasferimento al sottostante acquifero carbonatico e nel rallentamento

del deflusso delle acque meteoriche assorbite regolarizzando, con ciò, il regime della falda di

base del massiccio carbonatico. Il complesso detritico-piroclastico costituisce fasce di potenza

variabile lungo i margini della struttura. Trattasi prevalentemente di brecce calcaree e di detriti di

falda che, in relazione alla maggiore o minore quantità di matrice piroclastica, esercitano un

ruolo idrogeologico che varia da efficace dreno della falda dei calcari a parziale tampone della

stessa.

2.3 STUDIO DELLE CARATTERISTICHE FLORO - FAUNISTICHE E AMBIENTALI

Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 781 del 13 novembre 2003

(B.U.R.C. 27/05/04) istituisce l’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari, il cui territorio è

delimitato in via definitiva dalla perimetrazione approvata con la D.G.R. n. 2777 del 26

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settembre 2003. L’area oggetto di intervento nella presente progettazione è ubicata in posizione

limitrofa al suddetto Parco dei Monti Lattari, pur non ricadendo all’interno di esso. In particolare,

in prossimità del territorio oggetto di studio ricade il S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria) n.41

“Dorsale dei Monti Lattari” di cui alla pubblicazione “Natura 2000” della Regione Campania –

Assessorato ai Parchi, Riserve Naturali e Conservazione della Natura – Settore Ecologia.

Nella valutazione delle specie floro-faunistiche presenti nell’area si è ritenuto opportuno fare,

comunque, riferimento allo studio riportato in Allegato C al suddetto Decreto, in quanto le aree

di interesse sono caratterizzate, in parte, da un analogo habitat naturale. Se ne riportano,

pertanto, gli aspetti più significativi:

La varietà delle specie esistenti è favorita da particolari microclimi, dovuti ad un assetto geomorfologico

accidentato, dove versanti aridi e assolati si alternano a profondi valloni, ambienti umidi ove è possibile

ritrovare il raro fenomeno dell’inversione vegetazionale e numerosi endemismi botanici e faunistici.

Si può distinguere la seguente flora caratterizzata dalla macchia mediterranea e dal bosco mesofilo: il

Castagno (Castanea sativa), la Roverella (Quercus pubescens), il Leccio (Quercus ilex L.), il Mirto

(Myrtus Communis L.), il Rosmarino (Rosmarinus Officinalis L.), il Corbezzolo (Arbutus unendo L.), il

Lentisco (Helichrysum litoreum Guss). La zona è anche ricca di valloni e ruscelli e si osservano quindi

essenze e specie legate ad ambienti umidi (come, per esempio, le felci). Rigoglioso il sottobosco: sono

presenti ciclamini (Ciclamen neapolitanum) e fragole (Fragaria vesca).

Per quanto concerne la fauna, tra i mammiferi più rappresentativi c’è il riccio (Erhinaceus europaeus) e la

talpa tra gli insettivori; il quercino (Elymys quercinus) e il moscardino (Muscardinus avellanarius) tra i

roditori. Tra i mustelidi, oggi possiamo osservare solo la faina (Martes foina) e la donnola (Mustela

nivalis), mentre è quasi scomparso il tasso (Meles meles). Tra i rettili si evidenziano i sauri, la lucertola

campestre, il ramarro, il geco, la vipera e il biacco. Nell’ambito dell’area in esame gli uccelli sono tra gli

animali più facilmente individuabili; tra i falconidi va segnalato il gheppio (Falco tinnuculus), spesso

osservabile mentre scruta dall’alto il territorio di caccia, mentre più raro è il falco pellegrino (Falco

peregrinus). Tra gli accipitriformi sono presenti la poiana (Buteo buteo) e lo sparviero (Accipiter nisus),

visibili durante il loro passo migratorio. Non è difficile inoltre osservare la civetta (Athene noctua), l’allocco

(Strix aluco), il barbagianni (Tyto alba), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Tordus merla), il

pettirosso (Erithacus nubecola), la quaglia (Coturnix coturnix), la rondine (Hirundo rustica).

La straordinaria qualità ambientale dell’area ha costituito da sempre un elemento di forte attrazione per

l’intervento dell’uomo in un territorio per secoli caratterizzato da un armonico equilibrio fra presenza

umana e risorse naturali. Nel periodo più recente, consistenti fenomeni di concentrazione edilizia hanno

determinato un’alterazione dell’originario equilibrio territoriale arrecando danni rilevanti al territorio. Tra le

attività agricole attualmente presenti, sono molto sviluppate le colture a oliveti e agrumeti; presenti anche

molti vigneti. Viene praticata la silvicoltura con conservazione di castagni a ceduo.

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3. L’INGEGNERIA NATURALISTICA

3.1 GENERALITÀ

Con il termine Ingegneria Naturalistica (di seguito I.N.) ci si riferisce a quell’insieme di

tecniche che, praticate per ridurre il rischio di erosione del terreno e favorirne il consolidamento,

prevedono l'utilizzo di piante vive o parti di esse (semi, radici, talee), da sole o in combinazione

con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili

(biostuoie, geojuta) o materiali artificiali non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti,

geotessili).

In Italia si comincia a parlare di I.N. (Ingegneria Naturalistica) intorno alla fine dell'800, quando

cioè iniziarono a diffondersi in Europa le tecniche di gestione (manutenzione) forestale. Furono

soprattutto i tempi brevi di realizzazione e la relativa economia in cui si lavorava (ad esempio

l'uso di materiali naturali reperibili direttamente sul luogo di intervento) che ne garantirono il

successo e la rapida diffusione anche in altri ambiti applicativi. Le esperienze italiane,

inizialmente concentrate in Alto Adige, Trentino e Veneto, si sono estese alle altre regioni

settentrionali fino ad interessare anche le zone mediterranee; negli ultimi anni, anche a seguito

della crescente sensibilità nei confronti dell'ambiente, si è assistito ad un significativo

incremento nella diffusione delle tecniche di I.N..

3.2 CAMPO DI APPLICAZIONE ED OBIETTIVI

Le tecniche di I.N. vengono applicate in diversi ambienti e per differenti finalità:

corsi d'acqua – per il consolidamento, mediante rinaturalizzazione, di sponde soggette ad

erosione; per la costruzione di briglie e pennelli e di rampe di risalita per l'ittiofauna;

zone umide – per la ricostruzione di ambienti idonei alla sosta e alla riproduzione della fauna;

coste marine e lacustri – per il consolidamento dei litorali soggetti ad erosione e

l’assestamento delle dune sabbiose;

versanti – per il consolidamento ed il rinverdimento dei pendii;

infrastrutture viarie e ferroviarie – per la realizzazione ed il rinverdimento di scarpate

artificiali; per la realizzazione di barriere antirumore;

cave – per il recupero ambientale di cave dismesse;

discariche – per il rinverdimento dei rilevati.

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Sistemazione idrogeologica dei versanti della collina di Depuglianoincombenti sui Comuni di Lettere, Casola di Napoli e S. Antonio Abate

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L'ingegneria naturalistica comprende un insieme di tecniche basate sull'utilizzo di materiali

naturali o a basso impatto ecologico finalizzati al miglioramento dell'eco-compatibilità di opere

esistenti o in progetto.

Generalmente, l’I.N. viene utilizzata per conseguire e/o supportare il conseguimento dei

seguenti obiettivi tecnici:

a) consolidamento dei versanti nei confronti dei fenomeni erosivi mediante l'azione degli

apparati radicali delle specie utilizzate ed il peso dei materiali inerti coadiuvanti;

b) depurazione delle acque inquinate mediante ecosistemi filtro capaci di sfruttare le

capacità naturali di autodepurazione;

c) contenimento degli inquinanti trasmessi attraverso l'aria, quali polveri, aerosol, rumori;

d) garantire la permeabilità delle infrastrutture al passaggio della fauna;

e) costruzione di nuove unità ecosistemiche.

3.3 TECNICHE DI INTERVENTO

Le tecniche di I.N. prevedono l'utilizzo di piante intere o parti di esse (semi, radici, talee) in

combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno) o, in alternativa, con

materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) e non (reti zincate, geogriglie, georeti,

geotessili). Le piante utilizzate devono essere: autoctone, originarie cioè dell'ambiente in cui

devono essere inserite; compatibili con l'ambiente e non dannose alle altre specie naturalmente

presenti; pioniere, ossia capaci di colonizzare e resistere in ambienti non favorevoli e/o sterili e

con specifiche caratteristche biotecniche (resistenza a trazione delle radici, resistenza alla

sommersione e all'inghiaiamento).

In relazione alle diverse condizioni ambientali di intervento si possono utilizzare più tecniche di

ingegneria naturalistica anche con applicazioni di tipo combinato.

3.4 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La Regione Campania, nell’intento di assicurare la massima compatibilità ambientale nella

realizzazione degli interventi di difesa del suolo e bonifica idraulica, ha dato nel recente passato

notevole impulso all’adozione ed alla diffusione delle tecniche d'ingegneria naturalistica. A tal

fine, sono state emanate norme e direttive specifiche e sono stati fissati i criteri progettuali cui

devono attenersi gli interventi.

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Con D.G.R. n. 3417/2002 è stato, pertanto, approvato il “Regolamento per l’attuazione degli

interventi di ingegneria naturalistica” nel territorio regionale, successivamente emanato con

D.P.G.R. n. 574/2002 ed integrato con D.G.R. n. 4048/2002, per la parte relativa alle tabelle

riportanti le “essenze erbacee e suffrutticose”.

Riferimenti espliciti alle tecniche di I.N. sono, inoltre, presenti nella Normativa Comunitaria e

Nazionale.

3.5 VANTAGGI E LIMITI DELL'INGEGNERIA NATURALISTICA

3.5.1 Vantaggi

L'impiego delle tecniche di I.N. presenta numerosi vantaggi:

a) di tipo funzionale: le piante svolgono un'elevata funzione antierosiva, riducono la forza

battente delle piogge, con le radici trattengono le particelle di terreno impedendo un loro

dilavamento, aumentano la resistenza al taglio dei terreni;

b) di tipo ecologico: gli interventi di I.N. presentano una elevata compatibilità ambientale;

presentano una discreta biodiversità; creano habitat paranaturali per la fauna (luoghi di

alimentazione, riproduzione, rifugio); consentono un ridotto impatto ambientale nella

fase di cantiere;

c) di tipo economico: costi concorrenziali rispetto alle analoghe opere tradizionali; costi

ridotti per il ripristino ambientale del cantiere.

3.5.2 Limiti

Per un pieno successo degli interventi realizzati con tecniche di I.N. occorre effettuare un'analisi

di diversi parametri e fattori condizionanti.

Fattori geomorfologici: le tecniche di I.N. possono essere impiegate per la sistemazione dei soli

versanti interessati da dissesti superficiali.

Fattori funzionali: l'efficacia delle tecniche di I.N. non è sempre immediata e migliora nel tempo

con lo sviluppo delle piante; occorre, pertanto, valutarne attentamente l’impiego in quei casi in

cui è richiesta una rapida efficienza prestazionale.

Fattori tecnici e costruttivi: generalmente, le opere di I.N. sono di dimensioni contenute e

possono presentare limiti di applicabilità connessi all’altezza dei fronti, alle pendenze, alla

velocità delle acque ed al relativo trasporto solido.

Altri fattori limitanti possono risultare quelli:

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climatici - l'elevata variabilità delregime pluviometrico e termometrico del territorio italiano

condiziona le scelte delle specie vegetali da impiegarsi nell'I.N.;

esecutivi - il periodo di realizzazione delle opere di I.N. è limitato al periodo di riposo vegetativo

delle specie vegetali utilizzate; talvolta vi possono essere, pertanto, difficoltà nel reperimento

delle specie vegetali autoctone necessarie per la realizzazione degli interventi.

3.6 PRINCIPALI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA

A titolo puramente descrittivo ma non esaustivo si riporta un sintetico elenco di opere di

Ingegneria Naturalistica tratto dalle “Linee guida per Capitolati Speciali” redatto dall’ex Ministero

dell'Ambiente (A) ed, a seguire, quelle riportate nel Regolamento Regionale (B).

A.1 - Interventi antierosivi di rivestimento

semina a spaglio

semina con fiorume

semina a paglia e bitume

idrosemina

idrosemina a spessore

semina a strato con terriccio

semina di piante legnose

biotessile in juta (geojuta)

biostuoia in paglia

biostuoia in cocco

biostuoia in cocco e paglia

biostuoia in trucioli di legno

biofeltro in fibre miste

biotessile in cocco (sin. stuoia di cocco)

biorete di cocco

biostuoia tridimensionale in cocco

geostuoia tridimensionale in materiale sintetico

geostuoia tridimensionale in materiale sintetico bitumata in opera a freddo

geostuoia tridimensionale in materiale sintetico prebitumata industrialmente a caldo

geocelle a nido d'ape in materiale sintetico

rete metallica a doppia torsione

rivestimento vegetativo in rete metallica a doppia torsione zincata ( + plastificata) e biofeltri - biostuoie

rivestimento vegetativo in rete metallica a doppia torsione e geostuoia tridimensionale

rivestimento vegetativo a materasso preconfezionato in rete metallica a doppia torsione zincata (+plastificata)

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rivestimento vegetativo a materasso confezionato in opera in rete metallica a doppia torsione zincata (+plastificata), e diaframmi con non tessuto, biofeltro o geostuoia tridimensionale

rivestimento vegetativo a tasche in rete zincata e non tessuto o geostuoia sintetica

rivestimento in griglia metallica ancorata, geotessuto e terriccio

A.2 - Interventi stabilizzanti

messa a dimora di talee

piantagione di arbusti

piantagione di alberi

trapianto dal selvatico di zolle erbose

trapianto dal selvatico di intere ecocelle

tappeto erboso pronto

trapianto di rizomi e di cespi

copertura diffusa con ramaglia viva

copertura diffusa con culmi di canna

viminata viva

viminata viva spondale

fascinata viva su pendio

fascinata viva drenante su pendio

fascinata spondale viva di specie legnose

fascinata sommersa

fascinata spondale viva con culmi di canna

cordonata viva

cordonata viva con piloti

gradonata viva

graticciata di ramaglia

graticciata di ramaglia a strati

graticciata in rete zincata e stuoia

ribalta viva

palizzata viva

A.3 - Interventi combinati di consolidamento

grata viva su scarpata

palificata spondale con fascine vive

palificata viva di sostegno

sbarramento vivo

pennello vivo ad intreccio

traversa viva

repellente di ramaglia a strati

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rullo spondale con zolle (pani) di canne

rullo con ramaglia viva

rullo spondale in fibra di cocco

muro cellulare (alveolare) rinverdito

mantellate in cls

gabbionata in rete metallica zincata rinverdita

materasso in rete metallica rinverdito

terra rinforzata verde

muro a secco rinverdito

cuneo filtrante

rampa a blocchi

blocchi incatenati

scogliera rinverdita

briglia viva in legname e pietrame

A.4 - Interventi costruttivi particolari

muro vegetativo in conglomerato a secco di inerte e fibre tessili sintetiche

barriera vegetativa antirumore in terrapieno compresso

B.1 - Tipologie di intervento semplici

Semine

Rivestimenti per inerbimento

Piantagioni

Copertura diffusa con astoni

Viminata viva

Fascinata viva

Cordonata viva

Gradonata viva

Graticciata

Palizzata viva

Grata viva

Grata viva tipo “Vesuvio”

Palificata viva

Palificata spondale con graticcio “ Vallo di Diano”

Palificata a doppia parete “ Vesuvio “

Gabbionate rinverdite

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Materasso con rete metallica rinverdito

Terre rinforzate a paramento vegetato

Scogliera rinverdita

B.2 - Tipologie di intervento combinate

Pannello vivo

Traversa viva

Cuneo filtrante

Rampa a blocchi

Briglia in legname e pietrame

Muro vegetativo

Barriera vegetativa antirumore

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4. LA SOLUZIONE PROGETTUALE ADOTTATA

4.1 VERSANTE S. ANTONIO ABATE

Lungo il versante S. Antonio Abate le opere in progetto interessano le località Cottimo e Saletta

ed hanno lo scopo di intercettare le acque che attualmente, ruscellando dal versante

settentrionale della collina di Depugliano, terminano su strada o, attraverso sistemi di

intercettazione inadeguati, nella rete fognaria esistente, provocando frequenti allagamenti

anche in concomitanza di eventi meteorici di entità modesta.

Nelle suddette località sono, pertanto, previsti:

interventi di sistemazione idraulica ed idraulico - forestale dei valloni e dei canali che

solcano la zona al fine di adeguarli alle portate meteoriche centennali e limitare il

quantitativo di materiale detritico attualmente trasportato a valle;

interventi di adeguamento idraulico - funzionale dei collettori e degli attraversamenti

esistenti e realizzazione di nuovi canali o collettori per il convogliamento delle portate

meteoriche;

opere di laminazione delle portate meteoriche, con recapito in fognatura, aventi la

funzione di trattenere il trasporto solido e contenere le portate di piena centennali

provenienti dagli alvei collinari.

4.1.1 Località Cottimo

Il vallone Cottimo sarà interessato da interventi di sistemazione idraulico-forestale al fine di

consentire il deflusso della portata idrologica centennale e contenere i fenomeni di erosione e di

trasporto solido; lungo l’asta principale del vallone verranno realizzate opere di difesa spondale

e sette nuove briglie di contenimento con l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica (rif.

Tavv. grafiche “VC”). Lungo il vallone verrà, altresì, previsto il risanamento di un’esistente opera

di attraversamento stradale (cfr. Tav. grafica ATV.02).

Per quanto concerne il convogliamento delle acque provenienti dalla frazione Depugliano è

prevista la realizzazione di un collettore (cfr. collettore “Collina Depugliano”) per il drenaggio

delle sole acque meteoriche provenienti dal centro abitato che, attualmente, spagliano lungo le

strade raggiungendo il Canale S. Giorgio (cfr. Tav. grafica CC.01); al collettore perverranno

anche le acque provenienti dall’alveo strada denominato n. 1, previa realizzazione di opportuna

opera di imbocco e di idonee opere di intercettazione del trasporto solido (rif. Tavv. grafiche

“SAM”).

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Detto collettore convoglierà le acque complessivamente raccolte verso l’alveo strada n. 2, posto

poco più a valle, attuale via preferenziale di ruscellamento delle acque. Su quest’ultimo

verranno, pertanto, previsti interventi di sistemazione idraulica e di stabilizzazione delle sponde

laterali; in particolare, lungo il tratto terminale dello stesso, è stata prevista la realizzazione di un

canale in legname e pietrame, in luogo dell’attuale stradina sterrata, avente recapito ultimo nella

prevista vasca di laminazione (rif. Tavv. grafiche “SAV”).

Le acque provenienti dal vallone Cottimo e dai suddetti alvei strada saranno, infatti, convogliate

in una vasca di laminazione (superficie di circa 5180 m2 e volume utile di 25900 m3), da

realizzarsi quasi interamente fuori terra, dotata di un dispositivo di scarico per il recapito delle

portate ridotte in fognatura. Il fondo della vasca viene previsto in terra, per favorire

l’assorbimento delle acque invasate, mentre le pareti, realizzate in calcestruzzo armato,

saranno rivestite esternamente con opere di ingegneria naturalistica tali da ridurne l’impatto

visivo (rif. Tavv. grafiche “VSC”).

La vasca, come meglio specificato nelle relazioni specialistiche, è stata dimensionata con

riferimento ad eventi di piena con ritorno centennale e recapiterà, nella esistente fognatura

mista comunale, una portata massima di 300 l/s; a tal fine si prevede l’adeguamento funzionale

dell’esistente collettore di Via Cottimo Superiore (cfr. Tav. grafica CC.02).

4.1.2 Località Saletta

Le criticità emerse in tale zona impongono la realizzazione di una seconda vasca di

laminazione per il contenimento delle portate provenienti dal canale S. Giorgio e dall’esistente

Canale Pedemontano. L’invaso, analogamente a quello previsto in località Cottimo, sarà

realizzato con pareti in calcestruzzo armato e fondo in terra, per agevolare il processo di

assorbimento; anche in questo caso è previsto il rivestimento dei paramenti esterni della vasca

con opere di ingegneria naturalistica al fine di mitigare l’impatto visivo dell’opera. La vasca, da

realizzarsi a mezza costa con apposita palificata di sostegno lungo il paramento di monte,

occuperà una superficie di 2100 m2; il corrispondente volume utile, di circa 4940 m3, consentirà

la laminazione della portata idrologica centennale; le portate ridotte, fino ad un massimo di 300

l/s, verranno, infine, convogliate nell’esistente rete fognaria (rif. Tavv. grafiche “VSS”).

Il canale S. Giorgio viene, invece, interessato da interventi di sistemazione idraulico-forestale

aventi come obiettivo il modellamento del fondo in roccia, attualmente estremamente variabile,

e l’adeguamento delle sezioni alla portata idrologica centennale. Lungo il versante posto alla

sinistra idraulica del canale sono previsti, inoltre, interventi di stabilizzazione al piede delle

sponde al fine di limitarne l’erosione ed il rischio di scalzamento. In sponda destra viene, infine,

prevista la realizzazione di un nuovo muro in c.a. di altezza variabile (rif. Tavv. grafiche “CSG”).

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A completamento delle opere di intercettazione delle acque meteoriche verrà prevista anche la

realizzazione di un breve nuovo collettore lungo Via S. Giorgio avente recapito ultimo

nell’omonimo canale (cfr. Tav. grafica CC.01).

Lungo il canale saranno previsti, altresì, interventi di adeguamento idraulico per due esistenti

opere di attraversamento stradale (cfr. Tavv. grafiche ATV.03 e ATV.04).

Rispetto alla precedente revisione progettuale il presente aggiornamnto introduce, inoltre, la

realizzazione di alcuni interventi stabilizzanti a protezione delle murature perimetrali delle

vasche “Cottimo” e “Saletta”. La realizzazione di cordoli zavorranti in calcestruzzo non

strutturale e l’infissione di palancolate ad elementi metallici tipo “Larssen” vengono, infatti,

previste al piede interno dei paramenti di valle di entrambe le vasche per migliorare le verifiche,

rispettivamente, a ribaltamento e sifonamento degli stessi.

4.2 VERSANTE CASOLA DI NAPOLI

Il versante Casola di Napoli presenta situazioni meno complesse di quelle del versante

settentrionale. La presenza del Torrente Casola rende, infatti, più agevole il recapito delle

acque meteoriche provenienti dalla collina di Depugliano.

In tale ambito sono stati previsti, pertanto, esclusivamente:

interventi di sistemazione idraulica ed idraulico - forestale dei valloni al fine di adeguarli

alle portate meteoriche centennali e di limitare il quantitativo di materiale detritico

trasportato verso valle;

interventi di adeguamento idraulico - funzionale delle opere di attraversamento esistenti.

4.2.1 Località Gesini

Le opere progettate risultano finalizzate, sostanzialmente, alla sistemazione idraulico-forestale

del vallone Rendina, a monte dell’abitato di Gesini. In particolare, lungo l’impluvio verranno

previsti interventi di regimazione delle acque per il contenimento dei fenomeni erosivi (opere di

difesa spondale a protezione dei fenomeni di scalzamento al piede) e di stabilizzazione delle

scarpate (opere diffuse di ingegneria naturalistica); saranno, altresì, realizzate nuove rampe di

accesso ai numerosi fondi agricoli presenti lungo l’alveo (rif. Tavv. grafiche “VR”).

Il vallone Rendina, così come evidenziato nella “Relazione di calcolo idraulico” (cfr. elaborato

A.06), presenta una significativa criticità idraulica in corrispondenza del tratto tombato di

attraversamento della località Gesini; il progetto prevede, pertanto, a completamento dei

suddetti interventi di sistemazione, l’adeguamento idraulico (previa demolizione e ricostruzione

dello stesso) dell’intero tratto tombato e della relativa opera di imbocco (rif. Tav. grafica

ATV.01).

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5. APPLICABILITÀ DELLE TECNICHE DI INGEGNERIA NATURALISTICA

Come può evincersi dagli Studi condotti nell’ambito della presente progettazione, le ipotesi

avanzate per dare soluzione alle problematiche di dissesto idrogeologico dei versanti della

collina di Depugliano, sono da considerarsi ecocompatibili ed adeguatamente inserite nel

territorio per quanto concerne la vigente normativa di tutela del patrimonio artistico, culturale,

paesaggistico ed archeologico. In particolare gli interventi previsti, in ossequio all’art. 2 della

D.G.R. n. 574/2002, sono stati progettati in funzione della salvaguardia e della promozione della

qualità dell’ambiente.

Inoltre, le opere previste possono essere considerate a basso impatto ambientale e tali da non

compromettere in alcun modo le funzioni biologiche dell’ecosistema.

Nei casi considerati sono certamente da ritenersi applicabili le tecniche dell’ingegneria

naturalistica, sia per l’elevata integrazione tra le opere previste ed il territorio (benefici

ambientali diretti) che per la compensazione economica derivante dalla mitigazione delle

problematiche connesse al dissesto idrogeologico.

Gli interventi perseguono, infatti, obiettivi che ben si collocano in una politica virtuosa del

territorio; tale da contrastare la tendenza alla sottrazione delle fasce di pertinenza dei corsi

d’acqua a fini produttivi ed insediativi e da restituire nuovi spazi vitali dal punto di vista della

qualità ambientale.

È opportuno sottolineare che alla base di ogni corretto intervento di ripristino ambientale, anche

con sistemi di ingegneria naturalistica vi sono delle precise scelte progettuali fra le quali la

metodologia e la tipologia delle opere costruttive, da un lato, e la valutazione delle specie

vegetali da utilizzare, dall’altro, che condizionano fortemente l’esito dell’intervento stesso. Per

quanto riguarda la scelta delle specie vegetali, oltre alle caratteristiche biotecniche che queste

devono possedere a seconda della tipologia delle opere da realizzare, è risultata fondamentale

la valutazione della perfetta coerenza fra le condizioni stazionali presenti nei siti in cui devono

essere impiegate e le esigenze ecologiche delle specie stesse. A questo proposito, pertanto,

risulta della massima importanza una corretta diagnosi delle condizioni stazionali che fornisca

tutti gli elementi di valutazione necessari. Le piante infatti svolgono un’importante funzione nella

difesa del suolo contrastando l’azione disgregatrice degli agenti atmosferici, in particolare delle

precipitazioni, tramite azioni di tipo meccanico ed idrogeologico. Le azioni di tipo meccanico

derivano dall’interazione fisica delle radici con il substrato e si traducono nella protezione del

suolo dalle acque dilavanti unitamente alla stabilizzazione dello strato superiore dello stesso.

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La proposta progettuale è stata configurata come un’insieme di interventi di ripristino

ambientale con criteri naturalistici. Tale proposta è stata elaborata partendo da quanto fornito

dalla letteratura e da alcuni criteri di base fondamentali al fine di raggiungere specifici obiettivi.

Di seguito sono stati pertanto individuati ed accuratamente descritti gli interventi previsti in

progetto che prevedono il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica.

5.1 CARATTERIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA

Le opere di ingegneria naturalistica utilizzate nella presente progettazione si possono dividere

in due differenti tipologie, differenziate in funzione dell’ambito di intervento come di seguito:

1. interventi di sistemazione idraulico – forestale, da attuarsi lungo il Vallone Cottimo e sul

canale S. Giorgio;

2. interventi di sistemazione idraulica, da attuarsi sugli Alvei Strada nn. 1 e 2 e sulle due

vasche previste in località Cottimo e Saletta.

I criteri guida alla base della progettazione di tali interventi possono essere così sintetizzati:

analisi della vegetazione reale e delle caratteristiche ecologiche del territorio

attraverso un puntuale e dettagliato esame di campo dello stato dei luoghi;

ripristino delle fitocenosi spontanee partendo dalle potenzialità botanico-

vegetazionali delle pendici interessate;

impiego di più specie vegetali autoctone di ecotipi locali (popolamenti polifitici);

utilizzo di tecniche e metodologie già applicate in condizioni similari;

utilizzo degli humus forestali reperiti in situ;

analisi dello spessore dei vari livelli del substrato.

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5.2 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA

Le caratteristiche salienti delle tecniche e dei materiali che saranno adottati negli interventi di

cui al precedente paragrafo sono illustrate nei paragrafi successivi.

5.2.1 Palificata viva a doppia parete

Le palificate vive a doppia parete sono strutture autoportanti e capaci di sopportare anche

assestamenti del terreno senza subire alterazioni strutturali e risultano, in molte situazioni, più

efficaci delle gabbionate e delle murature, soprattutto dove il terreno presenta cedimenti

differenziati innescati da caratteristiche intrinseche e/o esterne (cfr. interventi di stabilizzazione

“Vallone Rendina”).

Per quanto concerne gli aspetti realizzativi si indicano i seguenti criteri generali.

Dopo aver effettuato la preparazione del piano di posa inclinato, verso l’interno di circa il 10%, verranno

disposti in successione i tronchi longitudinali, paralleli al pendio e quelli trasversali distanti l’uno dall’altro

1,5 – 2 m. I tronchi saranno poi collegati l’uno all’altro tramite chiodi in tondino di ferro (diametro minimo

10 mm), una volta approntato un piccolo incastro nel punto di raccordo tra i tronchi.

Le strutture, realizzate completamente a mano, saranno rinverdite con essenze autoctone di ecotipi locali

e perfettamente adeguate all’andamento del terreno. La porzione libera del livello basale, ove necessario,

verrà intasata di pietrame di idonea pezzatura, quella di ogni livello superiore della sistemazione verrà

rivestita di biostuoia biodegradabile, intasata di terreno vegetale, substrato organico addizionato, di acidi

umici e fulvici. L’intasamento progressivo degli spazi vuoti, realizzato a mano e con l’ausilio di mezzi

meccanici medio-piccoli, impedisce la presenza di interstizi vuoti alle spalle della sistemazione e

all’interno di essa; ogni eventuale vuoto infatti, impedisce lo sviluppo degli apparati radicali e può essere

dannoso per la stabilità della palificata, soprattutto nel terreno in esame che presenta livelli significativi di

pomici. Si provvederà infine per ogni livello ad allocare semi stimolati o pregerminati di quercus cerris,

quercus virgiliana, castanea sativa, quercus pubescens, quercus ilex, spartium junceum e citisus

scoparius. Le piante arboree e arbustive crescendo sostituiranno il legame quanto questo sarà marcito,

inoltre dopo l’attecchimento, subentrerà un’attiva sottrazione idrica dovuta alla traspirazione delle piante.

5.2.2 Grata viva

Questa tipologia strutturale indicata per la sistemazione di versanti molto ripidi di frana verrà

eseguita con tondame idoneo di legname di diametro variabile fra 15 e 25 cm. Si andranno a

formare con i tondami di legne delle maglie che saranno riempite con terreno vegetale e

substrato organico addizionato (cfr. interventi di stabilizzazione “Vallone Rendina” e “Alveo

Strada n. 2”).

Per quanto concerne gli aspetti realizzativi si indicano i seguenti criteri generali.

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Sistemazione idrogeologica dei versanti della collina di Depuglianoincombenti sui Comuni di Lettere, Casola di Napoli e S. Antonio Abate

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Su un tronco appoggiato orizzontalmente e ancorato saldamente al terreno verranno infissi tronchi

verticali, ancorati con picchetti in ferro al versante. I tronchi verticali saranno interrati ad una distanza di 1

– 1,5 m l’uno dall’altro.

Su questi verranno fissati tronchi orizzontali a formare delle maglie quadrate di 1,5 – 2 m di lato e

successivamente le maglie verranno riempite con terreno vegetale e substrato organico addizionato,

verrà inserita stuoia biodegradabile nei quadranti vuoti e semi di essenze arboree ed arbustive autoctone

di ecotipi locali (arboree: quercus cerris, pubescens, virgiliana e ilex, arbustive: spartium unceum e

citisus scoparius).

5.2.3 Briglia in pietrame e legname

La briglia è un’opera trasversale completamente realizzata a mano in legname e pietrame. Le

sezioni degli elementi strutturali in legno saranno ancorate con appositi picchetti verticali tali da

bloccare i piani successivi a quelli inferiori. Il pietrame, tutto assestato a mano a faccia vista,

consente il riempimento dei volumi e rende evidente la semipermeabilità del manufatto (cfr.

interventi “Alveo Strada n. 1” e “Alveo Strada n. 2”).

5.2.4 Opere di protezione superficiale del suolo e ripristino vegetazionale

Le scarpate in terra adagiate sui manufatti realizzati (briglie in c.a., briglie in gabbioni, ecc.)

verranno protette, dall’erosione superficiale, mediante semina manuale di leguminose

autoctone di ecotipi locali (medicago sativa, lupolina, arborea, onobrychis vicifolia, lotus

corniculatus) e successiva copertura con biostuoia biodegradabile picchettata a maglia di circa

1x1 m. Questo intervento consentirà di evitare i ruscellamenti superficiali, le conseguenti

incisioni e favorirà il rapido ed il massivo insediamento della vegetazione e la conseguente

integrazione dei manufatti nel paesaggio.

5.2.5 Opere di smaltimento superficiale

Trattasi di scoline in legno e piccoli sistemi di dissipazione a valle delle stesse.

Le prime, composte da due assi paralleli in legno di castagno adeguate ai piani viari (diametro

cm 14-16 graffate con tondini in acciaio diametro minimo 8 mm) con opportuna pendenza verso

valle all’interno di appositi dispersori in legname e pietrame. Questi ultimi realizzati in modo da

frammentare lo scorrimento dell’acqua a valle dei sentieri e delle piste di accesso esistenti per

un angolo superiore di 90°(cfr. interventi “Strada Alveo n. 2”).

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5.3 INDICAZIONI SULLE ESSENZE

Nella seguente tabella si riportano, in funzione della specifica tecnica di ingegneria naturalistica

individuata, l’elenco delle essenze arboree, arbustive o erbacee ritenute maggiormente idonee

a garantire le prestazioni attese, anche in considerazione dei criteri di cui al precedente

paragrafo 5.1.

Tipologia diSistemazione

Elenco essenze

Arboree Arbustive Erbacee

Palificata viva a doppiaparete

Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa

Spartium junceum, Citisusscoparius

Palificata viva a doppiaparete tirantata

Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa

Spartium junceum, Citisusscoparius

Palificata viva a paretesingola

Quercus cerris, virgiliana,pubescens e ilex,Castanea sativa

Spartium junceum, citisusscoparius

Grata vivaQuercus cerris, pubescens,

virgiliana e ilexSpartium junceum, citisus

scoparius

Briglia in legname epietrame

Opere di protezionesuperficiale del suolo eripristino vegetazionale

Medicago sativa, lupolina,arborea, onobrychis vicinolia,

lotus corniculatus,

Opere di smaltimentosuperficiale

Tabella 1 – Elenco essenze

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6. CONCLUSIONI

Nel presente aggiornamento progettuale (Rev. 1) le scelte tecniche operate per la calibratura

degli interventi di sistemazione idraulica ed idraulico forestale hanno tenuto conto,

prevalentemente, delle seguenti esigenze:

ridurre o compensare gli effetti dell’intervento sull’ambiente e sulla salute;

riqualificare e migliorare la qualità ambientale e paesaggistica del contesto territoriale, tanto

in fase di cantiere che di esercizio.

Come può evincersi dagli Studi condotti nell’ambito della presente progettazione, le ipotesi

avanzate per dare soluzione alle problematiche di dissesto idrogeologico dei versanti della

collina di Depugliano, sono da considerarsi ecocompatibili ed adeguatamente inserite nel

territorio per quanto concerne la vigente normativa di tutela del patrimonio artistico, culturale,

paesaggistico ed archeologico. In particolare gli interventi previsti, in ossequio all’art. 2 della

D.G.R. n. 574/2002, sono stati progettati in funzione della salvaguardia e della promozione della

qualità dell’ambiente.

Nei casi considerati sono certamente da ritenersi applicabili le tecniche dell’ingegneria

naturalistica, sia per l’elevata integrazione tra le opere previste ed il territorio (benefici

ambientali diretti) che per la compensazione economica derivante dalla mitigazione delle

problematiche connesse al dissesto idrogeologico.