ΔΗΜΗΤΗΡ – ΔΗΩ – ΔΗΟΙ -...
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, 'Colei che d come una madre' (Platone, Crat. 404c)
EPITETI E TITOLI DI DEMETRA I parte ( )
Dagli splendidi Doni (Dea veneranda, apportatrice di messi, dai magnifici doni, Tu con tua
figlia, la stupenda Persefone Inno Omerico a Demetra, vv. 490 e ss. Nella versione 'orfica' (fr.
49. VII Kern) della Discesa di Kore, quando la Dea si rivela ai mortali, impiega precisamente
l'epiteto menzionato: senza lasciar dubbi disvela se stessa. Infatti dice: 'Io sono Demetra che
porta le Stagioni ed i doni magnifici ( ). Nello stesso modo
Hekate si rivolge alla Dea:Demetra veneranda, che porti le Stagioni, dai magnifici doni (
, , Inno Omerico a Demetra v. 55), che si ripete esattamente quando
la Dea rifiuta il trono di Metaneira, la scena dell'incontro con Iambe (vv. 192 e ss.
) e ritorna persino nella preghiera finale che conclude l'Inno il che fa
pensare decisamente che si tratti di una formula cultuale - O De sovrana, veneranda, portatrice
delle Stagioni (=dei frutti nelle loro stagioni), dai magnifici doni ( '
vv. 490 e ss.).
Dagli splendidi frutti (Orph. fr. 209 Abel, cf. Or. 95 Wolff, Od. 7.115, 11.589;
Pind. Fr. 106; E, Epigr. ap. SIG274 (Delph.); epiteto di Demetra e delle Ninfe, H. Cer. 4,23.)
Colei che ha una splendida progenie (la Madre della Dea Sovrana; N. Dion. 13.188;
Nonn. D. 13.172; Nonn. Par. Eur. Io. 4.54, cf. GDRK 37.12)
Splendidamente onorata/che ricevi magnifici onori (OH. 40.10 epiteto che si ritrova
praticamente solo negli Inni Orfici, in cui abbastanza frequente: epiteto anche di Eirene, 12.8,
19.22; di Plutone, 18.17; di Atena, 32.11; di Apollo, 34.2; delle Grazie, 60.1; di Asclepio, 67.6)
Santa/sacrosanta/Pura (Kaibel ep. 871.3; Arch. fr. 120 Bergk; Mosch. fr. 6.24 Nauck; Es. Erga
465; HH. 5.203. cf. nella digressione sul Fico. . si usa per cose e luoghi sacri e/o dedicati
agli Dei: Od.21.259; dell'incenso, Xenoph. 1.7; h. Merc. 187;
Pind. P.4.204; Id.I.6(5).74; Id.P.1.21;
A.Pr.282; , , S.El.86, Ant.1201; Id.Tr.287, cf. Th.1.126, D.H.1.38; del cibo,
Jul.Or.6.192c (Comp.); E.Ion243, etc.; su suolo sacro, A.Supp. 223, ma
. un luogo in cui non sacro/permesso camminare, S.OC 37. Si usa
ovviamente anche come epiteto di divinit: in Omero, principalmente Artemide, .
. Od.5.123, 18.202, etc.; Persefone . 11.386, cf. h.Cer.337; Sapph.65;
. , Demetra e Persefone, IG1 4.204, 4.31; Apollo, Pi.P.9.64; Zeus, A. Supp.653, S. Ph. 1289:
degli attributi degli Dei, S. OT 830. Ovviamente, da questo si pu usare anche per
indicare persone pure e caste, soprattutto le fanciulle, Alc. 55, Pind. P.4.103, A.Fr.242; . ,
della voce di una fanciulla, Ag. 245. Si pu anche usare per non contaminato dal sangue;
innocente: S. Ant.889; . E. Or.1604; . .
. Id. El.975, cf. IA 940; . quando era stato purificato, S. Tr. 258: c. gen.,
E. Hipp. 316; Pl. Lg.759c; . , E. Hipp.138;
ma anche per dire in generale puro; giusto: . Pind. O.3.21; .
X. Smp.8.15, etc. Avverbio: h.Ap.121, Hes. Op.337; .
https://hellenismo.wordpress.com/2015/04/07/flora-sacra-di-eleusi-il-fico/
X.Mem.3.8.10)
Purificatrice (OH. 18,12)
Sorella (Tzetz. 317; cf. sezione teologica: la Figlia di Rhea, grande sovrana delle Dee;
Demetra, Hestia, Hera)
Azesia (Soph. fr. 894 Nauck) importante notare che : cos chiamata Demetra presso
Sofocle, oppure significa , ben nutrito/pingue/allevato floridamente - dal verbo
[ + ], ben nutrire: infatti, = , Polyaen.7.36. Nutriente:
l'acqua A. Th.308 (Sup. lyr.); latte Id. Ch.898, Philostr. VA 3.9; v.l. in Thphr.
CP1.18.1; Hesych. s.v. ; Zen. Prov. 20. dove si riferisce il nome [, ossia Demetra
presso gli abitanti di Trezene] proprio alla ricerca della Figlia, Nozze Autunnali di Plutone;
Suda s.v. , ed anche qui si ha l'inversione dei nomi, e si assegna questo epiteto a Kore e
[cf. , ] a Demetra la spiegazione comunque degna di nota:
Amaia cercava Azesia. Proverbio riferito a cose che si impiega molto tempo a ritrovare
. . Da molti lessicografi, antichi e
moderni, la sacra coppia Azesia-Amasia messa in relazione con Damia e Auxesia:
( = ed ), ib.1539.4; , , ib.1062.12. Auxesia o Azosia, Signora della
Fecondit/Accrescimento, spesso identificata con Demetra, in Egina ed Epidauro, cf. IG ll.cc.,
5(1).363.2 (Laconia), Paus.2.30.4, 32.2, IG 42.398.4 (Epidauro II secolo dell'era volgare), Them.
Or.4.54c. Inoltre, stando a Zenobio, 4.20, Damia Demetra, e Auxesia Persefone. Quindi,
ricordiamo brevemente che l'Oracolo (Erod. V 82.1 e ss.) impose agli abitanti di Epidauro, la cui
terra non dava pi frutti, di erigere delle statue in onore di Damia e Auxesia, ma non con un
materiale qualsiasi, bens in legno d'ulivo e scelsero di domandare ad Atene ritenendo che gli
ulivi di quella regione fossero i pi sacri ed inoltre si dice che non vi fossero, a quel tempo, ulivi
da nessuna altra parte eccetto Atene; gli Ateniesi accettarono a patto che fosse versato
annualmente un tributo ad Atena e ad Eretteo, cosa che avvenne e, costruite le statue con quel
legno d'ulivo, la loro terra riprese a donare frutti. Successivamente, gli Egineti rubarono queste
Immagini sacre e le portarono nella loro isola, gi sede dei Misteri orfici, e cercavano il Loro
favore con sacrifici e con cori di donne, secondo lo stile satirico e dell'aischrologia [a cosa serve
https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/31/demetra-cenni-teologici-e-culto-i-parte/
l'aischrologia, cf.] gli Epidaurii avevano gli stessi riti ed avevano anche certi riti segreti.
Pausania (II 30.4), dopo aver riferito che appunto Erodoto ha gi narrato perfettamente tutta la
vicenda fra Epidaurii, Ateniesi ed Egineti, afferma che aggiunger solo che ho visto quelle
immagini, ed ho Loro sacrificato nello stesso modo in cui tradizionale sacrificare ad Eleusi.
epiteto presente anche in Attica, con , confine sacro del
santuario di Azesia, dall'Agor di Atene, Hesperia 4 (1935) 52,14; sempre in relazione a Damia e
Auxesia, Pausania (IX 35.2) riferisce che in Atene dai tempi antichi si veneravano due Cariti,
Auxo la Crescita/ Incremento e Hegemone la Condottiera/ Guida. La terza, Karpo Frutto
il nome non di una delle Cariti, ma di una delle Horai. L'altra delle Horai venerata con
Pandroso=Rugiada dagli Ateniesi, che chiamano la Dea Thallo il nuovo Germoglio. Thallo,
Auxo ed Hegemone fanno appunto parte delle divinit del Giuramento degli efebi alle
Agraulia: . [[]] | ,
, , , | , , , , | , ,
, , || , , , . cf. Calendario Religioso, per tutti i dettagli e
fonti. Ricordiamo anche gli anelli speciali per i bambini, che al loro interno recano la scritta
cresci! oppure crescita, [auxe auxesis] molto probabilmente doni per la nascita (cf. O.
Walter, ArchEph 1937, 108).
Ad ogni modo, gli , ad Epidauro (cf. I. Polinskaya, A Local History of Greek
Polytheism: Gods, People and the Land of Aigina, pp. 272 e ss. per le numerose fonti), danno il
nome al mese che in Atene corrisponde ad Hekatombaion [ I mese,sacro ad Apollo
(Hekatombaia) - primo mese dopo il Solstizio Estivo [Aphrodisia, Herakleia Marathonos,
Hekatombaia, Kronia, Synoikia, Panathenaia] la potenza del Sole che fa maturare tutti i frutti
estivi: ed Helios che passa sopra la terra e la riscalda ( ' ')
Eracl. Quest. Om. 44.5; per tutta la discussione etimologica a proposito di Hekatombaion, cf.
Calendario Religioso]. Le evidenze epigrafiche, op. cit., restituiscono una variante per i nomi delle
Due Dee: e / o [dedica di un sacerdote di Asclepio; dedica ad Auxesia ed agli
, da parte di un sacerdote di Apollo Maleatas: per la vita). Hesych. ci informa
appunto che Azesia Demetra, dal disseccare i frutti, da , 'disseccare', 'calore,
aridit, secchezza' ma anche 'ruggine': anche Colei che secca i cereali in vista del raccolto, ma
talvolta, in caso di asebeia degli esseri umani, uccidendoli con il calore troppo intenso come
, (epiteto di Demetra, che indica anche il grano maturo; Hesych.s.v. ),
ed (epiteto specifico di Demetra associato con la potenza di Helios; Eusth. ad Hom.
1197.52. Cf. digressione su Demetra, Euthenia e le Horai; notiamo solo che, aspirando la prima ,
otteniamo il verbo , 'rispetto, venero, ho sacro timore di, temo') Sappiamo che Damia, a Roma,
identificata con Bona Dea, i cui riti sono celebrati solo dalle donne, Ov. Fasti V 150f, la vittima a
https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/28/digressione-a-proposito-di-abbondanza-demetra-e-le-horai/https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-teurgico/erezione-di-falli-aischrologia-funzione-catartica-della-tragedia-e-della-commedia/
Lei dedicata il 'damium' e la sacerdotessa di Damia 'damiatrix' come hanno notato molti
studiosi, op. cit. e Muller 1817 ad esempio, questi nomi devono essere direttamente di origine
ellenica, anche perch a Taranto si celebravano le Dameia, in onore appunto di Damia; che a
Sparta ritroviamo come Damoia, Damaia, Mnia, Amaia (IG V 363; op. cit.) - in Thargelion si
celebra la Dea che permette il primo raccolto: Ateneo che ci informa che, secondo Semo di Delo
nel suo trattato sui Peana, le spighe singole si chiamavano 'amalai' , ma quando venivano
ammassate insieme l'intero mucchio era detto , oppure , e Demetra era chiamata una
volta Chloe, , un'altra Ioul, . Cos, dalle invenzioni/ritrovamenti di Demetra, essi
chiamano sia il frutto sia gli Inni in onore della Dea con lo stesso nome 'ouloi, iouloi', anche
'Demetrooloi' (, canti del raccolto in onore di Demetra) e (
, ). (Ateneo, Deipnosophistai XIV 618d)
Mnia, o Damia o Amaia, e Auxesia, o Azesia, erano raffigurate inginocchiate: ora, l'inginocchiarsi
appare di rado nel Culto Ellenico, ma attestato: il gesto dell'inginocchiarsi come atto devozionale
indica atteggiamento di rispetto e sottomissione alla Potenza, Dynamis, divina; si ritrova pi
frequentemente nei rilievi votivi, e l'adorante inginocchiato praticamente sempre una donna
alcuni autori infatti pongono questo gesto fra gli atti 'effeminati' (gynaikisdomenos). L'atto di
inchinarsi di fronte alle divinit si riscontra soprattutto nel caso di Dei Ctoni e di quelli venerati
con gli epiteti di 'Soteres' ed 'Epekoi', Salvatori Che ascoltano ed esaudiscono le suppliche dei
devoti, delle Dee di Eleusi, e delle divinit della Salute, in particolare Asclepio (ad esempio, il
Dio che poggia la mano sulla testa dell'adorante inginocchiato), ma anche di Artemide, Eracle
Pankrates sull'Ilisso, e Palemone; cf. le numerose statuette votive in terracotta raffiguranti donne
inginocchiate dal Santuario di Hera a Poseidonia/ Paestum. Si fa ricorso a questo gesto di
preghiera in casi gravi e urgenti e si avvicina alla supplica (hikesia); prospiptein il verbo che
indica il cadere in ginocchio per scongiurare e supplicare molto spesso non per se stessi, bens in
favore di qualcun'altro. L'inginocchiarsi consiste semplicemente nel prostrarsi e nel rimanere
accoccolati sui talloni [cf. Gesti della preghiera]. Sappiamo che anche Afrodite veniva spesso
raffigurata come inginocchiata (Mitropoulou 1975); Latona genera Apollo in questo modo,
inginocchiata sulla Terra di Delo (HH. ad Apollo 116): nel caso di Afrodite rimanda a Genetyllis e
le Genetyllides di Capo Coliade, e nel caso di Latona e di Damia indica proprio la nascita e la
procreazione, infatti da Thera sappiamo che Lok(ha)ia Damia (IG XII 3, 3619). Il che viene
confermato dalle offerte votive a Damia e Azesia (IG IV2 787): i pepli femminili (per un parto
felice, come al Brauronion sull'Acropoli, cf.); le spille di bronzo (offerta prettamente femminile,
come nei Santuari di Hera Argiva, Hera di Perachora, e di Atena Alea a Tegea, probabilmente
sempre per un parto felice; op. cit.); offerte di primizie e cibo da offrire nei canestri; melograne di
bronzo (cf. sul melograno, Flora sacra di Demetra; melograne associate anche ad Hera, a Paestum
https://www.academia.edu/10099499/Tradizione_Ellenica_Rituali_per_la_nascitahttps://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/gesti-e-preghiera/
ad esempio); armi, solo da difesa e non da attacco, e quasi tutte in bronzo; thronoi, seggi sacri (cf.
i dieci choregoi della Dea, in Er. op. cit.). Inoltre nel recinto sacro di Mnia era venerato anche,
ovviamente e come accade molto spesso, Dioniso: tutto quello che ferisce Demetra, ferisce anche
Dioniso, perch Dioniso condivide la collera di Demetra. (Call. H.Dem. 6.71)
Immortale (Ar. Rane 382 e ss. Letteralmente e nel lessico Omerico, , , sono gli Dei,
Immortali, Hom., Pind. Pae.6.50, etc.; , le Dee marine, Od.24.47: Comp. -
Pl. Phd. 99c. . , di Afrodite, Sapph.1.14 . 'la Morte che non pu morire',
Amph.8. Ma anche, si usa per: , Ps.-Dsc.3.100, ossia la Lychnis coronaria,
'Cotonaria', che si usa per le ghirlande fiorite da offrire agli Dei, Thphr. HP6.8.3, AP 4.1.23 (Mel.),
Dsc. 3.100; indica anche 'una pietra preziosa che emette luce', probabilmente il rubino,
Luc. Syr.D.32, cf. Dercyl.11: anche , , D.P. 329, Orph.L.271)
A= formula epica per Gaia, Terra (LSJ; Rocci): Il. 3.243, etc., cf. Emp.27,
Schol.12, A.R.1.580, Tab.Defix.7; A. Pers.59, S. El.95, E. Andr.51. , , non per caso, anche il
nome originale della Colchide, S.Fr.914; anche di una zona della Tessaglia, ib.915. fa pensare ad
un epiteto cultuale, perch , spesso raddoppiato in un'interiezione che indica o
meraviglia, ammirazione, oppure dolore (Ah! Ahah! Ohim! Oh!), , oh
Adone!, una delle espressioni sacre tipiche delle Adonia (cf. Calendario Religioso)
Egizia (come epiteto di Isis-Demetra, N. Dion. 3.282 per un breve cenno ai paralleli fra Iside
ed Osiride, Demetra e Dioniso, cf. Flora sacra, il Fico. Ovviamente, non ci si pu dilungare in
questa sede sulla vastissima quantit di fonti che testimoniano l'identit fra Demetra e Iside
rimandiamo all'apposita sezione teologica 'Identificazioni con altre divinit', per tutte le
informazioni e spiegazioni teologiche. Rimandiamo anche al Commento al Timeo del divino Proclo,
I Libro, per tutti i riferimenti in merito all'Egitto ed al suo significato simbolico. Per fare un
esempio appropriato in questa sede, per dare un'idea pi precisa al Lettore, ricordiamo che
appunto l'Egitto una Terra sacrosanta, tanto vero che gli Eumolpidi, all'inizio del regno dei
Tolomei, 300 a.e.v. circa, si presero molta cura dell'Egitto, e di Alessandria in particolare perch
abbiamo visto che una 'citt-simbolo' di Serapide. Un distretto di Alessandria si chiama
precisamente 'Eleusi' perch Timoteo, un membro molto importante della stirpe degli Eumolpidai
https://independent.academia.edu/DaphneVarenya/Commento-al-Timeohttps://hellenismo.wordpress.com/2015/04/07/flora-sacra-di-eleusi-il-fico/https://www.facebook.com/HellenismoReligioneGrecaAnticheTradizioni/photos/a.547211635380071.1073741868.239114319523139/547216635379571/?type=3&theater
sospettiamo si trattasse di un Esegeta, come minimo, e per questi Esegeti degli Eumolpidi, cf.
articolo su Dikaiosyne, e Sacerdoti e funzionari di Eleusi nella sezione culto fu coinvolto non
solo nell'organizzazione del culto di Serapide ad Alessandria, ma anche nell'introduzione di tutti
quei riti noti come 'Mysteria' in quella citt, riti che si dice provenissero direttamente dalla Eleusi
in Attica e fossero appunto condotti secondo il rito greco (proprio come a Roma i culti di Cerere
sono Graeco Ritu - cf. Cuma il punto saliente: una conferma eccellente viene da Cicerone
(Balb. 55): i nostri antenati desiderarono che i Sacra Cereris fossero celebrati con il pi grande
scrupolo religioso e la massima reverenza; questo fin da quando vennero portati dall'Ellade
(Graecia) e furono sempre curati da sacerdotesse Elleniche e furono definiti 'Greci'. Sebbene essi
scegliessero dall'Ellade (qui, da intendere come 'Magna Grecia') quella donna che avrebbe dovuto
mostrare e condurre quel Rito Greco, essi vollero tuttavia che celebrasse quei Riti come una
cittadina (romana) a favore dei suoi concittadini, cos che ella potesse pregare gli Dei immortali
con conoscenza esterna e straniera, ma con intenzione domestica e civile. Vedo che queste
sacerdotesse erano generalmente o di Napoli (su Parthenope e Napoli, cf. digressione sulle Sirene)
o di Velia. E questa potrebbe essere l'annuale festa per Cerere: i sacri riti ellenici di Cerere
furono introdotti dall'Ellade, riti che le matrone celebrano a causa del Ritrovamento di
Proserpina. (Fest. s.v. Graeca sacra 97, Muller). Ritornando all'Egitto (non si trascuri il particola
re che Eleusi/Attica, Alessandria e Roma formano un ben preciso triangolo sacro), quel distretto di
Alessandria prese il nome proprio dai riti misterici che vi si tenevano ad immagine di quelli di
Eleusi, secondo il comando di Serapide al nuovo Faraone (Mysteria probabilmente dedicati a Kore
ed Aion Aion celebrato come figlio di Kore durante una cerimonia misterica alessandrina.
Epiph. Panarion 51, 22, 10. Impossibile riferire in questa sede tanto i riti, quanto una completa
spiegazione sulla relazione fra la Fanciulla e Aeternitas/ Aion l'ordine dell'Eternit per
cui rimandiamo alla sezione teologica dedicata a Kore; qui possiamo solo accennare al fatto che,
nella raccolta degli Oracoli ricevuti dai Teurghi (Or. Chald. 12), troviamo che Aion descritto
come una Monade che ha un duplice aspetto: da un lato si fonde con l'Intelligibile, e dall'altro
inerisce a ci che procede da Lui. Nel frammento 49 Aion, l'ordine dell'Eternit, Luce emanata
dal Padre, e perci si pu affermare che Essenza ed Intelletto hanno avuto sussistenza
principalmente ad opera del Bene, e sono quindi colmi della Luce unificante della Verit, che da
Esso proviene; ma la luce unificante per eccellenza Eternit (Aion) detta dagli Oracoli
luce emanata dal Padre, perch essa fa risplendere su tutto la luce unificante. (cf. in Tim. III
14) Dall'Unificazione ricevono la partecipazione a tale Luce, la quale pertanto pi divina
dell'Intelletto e dell'Essenza, visto che dipende direttamente dal Bene, e cos l'Intelligibile diviene
simile al Bene e divino per la partecipazione alla Luce suprema. Anche nel Corpus Hermeticum
(in particolare, il Trattato XI) Aion ha un ruolo essenziale, infatti una delle divinit principali che
https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/24/digressione-a-proposito-delle-sirene/https://www.academia.edu/4254809/Cuma_una_sintesi..http://www.ereticamente.net/2015/02/dikaiosyne-bilancia-e-spighe.html
il Nous rivela a Hermes: il Dio crea Aion, Aion crea l'universo (Kosmos), il Kosmos crea il Tempo
(Chronos), Chronos crea il Divenire (Genesis).). Del resto, Eleusi il cuore del mondo,
Santuario comune di tutta la terra, e l'Egitto non sai forse, o Asclepio, che l'Egitto
l'immagine dei Cieli? La nostra Terra il Tempio del Mondo.(cf. La Profezia di Ermete
Trismegisto). Dunque, era logico che l'Egitto avesse la sua Eleusi, e non in un luogo qualunque,
bens nella citt fondata da Alessandro il Grande e come dice un magnifico Inno che abbiamo gi
citato nella sezione teologica e che riportiamo nuovamente, perch assai significativo: Ti
compiacesti, o Iside, di dimorare in Egitto; in Ellade hai onorato pi di tutte Atene, l infatti che
per la prima volta hai rivelato i frutti della Terra. Trittolemo, dopo aver aggiogato i Tuoi sacri
draghi al carro, distribu il seme a tutti gli Elleni - ecco perch in Ellade ci affrettiamo a vedere
Atene, e ad Atene, Eleusi, perch riteniamo che la Citt sia l'ornamento dell'Europa, ed il
Santuario l'ornamento della Citt. (Aretalogia di Maroneia) Questo legame cos forte, cos spesso
testimoniato in tutto il mondo Greco-Romano-Egizio, anche dovuto al fatto che il triangolo del
Delta, la zona pi fertile di tutto l'Egitto, la triangolare Sicilia (=Trinacria) delle Dee, ed il
triangolo sacro Eleusi-Atene-Delfi, con questa loro forma 'triangolare' ci indicano non solo la
Fonte Regale, la Fonte delle Fonti, la Vivificante (cf. il triangolo il principio assoluto della
generazione di tutte le cose generate e della loro forma Rhea, Demetra ed Hestia Proclo, in
Eucl. I 33), ma anche che, come avevamo detto nella sezione teologica, gli angoli del triangolo
sono sacri a quattro Dei, ossia Crono, Ade, Ares e Dioniso. Nei testi/noeriche parole dello Ierofante
Proclo (op. cit.) nulla lasciato al caso, in questo contesto, neppure l'ordine in cui cita i nomi degli
Dei! E cos abbiamo, come se fosse quasi una formula matematica: Rhea (Fonte Noerica, Sposa
dell'Intelletto Puro), Demetra (in sintesi, Rhea-Demetra e Demetra creatrice di ogni Vita), ed
Hestia (Focolare del Tutto, ma anche Dea Hyper-Encosmica, che presiede all'Essenza della Triade
Guardiana) x Crono (I Triade Noerica Intelletto Puro), Ade (I Triade Hypercosmica, Triade
Demiurgica, Intelletto Intellettivo della Triade dei Demiurghi), Ares (Dei Hyper-Encosmici, IV
Triade, Dei Guardiani, III ruolo dopo Hestia ed Atena) e Dioniso (Intelletto Encosmico, Cuore del
Cosmo) = 12, perch Triade e Tetrade contengono l'intera regolamentazione degli esseri
generati, da cui sorge la dodecade, ossia il principio sovrano di Zeus (per questo l'angolo del
dodecaedro di Zeus, perch in unit Zeus contiene l'intera dodecade. Proclo, in Eucl. 174; sulla
relazione fra la Monade di Zeus e quella di Hestia e la dodecade degli Dei, cf. articolo su Hestia).
Comunque, tornando all'Egitto, a Serapide e al triangolo, in Erodoto (cf. tutto il bellissimo III
Libro delle sue 'Storie') leggiamo che: Apis, o Epaphos, il vitello di una mucca cui non
concesso poi generare alcun altro (cucciolo). Gli Egizi dicono che un raggio di Luce dai Cieli cade
sulla mucca, e questo le fa dare alla luce Apis. Questo vitello, Apis, tutto nero e si riconosce
grazie a questi segni specifici: ha un segno triangolare bianco sulla sua fronte e quello di un'aquila
https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/hestia/https://www.academia.edu/11737564/Demetra_cenni_teologici_e_culto_I_parte
sulla schiena; i ciuffi della sua coda sono doppi (in India, la coda della sacra mucca proprio
'affidata' a Yamaraja) ed ha uno scarabeo sotto la lingua. Ancora una volta, vediamo confermate
le nostre ricerche, poich impossibile dimenticare la magnifica statua di Osiris-Apis [Sarapis; dal
Serapeum della villa a Tivoli del religiosissimo Imperatore Adriano 117-138; ora ai Musei
Vaticani...] che emerge da un fiore di loto (come Atena, cf. Museo di Eleusi), 'evocato' nel Suo
Risveglio Solare, da due sacerdotesse ed un sacerdote; sulla destra si vede una statua di
Nefertum (su questa divinit, cf. rivista Hellenismo, Pyanepsion 2788, Nefertum, il Loto...ed il
Lago di Nemi. - articolo interessantissimo di cui suggeriamo la lettura, perch ci informa, ad
esempio, che in Egitto il loto il fiore sacro per eccellenza, simbolo dell'Alto Egitto (il Sud),
legato al culto sia per gli Dei che per i Defunti, e connesso inoltre con la creazione e la continua
rinascita del Cosmo: il profumo del fiore di loto considerato ristoratore e protettivo
[aggiungiamo che , , il nome di un famoso unguento, Gal.13.643], e infatti esistono
molte rappresentazioni di offerte di fiori di loto, sia agli Dei che ai Defunti, e il fiore viene
avvicinato al naso della Divinit o del Defunto a sottolineare l'offerta del suo sacro profumo; il loto
era anche mischiato al vino per la preparazione di bevande inebrianti (con il loto blu), ed era
ampiamente usato anche nei rituali per gli Dei, sia come unguento che come profumo; nei culti
funerari l'olio di loto era uno degli oli sacri usati durante la mummificazione, per preservare e
mantenere l'unione del corpo, e i Defunti spesso indossano corone di fiori di loto, simbolo di
protezione, rinascita, e quindi di eternit. Inoltre nelle rappresentazioni della Sala del Trono di
Osiride, di fronte al Dio sempre rappresentato un grande fiore di loto che emerge dallo stagno
che sorge ai piedi del Trono, e da questo fiore emergono i 4 Figli di Horus, Dei protettori dei
Defunti. Per quanto riguarda invece il legame con la creazione del Cosmo, secondo il mito
cosmogonico di Hermopolis Megale, dalla Collina primordiale sorta dalle acque cosmiche del Nun
nacque appunto un fiore di loto, e da questo sbocci il Dio del Sole, nel Suo aspetto di Nefertum,
il giovane Atum (Atum il Dio del Sole del tramonto ultime libagioni del giorno a Helios che
tramonta e poi a Hermes, cf. Culto domestico). E Nefertum appunto il Dio del Loto, e il Divino
Profumo che sorge dal loto, spesso rappresentato mentre emerge dal fiore stesso.); nello sfondo
dell'immagine suddetta, dal Serapeum, il busto colossale (e divinamente bello, ma anche molto
ieratico, awe-inspiring come ho sentito dire ad un turista americano l in visita) di Iside-Sothis
(Sirio)-Demetra. Alle spalle di Osiride-Apis (Serapide), vediamo la copia di una statua,
raffigurante Osiride-Antinoo e ormai sappiamo bene (per le fonti e la spiegazione, cf.) che
Antinoo di casa non solo in Egitto, ma anche ad Eleusi, come ed Antinoo-
Agathos Daimon, che cos si invoca: donami ogni grazia, ogni talento, poich il Messaggero
portatore di bene, che accanto a Tyche, con Te. Perci, dona sostanze e grazie a questa casa, Tu
che governi sulla Speranza, Aion datore di Ricchezza, santo Agathos Daimon. (PGM IV. 3125-71)
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Cos possiamo comprendere ancor meglio perch sia proprio Nonno di Panopoli ad aver
preservato questo epiteto, Egizia, per Demetra (Panopoli la citt di Pan ossia Min, il Dio
itifallico per eccellenza; Khemmis, in copto Khmin, capitale del IX nomo dell'Alto Egitto. Fu una
delle prime citt, in Egitto, fra quelle assalite dai tifonici cristiani: monasteri sorsero come le
zanzare in estate tutto intorno alla citt di Min-Pan, ma, mentre accadeva tutto questo, alla fine del
IV secolo dell'era volgare, gli Dei vi fecero provvidenzialmente nascere Nonno di Panopoli per
celebrare, con il suo importantissimo Inno poetico, il triplice Dioniso. Ed ora, come asserisce
uno studioso: nel XIII secolo dell'era volgare, un Tempio davvero imponente ancora si ergeva ad
Akhmim. Oggi, davvero poco della sua antica gloria rimane. Nulla rimasto della citt, i Templi
sono stati praticamente del tutto smantellati, e i materiali dai Templi riutilizzati nel periodo
medievale. Le vaste necropoli della antica Panopoli devono ancora essere pienamente esplorate.
L'angolo distrutto di un Tempio di et Greco-Romana, con statue colossali di Ramesse II, fu
scoperto solo nel 1981. Le Quien, Oriens christianus, II)
Ebbene, tornando alla nostra indagine etimologica, scopriamo che: : A. essere come
un Egizio, ossia 'essere abile' (nello stesso senso in cui Odisseo 'furbo, abile' in quanto protetto di
Atena; Cratin. 378, cf. Ar. Th. 922); A2. parlare la lingua egizia (Luc.Philops.31). B. proverbio
essere come l'Egitto, ossia 'essere sott'acqua, sotto inondazione' (Philostr.Im.2.14; cf. LSJ;
Rocci). L'Egitto un dono del Nilo, un Dono di Osiride-Nilo e di Demetra-Euthenia, e questo
stato per migliaia di anni, ed in parte continua ad esserlo, bench in quelle terre sacre non abitino
gli Egizi bens i copti cristiani che venerano i nemici di Osiride, e gli invasori arabi i quali hanno
commesso un gravissimo errore, che li distrugger a breve, purificando anche tutta la Terra: hanno
violato una delle Leggi Sacre fondamentali (cf. il Fico sacro Osiride-Dioniso, alberi e correnti)
ed empiamente hanno costruito quella ben nota diga sul Fiume sacro, la nefastissima diga di
Assuan (e sinistrissima, come tutte le dighe sembra uno scenario da film horror nel mezzo della
meraviglia di Philae-Elefantina; chi scrive, ha visto con i propri occhi quell'orrore, anzi, vi ha
navigato davanti, e ha visto anche la gigantesca centrale idro-elettrica che sorge accanto, un vero
mostro contemporaneo in pieno 'Giardino degli Dei', come le ciminiere della Titan ad Eleusi o le
industrie sulla spiaggia di Gela in Sicilia ). Per loro, gli invasori del sacro suolo dell'Egitto (ma
gli invasori/empi usurpatori non hanno mai vita lunga in Egitto, cf. i persiani ed Alessandro
Alexikakos), stata quasi una 'necessit' la costruzione della diga perch, a partire dal loro arrivo
in Egitto, il Nilo non ha pi loro concesso un attimo di tregua: da Fonte di Prosperit (Euthenia)
divenne fonte di terrore (=la Collera di Demetra cf. Demetra ed i malfattori Cause di
Abbondanza e Privazione). In molti, da allora, hanno cercato un qualche rimedio alla furia del
Nilo, e soprattutto al fatto che il Dio facesse oscillare la corrente in modo imprevedibile, talvolta
mandando terribili siccit per anni, in modo che neppure le rive fossero benedette dalla Sua
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fertilit, altre volte mandando tali inondazioni che neppure una casa di fango degli arabi poteva
rimanere in piedi, neppure quelle pi lontane dalle acque, e distruggendo altres campi, granai e
ogni altra cosa sulla Sua Via Regale. In entrambi i casi, l'Egitto, un tempo, terra fertile e
feconda, Granaio del mondo Greco-Romano (appunto, insieme alla Sicilia tutte le primizie,
come sempre, ad Eleusi; cf. sezione dedicata al Culto, offerte per le Due Dee), divenne sede della
Carestia (sono attestati molti casi di cannibalismo fra invasori), e la Fame, a sua volta, ha portato
a rivolte, instabilit politica e quant'altro (hanno scacciato, al posto della Fame, Eirene
Kourotrophos come ricorda Plutarco, Mor. 693E e ss., si deve eseguire, con Piet religiosa, il
Rituale: , . cf. Agnocasto, Flora sacra). Pensavano di
risolvere tutti questi orrori con un orrore ancora pi grande tipica mentalit abramitica
bloccando la piena del Fiume, sommergendo isole sacre (l'attuale Philae Agilkia e non
veramente Philae, quella vera giace protetta e 'addormentata' sotto le acque sacre e questa era la
vera Philae al tempo delle Inondazioni), spostando e/o distruggendo Templi e Necropoli invece,
hanno ottenuto ancora altro orrore, perch Legge che chi semina, raccoglie, come dice anche
il proverbio e come confermano le Leggi Teologiche (cf. Leggi di Heimarmene). Infatti, non si pu
certo dire che, fra mussulmani estremisti, popolazione sempre ribelle, massacri reciproci fra
abramitici, fame e povert dilagante, e quant'altro, l'Egitto odierno sia un paese prospero e felice;
senza contare tutti i guai ulteriori che hanno causato a se stessi con la costruzione della diga in
sintesi, i danni peggiori: elevatissimo peggioramento della qualit dell'acqua, ormai imbevibile
(anche se chi scrive l'ha assaggiata una volta, per devozione ad Osiride, e non accadde nulla di
male, anzi; viceversa, mangiando in un ristorante arabo, ebbe una grave intossicazione alimentare
); distruzione di incalcolabili risorse naturali; modifica della composizione del suolo e
conseguente e costante perdita di fertilit del terreno (si sta alzando a vista d'occhio la salinit del
suolo, in particolare, proprio nella zona del Delta), che sta producendo sempre meno, di anno in
anno; la fauna ittica sta scomparendo (e non solo: l'ibis bianco di Thot non vive pi nella terra dei
Faraoni, ma ogni tanto supera il 'confine' da Sud e torna brevemente a visitare Philae, in attesa
della Vittoria di Horus); diffusione di numerose malattie con l'acqua come veicolo, in particolare
una malattia assai virulenta e assai spesso fatale, la bilharzia, trasmessa da una zanzara che vive
solo sulle rive del Fiume, malattia che colpisce soprattutto i contadini che lavorano accanto ai
canali di irrigazione del Nilo. Del resto, nel moderno Egitto sono ancora registrati casi di peste
bubbonica (Apollo, Signore dell'Apolysis, nei due modi possibili: apolysis: liberazione dai mali e
guarigione la Potenza purificatrice, incontaminata e salvatrice del Tutto apolysis: liberazione
per mezzo dei dardi e dell'arco Potenza che annienta tutto ci che irregolare, disordinato e
fuori misura i dardi di Apollo e la peste, il Tema che, non per caso, apre l'Iliade (I, 10 e ss.): Ma
quale Dio li spinse alla disputa? Il figlio di Zeus e Leto. Irato contro il Sovrano (Agamennone),
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suscit una feroce malattia per il campo, e morivano gli uomini, perch Agamennone aveva
oltraggiato il suo sacerdote Crise [come avevamo visto nei passi di Esiodo su Giustizia e
Prosperit, l'ingiustizia di uno solo pu rovinare un'intera Citt fu il caso di Pericle, con i suoi
amici, in Atene, prospera e felice, prima che lui la trascinasse in quella folle guerra a tutti i costi,
Pericle morto di peste, del resto, perch a difesa degli Aristocratici e dei Giusti era Apollo Patrios
Alexikakos] e l'anziano (sacerdote, Crise) and in silenzio sulla riva del mare rumoreggiante
(mare=purificazioni) ed in disparte rivolse molte preghiere al Dio Apollo, figlio di Leto dalla bella
chioma (=e Demetra dalla bella corona, dalle amabili trecce, dai boccoli dorati): ascoltami, Dio
dall'arco d'argento, Tu che proteggi Crisa e la sacra Killa, e sei il Sovrano di Tenedo, Sminteo
(stesso epiteto, , nell'Inno Orfico a Lui dedicato: Uccisore di topi, da , il topo
campagnolo che distrugge i raccolti e mangia a sbafo nei granai, Sch. ad loc., cf. Str.13.1.48 e 64:
il Dio li allontana e cos protegge i raccolti, le aie ed i granai, cos come Bastet-Artemide li
protegge con i Suoi bellissimi e dolcissimi, ma anche feroci nella Caccia, gatti i gatti dall'Egitto
furono sacralmente condotti a Creta per difendere i granai; cf. , , epiteto del Dio in altra
forma, Ael. NA12.5, Sch. Il.l.c.; , (sc. ), anche il nome di o , una
citt nella Troade, Hsch., St. Byz. Ma anche il nome di un monte di Rodi, IG22.1131,12(1).1068.2;
, , Agoni in onore di Apollo , . . 1876p.125 (Troade) cos egli
disse pregando, e Febo Apollo lo udiva: scese dalle vette dell'Olimpo, irato nel cuore, portando
sulle spalle l'arco e la faretra ben chiusa. Risuonavano i dardi sulle spalle del Dio adirato, al suo
passo, e veniva avanti come la notte. Le Monadi di Apollo e di Helios hanno quindi, fra le altre,
queste Potenze: la seconda annienta ogni forma di disordine; la quarta la Potenza incontaminata
e causa di purezza, che fa risplendere su tutte le cose i caratteri del Perfetto e del Conforme a
natura, distruggendo i caratteri contrari; seconda e terza Monade di Helios sono unificate ma
distinte: funzione ordinatrice del sensibile e distruzione di ci che disordinato la prima
analoga allazione della musica e della Cura provvidenziale armonica esercitata sulla totalit
delluniverso e sugli esseri in movimento; la seconda analoga alla Potenza che annienta il
disordine che si oppone alla Forma e allopera di ordinamento di tutto il Cosmo nella sua
totalit. La Monade che conclude i Principi Heliaci e che custodisce la loro triplice processione
la Monade che elargisce a tutti gli esseri la partecipazione generosa alle cose belle e buone,
concede ci che bene e che offre la vera beatitudine (makarioteta) a livello Heliaco,
analoga alle potenze purificatrici e guaritrici di Apollo. (Proclo, Theol. VI 61) Cos, lultimo
Principio Heliaco, secondo tutti gli esegeti della realt divina, quello da cui sulla totalit
delluniverso si riversano la vita felice ed i frutti incontaminati (tn eudaimona zon ka tous
achrantous karpos) proprio perch Helios prole del Bene e questo carattere gli si addice in
modo essenziale: come il Bene protende la Felicit a tutti gli enti, cos Helios protende le misure
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della felicit confacentesi a ciascuno degli esseri encosmici e, grazie alla somiglianza e alla
tensione che eleva al Demiurgo universale, rende perfetta e completa tale felicit. E da qui che
deriva non solo il fatto che lessere felici detto rendersi simili al Dio (t eudaimonein
homoiousthai theoi), ma anche che la Felicit appartiene a tutti gli Dei Encosmici in base alla
Loro Causa Sovrana: da l infatti che la perfezione e la beatitudine si riversano su tutti gli
esseri. (VI 64) Concludiamo questa breve digressione su questo specifico aspetto di Apollo
(=Horus, figlio di Iside, Demetra Egizia), che naturalmente non ha nessuna pretesa di
completezza, ricordando le splendide parole di Macrobio (Sat. I 17.11 e ss.): si ritiene, infatti, che
Egli sia stato nominato , come per dire , in quanto scaccia le malattie,
(riporto le frasi, in greco anche nel testo originale latino, perch ci, fra le
altre cose, testimonia l'Amore reciproco fra Ellade e Roma, e le due lingue, come disse la
Sacerdotessa Aconia Fabia Paolina, sposa del grandissimo Pretestato, protagonista e 'Simposiarca'
dei Saturnalia!). Questa opinione concorda anche con la forma del nome in latino, che ci evit di
dover tradurre il nome di questo Dio: si intende Apollo come 'espellente (=apellens) i mali', in
modo corrispondente al nome Alexikakos (= che respinge il male), che Gli danno ad Atene e tutti
e due gli epiteti a Lui attribuiti si riferiscono contemporaneamente ai singoli effetti con forme
proprie, mediante i nomi di Iios e di Pain (appellantes deum atque ), sono epiteti
che si attagliano ad entrambi gli effetti, perch Iios deriva da 'isthai' (ut sit ,
id est a sanando), e Pain dal 'far cessare i dolori' (et ); e ancora
rispettivamente Hiios da hinai cio scagliare (et rursus , ab immittendo), e
Pain da piein cio colpire (et , a feriendo). Il risultato, tuttavia, che
quando si chiede buona salute, si dice I Pain, con la 'e' lunga (obtinuit tamen ut, cum sanitatem
dari sibi precantur, per litteram enuntient), cio 'guarisci Peana' (id est 'medere
Paean'); quando invece si dice He Pain, con la 'e' breve e l'aspirazione iniziale, si intende
imprecare contro qualcuno, vale a dire 'Ble Pain', cio 'scaglia colpendo' (cum autem
per litteram dicunt cum adspiratione prioris litterae, significant hoc dici in aliquem adversa
precatione, , id est 'immitte feriendo'). Questa espressione, dicono, fu usata da Latona
quando esort Apollo a rintuzzare con le sue frecce l'assalto di Pitone si dice che fu l'Oracolo di
Delfi a diffondere l'uso di questa espressione, cio He Pain, nel responso agli Ateniesi che, sotto
il regno di Teseo, chiedevano l'aiuto del Dio contro le Amazzoni (hanc vocem, id est ,
confirmasse fertur oraculum Delphicum Atheniensibus petentibus opem dei adversus Amazonas
Theseo regnante). Infatti, ordin loro che al momento di entrare in guerra invocassero e
propiziassero il Suo aiuto proprio con queste parole cos adoriamo Apollo, cio il Sole (id est
Solem) con epiteti che indicano ora salute ora pestilenza; per quanto, la pestilenza con cui affligge
i colpevoli, dimostra chiaramente che questo Dio protegge i buoni (aperte hunc deum bonis
propugnare significet).
Con l'Aiuto, dunque, di De, di Osiride e di Apollo Sovrano
salute e Gioia sia con te
(Omero, Odissea, 24, 402)
Vereconda, veneranda, che merita grande rispetto, che suscita soggezione e timore religioso
(Hes. Erga 300 ; sono le Due Dee, HH 2, 485;
l'epiteto viene da , reverenza, rispetto - il Rispetto, Pind. Ol. 7.44, la Divinit che
condivide il trono di Zeus, . S. OC1268, cf. Paus. 1.17.1; Dike stata
giustamente chiamata la Figlia del Rispetto, e la falsit e l'ingiustizia sono naturalmente detestate
dal Rispetto e dalla Giustizia, Pl. Lg.943e; e Dike precisamente la vergine onorata e
rispettata ( ') dagli Dei che abitano l'Olimpo (Erga 257). E allora sull'Olimpo dalla
terra dalle ampie strade, avvolti i bei corpi in bianchi veli, abbandonati gli umani, al gruppo degli
Immortali si riuniranno Aids e Nemesi. E tristi dolori resteranno agli uomini mortali: al male non
ci sar riparo. (Hes. Erga 190 e ss.)tristi dolori resteranno: cio, l'estremo dei mali, prevalendo
l'impudenza e l'invidia sugli uomini in ogni dove, Aids e Nemesi lasciano la nostra stirpe E se
sono bianchi i veli dell'Aids e della Nemesi, perch l'essenza di quelle si trova nella Luce. Sono
Potenze Noeriche/Intellettive; e sono distanti dall'essenza atea e tenebrosa delle passioni. Perci si
celebra con inni l'Aids come divino timore ( ) (schol. Erga 200-201) In primo
luogo, dunque, questo un epiteto che si riferisce agli Dei,la venerabile stirpe degli Dei in senso
generale (Theog. 44); in particolare a Themis (Theog. 16); Maia (HH 18; nel senso anche di
'pudica, riservata'); la Dea bella e venerabile Afrodite (Theog. 194), la 'prima' Afrodite, quella
nata da Urano, perch Colei che procede dai genitali di Urano Hypercosmica, guida in alto
verso la Bellezza Intelligibile, concede una vita purissima, e separa dalla generazione. (in Crat.
183). Dagli Dei, si estende anche a ci che merita rispetto fra gli uomini, come i Sovrani, Il.4.402;
i membri della famiglia e, specialmente, la sposa, 21.460; i servitori degni, Od.1.139, ed in
particolare, la riverita dispensiera ossia colei che imbandisce il cibo e le vivande per gli ospiti,
, Od. 4.54; le fanciulle e le donne in generale, Il.2.514;
quindi, coloro che necessitano di soccorso, di protezione i supplici, in particolar modo e, in
generale, gli ospiti, Od. 9.271, 7.165, 15.373,19.243, Emp.112.3, Pind .P. 5.18, Alcm. 74A.
Protettrice di coloro che lavorano nelle aie e alle macine (Etym. M. e Gaud. epiteto anche di
Zeus, divinit che hanno protetto coloro che lavoravano alle macine durante un
periodo di carestia da coloro che volevano rubare i frutti della loro fatica (chiamati appunto
). Plutarco rifiuta questa connessione ma comunque lega il nome a Coloro che guardano
dai malfattori, malfattori che portano lo stesso nome delle divinit che li puniscono per le azioni
ingiuste, perch afferma: colui che ha compiuto atti che non possono essere dimenticati, cose che
saranno ricordate per lungo tempo, chiamato 'alastor'; e colui che bene evitare (aleuasthai) e
da cui bene guardarsi a causa della sua malvagit chiamato aliterios. Aet. Gr. 297A)
/Custode dell'aia (epiteto che ricorre nell'Inno Orfico a Demetra, 40.5: protettrice della semina,
accumulatrice di spighe, custode dell'aia, dai frutti verdeggianti. E' un epiteto che si ritrova solo
in quell'Inno, ma rimanda al celebre detto ossia vita civilizzata, in cui si usa il
frutto del grano raccolto nelle aie; c' anche il detto: , , , 'macina, mulino, macina',
Carm. Pop.43. Quindi, indica proprio o l'aia, (Il.5.499), o, pi
generalmente, ogni campo preparato per le attivit agricole (Sch. Od. 1.193; Il. 5.90, Od. 6.293)
Fa anche riferimento alla celebre festa delle Haloa in Inverno: una festa Attica. Filocoro dice
che fu chiamata cos dal fatto che gli uomini in quei giorni trascorrevano molto tempo nelle aie
oppure, secondo Pausania Atticista, si divertivano nelle aie in quella festa; un'altra etimologia
potrebbe appunto risalire ad , giardino, campo coltivato, vigna. (Phot. 1080; Suda s.v.
; Filocoro FGrH 328 F83; Paus. Att. a.76 Erbse). Si tiene solo ad Eleusi, e un'iscrizione
ricorda i sacrifici tradizionali a Demetra e Kore e agli altri Dei, offerti dal demarco di Eleusi in
occasione di varie festivit eleusine: Kalamaia, Khloeia e, appunto, Haloeia. (IG II2 949) Contata
fra i piaceri cittadini insieme alle Dionysia, Apatouria e Thesmophoria, e non quindi da
escludere che banchetti e gai simposi si tenessero un po' ovunque alle Haloa della Dea. (Alciph.
2. 37.1). Tutte le fonti sono d'accordo nell'affermare che si tratta di una festa dedicata
principalmente a Demetra e Dioniso, ma anche a Kore e Poseidone; ([Dem.] 59 Neaera 116-17; IG
22 949. 6-8, 34-5, 1299. 9-10, 22-4; Him. Or. 8. 3) e Luciano afferma: una festa ateniese che
contiene misteri di Demetra, Kore e Dioniso, sul tagliare le viti e sull'assaggiare il vino gi
preparato, che ha luogo ad Atene, in cui essi mostrano cose che assomigliano ai genitali maschili,
a proposito dei quali essi narrano che vennero in uso come un'assicurazione per la procreazione
umana, perch Dioniso, donando il vino, ha provveduto a fornire questa sostanza che un
incitamento all'unione. Segue poi narrando lo stesso aition delle Dionysia rurali a proposito
dell'uccisione di Icario ad opera dei pastori, dei falli eretti e del responso dell'Oracolo: questa
festa un ricordo della loro sofferenza.(Lucian Dial. Meret. 7, ed. Rabe, p. 279-280) Uno dei
momenti pi importanti delle celebrazioni ricordato dal celebre scolio a Luciano: molto vino
veniva raccolto e le tavole erano cariche di tutti i cibi che vengono dalla terra e dal mare, a parte
quelli proibiti durante i Misteri, intendo il melograno, la mela e il pollame domestico, e le uova e la
triglia rossa, i gamberi e il pescecane. Gli Arconti preparano le tavole e lasciano le donne
all'interno, loro si ritirano e rimangono all'esterno, facendo una dichiarazione a quelli che sono
presenti, che i cibi civili furono scoperti da loro (dagli Eleusini) e da loro condivisi con il resto
dell'umanit. E sulle tavole ci sono torte modellate a forma di organi sessuali. Il nome Haloa
dato alla festa a causa del frutto di Dioniso, perch la maturazione della vigna detta Haloai.
(schol. Luc. Dial. VII, 4) Probabilmente questa parte della festa, in cui le donne festeggiano da
sole, la pannychis che segue la processione da Atene verso Eleusi (Alciphr. 4. 6. 3) Diversi vasi
mostrano scene di donne e falli: nel pi noto esemplare, una donna versa qualcosa su quattro falli
eretti e piantati nel terreno; in un altro, un fallo di grandi dimensioni portato da una donna nuda,
e in un altro ancora, un fallo viene posto in posizione eretta nel terreno da due donne, di cui una
nuda- evidente l'analogia fra questi falli piantati nel terreno e i piccoli germogli dei cereali e
delle piante (ARV2 1137. 25; ARV2 551. 10; ARV 1565. 1). Durante il banchetto notturno tutte le
donne si scambiano scherzi (paidiai) e beffe (skommata) e dicono le une alle altre cose rudi e poco
rispettose (cf. la pratica dell' aischrologia gi incontrata), e le sacerdotesse di nascosto si
avvicinano alle donne e sussurrano nelle loro orecchie a proposito della klepsigamia (amore
illecito)- ovviamente tutto questo non ha nulla a che vedere con la volgarit gratuita e la
prostituzione- sebbene questa festa fosse giustamente celebrata anche dalle donne meno rispettabili
in compagnia dei loro amanti, soprattutto durante la pannychis, come ricorda Alcifrone. Ha invece
a che vedere con quanto affermano gli Arconti e con quanto avevamo gi visto in parte a proposito
delle Thesmophoria: si tratta dei doni di Demetra e di Bacco, le cui manifestazioni materiali sono
il pane ed il vino, la vita civilizzata e la procreazione ad ogni livello, mentre a proposito di quelle
spirituali non lecito parlare, trattandosi di Mysteria. L'unica distinzione che appare evidente
che le etere e le prostitute festeggiavano anche in compagnia degli uomini, mentre le donne sposate
con le sacerdotesse nel Santuario; ad ogni modo, una festa assai gioiosa, cui partecipavano tutti
i cittadini di Eleusi. (schol. Luc. Dial. VII, 4; IG II2 1299; Alciphr. 2. 37. 1, 4. 6. 3, 4. 14. 8, 4. 18.
4, 17)
Colei che fa nascere/genera i covoni/i fasci di spighe di grano (Nonn. Dionys. XXXI 38. XLV 101. XLVIII 678; significa letteralmente fascio di spighe/covone (Plut. Publ. 8) ma, pi
in generale, anche il nome poetico per indicare il grano maturo (cf. LSJ s.v.). E' un nome che, per
traslato, si usa anche in riferimento ai campi fertili,, terra arabile e fertile, che pu
generare i cereali (Nonn. Dionys. 7.84): Sovrana dell'Egitto abbigliata di lino, la quale si prende
cura dell'antica citt del fertile solco, ricca di grano, Boubastis che porta il sistro, e Memphis, che
si rallegra delle sue pianure generatrici di covoni, dove la sacra legge ( ) da parte di
sovrani devoti ha eretto una stele infrangibile, il segno, Signora, della tua sovranit, che parla ai
popoli supplici: Io sono Iside dal trono d'oro, potente portatrice di scettro, fino a dove brilla il
raggio del Sole splendente come il fuoco sulla terra nutrice con i suoi raggi (Hymn. Is. 3)
(Cf. - /, ossia Demetra presso gli abitanti di Trezene, cf. Plut. Prov. 1.41,
Zen.4.20, Suda. s.v. )
Portatrice dei covoni/fasci di spighe di grano (Eustath. Il. 1162, 27. Nonn. Dionys. XVII 153
epiteto di Demetra in Atene, con ogni probabilit da un'immagine della Dea raffigurata come
'portatrice di covoni')
La prima maturazione delle spighe di grano; orzo che inizia a maturare; anche epiteto di
Demetra (Hesych. s.v. cf. : il grano maturo, anche in Elio Dionisio, i comici
(Cratin. 381) chiamano cos anche le parti intime () femminili Eusth. 1446.29)
Regina, Sovrana (epiteto riferito solo alle Dee infatti, quando Odisseo si rivolge cos a
Nausicaa, in dubbio se si tratti di una Dea o di una donna mortale: Ti supplico, o sovrana: un
Dio sei forse o un mortale? ( , : , ; Od. VI 149 e ss.);
in Attica, 'Sovrana' soprattutto Atena ( , cf. Esch. Eum. 235, 443). Helios si rivolge
cos a Demetra in quanto figlia di Rhea: Demetra augusta, figlia di Rhea dalle belle chiome
( , , HH 2, 75). Nei versi dell'Iliade (XIV 325), in cui il
Demiurgo universale a parlare a Hera, si cela un profondo significato teologico: n di Demetra
sovrana dai bei boccoli, n di Leto gloriosa, neppure di te, come ora ti amo ed il dolce desiderio mi
prende ( , , ,
). Tutte le Dee menzionate sono Dee Fontali e Fonti
Generatrici di Vita, al contrario, Hera, nella forma in cui si unisce a Zeus, Intelletto Demiurgico, fa
discendere la generazione di Vita fino agli ultimi livelli da un lato, Hera, come Demetra e Latona,
superiore ed unificata al Demiurgo stesso, Zeus che possiede un intelletto regale, poich Hera
ricompresa in Lui, ma dall'altro Hera anche la Dea che fa procedere tutto l'ordine delle anime:
iniziando dall'alto, la serie della nostra Signora, Hera, si estende fino al pi basso dei reami, e
l'aria sotto la Luna la sua porzione. Poich l'aria simbolo dell'anima, in base a cui l'anima
anche chiamata 'spirito'; cos come il fuoco un'immagine dell'Intelletto; l'acqua, attraverso cui
tutto il nutrimento e l'accrescimento hanno luogo, un'immagine della natura che nutre tutto il
Cosmo; la terra un'immagine del corporeo a causa del suo aspetto denso e materiale. (in Crat.
93). A conferma di ci, ricordiamo che avevamo gi incontrato questo epiteto riferito a Demetra a
proposito del nome dagli splendidi Doni: O De sovrana, veneranda, portatrice delle Stagioni
(=dei frutti nelle loro stagioni), dai magnifici doni ( '
vv. 490 e ss.). Inoltre, nelle Argonautiche Orfiche (vv. 1189 e ss.), questo epiteto indica Demetra
prima del rapimento di Kore: agli estremi confini di Oceano che scorre dolcemente un'isola
coperta di pini (albero sacro della Madre degli Dei, cf. Flora Sacra) e l'ampia dimora della
sovrana Demetra; una nube immensa le fa attorno corona. Di ci, o saggio Museo, hai sentito tutto
il mito, come un tempo Persefone, cogliendo teneri fiori con le sue mani Infatti, Rhea-Demetra
e Kore dimorano in regioni inaccessibili, en abatois: In effetti, la tradizione dei Teologi che ci
hanno trasmesso le pi sacre fra le iniziazioni, quelle di Eleusi, dice che in alto Kore permane nelle
dimore della Madre, che (Demetra) ha preparato per lei (Kore) nelle zone inaccessibili,
trascendenti rispetto al Tutto. (Theol. Plat. VI 11, 50) Nello stesso contesto, quello dei Misteri,
Aristofane (Rane 390 e ss.) presenta questo Inno: Corifeo: 'Un altro inno di un altro genere
intonate, per celebrare con santissimi canti la sovrana portatrice di frutti, la Dea Demetra.' Coro:
'Demetra, sovrana di sante orge/misteri, assisti e proteggi/salva il tuo coro. Segue poi il
meraviglioso Inno a Iacco, affinch accompagni gli iniziati presso la Dea: Veneratissimo Iacco, il
dolcissimo scopo della festa hai inventato, accompagnaci dalla Dea e mostraci Tu come senza
fatica il lungo viaggio compiere. Come conclusione e conferma delle meditazioni teologiche fin
qui svolte su questo epiteto, ricordiamo che frequentemente impiegato per Latona e per Artemide,
cos come per Atena (Latona, Monade ricompresa in Demetra; Artemide ed Atena, le due Dee delle
estremit dell'Ordinamento Korico cf. in connessione con Artemide ed i Cureti:adoro Latona
sovrana ' , Ar. Thesm. 123, cf. 971 Artemide, sovrana inviolata,
; Call. Dian. 137, identificata con Artemide, Call. Dian.204, 240, cf.
Hsch.s.v. ; infine, Hekate HH 440; Iside, Erot. Fr. Pap. Nect.2.10; la Magna Mater Lyr.
Adesp. 17.26).
> Ai mortali mandi la desiderabile vita molto felice (OH 40.9 viene dal molto
significativo verbo , che ha svariate traduzioni possibili, tutte strettamente legate: in
generale, non significa solamente mandare bens mandar s, far crescere. Proprio nell'Inno
Omerico a Demetra (v. 333), si dice esattamente che Demetra, adirata nel cuore,
non avrebbe consentito che crescessero i frutti dalla terra, il che collegato con
il fatto che la Dea non sarebbe pi tornata all'Olimpo, prima di aver veduto con i suoi occhi la
Figlia dal bel volto/bella da vedere . Lo stesso ritorna alla fine dell'Inno (v.
471): fece sorgere le messi dai campi ricchi di zolle. Il
significato dunque duplice: da un lato, si deve intendere - nel senso pi letterale,
ossia il nutrimento che d la vita e che necessario all'esistenza di tutti i viventi mortali, uomini
che mangiano il pane, ma dall'altro si deve intendere lo splendido frutto, il frutto e la vita felice
che deriva dalla contemplazione: molti sono i gradi (delle possibili applicazioni dei tre gradi
dell'iniziazione), ma tutti tendono in alto verso il Porto Paterno e il rito di iniziazione paterno;
proprio ad esso gli Dei sovrani di tutti quanti i beni, origini dell'iniziazione, possano condurci,
illuminandoci non con le parole ma con azioni, e sotto la guida del grande Zeus avendoci ritenuti
degni di raggiungere la pienezza della Bellezza Intelligibile, ci facciano diventare completamente
impassibili ai mali che concernono la dimensione della generazione, tutti quei mali che appunto ci
stanno intorno, e possano far risplendere su di noi questo bellissimo 'frutto' della presente
contemplazione. (Theol IV 77) Per lo stesso motivo, si dice della Ricchezza (
, OH 40.20), la Ricchezza che fa felici, che un Dono che appunto si richiede a
Demetra Eleusina, e proprio per questo il divino Platone (Crat. 403e) afferma a proposito di
Plutone: , ;
, un grande benefattore
di coloro che sono presso di Lui, Colui che anche dona/manda su/fa sorgere cos grandi beni per
noi che siamo sulla terra; tale abbondanza lo circonda laggi, e per questa ragione chiamato
Plouton. Perci, come spiega il divino Proclo, l'aspetto materiale della vita molto felice, della
ricchezza che fa felici solo quello pi apparente e non certo quello pi importante, poich
Demetra non solo Colei che concede tutta la Vita, bens la perfezione della vita, ed per questo
che la Vita che Lei dona molto desiderabile, cos lo stesso vale per Plutone: il nome da
intendere come Dio Intellettivo e Demiurgico e Plouton la Ricchezza dell'Intelletto, Hades
l'Intelletto che conosce ogni cosa e purifica da tutti i legami della generazione e del divenire ci
che Demetra invia ai mortali dunque la Vita Immortale, desiderabile e molto felice.
Colei che manda i doni (Epiteto esclusivamente di Demetra e della Terra cf. Ath. Mitt. 37.288,
Sch. Ar. Av. 971; Alciphr.1.3, Paus.1.31.4, Plut.2.745a. Molto importante la testimonianza di
Pausania in merito: Phlya (odierna Chalandri) e Mirrinunte hanno altari di Apollo
''Donato/mandato da Dioniso' ( il Tempio di Phlya probabile che si
possa identificare col Daphnephoreion citato da Athen.10, 424f. Lo stesso Apollo ricordato come
il Daphnphros di Phlya in Plut. Them.15, 2), Artemide 'Portatrice di Luce' (
) e di Dioniso 'Fiorito' ( ), delle Ninfe Ismnidai (cosiddette dal nome
del fiume Ismeno a Tebe presso il colle Ismenio sacro ad Apollo, noto come Ismnios nella citt
beotica: cf. Paus. 9, 10, 2. Sulle rive dell'Ismeno sorgeva il Tempio consacrato ad Apollo e a Gaia
in qualit di Megale Meter, madre dell'Eroe eponimo Phlyos (figlio di Gaia, in Paus. 4, 1, 5) e di
Gaia che chiamano 'Grande Dea'. Un secondo Tempio contiene gli altari di Demetra Anesidora
( ), di Zeus Ktesios ( : su Zeus Ktesios), di Atena Tithrone
( : eventuale derivazione dell'epiteto dalla radice del verbo
,saltare/ balzare/ affrettarsi, anche col significato di fertilizzare/ impregnare/ rendere
gravido), di Kore Primigenia ( ) e delle Dee chiamate Venerabili (
). Ora, vicino all'altare della Selasphros sorgeva anche il Telestrion, i cui
Misteri erano amministrati dai Licomidi (amministratori dei Misteri Demetriaci a Phlya come ad
Andania), e presso il Telestrion dei Licomidi avevano luogo riti di carattere misterico: la notizia
riportata ancora da Pausania secondo cui i Licomidi conoscevano a memoria gli Inni attribuiti ad
Orfeo (Pausania (1, 22, 7) accenna anche a un componimento orfico, l'Inno in onore di Demetra
tradizionalmente ascritto a Museo, composto appositamente per i Licomidi, in cui si ricorda anche
la nascita di Phlyos da Gaia. Caucone, discendente di Phlyos, avrebbe introdotto in Messenia
riformati poi da Lykos, (figlio di Pandione, eponimo del gnos dei
Licomidi), che recitavano oralmente durante le loro cerimonie rituali.)
Lovers and Supporters of Eleusis
, Thargelion, II Anno della 698 Olimpiade
https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/zeus-ktesios/