ΔΗΜΗΤΗΡ – ΔΗΩ – ΔΗΟΙ -...

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ΔΗΜΗΤΗΡ – ΔΗΩ – ΔΗΟΙ “διδοῦσα ὡς μήτηρ, 'Colei che dà come una madre'” (Platone, Crat. 404c) EPITETI E TITOLI DI DEMETRA I parte (Ἀγλαόδωρος Ἀνησιδώρα) Ἀγλαόδωρος “Dagli splendidi Doni” (“Dea veneranda, apportatrice di messi, dai magnifici doni, Tu con tua figlia, la stupenda Persefone …” Inno Omerico a Demetra, vv. 490 e ss. Nella versione 'orfica' (fr. 49. VII Kern) della “Discesa di Kore”, quando la Dea si rivela ai mortali, impiega precisamente l'epiteto menzionato: “senza lasciar dubbi disvela se stessa. Infatti dice: 'Io sono Demetra che porta le Stagioni ed i doni magnifici (εἰμὶ δὲ Δημήτηρ Ὡρηφόρος Ἀγλαόδωρος)”. Nello stesso modo Hekate si rivolge alla Dea:“Demetra veneranda, che porti le Stagioni, dai magnifici doni” (Πότνια Δημήτηρ, Ὡρηφόρε, Ἀγλαόδωρε – Inno Omerico a Demetra v. 55), che si ripete esattamente quando la Dea rifiuta il trono di Metaneira, la scena dell'incontro con Iambe (vv. 192 e ss. Δημήτηρ Ὡρηφόρος Ἀγλαόδωρος) e ritorna persino nella preghiera finale che conclude l'Inno – il che fa pensare decisamente che si tratti di una formula cultuale - “O Deò sovrana, veneranda, portatrice delle Stagioni (=dei frutti nelle loro stagioni), dai magnifici doni” (Πότνια Ἀγλαόδωρ' Ὡρηφόρε

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, 'Colei che d come una madre' (Platone, Crat. 404c)

EPITETI E TITOLI DI DEMETRA I parte ( )

Dagli splendidi Doni (Dea veneranda, apportatrice di messi, dai magnifici doni, Tu con tua

figlia, la stupenda Persefone Inno Omerico a Demetra, vv. 490 e ss. Nella versione 'orfica' (fr.

49. VII Kern) della Discesa di Kore, quando la Dea si rivela ai mortali, impiega precisamente

l'epiteto menzionato: senza lasciar dubbi disvela se stessa. Infatti dice: 'Io sono Demetra che

porta le Stagioni ed i doni magnifici ( ). Nello stesso modo

Hekate si rivolge alla Dea:Demetra veneranda, che porti le Stagioni, dai magnifici doni (

, , Inno Omerico a Demetra v. 55), che si ripete esattamente quando

la Dea rifiuta il trono di Metaneira, la scena dell'incontro con Iambe (vv. 192 e ss.

) e ritorna persino nella preghiera finale che conclude l'Inno il che fa

pensare decisamente che si tratti di una formula cultuale - O De sovrana, veneranda, portatrice

delle Stagioni (=dei frutti nelle loro stagioni), dai magnifici doni ( '

vv. 490 e ss.).

Dagli splendidi frutti (Orph. fr. 209 Abel, cf. Or. 95 Wolff, Od. 7.115, 11.589;

Pind. Fr. 106; E, Epigr. ap. SIG274 (Delph.); epiteto di Demetra e delle Ninfe, H. Cer. 4,23.)

Colei che ha una splendida progenie (la Madre della Dea Sovrana; N. Dion. 13.188;

Nonn. D. 13.172; Nonn. Par. Eur. Io. 4.54, cf. GDRK 37.12)

Splendidamente onorata/che ricevi magnifici onori (OH. 40.10 epiteto che si ritrova

praticamente solo negli Inni Orfici, in cui abbastanza frequente: epiteto anche di Eirene, 12.8,

19.22; di Plutone, 18.17; di Atena, 32.11; di Apollo, 34.2; delle Grazie, 60.1; di Asclepio, 67.6)

Santa/sacrosanta/Pura (Kaibel ep. 871.3; Arch. fr. 120 Bergk; Mosch. fr. 6.24 Nauck; Es. Erga

465; HH. 5.203. cf. nella digressione sul Fico. . si usa per cose e luoghi sacri e/o dedicati

agli Dei: Od.21.259; dell'incenso, Xenoph. 1.7; h. Merc. 187;

Pind. P.4.204; Id.I.6(5).74; Id.P.1.21;

A.Pr.282; , , S.El.86, Ant.1201; Id.Tr.287, cf. Th.1.126, D.H.1.38; del cibo,

Jul.Or.6.192c (Comp.); E.Ion243, etc.; su suolo sacro, A.Supp. 223, ma

. un luogo in cui non sacro/permesso camminare, S.OC 37. Si usa

ovviamente anche come epiteto di divinit: in Omero, principalmente Artemide, .

. Od.5.123, 18.202, etc.; Persefone . 11.386, cf. h.Cer.337; Sapph.65;

. , Demetra e Persefone, IG1 4.204, 4.31; Apollo, Pi.P.9.64; Zeus, A. Supp.653, S. Ph. 1289:

degli attributi degli Dei, S. OT 830. Ovviamente, da questo si pu usare anche per

indicare persone pure e caste, soprattutto le fanciulle, Alc. 55, Pind. P.4.103, A.Fr.242; . ,

della voce di una fanciulla, Ag. 245. Si pu anche usare per non contaminato dal sangue;

innocente: S. Ant.889; . E. Or.1604; . .

. Id. El.975, cf. IA 940; . quando era stato purificato, S. Tr. 258: c. gen.,

E. Hipp. 316; Pl. Lg.759c; . , E. Hipp.138;

ma anche per dire in generale puro; giusto: . Pind. O.3.21; .

X. Smp.8.15, etc. Avverbio: h.Ap.121, Hes. Op.337; .

https://hellenismo.wordpress.com/2015/04/07/flora-sacra-di-eleusi-il-fico/

X.Mem.3.8.10)

Purificatrice (OH. 18,12)

Sorella (Tzetz. 317; cf. sezione teologica: la Figlia di Rhea, grande sovrana delle Dee;

Demetra, Hestia, Hera)

Azesia (Soph. fr. 894 Nauck) importante notare che : cos chiamata Demetra presso

Sofocle, oppure significa , ben nutrito/pingue/allevato floridamente - dal verbo

[ + ], ben nutrire: infatti, = , Polyaen.7.36. Nutriente:

l'acqua A. Th.308 (Sup. lyr.); latte Id. Ch.898, Philostr. VA 3.9; v.l. in Thphr.

CP1.18.1; Hesych. s.v. ; Zen. Prov. 20. dove si riferisce il nome [, ossia Demetra

presso gli abitanti di Trezene] proprio alla ricerca della Figlia, Nozze Autunnali di Plutone;

Suda s.v. , ed anche qui si ha l'inversione dei nomi, e si assegna questo epiteto a Kore e

[cf. , ] a Demetra la spiegazione comunque degna di nota:

Amaia cercava Azesia. Proverbio riferito a cose che si impiega molto tempo a ritrovare

. . Da molti lessicografi, antichi e

moderni, la sacra coppia Azesia-Amasia messa in relazione con Damia e Auxesia:

( = ed ), ib.1539.4; , , ib.1062.12. Auxesia o Azosia, Signora della

Fecondit/Accrescimento, spesso identificata con Demetra, in Egina ed Epidauro, cf. IG ll.cc.,

5(1).363.2 (Laconia), Paus.2.30.4, 32.2, IG 42.398.4 (Epidauro II secolo dell'era volgare), Them.

Or.4.54c. Inoltre, stando a Zenobio, 4.20, Damia Demetra, e Auxesia Persefone. Quindi,

ricordiamo brevemente che l'Oracolo (Erod. V 82.1 e ss.) impose agli abitanti di Epidauro, la cui

terra non dava pi frutti, di erigere delle statue in onore di Damia e Auxesia, ma non con un

materiale qualsiasi, bens in legno d'ulivo e scelsero di domandare ad Atene ritenendo che gli

ulivi di quella regione fossero i pi sacri ed inoltre si dice che non vi fossero, a quel tempo, ulivi

da nessuna altra parte eccetto Atene; gli Ateniesi accettarono a patto che fosse versato

annualmente un tributo ad Atena e ad Eretteo, cosa che avvenne e, costruite le statue con quel

legno d'ulivo, la loro terra riprese a donare frutti. Successivamente, gli Egineti rubarono queste

Immagini sacre e le portarono nella loro isola, gi sede dei Misteri orfici, e cercavano il Loro

favore con sacrifici e con cori di donne, secondo lo stile satirico e dell'aischrologia [a cosa serve

https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/31/demetra-cenni-teologici-e-culto-i-parte/

l'aischrologia, cf.] gli Epidaurii avevano gli stessi riti ed avevano anche certi riti segreti.

Pausania (II 30.4), dopo aver riferito che appunto Erodoto ha gi narrato perfettamente tutta la

vicenda fra Epidaurii, Ateniesi ed Egineti, afferma che aggiunger solo che ho visto quelle

immagini, ed ho Loro sacrificato nello stesso modo in cui tradizionale sacrificare ad Eleusi.

epiteto presente anche in Attica, con , confine sacro del

santuario di Azesia, dall'Agor di Atene, Hesperia 4 (1935) 52,14; sempre in relazione a Damia e

Auxesia, Pausania (IX 35.2) riferisce che in Atene dai tempi antichi si veneravano due Cariti,

Auxo la Crescita/ Incremento e Hegemone la Condottiera/ Guida. La terza, Karpo Frutto

il nome non di una delle Cariti, ma di una delle Horai. L'altra delle Horai venerata con

Pandroso=Rugiada dagli Ateniesi, che chiamano la Dea Thallo il nuovo Germoglio. Thallo,

Auxo ed Hegemone fanno appunto parte delle divinit del Giuramento degli efebi alle

Agraulia: . [[]] | ,

, , , | , , , , | , ,

, , || , , , . cf. Calendario Religioso, per tutti i dettagli e

fonti. Ricordiamo anche gli anelli speciali per i bambini, che al loro interno recano la scritta

cresci! oppure crescita, [auxe auxesis] molto probabilmente doni per la nascita (cf. O.

Walter, ArchEph 1937, 108).

Ad ogni modo, gli , ad Epidauro (cf. I. Polinskaya, A Local History of Greek

Polytheism: Gods, People and the Land of Aigina, pp. 272 e ss. per le numerose fonti), danno il

nome al mese che in Atene corrisponde ad Hekatombaion [ I mese,sacro ad Apollo

(Hekatombaia) - primo mese dopo il Solstizio Estivo [Aphrodisia, Herakleia Marathonos,

Hekatombaia, Kronia, Synoikia, Panathenaia] la potenza del Sole che fa maturare tutti i frutti

estivi: ed Helios che passa sopra la terra e la riscalda ( ' ')

Eracl. Quest. Om. 44.5; per tutta la discussione etimologica a proposito di Hekatombaion, cf.

Calendario Religioso]. Le evidenze epigrafiche, op. cit., restituiscono una variante per i nomi delle

Due Dee: e / o [dedica di un sacerdote di Asclepio; dedica ad Auxesia ed agli

, da parte di un sacerdote di Apollo Maleatas: per la vita). Hesych. ci informa

appunto che Azesia Demetra, dal disseccare i frutti, da , 'disseccare', 'calore,

aridit, secchezza' ma anche 'ruggine': anche Colei che secca i cereali in vista del raccolto, ma

talvolta, in caso di asebeia degli esseri umani, uccidendoli con il calore troppo intenso come

, (epiteto di Demetra, che indica anche il grano maturo; Hesych.s.v. ),

ed (epiteto specifico di Demetra associato con la potenza di Helios; Eusth. ad Hom.

1197.52. Cf. digressione su Demetra, Euthenia e le Horai; notiamo solo che, aspirando la prima ,

otteniamo il verbo , 'rispetto, venero, ho sacro timore di, temo') Sappiamo che Damia, a Roma,

identificata con Bona Dea, i cui riti sono celebrati solo dalle donne, Ov. Fasti V 150f, la vittima a

https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/28/digressione-a-proposito-di-abbondanza-demetra-e-le-horai/https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-teurgico/erezione-di-falli-aischrologia-funzione-catartica-della-tragedia-e-della-commedia/

Lei dedicata il 'damium' e la sacerdotessa di Damia 'damiatrix' come hanno notato molti

studiosi, op. cit. e Muller 1817 ad esempio, questi nomi devono essere direttamente di origine

ellenica, anche perch a Taranto si celebravano le Dameia, in onore appunto di Damia; che a

Sparta ritroviamo come Damoia, Damaia, Mnia, Amaia (IG V 363; op. cit.) - in Thargelion si

celebra la Dea che permette il primo raccolto: Ateneo che ci informa che, secondo Semo di Delo

nel suo trattato sui Peana, le spighe singole si chiamavano 'amalai' , ma quando venivano

ammassate insieme l'intero mucchio era detto , oppure , e Demetra era chiamata una

volta Chloe, , un'altra Ioul, . Cos, dalle invenzioni/ritrovamenti di Demetra, essi

chiamano sia il frutto sia gli Inni in onore della Dea con lo stesso nome 'ouloi, iouloi', anche

'Demetrooloi' (, canti del raccolto in onore di Demetra) e (

, ). (Ateneo, Deipnosophistai XIV 618d)

Mnia, o Damia o Amaia, e Auxesia, o Azesia, erano raffigurate inginocchiate: ora, l'inginocchiarsi

appare di rado nel Culto Ellenico, ma attestato: il gesto dell'inginocchiarsi come atto devozionale

indica atteggiamento di rispetto e sottomissione alla Potenza, Dynamis, divina; si ritrova pi

frequentemente nei rilievi votivi, e l'adorante inginocchiato praticamente sempre una donna

alcuni autori infatti pongono questo gesto fra gli atti 'effeminati' (gynaikisdomenos). L'atto di

inchinarsi di fronte alle divinit si riscontra soprattutto nel caso di Dei Ctoni e di quelli venerati

con gli epiteti di 'Soteres' ed 'Epekoi', Salvatori Che ascoltano ed esaudiscono le suppliche dei

devoti, delle Dee di Eleusi, e delle divinit della Salute, in particolare Asclepio (ad esempio, il

Dio che poggia la mano sulla testa dell'adorante inginocchiato), ma anche di Artemide, Eracle

Pankrates sull'Ilisso, e Palemone; cf. le numerose statuette votive in terracotta raffiguranti donne

inginocchiate dal Santuario di Hera a Poseidonia/ Paestum. Si fa ricorso a questo gesto di

preghiera in casi gravi e urgenti e si avvicina alla supplica (hikesia); prospiptein il verbo che

indica il cadere in ginocchio per scongiurare e supplicare molto spesso non per se stessi, bens in

favore di qualcun'altro. L'inginocchiarsi consiste semplicemente nel prostrarsi e nel rimanere

accoccolati sui talloni [cf. Gesti della preghiera]. Sappiamo che anche Afrodite veniva spesso

raffigurata come inginocchiata (Mitropoulou 1975); Latona genera Apollo in questo modo,

inginocchiata sulla Terra di Delo (HH. ad Apollo 116): nel caso di Afrodite rimanda a Genetyllis e

le Genetyllides di Capo Coliade, e nel caso di Latona e di Damia indica proprio la nascita e la

procreazione, infatti da Thera sappiamo che Lok(ha)ia Damia (IG XII 3, 3619). Il che viene

confermato dalle offerte votive a Damia e Azesia (IG IV2 787): i pepli femminili (per un parto

felice, come al Brauronion sull'Acropoli, cf.); le spille di bronzo (offerta prettamente femminile,

come nei Santuari di Hera Argiva, Hera di Perachora, e di Atena Alea a Tegea, probabilmente

sempre per un parto felice; op. cit.); offerte di primizie e cibo da offrire nei canestri; melograne di

bronzo (cf. sul melograno, Flora sacra di Demetra; melograne associate anche ad Hera, a Paestum

https://www.academia.edu/10099499/Tradizione_Ellenica_Rituali_per_la_nascitahttps://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/gesti-e-preghiera/

ad esempio); armi, solo da difesa e non da attacco, e quasi tutte in bronzo; thronoi, seggi sacri (cf.

i dieci choregoi della Dea, in Er. op. cit.). Inoltre nel recinto sacro di Mnia era venerato anche,

ovviamente e come accade molto spesso, Dioniso: tutto quello che ferisce Demetra, ferisce anche

Dioniso, perch Dioniso condivide la collera di Demetra. (Call. H.Dem. 6.71)

Immortale (Ar. Rane 382 e ss. Letteralmente e nel lessico Omerico, , , sono gli Dei,

Immortali, Hom., Pind. Pae.6.50, etc.; , le Dee marine, Od.24.47: Comp. -

Pl. Phd. 99c. . , di Afrodite, Sapph.1.14 . 'la Morte che non pu morire',

Amph.8. Ma anche, si usa per: , Ps.-Dsc.3.100, ossia la Lychnis coronaria,

'Cotonaria', che si usa per le ghirlande fiorite da offrire agli Dei, Thphr. HP6.8.3, AP 4.1.23 (Mel.),

Dsc. 3.100; indica anche 'una pietra preziosa che emette luce', probabilmente il rubino,

Luc. Syr.D.32, cf. Dercyl.11: anche , , D.P. 329, Orph.L.271)

A= formula epica per Gaia, Terra (LSJ; Rocci): Il. 3.243, etc., cf. Emp.27,

Schol.12, A.R.1.580, Tab.Defix.7; A. Pers.59, S. El.95, E. Andr.51. , , non per caso, anche il

nome originale della Colchide, S.Fr.914; anche di una zona della Tessaglia, ib.915. fa pensare ad

un epiteto cultuale, perch , spesso raddoppiato in un'interiezione che indica o

meraviglia, ammirazione, oppure dolore (Ah! Ahah! Ohim! Oh!), , oh

Adone!, una delle espressioni sacre tipiche delle Adonia (cf. Calendario Religioso)

Egizia (come epiteto di Isis-Demetra, N. Dion. 3.282 per un breve cenno ai paralleli fra Iside

ed Osiride, Demetra e Dioniso, cf. Flora sacra, il Fico. Ovviamente, non ci si pu dilungare in

questa sede sulla vastissima quantit di fonti che testimoniano l'identit fra Demetra e Iside

rimandiamo all'apposita sezione teologica 'Identificazioni con altre divinit', per tutte le

informazioni e spiegazioni teologiche. Rimandiamo anche al Commento al Timeo del divino Proclo,

I Libro, per tutti i riferimenti in merito all'Egitto ed al suo significato simbolico. Per fare un

esempio appropriato in questa sede, per dare un'idea pi precisa al Lettore, ricordiamo che

appunto l'Egitto una Terra sacrosanta, tanto vero che gli Eumolpidi, all'inizio del regno dei

Tolomei, 300 a.e.v. circa, si presero molta cura dell'Egitto, e di Alessandria in particolare perch

abbiamo visto che una 'citt-simbolo' di Serapide. Un distretto di Alessandria si chiama

precisamente 'Eleusi' perch Timoteo, un membro molto importante della stirpe degli Eumolpidai

https://independent.academia.edu/DaphneVarenya/Commento-al-Timeohttps://hellenismo.wordpress.com/2015/04/07/flora-sacra-di-eleusi-il-fico/https://www.facebook.com/HellenismoReligioneGrecaAnticheTradizioni/photos/a.547211635380071.1073741868.239114319523139/547216635379571/?type=3&theater

sospettiamo si trattasse di un Esegeta, come minimo, e per questi Esegeti degli Eumolpidi, cf.

articolo su Dikaiosyne, e Sacerdoti e funzionari di Eleusi nella sezione culto fu coinvolto non

solo nell'organizzazione del culto di Serapide ad Alessandria, ma anche nell'introduzione di tutti

quei riti noti come 'Mysteria' in quella citt, riti che si dice provenissero direttamente dalla Eleusi

in Attica e fossero appunto condotti secondo il rito greco (proprio come a Roma i culti di Cerere

sono Graeco Ritu - cf. Cuma il punto saliente: una conferma eccellente viene da Cicerone

(Balb. 55): i nostri antenati desiderarono che i Sacra Cereris fossero celebrati con il pi grande

scrupolo religioso e la massima reverenza; questo fin da quando vennero portati dall'Ellade

(Graecia) e furono sempre curati da sacerdotesse Elleniche e furono definiti 'Greci'. Sebbene essi

scegliessero dall'Ellade (qui, da intendere come 'Magna Grecia') quella donna che avrebbe dovuto

mostrare e condurre quel Rito Greco, essi vollero tuttavia che celebrasse quei Riti come una

cittadina (romana) a favore dei suoi concittadini, cos che ella potesse pregare gli Dei immortali

con conoscenza esterna e straniera, ma con intenzione domestica e civile. Vedo che queste

sacerdotesse erano generalmente o di Napoli (su Parthenope e Napoli, cf. digressione sulle Sirene)

o di Velia. E questa potrebbe essere l'annuale festa per Cerere: i sacri riti ellenici di Cerere

furono introdotti dall'Ellade, riti che le matrone celebrano a causa del Ritrovamento di

Proserpina. (Fest. s.v. Graeca sacra 97, Muller). Ritornando all'Egitto (non si trascuri il particola

re che Eleusi/Attica, Alessandria e Roma formano un ben preciso triangolo sacro), quel distretto di

Alessandria prese il nome proprio dai riti misterici che vi si tenevano ad immagine di quelli di

Eleusi, secondo il comando di Serapide al nuovo Faraone (Mysteria probabilmente dedicati a Kore

ed Aion Aion celebrato come figlio di Kore durante una cerimonia misterica alessandrina.

Epiph. Panarion 51, 22, 10. Impossibile riferire in questa sede tanto i riti, quanto una completa

spiegazione sulla relazione fra la Fanciulla e Aeternitas/ Aion l'ordine dell'Eternit per

cui rimandiamo alla sezione teologica dedicata a Kore; qui possiamo solo accennare al fatto che,

nella raccolta degli Oracoli ricevuti dai Teurghi (Or. Chald. 12), troviamo che Aion descritto

come una Monade che ha un duplice aspetto: da un lato si fonde con l'Intelligibile, e dall'altro

inerisce a ci che procede da Lui. Nel frammento 49 Aion, l'ordine dell'Eternit, Luce emanata

dal Padre, e perci si pu affermare che Essenza ed Intelletto hanno avuto sussistenza

principalmente ad opera del Bene, e sono quindi colmi della Luce unificante della Verit, che da

Esso proviene; ma la luce unificante per eccellenza Eternit (Aion) detta dagli Oracoli

luce emanata dal Padre, perch essa fa risplendere su tutto la luce unificante. (cf. in Tim. III

14) Dall'Unificazione ricevono la partecipazione a tale Luce, la quale pertanto pi divina

dell'Intelletto e dell'Essenza, visto che dipende direttamente dal Bene, e cos l'Intelligibile diviene

simile al Bene e divino per la partecipazione alla Luce suprema. Anche nel Corpus Hermeticum

(in particolare, il Trattato XI) Aion ha un ruolo essenziale, infatti una delle divinit principali che

https://hellenismo.wordpress.com/2015/03/24/digressione-a-proposito-delle-sirene/https://www.academia.edu/4254809/Cuma_una_sintesi..http://www.ereticamente.net/2015/02/dikaiosyne-bilancia-e-spighe.html

il Nous rivela a Hermes: il Dio crea Aion, Aion crea l'universo (Kosmos), il Kosmos crea il Tempo

(Chronos), Chronos crea il Divenire (Genesis).). Del resto, Eleusi il cuore del mondo,

Santuario comune di tutta la terra, e l'Egitto non sai forse, o Asclepio, che l'Egitto

l'immagine dei Cieli? La nostra Terra il Tempio del Mondo.(cf. La Profezia di Ermete

Trismegisto). Dunque, era logico che l'Egitto avesse la sua Eleusi, e non in un luogo qualunque,

bens nella citt fondata da Alessandro il Grande e come dice un magnifico Inno che abbiamo gi

citato nella sezione teologica e che riportiamo nuovamente, perch assai significativo: Ti

compiacesti, o Iside, di dimorare in Egitto; in Ellade hai onorato pi di tutte Atene, l infatti che

per la prima volta hai rivelato i frutti della Terra. Trittolemo, dopo aver aggiogato i Tuoi sacri

draghi al carro, distribu il seme a tutti gli Elleni - ecco perch in Ellade ci affrettiamo a vedere

Atene, e ad Atene, Eleusi, perch riteniamo che la Citt sia l'ornamento dell'Europa, ed il

Santuario l'ornamento della Citt. (Aretalogia di Maroneia) Questo legame cos forte, cos spesso

testimoniato in tutto il mondo Greco-Romano-Egizio, anche dovuto al fatto che il triangolo del

Delta, la zona pi fertile di tutto l'Egitto, la triangolare Sicilia (=Trinacria) delle Dee, ed il

triangolo sacro Eleusi-Atene-Delfi, con questa loro forma 'triangolare' ci indicano non solo la

Fonte Regale, la Fonte delle Fonti, la Vivificante (cf. il triangolo il principio assoluto della

generazione di tutte le cose generate e della loro forma Rhea, Demetra ed Hestia Proclo, in

Eucl. I 33), ma anche che, come avevamo detto nella sezione teologica, gli angoli del triangolo

sono sacri a quattro Dei, ossia Crono, Ade, Ares e Dioniso. Nei testi/noeriche parole dello Ierofante

Proclo (op. cit.) nulla lasciato al caso, in questo contesto, neppure l'ordine in cui cita i nomi degli

Dei! E cos abbiamo, come se fosse quasi una formula matematica: Rhea (Fonte Noerica, Sposa

dell'Intelletto Puro), Demetra (in sintesi, Rhea-Demetra e Demetra creatrice di ogni Vita), ed

Hestia (Focolare del Tutto, ma anche Dea Hyper-Encosmica, che presiede all'Essenza della Triade

Guardiana) x Crono (I Triade Noerica Intelletto Puro), Ade (I Triade Hypercosmica, Triade

Demiurgica, Intelletto Intellettivo della Triade dei Demiurghi), Ares (Dei Hyper-Encosmici, IV

Triade, Dei Guardiani, III ruolo dopo Hestia ed Atena) e Dioniso (Intelletto Encosmico, Cuore del

Cosmo) = 12, perch Triade e Tetrade contengono l'intera regolamentazione degli esseri

generati, da cui sorge la dodecade, ossia il principio sovrano di Zeus (per questo l'angolo del

dodecaedro di Zeus, perch in unit Zeus contiene l'intera dodecade. Proclo, in Eucl. 174; sulla

relazione fra la Monade di Zeus e quella di Hestia e la dodecade degli Dei, cf. articolo su Hestia).

Comunque, tornando all'Egitto, a Serapide e al triangolo, in Erodoto (cf. tutto il bellissimo III

Libro delle sue 'Storie') leggiamo che: Apis, o Epaphos, il vitello di una mucca cui non

concesso poi generare alcun altro (cucciolo). Gli Egizi dicono che un raggio di Luce dai Cieli cade

sulla mucca, e questo le fa dare alla luce Apis. Questo vitello, Apis, tutto nero e si riconosce

grazie a questi segni specifici: ha un segno triangolare bianco sulla sua fronte e quello di un'aquila

https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/hestia/https://www.academia.edu/11737564/Demetra_cenni_teologici_e_culto_I_parte

sulla schiena; i ciuffi della sua coda sono doppi (in India, la coda della sacra mucca proprio

'affidata' a Yamaraja) ed ha uno scarabeo sotto la lingua. Ancora una volta, vediamo confermate

le nostre ricerche, poich impossibile dimenticare la magnifica statua di Osiris-Apis [Sarapis; dal

Serapeum della villa a Tivoli del religiosissimo Imperatore Adriano 117-138; ora ai Musei

Vaticani...] che emerge da un fiore di loto (come Atena, cf. Museo di Eleusi), 'evocato' nel Suo

Risveglio Solare, da due sacerdotesse ed un sacerdote; sulla destra si vede una statua di

Nefertum (su questa divinit, cf. rivista Hellenismo, Pyanepsion 2788, Nefertum, il Loto...ed il

Lago di Nemi. - articolo interessantissimo di cui suggeriamo la lettura, perch ci informa, ad

esempio, che in Egitto il loto il fiore sacro per eccellenza, simbolo dell'Alto Egitto (il Sud),

legato al culto sia per gli Dei che per i Defunti, e connesso inoltre con la creazione e la continua

rinascita del Cosmo: il profumo del fiore di loto considerato ristoratore e protettivo

[aggiungiamo che , , il nome di un famoso unguento, Gal.13.643], e infatti esistono

molte rappresentazioni di offerte di fiori di loto, sia agli Dei che ai Defunti, e il fiore viene

avvicinato al naso della Divinit o del Defunto a sottolineare l'offerta del suo sacro profumo; il loto

era anche mischiato al vino per la preparazione di bevande inebrianti (con il loto blu), ed era

ampiamente usato anche nei rituali per gli Dei, sia come unguento che come profumo; nei culti

funerari l'olio di loto era uno degli oli sacri usati durante la mummificazione, per preservare e

mantenere l'unione del corpo, e i Defunti spesso indossano corone di fiori di loto, simbolo di

protezione, rinascita, e quindi di eternit. Inoltre nelle rappresentazioni della Sala del Trono di

Osiride, di fronte al Dio sempre rappresentato un grande fiore di loto che emerge dallo stagno

che sorge ai piedi del Trono, e da questo fiore emergono i 4 Figli di Horus, Dei protettori dei

Defunti. Per quanto riguarda invece il legame con la creazione del Cosmo, secondo il mito

cosmogonico di Hermopolis Megale, dalla Collina primordiale sorta dalle acque cosmiche del Nun

nacque appunto un fiore di loto, e da questo sbocci il Dio del Sole, nel Suo aspetto di Nefertum,

il giovane Atum (Atum il Dio del Sole del tramonto ultime libagioni del giorno a Helios che

tramonta e poi a Hermes, cf. Culto domestico). E Nefertum appunto il Dio del Loto, e il Divino

Profumo che sorge dal loto, spesso rappresentato mentre emerge dal fiore stesso.); nello sfondo

dell'immagine suddetta, dal Serapeum, il busto colossale (e divinamente bello, ma anche molto

ieratico, awe-inspiring come ho sentito dire ad un turista americano l in visita) di Iside-Sothis

(Sirio)-Demetra. Alle spalle di Osiride-Apis (Serapide), vediamo la copia di una statua,

raffigurante Osiride-Antinoo e ormai sappiamo bene (per le fonti e la spiegazione, cf.) che

Antinoo di casa non solo in Egitto, ma anche ad Eleusi, come ed Antinoo-

Agathos Daimon, che cos si invoca: donami ogni grazia, ogni talento, poich il Messaggero

portatore di bene, che accanto a Tyche, con Te. Perci, dona sostanze e grazie a questa casa, Tu

che governi sulla Speranza, Aion datore di Ricchezza, santo Agathos Daimon. (PGM IV. 3125-71)

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Cos possiamo comprendere ancor meglio perch sia proprio Nonno di Panopoli ad aver

preservato questo epiteto, Egizia, per Demetra (Panopoli la citt di Pan ossia Min, il Dio

itifallico per eccellenza; Khemmis, in copto Khmin, capitale del IX nomo dell'Alto Egitto. Fu una

delle prime citt, in Egitto, fra quelle assalite dai tifonici cristiani: monasteri sorsero come le

zanzare in estate tutto intorno alla citt di Min-Pan, ma, mentre accadeva tutto questo, alla fine del

IV secolo dell'era volgare, gli Dei vi fecero provvidenzialmente nascere Nonno di Panopoli per

celebrare, con il suo importantissimo Inno poetico, il triplice Dioniso. Ed ora, come asserisce

uno studioso: nel XIII secolo dell'era volgare, un Tempio davvero imponente ancora si ergeva ad

Akhmim. Oggi, davvero poco della sua antica gloria rimane. Nulla rimasto della citt, i Templi

sono stati praticamente del tutto smantellati, e i materiali dai Templi riutilizzati nel periodo

medievale. Le vaste necropoli della antica Panopoli devono ancora essere pienamente esplorate.

L'angolo distrutto di un Tempio di et Greco-Romana, con statue colossali di Ramesse II, fu

scoperto solo nel 1981. Le Quien, Oriens christianus, II)

Ebbene, tornando alla nostra indagine etimologica, scopriamo che: : A. essere come

un Egizio, ossia 'essere abile' (nello stesso senso in cui Odisseo 'furbo, abile' in quanto protetto di

Atena; Cratin. 378, cf. Ar. Th. 922); A2. parlare la lingua egizia (Luc.Philops.31). B. proverbio

essere come l'Egitto, ossia 'essere sott'acqua, sotto inondazione' (Philostr.Im.2.14; cf. LSJ;

Rocci). L'Egitto un dono del Nilo, un Dono di Osiride-Nilo e di Demetra-Euthenia, e questo

stato per migliaia di anni, ed in parte continua ad esserlo, bench in quelle terre sacre non abitino

gli Egizi bens i copti cristiani che venerano i nemici di Osiride, e gli invasori arabi i quali hanno

commesso un gravissimo errore, che li distrugger a breve, purificando anche tutta la Terra: hanno

violato una delle Leggi Sacre fondamentali (cf. il Fico sacro Osiride-Dioniso, alberi e correnti)

ed empiamente hanno costruito quella ben nota diga sul Fiume sacro, la nefastissima diga di

Assuan (e sinistrissima, come tutte le dighe sembra uno scenario da film horror nel mezzo della

meraviglia di Philae-Elefantina; chi scrive, ha visto con i propri occhi quell'orrore, anzi, vi ha

navigato davanti, e ha visto anche la gigantesca centrale idro-elettrica che sorge accanto, un vero

mostro contemporaneo in pieno 'Giardino degli Dei', come le ciminiere della Titan ad Eleusi o le

industrie sulla spiaggia di Gela in Sicilia ). Per loro, gli invasori del sacro suolo dell'Egitto (ma

gli invasori/empi usurpatori non hanno mai vita lunga in Egitto, cf. i persiani ed Alessandro

Alexikakos), stata quasi una 'necessit' la costruzione della diga perch, a partire dal loro arrivo

in Egitto, il Nilo non ha pi loro concesso un attimo di tregua: da Fonte di Prosperit (Euthenia)

divenne fonte di terrore (=la Collera di Demetra cf. Demetra ed i malfattori Cause di

Abbondanza e Privazione). In molti, da allora, hanno cercato un qualche rimedio alla furia del

Nilo, e soprattutto al fatto che il Dio facesse oscillare la corrente in modo imprevedibile, talvolta

mandando terribili siccit per anni, in modo che neppure le rive fossero benedette dalla Sua

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fertilit, altre volte mandando tali inondazioni che neppure una casa di fango degli arabi poteva

rimanere in piedi, neppure quelle pi lontane dalle acque, e distruggendo altres campi, granai e

ogni altra cosa sulla Sua Via Regale. In entrambi i casi, l'Egitto, un tempo, terra fertile e

feconda, Granaio del mondo Greco-Romano (appunto, insieme alla Sicilia tutte le primizie,

come sempre, ad Eleusi; cf. sezione dedicata al Culto, offerte per le Due Dee), divenne sede della

Carestia (sono attestati molti casi di cannibalismo fra invasori), e la Fame, a sua volta, ha portato

a rivolte, instabilit politica e quant'altro (hanno scacciato, al posto della Fame, Eirene

Kourotrophos come ricorda Plutarco, Mor. 693E e ss., si deve eseguire, con Piet religiosa, il

Rituale: , . cf. Agnocasto, Flora sacra). Pensavano di

risolvere tutti questi orrori con un orrore ancora pi grande tipica mentalit abramitica

bloccando la piena del Fiume, sommergendo isole sacre (l'attuale Philae Agilkia e non

veramente Philae, quella vera giace protetta e 'addormentata' sotto le acque sacre e questa era la

vera Philae al tempo delle Inondazioni), spostando e/o distruggendo Templi e Necropoli invece,

hanno ottenuto ancora altro orrore, perch Legge che chi semina, raccoglie, come dice anche

il proverbio e come confermano le Leggi Teologiche (cf. Leggi di Heimarmene). Infatti, non si pu

certo dire che, fra mussulmani estremisti, popolazione sempre ribelle, massacri reciproci fra

abramitici, fame e povert dilagante, e quant'altro, l'Egitto odierno sia un paese prospero e felice;

senza contare tutti i guai ulteriori che hanno causato a se stessi con la costruzione della diga in

sintesi, i danni peggiori: elevatissimo peggioramento della qualit dell'acqua, ormai imbevibile

(anche se chi scrive l'ha assaggiata una volta, per devozione ad Osiride, e non accadde nulla di

male, anzi; viceversa, mangiando in un ristorante arabo, ebbe una grave intossicazione alimentare

); distruzione di incalcolabili risorse naturali; modifica della composizione del suolo e

conseguente e costante perdita di fertilit del terreno (si sta alzando a vista d'occhio la salinit del

suolo, in particolare, proprio nella zona del Delta), che sta producendo sempre meno, di anno in

anno; la fauna ittica sta scomparendo (e non solo: l'ibis bianco di Thot non vive pi nella terra dei

Faraoni, ma ogni tanto supera il 'confine' da Sud e torna brevemente a visitare Philae, in attesa

della Vittoria di Horus); diffusione di numerose malattie con l'acqua come veicolo, in particolare

una malattia assai virulenta e assai spesso fatale, la bilharzia, trasmessa da una zanzara che vive

solo sulle rive del Fiume, malattia che colpisce soprattutto i contadini che lavorano accanto ai

canali di irrigazione del Nilo. Del resto, nel moderno Egitto sono ancora registrati casi di peste

bubbonica (Apollo, Signore dell'Apolysis, nei due modi possibili: apolysis: liberazione dai mali e

guarigione la Potenza purificatrice, incontaminata e salvatrice del Tutto apolysis: liberazione

per mezzo dei dardi e dell'arco Potenza che annienta tutto ci che irregolare, disordinato e

fuori misura i dardi di Apollo e la peste, il Tema che, non per caso, apre l'Iliade (I, 10 e ss.): Ma

quale Dio li spinse alla disputa? Il figlio di Zeus e Leto. Irato contro il Sovrano (Agamennone),

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suscit una feroce malattia per il campo, e morivano gli uomini, perch Agamennone aveva

oltraggiato il suo sacerdote Crise [come avevamo visto nei passi di Esiodo su Giustizia e

Prosperit, l'ingiustizia di uno solo pu rovinare un'intera Citt fu il caso di Pericle, con i suoi

amici, in Atene, prospera e felice, prima che lui la trascinasse in quella folle guerra a tutti i costi,

Pericle morto di peste, del resto, perch a difesa degli Aristocratici e dei Giusti era Apollo Patrios

Alexikakos] e l'anziano (sacerdote, Crise) and in silenzio sulla riva del mare rumoreggiante

(mare=purificazioni) ed in disparte rivolse molte preghiere al Dio Apollo, figlio di Leto dalla bella

chioma (=e Demetra dalla bella corona, dalle amabili trecce, dai boccoli dorati): ascoltami, Dio

dall'arco d'argento, Tu che proteggi Crisa e la sacra Killa, e sei il Sovrano di Tenedo, Sminteo

(stesso epiteto, , nell'Inno Orfico a Lui dedicato: Uccisore di topi, da , il topo

campagnolo che distrugge i raccolti e mangia a sbafo nei granai, Sch. ad loc., cf. Str.13.1.48 e 64:

il Dio li allontana e cos protegge i raccolti, le aie ed i granai, cos come Bastet-Artemide li

protegge con i Suoi bellissimi e dolcissimi, ma anche feroci nella Caccia, gatti i gatti dall'Egitto

furono sacralmente condotti a Creta per difendere i granai; cf. , , epiteto del Dio in altra

forma, Ael. NA12.5, Sch. Il.l.c.; , (sc. ), anche il nome di o , una

citt nella Troade, Hsch., St. Byz. Ma anche il nome di un monte di Rodi, IG22.1131,12(1).1068.2;

, , Agoni in onore di Apollo , . . 1876p.125 (Troade) cos egli

disse pregando, e Febo Apollo lo udiva: scese dalle vette dell'Olimpo, irato nel cuore, portando

sulle spalle l'arco e la faretra ben chiusa. Risuonavano i dardi sulle spalle del Dio adirato, al suo

passo, e veniva avanti come la notte. Le Monadi di Apollo e di Helios hanno quindi, fra le altre,

queste Potenze: la seconda annienta ogni forma di disordine; la quarta la Potenza incontaminata

e causa di purezza, che fa risplendere su tutte le cose i caratteri del Perfetto e del Conforme a

natura, distruggendo i caratteri contrari; seconda e terza Monade di Helios sono unificate ma

distinte: funzione ordinatrice del sensibile e distruzione di ci che disordinato la prima

analoga allazione della musica e della Cura provvidenziale armonica esercitata sulla totalit

delluniverso e sugli esseri in movimento; la seconda analoga alla Potenza che annienta il

disordine che si oppone alla Forma e allopera di ordinamento di tutto il Cosmo nella sua

totalit. La Monade che conclude i Principi Heliaci e che custodisce la loro triplice processione

la Monade che elargisce a tutti gli esseri la partecipazione generosa alle cose belle e buone,

concede ci che bene e che offre la vera beatitudine (makarioteta) a livello Heliaco,

analoga alle potenze purificatrici e guaritrici di Apollo. (Proclo, Theol. VI 61) Cos, lultimo

Principio Heliaco, secondo tutti gli esegeti della realt divina, quello da cui sulla totalit

delluniverso si riversano la vita felice ed i frutti incontaminati (tn eudaimona zon ka tous

achrantous karpos) proprio perch Helios prole del Bene e questo carattere gli si addice in

modo essenziale: come il Bene protende la Felicit a tutti gli enti, cos Helios protende le misure

https://amentetneferet.wordpress.com/gods/bastet/

della felicit confacentesi a ciascuno degli esseri encosmici e, grazie alla somiglianza e alla

tensione che eleva al Demiurgo universale, rende perfetta e completa tale felicit. E da qui che

deriva non solo il fatto che lessere felici detto rendersi simili al Dio (t eudaimonein

homoiousthai theoi), ma anche che la Felicit appartiene a tutti gli Dei Encosmici in base alla

Loro Causa Sovrana: da l infatti che la perfezione e la beatitudine si riversano su tutti gli

esseri. (VI 64) Concludiamo questa breve digressione su questo specifico aspetto di Apollo

(=Horus, figlio di Iside, Demetra Egizia), che naturalmente non ha nessuna pretesa di

completezza, ricordando le splendide parole di Macrobio (Sat. I 17.11 e ss.): si ritiene, infatti, che

Egli sia stato nominato , come per dire , in quanto scaccia le malattie,

(riporto le frasi, in greco anche nel testo originale latino, perch ci, fra le

altre cose, testimonia l'Amore reciproco fra Ellade e Roma, e le due lingue, come disse la

Sacerdotessa Aconia Fabia Paolina, sposa del grandissimo Pretestato, protagonista e 'Simposiarca'

dei Saturnalia!). Questa opinione concorda anche con la forma del nome in latino, che ci evit di

dover tradurre il nome di questo Dio: si intende Apollo come 'espellente (=apellens) i mali', in

modo corrispondente al nome Alexikakos (= che respinge il male), che Gli danno ad Atene e tutti

e due gli epiteti a Lui attribuiti si riferiscono contemporaneamente ai singoli effetti con forme

proprie, mediante i nomi di Iios e di Pain (appellantes deum atque ), sono epiteti

che si attagliano ad entrambi gli effetti, perch Iios deriva da 'isthai' (ut sit ,

id est a sanando), e Pain dal 'far cessare i dolori' (et ); e ancora

rispettivamente Hiios da hinai cio scagliare (et rursus , ab immittendo), e

Pain da piein cio colpire (et , a feriendo). Il risultato, tuttavia, che

quando si chiede buona salute, si dice I Pain, con la 'e' lunga (obtinuit tamen ut, cum sanitatem

dari sibi precantur, per litteram enuntient), cio 'guarisci Peana' (id est 'medere

Paean'); quando invece si dice He Pain, con la 'e' breve e l'aspirazione iniziale, si intende

imprecare contro qualcuno, vale a dire 'Ble Pain', cio 'scaglia colpendo' (cum autem

per litteram dicunt cum adspiratione prioris litterae, significant hoc dici in aliquem adversa

precatione, , id est 'immitte feriendo'). Questa espressione, dicono, fu usata da Latona

quando esort Apollo a rintuzzare con le sue frecce l'assalto di Pitone si dice che fu l'Oracolo di

Delfi a diffondere l'uso di questa espressione, cio He Pain, nel responso agli Ateniesi che, sotto

il regno di Teseo, chiedevano l'aiuto del Dio contro le Amazzoni (hanc vocem, id est ,

confirmasse fertur oraculum Delphicum Atheniensibus petentibus opem dei adversus Amazonas

Theseo regnante). Infatti, ordin loro che al momento di entrare in guerra invocassero e

propiziassero il Suo aiuto proprio con queste parole cos adoriamo Apollo, cio il Sole (id est

Solem) con epiteti che indicano ora salute ora pestilenza; per quanto, la pestilenza con cui affligge

i colpevoli, dimostra chiaramente che questo Dio protegge i buoni (aperte hunc deum bonis

propugnare significet).

Con l'Aiuto, dunque, di De, di Osiride e di Apollo Sovrano

salute e Gioia sia con te

(Omero, Odissea, 24, 402)

Vereconda, veneranda, che merita grande rispetto, che suscita soggezione e timore religioso

(Hes. Erga 300 ; sono le Due Dee, HH 2, 485;

l'epiteto viene da , reverenza, rispetto - il Rispetto, Pind. Ol. 7.44, la Divinit che

condivide il trono di Zeus, . S. OC1268, cf. Paus. 1.17.1; Dike stata

giustamente chiamata la Figlia del Rispetto, e la falsit e l'ingiustizia sono naturalmente detestate

dal Rispetto e dalla Giustizia, Pl. Lg.943e; e Dike precisamente la vergine onorata e

rispettata ( ') dagli Dei che abitano l'Olimpo (Erga 257). E allora sull'Olimpo dalla

terra dalle ampie strade, avvolti i bei corpi in bianchi veli, abbandonati gli umani, al gruppo degli

Immortali si riuniranno Aids e Nemesi. E tristi dolori resteranno agli uomini mortali: al male non

ci sar riparo. (Hes. Erga 190 e ss.)tristi dolori resteranno: cio, l'estremo dei mali, prevalendo

l'impudenza e l'invidia sugli uomini in ogni dove, Aids e Nemesi lasciano la nostra stirpe E se

sono bianchi i veli dell'Aids e della Nemesi, perch l'essenza di quelle si trova nella Luce. Sono

Potenze Noeriche/Intellettive; e sono distanti dall'essenza atea e tenebrosa delle passioni. Perci si

celebra con inni l'Aids come divino timore ( ) (schol. Erga 200-201) In primo

luogo, dunque, questo un epiteto che si riferisce agli Dei,la venerabile stirpe degli Dei in senso

generale (Theog. 44); in particolare a Themis (Theog. 16); Maia (HH 18; nel senso anche di

'pudica, riservata'); la Dea bella e venerabile Afrodite (Theog. 194), la 'prima' Afrodite, quella

nata da Urano, perch Colei che procede dai genitali di Urano Hypercosmica, guida in alto

verso la Bellezza Intelligibile, concede una vita purissima, e separa dalla generazione. (in Crat.

183). Dagli Dei, si estende anche a ci che merita rispetto fra gli uomini, come i Sovrani, Il.4.402;

i membri della famiglia e, specialmente, la sposa, 21.460; i servitori degni, Od.1.139, ed in

particolare, la riverita dispensiera ossia colei che imbandisce il cibo e le vivande per gli ospiti,

, Od. 4.54; le fanciulle e le donne in generale, Il.2.514;

quindi, coloro che necessitano di soccorso, di protezione i supplici, in particolar modo e, in

generale, gli ospiti, Od. 9.271, 7.165, 15.373,19.243, Emp.112.3, Pind .P. 5.18, Alcm. 74A.

Protettrice di coloro che lavorano nelle aie e alle macine (Etym. M. e Gaud. epiteto anche di

Zeus, divinit che hanno protetto coloro che lavoravano alle macine durante un

periodo di carestia da coloro che volevano rubare i frutti della loro fatica (chiamati appunto

). Plutarco rifiuta questa connessione ma comunque lega il nome a Coloro che guardano

dai malfattori, malfattori che portano lo stesso nome delle divinit che li puniscono per le azioni

ingiuste, perch afferma: colui che ha compiuto atti che non possono essere dimenticati, cose che

saranno ricordate per lungo tempo, chiamato 'alastor'; e colui che bene evitare (aleuasthai) e

da cui bene guardarsi a causa della sua malvagit chiamato aliterios. Aet. Gr. 297A)

/Custode dell'aia (epiteto che ricorre nell'Inno Orfico a Demetra, 40.5: protettrice della semina,

accumulatrice di spighe, custode dell'aia, dai frutti verdeggianti. E' un epiteto che si ritrova solo

in quell'Inno, ma rimanda al celebre detto ossia vita civilizzata, in cui si usa il

frutto del grano raccolto nelle aie; c' anche il detto: , , , 'macina, mulino, macina',

Carm. Pop.43. Quindi, indica proprio o l'aia, (Il.5.499), o, pi

generalmente, ogni campo preparato per le attivit agricole (Sch. Od. 1.193; Il. 5.90, Od. 6.293)

Fa anche riferimento alla celebre festa delle Haloa in Inverno: una festa Attica. Filocoro dice

che fu chiamata cos dal fatto che gli uomini in quei giorni trascorrevano molto tempo nelle aie

oppure, secondo Pausania Atticista, si divertivano nelle aie in quella festa; un'altra etimologia

potrebbe appunto risalire ad , giardino, campo coltivato, vigna. (Phot. 1080; Suda s.v.

; Filocoro FGrH 328 F83; Paus. Att. a.76 Erbse). Si tiene solo ad Eleusi, e un'iscrizione

ricorda i sacrifici tradizionali a Demetra e Kore e agli altri Dei, offerti dal demarco di Eleusi in

occasione di varie festivit eleusine: Kalamaia, Khloeia e, appunto, Haloeia. (IG II2 949) Contata

fra i piaceri cittadini insieme alle Dionysia, Apatouria e Thesmophoria, e non quindi da

escludere che banchetti e gai simposi si tenessero un po' ovunque alle Haloa della Dea. (Alciph.

2. 37.1). Tutte le fonti sono d'accordo nell'affermare che si tratta di una festa dedicata

principalmente a Demetra e Dioniso, ma anche a Kore e Poseidone; ([Dem.] 59 Neaera 116-17; IG

22 949. 6-8, 34-5, 1299. 9-10, 22-4; Him. Or. 8. 3) e Luciano afferma: una festa ateniese che

contiene misteri di Demetra, Kore e Dioniso, sul tagliare le viti e sull'assaggiare il vino gi

preparato, che ha luogo ad Atene, in cui essi mostrano cose che assomigliano ai genitali maschili,

a proposito dei quali essi narrano che vennero in uso come un'assicurazione per la procreazione

umana, perch Dioniso, donando il vino, ha provveduto a fornire questa sostanza che un

incitamento all'unione. Segue poi narrando lo stesso aition delle Dionysia rurali a proposito

dell'uccisione di Icario ad opera dei pastori, dei falli eretti e del responso dell'Oracolo: questa

festa un ricordo della loro sofferenza.(Lucian Dial. Meret. 7, ed. Rabe, p. 279-280) Uno dei

momenti pi importanti delle celebrazioni ricordato dal celebre scolio a Luciano: molto vino

veniva raccolto e le tavole erano cariche di tutti i cibi che vengono dalla terra e dal mare, a parte

quelli proibiti durante i Misteri, intendo il melograno, la mela e il pollame domestico, e le uova e la

triglia rossa, i gamberi e il pescecane. Gli Arconti preparano le tavole e lasciano le donne

all'interno, loro si ritirano e rimangono all'esterno, facendo una dichiarazione a quelli che sono

presenti, che i cibi civili furono scoperti da loro (dagli Eleusini) e da loro condivisi con il resto

dell'umanit. E sulle tavole ci sono torte modellate a forma di organi sessuali. Il nome Haloa

dato alla festa a causa del frutto di Dioniso, perch la maturazione della vigna detta Haloai.

(schol. Luc. Dial. VII, 4) Probabilmente questa parte della festa, in cui le donne festeggiano da

sole, la pannychis che segue la processione da Atene verso Eleusi (Alciphr. 4. 6. 3) Diversi vasi

mostrano scene di donne e falli: nel pi noto esemplare, una donna versa qualcosa su quattro falli

eretti e piantati nel terreno; in un altro, un fallo di grandi dimensioni portato da una donna nuda,

e in un altro ancora, un fallo viene posto in posizione eretta nel terreno da due donne, di cui una

nuda- evidente l'analogia fra questi falli piantati nel terreno e i piccoli germogli dei cereali e

delle piante (ARV2 1137. 25; ARV2 551. 10; ARV 1565. 1). Durante il banchetto notturno tutte le

donne si scambiano scherzi (paidiai) e beffe (skommata) e dicono le une alle altre cose rudi e poco

rispettose (cf. la pratica dell' aischrologia gi incontrata), e le sacerdotesse di nascosto si

avvicinano alle donne e sussurrano nelle loro orecchie a proposito della klepsigamia (amore

illecito)- ovviamente tutto questo non ha nulla a che vedere con la volgarit gratuita e la

prostituzione- sebbene questa festa fosse giustamente celebrata anche dalle donne meno rispettabili

in compagnia dei loro amanti, soprattutto durante la pannychis, come ricorda Alcifrone. Ha invece

a che vedere con quanto affermano gli Arconti e con quanto avevamo gi visto in parte a proposito

delle Thesmophoria: si tratta dei doni di Demetra e di Bacco, le cui manifestazioni materiali sono

il pane ed il vino, la vita civilizzata e la procreazione ad ogni livello, mentre a proposito di quelle

spirituali non lecito parlare, trattandosi di Mysteria. L'unica distinzione che appare evidente

che le etere e le prostitute festeggiavano anche in compagnia degli uomini, mentre le donne sposate

con le sacerdotesse nel Santuario; ad ogni modo, una festa assai gioiosa, cui partecipavano tutti

i cittadini di Eleusi. (schol. Luc. Dial. VII, 4; IG II2 1299; Alciphr. 2. 37. 1, 4. 6. 3, 4. 14. 8, 4. 18.

4, 17)

Colei che fa nascere/genera i covoni/i fasci di spighe di grano (Nonn. Dionys. XXXI 38. XLV 101. XLVIII 678; significa letteralmente fascio di spighe/covone (Plut. Publ. 8) ma, pi

in generale, anche il nome poetico per indicare il grano maturo (cf. LSJ s.v.). E' un nome che, per

traslato, si usa anche in riferimento ai campi fertili,, terra arabile e fertile, che pu

generare i cereali (Nonn. Dionys. 7.84): Sovrana dell'Egitto abbigliata di lino, la quale si prende

cura dell'antica citt del fertile solco, ricca di grano, Boubastis che porta il sistro, e Memphis, che

si rallegra delle sue pianure generatrici di covoni, dove la sacra legge ( ) da parte di

sovrani devoti ha eretto una stele infrangibile, il segno, Signora, della tua sovranit, che parla ai

popoli supplici: Io sono Iside dal trono d'oro, potente portatrice di scettro, fino a dove brilla il

raggio del Sole splendente come il fuoco sulla terra nutrice con i suoi raggi (Hymn. Is. 3)

(Cf. - /, ossia Demetra presso gli abitanti di Trezene, cf. Plut. Prov. 1.41,

Zen.4.20, Suda. s.v. )

Portatrice dei covoni/fasci di spighe di grano (Eustath. Il. 1162, 27. Nonn. Dionys. XVII 153

epiteto di Demetra in Atene, con ogni probabilit da un'immagine della Dea raffigurata come

'portatrice di covoni')

La prima maturazione delle spighe di grano; orzo che inizia a maturare; anche epiteto di

Demetra (Hesych. s.v. cf. : il grano maturo, anche in Elio Dionisio, i comici

(Cratin. 381) chiamano cos anche le parti intime () femminili Eusth. 1446.29)

Regina, Sovrana (epiteto riferito solo alle Dee infatti, quando Odisseo si rivolge cos a

Nausicaa, in dubbio se si tratti di una Dea o di una donna mortale: Ti supplico, o sovrana: un

Dio sei forse o un mortale? ( , : , ; Od. VI 149 e ss.);

in Attica, 'Sovrana' soprattutto Atena ( , cf. Esch. Eum. 235, 443). Helios si rivolge

cos a Demetra in quanto figlia di Rhea: Demetra augusta, figlia di Rhea dalle belle chiome

( , , HH 2, 75). Nei versi dell'Iliade (XIV 325), in cui il

Demiurgo universale a parlare a Hera, si cela un profondo significato teologico: n di Demetra

sovrana dai bei boccoli, n di Leto gloriosa, neppure di te, come ora ti amo ed il dolce desiderio mi

prende ( , , ,

). Tutte le Dee menzionate sono Dee Fontali e Fonti

Generatrici di Vita, al contrario, Hera, nella forma in cui si unisce a Zeus, Intelletto Demiurgico, fa

discendere la generazione di Vita fino agli ultimi livelli da un lato, Hera, come Demetra e Latona,

superiore ed unificata al Demiurgo stesso, Zeus che possiede un intelletto regale, poich Hera

ricompresa in Lui, ma dall'altro Hera anche la Dea che fa procedere tutto l'ordine delle anime:

iniziando dall'alto, la serie della nostra Signora, Hera, si estende fino al pi basso dei reami, e

l'aria sotto la Luna la sua porzione. Poich l'aria simbolo dell'anima, in base a cui l'anima

anche chiamata 'spirito'; cos come il fuoco un'immagine dell'Intelletto; l'acqua, attraverso cui

tutto il nutrimento e l'accrescimento hanno luogo, un'immagine della natura che nutre tutto il

Cosmo; la terra un'immagine del corporeo a causa del suo aspetto denso e materiale. (in Crat.

93). A conferma di ci, ricordiamo che avevamo gi incontrato questo epiteto riferito a Demetra a

proposito del nome dagli splendidi Doni: O De sovrana, veneranda, portatrice delle Stagioni

(=dei frutti nelle loro stagioni), dai magnifici doni ( '

vv. 490 e ss.). Inoltre, nelle Argonautiche Orfiche (vv. 1189 e ss.), questo epiteto indica Demetra

prima del rapimento di Kore: agli estremi confini di Oceano che scorre dolcemente un'isola

coperta di pini (albero sacro della Madre degli Dei, cf. Flora Sacra) e l'ampia dimora della

sovrana Demetra; una nube immensa le fa attorno corona. Di ci, o saggio Museo, hai sentito tutto

il mito, come un tempo Persefone, cogliendo teneri fiori con le sue mani Infatti, Rhea-Demetra

e Kore dimorano in regioni inaccessibili, en abatois: In effetti, la tradizione dei Teologi che ci

hanno trasmesso le pi sacre fra le iniziazioni, quelle di Eleusi, dice che in alto Kore permane nelle

dimore della Madre, che (Demetra) ha preparato per lei (Kore) nelle zone inaccessibili,

trascendenti rispetto al Tutto. (Theol. Plat. VI 11, 50) Nello stesso contesto, quello dei Misteri,

Aristofane (Rane 390 e ss.) presenta questo Inno: Corifeo: 'Un altro inno di un altro genere

intonate, per celebrare con santissimi canti la sovrana portatrice di frutti, la Dea Demetra.' Coro:

'Demetra, sovrana di sante orge/misteri, assisti e proteggi/salva il tuo coro. Segue poi il

meraviglioso Inno a Iacco, affinch accompagni gli iniziati presso la Dea: Veneratissimo Iacco, il

dolcissimo scopo della festa hai inventato, accompagnaci dalla Dea e mostraci Tu come senza

fatica il lungo viaggio compiere. Come conclusione e conferma delle meditazioni teologiche fin

qui svolte su questo epiteto, ricordiamo che frequentemente impiegato per Latona e per Artemide,

cos come per Atena (Latona, Monade ricompresa in Demetra; Artemide ed Atena, le due Dee delle

estremit dell'Ordinamento Korico cf. in connessione con Artemide ed i Cureti:adoro Latona

sovrana ' , Ar. Thesm. 123, cf. 971 Artemide, sovrana inviolata,

; Call. Dian. 137, identificata con Artemide, Call. Dian.204, 240, cf.

Hsch.s.v. ; infine, Hekate HH 440; Iside, Erot. Fr. Pap. Nect.2.10; la Magna Mater Lyr.

Adesp. 17.26).

> Ai mortali mandi la desiderabile vita molto felice (OH 40.9 viene dal molto

significativo verbo , che ha svariate traduzioni possibili, tutte strettamente legate: in

generale, non significa solamente mandare bens mandar s, far crescere. Proprio nell'Inno

Omerico a Demetra (v. 333), si dice esattamente che Demetra, adirata nel cuore,

non avrebbe consentito che crescessero i frutti dalla terra, il che collegato con

il fatto che la Dea non sarebbe pi tornata all'Olimpo, prima di aver veduto con i suoi occhi la

Figlia dal bel volto/bella da vedere . Lo stesso ritorna alla fine dell'Inno (v.

471): fece sorgere le messi dai campi ricchi di zolle. Il

significato dunque duplice: da un lato, si deve intendere - nel senso pi letterale,

ossia il nutrimento che d la vita e che necessario all'esistenza di tutti i viventi mortali, uomini

che mangiano il pane, ma dall'altro si deve intendere lo splendido frutto, il frutto e la vita felice

che deriva dalla contemplazione: molti sono i gradi (delle possibili applicazioni dei tre gradi

dell'iniziazione), ma tutti tendono in alto verso il Porto Paterno e il rito di iniziazione paterno;

proprio ad esso gli Dei sovrani di tutti quanti i beni, origini dell'iniziazione, possano condurci,

illuminandoci non con le parole ma con azioni, e sotto la guida del grande Zeus avendoci ritenuti

degni di raggiungere la pienezza della Bellezza Intelligibile, ci facciano diventare completamente

impassibili ai mali che concernono la dimensione della generazione, tutti quei mali che appunto ci

stanno intorno, e possano far risplendere su di noi questo bellissimo 'frutto' della presente

contemplazione. (Theol IV 77) Per lo stesso motivo, si dice della Ricchezza (

, OH 40.20), la Ricchezza che fa felici, che un Dono che appunto si richiede a

Demetra Eleusina, e proprio per questo il divino Platone (Crat. 403e) afferma a proposito di

Plutone: , ;

, un grande benefattore

di coloro che sono presso di Lui, Colui che anche dona/manda su/fa sorgere cos grandi beni per

noi che siamo sulla terra; tale abbondanza lo circonda laggi, e per questa ragione chiamato

Plouton. Perci, come spiega il divino Proclo, l'aspetto materiale della vita molto felice, della

ricchezza che fa felici solo quello pi apparente e non certo quello pi importante, poich

Demetra non solo Colei che concede tutta la Vita, bens la perfezione della vita, ed per questo

che la Vita che Lei dona molto desiderabile, cos lo stesso vale per Plutone: il nome da

intendere come Dio Intellettivo e Demiurgico e Plouton la Ricchezza dell'Intelletto, Hades

l'Intelletto che conosce ogni cosa e purifica da tutti i legami della generazione e del divenire ci

che Demetra invia ai mortali dunque la Vita Immortale, desiderabile e molto felice.

Colei che manda i doni (Epiteto esclusivamente di Demetra e della Terra cf. Ath. Mitt. 37.288,

Sch. Ar. Av. 971; Alciphr.1.3, Paus.1.31.4, Plut.2.745a. Molto importante la testimonianza di

Pausania in merito: Phlya (odierna Chalandri) e Mirrinunte hanno altari di Apollo

''Donato/mandato da Dioniso' ( il Tempio di Phlya probabile che si

possa identificare col Daphnephoreion citato da Athen.10, 424f. Lo stesso Apollo ricordato come

il Daphnphros di Phlya in Plut. Them.15, 2), Artemide 'Portatrice di Luce' (

) e di Dioniso 'Fiorito' ( ), delle Ninfe Ismnidai (cosiddette dal nome

del fiume Ismeno a Tebe presso il colle Ismenio sacro ad Apollo, noto come Ismnios nella citt

beotica: cf. Paus. 9, 10, 2. Sulle rive dell'Ismeno sorgeva il Tempio consacrato ad Apollo e a Gaia

in qualit di Megale Meter, madre dell'Eroe eponimo Phlyos (figlio di Gaia, in Paus. 4, 1, 5) e di

Gaia che chiamano 'Grande Dea'. Un secondo Tempio contiene gli altari di Demetra Anesidora

( ), di Zeus Ktesios ( : su Zeus Ktesios), di Atena Tithrone

( : eventuale derivazione dell'epiteto dalla radice del verbo

,saltare/ balzare/ affrettarsi, anche col significato di fertilizzare/ impregnare/ rendere

gravido), di Kore Primigenia ( ) e delle Dee chiamate Venerabili (

). Ora, vicino all'altare della Selasphros sorgeva anche il Telestrion, i cui

Misteri erano amministrati dai Licomidi (amministratori dei Misteri Demetriaci a Phlya come ad

Andania), e presso il Telestrion dei Licomidi avevano luogo riti di carattere misterico: la notizia

riportata ancora da Pausania secondo cui i Licomidi conoscevano a memoria gli Inni attribuiti ad

Orfeo (Pausania (1, 22, 7) accenna anche a un componimento orfico, l'Inno in onore di Demetra

tradizionalmente ascritto a Museo, composto appositamente per i Licomidi, in cui si ricorda anche

la nascita di Phlyos da Gaia. Caucone, discendente di Phlyos, avrebbe introdotto in Messenia

riformati poi da Lykos, (figlio di Pandione, eponimo del gnos dei

Licomidi), che recitavano oralmente durante le loro cerimonie rituali.)

Lovers and Supporters of Eleusis

, Thargelion, II Anno della 698 Olimpiade

https://teologiaetradizione.wordpress.com/culto-domestico-2/zeus-ktesios/