Post on 10-Mar-2021
ISTITUTO COMPRENSIVO DI ARBORIO
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI BURONZO
ISTITUTO COMPRENSIVO LANINO DI VERCELLI
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “S. PERTINI”
RENZO E LUCY’S
STORY PARODIA DE “I PROMESSI SPOSI”
DI A. MANZONI
CLASSI TERZE
ANNO SCOLASTICO 2014 - 2015
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“La scrittura è un’ esplorazione.
Inizi dal nulla e impari man mano che avanzi”
Edgar Lawrence Doctorow
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Ringraziamenti
Un grazie speciale
Alla prof.ssa P. Balocco e agli alunni: Merlano, Morello,
Rosso, Vallino della classe terza A, per le fotografie fatte in vari
luoghi.
Alla prof.ssa P. Viazzo per la gentile concessione della fotografia
di “Prada”.
Al fotografo Ivan Brotto per la gentile concessione delle fotografie
del cap. 8°.
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Premessa
La parodia “Renzo e Lucy’s Story”, elaborata nel laboratorio di scrittura
creativa, è stata sviluppata dalle classi III A e III B della Scuola Secondaria di
primo grado di Buronzo, che hanno scritto “Caro Manzoni.... il romanzo che
verrà” e la prosa degli otto capitoli;
e dalla classe III B della Scuola Secondaria di primo grado “S. Pertini” di
Vercelli, che ha scritto gli intermezzi in rima.
La collaborazione tra le classi di Istituti diversi ha permesso un confronto
fruttuoso che ha stimolato la fantasia e la creatività dei ragazzi.
Le prof.sse di Lettere
Dellarole – Prando – Teppa
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Il romanzo che verrà …
Caro Manzoni,
ti scrivo, così mi distraggo un po'
e siccome sei molto “lontano”
una lunga lettera ti scriverò...
Da quando hai scritto i PROMESSI SPOSI
c'è una grossa novità
le classi TERZE hanno incominciato ormai
a scrivere una nuova storia
che, con il tuo permesso, pubblicheranno
e al CONCORSO parteciperanno...
In classe... qualcosa non va;
si scrive SEMPRE
compreso quando è festa
e dei compagni hanno messo anche
un po' di colla
sulla sedia della Professoressa …
Caro Manzoni,
ti ripeto, in classe tutti si danno
da fare
e poco tempo rimane...
Caro amico Alessandro
i nostri PROMESSI SPOSI
porteranno una trasformazione
che dei trentotto capitoli otto ne usciranno!
Lucia e Renzo finalmente a Buronzo si sposeranno
ed anche l' Innominato sarà invitato
e Don Abbondio una bella festa farà
e Fra Cristoforo al pranzo canterà!
Vedi, caro amico,
cosa si deve inventare
per continuare a scrivere
e l' italiano imparare...
Vedi, amico mio, come diventa
importante
la tua opera studiare
e non solo alle canzoni pensare...
e l'anno bene terminare.
Grazie amico mio
ed ora in allegria
ascolta la nostra parodia...
I ragazzi di Buronzo
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Introduzione
Caro Manzoni,...
Caro Manzoni,
altro che venticinque lettori…
noi abbiamo battuto ogni record… quanta gente… tutti hanno onorato il nostro lavoro… il
sindaco, sig. Emiliano Giordano, la dirigente, dott.ssa Adriana Barone, la nostra fiduciaria,
prof.ssa Paola Viazzo e le altre prof. qui presenti… c’è pure Prada! Forse qualcuno si
chiederà chi è Prada… La stilista? No! E’ il cane della prof. Viazzo! Anche lei è venuta alla
serata affinché non si dica che nemmeno un cane ha letto la nostra parodia.
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Capitolo I
Un incontro particolare
Il paese di Buronzo, illuminato dal sole autunnale
e coronato dalle risaie che sono una distesa dorata,
sprigiona una magia e una bellezza particolari,
capaci di affascinare chiunque.
Dall’alto del castello Lucia, detta dalle amiche
Lucy, e Lorenzo, che tutti chiamano Renzo,
ammirano il paesaggio: in lontananza si vede la
mietitrebbia dello sposo e dei suoi amici
agricoltori, che tagliano il riso prima dell’argine
alto del Garabione, al di qua del fiume Cervo.
«Che panorama fantastico!», esclama Lucy che, pur lavorando a Buronzo alla riseria Merlano,
non era mai salita nella parte alta del castello.
Renzo scende al piano terra e controlla attentamente se le
sale sono abbastanza grandi da ospitare gli invitati al
pranzo di nozze, organizzato dal catering del ristorante La
Bettola.
Lucia, poi, richiama Renzo di sopra, i due innamorati si
danno un bacio e si fanno un selfie con l’iPhone sullo
sfondo delle risaie dorate.
Ad un tratto, Lucia esclama: «Guarda, come si vede bene
la chiesa! Speriamo che la signora Carla l’addobbi con i
fiori che ho scelto… non ti dico quali: deve essere una
sorpresa!».
Renzo allora, che ha il braccino corto, borbotta: «Povri i me’ sold! Speriamo non costino una
fortuna!».
Ma Lucia, che già conosce il suo ‘pollo’, fa finta di niente e cambia discorso: «Che
combinazione! Non ci avevo mai pensato! La casa di Don Abbondio è proprio vicino alla
chiesa di Sant’ Abbondio: particolarmente comodo, se decidessero di farlo santo! Non
dovrebbero nemmeno cambiare il nome alla chiesa!».
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Proprio in quel momento, Renzo dice: «Guarda
guarda… sta uscendo! Chissà dove sta
andando!?»
«Ma dove vuoi che vada? Lo sanno tutti: a
quest’ora fa la solita passeggiata sul sentiero
dietro il castello e poi, affamato com’è, torna a
casa per la cena. Povera Perpetua! Deve
sempre cucinare! Don Abbondio è una buona
forchetta!» e Renzo aggiunge: «Alla festa del
riso ha mangiato mezzo chilo di acciughe,
cinque piatti di panissa, tre piatti di fritto misto,
il bönet, la frutta, il caffè e l’amaro… due
volte!»
«A proposito!… Dai Renzo, dobbiamo ancora
andare al Crocicchio a scegliere la torta
nuziale! Io la voglio di cinque piani, tutta ricoperta di pasta di zucchero, i fiori che scendono a
cascata e io e te che balliamo in cima: la voglio come quelle del Boss delle Torte»
«Ohhh! Cala, cala! Facciamo due piani con gli sposini di plastica in cima.»
«A tè l’solit tirchiun rancin!»
Mentre i due innamorati partono per andare al Crocicchio, Don Abbondio ‘bel bello’ si
incammina nel viottolo che porta alla Madonna del Grappa e vede ciò che proprio non
s’aspetta e che non avrebbe voluto vedere: vicino alla cappelletta c’erano due cattivi, i ‘bravi’,
che bravi non erano, anzi erano due bulli supercattivi! Avevano i jeans strappati, con tanto di
catene e cinghie, dalle tasche uscivano grossi coltelli, indossavano una felpa larga strappata
con un teschio nero e, in testa, una bandana rossa con vistose borchie, da cui usciva un ciuffo
di capelli, che parevano leccati da una mucca.
Ad un tratto uno urla in malo modo: «Dove va di bello Don Abbondio?»
Don Abbondio tremolante e impaurito risponde: «Mi perdonino, lor signori: non ‘di bello’ ma
‘bel bello’. Ad ogni modo, cosa comanda?»
I due bulli ridacchiano e si guardano complici, poi quello più alto dice: «Dobbiamo darti una
bella notizia: il matrimonio tra Renzo e Lucia non si fa! Altrimenti chiamiamo il Montella e ti
facciamo un bel funerale!» e l’altro: «uomo avvisato, mezzo salvato… Così dice Rodry! Lo
conosci, vero? E’ padrone di mezzo paese!»
«Ma io… non ho capito bene… ma come faccio a…» balbetta Don Abbondio con la voce
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rotta, «ho già fissato la data… è domenica prossima… come faccio? Son loro che si vogliono
spo… spo… mica io, co’ centr mi?… Mi sag nen!»
I due ridacchiano divertiti: «Don don… din don dan… se non hai capito, ascolta il messaggio
sulla segreteria telefonica della parrocchia! E pensaci! Ciao prete coraggioso! E saluta anche
Perpetua! Arvze!».
Il povero Don Abbondio, che non era un cuor di leone, sudava freddo e non riusciva a tornare
a casa: era paralizzato dal terrore.
Don Rodrigo
Cara Lucia,
Ti ho vista per la via
Uscir dalla Merlano Riseria.
Non sei una meraviglia
Ma comunque nel mio cuor è scoppiata la scintilla
E la mente mi devasti.
Tu non mi consideri
Ma io, stasera, mi voglio buttare..
E allora mi butto, mi butto con te.
E faccio letteralmente di tutto per stare con te.
Quante scommesse con Attilio…io credevo che…
E invece no, invece no.
Ho deciso comunque che mi butterò
E qualche cosa combinerò.
I miei bravi da don Abbondio manderò
E il matrimonio impedirò.
Ma devi fare qualcosa anche tu
Questa volta non ci sono se,
Io non parlo, adesso tocca a te.
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Capitolo II
Matrimonio all’aria!
Perpetua, non vedendo arrivare Don Abbondio, inizia a preoccuparsi… per il risotto che
comincia a “fare le corna”.
Dopo una mezz’oretta Perpetua prende il cellulare e inizia a chiamare tutti quelli che conosce,
ma nessuno l’aveva visto; sta per chiamare il dott. Bergando, quando vede arrivare Don
Abbondio.
«Perpetua! Perpetua! Sto male!»
«Cos’ha Don Abbondio?»
«Niente! Niente!»
«Come niente? Ha la faccia che sembra un funerale!»
«Non dire quella parola!»
«Quale? Funerale? Perché? E’ mica morto nessuno!»
«Il mio funerale! Il Montella m’aspetta.»
«Ma che dice? Lei è sano come un pesce!»
«Come un pesce nella rete!… Non mi faccia parlare, Perpetua! Che è peggio ancora!»
«Ma su, racconti! Di me si può fidare! Mi dis nenti, parl ansema gnun!»
E Don Abbondio tra sé e sé: «Le ultime parole famose!»
Alla fine Don Abbondio, tremolante, cede e racconta tutto a Perpetua:
«Andavo ‘bel bello’ per il paese quando ho incontrato i bulli di Rodry che mi hanno
minacciato e mi hanno detto di ascoltare il messaggio sulla segreteria...»
«Scultuma alura...» disse Perpetua. «Questa è la segreteria di Don Abbondio: lasciate il vostro
peccato dopo il segnale acustico... biiip... Questa è una telefonata anonima: il matrimonio di
Renzo e Lucy ‘non s'ha da fare’ altrimenti ti facciamo il funerale».
Don Abbondio è sempre più in preda al panico e, tremando, dice a Perpetua:
«Vedi che gente?! Cosa dirò a quei due, domani?»
«Bah, mi sac nen» risponde lei.
«Quando vengono a fare le prove...dirò...dirò che il Rodry... oh Signur... che mal la pansa!»
«Vai a letto!» lo rimprovera lei, «Prenditi un bel sonnifero, di quelli potenti, che a quei due ci
penso io».
Don Abbondio va a dormire e fa sogni strani: i bulli, gli sposi all'altare, la sua epigrafe al
cimitero... di tutto e di più, non si fa mancare neanche il signor Rodry inferocito che lo
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insegue con il fucile da caccia... Oh mamma, che paura!
DON ABBONDIO
MA CHE BELLA GIORNATA!
Buona notte, Perpetua!
Ma che bella giornata!
Durante il ritorno sento gridare
Qualcuno mi dice: “ Non devi sposare!”
In cinque minuti questa minaccia
Mi fa irrigidire il corpo e la faccia.
Mentre tranquillo tornavo bel bello
Buttando un occhio oltre il castello…
Ma che bella giornata!
Arrivo in canonica e sono distrutto,
La mia Perpetua mi guarda di brutto;
Mi fa sedere e mi chiede di tutto….
Io cerco invano di tergiversare,
Ma quella è decisa a farmi parlare.
Poi ci sono quei due che proprio domenica
Hanno deciso ad unire i destini.
Come farò ad evitare la festa
Senza che Renzo la metta in protesta,
O peggio del peggio mi rompa la testa?
Ma che bella giornata!
Vogliamoci bene, si dicono tutti
Ma poi domani ci saranno più lutti!
Per Renzo e Lucia, un tempo miei amici
Prevedo ben poche serate felici!
Ora, distrutto, mi infilo nel letto
E dico a me stesso che forse domani
Non sarò più lo stesso…
E il sonno che arriva mi porti conforto
Perché adesso invece che vivo mi sento morto!
Ma che bella giornata!
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Il giorno dopo Renzo trova i suoi amici fuori dal bar Cavour, uno di loro gli grida dietro:
«Dove vai così di fretta?»
«Vado in chiesa per organizzare le prove del matrimonio, poi vi raggiungo e ci beviamo
qualcosa».
E gli amici ridendo tra loro: «Ultime ore di libertà... corri, corri! Ti t’sè nen cot aspecia! Poi
Lucy ti metterà in riga».
Dopo aver lasciato la compagnia, si affretta verso la chiesa, inciampando e sporcando il
vestito di “pauta”. Quando arriva, bussa alla porta.
Dall'altra parte, senza aprire, Perpetua chiede: «Chi è?»
E Renzo: «Sono io, ‘il promesso sposo’, posso entrare?»
La porta si apre e Perpetua si avvicina a Renzo e, guardandolo con gli occhi strabiliati, dice:
«Wow, che bel matalin, tè propi bel! Vuoi che ti prepari un piat d’panisa o di sausisa con dei
puvrun?”
«No, grazie. Sono venuto per
parlare con Don Abbondio».
«Oh ma che fretta! Il don non sta
bene»
«Su Su! Senza tante storie, che
dopo devo tornare con Lucy per
fare le prove del matrimonio»
«Matrimonio?! Nessun
matrimonio! Il don è malato: è a
letto, ha la febbre!»
«E cos’ha?»
«Haaaa... il morbillo!»
«Il morbillo?! Alla sua età?»
«Ehm... nooo... volevo dire l’orticaria! Cioè no: ha mangiato troppo! Sai com’è fatto!»
«Beh dategli una purga! E che per domani sia in piedi!»
«Ma... ma...» balbetta Perpetua.
A quel punto Don Abbondio, che stava origliando dalla porta della sua camera, sbuca fuori,
tenendosi un fazzoletto sul naso e tossendo vistosamente.
«Che tosse, Don Abbondio!» dice Renzo
«Un’influenza così, caro Renzo, sapessi...»
«Ma non avevi fatto indigestione?» urla Renzo inviperito.
Don Abbondio finge di non sentire e cambia argomento: «No! Sai… è che ho controllato le
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carte e manca un certificato, un bollo, una roba... insomma bisogna rimandare; e coi tempi
della bureaucracy e poi con la storia di ‘sto welfare e del jobs act...»
«Don Abbondio! Forse cerchi di imbrogliarmi con le lingue straniere? Parla come mangi!
Pensi che abbia studiato a Londra? Io non speak ingleis!»
Renzo sbatte la porta e se ne va, urlando ancora che questa storia finirà di certo su Facebook e
raccoglierà così tanti ‘like’ che Don Abbondio dovrà sposarli, almeno per la vergogna!
PERPETUA
Le mie amiche dicon tutte
Che non mi vuol nemmen un can!
Ma, si sa, sono galline
Tiran fuori solo panzane.
Io posso anche giurare
Che di morosi ne avevo tanti
Belli giovani e importanti.
Il lunedì c’era Costanzo
Che invitavo sempre a pranzo
Poi nel giorno del bollito,
All’istante mi è sparito
Così gli ho dato il benservito!
Il martedì c’era Fernando
Che arrivava fischiettando.
Gli preparavo il fritto misto
E le trofie con il pesto.
Un giorno l’ho atteso per sei ore
Ma non s’è fatto più vedere!
Il mercoledì il mio Claudiano,
Camminando piano piano
Arrivava a casa mia
Per portarmi l’allegria.
Preparavo il caffè e latte
Perché ero stanca di pignatte
Per due mesi abbiam flirtato
Poi però s’è dileguato
Quando il latte è terminato.
Il giovedì, Carlo Giovanni
Il solo in là negli anni
Ma ancora ben prestante
Lui era cacciatore
E arrivava a strane ore.
Una sera gli ho preparato
Un fagiano pasticciato!
Ma Carlin non l’ha apprezzato
Me l’ha tutto vomitato
Poi impettito se n’è andato
E io non l’ho più voluto.
Così con gli uomini ho finito
Ma lo stesso il buon partito
Ho cercato e l’ho trovato
Nelle vesti di un curato
don Abbondio nominato
che il mio cibo finalmente
apprezza e non avanza niente!
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Capitolo III
Azzeccagarbugli
Parcheggiando, Renzo
sente la sua bella Lucy e le
sue amiche che si stanno
scatenando in uno sfrenato
addio al nubilato.
Frettolosamente si mette a
cercare le chiavi di casa
nel borsellino che ha a
tracolla ma, preso
dall’agitazione, gli cadono
nel tombino! Allora inizia
a urlare a Lucy di aprirgli
la porta. Il vicinato, già
furibondo per il volume della musica della festa di Lucy, è ormai quasi in sommossa e, alla
fine, i vicini chiamano i carabinieri! Dopo un’ora, Lucy sente le urla del fidanzato, scende le
scale e, un po’ brilla, apre la porta. La prim a cosa che Renzo vede sono le birre sugli scalini,
poi, le amiche che ballano alle sue spalle.
«Lucia!», urla Renzo, «Don Abbondio non vuole sposarci!»
Ma Lucia non capisce: «Ehilà Renzo! Unisciti a noi! Festeggiamo!»
«Lucia! Lucia!» insiste Renzo «il prete non ci sposa, perché dice che ci sono problemi con
non so quali carte: Jobs Act o welfare! Chi lo capisce quello con tutto il suo inglese?!».
A quel punto Lucia capisce: «Quel brutto disgraziato! Ma se lo becco!».
Renzo allora dice: «Vabbè! Non te la prendere! Lo svergogno su Twitter e la prossima
settimana ci sposa!»
Lucia sapeva di non avere un fidanzato particolarmente furbo, ma non immaginava così poco!
«Ma no! Che dici?» urla furiosa, «il problema non sono le carte inglesi! Ma non capisci? E’
quel bullo di don Rodrigo che ha minacciato il prete!»
«Chi?»
«Don Rodrigo, Rodry! Quello che ti ha rigato la macchina lo scorso anno!»
«Ah!» Renzo, imbambolato, la guarda a bocca aperta, senza capire.
Lucy continua: «Quello, tutte le volte che torno da lavorare, si piazza all’angolo! E vuole
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accompagnarmi a casa e…»
«Beh, è gentile!» dice Renzo, che non capisce!
Lucy, viola per la rabbia: «Ma insomma! Ci sei o ci fai? Quello fischia e mi fa proposte
oscene!»
Lucy prosegue: «Rodry mi manda Whatsapp in continuazione; mi ha anche invitata ad andare
con lui alle terme e mi ha promesso che, se esco con lui, mi paga una plastica per aumentare il
decolté!»
Renzo, ormai furibondo, inizia a imprecare: «Ma va a quel pais, pistola! I pens mi! Mi lu
mas!»
Renzo ha già sfoderato il coltello ma, per fortuna, in quel momento arriva la vecia Agnès che
lo blocca: «Calmo bocia, calmo!» e propone: «Andiamo dall’Azzeccagarbugli! Lui col suo
inglese e i suoi paroloni troverà la soluzione! In un paese democratico, mica si può minacciare
la gente così! Bisogna, però, trovare qualcosa da portargli, all’Azzeccagarbugli! Con la crisi
che c’è il vostro stipendio non basta e la mia pensione, neppure!»
Renzo e Lucia si guardano: hanno avuto la stessa splendida idea! Ma…
Lucia interviene: «Non ti preoccupare, mamma, cominciate ad andare poi qualcosa
troveremo…» E intanto si lanciava occhiatine d’intesa con Renzo!
Quest’ultimo dice: «Agnès, hai da fare la spesa, mentre andiamo dall’Azzeccagarbugli?»
«Va ben! Anduma!»
Entrano in macchina e vanno al Carrefour di Vercelli. Terminata la super spesa Renzo e Agnès
si dirigono dal principe del foro, che ha lo studio in piazza Cavour, in centro città. Dopo
cinque minuti di viaggio, il navigatore inizia a dire cose strane: «Proseguire dritto in direzione
Milano»… «Fare inversione a “U”, quando potete». A questo punto, Renzo spegne il
congegno malefico, che gli ha fatto sprecare cinquanta euro di benzina, e inizia a chiedere
informazioni in giro.
Raggiunto finalmente l’ufficio dell’avvocato, Renzo e Agnese vengono accolti da uno strano
individuo in costume da bagno che sventola un grande ventaglio, il quale, scusandosi, afferma
di avere molto caldo nonostante sia già iniziato l’autunno.
Entrati nell’ufficio vedono sparse sulla scrivania varie pillole sospette. Nonostante ciò, Renzo
decide di spiegare la situazione all’avvocato che si era velocemente messo l’accappatoio.
«Un maniaco sta perseguitando la mia ragazza stupefacente. Voglio denunciare Don Rodrigo
per stalking!» e aggiunge: «Non ho molto per pagare la parcella, ma le posso offrire la mia
futura suocera come colf: pulisce una meraviglia! Pavimenti, vetri, piatti…»
Agnese sgrana gli occhi: «Ohhh! Ma cosa?! Scherzi?» sussurra rivolta a Renzo e, tirandogli
un calcio, accenna un sorriso ad Azzeccagarbugli.
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«Come?! Ti hanno denunciato per stalking e per gli stupefacenti? Don’t worry, be happy! Non
ti preoccupare: sei nel posto giusto! Sei un amico di Rodry? Ti difendo io! E’ il mio
business». Poi, dando un’occhiata ad Agnese, con l’aria terrorizzata, rifiuta la colf: «Noooo!
Grazie!»
Azzeccagarbugli si dimostra molto ben disposto nei confronti di Renzo, convinto che sia un
bravo di Don Rodrigo:
«Ti difendo io! Se è solo un problema di money, ci penserà il nostro Rodry!» e dandogli una
pacca sulla spalla, incalza: «Tu dimmi solo who, when, what, where, why…»
Renzo, un po’ confuso, allora gli spiega di nuovo come stanno le cose in maniera
dettagliata; al termine del racconto, Azzeccagarbugli ha finalmente capito!
«Vattene!» urla «Tu e tua suocera! Non voglio avere niente a che fare con voi!».
Chiama due bravacci, che stavano facendo la sauna nella stanza a fianco, e li fa cacciare
fuori in malo modo, concludendo: «Non fatevi più vedere in giro o vi faccio spezzare le
braccine!»
IL DOTTOR AZZECCAGARBUGLI
Con tutti i miei clienti sono tremendo
Li prendo quando voglio poi li confondo,
Con quella parlantina intorto chi voglio
E se malauguratamente prendo un abbaglio,
Urlo a squarciagola e in english raglio
E faccio credere al cliente che suo è lo sbaglio.
Così è successo a Renzo, quello stordito
Che nel mio studio arriva tutto impettito.
Racconta una storiella che mi fa pensare
Che lui avesse tutto da guadagnare
Nel tener ben nascosto il misfatto
Che io credevo avesse fatto.
Ma quando il nome di Rodri ho sentito
Non ho più mosso un solo dito.
Fuori ho buttato Renzo, Lucia, Agnese…
Al diavolo tutte le spese!
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Capitolo IV
Fra Cristoforo, pensaci tu!
Renzo e Agnese, dopo l’incontro con Azzeccagarbugli, sono furibondi! I ricchi e i potenti han
sempre ragione e loro, che non sanno l’inglese, son sempre fregati. Renzo, però, è anche
arrabbiato con se stesso: se fosse stato attento alle lezioni della prof. Viazzo, ora saprebbe
come rispondere per le rime a Don Abbondio e Azzeccagarbugli!
Tornati a casa e riferito l’accaduto a Lucy, si siedono intorno al tavolo e pensano al da farsi:
Renzo impreca, come sempre! Agnese, invece, propone le soluzioni più strampalate: fare una
telefonata a Papa Francesco – che risponde a tutti -, denunciare Rodry all’ONU, chiamare
Barbara D’Urso... o Ballarò... Quando, finalmente, a Lucy viene un’idea: mandare un sms a
Fra Cristoforo.
«Quello sì che è uno in gamba!» esclama Agnese.
«E’ vero: ha una marcia in più» aggiunge Renzo, come la sua mitica Torpedo blu. In gioventù
sulla sua Torpedo blu ha fatto di tutto e di più e ha capito molte cose della vita e, alla fine, si è
pure convertito, aiutando la povera gente e chi è in difficoltà come noi.
Prende il telefono e lo chiama, ma nulla: non risponde; dopo il quinto tentativo, Fra Cristoforo
manda un sms: “Sto pregando! Cosa c’è?”
Allora Renzo scrive: “Rodry vuole Lucy a tutti i costi e non ci lascia sposare. Cosa facciamo?
[faccina disperata]”.
Fra Cristoforo risponde: “Ok! Ci penso io! [faccina sorridente]”.
«Speriamo! Qui c’è bisogno di un miracolo: cal ciel an juta» esclama mamma Agnese.
Renzo, rosso in viso, inizia a imprecare, invocando tutti i santi: «Rodry! Tu e il tuoi soldi:
vengo nel tuo villone e ti ammazzo, ti butto nella fontana! ‘Sto …..biiiip…»
Lucy, preoccupata, dice: «Non ci provare! Mi fai paura!» e Agnese: «Calma, calma, calma…»
Dopo un paio d’ore, arriva Fra Cristoforo con un occhio nero e zoppicando.
«Che ti è successo? Sei forse caduto dalla bici? Volevi imitare don Matteo?» ridacchia Lucy.
«Ragazzi… è peggio di quello che pensavo! Sono stato al villone di Rodry e i suoi scagnozzi
bulli mi hanno fatto nero. Voi due correte un grave pericolo, soprattutto tu, Lucy! Rodry vuole
che tu esca con lui a tutti i costi: è meglio che tagli la corda da Buronzo!»
«Ma dove andiamo?» chiedono i tre in coro.
Fra Cristoforo, stravolto, si siede sul divano e, mentre Agnese va a prendere del ghiaccio da
mettergli sull’occhio, dice: «Lasciatemi pensare a chi telefonare!»
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Intanto Renzo gli passa l’iPad, che ha un abbonamento internet flat: «Dai Fra, navighi senza
pagare un centesimo!»
Su Trivago trovano posto in bed and breakfast a Vercelli, a Biella, a Oropa, a Venezia, a
Barcellona, a Oslo …
Renzo dice: «Nooo, cerca qualcosa di più vicino!»
E Fra Cristoforo: «Dove? A Milano? In Costa Azzurra?… Non vedo nulla di interessante»
«E questo a Monza? Guardate! Ha la piscina, l’idromassaggio ed è all inclusive»
«Carino!» dice Lucy «Ma è un bed and blessing!»
«E cos’è?» chiede Renzo «La colazione te la danno?»
«Ma certo» spiega Fra Cristoforo: «Sono degli alberghi gestiti dalle monache e questo è nella
zona di Monza, conosco la badessa!»
«La badante?» chiede Renzo.
«No! La badessa, quella che dirige il convento. Ha solo camere singole con bagno e alcune
sono libere subito. Ragazzi confermiamo subito: la mia amica vi accoglierà a braccia aperte».
Felici per la gita fuori programma a Monza, Renzo e Lucy vanno a prepare i trolley.
FRA’ CRISTOFORO:
VENGO A PRENDERTI STASERA
SULLA MIA TORPEDO BLU
Vengo a prenderti stasera
Sulla mia Torpedo blu,
L’automobile sportiva
Che mi dà un tocco di gioventù.
Jessica, già ti vedo elegantissima
Come al solito sei tu!
Sembrerai una velina
Sulla mia Torpedo blu.
Con un colpo di clacson scendi giù.
Ma che fai? Scendi le scale, esci di corsa
Mentre io faccio una manovra
E finisci stesa sulla strada!
Non sei più tu, sembri una sogliola,
Sotto la mia Torpedo blu!
Io, ora sono solo senza di te;
Ti ho stirato senza un perché.
Mi sento in colpa, voglio espiare
Mentre preparo il tuo funerale!
Poi ho trovato la soluzione,
Mi è venuta la vocazione!
Vestito del saio, con il bordone,
Sempre e solo in bici, su e giù,
Perché ho venduto la mia Torpedo blu!!!!!
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Capitolo V
Addio risaie! La monaca ci aspetta!
Nonostante la bella gita inaspettata Renzo,
come tutti gli agricoltori, nel partire guarda con
nostalgia e preoccupazione le risaie di Buronzo,
mentre si reca a casa dell’amico Domenico,
detto Menico, per partire alla volta di Monza,
sulla mitica cinquecento gialla.
Mentre Lucy si ritoccava il trucco, Renzo
continuava ad osservare le ultime risaie che
dovevano essere tagliate; in lontananza si
vedeva una mietitrebbia immersa nella paglia
dorata; dagli alberi cadevano le prime foglie
rossastre e si adagiavano lievemente a terra.
Ad un tratto Menico propone: «Ci fermiamo a mangiare dui bulè cun la pulenta? O vicino a
Monza, iè ‘l salam d’oca?».
E Lucy: «Ma voi pensate sempre solo a mangiare? Io poi come faccio a entrare nel vestito?»
Dopo due ore di viaggio e tre tappe culinarie, giungono a Monza al bed and breakfast
“Armonie in convento”.
«Il nome è tutto un programma» esclama Menico. Saluta gli amici e, con una sgommata, gira
la sua spider e se ne va a casa.
Renzo e Lucy bussano con irruenza al portone perché le monache non sentono il campanello,
visto che ascoltano Radio Maria a tutto volume. Alla fine viene ad aprir loro la portinaia, una
monaca gentile, avanti negli anni ma ancora attiva, che immediatamente li accompagna dalla
badessa Sister Act Gertrude, soprannominata la “Monaca” di Monza.
All'aprirsi della porta appare ai giovani una donna formosa, sulla trentina, bella nei
lineamenti, labbra carnose, filo di rossetto, fard sulle guance.
I due giovani si guardano con sospetto, mentre la badessa in tono scherzoso dice: “Qui si sta
in forma e si beve “Acqua Della Fonte” che fa fare tanta PLIN PLIN! E si elimina la cellulite.
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La monaca poi si rivolge a Renzo dicendo che non può rimanere perché gli uomini non
sposati non vengono alloggiati e che deve andare in cerca di una camera negli agriturismi
della zona, elencati su un depliant “Suora tour” che prontamente gli consegna. “Non fare il
turista fai da te” gli dice una sorella “Ma vai al bed and breakfast di San Nazzaro Sesia: c'è
pure la fermata del pullman comoda...”. Renzo, sbuffando, saluta Lucia e se ne va dicendo che
le avrebbe poi comunicato con un sms l'indirizzo preciso dell'agriturismo.
Lucia è incuriosita dall'aspetto e dai modi della badessa un po’ troppo sbarazzina e la osserva
attentamente.
Dopo poco tempo, Renzo manda un messaggio a
Lucia dicendole di aver trovato un agriturismo poco
costoso ma carino. Lucy, però, non lo legge perché
sta pranzando con le altre monache e con la badessa,
con la quale dialoga per tutta la durata del pasto,
raccontandole la sua vicenda e le minacce di Rodry,
vecchio amico della badessa.
Terminato il pranzo, Gertrude chiede a Lucy se quel
pomeriggio vuole accompagnarla a Milano per fare shopping: «In fondo, dai, cosa c'è di male,
siamo giovani!».
Lucia rimane sorpresa dalla proposta ma accetta, dal momento che ha bisogno svagarsi.
Arrivate a Milano, Lucia e la monaca, ringalluzzite più che mai, vanno a bersi un buon caffè
in Galleria, al Bistrot Da Egidio.
Lucy rimane incantata a vedere tutta “la
Milano da bere” che prende l'aperitivo con
tartine, caviale, salatini, frutta e stuzzichini
vari, alla faccia della Baraggia! Tutti
chiacchierano e fanno il brunch, il lunch e
organizzano il week-end in una splendida
location in stile EXPO.
Quando arriva Egidio, bello come un tronista,
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invita calorosamente Geltry a fermarsi un po’ a fare due parole, mentre Lucy fa nuove
amicizie e si informa su dove andare a comprare vestiti trendy: da Zara o HM o Brany, per
l’imminente viaggio di nozze.
Egidio continua a parlare amabilmente con Geltry e poi, con la scusa di aiutarla a sistemare il
velo e un ciuffo di capelli mesciati che escono, si apparta con lei, mettendola a conoscenza dei
piani di Rodry e dell'Innominato, che vogliono rapire Lucy. In nome della vecchia amicizia,
Geltry, ancora innamorata di Egidio, accetta di aiutare i vecchi amici: dopo qualche giorno, la
monaca avrebbe dovuto mandare Lucia a Milano da Egidio a ritirare gli abiti.
Dopo un pomeriggio di shopping in negozi fashion, tornano in convento a Monza e durante il
viaggio, Geltrude confida a Lucy di aver accettato di diventare suora perché fin da piccola le
compravano le Barbie vestite da suora e guardava sempre “Sister Act” e Sofia Ricci in “Che il
cielo ci aiuti” e tutti i parenti le ripetevano sempre «Che bella suora! Che brava suora!» e così,
alla fine «Mi sono decisa – dice – anche se ero poco convinta, e la cerimonia della Vestizione
è stata trasmessa sul canale diocesano».
LA MONACA DI MONZA
Ad Egidio
Mi hai detto: “Vieni su da me!
L’inverno è caldo su da me!
Non senti il freddo che fa
Nel chiostro di questa città?
Perché non vieni su da me
Saremo soli io e te!
Lontani da occhi indiscreti
Di suore e anche di preti.
Ti posso offrire un buon caffè…
In fondo, che male c’è?”
Ma, Egidio, cos’hai messo nel caffè
Che ho bevuto su da te?
C’è qualche cosa di diverso adesso in me!
Se c’è un veleno morirò,
Ma questo velo proprio no,
L’abito nero, le scarpe senza tacco, no, no, no…
Voglio la vita, quella vera, accanto a te.
Cos’hai messo in quel caffè?
Non so più che giorno è
So che voglio solo te.
Non m’interessa il sacrificio,
Il digiuno, recitar l’ufficio…
Ma tutti i giorni son da te
A sorseggiare un buon caffè!
È un’abitudine, una droga ormai
Che non so perder più, lo sai!
È così dolce star con te
Anche se mi chiedi troppo, dai!
Quella povera Lucia,
La devo lasciar sola per la via
E dai bravi farla rapir e portar via
Per favorir i luridi disegni
Di quel Rodri, amico tuo.
Che brutta cosa farmi ricattare
Quando io nella mia vita vorrei solo amare!
Però ti ubbidirò senza fiatare
Perché voglio tornare su da te
A sorseggiare un buon caffè!
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Capitolo VI
Il bisbetico domato, ossia l'Innominato.
Alcuni giorni dopo Rodry, l'Innominato ed Egidio decidono il momento più opportuno per
rapire Lucia.
Geltry, informata sul da farsi, chiede gentilmente a Lucia se può recarsi a Milano per ritirare
degli abiti in lavanderia e da TIFFANY, in via della Spiga.
Lucia accetta l'incarico ed è contenta di andare per negozi, perché spera di fare altri acquisti,
approfittando dei saldi invernali.
Arrivata a Milano Lucia, camminando lentamente, si dirige verso il centro, quando viene
bloccata da due uomini e una donna di mezza età.
Lucia, spaventata, inizia ad urlare: «Cosa volete? Lasciatemi andare...Lasciatemi andare!».
La donna cerca di tranquillizzarla e rassicurarla, dicendole: «Nessuno ti farà del male! Non
avere paura, non siamo delinquenti! Lucia calmati!». Ma, mentre la trascinano via, Lucia urla:
«Come fate a conoscere il mio nome? Siete
delle spie? E' un film di 007?»
«Vieni, non fare storie, nessuno ti torcerà un
capello, nessuno vuole farti del male...
abbiamo l'ordine di trattarti bene e di
portarti da una persona che ti darà delle
spiegazioni».
«Povera me, povera me», continua a urlare
Lucia, «dove mi portate?».
Subito è trascinata di peso sopra un
KANGOO verde dai vetri oscurati. La povera Lucia viene così condotta vicino a Rho, nel
villone dell'Innominato.
Entrati nel parco della mega villa, Lucia sempre più spaventata, sgrana gli occhi nel vedere
tanta ricchezza.
Viene portata piangendo in un grande salone, dove incontra un signore di mezza età, chiamato
da tutti Innominato. Quando Lucy lo sente parlare, capisce che si tratta di una persona
malvagia che non ha scrupoli, ma un cuore di pietra che non si intenerisce facilmente.
L'Innominato, infatti, dopo averla squadrata dall'alto in basso, sbotta dicendo: «Tutto qui? Il
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mio amico Rodry ora sarà
contento, anche se io continuo
a non capirci niente del vostro
amore, siete proprio dei
provinciali, dei sentimentali!
Io, invece, soprannominato da
tutto il paese “Cattivissimo
Me” non sono dello stesso
parere: per me esistono solo i
soldi, rapire per soldi e le
regole sono un optional. Quindi
rassegnati, domani arriveranno Rodry ed Egidio a prenderti! L'hai capito, adesso, il motivo
del rapimento? Non ti preoccupare, il mio amico Rodry vuole portarti a fare un bel viaggetto,
altro che Varazze, dove ti avrebbe portato in viaggio di nozze Renzo! Non guardarmi così!
Siediti su quel divano e taci!»
Lucia, disperata, inizia invece a parlare a macchinetta, invitandolo a non essere più così bullo
e ad andare da un bravo psicologo, quindi gli consiglia, per cambiare personalità, di fare
sportello d'ascolto con la sua amica, la Dott.ssa Tamiati.
L'Innominato la guarda con gli occhi sgranati e si fa una gran risata: «Io dallo strizza
cervelli?! Questa è proprio buona!»
Lucia però non s'arrende e gli consiglia caldamente anche una terapia di gruppo con l'amico
Rodry, Egidio, i vari bulli (i Bravi che bravi non sono!) ma lui, con una risata di scherno,
risponde: «Dormici su, povera illusa!».
Lucia, allora, tutta la notte prega affinché un miracolo o, meglio, una telefonata di papa
Francesco la salvi, visto che le vie del Signore sono infinite!
Al mattino, Lucia è stravolta, mentre l'Innominato non vede l'ora di incontrare Rodry per farsi
due risate e prendere i soldi. Mentre passeggia nel parco, gli squilla il telefono, il numero è
sconosciuto ma presenta una sigla, Vatic2: «Il solito scocciatore!» esclama.
Dall'altro capo del ricevitore sente una voce che dice: «Buongiorno, sono Papa Francesco
volevo parlare con lei!»
«Bello scherzo! Sono su 'Scherzi a parte'?»
«Sono proprio Papa Francesco e voglio proprio parlare con te!»
«Santità, è proprio sicuro di volermi parlare? Sa quanti delitti ho commesso?»
«Ma certo, è proprio per questo che ti telefono: Dio mi ha suggerito di riportarti all'ovile, sei
la mia pecorella smarrita preferita. Se vuoi salvarti, seguimi e canta con me 'Laudato sii mio
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Signore per la povera Lucia e per Renzo...', e convertiti e cambia vita come San Francesco. La
predica è finita, a buon intenditor poche parole, e adesso scusa ma ho altre telefonate da fare».
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Capitolo VII
La nuova peste: la perdita della memoria
Lucia, finalmente liberata dall'Innominato, che si era ravveduto dopo aver ricevuto la
telefonata di Papa Francesco, può chiamare sul cellulare Renzo affinché venga a prenderla nel
villone vicino a Rho. Renzo, però, non capisce più niente, va in tilt non sapendo perché Lucy
non è più nel convento ma si trova in quel posto.
Dopo aver impostato il navigatore, l’amore di Lucia parte da Buronzo un po' stralunato come
altri abitanti del paese, avendo contratto una strana sindrome virale, detta 'la peste
smemorina', che non solo faceva perdere la memoria ma cambiava anche la personalità del
malato. Perfino al TG3 Piemonte avevano trasmesso un'edizione straordinaria sul paese di
Buronzo, dove in pochi giorni la strana malattia aveva contagiato le menti e le bocche degli
abitanti e si estendeva all'intera provincia di Vercelli. Nessuno più riconosceva il carattere e il
modo di fare dei propri famigliari e dei propri compaesani e il sindaco Emiliano Giordano
stava per fare un'ordinanza per dichiarare la calamità naturale.
Dopo aver sbagliato strada un po' di volte, nonostante avesse impostato il navigatore, Renzo
finalmente arriva da Lucia la quale, pur essendo felice di vederlo, lo trova molto più dolce del
solito e si chiede se abbia combinato qualcosa (lei non sa ancora della febbre smemorina!) e
lo informa nei minimi dettagli di quanto era accaduto.
In giardino incontrano l'Innominato soddisfatto e santificato, che chiede umilmente scusa più
volte ai due ragazzi e propone di aiutarli nell'organizzazione del nuovo matrimonio e di
pagare loro un viaggio di nozze, non
a Varazze, ma una bella crociera
Costa. Ma soprattutto promette
solennemente di convincere l'amico
Rodry a lasciarli in pace.
Renzo, stranamente, nel sentire
quest'offerta, si commuove e anche
lui promette a Lucia di fare le cose
in grande, al punto che Lucy, che
non aveva visto il TG e letto i giornali, pensa che sia impazzito ed esclama: «Hai forse la
febbre a 40°!? Stai bene? Non sei mai stato così generoso!»
«In questi giorni mi sento un po' strano: sarà colpa della peste smemorina, che in paese ha
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contagiato tutti e nessuno più è se stesso! Pensa che l'altro giorno, spinto dalla generosità,
sono andato a mettere le aragoste nel menu e a farti fare una torta di dodici piani con noi due
sopra a grandezza naturale! »
Lucia esclama: «Esagerato! Per fortuna paga l'Innominato, altrimenti altro che carattere
cambiato! Con i nostri stipendi avremmo dovuto fare un mutuo!».
Renzo quel pomeriggio, mentre prendevano l’aperitivo a bordo piscina, era sempre più strano
agli occhi di Lucia: le proponeva abiti di Pignatelli o Valentino, Enzo Miccio come wedding
planner, le diceva parole dolci (cosa mai capitata prima!), al punto che Lucy pensava: «Non ci
posso credere, speriamo che la peste duri a lungo!»
L’Innominato, stranamente tranquillo, sembrava il Bisbetico Domato ed era un’altra persona e
tutti gli amici capiscono immediatamente che da quel momento si sarebbero annoiati a morte:
più niente rapine, rapimenti, estorsioni ecc. Bontà a go-go!
Proprio in quel momento arrivano Egidio e Don Rodrigo i quali, aanch’essi colpiti dalla peste
smemorina, erano bianchi in volto ma teneri come due vecchie zie, pieni di premure per i
Promessi Sposi a tal punto che avevano portato i pasticcini e lo spumante per brindare al
matrimonio.
Cenano così tutti insieme e la serata trascorre, per la prima volta, piacevole a tal punto che
tutti comprendono che è meglio vedere con gli occhi del cuore piuttosto che agire con
violenza.
Il mattino seguente Renzo e Lucy, carichi dei regali dell’Innominato (una lista nozze da
sogno!) e con le lacrime agli occhi, salutano i nuovi amici. Il padrone di casa chiede se può
essere loro testimone di nozze e Renzo e Lucy accettano emozionati pensando che al loro
matrimonio avranno i vecchi amici di Buronzo e i nuovi amici, che il destino ha messo sulla
loro strada.
Partiti dal villone dell’Innominato, eccitati dai nuovi avvenimenti, decidono di passare anche
da Monza e invitare la monaca Geltry, che sicuramente la peste aveva cambiato. Infatti, al
convento tirava un’aria celestiale, fin da fuori si sentivano le lodi e le preghiere e non più
Sister Act. Trovarono la monaca in ginocchio nella cappella a pregare e chiedere perdono per
la sua vita passata; quando li vide, saltò loro al collo e non finiva più di ringraziare il Signore
e di far loro le feste. Quando la invitarono al matrimonio e le dissero che l’Innominato era
loro testimone, cominciò a cantare lodi a squarciagola come una brava suorina.
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Amici forever
Un tempo ti credevi la più desiderabile
E uscita dalla Merlano Riseria
Non mi filavi e scappavi via.
Io ti guardavo intensamente
E ti amavo prepotentemente.
Ti avrei voluta nel mio villone
Che con te avrebbe fatto sensazione
Ma tu no, rigida, superba
Camminavi a tre metri sopra l’erba.
Testa china, occhi bassi…
Ed io ad aspettare come un UTU che passassi.
Ora sai che ti dico?
La nuova peste mi ha rinsavito!
Oggi al tuo matrimonio esigo l’invito
E in chiesa verrò pentito
E insieme ai bravi convertito,
Dimenticando il male che in passato ho ordito.
Ora da te vorrò solo perdono e tenerezza
E al tuo pranzo di nozze farò il cameriere
In cambio di una carezza.
Con cuore sincero, brinderò alla vostra felicità
E alla nostra ritrovata serenità.
Viva gli sposi Renzo e Lucia!
Che questa festa tutto l’odio porti via!
Con affetto, Rodry
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Capitolo VIII
…e vissero felici e contenti.
Finalmente, Renzo e Lucia iniziano i
preparativi del matrimonio, fissato per il
giorno di San Valentino – 14 febbraio 2015 –
nella chiesa di Buronzo.
A causa della peste smemorina, Renzo,
divenuto più generoso, ha progettato in
grande e così alla fine decide di portare Lucia
a Milano da Enzo Miccio per scegliere l’abito
da sposa, che aveva sempre sognato, senza
indossare quello della suocera, sistemato dalle sartine del paese.
Arrivata a Milano, Lucia rimane incantata da un vestito che vede in vetrina: corpino di pizzo e
ampia gonna da principessa con tanto di strascico e velo lungo e importante, raccolto da una
coroncina di perle, che fa piangere mamma Agnese, ancor prima di entrare in negozio.
Scelto l’abito, tocca alla torta che decidono di
far fare ad una nota pasticceria di Torino, alta
dodici piani e decorata con due simpatici
sposini.
Vista la generosità dell’Innominato, il catering
della Bettola allestisce nel castello di Buronzo il
pranzo con numerose portate.
La mattina del fatidico giorno, Lucia si alza
prestissimo agitata ed emozionata, perché aspetta l’arrivo delle amiche, della pettinatrice e
della fiorista Carla con lo splendido bouquet impreziosito con le perle, come la coroncina del
velo. Tutto il paese è in fibrillazione per il
matrimonio dell’anno e per conoscere i mitici
sponsor di Milano.
Verso le 11 del mattino, giunge nel cortile della
casa di Lucia la Balilla nera, guidata da
un’autista d’eccezione, Fra Cristoforo, il quale
avendo nostalgia della sua Torpedo Blu, guidata
in gioventù, voleva provare l’emozione di
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portare Lucia in chiesa. Lei esce di casa tra gli applausi della gente e, mentre saluta la folla
come una regina, inciampa nel velo e per poco
non rovina il vestito, facendo drizzare i pochi
capelli rimasti in testa a Enzo Miccio.
Renzo l’attende, elegante, sulla porta della chiesa
addobbata a festa con molte rose bianche. Don
Abbondio, per l’occasione, si era pure fatto
prestare da Fra Cristoforo il tappeto rosso. Non
appena Lucia inizia a percorrerlo, la monaca di
Monza e l’autista Gilberto con la corale di
Buronzo, diretta dal maestro Battagion, attaccano
a gorgheggiare come fringuelli l’Ave Maria di
Schubert, mentre l’Innominato e Rodry si
commuovono (anche se le malelingue sostengono
che versassero lacrime su tutti i soldi spesi!).
Don Abbondio celebra il matrimonio insieme a
Fra Cristoforo ma, nonostante la peste
smemorina, ha sempre un po’ di tremarella nel vedere Rodry e i bravi in prima fila e ogni
tanto li guarda con sospetto, facendo facce strane.
Dopo lo scambio degli anelli, mentre gli sposi romanticamente si guardano negli occhi,
Agnese scoppia in una risata dicendo: «L’era ura, iuma faglia!».
Terminata la cerimonia, un lungo applauso liberatorio accompagna l’uscita degli sposi dalla
chiesa, che presto vengono sommersi da tutto il riso della Baraggia, lanciato dagli amici
agricoltori di Renzo, da tutto il paese
e soprattutto dai Bravi, che sono
diventati “bravi” e hanno deciso di
mettere i fiori nei loro cannoni!
Il fotografo Brotto fa numerose foto di
rito, ma… tutti – soprattutto Don
Abbondio – si stanno già precipitando
al pranzo nelle sale splendidamente
addobbate del castello.
Per tutto il paese invitato al
matrimonio iniziano i festeggiamenti, che si protraggono fino a tarda sera tra cantate e bevute,
mentre le pettegole del paese si mordono le unghie dall’invidia non potendo trovare difetti,
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vista la bellezza dei centrotavola e la ricchezza principesca del menu.
A far stupire tutti è la torta arrivata da Torino con un trasporto eccezionale: ben otto piani di
dolcezza e decorazioni, cosa mai vista in tutta la Baraggia!
Ma le sorprese non sono finite: a servire la torta c’è Rodry e i bravi, in grembiule bianco e
farfallino, mentre la Monaca di Monza porta, su un vassoio d’argento, le chiavi della casa nel
centro storico di Buronzo, che è stata regalata agli sposi dall’Innominato.
Alla fine della festa, gli sposi se ne vanno nel tramonto sulla loro spider rossa a cui gli amici
avevano attaccato i barattoli di latta e il cartello “just married”.
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RENZO A LUCIA
CANTO D’AMORE FINALE
O dolce Lucia, col bene che ti voglio
Lo so ritornerai!
Un giorno m’ha fatto una promessa
Che certo manterrai!
Ricordi: in riva al Garabione, tempo fa;
Dicesti: “Renzo, questa separazione,
Ci servirà di lezione,
Sarà il coronamento
Del nostro sentimento!”
Poi, a Monza ti ho lasciata
Dalla monaca sciagurata
Che a Milano ti ha perduta
E ai bravi ti ha ceduta….
Dall’Innominato sei finita
Ma da lui poi sei partita.
La nuova peste tutto ha sistemato
E gli uomini ha cambiato
E il lieto fine ha decretato.
La monaca di Monza
Ha pregato e cantato,
Don Abbondio ci ha sposato
Rodry al pranzo è stato invitato
E poi l’innominato il conto ha pagato.
Tu la torta a molti piani hai tagliato
E tutta Buronzo ha festeggiato!