Post on 16-Feb-2019
HOMO HEIDELBERGENSIS
SPECIE:
Homo
heidelbergensis
ETÀ: da 650.000 a
250.000 anni fa
LOCALITÀ: China,
Europa, Africa
orientale e Sudafrica
INDICE
FOSSILI RITROVATI
COSA RAPPRESENTA L’H. HEIDELBERGENSIS NELLA SCALA EVOLUTIVA?
MORFOLOGIA
COMPORTAMENTO SOCIALE
CACCIATORE SOFISTICATO
LINGUAGGIO
FOSSILI RITROVATI.
Uno dei più antichi rinvenimenti di resti umani, appartenenti a questa specie, é
costituito da una mandibola rinvenuta in una cava di sabbia fluviale, costituente
l'antico letto del Necker, a Mauer (località a 10 Km. da Heidelberg, Germania). La
mandibola fu trovata
dal Schoetenseck (21 Ottobre
1907) in uno strato che ha
dato una fauna pleistocenica
molto arcaica: tutti ritengono
che il fossile appartenga a un
pleistocéne molto antico,
molto probabilmente il
Mindel-Rissel. Il reperto é
costituito da un'unica
mandibola
completa di
tutti i denti,
di cui però i premolari di sinistra e i due primi molari dello stesso
lato hanno perduto la corona. Questa robusta mandibola fu presto
nota come la mascella Mauer. Otto Schötensack (1908), fece una
descrizione formale del campione e arrivò alla conclusione che lo
scheletro doveva
appartenere ad una
specie distinta da
quelle
precedentemente
noti e lo chiamò
"uomo Heidelberg" .
L'età esatta della
mascella Mauer è
sconosciuta, ma si
pensa possa aggirarsi
fra 400.000 e
700.000 anni.
FILMATO 1
ALTRI RITROVAMENTI.
Sono stati ritrovati, in diverse parti del
mondo, molti altri reperti fossili riconducibili
alla specie dell’H. heidelbergensis, fra i più
importanti: Bodo (Ethiopia), Kabwe (Zambia),
Ndutu (Tanzania), Petralona (Greece), Arago
(France), Ceprano, Dmanisi, Dali (China), La
Pineta (Isernia). Qualche cenno sui nomi
grassettati:
Ceprano.
Questo cranio (con capacità cranica di
1.180/1.200 cc) è tra i più antichi crani fossili
umani conosciuti in Europa. Non esistono
datazioni assolute per questo cranio: le
datazioni relative, basate sul quadro geo-
stratigrafico e paleontologico regionale, lo
collocano tra 0,9 e 0,8 Ma. Recenti analisi
magneto-stratigrafiche sui sedimenti lacustri
e fluviali recuperati in carotaggi effettuati nel
luogo di ritrovamento del reperto hanno però fornito una datazione relativa diversa.
Secondo questi studi infatti il livello stratigrafico contenente il reperto stesso ha
un’età compresa tra 0,5 Ma e 0,35 Ma. Alcuni scienziati pensano che sia una specie di
unico, chiamato Homo cepranensis. Il reperto venne scoperto il 13 narzo 1994
dall’archeologo Italo Biddittu.
Dmanisi.
È una cittadina ed un sito archeologico situato in una regione della Georgia, circa
Petralona.
Kabwe.
Il cranio, ritrovato nel 1921 da un minatore svizzero,
Tom Zwiglaar, in una miniera di ferro e zinco a Broken
Hill nell'allora Rhodesia del Nord. La località
attualmente viene chiamata Kabwe e si trova nello
Zambia. Il cranio intermedio tra quello dell' Homo
sapiens e quello dell' Homo neanderthalensis, presenta
un viso largo con un grande naso e arcate sopracciliari
imponenti. L'individuo deve essere morto o per
un’infezione dentale o per un’infezione dell'orecchio. Al
cranio è stata assegnata un'età compresa tra 125.000 e 300.000 anni.
Atapuerca.
La denominazione di Homo heildelbergensis è stata promossa, con altri, da Eudald
Carbonell dell'Università di Tarragona dopo aver considerato dei fossili rinvenuti nel
1992 in strati della grotta Gran Dolina di Atapuerca (Spagna), e dei reperti litici
ritrovati nel 1994 nella stessa grotta, che per la loro semplicità di fattura non
potevano essere attrubuiti all'Homo sapiens. La denominazione obbedisce però solo ad
un accorpamento astratto. Infatti nella realtà esiste un mix di forme tra primitivo e
avanzato ben difficile da includere in un'unica denominazione.
Diversi paleontologi peraltro attribuiscono i fossili di Atapuerca alla specie H.
antecessor, considerata diretta antenata dell’ H. heidelbergensis (vissuto nelle stesse
aree circa 200.000 anni dopo).
La Pineta (Isernia)
La scoperta di un dente nel sito di Isernia La Pineta (Molise), datato a circa 580mila
anni, è ad oggi il reperto umano più antico in Italia. Misura sette millimetri ed è
spuntato fuori dopo il paziente lavoro di setaccio che hanno eseguito gli archeologi di
Ferrara. E’ un incisivo superiore di bambino appartenente alla specie dell’homo
heidelbergensis, una specie umana che viene prima del Neandertal e dell’homo sapiens.
La scoperta, fatta nel 2014, è stata pubblicata sulla rivista americana internazionale
Plos One. Ma gli scavi nel sito molisano sono partiti molto prima, nel 1979.
FINE
EUROPA AFRICA
ASIA
COSA RAPPRESENTA L’H. HEIDELBERGENSIS NELLA SCALA EVOLUTIVA?
Riguardo alla classificazione, la comunità scientifica non pare abbia ancora assunto
posizioni unanimi sullo status dell’Homo heidelbergensis, come tipo distinto di ominide.
Molti ricercatori affermano che heidelbergensis è semplicemente un nome imposto ad
alcuni tipi di fossili e che lo stesso dovrebbe essere considerato come un esemplare di
transizione, un misto di "Homo erectus in ritardo" o "Homo sapiens arcaico."
Secondo altri i resti di Atapuerca rappresentano il primo tentativo da parte di Homo
heidelbergensis di uscire
dall'Africa, dove si hanno prove
della sua presenza già 600.000 anni
fa, e che quindi colonizzando
l'Europa avrebbe fatto da
progenitore a Homo
neanderthalensis, mentre in Africa
Cranio dell'Homo heidelbergensis
rinvenuto ad Atapuerca
si evolveva Homo sapiens e in Asia Homo
ergaster, di cui potrebbe essere il discendente.
Altri studiosi lo ritengono il discendente, una
specie più evoluta, dell’Homo antecessor, una
specie comparsa 200 mila anni prima, diretta
discendente di Homo ergaster.
Secondo altri autori le differenze tra reperti africani e asiatici sono espressione di una varietà geografica di una medesima specie.
Ad ogni modo se un tempo si riunivano molti fossili asiatici, africani ed europei in una
sola specie “l’erectus”; oggi prevale la tendenza di attribuire questi fossili a tre specie
distinte di Homo: ergaster, heidelbergensis ed erectus.
La tavola che segue mette evidenzia le caratteristiche dell’H. heidelbergensis nei
confronti dell’erectus, del sapiens e del neanderthal
In sintesi l’H. heidelbergensis era meno evoluto rispetto al Neanderthal, ma aveva
caratteri più evoluti dell’Homo ergaster, ma non ancora attribuibili ai sapiens.
Comunque sia, H. heidelbergensis discende sicuramente da H. ergaster, che ha avuto
origine in Africa.
FINE
MORFOLOGIA.
Homo heidelbergensis visse in Europa tra i 600mila e i 250mila anni fa, aveva una
calotta cranica più allargata, con una capacità cranica di circa 1100–1400 cm³, non
lontana dal valore di circa 1350 cm³ tipico per l'uomo moderno; questa differenza,
assieme al comportamento e all'utilizzo di strumenti più avanzati, hanno spinto gli
studiosi ad assegnarlo ad una specie diversa.
Confronto fra i crani
dell’heidelbergensis,
erectus,
neanderthalensis, e
sapiens.
Le caratteristiche
generali dell'Homo
heidelbergensis, sono:
torus
sovraorbitario più
piccolo di quello di
Erectus;
la fronte meno
sfuggente;
l'angolo della
faccia è più verticale
sia di Erectus che di
Ergaster.
Questa specie rispetto ai suoi parenti più stretti aveva in alcuni casi delle grandi
dimensioni, fino a 190 cm di altezza per gli uomini e di 170 per le donne e una
corporatura più massiccia e muscolosa di ogni altro ominide appartenente al genere
Homo. Addirittura secondo il
professor Lee R. Berger
dell'Università di
Witwatersrand, numerose ossa
fossili risalenti a circa 500-
300.000 anni fa, ritrovate sulla
costa sud africana, indicano
che alcune popolazioni di Homo
heidelbergensis erano "giganti"
con dimensioni medie di circa
213 cm di altezza.
Ad ogni modo per i maschi si ha
un peso medio di 62 kg. per
un'altezza media di circa 1,70
m.; per le femmine si ha un
peso medio di 51 kg. per
un'altezza di circa 1,60 m.
FINE
COMPORTAMENTO SOCIALE.
Per quanto riguarda il comportamento sociale, Homo heidelbergensis potrebbe essere
stata la prima specie di seppellire i loro morti, sulla
base di 28 scheletri trovati a Atapuerca, in
Spagna. Nella grotta di Sima de los Huesos è stato
ritrovato uno spesso deposito di ossa frantumate a
causa della caduta nella cavità.
Il fatto che questi resti umani siano tutti di
adolescenti o giovani adulti, ha portato i
ricercatori ad ipotizzare che dovevano
essere vittime sacrificali, volutamente
lanciati nell'abisso.
Ci sono prove che H. heidelbergensis era in grado di controllare il fuoco. Attorno al
fuoco si radunavano
le famiglie o gruppi
sociali per
condividere il cibo,
per stare al caldo e
per allontanare i
predatori.
L’H. heidelbergensis
probabilmente ha
approfittato di rifugi
naturali, ma questa
specie è stato anche
il primo a costruire
semplici rifugi
(abitazioni in legno e pietra). La prova di questo viene dal sito di Terra Amata, in
Francia. Questi rifugi hanno una forma ovale, con 25 metri di lunghezza e 20 di
larghezza. All'interno del rifugio, sono stati ritrovati i resti di cenere. FINE
CACCIATORE SOFISTICATO.
L’Homo heidelbergensis era un cacciatore sofisticato e che utilizzava oltre alle lance
di legno anche strumenti di pietra simili a quelle usate da Homo erectus (bifacciali
acheuleano).
FILMATO 2
H. heidelbergensis è
stato anche il primo
cacciatore di
selvaggina di grandi
dimensioni; resti di
animali selvatici come
cervi, cavalli, elefanti,
ippopotami, rinoceronti
e con segni di
macellazione sulle loro
ossa sono state trovate
insieme a siti con fossili
H. heidelbergensis.
La prova di questo viene
anche da lance di legno
trovati nel sito di
Schöningen, in
Germania, che sono
stati trovate insieme a
strumenti di pietra e
resti di più di 10 cavalli.
FINE
LINGUAGGIO.
La morfologia dell'orecchio esterno depone per una sensibilità uditiva simile a quella
degli esseri umani moderni e maggiormente complessa di quella dei suoi parenti più
stretti: Homo heidelbergensis poteva infatti distinguere molti suoni diversi.
Numerose analisi approfondite dei
denti suggeriscono che fossero in
grado di produrre suoni in quantità
rilevante. Questo "gigante" è
riconosciuto da molti come il primo
ominide in grado di produrre suoni
complessi facilitando in questo
modo la trasmissione di esperienze
e la formazione di culture che,
sebbene ancora primitive, erano
molto più sofisticate di quelle
incontrate fino a quel momento.
Anche gli studi condotti nel 2001
sul cranio completo di
Atapuerca, insieme ai resti di
altri trenta individui, attestano
la possibilità che questi ominidi
potessero parlare, sebbene a
livelli molto elementari. Infatti
l'apparato vocale trovato nei
resti fossili per quanto risulti
essere meno sviluppato rispetto a Homo sapiens è sicuramente più complesso rispetto
a quello degli scimpanzé. Sicuramente la capacità di cacciare in gruppo deve per forza
di cose aver sviluppato una forma di linguaggio strutturato in semplici comandi utili
per portare a buon fine la caccia.
FINE