Post on 25-Mar-2016
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zzzzzVerri, non si laureò mai
autori
di Gigi Montonato
spagine Periodico
culturaledell’AssociazioneFondo Verri
Un omaggioalla scritturainfinitadi F.S. Dòdaroe A.Verri
Lecce, novembre 2013 - anno I Spagine n°0 - Autori 04
Ennio Bonea e il poetaEnnio Bonea e il poeta
Verri, non si laureò mai
spagine
Concepito nel 2003, per cele-brare il decimo anniversariodella morte di Antonio Verri,l’opuscolo di Ennio Bonea,“Antonio Verri, l’uomo-rivi-sta”, vide la luce nella mia
collana “I quaderni del Brogliaccio”, al n. 2 -Marzo 2004. Ignoro se Bonea avesse tentatoprima di pubblicarlo altrove, senza riuscirvi.Lo propose a me ed io glielo pubblicai. Il tito-lo fu suo, peraltro ripreso da Toni Maraini(sorella di Dacia), che così aveva definitoVerri.
Ho letto delle cose di Verri e su Verri posteius mortem, ma mai mi è capitato d’imbat-termi in una citazione di quell’opuscolo. Dalche ho dedotto che quel lavoro non piacqueagli amici e agli estimatori di Verri.
Le ragioni probabilmente si perdono nelgroviglio di rapporti obliqui nel mondo degliintellettuali salentini. Bonea aveva i suoiamici e i suoi devoti, ma aveva anche i suoidetrattori. Come tutti, del resto.
Antipatie e simpatie riemersero, ancorauna volta, qualche anno fa nel corso di unacelebrazione alla Biblioteca Caracciolo aLecce da parte di Carlo Alberto Augieri,quando Valli rivendicò la superiorità dellascuola filologica di Marti contrapponendola a
egli sostenne di Storia della letteratura mo-derna e contemporanea, ignorava del tutto ilprogramma svolto per le lezioni.[…]. Non silaureò mai».
Da docente, quale sono stato per quaran-t’anni, non posso non essere d’accordo conBonea. La scuola è fatta di programmi, dicontenuti da studiare e dimostrare di cono-scere, di prove scritte e orali, un universo diregole, di scadenze ineludibili e indifferibili.Chi, per sua natura, è fuori da quell’ordine ascuola vive le pene dell’inferno. Verri, ad uncerto punto, volle farla finita; lasciò l’Univer-sità e se ne andò a conoscere il mondo in ognialtra sua dimensione che non fosse quella de-gli odiati piani scolastici. Finì in Svizzera, alavorare come tanti altri emigranti salentini.
Una più o meno simile esperienza la visseSalvatore Toma al Liceo “Capece” di Maglie,dove il prof. Claudio Micolano – severo pro-fessore di Italiano, Latino e Greco – non pote-va tollerare nella scrittura dei temi la formascorretta dello studente-poeta. Si dice: maperché la scuola non comprende simili sog-getti? Per la natura stessa della scuola, che èfatta – come si diceva – di regole. Gli sregola-ti o irregolari, che dir si voglia, per quanto ge-niali, sono incompatibili.
quella dalla quale era disceso Bonea. Augierie Giancarlo Vallone ne presero le difese.
Personalmente ho conosciuto AntonioVerri una sera di non ricordo bene né giornoné mese del 1985 a Galatone, dove, promoto-re Vittorio Zacchino, fu presentato il libro diVerri “Il fabbricante di armonia, Antonio Ga-lateo”. Prima non ci si era mai incontrati, malui diede ad intendere che mi conosceva,chiamandomi per nome, e mi salutò con tantocalore e tanta cordialità da farmelo percepirecome una gran bella affabile persona.
Ma torniamo al Verri di Bonea. Sono tra-scorsi ormai quasi dieci anni da quell’opu-scolo, venti dalla morte di Verri, maggio1993. L’ho ripreso in mano e me lo sono rilet-to. I contenuti – una sorta di regesto delle seiriviste fondate da Verri – sono preceduti daun prologo, in cui Bonea parla dell’irregolari-tà del personaggio, che lui aveva avuto allie-vo all’Università di Lecce.
«Chi scrive – ricorda Bonea – lo ha avutostudente universitario ed ha, forse, la respon-sabilità di avergli fatto abbandonare l’univer-sità e a partire emigrante in Svizzera. Avevauna particolare concezione della letteratura,che nulla aveva di organico. All’esame che
di Gigi Montonato
La culturadegli irregolariBonea, scegliendo il Verri “uomo-rivista”,
volle ribadire la bocciatura dell’ ”uomo-scrittore”?
“All’esame di Storia della letteratura
moderna e contemporanea,
(Verri) ignorava del tutto
il programma svolto
per le lezioni.[…]. Non si laureò mai”
“Antonio Verriorganizzava rivisteper creare spazie metterlia disposizionedi quanti volesseroesprimersi,a prescinderedalle regolee qualche volta perfinoa loro dispetto”
Bonea, pur avendo per la poesia e la narra-tiva postmoderna, in cui Verri scrittore sareb-be stato inserito dai critici, nella sua funzionedi docente non poteva non valutare Verri senon per le conoscenze di un programma.
Forse Bonea, parlandone qualche anno do-po per ben altra ragione, sarebbe potuto en-trare subito in medias res senza sottolinearela di lui pregressa esperienza negativa. Ancheperché sul Verri fondatore e direttore di rivi-ste c’era già tanto da dire.
Il fatto va visto e spiegato in un contestodiverso. Verri – ma non è il solo nel panoramasalentino e meridionale – ha espresso con lesue esperienze editoriali e i suoi scritti, a pre-scindere dal valore – un aspetto di tipo classi-sta degli intellettuali-scrittori. Egli aggiunsealle dialettiche antinomie poveri-ricchi e pro-letari-borghesi, quella di intellettuali privi dimezzi e intellettuali con abbondanza di mez-zi, rivendicando la partecipazione dei primiper rompere un dominio di “classe”, altri-menti appannaggio esclusivo dei secondi.
Calzante o meno questo schema, di chiaraderivazione marxista, sta di fatto che è ri-scontrabile in gran parte del Salento e forse ditutto il Meridione a partire, in crescendo, dal-la metà del Novecento. Si tratta di un fenome-no diffuso da analizzare con gli strumentipropri della sociologia politica. E’ un aspettoimportante della trasformazione antropologi-ca che ha caratterizzato e travagliato l’esi-stenza per secoli delle classi povere, che conla crescente alfabetizzazione sono passatedalle forme orali a quelle scritte della loro co-municazione, fino alle opere letterarie vere eproprie.
Non c’è paese del Salento in cui non esistaun Salvatore Toma o un Antonio Verri, forsenon sempre alla stessa altezza, ma semprecon lo stesso intento di imporsi in un mondodal quale spesso si viene esclusi o respinti.
La grammatica, la sintassi, la consecutio, icontenuti regolari, a cui la scuola, ovvero la“classe dominante”, si appella per giustifica-re l’esclusione, sono per questi poeti e scritto-ri le barriere architettoniche che impediscono
autoril’accesso ad un portatore di handicap.
Ma essi, le barriere formali dell’espressio-ne, le possono violare e le violano. Il diritto diesprimersi e di far sapere agli altri i loro pen-sieri, le loro idee, le loro forme di comunica-zione ha il sopravvento su tutto.
Perché io che non ho i mezzi non devoesprimermi, farmi conoscere e magari valgoanche più di te che hai i mezzi e tutto quelloche serve per avere il successo?
Ecco la domanda che i vari Verri si pongo-no.
E Antonio Verri organizzava riviste percreare spazi e metterli a disposizione di quan-ti volessero esprimersi, a prescindere dalleregole e qualche volta perfino a loro dispetto.
Probabilmente Bonea, scegliendo il Verri“uomo-rivista”, volle ribadire la bocciaturadell’ ”uomo-scrittore”. E questo agli amici diAntonio non è mai andato giù.
Lecce, novembre 2013 - anno I Spagine n°0 - Autori 04
Antonio Verri in una fotografia di Fernando Bevilacqua