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Ventiduesimo Anno/Vingt Deuxième Année Gennaio 2015/Janvier 2015
SARDONIASARDONIA
Cagliari Je t’aime
Cagliari Je T’aimeProgetto di creazione di un
Ciclo di Esposizioni di Artisti Francesi
nella città di Cagliaria
a cura di
Marie-Amélie AnquetilConservateur
du Musée du PrieuréDirectrice de la revue
“Ici, Là bas et Ailleurs”Espace d’expositionAtelier Henri Pinta23, rue du Général
Bertrand 75007 Parisma.anquetil@yahoo.fr
vimeo.com/channels/762210Giulio Barrocu
Presidente della associazione
SARDONIA Italiacreata nel 1993
domiciliatac/o
Giulio BarrocuVia Forlanini, 2
09100 CAGLIARIgiuliobarrocu@gmail.com
Vittorio E. PisuPrésident de l’association
SARDONIA Francecréée en 1993
domiciliéec/o
UNISVERS38, rue des Petits Champs
75002 Parisvittorio.e.pisu@free.fr
http://www.facebook.com/assosardonia
SARDONIAPubblication périodique de
l’association homonymeDirecteur de la Publication
Vittorio E. PisuMaquette,
Conception Graphique et Mise en Page
L’Expérience du Futurune production
UNISVERSNuméro Special
ISSN en coursTous droits reservés
Da Parigi a CagliariAbito a Parigi dal 1969, e naturalmente ogni anno
ritorno a Cagliari, dove sono nato ed ho vissuto fino all’età di 22 anni.
Tutta la mia famiglia o quasi abita ancora a Cagliari e naturalmente ritrovo le abitudini
che furono quelle di tanti anni fa.Andare a fare il bagno al Poetto anche in ottobre,
andare al mercato di San Benedetto la mattina, girovagare nei quartieri di Castello, di Villanova, di
Stampace e della Marina nel tardo pomeriggio alla scoperta degli angoli più suggestivi
della mia città natale, per non parlare di tante altre abitudini particolarmente
cagliaritane alle quali non rinuncio mai.Sono stato forse un po égoista e non ho mai
cercato di publicizzare queste mie felicità.Da qualche tempo mi sono reso conto
che la Sardegna e Cagliari in particolare non sono molto conosciuti in Francia
e sopratutto a Parigi dove abito.Da più di trent’anni (già a New York dove ho
habitato, oltre che a Parigi) organizzo insieme a Marie-Amélie Anquetil,
delle manifestazioni artistiche, delle esposizioni di pittura, scultura, fotografia. Ultimamente abbiamo invitato Giulio Barrocu
a fare una mostra delle sue opere a Parigi.Da questa esperienza è nata la suggestione di invitare
alcuni artisti, con i quali collaboriamo quotidianamente in Francia,
a confrontarsi con un pubblico e un contesto urbano diverso dalle loro abitudini attraverso
l’esposizione delle proprie opere a Cagliari. Ma anche Cagliari, per la sua storia, per la sua localiz-zazione geografica e per la trasformazione che subisce
nel tempo e che oggi si materializza in una maggiore apertura verso il resto del mondo in modo attivo e la volontà di partecipare alla costruzione di una società
globale più interessante, più civile, più artisticamente ricca e complessa.
Le opere d’arte a Cagliari non sono soltanto archéologiche o storiche, sono anche contemporanee,
moderne, attuali e la vitalità degli artisti sardi o residenti in Sardegna é visibile e si manifesta attraverso
diversi canali espressivi, non ultimo il cinema, per non parlare della musica, della pittura,
della scultura e della fotografia.Questo progetto vuole avere l’ambizione di attivare un
processo di scambio e contaminazione tra Cagliari e Parigi, e cioé invitare artisti sardi ad esibire
le loro opere a Parigi ed invitarealtri artisti francesi a esporre a Cagliari al fine di
creare una catena artistica il cui collante sia dato dallo scambio culturale e turistico della mia città natale e
della città nella quale vivo da oltre 40 anni.Questo é il nostro progetto.
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Camille Revel1942 Nasce a Paris
1963 -1967 si trasferisce nell’ ’Isola de La Réunion,
dipinge le prime tele1971 Si inscrive alla Ecole
des Beaux-Arts Corcoran School a Washington D.C. (U.S.A.)
1975 Esposizione di gruppo alla Corcoran School
1976 - 2003 Si stabilisce a Saint Germain en Lay,
1980 Spazio Avant-Première di Jacques Bruel,artiste et Ramon Tio Bellido, storico d’arte Paris1982 Festival Off Gibus Paris
1984 Galerie JollietMontréal Québec
1985 Galerie Bernard Jordan Paris 1985 et 1986 Paris FIAC
Galerie Bernard Jordan1986 Esposizione a Bagatelle Paris 1988 Galerie Bernard Jordan Paris
1989 Art Fair Galerie Bernard Jordan Stockholm
1989 Gallery June Kelly NewYork 1990 Galerie Bernard Jordan Paris
1992 Galerie Denise René Paris 1993 Musée des Beaux Arts avec
Compagnon, Cuzin, Revel organisée par Maïthé
Vallès-Bled et Bernard Jordan Chartres
1995 Foire de Bâle Galerie Denise René
1997 Espone chez Olivier et Aline Legrand
Saint-Germain-en Laye 1998 Galerie Bernard Jordan Paris
2000 espone insieme a Carmen Hoyos
Issy-les-Moulineaux 2004 à 2014 Si installa alla Réunion la metà dell’anno.
2007insieme a Claude Caillol chez Sybil et Paul Henri Koenig
La Réunion 2008 insieme a Claude Caillol, Dominique Ficot et Raphaêlle
Paupert Borne La Réunion 2010 Festival Verticalopolis
Galerie Juliana Montfort à l’hôtel d’Ansouis Aix en Provence,
2011 Les Récréateurs Dodécap-tiques a Saint Denis La Réunion
2011 insieme a Amélie Revel Domoco Paris
2012 Géométriques chez Catherine de Manet Paris
2013 chez Dominique Froment Kari Karé Saint Gilles La Réunion
2014 Polyptiques Chez Bobonne Saint Gilles La Réunion
amille dipinge dei pezzi di legno. Da molto tempo ormai. Si potrebbe dire quasi da sempre se disponessimo di informazioni certificate sull’infan-
zia di Camille. Un individuo normale come voi e me per esem-pio, non passa il tempo a fare questo.Si capisce che per dipingere dei pezzi di legno, ci deve essere qualche cosa di non conforme in Camille. Eppure quando la si incontra tutto sembra al suo posto, a parte uno sguardo «esoscopico».C’ é come una luce che proviene dals suo occhio et che vi esamina;Come non siamo caduti dalla luna, sappiamo bene che gli artisti hanno dei sistemi di notazione che coltivano in maniera esclusiva. Tubi, pezzi di cartone ondulato, pannelli di car-telloni pubblicitari, carta da parati, componenti elettronici, vasi da fiori, mattonelle, colonne scannellate, bruciatori a gaz, matite, lamiere più o meno arruginite, pneumatici, bambole rotte, scarpe usate....La lista é senza fine degli oggetti e delle plastiche che sono i Papi di una capella conservata ancora più gelosamente perché facilmente recuperabile.Molti sfiniscono la loro capacità creatrice attra-verso uno sfruttamento commerciale necessario ma erosivo.
I pezzi di legno dipinti di Camille Revel sfuggo-no à tutta questa logica, perché all’evidenza c’e qualche cosa di non proprio conforme in questa donna.Camille non vi farà nessuna messa in scena, nes-suna crispazione di egoismo, nessuna grande sca-pellatta, né gioielli vistosi, né proposizioni sac-centi. Lei dipinge perché sta cercando. Semplicemente. Ed all’evidenza se continua a di-pingere vuol dire che non ha ancora trovato.E senza dubbio questa sincerità rispetto a lei stes-sa che fa che Camille cerca et cerca ancora dei rapporti di forme, di colori.Man mano che Camille riduce i suo formati, sem-plifica le sue forme, abbandona le finestre aperte su dei muri.Camille si consacra all’ essenziale.All’ inseguimento di fragili vibrazioni e alla ri-cerca di risonance rare.E lo fa su delle piccole assiccelle di legno.Ed é in questo che il lavoro di Camille si appa-renta ad una «sonata».Un solo strumento, una melodia semplice.Ma una précisione sensibile, fuori da qualsiasi frastuono.Allora Camille non é conforme, perché per fare cosi, non bisogna credersi, né tenere bottega.Bisogna essere abitati.Attila Cheyssal (tradotto da V.E.P.)
CAMILLE DIPINGE DEI PEZZI DI LEGNOC
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“Per me la vita é crudele, di fronte a lei noi non siamo uguali,
Ci sono delle persone belle ed altre meno.A me piace scolpire la gente comune, la gente che
incontro per la strada, quella di tutti i giorni. E non quelli che posano perché hanno un fisico
perfetto e perché il “Bello” si vende bene.Voglio che chiunque possa essere esposto e
particolarmente coloro che volgarmente hanno “une gueule”(un carattere)
coloro che sono stati segnati dalla vita”Bernard Silvera
Bernard Silvera a incominciato a dipingere nel 1970 a Combs la Ville dove abitava,
presentando poi le sue opere alla Galleria Quai de Seine a Parigi nel 1999.
Questo lavoro l’ha condotto a confrontarsi con la scultura ed a sviluppare un’intensa produzione.
Perfeziona le sue intuizioni e la sua sensibilità fre-quentando gli Ateliers Menilmontant (Paris) e
Les Ateliers Libres de la Mairie (Paris).Ha frequentato inoltre
l’Ecole Supérieure des Arts Appliqué Dupérre (Paris). Ha incominciato a partecipare a delle Fiere
d’Arte e delle Esposizioni Collettive nel 2010.Prima in Ottobre al Chic Art Fair (Paris),
à la Visionairs Gallery (Paris) poi nel marzo del 2011 presso Artcurial (Paris)
e sempre in marzo alla Lille Art Fair (Lille).In ottobre a esposto prima al Cutlog (Paris) poi a
Drouot Cotation e ancora alla Visionairs Gallery (Par-is)di cui é diventato un membro attivo.
Nel 2012 ha esposto al 31ème Salon du Printemps de la Mairie de Paris, dove ha ottenuto il Primo premio
della Giuria, il Premio attribuito dal pubblico e la medaglia di bronzo della Ville de Paris.Nel 2013 espone ancora una volta al 32ème
Salon du Printemps de la Ville de Paris, poi a l’Ecole Supérieure des Arts Appliquées Duperré.
Dal 2013 é membro della Fondation Taylor (Paris) ed espone in modo permanente
alla Visionairs Gallery.Ultimamente invitato da Marie Amélie Anquetil, nel
quadro delle esposizioni organizzate dalla rivista “Ici, la bas et ailleurs” ha presentato una retrospettiva
delle sue opere nell’ Atelier Henri Pinta, a Paris, durante la quale più di 25, tra terre e bronzi
sono stati esposti ed un diaporamadell’insieme della sua produzione
victor.silvera@hotmail.fr sculpturesilvera@gmail.com
facebook.com/sculpturesilvera4
Cagliari Je t’aimeQuesto programma si
propone di organizzare almeno due volte all’anno
una mostra monografica di uno degli artisti che
proponiamo qui, anche se la lista non é esaustiva e
potrà completarsi nel tem-po con altre proposizioni .
Abbiamo immaginato di organizzare queste
manifestazioni inperiodi che non sono quel-li solitamente preferiti dal turismo, sia perché voglia-
mo contare sulla parteci-pazione della cittadinanza ed anche perché vogliamo
presentare della città un volto diverso da quello che
solitamente si vuole trovare d’estate.
Abbiamo quindi immagi-nato che le manifestazioni
potrebbero svolgersi sia in aprile che in ottobre,
un periodo che si artico-la anche con una certa
mitezza del clima cagliari-tano e che permette quindi di far conoscere agli artisti
aspetti diversi della città di Cagliari e nello stesso tempo di proporre delle manifestazioni che non
entrano in collisione con altre più importanti.
Ogni esposizione durerebbe tra i sette
ai quindici giorni, secondo la disponibilità dei luoghi
prescelti e delle preferenze degli artisti.
Inoltre un filmatosarà realizzato
all’occasione di ognimanifestazione e sarà
diffuso oltre che su DVD anche via Internet e frui-
bile gratuitamente e senza limiti di tempo.
A.M.Anquetil & V.E. Pisu
Bernard Silveraé un artista francese nato a Parigi Montmartre nel 1959.Con uno spirito fantasioso lo scultore impone al nostro sguardo le sue opere forti, disturbanti, origina-li, potenti, realizzate con una materia non nobile, secondo l’artista, che ha scelto l’argilla, ed il suo aspetto sen-suale.Scolpendo particolarmente i corpi ed i busti femminili, le sue opere sus-citano delle emozioni infinite.La sua ricerca non é quella della per-fezione ma rivendica fortemente la sua opposizione al «bello».Una breve esperienza pittorica l’ha condotto alla scultura.Bernard Silvera pone, instantanea-mente e quasi senza farci caso, delle domande et nello stesso tempo ci propone delle chiavi per interpre-tare la sua esistenza e naturalmente la nostra.Le sue opere, pezzi unici, scolpiti manualmente, forzano l’ammiraz-zione di quelli che sanno guardare. Esse creano interesse nel pubblico, un modo di vedere e di pensare che ci porta a considerare più attenta-mente il nostro secolo.Cosciente di suscitare a volte fastidio e rifiuto, l’artista risponde che non si situa in una ricerca della seduzione.Le sue opere sono create per susci-tare delle emozioni forti, per giocare sul nostro risentimento e per estir-pare quello che noi consideriamo come «il male del secolo».Le sue opere sono volontariamente mal finite perché per Bernard Silve-ra l’aspetto abrutto é quello che es-prime meglio la vita.Per lui la bellezza non risiede nella perfezione ma nella voluttà di una curva, nell’ eleganza di una vena, nella maestà di un muscolo, nel do-lore di uno sguardo, nel lato cupo di una posa.Artigiano della sua propria creati-vità, e nell’affermazione della sua personalità «all’incontro dell’intros-pezione, sono andato verso l’espres-sione attraverso le mie mani, mi tras-formo trasformando la materia».Le sue opere sono ricche di uma-nità, sono un invito ad andare verso il prossimo, un richiamo a guardare il mondo tale quale si declina sotto i nostri occhi.Le sue opere sono audaci perche propongono dei valori dimenticati che stanno rinascendo e contrariano le convenzioni e le idée correnti.
ernard é un nome di battesimo e di famiglia derivato dal vecchio nome di ori-gine germanica bernhard, prodotto dalla radice ber che significa orso, e hard che vuol dire forte, cioé orso forte, antico nome guerriero diventato patronimo.Silvera invece viene dal latino silverius, nome di un papa del VI secolo, derivato
da silvius, dal latino silva, foresta.Non é allora sorprendente che Bernard Silvera lavori la terra e ne faccia dei corpi di donne e di uomini.Lontanto dai canoni proposti dal commercio e dalla pubblicità ognipresente, non sono raffigurati in una astratta e disincarnata anoressia mentale, liscia e ghiacciata, igienista ed ipocrita, orfana di desidero e di passione, privata di ogni piacere in una posa ar-tificiale, i corpi ed i visi delle opere di Bernard Silvera, traspirano la vita, la passione, il confronto con gli elementi, con il mondo, le gioie e le pene, i successi e gli smacchi, insomma toutto quello che fa che la vita non a bisogno di domande o di risposte, essa E’, semplicemente, solare o tenebrosa, accogliente oppure minacciosa, dolce o rugosa insieme, folgorante di rapidità e terribilmente lunga et noiosa, o piena di fuoco come una passione amorosa divorante e soddisfata.Ci si puo riconoscere nelle opere di Bernard Silvera, ritrovarsi, compiacersi, et riconos-cere coloro che abbiamo conosciuto o che avremmo voluto incontrare. Un universo, un mondo intero sul quale la luce suscita mille riflessi e mille ombre, si lascia scrutare, ammirare, desiderare, offerte che sono alla nostra curiosità, al nostro desiderio di sapere, di capire, chi siamo, alla fine ?Ecco, noi siamo questi corpi, noi siamo questi visi, noi siamo tutte queste vite diverse ed insieme simili, cosi piene e cosi sofferte, cosi laconiche e cosi ciarliere, cosi piene di imprevisti e cosi noiose, cosi incadescenti di passione e d’amore e cosi congelate di soli-tudine e di paura.Bernard Silevra, non ha paura di mostraci come noi siamo attaverso le sue terre ed i suoi bronzi, di mostrarci che siamo cosi desiderabili, cosi adorabili, cosi diversi e cosi unici. Tutti quanti noi siamo. V.E.P.
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BERNARD SILVERA
Marie-Amélie AnquetilOgni mattina, al mio risve-glio, non manco mai di rin-
graziare gli artisti del tempo passato e presente, del mondo
intero, perché ci autorizzano ad avvicinarsi alle loro opere
e ci lasciano scoprire una par-te segreta delle loro anime.
Il rispetto infinito che ho per gli artisti, spiega questa
passione que ho di organizzare delle esposizioni
delle opere che ho scelto.Amo anche
partecipare alla messa in opera dell’esposizione e,
naturalmente alla scrittura di un testo sul loro lavoro.
Questi sono, per me, dei mez-zi cosi preziosi che mi
aiutano a scoprirli meglio e ad accompagnarli per un
certo tempo lungo il loro cammino artistico.
Ogni volta é una nuova avventura piena di rischi, di
angoscie e di eccitazione. Mi é particolarmente piaciuto
organizzare, per esempio, insieme ad altri artisti e
gallerie specializzate, la mia prima esposizione sul tema
“Célébration en Bleu” al Manège Royal a Saint
Germain en Laye nel 1979. Fu veramente impressionante di vedere i trasportatori con-
segnare le opere di Monet, Matisse,Yves Klein che si
miscolavano al altre pitture di Buraglio, Hantai, Frédéric
Breck, Louis Comtois...Vederle cosi, posate contro
un muro nel più grand disordine, quasi perdute, poi spostarle, trovare a ciascuna
la sua collocazione, il suo spazio, per armonizzare
infine tutte le opere le une con le altre, tutte queste opere
dei blu possibili!Quest’ultima fase del mio lavoro mi é sembrata par-
ticolarmente stimolante ed entusiasmante come un’im-
provvisazione musicale.(continua alla pagina 8)
Carmen Hoyos1946, Nasce a Bogota, Colombie
1965 Parte vivere in Belgio 1968 Ecole Nationale Supérieure d’Architecture et Arts Visuels
(La Cambre)1971 Prima scultura luminosa in tapezzeria
Premio della Commune de Forest, 1972 Primo diploma di Tapezzeria e Design Tessile
Grado Grande Distinction, all’ENSAAV (La Cambre)Collabora con René Léonard,
Haut Responsable au Ministère de la Culture, Installazioni d’esterni, interventi “Land Art”
negli spazi publici e culturali in Belgio1975 Secondo diploma, Master in Tapezzeria et Sculture Non rigide a l’ENSAAV (La Cambre)
Creazione di un’opera monumentale per la Galerie Isy Brachot, “Environnement rose”. Bruxelles.
Dal 1975 fa parte delle Giurie nelle Ecoles d’art.1977 Sposa Alexandre Melin
1972 Galerie Alpha, Bruxelles.1973 Musée des Beaux Arts, Mons.
Esposizione Het Preinsenhof, Sdelijk Museum, Delft Hollande1975 Palais des Beaux Arts, Bruxelles
Prix Alphonse Muller. Municipalità d’Etterbeek Aquisto dallo Stato Belga di tapezzerie monumentali
Inizio delle sculture all’aria aperta Land Art 1977 Land Art, inaugurazione del Musée de Plein Air du Sartilman,
1978 Sculpture nella città di Villeneuve, France Professore all’”Ecole Nationale Supérieure d’Art” di Mons
Partecipa alla Commission pour la créazione de la “Fondation de la Tapisserie” a Tournai.
Commissario et créatrice del concetto di “Tapisserie et Textile contemporain dans les rues” ,
la cathédrale, le scuole d’arte ed i commerci della città di Tournai, Performance sulla musique de Pierre Coulon
1981 Inaugurazione del Centre d’arts Plastiques Contemporain, invitata da Dominique Capart,
créazione de Mirage, sculptura sospesa che surpiomba l’avenue des Nerviens, Bruxelles
1982. Professore d’Arte contemporanea a “l’Université de Louvain la Neuve”, invitata da Ignace Van de Vivere,
direttore del Musée e della facoltà d’”Histoire de l’Art”. Acquisto da parte delle Stato Belga delle tapezzerie monumentali
per l’Université di Louvain-la-Neuve1984 Parc du Monde des Arts, Palais des Congrès
per il “Congrès International de Psychoanalyse” Bruxelles1985. Créazione Land Art nella Place verte per l’Exposizione
“Art au jour d’Huy”, Sculture nella città a HUY, Belgique 1988 Commissario dell’ Exposizione internazionale di “Tapisserie e
Textile contemporain” Esch-sur-Alzette, Grand Duché du Luxembourg. Performance personale - pittura e gestuale -
su di una composizione sonora d’ Eric de Visscher Performance ed Exposizione,
Galeria, Budapest, Budapest Hongrie.1989 Installazioni, 5 performances Transformazione attraverso il fuoco,
Sculture infiammabili, Accompagnate da una composizione sonora di Eric de Visscher. GPOA Bruxelles
1990. Installazione personale Primavera, Museum-Gallery, Florida State University. Tellahassy, USA
1992 Esposizione personale, Galerie Herold. Bruxelles 1994 Performance et Installazione multimédia,
Abundancia-extremos, “Cuarta bienal de Arte de Bogota” Musée d’Art Moderne de Bogota, Colombie
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Due Performances ed Installazioni accompagnate dalle composizioni
sonore di Jean-Yves Bosseur e
dal gruppo Noise Maker’s Five, 1995 Installazione personale,
nella chiesa di La Hay-les-Roses, 1997 Notte evenemenziale, crea-zione di un percorso, di “giochi”
multipli e di un concerto di musica industriale 60 artistes si rispon-
devano con delle opere infiamma-bili, sulla terra, sull’acqua, in aria ed all’interno del Château Malou
per i 25 ans de GPOA,2000 Notte evenenziale e in-
stallazioni multimedia, con Camille Revel e Agnès Pezeu, Compo-sizione musicale di Jean-Yves-
Bosseur, Temps et contretemps, Issy-les Moulineaux,
2000 FIAC. Evenemento sensoriale per la Galerie Bernard Jordan, con
Gilles Marchal / Hôtel Le Bristol2004 Évènemento multimédia sulla Senna, accompagnata dalla Chorale de Paris 8 et dalle Grandes Ecoles,
“Sonorités lumineuses”, Nuit Blanche, Paris
2005 “ Évènement festif, haute couture pour tables, sculpture déli-
cieuse, lumières”, “La Poule amou-reuse” “La maison rouge”,Paris
Créazione di décors de théâtre, costumi et luci per la troupe de
Dominique de Vaudeville, Saint Cloud, France.
2006 Installazione personale di fotografie giganti sull’acqua del
fossato del Château de Jehay, commissaire Philippe Hornaert,
2008. Accompagnamento - per la parte estética e luci - di Nicolas
Cloiseau, Directeur Artistique de la Maison du Chocolat
per la sua opera presentata al “Concours du meilleur ouvrier de
France, Section chocolat”, Paris 2009 Carte Blanche
per una esposizione personale, “Work in progress”, dalla scultu-
ra alla pittura in 7 vernissages, Musée du Costume
et de la Dentelle, Bruxelles2011 “Évènement festif, Flore”, Aix-en-Provence
2012 Installazione di 1100 fiori “Un jardin rêvé”, Évènement mul-
timedia France2012 Nuit Blanche, Bruxelles
Évènements festif, Fiat Lux, Saint Germain-en-Laye
2014 Évènement multimédia, 151 Gallery, Exposition, Bruxelles
l suo percorso si costruisce in perma-nenza nell’esplorazione e nel confronto con nuovi campi di azione.Si sviluppa tra il contatto intimo con la
natura, i suoi elementi fondamentali et la ri-cerca dei legami con i fatti ordinari. Disturbare i limiti, amplificare, creare degli accordi con dei settori inesplorati, trasfor-mare il quotidiano in eccezione, et l’ecce-zione in avvenimento sono gli argomenti fondatori delle sue opere.Nelle opere di Carmen Hoyos, uno spirito di pittura si insinua nelle fotografie, l’acqua, la trasparenza et la luce sono delle componenti essenziali nella scultura, alcune delle pitture sono luminose.Giuoco di equilibrio tra materialità e la sua aura colorata, limite tra il concreto ed il flui-do. Queste opere sono sovente ibride. Indipendentemente oppure insieme nelle ins-tallazioni, interpretano lo spazio e lo trasfor-mano.La messa in opera si fa anche nelle istallazio-ni luminose e sonore. Installazioni di serie, di dualità, di armonie: prendono lo spazio, il tempo, la luce comme partenairs.
Nel dominio dell’effimero quello che im-porta é la memoria, l’mpronta immateriale, durabile, che nutre le azioni future e non la materializzazione di un momento in un’ ope-ra perenne che si fissa nel tempo. L’impronta memoriale ha i contorni sfuoca-ti e soggettivi, nutre il sogno e l’immagi-nazione e diventa il terreno personale delle azioni a venire.L’accento é dato dalla dinamica e dal posi-zionamento evolutivo, l’ opera é variabile nel tempo, non ripetitiva, essa é la presenta-zione o la rappresentazione fugace, memora-bile per il suo contenuto, il suo impatto, il suo carattere insolito.Vitalità e tempo sono nel cuore della risposta.L’approccio é flessuoso, nella durata più o meno lunga secondo il momeno.Variegati, gli ingredienti di questa festa sot-tile, distinta e pertanto intraprendente, si co-niugano in un futur che si disloca in conti-nuazione.Adetta delle istallazioni che giocano con gli spazi, le luci ed i suoni, Carmen Hoyos é un’artista che ama il movimento.http://www.carmenhoyos.com
CARMEN HOYOSI
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(continua dalla pagina 6)Fu un bel successo!
E’ buono ed utile qualche volta di poter imporre la propria visione, oppure
al contrario, rimanere nell’ombra come un
osservatore attento et ben intenzionato, dipende...
La mia vita é stata scandita da tante esposizioni
da preparare ed ogni volta ho colto l’occasione al balzo;sapevo che avrei trovato una
felicità incredibile e che avrei diviso questa
gioia con i visitatori.Quando ebbe luogo
l’esposizione “Le Chemin de Gauguin”
al Musée Départemental du Prieuré nel 1985, la persona
che si occupava del vestiario si assento’.
La rimpiazzai durante un’ ora, arrivo’ allora una giovane donna in lacrime.
Le chiesi se potevo fare qual-che cosa per lei, ma rispose:
”Niente, Niente, sono semplicemente molto com-
mossa da questa esposizione e dall’opera di Gauguin”
Fu la più bella ricompensa per me et per tutti coloro che
parteciparono all’immenso lavoro della preparazione.
Non si tratta di descrivere tutti gli avveni-
menti artistici che ho avuto la chance de poter
organizzare, ma solo di darvi la voglia di venire e
passeggiare dentro le esposizioni, di amare queste
opere al punto di farle vostre, di appropriarvele
con il vostro sguardo attento e ghiotto.
E quello che mi auguro che avvenga con questo progetto
per Cagliari.Marie-Amélie Anquetil
Hélène VansCome possono un’incisione o una scultura
entrare in armonia con un’architettura?Questa é la ricerca continua di Hélène Vans, il cui talento non risiede
nella produzione di oggetti, ma in una sapiente messa in situazione delle materie con le quali lavora.
Ricordando i suoi studi su carta, prima piegati, poi messi sotto torchio per essere incisi: delle tecniche dove la messa
a piatto della materia é spinta all’estremo. Ne risulta una messa in perspettiva
ed una profondità di campo inattese.Dopo la carta, le sculture sono state formate
(saldate) in lamiera d’acciaio inossidabile. Anche se riposano solo su qualche punta, alcune di queste sculture
pesano nostante tutto qualche centinaia di chili.La prodezza tecnica concede una leggerezza all’opera che é
possibile abbordare da diversi punti di vista, il gioco di pieghe et ripeghe dona un interiorità alla sucltura, che rimanda
dei frammenti dello spazio circostante. La difficoltà del materiale é completamente occultata
dalla messa in valore degli spazi cosi rivelati.In un altro luogo, una lamiera d’acciaio inossidabile de 10 metri di lunghezza et di 2,5 tonnellate di peso,
sospesa nella frattura di un sotterraneo pedonale inutilizzato, diventa un quadrante solare che permette di fare si che il luogo, diventato
scenografico e cinetico grazie alla luce del sole, attiri i diversi pedoni che lo percorrono.
L’ultima esposizione di Hélène Vans all’Orangerie de Meudon si é arricchita dell’utilizzazione di specchi.
Il luogo é eccezzionale, la Loggia costruita nel XVIIo secolo da Louis LeVau, architetto, orientata in pieno sud, é destinata ad ac-
cogliere gli alberi fruttiferi durante la stagione fredda. L’artista ha posato quelque foglio di acciaio inossidabile a forma di
ellisse piegata su di un allineamento di specchi, facendo allusione agli specchi d’acqua adiacenti di Le Nôtre.
Il visitatore pigro, vedrà solo il proprio riflesso e non una messa in scena minuziosa, per non dire precisa al millimetro!
In effetti, al primo raggio di sole, per la magia dei riflessi di luce, l’acciaio inossidabile e gli specchi si congiungono per rivelare
la qualità del luogo e far apparire la sua quarta dimensione!A causa del rinvio mobile della corsa del sole sul suolo, le pareti e
la volta in pietra, voi assisterete ad un corso animato di architettura classica di cui non si sa più chi é l’autore, l’oggetto,
il luogo, la luce oppure l’occhio che li guarda.Dimenticate quindi le nozioni di scultura-oggetto o di esposizione inerte, Hélène Vans instancabile nella sua ricerca, qualunque sia il
materiale utilizzato et sempre sul filo di una scommessa tecnica, si gioca delle nozioni di statica.
L’artista afferma che il luogo crea l’opera scolpita, per lo spettatore é pittosto l’opera che anima et svela l’architettura circostante et
l’occhio contemplativo si regala.
Isabelle Mouillefarine architecte.
ata a Madagascar, Hélène Vans viaggia durante diversi anni pri-ma di fissarsi a Parigi, ed inco-minciare la scultura all’étà di
trent’anni. Incomincia con l’argilla esplo-rando la figura umana, poi inizia il taglio dei blocchi di terra e di gesso in un lavoro di astrazione. A partire dal 1987, realiz-za numerosi bronzi nell’atelier di Gilbert Clement, concomitante al suo atelier di Meudon. Nel 1993 incontra l’architetto Michel Olivier Dayot che diventerà il suo compagno. Realizza la prima opera per un cliente istituzionale nel 1995, intitolata «Furtivité» é un mobile bar all’IUFM (Is-tituto Universitario) di Bretagne a Rennes.Questa prima opera in sito, in metallo inos-sidabile piegato, sarà il punto di partenza di una riflessione sulla presenza fisica del-la scultura nello spazio pubblico.In opposizione all’assimilazione dell’arte nella città, a alle sue manifestazioni pro-visorie e/o effimere, l’ opera al contrario deve esistere attivamente e discretamente nel suo sito.Nel 1998 Hélène Vans realizza «Feuilles
Blanches pour la Justice» (Fogli bianchi per la Giustizia), commandata dal Minis-tére de la Justice, installando sul parvis del tribunale, tre sculture monumentali in ac-ciaio inossidabile satinato.Nel 2001, realizza «Furtivité Solaire» commandata dalla città di Rennes per l’or-ganizzazione e l’arredo di un passaggio urbano.La sua opera, un vero stiletto monumen-tale, é sospesa al centro del passaggio pe-donale.Hélène Vans continua la sua opera nello spazio pubblico e collabora a numerosi progetti.Nel 2001 elabora una serie di sculture a posizioni multiple, utilizzando gli specchi come base per le sculture: «In situ Infini» installate nelle carrière del castello del Marquis de Sade a Lacoste, poi «Metal mental position» nell’atelier del pittore Henri Pinta a Parigi.Presenta oggi un nuovo lavoro sulla geo-metria delle ellissi e delle sculture d’ango-lo, delle sculture specchio ed una linea di specchi di sette metri di lunghezza.
HELENE VANSN
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elle nuvole scivola-no lontane, la luce si infiltra tra loro, e spiegata, l’elegante
follia d’acciaio, comme inspirata da questa lumino-sità che si gioca delle cose immobili, immagina all’im-provviso di spiegare le sue ali, di ballare nell’ombra.Il luogo riincantato, la bal-lerina inanimata improvvi-sa allora delle punte...Tutta la magia di una scultura in gracile equili-brio su tre punti, é sospesa al tracciato unico dell’artis-ta, al lavoro visionario che permette all’opera, in riso-nanza intima con lo spazio, de poter ribaltarsi, operan-do uno sconvolgimento che sfida le leggi della gravità, e restituisce furtivamente una presenza al vuoto.«Sogno che le mie sculture»confida Hélène Vans,«tengano in qualsiasi posizione. prima di tutto, mi sento vicina ad un ballerino, mi sento parente della coreografia». Ma prima di arrivare a questa fuzione spaziale, ha avuto bisogno di confron-tarsi al vuoto ed alle sue leggi sottili.«Quello che mi ha inte-ressato é che le masse ed i portici di pietra si trovava-no in alto, a dieci metri, con una vista a 360 gradi, ed é li che mi sono posta la domanda della nozione di specchio per mostrare la profondità e la costruzione dello spazio, più attirata dall’alto delle cave che dal basso.. E un po la storia di uno che precipita nel vuoto, ma che ricade sempre sui suoi piedi» ride Hélène.Florent Founés (extrait)
D
Marie-Amélie ANQUETIL
Nel 1997 é stata nominata Conservateur del Musée Départemental
du Prieuré (Yvelines) consacrato agli artisti simbolisti e Nabis,
a Maurice Denis ed alla sua época.Marie Amélie Anquetil ha creato il museo, sotto l’egida del Conseil
Général des Yvelines, e ha organizzato le esposizioni sull’arte del periodo
compreso tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XXmo.
Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo«Le chemin de Gauguin»
(catalogo del’esposizione omonima), «Aquarelles Orientales d’Emile Bernard»,
«Le sentiment religieux et l’art chez trois peintres du groupe de Pont Aven: C. Filliger, J.Verkade M. Ballin» e
«Musée du Prieuré, Cinq ans d’acquisition».
Marie Amelie Anquetilci parla della sua esperienza:
«Fin da bambina ho avuto la chance di essere immersa nel mondo dell’arte, ho
seguito questa specialità nei mei studi, in seguito ho dato dei corsi all’università
a degli americani e dei francesi. Durante quindici anni ho diretto il
«Musée Départemental du Prieuré».nel Dipartimento delle Yvelines
Furono degli anni magnifici, di scoperte, di incontri con le famiglie degli artisti, i
collezionisti ed i visitatori che miaiutarono generosamente ad arrichire
la collezione originale.E stata per me l’occasione di sviluppare la
mia immaginazione ed un certo senso creativo attraverso
delle esposizioni prestigiose, la creazione di cataloghi, la scrittura di articoli
scentifici, l’organizzazione di animazioni in seno al Museo.
Ho voluto in seguito far partecipare a questa mia passione,
persone di ogni ceto sociale e condizione.Ho organizzato dei corsi
nei centri penitenziari del Dipartimento delle Yvelines .
Questa esperienza si é rivelata veramente positiva ed ha riportato un grande
successo presso i detenuti.In seguito ho organizzato delle esposi-zioni di diverse opere al Centre d’Issy Les Moulineaux ed in altri Musei di
Francia, come il Musée des Beaux Arts d’Orleans.
L’Arte é un cammino misterioso che ci porta verso noi stessi e gli Altri».
Marie-Amélie Anquetil
JEAN MICHEL HEQUET VUDICIIl lavoro di Jean Michel ci appare eccletico per la multiplicità
degli oggetti, dei generi praticati. Ma esso é unico a causa dello spirito
e della sensibilità che se ne sprigiona. Dopo aver osservato il suo lavoro siamo coscienti che l’artista
ci invita, attraverso la sua fotografia, all’interno della memoria; memoria di un momento,
di un luogo, di una storia, di un fatto.La sua memoria!
Seguiamo il filo. Per convocare un ricordo ed anche per fare traccia, lo trattiene, lo fa durare, lo veste, lo spoglia, lo trasforma a suo piacimento,
utilizzando degli oggetti que distorna secondo la sua immaginazione ed il suo intento.
Anche se utilizza oggi la paletta dei mezzi moderni, la fotografia argentica é il suo materiale iniziale.
Tra le sue opere, ho scelto di parlare della “Natures mortes aux citrons”.
Esse sono atipique e fuori dal tempo. Ascoltiamolo evocare queste immagini
“Non é più un limone. E’ una rappresentazione perfettamente analogica del reale.
Ma questa diapositiva, diventata stampa fotografica, lo prova “questo é stato cosi”.
Eppure il limone non lo é più veramente. Essicato si é quasi fossilizzato.
E’ diventato un alterego! Ora, malgrado questo stato, detiene ancora un profumo di vita...
Mi ricordo di un limone secco, poggiato sulla lunetta posteriore di una vettura,
e del profumo meraviglioso che emanava ancora...Se nelle mie fotografie il limone
é diventato un riflesso, un’immagine, un ricordo, é rimasto ancora profumo.
Perdita ma anche ritrovo.E’ una piccola maniera di congiurare la morte!”
Cosi JMHV interroga l’ontologia de la fotografia rispetto alla pittura. Quando René Magritte afferma
“Ceci n’est pas une pipe” la sua pittura ci parla di una realtà trasformata in immagine.
Ci dice le perdite che subisce il soggetto appiattito.Con i limoni secchi di JMHV, la realtà est messa in questione
prima dello scatto fotografico.“Questo non é più un limone” ci dice il fotografo.
Quello che amo, che apprezzo tanto nelle “Natures mortes au citrons” é il loro profumo di eternità.
Come in certe pitture classiche Olandesi o Francesi, troviamo il silenzio, la purezza,
la ricerca del meno per il più, il minimalismo, la trasparenza e la presenza. Non c’é niente e c’é tutto.
Come la musica, le sue opere ci abitano dall’interno.Marie-Amélie Anquetil
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ean Michel elabora una compo-sizione del visivo, a partire dalla “camera oscura” un arnese inven-tato nel Rinascimento, oppure
dal rilievo cartografico, due dispositivi che mettono in gioco la prospettiva. Antenata dell’apparecchio fotografico, correntemente utilizzata nel XVIImo e nel XVIIImo secolo, la camera oscura riposa su di un principio scoperto da Aristote. Essa rimane ancora un oggetto di fascino per numerosi artisti contemporanei.Lo sténopé, che permette di ottenere del-le immagini fotografiche grazie ad una semplice scatola nera bucata da un picco-lissimo buco, senza obiettivo, é ancora oggi praticato. Infatti Jean Michel utilizza la camera oscu-ra come appare nell’ Enciclopedia di Did-erot e D’Alambert. In modo poetico ed analitico, sottolinea la semplicità del suo funzionamento.Cosi “Tre Punti di vista” riproduce l’inci-sione dell’Encyclopédie in tre esemplari,
segnalando solamente il percorso della luce nel dispositivo.Questa apparente semplicità serve di sup-porto ad una riflessione sullo sguardo e sul paesaggio. Come rappresentare un paesag-gio, Come ricordarlo? Perché tra il paesag-gi e l’osservatore si interpone sempre una macchina, a ribaltare o a memorizzare. E questa situazione che i lavori di Jean-Michel Hequet Vudici cercano a simulare, metaforizzare o poetizzare.A partire da un rigore scientifico o tecni-co - le immagini de l’Encyclopédie, dai grigi fotografici al 18 per cento, dai rilievi topografici - le opere derivano insesibil-mente sotto l’effetto di piccoli spostamenti. Anche perché il processo speculativo e sen-sibile di Jean Michel lega un dialogo signif-icante con le grandi opere del XX secolo, quelle di Marcel Duchamps o di René Mag-ritte per intenderci, con un “Hommage à M.D. Fresh Widow” oppure “ceci n’est plus un citron” lo sguardo dell’artista circola tra éredità ed apertura a delle nuove sensibilità
JEAN MICHEL HEQUET VUDICIJ
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‘opera di Jean Michel Hequet Vudici appare ad un osservatore super-ficiale, immediatamente
complessa ed intelletualizzata, trovando le sue referenze nella storia della rappresentazione, nella storia della fotografia che si scopre molto più antica di quello che si poteva credere. Immaginare che i pittori del Rinascimento provavano già ad utilizzare la fotografia é un’informazione che sorprende il più grand numero, ma voi che ci leggete, eravate già al corrente.Continuando la sua analisi, l’osservatore scoprira allora che le diverse manifestazioni della sua opera, spesso con l’aiuto della costruzione di macchinari molto elaborati che sfruttano i principii fisici più sconosciuti, nascondono al contrario un’approccio tutto in sensibilità ed intuizione che ci trasporta verso un mondo alla «Alice nel paese delle me-raviglie», nel quale quello che si vede non corrisponde sempre con quello che é, ed i diversi strati della rapresentazione appaioni nella loro complessita ludica e, sopratutto, giocosa.C’é infatti nella costruzione, una gioia quasi infantile, ma mai ingenua o superficiale, piuttosto la stessa gioia che ci riempe quando abbiamo finalmente trovato la soluzione a qualche cosa che ci appariva misteriosa ed incomprensibile et che si rivela in tutto il suo splendore sapiente, complesso e glorioso.Gli studi e l’esercizio della professione di architetto durante dei lunghi anni, hanno permesso a Jean Michel Hequet Vudici di poter adottare senza problemi uno sguardo ed una manièra di affrontare la realta im modo pragmatico, con un metodo basato su solide conoscenze scentifiche ed anche una maniera di esecu-zione nutrita da tutte le compo-nenti romantiche e poetiche al tempo. Alla soglia della sua maturità di fotografo, d’artista e di creatore di macchine fatte per vedere, ci offre oggi un bel regalo.
L
Vittorio E. PisuNato a Cagliari dove ha vissuto
fino all’età di 22 anni, visita Parigi per una
vacanza di quindici giorni ma ci si installa ed incomincia a lavorare come capo progetto
(a 23 anni)presso numerosi studi di
architettura, partecipando alle più importanti competizioni
della fine del XX secolo(su 44 concorsi é stato premiato 19 volte e ne ha vinto 10) e allo
studio di più di 160 progetti di architettura di cui 74 sono stati realizzati.
Architetto professione liberale dal 1985
lavora dall’anno 2000 con l’architetto d’interni
Colombe Stevens, insieme alla quale ha realizzato la
ristrutturazione di Hôtels Particuliers, Boutiques,
Uffici, Appartamenti, Residenze principali
e secondarie.Cofondatore della rivista di poesia «Prévoir et Dormir» nel 1973, al suo rientro da
New York, dove ha vissuto dal 1982 al 1985 e participato ad
un concorso per Times Square, inizia un’attività di creazione ed edizione di riviste (UNIS-
VERS, Le Champ Urbain, Ate-lier Europe, Palazzi A Venezia,
etc.)Nel 1999 inizia la produzione
di più di 400 trasmissioni tele-visive diffuse su Internet.
I loro titoli sono «Le Champ Urbain»
che tratta di architettura, paesaggio ed arte urbana,
«Spoutnik» sulla creazione contemporanea (pittura, scultura, fotografia, lit-teratura, teatro, musica, varietà)
Solo Opera dedicata all’arte lirica e SARDONIA una tras-missione sull’arte e la cultura
della Sardegna; Presidente e animatore dinumerose associazioni ha
promosso diverse(continua a pagina 14)
hantal Lorio é una grande e bella donna, con i cappelli rossi e la faccia piena di lentiggini.
Ride spesso e volentieri e ci si accorge che non puo rimanere ferma neanche un attimo.
Sta sempre andando e tornando, facendo domande, provando tutto quello che gli capita sottomano.
Chantal guida la motocicletta, ama correre sulle lunghe strade che si snodano nelle colline, oppure at-
traversare le grandi distanze americane oppure austra-liane, unica viaggiatrice su di una strada deserta che
continua dritta per centinaia di kilometri.Chantal é pittrice, ma anche molto di più.
E bravissima nel restauro dei mobili, dei quadri, degli oggetti antichi, che riporta a nuova vita.
Ha un’abilità diabolica nel ricostituire gli elementi che permettono di ritrovare l’aspetto originale di un quadro rovinato dal tempo ed opacizzato dal fumo e
dalla polvere, oppure ritrovare il lustro di un vecchio mobile diventato bancale ed inutilizzabile.
Chantal disegna, ha illustrato moltissimi articoli nei maggiori giornali e riviste francesi, tagliandosi una
solida reputazione in un mondo popolato da pescecani ed imbroglioni di ogni sorta.
Chantal dipinge, preferisce i grandi quadri dove ci racconta delle storie che sono tutte sue, anche se nat-uralmente riconosciamo benissimo certi scorci che ci sembrano familiari, ma dopo un esame attento ci ren-diamo conto che non facciamo abbastanza attenzione
al nostro quotidiano ed allo spazio che ci circonda.Chantal dipinge e nei suo dipinti ci svela
situazioni e prospettive che avevamo ignorato.Nei suo quadri uomini e donne si avvicendano, ma
sembra che non si incontrino mai, o allora per caso e di sfuggita.
Chantal si attacca spesso a dei temi ai quali non avevamo pensato, o non abbastanza.
Con la sua serie sui monaci ci rivelava la strana bellezza e l’eleganza di questi semplicissimi tabar-ri immemoriali, con i loro capucci che trasformano
qualsiasi personaggio in religioso oppure nascondono la sua identità affinché possiamo porci delle domande.
Chantal dipinge la città, ma non la città nuova, la città vecchia, antica, quella che conosciamo fin da
bambini, che rimane sempre li, anche se si trasforma lentamente, o viene fagocitata violentemente da una
modernità invadente e senza charme.Chantal viaggia, visita il Canada, vsita l’Italia e tanti
altri posti dai quali ci riporta delle immaggini, a meno che non habbia inventato tutto, ma guardando un
quadro non si capisce, non si distingue quello che é vero, quello che é stato sognato, quello che forse sarà
domani oppure quello che non sucederà mai.Nel dubbio chiedeteglielo.
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hantal Lorio é diplomata della Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris, in “Arts Plas-tiques” con i complimenti della
giuria. Disegna alla matita, dipinge all’olio, all’in-chiostro, con i pastelli di cera ed associando collage, carta spiegazzata, stracciata e crea diversi oggetti ed altre eccentricità.Attraverso il colore e la materia cerca di es-primere quello che le parole sono impotenti a descrivere. Privilegia il figurativo ma tende verso una grande semplificazione, l’assenza di detta-gli. Le luci contrastate, l’opposizione ombra - luce sono degli elementi impoetanti della sua rucerca pittorica.Preferisce i grandi formati e le sue tele pos-sono arredare un’intera parete.I paesaggi urbani che riproducono ci fanno penetrare in un mondo particolare, come-sognato, dove la realtà assume aspetti oniri-ci e poetici.
Le sue attività sono multiple e varie. Ha collaborato con degli studi di architettu-ra come colorista e maquettista. Ha anche creato numerose illustrazioni per giornali e riviste (Le Monde, Le Nouvel Ob-servateur, etc.) ha lavorato con diversi anti-quari.Si é perfezionata in altre tecniche (falso marmo, falso legno, marchetteria di paglia, arte povera, legno dorato, legno patina-to, etc.) Inoltre restaura mobili, oggetti et quadri antichi.Ha sempre organizzato degli ateliers artis-tici, riunendo diverse discipline delle arti plastiche.La sua esperienza la spinge a cercare sem-pre, a sperimentare nuove tecniche e nuovi territori.Diversi viaggi di studi l’hanno condotta in Canada, in Italia ed in altri paesi.Attiva da più di trent’anni espone spesso e volentieri. Ultimamente ha partecipato a di-verse esposizioni personali a Parigi e nella regione Ile de France.
CHANTAL LORIOC
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Salon des Artistes FrançaisMairie de Fumel,
Esposizione personaleMairie du Bourget
Esposizioni personali presso numerosi amatori
privati Parigi ed Ile de France
Centre Culturel de Pontoise,
Ecole Nationale Supé-rieure des Beaux Arts
ParisGalerie Image Paris
Maison de la Culture Saint Etienne
Galerie du LionParis
Galerie de la ChaiseParis
Grand Marché d’Art Contemporain
Bastille ParisGalerie de la Cité
LimogesChapelle Saint Jacques
VendômeSalon d’Art Chrétien
MontoireSalon des Arts
La ChartreLoir
Grand Marché d’Art Contemporain
Bercy VillageParis
L’EstaminetVendôme
Maurep’ArtMaurepas
OctuorTriel
Salon des IndépendantsParis
Salon des Arts Pontoise
Atelier Henri PintaParis
La maison des ArtsMaurecourt
Expositions prévues au Québec
pour l’année 2015
(continua dalla pagina 12)manifestazioni artistiche,
esposizioni di pittura, scultura e fotografia
insieme a Marie Amélie Anquetil, con la quale
ha creato la rivista «Ici, La bas et Ailleurs»
che illustra le diverse esposizioni di pittura,
scultura e fotografia, che insieme organizzano nell’ate-
lier del pittore Henri Pinta (Marseille 1856, Paris 1944).
Queste manifestazioni sono inoltre diffuse via web, attra-
verso un documentario filmato, realizzato ogni volta
all’occasione del vernissage delle esposizioni.
Per l’associazione SARDONIA, che ha creato
nel 1993, aveva prodotto più di trenta trasmissioni diffuse
sul sito canalweb.net, ed oggi disponibili sul canale
SARDONIA, fruibile all’indirizzo
vimeo.com/groups/198524.Oltre alle sua attività di
architetto, direttore di riviste e magazines, ed organizzatore di manifestazioni artistiche, ha in-cominciato nel 1985 un’attività di designer producendo diversi
mobili ed oggetti ispirati dal suo progetto «Un Palazzo A Venezia per il Mio Amore»
che ha generato un’alfabeto, diverse suppelletili, una rivista ma anche un’ esposizione allo
Hotel Concorde Lafayette a Parigi, numerose
esposizioni di pittura, scultura e fotografia, e la decorazione dello studio nel quale furono
realizzate le trasmissioni di Solo Opera, un déjeuner al
quale invitava i protagonisti dell’arte lirica.
All’occasione delle sue frequenti visite in Sardegna
realizza e diffonde dei docu-mentari che illustrano alcune
delle località che preferisce come Carloforte,
La Maddalena, Nora, e naturalmente Cagliari.
agliari Je t’aime é una manifestazione che si dovrebbe svolgere su di un periodo di tre anni ed organizzare, per il momento, due esposizioni ogni
anno, nel mese di aprile e nel mese di ottobre, invitando ogni volta un’artista francese a mostrare
le sue opere e nello stesso tempo a scoprire una città che non conosce perché diventi
in seguito il soggetto delle sue produzioni.Nel nostro progetto abbiamo immaginato di poter investire
dei luoghi come EXMA, il Lazzaretto, oppure il Ghetto, tutti luoghi che a Cagliari
sono deputati alle manifestazioni artistiche ed alle mostre, ma non siamo
opposti a qualsiasi proposta ci venga fatta.Siamo assolutamente pronti a collaborare
con tutte le istanze, pubbliche o private,al fine di riuscire a fare si che a queste manifestazioni partecipi
la popolazione cagliaritana ed anche i numerosi visitatori della capitale isolana.
La rivista «Ici, la bas et ailleurs» diretta da Marie-Amélie Anquetil, sarà distribuita durante
le manifestazioni naturalmente nelle due versioni (italiano e francese) in modo da pubblicizzare
l’iniziativa sia a Cagliari che a Parigi, ed i nostri numerosi seguaci nei diversi «social network»
potranno inoltre visionare il video realizzato all’occasione della manifestazione .
Noi speriamo sinceramente che questa iniziativa possa creare uno scambio continuo tra Cagliari e
Parigi, considerando che oggi la Sardegna é meglio conosciuta e considerata in altri Paesi Europei
molto più che in Francia, per delle ragioni storiche, sociali ed economiche.
In questi ultimi anni le presenze sarde in Francia sono diventate più evidenti ed anche delle iniziative comme quelle
gastronomiche hanno riscontrato un notevole successo.Non ultimi i numerosi ristoranti che si sono aperti e che
contribuiscono a diffondere la cultura e l’arte culinaria e gastronomica della Sardegna.
Naturalmente il nostro augurio é che questa manifestazione si protragga e continui nel tempo, attirando sempre più nume-
rosi, gli artisti francesi a venire a confrontarsi con il pubblico sardo e nello stesso tempo aiutare gli artisti sardi a venire ad
esporre, le loro opere a Parigi ed in Francia.Come potete vedere nelle numerose sequenze
messe in linea sia da SARDONIA, che dalla rivista «Ici, la bas et ailleurs»
la nostra contribuzione alla diffusione dell’opera dei numerosi artisti, sia sardi che non, si sviluppa nel tempo e continua tran-
quillamente ma fermamente a trattare quei temi che i mass-media spesso e volentieri trascurano,
ma lasciandoci la cura di rivelarli al pubblico. Marie-Amélie Anquetil & Vittorio E. Pisu
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ean Bernard Barsamian é nato nel 1971 vicino a Parigi. Passa l’infanzia in mezzo ai carto-ni per i successivi traslochi della
famiglia che alla fine atterra nel Morbihan.In questo trambusto continuo, un giorno la sua stanza da bagno prende la forma di uno studio fotografico, e tra le bolle di sapone e gli odori di rivelatore sboccia la sua pas-sione.Senza dubbio l’eredità immateriale di una sequenza di antenati esaltati.A sette anni scatta le sue foto con il suo pri-mo Instamatic, offerto dal padre artigiano fotografo ed artista pittore. Per lui le vacanze d’estate si organizzano in campi di scavi archeologici con lo zio, professore di storia. A dieci anni Jean Bernard ha il il suo primo soggetto di reportage con il suo primo “re-flex” prestato per l’occasione.All’adolescenza il suo gusto per l’immag-ine si afferma, purtroppo lontano dalla scu-ola di fotografia dei suoi sogni. Autodidatta, solamente nell’anno 2000 ri-uscirà ad ottenere il suo,primo lavoro nella
fotografia: Responsabile dell’immagine in una società di produzione, durante sei anni si forgia una solida e ricca esperienza.Copre l’attualità del suo dipartimento, sia che si tratti di avvenimenti istituzionali, che politici, sportivi o dello spettacolo. Impara facendo.Nel 2006 si sente pronto a dare un nuo-vo slancio alla sua passione e diventa fo-tografo indipendente.Crea la Fototeca del Genopole di Evry, collabora con Easyvoyage per realizzare un book alberghiero per dei reportage di avvenimenti.Nel 2009, diventato padre, cerca una ga-ranzia per l’avvenire ed integra les Ar-chives Departementales des Yvelines. Il suo lavoro di fotografo si apre allora ver-so altri aspetti quali la digitalizzazione e le riprese in istudio ed all’esterno.Nello stesso tempo continua, in proprio, a fotografare gli avvenimenti sportivi (24 heures de Rouen, Championnat du Monde de Chalon sur Saône, 25 heures de Francorchamps in Belgio) ma anche Mon-golfiades (festival de Aras), degli spettacoli
JEAN BERNARD BARSAMIANJ
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di compagnie di danza orien-tale, dei festivals de jazz, dei concerti e delle iniziative più personali (intorno al Graff).Pubblica nella rivista “L’Ex-press” ed in altre riviste spe-cializzate, le sue fotografie sono utilizzate per realizzare posters di avvenimenti o le copertine di libri.Per Jean Bernard esprimersi attraverso l’immagine é pri-mordiale.Veicolare le sue emozioni, in-formare, testimoniare, creare, far viaggiare, Jean Bernard si inscrive nella giustezza, nel-la semplicità e l’umilità dello sguardo, fedele a l’uomo dis-creto e sensibile che é.Il suo universo fotografico si sofferma su dei foto giornalis-ti di guerra quali Robert Capa oppure James Nachtwey per la prossimità dei soggetti e la loro testimonianza a pericolo della loro vita.Il nero e bianco profondo di JeanLou Sief, “Les absences du photographes” di Ray-mond Depardon, o ancora le “Vaches” di Thierry des Ouches, fanno anch’esse parte del suo spettro artistico.Dopo tre anni, un filo rosso del suo quotidiano, Jean Ber-nard s’é preso al gioco degli instanti rubati nel suo treno pendolare que frequenta in-lassabilmente “tre ore al gior-no, quindici ore alla settima-na, sessanta ore al mese...”.Delle gambe incrociate, dei binari al vivo, dei graffiti, del-le luci, delle nebbie, la folla, delle solitudini, dei sogni, delle mani occupate, dei cor-pi mescolati, delle pensiline deserte, dei riflessi. Abita di riflessi senza fine ed intima-mente poetici delle vite che non lo sono quasi mai. Jean bernard é aussi molto attacca-to all’Armenia.Il soggetto gli va bene ed i suoi scatti in bianco e nero di Gyumri, sconvolgono e pizzi-cano l’epidermide.