Post on 16-Mar-2021
Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino
Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306
Sito web: http://parrocchia-motte-in-luino.webnode.it/ email: parrocchia.motte@alice.it
San Giustino martire - 1 giugno
Giorno del Signore, della famiglia e del prossimo
La nostra diocesi quest'anno vuole sottolineare e
mettere al centro della sua pastorale il Giorno del
Signore attraverso anche una partecipazione e
valorizzazione dell'eucaristia e della S. Messa
domenicale.
Tutto questo per una partecipazione più assidua,
consapevole e fruttuosa e per una vita di comunità
cristiana e non individualistica o di solo precetto,-
adempimento verso una comunità che insieme
educa e si educa con e nel Signore. Infatti in
quaresima ci sono stati proposti di valorizzare
meglio i 3 momenti di silenzio-raccoglimento
durante la S. Messa.
Quello iniziale come preparazione all'incontro vivo
con Dio e con il prossimo e di perdono-proposito.
Il secondo dopo l'ascolto della parola di Dio perchè
essa non passi invano nel nostro cuore e nella
nostra vita. Il terzo dopo la S. Comunione come
momento di raccoglimento, ringraziamento e
proposito di vita fruttuosa in Cristo.
In questo mese di giugno siamo esortati a
riscoprire e valorizzare i gesti della comunione. Il
primo è il cammino processionale. L'Eucaristia si
riceve uscendo dal proprio posto (cioè dal proprio
IO) e, camminando verso il ministro che la
distribuisce. Nella sua semplicità questo gesto ha
un duplice significato: ci ricorda anzitutto che la
vita e la fede sono un cammino e l’eucaristia è il
pane del cammino-crescita spirituale ed umana. É
il nutrimento per tutto l'uomo, sostegno e
consolazione nella vita di ogni giorno con le sue
gioie e le sue fatiche, con le sue attese le sue
sorprese e le sue responsabilità. Ci ricorda inoltre
che il cammino si fa insieme. Verso l'altare si va
uno dietro l'altro perchè siamo un popolo in
cammino con il Signore e in Lui siamo la chiesa del
Signore. L'eucaristia ci fa uno in Cristo e in Lui tra
noi!
Infine l'Eucaristia si riceve sulla mano o sulla
lingua. Il gesto è molto semplice ma anche molto
espressivo: dice apertura senza resistenze, umile
disponibilità ad accogliere e sincera gratitudine
per il dono ricevuto che è Gesù stesso.
Giustamente ci dice Papa Francesco nell'Evangelii
Gaudium n. 183: "Una fede autentica che non è
mai comoda e individualista, implica sempre un
desiderio di cambiare se stessi e il mondo, di
trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore
dopo il nostro passaggio sulla terra. Amiamo
questo magnifico pianeta dove Dio ci ha posto e
amiamo l'umanità che lo abita, con tutti i suoi
drammi e le sue stanchezze, con i suoi aneliti e le
sue speranze, con i suoi valori e le sue fragilità. La
terra è la nostra casa comune e tutti siamo
fratelli".
Ed è questo il senso del nostro venire in chiesa, di
ogni Eucaristia, di ogni attività specialmente
religiosa e di Parrocchia, come quella della festa
compatronale di Sant'Anna e degli anniversari di
matrimonio che ci sarà alla fine di Luglio.
Don Ilario
Nacque intorno al 1802 nella città di Zunyi, nella provincia cinese del Guizhou. Con il marito, dal
momento che non poté aver figli, adottò due nipoti; tuttavia, alla morte del coniuge, si vide sperperare
da loro le magre sostanze che aveva guadagnato con lui coltivando ortaggi. Rimasta senza danaro, la
donna si trasferì fuori dalla porta della città, dove inaugurò una piccola locanda e, nel tempo libero,
fabbricava scarpe di paglia. Grazie al suo carattere gentile, si guadagnò l’amicizia e il rispetto dei vicini.
Nel 1852 ricevette la visita di un missionario itinerante, che le
parlò del cristianesimo. Desiderosa di saperne di più, una sera
invitò a cena un sacerdote e ne fu molto incoraggiata. Ogni
giorno prese a dirigersi alla vicina città di Yaojiaguan per
studiare il catechismo. I suoi sforzi vennero premiati con il
Battesimo, ricevuto il giorno di Natale di quell’anno, nel quale
prese il nome cristiano di Marta (“Mande”, un altro nome con
cui è conosciuta, altro non è che la traslitterazione di “Marta”
dal mandarino). Da allora, nelle maggiori solennità, andava a
Guiyang, compiendo un viaggio di tre giorni.
A cinquant’anni vi si trasferì definitivamente, per lavorare in
una casa di vergini consacrate. Era felice di aiutare in cucina e
in lavanderia, ma la sua gioia più profonda era prendersi cura
dei bambini. Nel 1857 venne aperto il Seminario maggiore a
Yaojiaguan e il Rettore, padre Bai, la prese a lavorare come
responsabile delle cucine.
Quattro anni dopo, nel 1861, scoppiò una nuova, terribile persecuzione religiosa, che obbligò i
seminaristi a sfollare a Yangmeigao. L’unica persona ad essere catturata nel Seminario fu
l’amministratore, il laico Giovanni Battista Luo Tingyin. Due allievi, Paolo Chen Changping e Giuseppe
Zhang Wenlan, vennero invece arrestati mentre tornavano da un giro di spese in città.
I tre vennero imprigionati in un tempio abbandonato, diventato una cava, sottoposti a numerose torture
e tenuti in condizioni miserande, motivo per cui Giovanni Battista si ammalò. Benché minacciata dalle
guardie, Marta forniva loro del cibo e portava degli abiti puliti. Fece anche in modo di consegnare delle
lettere da parte dei seminaristi al loro vescovo.
Il 29 luglio 1861 arrivò la notizia di un’amnistia da parte dell’imperatore, ma il magistrato incaricato di
seguire la loro sorte ignorò il decreto e ordinò in segreto che venissero giustiziati. Mentre venivano
condotti lungo le strade principali, verso il luogo dell’esecuzione, Marta li vide passare mentre lavava i
panni sulla riva di un fiume. Li seguì e, quando i soldati le dissero che le avrebbero tagliato la testa se
avesse proseguito, rispose: «Se loro possono morire, allora posso farlo anch’io». I quattro prigionieri
pregarono continuamente, con i volti raggianti di gioia, fino al luogo dove vennero decapitati.
Marta Wang Luoshi e i suoi tre compagni vennero inclusi nel gruppo di 33 martiri dei Vicariati Apostolici
di Guizhou, Tonchino Occidentale e Cocincina, il cui decreto sul martirio venne promulgato il 2 agosto
1908. La beatificazione, ad opera di san Pio X, avvenne il 2 maggio 1909. Inseriti nel più ampio gruppo
dei 120 martiri cinesi, capeggiati da Agostino Zhao Rong, vennero infine iscritti nell’elenco dei santi il 1
ottobre 2000, da san Giovanni Paolo II.
Santa Marta Wang Louzhi
Carissimi amici,
da quasi quattro mesi mi trovo nella missione “Km 48”, che il vescovo di Nakhon Sawan ha assegnato a
noi missionari saveriani. È la nostra prima missione in Thailandia. Sono insieme ad altri due saveriani: p.
Thierry Kengme, camerunese, e p. Thiago Rodriguez, brasiliano. La nostra avventura al Km 48 è iniziata
ufficialmente il 12 luglio 2014, ma prima di raccontarvi quello che stiamo facendo qui, voglio darvi una
breve inquadratura di questa missione.
Nella cartina di sinistra vedete la Thailandia, in bianco e rosso. La zona rossa è la diocesi di Nakhon
Sawan, che come territorio è la più grande delle dieci diocesi della Thailandia, anche se il numero di
cattolici è molto piccolo: circa dodicimila. Solo altre due diocesi hanno meno cattolici. Il territorio della
diocesi comprende 13 province. I sacerdoti in attività presenti nella diocesi, tra diocesani e religiosi, sono
poco meno di una quarantina. La nostra missione si trova nella provincia di Tak, 48 km a sud-est della
città di Mae Sot (ecco da dove viene il nome!) e a poco più di 130 km dal capoluogo di provincia, in una
zona montuosa e coperta da foreste. Noi ci troviamo a un’altitudine di 700 metri.
Nella cartina di destra potete vedere la nostra missione più ingrandita. Al Km 48 c’è un villaggio di circa
400 famiglie, un centinaio delle quali appartengono al gruppo etnico Akha. Circa 70 di esse sono
cattoliche, 12-15 sono protestanti e il resto sono animiste. Appartengono alla nostra missione anche una
Missione dalla Thailandia
famiglia Thai, che abita al Km 48, tre famiglie di etnia Hmong che abitano a 4 km dalla missione e altre 4
famiglie Akha che vivono un paio di km più lontano. Le altre 300 famiglie che vivono al Km 48
appartengono in parte ai gruppi etnici Hmong e Karen, in parte sono famiglie di immigrati birmani e,
infine, ci sono anche alcune famiglie Thai di origine cinese. La nostra parrocchia, che è intitolata a S.
Giuseppe Lavoratore, comprende in tutto un’ottantina di famiglie (circa 230 persone). A questo punto
vi starete chiedendo: ma come, tre preti per 230 fedeli? Sì, ma non solo per loro. Il vescovo ci ha affidato
l’evangelizzazione di tutta la zona intorno al Km 48 e a sud di esso, fino alla cittadina di Um Pang, che si
trova a quasi 120 km da qui. Si tratta di un territorio vasto e montuoso, lungo il confine con la Birmania,
per la maggior parte coperto da foreste, eccetto lungo le strade e intorno ai villaggi, dove la foresta è
stata tagliata per fare posto all’agricoltura. I villaggi di questo territorio sono abitati prevalentemente da
Hmong e Karen. Ci sono dei piccoli gruppi di protestanti ma ancora nessun cattolico. E siccome noi siamo
missionari, questo è proprio il posto giusto per noi. Abbiamo già iniziato a visitare alcuni dei villaggi più
vicini, e in uno di essi – Pakha Kaw – abbiamo organizzato alcuni giochi con un gruppo di bambini, con
l’aiuto dei bambini della parrocchia e di una ragazza che ci dà una mano nelle attività parrocchiali.
Pensiamo che la cosa più semplice sia di fare qualche attività con i bambini e poi, attraverso di loro,
iniziare a contattare le loro famiglie. Ma il primo passo è di presentarci ai leader dei villaggi, perché se
non siamo graditi a loro non possiamo fare niente nei loro villaggi.
Tornando al discorso iniziale, dicevo che la nostra avventura qui è iniziata ufficialmente il 12 luglio
scorso, con la S. Messa solenne presieduta dal vescovo Pibul Visitnondachai, che ci ha presentati alla
comunità parrocchiale. Dopo la S. Messa c’è stato il pranzo offerto a tutti i presenti, preparato da un
comitato parrocchiale. In realtà noi eravamo al km 48 già da alcuni giorni per pulire e preparare la casa
parrocchiale, che era attrezzata per una sola persona, perché prima di noi c’era sempre stato un prete
solo in parrocchia. La casa, a due piani, ha quattro stanze, due per piano. Al piano terra c’era l’ufficio
parrocchiale, che abbiamo mantenuto com’era, e una stanza adibita a studio fotografico. Quest’ultima
è ora la mia camera ed ufficio. Al primo piano c’era la camera da letto, con bagno, del parroco, che ora
è di Thierry, il nuovo parroco, e la cucina/lavanderia che noi abbiamo riadattato a stanza comune.
Abbiamo mantenuto il piccolo frigorifero e il forno a microonde che il parroco precedente ci ha lasciato,
abbiamo rimosso la lavatrice ed un letto che era usato come scaffale, abbiamo portato su la televisione
che era nell’ufficio ed alcune sedie. All’esterno di questa stanza c’è una veranda che noi usiamo come
sala da pranzo. L’anno prossimo faremo una piccola ristrutturazione per ricavare un’altra stanza per
Thiago, che per ora si è sistemato in una stanzetta nel giardino della parrocchia, sull’altro lato della
strada che passa davanti alla chiesa. Dietro alla casa parrocchiale c’è un bagnetto che era pubblico, ma
adesso è diventato il mio bagno privato. Ce ne sono comunque altri quattro a disposizione della gente.
La nostra prima preoccupazione era di incontrare e conoscere i nostri parrocchiani, così abbiamo iniziato
a visitare le famiglie dei bambini che partecipano alle S. Messe feriali (ce n’è un gruppo di 15-20. Gli
adulti vengono solo alla S. Messa della domenica, perché nei giorni feriali quasi tutti lavorano nei campi
e alla sera, quando tornano a casa, devono lavarsi e prepararsi la cena). Poi la gente stessa ha cominciato
a invitarci nelle loro case per qualche occasione speciale (compleanni, benedizioni, preghiere per gli
ammalati o per altre necessità ecc.).
Dopo una decina di giorni che eravamo arrivati, nel giro di una settimana sono morti tre anziani della
nostra parrocchia. Nella tradizione Akha, quando muore qualcuno, la salma viene tenuta in casa per tre
giorni e i conoscenti partecipano al lutto della famiglia portando frutta, verdura, bibite (e alcoolici) e
anche soldi, per contribuire alle spese del funerale, che sono consistenti. La famiglia del morto, infatti,
deve offrire da mangiare a tutti quelli che vengono a fare le condoglianze e a pregare per il defunto. Il
primo giorno si ammazza un maiale, il secondo giorno ci deve essere carne di mucca e il terzo giorno
carne di bufalo. Anche di notte ci sono parenti e amici che rimangono nella casa del defunto a vegliare,
chiacchierando amabilmente, giocando a carte o a dadi e, naturalmente, bevendo e mangiando in
compagnia, per impedire che lo spirito del morto venga a combinare qualche brutto scherzo. Il terzo
giorno si fa il funerale, che è seguito dall’ultimo pasto offerto dalla famiglia del defunto. Quando ci siamo
resi conto che c’era tanta gente radunata nelle case dei defunti, abbiamo pensato di celebrare le S.
Messe feriali non in chiesa, ma nelle case, cosa che è stata molto gradita dai presenti. Le S. Messe dei
funerali, poi, le abbiamo celebrate normalmente in chiesa. Fortunatamente il ritmo dei decessi in seguito
è rallentato: nei tre mesi e mezzo da allora abbiamo avuto “solo” altri due funerali! Invece abbiamo
avuto diversi battesimi, sia di bambini (12), sia di adulti (13, per la maggior parte anziani, che già si
stavano preparando al battesimo con il parroco precedente) e anche un paio di matrimoni di coppie
anziane, già insieme da molti anni, ma che non avevano mai ricevuto il sacramento. Avreste dovuto
vedere la gioia di quegli anziani neo-battezzati o neo-sposati!
Dopo alcune settimane dal nostro arrivo, ci siamo accorti che alla domenica i nostri parrocchiani, che
pure vengono in chiesa numerosi, dopo la S. Messa se ne andavano subito a casa. Allora abbiamo
pensato di offrire ai fedeli, al termine della S. Messa, una tazza di tè o di caffè con qualche biscotto,
creando così un piccolo momento per stare insieme in maniera informale facendo due chiacchiere. È
una cosa che si fa già in altre parrocchie. L’iniziativa ha avuto successo, e ora la gente non ha più fretta
di andare a casa dopo la S. Messa, ma si trattiene per una buona mezz’ora. Un gruppo di signore si
incarica di preparare il necessario ogni domenica, e poi pensa anche a lavare le tazze e a rimettere tutto
in ordine. Quando poi la gente se ne va, uno di noi, a turno, accompagnato dal solito gruppo di bambini,
porta la comunione agli ammalati. Ma mi accorgo che mi sto dilungando troppo, perciò sarò più breve
con il resto.
In ottobre, mese missionario e mese anche del rosario, abbiamo pregato il rosario tutte le sere in chiesa,
con una partecipazione che ci ha sorpreso: c’erano sempre più di cento persone presenti. Il sabato
precedente la giornata missionaria mondiale abbiamo fatto il rosario missionario, che abbiamo
preparato con i cinquanta bambini che stavano partecipando a una tre giorni di catechesi missionaria
(pensata da noi, ma che è stata condotta e animata da un gruppo di giovani della parrocchia.
Normalmente questi giovani sono fuori per studio, ma in ottobre ci sono alcune settimane di vacanza
tra un quadrimestre e l’altro. Qui, infatti, l’anno scolastico inizia a fine maggio e si conclude all’inizio di
aprile con, appunto, un’interruzione di tre settimane in ottobre.). La giornata missionaria mondiale ci ha
dato l’occasione di insistere sulla necessità, per ogni comunità cristiana, di essere una comunità
missionaria, cioè aperta a chi non appartiene al proprio gruppo, alla propria etnia o alla propria religione,
e pronta a dare una testimonianza significativa dei valori evangelici che Gesù ci ha trasmesso. È un’idea
non facile da accettare per la maggioranza Akha dei nostri parrocchiani, che hanno in mente una Chiesa
a loro misura, come se Cristo fosse venuto al mondo solo per loro.
Stiamo cercando di far entrare questa idea in tutti i modi possibili. Perciò alla tre giorni di catechesi
abbiamo invitato anche alcuni bambini Hmong del villaggio di Pakha Kaw, dove avevamo organizzato i
giochi qualche settimana prima. Ne sono venuti 8, tutti buddisti, e devo dire che i bambini del nostro
villaggio li hanno accolti molto bene. Per la stessa ragione Thiago e io andiamo a insegnare inglese in
una piccola scuola per bambini birmani due volte alla settimana. Non è facile, perché loro non parlano
il tailandese, ma accompagnando alle parole i gesti, e aiutandoci anche con immagini e cartelloni, in
qualche modo riusciamo a farci capire. All’inizio alcuni dei nostri cristiani ci chiedevano: ma perché
andate alla scuola birmana? È una perdita di tempo. Dovreste fare qualche cosa di più per noi, invece
che per i nostri nemici. Eh, sì. In Thailandia i birmani sono ancora guardati con ostilità dai tempi delle
guerre che si sono combattute tra i due Paesi, più di due secoli fa. I tailandesi non hanno mai accdettato
la sconfitta subita ad opera dei birmani nel 1767, che rimane come una macchia nella loro storia. Per
questo non si fanno scrupolo di sfruttare i lavoratori birmani presenti in Thailandia (non ho cifre precise,
ma ce ne sono almeno 700.000/800.000) pagandoli con salari bassissimi. Le autorità lo sanno, ma fanno
finta di non sapere.
Oltre a questi immigrati, che sono in grande maggioranza semi-clandestini, perché non hanno i
documenti in regola, in Thailandia ci sono anche altri 130.000 profughi birmani confinati nei 10 campi
profughi che si trovano lungo il confine. Uno di questi campi, che al momento ospita circa 15.000
profughi, è situato accanto al villaggio di Um Piam, una quarantina di km a sud della nostra missione. Io
ho ottenuto il permesso di entrare in questo campo per incontrare i cattolici che si trovano là. Sono circa
200. Ci vado una volta alla settimana per la celebrazione della S. Messa e per visitare le famiglie. Nel
campo ci sono due chiesette cattoliche che, come tutte le case e le altre costruzioni (scuole, centri sociali,
negozi e perfino il piccolo ospedale), sono fatte di bambù. Alterno la celebrazione della S. Messa una
volta in una chiesa e una volta nell’altra. Faccio le S. Messe in inglese, perché io non so il birmano e i
profughi non sanno il tailandese. Però riescono a seguire il rito in inglese, anche se quelli che parlano
l’inglese sono molto pochi. Il catechista del campo, che è tra quei pochi, traduce le mie prediche in
birmano. È lui che, dopo la S. Messa, mi accompagna a visitare le famiglie, per fare un piccolo momento
di preghiera nelle loro case e dare una benedizione.
Ecco, questo è un piccolo sommario della nostra missione al km 48. Ci sarebbero ancora tante cose da
raccontare, ma non è questo il momento di… scrivere un libro! Aggiungo solo che dalla parte del giardino,
accanto alla stanza di Thiago ci sono altri due stanzoni, ognuno con due bagni, sempre pronti ad ospitare
chiunque voglia venire a farci visita. Siete tutti invitati! Ma ricordatevi di portarvi un maglioncino o una
giacca, perché di sera e di mattina presto la temperatura è piuttosto fredda. Vi aspettiamo.
Vi chiediamo il sostegno della vostra preghiera, che ricambiamo con riconoscenza. Un abbraccio a tutti.
P. Giovanni Matteazzi
Incontro con le catechiste del decanato avvenuto lunedì 18.5.2015 alle ore 21 presso
il Cinema Teatro Italia di Germignaga in Via Mameli
Relatore: don Antonio coadiuvato dalla pedagogista D.ssa Barbara Rossi
Argomenti della serata: - Proposta del 1° anno (presentazione del sussidio dei bambini)
- Linee per il 2° anno
- Indicazioni sul percorso di formazione per il 2° anno
Il titolo del libro “Con Te” può essere inteso come se Gesù volesse dire: “Io voglio stare con te”, oppure, ogni bambino
che esprime la “voglia di stare con Gesù”. Il termine “te” può essere riferito, inoltre, a ciascuno di noi genitori, amici,
educatori, catechisti ecc.) e nei diversi anni di iniziazione cristiana ecco che i volumi assumano diversi titoli:
Con te - figli 1° anno
Con te - discepoli 2° anno
Con te - amici 3° anno
Con te - cristiani 4° anno
Si tratta di un percorso che accompagna i ragazzi dai 7 agli 11 anni all’incontro personale con Gesù nella comunità
cristiana. I bambini vivono finalmente l’esperienza di essere figli di Dio e, il più delle volte, è il primo annuncio che
ricevono poiché la famiglia è spesso assente nell’ambito della Fede e, questo percorso diventa anche per i genitori una
buona opportunità per rinnovare quella esperienza religiosa “messa nel cassetto” dal giorno del matrimonio.
Ad alcuni bambini del 1° anno bisogna insegnare il segno della croce !!!
Nel primo anno si tratta il Vangelo di Marco: ci sono 4 dimensioni che si intrecciano tra loro:
Vissuto dei bambini (la loro esperienza di vita)
Parola di Dio (luce per i miei passi, lampada sul mio cammino)
Liturgia e preghiera (cuore dell’esperienza cristiana, parlare con Dio)
Vita di Chiesa (Comunità cristiana)
La parola di Dio si interseca con il vissuto di ogni persona, con la sua cultura e il contesto vitale nella quale è annunciata;
diventa parola celebrata nella liturgia, fonte di vita nuova nella comunità cristiana. Bisogna cogliere l’armonia che c’è fra
queste 4 dimensioni.
É un percorso in tappe e tempi che facciamo insieme, il progetto operativo lo dobbiamo stabilire noi, non è fisso. Il filo
rosso è il cammino che diventa un anno con te!
Per lavorare insieme occorre:
a. la flessibilità (capacità di realizzare tutti insieme, mettendo insieme le risorse di ciascuno, il percorso deve
essere costruito dalle diverse catechiste che interagiscono, non esiste più la singola catechista. Ognuno di noi
ha le sue convinzioni, le sue aspirazioni, i suoi traguardi ma occorre lasciare spazio anche alle intuizioni degli
altri, dobbiamo ricordare ciò che dice San Paolo: “è la Grazia di Dio che ci salva prima delle opere che
compiamo”. L’importante è camminare mano nella mano con Gesù)
b. gli strumenti ( 1° strumento è il sussidio per i ragazzi - 2° strumento la guida cartacea che chiamiamo tappa)
c. le miniere (sono i materiali: testi, parabole, narrazioni, audio, racconti)
d. gli approfondimenti (il materiale lo possiamo arricchire con le esperienze dei ragazzi, il vissuto dei ragazzi.
Dobbiamo far gustare loro la parola di Dio come si trattasse di una torta. Far arrivare a loro i contenuti catechistici
e teologici attraverso un canto. Occorre far pervenire loro la parola di Fede attraverso schede invitanti e allegre
come quelle presentate nel testo.
Dalla metà del prossimo mese di Giugno sarà istituito un sito e sarà possibile anche fare dei giochi accendendo il
computer:
- file multimediali
- immagini da visionare
- schemi di celebrazioni
Le immagini possono essere lette anche dai bambini perché richiamano il loro vissuto. L’esempio riportato dal testo
riguarda “la tempesta sul lago di Rembrandt” esaminando questa immagine il bambino può percepire i diversi stati
d’animo dei personaggi, i momenti di gioia e quelli di paura e anche questo può essere utile per fargli scoprire Dio come
colui che aiuta a passare dal timore alla fiducia e può diventare un mezzo per superare le difficoltà della vita. La paura va
guardata, bisogna cogliere nel buio della notte quella luce che è la mano di Gesù che ci viene sempre in aiuto e ci fa
camminare con Lui.
Per passare dalla paura alla fiducia occorre la luce che è Gesù che arriva e non ci lascia mai soli, Lui c’è sempre e c’è per
tutti. Il modo migliore di chiamarlo è nella preghiera.
Le linee portanti del 2° anno pongono al centro:
La persona di Gesù (come Maestro che chiama all’esperienza del discepolato)
Immedesimarsi nei personaggi che incontrano Gesù (il cieco nato, Zaccheo, ecc.)
Imparare a pregare con e come Gesù
Riferimento principale per il 2° anno sarà Il Vangelo di Luca.
Al termine dell’incontro don Ilario è intervenuto elogiando il testo “Con Te” ritenendolo adatto e stimolante per i bambini
della generazione attuale e che distribuirà alle catechiste della propria Parrocchia.
Questo incontro si è concluso alle ore 10.45, il prossimo è programmato per il mese di settembre.
Rachele Ziliani e don Ilario Costantini
Le rondini, piccoli messaggeri della primavera
La rondine è una delle specie animali più conosciute: forma
aerodinamica, capo allungato, ali molto lunghe ed appuntite, coda
forcuta, zampe corte. Ma c’è rondone e rondine…….
La vera rondine (Hirundo rustica, questo è il suo nome in latino) ha
la coda molto forcuta e più lunga nei maschi, la parte superiore del
corpo di colore blu scuro metallico, quella inferiore bianco –crema e
il sottogola castano-rossiccio. Frequenta centri abitati, campagne,
terreni coltivati. Il nido fatto di fango è a forma di coppa e viene costruito spesso sotto i coppi o al
riparo su travi, anche all’interno delle stalle. In volo la rondine raggiunge i 70-80 Km all’ora.
Parente prossimo è il balestruccio, più piccolo con coda meno forcuta, la parte superiore del corpo
nero bluastro, ma con groppa e parte inferiore bianchi. Il balestruccio frequenta i centri abitati e
costruisce i nidi, sempre di fango, sotto i cornicioni e i balconi con una caratteristica apertura laterale.
Entrambe sono specie migratrici e per raggiungere i quartieri invernali in
Africa devono ogni anno attraversare il deserto del Sahara. Vivono di media
3-4 anni, ma alcuni esemplari possono superare i 10 anni e ogni giorno un
singolo esemplare cattura circa 170 grammi di insetti, soprattutto mosche e
zanzare. Per questo motivo sono animali utilissimi e vengono protetti dalla
legge.
Purtroppo in tutta Europa le rondini, a partire dal 1980, sono in forte
diminuzione e ognuno di noi se ne può accorgere osservando spesso nidi di
balestruccio desolatamente vuoti.
Le rondini sono capaci di “curarsi con le erbe”; quando i piccoli soffrono
di congiuntivite i genitori recuperano un rametto di erba dei porri e fanno
cadere una goccia di lattice negli occhi dei rondinini!
A partire da metà agosto sino a metà settembre di ogni anno i canneti del Lago di Varese diventano
tutti i giorni un dormitorio (in inglese roosts) per circa 10.000 rondini. Per meglio studiare il
fenomeno da alcuni anni è stata organizzata una stazione di inanellamento.
Per saperne di più:
www.lipu.it
www.springalive.net
www.bolledimagadino.com/progetto_rondine
www.hirundorustica.com
Date: 27 dicembre 2014 11:56
Oggetto: Qui UBI - Ordine di bonifico
A: mvlanella@libero.it
Gentile Cliente,
ti comunichiamo di aver ricevuto in data odierna l'ordine di eseguire un bonifico. I principali dati
dell'operazione sono:
Importo: 4.000,00 euro:
Causale: P. Marrone Salvatore Progetto Fatah 1 e 2 Masalma Khartoum
Data esecuzione: 27/12/2014
Servizio Clienti UBI Banca
Da: Salva marro <mrrsalvatore@hotmail.com>
Date: 28 aprile 2015 20:46
Oggetto: RE: Qui UBI - Ordine di bonifico
A: Maria Vittoria Lanella <mvlanella65@gmail.com>
Carissima Vittoria, non ti dico quanto mi vergogno per il notevole ritardo con cui mi faccio vivo, come
vedi anche noi preti dobbiamo confessarci spesso. Spero che stiate tutti bene e che abbiate trascorso una
Pasqua felice. Innanzitutto grazie per l'offerta che avete mandato che ha avuto qualche difficoltà ad
arrivare per via delle sanzioni ma alla fine grazie a Dio è arrivata in febbraio. Appena arrivata ci siamo
mossi e poco alla volta siamo riusciti a fare degli interventi significativi. Il primo è stato il riparare due
stanze usate da una famiglia la cui madre era da poco morta lasciando un vedovo con circa 6 figli. Vi
mando alcune foto così potete vedere. Le due stanzette durante la stagione delle piogge lasciavano passare
l'acqua dal tetto con conseguenze sulla salute dei bambini. Siamo riusciti a sistemare le stanze e rendere
il posto più umano anche perché il padre era fuori tutto il giorno per cercare di trovare lavoro e quindi i
bambini erano abbandonati a se stessi. La loro gioia nel vedere le due stanze messe a posto è stata una
cosa bellissima. Poi sempre nella stessa zona abbiamo iniziato in collaborazione con le suore di Madre
Teresa a distribuire del cibo e indumenti per i profughi soprattutto bambini e bambine che provengono
dalle zone di guerra delle montagne Nuba. Stiamo facendo interventi mirati perchè le necessità sono tante
e quindi cerchiamo di aiutare chi è veramente nel bisogno, cercando di aiutare soprattutto I più
vulnerabili. Non so come ringraziarvi perchè se possiamo aiutare è per vostro merito, e vi posso garantire
che siete sempre tutti nelle nostre preghiere. Qui l'afflusso dei rifugiati provenienti dal sud aumenta
sempre di più, ormai il Sud si stà dilaniando in guerre fratricide e quindi giovani, bambini, donne, stanno
scappando al nord e molti con l'intenzione di non tornare più al Sud perchè hanno perso tutto quello
che avevano. I nostri centri sono strapieni e vi posso garantire che tutti noi siamo sotto pressione. Con i
vescovi stiamo cercando di vedere cosa possiamo fare ma non è facile. La nostra gioia come sempre sono
le persone, anche se la loro sofferenza non ci lascia indifferenti. Non ci si abitua alla sofferenza dei poveri.
Ancora abbiamo problemi ad ottenere il visto di entrata per nuovi confratelli o personale della chiesa,
ormai sono più di tre anni che non entra un ricambio, pensate che io sono stato praticamente l'unico. Ma
questo ci aiuta a lavorare molto con la comunità cristiana, è un cammino che stiamo facendo insieme ed
è bellissimo. Come sempre sapete che non posso entrare in certi dettagli ma vi chiedo di pregare per
questo paese. Molti di quelli che arrivano o muoiono vicino alle nostre coste italiane passano di qui, è
gente che non ha più nulla da perdere, preferiscono morire in mare che qui. Quando è arrivata la notizia
dell'affondamento della nave con più di 700 persone, abbiamo visto la tragedia nei loro occhi perchè molti
avevano figli, figlie, mariti, amici in viaggio e non sapevano se erano su quelle navi che affondavano. Mi
ricordavano I film sulla guerra mondiale quando andavano a leggere i nomi di quelli che erano morti nei
combattimenti. Molti qui hanno figli e figlie di cui non sanno più niente, sono etiopici, eritrei, somali, etc.
Il dolore è molto forte qui. Ma anche la voglia di vivere, di gioire. Spero di riuscire a mandarvi un po' di
foto.
Grazie ancora per la vostra amicizia ed un abbraccio a tutti.
P. Salvatore
LA PARROCCHIA DELLE MOTTE, IN
COLLABORAZIONE CON L’ASILO
ORGANIZZANO LA FESTA
COMPATRONALE DI S. ANNA E DEGLI
ANNIVERSARI DI MATRIMONIO PER
IL
UNIAMO LE NOSTRE FORZE
…AIUTACI A REALIZZARE UN EVENTO CHE
RESTI NEL CUORE DI TUTTI!
Comunica la tua
disponibilità entro
il 12 luglio
2015
a Don Ilario, alla
catechista dei tuoi
figli, a chiunque
pensi possa farti
da tramite con la
Parrocchia;
abbiamo bisogno
del tuo aiuto per
organizzare il
pranzo al campo di
calcio delle Motte!
Per maggiori informazioni e per iscriverti come volontario puoi
contattare Don Ilario allo 0332/530306
oppure nelle ore serali:
Roberta e Giovanni Campoleoni 0332/53 07 17 o
347/70 078 27
Antonella Cozzi-Pari 0332/53 39 13 o
333/38 77 825
Katia Bergamaschi 348/153 66 56
Maria Concetta Parini-Foresta 0332/53 25 95 o
320/852 83 62