Post on 08-Jul-2015
Università degli Studi di MessinaIngegneria Elettronica (N.O.)
A.A. 2007/2008
Corso di Misure ElettronicheCorso di Misure ElettronicheProf. Giovanni Galli
Progettazione e realizzazione di un sistema per la trasmissione e ricezione di un segnale sonoro
attraverso l’impianto elettrico domestico(Tecnologia Powerline o Onde convogliate)
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Indice:
Introduzione______________________________________________________________________pag. 4
La tecnologia Powerline______________________________________________________pag. 5
- Cenni storici……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 5
- Concetti generali della tecnologia Powerline……………………………………………………………………………………. .pag. 6
- Utilizzi della tecnologia Powerline…………………………………………………………………………………………………………………………….pag. 7
- Limiti e problematiche nello sviluppo della tecnologia Powerline………… pag. 8
Segnali sonori___________________________________________________________________pag. 11
- Altezza………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. pag. 11
- Intensità…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….pag. 12
- Timbro………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….………………………pag. 12
- La percezione del suono………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………pag. 13
- Da segnale sonoro a segnale elettrico……………………………………………………………………………………………………………pag. 14
- Conversione Analogico/Digitale…………………………………………………………………………………………………………………………………….pag. 15
Progettazione e simulazione del sistema_______________________________pag. 17
- Trasmettitore………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….pag. 17
Schematizzazione del trasmettitore…………………………………………………………………………………………………………….. pag. 17
Filtraggio e missaggio…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….pag. 17
Blocco integratore………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… pag. 21
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Filtro di pre-enfasi e de-enfasi……………………………………………………………………………………………………………………………….. pag. 23
Modulazione FM……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… pag. 24
Richiami teorici…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… pag. 24
Realizzazione modulatore FM……………………………………………………………………………………………………….. pag. 26
Adattamento di canale…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 28
Alimentazione………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 28
- Ricevitore………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………pag. 30
Schematizzazione del ricevitore………………………………………………………………………………………………………………………… pag. 30
Filtraggio della rete elettrica………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 31
Sintonia……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………. pag. 32
Demodulazione…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 35
Alimentazione………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..pag. 35
Realizzazione del sistema___________________________________________________pag. 37
- Trasmettitore FM sui 150-160 KHz…………………………………………………………………………………………………………………………pag. 38
- Ricevitore FM sui 150-160 KHz……………………………………………………………………………………………………………………………………. pag. 46
- Taratura……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………pag. 51
Appendice: Datasheet_______________________________________________________pag. 53
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Introduzione
Scopo principale di questa relazione è di illustrare il funzionamento di un sistema che,
sfruttando la tecnologia Powerline, riesce a trasmettere un segnale sonoro opportunamente
modulato da uno stadio trasmittente verso un’altro stadio ricevente, sfruttando come canale
trasmissivo la rete elettrica.
La realizzazione di tali strumenti potrebbe apparire superflua se ci si limita a pensare agli
utilizzi possibili in una abitazione privata. Ma se si pensa, per esempio, ad un ristorante o
ad un pub con molte sale, nelle quali si vuole fare arrivare la musica riprodotta da un
amplificatore posto vicino alla cassa, allora il problema assume connotati diversi. Si potrebbe
in prima approssimazione pensare che basterebbe collegare le varie casse posizionate nelle
sale direttamente con l’amplificatore principale semplicemente collegandole tramite
comunissimi fili. Ma una connessione del genere, che andrebbe effettuata in parallelo,
porterebbe ad una molto probabile e rapida fusione dei transistor finali dell’amplificatore
principale; questo accadrebbe perché, collegando in parallelo all’altoparlante principale degli
altoparlanti sussidiari, si verrebbe ad abbassare l’impedenza di carico vista dall’amplificatore
principale, che, se esso risulta progettato per un carico di 8 ohm, collegando in parallelo
due altoparlanti si abbasserebbe a 4 ohm e collegando tre altoparlanti si abbasserebbe a 2,6
ohm e così via.
Prima di passare a descrivere la realizzazione ed il funzionamento del trasmettitore e del
ricevitore, riteniamo opportuno soffermare l’attenzione sulla tecnologia Powerline che è quella
che sfrutteremo per far viaggiare il nostro segnale sonoro sulla comune rete elettrica. Inoltre ci
concentreremo anche sulle onde sonore (sia per quante riguarda le loro caratteristiche fisiche
che su come esse vengono recepite dall’uomo), su come esse possano essere trasformate in
segnali elettrici per consentirci di elabolarle e sulla digitalizzazione dei segnali elettrici stessi,
per poterli così inviare, una volta modulati in FM, sulla rete elettrica.
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La tecnologia Powerline
- Cenni storici
La tecnologia Powerline (in inglese PLC, Powerline Communication, in italiano Onde
convogliate, indicata anche come Power Line Telecom, PLT, o Power Line Networking,
PLN) è una tecnologia per la trasmissioni di voce o dati che sfrutta la rete di alimentazione
elettrica. Tale teconologia negli ultimi anni
sta conoscendo un importante sviluppo,
infatti la BPL, acronimo di Broadband on
Power Lines, cioè banda larga su rete
elettrica, è definita negli USA come la
tecnologia adatta per i consumi moderni,
anche se però non si tratta di un’idea
totalmente innovativa, infatti già nel 1999 si
hanno i primi tentativi di distribuzione di Internet su rete elettrica con i primi standard: il DPL
(Digital Power Line) e il PAN (Powerline Area Network).
Già allora si acclamava alla soluzione ideale, che avrebbe permesso di superare i problemi
relativi all’utilizzo del doppino nell'ultimo miglio.
Microsoft si è subito occupata della nuova tecnologia, stringendo opportuni accordi. Dopo un
paio di anni ci ha provato la Germania, in partnership con l’ENEL. Anche in Francia, regina
del Minitel, l'idea sembrava valida. Nel frattempo, Merloni Elettrodomestici faceva le prove
con il protocollo WRAP (Web Ready Appliances Protocol), per far dialogare gli
elettrodomestici tra loro anche via cavo elettrico. Sono quindi arrivati i primi timidi tentativi
italiani di dare concretezza all'idea. Nello stesso periodo, però, i tedeschi facevano sapere
che preferivano invece abbandonarla: i modem non erano stabili come desiderato. Si
accendeva allora una polemica tra ENEL e RWE, la cui alleanza aveva dato luce alle prime
realizzazioni. Ma ENEL decise di andare avanti, anche per ragioni tecniche, prima ancora
che legate a variegate politiche commerciali; infatti la Powerline avrebbe consentito di
"svincolarsi" dal doppino per le comunicazioni tra le centrali. Della tecnologia Powerline ne
parlò compiutamente EDN, specializzato in notizie sulla progettazione elettronica. Molto in
breve, EDN spiegava che il BPL non è affatto la soluzione ottimale come invece si voleva far
credere. Esso, sempre secondo EDN, ha molte criticità, prima fra tutte quella del corretto
equilibrio della linea elettrica, dei carichi che vi sono applicati e di tanti altri e complessi
fattori, dal cui approfondito esame emerge un grado di affidabilità e di resa inferiori rispetto
alle aspettative progettuali. Attualmente la tecnologia Powerline ha superato molte difficoltà
ed è stata sfruttata per varie applicazioni: Domotica e reti locali, Internet e banda larga, Rete
ibrida Wi-Fi e Powerline. In Svizzera la tecnologia Powerline ha raggiunto negli ultimi anni
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una delle maggiori diffusioni in Europa in termini di utenze collegate e di percentuale di
copertura del territorio. Varie municipalizzate dell'energia elettrica hanno iniziato a
commercializzare tariffe Powerline con una banda che varia da un taglio minimo di 300
Kbit/sec. ad un massimo di 2 megabit. Dagli attuali 40 megabit/sec. di banda per cavo in fibra
ottica, si iniziano a commercializzare cavi con 85 megabit di banda. In laboratorio si sono già
raggiunte velocità di 100 gigabit/sec., ma non sono ancora commercializzate.
Inoltre molte città statunitensi (ormai da circa vent'anni) e Germania sono coperte.
- Concetti generali della teconologia Powerline
Il principio di base della teconologia è di sovrapporre alla tensione di rete (che, come noto,
ha una frequenza di 50 Hz) un segnale a frequenza elevata (compresa tra i 150 e i 160 KHz)
e ampiezza limitata (all’incirca 100-200 mV). Questo segnale si propaga in tutto l'impianto
elettrico di casa ed è quindi "disponibile" per essere ricevuto in ogni presa. E’ comunque
possibile utilizzare frequenze diverse, variabili dagli Hz fino ai MHz, a seconda ovviamente
degli utilizzi che se ne devono attuare.
Per una trasmissione digitale con Powerline posso stabilire che la condizione di "uno logico"
equivale al segnale ad elevata frequenza presente e la condizione di "zero logico" equivale al
segnale non presente posso allora trasmettere dei dati digitali attraverso l'impianto elettrico, e
posso far comunicare tra loro diversi dispositivi posti in stanze diverse senza doverli
fisicamente direttamente collegare per esempio passando dei nuovi fili.
Segnale ad alta frequenza sovrapposto alla
tensione di rete
Scopo della Powerline è quindi di
permettere la trasmissione, su reti elettriche, di informazioni codificate mediante la tecnica di
modulazione dei segnali che si basa sul principio delle onde convogliate.
Data la capillarità di distribuzione nel territorio e verso l’utente finale delle linee elettriche, la
Powerline rappresenta il futuro delle telecomunicazioni per la fornitura di servizi, specie
nell’ultimo miglio, sia in ambito civile, quali l’accesso alla rete Internet, l’audio, la telefonia, il
video anche on-demand, ed inoltre è importante per le applicazioni di domotica, sia in ambito
industriale, per esempio per la realizzazione di reti locali per la telegestione ed il telecontrollo
delle macchine automatiche o a controllo numerico, nonché degli impianti di segnalazione,
emergenza e sicurezza.
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Al vantaggio patrimoniale di sfruttare un mezzo già cablato, sia esternamente che
internamente all’utenza da servire, si aggiunge anche il vantaggio socio-economico di poter
fornire servizi ad alto contenuto tecnologico anche in quelle zone isolate, come ad esempio i
paesi di montagna, o tecnologicamente arretrate, come la maggior parte dei paesi in via di
sviluppo, dove gli attuali operatori di telecomunicazione non investono per il basso indice di
redditività finanziaria: ovunque, infatti, è oramai diffusa una presa terminale di un impianto
elettrico. La Powerline è comunque ancora poco sviluppata rispetto alle sue potenzialità
perché il mezzo trasmissivo non risulta a priori idoneo a trasmettere segnali ad alta
frequenza, essendo stato progettato e realizzato, e soprattutto gestito e mantenuto, per
trasmettere segnali elettrici a bassa frequenza; pertanto la maggior parte delle applicazioni
sono state fino ad oggi sviluppate prevalentemente in ambito locale con bassi flussi
trasmissivi, come alternativa alla trasmissione dei dati su cavo di rame apposito.
Attualmente, anche per il naturale sviluppo tecnologico che permette di disporre di più efficaci
tecniche di sfruttamento del canale trasmissivo, sta aumentando l’impiego della Powerline
anche con altissimi flussi trasmissivi da realizzare anche fra reti locali distanti fra loro, con
un’adeguata struttura trasmissiva capace di raggiungere elevate distanze.
La Powerline risulta versatile ed integrativa: la sua applicazione infatti non elimina, bensì
integra le reti di trasmissione di dati già esistenti in ambito locale, sfruttando la rete elettrica a
bassa tensione presente in tutte le abitazioni o uffici, combinandosi anche con quelle
esistenti fra gli edifici, anch’esse prevalentemente in bassa tensione, risolvendo in tal senso
pure il problema della copertura del cosiddetto “ultimo miglio” o local loop.
Pertanto lo scopo principale è di capire le effettive potenzialità della rete elettrica in bassa
tensione e le eventuali problematiche legate al suo sfruttamento per la trasmissione di servizi
di telecomunicazioni.
- Utilizzi della teconologia Powerline
La Powerline viene da tempo utilizzata per la domotica con l'utilizzo di vari standard.
Quelli più datati consentivano soltanto trasmissioni con banda limitata ed erano dedicati a
semplici automazioni domestiche come l'accensione di luci o la realizzazione di impianti
antifurto. Inoltre richiedevano l'installazione di appositi moduli di interfaccia all'interno delle
prese e dei comandi. Il vantaggio rispetto ai sistemi tradizionali risiedeva nel fatto che, oltre
che nel risparmio di parte del cablaggio, era possibile modificare con estrema semplicità il
funzionamento dell'impianto e nella possibilità di realizzare funzionalità "intelligenti".
La Powerline si presenta come una tecnologia alternativa al doppino, che teoricamente
potrebbe tecnicamente essere utilizzato per il collegamento fra centrali di media e bassa
tensione; tuttavia, essendo il doppino telefonico in rame un cavo uguale a quello elettrico, ciò
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spinge gli operatori elettrici a usare la rete di loro proprietà piuttosto che ricorrere a
infrastrutture esterne.
Quindi la tecnologia Powerline può essere utilizzata per portare la banda larga a quelle
utenze che sono interposte alla rete wireless da alberi, muri o altri ostacoli al segnale.
Piuttosto che localizzare in alto il ripetitore, sempre che sia disponibile un punto
adeguatamente alto, o realizzare un improbabile traliccio per servire una singola utenza,
risulta molto meno costoso collegare al ripetitore wireless più vicino un "convertitore" che
invia il segnale su cavo elettrico, anche se l'apparato wireless è distante dalla cabina di
bassa tensione (e l'attrezzatura per Powerline va posta in un'apposita cabina). L'Italia ha
7500 km di cavi elettrici, una delle reti elettriche di distribuzione esistenti più estesa (per via
della scelta di una produzione centralizzata dell'energia): è probabile che anche in presenza
di un luogo impervio o di abitazioni isolate sia disponibile un cavo elettrico per Powerline.
Oltre a raggiungere con Powerline le utenze più difficili da servire, la rete ibrida ha il
vantaggio di rendere accettabile l'onere di coprire via cavo centrali a bassa tensione. Si
risparmia la fibra ottica, collegando la centrale di bassa tensione con una serie di ponti radio
fino alla centrale di media che viene cablata con fibra ottica. Diversamente dall'invio su cavo
elettrico di rame, il segnale col wireless mantiene qualità alta e basse latenze anche su
lunghe distanze se nei ripetitori sono presenti dei software di correzione del segnale.
- Limiti e problematiche nello sviluppo della tecnologia Powerline
Fra i maggiori oppositori alla diffusione di questa tecnologia vi sono le emittenti radio. Anche
se i cavi Powerline sono intrecciati e schermati (infatti, per via del dielettrico di schermatura e
del fatto che non sono posti in linea retta, producono un minore campo magnetico), essi sono
sostanzialmente delle antenne che disperdono sulle frequenze radio grandi quantità
d'energia.
Non poche radio a diffusione locale infatti trasmettono onde nell'intorno dei 100 KHz,
esattamente la stessa frequenza del segnale elettrico, degli elettrodomestici e dei pace-
maker, con i quali vi sono interferenze. Sia televisioni che compagnie elettriche usano queste
frequenze per il fatto che ad un segnale a bassa frequenza corrisponde alta lunghezza
d'onda (che per definizione è l'inverso della frequenza) e quindi tende spontaneamente a
viaggiare molto più lontano senza perdere informazione e qualità.
Le compagnie elettriche con queste frequenze riducono a un non trascurabile 2-3% della
potenza erogata le perdite di energia in calore per effetto Joule.
Piuttosto che dire che la Powerline interferisce con queste tecnologie, è opportuno parlare di
interferenze reciproche fra queste componenti. La potenza elettrica irradiata per il segnale
Powerline è di pochi watt e il campo magnetico indotto è quindi paragonabile a quello dei
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cellulari (che inviano un Watt di potenza nell'aria) ed è molto inferiore a quello di radio e TV. Il
grosso della potenza (megawatt contro i watt di Powerline) transita comunque per il segnale
elettrico. Infatti il segnale Powerline, in quanto viaggia sugli stessi cavi elettrici, aggiunge un
campo magnetico marginale, che resta nascosto da quello indotto dai megawatt per l'energia
elettrica. Va infatti ricordato che il campo magnetico non è una grandezza estensiva, cioè i
campi magnetici non si sommano (ossia non si sovrappongono) e la risultante di n campi
magnetici è il massimo fra questi; quindi soltanto il maggiore avrà effetti sull'ambiente
circostante, ossia solo esso risulterà misurabile (quindi possiamo dire che nasconde gli altri)
ed eventualmente essere elettrosmog.
Un'antenna è facilmente ottenibile tagliando un filo elettrico senza arrivare a spezzarlo:
bastano piccole irregolarità nei cavi perché trasmettano onde nello spazio circostante. Lo
stesso campo magnetico che si crea in qualsiasi cavo elettrico è definito come una
deformazione dello spazio-tempo dal punto di vista elettrostatico, che perturba l'etere
circostante (la deformazione dello spazio sfasa la lunghezza d'onda, e quella del tempo
disturba la frequenza). Infine, anche per i segnali televisivi e radio emessi dalle antenne si
parla di potenze in Watt, come l'energia normale; Tesla mostrava che la corrente elettrica
può essere trasportata a distanza senza cavi e tralicci. L'onda (che in parte genera calore)
che esce dai cavi per effetto Joule, non più trascurabile alle basse tensioni, è energia che
interferisce con le trasmissioni radio (che sono altra energia).
Al di là dell'uso del segnale, la corrente elettrica e le emissioni radio-televisive sono un flusso
ordinato di elettroni, e un'interferenza toglie qualità a entrambi. Vari test sono stati condotti
con risultati opposti, a detta delle parti interessate. I radioamatori che su frequenze libere
emettono segnali per uso privato a potenza molto più elevata, hanno sottoscritto petizioni
contro tale tecnologia, di maggiore utilità sociale. I governi di Austria, Australia e Nuova
Zelanda hanno posto l'obbligo di evitare interferenze su tali frequenze affollate, a carico degli
operatori Powerline, sui quali hanno precedenza le altre telecomunicazioni e che devono
interrompere la connessione, se necessario per eliminare un'interferenza.
Le soluzioni attualmente utilizzate consistono nel collegare mediante fibra ottica le centrali di
bassa tensione e di inviare il traffico Internet insieme alla corrente elettrica su cavo di rame
soltanto per l'ultimo miglio. In questo modo la qualità di Powerline è paragonabile all’ADSL o
fibra ottica, ma lievitano i costi d'impianto. Una possibile soluzione sarebbe di ridurre la fibra
ottica da posare collegando per vari km le cabine elettriche con un ponte radio oppure
portare la fibra ottica nelle centrali di media tensione e da qui il traffico internet sulla rete
elettrica. La distanza non diminuisce la banda disponibile, ma questa soluzione introduce un
tempo di latenza del segnale di centinaia di millisecondi.
Ed anche se la tecnologia evolve verso un aumento della banda dei cavi in fibra ottica da
frazionare verso gli utenti, ciò non risolve comunque il problema di latenza sulle lunghe
distanze.
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La tecnologia si diffonde comunque lentamente perché interferisce su frequenze militari,
mentre il segnale internet è a sua volta fortemente disturbato dai continui sbalzi di tensione
della corrente elettrica dovuti al fatto che è corrente alternata e non continua e, dal lato degli
utenti, dalla semplice accensione di lavatrici o lavastoviglie.
Le interferenze restano quindi forti nonostante la banda molto differente che separa elettricità
e traffico dati, quindi sono ancora necessari studi e ricerche prima di poter sfruttare al meglio
le potenzialità della tecnologia Powerline.
Segnali sonori
Un segnale sonoro (musica,voce….) è un’onda meccanica che si propaga in un mezzo; al
variare del mezzo trasmissivo cambia la velocità di trasmissione, come si può osservare dai
dati riportati nella seguente tabella:
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Mezzo Velocità (metri al secondo)
Aria 331Acqua 1450Piombo 1230Ferro 5130Granito 6000
Anche l'attenuazione che subisce l’onda sonora, ovvero la diminuzione del suo volume mentre
viaggia, dipende dalla densità del mezzo di propagazione; infatti, per esempio, nell'acqua un
suono si può percepire ad una distanza molto maggiore che nell'aria.
Un qualsiasi suono si distingue per tre proprietà: altezza, intensità e timbro, che ora
descriveremo brevemente.
- Altezza
L'altezza di un suono, chiamata più comunemente frequenza, è proprio l'inverso del tempo di
durata di ogni ripetizione, che, a sua volta, viene chiamato periodo dell'onda. L'onda sonora in
figura, per esempio, ha un periodo che dura 1/100 di secondo e quindi una frequenza pari a
100 oscillazioni al secondo. L'unità di misura della frequenza si chiama Hertz, o in breve Hz, e
quindi la frequenza del segnale su rappresentato è 100 Hz. L’orecchio umano distingue i
suoni proprio in base alle diverse frequenze; più un suono viene percepito come acuto, più
alta vuol dire che è la sua frequenza. Per dare un po' di numeri consideriamo che una
frequenza minore di 200 Hz è per l’orecchio un suono basso mentre una frequenza maggiore
di 800 Hz è un suono acuto.
- Intensità
Per intensità si intende l'ampiezza di un suono. L’unità di misura dell’ampiezza sono i Decibel
(Db). Riferendoci proprio alla sensibilità dell’udito dell’uomo, un suono appena percepibile ha
un’ampiezza di circa 0 Db , mentre un suono che rischia di ledere il timpano ha un ampiezza
di 120 Db.
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Decibel Condizione ambientale
140 Soglia del dolore120 Clacson potente, a un metro100 Interno della metropolitana80 Strada a circolazione media70 Conversazione normale, a un metro60 Ufficio commerciale40 Biblioteca20 Studio di radiodiffusione0 Soglia di udibilità
- Timbro
L'ultima, e più complessa, caratteristica di un suono è chiamata timbro. Possiamo dire che il
timbro rappresenta la carta di identità del suono, infatti qui sotto vediamo due onde diverse
digitalizzate e viste all’oscilloscopio, entrambe con una frequenza di 440Hz
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Suono di un pianoforteSuono di un violino
Come vedete la forma dell'onda è molto diversa nei due casi e si sarebbe tentati di affermare
che è proprio lei la responsabile del timbro. Ma purtroppo questo non è del tutto esatto. In
effetti ci possono essere delle forme d'onda che appaiono differenti ma hanno lo stesso
suono. A prima vista potrebbe sembrare di essere arrivati in un vicolo cieco, ma in realtà una
via di uscita esiste e la
scoprì nel 1701 il
francese Sauveur.
Questo scienziato,
studiando le vibrazioni
di una corda, intuì che
qualsiasi suono in
realtà è formato da
una somma di onde
elementari chiamate
sinusoidi o armoniche.
E questa scoperta venne formalizzata, verso la fine del '700, dal matematico J. B. Fourier che
ne ricavò un celebre teorema che porta il suo nome. Usando questo teorema si vede che il
timbro di un suono in effetti dipende dalla quantità e dall'ampiezza delle sinusoidi che contiene
così come il sapore di una pietanza dipende dagli ingredienti che usiamo per prepararla.
Quindi, così come possiamo descrivere una pietanza attraverso la lista dei suoi ingredienti,
allo stesso modo possiamo caratterizzare un suono specificando le sinusoidi che lo formano.
Questa lista delle sinusoidi che lo compongono, si chiama spettro. Osservando la figura
seguente, che rappresenta uno spettro, potete osservare che sull'asse orizzontale sono
rappresentate, in ordine crescente, le frequenze delle armoniche che compongono il suono,
mentre l'ampiezza di ognuna di queste armoniche è rappresentata dall'altezza della riga che
la rappresenta.
- La percezione del suono
Un suono, come nel caso della corda di una chitarra, è un'onda di pressione che parte da un
oggetto che vibra e si propaga nell'aria circostante. Per poter percepire quest'onda sonora
l'uomo utilizza l'orecchio, un organo complesso ed estremamente sensibile. Ma non tutte le
vibrazioni possono essere percepite dal nostro orecchio; per esempio l’uomo non riesce a
sentire il suono di un fischietto per cani perché la sua onda sonora ha una frequenza
maggiore dell'intervallo in cui l'orecchio è sensibile. Teoricamente, infatti, il nostro orecchio è
in grado di ascoltare un suono solo se la sua frequenza è compresa tra i 20 e i 20.000 Hertz.
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In realtà pochissimi individui sono in grado di ascoltare in un intervallo così ampio. Molto più
spesso la massima frequenza che si riesce ad apprezzare non è maggiore di 16.000 Hz.
Ora che abbiamo stabilito l'intervallo di frequenze che possiamo ascoltare, può essere
interessante cercare di capire come funziona il
nostro orecchio. Per vederlo partiamo dalla porta
di ingresso, una membrana elastica e sensibile
che viene chiamata timpano. Il suono, o meglio
l'onda di pressione che penetra nel condotto, si
infrange contro il timpano che oscilla
impercettibilmente, qualche decimo di millimetro,
seguendo le variazioni di pressione dell'onda
sonora. Il movimento del timpano viene poi
amplificato e trasferito, tramite tre ossicini
(staffa,incudine e martello), che formano una
specie di snodo meccanico, ad un organo
chiamato coclea o chiocciola per la sua caratteristica forma a spirale.
La chiocciola è l'organo più delicato e complesso del nostro apparato uditivo. Il suo compito è
quello di convertire le vibrazioni meccaniche che giungono dagli ossicini in impulsi elettrici che
verranno inviati al cervello utilizzando il nervo uditivo. Per effettuare questa conversione la
chiocciola si comporta come un microscopico analizzatore spettrale contenuto nella nostra
testa: il suono infatti, prima di essere inviato al cervello viene scomposto in una somma di
armoniche ed è questa scomposizione armonica che noi ascoltiamo. Il modo in cui noi
percepiamo i suoni quindi, oltre che dai nostri gusti musicali, dipende anche e soprattutto dal
modo in cui risponde questo sofisticato sistema di conversione, dalle sue caratteristiche.
Esiste una scienza, chiamata psicoacustica, che si occupa proprio dello studio della
percezione sonora. Conoscere la percezione sonora permette di capire la relazione che
intercorre tra il suono come fenomeno fisico e la
sensazione che si prova durante l'ascolto; inoltre,
conoscendo i meccanismi percettivi è possibile
sviluppare delle applicazioni come ad esempio la
famosa codifica MP3. Tale codifica si basa proprio
sul funzionamento dell'orecchio ed infatti elimina
dalla musica solo quelle informazioni che il nostro
orecchio non è in grado di percepire.
- Da segnale sonoro a segnale elettrico
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Per l’elaborazione dei segnali è certamente più conveniente poter trattare con segnali elettrici;
la domanda da porsi è quindi: come fare il passaggio da segnale sonoro, quindi onda
meccanica, a segnale elettrico per poter poi elaborare quest’ultimo?
Per fare ciò esistono dei trasduttori, dispositivi che trasformano un tipo di energia relativa a
grandezze meccaniche e fisiche in segnali elettrici. Molti trasduttori sono sia sensori sia
attuatori.
Un esempio di attuatore è l’altoparlante (converte segnali elettrici in forza elettromagnetica)
costituito da una membrana di cartone a forma di cono che si occupa
di generare nell'aria circostante le onde di pressione che giungeranno
al nostro orecchio. Per poter oscillare seguendo le variazioni del
segnale elettrico questo cono è collegato ad una bobina
elettromagnetica che però, per essere messa in movimento richiede
un segnale elettrico di potenza sufficientemente alta (qualche decina
di Watt). Per raggiungere questa potenza si usa un dispositivo
chiamato amplificatore.
Un esempio di sensore sonoro è il microfono (che è un trasduttore di
tipo elettro-meccanico in grado di convertire le onde di pressione
sonora in segnali elettrici) costiuito da una membrana che vibra e, successivamente, l'energia
meccanica di questa vibrazione viene trasformata in energia elettrica, tenendo conto della
velocità e dell'ampiezza dello spostamento della membrana, usando un componente elettrico
ovvero un condensatore.
Ecco uno schema a blocchi che rappresenta brevemente un sistema Input/Output:
Inzialmente abbiamo un’onda sonora che viene tradotta in segnale elettrico, poi vi è una
conversione analogico/digitale (che analizzeremo meglio in seguito), un’amplificazione e poi la
trasformazione da segnale elettrico in sonoro mediante un’ altoparlante.
- Conversione analogico /digitale
La conversione analogico/digitale avviene tramite un ADC (Analog to Digital Converter), in
italiano convertitore analogico/digitale, che è un dispositivo in grado di convertire una
grandezza continua in una serie di quanti discreti, ovvero è un procedimento che associa ad
un segnale analogico (tempo continuo e continuo nei valori) un segnale numerico (tempo
discreto e discreto nei valori). Questo procedimento oggi è effettuato esclusivamente tramite
circuiti integrati dedicati, o circuiti ibridi. La conversione analogico/digitale era già da tempo
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Altoparlante
teorizzata matematicamente, ma mancavano i dispositivi che potessero rendere effettiva la
tecnologia, in quanto non si era ancora in grado di raggiungere le velocità necessarie, anche
per diminuire il più possibile il consumo energetico. Tutto si è risolto con l'integrazione sempre
più spinta dei circuiti, permessa anche dal miglioramento delle prestazioni dei transistori
MOSFET e dalla tecnologia CMOS, che ha ridotto le alimentazioni e le dimensioni. L'idea che
sta alla base della digitalizzazione è la seguente: qualsiasi grandezza fisica di interesse
(tensione, corrente, pressione, velocità...) viene misurata e il valore della sua misura codificato
come numero binario; se la grandezza assume diversi valori nel tempo, essa sarà misurata a
intervalli regolari, dando luogo ad una sequenza di numeri.
Lo schema rappresenta il procedimento completo.
La conversione analogico/digitale può quindi suddividersi in quattro parti principali:
1. filtraggio del segnale
2. campionamento del segnale
3. quantizzazione dei campioni
4. codifica dei campioni quantizzati
Allo stesso modo si può realizzare l’operazione inversa tramite i DAC (Digital Analog
Converter), in italiano Convertitore digitale-analogico, che è un componente elettronico
in grado di produrre una determinata differenza di potenziale in funzione di un valore
numerico che viene caricato.
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Progettazione e simulazione del sistema
Prima di iniziare il progetto da un punto di vista realizzativo circuitale, è opportuno fare una
schematizzazione del sistema da produrre, scegliendo opportunamente e studiando
separatamente i blocchi che andranno a comporre il nostro sistema per poi iniziare la
costruzione.
- Trasmettitore
Schematizazione del trasmettitore
Per la realizzazione del trasmettitore siamo partiti dal seguente schema:
Analizziamo ora i vari blocchi, realizzando anche delle simulazioni col programma Orcad,
che ci permetteranno di visualizzare quale debbano essere all’incirca le forme d’onda attese
all’uscita di ogni blocco.
Filtraggio e missaggio
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Un qualunque segnale prelevato da un dispositivo elettronico è soggetto a notevoli disturbi; gli
stessi apparecchi accesi nell’impianto elettrico casalingo che noi andremo ad utilizzare per la
trasmissione del nostro segnale recano distrurbi. Tale genere di disturbo viene definito rumore
di fondo, in inglese Noise.
Come vediamo in questo figura dello spettro di un generico segnale, il Noise (rumore di fondo)
è costituito da componenti spettrali a tutte le frequenze che vanno a sovrapporsi al nostro
segnale utile. Ecco perché la necessità di un filtraggio iniziale che consenta di eliminare
quanto più possibile i disturbi al segnale che potrebbero rendere difficoltosa, se non
inefficace, la ricezione. Realizziamo quindi un filtro passa-alto con frequenza di taglio inferiore
di 7Hz. Vediamo ora come è realizzato ed analizziamo il suo funzionamento. Per osservare il
funzionamento del filtro abbiamo simulato una sorgente di segnale a 50Hz ed una sorgente di
segnale di distrurbo a 7Hz.
Le successive forme d’onda rappresentano i segnali di disturbo, di ingresso e di uscita del
filtro passa-alto.
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0
V
0 V
V 3
F R E Q = 7V A M P L = 1V O F F = 0
C 1
1 0 u
V 1
F R E Q = 5 0V A M P L = 1V O F F = 0 V
0
R 5
2 . 2 k0 V
0
V
0 V
0 V
0 V
0
R 1
2 . 2 k
Schema del filtro passa-alto
Disturbo
Segnale sorgente
Uscita dal filtro
L’uscita risulta un po’ attenuata a causa delle dissipazioni date dalle resistenze e dal
capacitore, ma il segnale risulta ripulito dal disturbo.
19
Passiamo ora a descrivere il missaggio. Per
missaggio si intende il miscelare, equalizzare, e
ottimizzare a livello di volume e timbro suoni
diversi tra loro, provenienti generalmente da
strumenti diversi precedentemente registrati su
un supporto o analogico o digitale multitraccia.
Nel nostro caso dato che ogni strumentazione
stereo utilizza due canali con uscita RCA che
vanno ognuno su un differente altoparlante,
dobbiamo unire i due suoni per ottenere il
segnale mono da elaborare. Nello schema
possiamo vedere anche i filtri descritti
precedentemente che consentono di eliminare i
disturbi per entrambi i canali del segnale stereo; tali filtri sono costituiti dalla serie C1-R1 per il
canale 1 e dalla serie C2-R2 per il canale 2.
Osserviamo le forme d’onda del circuito che effettuerà il missaggio. In verde possiamo
osservare l’uscita verso la cassa destra, in giallo l’ uscita verso la cassa sinista, in blu il
segnale missato con filtraggio del disturbo:
Forma d'onda verso la cassa destra
20
0 V
V 1
F R E Q = 5 0V A M P L = 1V O F F = 0
R 4
1 0 0 kC 2
1 0 u
0
0 V
R 1
2 . 2 k
R 2
2 . 2 k
V 2
F R E Q = 5 0V A M P L = 1
V O F F = 0
0
V
0 V
0
0 V
0 V
V
V
0 V
C 1
1 0 u
0 V
Schema per il missaggio
Forma d'onda verso la cassa sinistra
Forma d'onda in uscita dal mixer
Da notare che rispetto al semplice filtraggio dove potevamo osservare una certa dissipazione
e la tensione di uscita veniva ridotta, il missaggio la rende più stabile.
Blocco integratore
A questo punto bisogna pulire ancora di più il
segnale e regolarlo; per tale motivo inseriamo
un filtro passa-basso attivo. Inseriamo un filtro
passa-basso perché selezionando
opportunamente la frequenza possiamo
adattare meglio il segnale alla linea, infatti il
condensatore esalterà le frequenze alte
21
0R 9
2 . 2 k
5 . 0 0 2 V
R 731
2
C 5
1 0 0 p
V 21 2
0
5 . 0 0 0 V
U 2 A
M C 1 4 5 8
3
2
84
1
+
-
V+
V-
O U TV
C 4
1 0 0 0 p
0
0 V
R 6
4 . 7 k
0
5 . 0 0 0 V
5 . 0 0 0 V 5 . 0 0 0 V
0 V
1 2 . 0 0 V
C 3
2 . 2 u
V
V 1
F R E Q = 1 6 kV A M P L = 1V O F F = 5
R 5
4 . 7 k
mentre la resistenza in parallelo serve per avere una reazione sul condensatore,
proteggendolo dalle basse frequenze che vengono in tal modo amplificate dalle resistenze
parallelo.
Vediamo adesso le forme d’onda ottenute
testando il circuito con una frequenza in ingresso
di 16kHz (in rosso possiamo osservare la forma
d’onda in ingresso, in blu l’uscita dal blocco integratore):
Ingresso ed uscita dal blocco integratore con un segnale in ingresso con f=16 KHz
Come vediamo l’uscita viene amplificata ma non distorta. Testiamo ora il circuito con un
ingresso con frequenza di 50Hz (in rosso vediamo sempre la forma d’onda in ingresso, in blu
l’uscita):
Ingresso ed uscita dal blocco integratore con un segnale in ingresso con f=50 Hz
22
Schema del blocco integratore
L’uscita, per quanto riguarda la semionda positiva, viene amplificata, mentre la semionda
negativa viene invece distorta perché altrimenti darebbe problemi all’amplicafazione del
segnale, ovvero l’obbiettivo del dispositivo è di fare in modo che tutte le forme d’onda
sinusoidali sia ad alte che basse frequenze abbiano la stessa ampiezza, per poi poter essere
elaborate molto più semplicemente. Le forme d’onda a bassa frequenza hanno un contenuto
armonico maggiore e per tanto non avremmo uno stesso valore picco-picco; ecco perché
abbiamo collegato a massa il piedino dell’alimentazione negativa dell’operazionale. Avendo
una componente continua infatti le forme d’ onda vengono rialzate, così che quelle ad alta
frequenza non vengono distorte perché non vanno al di sotto dello zero, mentre avendo l’
alimentazione negativa a massa riusciamo ad avere il medesimo valore di tensione picco-
picco.
Filtro di pre-enfasi e de-enfasi
Il rapporto segnale-rumore per segnali modulati d’angolo (per esempio PM, phase modulation,
ed FM, frequency modulation, ricordando che la FM è un caso particolare della PM) può
essere migliorato all’uscita del ricevitore se il livello della modulante nel trasmettitore è
incrementato per le componenti ad alta frequenza poste all’estremità della banda (pre-enfasi)
e attenuato per quelle a bassa
frequenza (de-enfasi); ciò
garantisce una risposta in
ampiezza piatta, che migliora il
rapporto segnale-rumore all’
uscita del ricevitore. Per esempio,
nella rete di pre-enfasi per la
radiodiffusione commerciale FM,
la frequenza f2 è scelta in modo
che sia maggiore della banda del segnale modulante (ad esempio 25 KHz per le applicazioni
audio) e la f1 è a 3,18Khz.
Vediamo cosa succede ad una frequenza f<f1 (il segnale dovrebbe essere notevolmente
ridotto); scegliamo una f=1 KHz (in verde abbiamo l’ingresso, in rosso l’uscita dal filtro):
23
5 . 0 0 0 V
R 8
2 2 k
C 7
2 . 2 u
C 6
3 3 0 0 p
VR 9
4 . 7 k
5 . 0 0 0 V
0
5 . 0 0 0 V
0
V 1
F R E Q = 1 kV A M P L = 1V O F F = 5
0 V
V
Schema del filtro di pre-enfasi (f1=2 KHz, f2=70 KHz)
Ingresso ed uscita dal filtro di pre-enfasi con una f<f1
Vediamo adesso come cambia l’uscita con una frequenza f1<f<f2 (dovremmo ottenere una
riduzione del modulo minima); scegliamo una f=20 KHz:
Ingresso ed uscita dal filtro di pre-enfasi con una f1<f<f2
Vediamo infine cosa accade con una frequenza f>f2 (dovremmo ottenere un’uscita all’incirca
pari all’ingresso); scegliamo una f=80 Khz:
Ingresso ed uscita dal filtro di pre-enfasi con una f>f2
24
Come vediamo dalle forme d’onda precedentemente rappresentate, il filtro di pre-enfasi
mette in evidenza le frequenze alte abbassando notevolmente le ampiezze di quelle basse,
consentendo così di seguire bene l’onda alle alte frequenze.
Modulazione FM
- Richiami teorici:
Le radiodiffusioni in stereofonia attualmente usano la modulazione FM (Frequency
Modulation.). Nella FM sono presenti una modulante di tipo analogico ed una portante
sinusoidale. Ma, dato che un segnale periodico può svilupparsi in serie di Fourier, cioè in una
somma di infinite sinusoidi che può essere troncata a quella armonica la cui ampiezza ha
valore trascurabile per gli strumenti e i sensi dell'uomo, è sempre lecito considerare il segnale
modulante come costituito da singole sinusoidi. Per semplicità esaminiamo una sola di queste
armoniche la cui funzione matematica si può esprimere indifferentemente sia in seno che in
coseno.
PORTANTE:
MODULANTE:
Con ωp>>ωm
Nella modulazione di frequenza, l'ampiezza del segnale modulato è mantenuta costante ed
eguale al valore della portante a riposo Vp. La frequenza invece varia, proporzionalmente
all'ampiezza istantanea del segnale modulante, ed il massimo scarto di frequenza, rispetto
alla frequenza portante a riposo, viene indicato con ∆f ed è uguale a 75 KHz essendo stato
normalizzato nel 1961. La rapidità con cui avviene tale variazione è determinata dalla
rapidità della legge di variazione nel tempo del segnale modulante stesso, ωm
Pertanto, mentre nella portante a riposo:
25
la pulsazione ωm ha valore costante, nel segnale modulato la nuova pulsazione deve
essere proporzionale, secondo una costante KF caratteristica del modulatore, all'ampiezza
del segnale modulante:
Dunque la pulsazione istantanea del segnale modulato in FM deve avere la forma:
In base alla serie di Bessel si dimostra che il segnale suddetto, rappresentante la
modulazione in frequenza di una portante sinusoidale con una modulante sinusoidale, è
rappresentato da infinite sinusoidi secondo l'espressione matematica:
Con riferimento alla figura precedente,
sull'asse delle ascisse vi è l'indice di
modulazione m, e sulle ordinate le
260 V
1 2 . 0 0 V
V
C 1 0
1 u
3 . 9 9 6 V
V 31 2
0 V
1 2 . 0 0 V
R 1 2
1 . 5 k
U 1 5
5 5 5 B1
234
567
8
G N D
T R I G G E RO U T P U TR E S E T
C O N T R O LT H R E S H O L DD I S C H A R G E
V C C
R 1 0
6 . 8 k
C 1 2
2 . 2 p
V
0
0 V
0
7 . 9 9 7 V
0
3 . 9 9 6 V
funzioni di Bessel J0, J1, J2, ecc. Le funzioni di Bessel possono assumere solo valori
inferiori a 1 in modulo ed anche il valore 0. Si deduce che per alcuni valori dell'indice di
modulazione m, alcune righe dello spettro del segnale modulato in FM possono sparire. Si
chiamano zeri di Bessel quei valori dell'indice di modulazione m (2,4; 5,5; 8,7; 11,8; ecc.)
che annullano J0, per cui la trasmissione avviene in assenza di portante, e quindi con
rendimento del 50%.
- Realizzazione modulatore FM:
Nel nostro caso realizziamo la modulazione FM con un circuito RC all’ingresso dell’integrato
NE.555. Il blocco R10-C10 dà una portante a 23Hz , mentre l’NE.555 dà in uscita un’onda
quadra modulata in FM. La frequenza dell’onda quadra sarà data da R12 e C12 che
garantiranno un periodo minimo di 3.3 nanosecondi, con una frequenza massima di 48MHz.
Osserviamo ora le forme d’onda del modulatore FM:
Ingresso del modulatore FM
Uscita del blocco RC
27
Uscita dall'integrato NE.555
Quelle in blu sono le onde quadre restituite dall’integrato NE.555 di ampiezza RC.
Adattamento di canale
Le onde quadre ottenute dall’integrato NE.555 vanno convertite in onde sinusoidali per essere
mandate sulla linea di rete dai circuiti oscillanti L1-C13 ed L2-C15 tra i quali è interposto un
condensatore, necessario per eliminare le sovra tensioni. Nelle seguenti fome d’onda
possiamo osservare l’andamento sinusoidale:
Vediamo un ingrandimento:
28
Si riescono ad apprezzare meglio le creste che descrivono l’andamento sinusoidale.
Alimentazioni
Per alimentare i vari componenti del circuito, necessitiamo di una tensione di 5 volt e di una
di 12 volt: i 5 volt sono necessari per alzare il segnale in ingresso sull’amplificatore, i 12 volt
servono per alimentare i dispositivi e per amplificare il segnale di uscita. Pertanto abbiamo
implementato la parte relativa all’alimentazione come rappresentato in figura:
C 1 8
1 0 0 u
D b r e a kD 1 2 - 4 8 . 0 0 e - 1 8 V
- 2 7 . 0 6 e - 1 8 V
0
C 1 1
1 0 0 n
D b r e a kD 1 50
0 V
D b r e a kD 1 3
C 9
1 0 0 n
0
C 1 9
1 0 0 n
U 2T L 7 8 0 - 0 5 C
1 3
2
I N O U T
GN
D
0
4 9 6 . 9 e - 2 1 V
D b r e a kD 1 4
R 3
1 0 0 k
0
R 1 1
1 0 0
C 8
1 0 u
0
0
R 4
1 0 0 k
C 2 1
4 7 0 u
V
C 1 7
1 0 u
V
0
9 9 3 . 9 e - 2 1 V
9 9 4 . 4 e - 2 1 V
V
V 1
F R E Q = 5 0V A M P L = 2 2 0
V O F F = 0
0
0
C 2 0
1 0 0 n
Utilizzeremo un raddrizzatore a doppia semionda, due condensatori C21 e C20 di diverso
valore, il primo per raddrizzare il segnale, il secondo per fare in modo che le componenti di
alta frequenza presenti sul primo condensatore vengano elimninate. Osserviamo la seguente
forma d’onda:
29
La forma d’onda a dente di sega è dovuta alle cadute di tensione per il carico; pertanto il
primo condensatore raddrizza, il secondo pulisce l’alimentazione.
Dopo vi è un regolatore tensione che abbassa la tensione a 12 volt; all’uscita del regolatore
troviamo la il condensatore C19 necessario per diminuire il ripple, non a caso ha lo stesso
valore di C20. Successivamente abbiamo i condensatori C17 e C18, che mantengono la
tensione sui 12 volt, mentre grazie alla resistenza R11 che ha un valore molto basso
riusciamo ad abbassare la tensione sulla resistenza R3 fino a 5 volt. Quelle riportate sono le
forme d’onda ottenute:
I condensatori C8, C9 e C11 limitano ulteriolmente il ripple di tensione, facendo in modo che
l’alimentazione sia quanto più possibile costante.
Vedremo il circuito complessivo che andremo a realizzare quando tratteremo la realizzazione
vera e propria del trasmettitore.
30
- Ricevitore
Schematizazione del ricevitore
Per la realizzazione del ricevitore siamo partiti dal seguente schema:
Filtraggio della rete elettrica
Per filtrare le frequenze desiderate dal segnale ricevuto dalla reta elettrica possiamo inserire
una serie LC, dopodiché un trasformatore a media-frequenza sintonizzato sui 150KHz-
160KHz, all’uscita della quale vi sarà una serie
RC che filtrerà le frequenze più basse di
132KHz. Vediamo come la serie RC filtra le
frequenze basse osservando le forme d’onda
ottenute simulando il funzionamento del circuito
schematizzato a fianco (in rosso è rappresentato l’ingresso, in verde l’uscita), per esempio
sollecitandolo con un ingresso con una frequenza di 100 Hz (catalogabile quindi tra le
frequenze basse):
31
0 V0
V
0
V 1
F R E Q = 1 3 2 kV A M P L = 1V O F F = 0
0 V 0 V
R 2
2 2 0 k0 V
0 V
R 1
1 k
V
C 4
1 . 2 n
Come si vede l’ampiezza dell’uscita risulta notevolmente attenuata. Invece, per un segnale
con frequenza alta, per esempio f=150KHz, otteniamo:
Come vediamo la forma d’onda viene perfettamente seguita e non c’è praticamente nessuna
attenuazione.
Sintonia
Per amplificare soltanto le frequenze desiderate del
segnale ricevuto, è necessario un circuito di
32
1 0 . 0 0 V
R 3
2 2 0 k
L 3
1 0 0 u
1
2
R 2
2 2 0 k
V 1
1 0
0
J 1
J 3 1 0
C 8
1 0 0 n
R 4
4 . 7 k
V 2
F R E Q = 1 0 0V A M P L = 1V O F F = 0
0 V
0
C 6
1 0 n
V
R 6
4 . 7 k
0
0
0 V
1 0 . 0 0 V
0 V
0 V0
0 V0 V
0
V
0 V3 . 3 4 5 V
0 VC 7
1 0 n
V
amplificazione sintonizzato su tali frequenze; per tale scopo possiamo utilizzare un circuito
come quello rappresentato giù a sinistra, in cui è facile individuare un circuito RLC parallelo
con frequenza di risonanza f0=159 KHz, collegato sul drain del JFet utilizzato per amplificare
il segnale; sarà proprio il parallelo RLC ad occuparsi di filtrare quanto più possibile le
frequenze indesiderate. Infatti ricordiamo che la risposta in frequenza di un filtro RLC parallelo
è quella rappresentata sotto a destra:
In regime sinusoidale l'impedenza Z e l'ammettenza Y valgono
Il parametro XR prende il nome di reattanza mentre BS viene chiamato suscettanza. La
reattanza induttiva XL e quella capacitiva XC valgono rispettivamente
La caratteristica fondamentale di un circuito risonante è proprio la risonanza. In risonanza
l'ammettenza assume il suo valore minimo e risulta puramente resistiva, ciò significa che la
suscettanza è nulla (quindi l'impedenza è al suo massimo). Per annullare la suscettanza è
dunque necessario che BL = BC, ciò si ha quando
33
In questo caso ω0 prende il nome di pulsazione di risonanza. Alla risonanza il resto del
circuito vede la sola resistenza R. Osserviamo cosa accade fuori dalla risonanza. Per ω<ω0,
la parte immaginaria dell'ammettenza Y(jω) diventa positiva, ovvero predomina l'effetto
induttivo. Ciò dipende dal fatto che, alle basse frequenze, la suscettanza di L cresce mentre
diminuisce quella di C. Viceversa alle alte
frequenze cioè per ω>ω0, predomina la
suscettanza capacitiva. L'andamento del
modulo è selettivo nei confronti delle
frequenze al di fuori della risonanza e
presenta il tipico andamento a campana
centrato sulla frequenza di risonanza f0. Più la
frequenza considerata si discosta da f0, più la
sua ampiezza si riduce, come mostrato nella
figura a fianco. Come si osserva, la banda
passante del filtro, cioè l'intervallo di
frequenze attorno a f0 per cui V è superiore a
V0 / 1,414, dove V0 è il valore massimo della tensione, diminuisce considerevolmente
allontanandosi dalla frequenza di risonanza. Le frequenze di taglio inferiore e superiore a
-3dB vengono comunemente indicate con fL e fH. Si dimostra che la banda dipende da Q
(coefficiente di risonanza) e più precisamente:
dove:
Da questa relazione si deduce che quanto più è elevato Q tanto più è stretta la banda e quindi
più selettiva la risposta in frequenza del circuito risonante. Le due frequenze di taglio non
sono simmetriche rispetto a f0, ma f0 è la media geometrica delle due. Tuttavia nei circuiti
applicativi, dove Q è normalmente elevato, si può considerare con buona approssimazione f0
pari alla media aritmetica fra le due frequenze di taglio. Osserviamo ora le forme d’onda
ottenute a varie frequenza. Per f=100 Hz si presenta una impedenza di tipo prevalentemente
induttivo e l’uscita desiderata è una forma d’onda quanto più possibile attenuata (in verde
vediamo l’ ingresso, in rosso l’uscita, in blu la tensione sul Drain, a valle della resistenza R4):
34
L’ ingresso è di tipo sinusoidale, l’uscita è nulla (quindi a tale frequenza stiamo ottenendo il
filtraggio ottimo), mentre su R4 troviamo una tensione di 10 volt. Invece, per una f=1 MHz si
presenta una impedenza di tipo prevalentemente capacitivo (si ottiene una situazione del tutto
simile al caso precedente, cioè con un’uscita dal filtro praticamente nulla). Infine, per f=159
KHz, cioè la frequenza di risonanza del filtro ed anche la frequenza che noi vogliamo isolare il
più possibile, vediamo che il circuito oscillante oscilla alla stessa frequenza dell’ingresso:
Il circuito di sintonia serve proprio per ricevere solo la frequenza desiderata, eliminando
quanto più possibile le frequenze non desiderate ed il rumore (nel nostro caso non è
necessario prevedere un modo per variare la frequenza da ricevere in quanto ci interessano
solo le frequenze nell’intorno prescelto per la trasmissione).
Demodulazione
35
Il processo inverso della modulazione è chiamato demodulazione. Poiché il termine
modulazione sta a significare la traslazione della banda base del segnale di informazione
(modulante) in un'altra a frequenza superiore, il termine demodulazione significa il ripristino
sul segnale della modulante delle caratteristiche d'origine. Si riporta dunque l'intero spettro
del segnale modulato, cioè quello traslato, nel campo di appartenenza iniziale, cioè alle basse
frequenze (banda base). Nel ricevitore AM la demodulazione viene eseguita secondo
l'ampiezza del segnale mentre nel ricevitore FM la demodulazione si riferisce alla frequenza
del segnale. Nel nostro caso noi utilizziamo un demodulatore FM tipo TCA.3089.
Alimentazione
Il circuito necessita di due alimentazioni una di 10 volt per i dispositivi e per il JFet il circuito
relativo è:
0
C 1 7
1 m
0
V
D b r e a kD 1 3
C 5
1 0 u
0
0
C 2 2
1 0 0 n
U 2T L 7 8 0 - 0 5 C
1 3
2
I N O U T
GN
D
R 5
2 0 0
C 1 2
1 0 0 n
0
0 V
0
0
0 . 9 9 9 e - 1 8 V
C 1 91 0 0 n
- 1 4 8 . 7 e - 1 8 V
V
0 . 9 9 9 e - 1 8 V
- 4 7 . 9 6 e - 1 8 V
V 1
F R E Q = 5 0V A M P L = 2 2 0
V O F F = 0
- 1 4 8 . 7 e - 1 8 V
C 1 8
1 0 0 n
D b r e a kD 1 4
0
V
D b r e a kD 1 2
D b r e a kD 1 5
V
C 2 1
4 7 u
C 1 1
1 0 u
0
L’ingresso viene stabilizzato con il condensatore C17 di capacità di 1mF; Per eliminare quanto
più possibile il ripple di tensione utilizziamo la stessa configurazione adottata nel trasmettitore.
Osserviamo le forme d’onda:
36
Tensione raddrizzata a 220 volt
Nella prossima figura vediamo in verde la tensione su C22, in giallo la tensione su R5, in
rosso la tensione su C12 tutte stabilizzate a 10 volt:
Passeremo ora a vedere come abbiamo effettivamente realizzato lo stadio trasmittente e
quello ricevente, osservando anche la risposta, rilevata mediante un oscilloscopio,
ottenuta da alcuni dei blocchi che compongono il sistema.
37
Realizzazione del sistema
Come già ampiamente detto, andremo a realizzare un sistema di trasmissione e ricezione di
un segnale audio utilizzando come canale trasmissivo i fili dell’impianto elettrico. Per
raggiungere il nostro scopo, sovrapporremo un segnale di alta frequenza compreso tra i 150
e i 160 KHz, che preleveremo da un piccolo trasmettitore modulato in FM, al segnale
elettrico normalmente presente sulla rete elettrica. Tale trasmettitore verrà poi collegato su
una qualsiasi presa dell’impianto elettrico e stessa cosa verrà fatta con un ricevitore FM
appositamente progettato per captare questa frequenza. Diamo una motivazione alla
frequenza scelta in fase di progettazione per la nostra trasmissione: osserviamo il grafico
nella figura sottostante, ottenuto da un’osservazione fatta per vedere di quanti dB si
attenuano le frequenze comprese tra i 50 KHz e i 250 KHZ, collegando trasmettitore e
ricevitore ad una distanza di 100 metri (i 100 metri vanno intesi come lunghezza del filo
dell’impianto elettrico) sia quando le lampade sono tutte spente (curva superiore) sia
quando tutte le lampade nel salone sono accese (curva inferiore). Si vede che tutte le
frequenze nell’intervallo di osservazione a lampade spente subiscono un’attenuazione di
circa 10 dB, mentre accendendo tutte le lampade notiamo che tutte le frequenze superiori a
170 KHz subiscono un’attenuazione di circa 30 dB. Avendo constatato che le sole
frequenze comprese tra i 150 e i 160 KHz subiscono una minore attenuazione, è logico
scegliere tale intervallo per progettare il trasmettitore e ovviamente il ricevitore. Vedremo
adesso nel dettaglio come sono realizzati e come funzionano lo stadio trasmittente e quello
ricevente.
38
- Trasmettitore FM sui 150-160 KHz
Ai blocchi precedentemente descritti abbiamo aggiunto una rete di amplificatori in cascata
per amplificare il segnale mettendo una tensione di alimentazione 12 volt, ed in
corrispondenza dell’integrato NE.555 abbiamo aggiunto un buffer di disaccoppiamento tra
l’uscita del filtro di pre-enfasi e il modulatore FM. Inoltre, abbiamo inserito un diodo Zener
applicato tra il collettore del transistor TR2 e la massa (vedremo poi perché). Abbiamo
deciso di non realizzare il trasmettitore modulato in FM mediante un normale oscillatore L/C,
perché, su frequenze così basse per una modulazione FM, sarebbe stato quasi impossibile
variare la frequenza generata tramite dei diodi varicap. Ecco perchè abbiamo deciso di
realizzare un semplice VCO (oscillatore controllato in tensione) utilizzando l’integrato
NE.555 e modulando in FM l’onda quadra che fuoriesce dal piedino 3 applicando il segnale
BF sul piedino 5.
Per conoscere con una buona approssimazione quale sarà la frequenza generata
dall’integrato NE.555 possiamo utilizzare la seguente formula:
KHz = 525 : (R12 kiloohm x C12 nanofarad)
Poiché nel nostro progetto il valore della resistenza R12 è di 1,5 Kohm e quello del
condensatore C12 è di 2,2 nanofarad, in via teorica otterremo questa frequenza:
525 : (1,5x2,2) = 159 KHz
Abbiamo sottolineato in via teorica otterremo una frequenza di 159 KHz, perché dobbiamo
tenere presente che la tolleranza della resistenza e del condensatore si aggira intorno ad un
+/- 10%.
La figura a pagina seguente rappresenta lo schema completo dello stadio trasmittente
modulato in FM che andremo a realizzare.
39
40
Elenco dei componenti utilizzati per la realizzazione del trasmettitore:
R1=2.200 ohm
R2=2.200 ohm
R3=100.000 ohm
R4=100.000 ohm
R5=4.700 ohm
R6=4.700 ohm
R7=50.000 ohm trimmer
R8=22.000 ohm
R9=4.700 ohm
R10=6.800 ohm
R11=100 ohm
R12=1.500 ohm
R13=4.700 ohm
R14=820 ohm
R15=18.000 ohm
R16=5.600 ohm
R17=1.000 ohm
R18=100 ohm
R19=100 ohm
C1=10 microFarad elettrolitico
C2=10 microFarad elettrolitico
C3=2,2 microFarad elettrolitico
C4=1.000 picoFarad poliestere
C5=100 picoFarad ceramico
C6=3.300 picoFarad poliestere
C7=2,2 microFarad elettrolitico
C8=10 microFarad elettrolitico
C9=100.000 picoFarad poliestere
C10=1 microFarad poliestere
C11=100.000 picoFarad poliestere
C12=2.200 picoFarad poliestere
C13=680 picoFarad ceramico
C14=220 picoFarad ceramico
C15=680 picoFarad ceramico
C16=10.000 picoFarda ceramico
C17=10 microFarad elettrolitico
C18=100 microFarad elettrolitico
C19=100.000 picoFarad poliestere
C20=100.000 picoFarad poliestere
C21=470 microFarad elettrolitico
C22=4,7 microFarad elettrolitico
C23=1.500 picoFarad ceramico
C24=22.000 picoFarad pol. 1000V
C25=22.000 picoFarad pol. 1000V
JAF1=impedenza 1 milliHenry
JAF2=impedenza 1 milliHenry
JAF3=impedenza 47 microHenry
JAF4=impedenza 47 microHenry
MF1=media frequenza 470 KHz
RS1=ponte raddrizzatore 100V 1 Ampere
DZ1=zener 30V 1/2W
TR1=NPN tipo BC.547
TR2=NPN tipo BC.547
IC1=integrato tipo MC.1458
IC2=integrato tipo NE.555
IC3=integrato tipo L.7812
F1=fusibile 1 Ampere
T1=trasformatore 12 watt (T012.04) sec. 12V 0,8
Ampere
S1=interruttore
Nota: tutte le resistenze in questo circuito sono
da 1/4 di watt
41
Il segnale stereo che applichiamo sulle due boccole d’ingresso poste a sinistra, viene
trasformato in un segnale mono tramite il mixer passivo composto dalle due resistenze R1 e
R2. Il mixer passivo in pratica “miscela” i due segnali. Il segnale BF può essere prelevato
dalla presa Line out presente sul retro
di ogni preamplificatore, oppure dalla
presa cuffia. Il segnale in figura è quello
che otteniamo all’uscita del mixer
passivo, visto su una scala temporale
di 2,5 secondi. Abbiamo previsto un
ingresso stereo perché, se
modulassimo il segnale con un solo
canale stereo, nel ricevitore non
sentiremmo l’altro canale. Chi dispone di un segnale mono potrà indifferentemente
applicare il segnale su uno qualunque dei due ingressi.
Il segnale BF così
miscelato raggiunge l’ingresso non invertente (piedino 5) del primo operazionale IC1/A,
contenuto all’interno dell’integrato MC.1458.
42
Segnale disponibile dopo il mixer passivo
Ingrandimento del segnale in ingresso al circuito dopo il mixer passivo
Tale operazionale è configurato per
funzionare da blocco integratore. Il
segnale rappresentato nella figura a
fianco rappresenta l’uscita dal blocco
integratore, visualizzata su una scala
temporale di 2,5 secondi.
Ruotando il cursore del trimmer R7, posto tra il terminale d’uscita e il piedino invertente 6, il
segnale applicato sull’ingresso può essere amplificato in tensione da un minimo di 2 volte
fino ad un massimo di 12 volte. Questo segnale amplificato prima di giungere sul piedino
invertente 3 del secondo operazionale
IC1/B, che funge da stadio buffer, passa
attraverso un filtro di preenfasi composto
da R8-C6 e da R9-C7 che provvederà ad
esaltare la sola gamma delle frequenze
acute. Come detto il filtro di preenfasi è
necessario poiché alte frequenze nei
segnali audio portano ad ampiezze
minori; questo, su trasmissioni
rumorose può condurre ad una cattiva
qualità del segnale, perché le alte frequenze potrebbero diventare troppo deboli. Per evitare
questo effetto le alte frequenze vengono allora amplificate prima della trasmissione (preenfasi
appunto).
Il segnale BF presente sul piedino d’uscita 1 di IC1/B viene applicato tramite R10-C10 sul
piedino 5 di IC2, cioè dell’integrato NE.555, che provvederà a modulare in FM la frequenza
che fuoriesce dal piedino 3. Le prossime figure rappresentano rispettivamente il segnale in
ingresso al piedino 5 dell’integrato NE.555, l’uscita che otteniamo sul piedino 3 ed un
ingrandimento di tale uscita.
43
Segnale in uscita dal blocco integratore
Segnale in uscita dal filtro di pre-enfasi
Quest’ultima forma d’onda, visualizzata con una scala temporale di 1 microsecondo, ci
permette di visualizzare al meglio l’onda quadra in uscita dall’integrato NE.555.
44
Onda quadra in uscita dall'integrato NE.555
Uscita dall'integrato NE.555
Ingresso sul piedino 5 dell'integrato NE.555
Prima di giungere sulla base del transistor TR1, l’onda quadra viene convertita in un’onda
sinusoidale da un filtro passa-banda composto da JAF1-C13 e da JAF2-C15 per evitare di
trasmettere un’infinità di frequenze armoniche che potrebbero disturbare la ricezione.
Il segnale viene poi amplificato
dal transistor TR2 e applicato sul trasformatore di media-frequenza MF1, accordato sui 150-
160 KHz.
Il trasformatore di media-
frequenza funge da elemento
45
Segnale prelevato sul secondario della MF1
Forma d'onda in uscita dal filtro passa-banda (visualizzata con una scala temporale di 5 microsecondi)
Uscita dal transistor TR2
accoppiatore di due stadi e da filtro selettivo della frequenza desiderata; pertanto richiederà
una procedura di taratura, che verra’ analizzata piu’ avanti. Dall’avvolgimento secondario del
trasformatore di media-frequenza MF1, preleviamo il segnale sui 150-160 KHz modulato in
FM e tramite le impedenze JAF3-JAF4 da 47 microHenry e i due condensatori C24-C25 da
22.000 picoFarad, lo applichiamo sulla rete dei 220 volt. Le due impedenze e i due
condensatori si comportano come un filtro passivo che provvederà a lasciar passare verso la
linea della rete elettrica le sole frequenze comprese tra 149-162 KHz. Se volessimo
calcolare la frequenza centrale di accordo potremo usare questa formula:
KHz = 159.000 : [(picofarad x microhenry)^(1/2)]
Sostituendo i valori prescelti otteniamo:
159.000 : [(22000 x 47)^(1/2)] = 156,36 KHz
Tutto lo stadio trasmittente viene alimentato da un circuito come quello descritto nella fase di
progettazione, che come stabilizzatore utilizzerà l’integrato IC3, ovvero un L7812.
- Ricevitore FM sui 150-160 KHz
46
In figura riportiamo lo schema dello stadio ricevente accordato sui 150-160 KHz.
Elenco dei componenti utilizzati per la realizzazione del ricevitore
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R1=1.000 ohm
R2=220.000 ohm
R3=2.200 ohm
R4=4.700 ohm
R5=200 ohm
R6=4.700 ohm
R7=4.700 ohm
R8=4.700 ohm
R9=2.700 ohm
R10=1 megaohm pot. lin.
C1=22.000 picoFarad pol. 1000V
C2=22.000 picoFarad pol. 1000V
C3=1.500 picoFarad ceramico
C4=1.200 picoFarad ceramico
C5=10 microFarad elettrolitico
C6=10.000 picoFarad ceramico
C7=10.000 picoFarad ceramico
C8=100.000 picoFarad poliestere
C9=10.000 picoFarad poliestere
C10=10.000 picoFarad poliestere
C11=10 microFarad elettrolitico
C12=100.000 picoFarad poliestere
C13=1.500 picoFarad ceramico
C14=10.000 picoFarad poliestere
C15=470.000 picoFarad poliestere
C16=100.000 picoFarad poliestere
C17=1.000 microFarad elettrolitico
C18=100.000 picoFarad poliestere
C19=100.000 picoFarad poliestere
C20=100 microFarad elettrolitico
C21=47 microFarad elettrolitico
C22=100.000 picoFarad poliestere
JAF1=impedenza 47 microHenry
JAF2=impedenza 47 microHenry
JAF3=impedenza 100 microHenry
JAF4=impedenza 2,2 milliHenry
MF1=media frequenza 470 KHz
MF2=media frequenza 470 KHz
RS1=ponte raddrizzatore 100V 1 Ampere
DS1=diodo tipo 1N.4148
DS2=diodo tipo 1N.4148
FT1=fet tipo J.310
IC1=integrato tipo TCA.3089
IC2=integrato tipo TDA.7052/B
IC3=integrato tipo L.7812
F1=fusibile 1 Ampere
T1=trasformatore 12 watt (T012.04) sec. 12V 0,8
Ampere
S1=interruttore
AP=altoparlante da 8 ohm
Nota: tutte le resistenze in questo circuito sono
da 1/4 di watt
48
Il segnale che preleviamo dalla linea elettrica dei 220 volt, come già detto, passa attraverso
il filtro passivo, composto da due impedenze da 47 microHenry (le JAF1-JAF2) e da due
condensatori da 22.000 pF (C1-C2); tale filtro provvederà ad isolare il nostro segnale utile
dalle altre frequenze presenti sulla linea. Tale segnale viene poi applicato sull’avvolgimento
secondario del trasformatore di media-frequenza MF1 e, per induzione, passa
sull’avvolgimento primario sintonizzato sui 150-160 KHz. Come si nota osservando la
successiva immagine, la forma d’onda ottenuta come è molto simile a quella rilevata sul
secondario della MF1 del trasmettitore.
Il segnale presente sul primario del trasformatore di media-frequenza MF1 viene applicato
tramite C4-R1 sul gate del JFet FT1 che provvederà ad amplificarlo.
Rispetto allo schema descritto in fase di progettazione, abbiamo aggiunto due diodi (DS1 e
DS2), posti in opposizione di polarità sull’ingresso, che servono per evitare che eventuali
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Segnale prelevato sul primario di MF1
Segnale amplificato dal JFet FT1
impulsi di extratensione presenti nella rete elettrica possano raggiungere il JFet,
danneggiandolo quindi, attraverso il trasformatore di media-frequenza MF1.
L’impedenza JAF3 da 100 microHenry con in parallelo il condensatore da 10000 pF e la
resistenza R4 che troviamo collegati sul drain del fet, formano il circuito di sintonia
accordato sulla frequenza centrale di
159.000 : [(10000 x 100)^(1/2)] = 159 KHz
Come già ampiamente descritto, tale circuito di sintonia permetterà di ricevere solo la
frequenza desiderata, eliminando quanto più possibile le frequenze non desiderate ed il
rumore (nel nostro caso non è necessario prevedere un modo per variare la frequenza da
ricevere in quanto ci interessano solo le frequenze nell’intorno prescelto per la trasmissione).
Il segnale amplificato presente sul drain del JFet viene prelevato dal condensatore C8 ed
applicato sul piedino 1 dell’integrato IC1, un demodulatore FM tipo TCA.3089.
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Segnale in ingresso al piedino 1 dell'integrato TCA.3089
All’interno dell’integrato TCA.3089 (vedi figura a pagina precedente) è presente uno stadio
preamplificatore seguito da uno stadio limitatore d’ampiezza e da un demodulatore FM a
quadratura.
Dal piedino 6 di IC1 fuoriesce il segnale BF che, tramite la resistenza R9, applichiamo sul
piedino d’ingresso 2 dell’integro IC2 che provvede ad amplificarlo in potenza per poter
pilotare un piccolo
altoparlante da 1-2 watt.
Se confrontiamo l’ultima forma d’onda rappresentata, con l’ingrandimento di quella presente
nel trasmettitore dopo il mixer passivo d’ingresso, si nota come le forme d’onda sia
praticamente del tutto simili; questo quindi dimostra che la trasmissione è riuscita.
Come si nota dal circuito, il potenziometro del volume non viene collegato in serie al segnale
BF come si fa normalmente, ma è applicato sul piedino 4 che provvede ad alzare o ad
abbassare il volume variando solo il suo valore ohmico. Non circolando nel potenziometro
alcun segnale di BF, potremo collegarlo anche a notevole distanza senza bisogno di
utilizzare del cavetto schermato.
Tutto lo stadio ricevente viene alimentato con un circuito realizzato come descritto nella fase
di progettazione, che utilizza sempre l’integrato L7812 come stabilizzatore.
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Segnale in uscita verso l'altoparlante
- Taratura
Prima di poter utilizzare correttamente i dispositivi realizzati, è necessaria una fase di
taratura del trasmettitore e del ricevitore.
Si seguano i seguenti passi:
1) Ruotare il nucleo della MF1 presente nel trasmettitore a metà corsa
2) Dopo aver collegato il trasmettitore ad una presa di rete dei 220 volt, collegare il
ricevitore in una stanza attigua ed accenderlo
3) Tramite un tester, collegato tra il terminale TP1 e la massa, misurare la d.d.p. e
ruotare il nucleo della MF2 del ricevitore fin quando sul tester non si leggerà una
d.d.p. di 6 volt.
4) Spegnere il trasmettitore; si sentirà ora un forte fruscio nel ricevitore; questo fruscio
si ha perché il ricevitore non capterà più alcun segnale RF
5) Collegare ora sull’ingresso del trasmettitore un segnale di BF che è possibile
prelevare anche dalla presa cuffia di una radio portatile.
6) Collegare il ricevitore ad una presa molto lontana da quella in cui è collegato il
trasmettitore, e poi ruotare il nucleo della MF1 presente nel ricevitore (potete anche
ruotare il nucleo della MF1 presente nel trasmettitore) fino a trovare la posizione in
cui il suono aumenta d’intensità.
7) Se per ascoltare il suono si deve ruotare al massimo il potenziometro del volume
presente nel ricevitore, si deve allora preamplificare maggiormente il segnale BF del
trasmettitore ruotando il cursore del trimmer R7
- Note:
Il ricevitore ed il trasmettitore vanno collegati alla linea elettrica dei 220 volt alimentata dallo
stesso contatore, perché applicando il ricevitore su una linea elettrica alimentata da un altro
contatore il segnale subirà una notevole attenuazione.
Se in ricezione si nota del fruscio, esso potrebbe essere dovuto ad una non corretta
posizione del nucleo della MF2 presente nel ricevitore. A volte, comunque, tale fruscio può
essere generato dalla sorgente iniziale del suono, in quanto, se essa non è ben schermata,
può irradiare sulla rete elettrica un’infinità di frequenze spurie che vengono captate dal
ricevitore. Per eliminare questo inconveniente si deve collegare un filtro antidisturbo tra la
spina del computer e la presa di rete dei 220 volt.
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Foto del ricevitore assemblato
Foto del trasmettitore assemblato
Appendice:
DATASHEET
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