Post on 21-Oct-2015
PAROLE DAGLI SCRITTI DI MÈRE E SRI AUROBINDO
Sri Aurobindo e Mère
parlano di
Loro stessi
SRI AUROBINDO SU SE STESSO
Solo io potrei parlare degli avvenimenti del mio passato dando loro vera forma e vero significato.
Né voi né nessun altro sapete alcunché della mia vita; essa non si è svolta in superficie così che gli uomini
potessero vederla.
Credo fermamente che voi siate un'Incarnazione Divina. Ho ragione?
Seguite la vostra fede; è improbabile che vi induca in errore.
Solo l'Amore divino può sostenere il travaglio che devo affrontare; lo deve sopportare chiunque abbia
sacrificato ogni altra cosa al solo scopo di innalzare la terra oltre la sua oscurità verso il Divino.
Naturalmente, chiunque voglia modificare la natura terrestre deve in primo luogo accettarla per poterla
cambiare. Cito da una mia poesia:
Chi vuole portare qui il paradiso
deve anch'egli discendere nel fango
e sopportare il travaglio della natura terrena
e percorrere il doloroso cammino.
Non avevo in me alcuna spinta verso la spiritualità, ho sviluppato la spiritualità. Ero incapace di
comprendere la metafisica, sono divenuto un filosofo. Non avevo sensibilità per la pittura, l'ho sviluppata
con lo Yoga. Ho trasformato la mia natura da ciò che era in ciò che non era. L'ho fatto in un modo speciale,
non per mezzo di un miracolo, e per mostrare cosa poteva essere fatto e come poteva essere fatto. Non
l'ho fatto per me una mia necessità personale o con un miracolo senza alcun procedimento. Sostengo che
se non fosse così, allora il mio Yoga sarebbe inutile e la mia vita un errore, un'assurda anomalia della natura
senza senso o effetto. Voi tutti sembrate credere che sia un grande complimento dirmi che ciò che ho fatto
non ha alcun significato per altri al di fuori di me. E' la critica più distruttiva che possa essere rivolta al mio
lavoro. Inoltre, non l'ho fatto da me stesso, se per me stesso vi riferite all'Aurobindo che fu. Egli agì grazie
all'aiuto di Krishna e della Shakti divina. Ho anche avuto aiuti umani.
****
Non so nulla degli Avatar. Praticamente ciò che conosco è che quando cominciai non possedevo tutti i
poteri necessari, dovetti svilupparli per mezzo dello Yoga, per lo meno molti che non erano attivi quando
cominciai, e quelli che lo erano dovetti affinarli per portarli ad un più alto livello. La mia personale opinione
sulla questione è che la vita e le azioni dell'Avatar non sono miracoli. Se lo fossero, la sua esistenza sarebbe
del tutto inutile, una superflua anomalia della natura. Egli accetta le condizioni di vita terrestri, ne usa i
mezzi e mostra la via all'umanità mentre l'aiuta. Altrimenti quale sarebbe la sua utilità e perché si
troverebbe qui?
*
Voi pensate, quindi, che in me (non chiamo in causa la Madre) non vi siano mai stati dubbi o disperazione,
così come attacchi di ogni genere. Ho sopportato ogni attacco che gli uomini hanno sopportato, altrimenti
sarei stato incapace di assicurare qualcuno che: "Anche questo può essere conquistato". Almeno non avrei
il diritto di dirlo. La vostra psicologia è terribilmente rigida. ripeto, il Divino, quando si assume il fardello
della natura terrestre, lo prende completamente, sinceramente, senza trucchi da prestigiatore o pretesa
alcuna. Se ha qualcosa dietro di sé che emerge sempre dalle apparenze, questa è la stessa cosa in essenza
che vi è dietro agli altri esseri, anche se ad un più grande livello, ed è per risvegliarla che egli è qui.
L'essere psichico agisce allo stesso modo per tutti coloro che sono destinati al cammino spirituale, non è
necessario che gli
uomini siano esseri straordinari per seguirlo. Questo è l'errore che state facendo, insistendo sempre sulla
grandezza come se solo i grandi potessero essere spirituali.
*
Stavo evidenziando che, fondamentalmente, ogni cosa è possibile, quindi non dovreste dire che il Divino
non può fare questo o quello. Tuttavia, allo stesso tempo, sottolineavo anche che il Divino non è obbligato
a mostrare senza senso o ragione la sua onnipotenza, quando sta operando di sua propria volontà entro
determinate condizioni. Giacché, argomentando che il divino non può, che è impotente, che non può fare
ciò che non è ancora mai stato fatto ecc., voi negate la possibilità di cambiare le cose e di conseguenza
l'evoluzione, la realizzazione di ciò che è irrealizzato, l'azione del potere divino, della grazia divina, e
riducete tutto ad una questione di rigido e inalterabile status quo, che è un'insolente sfida sia ai fatti che
alla ragione! E alla super ragione. Capite adesso?
Riferendosi a me stesso e alla madre, vi sono persone che dicono: "Se la supermente deve discendere, può
discendere in tutti, allora perché in loro per primi? Perché non potremmo riceverla noi prima di loro?
Perché attraverso di loro e non direttamente?" Suona molto razionale, logico, molto sostenibile. La
difficoltà sta nel fatto che questo ragionamento ignora le condizioni, presume insensatamente che si possa
far
discernere la supermente in se stessi senza avere la minima cognizione di ciò che la supermente sia e così
supporre un miracolo bislacco; chiunque cerchi di farlo è destinato a scivolare nella più rovinosa caduta,
come finora è capitato a tutti coloro che vi hanno tentato. E' come pensare di non aver bisogno della guida,
ma che sia possibile raggiungere la cima della montagna per lo stretto sentiero che si sta seguendo sul
bordo di un precipizio, semplicemente con un balzo nell'aria. Il risultato è inevitabile.
*
Non ho intenzione di raggiungere la supermente per me solo, non sto facendo nulla per me stesso, poiché
non ho alcuna necessità personale, né della salvezza (Moksha), né della supermentalizzazione. Se sto
cercando la trasformazione supermentale è perché è una cosa che deve essere realizzata per la coscienza
della terra e se non viene fatta in me stesso non può essere fatta in altri. La mia supermentalizzazione è
solo la chiave per aprire le porte della supermente alla coscienza terrestre; ottenerla per se stessa sarebbe
del tutto futile. Tuttavia non ne consegue neppure che se o quando diverrò supermentale, ognuno diverrà
supermentale. Altri che sono pronti potranno così diventarlo, quando saranno pronti a riceverla, sebbene,
naturalmente, il raggiungimento in me stesso sarà per loro un grande aiuto. E' perciò alquanto legittimo
avere l'aspirazione alla trasformazione a patto che:
1) Non se ne faccia una questione troppo personale o egoistica trasformandola in un'ambizione
nietzschiana o d'altro tipo per
diventare un superuomo.
2) Si sia pronti ad affrontare le condizioni e i passaggi necessari per il raggiungimento dello scopo.
3) Si sia sinceri e si guardi al processo come ad una parte della ricerca del Divino e il conseguente culmine
della volontà divina in noi. Non si insista in nient'altro che non sia il raggiungimento di questa volontà,
qualunque possa essere, trasformazione psichica, spirituale oppure supermentale. Tutto questo dovrà
essere considerato come il compimento delle opere di Dio nel mondo, non come una possibilità o una
conquista personali.
*
Non sono scoraggiato da ciò che sta accadendo perché so e ho sperimentato centinaia di volte che oltre la
più nera oscurità, per chi è uno strumento divino si trova la luce della vittoria di Dio. Non ho mai avuto un
forte e persistente desiderio perché qualcosa dovesse accadere nel mondo (non sto parlando di questioni
personali) che alla fine non sia accaduto, anche dopo un ritardo, una sconfitta o persino un disastro. Ci fu
un momento in cui Hitler vinceva dovunque e sembrava certo che il nero giogo dell'Asura sarebbe stato
imposto al mondo intero; ma dov'è ora Hitler e dove il suo regime? Berlino e Norimberga hanno segnato la
fine di quell'atroce capitolo nella storia umana. Altre ombre minacciano di oscurare o perfino di inghiottire
l'umanità, ma anch'esse finiranno come è finito quell'incubo. Non posso scrivere ampiamente in questa
lettera di tutto ciò che giustifica la mia fiducia; un giorno, forse, sarò
in grado di farlo.
*
Avete espresso in una delle vostre lettere la percezione della presente oscurità nel mondo che ci circonda e
questa deve essere stata una delle cause che hanno contribuito al vostro essere così malamente turbato e
incapace di respingere immediatamente l'attacco. Per quanto mi riguarda, le condizioni oscure non mi
scoraggiano né mi convincono della vanità della mia volontà di "aiutare il mondo", poiché sapevo che
sarebbero venute; erano presenti nella natura del mondo e dovevano manifestarsi per poter essere
esaurite o espulse e un mondo migliore, liberato da esse, potesse instaurarsi. Dopo tutto, nel campo
esteriore qualcosa è stato fatto e ciò può aiutare o preparare l'ottenimento di qualcosa anche nel campo
interiore. Ad esempio, l'India è libera e la sua libertà era necessaria se il lavoro divino doveva essere
compiuto. Le difficoltà che la circondano ora e che possono aumentare per un certo periodo, specialmente
riguardo al pasticcio del Pakistan, erano fatti che dovevano venire alla luce ed essere risolti. Anche in
questo caso vi è la certezza di una completa risoluzione del problema, sebbene, sfortunatamente, una gran
quantità di sofferenze umane sia inevitabile nel corso degli eventi. In seguito, il lavoro per il divino diverrà
più possibile e può anche darsi che il sogno, se si tratta di sogno, di condurre il mondo verso la luce
spirituale, possa anche diventare una realtà. Perciò non sono disposto, neppure adesso in queste condizioni
oscure, a considerare la mia volontà di aiutare il mondo condannata al fallimento.
LA MADRE SU SRI AUROBINDO
Madre, avete parlato della nascita di Sri Aurobindo come eterna nella storia dell'universo. Cosa intendevate
esattamente per eterna?
La frase può essere compresa in quattro modi diversi su quattro piani ascendenti di coscienza:
1) Fisicamente, le conseguenze di questa nascita saranno di portata eterna per il mondo.
2) Mentalmente, è una nascita che sarà ricordata eternamente nella storia universale.
3) Psichicamente, una nascita che ricorre sempre di epoca in epoca sulla terra.
4) Spiritualmente, la nascita dell'eterno sulla terra.
*
Non ha alcuna importanza se vi sono centinaia di esseri immersi nella più densa ignoranza. Colui che
abbiamo visto ieri è sulla terra: la sua presenza è sufficiente a provare che verrà un giorno in cui l'oscurità
sarà trasformata in luce, in cui
il tuo regno sarà infine stabilito sulla terra.
*
Ciò che Sri Aurobindo rappresenta nella storia del mondo non è un insegnamento, neppure una rivelazione:
è un'azione decisiva direttamente dal Supremo.
*
Nell'eternità del divenire ogni Avatar è solo l'annunciatore, il precursore di una più perfetta realizzazione
futura.
E tuttavia gli uomini hanno sempre la tendenza a deificare l'Avatar del passato in opposizione all'Avatar del
futuro.
Ora di nuovo Sri Aurobindo è venuto per annunciare al mondo la realizzazione del domani; e ancora una
volta il suo messaggio incontra la stessa opposizione come tutti quelli che lo hanno preceduto.
Ma il domani proverà la verità di ciò che egli ha rivelato e il suo lavoro sarà compiuto.
*
Sri Aurobindo venne a dirci: "Non è necessario lasciare la terra per trovare la verità, non è necessario
lasciare la vita per trovare l'anima, non è necessario abbandonare il mondo o
avere solo credi limitati per entrare in contatto col divino. Il divino è ovunque, in ogni cosa e se è nascosto
lo è perché non ci diamo la pena di scoprirlo".
*
Sri Aurobindo ha incarnato in un corpo umano la coscienza supermentale e non ci ha solo rivelato la natura
del cammino da seguire e il metodo da usare per giungere alla meta, ma ce ne ha anche dato, grazie alla
sua personale realizzazione, l'esempio; ha fornito la prova che l'opera può essere fatta e che il tempo è
arrivato.
*
Sri Aurobindo ha dato la sua vita perché noi potessimo nascere nella coscienza divina.
*
Non dobbiamo essere disorientati dalle apparenze. Sri Aurobindo non ci ha lasciati. Sri Aurobindo è qui,
vivo e presente come mai e sta a noi realizzare la sua opera con tutta la sincerità, tutto l'ardore e la
concentrazione necessari.
*
Sri Aurobindo non appartiene al passato e neppure alla storia.
Sri Aurobindo è il futuro in via di realizzazione.
Perciò dobbiamo rivestirci di un'eterna giovinezza per essere in grado di avanzare con la necessaria rapidità
e non essere pigri sul cammino.
*
L'uomo è la creazione di ieri.
Sri Aurobindo venne ad annunciarci la creazione di domani: la venuta dell'essere supermentale.
*
Il messaggio di Sri Aurobindo è una luce solare immortale che si irradia sul futuro.
*
Sri Aurobindo è venuto sulla terra dal Supremo per annunciare la manifestazione di una nuova razza e il
mondo nuovo, il mondo supermentale.
Prepariamoci per il suo avvento in tutta sincerità e ardore.
*
Sri Aurobindo venne per parlare al mondo della bellezza del futuro che deve essere realizzata.
Non venne per dare una speranza, ma una certezza dello
splendore verso cui il mondo muove. Il mondo non è uno sfortunato accidente, è una meraviglia che muove
verso la sua espressione.
Il mondo ha bisogno della certezza nella bellezza del futuro e Sri Aurobindo ci ha dato questa assicurazione.
*
Il loto rosso è il fiore di Sri Aurobindo, ma in particolare per il suo centenario sceglieremo il loto azzurro,
che è il colore della sua aura fisica, per simbolizzare il centenario della manifestazione del supremo sulla
terra.
*
Per esprimere la nostra gratitudine a Sri Aurobindo non possiamo fare niente di meglio che essere una
dimostrazione vivente del suo insegnamento.
*
Perché voi o Sri Aurobindo non avete fatto un più ampio uso del miracolo per conquistare le resistenze
della coscienza umana esteriore? Perché questo genere di evasione nei confronti dell'esteriore, questo non
intervento o discrezione?
Per quanto riguarda Sri Aurobindo so soltanto quello che mi disse più volte. Le persone chiamano
"miracolo" solo gli interventi nel mondo materiale o vitale. Questi interventi sono sempre frammisti con
movimenti d'ignoranza e di arbitrarietà.
Il numero di miracoli nella mente che Sri Aurobindo ha fatto è incalcolabile; naturalmente, se solo si avesse
una chiara, sincera, pura visione si potrebbe percepirlo, e molti l'hanno percepito. Egli rifiutò, questo lo so,
rifiutò di compiere qualsiasi miracolo di natura vitale o materiale, a causa della mescolanza.
La mia esperienza è questa: nello stato in cui è attualmente il mondo un miracolo diretto, materiale o
vitale, deve necessariamente tenere conto dei molti elementi di falsità che non possono essere accettati.
Questi sono necessariamente falsi miracoli e non possono essere ammessi. Ho visto ciò che le persone
chiamano miracolo; un tempo ne ho visti molti, che davano il diritto di esistere ad un mucchio di cose che
per me non sono accettabili.
Ciò che attualmente gli uomini chiamano miracolo è quasi sempre compiuto da esseri del piano vitale o per
mezzo di uomini che sono in relazione con gi esseri del piano vitale ed è una cosa mista, accoglie la realtà di
certe cose, la verità di certe cose che non sono vere. E' su questa base che agisce. Di conseguenza è
inaccettabile.
Non ho ben compreso cosa intendete dicendo che Sri Aurobindo compiva miracoli nella Mente.
Avveniva quando metteva la forza supermentale nella coscienza mentale. Egli inseriva nella coscienza
mentale (la coscienza mentale che governa tutti i movimenti materiali) una formazione supermentale o un
potere una forza che ne cambiavano immediatamente l'organizzazione. Ciò produceva
effetti immediati apparentemente illogici, perché non seguiva il corso dei movimenti in accordo con la
logica mentale.
Egli stesso soleva dire che quando era in possesso e poteva usare a volontà il potere e la forza
supermentali, e quando li poneva in un determinato posto con uno scopo definito in vista, il risultato era
irrevocabile, inevitabile, l'effetto era assoluto. Questo si può chiamare un miracolo.
Ad esempio, prendiamo qualcuno con una malattia, un dolore; quando Sri Aurobindo era in possesso di
questo potere supermentale (vi fu un periodo in cui diceva che era completamente sotto il suo controllo,
vale a dire, che poteva usarlo come voleva, poteva metterlo dove voleva), poneva questa volontà, diciamo,
in qualche disordine naturale nel fisico, nel vitale o nella mente, portava questa forza supermentale, questa
forza di una più alta armonia, di un ordine superiore e la metteva lì e questa agiva immediatamente. E
costituiva un ordine, creava un ordine, un'armonia più alta di quella naturale. Ossia, se era una cura, ad
esempio, la cura risultava essere più perfetta, più completa di ogni altra ottenuta attraverso gli ordinari
mezzi mentali e fisici.
Vi fu un buon numero di questi casi. Ma le persone sono così cieche, così indurite nella loro coscienza
ordinaria che danno sempre delle spiegazioni, possono dare sempre una spiegazione. Sono solo coloro che
possiedono fede e aspirazione, qualcosa di molto puro in loro, vale a dire qualcosa che vuole veramente
conoscere, che sono in grado di percepirlo. Quando c'era il potere di farlo, era solito persino dire che
avveniva senza sforzo, doveva fare solo questo, mettere il potere di ordine e di armonia supermentale e poi
istantaneamente il risultato desiderato era ottenuto.
L'INSEGNAMENTO
DI
SRI AUROBINDO
L'insegnamento di Sri Aurobindo parte da quello degli antichi saggi dell'India che sostenevano che dietro
alle apparenze dell'universo vi è la realtà di un essere e della coscienza, un sé di tutte le cose, uno ed
eterno. Tutti gli esseri sono uniti in quell'unico sé e spirito, ma divisi da una certa separatività di coscienza,
un'ignoranza del loro vero sé e realtà nella mente, nella vita e nel corpo. E' possibile, per mezzo di una
disciplina psicologica, rimuovere questo velo di coscienza separativa e divenire consci del vero sé, della
divinità in noi e in tutto.
L'insegnamento di sri Aurobindo stabilisce che questo unico essere e coscienza è involuto qui nella materia.
L'evoluzione è il metodo grazie al quale libera sé stesso; la coscienza appare in ciò che sembra essere
incosciente e, una volta apparsa, è automaticamente spinta a crescere sempre più in alto e allo stesso
tempo ad ampliarsi e a svilupparsi verso una sempre più grande perfezione. La vita è il primo passo di
questa liberazione di coscienza; la mente è il secondo; ma l'evoluzione non termina con la mente, attende
di rivelarsi in qualcosa di più grande, una coscienza che sia spirituale e supermentale. Il prossimo passo
dell'evoluzione deve essere
verso lo sviluppo della supermente e dello spirito come il potere dominante nell'essere cosciente. Perché
solo allora la divinità involuta nelle cose rivelerà se stessa interamente e sarà possibile alla vita manifestare
la perfezione.
Ma mentre i primi passi dell'evoluzione furono intrapresi dalla natura nella pianta e nella vita animale senza
una volontà cosciente, nell'uomo la natura diviene capace di evolvere grazie alla volontà cosciente nello
strumento. Non è tuttavia per mezzo della volontà mentale nell'uomo che questo può essere fatto
compiutamente, perché la mente giunge solo fino ad un certo punto e dopo questo può solo muoversi in
tondo. Deve essere attuata una conversione, un rivolgimento della coscienza con il quale la mente deve
essere cambiata in un principio superiore. Questo metodo è da ricercarsi attraverso l'antica disciplina
psicologica e la pratica dello yoga. In passato, era stato tentato con un allontanamento dal mondo e una
scomparsa nelle altezze del sé o dello spirito. Sri Aurobindo insegna che è possibile una discesa del più alto
principio, che non rivelerà semplicemente il sé spirituale fuori del mondo, ma lo rivelerà nel mondo,
rimpiazzerà l'ignoranza della mente o la sua limitatissima conoscenza con una verità coscienza
supermentale. Questa sarà uno strumento sufficiente del sé profondo che renderà possibile all'essere
umano scoprire se stesso dinamicamente così come interiormente e svincolarsi dalla sua umanità ancora
animale in una razza più divina. La disciplina psicologica dello Yoga può essere usata a questo fine, aprendo
tutte le parti dell'essere verso una
conversione o una trasformazione attraverso la discesa e l'operare di un più alto principio supermentale
ancora celato.
Questo cambiamento, tuttavia, non può essere fatto all'improvviso o in breve tempo o per mezzo di una
trasformazione rapida o miracolosa. Molti passi devono essere intrapresi dal ricercatore prima che la
discesa supermentale sia possibile. L'uomo vive, per lo più, nella sua mente, vita e corpo superficiali, ma vi
è un essere profondo in lui con più grandi possibilità al quale deve risvegliarsi, perché ora egli riceve da
questo essere un'influenza assai ridotta ed è questa che lo spinge verso una costante ricerca di una più
grande bellezza, armonia, potere e conoscenza. Il primo sviluppo dello Yoga è perciò quello di aprire le
distese di questo essere interiore e di vivere da lì verso l'esterno, di governare la sua vita esteriore per
mezzo della luce e della forza interiori. Nel fare questo egli scopre in se stesso la sua vera anima che non è
la commistione esterna di elementi mentali, vitali e psichici, ma qualcosa della realtà che sta dietro a loro,
una scintilla originata dall'unico fuoco divino. Deve apprendere a vivere nella propria anima e a purificare e
orientare, per mezzo di questa guida verso la verità, il resto della natura. A quel punto può esserci
un'apertura verso l'alto e la discesa di un più alto principio dell'essere. Ma persino allora non si tratta della
piena luce e forza supermentali, giacché vi sono parecchi campi di coscienza fra la mente ordinaria e umana
e la verità coscienza supermentale. Questi campi di coscienza intermedi devono essere aperti e il loro
potere fatto discendere nella mente,
nella vita e nel corpo. Solo in seguito il pieno potere della verità coscienza potrà lavorare nella natura. Lo
sviluppo di questa autodisciplina, o Sadhana, è di conseguenza lungo e difficile, ma persino una piccola
parte di esso è un grande guadagno perché rende la realizzazione e la perfezione ultime più possibili.
Vi sono molte cose che appartengono a sistemi più antichi che sono necessarie sulla via: un'apertura della
mente a più grandi comprensioni e al senso del sé e dell'infinito, un emergere in ciò che è stata chiamata la
coscienza cosmica, il controllo sui desideri e sulle passioni; un ascetismo esteriore non è essenziale, ma
sono indispensabili la conquista del desiderio e dell'attaccamento e un controllo del corpo e delle sue
necessità, le sue bramosie e i suoi istinti. Vi è una combinazione dei princìpi dei vecchi sistemi: la via della
conoscenza attraverso il discernimento della mente fra la realtà e l'apparenza, la via del cuore, della
devozione, dell'amore e del dono di sé, e la via delle opere che volge la volontà dagli interessi egoistici
verso la verità e il servizio di una più grande realtà che non sia l'ego. Per questo, l'intera natura deve essere
esercitata affinché possa rispondere e venire trasformata ogniqualvolta una più grande luce e forza operi in
essi.
In questa disciplina l'ispirazione del maestro e il suo controllo e la sua presenza nei momenti di difficoltà
sono indispensabili, perché sarebbe altrimenti impossibile superarli senza un gran numero di ostacoli ed
errori che impedirebbero ogni possibilità di successo. Il maestro è qualcuno che ha raggiunto una coscienza
e uno stato d'essere più alti ed è
spesso visto come la loro manifestazione o il rappresentante. Egli non aiuta solo grazie al suo insegnamento
e in misura maggiore con la sua influenza ed esempio, ma con il potere di comunicare agli altri la sua
propria esperienza.
Questo è l'insegnamento e il metodo d'azione di Sri Aurobindo. Non è suo scopo sviluppare alcun tipo di
religione o di amalgamare le religioni più vecchie, o di fondare alcuna nuova religione, poiché ciascuna di
queste cose allontanerebbe dal suo scopo centrale. La sola meta di questa Yoga è un autosviluppo interiore
per mezzo del quale chiunque lo segue possa col tempo scoprire l'unico sé in tutti ed evolvere una più alta
coscienza di quella mentale, una coscienza spirituale e supermentale che trasformerà e divinizzerà la natura
umana.
IL MESSAGGIO
DI SRI AUROBINDO
PER IL 15 AGOSTO 1947
Il 15 agosto 1947 è il giorno della nascita dell'India libera. Segna per lei la fine di una vecchia era e l'inizio di
un nuovo periodo. Ma possiamo anche farne una data importante nello schiudersi di una nuova era per il
mondo intero, per il futuro politico, sociale, culturale e spirituale dell'umanità, con le nostre vite e le nostre
azioni di nazione libera.
Il 15 agosto è il mio compleanno ed è per me naturalmente gratificante che abbia assunto un così vasto
significato. Accolgo questa coincidenza non come un incidente fortuito, ma come la sanzione e il sigillo della
forza divina che guida i miei passi sul lavoro col quale iniziai a vivere, l'inizio della sua piena fruizione. In
verità, in questo giorno, posso guardare giungere a realizzazione o sulla via del compimento quasi tutti i
movimento del mondo che ho sperato di vedere adempiuti nella mia vita, sebbene apparissero allora come
sogni inattuabili. In tutti questi moti l'India libera può ben giocare una larga parte e assumere una posizione
guida.
Il primo di questi sogni riguardava un movimento rivoluzionario che avrebbe creato un'India libera e unita.
L'India oggi è libera, ma non ha raggiunto l'unità. In un determinato momento sembrò quasi che sarebbe
ricaduta, al punto cruciale della liberazione, nel caos degli Stati separati che precedettero la conquista
britannica. Ma, fortunatamente, sembra ora probabile che questo pericolo venga evitato e che una larga e
potente, seppure non ancora completa unione verrà stabilita. Anche la saggiamente drastica politica
dell'Assemblea costituente ha reso probabile la soluzione del problema delle classi depresse senza scisma o
separazioni. Tuttavia la vecchia divisione della comunità fra Indù e Mussulmani sembra essersi ora indurita
in una divisione politica permanente della nazione. C'è da sperare che questo fatto non venga accettato
come stabilito per sempre o come qualcosa che non sia più di un espediente temporaneo, perché se
persistesse l'India potrebbe essere seriamente indebolita, persino storpiata: la lotta civile può rimanere
sempre possibile, possibili persino una nuova invasione e la conquista straniera. Lo sviluppo interno e la
prosperità dell'India possono essere impediti, la sua posizione fra le nazioni indebolita, il suo destino
menomato o persino frustrato. Questo non deve avvenire; la divisione deve cessare. Auguriamoci che possa
accadere naturalmente per mezzo di un sempre maggiore riconoscimento della necessità non solo della
pace e della concordia, ma dell'azione comune, con la pratica di atti comuni e la creazione dei mezzi per
ottenere questo scopo. In questo modo l'unità può infine avvenire sotto qualsiasi forma, la forma esatta
può avere un'importanza prammatica, ma non fondamentale. Ma con qualunque mezzo, in qualsiasi
maniera,
la divisione deve finire; l'unità deve essere e verrà raggiunta, perché è necessaria per la grandezza dell'India
futura.
Un altro sogno riguardava la rinascita e la liberazione dei popoli dell'Asia e il suo ritorno al suo grande ruolo
nel progresso della civilizzazione umana. L'Asia si è levata; larghe parti sono ora completamente libere o
stanno in questo momento per essere liberate; le sue altre parti ancora assoggettate o parzialmente
assoggettate si stanno muovendo verso la libertà con qualunque mezzo. Solo un poco ancora deve essere
fatto e lo sarà fra non molto. In questo quadro l'India ha la sua parte da giocare e ha cominciato a giocarla
con un'energia e un'abilità che indicano già la misura delle sue possibilità e il posto che può occupare nel
concilio delle nazioni.
Il terzo sogno riguardava un'unione mondiale formante la base esterna di una vita più equa, luminosa e
nobile per tutta l'umanità. Questa unificazione del genere umano è in facimento; vi è un inizio non
perfettamente organizzato, ma che combatte contro tremende difficoltà. Vi è lo slancio e deve
inevitabilmente crescere e conquistare terreno. Anche qui l'India ha iniziato a giocare una parte
preminente e la sua presenza potrà fare tutta la differenza fra uno sviluppo lento e timido ed uno
coraggioso e rapido, se saprà sviluppare quella più ampia arte di governo che non è limitata dai problemi
presenti e dalle possibilità immediate, ma guarda nel futuro e lo avvicina. Una catastrofe potrebbe
intervenire o distruggere quello che si sta facendo, ma persino in questo caso il risultato finale è sicuro.
L'unificazione è una
necessità della natura, un movimento inevitabile. La sua necessità per le nazioni è altrettanto chiara,
perché senza di essa la libertà delle piccole nazioni può essere in ogni momento messa in pericolo e perfino
la vita delle grandi e potenti rimane insicura. L'unificazione è perciò un interesse di tutti e solo la stupidità e
lo sciocco egoismo umano possono prevenirla, ma non possono frapporsi per sempre alle necessità della
Natura e della Volontà divina. D'altra parte una base esteriore non è sufficiente; deve formarsi uno spirito e
un modo di vedere internazionali, devono apparire forme ed istituzioni internazionali, probabilmente
sviluppi che considerino duplici o molteplici diritti di cittadinanza, scambi voluti o fusioni volontarie di
culture. Il nazionalismo avrebbe soddisfatto se stesso e persa la sua militanza e non troverebbe più queste
cose incompatibili con la propria preservazione e l'integralità del proprio modo di vedere. Un nuovo spirito
di unità prenderà possesso della razza umana.
Un altro sogno, il regalo spirituale dell'India al mondo è già cominciato. La spiritualità dell'India sta
entrando in Europa e in America in misura sempre maggiore. Questo movimento crescerà; sempre più
occhi si volgono verso di lei con speranza fra i disastri del tempo e vi è persino un'aumentata richiesta non
solo dei suoi insegnamenti, ma della sua pratica psichica e spirituale.
Il sogno finale era un passo nell'evoluzione che avrebbe innalzato l'uomo ad una coscienza più alta e più
ampia ed iniziato la risoluzione dei problemi che lo hanno turbato e angustiato fin dalla prima volta che
cominciò a pensare e a
sognare una perfezione individuale e una società perfetta. Questa resta ancora una speranza personale ed
un'idea, un ideale che ha iniziato a fare presa sia in India che in Occidente sulle menti lungimiranti. Le
difficoltà sul cammino sono ancora più formidabili di quelle che si possono trovare in qualsiasi altro campo
d'azione, ma le difficoltà sono state create per essere superate e se c'è la volontà suprema saranno vinte.
Anche in questo caso, poiché deve procedere attraverso una crescita dello spirito e della coscienza
interiore, se questa evoluzione deve avere luogo, l'iniziativa può venire dall'India e, sebbene la portata
debba essere universale, il movimento centrale può essere suo.
Tale è il contenuto che pongo in questa data della liberazione dell'India; dipende dalla nuova e libera India
se e quando questa speranza sarà giustificata.
ALCUNI PASSAGGI
DA 'SAVITRI'
Oh, di sicuro un giorno egli risponderà al nostro
richiamo
Un giorno creerà la nostra vita di nuovo
e pronuncerà la magica formula di pace
e porterà perfezione allo schema delle cose.
Un giorno egli scenderà alla vita e alla terra,
lasciando il segreto delle porte eterne,
in un mondo che invoca il suo aiuto,
e porterà la verità che libera lo spirito,
la gioia che è il battesimo dell'anima,
la forza che è il braccio disteso dell'amore.
Un giorno egli solleverà il tremendo velo
della sua bellezza,
imporrà la delizia al cuore pulsante del mondo
e denuderà il suo corpo segreto di luce e di gioia.
Duro è il pesante fardello del redentore del mondo;
il mondo stesso diviene il suo avversario,
i suoi nemici sono gli esseri che egli viene a salvare.
Coloro che egli vuole salvare sono i suoi antagonisti:
Questo mondo è innamorato della sua propria ignoranza,
la sua oscurità si volge via dalla luce del redentore,
offre la croce in pagamento per la corona.
Uno ancora potrà venire, armato, invincibile;
la sua volontà immobile affronta l'ora che passa;
i colpi del mondo non possono piegare
quel capo vincitore;
calmi e sicuri sono i suoi passi nella notte che avanza;
la meta recede, egli non affretta il suo incedere,
non si volge alle alte voci nella notte.
Non chiede aiuto alle divinità inferiori;
i suoi occhi sono fissi alla meta immutabile.
L'uomo devia o sceglie cammini più facili;
egli resta sull'unica alta e difficile via
che sola può portare ai picchi dell'eterno;
i piani ineffabili hanno già percepito il suo passo;
ha reso suoi strumenti la terra e il cielo,
ma i limiti della terra e del cielo cadono da lui;
egli trascende la loro legge, ma l'utilizza come suo mezzo.
Ha afferrato le mani della vita, ha dominato il proprio cuore.
Le finte della natura non deviano la sua visione,
inflessibile il suo sguardo è rivolto alla lontana metà della verità;
la sorda resistenza del fato non può spezzare la sua volontà.
Nei terrificanti passaggi, nei sentieri fatali,
invulnerabile la sua anima, non ucciso il suo cuore,
egli vive attraverso l'opposizione dei poteri della terra
e le imboscate della natura e gli attacchi del mondo.
Trascendendo dolore e gioia con la statura del suo spirito
fronteggia il male e il bene con occhi calmi e uguali.
Anch'egli deve lottare con la sfinge degli enigmi
e immergersi nella sua lunga oscurità.
E' entrato nelle profondità dell'incosciente
che velano se stesse perfino al loro proprio sguardo.
Egli deve chiamare la luce in quegli oscuri abissi,
altrimenti la verità non potrà mai conquistare il sonno
della materia.
E la terra intera guardare negli occhi di Dio.
La sua conoscenza deve ridare splendore a tutte
le cose oscure,
il suo potere deve sciogliere tutte le cose perverse;
egli deve passare sull'altra spiaggia del mare della falsità,
deve penetrare la tenebra del mondo per portarvi la luce.
Il cuore del male deve essere smascherato ai suoi occhi,
egli deve comprendere la sua cosmica tenebrosa necessità,
le sue vere e orrende radici nel terreno della natura.
Deve conoscere il pensiero che muove l'azione del demone
e giustifica il traviato orgoglio del titano
e la menzogna latente nei contorti sogni della terra:
deve entrare nell'eternità della notte
e conoscere l'oscurità di Dio come conosce il suo sole.
Per questo deve scendere nel fondo dell'abisso,
per questo deve violare le immensità dolorose.
Imperitura e infinito e saggio,
ancora deve viaggiare nell'inferno per salvare il mondo.
Egli emergerà nella luce eterna
ai confini del punto d'incontro di tutti i mondi;
là, al margine dei passi più alti della natura
la legge segreta di ogni cosa è compiuta.
Tutti i contrari sanano il loro lungo disaccordo.
Là gli eterni opposti s'incontrano e si abbracciano,
là la sofferenza diviene un'acuta ardente gioia;
il male ritorna al suo bene originale,
e il dolore giace sul seno della beatitudine:
essa ha appreso a versare liete lacrime di felicità;
il suo sguardo è carico di estasi piena di desiderio.
Allora qui la legge del dolore sarà finita.
La terra sarà trasformata nella casa della luce del cielo,
un veggente nato dal cielo albergherà nei petti umani;
il raggio supercosciente toccherà gli occhi degli uomini
e il mondo cosciente della verità scenderà sulla terra
invadendo la materia col raggio dello spirito
risvegliando il suo silenzio a pensieri immortali
risvegliando il cuore muto alla parola vivente.
Questa vita mortale ospiterà la beatitudine dell'eternità,
il sé del corpo assaporerà l'immortalità.
Allora l'opera del redentore del mondo sarà compiuta.
Quando l'oscurità s'infittisce strangolando il petto
della terra
e la mente corporea dell'uomo è l'unica lampada,
come di un ladro nella notte sarà il passo furtivo
di uno che entra non visto nella sua stessa casa.
Una voce a mala pena udita parlerà, l'anima ubbidirà,
un potere nella camera interiore della mente si insinuerà,
un fascino e una dolcezza apriranno le porte chiuse
della vita
e la bellezza conquisterà il mondo che resiste,
la luce di verità catturerà la natura di sorpresa,
un atto furtivo di Dio forzerà il cuore alla beatitudine
e la terra crescerà inaspettatamente divina.
Nella materia sarà acceso l'ardere dello spirito,
di corpo in corpo si animerà la sacra nascita;
la notte si risveglierà all'inno delle stelle,
i giorni diverranno una felice marcia di pellegrinaggio,
la nostra volontà una forza del potere
dell'eterno,
ed il pensiero i raggi di un sole spirituale.
Pochi vedranno ciò che nessuno ancora comprende;
Dio crescerà mentre i saggi parlano e dormono;
perché l'uomo non saprà ciò che viene finché non accadrà
e non vi sarà fede fino a quando il lavoro non sarà
compiuto.
FINE