Post on 16-Feb-2019
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Anno 7 - Numero NOVEMBRE 2017
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La redazione
Alessandro Granata
Alessia Pozzoli
Andrea Carenzi
Carlo Maestroni (Coach)
Corinne Cipolla
Cristian Di Cosimo
Davide Bagatta
Don Andrea
Elena Malaraggia
Federica Arensi
Giada Mainardi
Giada Zanini
Giovanni Pasquali
Irene Gavina
Jessica Maiocchi
Laura Bosoni
Luca Fontana
Marco Catalano
Mariavittoria Andena
Matteo Carenzi
Mattia Maniezzo
Nicola Fraschini
Nicolò Coldani
Paola Fulghieri
Sara Castellini
Sara Pasetti
Sara Tedeschi
Stefano Poggi
In questo numero…
Pag. 3 - Editoriale
Pag. 5 - Leggere il futuro
Pag. 8 - Festa diocesana dei 14enni - “All over the world”
Pag. 10 - Scoprendo Klimt
Pag. 11 - Catalogna: uno sguardo sulla storia dell’indipendentismo
Pag. 14 - Serie TV: Stranger Things
Pag. 17 - Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: il ladro di fulmini
Pag. 19 - Natale con il joypad
Pag. 21 - 70 volte Ferrari
Pag. 24 - Ricetta: Torta di castagne e cioccolato
Pag. 26 - Origami natalizio
Pag. 27 - Angolo poesia
Pag. 28 - Calendario dicembre 2017
mail: neon.oratorio@gmail.com
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Editoriale di Nicola Fraschini
“Che cosa si fa, di preciso, in Seminario?”: è la domanda che
frequentemente mi viene rivolta da tanti ragazzi che, vincendo un
po’ di imbarazzo, si mostrano incuriositi da una realtà a loro
estranea e quasi sconosciuta. Oggi, domenica 26 novembre, la
Chiesa di Lodi celebra la giornata del Seminario, con l’intento di
far conoscere questa istituzione diocesana fondamentale per la
formazione dei futuri sacerdoti e per verificare l’effettiva
idoneità allo svolgimento di tale compito. Il fatto che la
ricorrenza cada nel giorno in cui la Chiesa ricorda Cristo come “Re
dell’Universo” può aiutarci a capire meglio il ruolo che il Seminario
gioca nella vita di chi lo abita. Alla fine del vangelo di Giovanni,
appena prima della crocifissione, assistiamo ad un dialogo molto
intenso tra Gesù e Ponzio Pilato che lascia sorpresi.
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?»
Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo sono nato e per
questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». (Gv. 18, 37)
Come può un uomo umiliato ed in procinto di essere condannato a
morte definirsi “re”? Qual è la verità che Gesù è venuto a
portare?
Dando risposta a queste domande entriamo nel cuore del mistero
cristiano. Per questo uno dei compiti principali del Seminario (e di
ogni cammino di fede) è proprio quello di liberare da una falsa
immagine di Dio, un’immagine che magari si è radicata in noi, ma
che non corrisponde al volto autentico del Padre narrato da Gesù.
Nell’esperienza di vita siamo istintivamente portati a considerare
Dio come l’Essere onnipotente per eccellenza, come Colui che
rimane distante dalla nostra storia personale e che è pronto a
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giudicarla; la vicenda di Gesù, però, capovolge il comune modo di
pensare e ci viene a dire che l’onnipotenza di Dio risiede
nell’amore. È proprio così: Dio può tutto perché non trattiene
nulla per sé! Nemmeno la vita del Suo stesso Figlio. Questa
rivelazione sconvolgente deve essere un riferimento costante in
chi si sente attratto dalla vita sacerdotale; non si sceglie di
diventare preti per acquisire un ruolo o per realizzare un
proprio progetto, ma perché si è arrivati a capire che la vita
ricevuta deve essere ridonata. Il risultato di tutto ciò è quello
di essere finalmente liberi: liberi nelle relazioni, liberi nel
rapporto con le cose e con le ricchezze, liberi da se stessi e
dalle proprie paure.
Quindi, che cosa si fa, di preciso, in Seminario? In Seminario si
impara ad affidarsi a Colui che ci ha dato fiducia, certi che lo
sforzo richiesto è ben poca cosa rispetto all’amore che ci è
stato donato.
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Leggere il futuro: ieri, oggi, domani
“Cosa mi aspetto dal domani?”; con questa domanda un giovane
Cesare Cremonini apriva l’ottimistica canzone Un giorno migliore
nel lontano 1999, epoca Lunapop. È una domanda tanto semplice
quanto prepotentemente costante nella vita di tutti gli uomini.
Come sempre la storia inizia qualche migliaio di anni fa; saliamo a
bordo della macchina del tempo e voliamo nel passato.
Tra i Sumeri e i Babilonesi ogni singola decisione e aspettativa per
il futuro era affidata alla magia e alla divinazione. Si cercava di
indovinare il destino (o la volontà degli dèi) essenzialmente in due
grandi modalità: ispirazione o deduzione. La prima si basa
sull’interpretazione dei sogni o delle voci che poteva capitare di
sentire. La seconda invece, molto più adoperata, è composta da un
gran numero di pratiche, di cui alcune possono sembrare divertenti
o assurde. Dall’osservazione delle stelle, a quella delle viscere degli
animali sacrificati, fino ad arrivare all’analisi delle forme che
assume il fumo di un braciere di erbe particolari, tutto poteva
rappresentare un presagio. Sappiamo che era diffusa l’analisi dei
feti, che talvolta sfocia nell’assurdo (ci sono premesse come: “se
una capra partorisce un leone, ed esso avrà due code…”). Simpatica
è la pratica di osservare la forma delle macchie che forma l’olio
gettato in acqua o quella di osservare il fondo che resta su un
recipiente dopo aver bevuto un qualche tipo di bevanda (ai fan di
Harry Potter dovrebbe venire in mente qualcosa). In ambito ittita
(un po’ più su, in Turchia) si usava mettere degli oggetti con forme
diverse su un piano e liberare un animaletto per vedere come li
scombinava e ricombinava muovendosi. In ogni caso, con questa
Leggere il futuro di Giovanni Pasquali
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carrellata di possibilità di divinazione di circa 4000 anni fa
possiamo vedere che l’esigenza di capire cosa sarebbe stato nel
futuro era ben presente.
Lo stesso, più brevemente, si può dire dei più famosi Greci e
Romani. Per i primi non si può far nulla di importante senza aver
consultato l’Oracolo (meglio se il più famoso di tutti: quello di
Delfi, “ombelico del mondo”), mentre la storia dei secondi inizia
tradizionalmente con l’interpretazione di un volo di uccelli da
parte di Romolo e Remo, che poi per il secondo finisce
abbastanza male. Nel Medioevo, gran spazio trovano
l’interpretazione delle carte e delle stelle; entrambe queste
usanze, quasi assurdamente (non me ne voglia il grande Paolo
Fox), ci riportano a oggi e alla conclusione del nostro breve ma
intenso viaggio nel tempo.
Nel 2017, anche se ci divertiamo a vedere quali sono le sorti del
Sagittario e del Leone, sappiamo ormai che il futuro è intricato,
complesso e imprevedibile. Amicizie che si promettono un “per
sempre” che dura un mese e, viceversa, persone su cui non
scommetteremmo una lira bucata che ci restano vicine finché
abbiamo settanta splendidi anni e la pensione (si spera) in tasca;
cantanti che oggi disprezziamo e che domani scrivono la canzone
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della nostra vita; un
“da grande farò il
chimico” che poi
diventa una laurea in
archeologia… gli
esempi possibili sono
fin troppi. Grazie a Dio
(non per modo di dire,
ma davvero) abbiamo la
possibilità e la libertà di percorrere migliaia di strade diverse con
milioni di sfumature differenti che portano a miliardi di
possibilità, ovviamente diverse; tutto questo, che può sembrare un
gigantesco peso, è in realtà una fonte di entusiasmo inesauribile
perché in ogni caso è matematicamente certo che il risultato sarà
per ciascuno unico, originale, suo. Anche se “il lavoro è duro, di
essere uomo e non sapere cosa sarà il futuro” (stavolta è Claudio
Baglioni, La vita è adesso), nel domani ci siamo catapultati e
possiamo cercare di prevederlo, di analizzarlo, di ponderarlo per
scegliere al meglio in che direzione andare a ogni bivio; oppure
possiamo scegliere, semplicemente, di viverlo.
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Festa diocesana dei 14enni - “All over the world” di Sara Castellini
Domenica 29 Settembre si è tenuta all’Istituto Tondini di
Codogno la festa diocesana dei 14enni. Noi, un gruppo di ragazzi
di 2°media, siamo andati all’incontro con le nostre catechiste e
don Andrea.
Quando siamo arrivati ci hanno accolto molto calorosamente e ci
hanno invitato a scrivere i nostri nomi su un grande cuore rosso.
Oltre a noi c’erano moltissimi ragazzi di altre parrocchie.
Durante l’incontro abbiamo conosciuto due santi lodigiani molto
importanti: Santa Francesca Cabrini e San Vincenzo Grossi. La
prima è stata una grande
missionaria in tutto il mondo, in
particolare in America. Il secondo,
invece, fu un sacerdote fondatore
dell’Istituto delle figlie
dell’Oratorio. Grazie ad alcuni
stand abbiamo imparato molte
cose sulla vita di questi Santi, e
per di più lo abbiamo fatto
divertendoci. Ciascuno di noi ha
trovato qualcosa che gli potesse
piacere: le attività andavano dal
canto ai giochi di squadra, passando per origami, pittura, giochi di
parole e gare vere e proprie.
Dopo questi stand, abbiamo cenato nell’auditorium con i nostri
coetanei delle altre parrocchie. È stato un momento molto bello,
durante il quale abbiamo riso tutti insieme e ci siamo divertiti.
Successivamente ci siamo recati alla chiesa del Tabor, dove c’è
stato un momento di preghiera con il Vescovo. La chiesa era piena
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di ragazzi e, nonostante non conoscessimo nessuno, ci siamo
sentiti parte di una grande famiglia. Durante questo momento di
riflessione abbiamo cantato, pregato e ascoltato le parole del
Vescovo. Un momento particolarmente significativo è stato quando
alcuni ragazzi hanno portato una candela per ciascuna parrocchia
presente e hanno disposto le piccole luci intorno al cuore che
avevamo firmato all’inizio. In questo modo il cuore è stato
illuminato dalla luce di tutti i presenti.
Alla fine della preghiera il Vescovo ha mostrato ai ragazzi che
avevano letto le preghiere il luogo dove è custodito il cuore di
Santa Francesca Cabrini. Io sono stata una di questi fortunati ed
ho potuto ammirare da vicino la reliquia. Era custodita in una teca
molto bella e dorata, con una scritta recitante: “Dov’è il tuo
tesoro, là sarà il tuo cuore”. Al termine del momento di preghiera
siamo tornati a casa.
Quest’esperienza è stata molto bella e me la ricorderò a lungo.
Credo che il nome che è stato dato alla festa, “All over the
world”, sia molto indicato, perché dobbiamo andare e portare la
nostra vita e le nostre qualità in tutto il mondo per migliorarlo.
Quindi, come diceva Francesca Cabrini “sciogliamoci e mettiamo le
ali”!!! ne
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Se vi dico “Klimt” immaginerete
subito come me il suo famoso
“Bacio” fatto da mille colori e
soprattutto tanto oro, ma
grazie ad una bella giornata
passata a Milano, ho capito che
non è l’unica opera a cui si
dovrebbe associare questo
importante pittore della fine
dell’800.
Ho scoperto che Gustav Klimt
(1862 - 1918) amava per esempio l’universo femminile e la
maternità, infatti i suoi dipinti raffiguravano spesso le donne e
molte madri con i propri figli.
Da qualche mese e fino al 7 gennaio è possibile visitare al Mudec,
Museo delle culture di Milano, una mostra multimediale
completamente immersiva: la “Klimt experience”. Attraverso
immagini, suoni, musiche, racconta l’universo pittorico, culturale e
sociale in cui visse e operò Klimt. Non vi sono esposti i suoi lavori,
ma è possibile conoscerli attraverso le nuove tecnologie. Si entra
in unica grande stanza dove dalle pareti fino al pavimento vengono
trasmesse le immagini delle opere, che diventano così un unico
flusso di 700 immagini selezionate, per una visione completa
dell’opera del pittore altrimenti impossibile da ammirare in
un’unica esposizione.
Accanto all’arte di Klimt si ammirano anche le fotografie d’epoca
e ricostruzioni della Vienna dei primi Novecento, periodo in cui
visse e operò Klimt. Le musiche di Strauss, Mozart, Wagner,
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Scoprendo Klimt di Irene Gavina
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Catalogna: uno sguardo sulla storia dell’indipendentismo di Andrea Carenzi
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Beethoven e Bach fanno
da emozionante colonna
sonora.
In questo modo oltre a Il
Bacio e L’Albero della vita,
opere entrate a far parte
della cultura popolare, si
riscopre Klimt come
artista anche nella moda,
nell’architettura. Ma è
anche noto ai più piccoli perché il suo tratto caratteristico colora
il regno di Centopia nella serie Mia and me.
Nello scorso numero di Neon vi abbiamo parlato di Barcellona e
delle sue bellezze e peculiarità, ricordando che territorialmente
si colloca nella regione della Catalogna. Negli ultimi mesi questa
zona della Spagna è stata al centro dell’attenzione per la
questione dell’indipendenza
dallo Stato spagnolo.
Vogliamo quindi offrire uno
sguardo puramente storico su
tale questione, partendo dalle
origini fino ai giorni nostri.
La Catalogna innanzitutto ha
vissuto diverse dominazioni
tra cui quella romana, quella
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dei Visigoti, quella araba e quella dei Franchi. Quest’ultima
comportò la creazione della cosiddetta Marca di Spagna,
territorio dell’impero dei Franchi, da cui le contee catalane si
resero indipendenti tra il X e il XI secolo, fino al 1162 quando si
unificarono al Regno d’Aragona, a sua volta unitosi al Regno di
Castiglia nel 1469, con il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e
Isabella di Castiglia. In un’epoca di grandi cambiamenti economici
e mercantili innescati dalla scoperta europea delle Americhe, la
Catalogna si trovò a soffrire le difficoltà economiche dovute allo
spostarsi del baricentro dei commerci verso le Americhe (dalle
cui rotte la Catalogna era stata esclusa in favore della Castiglia) e
il chiudersi degli spazi di manovra mercantili nel bacino
mediterraneo, a causa dell'espansione ottomana. Queste
difficoltà alimentarono sentimenti anti-castigliani e separatisti
che spinsero, ad esempio, alla scelta politica di appoggiare la
Francia contro Filippo IV di Spagna, rivoltandosi contro il re ma
perdendo i propri privilegi autonomistici proprio per mano
francese. In seguito, appoggiarono l'arciduca D’Austria Carlo VI
d'Asburgo nella contesa che lo oppose a Filippo V di Spagna
durante la guerra di successione spagnola.
Nel XVIII secolo, un nuovo impulso alle tendenze autonomiste e
separatiste si deve alle concessioni fatte da Carlo III di Spagna
che ripristinò buone parte delle prerogative di autonomia
sottratte dall'egemonia francese dopo la sollevazione del 1640 e
riammise la Catalogna anche ai commerci verso il Nuovo Mondo.
Tuttavia, le prime vere tracce del movimento indipendentista
risalgono alla fine dell’800, seguiti successivamente dalla
fondazione del partito Estat Català nel 1922 e della Sinistra
Repubblicana della Catalogna, che, vinte le elezioni municipali nel
1931, proclamò la Repubblica. L’anno seguente, dopo alcune
trattative, la Catalogna ottenne uno statuto speciale, abolito nel
1938 dal dittatore Francisco Franco. L’indipendentismo catalano
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fu perseguito duramente dal regime del generale Franco, con esili
e arresti a danno di molti dei suoi esponenti. La Catalogna, inoltre,
sostenne apertamente la fazione repubblicana durante la guerra
civile spagnola.
Alla morte di Franco, nel 1975 si aprì il processo di introduzione
della democrazia, a cui seguì la nuova Costituzione del 1978, che
sanciva tra l’altro l’assoluta indivisibilità della Spagna, pur
garantendo notevoli spazi di autonomia alla Catalogna, approvata da
un referendum che vide favorevole ben il 90 % dei catalani,
ponendo così fine alla questione indipendentista.
Ulteriore autonomia è stata successivamente concessa nel 2006
con una riforma approvata tramite referendum popolare. La
questione si è riaperta nel 2010, quando il Tribunale costituzionale
della Spagna ha respinto alcuni articoli di tale riforma, scatenando
proteste di parte dei cittadini catalani e avviando una serie di
referendum simbolici per l’autonomia. Nel 2014 è stato proclamato
un referendum per l’autodeterminazione, privo di valore legale
riconosciuto, in cui ha vinto il sì all’indipendenza, ma viziato da un
forte astensionismo, del tutto simile a quello del 1 ottobre di
quest’ anno e con simili risultati. Il resto della questione è ormai
storia contemporanea, per cui invitiamo il lettore, se interessato, a
rimanere aggiornato. Qualora invece fosse interessato a visitare la
regione, lo invitiamo a leggere il precedente numero di NEON. n
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Serie TV: Stranger Things di Mattia Maniezzo
Rieccomi dopo qualche mese di
inattività su NEON, oggi
parlerò di una serie TV
fantascientifica del 2016:
Stranger Things. Creata in
esclusiva per il sito di
streaming Netflix, la prima
stagione è andata online il 15
luglio 2016 e la seconda invece il 27 ottobre 2017.
Adesso parlerò brevemente della trama della prima e seconda
stagione, ovviamente con qualche spoiler. QUINDI
ATTENZIONE SPOILER!!!
1a stagione
Il 6 novembre 1983 a Hawkins, una remota e tranquilla cittadina
dell'Indiana, il dodicenne Will Byers, membro di un gruppo di
quattro amici, sparisce in circostanze misteriose; allo stesso
tempo, in un laboratorio segreto nei dintorni della stessa
cittadina (il laboratorio Hawkins), un ricercatore è vittima di
un'inquietante creatura. Dallo stesso laboratorio, una stramba
ragazzina approfitta della confusione generata dall'incidente per
fuggire. Dopo aver trovato rifugio in un ristorante, inseguita da
agenti del laboratorio, continua la sua fuga imbattendosi nei tre
migliori amici di Will: Mike, Dustin e Lucas, che si erano messi
sulle tracce del fidato compagno svanito nel nulla. La ragazza, che
si identifica con il numero tatuato sul suo braccio, "Undici", crea
un legame in particolare con Mike, il quale accetta di nasconderla
nella sua abitazione.
"Undici", a conoscenza delle sorti di Will, aiuta i ragazzi a
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cercarlo, spiegando loro come sia
finito in un'altra dimensione
paragonata a un "sottosopra" del
mondo reale, popolato da
mostruose creature. Le indagini
della polizia locale, guidate
dall'agente Hopper, sono
ostacolate dal laboratorio
Hawkins, che inscena anche una
finta morte del bambino. La
madre di quest'ultimo, Joyce,
vive nel frattempo bizzarre
esperienze soprannaturali nella propria casa, nelle quali il figlio
riesce a mettersi brevemente in contatto con lei, mentre
Jonathan, il fratello maggiore di Will, inizia a indagare con Nancy,
sorella di Mike, su una creatura che potrebbe aver rapito il
fratello e un'altra ragazza del luogo. Le ricerche di Hopper, Joyce,
Jonathan, Nancy e di tutti i ragazzi convergono presto insieme
contrapposte al tentativo degli agenti del laboratorio di insabbiare
quanto stia avvenendo nella città e ricatturare Undici.
2a stagione
È il 1984 nella cittadina di Hawkins, in Indiana. È passato un anno
dagli eventi della prima stagione. Will Byers è finalmente tornato a
casa, ma qualcosa non va: continua ad avere visioni in cui si ritrova
nel Sottosopra.
I medici da cui lo porta la madre Joyce ogni settimana liquidano il
problema come stress post-traumatico ma, degli scienziati di
Stranger Things, si sa, è meglio non fidarsi.
Se nella prima stagione Will era assente e intrappolato nel mondo
parallelo da incubo abitato dal Demogorgone, questa volta è il
perno della storia, un ruolo per cui si rivela più che all’altezza.
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Ovviamente, non possono mancare gli altri membri della
combriccola.
Dustin, Lucas, ancora più in versione Rambo di come l’avete
lasciato, e Mike, che è di pessimo umore e continua a cercare
Undici.
Ci sono poi diverse new entry. Alcune come il bulletto Billy,
fratello maggiore di Max, una nuova compagna di scuola. Contesa
da Dustin e Lucas, porta dinamiche digelosia nel gruppo (in fin dei
conti, ora sono adolescenti.
E Undici? Il mistero della sua scomparsa viene svelato alla fine
del primo episodio. Ma l’alter ego di Milly Bobby Brown (ora con
riccioli ribelli) è cresciuta, è arrabbiata, per la prima volta
disobbedisce e tira fuori quel carattere e quei desideri che non si
è mai potuta permettere.
Nel corso della stagione ci sarà sempre un nuovo mostro del
sottosopra che incombe sulla cittadina, meglio conosciuto come
shadow monster.
Considerazioni Questa serie mi è piaciuta in particolar modo per la maestria dei
produttori nel creare musica, ambientazioni e personaggi in puro
stile anni 80. I ragazzi sono il fulcro della serie; lo spettatore può
immedesimarsi in loro ed è più propenso a "tifare" per loro,
piuttosto che per gli adulti che rappresentano tutte le cose
negative (chi più chi meno) dell'uomo. Sono curioso di come
riusciranno ad andare avanti i produttori in questi anni; per il
momento sono molto entusiasta del risultato raggiunto. Questa
serie la consiglierei a tutti gli appassionati di fantascienza, anche
a chi piace l'horror.
Voto: 10/10
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Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo:
il ladro di fulmini
di Nicolò Coldani
Quando mi fu regalato per il mio compleanno il primo libro di que-
sta saga non ne fui entusiasta e lo misi da parte dicendo che prima
o poi lo avrei letto.
Ma in quei giorni, su Italia Uno, trasmettevano il primo film di
questa saga e decisi di guardarlo per farmi un’idea generale.
Inutile dire che me ne innamorai e decisi di leggere il libro perché
sapevo, per esperienza, che la trasfigurazione cinematografica
trascurava un sacco di dettagli interessanti, e non mi sbagliavo...
Mi ricordo che incominciai a leggerlo sdraiato sul divano, e mi ri-
cordo ancora adesso, che sono passati due anni, le prime frasi:
Non ho scelto io di essere un mezzosangue.
Se state leggendo questo libro perché pensate di esserlo anche
voi vi do un consiglio: chiudetelo all'istante.
Capii immediatamente che era un libro da leggere.
Percy Jackson è un ragazzo di dodici anni che frequenta un colle-
gio di nome Yancy Academy, un istituto per ragazzi difficili a New
York. Il suo migliore amico si chiama Grover, un ragazzo con le
stampelle, che servono solo a nascondere le sue gambe caprine,
perché in realtà è un satiro.
Sua madre, Sally è una donna gentile che lavora in un negozio di
dolci.
Il suo Patrigno, Gabe, è una persona spregevole che pensa solo a
ubriacarsi e a giocare ad azzardo con i soldi della moglie.
In una gita scolastica, la sua prof di matematica diventa una furia
(un mostro sotto il controllo di Ade, Dio del sottosuolo), ma Percy
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se la cava grazie alla spada che gli viene “prestata” del suo prof
Brunner che insegna storia.
Gli fanno credere di essere pazzo e di essersi immaginato tutto.
Sente un discorso tra Bunner e Grover dove parlano di lui, di figli
degli dei, di furie ed altro riguardante quello che è successo in
gita.
L'ultimo giorno di scuola, Percy scappa per andare a casa e sua
madre lo porta al mare. Quella notte arriva Grover che dice a
Sally che Percy è in pericolo e tutti insieme partono.
Si scopre che Percy è il figlio di un Dio dell'Olimpo e che Grover è
un satiro, ma Sally scompare nel nulla con il Minotauro prima di
poter dire a Percy chi è il suo vero padre.
Arrivato al “campo mezzosangue” conosce Luke, figlio di Ermes,
ed Annabeth, figlia di Atena. Da qui parte per un viaggio con An-
nabeth e Grover, per salvare sua madre e scoprire la sua vera
storia.
L’avventura è appena iniziata.
Consiglio vivamente tutta la saga di Percy Jackson e gli dei
dell'Olimpo, perché è molto interessante, e spiega, in modo abba-
stanza semplice, tutta la storia greca.
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Natale con il joypad di Matteo Carenzi
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So che sembra presto, ma Santa Lucia e Natale sono alle porte,
quindi ho deciso di scrivere dei giochi che i ragazzi potrebbero
trovare sotto l’albero.
Ci sono diversi titoli che sono
usciti in questi ultimi mesi: in
primis, come tutti gli anni, c’è la
scelta per gli amanti del calcio
tra FIFA 18 e PES 2018. Da una
parte vediamo la vastità delle
squadre giocabili disponibili, il
ritorno della serie “il Viaggio”
dove vestiremo ancora una volta i
panni di Alex Hunter con però la
possibilità di giocare in più
squadre (oltre alla Premier
League anche nella Liga spagnola); confermatissimo rimane anche
il “FIFA Ultimate Team” e la presenza delle nazionali femminili.
In PES invece vediamo degli ottimi passi avanti per quanto
riguarda le grafiche delle animazioni: hanno rallentato la velocità
del gioco, in modo da poter permettere al giocatore di gestire nel
modo in cui meglio crede la partita. In più hanno migliorato pure
l’aspetto tattico in modo da adattarlo meglio al proprio tipo gioco
in base alle caratteristiche dei vari giocatori, da un gioco più
fisico e maschio ad un gioco veloce e con finte.
Ovviamente per gli amanti della palla a spicchi c’è NBA 2K18,
definito da vari siti “il gioco sportivo più bello dell’anno”. In
copertina avremo il neo acquisto dei Boston Celtics Kyrie Irving
oppure è disponibile anche la versione con Shaquille O’Neal. Di
questo gioco mi ha colpito soprattutto la modalità “il mio
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giocatore”, dove noi
vestiremo i panni di
questo ragazzo (il
cui aspetto fisico
sarà creato ovviamente da noi) che dopo aver giocato a basket
decide di mettere da parte la carriera da cestista e di dedicarsi
alla vita da DJ, ma con poca fortuna. Quindi tenta il ritorno ad
una vita da cestista con il tentativo di conquistarsi un posto tra i
migliori.
Ritorna inoltre su PS4 il gioco di macchine su pista per
eccellenza, ovvero Gran Turismo Sport, con un parco macchine
sempre in aggiornamento. L’unica pecca è la necessità di avere la
console sempre collegata ad internet, altrimenti l’esperienza di
gioco sarà pressoché corta e limitata. Inoltre non ci saranno più
le patenti da conquistare, ma una vera e propria accademia di
guida ed in più la possibilità nelle corse di andare a percorrere da
un tratto di tracciato ad un giro completo del circuito.
Oltre a Gran Turismo si può giocare ad un altro gioco di
macchine, si tratta di Need for Speed Payback. In questo gioco
vestiremo i panni di tre personaggi diversi che decidono di rubare
l’auto di un super miliardario, ma con il quale alla fine dovranno
allearsi per vendicarsi di un’organizzazione chiamata Loggia.
Perché non passare le feste uccidendo amici e parenti?
Ovviamente si scherza! Sono presenti due titoli sparatutto. Il
primo è l’atteso ritorno di Call of Duty WWII ambientato nella
Seconda Guerra Mondiale, dove saremo soldati dell’esercito
americano che giungono in Europa per porre fine alla guerra. Il
secondo titolo è legato alla serie di Star Wars, ovvero Star Wars
Battlefront 2, dove vestiremo ancora i panni di ribelli e imperiali,
ma ci saranno molte novità che non ci resta che scoprire
giocandoci.
Anche gli assassini sono tornati, con il gioco Assassin’s Creed
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70 volte Ferrari di Carlo Maestroni
Una vecchia signora in rosso ha 70
anni, ma non li dimostra. Questa
vecchia signora in rosso si chiama
Ferrari. La Ferrari è nata il 12
settembre 1947, quando il
Commendator Enzo Ferrari fondò
l’omonima azienda, con la prima Ferrari
125. L’11 maggio dello stesso anno
partecipò e vinse al primo Gran Premio
del circuito della città di Piacenza con
la 125 guidata da Franco Cortese, che era sia pilota che
collaudatore della vettura.
Ma ora parliamo dell’emblema che è stampato sul musetto delle F1
e sui musi delle auto stradali, cioè il cavallino rampante nero su
sfondo giallo. Esso fu donato dalla madre di Francesco Baracca,
Origins, che dopo un anno sabbatico ritorna ambientato
nell’Antico Egitto e più precisamente nel periodo tolemaico.
Per gli amanti della serie Pokémon fa ritorno su Nintendo 3DS la
versione successiva a Pokémon Sole e Pokémon Luna. I nuovi
titoli si chiameranno UltraSole e UltraLuna. Disponibili solo dal
17 novembre presenteranno grandissime novità. Nonostante si
sia già giocato con le versioni precedenti nella regione di Alola,
le novità faranno vivere nuove emozioni a chiunque giocherà.
Di giochi ne abbiamo tanti e la scelta è vasta, tocca solo a voi
scegliere con quale occupare il tempo nelle vacanze natalizie.
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un pilota di aerei abbattuto durante la Prima Guerra Mondiale; il
suo squadrone di aerei aveva il cavallino rampante sulle fiancate
degli stessi.
Dopo questi dati storici sulla casa automobilistica, ora parliamo
della macchina che ha cambiato il destino della Scuderia Ferrari.
Correva l’anno 1970 quando il Commendator Ferrari chiamò Mauro
Forghieri, che a quel tempo era il direttore tecnico e con lo staff
di ingegneri disegnò la 312 B (312 boxer). Una volta terminati i
progetti, Forghieri presentò i disegni a Ferrari che li approvò e
iniziò la produzione della monoposto. Ma si dovette soffrire fino al
1975, anno in cui Niki Lauda vinse il campionato del mondo. L’anno
successivo la dea bendata voltò le spalle a Lauda e alla Ferrari: il
1° agosto, durante il Gran Premio di Germania sul circuito storico
del Nurburgring, Lauda ebbe un terribile incidente e rischiò di
morire bruciato nella sua monoposto, ma si salvò grazie al coraggio
del pilota Arturo Merzario che riuscì ad estrarre Lauda dalla
vettura circondata dalle fiamme. Ma questo incidente costò al
pilota austriaco il campionato del mondo, perso per mezzo punto in
favore di Hunt.
Al termine della
vittoriosa
stagione 1977, ci
fu il divorzio tra
la Ferrari e
Lauda.
Nel 1979 la
Ferrari vinse il
campionato del
Mondo con il sudafricano Scheckter quindi il digiuno della Ferrari
durò quasi 20 anni. Nel 1993 fu ingaggiato come direttore
generale un uomo basso e tracagnotto con accento francese, Jean
Todt.
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Dopo ancora tre anni di digiuno, a metà della stagione 1995 la
Ferrari annunciò l’ingaggio del forte pilota tedesco Michael
Schumacher, già campione del mondo con il Team Benetton. Lo
stesso Schumi portò alla corte della Rossa i suoi tecnici Ross
Brown e Rory Byrne, quindi la scuderia dominò cinque campionati
consecutivi, dal 2000 al 2004. Ad oggi il team è gestito
sapientemente da Maurizio Arrivabene.
Ma la Ferrari non è solo la Scuderia di Formula Uno, ma è
soprattutto vetture da strada come la Dino, fino ad arrivare
all’ultima nata: la GTC 4 cilindri, datata 2016. Dalla Dino alla GTC
4 cilindri, sono tutte auto strettamente derivate dalla F1.
Ed ora vi lascio con una frase del Commendator Ferrari che
recita così: “la monoposto perfetta è quella che si rompe dopo il
traguardo”.
Scriveteci al NUOVO indirizzo e-mail di
NEON!
neon.oratorio@gmail.com
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Torta di castagne e cioccolato di Alessia Pozzoli
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Ingredienti:
Farina di castagne: 240g
Cacao amaro in polvere: 20g
Zucchero:160g
Uova: 250g circa
Lievito in polvere per dolci: 250g
Latte intero: 310g
Un baccello di vaniglia
Procedimento:
Per preparare la torta di castagne e cioccolato assicuratevi
che tutti gli ingredienti siano a temperatura ambiente.
Rompete le uova in una planetaria, unite lo zucchero ed i semi
di una bacca di vaniglia e montate utilizzando le fruste per
una decina di minuti o fin quando il composto non sarà chiaro e
spumoso (se non avete la planetaria potete utilizzare delle
fruste elettriche).
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Nel frattempo in una ciotola andate a setacciate la farina di
castagne, il lievito ed il cacao. Ora potrete versare il latte, a
temperatura ambiente, e stemperare il tutto utilizzando una
frusta: fate attenzione a non formare grumi.
A questo composto andate ad aggiungere una parte dell’impasto
di uova e zucchero. Dopodiché aggiungete la restante parte e
amalgamate con molta delicatezza per non smontare le uova,
quindi inglobate con la spatola con movimenti dal basso verso
l’alto.
Imburrate e rivestite con carta da forno uno stampo da 22 cm
di diametro. Versate il composto nello stampo e cuocete a in
forno statico preriscaldato 170° per 70 minuti, nel ripiano più
basso del forno.
Fate la prova stecchino a fine cottura per verificare che la
torta sia cotta. Sfornate e lasciate raffreddare prima di
sformare la torta per servirla.
Se preferite, spolverizzate un pizzico di zucchero a velo sulla
vostra torta di castagne e cioccolato!
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Origami natalizio di Sara Pasetti
Sacchettino per regali di Natale
Occorrente:
un foglio di carta (meglio se decorato), colla stick
1. Piegare il foglio a metà lungo il lato corto, incollando da un
lato le due estremità; piegare in su la parte bassa (circa 2
o 3 dita, in base a quanto si vuole largo il sacchetto).
2. Aprire a metà la piegatura: in questo modo si otterranno
ai lati due triangolini.
3. Per chiudere la base del sacchetto occorre sovrapporre le
pieghe fatte precedentemente (vedi immagine).
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! CALENDARIO DICEMBRE