Post on 26-Jun-2015
UNIVERSITA' DEGLI STUDI MILANO-BICOCCAFACOLTA' DI PSICOLOGIA
Cdl SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
L'ILLUSIONE DI POGGENDORFF E LA LUNETTA DI SAN LORENZO
Relatore Dott Daniele Zavagno Tesi di laurea di Irene Raineri matricola 715970
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
Indice
1. Introduzione 1
2. La lunetta di San Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia 3
3. L'illusione di Poggendorff 7
4. Esperimento 13
4.1 Introduzione 13
4.2 Metodo 16
4.2.1 Partecipanti 16
4.2.2 Stimoli 16
4.2.3 Procedura 18
4.2.4 Risultati 19
5. Conclusioni 22
6. Bibliografia 24
1. Introduzione
L'illusione di Poggendorff è tra le più interessanti illusioni ottiche nella
quale la discrepanza tra relazioni spaziali percepite e struttura fisica
dell'oggetto è ben evidente. Un esempio di come tale illusione influenza il
modo in cui noi percepiamo la realtà è visibile nel Mausoleo di Galla Placidia
a Ravenna, precisamente nella lunetta di San Lorenzo. Il mosaico bizantino
raffigura San Lorenzo martire che regge una croce sulla spalla destra, la stessa
passa dietro l'aureola del santo, presentando quindi le caratteristiche strutturali
tipiche dell'illusione di Poggendorff.
In questo caso, però, l'effetto percettivo di disallineamento è stato evitato
dalla maestranza, che si ipotizza abbia rinunciato ad un allineamento fisico a
favore di uno puramente percettivo.
Secondo un'ipotesi recente (Daneyko, Stucchi e Zavagno, 2011), per creare
la sinopia l'artista ha utilizzato strumenti da disegno, quali righelli e compassi,
per disegnare gli elementi geometrici della scena, dall'armadio contenente i
quattro vangeli alla graticola, dall'aureola alla lunga croce. Nella fase di
realizzazione vera e propria del mosaico, l'artista avrebbe seguito da vicino il
tracciato della sinopia – ma con tutta probabilità avrebbe osservato i vari stadi
della creazione anche da una posizione diversa da quella in cui realizzava
l'opera. In altre parole, si suppone che la maestranza controllasse il proseguo
dell'esecuzione dal basso, da dove l'opera sarebbe stata ammirata dai visitatori
del Mausoleo. Fu forse così che si accorse di una distorsione percettiva a
dispetto della correttezza geometrica dell'opera, e decise di porvi rimedio in
modo piuttosto creativo, come avrò modo di illustrare in seguito.
Scopo della mia tesi è quello di testare l'ipotesi formulata da Daneyko et al.
(2011) conducendo un esperimento in cui i soggetti hanno il compito di
aggiustare una delle due estremità della croce in una riproduzione schematica di
un dettaglio del mosaico, forse non troppo dissimile dalla sinopia usata
dall'artista. Come avrò modo di chiarire più avanti, l'esperimento è molto simile
a quello condotto da Daneyko et al., eccetto che nell'esperimento da me
condotto ho introdotto una variabile indipendente la distanza di osservazione,
che era ravvicinata (simile a quella di una maestranza che deve eseguire un
mosaico sopra un'impalcatura innalzata a diversi metri dal pavimento), oppure a
distanza (con l'osservatore che guarda dal basso).
2. La lunetta di San Lorenzo nel Mausoleo di di Galla Placidia
Al fine di comprendere meglio l'intero impianto iconografico del Mausoleo
di Galla Placidia è utile delineare il percorso storico dell'arte paleocristiana.
La fine del V secolo segna un periodo di grave crisi per l'impero romano,
nel cui ambito la Chiesa si va sempre più consolidando. Roma aveva cessato di
essere capitale già dal secolo precedente e in Oriente Costantinopoli iniziava la
sua espansione. La divisione tra Oriente e Occidente, si fa via via più profonda
anche sul piano delle idee e della cultura. Alla rivalità politica si aggiunge
anche la rivalità religiosa, relativa al problema del primato del vescovo di
Roma. Nonostante Costantinopoli stesse diventando una metropoli moderna,
con la sua popolazione cosmopolita, Roma metteva le radici come centro di
prestigio della Chiesa universale, città santa del mondo cristiano. I Padri della
Chiesa cominciarono a porsi il problema dell'uso cristiano dell'arte e severe
regole sull'uso di questa vennero formulate. Si raccomandava, inoltre, la
rappresentazione della croce e di scene bibliche tratte dall'Antico quanto dal
Nuovo Testamento. Il centro dell'Occidente si spostò da Milano a Ravenna
intorno all'anno 402, ma fu solo sotto il governo di Galla Placidia, che Ravenna
si avviò a diventare uno dei centri culturali e artistici più importanti.
Un esempio di come l'arte fosse fiorente a Ravenna è il Mausoleo di Galla
Placidia, fatto costruire prima del 450, stupendamente decorato all'interno da
mosaici che ricoprono tutte le pareti e la volta. Mosaici come quello del Buon
Pastore della lunetta sopra la porta d'accesso e il San Lorenzo della lunetta di
fondo, si muovono nell'intensità cromatica di una luce vibrante e irreale.
Figura1. Lunetta di San Lorenzo. La lunetta misura 313 cm di larghezza per 187 cm di altezza. Dal suolo del Mausoleo alla base della lunetta l'altezza è di 290 cm, dal suolo alla testa del santo la misura è di 445 cm.
La lunetta di San Lorenzo raffigura il Santo a sinistra di uno scrigno aperto
che contiene i quattro libri del Vangelo rilegati in rosso, al centro della scena vi
è una graticola lambita dalle fiamme; che simboleggia il martirio che San
Lorenzo subì nel 258 a Roma; infine a destra, c'è la figura del Santo che sembra
voler accompagnare l'osservatore verso il centro della scena. I riferimenti
simbolici e iconografici tipici dell'arte paleocristiana e bizantina sono chiari e
diversi: San Lorenzo tiene in mano il libro dei Salmi e la croce, simboli
dell'ordine diaconale di cui era un importante esponente, e poi l'aureola che in
epoca paleocristiana e bizantina rispondeva a particolari norme di
rappresentazione iconografica, per cui non poteva subire modificazioni di tipo
spaziale in quanto priva di materialità (non ha corrispondenza terrena). Ma è
proprio nell'aureola che circonda la testa di San Lorenzo che si nota un effetto di
trasparenza, come dettaglio del tutto eccezionale senza alcuna necessità
iconografica. E' oltremodo importante notare come a livello della fusione tra
aureola e croce, l'andamento delle tessere cambia; nello specifico le tessere non
sono più disposte in modo circolare come nel resto dell'aureola, ma è come se
interrompessero questo moto. Come fa notare Zavagno (1996, pag.19) “ ..in
questo senso l'aureola è stata considerata fino al periodo tardo romanico come
un simbolo puro, da gestire sul piano formale nel modo più semplice possibile.
Ecco quindi che l'effetto trasparenza nell'aureola risulta essere una presenza del
tutto eccezionale che in apparenza non sembra avere giustificazioni sul piano
iconografico.” Ma la risposta a cosa abbia portato la maestranza ad una tale
correzione in modo che la croce fosse resa riconoscibile è rintracciabile
nell'analisi dell'impianto iconografico che impegna fin dalla sua struttura
architettonica il Mausoleo. Il sacrario è un'esaltazione della Croce, in quanto
emblema della salvezza; ne sono alcuni indizi la pianta a croce latina e le
numerose raffigurazioni di croci al suo interno. Inoltre San Lorenzo, il cui culto
era vivissimo in epoca bizantina, era ritenuto “il più nobile martire portatore
della Croce nelle sacre funzioni” (Ricci, 1914).
Figura 2. San Lorenzo, particolare. Si nota l'effetto trasparenza.
Della croce ne è attestato l'uso fin dall'antichità più remota e il
Cristianesimo ha rielaborato questo simbolo caricandolo di un significato
iconografico specifico. Essa rappresenta il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, e la
seconda persona della Trinità (esistono differenti tipi di Croce ognuno delle
quali enfatizza particolari significati simbolici).
E' comunque utile notare come all'interno del Mausoleo esista una simmetria
nelle due importanti lunette del sacrario; da una parte il Buon Pastore che regge
una lunga croce, il simbolo del proprio martirio e dall'altra San Lorenzo che
regge una lunga croce, simbolo della fede per il quale ha subito il martirio.
Esiste un gioco di rappresentazioni iconografiche e dinamiche interne nel quale
si inscrive, per l'appunto, il carattere primario della simbologia cristiana.
3. L'illusione di Poggendorff
L'attività percettiva è da considerarsi come un processo attivo; ciò è provato
dalle illusione e dalle situazioni di ambiguità percettiva. In essi gli elementi
fisici costituenti uno stimolo si organizzano in modo tale da costituire eventi
percettivi che superano l'identificazione di ogni singolo elemento a favore di
una percezione globale.
L'illusione di Poggendorff rientra tra le illusioni ottico-geometriche, le quali
ben evidenziano il fatto che il nostro vissuto percettivo non è perfettamente
corrispondente alla realtà fisica-geometrica che sottostà alla stimolazione
visiva. Nella sua forma canonica, essa consiste in due segmenti obliqui allineati
tra loro ma occlusi al centro da un rettangolo. Se l'illusione di Poggerndorff non
esistesse sul piano fenomenico, quello che si vedrebbe è un unico segmento
occluso da un rettangolo. Invece quello che si vede sono due segmenti
indipendenti, non allineati tra loro, parzialmente occlusi da un rettangolo. La
Figura 3 illustra l'illusione mostrando simultaneamente l'allineamento
percettivo (disallineamento fisico) e allineamento fisico (disallineamento
percettivo).
Figura 3. Percettivamente è la linea blu ad essere colta come prolungamento della linea nera.
La scoperta dell'illusione di Poggendorff risale al 1860- quando
Poggendorff direttore dei prestigiosi Annalen der Physik und Chemie, rivista
scientifica che iniziò ad essere pubblicata a partire dal 1779, notò come una
figura che illustrava un'illusione che Zollner voleva pubblicare nel suo articolo
conteneva anche una seconda illusione, cioè la mancata collinearità delle due
parti delle linee traverse. A questa illusione sono dedicati numerosi studi che
tentano di spiegare l'insorgenza del fenomeno e delineare i fattori sottostanti.
Tra queste troviamo; l'ipotesi di un misestimation dell'orientamento delle
trasversali dovuto all'inibizione laterale; l'ipotesi di un'induzione angolare a
carico dell'angolo ottuso; l'ipotesi di un incurvamento delle trasversali nei punti
di intersezione con le parallele; l'ipotesi di una dilatazione percettiva dello
spazio tra i paralleli; l'ipotesi di una interpretazione errata delle trasversali come
sfuggenti in profondità; l'ipotesi di un bias di calibrazione inerente al sistema
visivo che rifletterebbe le statistiche della geometria di una scena naturale.
Per l'esperimento da me condotto è rilevante lo studio di Koning e van Lier
(2006). Gli autori hanno studiato l'illusione in configurazioni pittoriche
tridimensionali, confrontandole con quelle più bidimensionali o con
caratteristiche intermedie tra 2- e 3-D (Fig.4). Riassumendo i risultati si è
riscontrato che il disallineamento apparente nell'illusione di Poggendorff è
influenzata dall'elaborazione 3-D vs 2-D di entrambi gli elementi, sia il centrale
che quelli laterali (linee oblique). Nello specifico, quando l'elemento centrale
ha caratteristiche tridimensionali diminuisce il disallineamento apparente, ma
lo stesso succede anche nell'elaborazione 2-D. Quindi l'occlusore non ha grosso
peso nell'insorgenza dell'illusione. “Sebbene nessuna conclusione definitiva può
essere fatta sulla base di questo risultato, è certo che sia in contrasto con la
configurazione originale dell'illusione, in cui la percezione del disallineamento
è forte” (Koning, van Lier,2006). In alternativa, sembra che l'elaborazione degli
elementi laterali sia un fattore dominante per la percezione del disallineamento.
In linea con la teoria di elaborazione della profondità di Gillam (1971), i
risultati dimostrano l'importanza della profondità nell'illusione di Poggendorff.
Tuttavia, come suggerito, la semplice aggiunta di indizi di profondità non porta
necessariamente a disallineamento (Gillam, 1971; Daniel & Gordon, 1993), ma
dipende dalla percezione di profondità delle linee oblique (elementi laterali).
Gli autori concludono che il disallineamento evidente nell'illusione di
Poggendorff può essere influenzato da diverse elaborazioni delle sue parti
separate, pur mantenendo identiche le giunzioni locali tra i diversi elementi
della stessa.
Figura 4. Esempio di stimoli utilizzati nell'esperimento. Sono stati creati 3 differenti elementi centrali: 3-D, 2-D e PD (figure piane dell'illusione), lo stesso è stato fatto con gli elementi laterali. Tutti gli elementi sono stati combinati per creare un disegno ortogonale.
Per il mio studio può essere interessante considerare anche la ricerca di
Knowlton e Bridgeman (1993), in cui si considera l'influenza che il contesto
spaziale può avere nell'illusione di Poggendorff. Gli autori hanno voluto
dimostrare come un contesto aggiuntivo spaziale esercita un'influenza su questa
illusione. In un esperimento hanno esaminato gli effetti di una cornice inclinata
che circonda gli adeguamenti di collinearità in verticale e ruotata dell'illusione
di Poggendorff. Per cui le situazioni sperimentali presentate ai soggetti erano
due; un inquadramento inclinato dell'illusione in posizione verticale ed un
inquadramento inclinato dell'illusione in posizione ruotata. Gli stimoli furono
presentati successivamente anche senza cornice. I risultati dimostrano che
l'effetto nelle figure ruotate è influenzata dalla cornice, in condizione di no-
frame infatti diminuisce comunemente l'illusione nella figura ruotata. Gli autori
con questo esperimento non spiegano i meccanismi dietro l'illusione di
Poggendorff, ma sottolineano l'importanza di sistemi di riferimento visivi per la
comprensione e la percezione del disallineamento.
Figura 5. Esempio di stimoli usati nell'esperimento. (A) Full frame. (B)Segment frame.(C)Vertices frame.(D)Half-right frame.(E)Half-right frame. E la versione ruotata a seguire.
Gillam (1971, 1980) sostiene l'ipotesi che una differenza di altezza
pittorica, tra le due linee trasversali oblique nell'illusione di Poggendorff , sia
responsabile per il disallineamento che si verifica. Parks e Hui (1989) hanno
dimostrato che tali fattori pittorici possono essere effettivamente cosi potenti
anche in situazioni che potrebbero risultare svantaggiose per il verificarsi
dell'illusione. Come Gillam ha sottolineato, gli elementi dell'illusione di
Poggendorff possono essere elaborati in modo tale che le linee parallele
verticali sembrano essere il fondo di una scatola, aggiungendo le fughe dei
quattro angoli, come in una prospettiva centrale (Fig.6b). Le due linee
trasversali originarie verranno viste come disallineate dentro l'aggiustamento
tridimensionale; una risulterà comunque “più alta” sulla sua parete . Forse,
suggerisce Gilliam, la versione non elaborata dell'illusione di Poggendorff
(Fig.6a) è percepita allo stesso modo, e il conseguente disallineamento nello
spazio pittorico viene inavvertitamente percepito come un disallineamento
nelle due dimensioni dello stesso modello.
Figura 6. Un esempio (a) del classico modello di Poggendorff, con le variazioni (b e c) presentate da Gilliam.
Per esempio, poco o nessun disallineamento illusorio è evidente nella
Fig.6c. Questo risultato è coerente con la sua proposta in quanto l'inclinazione
pittorica della superficie centrale tende a “catturare” i segmenti di linea. Così
l'illusione di Poggendorff “sopravvive” a quello che sarebbe intuitivamente
un'alterazione molto importante dello spazio pittorico.
Prinzmetal e Beck (2001) sostengono che un sottoinsieme di illusioni ottiche
sia causata dallo stesso meccanismo responsabile della percezione del verticale
e dell'orizzontale. In un esperimento gli autori hanno confrontato l'entità delle
illusioni di Zollner, Poggendorff e Ponzo quando gli osservatori erano in piedi e
quando erano seduti in una sedia, inclinati di 30° sulla linea di vista
dell'osservatore. In effetti i risultati della ricerca hanno dimostrato che quando
gli osservatori erano seduti l'entità delle illusioni aumentava
significativamente.
4. Esperimento
4.1 Introduzione
Come già accennato nell'introduzione, l'effetto dell'illusione di Poggendorff
è osservabile anche nelle opere d'arte. Ad esempio, Topper (1984) ha descritto
come il grande pittore Rubens, nella Discesa dalla croce, fosse tormentato
dall'illusione di Poggendorff. Ma ancora prima di Rubens, deve aver esperito il
fenomeno dell'illusione la maestranza che ha eseguito il mosaico della lunetta di
San Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia. Il mosaico dista di 2,90 metri dal
suolo, precisamente dal suolo alla testa del santo l'altezza è di 4,45 metri, date
le proporzioni la figura del santo ha le misure reali di un uomo dell'epoca, circa
1,60 metri di altezza, con la testa che misura circa 21 cm di lunghezza.
L'esperimento che ho condotto intende indagare l'influenza della distanza
di osservazione sull'entità dell'illusione, secondo l'ipotesi di Daneyko et al.
(2011) “If viewing distance and angle matter, observers' adjustments should
rougly coincide with the alignment chosen by the artist more than 1500 years
ago, regardless of whether stimuli are good renderings of the mosaic or sinopia-
type of representations..”.
L'esperimento è stato condotto nell'aula Magna dell'edificio U.6
dell'Università di Milano-Bicocca, un ambiente con caratteristiche metriche tali
da permettere una buona simulazione di due diverse condizioni di osservazione
del mosaico vero. Lo stimolo è stato proiettato sullo schermo della parete
frontale, di misura 4x5 metri, adattandolo alle due condizioni di posizione di
osservazione. Nella condizione distanza i soggetti hanno simulato la posizione
della maestranza che osserva dal basso, dal livello del suolo, il suo lavoro, nella
condizione ravvicinata hanno simulato la posizione della maestranza in corso
d'opera sulla sinopia. I partecipanti hanno condotto aggiustamenti per
raggiungere la collinearità percepita in entrambe le condizioni, permettendomi
in tal modo di verificare l'ipotesi avanzata da Daneyko et al. (2011), secondo
cui a distanze e angoli di osservazioni diverse dovrebbero corrispondere
aggiustamenti di collinearità diversi.
La Figura 7 raffigura un dettaglio del mosaico in cui è stata evidenziata
l'entità della mancata collinearità fisica, ovvero la deviazione dalla collinearità
geometrica che s'ipotizza la maestranza ritenesse necessaria per vedere dal
mausoleo una croce nella sua interezza.
Figura 7. Le linee blu e verde mostrano l'entità dell'illusione. L'utilizzo delle tessere bianche per la simulazione dell'effetto trasparenza potrebbe essere dovuta al tentativo di “rettifica” usato dalla maestranza per correggereil disallineamento percettivo.
Credo sia, inoltre, importante tenere in considerazione anche i risultati
dell'esperimento condotto da Daneyko et al. (2011), che permettono di rilevare
la percentuale di errore di allineamento per ogni soggetto in una condizione
ravvicinata. Alcuni soggetti hanno scelto un allineamento simile a quello
dell'artista, ma in media le performance di diversi soggetti si distribuiscono al
di sotto dell'allineamento geometrico e sono statisticamente differenti
dall'allineamento scelto dalla maestranza.
4.2 Metodo
4.2.1 Partecipanti
Un totale di 19 soggetti ha partecipato all'esperimento. Alcuni erano
studenti, altri frequentatori dell'edificio U6 dell'Università Milano-Bicocca.
4.2.2 Stimoli
Gli stimoli utilizzati per l'esperimento raffiguravano la sagoma del santo in
scala di grigi (Fig. 8). La sagoma utilizzata è il particolare della testa,
dell'aureola, della croce, e della porzione del bordo superiore della lunetta, tutti
elementi considerati importanti per il problema del disallineamento percettivo.
Figura 8. Stimolo utilizzato nell'esperimento. Prima proiettato a livello degli occhi dei partecipanti, per simulare il corso d'opera dell'artista, poi proiettato ad un'altezza di 4,50 metri (ca) per simulare la visione dal basso, ipotizzando un altezza media di 1,60 metri di un osservatore dell'epoca.
La luminanza della sagoma del Santo misura 20.9 cd/ m², quella dell'aureola
e della croce 40.3 cd/ m² , e la linea di confine della lunetta inferiore aveva una
luminanza pari a circa 11.3 cd/ m². Lo stimolo era proiettato in due posizioni
diverse, scalato di modo che le dimensioni corrispondessero alle dimensioni nel
mosaico reale. Le due posizioni simulavano una visione dal basso e uno da
distanza di lavoro della maestranza. Per la condizione di osservazione dal
basso, il soggetto si sedeva sul secondo gradino di una scalinata, ad una
distanza di circa 7,50 metri dallo schermo di proiezione, e con la testa rivolta in
alto ad osservare la sagoma, indicava se lo sperimentatore doveva alzare o
abbassare l'estremità destra della croce. Per la condizione ravvicinata lo stesso
soggetto era ad una cinquantina di centimetri dalla proiezione, dando
indicazioni per l'aggiustamento allo sperimentatore. Gli stimoli era presentati
mediante un programma scritto in MatLab, il quale raccoglieva anche i dati. Era
lo sperimentatore ad effettuare gli aggiustamenti secondo le indicazioni del
soggetto, premendo dei tasti specifici sulla tastiera di un PC. Un aggiustamento
di 0 pixel corrisponde ad una perfetta collinearità geometrica. La collinearità
percettiva dell'opera corrisponde ad una dislocazione del braccio destro della
croce a -25 pixel sotto lo 0.
Le variabili sperimentali entro i soggetti erano quindi le seguenti: distanza di
osservazione (2 livelli: ravvicinata; distante): direzione di aggiustamento (2
livelli: dall'altro; dal basso). Vi era poi una variabile tra i soggetti, ossia la
condizione d'inizio (2 livelli: osservazione da distante; osservazione
ravvicinata).
4.2.3 Procedura
Il compito richiesto ai soggetti è stato quello di aggiustare la parte destra
della croce fino a quando questa non appariva collineare con la sua parte
sinistra. I partecipanti hanno risposto al compito di aggiustamento in due
condizioni differenti ; nella condizione distanza e nella condizione ravvicinata.
La condizione sperimentale di partenza veniva assegnata in modo casuale per
ogni soggetto. Anche il punto di partenza della croce per l'aggiustamento ( Fig.
9 ) era randomizzato. Per ogni condizione il soggetto ha fatto dodici prove di
aggiustamento, sei che partivano con direzione dal basso e sei dall'alto.
Figura 9. Esempio di due punti di partenza della croce, la variabile direzione di aggiustamento ( 2 livelli: dal basso – dall'alto ).
Credo sia utile segnalare come, in un primo momento, la proiezione dello
stimolo nella condizione ravvicinata risultava non all'altezza degli occhi,
ovvero il soggetto inclinava comunque di qualche grado il capo per osservare la
testa del santo e indicare allo sperimentatore gli aggiustamenti da fare. Tenendo
conto della ricerca di Prinzmetal e Beck (2001),la proiezione è stata corretta,
riportandola il più possibile alla linea di osservazione.
4.2.4 Risultati
I risultati emersi sono rappresentati nei grafici in Figure 10 e 11. Sui dati
raccolti è stata condotta una ANOVA per misure ripetute con al variabili
condizione di inizio tra i soggetti e le variabili direzione di aggiustamento e
distanza di osservazione entro i soggetti. La variabile “tra” non ha sortito effetti
significativi. Hanno invece determinato effetti significativi sugli aggiustamenti
le due variabili “entro”. Che la variabile direzione di aggiustamento abbia
sortito effetti significativi (F1, 653=6.91, p<0.01) non dovrebbe essere una
novità: la letteratura psicofisica sulla determinazione delle soglie differenziali
ha discusso ampiamente su questa discrepanza.
Più interessante è la significatività della variabile distanza di osservazione
(F1, 966=12.4, p<0.001), che era appunto la variabile che mi interessava testare.
La media di aggiustamento nella condizione distante è distribuita intorno ai -21
pixel, dunque molto simile a quello scelto dall' artista, nella condizione
ravvicinata la media è intorno ai -18 pixel, simile alla media ottenuto da
Daneyko et al. nel loro esperimento.
E ; M e d i e M Q
E f f . c o r r e n t e : F ( 1 , 2 1 6 ) = 1 2 . 4 0 0 , p = . 0 0 0 5 2
D e c o m p o s i z i o n e i p o t e s i e f f e t t i v e
L e b a r r e v e r t i a l i i n d i c a n o i n t e r v a l l i d i c o n f i d e n z a a l 0 . 9 5
V a r 3 V a r 4
E
- 2 3
- 2 2
- 2 1
- 2 0
- 1 9
- 1 8
- 1 7
- 1 6
VD
_1
Figura 10.
E * " V a r 1 " ; M e d i e M Q
E f f . c o r r e n t e : F ( 1 , 2 1 6 ) = . 5 2 0 1 7 , p = . 4 7 1 5 5
D e c o m p o s i z i o n e i p o t e s i e f f e t t i v e
L e b a r r e v e r t i a l i i n d i c a n o i n t e r v a l l i d i c o n f i d e n z a a l 0 . 9 5
V a r 1 1 V a r 1 2
V a r 3 V a r 4
E
- 2 5
- 2 4
- 2 3
- 2 2
- 2 1
- 2 0
- 1 9
- 1 8
- 1 7
- 1 6
- 1 5
- 1 4
VD
_1
Figura 11.
5. Conclusioni
In termine generali questo esperimento ha voluto dimostrare prima di tutto
che l'effetto della distanza di osservazione ( e angolo di osservazione, che è
molto più in basso nel mausoleo rispetto alle altezza da cui lavoravano le
maestranze dei mosaici) è incisiva sull'entità dell'illusione di Poggendorff, e
come tale effetto sia stata probabilmente la causa del presunto post-intervento
sulla croce nella lunetta di San Lorenzo nel Mausoleo di Galla Placidia. Il
Mausoleo si erge in nome della Santa Croce, che per il Cristianesimo
rappresenta il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda persona della Trinità,
con l'assoluto valore salvifico. Non è difficile comprendere come nell'arte,
dunque, la rappresentazione del signum crucis rispondeva a precisi e
dogmatici parametri di illustrazione. L'arte, con la funzione di celebrare la
magnificenza del Verbo divino, diventa comunicazione educativa per i cristiani,
la croce deve essere rappresentata come la manifestazione infinita e compiuta
dell'amore di Dio per l'uomo e il creato. E' ovvio dunque, che in alcun modo
questa potesse assumere “alterazioni” terrene, così come l'aureola. Inoltre è
utile ricordare l'osservazione di Zavagno (1996, pag.21), secondo cui “ la croce
di San Lorenzo diventa un elemento, non secondario; la sua corretta
sostanziazione simbolica è direttamente connessa alla sua integrità sul piano
formale “ .
La croce sorretta da San Lorenzo nella lunetta del Mausoleo è chiaramente
asimmetrica dal punto di vista geometrico( Fig. 7 ), la sua parte inferiore, alla
sinistra dell'osservatore, non coincide con la sua parte superiore destra. Ma ciò
non è direttamente rilevabile dall'osservatore, che guardando la lunetta dal
basso vede una croce perfettamente allineata. Probabilmente la collinearità
percettiva è anche aiutata dall'effetto trasparenza dell'aureola creato dalla
maestranza per mostrare l'integrità della croce stessa. Non è da escludere, come
il modus operandi dell'arte dei mosaici vuole, che la maestranza abbia utilizzato
strumenti geometrici per disegnare la sinopia, e dunque in fase di realizzazione
del mosaico, la croce era ancora dritta. Come dimostrato nel mio esperimento,
durante il compito nella condizione ravvicinata, la performance dei soggetti
migliora, la loro media si avvicina all'allineamento geometrico della croce, dato
che indica come la forza dell'illusione sia più debole. E' forse per questo, che in
corso d'opera, l'artista non ha notato il disallineamento visivo?
Ma una volta ultimato il lavoro, o in fase di ultimazione, con tutta
probabilità l'artista, o chi per lui dirigeva i lavori dal basso, notò come la croce
non sembrasse allineata, come se questa fosse spezzata dietro la figura del
Santo. Tale incremento della forza dell'illusione, da una visione dal basso,
coincide con i risultati dell'esperimento, per cui è nella condizione distanza che
l'illusione di Poggendorff è più forte. Non solo, ma l'allineamento geometrico
scelto da molti soggetti è simile a quello scelto dall'artista. La maestranza operò
la strategia della trasparenza, intervenì inserendo tessere bianche al mosaico,
interrompendo la disposizione circolare delle tessere oro dell'aureola, in modo
creativo e risolutivo . Grazie a queste rettifiche, non è facile rendersi conto che i
due estremi della croce sono effettivamente non coincidenti. In tal modo si
salvò l'integrità formale della croce, anche mediante una riduzione
dell'intervallo di spazio del completamento amodale nel punto cruciale della
fusione croce-aureola (Zavagno, 1996). E' con questo stratagemma,
assolutamente creativo, non perfettamente in linea con l'iconografia classica
dell'aureola in epoca paleocristiana, che la maestranza ovvia a quella che è una
delle illusioni più interessanti, un'illusione che tuttavia rischiava di
compromettere la celebrazione di magnificenza e salvifica del simbolo sul quale
l'intero impianto iconografico del Mausoleo si erge. Da notare anche
l'elaborazione in 2 D della parte superiore della croce, che tenendo presente
quanto sostenuto da Koning e van Lier (2006), potrebbe avere una certa
influenza sull'entità dell'illusione, e quindi utilizzata dalla maestranza come
ulteriore accorgimento. Sappiamo infatti che l'aggiunta di indizi di profondità
altera in qualche modo la percezione del disallineamento percettivo.
Un'illusione, dunque, quella di Poggendorff, che già nella seconda metà del
V secolo, parecchi secoli prima della sua ufficiale descrizione ( XIX sec. ), era
chiara alla maestranza della lunetta di San Lorenzo a Ravenna.
6. Bibliografia
• Beck D.M., Prinzmetal W., (2001), The tilt-constancy theory of visual
illusion, Journal of Experimental Psychology: Human Perception and
Performance, 27, 206- 217
• Bridgeman B., Spivey- Knowlton M.J., (1993) , Spatial context affects
in the Poggendorff illusion. Perception & Psychophysics, 53, 467- 474
• Daneyco O., Stucchi N., Zavagno D., (2011) San Lorenzo and the
Poggendorff illusion in Ravenna. Perception, 2, 502- 507
• Gilliam B., (1971) , A depth processing theory of the Poggendorff
illusion. Perception & Psychophysics, 10, 211- 216
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• Gordon I.E., Daniels V. (1993), Occlusion and the distortion of
alignment in three- dimensional space. Perception, 22, 1037- 1044
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• Koning A., van Lier R., (2006) , 3-D Processing in the Poggendorff
illusion. Science Direct, 126, 46- 58
• Zavagno D., (1996) , L'effetto trasperanza nella Lunetta di San Lorenzo
nel Mausoleo di Galla Placidia in Ravenna. Effetto Trasparenza, 18-22
Ringraziamenti
Per chi mi è stato vicino, in un percorso che molte volte non ha lasciato
scampo allo sconforto. Ringrazio chi in me e in questo ci ha creduto,
sostenendomi e confortandomi, aiutandomi ad affrontare positivamente questo
primo traguardo importante della mia vita.
I ringraziamenti più sinceri a Simona, Marianna e Stefania, per avermi
sopportato e supportato in tutto.