Post on 15-Feb-2019
10Letteraturaeuropea,Naturalismo,Verismo
Sezione
Capitolo
1Gustave Flaubert 23
La vita
e le opere 24
I luoghi 27
Analisi dell’opera
1.1 Madame Bovary 28 T1. Il disagio esistenziale di Emma 31
Sguardi d’autore Baudelaire
su Emma 37
Confronti Flaubert nelle traduzioni
di Maria Luisa Spaziani e Natalia
Ginzburg 38
Esercizi di fine capitolo 40
In digitale
> Approfondimenti
Della mia vita
La biblioteca
> Testi
Bouvard e Pécuchet (analisi dell’opera
e del testo Bouvard e Pécuchet agricoltori)
> Testi originali
L’inizio di Madame Bovary
> Focus
• Gli atti del processo
• Le letture romantiche di Emma
e la sua nevrosi
Capitolo
2Charles Baudelaire 41
La vita
e le opere 42
I luoghi 44
Analisi dell’opera
2.1 I fiori del male 46La struttura de I fiori del male 52
T1. Al Lettore 53
Confronti Baudelaire, Rimbaud
e i maudits 55
T2. L’Albatro 56
Confronti Baudelaire e Rimbaud 58
T3. Il Gatto 59
Confronti Baudelaire e Verlaine 61
T4. Spleen 62
T5. La Chioma 64
Esercizi di fine capitolo 66
In digitale
> La critica
W. Benjamin, La perdita dell’aureola
G. Macchia, Decadenza e malinconia di
Baudelaire
> Approfondimenti
Della mia vita
La biblioteca
La struttura completa de I fiori del male
> Testi
• A una passante, in I fiori del male
> Testi originali
• Al Lettore
• L’Albatro
• Il Gatto
• Spleen
• La Chioma
> Confronti
• C. Baudelaire, Corrispondenze, la versione
originale del testo
• A. Rimbaud, Vocali, la versione originale del
testo
• P. Verlaine, Donna e gatta, la versione
originale del testo
> Sguardi d’autore
Baudelaire nelle traduzioni di Bufalino,
Caproni e Raboni
Introduzione 1
> I grandi mutamenti dellaseconda metà dell’Ottocento 2
> I regimi politici europei 4
> La nuova potenza statunitense 5
> L’Italia unita 5
Scheda Scienza e tecnologia 8
> Le tendenze culturali in Europa 9
> La scena letteraria 10
Scheda Le arti figurative 12
Scheda La musica 14
Mappa dei contenuti 20
In digitale
> La bibliografia
> Approfondimenti
• Fëdor Dostoevskij
La vita e le opere;
Delitto e castigo; I fratelli Karamazov
• Lev Tolstoj
La vita e le opere;
Guerra e pace; Anna Karenina
Capitolo
3La Scapigliatura 67
3.1 Scapigliati e bohème 68Focus Malattia ed estetica del brutto:
la Fosca di Tarchetti 72
Sguardi d’autore Il manifesto della
bohème di Cameroni 74
Focus Milano scapigliata e Parigi 76
L’autore
3.2 Arrigo Boito 77 T1. Dualismo
da Il libro dei versi 79
L’autore
3.3 Emilio Praga 83 T2. Preludio
da Penombre 85
Esercizi di fine capitolo 88
In digitale
> La critica
E. Ghidetti, La Scapigliatura tra Milano
e l’Europa
D. Goldin, Drammaturgia e linguaggio della
Bohème di Puccini
D. Isella, La tradizione lombarda di Dossi
> Approfondimenti
• Giovanni Camerana
La vita e le opere
Ad Sepultam (da Versi)
• Carlo Dossi
La vita e le opere
Da Ester e Lisa (da Amori)
> Confronti
Camerana, Praga, Baudelaire, Stecchetti
> Sguardi d’autore
Dossi su Capuana
Capitolo
4Francesco De Sanctis 89
La vita
e le opere 90
Della mia vita 92
I luoghi 93
La biblioteca 94
Analisi dell’opera
4.1 Storia della letteraturaitaliana 95
Focus Il Petrarca di De Sanctis 100
T1. Su Niccolò Machiavelli 101
Confronti De Sanctis
su Machiavelli e Guicciardini 104
Sguardi d’autore Svevo su
De Sanctis 107
Esercizi di fine capitolo 108
In digitale
> La critica
C. Dionisotti, La Storia della letteratura italiana
di De Sanctis
Capitolo
5Giosue Carducci 109
La vita
e le opere 110
I luoghi 112
La biblioteca 113
Analisi dell’opera
5.1 Rime Nuove 114 T1. Pianto antico 116
T2. San Martino 118
Analisi dell’opera
5.2 Odi barbare 120 T3. Dinanzi alle terme di Caracalla 122
Confronti Carducci e Stendhal 125
T4. Nevicata 127
Sguardi d’autore Pasolini rilegge
Carducci 128
Mappa dei contenuti 130
Esercizi di fine capitolo 132
In digitale
> La critica
W. Binni, Nevicata di Carducci
P.V. Mengaldo, Un’occasione carducciana
E. Pasquini, Passione e magnanimità del
Carducci
> Approfondimenti
Della mia vita
> Testi
Confessioni e battaglie (Analisi dell’opera e del
testo Un regale incontro)
> Confronti
Carducci e Leopardi
127
131
Capitolo
6Il Naturalismo francesee il Verismo italiano 133
6.1 Naturalisti e veristi 134
L’autore
6.2 Émile Zola 140Focus Zola, l’idea del “ciclo” e il suo riflesso
in Verga e De Roberto 142
T1. I fondamenti teorici
da Il romanzo sperimentale 144
Confronti Zola e i fratelli Goncourt 147
L’autore
6.3 Federico De Roberto 149 T2. Pubblico e privato
da I Viceré 151
Confronti De Roberto, Praga, Guy de
Maupassant 157
L’autore
6.4 Luigi Capuana 160 T3. Rovelli mentali
da Il marchese di Roccaverdina 162
Confronti Capuana e Manzoni 167
Focus Capuana domanda la parola 170
Sguardi d’autore Capuana su Zola 172
Sguardi d’autore Capuana
e il romanzo russo 173
Esercizi di fine capitolo 174
In digitale
> La critica
F. Spera, Il marchese di Roccaverdina di Luigi
Capuana
> Testi
É. Zola, L’inaugurazione, in Al paradiso delle
signore
Capitolo
7Giovanni Verga 175
La vita
e le opere 176
Della mia vita 179
I luoghi 181
La biblioteca 182
Analisi dell’opera
7.1 Vita dei campi 183 T1. Cavalleria rusticana 185
T2. Rosso Malpelo 191
Sguardi d’autore
Pirandello su Verga 201
Analisi dell’opera
7.2 I Malavoglia 204 T3. Prefazione 208
T4. La famiglia Toscano 211
T5. Il naufragio della Provvidenza 218
Confronti Verga e De Amicis 223
Confronti Verga e Melville 225
T6. Il funerale di Bastianazzo 226
Confronti Verga e De Roberto 232
Focus Il marito di Elena,
una Bovary italiana 236
Analisi dell’opera
7.3 Mastro-don Gesualdo 237
T7. Il bilancio di una vita 240
Confronti Gesualdo
e padron ’Ntoni 250
Sguardi d’autore Lawrence
su Mastro-don Gesualdo 254
Mappa dei contenuti 256
Esercizi di fine capitolo 259
Esercizi di fine sezione 259
In preparazione dell’esame
di Stato 260
In digitale
> La critica e la bibliografia
G. Debenedetti, Verga e il “collettivo”
G. Mazzacurati, Verga all’ombra del nespolo
Bibliografia
> Testi
• Per le vie (Analisi dell’opera e del testo
L’ultima giornata)
• Ritratto di Gesualdo, in Mastro-don Gesualdo
• Novelle rusticane (Analisi dell’opera e della
novella La roba)
> Confronti
Verga, Zola, Lawrence, Cronin
231
257
11Crisiideologicae sensibilitàdecadente
Sezione
Introduzione 263
> I governi autoritaridi fine Ottocento 264
> Economia e società 265
> Fin de siècle : crisi ideologicae sensibilità decadente 266
Scheda Tre protagonisti
del pensiero filosofico 268
Scheda Movimenti e tendenze
nel mondo dell’arte 270
Mappa dei contenuti 274
Capitolo
1Giovanni Pascoli 277
La vita
e le opere 278
Della mia vita 281
I luoghi 282
La biblioteca 283
Analisi dell’opera
1.1 Myricae 284 T1. Lavandare 288
T2. L’assiuolo 290
Confronti Pascoli e Wordsworth 293
T3. Il lampo. Il tuono 294
T4. X Agosto 296
T5. Novembre 298
T6. Patria 299
Sguardi d’autore Serra su Pascoli 301
Focus Il lessico degli oggetti 302
Analisi dell’opera
1.2 Poemetti 303 T7. Italy 306
Analisi dell’opera
1.3 Canti diCastelvecchio 308
T8. Nebbia 310
T9. Il gelsomino notturno 312
Valerio Magrelli incontra Giovanni
Pascoli 314
Analisi dell’opera
1.4 L’altra poesia 316
Analisi dell’opera
1.5 Le prose ele antologie 317
T10. Il fanciullino
da Miei pensieri di varia umanità 319
Sguardi d’autore
Pasolini su Pascoli 323
Mappa dei contenuti 324
Esercizi di fine capitolo 326
In digitale
> La critica e la bibliografia
G. Barberi Squarotti, Il tema del “nido”
G. Contini, Il linguaggio di Pascoli
G. Debenedetti, La rivoluzione inconsapevole
di Pascoli
C. Garboli, Il “romanzo” di Pascoli
Bibliografia
> Testi
• G. Pascoli, Digitale purpurea, in Poemetti
• G. Pascoli, Discorso su Il sabato del villaggio
di G. Leopardi, 24 marzo 1896
294
325
Capitolo
2Gabriele d’Annunzio 327
La vita
e le opere 328
Della mia vita 331
I luoghi 332
La biblioteca 333
La Scrittura e la Scena D’Annunzio ed
Eleonora Duse: una passione teatrale 336
Analisi dell’opera
2.1 Le prose di romanzi 340 T1. Il cerusico di mare
da Novelle della Pescara 350
T2. L’attesa di Elena
da Il piacere 357
T3. Andrea Sperelli
da Il piacere 360
Focus Il piacere e il romanzo europeo 362
Confronti D’Annunzio, Wilde,
Huysmans 364
Sguardi d’autore Andrea Sperelli
secondo Robert Musil 367
T4. Il manifesto del superuomo
da Le vergini delle rocce 369
Analisi dell’opera
2.2 La poesia 372 T5. La sera fiesolana
da Alcyone 377
Valerio Magrelli incontra
Gabriele d’Annunzio 380
T6. La pioggia nel pineto
da Alcyone 382
T7. Meriggio
da Alcyone 386
T8. La sabbia del tempo
da Alcyone 389
Focus D’Annunzio intellettuale
a 360 gradi 391
Analisi dell’opera
2.3 Le prose di ricerca 392 T9. La ferita di vivere
da Il compagno dagli occhi senza cigli 394
T10. Ho gli occhi bendati
da Notturno 396
Mappa dei contenuti 398
Esercizi di fine capitolo 402
In digitale
> La critica e la bibliografia
W. Binni, Il decadentismo di d’Annunzio
S. Costa, Fra gesto e testo: il dannunzianesimo
P. Gibellini, Il piacere, romanzo novecentesco
Bibliografia
> Approfondimenti
Lo schema con i libri, le opere d’arte,
le collezioni di oggetti citati ne Il piacere
> Testi
Laus vitae (da Maia)
Le stirpi canore da (Alcyone)
388
399
Capitolo
3Antonio Fogazzaro 404
3.1 La vita e le opere 405Della mia vita 406
Analisi dell’opera
3.2 Malombra 407 T1. L’incontro notturno
fra Marina e Corrado 409
Esercizi di fine capitolo 412
Esercizi di fine sezione 413
In preparazione all’esame di Stato 415
Risorse in digitale
> Per una storia del libro
dal papiro all’ebook
di Hans Tuzzi
> Glossario dei termini retorici
e stilistici
> Indice dei nomi
Legenda
Luoghi familiari e dellaformazione
Luoghi professionali
GERMANIA
FRANCIA
INGHILTERRA
ITALIA
Incontri di autori e testi ci porta dentro la vita e le operedegli autori, e ci fa capire perché, anche a distanza disecoli, quello che hanno scritto ci riguarda ancora davicino e ci dà le parole per esprimere oggi le nostreemozioni.
Apertura di capitolo
Una presentazione
visiva dell’autore
che ne focalizza
i concetti chiave.
436 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | Introduzione | 437
Positivismo alla fine dell’Ottocento). L’estensione deldarwinismo dal regno animale alla società umana,con la teoria che il più forte deve sopravvivere e domi-nare nella lotta per la vita, acuisce il contrasto tra leclassi sociali e le nazioni più sviluppate, in un conte-sto storico lacerato dai conflitti ideologici e reso dram-matico dalle spinte antidemocratiche e dalla competi-zione coloniale. Questi nuovi eventi, accompagnatidai crescenti squilibri sociali tra paesi industrializzatie paesi poveri, tra Nord e Sud, contribuiscono all’in-sorgere di una sfiducia nei confronti della razionali-tà dell’impresa scientifico-tecnologica e della cer-tezza del progresso.
Espressione della crisi della cultura positivista è ilmovimento artistico del Decadentismo che nasce inFrancia intorno al 1880 e si diffonde rapidamente inEuropa negli ultimi due decenni dell’Ottocento. Nell’e-tà romantica l’artista, pur sentendosi sradicato e por-tato alla tensione verso l’infinito, non rifiuta un possi-bile rapporto costruttivo con la società borghese inascesa, soprattutto per realizzare valori comuni, comel’indipendenza della patria (Risorgimento), la libertàdegli individui e l’uguaglianza.
Verso la fine dell’Ottocento, invece, l’artista si trovaprevalentemente in profondo dissidio con la società,perché la sua visione artistica ed estetica della vitacontrasta nettamente con la mentalità dominante, af-faristica e competitiva. Di qui la rottura polemica conla società e la decisione dell’artista di assumere atteg-giamenti scioccanti e spesso autodistruttivi: uso dialcol, di droga, estetismo, superomismo.
Il centro del movimento si colloca a Parigi, sullariva sinistra della Senna: qui si riuniscono artisti e let-terati che conducono una vita disordinata, mostrandonei confronti della detestata società borghese atteggia-menti provocatori, trasgressivi ed equivoci (erotismoesasperato, alcolismo, uso di droghe come oppio ehashish); per questo sono conosciuti come i “poetimaledetti” (maudits). L’animatore del gruppo è PaulVerlaine |9| (1844-1896) e dal suo famoso sonetto inti-tolato Languer (Languore), pubblicato nel 1883, sonotratti i versi che danno il nome al movimento: «Sonol’Impero alla fine della decadenza, che guarda passarei grandi Barbari bianchi». La poetica di Verlaine espri-me un senso di disagio, di noia e di rifiuto nei confron-ti della decadenza della società contemporanea,giunta, a suo giudizio, all’ineluttabile tramonto, di cuisi pregusta con piacere morboso («languore») la rovi-na e la completa autodistruzione. Lo stesso Verlaine
scelte rivoluzionarie sia nelle soluzioni formali sianelle tematiche. La critica ufficiale reagisce con fasti-dio e scandalo e designa tali poeti con il termine «de-cadenti», in senso dispregiativo.
Quasi contemporaneamente, nel 1884, viene pub-blicato À rebours (A ritroso o Controcorrente) di Joris-Karl Huysmans (1848-1907), un romanzo sorprenden-temente insolito e originale, lontano dai modelli na-turalistici e propri di Émile Zola. Quest’opera contri-buisce a estendere i confini del movimento decadente(il romanzo fu definito «la Bibbia del Decadentismo»),e con la figura del protagonista, Des Esseintes, dà vitaa un nuovo mito, quello dell’eroe esteta, dispregiatoredella volgarità borghese e cultore dell’arte come bel-lezza assoluta, aristocratica e raffinata. Riprendendoil motivo dell’esaltazione dell’arte per l’arte, Huysmanspropone l’immagine dell’artista dandy, spregiudicatoed eccentrico, snob e narcisista, nel quale si identifica-no i nuovi scrittori decadenti in Francia, in Italia e inInghilterra. Alcuni dei loro personaggi, come AndreaSperelli de Il piacere (1889) di Gabriele D’Annunzio >p. 514 | e Dorian Gray del Ritratto di Dorian Gray, com-posto da Oscar Wilde nel 1890, incarnano perfetta-mente l’aspetto dell’estetismo decadente che avrà lar-ga diffusione nella letteratura europea > Focus, p. 536 |.
Nel 1886, mentre si pubblica la rivista “Le Déca-dent”, esce anche una nuova rivista, “Le Symboliste”,diretta da Jean Moréas (1856-1910), Paul Adam (1862-1920) e Gustave Kahn (1859-1936). Essa prende le di-stanze dal gruppo dei décadents (decadenti), proponen-do una poetica incentrata sul simbolo concepito
Dagli anni Ottanta dell’Ottocentoalla Prima guerra mondiale, le artifigurative, si muovono intorno agruppi più che a singoli artisti,i quali cercano di realizzare informe nuove e distanti dall’arteufficiale, una rottura e un rinno-vamento figurativo che ha benpochi precedenti nella storiadell’arte. Se già dagli anni Ses-santa nascono e operano, in par-ticolare in Francia e Inghilterra,numerosi gruppi antiaccademici,è con le teorizzazioni dell’ingleseJohn Ruskin, storico dell’arte, chesi afferma una volontà di rotturacon la brutta produzione indu-striale del momento e il recuperodelle forme della pittura italianaquattrocentesca, precedente aRaffaello. Un gruppo di giovanipittori, noti appunto come “pre-
raffaelliti”, tra i quali ricordiamoDante Gabriele Rossetti (1828-1882), Edward Burne-Jones
(1833-1898), William Morris
(1834-1896), accoglie le istanzedi Ruskin e dà vita a una pitturache presenta figure umane inambienti naturali o medievali,in abbigliamenti lontani dal co-stume moderno, accentuandoil carattere religioso e simbolicocon il ricorso ad angeli, aureolee altri accessori sacri. In partico-lare da Morris, interessato allacura estetica dei prodotti di artiminori e decorative (carte da pa-rati, tessuti, arazzi), si svilupperàquello stile floreale che, nell’ulti-mo scorcio del secolo, con diversinomi diventerà popolare in tutto il
mondo occidentale (Modern Style
in Gran Bretagna, Art Nouveau inFrancia, Jugendstil in Germania,Secessione in Austria, Liberty
in Italia). Di questo stile dai tantinomi e dalle tante versioni, cheunifica il modo di produrre e disentire di vaste masse di popo-lazione, abbiamo testimonianzanella cartellonistica pubblicitaria,nei manufatti artistici, nei prodottiindustriali, dalla bicicletta all’au-tomobile, invenzioni di fine seco-lo. Alcuni nomi e opere: i palazzi diVienna decorati da Gustav Klimt
(1862-1918), le celebri lampadee vetrate dell’americano LouisComfort Tiffany (1848-1933),la grafica editoriale londinese diAubrey Beardsley (1872-1898), imanifesti pubblicitari del moravoAlfons Mucha (1860-1939) e delfrancese Henri De Toulouse-Lau-
trec (1864-1901), gli edifici fan-tasiosi della Barcellona di AntoniGaudí (1852-1926).
Accanto a queste suggestioni fi-gurative, negli stessi anni si svi-luppa in Francia un movimentopittorico, antirealista e dai forticonnotati spiritualistici denomi-nato Simbolismo. I suoi più notiesponeneti sono Gustave Mo-
reau (1826-1898), Pierre Puvis
de Chavannes (1824-1898) eOdilon Redon (1840-1916). Laloro influenza sulla pittura di finesecolo sarà rilevante e continua.In Francia, comunque, ancoraalla fine del secolo, dominanoincontrastate le idee artistichedell’Impressionismo. Già neglianni Ottanta però si passa gra-
dualmente ai cosiddetti postimpressionisti comeGeorge Seurat (1859-1891), che inaugura e mette inpratica la tecnica del “puntinismo” (pointillisme), se-condo la quale le forme e i colori sulla tela vengonocostruiti tramite l’assemblamento di puntini di verniceche rappresentano, nel loro insieme, le forme e i coloridelle figure e degli oggetti.Anche Paul Cézanne (1839-1906) parte dalle espe-rienze del tardo impressionismo maturando ben prestoun isolamento creativo alla ricerca di novità tecnicheche apriranno la strada al cubismo. Vincent van Gogh
(1853-1890), nei suoi pochi anni di attività pittorica,introdurrà numerose innovazioni tecniche e mostrerà diavere un’attenzione specifica al mondo della campagnae dei contadini poveri.
Movimenti etendenze nelmondo dell’arte
Dante Gabriele Rossetti Proserpina,1882.Birmingham, Birmingham Museum andArt Gallery.
Modernismo
Modern Style
Monaco
EndellEckmannBöcklin
Darmstadt
OlbrichBerhen
Berlino
EndellBerhens
Parigi
GuimardMuchaVuillard
Glasgow
Mackintosh
Londra
BeardsleyMorris
Art Nouveau
|9| Paul Verlaine.
La rivista “Ver Sacrum”, rivista dellaSecessione
Liberty
Jugendstil
Secessionstil
Vienna
WagnerOlbrichHoffmannKlimt
Praga
Kotera
Milano
SommarugaDudovichMetlicovitz
Barcellona
GaudíDomenech
Bruxelles
HortaHankarHoffmannKlimt
Torino
D’AroncoFenoglio
L’Art Nouveauin Europa
La vita e le opere
Della mia vita
I luoghi
La biblioteca
1.1 Myricae 1 | Lavandare 2 | L’assiuoloConfronti Pascoli e Wordsworth 3 | Il lampo. Il tuono 4 | X Agosto 5 | Novembre 6 | PatriaSguardi d’autore | Serra su PascoliFocus Il lessico degli oggetti
1.2 Poemetti 7 | Digitale purpurea 8 | Italy
1.3 Canti di Castelvecchio 9 | Nebbia 10 | Il gelsomino notturno
Valerio Magrelli incontra Giovanni Pascoli
1.4 L’altra poesia
1.5 Le prose e le antologie 11 | Il fanciullino
(da Miei pensieri di varia umanità) 12 | Letteratura italiana o italo-europea?
(da “La Vita italiana”) 13 | Il sabato
(da Discorso su Il sabato del villaggio)Sguardi d’autore | Pasolini su Pascoli
Mappa dei contenuti
Esercizi di fine capitolo
p. 450
p. 469
p. 478
p. 484
p. 486
p. 487
p. 498
p. 500
GiovanniPascoli
capitolo
1sezione
11
sperimentazione
fonosimbolismo
abbandono
sensi
nido
latino
infanzia
memorie
familiari
solitudine
In digitale: La criticaG. Barberi Squarotti, Il tema del “nido”
G. Contini, Il linguaggio di Pascoli
G. Debenedetti, Pascoli: la rivoluzione inconsapevole
C. Garboli: Poesie e prose scelte
444 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | Le vita e le opere | 445
Cronologia selezionatadelle opere
1890Myricae
1895Lyra romana
1896Ricordi di un vecchioscolaro
1897PoemettiEposPensieri d’artepoetica(poi Il fanciullino)
1898Minerva oscura.Prolegomeni: Lacostruzione moraledel poema di Dante
1899Intorno alla Minervaoscura
1900Sotto il velame.Saggio diun’interpretazionegenerale del poemasacroSul limitare
1901Fior da fiore
1902La mirabile visione.Abbozzo d’una storiadella DivinaCommedia
1903Canti di CastelvecchioMiei pensieri di variaumanitàCommiato di Alcyone
1904Poemi convivialiPrimi poemetti
1906Odi e inni
1909Canzoni di Re EnzioNuovi poemetti
1911Poemi italici
La vita e le opere
1855-1884: la formazione
Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagnail 31 dicembre 1855, da Ruggero, amministratoredel latifondo “La Torre” dei principi Torlonia, e daCaterina Vincenzi Alloccatelli. È il quartogenito,preceduto da Margherita, Giacomo e Luigi; dopo dilui nasceranno Raffaele, Giuseppe, Carolina e Ida(morte prematuramente), un’altra Ida e Maria. Nel1862 la famiglia Pascoli si trasferisce da San Mauroalla «Torre». Giovanni viene iscritto con Giacomoe Luigi presso il vicino Collegio Raffaello degliScolopi a Urbino. Nel 1867, il 10 agosto, il padre
Ruggero viene assassinato con un colpo di fucilementre fa ritorno da Cesena. La vedova e i figli tor-nano a vivere a San Mauro; solo Giovanni e Luigiproseguono gli studi a Urbino. Nel novembre del
1868 Margherita, la sorellamaggiore, muore di tifo innovembre; in dicembremuore la madre Caterina,per insufficienza cardia-ca. Nell’ottobre del 1871
muore di meningite ilfratello Luigi. Gli orfanisi trasferiscono presso ifamiliari di Rimini, doveGiovanni frequenta il li-ceo governativo.
Nel 1872 proseguegli studi liceali a Fi-renze, presso gli Sco-
è tra i componenti della commissione giudicatri-ce. Stringe amicizia con il compagno di studi Ugo
Brilli e con Severino Ferrari, ancora liceale e fu-turo poeta fedele agli ideali del socialismo uma-nitario, con il quale Pascoli intratterrà sempre unfitto rapporto epistolare. Nel 1876 muore di tifoil fratello Giacomo, la scomparsa del quale accre-sce le difficoltà economiche degli orfani Pascoli.In autunno Giovanni torna da Rimini a Bologna,restando ai margini dell’ambiente universitario.Partecipa alle riunioni dell’Internazionale socia-lista, legandosi ad Andrea Costa, uno dei fondatoridel socialismo italiano.In questi anni abbiamo numerose testimonianzedi suoi tentativi di versioni e traduzioni da lette-rature straniere: da quella inglese con La tempestae Il mercante di Venezia di Shakespeare, dalla tede-sca con Goethe e Heine, dalla francese con i Poemibarbari di Leconte de Lisle, Michelet e Lenau, dallastatunitense con un poemetto di Edgar Allan Poe,Il corvo.Nel settembre del 1879, a Bologna, viene accusatodi attività sovversive e arrestato. Recluso preven-tivamente nel carcere bolognese di S. Giovanni inMonte, viene assolto il 22 dicembre; nel processo,che vede Carducci fra i testimoni a difesa, Pascoliammette di simpatizzare per le tendenze umani-tarie del socialismo, ricusando ogni intento sov-
versivo.Nel giugno del 1882 consegue la laurea
in Lettere, con la distinzione della lode,discutendo una tesi sul poeta greco
Alceo. In settembre è nominato “reg-gente di lettere greche e latine” al
Liceo Emanuele Duni di Matera,dove riordina la biblioteca. Suoiversi vengono pubblicati sulla“Cronaca Bizantina” di Roma.Nel 1883 abbandona, con ilconsenso di Severino Ferrari,un progetto di matrimonio conuna lontana parente, Giulietta
Poggi, conosciuta a Bologna. Nel1884 viene trasferito al Liceo Pel-
legrino Rossi di Massa.
1885-1895: gli anni
affrontare le conseguenti difficoltà economichemoltiplicando gli impegni didattici, non si disto-glie dalla sperimentazione lirica e stampa alcunisonetti editi e altri inediti per le nozze del fratelloRaffaele; alcuni mesi dopo, D’Annunzio li segna-lerà positivamente su “La Tribuna” di Roma. Nel1890, il 10 agosto, nella ricorrenza della morte delpadre, Pascoli pubblica sulla rivista “Vita Nuova”di Firenze nove poesie, intitolate Myricae: primo
nucleo di una raccolta destinata ad accrescersi ea mutare configurazione sino alla quinta edizione(1900). Nel 1891 stampa un opuscolo che raduna,sotto il titolo Myricae, ventidue poesie, quasi tutteedite, per le nozze dell’amico Raffaello Marcovigi.Nel 1892 pubblica la seconda edizione di Myricae,notevolmente ampliata e contrassegnata da diret-ti riferimenti alla tragedia familiare; in marzo ap-prende di aver vinto il primo premio al concorsodi poesia latina di Amsterdam, cui ne seguirannoaltri dodici, l’ultimo poche settimane prima dellamorte. L’originalità della produzione pascoliana
in latino, alla quale va probabilmente ricondottala ragione delle numerose vittorie del concorsoolandese, fu quella di un uso sapiente dell’anticoidioma, che Pascoli adopera nella stessa direzionedella sua parallela produzione in lingua italiana. Indicembre, D’Annunzio pubblica sul quotidiano “IlMattino” di Napoli un articolo dedicato a Myricae.Nel 1894 Pascoli pubblica la terza edizione (accre-sciuta) di Myricae e un saggio dell’antologia scola-stica Lyra romana. Tra novembre e dicembre è aRoma, dove ottiene la dispensa dall’insegnamentoper un anno (quale aggregato alla commissione peri testi scolastici) e dove conosce Adolfo De Bosis,che sta varando la raffinata rivista “Il Convito”.
Nel 1895 pubblica l’antologia latina Lyra romana(poi Lyra) e inizia la collaborazione al “Convito”.Giovanni è sconvolto dalla decisione di Ida diprendere marito. > Della mia vita p. 447 |. Il poetavive il matrimonio della sorella (celebrato a Li-vorno il 30 settembre senza che egli sia presente)come un tradimento, quasi che Ida abbia infrantoil patto d’amore che univa i tre fratelli. In ottobrePascoli prende in affitto una villa con terreno, vi-cino a Lucca, sul colle di Caprona, nella frazionedi Castelvecchio di Barga, e vi trasferisce granparte del mobilio e dei libri. Alla fine dello stessomese riceve la nomina a professore straordinariodi Grammatica greca e latina all’Università di Bo-logna. Chiede e ottiene un rinvio di alcuni mesi,durante i quali mette a punto nuovi orientamentipoetici e nuovi progetti di lavoro.
1896-1906: il nido di Castelvecchio
Nel prendere servizio a Bologna, pubblica su “IlResto del Carlino” i Ricordi di un vecchio scolaro,che commuovono Carducci. Dopo un soggiornonei luoghi leopardiani, tiene a Firenze il discorsoIl Sabato; inizia la collaborazione alla rivista di artee letteratura “Il Marzocco”, che sarà tra le più inten-se e durevoli. Nel 1897 pubblica la quarta edizio-ne (accresciuta) di Myricae, i Poemetti, e l’antologialatina Epos; appaiono a puntate, su “Il Marzocco”,i Pensieri d’arte poetica, che formano il nucleo del“manifesto” di estetica poi intitolato Il fanciullino.In ottobre gli giunge la nomina per meriti specialia professore ordinario di Letteratura latina pressol’Università di Messina. Nel 1898 pubblica il volu-me di critica dantesca Minerva oscura. Prolegomeni:La costruzione morale del poema di Dante e nel 1899
Ruggero Pascoli con i
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Lettera a IdaLa lettera alla sorella Ida, da cui è tratto il brano, è datata 4 mag-gio 1895 e fa riferimento al desiderio della sorella, osteggiato daPascoli, di costruirsi una vita autonoma a Sogliano, lontano daisuoi familiari. èDa G. Pascoli, Poesie e prose scelte, vol. I, a cura di C.Garboli, Mondadori, Milano 2002.)
Vivere senza te! come si fa? Se tu ci amerai sempre, saprai beneottenere di venire da noi spesso. Ma questo spesso quanto saràrado! Noi c’ingegneremo in tutti i modi; ma il desiderio non saràmai del tutto appagato! [… ] Perché – vedi – io ho pensato e penso,che se già in altri tempi ci fossimo presi i nostri mariti e la nostramoglie, tutti o quasi tutti, noi non piangeremmo mica se unarimasta senza, poi lo prendesse il suo sposo: no, nonpiangeremmo. E dico quindi: ora non soffrirei tanto! Ma daquesta considerazione a prendere moglie per non sentirequesto santo e legittimo dolore che sento per te, Idolina mia,oh! ci corre. Il mio cuore è tutto pieno di Ida e Maria. Se aLivorno non guardo le donne, quando sono o a Roma o aFirenze, le guardo con orrore! Oh! le mie due piccine!o Ida! o Maria! E mi addormento col vostro nome,stringendo quella crocettina! È la verità, angiolo mio […]Io non lavoro più da 8 o 9 giorni [… ] Se nonlavoro, la casa va a rotoli [… ] Bisogna dunqueritornare al più presto. Tutto si calmerà comeper incanto. Io sentirò una tenerezza cosìincredibile al vederti ricamare o cucire il tuocorredino (verrai spesso nello studio) che misentirò triplicare l’ingegno. Saranno i due o treo quattro o quanti ce ne vogliono mesi piùfelici, più pieni della mia vita. Sarannoconclusi da un grande avvenimento, dagrandi lagrime e singhiozzi, tra i quali peròle anime dei nostri morti esulteranno. Sicché(tanto non faccio nulla) io domenica notte,col tuo orario, parto per Firenze, lunedìmattina vengo a Faenza a Savignano.Tu mi verrai incontro, se vuoi, con ladiligenza dalla quale mi farai aspettare.
1
Della mia vita
Lettera all’amico Severino FerrariLa lettera, senza data, ma riconducibile al 1899, è indirizzata alsuo amico fraterno, il letterato carducciano Severino Ferrari, e sicolloca nel periodo dell’incarico universitario messinese di Pasco-li. èDa G. Pascoli, op. cit.)
Scriviamoci ogni tanto. È utile. Nessuno, per esempio, capirà comecapiamo noi due, la nostalgia del Mit1! Oh! il suo paesetto coi beipioppi alti! alti! E i ranocchi hanno un canto che la musica delPagliano2 e della Pergola3 non vince! Anch’io ho l’amaro desideriodel canto dei ranocchi. A Messina certe sere si sentono, e io sto lìinebbriato a ascoltarli, lontani lontani. E mi ritrovo a San Mauroe all’Alberino4. Una delle mie tristezze è di non esser venutoquell’ultimo anno (ultimo e definitivo!) alla festa della Madonnadella Cintura5. Ma tu non devi disperare. Devi dire, ciò che dico iospesso, col Desaix a Marengo6: La battaglia è perduta, ma c’ètempo di vincerne un’altra. Era più in là di mezzogiorno. E noisiamo più in là – un pochino troppo più là – del mezzogiorno,anche noi, della nostra vita. Ma il tempo, a essere forti e ancheperò fortunati, non mancherebbe. Speriamo. Speriamo che tupossa ricondurre la brigatella, col Mit alla testa, all’Alberino, eche tu possa stabilirti a Bologna che t’invidio. Anch’io la preferiscoa Firenze. Tra l’altro, mi pare che parlino più… toscano, là!
risponde, sulle colonne della rivista napoletana«Flegrea», con il saggio Intorno alla Minerva oscu-ra, ai giudizi negativi della critica intorno ai suoistudi danteschi. Compare la seconda edizione (ac-cresciuta) di Lyra. Nel 1900 ristampa, ampliati, iPoemetti e le Myricae e pubblica il secondo volumedi studi su Dante: Sotto il velame. Saggio di un’in-terpretazione generale del poema sacro. Vede la lucenello stesso anno la sua prima antologia scolasticaitaliana, Sul limitare, e nel 1901 la seconda antolo-gia, Fior da fiore. Nel 1902 Pascoli pubblica il terzovolume dantesco, La mirabile visione. Abbozzo d’unastoria della Divina Commedia e acquista la casa diCastelvecchio con il ricavato delle altre medaglievinte al concorso di Amsterdam e qui, non appenaglielo consentono i suoi impegni, trascorre alcuniperiodi con la sorella Maria. Nel 1903 è trasferitoalla cattedra di Grammatica latina e greca dell’Uni-
versità di Pisa, dove tiene un discorso inauguraleintitolato La mia scuola di Grammatica. Pubblica iCanti di Castelvecchio, corredandoli di un glossarionella seconda edizione, apparsa a distanza di pochimesi; cura inoltre la terza edizione (accresciuta)di Lyra, la sesta edizione di Myricae e un volumedi prose, intitolato Miei pensieri di varia umanità.D’Annunzio stampa su “Il Marzocco” il Commiatodi Alcyone, in cui lo saluta come «l’ultimo figlio di
Vergilio, / prole divina». Nel 1904 pubblica i Poemiconviviali e cura una seconda edizione dei Primipoemetti, molto diversa dai Poemetti del 1900. Nel1905, dopo l’aggravarsi delle condizioni di salutedi Severino Ferrari, assistente di Carducci, ricevedall’Università di Bologna l’invito a succedereal maestro sulla cattedra di Letteratura italiana;Pascoli accetta, non senza incertezze, assumendoanche l’incarico di docente di Letterature neola-tine, già svolto da Carducci. Appaiono la secondaedizione dei Poemi conviviali e la terza dei Canti diCastelvecchio (entrambe accresciute) e la settimadi Myricae. Nel gennaio del 1906 inizia l’attivitàdidattica, con il discorso d’apertura dell’anno ac-cademico, dedicato al Carducci, Il maestro e il poetadella terza Italia. Pubblica Odi e inni; compare unanuova edizione di Sul limitare.
1907-1912: il sostegno alla conquista della Libia
Per la morte di Carducci, avvenuta nel febbraio del1907, esce su “Il Resto del Carlino” una comme-morazione, accolta con freddezza. Cura la quartaedizione dei Canti di Castelvecchio e la seconda diOdi e inni (entrambe accresciute) e un volume diprose, Pensieri e discorsi, che incrementa la raccol-ta del 1903; compare la quarta edizione dei Primipoemetti. Nel 1908 pubblica le prime canzoni d’ar-gomento epico medievale e progetta di dedicarsialla tematica risorgimentale; le Myricae giungonoall’ottava edizione. Nel 1909 conclude il ciclo delleCanzoni di Re Enzio e pubblica i Nuovi poemetti, cheformano la diretta prosecuzione dei Primi poemetti.Nel 1910 riceve la visita di D’Annunzio a Bologna,che rievocherà quest’ultimo incontro con il poetain Contemplazione della morte. Compaiono la quintaedizione (accresciuta) dei Canti di Castelvecchio euna ristampa dei Poemi conviviali. Nel 1911 tieneil discorso Italia! presso l’Accademia Navale di Li-vorno, per celebrare il cinquantenario del Regno,e il discorso La grande Proletaria si è mossa pressoil Teatro dei Differenti di Barga, a sostegno della
dichiarazione di guerra alla Turchia per la con-quista della Libia (il discorso è riportato dalla stam-pa nazionale e internazionale). A Castelvecchioospita il musicista Giacomo Puccini, per il qualepiù volte aveva promesso di comporre libretti d’o-pera, proposito che non sarà mai realizzato. Pub-blica i Poemi italici e ristampa Lyra ed Epos (in vesteriveduta), i Nuovi poemetti e le Myricae. Nel 1912,all’inizio dell’anno si manifestano i sintomi di untumore allo stomaco e al fegato. Viene condotto aBologna, dove muore il 6 aprile, qualche settimanadopo la notizia di una ennesima vittoria riportataal concorso di Amsterdam. Verrà sepolto nella cap-pellina dell’amata casa di Castelvecchio.
1. Mit: era così chiamata la madre delFerrari, in famiglia.
2. Pagliano: teatro musicale diFirenze, costruito nel 1656 e attivonella seconda metà dell’Ottocento.
3. Pergola: teatro musicale diFirenze.
4. a San Mauro … Alberino: localitàdella Romagna.
5. festa…Cintura: festa patronale chesi svolge in varie località dell’Italiasettentrionale per ricordarel’apparizione della Madonna aSanta Monica.
6. col Desaix a Marengo: LouisCharles Desaix (1768-1800) fusecondo alcuni storici il generalefrancese che salvò l’esercitonapoleonico nella battaglia diMarengo contro gli austriaci.
Pascoli ela sorella Maria.
Oltre il libroCerca in rete l’articolo afirma della scrittrice DaciaMaraini apparso sul“Corriere della Sera”l’8 agosto 2003 nel qualel’autrice racconta delparticolarissimo rapportotra Pascoli e le sorelle.
448 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | La biblioteca | 449
La biblioteca
La casa di Castelvecchio in Garfagnana, dovePascoli abiterà dal 1895 fino alla morte, al dilà del suo aspetto esteriore di modesta resi-
denza rurale, custodisce, al suo interno, un tesorodi libri e manoscritti (circa 10.000 volumi), attrezzidi un mestiere che abbina l’erudita filologia con lacreazione letteraria.* È certo che i volumi conser-vati a Castelvecchio delineano un tracciato soloapprossimativo delle letture pascoliane; infatti en-trano in gioco anche i libri che gli prestano amici ebiblioteche, nei lunghi periodi di angustie econo-miche del poeta, dagli anni studenteschi a Bologna(1873-1882) agli anni dell’insegnamento licealetra Messina e Bologna (1882-1895), in cui Pasco-li, gravato dai debiti, ne acquisterà ben pochi. Mavediamo più da vicino le frequentazioni librarie di
Castelvecchio.Sul versante classico sono preziose le va-rie antologie di letteratura greca e lati-na, anche scolastiche, i prediletti poemiomerici, presenti con pregiate edizioniottocentesche, i lirici greci, fino ai classi-
ci della nostra storia letteraria, con Dante in testa,e delle letterature d’Oltralpe. Molto consultato è ilDecameron, così come minuziosamente annotatisono i Canti di Leopardi. Massiccia è la presenza disant’Agostino e, come dicevamo, di edizioni com-mentate della Commedia di Dante; attente glossefigurano su una copia delle Osservazioni sulla mora-le cattolica di Manzoni, così come fitti di commentisono gli Inni sacri e alcuni capitoli de I promessi spo-si, che Pascoli possiede in diverse edizioni.
È per merito di Francesco Donati, suo inse-gnante nel collegio di Urbino, amico devoto diCarducci, che Pascoli coltiverà per tutta la vital’interesse per il folclore popolare. La bibliotecadi Castelvecchio è, in questo, specializzata: can-ti e racconti popolari, fiabe, raccolte di proverbiregionali, vocabolari dialettali, periodici e mono-grafie etnologiche abbondano sugli scaffali. Soloqualche esempio: A. Brofferio, Canzoni piemontesi(1848), A. Gianandrea, Canti popolari marchigiani(1875), G. Targioni Tozzetti, Canti di popolo (1890).Al Donati si devono inoltre gli interessi archeolo-gici, che Pascoli nutrirà anche in etàmatura. Attraverso le testimonian-ze di amici e le tracce lasciate nelleistituzioni bibliotecarie, possiamoricostruire il ventaglio di interessidello studente universitario. Intornoal 1880 si colloca l’incontro con le te-orie evoluzionistiche e con HerbertSpencer, che lo porterà verso gli stu-di teorici sul linguaggio e la poesia,influenzati dalla linguistica positivi-
sta di Max Müller e James Sully. Sono questi glianni di una più ampia apertura, attraverso il ma-gistero di Carducci, verso le letterature straniere ela conoscenza delle opere di autori come: Miche-
let, Baudelaire, Hugo, De Musset, Shakespeare,Tennyson e Wordsworth, Poe, Goethe, Heine,Lenau. I precoci interessi teorici del giovane poetaPascoli, che si interroga sulla natura del linguaggioe della poesia, lo portano a leggere gli scritti degliscienziati Joseph Hartmann e Paul Bourget chetentano di spiegare i processi mentali sottesi allacreazione artistica. Dopo il felice periodo univer-sitario bolognese, le ristrettezze economiche sifanno sentire: Pascoli, insegnante liceale a Matera,è costretto a chiedere un sussidio governativo perl’acquisto della collana completa della BibliothecaScriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana.In questi anni si segnalano gli studi di botanica e diornitologia, la ripresa della lettura e della traduzio-ne dei classici latini e si avvia l’impegno di esegesidantesca. Con l’incarico universitario a Messina ilpoeta si divide tra Castelvecchio e la città sicilianae successivamente tra Bologna e Castelvecchio. Èquesto pendolarismo che lo porterà alla continuaricerca di aiuti e sussidi bibliografici che non ri-usciranno mai a colmare la mancanza dei suoistrumenti di lavoro originari. È questo, inoltre, ilperiodo della compilazione delle antologie di let-ture per la scuola che richiedono il soccorso di unvasto patrimonio librario della cui carenza Pascoliincessantemente si lamenta.
Gli interessi archeologici lo guidano alla lettu-ra di romanzi di ambiente antico come Gli ultimigiorni di Pompei (1834) di Edward Bulwer Lytton
o Quo vadis? (1894-1896) di Henryk Sienkiewicz.Della narrativa francese, nella biblioteca di Castel-vecchio, troviamo Germinal di Émile Zola, accom-pagnato da una lunga schiera di autori che com-prende Bernardin de Saint Pierre, con il suo Paul etVirginie, e un racconto campestre di George Sand,La mare au diable (La palude del diavolo).
Tra i romanzi italiani non figurano opere dinarratori veristi, tranne il Re Bracalone di Luigi Ca-
puana. Sono invece presenti, oltre a I promessi spo-si manzoniani, due romanzi di MarioPratesi, Jacopo e Marianna (1872) e Leperfidie del caso (1898), e i due romanzidi D’Annunzio con dedica: GiovanniEpiscopo (1892) e Forse che sì forse che no(1910). Ultima curiosità è la presen-za di un’edizione di Piccoli uomini diLouisa May Alcott, forse omaggio deltraduttore, ma anche una confermadell’interesse pascoliano per tutto ciòche si riferisce al mondo dell’infanzia.
Antologie diletteratura greca elatina. Classici dellaletteratura italianae straniera.
Monografieetnologiche eopere di folclorepopolare.Studi di botanicae di ornitologia.Interessiarcheologici.Letteratura perl’infanzia.
Cesena
Rimini
Urbino
Matera
Massa
Livorno
Pisa
Castelvecchio di Barga
Messina
Bologna
San Mauro di Romagna
Amsterdam
Max Müller, Letturesopra la scienza dellinguaggio, Daelli, Milano1864.
I luoghi
Bologna Pascoli si laurea in Lettereall’Università bolognese; vi ritornerà nel1895 come professore straordinario diGrammatica greca e latina.
San Mauro di Romagna La cucina della casanatale del poeta, dove Pascoli vive i primianni della sua infanzia.
Castelvecchio di BargaLo studio della casa inGarfagnana dove Pascolivive e lavora dal 1895 allamorte. Nella fotografiasi notano le tre scrivanieusate dal poeta per la po-esia italiana, quella latina eper la saggistica dantesca.
Messina Dal 1887 al 1903 Pascoli èprofessore ordinario di Letteratura latinapresso l’Università della città siciliana.
* Le informazioni relativealla Biblioteca di Pascolisono tratte dal volume acura di Annamaria Andreoli,Le biblioteche del fanciullino.Giovanni Pascoli e i libri, DeLuca Editori d’Arte, Roma1995.
440 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | Introduzione | 441
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1870 Prende avvio lastagione dell’imperiali-smo / Parigi è la capitaledella Belle Époque1878 Il Congresso diBerlino sancisce l’egemo-nia politica tedesca inEuropa
1880 Invenzione dell’au-tomobile / Fase di pienosviluppo della II rivoluzio-ne industriale1884 A Berlino le poten-ze europee definiscono laspartizione dell’Africa
1885 Con l’occupazionedi Massaua (Eritrea) hainizio il colonialismoitaliano1887 Sale al governoFrancesco Crispi / Iniziala costruzione della TourEiffel
1891 Papa Leone XIIIemana l’enciclica Rerumnovarum1892 Viene fondato ilPartito socialista italiano1893 Scontri dei Fasci deilavoratori in Sicilia
Gli autoritrattati neiprossimicapitoli
Determinante per losviluppo delle correntiletterarie europeenell’ultimo quartodell’Ottocento è ilpensiero di due filosofitedeschi
Intorno al 1880prende forma ilDecadentismo
La critica al Positivismo si fa stradacon il critico d’arte John Ruskin(1819-1900) e il poeta e pittoreWilliam Morris (1834-1896)
Arthur Schopenhauer (1788-1860)contribuisce allo sviluppo di una sensibilitàdecadente
Friedrich Nietzsche (1844-1900), con Cosìparlò Zarathustra (1883), introduce la teoriadel Superuomo
Dal magistero diCharles Baudelaire(1821-1897) nasce ilmovimento dei Poetimaledetti
Si apre a suggestioni simbolistela scuola dei Preraffaelliti, tracui il poeta e pittore DanteGabriel Rossetti (1828-1882)
Nei Paesi di lingua tedesca,Vienna è uno dei principali centridella cultura decadente
Giocano un ruolo di primo pianonella definizione e nella diffusionedel Decadentismo periodici e rivistecome Le Décadent (1886)
La poetica simbolista è espressain Inghilterra dalla poesia diAlgernon Charles Swinburne(1837-1909)
Nell’ultimo decenniodell’800 l’esperienzadel Decadentismofrancese trasfonde esi precisa nellapoetica delSimbolismo
La musica tedesca, con RichardWagner (1813-1883) e la sua“opera d’arte totale”, partecipa allospirito del tempo
A Parigi, sulla riva sinistra dellaSenna, si riuniscono, tra gli altri,Paul Verlaine (1844-1896),Arthur Rimbaud (1854-1891),Stéphane Mallarmé(1842-1898)
La correntedell’Estetismo, che ha inWalter Pater (1839-1894) un maestro,confluisce nelDecadentismo
Il romanzo decadenteesordisce con lapubblicazione di À reboursdi Joris-Karl Huysmans(1848-1907)
Il maggiore esponentedel Decadentismoaustriaco è il poetaHugo Von Hofmannstal(1874-1929)
Seguace di Pater e vicino agliambienti decadenti parigini, fondeart e e vita il maggiore dei decadentiinglesi, Oscar Wilde (1854-1900)
1894 Esce il III volume deIl Capitale di Marx a curadi Engels1896 Sconfitta di Adua(Etiopia) e caduta delgoverno Crispi1898 Repressione deimoti di Milano guidata dalgenerale Bava Beccaris
1899 A Torino vienefondata la Fiat, FabbricaItaliana Automobili Torino1900 All’Esposizione uni-versale di Parigi si cele-brano gli impieghi dell’e-lettricità / Assassinio delre Umberto I e successio-ne di Vittorio Emanuele III
1903 Viene fondato ilPartito socialdemocraticorusso / Decolla il primoaereo a motore dei fra-telli Wright1905 Albert Einsteinrende nota la teoria dellarelatività
1911 L’Italia conquista laLibia1912 È approvata lalegge del suffragiouniversale maschile1914 Scoppia la Primaguerra mondiale
AUTORI 1830 1840 1850 1860 1870 1880 1890 1900 1910 1920 1930
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Nutrono ilDecadentismoitaliano:
La poesia simbolista francese Roma è il centro dell’estetismo italianoe nucleo aggregante delle correntiletterarie del Decadentismo
Protagonista indiscusso in questo scenario è il poeta-vateGABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938)
Il romanzo decadente francese Firenze è l’altro polo culturale difine secolo: qui sorgono celebririviste letterarie
Tra Firenze e Bologna vive la sua esperienzaletteraria l’altro grande esponente delDecadentismo italiano: il poetaGIOVANNI PASCOLI (1855-1912)
L’estetismo di marca inglese A Milano trova eco tra Otto eNovecento la letteratura divulgativae di consumo
Ad attirare molti lettori sono le opere del vicentino ANTONIO FOGAZZARO(1842-1911), che a Milano pubblica Malombra nel 1881
Anche sul versante della narrativaGabriele D’Annunzio interpretacompiutamente gli indirizzi dellapoetica decadente
I principalieventi storici
EVENTI
ANTONIO FOGAZZARO (1842-1911)GIOVANNI PASCOLI (1855-1912)
GABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938)
Mappa dei contenuti
La vita e le opere,
Della mia vita, I luoghi,
La biblioteca
Queste rubriche sottolineano
la centralità degli autori.
Della mia vita ci fa conoscere
da vicino l’autore attraverso
epistolari e scritti
autobiografici. La biblioteca,
frutto di un accurato lavoro
di ricerca, ci racconta quali
libri ogni autore possedeva
e leggeva, offrendoci una
rappresentazione inedita e
concreta dei suoi interessi
e dei suoi strumenti di lavoro.
Introduzione
Per comprendere i principali
eventi storici e i movimenti
culturali del periodo,
delineando il contesto nel
quale gli autori vivono e si
confrontano.
Mappa dei contenuti della sezione
In forma di infografica, la sintesi
dell’introduzione contestualizza gli
autori trattati nei capitoli seguenti.
Comeè fattoquesto libro
X | Come è fatto questo libro |
Analisi dell’opera e del testo
La Struttura dell’opera e del testo, i Temi di cui parlano,
Fonti e modelli della tradizione letteraria da cui
prendono spunto, Lingua e stile con cui l’autore si
esprime, la Fortuna presso gli autori successivi:
un metodo per acquisire le competenze
di analisi, anche in vista dell’esame di Stato.
Confronti
Autori a confronto su diverse tipologie di brani
letterari, ad esempio il tema della bellezza e
dell’edonismo in d’Annunzio, Wilde e Huysmans.
Oltre il libro
Attività lungo il testo per
andare oltre il libro e
svolgere ricerche e
approfondimenti creativi
sfruttando la rete
e i social network.
Sguardi d’autore
Scrittori e poeti, contemporanei o di epoche
diverse, parlano tra loro, ad esempio Pasolini
riflette su Pascoli oppure Svevo commenta
l’opera di De Sanctis.
Focus
Approfondimenti tematici
come per esempio “Il lessico
degli oggetti” in Pascoli
o “Il piacere e il romanzo
europeo” in d’Annunzio.
450 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | 1.1 Myricae | 451
Il titolo Myricae appare per la prima volta nelle carte di Pascoli intorno al 1889. Ilpoeta fa in esso un diretto riferimento a un passo di Virgilio, prendendo le tamerici(myricae) – piante spontanee e selvatiche – come simbolo della poesia semplice eumile delle piccole cose. Contrassegna un piccolo insieme di nove liriche pubblica-to successivamente dalla rivista “Vita nuova”, il 10 agosto 1890, in occasione dell’an-niversario della morte del padre di Pascoli, avvenuta il 10 agosto del 1867.
La prima edizione in volume è del 1891, pubblicata dall’editore e libraio livorne-se Raffaello Giusti e tirata in 100 copie in tutto; essa comprende 22 componimenti eha un carattere episodico, confermato dall’occasione per cui la plaquette* era stataconcepita, cioè come opuscolo per le nozze dell’amico Raffaello Marcovigi. Già daquesta prima edizione la raccolta reca in epigrafe un motto, da cui deriva anche iltitolo della raccolta: «Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici» (Non omnesarbusta iuvant humilesque Myricae), tratto da un frammento delle Bucoliche, IV, 1-2 diVirgilio: «Muse siciliane, cantiamo cose un po’ più grandi! / Non a tutti piacciono gliarbusti e le umili tamerici» e che inaugura l’abitudine, ripetuta in buona parte della
produzione successiva di Pascoli, di premettere un motto alle sue raccolte poe-tiche. L’edizione del 1892, formata da 72 componimenti, suddivisi in 2 sezioni,mostra con più evidenza in tutte le liriche l’esigenza di raccontare la tragediafamiliare.
Più complessa e articolata risulta l’organizzazione della terza raccolta diMyricae: oltre ad aumentare di numero (ben 44 in più), per un totale di 116, leliriche, tutte riconducibili al periodo 1892-1894, si suddividono ora in 12 se-zioni, che rivelano, nella loro successione, la volontà dell’autore di costruireun percorso della memoria in cui si rappresenti un io-personaggio e la sua
sensibilità. Emblematica, in questa direzione, l’apertura della raccolta con ilpoemetto in terzine Il giorno dei morti, in cui, attraverso la rievocazione dei luttifamiliari si costituisce subito la figura centrale e guida del poeta-orfano.
Il disegno così formato nella terza edizione di Myricae si delinea con maggioreprecisione nella quarta e nella quinta edizione che tra il 1897 e il 1900 compren-deranno un numero di 152 e infine di 156, mai superato dalle successive stampepubblicate dal poeta sino alla definitiva, la nona, del 1911. Ricordiamo, inoltre, chea partire dalla sesta edizione la raccolta accoglie una Nota bibliografica dell’autorein cui Pascoli dà conto dell’intricata vicenda compositiva ed editoriale dell’opera.
Il più evidente principio organizzativo che regola la struttura di Myricae è costi-tuito dalle scelte metriche. Le sezioni del libro, a partire dalla terza edizione, ten-dono a disporsi secondo serie formalmente omogenee.
Fin dalle prime sezioni si delinea un criterio strutturale secondo il quale si al-ternano sezioni in cui il poeta sperimenta forme metriche nuove, che manten-
Storiadel testo
* PlaquetteOpuscolo di poche pagine,stampato in un numerolimitato di copie, inoccasione di nozze,anniversari e similiricorrenze, solitamentefuori commercio.
Struttura
1.1
Myricae
11Analisidell’opera
capitolosezione
gono però stretti legami con le forme strofiche chiuse della tradizione, a sezioni incui Pascoli rivitalizza generi metrici della lirica antica (il sonetto, lo strambotto,la strofe saffica). Parallelamente alla distribuzione metrico-formale delle sezioni,si delinea poi un percorso tematico individuabile già dai titoli:
SEZIONI TITOLO DISTRIBUZIONE METRICO-FORMALE
1 Dall’alba al tramonto versi brevi2 Ricordi sonetti3 Pensieri strofe saffiche4 Creature strambotti in ottave5 Le pene del poeta madrigali6 L’ultima passeggiata madrigali7 Le gioie del poeta ballate piccole8 Finestra illuminata madrigali9 Elegie quartine di decasillabi e novenari10 In campagna raccolta di varie forme metriche11 Primavera sonetti12 Dolcezze strambotti e sonetti13 Tristezze forme varie14 Tramonti quartine di novenari15 Alberi e fiori strofe saffiche
La rassegna evidenzia alcuni parallelismi- la seconda e la terza sezione (Ricordi e Pensieri);- la decima e la quindicesima (In campagna e Alberi e fiori);
e opposizioni interne:- la quinta e la settima (Le pene del poeta e Le gioie del poeta);- la dodicesima e la tredicesima (Dolcezze e Tristezze).
Il titolo, anche nel suo richiamo virgiliano, è una dichiarazione di poetica in cuisi precisa la scelta di una poesia umile, semplice, quotidiana che colga la sobrietàdella vita campestre. Gli elementi di questa realtà vengono però intesi dal poetanon come particolari di un bozzetto naturalistico, ma estratti dal contesto ed esal-tati per il loro significato simbolico. Alcuni elementi naturali vengono usati e de-formati dal suo sguardo, che soffermandosi su un dettaglio, su un particolare dellascena, lo porta in primo piano immergendolo in uno sfondo sfumato e caricando-lo quindi di significati simbolici non legati originariamente all’oggetto ma riferi-bili allo stato d’animo del poeta.
La raccolta presenta i nuclei tematici che segneranno tutta la produzione pascolia-na. La biografia del poeta e il mondo bucolico offrono numerosi spunti e immagi-ni per la loro valorizzazione simbolica. La natura assume caratteri evocativi, attra-verso il ricorso al fonosimbolismo* e all’analogia. Le descrizioni visive e uditiveche dominano il discorso poetico pascoliano si fanno sempre meno determinati esempre più allusive, fino ad arrivare a effetti quasi irrealistici e espressionisti comeaccade nel Lampo > p. 460 |.
I temi della poesia pascoliana sono qui già tutti presenti: da quello della mor-te e dei morti, spesso apparsi in visioni oniriche e angosciose, con il continuo riferimento ai luttimia giovane madrePrefazione ai Cantita a un sovrapporsimbolo della serenità
Temi
* FonosimbolismoProcedimento compositivo con ilquale si producono, attraverso unasuccessione di suoni linguistici,significati aggiuntivi rispetto aquelli comunicati dal testo. Nellapoesia tra Otto e Novecento ilfonosimbolismo assume un ruolodeterminante nella lingua poeticaed è usato sempre più spessocome una forma di suggestionesonora, musicale (per esempio daPascoli e D’Annunzio).
Virgilio in una stampadel XIX secolo.
Frontespizio di Myricae, con dedicaautografa all’amico Alfredo Caselli,1897.
456 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | 1.1 Myricae | L’assiuolo | 457
Considerata una delle poesie più rappresentative del simbolismo pa-scoliano, L’assiuolo apparve per la prima volta nel 1897 sulla rivistasettimanale di arte e letteratura “Il Marzocco” e venne inserita nellostesso anno nella quarta edizione di Myricae, nella sezione In campa-gna. Il poeta rappresenta una “visione” lunare in cui si colgono sfuma-ture e misteriosi echi naturali (il sospiro del vento, le nubi minacciose,la nebbia). Infine giunge a rivelare il messaggio di morte che l’assiolo(un uccello notturno) rilancia con il suo verso, chiù.
Dov’era la luna? ché il cielonotava1 in un’alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla.
5 Venivano soffi di lampida un nero di nubi là giù:veniva una voce dai campi:chiù2…
Le stelle lucevano rare10 tra mezzo a la nebbia di latte3:
sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte4;sentivo nel cuore un sussulto,com’eco d’un grido che fu.
15 Sonava lontano il singulto5:chiù…
Su tutte le lucide vette6
tremava un sospiro di vento:squassavano le cavallette
20 finissimi sistri7 d’argento(tintinni a invisibili porteche forse non s’aprono più?… )e c’era quel pianto di morte,chiù…
Testo 2
L’assiuoloGiovanni Pascoliin Myricae, 1897
tratto daG. Pascoliin Poesie e prose scelte, vol. Ia cura di C. GarboliMondadori, Milano 2002
1. notava: nuotava.2. chi•: è il verso
dell’assiuolo.3. nebbia di latte: chiarore
della luna.4. fratte: cespugli.5. singulto: singhiozzo.6. lucide vette: cime degli
alberi illuminate dallaluce lunare.
7. sistri: le cavallette,scuotendo le loro ali,producono un suonoacuto, simile a quello deisistri, strumenti musicalidell’Antico Egitto. Propridel culto di Iside, dea deimorti, erano fatti disottili lamine metalliche,che, scosse dal ventoemettevano il loro suonoargentino.
Analisi del testo
- L’ultima strofa si apre con il notturno lunare, sim-metrico rispetto a quello precedente; ma presto ilbianco lunare viene accostato a notazioni meno chiare(il sospiro del vento che trema; il suono finissimo del-le cavallette) che recano messaggi misteriosi. Il climadi incertezza e ambiguità viene rafforzato dal suonoangoscioso dei «sistri» delle cavallette, che generauna domanda posta tra parentesi (come nell’incipitdella poesia), introdotta da un «forse» e chiusa daipuntini di sospensione, e l’immagine enigmatica delleinvisibili porte, che evoca la morte. Il verso dell’assioloè ormai un simbolo funereo, un vero e proprio «piantodi morte». La strofa finale reinterpreta e chiarisce, at-traverso gli elementi analogici, l’atmosfera inquie-tante e lugubre che pervade l’intero componimento.
Temi
L’occasione da cui prende avvio la lirica è priva di parti-colare interesse; gli elementi paesaggistici evocati sono
Struttura
Come sempre in Pascoli, la descrizione non segue unasuccessione logica, ma procede per rapide illuminazio-ni, per ritorni circolari (il ritornello «chiù»). Le tre strofesono strutturate secondo uno schema simile:- Alle immagini di serenità della prima strofa, si so-
stituiscono le immagini più inquietanti e misteriosedella seconda che si identificano nel lugubre richiamodell’assiolo. All’«alba di perla» dell’apertura, che richia-ma un senso di pace dovuto alla nota cromatica e allametafora dell’alba come nascita, si contrappone il «nerodi nubi» che si profilano in una remota lontananza «làgiù» e dalle quali scaturiscono i lampi evocati dalla sine-stesia «soffi di lampi».
- Di nuovo tornano immagini di quiete e serenità all’ini-zio della seconda strofa, richiamate sempre dal valore cro-matico del bianco, la «nebbia di latte», su cui brillano lestelle e ora anche dalla nota acustica del «cullare del mare»che rimanda alla dolcezza dell’abbandono infantile allamadre. Ma il rumore che viene dalle «fratte» provoca un«sussulto» nel cuore del poeta, risvegliando la memoria diun antico dolore, l’«eco di un grido che fu»; il grido affiancail verso dell’assiolo, che diviene un singhiozzo soffocato. Siè passati dalla realtà oggettiva della strofa di apertura allarealtà misteriosa e soggettiva di quella centrale, rafforzatadall’anafora insistita «sentivo» (3 volte). Il paesaggio tendea divenire spazio interiore, in cui si avvertono i segni dellamemoria di un passato dolore.
pochi ed essenziali (l’alba lunare, il mandorlo e il melo, icampi, i lampi fra nubi lontane, le stelle, il mare, le vette,le cavallette). Ma è attraverso la libera trama di associa-zioni, corrispondenze analogiche e tecnica fonosim-bolica che il poeta ci permette di cogliere dietro l’ogget-tività del reale, il mistero indecifrabile delle cose. Apartire dalle credenze popolari e folcloriche, che attri-buiscono al canto dell’assiolo oscuri presagi, Pascoli isti-tuisce una corrispondenza tra il verso dell’uccello e ilsuo lugubre annuncio, e tra il suono delle cavallette equello dei sistri, strumenti rituali del culto misterico egi-zio di Iside, che prometteva la resurrezione dopo la mor-te. La voce dell’assiolo, nel corso della poesia, si delineasempre più in un clima di progressione drammatica: da«voce di campi a singulto» per definirsi infine in quel«pianto di morte» che sintetizza e raccoglie in sé il sensodella lirica e il suo valore simbolico: una riflessione sul-la morte e sul mistero che Pascoli scorge negli elementidella natura di quel paesaggio notturno.
Forma metrica: tre strofedi sette novenari più unmonosillabo ternarioonomatopeico “chiù… “ inrima con il sesto versodella strofa. Lo schemarimico è: ababcdCd.
Alphonse Osbert, Canti notturni,1896. Parigi, Musée d’Orsay.
468 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente |
Il «mazzolin di rose e di viole»Uno spunto interessante per l’interpretazione dellapoetica pascoliana in relazione agli oggetti è la notaaffermazione del poeta riguardo al «mazzolin dirose e di viole» de Il sabato del villaggio di Leopardi.Pascoli, osservando che le rose e le viole nonsbocciano nello stesso mese e che, quindi, nonpossono far parte dello stesso mazzetto di fioriraccolti dalla «donzelletta», opta per un’idea dipoesia che si oppone all’indeterminatoleopardiano e, più in generale, a quello dellatradizione poetica italiana. A questo proposito valela pena di riportare un passo esemplare dei suoiPensieri e discorsi 1895-1906 1 che si riferisceproprio a questo aspetto:
«Ora […] il Leopardi questo ‘mazzolin di rose e diviole’ non lo vide quella sera: vide sì un mazzolinodi fiori, ma non ci ha detto quali; e sarebbe statobene farcelo sapere, e dire con ciò più precisamente[…] quale stagione era quella dell’anno. No: non ciha detto quali fiori erano quelli, perché io sospettoche quelle rose e viole non siano se non un tropo, enon valgano, sebbene speciali, se non a significareuna cosa generica: fiori. E io sentiva che, in poesiacosì nuova, il poeta così nuovo cadeva in un erroretanto comune alla poesia italiana anteriore a lui:l’errore dell’indeterminatezza, per la quale, a modod’esempio,sono generalizzati gliulivieicipressicolnome di alberi, i giacinti e i rosolacci con quello difiori, le capinere e i falchetti con quello di uccelli.Errore d’indeterminatezza che si alterna con l’altrodel falso, per il quale tutti gli alberi si riducono afaggi, tutti i fiori a rose o viole (anzi rose e violeinsieme […], tutti gli uccelli a usignuolo.»Un interessante scambio epistolareAll’opposto, Pascoli preferisce nominare gli oggetti– fiori, piante, uccelli, persino utensili domestici eattrezzi agricoli – con termini precisi, ampliando lospettro lessicale della poesia italiana, attribuendodignità poetica a parole “specialistiche” che prima neerano escluse. Emblematico, a riguardo, è unoscambio epistolare fra il poeta e il drammaturgoGiuseppe Giacosa. Pascoli, che fra l’altro scrive«Poeti, studiate la botanica», invia a Giacosa il testode Il vecchio castagno (poi incluso in Primi poemetti),di cui riportiamo alcuni versi:
«Perché la bestia dice all’uomo: […] / Le pigne tu,le pampane io: le cime / io, tu le rappe. Io do, se tumi desti. / Fin che c’è verde, non mi dar guaime.»Di fronte allo sconcerto del suo interlocutore perquei termini incomprensibili, in una lettera
successiva2 il poeta spiega pazientemente e in modidavvero minuziosi:
«Mio caro e buono… le pampane sono le pampineo pampini, le foglie della vite, e le pigne sono i grap-poli, cioè non i grappoli in toscano di campagna,ma l’insieme di essi, che prende appunto la formadi pigna. E guaime è sì l’erba rimessa ecc., ma dopoche è stata seccata: e come fieno non indica l’erbaquando è verde, ma quando è secca, così guaime,che è il secondo fieno, è l’erba secca, non verde.»La dialettica fra determinatoe indeterminatoConnotazione peculiare dello stile pascoliano ècertamente la continua dialettica che il poeta operafra determinato e indeterminato, dialettica in cui sirealizza la natura stessa del suo simbolismo. Vale adire che quando nomina le cose, specie quellecampestri, Pascoli cerca sempre di coglierne lasegreta essenza, «quella larva o idea poetica che eglicrede esistere nelle cose stesse: la poesia dellecose» (F. Flora). Ciò significa che le parole-cosehanno sia una valenza precisamente denotativa, siauna allusivamente connotativa. Ciò appare evidentein una poesia come Nebbia, in cui i semplici oggetticontenuti all’interno del giardino, sono per così direse stessi e, al tempo stesso, sono evocativi disensazioni, temi e concetti propri di tale microcosmo:conforto, protezione, calore, sicurezza, per non direrinuncia e regressione a una fase esistenzialeinfantile; tanto più che, in questa lirica, tali sensazionisono rafforzate dalla contrapposizione con le «coselontane» (nello spazio e nel tempo), celate dallanebbia, che invece assumono connotazioniminacciose e mortuarie. Pertanto, «la siepe /dell’orto, / le mura ch’ha piene le crepe / divalerïane»; «i due peschi, i due meli; / soltanto, /cha dànno i soavi lor mieli / pel nero mio pane»,tutti questi oggetti, non sono metafore, ma simboli,ossia termini che hanno una doppia valenza, una“determinata” (gli oggetti in quanto tali) e una“indeterminata” (il senso di protezione); per inciso,è da notare che in questi versi l’unico terminemetaforico è “mieli”, che equivale a “marmellate”.Come ha scritto Gianfranco Contini, «captarel’indefinito, l’impalpabile, l’effuso non si può se noncon mezzi formali, linguistici o ritmici,estremamente esatti e rigorosi: questo è l’ovvioinsegnamento del simbolismo di ogni paese».In questo senso la lezione pascoliana, come è statogià osservato, prefigura l’uso simbolico deglioggetti che troverà in Montale la sua pienaattuazione, e questo tipo di simbolo sarà designatocon l’espressione “correlativo oggettivo”.
1. G. Pascoli, Pensieri ediscorsi 1895-1906,Zanichelli, Bologna 1914.
2. G. De Rienzo, Pascoli-Giacosa: carteggio inedito,Olschki,Firenze 1971.
FocusIl lessico deglioggetti Oltre il libro
D’Annunzio fu un abilecomunicatore, attento allaforma e all’immediatezzadel messaggio e incline apromuovere la propriaarte e la propria vita sindai tempi degli esordipoetici. Se il Vate vivesseoggi che strumenti emodalità di comunicazioneuserebbe? Prova a scrivereun tweet come loscriverebbe lui.
538 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 2. Gabriele D’Annunzio | 2.1 Le prose di romanzi | Il piacere | Andrea Sperelli | Confronti | 539
� Confronti: D’Annunzio, Wilde, Huysmans
Lord Henry1 uscì in giardino, e trovò DorianGray2, il viso curvo sui grandi freschi fiori dilillà, avidamente intento a berne il profumo,come un vino. Lo raggiunse, e gli posò la manosulla spalla. «Ha ragione,» mormorò «non esi-ste nulla che possa guarire l’anima se non isensi, e non c’è nulla che possa guarire i sensise non lo spirito.»
Il giovane si alzò e indietreggiò. Era a caposcoperto. Le foglie avevano scompigliato i suoiriccioli ostinati, e aggrovigliato i suoi capellid’oro. Gli balenava negli occhi un’espressionedi timore, simile a quella di chi sia risvegliatod’improvviso. Le sue narici, dal puro contorno,si dilatarono, e un interno moto nervoso feceimpallidire le sue labbra e le lasciò tremanti.
«Sì,» continuò Lord Henry «questo è unodei grandi segreti della vita. Guarire l’animacoi sensi, e i sensi con l’anima. Lei è una crea-tura meravigliosa. Sa più di quel che crede, e meno di quanto vorrebbe.»
Dorian Gray s’accigliò, e si volse dall’altra parte. Non riusciva a vincere il pia-cere di avvicinare quel giovane alto ed elegante. Il suo viso romantico, oliva-stro3, dall’espressione stanca, lo interessava. C’era qualcosa di affascinante nellasua voce tonale4, languida5. Anche le sue mani fresche, bianche, simili a fiori,avevano uno strano incanto. Quando parlava ondeggiavano come una musica, epareva che parlassero un loro linguaggio. Eppure ne aveva timore, e si vergogna-va di averne timore. Perché un estraneo aveva avuto il destino di rivelarlo a sestesso? Conosceva Basil Hallward6 da mesi, ma la sua amicizia non lo aveva cam-biato in nulla. Improvvisamente era apparso nella sua vita qualcuno che parevaavergliene svelato i misteri. Ma, perché temere? Non era uno scolaro, né unaragazza. Assurdo dunque aver timore.
«Andiamo a sederci all’ombra» disse Lord Henry. «Parker ha portato da bere.Se rimarrà ancora nel riverbero, si sciuperà, e Basil non vorrà più dipingerla.Non si faccia abbronzare dal sole. Non le starebbe bene.»
«E che importa?» esclamò Dorian Gray ridendo, e sedette sulla sedia in fondoal giardino.
«Può premere molto a lei, Gray.»«Perché?»«Perché gode la più splendida gioventù, e la gioventù è l’unica cosa al mondo
che valga la pena di essere posseduta.»«Non me ne accorgo, Lord Henry.»«Non se ne accorge ora. Un giorno, quando sarà vecchio e rugoso, e brutto,
quando la meditazione avrà scavato i suoi solchi sulla sua fronte, e la passioneavrà corrotto le sue labbra con il suo tremendo ardore, lo sentirà spaventosa-mente. Ora, dovunque vada riempie di gioia chi la vede. Sarà sempre così? Ha un
1. Lord Henry: Lord HenryWotton, personaggioradicalmenteanticonformista,raffinato e cinico, teoricodi uno stile di vita tesoalla continua ricerca delpiacere.
2. Dorian Gray: giovanearistocratico dallabellezza folgorante, lacui amicizia con LordHenry lo porterà aspingere fino all’eccessoil suo amore per il sensoestetico.
3. olivastro: coloretendente al bruno-verdastro.
4. tonale: armoniosa.5. languida: abbandonata.6. Basil Hallward: pittore
alla ricerca della perfettabellezza, amico einnamorato di DorianGray, di cui ha realizzatoun ritratto.
Nelle pagine che seguono sono proposti due brani di ro-manzi coevi a Il piacere come Il ritratto di Dorian Gray diOscar Wilde (1891) e Controcorrente di J. K. Huysmans(1884) che ben mostrano analogie, similitudini e antino-
mie tra i tre protagonisti maschili dei romanzi citati e alcontempo descrivono come la bellezza e l’edonismo nel-le sue infinite sfumature siano per tutti l’unico valore divita > Focus, p. 536 |.
viso meraviglioso, Gray. Non se ne abbia a male. È così. E la bellezza è una specie diGenio7 – in verità più grande del genio, perché non ha bisogno di spiegazione. Èuna delle cose grandi del mondo, come la luce solare, o la primavera, o il riflessonell’acqua cupa di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna. Non è una cosache si possa discutere. Ha un divino diritto alla regalità. Quelli che la possiedonosono Principi. Sorride? Oh, non sorriderà quando l’avrà perduta… Si dice a volteche la bellezza è una cosa superficiale. Può essere. Ma non è mai tanto superficialequanto il pensiero. Per me la bellezza è la meraviglia delle meraviglie. Solo la gentemeschina non giudica secondo le apparenze. Il vero mistero del mondo è quello chesi vede, non l’invisibile… Sì, gli Dei furono benigni con lei, Gray. Ma gli Dei, dopobreve tempo, rivogliono i loro doni. Ha soltanto pochi anni da vivere veramente,perfettamente, e pienamente. Quando la sua gioventù se ne sarà andata, avrà per-duto anche la sua bellezza e si renderà conto d’un tratto che non ci sono più vittorieper lei, o che deve accontentarsi di quelle banali vittorie che la memoria del suopassato renderà più amare delle sconfitte. Ogni mese che passa l’avvicina a qualco-sa di orrendo. Il tempo è geloso di lei, e si accanisce sui suoi colori di giglio e di rosa.Le sue tinte appassiranno, le guance si faranno cave, si appannerà il suo sguardo.Soffrirà tremendamente… Ah! goda della sua giovinezza finché la possiede! Nonsprechi il tesoro dei suoi giorni ascoltando la gente noiosa, cercando di consolare ipredestinati all’insuccesso, donando la sua vita agli incolti, ai mediocri, ai volgari.Queste sono tendenze morbose, idee false della sua età. Viva! Viva la meravigliosavita che è in lei! Nulla deve andar perduto per lei. Cerchi continuamente nuove sen-sazioni. Non abbia paura di nulla… Un nuovo edonismo8. Di questo ha bisogno ilnostro secolo. Potrebbe esserne il simbolo visibile. Nulla è vietato alla sua persona.Il mondo è suo, per una stagione… Quando l’ho vista, mi sono accorto che lei igno-ra completamente quello che è in realtà, quello che in realtà potrebbe essere. Tantecose di lei mi sono piaciute, che io ho sentito di doverle svelare qualche cosa di leistesso. Ho immaginato il suo dramma se lei vivesse inutilmente. Perché la sua gio-ventù durerà un tempo così breve – così breve! Gli umili fiori di prato avvizziscono,ma rifioriranno ancora. Quest’altro giugno l’acacia sarà d’oro, come è ora. Fra unmese la clematide9 sarà coperta di stelle purpuree10, e, anno per anno, la verde nottedelle sue foglie imprigionerà quelle stelle purpuree. Ma noi non torniamo mai allanostra giovinezza. L’onda di gioia che pulsa in noi a vent’anni, si fa tarda. Le mem-bra non ci ubbidiscono più, i sensi si consumano. Diventiamo ripugnanti fantocci,perseguitati dal ricordo delle passioni di cui avemmo timore e delle squisite ten-tazioni alle quali non avremmo il coraggio di cedere. Gioventù! Gioventù! Nonc’è nulla al mondo che valga la giovinezza!»
Quando poi era stanco1 di consultare questi indicatori, riposava lo sguardocontemplando i cronometri e le bussole, i sestanti2 e i compassi, i binocoli e lecarte sparsi su di una tavola sulla quale si levava un solo libro: Le avventure diArturo Gordon Pym3, stampate appositamente per lui su carta vergata finissima,scelta foglio per foglio, con un gabbiano in filigrana.
Poteva vedere infine canne da pesca, reti conciate4, rotoli di vele rosse, una minu-scola àncora di sughero, dipinta di nero: tutto gettato alla rinfusa presso la porta checomunicava con la cucina mediante un corridoio imbottito che assorbiva, al pari diquello tra la sala da pranzo e la stanza da lavoro, ogni odore e ogni rumore.
Si procurava così, senza muoversi, le sensazioni rapide, quasi istantanee, di
Joris Karl HuysmansDes Esseintes:il rapporto artificiosofra arte e vitain Controcorrente, 1884tratto daJ.K. HuysmansControcorrenteRizzoli, Milano 2006
7. Genio: inteso comedivinità tutelare.
8. edonismo: concezionesecondo cui il piacereè il fine ultimo della vitaumana.
9. clematide: pianta confiori vistosi colorati obianchi.
10. purpuree: di colore rossointenso.
1. Quando... stanco: il soggetto sottinteso è DesEsseintes, l’esteta disgustato dalla banalità della vitaquotidiana e alla ricerca di sensazioni raffinate edesasperate che è al centro del romanzo.
2. sestanti: strumenti per misurare l’altezza di un astrosull’orizzonte.
3. Le avventure…Pym: l’unico romanzo breve scritto dalloscrittore statunitense Edgar Allan Poe (1809-1849).
4. conciate: trattamento a cui vengono sottoposte le retiper essere conservate.
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Oscar WildeIl potere dellagioventù edella bellezzain Il ritratto di DorianGray, 1891tratto daO. WildeIl ritratto di Dorian GrayMondadori, Milano 1989
Ritratto di Oscar Wilde,1882 circa.
496 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | 1.5 Le prose e le antologie | Sguardi d’autore | 497
Sguardi d’autore Pasolini su Pascoli
I brani sono tratti dalla tesi di laurea e dagli apparati di commentoacclusi che Pasolini discusse nell’Università di Bologna nel 1945, pres-so la cattedra di Letteratura italiana del professor Carlo Calcaterra.
Pasolini riconosce una duplice polarità nella lingua di Pascoli: daun lato l’influenza della tradizione classicistica, dall’altro il sorgeredi un linguaggio “romanzo” che si apre alle novità della lirica nove-centesca. I due linguaggi, in conflitto fra loro, vengono analizzati daPasolini nel vivo dello studio dei testi e del loro aspetto formale. Pa-scoli viene a configurarsi come una sorta di controfigura del poetafriulano, come un termine di confronto delle sue opere e del suomondo interiore, alle origini della sua formazione letteraria.
L’ambiguità del linguaggio si deve a una già notata doppia influenza sul Pascolidella tradizione, rappresentata dal vivo Carducci e da un indefinibile gusto ro-mantico; così che la pascoliana parola reinventata dallo sprofondarsi del poeta inlontananza irrangiungibile, e in cui si era internato per un’eccezione che gli eratutta particolare, spesso si riabbandonava al luogo comune, che nel Pascoli ha unsignificato tutto speciale, e che non è soltanto la sua non poesia, ma un aspettodella sua personalità. Insomma quello che presume J. Maritain1 in alcune sue re-centi pagine sulla Poesia come esperienza spirituale, sembra essere in buona parteaccaduto al nostro Pascoli: «Il poeta, tuffatosi nel fiume dello spirito soggiacentead ogni nostra attività abituale, ha sentito il contatto di questa realtà stranieraalle formule, in quel raro e profondo raccoglimento che in qualche modo bisognameritare, e dal quale egli esce arricchito di doni vivificato nelle sue facoltà”; e “Unsecondo momento capitale nel progressivo raggiungere la coscienza della poesia,si riferisce, crediamo, all’essenza dello “stato poetico”; ed ecco la poesia gettata inun infinito di mistero per scoprire e per conoscere l’infracosciente e il super-co-sciente”. Dove si può riconoscere in parte la condizione pascoliana, se si cambia-no alcuni termini e si escludono per forza di cose alcune nozioni, che pratica-mente al Pascoli erano inconcepibili. Mi riferisco soprattutto a quella coscienzadella poesia, che il Pascoli ha mille volte sfiorato, ogni giorno avvicinato, senzamai farne l’acquisto essenziale. Certamente la sua solitudine interiore, l’abnor-mità della sua vita, così intensamente poesia, il disordine dei suoi sensi non po-tevano che portarlo a una pratica autonomia, se non altro per essere giunto alme-no provvisoriamente al punto in cui la poesia “cessa di essere canto che è il fine acui naturalmente tende, per diventare piuttosto rivelazione, anch’essa segreta, eche non può fare altro se non cercare di colpire al cuore, per vie indirette metten-do misteriosamente in moto le forze poetiche che esistono nella sostanza del po-eta». Non vorrei certo fare per il Pascoli quello che certi critici han fatto per lapittura dell’Ottocento, cioè uno strano parallelo tra gli impressionisti e i nostrimacchiaioli2… ma per quanto è ammissibile, io, come già molti altri, non possovagliare la poesia del Pascoli se non riavvicinandola per un momento alle espe-rienze della poesia francese di quegli anni. La quale al termine di un ciclo di ricer-che sull’arte giunge con Baudelaire a “mettere la mano su qualcosa di scottante”che è la coscienza della poesia, cosa che in Pascoli non avviene affatto.
Pier Paolo PasoliniTesi di laurea1945tratto daP. P. PasoliniAntologia della lirica pascolianaa cura di M.A. BazzocchiEinaudi, Torino 1993
1. Maritain: filosofocattolico francese attivotra il primo e il secondodopoguerra.
2. macchiaioli: esponentidella corrente artisticache si sviluppa nellaseconda metàdell’Ottocento, in Italia,seguendo i modellirealisti e impressionistidel tempo.
Analisi del testo
Comprensione
1. Qual è l’argomento di questo testo?2. Quali sono i compiti esclusivi del poeta secondo quanto
affermato da Pascoli nella prima parte?3. Qual è l’errore commesso da Leopardi ne Il sabato del
villaggio, comune, secondo Pascoli, a tanta poesia a luiprecedente?
Laboratorio
4. Metti in evidenza sul testo i luoghi in cui Pascoli paragonail poeta a strumenti musicali.
5. Che cosa vuole significare l’autore attraverso questesimilitudini?
Approfondimento
6. Spiega in 5 righe il senso del confronto tra la poesia e iraggi X.
7. Attraverso le critiche mosse a Leopardi e alla poesiaprecedente, Pascoli sembra, implicitamente, dichiararealcuni elementi caratteristici della sua poetica. Quali?Descrivili in 10 righe.
(io pensavo fermandomi a guardare i monti di Macerata, sui quali si contorceva-no alcune nuvole in fiamma, come dolorando) il Leopardi questo “mazzolin dirose e di viole” non lo vide quella sera; vide sì un mazzolino di fiori, ma non ci hadetto quali; e sarebbe stato bene farcelo sapere, e dire con ciò più precisamenteche col cenno del fascio dell’erba, quale stagione era quella dell’anno. No: non ciha detto quali fiori erano quelli, perché io sospetto che quelle rose e viole non si-ano se non un tropo3 e non valgano, sebbene speciali, se non a significare unacosa generica: fiori. E io sentiva che in poesia così nuova il Poeta così nuovo cade-va in un errore tanto comune alla poesia italiana anteriore a lui: l’errore dell’inde-terminatezza per la quale, a modo d’esempio, sono generalizzati gli ulivi e i ci-pressi col nome di alberi, i giacinti e i rosolacci con quello di fiori, le capinere e ifalchetti con quello d’uccelli. Errore d’indeterminatezza che si alterna con l’altrodel falso, per il quale tutti gli alberi si riducono a faggi, tutti i fiori a rose o viole,tutti gli uccelli a usignoli. Ma non erano usignoli quelli che io sentivo tra gli uli-veti della valle sottoposta; sebbene d’usignolo sembrassero tre o quattro notepunteggiate che promettevano, a ogni momento e sempre in vano, il proromperee il frangersi della melodia: preludio eterno. Quelle note d’usignolo mal riuscitoerano di cingallegre; e io le udivo a quando a quando dare in quegli striduli sbuffid’ira o rumore, che sembrano piccoli nitriti chiusi in gola d’uccello; le udivo, oraqua ora là, strisciare a lungo la loro limìna mordace su un ferruzzo duro duro.
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Struttura e temi
Il brano riportato è esemplare della poetica pascolia-na, specialmente per quanto riguarda le caratteristichedi Myricae e dei Canti di Castelvecchio. Dal momento che«la poesia è nelle cose», il poeta deve sapere, per cosìdire, estrarla attraverso la sua intuizione e la pratica delvedere e udire.
È rimasto famoso il giudizio su Il sabato del villaggioin cui Pascoli imputa a Leopardi l’uso della coppia«rose» e «viole» perché non credibile: le viole fiorisco-no a marzo, le rose a maggio. Per Pascoli è questo il con-sueto errore dell’indeterminatezza, tipico della tradi-zione classicistica.
In realtà si contrappongono due diverse visioni dellapoesia: quella appunto classicistica, che tende ad abbel-
lire e nobilitare la realtà; e quella pascoliana, tutta gio-cata, invece, sulla precisa definizione della realtà e de-gli oggetti poetici.
Lingua e stile
Ciò che più preme rilevare, sul piano linguistico, è l’at-tenta cura di Pascoli all’uso nomenclatorio, il suo scru-polo lessicale che denota una rinnovata attenzione perle cose, per gli oggetti, e per la loro valorizzazione simbo-lica: dagli elementi botanici (trifoglio, lupinelle, grami-gna, giacinti, rosolacci) a quelli ornitologici (capinere,falchetti, cingallegre, usignoli). Tutto questo porterà aun arricchimento del nostro vocabolario poetico che an-drà in direzione opposta dalla vaghezza poetica delle pa-role leopardiane.
Esercizi
3. tropo: figura letterariache consiste nelcambiare il significatooriginario di una parola.
Pier Paolo Pasolini.
| Come è fatto questo libro | XI
Valerio Magrelli incontra
30 incontri d’autore dalle origini al
Novecento del poeta Valerio Magrelli.
Una lettura fuori dagli schemi che disegna
una storia sentimentale della letteratura
italiana.
La Scrittura e la Scena
Il drammaturgo e docente Renato Gabrielli
racconta in15 schede come nei secoli la
scrittura è stata portata in scena.
Mappa dei contenuti del capitolo
In forma di infografica, la sintesi delle opere,
dei temi e dello stile dell’autore.
Esercizi di fine capitolo e di fine sezione
In preparazione all’esame di Stato
A fine capitolo per concludere
il percorso sull’autore.
A fine sezione, fin dal primo anno, quesiti a
trattazione sintetica ed esercizi per
preparare l’analisi del testo e il saggio breve
previsti dall’esame di Stato.
498 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | Mappa dei contenuti | 499
Mappa dei contenuti
MYRICAE1890-1911
POEMETTI1897/1900
PRIMIPOEMETTI1904
CANTI DICASTELVEC-CHIO1903
POEMI CONVIVIALI 1904
ODI E INNI 1906
CANZONI DI RE ENZO 1909
POEMI ITALICI 1911
POEMI DEL RISORGIMENTO 1913
IL FANCIULLO1897
MIEI PENSIERIDI VARIAUMANITÀ1903
LYRA ROMANA 1895
SUL LIMITARE 1901
FIOR DA FIORE 1902
EPOS 1897
ANTOLOGIE SCOLASTICHE
ANTOLOGIE LATINE
CRITICA LETTERARIA E TESTIPOLITICI E CIVILI
STRUTTURA E TEMI
POESIA
PROSA
156 componimenti poetici brevi divisi in 15 sezioni distinte per forma metrica: ciascunasezione ha un titolo che individua parallelismi e opposizioni interne. I nuclei tematicicentrali sono la vita campestre e la biografia del poeta: a questi nuclei aderisce una poesiaumile, semplice e quotidiana. I temi della poesia pascoliana sono tutti presenti: la morte ei lutti familiari, il tempo della memoria, il nido simbolo di protezione sempre minacciato,la natura come specchio che riflette la sofferenza umana, l’infanzia come momento difelicità e d’innocenza, la poesia come unica consolazione.La visione della natura bucolica non crea bozzetti naturalistici: il poeta osserva da vicino econ precisione gli elementi di realtà che celano significati simbolici riferibili alla condizioneesistenziale dell’uomo, allo stato d’animo del poeta e al suo mondo interiore.
Opere poetiche diverse realizzate nell’ultimodecennio, si rivelano assai distanti dall’ispirazioneoriginaria delle prime raccolte.I temi attingono ai miti e ai personaggi del mondoclassico o alla storia. Si fa strada il poeta-vate chericonosce alla poesia una missione civile.
Le sezioni metriche si dividono in forme metriche nuove elaborate sullatradizione e recupero dei generi metrici della lirica antica.Lo stile, innovativo sotto il profilo linguistico e metrico, si caratterizza per ildarsi della poesia in frammenti impressionistici e illuminazioni istantanee:dietro l’oggettività del reale si cela il mistero delle cose che solo la poesia puòsvelare.La lingua è sperimentale e presenta diversi livelli formali: al comune livelloletterario si sovrappone un livello pre-grammaticale (fonosimbolismo,onomatopea ecc.) e un livello post-grammaticale (linguaggi tecnici e gergali).Pur nel prevalere della paratassi, la sfasatura tra metro e sintassi (grazie apunteggiatura, enjambements, pause, cesure ecc.) crea un ritmo “doppio”,manifesto e nascosto.Particolare accento è dato ai valori visivi e uditivi della poesia, affidati astrumenti linguistici e retorici (sinestesie, allitterazioni, assonanze ecc.).
Alla scelta di un più complesso livello di contenuti corrisponde una poesia più alta sul piano formale.La poesia si fa ancora più sperimentale per lingua e stile, da un lato aprendo a nuovi tecnicismi edialettismi, dall’altro approfondendo in senso inedito e originale il contrasto tra sintassi e metro.Il metro è quello delle terzine dantesche, rivisitato da un punto di vista ritmico.Nuovo è l’uso di inserti dialogati nel tessuto lirico, ripresi più tardi dai poeti crepuscolari.
Componimenti più ampi sotto il profilo strofico ma di tono lirico enon più narrativo, più complicati da un punto di vista metrico ericchi di sperimentazioni nel verso e nel ritmo.L’uso della lingua si fa virtuosistico per la ricerca di musicalità eper la commistione inedita di registro alto (letterario e aulico) eregistro basso (dialettale, tecnico) in risposta all’esigenza direstituire una lingua più vera, “naturale”, meno artificiosa.Gli oggetti colti con uno sguardo ravvicinato assumono densi valorimetaforici.
Il saggio impiega la forma letteraria della prosa lirica:diversamente dallo stile retorico ed enfatico di Carducci o preziosoe aulico di D’Annunzio, rivendica una scrittura immediata, priva dicostruzioni concettuali complesse, le quali annullerebbero laspontanea percezione della realtà.La lingua poetica sceglie espressioni primitive e infantili, è pre-sintattica e pre-grammaticale perché parla il linguaggio dellanatura.Con un linguaggio preciso e puntuale, la parola poetica si caricadi valore simbolico.
LINGUA E STILEGIOVANNI PASCOLI1855/1912
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Componimenti poetici più complessi e ampi in forma di racconto, sorta di “romanzo rurale”.Il tema centrale è la vita di una famiglia della piccola borghesia rurale della Garfagnana,scandita dall’avvicendarsi delle stagioni.Alla consueta dolorosa memoria di vicende private, riflessa nei quadri angosciosi dinatura, si affiancano nuove tematiche sociali ispirate a un ideale di socialismoumanitario: l’emigrazione, la guerra, la solitudine.Ricorrono nella raccolta situazioni e atmosfere decadenti, come per esempio in Digitalepurpurea.
Raccolta “autunnale” che procede secondo il succedersi delle stagioni e i ritmi del mondocontadino: la natura si rinnova ogni volta trapassando dalla vita alla morte e rivelando cosìil senso tragico dell’esistenza umana.Tornano i temi della prima raccolta: le angosciose memorie familiari, il nido, la morte, lavita rurale che nella sua quotidianità acquista valore simbolico. Si accentua il senso diminaccia incombente del mistero e dell’ignoto sulla vita umana.
Il saggio Il fanciullino è la massima espressione della riflessione teorica di Pascoli sullapoesia. Il fanciullino, cui il poeta dà voce, è presente in ogni uomo: è la capacità dipercepire il mondo con “meraviglia”, vedere con occhi vergini e innocenti la realtà nei suoiaspetti più comuni e stupirsene, conoscere le cose di nuovo, dando a ciascuna il proprionome quasi come un “novello Adamo”, e scoprire tra di esse relazioni misteriose.La poesia non ha altra finalità che quella di svelare la sostanza nascosta che lega glielementi della realtà e che sfugge al senso comune: in quanto tale è il solo strumento diconoscenza possibile.
Mettiti alla provacon 10 esercizi interattivi
484 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | 1. Giovanni Pascoli | Valerio Magrelli incontra Giovanni Pascoli | 485
La tovaglia dei morti
Le dicevano: - Bambina!che tu non lasci mai stesa,dalla sera alla mattina,ma porta dove l’hai presa,la tovaglia bianca, appenach’è terminata la cena!
Bada, che vengono i morti!i tristi, i pallidi morti!Entrano, ansimano muti.Ognuno è tanto mai stanco!E si fermano sedutila notte intorno a quel bianco.
Stanno lì sino al domani,col capo tra le due mani,senza che nulla si senta,sotto la lampada spenta. -
È già grande la bambina:la casa regge, e lavora:fa il bucato e la cucina,fa tutto al modo d’allora.Pensa a tutto, ma non pensaa sparecchiare la mensa.Lascia che vengano i morti,i buoni, i poveri morti.
Oh! la notte nera nera,di vento, d’acqua, di neve,lascia ch’entrino da sera,col loro anelito lieve;che alla mensa torno tornoriposino fino a giorno,cercando fatti lontanicol capo tra le due mani.
Bada, che vengono i morti!Ò
Sei, sei, quattro, otto, otto, sei, sei, quattro. Non è loschema di una squadra di calcio, ma il numero diversi delle strofe che formano questa struggentelirica di Giovanni Pascoli. Il testo si divide in dueparti cronologicamente ben distinte. Nella prima,la protagonista è una bambina, cui alcuneindistinte voci adulte, probabilmente genitoriali,rivolgono un pressante avvertimento. Esse leraccomandano di non lasciare mai stesa, dopo cena,la tovaglia bianca sulla quale la famiglia hadesinato. L’ingiunzione, scopriamo nella secondastrofa, ha a che fare niente di meno che con ladimensione ultraterrena: «Bada, che vengono imorti! / i tristi, i pallidi morti!».
La tradizione popolare da cui parte la lirica risultadiffusa in molte parti d’Europa. Come ha scrittoMircea Eliade, «le anime dei morti hanno sete diogni esuberanza biologica, perché questotraboccare della vita compensa la povertà della lorosostanza e li proietta in un’impetuosa corrente divirtualità e di germi». Quanto all’Italia, VittorioMonaco ha segnalato che in Abruzzo, nel corso dialcune festività, la tovaglia con gli avanzi dellacena, molliche di pane e un dito d’acqua o vino neibicchieri, veniva lasciata sulla tavola per un’altra,magrissima cena: quella dei defunti: Parva petuntManes («i morti si contentano di poco»), ci ricordad’altronde Ovidio. L’usanza è nota anche nel mondodi lingua tedesca, come testimoniato da uno fra iSonetti a Orfeo di Rainer Maria Rilke: «Andando aletto sgombrate la mensa / da latte e briciole;attirano i morti».
In ogni caso, nella composizione di Pascoli,l’irruzione dell’aldilà serve a introdurre, all’internodel familiare ambiente contadino dell’amataRomagna (dove pure il padre dell’autore era statoassassinato, lui bambino), un elemento magico einquietante, anzi, per dirla con Freud, “perturbante”.La prima parte dell’opera termina dunque con ladescrizione, terrificante e tuttavia pacifica, dei mortiche entrano in casa, stanchi e silenziosi, ansimandomuti, sedendo tutta la notte intorno alla tavola, anziintorno al suo colore bianco, immersi nel buio, “colcapo tra le due mani”.
La strofa successiva ci mostra la bambina ormaicresciuta, che amministra la casa e lavora (bucato ecucina), senza avere cambiato le antiche abitudini.Essa cioè «fa tutto al modo d’allora» – tutto, tranneun dettaglio. Infatti, la tradizione si è spezzata: adifferenza di quanto tramandato di generazione
in generazione, la sera, dopo aver sparecchiato lamensa, la protagonista non toglie più la tovaglia,e in questo modo, volontariamente, lascia chevengano i morti, «i buoni, i poveri morti». Questemute presenze, «col loro anelito lieve», hannoevidentemente bisogno di riposare e al tempostesso di ricordare il passato. Dopo aver trovatorifugio dalla notte «nera nera», tormentata davento, acqua, neve, essi riprendono la loro toccantee umanissima posa, «col capo tra le due mani».Ospiti dell’antica bambina, restano nella sua casadalla sera alla mattina, cercando cose lontane, fissi,a fronte china, finché, arrovellandosi «su qualchebricia di pane», piangono per lo sforzo di ricordare.
Come non pensare all’incontro di Ulisse con leombre dell’Ade? Svuotati di vita, assetati di sangue,gli “zombie” omerici trascorrono l’eternità in unadesolazione che, sebbene priva degli infernalitormenti danteschi, non per questo ci appare menospaventosa. Meglio essere uno schiavo vivo (cioè,agli occhi dei greci, un subumano), piuttosto cheun eroe morto, arriva addirittura a sostenereproprio lo spettro di un grandissimo eroe qualeAchille. Ebbene, qualcosa della tristezza dell’Ereboclassico si ritrova fra questi smemorati, «poveri,pallidi morti» pascoliani.
Siamo arrivati così alla penultima strofa, quandola donna che accoglie tante larve si trasforma ininsegnante di lingua, una lingua infantile chesancisce l’affinità fra i bambini e i defunti: se iprimi non sanno ancora nulla, i secondi hannodimenticato tutto. Ed ecco allora la maestrasillabare le parole più semplici («pane», «tela»),per soffermarsi infine sulla “cosa”, sulla sostanzapiù tragica dell’intero racconto, il solo possesso deimorti, vale a dire le lacrime, unico prodotto esecreto, unica testimonianza del loro ritorno sullaterra. Il tutto, in 48 ottonari rimati, ovvero usandoil metro tipico delle filastrocche più puerili (Sotto ilponte di Malacca o Garibaldi fu ferito)… Questapoesia, lo si sarà capito, rappresenta un’autenticalezione di economia verbale (oltre che domestica),mostrando quanta ricchezza possa scaturire daimateriali più semplici e spogli.
Valerio MagrelliincontraGiovanni Pascoli
Dalla sera alla mattina,cercando cose lontane,stanno fissi, a fronte china,su qualche bricia di pane,e volendo ricordare,bevono lagrime amare.
Oh! non ricordano i morti,i cari, i cari suoi morti!- Pane, sì... pane si chiama,che noi spezzammo concordi:ricordate?… È tela, a dama:ce n’era tanta: ricordi?…
Queste?… Queste sono due,come le vostre e le tue,due nostre lagrime amarecadute nel ricordare!
594 | sezione 11 | Crisi ideologica e sensibilità decadente | | Esercizi di fine sezione | 595
Lingua e stie
- Fogazzaro è estremamente abile nel creare un climadi mistero e di suspense, come nella trepidante attesadi Corrado nel primo paragrafo di questo brano, e neltratteggiare, a volte con piccoli dettagli visivi, la con-dizione di incertezza e di debolezza di Corrado, come sivede in numerosi passaggi del testo: dapprima esita(«gli ricadde il piede»; «Diede un passo addietro») enega di essere Renato; poi quasi inconsapevolmente staal gioco («Egli non capì, rispose a caso, ebbro»); poi ilnome di Dio, pronunciato da Marina («Ringrazia Dio»),lo richiama ai propri doveri morali (stringendogli «leviscere come un pugno freddo»); ma subito Corrado siabbandona di nuovo («Egli si lasciava tirar su … tacen-do») e così via. Alla fine il desiderio prende il soprav-vento su ogni scrupolo razionale o morale, e Corradosembra addirittura rinunciare alla propria identità:«Non so nulla, non ricordo nulla. Non ho vissuto mai,mai tranne adesso. Sapevo solo che sarebbe venuto,questo momento! Ho la frenesia di goderlo.»- Fogazzaro si dimostra altrettanto abile nell’inseri-
re nel tessuto del testo gesti e parole che mettono inscena le doti di seduzione di Marina. Per esempio,
ogni volta che Corrado esita, Marina le fa sentire il con-tatto del proprio corpo; con questi contatti apparente-mente casuali, questi sfioramenti furtivi, Marina tieneavvinto a sé il suo innamorato, piegando e infiacchen-do la sua volontà; l’elenco di questi passaggi è più lun-go di quanto potrebbe sembrare a prima vista: «Balzògiù con impeto, cadde sul braccio sinistro di Silla»; «te-nendogli le labbra sul collo»; «si sentì premer forte laguancia da un’altra guancia di velluto, da un piccoloorecchio caldo»; «Marina gli afferrò le mani»; «Gliposò quindi la bocca all’orecchio», ecc. Oltre alle sen-sazioni tattili, non mancano quelle olfattive e uditi-ve, come dice il narratore assumendo il punto di vistadi Silla: «sentirsi palpitar sul petto quella bellezza alte-ra, respirare il tepore odoroso che le usciva dal seno,udirsene al collo la fioca voce». In generale, lo stile diFogazzaro è piuttosto raffinato, efficacemente narrati-vo e lirico insieme, come si vede nella delicata metafo-ra «l’ondular vago dell’acqua… posava sulla chiglia del-le barche un bacio quieto» e nelle frequenti metoni-mie in cui l’astratto è sostituito al concreto: «sentirsipalpitar… quella bellezza»; «respirare il tepore»; «l’on-dular vago… posava».
Esercizi
Comprensione
1. Quali dubbi assalgono Corrado quando è in attesa delladonna?
2. Che cosa accade nell’episodio riportato?Laboratorio
3. Soffermati sul personaggio di Corrado: come èrappresentato? Quali elementi anticipano il caratteredell’inetto?
4. Quali caratteristiche della protagonista femminile sonoascrivibili a quelle della donna fatale?
5. Analizza il clima di mistero che attraversa il brano: qualisensazioni visive, olfattive, tattili sono funzionali atrasmettere tale atmosfera?
6. Rifletti sullo stile: quali elementi sono narrativi e qualilirici?
7. Individua e spiega le figure retoriche più significative.Approfondimento
8. Rifletti sugli aspetti religiosi che, adombrati in questobrano, caratterizzano l’intero romanzo.
9. A partire dall’analisi delle coppie oppositive presenti nelbrano (razionale e irrazionale, sensualità e spiritualità,colpa e redenzione), richiama la poetica dell’autore einquadralo nel clima decadente.
1. Delinea il percorso di studi dell’autore.2. Chi sposa Fogazzaro e in che anno?3. Chi ha modo di conoscere e frequentare
durante alcuni soggiorni milanesi?4. Quali sono i rapporti dell’autore con la
Chiesa cattolica?5. Quale romanzo viene posto all’Indice e
perché?
6. In una tabella indica titolo e anno dipubblicazione dei romanzi.
7. Sintetizza la vicenda di Malombra.8. Oltre al personaggio di Marina, quale altra
figura femminile ha una funzione importantenell’economia dell’opera?
9. Quali sono gli aspetti scapigliati presenti inMalombra? Quali quelli decadenti?
Esercizidi fine capitolo
La situazione in Europa
1. Con il completamento dell’unità nazionale italiana e l’unificazione tedesca, il 1870 sancisce lafine del lunghissimo processo che generò la formazione degli stati nazionali in Europa. Descrivisinteticamente (massimo trenta righe) la politica di questi due stati, sottolineandone analogie edifferenze.
2. Completa la linea del tempo, inserendovi i cinque o sei eventi tra quelli citati nella cronologia.1887muoreDepretis
1888Guglielmo IIimperatore
3. Definisci il termine “imperialismo” ed elenca i paesi che lo esercitarono maggiormente, sia inEuropa sia nel mondo.
4. La seconda rivoluzione industriale definisce un nuovo sistema di relazioni tra imprenditori (oraspesso gruppi finanziari più che singole persone) e lavoratori (sempre più consapevoli della loroappartenenza di classe e organizzati in associazioni di categoria). Descrivi e commenta in ventirighe questa nuova situazione.
5. Colloca nel tempo e descrivi sinteticamente il concetto di Belle Époque.6. Da che cosa e quando venne rotto in Italia l’equilibrio politico e sociale che si era formato con
l’avvento al potere di Giolitti?7. Quali sono, in Europa e negli Stati Uniti d’America, le invenzioni che modificano radicalmente la
vita quotidiana nei primi quindici anni del Novecento?
Un nuovo mondo culturale
8. L’uscita in Francia nel 1857 della raccolta I fiori del male di Charles Baudelaire > Sezione 2, p. 69 |rappresenta simbolicamente l’inizio di una nuova atmosfera culturale che si contrappone alpositivismo. Compila la tabella inserendovi gli elementi tipici del nuovo movimento culturale,accompagnati da una breve spiegazione.
elementi culturali spiegazione
esaltazione dell’irrazionalità
9. Quando, dove, ad opera di quali artisti nasce il decadentismo? In quali stati si diffonde eattraverso quali forme artistiche? Rispondi in venti righe, citando nomi e opere.
10 Quali sono le scelte espressive più tipiche del decadentismo? Rispondi in quindici righe portando
Esercizidi fine sezione
| In preparazione all’esame di Stato | 597
In preparazioneall’esame diStato
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO
O falce di luna calante, tratta da Canto novo (raccolta poetica degli esordi pubblicata nel 1882), è unadelle più suggestive e significative liriche di una marca poetica già evidente nelle prime prove diGabriele D’Annunzio.
O falce di luna calanteche brilli su l’acque deserte,o falce d’argento, qual mèsse di sogni
4 ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,sospiri di fiori dal boscoesalano al mare: non canto non grido
8 non suono pe ’l vasto silenzïo va.
Oppresso d’amor, di piacere,il popol de’ vivi s’addorme...O falce calante, qual mèsse di sogni
12 ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Gabriele D’Annunzio, O falce di luna calante, in Canto novo, tratto da G. D’Annunzio, Tutte le opere,Mondadori, Milano 1939-1950.
1. Comprensione del testo
1.1 Dopo un’attenta lettura, esegui la parafrasi della lirica.
2. Analisi del testo
2.1 Quale situazione naturale è rappresentata in questi versi?2.2 Soffermati sulle scelte lessicali: individua i termini ricercati e motiva tale scelta.2.3 Che cosa osservi rispetto alla sintassi? Individua le principali figure retoriche.2.4 Individua nel testo gli elementi che gli conferiscono una diffusa musicalità.2.5 Spiega perché si può parlare di sensualità della natura.2.6 Spiega il senso del quinto verso: «Aneliti brevi di foglie», v. 5.2.7 Che cosa si intende con «mèsse di sogni», v. 3 e v. 11?2.8 Quale immagine della natura emerge?
3. Interpretazione complessiva ed approfondimenti
3.1 Individua gli aspetti tematici e stilistici che, già presenti in questa lirica degli esordi,torneranno nella poesia matura dell’Alcyone.3.2 Confronta questo notturno lunare con quello de L’assiuolo pascoliano > p. 456 |: spiegaperché e come la sensibilità decadente è declinata in modo molto differente.
TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE”
CONSEGNA: Sviluppa l’argomento proposto in forma di «saggio breve», utilizzando, in tutto o in parte,e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Argomenta la tua trattazione, anche conopportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerentee, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Non superare cinque colonne di metà foglio protocollo.
AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTOIl delitto, il dolore, la morte, nella narrativa del secondo Ottocento.
La Scritturae la Scena
Quando, poco più che trentenne, incontra a Venezia la più famosae carismatica attrice italiana dei suoi tempi, Gabriele D’Annunzioè un poeta e romanziere in forte ascesa, ma del tutto privo d’e-sperienza in ambito teatrale. Sarà proprio l’intensa, controversarelazione sentimentale e artistica con Eleonora Duse (1858-1924)a segnare la sua formazione di drammaturgo e a consentirgli d’ot-tenere in pochi anni un’ampia notorietà internazionale.
Una “diva” inquietaNel 1894 la Duse, figlia d’arte che ha calcato ilpalcoscenico fin dalla più tenera età, è nel pienodella sua maturità d’attrice; il suo stile direcitazione moderno, anticonvenzionale, e la suacapacità d’incarnare con squisita sensibilità fragilieroine tragiche l’hanno consacrata come vera epropria “diva” di livello mondiale, sulla sciadell’ammirata rivale francese Sarah Bernhardt(1844-1923). Dirige una propria compagnia,alternando drammi post-romantici di facile presasul pubblico, soprattutto d’importazione francese,come La signora delle camelie di Alexandre Dumasfiglio, con coraggiose incursioni nella più avanzatadrammaturgia italiana e straniera, da GiovanniVerga al norvegese Henrik Ibsen (memorabile lasua interpretazione di Nora, eroina proto-femminista dell’allora scandaloso Casa dibambola). È sterminata e febbrile la sua curiositàintellettuale, alimentata anche, a partire dal 1887,da una lunga relazione clandestina con ArrigoBoito, poeta, drammaturgo e autore dei libretti dialcune opere di Giuseppe Verdi. In D’Annunziol’attrice vede il geniale scrittore capace di metterlaal centro di un radicale rinnovamento della scenaitaliana, all’insegna di un “teatro di poesia” cheambisca a diventare anche popolare, fino acoinvolgere “la Folla”. Il legame tra l’attrice e ilpoeta nasce subito come intreccio inestricabile diarte e vita, di passione sensuale e progettualitàestetica.
La città mortaIl primo testo dannunziano messo in scena dallaDuse è il breve “poema tragico” Sogno di unmattino di primavera (1897), cui due anni dopo faràda pendant il Sogno di un tramonto d’autunno. Magià nel 1896 il poeta ha composto per la sua«Rivelatrice» un’opera ben più ambiziosa, latragedia La città morta, che prende spunto dalrecente ritrovamento, da parte dell’archeologotedesco Heinrich Schliemann, dei resti dell’anticaTroia e, a Micene in Grecia, di sepolcri regali conmaschere auree che si potrebbero far risalire altempo degli Atridi. L’azione drammatica è collocatanella Micene dei nostri giorni. Al posto diSchliemann, ne è protagonista l’archeologoLeonardo, tormentato da un’inconfessabilepassione incestuosa per la sorella Bianca Maria, asua volta segretamente innamorata del miglioreamico di lui, il poeta Alessandro, marito infedeledella cieca Anna. Ed è quest’ultima figura cheD’Annunzio cerca di modellare sulle straordinariecapacità espressive della Duse, come testimoniaun brano del romanzo autobiografico Il fuoco(1900), in cui Stelio Effrena, alter ego dell’autore, inpreda all’esaltazione racconta il nucleo della nuovatragedia che sta concependo all’amico eammiratore Daniele Glàuro. Quando Glàuro glichiede lumi sul ruolo da lui immaginato per laFoscarina, grande attrice con cui ha iniziato unarelazione passionale, così risponde il poeta:
« Ella sarà cieca, già trapassata in un altro mondo, già semi-viva di là dalla vita. Ella vedrà quel che gli altri non vedranno.Avrà il piede nell’ombra, la fronte nell’eterna verità. I contrastidell’ora tragica si ripercoteranno nella sua tenebra interioremoltiplicandosi come i tuoni nelle chiostre profonde dellerupi solitarie. Al pari di Tiresia, ella comprenderà tutte lecose, permesse e vietate, celesti e terrestri, e saprà “come siaduro il sapere quando il sapere è inutile”. Ah, meravigliose pa-role io vorrò mettere nella sua bocca e silenzii da cui nasceran-no infinite bellezze…La sua potenza su la scena, quando parla e quando tace, è piùche umana. Ella risveglia nei nostri cuori il male più occulto ela speranza più segreta; e pel suo incanto il nostro passato si fapresente, e per la virtù dei suoi aspetti noi ci riconosciamo neidolori sofferti dalle altre creature in ogni tempo, come se l’a-nima da lei rivelata fosse la nostra medesima anima».
(Da Gabriele D’Annunzio, Il fuoco,Bur Rizzoli, Milano 2013.)
Nei fatti, però, la Duse non si rivela così pronta edisponibile a incarnare le visioni del suo«imaginifico» amante; con scuse di vario genere,rinvia di mese in mese la messa in scena dellatragedia, forse inconfessabilmente spiazzata dallasua struttura anomala, che non prevede per lei ilruolo di protagonista assoluta. La città morta ha cosìla sua prima rappresentazione a Parigi, intraduzione francese e interpretata dalla sua granderivale, Sarah Bernhardt. Per dare vita alla ciecaAnna aspetterà il 20 marzo 1901, data del debuttodi uno spettacolo diretto dallo stesso D’Annunzio alTeatro Lirico di Milano.
Da La Gioconda a La figlia di JorioNel frattempo, l’instancabile poeta non demorde,producendo con energia prodigiosa un copionedopo l’altro, con l’obiettivo di insediare stabilmentele proprie opere nel repertorio della “diva”, unacomplice appassionata ma a tratti riluttante. Acavallo tra i due secoli compone La Gloria (1887),La Gioconda (1898), Francesca da Rimini (1901) e la“tragedia pastorale” La figlia di Jorio (1903), ritenutadalla maggior parte della critica il suo capolavoroteatrale. La Gioconda è un interessante esempio dicompromesso tra le alte aspirazioni poetiche diD’Annunzio e la necessità di assecondare legerarchie interne alla compagnia dell’attrice e leaspettative del suo pubblico. Dedicata a «EleonoraDuse dalle belle mani» e superficialmenteinfluenzata dai drammi di Ibsen, questa tragediainserisce la protagonista Silvia Settala in untriangolo amoroso borghese piuttostoconvenzionale, i cui altri due vertici sono il marito
artista Lucio Settala e la conturbante modellaGioconda Dianti. Nel patetico finale, le mani di Silviarimangono schiacciate sotto il peso di una sculturadel marito, opera d’arte che non va in frantumi solograzie al suo eroico sacrificio. La Duse questa voltanon ha esitazioni a mettere in scena il testo e loporta rapidamente a un significativo successo. Èinvece catastrofico, nello stesso anno, l’esito deLa Gloria, tragedia d’argomento politico e ricca discene corali di difficile allestimento in cui la Duse,affiancata da uno degli attori italiani più rinomatidell’epoca, Ermete Zacconi (1857-1948), incarna lamicidiale Elena Comnèna, un personaggio che hadiversi punti di contatto con la Foscarina de Il fuoco.Decisamente più riuscita sul piano letterario è latragedia in versi Francesca da Rimini, ispirata alcelebre episodio dell’Inferno dantesco che ha perprotagonisti i lussuriosi Paolo e Francesca. In unadelle sue numerose lettere a D’Annunzio che cisono pervenute, la grande attrice esprime peròtimori e perplessità, tentando invano di rinviarel’allestimento del nuovo copione:
« La verità è la verità, e bisogna dirla:Per entrare in Francesca, io non ho per me né l’esteriore di gio-vinezza – forza suprema, e giustamente così tenuta al di sopra
D’Annunzio edEleonora Duse:una passioneteatrale
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Eleonora Duse ritratta da Nunes Vais.
Sara Bernhardt ritratta da Nadar, 1859.