le religioni dell'India

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cenni sulle credenze religiose dell'India

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RELIGIONI:Induisti 83%Musulmani 11%Sikh 2,5%Cristiani 2%Buddisti 1%POVERTA’ : 34,7%

POPOLAZIONE: 1.135.613.848 59.132.187 (19%)

SUPERFICIE: 3.287.260 KMQ 301.340 KMQ ( 9,1%)

Nell’Induismo gli uomini scrutano il mistero divino e

lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti

e con penetranti tentativi della filosofia;

essi cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione

sia attraverso forme di vita ascetica,

sia nella meditazione profonda,sia infine nel rifugio in Dio

con amore e confidenza

CONCILIO ECUMENICO VATICANO IINostra Aetate, n. 2 (28 ottobre 1965)

“Il dialogo interreligioso è caratterizzato dalla disponibilità

a imparare dagli altri”.

Io penso che si debba essere pronti a ‘rischiare’ se stessi sino a ‘perdersi’ nell’orizzonte di fede, immergendovisi fino in fondo, condividendo fin dove è umanamente possibile la stessa ottica e le stesse esperienze, con genuina passione e senza infingimenti (Antonio Rigopoulos, 124)

Come deve essere un

sincero apprezzamento

per una religione

diversa dalla propria?

D’altra parte, questa disposizione a imparare dagli altri non comporta

una rinuncia alla certezza di verità del

Cristianesimo, né una rinuncia alla sua

vocazione missionaria

L’ India ha un fondo multireligioso.

E’ la culla di alcune religioni, le più antiche del mondo: l’induismo, il buddismo, il sikhismo, il giainismo.

Non è da escludere a priori che le grandi tradizioni religiose non cristiane possano contenere elementi importanti della verità che salva; elementi che, incorporati al patrimonio della religione cristiana,

possono contribuire a purificare la nostra fede

Bramanesimo:

il nome usato in occidente designare l’ortodossia del primo grande periodo indo-ariano (la religione dei Veda, dei Brāhmana e delle Upanisad)

• Induismo: il nome del periodo post-buddhista e dell’India moderna (la religione della Bhagavad Gīta e dei maestri vedāntici, puranici e tantrici)

1. Periodo Vedico: Veda (vera o sacra conoscenza) considerati come auto-rivelazione dell’energia divina Brahman e redatti tra il 3000 e il 400 a.C. Suddiviso in 3 periodi Samhita (raccolta degli inni), Brahmana (composizioni sacerdotali di ritualistica) e delle Upanishad (parte speculativa-filosofica)

Evoluzione idee hindū

2. Impero Maurya (560-200 a.C.) età dei Sutra o Kalpa-sutra e dei Vedanga (supplementi ai Veda per celebrare il rituale correttamente: corretta pronuncia, metrica, etimologia, grammatica, astronomia e norme per la cerimonia)

Evoluzione idee hindū

3. Fine dinastia Gupta (200 a.C.-300 d.C.) produzioneItihasa (Così invero fu) poemi di carattere leggendario e popolari

Evoluzione idee hindū

come il Ramayana e il Mahabharata

Evoluzione idee hindū4. Epoca dei Purana 300- 650 d.C.(raccolta di storie dei tempi antichi che trattano cinque argomenti: creazione dell’universo, sua distruzione e ricreazione, genealogia degli dei; regni e varie epoche del mondo;storia delle grandi dinastie solari e lunari), degli Agama (ciò che è stato tramandato secondo la tradizione Saiva) e dei Tantra (tradizioni hindu, jaina e buddhista testi sia religiosi sia laici)

Il contesto indiano è contrassegnato dal pluralismo culturale e religioso, dalle caste e dalla povertà.L’India è un mosaico di culture diverse, antiche e moderne.Può essere definita una “cultura composita”, perché il popolo che appartiene alle diverse tradizioni culturali vive insieme in “una stessa società indiana”.

La cultura indiana è assimilatrice

e non eliminatrice. Le credenze hindū sono molteplici. Le sei principali

“visioni” (darśana) del mondo

elaborate dal pensiero

brahamanico alcuni secoli prima dell’era cristiana,

sono state codificate solo tra il II e il IV secolo

d.C. 

Le culture indiane soffrono per l’impatto dell’occidentalizzazione che ha colpito il loro sistema di valori, introducendo l’individualismo, il materialismo, l’egoismo.Queste idee indeboliscono il senso indiano del sacro.Le culture tradizionali perdono il senso della rettitudine morale, che le grandi religioni hanno trasmesso di generazione in generazione.

Le grandi religioni asiatiche non riconoscono un carattere personale al divino, né concepiscono il mondo come una creazione. Piuttosto, la loro esperienza di fede fondamentale è di natura mistica ed è raggiungibile attraverso il raccoglimento interiore che porta la persona ad immergersi nella profondità muta dell’essere.

Questa via dell’interiorità porta ad una teologia strettamente apofatica [negativa, ndr.], che rinuncia ad ogni definizione dogmatica e a ogni struttura istituzionale. Le differenze con il cristianesimo sono sicuramente molto evidenti.

È, nelle principali tradizioni spirituali

dell'India e, in particolare, nello

Yoga della Bhagavad-gita, la Realtà ultima,

concepita come Spirito supremo, cioè

come una realtà spirituale priva di

qualità e di attributi, che è al di là non

solo del mondo fisico e psichico, ma anche

della coscienza individuale.

ASSOLUTO

INNO DEL RIGVEDA SAMHITA X,129

Con il termine Induismo oggi si intende una miriadi di fedi, culture e filosofie, a volte anche distanti teologicamente tra loro. I punti di convergenza sono:1.La teoria del Karma e del samsara2.La possibilità di liberazione (moksa)3.L’accettazione dei Veda4.Il vasto numero di divinità adorate

La vita è radicalmente male: sofferenza, disagio, malattia, vecchiaia, morte.I nove mesi di gestazione sono orribili per il nascituro in una prigione stretta.La nascita è una prova terribile.

PURUSARTHA:

La dottrina dei quattro scopi (artha) dell’esistenza dell’uomo (purusa) sono:

1. Kāma : passione, desiderio,amore sensuale, che non comprende solo la sfera erotica, ma anche quella del godimento estetico e del piacere nel senso più comprensivo del termine;

2. Artha: possesso materiale, ricchezza, l’utile con particolare riferimento agli interessi economici e politici;3. Dharma: inteso come il complesso delle leggi e dei doveri morali e religiosi che uniformano la vita dell’individuo all’ordine universale: a esso Kāma e artha devono essere rigidamente subordinati e di fronte ad esso devono recedere i caso di incompatibilità;4. Moksa: liberazione dalle rinascite.

I primi tre purusartha (trivarga- il gruppo dei tre- sono ciò che viene ricercato nel mondo) caratterizzano la vitadel mondo e sono quindi peculiari del grhastha (padre di famiglia) mentre il quarto è proprio del samnyasin (rinunciante, monaco) e pur collocandosi su un piano infinitamente superiore agli altri tre, ne rappresenta anche il termine supremo.

DHARMA È uno dei concetti principali della tradizione religiosa hindū. Alcuni testi vedici lo descrivono come “il fondamento di tutto l’universo” oppure l’identificano con la verità, sostenendo che nulla esiste di superiore al D. Le fonti della smrti (tradizione) presentano due tipi di D.: 1. il sanātana-dharma o “norma eterna”, che è l’insieme delle leggi universali e che, nella sua forma comune (sāmānya o sādhārana) è valido per tutti gli uomini, 2. il viśesa-dharma o “norma specifica” che ciascun hindū deve scrupolosamente osservare e che varia a secondo del posto che egli occupa e del ruolo che egli svolge nella società delle caste gerarchicamente organizzata sulla base del principio della purezza rituale.

KARMAN = CONSEGUENZE DELLE AZIONI

LE AZIONI LASCIANO UN’IMPRONTA, UN SEGNO NELL’ANIMA DI COLUI CHE AGISCE, E QUESTI SEGNI COSTITUISCONO IL GERME DELLA FELICITǍ O SOFFERENZA ULTIME.QUINDI OGNI AZIONE COMPORTA AUTOMATICAMENTE LA PROPRIA RICOMPENSA O PUNIZIONE CON IL GRADO DI CERTEZZA DI UNA LEGGE NATURALE.

Non c’è più bisogno di un Dio che punisca e anche la ricompensa per le buone azioni si trova già in esse. Le qualità di questo corpo e le esperienze future di felicità e sofferenza in paradiso o all’inferno sono già predeterminate dalle azioni precedenti. Nel caso di azioni mosse soltanto da egoismo o cattiveria si ha una contaminazione e un oscuramento dell’anima, pura per natura, e dei suoi organi di percezione. Quando invece si agisce in modo altruista, per il bene o per la conoscenza di una necessità, il Karman conduce a una maggiore purificazione del jīva (anima vivente) e dei suoi organi fatti materia sottile.

KARMAN

SAMSARA IL CICLO ETERNO DEL NASCERE E DEL RIMORIRE

La necessità di dare una risposta al problema della sofferenza ha condotto i brahamani dell’India a

formulare tale dottrina. Le esistenze si ripetono all’infinito.

Nell’agire umano c’è una forza misteriosa il KARMA che determina questa rinascita (punarjanman). Si crede che

al momento della (ri)nascita di ognuno il demiurgo Brahma scriva con dita invisibili sulla sua fronte i piaceri e i dolori che inevitabilmente gli spetteranno nella vita.

SAMSARA Solo un cuore intelligente, un amore illuminato dalla sapienza

realizza l’affrancamento dal samsara. Nella prospettiva upanisadica soltanto la conoscenza (vidya) può

veicolare la salvezza.“ Chi pratica le tecniche dello yoga relative al controllo del

Sé, costui ottiene il fine ultimo, che consiste nell’unione con lo Spirito divino”.

“Colui che rimembri il Sapiente antico,/il Maestro più sottile di ciò che vi è di più sottile,/ fondatore dell’universo, la cui forma sfugge

al pensiero/ che ha il colore del sole ed è al di là della tenebra (avidyā - ignoranza)/con mente immobile nel momento del

trapasso/interamente assorto in amorosa devozione, padrone della forza dello yoga:/costui, convogliando interamente il proprio

soffio vitale/in mezzo alle sopracciglia, raggiunge il supremo Spirito divino. / (BG 8,9-10 p. 176)