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16 L’ECO DI BERGAMOLUNEDÌ 7 OTTOBRE 2019

ELENA CATALFAMO

LORENZO ZELASCHI

Allevamenti di bestia-me al posto della fo-resta pluviale: sottola spinta di una falsa

promessa di benessere econo-mico brucia la selva amazzo-nica in Bolivia. Il Sud Est delPaese ha perso così, da maggioa fine settembre, quattro mi-lioni di ettari di foresta «pri-maria» tra le fiamme di oltre8.000 incendi. Il danno è irre-versibile non solo per gli abi-tanti della zona di Santa Cruzma per tutto l’ecosistema. È in questo contesto, venutoalla ribalta internazionale congli incendi sconsiderati dellaforesta amazzonica del Brasi-le, che il bergamasco monsi-gnor Eugenio Coter, vescovodel vicariato apostolico diPando e referente per la Retepanamazzonica (Repam) del-la Bolivia, ha portato avanti illavoro preparatorio al Sinodoper l’Amazzonia. MonsignorCoter, insieme ad altri 16 rap-presentanti, tra laici e sacer-doti (tra cui un altro bergama-sco monsignor Sergio Gual-berti, arcivescovo di SantaCruz de La Sierra), fa parte de-gli oltre 100 rappresentantidei nove Paesi attraversatidalla foresta amazzonica riu-niti in Vaticano per tre setti-mane. L’invito di Papa France-sco, maturato due anni fa, èquello a lavorare soprattutto«per individuare nuove stradeper l’evangelizzazione di quel-la porzione del Popolo di Dio,specialmente degli indigeni,spesso dimenticati e senza laprospettiva di un avvenire se-reno, anche a causa della crisidella foresta amazzonica».Una riflessione sul rapportotra l’uomo e il creato che ha giàincontrato molti attacchi poli-tici in primis del leader brasi-liano di ultra destra Luis Bol-sonaro, ma anche gli ideali delgrande movimento dei giovaniper il clima di Greta Thunberg.

Lei è vescovo del vicariato apo-

stolico di Pando, nella regione

amazzonica: che cosa sta succe-

dendo in quella parte di Bolivia?

«In poco meno di sei mesi intutta la Bolivia sono andati infumo 4 milioni di ettari di fo-resta primaria. Un danno irre-versibile se si pensa a tuttoquello che comporta la perditadel bosco e del sottobosco, peresempio in termini di effettisulle piogge, il vento e il pro-cesso di desertificazione. Unaperdita per la flora e la faunacon 2 milioni di animali, trapuma, bradipo e avvoltoi, di-spersi come spiegano gliesperti. Si tratta di un dannoirreversibile per la popolazio-ne locale ma anche per tuttal’umanità. Se si attraversa lazona delle Chiquitanie nel di-partimento orientale di Santa

Cruz si trovano grandi distesedi alberi bruciati e al loro po-sto sabbia, sabbia del deser-to».

Che cosa ha portato agli 8.000 in-

cendi divampati soprattutto nel

mese di agosto?

«Un decreto del governo ha in-coraggiato gli abitanti dell’al-tipiano boliviano (che da sem-pre sostengono il partito dimaggioranza, il Mas ndr) a tra-sferirsi nella selva amazzoni-ca. Chi vive sulle Ande, vive so-prattutto di allevamento dibestiame, con a disposizionepochi ettari di terreno adattiperò alla pastorizia. La pro-messa del governo è stataquella di cedere a chi si trasfe-risce dalla cordigliera nell’estdel paese, grandi quantitatividi terra da utilizzare per il be-stiame. Il presidente Evo Mo-rales ha poi incoraggiato l’alle-vamento con accordi per lavendita di capi di bestiame al-l’estero, in particolare alla Ci-na. È così che i fuochi e gli in-cendi in pochi mesi si sonomoltiplicati e la situazione èandata fuori controllo. Si èpassati da 300 a 5.000 fuochiin pochi mesi con conseguen-ze drammatiche. Si brucia laforesta nella speranza di avereterreno fertile per l’alleva-mento. In realtà la composi-zione del terreno è ben diversada quella che si trova sull’alti-piano e quando si brucia la fo-resta non resta che sabbia deldeserto, perché di quello è fat-ta. La perdita della foresta èquindi miope perché non por-ta agli indigeni quella ricchez-za sperata. Io vivo nella zonadi Riberalta, dove si coltiva lanoce amazzonica e il castagno:siamo ai confini con la forestapluviale. Ormai non piove damesi: è una conseguenza delladeforestazione che andrà aimpoverire anche questa re-gione, la gente che ci vive, cir-ca 30 mila famiglie, sarà co-stretta a migrare. Se si va avan-ti di questo passo in 50 anni laforesta boliviana sarà deser-to».

Lei ha avuto parole molto dure

per il governo Morales.

«Ho detto che si muove conuna mentalità da colono. Si ar-riva, si sfrutta e si va da un’al-tra parte. E così i cambiamenticlimatici, speculatori e colonihanno provocato l’enormedanno a cui stiamo assistendooggi».

La comunità internazionale, dopo

gli incendi in Brasile, e i morti, si è

mossa con forza per condannare

la politica del presidente Bolso-

naro.

«Posso capire a livello politicoil messaggio di Bolsonaro chedice che la foresta amazzonicanon è dell’umanità, ma non locomprendo proprio a livelloumano: i primi che si indeboli-

pa Francesco ha lanciato il Si-nodo per l’Amazzonia, unanuova coscienza ecologica eambientale in Bolivia. La pre-parazione al Sinodo ha porta-to a riflettere le persone: non èuguale vivere in un modo o inun altro. Il nostro agire ha ache fare con un mondo di valo-ri che si rispecchia nelle sceltedi tutti i giorni. Il Sinodo è en-trato così nella vita quotidia-na: non è solo un tema ecologi-co ma umano che si ripercuotesulle scelte pratiche da mette-re in atto ogni giorno. Sonoquelle scelte che cambiano lavita delle persone e dei luoghi.Certo il gran numero dei cri-stiani non ha ancora fatto que-sto passaggio ma il Sinodo se-gnerà comunque una nuovaconsapevolezza. In Bolivia ilavori di preparazione al Sino-do hanno sicuramente avvici-nato i nostri giovani ai temi deigrandi movimenti globali peril clima, come quello di GretaThunberg, e la loro mentalitàinfluenzerà anche quella degliadulti».

Che idea si è fatto di movimenti

come quello della giovanissima

Greta Thunberg?

«Il Papa parla di conversioneecologica mentre i giovani digiustizia climatica: andiamonella stessa direzione. I giova-ni hanno uno sguardo più lun-go rispetto agli adulti, pensa-no al loro futuro e si rendonoconto che è a rischio. È perquesto che uno degli sloganche utilizzano di più è: “Ci ru-bate il nostro futuro”. Ho vistoche molti adulti sono controGreta: io penso che siano unpo’ come i dinosauri nella sto-ria».

Qual è, secondo lei, il valore pro-

fetico di questo Sinodo?

«Parliamo di Amazzonia, degliindigeni, ma in realtà parlia-mo dell’uomo, del creato e del-la sua salvezza. Ecco perchéquesto è un tema profonda-mente cristiano. Quando nellamia comunità ora si vede unalbero di castagno bruciato sipensa che sta bruciando unafonte di sostentamento eco-

nomico, una fonte di vita pra-tica e spirituale. La coltivazio-ne della castagna, del maialinodella selva, dei coccodrilli e deicaimani, fa parte di una seriedi attività integrate che rispet-tano l’ambiente e danno eco-nomia alle famiglie. Gli incen-di bruciano questo ecosistemain nome di una falsa promessadi benessere, mandano in fu-mo la foresta, ma anche la pos-sibilità di abitarla in armonia.Un indigeno, durante un in-contro della consulta, ha det-to: noi siamo acqua, terra e bo-sco. Noi non siamo separatidalla natura che ci circonda. Iltema della “conversione eco-logica” viene da San Francescoe Papa Bergoglio l’ha ripresanell’enciclica “Laudato si”: cisiamo dimenticati del rappor-to prezioso tra l’uomo e la na-tura. Qui non difendiamo lanatura ma la nostra esistenza.Questo è un tema cruciale pertutti, non solo per le popola-zioni indigene».

Il Sinodo dell’AmazzoniaPrimo piano

«L’ILLUSIONE DEL GUADAGNOFA DISTRUGGERE LA FORESTA»Monsignor Eugenio Coter, vescovo di Pando in Bolivia, racconta il dramma che si sta consumando con gli incendi«Credono di recuperare spazio all’allevamento, ma la terra della selva non è fertile e resta solo sabbia del deserto»

n nLa situazione è andata fuori controllo, in pochi mesi si è passati da 300 a 5.000 fuochi»

n nTema cruciale per tutti perché qui non difendiamo la natura ma la nostra esistenza»

La scheda

In Amazzoniac’è il 20%dell’acqua dolcedella TerraLa Foresta Amazzonica è un

patrimonio naturale dell’umani-

tà. È estesa per 6,7 milioni di

chilometri quadrati in nove

Paesi latinoamericani. Costitui-

sce il 43% della superficie del-

l’America del Sud e si estende

per il 60% in Brasile. Laghi e

fiumi della foresta contengono il

20% dell’acqua dolce non conge-

lata della Terra. L’Amazzonia

boliviana occupa il 43% del

territorio nazionale. Abbraccia i

dipartimenti di Pando, Beni,

Cochabamba, Santa Cruz e La

Paz, comprendendo 88 province.

Inoltre si calcola che nel territo-

rio abitino 1.266.379 abitanti,

divisi in indigeni, contadini,

coloni, e di discendenza africa-

na.

Il 34% di tutti i boschi primari del

mondo sono nella foresta amaz-

zonica. Inoltre in questo enorme

continente verde vive il 30%

della fauna a livello mondiale.

Questo enorme polmone umido

produce un terzo delle piogge

che bagnano la Terra. Immagaz-

zina da 90 a 140 miliardi di

tonnellate di CO2 e la sua conti-

nua distruzione provoca il rila-

scio nell’atmosfera di enormi

quantità di questa sostanza.

Grande anche la socio-diversità.

Sono 2.800.000 gli indigeni che

la abitano, appartenenti a 390

popoli, 137 dei quali isolati o

senza contatti esterni. Vi si

parlano 240 lingue diverse

appartenenti a 49 ceppi lingui-

stici.

Monsignor Coter in visita alle comunità boliviane povere nella foresta amazzonica FOTO LORENZO ZELASCHI

ranno con la deforestazionesaranno gli indigeni, la suagente, non gli svedesi».

È in questo delicato contesto poli-

tico e ambientale che lei ha porta-

to avanti insieme a molti altri i la-

vori preparatori al Sinodo del-

l’Amazzonia, che frutti ha raccol-

to?

«Io credo che sia cresciuta inquesti due anni, da quando Pa-