Post on 01-Feb-2020
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La natura mette a nostra disposizione tutte le sfumature, i toni,
gli aromi, i contrasti, i profumi.
Poi, la genialità è di saper combinare il tutto perfettamente.
D. Foulon
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Il CAPITELLO, aspetto singolare di sacralizzazione del territorio, ha trovato in Veneto
un’espansione talmente massiccia da costituire una rete fittissima, una sorta di mantello di
pietà sull’intero paesaggio. Il capitello votivo è una STRUTTURA ARCHITETTONICA RELIGIOSA
CRISTIANA di piccole dimensioni, nata da un culto popolare tramandato nei secoli:
solitamente costruito come ex voto per uno scampato pericolo, come una carestia o una
pestilenza, è stato anche usato come strumento di aggregazione della comunità cristiana, che
presso di esso si univa in preghiera, specie per la recita del rosario.
Queste strutture, solitamente costruite sugli incroci delle strade, sono chiamate anche “la
Bibbia dei poveri” in quanto parlano attraverso le immagini: la grande frequenza dei segni del
sacro sul nostro territorio ha colpito l’occhio di scrittori locali e ha destato la meraviglia di tanti
visitatori, come i viaggiatori ottocenteschi del Grand Tour che si estasiavano davanti alle “leafy
chapels” o cappelle frondose degli alberi sacri, oppure i soldati americani che nei loro diari
sulla Grande Guerra annotavano l’ammirazione per i paesi turriti, i capitelli o i santuari posti
lungo le strade.
Tra i soggetti più ricorrenti:
La MADONNA COL BAMBINO
La SACRA FAMIGLIA
SANT’ANTONIO DA PADOVA (protettore degli animali)
Vari santi taumaturghi come SAN ROCCO, SAN SEBASTIANO (difensori dalle pestilenze e
dalle epidemie), e SAN GIOVANNI BATTISTA
Gli ALBERI VERDI SACRI sono PIANTE CHE ACCOLGONO TRA I RAMI UN’ICONA O UNA
IMMAGINE SACRA, generalmente racchiusa entro una cassetta votiva in legno o in metallo,
spesso a forma di capanna. Le specie arboree più diffuse sono sicuramente il CARPINO
BIANCO, ma ci sono anche la quercia, la robinia e il frassino. Il carpino è un albero resistente
nonché longevo e i suoi rami si lasciano piegare, arrotondare e intrecciare.
Erano fondamentali nelle Rogazioni primaverili, vere e proprie cerimonie di benedizione delle
campagne e dei suoi abitanti, dove s’implorava Dio perché allontanasse i grandi flagelli
dell’umanità come i terremoti, i lupi feroci, le pestilenze e che si concludevano con
l’invocazione propiziatoria: “Ut fructus terrae dare et conservare digneris” (perché ci doni e
conservi i frutti della Terra). Una delle PROTAGONISTE di queste celebrazioni era la PIANTA
DELLA VITE: protetta dalle invocazioni popolari, veniva considerata come veicolo di estasi e di
liberazione.
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1. ALBERO SACRO “MADONNA DI LOURDES”
Via per San Giovanni, San Giovanni di Bigolino
Carpino bianco massiccio, nel cui incavo è
agganciato un quadro rappresentante una
Madonna di Lourdes. Quest’immagine è
particolarmente amata e venerata e ricorda le
apparizione della “Bella Signora” da parte di una
giovane contadina francese. Viene vista come la
principale mediatrice tra l’uomo e Dio, creatura
umile ed altissima.
2. ALBERO SACRO
“SANT’ANTONIO DI PADOVA”
Via San Giacomo, Bigolino
Albero non molto strutturato ma particolarmente curato. La cassetta contiene una piccola statuina
di Sant’Antonio da Padova, Beato sentito in maniera benevola, come persona che ha stabilito un
rapporto di grande familiarità con Dio e che tiene tra le braccia Gesù bambino.
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3. ORATORIO DEI SANTI FILIPPO E GIACOMO
Via San Giacomo, Bigolino
Sito sulla collina più alta del paese,
con vista panoramica, immerso nel
silenzio, è di epoca sconosciuta. Di
proprietà della famiglia dell'abate
don Angelo Antonio Giobatta
Fabbro, nativo di Valdobbiadene e
bibliotecario del Seminario di
Padova, lì vi si ritirò per dispiaceri e
fu sepolto nella chiesetta. Il 1º
maggio si celebra la festa dedicata ai
due apostoli titolari.
4. ALBERO SACRO
“MADONNA DI LOURDES”
Via San Giacomo, Valdobbiadene
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5. CAPITELLO DI SAN BIAGIO E ROCCO
Via Rocat Ferrari, Saccol
Situato lungo la strada Rocat e Ferrari, fu costruito per volontà dal mercante e proprietario
terriero seicentesco Benvenuto Ferrari, originario di Venezia e devotissimo di San Biagio. Questo
culto si è poi allargato alla popolazione ed è
uno dei motivi per cui questo Santo è
particolarmente amato: numerosi sono i
fedeli che ogni anno raggiungono
l’antica chiesa di San Biagio (poco distante dal
luogo votivo) per partecipare alla messa nella
giornata del 3 febbraio. Proprio in quel
giorno del 1995 ci fu l’inaugurazione
per il restauro del capitello con il quale tornò
all’originaria bellezza: gli fu ridata la sua
precedente struttura di pietra e sassi mentre il
restauro della nicchia interiore è stato operato da
Bepi Mionetto (frescante di Valdobbiadene),
che ha fatto rinascere San Biagio in abiti
vescovili secondo la tradizionale iconografia con mitra in capo e pastorale nella destra. L’unica
differenza che si nota riguarda la candela che il Santo tiene nella sinistra al posto del pettine con il
quale l’imperatore Diocleziano, secondo la leggenda, gli avrebbe fatto lacerare le carni prima di
decapitarlo. Nella nicchia del lato nord il maestro restauratore ha dipinto con la tecnica del graffito
anche un S. Rocco seguendo la raffigurazione classica.
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6. ORATORIO DI SAN BIAGIO DI STANA
Via Rocat Ferrari, Saccol
Alcuni indizi portano a collocare questo oratorio
all’età romana. Molto probabilmente si tratta di
un tempietto pagano cristianizzato, modificato
poi in epoca napoleonica con l’aggiunta delle
sovrastrutture neoclassiche.
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7. ORATORIO DI SAN GOTTARDO
Via Rocat Ferrari, incrocio con Strada Rebuli
8. CAPITELLO DI SANT’ANTONIO
Via Rocat Ferrari, bivio Via Cartizze
9. ORATORIO DI SANT’ANTONIO DA PADOVA
Via S.Antonio, Guia
Costruito la prima volta nel 1694 e riedificato nel
1881 con l’aggiunta del campanile, vi viene celebrata
la messa tutti i sabato sera e il 13 giugno, giorno di
Sant’ Antonio. A dimostrazione dell’attaccamento a
questo Pio, viene fatta seguire una processione per
le vie del paese con la statua del Santo come guida
oltre ad una piccola festa paesana.
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10. ORATORIO DI SANT’ANTONIO
Via Cimitero, Santo Stefano
Posto sulla sommità del colle e costruito nel XIII secolo, è la chiesetta del cimitero della frazione di
Santo Stefano. In passato fu sede della parrocchiale ed intitolato a S. Stefano martire: tutto questo
fino al 1784, anno di grandi cambiamenti: di lì in poi divenne un semplice oratorio e cambiò anche
la titolazione, passando S. Antonio di Padova come conferma la documentazione riguardante la
visita pastorale del vescovo di Padova nel 1863.
La facciata è caratterizzata da un pronào
maestoso, elegante, in stile dorico.
Anticamente aveva tre altari: il primo
dedicato a Santo Stefano, il secondo alla
Madonna del Rosario e il terzo a San
Giovanni Battista. Lesionato anche dal
terremoto del 1873, fu abbattuto e
ricostruito nel 1907 grazie alle donazioni
del cav. Antonio Menegazzi, sindaco di S.
Pietro di Barbozza, a cui è dedicata la
grande lapide funeraria murata sulla
facciata della chiesa stessa. Dopo la
conclusione dei lavori, nello stesso anno,
l’edificio ottenne la sacra benedizione e si
decise di tenere immutata l’intitolazione al
Santo portoghese. Ad oggi vi si celebra la
messa di Sant’Antonio, il 13 giugno, e
quella per ricordare i Santi e i Morti nelle
giornate del 1 e 2 novembre.
11. ORATORIO DEL COL O DELLE CAVALLETTE
Via Cal Vecchia del Col, San Pietro di Barbozza
Costruito, almeno così racconta la tradizione, grazie alla fede degli abitanti, aveva come obiettivo
quello di scongiurare il flagello delle cavallette che nel 1680 invasero il territorio causando carestie
e pestilenze. L’oratorio è dedicato a San Giovanni Battista, ricordato anche nel capitello nel
Cartizze: fin dal 1000 al Santo fu dedicata anche una borgata, attuale S. Pietro Basso, che oggi si
chiama San Zago, cioè terra di S.Giovanni. Grazie alla volontà del locale gruppo degli Alpini, nel
1993 si sono svolti dei lavori di recupero e le maestranze han potuto riportare alla luce un
prezioso affresco "Madonna col Bambino fra San Giovanni e S.Pietro", che alcuni storici dell’arte
ritengono essere del XVI secolo. Il Mionetto ha lavorato con perizia e con cura per ridare
all'affresco le sue originarie caratteristiche, scoprendo poi che il dipinto si sovrapponeva
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all'originale affresco ed era di fattura popolare. Dell’opera s’interessò anche lo studioso di arte
veneta, Giogio Mies, il quale ha attribuito l’affresco al pittore Marco da Mel (Mel 1494 ca.- Feltre
1583), fratello di Giovanni, pittore pure lui ed entrambi figli di Antonio Rosso, che la storia addita
come il primo maestro del grande Tiziano. Alcuni tratti compositivi peculiari richiamerebbero
infatti quelli del ciclo d’affreschi svolti dall'artista nelle varie chiesette sparse tra Lentiai, Mel,
Feltre e Castelciés, nel comune di Cavaso del Tomba.
12. CAPITELLO DEL SACRO CUORE
Via San Pietro, San Pietro di Barbozza
13. CAPITELLO DI SANT’ANTONIO AI FRATI
Via San Pietro, San Pietro di Barbozza
Costruito nel 1994 all'imbocco della strada che
porta al convento Immacolata dei frati Minori
Conventuali, ospita una statua in gesso di
Sant’Antonio, la stessa che era conservata nel
capitello demolito a pochi metri di distanza in
prossimità del ponte sul torrente Tormenta. Ed è
proprio quest’ ultimo ad essere nel cuore dei
devoti per un motivo molto importante: durante il
periodo della seconda Guerra Mondiale, tante
famiglie di San Pietro avevano parenti al fronte e
molte donne si recavano al convento per invocare
la protezione di Sant’Antonio. Così nel 1943 il
padre superiore Matteo De Franceschi propose
l’idea di costruire un sacello e tutto prese vita
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molto velocemente. L'inaugurazione avvenne in occasione della festa dedicata al Santo, con la
banda di Guia, il trasporto a spalla dell'immagine dal convento al capitello e una lunga
processione. L’attuale costruzione ha un miglior decoro architettonico e una posizione più adatta,
che permette anche una sosta per la devozione.
14. ALBERO SACRO “SANT’ANTONIO DA PADOVA”
Via Roccolo, Valdobbiadene
15. CAPITELLO “CRISTO IN CROCE”
Via Garibaldi, Valdobbiadene
Il tema cristologico, con protagonista Gesù, è molto
sentito in quanto parla di solidarietà al dolore e alle
sofferenze della vita.
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16. ORATORIO DI SANTA CATERINA
Incrocio tra Via sotto il muro di Brolo e Via Cal Fontana, San Vito
17. ORATORIO DI SAN MARCO 18. ORATORIO DI S.G. BATTISTA
Incrocio Via dei Tramet e Via delle Buttolane
Inizialmente una piccola edicola, ampliata nel
1859, posta nel parte pianeggiante del paese.
Strada al Perer, Villanova
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19. CAPITELLO DEI QUATTRO CANTONI
Strada del Nespoler, Ponteggio
20. ORATORIO DI S. MARGHERITA
Via Villanova, Villanova
21. ALBERO SACRO “SACRA FAMIGLIA
Incrocio tra Via Villanova e Via Erizzo
Albero sacro rappresentante la Sacra
Famiglia: Gesù e i due grandi intercessori,
Maria e Giuseppe in una scena d’intimità e
unità familiare.
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22. CAPITELLO DI SAN PELLEGRINO
Via Buse di San Pellegrino, Bigolino
23. ORATORIO DI SAN ROCCO
Via San Rocco e Cortivon, Bigolino
Progettato da don Fortunato Cerato, cappellano di
Bigolino, ed eretto nel 1908 al posto di un capitello,
è in stile neogotico. Il 16 agosto di ogni anno si
celebra la festa dedicata al Santo, protettore dalla
peste e dal colera, che nel 1854 decimò la
popolazione del valdobbiadenese.
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24. ORATORIO MADONNA DELLA ROSA
Via Rossa, Bigolino
Questa costruzione deve il suo toponimo ad una
leggenda legata al ritrovamento, sul greto del
Piave, in località San Pellegrino, di una statua
lignea raffigurante una Madonna con Bambino,
entrambi con una rosa in mano. La statua fu
portata in paese su di un carro trainato da buoi
ma a un certo punto gli animali si bloccarono e
non vollero più proseguire: lì fu eretto l'oratorio, il
più antico, inizialmente detto della Mistica Rosa.
Devastato durante la prima Guerra Mondiale, fu
riedificato pochi anni dopo e terminato nel 1926.
Ogni seconda domenica di maggio la statua,
durante la Festa della mamma, impreziosita da
molti fiori, viene portata in processione lungo le
vie della frazione (fino ai primi anni '90 veniva
trasportata su un carro trainato da cavalli). In
momenti precisi durante la giornata e per i 15 giorni precedenti, vengono suonate le campane a
festa, con una modalità particolare ed unica: queste melodie sono chiamate Allegrezze e col
blasone popolare Bigolin Legrìe si indicano i festaioli abitanti.
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PERCORSO
Parto dalla Cantina Val D’oca, svolto a destra in Via per San Giovanni e sulla destra incontro 1. Proseguo verso il centro di Bigolino e giro a destra in Via Prà de Pezoc e dopo circa due chilometri incontro l’albero sacro numero 2. Tengo la sinistra lungo la strada sterrata e sulla destra scopro l’oratorio numero 3. Scendo la collina e l’albero sacro numero 4 mi aspetta sulla destra. All’incrocio con Via Tessere, vado dritto fino alla congiunzione con Via Rocat Ferrari, dove trovo frontale il capitello numero 5. Giro a destra e proseguo lungo Via Rocat Ferrari, dopo circa 200 metri giro sulla sinistra in una strada privata e salgo fino a trovare sulla sinistra l’oratorio numero 6, nascosto in mezzo ai vigneti. Ridiscendo e torno sulla strada principale, svolto verso sinistra e continuo direzione Saccol. Proseguo sempre dritto ed incontro l’oratorio numero 7, e subito dopo svolto a sinistra verso Santo Stefano. Lungo la strada, sul bivio con Via Cartizze, incontro sulla destra il capitello dedicato a Sant’Antonio numero 8. Sempre dritto fino all’incrocio con Via Vettorazzi e Bisol, tengo la destra e scendo la collina fino all’incontro con Via Ronce. Qui svolto a sinistra e la percorro interamente fino ad arrivare a Guia. Svolto a sinistra su Strada del Cei di Guia, m’immetto sulla salita, supero la rotondina, svolto verso Via Madean e successivamente verso Via S.Antonio, dove scopro l’oratorio 9. Tengo la sinistra, giro su Via Fontanazze e torno indietro verso Santo Stefano. Percorro Via Santo Stefano finché trovo Via Cimitero sulla destra: salgo in cima, è una salita abbastanza ripida, e trovo la chiesetta affianco al cimitero, la numero 10, dove posso ammirare una splendida vista panoramica. Ridiscendo, mi reinserisco in Via Santo Stefano fino a svoltare a destra su Via Cal Vecchia del Col, dove vedo il capitello 11. Torno su Via S.Pietro e incastrato in curva trovo sulla sinistra il capitello del Sacro Cuore numero 12. Due curve dopo, ecco un’altra costruzione dedicata a Sant’Antonio, la numero 13. Supero il centro abitato di San Pietro e subito dopo svolto a sinistra su Via della Cima. La percorro interamente, finché sulla sinistra incontro Via Roccolo. Salgo fino in cima e trovo l’albero sacro numero 14. Torno indietro, svolto a sinistra nuovamente in Via della Cima, arrivo alla rotonda e tengo la destra su Via Erizzo. M’inerpico fino alla Piazza principale, Piazza Marconi e prendo la quarta uscita, Via Garibaldi. Dopo circa 500 metri incontro sulla destra, incassato in un muro, il capitello 15. Continuo sulla stessa strada fino all’incrocio con Via Cal Fontana dove sulla destra avvisto il capitello di Santa Caterina, numero 16. Proseguo dritto, svolto verso Via del Castagner e poi in Via dei Tramet dove è collocato l’oratorio 17. Dritto fino all’incrocio con Via Fossetta, giro a sinistra e dopo circa due chilometri sulla sinistra giro in Strada del Nespoler, incontrando prima il numero 18 e poi il 19. Affianco al capitello svolto in Via di Mezza Cultura, andando verso Via Villanova, dove scovo l’oratorio di Santa Margherita sulla sinistra, 20. Sempre dritto fino all’incontro con Via Erizzo, dove dall’altro lato dell’incrocio trovo l’albero sacro 21. Scendo nuovamente verso Bigolino, sempre dritto per circa due chilometri, fino all’incontro con Via Buse di San Pellegrino, il capitello del Santo omonimo, numero 22. Torno su Via Erizzo, e dopo 400 metri svolto a sinistra al bivio. In Via Rocco e Cortivon trovo l’oratorio 23, proseguo girando verso Via Rossa e scovo l’oratorio della Rosa, il 24. Da lì posso nuovamente tornare alla partenza, Cantina Val D’Oca.
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BIBLIOGRAFIA
Alberi sacri: capitelli votivi nella tradizione popolare, Mario Bernardi, Ponzano, 2003
All’ombra della fede antica: itinerari tra i capitelli e i segni della pietà popolare nella Marca Trevigiana, Emanuele Bello, Salgareda, 2002
Ancora tra noi trevigiani, quaderno III, Guarise P. Serafino, Valdobbiadene, 1994
Capitei verdi: dal Montello ai colli Asolani, Edda Arca, Caerano San Marco, 2003
Capitelli verdi del tempo passato, in Vita in Campagna numero 03, pag. 9 del 01 marzo 2001, Adolfo Andrighetti, 2001
Culto e devozione attorno al capitello trevigiano, in I capitelli e la società religiosa veneta, G. De Rosa, Istituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa, Vicenza, 1979
Gli oratori delle ville dei patrizi veneti e dei nobili di Asolo, Luigi Comacchio, Asolo, 1985
I segni della pietà popolare, Luigi Comacchio, Asolo, 1986
SITOGRAFIA
www.valdobbiadene.com
www.wikipedia.org Copywriter: YLENIA BIGOLIN Photo: YLENIA BIGOLIN