Post on 11-Mar-2016
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C'è tanfo di abbandono al Volta. Un'entrata grigio nebbia, sporca; sui muri crepati pochi manifesti sbiaditi e cadenti. La gente passa frettolosa per le porte di ferro e scappa in classe. Fuori c'è la solita fontana lercia e qualche ragazzo che chiacchiera solamente col proprio motorino. Suona la campanel-la, tutti in classe. La lezione passa, la sonnolenza no. Altre due ore, sù, che poi c'è l'intervallo.! Scoccano le 11.15, tutti fuori! Ultimamente pe-rò, ha chiuso anche il cortile fumatori: un'altro muro che cade a pezzi. I bagni, ora, puzzano di fumo. An-che di macchinette ce ne sono meno: pochi giorni fa un tizio ne ha presa a calci una perché si era incep-pata. Qualche altro balordo ha sporcato tutta la pa-lestra due, che ora è chiusa per le pulizie. Escono gli alunni. Facce ammazzate dalla monotonia, ecco tutto, sguardi affogati nella torpidezza e nella noia. Nessuno saluta i prof in corridoio.! Tempo di scambiare due parole e poi di nuovo in classe. Dai, forza, solo più due ore! Il tempo in aula scorre lentissimo, è fortunato solo chi si riesce ad addormentare nelle ultime file. Suona la penulti-ma campana. Alcuni iniziano già a mettere via l'astuccio - manca poco secondo loro! Altri immagi-nano sul banco una bella pastasciutta fumante, pre-gustandola mentalmente. Altri ancora fissano l'oro-logio tentando di spostare avanti quelle lancette con la forza della loro psiche. Poi improvvisamente un trillo, forte, chiaro, liberatorio! ! Gli studenti interrompono la spiegazione del professore e fuggono da quella tristissima prigione. Fuggono via dall'intera zona, tornano a casa. Le pizzerie e i ristoranti attorno al Volta cadono in mise-ria per penuria di clienti. Il coro, a causa della scar-sa partecipazione, canta in playback. L'orchestra ha smesso di suonare. Il gruppo di fotografia si occupa solamente delle foto di classe. Non ci sono più as-semblee d'istituto, nessuno ci andrebbe. Il comitato studentesco si riunisce una sola volta all'anno. E per finire in bellezza, il Giornalotto ha chiuso i battenti.
La fontana non è mai stata così pulita, ci si può quasi specchiare dentro. Stranamente, molti arrivano prima del tempo davanti a scuola per chiacchierare con gli amici. Altri si piazzano un po' in disparte e ripassano per la verifica del giorno, tra facce preoccupate e qual-che sorriso rilassato. Insomma, la scuola inizia prima delle lezioni.! Non avevo mai notato che l'entrata del Volta fos-se di marmo. Da quando alcuni studenti l'hanno ripulita non mi riesco ad abituare, mi meraviglio ogni volta che ci passo davanti: brilla! Le pareti dell'atrio sono tap-pezzate di volantini e c’è anche qualche cartellone: l’invito al concerto dell'orchestra e del coro, lo spetta-colo del gruppo di teatro, la Bacheca del Giornalotto, la locandina delle serate della Società di Lettura, e perfi-no la presentazione di qualche nuovo gruppo pomeri-diano. L'Auletta ha riaperto, e funziona a meraviglia. E' sempre pulita e vi si riuniscono molti gruppi pomeridia-ni. I ragazzi di passaggio si fermano spesso a dare un'occhiata, per poi avviarsi in classe come al solito.! Passate le prime tre ore, suona la campana del-l'intervallo. I due cortili si riempiono, le macchinette si svuotano, gente che va, gente che viene, studenti alla disperata ricerca dell'amico, della fidanzata, del pro-fessore, persone su e giù per le scale, parole in libertà, qualche battuta, una boccata d’aria. Poi il secondo tril-lo, e tutti di nuovo in classe. Le ultime due ore trascor-rono rapidamente: c'è assemblea d'istituto! Vista la grandissima partecipazione alle ultime assemblee è stato allestito un palco nelle palestre uno e due: l’aula magna sarebbe stata a dir poco soffocante!! Suona anche l'ultima campana: alcuni escono subito per prenotarsi i posti in pizzeria, qualche gruppo si dirige verso casa e altri ancora discutono della loro attività pomeridiana. La maggioranza, però, si stabiliz-za davanti a scuola a chiacchierare. La sera ci sarà la mostra di fotografia… basteranno i posti in aula ma-gna? Due o tre ragazze stanno cercando la loro prof perché hanno già venduto tutti i biglietti per il concerto di fine anno, ne servono altri! C’è interesse, c’è parte-cipazione. Un gruppetto si è radunato proprio accanto alla fontana, sembrano discutere di qualche loro idea; si guardano ridendo, forse la metteranno in pratica. E tra tutta questa bella vitalità, c'è anche un ragazzo che va cercando una copia del Giornalotto, perché nella sua classe sono sparite tutte in un batter d'occhio...
Dedicato al Preside Giordano Liceo Volta _ Ottobre 2011
Anno 11° _ Numero 1 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero) giornalotto.forumfree.it/ giornalotto.volta@gmail.com
Il GIORNALOTTO The DAYALOT Le JOURNALOT
El HYORÑALOTO Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ
DIESLOTTUS
Speravate di esservene liberati. Speravate che fosse solo un incubo di breve durata. Speravate che non sarebbe mai tornato. E invece il Giornalotto risorge dalle proprie ceneri come ogni anno, pronto come sempre ad ammorbarvi con la sua paccata di articoli seri che non legge nessuno, racconti deliran-ti e vignette dal dubbio gusto grafico (ma è proprio in questo cocktail di genio e follia che risiede il nostro fascino, se volete la nostra opinione). Siamo tornati, siamo qui, il vostro mezzo di informazione e divertimento, la vo-stra salvezza da sbirciare durante le lezioni di inglese, la carta per quando siete al cesso e l'avete finita... Un saluto a chi, indurito veterano e vaga-mente masochista, è di nuovo qui tra queste mura, e un fuggite sciocchi! benvenuto a chi per la prima volta mette il piede in questa scuola (siete ancora in tempo per scappare). L'anno è ancora giovane (ma già, lo sappia-mo, fioccano le interrogazioni di "ripasso") eppure voi stringete tra le mani un assaggio di questo Giornalotto. Solo un assaggio, così da far capire, soprattutto a quelli nuovi, chi e cosa siamo. Il Giornalotto è il giornale degli studenti del Volta, il vostro giornale, scritto da voi, su qualsiasi tema vogliate scriverlo. È un mez-zo di informazione dei problemi e delle vi-cende che riguardano noi studenti più da vi-cino, un modo per diffondere un'idea, una riflessione, portare a conoscenza di tutta la scuola un'opinione o alla portata di tutti un dibattito. Ma è anche il luogo dove vengono pubblicati racconti psichedelici e deliranti, orridi scarabocchi che passano per vignette,
giochi senza senso e tutte le peggio cazzate che la vostra mente malata di Voltiani può produrre (del resto se non foste folli non sa-reste qui in primo luogo). La redazione di questo giornale ha solo e soltanto il compito di impaginare gli articoli e dare forma al giornale vero e proprio. Tutti i contenuti vengono dall'intera scuola. Il Gior-nalotto sei tu che lo scrivi. Chiunque voglia farci avere qualcosa può scrivere alla nostra mail, lasciare un saluto sul forum (tutto lì so-pra sotto il nome), contattare un redattore di persona o via Facebook, stringere patti oc-culti col demonio sgozzando un galletto nero in una notte di luna piena... Il tutto senza im-pegno e senza dover entrare "per forza" nel-la redazione (a meno che non abbiate ven-duto la vostra anima, ma questo è un altro discorso). Cosa ci guadagnate, dite? Ma la GLORIA, ovviamente! Il Vostro Nome farà il Giro del Volta, sarete conosciuti, riceverete un posto assicurato in paradiso e... d'accor-do, d'accordo, pure un credito formativo (dalla terza in su). Ma se volete veramente l'erba del vicino, se bramate il potere nelle vostre mani o desiderate enormi camion pie-ni di panna montata, allora non vi resta altro che entrare nella redazione e iniziare a stu-diare il golpe!
La Redazione
Il Giornalotto si riunisce tutti i giovedì alle 14.00 in 2H (piano terra)
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Prendi il potere Conquista il mondo
Anno 12°_ Numero 4_
Che Volta volete?
Il Direttore, Alessandro Luciano IIIG
Voltabuona Voltastomaco_ _
Esiste un‟altra Calabria. Una Calabria che lot-
ta la „ndrangheta e vuole scrollarsi di dosso la
triste etichetta che si è creata negli anni.
Ed esistono anche altri calabresi, che hanno
deciso di ricostruire laddove la „ndrangheta,
la cattiva politica e l‟indifferenza complice
hanno distrutto.
Tra gli esempi pratici, si distinguono le coope-
rative a cui sono stati affidati, in seguito
all‟approvazione della legge 109/1996, alcuni
beni confiscati alle famiglie delle cosche.
Dai campi di grano e di
orzo di Isola Capo Rizzu-
to, nel crotonese, fino
all‟agricoltura biologica
della cooperativa “Valle
del Marro” nella piana di Gioia
Tauro, ogni giorno nascono
nuove speranze fatte di imprese
solidali fondate sul binomio am-
biente-legalità.
Qualche giorno fa, noi ragazzi del
PON “Conoscere per essere Liberi” abbiamo avuto l‟occasione di recar-
ci presso alcune di queste coopera-
tive, toccando con mano,
grazie al confronto con
chi le gestisce, una real-
tà fatta di impegno, co-
raggio e tensione ideale.
La nostra destinazione è Annà, frazione di
Melito Porto Salvo, nota per la travolgente e
suggestiva bellezza del suo mare, per le pian-
tagioni di bergamotto ma anche per essere
una zona a forte concertazione mafiosa. Salta
subito all‟occhio il coloratissimo murales
(“Quattro mura di Umanità”) che accoglie i
visitatori del centro “Villa Falco”. La coopera-
tiva, che si occupa della cura dei disabili men-
tali, nasce nel 1988 da un‟iniziativa della Pic-
cola Opera di Don Italo Calabrò, vero e pro-
prio paladino degli esclusi. Prima aveva
un‟altra sede, ma dal 2009 ha trovato nella
villa confiscata al clan Crea-Iamonte otto an-
ni fa la sua definitiva collocazione.
L‟edificio, a più piani e dotato di grandi spazi,
non ricorda neanche vagamente il cliché di cli-
nica psichiatrica fredda e inospitale che, ma-
gari, abbiamo visto in qualche film. Le pareti
hanno colori accesi e sono decorate con
quadri e foto degli ospiti del centro,
mentre le stanze sembrano quasi quelle
di un confortevole bed &
breakfast.
“Le persone che noi acco-
gliamo sono sfortunate,
non avrebbe senso com-
plicare ulteriormente la
loro vita. Noi cerchiamo di offri-
re assistenza, ma anche amore e rispet-
to”. A parlare è Concetta, responsabile
del centro, che ci accompagna in questa
visita.
La “casa-famiglia” si limita ad accogliere
un massimo di 12 persone, per permette-
re agli operatori e agli ospiti di conoscer-
si meglio tra di loro e di socializzare. Si re-
spira un‟aria di singolare intimità, dove ognuno
collabora secondo le proprie capacità e dispo-
nibilità.
“Ci viene naturale considerarli parte della no-
stra famiglia: sono miei fratelli” aggiunge Lui-
gi, un altro dei responsabili.
Il sogno matto dell’ altra Calabria
Gaia Barillà, II H (quarto anno), Liceo Classico
"Tommaso Campanella" Reggio Calabria_
Concetta ci spiega, poi, che nei “manicomi” di
una volta venivano internati, come in dei veri e
propri lager, anche coloro che semplicemente
non andavano a genio al
boss di turno o erano
considerati in qualche
modo “diversi”. Il mani-
comio di Reggio Calabria
(chiuso nel ’92), ad e-
sempio, pullulava di que-
ste persone, che spesso
venivano private persino
della propria identità.
Riecheggiano nel raccon-
to le storie di un‟umanità umiliata e dimenti-
cata, mentre a Villa Falco la memoria è impor-
tante, come sono importanti le tracce di chi è
stato ospitato in precedenza. Per questo le
pareti delle sale principali della casa sono tap-
pezzate dei volti di coloro che da qui sono
passati, mentre le opere da essi realizzate
(disegni, quadri, pannelli, piccoli oggetti arti-
gianali) abbelliscono gli spazi.
Luigi racconta anche delle occasioni in cui so-
no stati esposti questi lavori, menzionando
mostre anche di carattere internazionale. Gli
ospiti sono stati, inoltre, coinvolti in cortei
carnevaleschi e spettacoli di “teatro-
immagine”, particolare tipo di recitazione che
ha il corpo come protagonista e la partecipa-
zione diretta come metodo interpretativo.
Un‟emozione particolare è emersa dallo scam-
bio di impressione finale con i nuovi “inquilini “
di Villa Falco. All‟inizio frammentario e impac-
ciato, poi sempre più sciolto e confidenziale.
“Come ti trovi qui?” “E‟ stata la scoperta
dell‟America”, ha risposto uno di loro, Davide,
facendoci sorridere ma anche riflettere.
“E‟ conoscendo e rispettando i limiti di ognuno
che si impara il rispetto”, ha concluso Luigi
mentre già ci avviavamo verso l‟uscita.
Una frase che ci ha colpito: l‟abbiamo com-
mentata mentre ci dirigevamo verso Villa Pla-
canica, un altro bene confiscato, un‟altra e-
sperienza gestita da Libera.
“Rispetto”. Una parola che spesso ricorre nel-
le intercettazioni, una dei termini chiave su
cui si basa il vocabolario della cultura mafiosa.
Si tratta, però, di un significato stravolto.
Chi davvero merita rispetto? Chi è un uomo d‟onore?
Mi ritrovo a pensare che per i malavitosi
l‟affronto più grande non è quello della cattu-
ra o del carcere, ma proprio quello di vedersi
privati dei propri beni illegalmente accumulati.
Il fatto che nelle loro “regge” ora abiti la le-
galità è per loro un‟insopportabile umiliazione.
Figurarsi se, come a Villa Falco, vi si sono in-
sediati quelli che per loro erano solo “pazzi” o
“scemi”.
Eppure è proprio da qui, da queste mura colo-
rate, che parte una sferzante lezione su cosa
sia da considerarsi veramente “rispetto”,
“onore” e “dignità”. Da qui parte anche un
messaggio di speranza, una sorta di biglietto
da visita dell‟altra Calabria, che silenziosa-
mente e faticosamente cresce e si conquista
il proprio riscatto, giorno dopo giorno.
Gaia Barillà
“Mostro, Caligola, mostro. Bisogna andarsene in fretta, subito. Come si può continuare a vivere con le mani vuote quando prima stringevamo l'intera speranza del mondo? Come venirne fuori? (Scoppia in una risata falsa, artificiosa) Fare un contratto con la propria solitudine, no? Mettersi d'accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un'esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola. (Batte il palmo della mano sullo specchio) Non è per te. Non è vero?”
Sabato, undici settembre; solo due giorni e poi la quinta su cui scivolare. La quinta che ti butta nella vitta, nella corsa e in quel momento c'è tutto nel nulla.
Sabato, undici settembre; uscire la sera tardi e andare a bere una birra per frastornarsi e stare con tutti per sentirsi più soli e correre da Duomo tra le luci sporche e buie della città e le macchine ingrigite, con la gente che urla senza ragione, la plebe che sgocciola dai tetti e ricrea il caos primordiale.
Sabato, undici settembre; e domandarsi se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di guai e, contrastandoli, porre loro fine.
Sabato, undici settembre; e chiedersi se davvero la materia sia energia.
Sabato, undici settembre; e ancora quel respiro che affanna mentre le gambe ti portano senza requie; senza spazi; senza tempo; per urlare anche: “identità!”
E girare l'angolo e le colonne di San Lorenzo e i mortali sull'immortale marmoreo, Roma e le storie e il post-modernismo e il manifesto degli ideali irrisori. È così che tutto diventa elogio di follia. Altri cento passi. La vietta del bar, le gente ammassata, gli orologi impazziti che provano a salvarci correndo verso la mezzanotte. I ragazzi e le ragazze; le convenzioni sociali. Gli ignoti che ti circondando e ti cercano. I sorrisi falsi e quelli veri. I corpi astratti e le anime concrete che affogano nel logorroico ermetismo della mia mente. Le conoscenti. Vederne una, già nota, demonio purissimo, baccanale castissimo ed essere invitati dove tutto è DITIRAMBO metropolitano. Il biondo dei capelli; il caldo più umido, il contatto, la velocità e Dioniso e Dioniso e Dioniso; tutto diventa Dioniso. E il tempo si arrende al bello, la contemplazione estatica, la sensazione, l'esperienza, lo smarrimento qualunque, la struttura mentale e gli adynaton del nonsense. L'odore greve e leggero e le carezze, l'estensione all'infinito su un divano finitissimo, nella speranza umile che tutto rimanga nella memoria, dove si consuma la maggior parte dell'essenza. Le vite che si incrociano senza senso, slegate dal quotidiano tossico e imbevute di mistico-anelante attesa. I baci avvolgenti e caldissimi, l'aria molle, le mani che diventano portali per l'alba di una nuova anima nel domani confuso che è tempesta come il mare in cui Ulisse affonda osservando il Purgatorio. La metafisica che diventa illusione trascendentale ovvero dotta ignoranza.
Sabato, undici settembre; due giorni alla quinta e lo spleen di antibiotici che convive con l'entusiasmo assoluto, perché entusiasmo è avere il dio dentro.
Sabato, undici settembre; e aver posseduto la bellezza e la materia è energia. Saltare di astro in astro circondati dal tuono più grande.
Gioventù! Eroico Furore!Idillio amoroso!
Cerco me stesso tra versi struggenti di solitudine eterna, il nome è Caligola. E non sono Io.
Poesia Notturna
Andrea Mascaretti VH
CRI$I A FUM€TTI
Nuvole nere su Manhattan. Ma non e’ pioggia: nuvole di enormi locuste oscurano il cielo della capitale del mondo. Sono gli hedge fund e le investment bank che stanno stritolando le borse mondiali. Perche’? Perche’è mangiano derivati e cacano poverta’à (bucce di banana).
Nel����������� ������������������ 2008����������� ������������������ esplode����������� ������������������ negli����������� ������������������ Stati����������� ������������������ Uniti����������� ������������������ e����������� ������������������ si����������� ������������������ diffonde����������� ������������������ in����������� ������������������ tutto����������� ������������������ il����������� ������������������ mondo����������� ������������������ l'enorme����������� ������������������ e����������� ������������������ devastante����������� ������������������ bolla����������� ������������������ dei����������� ������������������ derivati����������� ������������������ finanziari.����������� ������������������ Sono����������� ������������������ titoli����������� ������������������ mobiliari����������� ������������������ trattati����������� ������������������ nelle����������� ������������������ Borse����������� ������������������ di����������� ������������������ tutto����������� ������������������ il����������� ������������������ mondo����������� ������������������ da����������� ������������������ un����������� ������������������ ristretto����������� ������������������ gruppo����������� ������������������ di����������� ������������������ intermediari����������� ������������������ finanziari����������� ������������������ per����������� ������������������ massimizzare����������� ������������������ i����������� ������������������ propri����������� ������������������ guadagni����������� ������������������ gonfiando����������� ������������������ il����������� ������������������ valore����������� ������������������ apparente����������� ������������������ di����������� ������������������ questi����������� ������������������ stessi����������� ������������������ titoli����������� ������������������ a����������� ������������������ spese����������� ������������������ dei����������� ������������������ clienti����������� ������������������ ignari����������� ������������������ che����������� ������������������ li����������� ������������������ comprano.����������� ������������������
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Prologo
AI GIORNI NOSTRI
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Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, 15 Settembre 2008
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ACROPOLI DI ATENE
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La����������� ������������������ situazione����������� ������������������ politica����������� ������������������ ed����������� ������������������ economica����������� ������������������ italiana����������� ������������������ precipita����������� ������������������ in����������� ������������������ autunno,����������� ������������������ il����������� ������������������ presidente����������� ������������������ della����������� ������������������ Repubblica����������� ������������������ Napolitano����������� ������������������ promuove����������� ������������������ un'iniziativa����������� ������������������ politica����������� ������������������ per����������� ������������������ indurre����������� ������������������ Berlusconi����������� ������������������ a����������� ������������������ fare����������� ������������������ un����������� ������������������ passo����������� ������������������ indietro����������� ������������������ ed����������� ������������������ insediare����������� ������������������ un����������� ������������������ governo����������� ������������������ di����������� ������������������ tecnici����������� ������������������ guidati����������� ������������������ dal����������� ������������������ professore����������� ������������������ Mario����������� ������������������ Monti����������� ������������������ che����������� ������������������ vara����������� ������������������ una����������� ������������������ severissima����������� ������������������ manovra����������� ������������������ finanziaria����������� ������������������ da����������� ������������������ 25����������� ������������������ miliardi����������� ������������������ di����������� ������������������ euro����������� ������������������ per����������� ������������������ restituire����������� ������������������ credibilita’����������� ������������������ all'Italia.
Poveri Italiani!
Maga Merkel
... A berlino
L'Italia����������� ������������������ di����������� ������������������ Monti����������� ������������������ recupera����������� ������������������ credibilita’����������� ������������������ in����������� ������������������ Europa����������� ������������������ con����������� ������������������ la����������� ������������������
sua����������� ������������������ manovra����������� ������������������ durissima����������� ������������������ ma����������� ������������������ lo����������� ������������������ spread,����������� ������������������ cioe’����������� ������������������ la����������� ������������������
differenza����������� ������������������ di����������� ������������������ prezzo����������� ������������������ tra����������� ������������������ i����������� ������������������ titoli����������� ������������������ di����������� ������������������ Stato����������� ������������������ (Btp)����������� ������������������
italiani����������� ������������������ e����������� ������������������ quelli����������� ������������������ tedeschi����������� ������������������ (Bund),����������� ������������������ non����������� ������������������ accenna����������� ������������������ a����������� ������������������
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Nel����������� ������������������ frattempo����������� ������������������ la����������� ������������������ Banca����������� ������������������ centrale����������� ������������������ europea,����������� ������������������ guidata����������� ������������������ da����������� ������������������ Mario����������� ������������������ Draghi,����������� ������������������ studia����������� ������������������ rimedi����������� ������������������ e����������� ������������������ pensa����������� ������������������ di����������� ������������������ aprire����������� ������������������ i����������� ������������������ propri����������� ������������������ forzieri����������� ������������������ e����������� ������������������ immettere����������� ������������������ denaro����������� ������������������ sui����������� ������������������ mercati,����������� ������������������ ma����������� ������������������ ritiene����������� ������������������ che����������� ������������������ la����������� ������������������ Merkel����������� ������������������ non����������� ������������������ glielo����������� ������������������ permetterebbe����������� ������������������ e����������� ������������������ non����������� ������������������ sa����������� ������������������ come����������� ������������������ fare.
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VOCI DAL VOLTACOSA: La Festa di Pasqua del Volta!!!DOVE: De Sade Club, Via Valtellina 21, MilanoQUANDO: Mercoledì 4 Aprile, in un qualsiasi momento tra le 21 e le 5 di mattina! SPIEGATI MEGLIO...: Attesissima serata con sala privata solo per il Volta (Dj: Frank Warp), Open Bar (bevi tutto quello che vuoi!), ed inizio serata con contest hip hop con vari gruppi e ONE MIC, poi con Dj Simon de Jano e la guest Klass (il Dj di Infinity). Ci sarà perfino un concorso “Mr. and Miss. Volta” con un fotografo privato che scatterà foto agli invitati per poi caricarle su Facebook per la votazione, in un gruppo creato appositamente.COSTO: Il tutto, bevande incluse, a soli 20€!REFERENTI: Mattero Maccarone 4A, Marcella Garcia 3E, Niccolò Campa 4A e Nicolò Salaris 4A, Giacomo Manzoni 4G
Il����������� ������������������ governo����������� ������������������ italiano����������� ������������������ reagisce����������� ������������������ con����������� ������������������ una����������� ������������������ grande����������� ������������������ campagna����������� ������������������ di����������� ������������������ liberalizzazioni,����������� ������������������ utili����������� ������������������ per����������� ������������������ esempio����������� ������������������ a����������� ������������������ ridurre����������� ������������������ il����������� ������������������ prezzo����������� ������������������ della����������� ������������������ benzina����������� ������������������ e����������� ������������������ delle����������� ������������������ medicine.����������� ������������������ L'Europa����������� ������������������ guarda����������� ������������������ con����������� ������������������ interesse...
Testo: Alessandro Luciano IIIG
Disegni: Amalia Castoldi IF
IMPORTANTE E’...Si ragazzi, certe volte ci si accontenta anche del pareggio, o ci si accontenterebbe del pareggio (gli amici le7ori interis8 saranno d’accordo), tu7avia in tempi come ques8 il pareggio di bilancio è davvero un bel risultato perché 8 perme7e non solo di bloccarne la crescita, ma bensì di diminuirlo. Come?...ma che cavolo?... Ahahahah, no! Sono solo alcune delle reazioni più frequen8 a ciò che vi ho appena de7o, ma vediamo come ciò sia possibile: dovete sapere che l’inflazione è la migliore amica dei poli8ci in tempi di crisi.
Con una poli8ca inflaJva (ovvero stampando soldi a raffica) in passato i governi si sono auto-‐forni8 denaro da inves8re e hanno reso i prezzi dei propri prodoJ da esportare più compe88vi i un colpo solo. Questo trickone però, ora che siamo in Europa e i soldi non ce li stampiamo più noi non possiamo più farlo, l’inflazione però è tanto impietosa con i consumatori quanto è generosa e disponibile con chi è al governo, infaJ ...
Si, raga, è una parabola!
PAREGGIARE!!!...... se date un’occhiata ai bei graficini che vi ho fa7o con tanta fa8ca e amore, noterete una cosa strana... Il debito si riduce da solo!!!! In realtà è una burla, il debito non diminuisce nella cifra, ma nel valore: l’inflazione infaJ che fa?? Svaluta il denaro, no? L’obbieJvo generale consiste nell’avere sempre più soldi e un debito sempre più facile da pagare con un effe7o per cui persino i poli8ci che avremo nei prossimi anni riusciranno a cavarsela dignitosamente
almeno su questo aspe7o. Quindi se tra 20 anni abbiamo ancora 1900 miliardi di debito, con un’inflazione annua del 2,5%, in realtà quei 1900 miliardi varranno come circa 1100 miliardi di adesso e quindi ci sarà più facile ripagarlo. Che figata eh?! Ma non è tu7o! Il PIL infaJ tende a crescere, magari anche solo dell’1% annuo, ma cresce, e se con8amo l’effe7o esponenziale (che voi tuJ perfe7amente conoscete) cresce sempre più velocemente.
GABRIELE IL GALEOTTO IIIG
Colore?
Ok… hai presente la giacchetta arancione fluo di un parcheggiatore notturno? Esatto, non potevo descri-
vertelo meglio.
Sapore?
Mmm…praticamente è quello di una gomma da ma-sticare Big Babol disciolta in un Crodino.
Nome?
Deliziosamente impronunciabile.
Ecco a voi tutti gli ingredienti che hanno reso l’Irn-
Bru la bevanda che dal lontano 1901 corrobora gli
spiriti di vecchi e piccini nella gloriosa Scozia.
Ebbene si, in questa regione del Regno Unito, tanto
buia e uggiosa, la suddetta gassosa risplende di luce
propria, quasi fosse infusa di uno spirito divino. E
qualcosa di divino, che lo vogliate credere o meno, lo
possiede sicuramente: altro che benefits e welfare, è
l’Irn-Bru che ha fatto dimezzare il tasso di depressio-
ne e suicidi in Scozia.
Degustata fin dai primi mesi di vita dai baby highlan-
ders, ben presto diventa una delle principali compo-
nenti del loro corpo, in coda solamente ad haggis e
single malt. Il ragazzino scozzese non può odiarla,
siccome essa è intrinseca nella sua natura tanto quan-
to il surf in un australiano. I bambini della Primary
School acquisiscono così fin da principio la salutifera
abitudine di bere Irn-Bru in qualsiasi momento della
giornata.
E durante tutto l’iter scolastico (High School compre-sa), i ragazzi, con le loro divise grigie, le scarpe nere
e il cravattino bordeaux, percorrono i corridori della
scuola con l’indimenticabile bottiglietta fluo al loro fianco, che non solo rende più piacevole l’ambiente scolastico, ma persino il perennemente incazzato Mr.
Shandley.
Neanche gli ormoni adolescenziali possono indeboli-
re questa intima relazione tra ragazzo e Irn-Bru: la
coppia Irn-Bru e individuo mantiene la sua prima po-
sizione in classifica.
Ma ecco che con l’adolescenza avviene un cambia-mento. L’Irn-Bru, se nei primi anni di vita viene di-
luita con latte e in
seguito viene bevuta
liscia, ora viene mi-
scelata con vodka o
rum. E così le feste
in casa il sabato sera
acquisiscono un brio
che un qualsiasi
party in una qualsiasi
regione del mon-
do non ha mai
sperimentato.
L’adolescenza giunge al capolinea. I ragazzi divengo-no rugbisti, commessi in negozi di vestiti, assistenti
sociali o cacciatori (queste sono le principali ambi-
zioni di un giovane scozzese dopo 17 anni in cui ha
tirato avanti ad Irn-Bru), ma nessuno di loro, pur a-
vendo avuto successo ed essendo stato promosso ca-
po-commesso, si dimenticherà di questa “Linfa degli Highlanders”, che galvanizzerà ogni componente del-lo scottish volk non solo fino alla morte, ma molto
probabilmente anche nella vita ultraterrena.
Here we are. Il suddetto fatto, sebbene sfumato da
coloriture, sussiste. Non me lo sono inventato di sana
pianta, non dispongo di tanta fantasia. Ma che gli
scozzesi si distruggano alcuni organi (aiutati come
tutti sappiamo dal loro single malt) non è un proble-
ma nostro e perlomeno non è il punto a cui desidero
arrivare. Voglio semplicemente dire che la Scozia è
una regione ricca d’acqua, laghi e fiumi scorrono co-piosi, è una sorta di Eden innevato. Ma loro concepi-
scono a malapena il concetto “water”. L’acqua non si può comperare al supermercato perché non è in ven-
dita. Essi la usano (neanche poi così frequentemente)
solo per lavarsi. Milioni di litri d’acqua all’anno non vengono utilizzati dalla popolazione scozzese e van-
no perduti. Che senso ha tutto ciò in un mondo dove i
2/3 della popolazione non possiede le risorse di disse-
tarsi? Sembra che il governo scozzese non voglia
promuovere una campagna di sensibilizzazione
all’utilizzo di questo bene vitale. Eppure dovrebbe farlo. La popolazione scozzese crescerebbe più sana
(e con ciò non mi sembra che il Ministero della Salu-te avrebbe qualcosa da ridire), imprese nazionali di
grosso calibro esporterebbero grandi quantità d’acqua in paesi più aridi con la diretta conseguenza di un no-
tevole cash in di liquidi (penso che neanche il Mini-
stero della Finanza porrebbe resistenza), popolazioni
intere eviterebbero di essere spazzate via dalla siccità
(beh se la Fao e altre organizzazioni che promuovono
migliori condizioni di vita nei paesi del terzo e del
quarto mondo si opponessero…). E allora cosa si a-spetta ad agire? Conflitti di interessi esistono anche al
di fuori della penisola. Non voglio sostenere che l’Irn-Bru sia talmente potente da soppiantare il governo,
ma questa azienda potrebbe essere un microscopico
elemento di un intricatissimo sistema di fattori estre-
mamente influenti sulle attività decisionali dello sta-
to.
Francesco Melloni 4F
Irn-Bru, la linfa degli highlanders
Era una mattina artica; aveva nevicato tutta la notte, e
il pomeriggio del giorno prima. La neve continuava a
scendere, ma lo faceva con riluttanza, quasi che il
cielo stanco volesse recuperare le forze. Nonostante il
freddo, decisi di andare a piedi; non avevo mai amato
particolarmente la neve, ma camminare immerso nel
bianco, con i fiocchi che si adagiavano lentamente
sulla pelle, mi faceva sentire diverso. Come se ad o-
gni gelido respiro mi liberassi di tutto ciò che mi ren-
deva triste. Poi mi piaceva quando potevo chiudere
gli occhi e alzare la testa; dentro di me, chiedevo ai
fiocchi di colpirmi e purificarmi, di destarmi da quel-
la quotidianità che in qualche modo mi opprimeva,
perché limitava il mio essere alla realtà, quando inve-
ce spesso avrei voluto volentieri immergermi nei pen-
sieri più profondi. Una mattina come quelle è infatti
perfetta per pensare; tutto è fermo, immobile e muto.
Solo fiocchi di neve; e il mio corpo che, come mac-
china perfetta, sa dove andare. Io posso allontanarmi,
rifugiarmi nella mente, in una realtà finalmente infi-
nita. E, cosa più importante, mia e basta. Ero a metà
strada, completamente perso nei pensieri, quando
d’un tratto scorsi una figura in lontananza. Ebbi uno
scossone, come quando ci si sveglia da un sogno; mi
ci vollero alcuni attimi per capire di essere tornato al
mondo, al freddo e ai fiocchi. Ero incuriosito; ogni
passo, volevo scoprire chi si celava dietro a quella
sagoma che diventava sempre più grande, ma mai
abbastanza. Pezzo dopo pezzo, si costruiva
l’immagine di quel piccolo individuo; prima un ber-
retto, poi una sciarpa stretta, un giubbotto ingombran-
te e infine degli scarponi per farsi largo fra la bianca
distesa di neve. Era un bambino, aveva undici, forse
dodici anni; non ricordo molto altro di lui, e non lo
riconoscerei se non avesse ancora gli stessi indumen-
ti. Ma mi rimasero stranamente impressi due partico-
lari; la sua borsa a tracolla e i suoi occhi. Eravamo
ormai prossimi all’incontro; io continuavo a pensare
e a osservarlo. Non riuscivo però a vedere; ero ecces-
sivamente immerso in quell’atmosfera così carica di
qualcosa che probabilmente non potevo comprende-
re, e lottavo con la mia mente per tornare al mondo.
Non sapevo cosa provare; la musica nelle orecchie, i
fiocchi sulla faccia, e il mio corpo che avanzava. I
sensi si erano spenti, potevo cavarmela solo pensan-
do. E pensavo a quella borsa e a quegli occhi. Forse
quegli occhi chiedevano qualcosa; forse aveva paura.
Quella paura di stare al mondo che ci accompagna
ovunque e che a volte prende il sopravvento, e ci co-
manda. Il bambino con la borsa a tracolla e con gli
occhi timorosi si guardava intorno; alzava lo sguardo
al cielo, verso le finestre degli ultimi piani dei palazzi
circostanti. Cercava qualcosa, cercava qualcuno; e io
non sapevo cosa fare. Mi sembrava di rispecchiarmi
in quell’esile figura, e di provare le stesse insicurezze
che provava; entrambi sapevamo dove andare, sape-
vamo perché, sapevamo come e quando. Ma c’era
qualcosa in lui, in me, che ci rendeva tristemente soli,
in mezzo alle proibitive condizioni climatiche che in
fondo rappresentavano quello che provavamo dentro.
Cadevamo come i fiocchi, e come i fiocchi eravamo
freddi. E come i fiocchi, infine, ci sentivamo puntini
impotenti di fronte a tutto. La maggior parte degli
eventi ci appaiono pressoché normali, se non inutili.
Parlo dei fiocchi di neve, del freddo, dei pensieri. Ve-
diamo un incontro non come la possibilità di ottenere
qualcosa, non come uno scambio di emozioni talvolta
incomprensibili. Esso ci appare un semplice fram-
mento di quotidianità, a cui non facciamo più caso;
perdiamo pian piano interesse verso i più puri eventi
della vita. Stiamo ad aspettare che accada
l’eccezionale, e non ci accorgiamo che il semplice, a
volte, offre la possibilità di riflettere più di quanto
possa fare l’insolito. Tutto questo durò appena il tem-
po di rendermi conto di essere tornato alla realtà; il
freddo mi fece rabbrividire, e vidi che accadde la
stessa cosa all’omino che in quel momento mi stava
oltrepassando. Fu curioso vederlo impegnato a siste-
marsi lo scalda collo che lo proteggeva dal vento, e
ancor più buffo era il modo in cui si trascinava lo zai-
netto, quasi volesse dirgli che lui doveva andare da
quella parte, volente o nolente, e nonostante l’idea di
un letto caldo fosse decisamente più allettante. Non
ho più visto quel bambino, né lo avevo visto prima di
allora. O forse l’avevo incrociato parecchie volte, ma
anche io non ne avevo mai dato importanza.
L’incontro
Anonimo/a 4G
FACEBOOK? NO, FLASHBOOK!
Cinquanta ragazzi che leggono, se-
duti per terra in piazza del Duomo.
Silenzio, si sente solo il frusciare
delle pagine. I passanti, alcuni stu-
piti e altri quasi un po’ seccati, si
fermano a chiedere spiegazioni. Vie-
ne risposto che quello a cui stan-
no assistendo è un “flash book”,
una protesta pacifica brevettata
da alcuni studenti milanesi l’ 11 di-
cembre 2010 che consiste nel ri-
trovarsi in un luogo della città
molto frequentato per leggere si-
lenziosamente ognuno il proprio
libro. Così si vuole reagire alla
violenza sulla cultura. Niente cor-
tei, striscioni e urla. Soltanto una
manciata ragazzi che fa ciò che or-
mai solo pochi fanno: leggere. E
questo dovrebbe smuovere l’inte-
resse dello spettatore che di fron-
te a un chiassoso corteo riesce so-
lo a trovare frasi di protesta con-
tro quei “giovani scioperati” ben di-
versi dalla propria operosa gene-
razione. È proprio la lotta al disin-
teresse e all’indifferenza, quanto
dello Stato che del singolo, il pun-
to nevralgico del flash book per-
ché è proprio questa che priva con-
tinuamente la cultura della sua di-
gnità e importanza. In piena reces-
sione economica, quando gli obbiet-
tivi massimi sono ripagare l’immen-
so debito pubblico e allontanarsi
da quel famoso baratro in cui l’Ita-
lia stava per precipitare solo po-
chi mesi fa, appare chiaro che la
cultura si debba ridurre a un su-
perfluo hobby da coltivare nel
tempo libero. E in un momento in cui
la ricchezza è sempre più un valo-
re, come ha ribadito il Premier Mon-
ti recentemente, appare ovvio e na-
turale che gli altri valori, quelli
che solo la cultura può trasmette-
re, vengano accantonati e dimenti-
cati. Espertissimi tecnici si impegna-
no giorno e notte per salvare l’Ita-
lia dal crollo economico, ma c’è
qualcuno che pensa ancora alla
scuola, che dovrebbe formare cit-
tadini e individui migliori, c’è qual-
cuno che antepone l’importanza di
idee e creatività al bisogno di pos-
sedere oggetti e denaro, c’è insom-
ma qualcuno che salverà l’Italia
dal crollo culturale?
Le situazioni in cui questo pensiero
si riflette sulla realtà dei fatti so-
no molteplici, dagli eclatanti tagli
ai fondi della scuola dell’
“onorevole” precedente Ministro
della Pubblica Istruzione all’ ab-
bruttimento di televisione e cine-
ma, dove ormai imperversano reali-
ty vari e banali polpettoni rosa,
dall’abbassamento del numero di
copie del Giornalotto a sole 700,
per più di mille studenti, al taglio
di attività pomeridiane in altre
scuole. E questo non avviene solo
per decisioni imposte dall’alto, ma
anche e soprattutto per l’ atteg-
giamento del singolo nei confronti
di questo terribile e silenzioso cam-
biamento. Ferisce vedere altri ra-
gazzi che davanti a un flash book
non manifestano né stupore né in-
teresse, ma soltanto un velo di di-
sprezzo verso “quei 50 sfigati che
passano il loro pomeriggio a legge-
re, passatempo da vecchi”. Ferisce
vedere solo una lista candidarsi al
Volta per la consulta provinciale.
Ferisce, insomma, vedere in quale
indifferenza generale crolla il
concetto di cultura che dovrebbe,
attraverso la scuola, educare e
attraverso i libri far crescere.
Non saranno certo quei cinquanta
ragazzi a cambiare un pensiero or-
mai così tristemente radicato, ma
forse quell’ eloquente silenzio ur-
lato sveglierà chi ancora desidera
riempirlo con curiosità e interes-
se, insomma con un po’ di partecipa-
zione.
Agnese Anzani 3F
Daniele Della Pergola 3C
VO
TI
ovviamente,����������� ������������������ secchioni����������� ������������������ esclusi!
Chi non si è almeno una volta trovato nella situazione
di non sapere che macchinetta scegliere? Magari a un
minuto dalla fine dell’intervallo, con una verifica
all’ora successiva e con un’idea fissa in testa: ottenere
la tanto agognata Kinder Delice? Io sì, quindi la vostra
opinione non conta perché tanto sono io che scrivo.
Passiamo dunque senza ulteriori indugi ad analizzare
ogni piano della scuola e a scovarne punti forti e debo-
li.
PT – Il Volta ha chiaramente un’avversione nei con-
fronti dell’adeguato sfruttamento degli spazi di Via
Benedetto Marcello, altrimenti non si spiegherebbe per
quale assurda ragione su tre livelli solo uno sia degno
di nota ai fini di questa guida. E quest’unico non è il
pianterreno, come sarebbe stato logico fare: a questo è
invece relegata la coppia più assurda possibile di mac-
chinette, ovvero bevande calde e fresche. In passato è
possibile dedurre, dai trascritti di recite di certuni can-
tastorie, che vi fosse un “dispensator de le spremote”
in grado di produrre una “substantia licuida” partendo
da frutta color arancio non meglio descritta, tuttavia ad
oggi non vi è traccia di tale marchingegno. Perché ve-
nire qua? Beh, poniamo che non riusciate a trovare la
famosa Kinder Delice…
1P (Settala) – Fotografate la Roma medievale nel pe-
riodo del Giubileo, zoomate sui pellegrini e immagina-
te che alla sinistra, tagliata dalla cornice, vi sia una
macchinetta che dispensa cibarie: noterete una sor-
prendente affinità con la situazione standard di un in-
tervallo qualsiasi al primo piano di Via Settala. La
mente criminale che si cela dietro alla collocazione dei
distributori di questo livello ha infatti ben pensato di
posizionare la principale attrazione proprio accanto
alla curva che permette di accadere alla Grande Scala
(figo dirla così, eh?) e, udite udite, di fronte alla porta
del bagno. Questa machiavellica disposizione ha quin-
di come risultato che tre quarti della sezione di corri-
doio sono occupati da una discutibile fila – unico caso
al mondo in cui una coda ha una triforcazione – e chi
ha sufficiente sangue freddo da avventurarsi nello spa-
zio libero o verrà immancabilmente schiacciato dalla
porta dei servizi aperta di scatto oppure si scontrerà
con chi sbuca dall’angolo senza preavviso. Se vi serve
una chiavetta per non girare con monete in tasca tutto
il giorno o volete perire di morte lunga e dolorosa nel
tentativo di ottenere una Kinder Delice, venite qua.
(Mi segnalano dalla regia che c’è anche una macchi-
netta per le bibite che affianca la principale, ma quella
chi la usa? Eh?)
1P (Benedetto Marcello) – Noto volgarmente come
“il piano sfigato”, è l’unico posto in tutto il liceo a non
avere macchinette e di conseguen-
za è sistematicamente vuoto. Ov-
viamente ciò è dovuto al fatto che
ospita la segreteria e quindi è ne-
cessario che non ci siano file chi-
lometriche ad intasare l’atrio, ma
ciò non impedisce agli studenti
più ingordi famelici di provare
sconforto a inizio anno nello sco-
prire che la loro aula si trova lì. A
onor del vero si narra che un rifor-
nitore esista anche qui: esso sareb-
be situato nei meandri della sezio-
ne proibita che i Sumeri chiamavano “lugal-ki-en-gi-
ki”, approssimativamente traducibile in “antro, spelon-
ca dei professori”; si tratta tuttavia di dicerie che non
trovano spazio al di fuori di libri di leggende.
2P (Settala) – Basicamente l’architetto che ha proget-
tato il Volta si era già stancato per quando era arrivato
a questo piano e ha deciso furbamente di fare Ctrl + V
dopo aver copiato il livello inferiore: il risultato è che
qualsiasi primino venga disgraziatamente inviato in
uno di questi due piani finirà immancabilmente per
perdersi e starà alla bidella di turno ritrovarne il corpo
esanime. Per mantener fede a questa tradizione che
accompagna il liceo sin dalle origini del tempo, anche
chi ha organizzato la disposizione delle macchinette ha
deciso di rispettare le intenzioni originarie
dell’ideatore, con il risultato che ora i rifornitori ivi
presenti altro non sono che una copia carbone del pia-
no appena sotto, se escludiamo la scelta di un distribu-
tore di caffè anziché di bibite (il peso specifico delle
due categorie è indistinguibile). Però ehi, sono riuscito
“Il primo passo per vincere un combattimento è conoscere il campo di battaglia”. Ed è da questa citazio-ne di Noè, talvolta giudicata ingiustamente poco attendibile, che prende piede la:
a scrivere parecchie righe su un argomento fondamen-
talmente già trattato, urrà per l’italiano ripetitivo!
2P (Benedetto Marcello) – È scritto nel Popol Vuh,
massima antologia di mitologia maya, che in tempi an-
tichi i due eroi gemelli Hunahpu e Xbalanque (non sto
inventando niente, è tutto documentato!) si videro asse-
gnati dalla suprema divinità creatrice Hunab Ku due
regni che gli studiosi non hanno tardato a identificare
con i due piani aggettanti su Via Benedetto Marcello
del Liceo Volta: l’uno era denso di viveri, l’altro ne era
privo. Xbalanque, nato tre minuti dopo e quindi sfigato,
era invidioso dei possedimenti di Hunahpu e dopo aver-
lo assassinato nel sonno con una rivoltella (molti sono i
dubbi sull’autenticità di questo passo del racconto) se
ne impadronì, dando origine alla nota abbondanza di
macchinette di cui il secondo piano si fregia.
Su un lato abbiamo rifornitori molto classici, e l’aspetto
saliente è principalmente il fatto che i tre principali tipi
di templi incontrati precedentemente in questa guida
siano ivi riuniti: l’osservatore si troverà infatti di fronte
bibite, cibarie e bevande calde in un solo colpo. Nel
caso soffriste di diabete mentale (rara patologia che
provoca perdita di sensi se posti di fronte ad elevate
quantità di cibo), girate al largo. Se invece siete colti
dall’incontenibile desiderio di fare incetta di quanti più
zuccheri possibili, benvenuti in Paradiso.
È sull’altro lato, tuttavia, che è possibile ammirare il
magnifico tesoro concesso da Hunab Ku, la farfalla ga-
lattica, ciò che conduce legittimamente a pensare che
Hunahpu fosse effettivamente il figlio prediletto: la
macchinetta spaziale.
Ne è ignota la provenienza: si dice che essa sia discesa
dal cielo in una notte di novilunio e che la mattina dopo
sia stata vista avvolta in un turbinio stellare, un vento
cosmico soprannaturale. La macchina spaziale è banal-
mente il sogno di qualunque studente: la varietà di cibi
che ospita è unanimemente considerata infinita, spa-
ziando dalle merendine Kinder (non Delice ma pazien-
za, ci accontentiamo) al divino binomio
“pan&parmigiano” avvolto nel mistero. Se siete psico-
dipendenti dalle piadine o siete alieni e vi serve un mez-
zo di trasporto per tornare al vostro pianeta natale, que-
sto è il vostro luogo.
Vogliamo infine dedicare qualche riga a due nostre fide
compagne che purtroppo ci hanno lasciati: le macchi-
nette a rotazione che da eoni ormai abitavano il primo
piano Via Settala (o era il secondo?) affiancando e al-
lietando le vite di noi poveri scolari con frizzi e lazzi
(memorabile quando una mi mangiò due euro per tirar-
mi su il morale, bei tempi!). Addio amiche, insegnate
agli angeli a distribuire merendine.
Alessandro De Gennaro, 4C
Andrea Mascaretti 5H
Fumi neri
si levano
dalla mente.
solo, vi osservo
vivere.
certo tutto scorre,
ma io?
mille domande
mi uccidono il fiato.
vibra un fuoco
sotto la pelle
buia nel
giallo umido dei
lampioni elettrici.
la testa gira e la coscienza
corre attorno ai dubbi.
entra ed esce dalla mente.
confuso vi guardavo
vivere
Negli ultimi anni si è discusso molto del diritto allo
studio e all’istruzione, anche considerando le misu-
re prese dal precedente governo che l’hanno effetti-
vamente minacciato da un parte con i pesanti tagli
ma principalmente con una denigrazione della cul-
tura e dell’istruzione il cui scopo appare chiaro:
quella del “popolo bue”, ignorante e facile da go-
vernare, non è infatti una favola ma una triste e
concreta realtà. Senza formazione non vi può esse-
re scelta consapevole.
Il diritto allo studio, che è anche diritto ad
un’istruzione dignitosa e completa e non solamente
a frequentare un istituto, è una fondamentale op-
portunità per l’individuo e rappresenta forse
l’unico mezzo per opporsi realmente ad una società
ingiusta e schiacciata dalle contraddizioni della no-
stra contemporaneità, e per giungere finalmente ad
un’uguaglianza sociale; deve perciò essere ricono-
sciuto da qualunque Stato che miri davvero al pro-
prio sviluppo ed al benessere dei suoi cittadini co-
me diritto prima di tutto, ed in secondo luogo come
dovere: lo Stato deve garantire ad ogni suo cittadi-
no un’istruzione conforme alle inclinazioni ed alle
scelte del singolo, ma è legittimo che l’individuo
venga obbligato a ricevere un’istruzione almeno
fino al raggiungimento della maggiore età essendo
ciò nell’interesse sia del cittadino che dello Stato,
che della società in generale. È dunque giusto che
lo Stato una volta che sia garantita l’istruzione
chieda al singolo di prendervi parte anche per un
suo futuro rendiconto, ma questa fase è solo transi-
toria.
L’istruzione, infatti, forma un cittadino cosciente,
in grado cioè di creare un discrimine tra ciò che è
vero e ciò che è falso, tra il giusto e l’ingiusto, e di
sottrarsi alle distorsioni di una realtà ormai troppo
spesso modificata a vantaggio dei vari poteri; que-
sto perché l’istruzione fornisce alla singola co-
scienza più termini di paragone lungo i quali arti-
colare il proprio giudizio, e questa è proprio
l’essenza della coscienza: la capacità di giungere a
conclusioni proprie, indipendenti nella loro formu-
lazione dalle idee altrui. L’istruzione garantisce poi
la possibilità di giungere alla piena realizzazione
intellettuale e materiale del sé, il quale gode di
questa affermazione personale che è prima di tutto
affermazione sulla propria coscienza e poi sul reale
e sul materiale circostanti, dominati attraverso la
comprensione di essi. Così come il ser-
vo hegeliano riconosceva la propria
forza imprimendo la sua forma
nell’oggetto prodotto del proprio lavo-
ro, allo stesso modo l’uomo apparte-
nente alla nostra contemporaneità deve
riconoscere la propria forza nella sua
affermazione intellettuale su se stesso e
sulla realtà. Il riconoscimento di ciò
che è in potenza la propria forza indivi-
duale non può che portare ad
un’autonomia dell’essere e alla sua to-
tale autodeterminazione ed auto defini-
DIRITTO ALLO STUDIO
zione.
Ma se l’insieme dei singoli, l’intera collet-
tività, acquisisce interamente (a livello de-
gli individui) sia coscienza della propria
forza che facoltà di giudizio, si giungerà
quindi finalmente ad una totale e vera pari-
tà degli strumenti a disposizione di ognu-
no, seguendo naturalmente le inclinazioni
e le peculiarità di ciascuno.
Sono queste le condizioni di base per la
tanto teorizzata e favoleggiata ma mai rea-
lizzata rivoluzione culturale: se gli indivi-
dui dispongono tutti degli strumenti neces-
sari per comprendere la realtà e per analizzarla cri-
ticamente, non potranno che agire in una direzione
che pone al primo posto il bene di una collettività
più ampia ed al secondo il proprio. In simili circo-
stanze questo non può che accadere, ma non per-
ché la natura umana sia essenzialmente altruista e
portata a fare il bene degli altri, quanto perché il
bene di una collettività nella quale è inserito
l’individuo è in definitiva il bene dell’individuo
stesso, ed il singolo deve solo essere posto nelle
condizioni di capire questo nesso imprescindibile
esistente tra egli stesso e la collettività per agire
difendendo primariamente l’interesse di
quest’ultima.
La rivoluzione culturale porterà finalmente ad una
rivoluzione sociale, che non necessariamente do-
vrà essere violenta. Gli uomini, infatti, quando si
troveranno a padroneggiare ognuno gli stessi stru-
menti si renderanno conto di quanto sia fondamen-
talmente ingiusta una società in cui c’è chi ha trop-
po e chi non ha nulla, poiché la loro condizione
paritaria di partenza sarà a questo divario diame-
tralmente opposta.
Queste condizioni porteranno quindi finalmente
all’abolizione delle classi e ad una società giusta
che non si fonderà più sulle diseguaglianze econo-
miche tra gli uomini, ma che riconoscerà e valoriz-
zerà invece le differenze tra le inclinazioni dei
suoi associati. Una simile collettività non necessi-
terà più di istituzioni che dettino linee da seguire,
poiché essa si autoregolerà attraverso
l’autoregolazione di ognuno. Ogni professione a-
vrà una stessa retribuzione, perché si comprenderà
finalmente che tutte le mansioni svolte concorrono
alla stessa maniera allo sviluppo ed al benessere
dell’intera società. Le disuguaglianze spariranno, e
di conseguenza non svanirà solo la differenziazio-
ne in classi, ma il concetto stesso di classe per co-
me lo si è inteso finora ed i conflitti da esso deri-
vanti.
In tal senso, perciò, il diritto allo studio, che si og-
gettiva nell’istruzione e concorre attraverso essa
alla formazione della cultura, rappresenta l’unica
fondamentale difesa a nostra disposizione contro
le armi di distruzione di massa del capitalismo, e
l’unico contropotere che possiamo opporgli; di
conseguenza è anche qualcosa di più: l’unica via
per raggiungere una società, finalmente, giusta.
Pietro Costantini 5H
Il Dio sbagliato Don Francesco era un bravo prete. Era l'incon-testata guida morale della sua piccola parroc-chia di campagna, dove si incontravano e si svagavano tutti i contadini del vicinato. Don Francesco era molto pio. Pregava tutti i giorni, diceva la messa credendoci davvero – cosa rara a quei tempi – e mai aveva pensato di arricchirsi tramite la propria carica: era un peccato che Dio non avrebbe perdonato. Don Francesco nelle sue prediche parlava mol-to di Dio ai contadini che ascoltavano ammirati le storie dell'Antico Testamento, così come gli episodi del Nuovo Testamento. Parlava con mistica passione ispirata di Giobbe e Mosè, ma tale estasi si frantumava in puro amore quando parlava di Gesù e della buona novel-la. «Gesù con le sue parole e con il suo pati-mento», spiegava ai popolani affascinati, «ha voluto salvare l'umanità dal peccato e mo-strarle l'unica vera via per arrivare alla gra-zia di Dio». Narrava storie di martiri morti per la “vera dottrina”, eventi prodigiosi di sicura opera divina, racconti di esempi sommi di virtù cristiana. Raccontava della fulminea conversio-ne di San Paolo, della predica di Gesù al Tempio e della fuga in Egitto, mantenendo sempre una pura e limpida gioia nel trasmet-tere la sua fede. Don Francesco aveva letto un libello diffuso dalla Curia che adduceva i “veri motivi per i quali la Santa Romana Chiesa Apostolica fosse l'unica dispensatrice di verità in un mondo cor-rotto dalla mendacia e dalla blasfemia”, spie-gati da un incomprensibile punto di vista teolo-gico. Il povero prete non aveva compreso mol-to di quel testo, tuttavia nelle sue prediche, con un'ingenua ostinazione, continuava ad ammoni-re il popolo dal commettere l'errore di seguire una falsa dottrina. Senza molto capire quanto stesse dicendo, predicava a una folla che ca-piva ancora meno di lui: «Voi non dovete com-piere l'errore degli infedeli; voi dovete seguire la retta via dell'unico vero Dio e di suo figlio Gesù Cristo! Seguite ordunque le indicazioni della Santa Chiesa che illumina la via agli uo-mini. Seguite l'esempio di Paolo che, converti-tosi alla vera fede, si diede da fare per far trionfare la verità del messaggio di Cristo.»
Don Francesco era certo che una volta morto sarebbe andato in Paradiso. Era molto orgo-glioso di questa sua condizione privilegiata in un mondo di peccatori e, non senza un pizzico di superbia, ne parlava nelle sue orazioni su-scitando l'ammirazione degli astanti. «Voi do-vete guadagnare l'eterna grazia divina del Paradiso. Dio con la sua infinita misericordia avrà pietà di voi poveri peccatori così come l'avrà di me! Pregate e fate la carità ai poveri – come faccio io – e avrete la via spianata per il paradiso.» Un giorno don Francesco morì. Fu una morte rapida e indolore e, quasi senza accorgerse-ne, il buon prete si ritrovò, insieme a milioni di anime, nell'oltretomba. Era in una lugubre sel-va nel cui punto più buio svettava una porta con incomprensibili scritte; lo sciame di anime lo conduceva, quasi spontaneamente, verso il terribile ingresso, oltre il quale il prete si trovò di fronte ad un mastodontico fiume. Don Fran-cesco, un po' frastornato da tanta folla, era certo di essere diretto al Purgatorio e per questo era di animo lieto e mostrava molta tranquillità in mezzo a quella folla inquieta. Quand'ecco che improvvisamente apparve un diabolico traghettatore che faceva salire le anime sulla barca spintonandole in malo modo. «Strano: non mi aspettavo che ci fosse un tra-ghettatore di anime anche in Purgatorio, pen-savo che Caronte fosse solo all'Inferno.». Don Francesco aveva letto di Caronte, il traghetta-tore infernale di anime, ma mai si sarebbe a-spettato di trovarlo in Purgatorio. La cosa lo turbò un poco ma riuscì comunque a mantenere il suo buon umore. Tuttavia, quando toccò a lui salire sul traghetto, si azzardò, morso dalla curiosità, a chiedere spiegazioni al traghetta-tore: voleva sapere dove fosse il tanto merita-to Purgatorio. La diabolica figura in tutta ri-sposta proruppe in una risata inquietante e iniziò a guidare la barca verso l'altra sponda del fiume. Improvvisamente don Francesco si sentì svenire e, un attimo dopo, risvegliatosi, si ritrovò in un luogo oscuro. L'aria era squarciata da terribili grida e, talvolta, un'anima triste scorreva velo-ce davanti al povero prete che pure comincia-
va a rattristarsi. Don Francesco si sentiva tra-sportato da una forza invisibile e ineluttabile che lo trascinava fuori dalla sua volontà. Pian piano perse la capacità di spostarsi autono-mamente: ormai poteva solo abbandonarsi al-la forza invisibile che lo tirava. Improvvisamen-te sentì un atroce dolore al ventre e tutto di-ventò freddo e lugubre. Fece appe-na in tempo a vedere un piccolo diavolo che ritraeva una spada dalla sua pancia. Boccheggiando dal dolore si abbandonò completa-mente alla forza misteriosa speran-do di trovare conforto al suo dolo-re, che però non si attenuava. «Ma in che razza di posto sono finito!», esclamò don Francesco indignato, non appena ebbe recuperato un po' di forza, «Che Purgatorio è mai questo do-ve dei diavoli trafiggono le anime destinate alla contemplazione della grazia divina!». «Non sei al Purgatorio, caro prete.», disse una voce fioca e pacata che affiorò dall'ombra, «Questo è l'Inferno e tu sei dannato eterna-mente per essere stato un seminatore di discor-die» «Ma tu chi sei?», chiese don Francesco, un po' stupito per una tanto inattesa risposta, «Che ne sai tu di dove sono? Perché mi prendi in gi-ro?» Rispose la voce, con fare annoiato come se a-vesse ripetuto lo stesso discorso centinaia di volte: «Io sono colui il quale ha descritto anco-ra in vita questo posto pur senza immaginare che ci sarei arrivato da morto. Io sono il sommo poeta fiorentino a cui tutti in terra si ispirano. Io ho speso tutta la mia vita nella lode dell'a-more divino e credevo davvero che Colui che lodavo fosse l'unico vero Dio al mondo. Ma mi sbagliavo. Arrivato all'Inferno ho scoperto con lo stesso tuo rammarico che un unico vero Dio effettivamente esiste ma ispira una religione diversa dalla nostra. Ho venerato un Dio inesi-stente credendo di ottenere la gloria eterna attraverso la sua grazia e invece, una volta morto, ho trovato che il cammino per la grazia passa attraverso un altro Dio. Ho cantato le lodi di un Dio falso e bugiardo e ora mi trovo qui, punito con la stessa pena che io avevo pensato per i seminatori di discordie, perché ho diffuso un'idea mendace di Dio, distoglien-do le persone dal vero percorso di grazia. La
tua colpa è la stessa: nelle tue prediche hai indirizzato le persone verso una fallace via e pertanto sei dannato.» Avevano intanto compiuto un intero giro della bolgia infernale e stavano passando di nuovo dal diavolo che li trafiggeva: questa volta, pe-rò, la ferita inferta fece più male perché al
dolore fisico si era unito un profon-do senso di frustrazione per aver perso la vita dietro a un falso Dio. Don Francesco era scosso da mille pensieri e mille domande ed era preso da un profondo risentimento contro il vero Dio che lo aveva pu-nito: perché non lo aveva avvertito ancora in vita del suo errore? A-vrebbe potuto rimediare; dopotutto lui non aveva fatto altro che pre-
gare e servire il Dio che tutti veneravano e non aveva mai avuto neanche il minimo sentore che il suo Dio fosse falso e bugiardo. Il poeta fiorentino, come se avesse letto nella mente del povero prete, riprese a parlare: «Nel mondo terreno nessuno di noi ha mai pensato neanche all'eventualità dell'esistenza di un altro Dio. Tutti veneravano lo stesso Dio e qualsiasi dubbio riguardo anche solo la sua natura veniva messo a tacere con la paura e la riprovazione sociale. Un Dio falso e bugiar-do ci è stato imposto e nessuno è stato così for-te e coraggioso da opporsi all'opinione comu-ne e captare i numerosi segnali che il vero Dio ci aveva mandato. Rinunciando a indagare il mondo coi nostri occhi, abbiamo preso per cer-to quello che la società ci ha trasmesso, senza accorgerci che così ci precludevamo la via del-la verità e della salvezza.». Dette queste ulti-me parole, il poeta fiorentino fu trasportato lontano dall'incessante bufera che li avvolge-va. Don Francesco era avvilito: aveva dedicato una vita intera a Dio, per lui aveva fatto sacri-fici per poi scoprire che tutto era stato inutile. Voleva salire dagli inferi e, solo per poco, tor-nare vivo per emanciparsi dall'uniformità di idee imposta dalla società, cercando il vero Dio. Chissà, magari sarebbe andato in Paradi-so. Ma ormai era tardi: aveva sbagliato il Dio da venerare e ora era eternamente dannato.
STEFANO SCHMIDT 3G
Ogni anno al Volta si registrano un sacco di mor�
per denutrizione ed è in crescita il numero di
vi�me dell'anoressia. Già, proprio un sacco; questo
perché durante l'intervallo la gente non dispone
mai di abbastanza soldi per potersi salvare la vita
con dei Taralli.
La situazione sta andando di male in peggio... Ma
come fare?
State tranquilli! Dopo avervi salvato la vita da un
catetere, vi salverò la vita con una nuova guida:
Come non morire di fame all'Intervallo.
Tu� mangiano a scuola, anche non durante
l'intervallo, dal prof. Alb... coff coff che manda i
suoi studen� in orario curricolare a comprare i
canestrellini e caffè, alla prof. *** (sì, come nei
Promessi Sposi) che sequestra la pata�ne agli
alunni per poi mangiarsele.
(Nota bene: ques� prof. non esistono. Già, come
Babbo Natale o la Mafia)
INGREDIENTI:
- soldi (non obbligatorio)
- fame
PREPARAZIONE:
Se avete i soldi, probabilmente non vi sarete
neanche pos� il problema. Andate a comprare le
vostre merendine, ciccioni!
Ma comunque ho una guida per voi per mangiare
di più!
Metodo per chi ha i soldi A:
1) Raccogliete tu� insieme i vostri soldi
2) Infilateli in quel buco ver�cale in alto a destra
Come non morire di fame all'Intervallo Renzo Averia
2B presenta
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
N° Morti
N° Morti
Grafico de�o delle Montagne Russe, meglio conosciuto come Grafico Averia-Ballante.
Si possono notare i picchi (in relazione agli anni preceden�) di mor� del 2008 e del 2012 che confermano così il fa-
moso deFo popolare: “Anno Bisesto anno funesto”.
La causa di queste mor� non è ancora stata trovata anche se si pensa alla dras�ca es�nzione di esemplari di Grisbì
al cocco e Kinder Delice.
nella macchineFe (no, non meFeteci le banconote
piegate!)
3) Afferrate il vostro dito e premete quella cosa che
sembra un telefonino sulle macchineFe
4) Prendete la merendina, scartatela e mangiatela
davan� a tuFe le ragazze che si sono messe a dieta
per l'estate (qualcuno vuole un po' di estate?)
Metodo per chi ha i soldi B (O il 2x1):
1) Andate alla macchineFa spaziale in Via
BenedeFo Marcello 2 (si, quella con i pulsan�
enormi a prova di scemo)
2) Superate la fila
3) Selezionate il numero corrispondente ai
tramezzini o ai taralli
4) AspeFate che si blocchi (capita una volta su tre)
5) Non toccate niente e riselezionate lo stesso
prodoFo
6) Alla fine scenderà una merendina e se ne
bloccherà un'altra, ma tranquilli, basta dare una
spallata e tu� si risolve
7) Mangiate il vostro prodoFo e vantatevi con gli
altri del vostro cibo
Se invece siete dei barboni (o semplicemente avete
“dimen�cato il portafoglio a casa”) con�nuate a
leggere, ho altre guide e consigli.
Metodo per chi non ha soldi A:
1) Procuratevi un passamontagna e un coltello
2) Indossate il passamontagna
3) Chiedete gen�lmente al primino di turno di
prestarvi dei soldi (tenendo bene in mostra il
coltello)
4) Nascondete il passamontagna e il coltello e
comprate da mangiare alle macchineFe
Metodo per chi non ha soldi B:
1) Alla ma�na presto, prima di andare a scuola
accendete il computer
2) Controllate su Facebook i compleanni e cercate
uno della scuola
3) All'intervallo recatevi nella sua classe con un
sorriso e fingete di essere dei compagni d'asilo del
festeggiato
4) Tagliate una feFa di torta e scappate con il
malloppo in un luogo sicuro
Metodo per chi non ha i soldi C:
1) Camminate in una zona affollata della scuola,
possibilmente vicino ad una macchineFa
2) Iniziate a camminare a zig-zag
3) Accasciatevi violentemente a terra implorando
aiuto e dicendo di avere un calo di zuccheri
4) Appena una merendina vi si poserà sopra
alzatevi e correte per il corridoio urlando
saltellando: “Miracolo, Dio benedica i Kinder
Bueno!”
Metodo per chi non ha soldi D:
1) Leggete i fume� che trovate da qualche parte in
questo numero
2) Recatevi da Lorenzo Miano in 4H e
complimentatevi con lui, dicendo che diventerà un
famoso fume�sta e che i suoi fume� sono geniali
3) Chiedete gen�lmente con gli occhi dolci un
pezzo della feFa di torta che avrà in mano (Miano
ha sempre delle torte)
Metodo per chi non ha soldi E:
Provate a risolvere i giochi nelle ul�me pagine del
GiornaloFo!
Se usando queste tecniche non avete ancora
mangiato, abbracciate una macchineFa, non sia
mai che vi regali qualche merendina per questo
gesto d'affeFo…
“Meno male che c'era la mia Fiesta!”
(Andrea Bocelli)
» Theresianer
Birra rossa, come il sangue del salasso che ho subito per comprala (4,50€ x 0,4l). L’ho ordinata in un postaccio buio e malfamato dalle par di Piazzale Susa. Per intenderci al bar che fa chupi a 1,50€ ( a me li farà a 1€ per la pubblicità occulta che sto facendo con questa recensione). Non amo le birre rosse; che dire, era decente. Ma devo scrivere di più se no mi pagano poco: dopo aver sollevato il bicchiere, lo avvicinai alle labbra e, lentamente, molto lentamente, iniziai a gustarla. In seguito al conta.o fra il liquido e le mie papille gusta ve avver i un sapore dolciastro e vagamente fru.ato. Rifle.endoci dopo a mente fredda (ovvero bevendo altra birra in altri pos malfama ) credo che fosse stata fa.a dai baris cinesi con scar di pere fermentate e mercurio (nessuno ignora l’amore del popolo cinese per questo metallo) e spacciata per Theresianer. Che dite, ho scri.o abbastanza? Riuscirò a guadagnarmi quanto basta per un'altra sbronza? Non lo so, comunque era poco corposa, con schiuma poco persistente. Ma che significa “persistente”? sto usando parole a caso … Vabbè, alla fine non sapevo il tasso alcolico, quindi ho dovuto dedurlo con complessi calcoli astronomico – biochimici. Dopo un’a.enta analisi in cui centravano la quan tà delle mie urine, il calore specifico dell’alluminio, l’orbita di Mercurio a.orno al sole e la posizione di Venere durante l’aperielio rispe.o a una qualunque delle lune di Giove, credo che fosse il 5% Forse è meglio farsi uno o più chupitos.
» Mc Callum’s Stout
Ho bevuto quest’oAma birra, che dà il meglio di sé alla spina, in una pra ca boAglia da 0,5l. Per chi fosse interessato a provarla, e a supportare la causa comunista, vi dico che l’ho presa alla Coop. Buona, corposa ma meno di una Guinnes. Densa. Liquida. Ontologica. In fondo è più o meno come la Krusovice, che, se non la avete provata, non saprete com’è fino alla prossima recensione. Che è qui so.o.
» Krusovice
Birra nera. Ha un fantas co retrogusto di fumo e caffè. Ma solo per i primi sorsi, poi, non so perché, passa. È normalissimo che al primo sorso torni il ricordo di lunghe noA passate in una sconfinata steppa siberiana gelata, so.o un cielo cupo, con un cane da sli.a come unico compagno di viaggio. È normalissimo anche se non avete mai vissuto niente del genere … La schiuma è così densa e abbondante che potrete farne simpatriche palle di neve da lanciare ai vostri compagni di bevute. Tasso alcolico sui 4,5. Amara e, potete non credermi, si abbina da dio con gorgonzola spalmato su pane caldo.
» Bohemian Imported
L’Orrore… l’Orrore… c’è, in alcuni individui, una strana forza, che li spinge a cercare esperienze estreme. Sfidare la morte per sen rsi vivo, si, io sono uno di quelli. È così che ho scoperto questa liquida mostruosità. Mi chiedo se sia fisicamente possibile che la birra si trasformi in aceto; forse un intervento del Diavolo stesso può. Era acida, una birra acida!?! La spiegazione forse deriva dalla sua nefasta provenienza: in un oscura camera della sede del mio gruppo scout (lo amme.o, non sono solo un ubriacone, ma anche uno scout), situata negli scan na di una chiesa sconsacrata usata come luogo di culto da una se.a di satanis (persone bravissime, ad ogni modo), la boAglia malefica giaceva in a.esa, dormendo il suo sonno senza sogni. Prima che subentrassero il delirio e le allucinazioni, che devono essere effeA ordinari di questa birra, mi sono pure accorto che era calda e sgasata. Sull’e che.a non c’era il tasso alcolico, ma c’erano alcune maledizioni che ho riconosciuto come opera di un rabbino di Praga dedito alla magia nera vissuto nel XVIII secolo. Comunque ho già provveduto a purificare e distruggere la boAglia.
Gianfranco Di Lorenzo 4F (Birre bevute da Daniele Florean 4F)
Tu�o ebbe inizio nell’o�obre scorso, quando alla sorella
venne in mente la terribile, quanto malsana, idea di
prendere e occuparsi di un animale domes�co, cioè la
povera e disgraziata creatura, che in futuro avrebbe
pregato Dio di passare a miglior vita il più rapidamente
possibile.
La sorella chiese alla madre una creatura di genere
bes�ale, quadrupede, peloso, che abbaiasse o che
miagolasse.
La madre le rispose con un calmo e civile “COL
CAVOLO”.
Ebbe inizio una grande ba�aglia composta di: sfuriate,
minacce di violenza da parte della madre, da rica)
assurdi dalla sorella e da una grande ro�ura di palle per
me durante la sera.
Tu�o questo marasma terminò dopo tre se)mane con
la vi�oria della sorella, però a pa�o che la creatura non
fosse né mammifero né quadrupede, ma al contrario
pinnata, cioè un pesce. Nonostante leggermente delusa,
la sorella ste�e alle condizioni della madre e il giorno
seguente andò a comprare la creatura pinnata.
Dopo l’acquisto la sorella riempì subito la boccia,
giurando solennemente alla madre di nutrire e amare i
pesci e anche di pulire la boccia dalla merda.
Amme�o pubblicamente che avevo fa�o una
scommessa, cioè avevo scommesso che i pesci
sarebbero crepa� dopo appena due se)mane.
Miracolosamente i pesci sopravvissero e confesso che la
sorella era piu�osto brava a prendersi cura di loro, però
era brava fino a quando se ne ricordò, infa), lei
con�nuò a pulire la boccia ogni volta che occorreva, ma
durante dicembre lei smise di farlo. Ancora oggi, quando
studio o faccio i compi�, appena giro lo sguardo verso la
boccia, vedo galleggiare auten�che file di escremen�
lunghe dai tre ai cinque cen�metri mentre l’acqua della
boccia assume un colore par�colare a tal punto da farmi
le�eralmente schifo.
Sfortunatamente questa è solo la fase uno del
problema, infa), anche se non sembra, l’acqua dai
contenu� misteriosi e rivoltan� emana un fetore
tremendamente letale se non molto pericoloso a livello
ecologico per l’ambiente circostante. A causa di ciò, ogni
volta che avverto la presenza di quel tanfo assassino,
devo me�ermi la maglie�a davan� al naso e, se
possibile, tra�enere il respiro il più a lungo possibile.
Non so più da quan� giorni prego Dio che quel pesce
vada all’inferno.
Il mancato lavaggio della boccia, e anche tu�e le
conseguenze che esso comporta, mi sta arrecando
problemi di natura psicologica:
Una volta sono stato preso dai miei genitori mentre
scagliavo contro la creatura marina insul� di ogni genere
e provenienza;
In un altro episodio, invece la sorella mi ha beccato
mentre scrivevo una lista di piani su come sbarazzarmi
di quel dannato pesce. Nella lista erano menzionate
idee come: comprare un ga�o e trasformare l’acquario
in un sushi bar in modo da poter nutrire il felino,
invitare degli amici e fare una grigliata di pesce,
venderlo in un’osteria etc. Insomma a causa di quella
malede�a creatura ora ho problemi mentali e mi
vengono in mente idee da pazzo maniaco, e ora temo
seriamente che, se con�nuo così, andrò a finire in un
manicomio.
Le Cronache della Sorella
Il Caso del Pesce
Fratello disperato
Questo testo voleva essere la recensione di un film,
poi si è trasformato in uno pseudo-racconto con
recensione; è però anche l’esternazione di sensazioni
che, sono sicuro, a mol� sembreranno esagerate e
che mi faranno passare come un fana�co. Spero però
piaccia a coloro che magari con me condividono
questa passione.
In sala c’è brusio; l’ul�mo trailer proie�ato ha riscosso molto successo tra il pubblico che ora lo sta commentando so�o le luci semispente. Il buio cala completamente in sala e l’a�enzione degli spe�atori si focalizza sul grande schermo nero in cui compare, a�esa, una scri�a turchese: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…”
La scri�a dura pochi secondi ma bastano al mio cuore per iniziare a ba�ere forte mentre nella mia testa si affannano tan� pensieri. 13 anni. Sono passa� 13 anni da quel fa�dico giorno di se�embre di cui purtroppo non ricordo più nulla. Avevo tre anni e i miei genitori mi portarono a
vedere al cinema Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma. Non ricordo se avessi già visto la Trilogia Originale in TV, su quelle vecchie VHS che tu2 hanno dimen�cato. Tu�avia, quel film mi colpì profondamente. Dico spesso che è colpa dell’aver visto quel film a tre anni se sono diventato un fanat un fedelissimo fan come lo sono ora. Non so bene cosa fu a colpirmi in de�aglio: fu probabilmente il film nel suo complesso, l’adrenalinico susseguirsi di vicende, la presenza di un protagonista bambino e di una regina ragazzina, la Forza, le spade laser, le navi spaziali… Sorrido allo schermo e penso proprio che sarebbe bello avere uno specchio per vedermi: occhialini 3D sugli occhi e un sorriso ebete sul volto. Forse scende qualche lacrima quando l’iconico tema musicale di John Williams irrompe con forza nella piccola sala del cinema. Il �tolo del film in quell’ormai celebre cara�ere giallo compare davan� al cielo stellato. La scri�a indietreggia mentre il testo inclinato avanza. Scene che hanno segnato diverse generazioni e che hanno segnato anche me. Mi sembra la prima volta. Una sensazione di gioia monta nel mio cuore mentre leggo quel testo che conosco quasi a memoria… Sono estasiato, ma non solo dalla conversione 3D, quanto dal fa�o di vedere quel film sul grande schermo e non sul televisore di casa. Il film procede senza intoppi, se non fosse per i commen� di un bimbo che vuol fare il saputello qualche fila dietro; cerco comunque di guardarlo con occhi diversi, cercando di pensare cosa abbia provato un fan della prima trilogia nel vedere La Minaccia Fantasma. È ovvio che non piacque: ci sono più intrighi poli�ci e meno ba�aglie spaziali, c’è Jar Jar, una sceneggiatura macchinosa e… Non voglio però scrivervi cosa non piacque. Per me però è sempre Star Wars quindi è bello ed io con�nuo ad apprezzare questo film, non ritenendolo però uno dei migliori della saga.
Il ritorno della minaccia fantaSma
L’incupimento dei toni, le simbologie che collegano la poli�ca con la corruzione e il male, quell’aria orientale sono i pun� a favore del film in sé. Per quanto riguarda questa sua nuova veste, la conversione in 3D è o2ma, i piani medi sono quelli che risultano meglio e si capisce come questo fa�o della conversione non sia stato (solo) un’operazione di marke�ng, ma una cosa voluta dire�amente da Lucas fin dal 2003. La resa infa2 è naturalissima, c’è una maggior profondità di campo e mancano, fortunatamente, trucche2 come ogge2 che escono dallo schermo. Ormai siamo a metà del film e nuovamente mi sento sorpreso vedendo la corsa degli sgusci nel deserto di Tatooine… In poche parole: è una figata assurda! Il 3D rende al massimo in ques� minu� in cui con�nuo a sperare che Anakin riesca a vincere quella dannata corsa. Siamo ormai verso la fine del film ed infuriano ba�aglie sui campi di Naboo, nei suoi cieli e nel suo palazzo. Cerco di tornare a guardare il duello tra i due cavalieri Jedi e il misterioso Sith dalla spada a doppia lama e dal volto tatuato pensando di essere un vecchio fan che nel ’99 vedeva il film. Guardare per la prima volta uno scontro non più lento, cerebrale ma un comba2mento più che veloce con schivate, mosse di ar� marziali, sal� e capovolte sarà stato per i vecchi fan una cosa molto più che spe�acolare. Ma ora il film è finito, John Williams con la sua musica torna prepotentemente in sala mentre le luci si riaccendono pian piano. Gli spe�atori si alzano e si tolgono gli occhialini per il 3D, iniziano a prendere le giacche e a uscire. Resterei lì per tu�a la durata dei �toli di coda ma inizio ad avere fame. Mi alzo con lentezza e col solito sorriso ebete sul volto. Mi s�racchio e tolgo gli occhialini ed estremamente soddisfa�o me ne torno a casa… Da vedere perché:
- È Star Wars!
- È in un 3D decente che calza bene al film.
- Comba2men� ultra-fighi e corse spe�acolari
Da non vedere se: - Non amate Star Wars
Giorggggio BBBBondì 3HHHH
Pitura Freska – Pin Floi (album ignoto, forse
“ossigeno”)
15 luglio 1989. Venezia. Migliaia di giovani e non, quasi 200.000 si riversano nella ci�à per il concerto AGGRATIS dei Pink Floyd, alles)to su uno za�erone ancorato davan) a piazza san Marco… siamo in Italia, checché sostengano Bossi e compagnia a riguardo, e l’evento sfugge totalmente alla ges)one delle autorità, senza inciden) ma lasciandosi dietro un po’ di immondizia in piazza… e questa bellissima canzone dei Pitura Freska, gruppo reggae veneto un po’ demenziale e un po’ serio. Vecchio purtroppo non esistono più, si sono sciol). Il testo è in mezzo veneto, ma si capisce, e il pesante accento rende il tu�o molto piu simpa)co&divertente. Vi trascrivo il climax della canzone. "Siete qui per i Pin Floi?" Risposta: "Hi hi, hu hu, ho
ho, ha ha, he he" "Ritenete gius� concer� di queste dimensioni proprio a Venessia?"
"No parche' l'e' na cita' tropo picola
pero l'e' a gra�s. Vuito du �ri?"
"Grassie." RotFront – Revolu�on Disco (da “Emigrantski
republik”)
Ques) ragazzi sono una sfida seria. Ma seria forte. Riuscite a immaginarvi della musica balcanico/russa suonata in levare, )po ska? Non è troppo difficile, credo… ora aggiungeteci un po’ di ele�ronica e i tes) in inglese, con pezzi rap in tedesco. È come ascoltare del gulasch accompagnato da una zuppa di cavoli fumando marijuana e bevendo birra chiara. È fichissimo. Liberi di non crederci ma dovete provarlo. Conviene ascoltare (le trovate tu�e su
Youtube) oltre alla canzone sopra indicata anche “emigrantski ragamuffin” e “sovietoblaster”, che immagino sia un ghe�oblaster ancora più grosso di fabbricazione sovie)ca… magari con una stella rossa. Che spara proieEli calibro 7.65. Kalashnikov – Pravda the Overdriver (album
ignoto… lo svantaggio di recensire ‘ste canzoni da
youtube. Forse “Roman�c songs of dissidence”)
Non è punk. Non è power metal. Ma che diavolo è? Mi serve un nome. Solo per loro, signori, invento l’Epic melodic distorted Punk. Chitarre, tas)ere, buona melodia, ba�eria incalzante, tes) eccezionali. Sono italiani, e cantano in italiano, e ci sta bene. Sono stupito, la nostra lingua è abbastanza so�ovalutata per questo genere di canzoni… o io sono abituato male e associo “buona musica italiana” a “cantautori di anta anni fa”. Ritornando sul seminato, non ho capito di che parli questa canzone… ma mi ha lasciato una bellissima immagine poe)ca: “No�e. Fuoco in un bidone di metallo. Scalo ferroviario merci di qualche posto. Sullo sfondo una ci�à di etro e luci molto cyberpunk… e a�orno al fuoco, dei lupi mannari, in forma umana ma sono lupi mannari, ves)) con giacche di pelle o jeans, anfibi, borchie e ferramenta varia, che bevono birre scaden) da laEna. A un certo punto, sentono qualcosa, nel vento, lo fiutano… prima si alza una ragazza, la capobranco, ovvero Pravda, e poi tuE ge�ano le birre finite nel fuoco, si me�ono a correre e saltano su un treno che li porterà alle montagne, mentre alle loro spalle al ci�à esplode in un grande incendio.” Fico no?
The B-Sides
la musica NON per i deboli di orecchie e di
stomaco o per gente priva di sense of
humor.
Gli Atroci – Metallo o morte (2009)
E vai con la recensione di un intero CD. Nello scorso numero avevo de�o che i Rhapsody sono il più noto gruppo metal italiano in lingua inglese. Doverosa precisazione, visto che Gli Atroci sono molto meglio, molto più noto sopra�u�o molto più simpa)ci… e cantano in italiano. Abbiamo temuto molto per la morte recen)ssima del bassista, l’ Orrendo Maniscalco (pace all’anima sua), che avrebbe potuto portarli allo scioglimento. Ciò non è avvenuto. Per fortuna. Ma parliamo di Metallo o Morte. Per ascoltarlo dovete 1) essere metallari o quantomeno apprezzare il genere e 2) possedere un’ingente quan)tà di autoironia. Se no non riuscirete ad ascoltare masterpieces quali “acciaio e salsiccia” o “rivolta metallara totale”. La prima
traccia, “Il drago infuocato nel bosco incantato”, è un’eccezionale, epica presa per il culo di tuE gli stereo)pi del power metal. “morte alla techno” è il mio inno personale. “pennellen”, perfe�a per tuE gli aman) dei Rammstein, cantata in un simil-tedesco alla Sturmtruppen. Forse so�otono rispe�o alle altre 20 tracce, “sfinterator” e “radiazioni”. Abbastanza scaden). Si in totale sono 22 tracce, ma non tu�e sono canzoni… Gli Atroci spesso fanno precedere una canzone da un breve intermezzo recitato. Vi ho de�o che è metal demenziale? No, fa nulla lo faccio ora. Avete amato gli skiantos? Amerete anche loro… e viceversa. Ul)ma nota: Musicalmente, coi controcazzi. Provate a non ascoltare i tes), e ve ne accorgerete.
Daniele Florean 4F
PAROLE CROCIATE BIFRONTALI*
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Orizzontali
1. Persona priva di poteri magici - 7. American Airlines - 9. Sorella e moglie di Zeus - 10. Becco adunco
dei rapaci - 12. Vive sotto il Big Ben - 14. Logaritmo Naturale - 15. Se la “G” fosse un prodotto Apple - 16. ... lux et lux facta est (rev.) - 18. Era... lungo il Tamigi (rev.) - 19. “Codice fiscale” di sfinire - 20. For-
ma più antica dalla quale si ritiene risalga una parola (rev.) - 22. Il successore di Tutankhamon - 23. L’ingegner Dedalo ne costruì la prigione (rev.).
Verticali
1. Celebre esclamazione di Shorty - 2.
Piccolo Pokémon coperto interamente da
un’armatura di colore grigio - 3. Il... co-
gnome dei “Ray” - 4. “Grazie” dove sorge il sole - 5. La valle delle mele - 6. Messo
al tappeto (rev.) - 7. Modo di comportarsi
(rev.) - 8. Azienda Ospedaliera - 11. Ve-
loce oltre Manica (rev.) - 13. Per Elizabeth
è “already” - 17. Il miglior amico di Bender
- 18. Il più grande uccello australiano - 20.
Origine... dell’origine - 21. Est-Ovest.
*Dove la definizione termina con l’indicazione “(rev.)” la parola è scritta in senso inverso.
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I GIOCHI DEL GIORNALOTTO
Edoardo Centolani 3H
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���
Risparmiate l'acqua, fate la
doccia con un amico.
–Mae West
Fare l’amore allunga la vita. Ora vieni qui e rendimi immortale.
«Fai uscire di qui ancora qualcosa di mio e i
tuoi figli saranno i tuoi compagni di classe.»
–Mauro Albera commenta con Agalbato
la bacheca del Giornalotto
Tu durante le mie ore provi le stesse
emozioni che può avere un topo davanti a
un pezzo di marmo. Non può neanche
mangiarlo.
«M
i sem
bra
di a
vere
a che
fare
con
un
a g
en
era
zion
e d
i zom
bie
»
Nessun uomo dovrebbe sposarsi fino a che non ha studiato anatomia e sezionato almeno una donna.
–Honoré de Balzac Can February March? No, but April May!
«Il Bello è sem
pre bizzarro
.»
–Charles Baudelaire
Scusate, avevo le
mani bagnate.
Ho
stato io
ad an
nu
llare il gol a
Man
taro! N
on
son
o fato
app
osto
!
–Z
io M
ike
08
/02
Au
gu
ri C
arl
o!
«...Un ritorno al Petrarca, ma
senza attributi, un Petrarca
metaforicamente evirato...»
–Prof Romanò
Tra romani:
–Ti piace la mia armatura?
–Sì, bella…
–LORICAmata io stesso! Il coro spacca!
I moroni
Langoni � Figo
Concordo Mapperfavore!
–Sei contento di questo sciopero?
–A ‘facc ‘ro
cazz!
FREE S
CH
ETT
INO
! –È Shakespeare, è una parafrasi. –Ecco perché non capivo nulla!
Testa sul testo affinché il testo sia nella testa –Prof Caputo
PIAZZA TI AMIAMO <3
Dankeschön!
di
“S.P.Q.R.: SONO PADANO
QUINDI RUTTO”
–Il Senatùr sul celebre acronimo
«Anche i diavoli sono sottoposti a Dio,
non vivono nella Libera Repubblica di
Satania Indipendente» –Prof Pocchetto
The difference betwe
en the
USA and a yogurt is
that
after 200 years a yo
gurt
generates a culture.
“Se organizzi quattro eventi mondiali in un anno
certo che te lo pigli al cxxlo, sei un coglixxe.”
–Deca su Olimpiadi di Roma
MINKIA GUADDI! Tua drema!
L’ho fatta io!
GIADA [h:22:51]
E io chi sono, il figlio della serva? AGA [h:22:42]
Noblesse oblige
I numeri non son
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fondamentali per
la
matematica. (Ludw
ig
Wittgenstein)
Saggio è chi sa di non sapere. La
filosofia del voltiano medio.
Più
inte
lligen
za
avra
i, p
iù s
offrira
i. [
Sch
openhau
er ]
–Un suicida nella religione cristiana
non va nemmeno in chiesa. –E certo, è morto.
“Un teschio con le labbra. No! Una testa decappottata!” –Follia traducendo durante inglese
Ma
scu
si pro
f, alla
fine
pe
r
Le
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ard
i biso
gn
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e vive
re
allo
stato
bra
do
!
Io odio le mimose. Sono puzzolenti e
gialle. Come i cinesi.
Dante e’ devasdante! La pessimaaaa! Datti fuoco!
Le vignette okay, ma
Miano è davvero un
personaggio improbabile.
R. I. P. Germano Mosconi
Ora vai e insegna agli angeli
a bestemmiare.
Co
ro
pu
zz
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W o
rc
hestr
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Kev
in P
rin
ce!
Free Misseri (lo zio d’Italia)
5 minuti… 2 minuti… 10 secondi… GIÙ LE PÉNNE! –Prof Romagnoli
Ciao (: E.
Saba unico
DIO
In p
rin
cip
io e
ra
la
ra
na
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se
co
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mit
–P
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f C
oz
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I don’t like
drugs
but
drugs like
me!
(Marilyn M
anson)
Ho
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nic
o. V
og
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(Cit. M
ike M
isseri)
Gran
de p
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ce a
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chi o
limpi
ci d
i let
tere
.
Sex is like pizza.
When it’s good, it’s really good.
When it’s bad, it’s still pretty good.
Why six is afraid of seven? Because seven ate nine! It isn't. Six and seven are numbers, and cannot
feel emotions such as fear.
Lo sapevate che fino a qualche anno fa, durante i
battesimi, il padrino doveva giurare di
“rinunciare a Satana e le sue pompe”? –P.f.
Qualcuno mi spiega cosa sarebbero
queste “pompe di Satana”?
Pompo nelle casse!
Son
o co
ntra
rio a
i rap
porti
prim
a
del m
atrim
onio
, fan
no a
rriv
are
tard
i alla
cer
imon
ia.
Di tutte le perversioni sessuali,
la castità è la più strana.
Briganta
ggio
di passo
Daniele Florean 4F
Assalto a una nave
di Sua Maestà
Giorgio Bondì 3H
Corruzione
con soldi
del Monopo
li
Amalia Cas
toldi 1F
La Propaganda Il Ciclostile
Il Boja Mauro Albera
La Pula La signora delle fotocopie
se trovati, prego rivolgersi a
Ricercati vivi o morti (ma meglio morti)
per i seguenti crimini
Stalking v
ia
Chatroulett
e
Robert Ballante 3A
Associazione a delinquere,
spaccio di Giornalotti e
sfruttamento di redattori minorenni
Alessandro Luciano 3G
Eresia di
ffusa
e recidiv
a
Filippo
Agalbato
5C
Papponaggio
acuto e maldestro
Leonardo de Castro 3G
Aver sparso la pest
ilenza con
untumi unguenti e a
ltri malefizi
Giada Carioti 3E
Violenza sessuale su
oggetti inermi
Andrea Piazza 1F
Tentat
ivo di
golpe
fallit
o
Federi
co Lom
bardi
4G
Aver sputato e p
isciato
sulle Croce d’oro
Alessandro de
Gennaro 4C
Furto di biciclette a
mano armata
Stefano Schmidt 3G
Plagio multiplo
e mal riuscito
Lorenzo Miano 4H Luoghi osceni in atti pubblici Renzo Averia 2B
Rapimento di orfani e richiesta
di riscatto ai genitori
Agnese Anzani 3F