Post on 11-Nov-2018
Autismo oggi Grave disturbo del comportamento causato da problemi di neurosviluppo che, alterando nei
primi mesi di vita la capacità di mettersi in relazione con gli altri, provocano drammatici effetti cognitivi, affettivi e comportamentali
È una forma di sviluppo atipica
Discriminante sullo sviluppo è:
• l'intervento precoce, che permette una più adeguata riorganizzazione
interna percettiva e interattiva in quanto si ha la possibilità di “operare” in
un periodo in cui le strutture encefaliche sono ancora in fase di
maturazione.
• L’intensità del trattamento. Non è una mera dimensione temporale, ma
si riferisce all’esigenza di un’adeguata organizzazione dei tempi, degli
spazi e delle attività del bambino nei suoi ambiti di vita.
• Livello cognitivo. Forse oggi la percentuale del ritardo mentale
nell'autismo è scesa dal 75% al 30%, grazie alla precocità e al tipo di
interventi. Probabilmente il ritardo in passato era anche dovuto alla
scarsa o inadeguata stimolazione.
Il deficit più importante è quello del
cervello sociale, cioè l'elaborazione
delle informazioni di natura sociale,
delle emozioni e del comportamento
sociale.
Conseguenze nell’autismo
• Alterazione dell’intersoggettività
(riconoscere l’esistenza dell’altro e di
sé come soggetti nell’interazione)
• Alterazioni nell’interazione (atti sociali
fra individui, che si modificano in base
alla risposta dell’altro)
• Alterazioni nella cognizione
L’intersoggettività nei soggetti
con sviluppo tipico
Nei primi mesi di vita è la madre che da
significato ai comportamenti del bambino,
considerandoli come «segnali» del suo stato
di bisogno (ad es: pianto, smorfie,,).
La madre tratta il bambino «come se» fosse
in grado di comunicare intenzionalmente e
così il figlio si rende conto progressivamente
che il suo comportamento ha un valore
comunicativo che può influenzare gli altri.
L’intersoggettività nei
soggetti con sviluppo tipico Il bambino legge lo sguardo della madre, il suo tono di voce, i suoi gesti, capisce le sue intenzioni e il messaggio che gli sta inviando (di incoraggiamento o di divieto)
E’ l’inizio della Teoria della mente: la
capacità di inferire gli stati mentali degli altri, cioè i loro pensieri, desideri, intenzioni e la capacità di usare tali informazioni per interpretarne i discorsi e i comportamenti, prevedendo ciò che faranno in seguito.
Alterazioni dell’intersoggettività
• Sono poco interessati agli stimoli sociali (sguardo, espressioni…)
• Carenze nel condividere l’attenzione (viso della madre, giochi presentati,..)
• Assenza di imitazione
• Gioco simbolico e funzionale assente
• Profonda alterazione nella capacità di leggere le espressioni emotive sul volto dell’adulto.
• le difficoltà sensoriali possono alterare i giochi iniziali madre-bambino.
• Difficoltà a decodificare le intenzioni e i messaggi inviati (parole, gesti,..)
Carenze nella «Teoria della mente»
Alterazioni
dell’intersoggettività
Un ulteriore ambito di ricerca è iniziato negli anni
ottanta con le scoperte dei neuroni-specchio, ossia
neuroni motori che si attivano sia quando una persona
compie un’azione determinata, sia quando vede
un’altra persona fare la stessa azione. Ciò avviene
anche quando la parte finale dell’atto non è esplicita, ad
esempio viene nascosta. Questo permette di dire che i
neuroni-specchio sono in grado di codificare le azioni in
funzione del loro scopo, cioè contemporaneamente all’
azione.
Quali sono le funzioni dei
neuroni specchio?
La principale funzione dei neuroni specchio è la
comprensione dello scopo dell’azione, cioè delle
intenzioni dell’altro.
Quando compiamo un movimento lo programmiamo
diversamente secondo lo scopo che ci proponiamo.
Ci muoviamo diversamente per esempio se vogliamo
prendere una tazza per bere (con la presa del manico
fra pollice e indice) o per sparecchiare (con presa a
mano aperta), se vogliamo raccogliere un sasso per
osservarlo, per farlo saltare sull’acqua o per scagliarlo
in un gesto d’ira ecc.
Lo scopo che vogliamo raggiungere condiziona il tipo
di movimento dal suo inizio alla sua fine.
Neuroni a specchio
Mentre nella «teoria della mente» la definizione di intersoggettività consiste nell’attribuire agli altri intenzioni attraverso rappresentazioni simboliche, quindi un processo di costruzione razionale, la scoperta dei neuroni-specchio dimostra che l’intenzione è «incarnata» nell’azione, sostenendo che vi è un’attivazione di sistemi neuronali del sistema motorio alla base di ciò che noi e gli altri facciamo e sentiamo.
Tale deficit potrebbe spiegare molte caratteristiche del disturbo autistico nell’interpretazione della mente dell’altro e guidare i possibili interventi (imitazione, azioni ripetute).
Neuroni a specchio
«E’ stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni: i risultati mostrano
chiaramente che osservare negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto attiva lo
stesso substrato neurale sotteso alla percezione in prima persona dello stesso tipo
di emozione»
«….come nel caso delle azioni, anche per le emozioni si può parlare di una comprensione
immediata che non presuppone processi cognitivi di tipo inferenziale o associativo….»
L’intersoggettività nei soggetti
con sviluppo atipico
Per un bambino autistico vedere qualcuno
afferrare una tazza è solo per bere. Non
esistono altre intenzioni, come donare,
spostare o lavare. Il mondo delle emozioni e
delle intenzioni altrui è precluso a chi è
colpito da questa sindrome e il ventaglio dei
significati di un gesto è ripiegato in un'unica
interpretazione.
(es. indicare)
alterazioni nella cognizione In molti casi l’autismo è connesso con il ritardo
mentale, ma anche nei casi di autismo con
quoziente intellettivo nella norma ci sono alcune
modalità di pensiero particolarmente differenti.
Il bambino con autismo elabora l’esperienza in modo frammentato, segmentato, senza ricostruire un tutto sensato e coerente.
Il funzionamento percettivo-cognitivo sembra mancare di una capacità di coerenza centrale.
Deficit di coerenza centrale
La caratteristica del normale processo di
elaborazione delle informazioni è quello di
“riunire insieme” le diverse informazioni
e dare priorità alla comprensione del
significato (approccio sintetico).
Nell’autismo si manifesta una importante
difficoltà nelle operazioni di “sintesi” e
integrazione dell’informazione e delle sue
componenti cognitive ed affettive.
SINTOMI SENSORIALI Probabilmente dovuti a difficoltà nelle
afferenze sensoriali o alla loro integrazione a
livello del SNC.
Possono interessare tutte le sensibilità:
•TATTILE
•VISIVA
•OLFATTIVA
•GUSTATIVA
•UDITIVA
•PROPRIOCETTIVA
alterazioni nella cognizione
Il bambino con autismo trova rilevanti difficoltà nelle cosiddette funzioni esecutive, cioè le abilità che risultano determinanti nell’organizzazione e nella pianificazione dei comportamenti di risoluzione dei problemi.
• Impulsività: incapacità di inibire risposte inappropriate
• Iperselettività: incapacità di cogliere il tutto senza rimanere ancorato al particolare
• Perseverazione: incapacità di ridirezionare in maniera flessibile l’attenzione
alterazioni nella cognizione
• Restare legati al dato concreto, poca capacità di
astrazione
• Pensare per immagini più che per concetti
• Pianificazione
• Flessibilità cognitiva (prove ed errori)
• Inibizione a stimoli non significativi
• Memoria di lavoro
• Generazione di nuove idee
• Monitoraggio dell’azione (procedere per prove ed
errori)
• Interpretare intenzioni e desideri altrui
alterazioni nella cognizione
Hilde De Clerq, madre di un bambino autistico, racconta nel suo libro Il
labirinto dei dettagli (2006), come suo figlio si fidasse solo delle donne bionde
con la coda, come la madre, o come salutasse il nonno solo se viaggiava
nella macchina verde o come, adorando il gelato, lo mangiasse solo se il
pistacchio era in fondo, l’arancia in mezzo e la fragola in cima.
Interventi possibili
• Intervento precoce: per permettere al bambino di sperimentare esperienze che lo aiutino ad attivare i processi mentali che dipendono dall’interazione e per elaborare le esperienze sociali
• Interventi per gli adulti di riferimento e la famiglia
• Intervento per l’acquisizione di competenze specifiche sia per il bambino che per l’adulto al fine di attivare l’intersoggetività e la reciprocità
Modelli evolutivi
• Seguire pattern e sequenze di apprendimenti in rapporto all’età mentale del soggetto
• Determinate abilità evolutive sono requisito indispensabile per gli apprendimenti della fase successiva
• DIR- FLOOR TIME (GREENSPAN)
• DENVER MODEL (ROGERS)
• TEACCH
• PSICOMOTRICITA’
Modelli comportamentali
• Incoraggiare l’ apprendimento
di comportamenti e abilità
adattive
• Proporre curricula indipendenti
dalle tappe di sviluppo normale
• ABA (LOOVAS)
• PARENT TRAINING
• TEACCH
• PECS
Elementi di confronto tra i trattamenti
DIRETTIVI INTERATTIVI
Elementi di confronto tra i
trattamenti
Direttivo
La decisione dei contenuti e
dei modi delle attività è
totalmente dell'operatore
che dirige il lavoro, senza
indulgere a richieste o
interessi della persona con
cui lavora, tranne che ricerca
di ricompense che possano
funzionare da rinforzo.
Interattivo
• Considera importante
l'attenzione verso gli
interessi del bambino, le
attività pur essendo utili per
lo sviluppo e
l'apprendimento, usano
oggetti o compiono azioni
che vengono scelte dal
bambino.
• Maggiore generalizzazione e
maggiore mantenimento
ATTUALMENTE SI RITIENE CHE
NON ESISTA IL “TRATTAMENTO”
CHE RISPONDA ALLA
COMPLESSITÀ DELL’AUTISMO
LA PERVASIVITÀ DEL DISTURBO, LA
MOLTEPLICITÀ DEI QUADRI CLINICI
E LA CRONICITÀ RICHIEDONO
L’INTERAZIONE DEI VARI MODELLI
DI INTERVENTO
• In particolare, nel considerare i diversi trattamenti, bisogna evitare generalizzazioni pericolose e verità assolute.
• Ogni tipo di trattamento può funzionare con successo per uno degli aspetti deficitari in un soggetto ma può non essere operativo su altre disfunzionalità presenti.
• Inoltre un trattamento può rivelarsi molto utile in una determinata fase dello sviluppo,
ma non in un’altra.
DENVER
• I bambini con autismo hanno una mente,
opinioni, preferenze e sentimenti, che non
sanno esprimere
• Possono diventare comunicatori
intenzionali.
• Il gioco è uno dei mezzi più potenti di
apprendimento cognitivo e sociale
• Si parte da stimoli motivanti per il bambino
per sviluppare l’imitazione, la reciprocità e
la comunicazione interpersonale
DENVER
L’autismo è un disturbo complesso che
colpisce praticamente tutte le aree del
funzionamento dell’individuo quindi è
necessaria una collaborazione
interdisciplinare.
PSICOMOTRICITA’
È una pratica evolutiva e di aiuto
attraverso la relazione che usa il
corpo e il gioco come strumenti
privilegiati.
Si basa sulla considerazione della
persona in modo «globale», cioè
come integrazione fra motricità e
attività psichica (affettiva e cognitiva)
PSICOMOTRICITA’
Si propone di facilitare nel bambino:
• la percezione e la conoscenza di sé come persona,
• consapevolezza dell’altro e delle emozioni che sottendono i vari comportamenti,
• conoscenza delle leggi emozionali e sociali che regolano i rapporti interpersonali.
PSICOMOTRICITA’ • Contatto di sguardo
• Uso del proprio corpo
• Uso del corpo dell’altro
• Uso degli oggetti
• Attenzione condivisa
• Imitazione
• Gioco simbolico
• Rispetto del turno
• Tempi attentivi
• Espressione dell’emozione attraverso il
corpo
Non ha la consapevolezza né dei propri sentimenti né di quelli degli altri, ha delle percezioni sensoriali alterate, prova frustrazione in quanto non riesce a comunicare e l’aggressività diventa il suo modo di comunicare.
Dare al bambino dei mezzi alternativi e accettabili per comunicare
TEACCH
Buona parte dei comportamenti
problema, come l’aggressività, le fughe,
problemi di alimentazione e sonno,
stereotipie, nascono dalla confusione
che l’ambiente presenta per il bambino
autistico, dalla eccesiva difficoltà delle
richieste e dalla mancanza di abilità
sociali.
TEACCH
Sviluppato dal dott. Eric Schopler negli
anni'70. Tale approccio si fonda in gran
parte su un apprendimento di tipo
visivo attraverso l'uso di simboli e/o
fotografie e schede visive delle attività
proposte.
Prevede un ambiente molto strutturato
con aree ben definite e separate.
TEACCH
L’ambiente si deve strutturare in modo da
rendersi adatto all’apprendimento del
bambino, permettendogli di utilizzare le
sue caratteristiche di memoria meccanica,
ripetitività, adesione a routines, abilità
visive, apprendimento visivo.
• Organizzazione spazi e tempi
• Programma e pianificazione della
giornata
• Suggerimenti visivi
ABA Applied Behavior Analysis
Tutte le abilità che il bambino non manifesta, vengono scomposte in una serie di prestazioni più semplici.
Ogni singola prestazione viene insegnata presentando uno stimolo o istruzione e, talvolta fornendo dei suggerimenti (come una guida fisica) per stimolare l’azione del bambino
Ogni risposta appropriata è seguita da una contingenza, ovvero un rinforzatore efficace, capace di aumentare la possibilità di risposta del bambino. Le risposte problematiche (come capricci, stereotipie, gesti auto lesivi, e isolamento) sono esplicitamente non rinforzate.
Si esercita il bambino più volte rispetto ad un’ abilità, all’inizio in sessioni di insegnamento predisposte in rapida successione, finché il bambino risponde con prontezza senza bisogno di suggerimenti da parte dell’adulto.
UN INTERVENTO INTEGRATO DEVE
GARANTIRE TRE AREE
• INTERVENTI DIRETTI SUL BAMBINO
• INTERVENTI RIVOLTI ALLA FAMIGLIA
(essendo un disturbo della relazione bisogna
curare molto la relazione coi genitori e coi fratelli,
perché per le loro difficoltà i bambini con autismo
non riescono ad usufruire delle risorse della
relazione genitore-bambino, che aiuta a formare la
mente).
• INTERVENTI RIVOLTI ALLE STRUTTURE
EDUCATIVE
Principi della presa in carico
Reciprocità: partire dal comportamento del bambino per costruire degli scambi motivanti e basati sull’alternanza del turno.
Intenzionalità: dare al comportamento del bambino un valore comunicativo per fargli sperimentare che le sue azioni influenzano il comportamento altrui
Attivare l’intersoggettività
(modello evolutivo)
• Giochi piacevoli per catturare
l’attenzione e costruire una relazione.
• Condivisione di un’azione
• Condivisione emotiva
• Scambio, alternanza del turno
• Attenzione congiunta
Acquisizione di competenze
(modello comportamentale)
• Acquisizione e consolidamento di
abilità di scambio tramite rinforzo
• Imitazione
• Comprensione di segnali sociali
(basta, ancora, stop,…)
• Linguaggio tramite immagini
linguaggio
È evidente lo stretto rapporto che
intercorre tra l’interazione sociale e la
comunicazione: nell’autismo, infatti, lo
sviluppo della comunicazione è
caratterizzato da ritardo e/o da specifiche
difficoltà nell’intenzionalità comunicativa
e cioè nella volontà e nella disponibilità di
coinvolgere un altro nei propri interessi e
nei propri stati d’animo e significati.
Dal momento che fino all’età di dodici anni non
usavo il linguaggio per comunicare, vi erano fondati
dubbi per credere che non sarei stata capace di
essere indipendente. Nessuno poteva sapere quanto
io capissi, perché non riuscivo a dire quello che
sapevo e nessuno pensava alla cosa che non
sapevo, a quella connessione mancante da cui tutto
dipende: non comunicavo con le parole non perché
ero incapace di apprendere l’uso del linguaggio, ma
semplicemente perché non sapevo a cosa servisse
parlare. (T. Grandin)
INTENTO COMUNICATIVO
linguaggio
Alcuni bambini autistici non parleranno
mai, sia perchè il livello di
compromissione cognitiva è grave sia
perché specificatamente possono
essere non presenti i requisiti interattivi
per questa forma di apprendimento
linguaggio
Altri invece saranno in grado di emettere suoni e lallazioni
in età molto piccola, ma potranno perdere tali abilità o
comunque non è detto che le produzioni sonore del
bambino evolveranno in linguaggio.
Altri, ancora, potranno acquisire il linguaggio, quasi
sempre in ritardo rispetto ai tempi attesi dello sviluppo
tipico.
Questi ultimi possono comunque utilizzare il linguaggio in
modo poco funzionale alla comunicazione, caratterizzato
da ecolalie e/o stereotipie verbali
linguaggio
È inoltre compromessa la pragmatica
della comunicazione cioè come e per quali
scopi la lingua viene utilizzata : i bambini
autistici infatti ignorano le regole della
conversazione che rendono il linguaggio
uno strumento di condivisione ed
espressione (turni, intonazioni, doppi
sensi, umorismo o sarcasmo e i tutti i casi
in cui l'intenzione comunicativa reale è
diversa da quella apparente)
linguaggio
Anche la comunicazione non verbale
presenta delle anomalie:
Non sono presenti nel repertorio del
bambino gesti deittici (mostrare, dare,
indicare, richieste ritualizzate come il
fare «ciao» se qualcuno esce),
referenziali (gesto del mangiare, “non
c’è più”), dichiarativi.
linguaggio
Non è presente e/o tenuta in
considerazione l’espressione del
volto per indicare sensazioni, anche la
postura è spesso inadeguata
(espressione assente, fatua, di spalle, o
comunque non favorente lo scambio,
l’interazione tra persone).
linguaggio
I bambini con autismo sono molto più attratti dalle immagini che dai messaggi verbali e non verbali, quindi per accedere al linguaggio i trattamenti si basano sull’apprendimento di parole e contenuti verbali attraverso immagini.
• Foto
• Immagini (PECS, AAC)
PECS
È un sistema di comunicazione mediante lo scambio di
immagini. Si propone concretamente al bambino lo
schema dello scambio sociale e dell’intenzione
comunicativa. Si insegna al bambino ad avvicinarsi
ad un'altra persona e a dare la carta-simbolo
(pittogramma) di un oggetto desiderato, in cambio
dell’oggetto. Dal semplice scambio con l’altro, la
comunicazione progredisce gradualmente fino alla
capacità di discriminare tra le immagini
all’apprendimento di nomi, verbi, aggettivi. Sempre con
il supporto di pittogrammi, si passa poi alla capacità di
strutturare semplici frasi.
INTERVENTO EDUCATIVO
“Trovo molto difficile capire le situazioni
sociali e posso superare tale problema
solo se ogni minimo passo, regola e idea
mi vengono scritti e numerati in
sequenza, in una colonna che devo
guardare e riguardare molte volte per
impararla tutta.”
“[….] La vita è sconcertante, una confusa
interazione fra una massa di persone,
fatti, cose e luoghi senza alcun confine.”
(T. Grandin)
STORIE SOCIALI
Uno strumento che aiuta a comprendere il mondo sociale e le sue regole, attraverso brevi racconti scritti accompagnati da immagini, usati per insegnare cosa sta accadendo in una particolare situazione sociale e qual’è il comportamento corretto da adottare. Ogni storia sociale punta sull’esplicitare chi fa cosa, quando e perché nelle diverse situazioni sociali utilizzando un linguaggio molto semplice
Intervento educativo
Generalizzazione alle situazioni di vita quotidiana delle competenze acquisite nei setting riabilitativi: intenzionalità, reciprocità, scambio, espressione, autonomia
Training
di abilità sociali
Andare al bar con altri
Andare al supermercato
Giocare insieme
Training per
l’autonomia
Prendere l’autobus
Muoversi nella città
Uso del denaro
Andare in bicicletta
Lavorare in gruppo Appena acquisite le minime abilità di base
(eseguire un’attività in presenza di
qualcuno, alternanza del turno e tolleranza
alla frustrazione), è risultato utile nella
nostra esperienza, svolgere la terapia in
gruppo, facendo sperimentare loro uno
scambio sociale coi pari e non solo con
l’adulto.
Tale condizione appare utile anche per
stimolare l’imitazione e la condivisione di
attività.
IL RAGAZZO CON AUTISMO A
SCUOLA
•La scuola rappresenta uno spazio privilegiato nel
progresso terapeutico, in quanto oltre a favorire gli
apprendimenti scolastici, permette di trasferire , in un
contesto di incontro e confronto coi coetanei, il lavoro
sull’attenzione condivisa, la capacità di usare simboli,
la comunicazione intenzionale e la modulazione degli
stati emotivi.
•Il contesto scolastico inoltre rappresenta spesso
l’unico ambiente che il bambino divide/condivide coi
pari e diventa quindi un terreno essenziale di
esperienze e di generalizzazione.
IL RAGAZZO CON AUTISMO
A SCUOLA
•L’inserimento dei bambini autistici in una classe è
molto difficile per le caratteristiche stesse della
patologia: difficoltà sociali, di comunicazione, disturbi
sensoriali, interessi rigidi.
•L’interazione sociale nel gruppo per il bambino
autistico non è un comportamento naturale e può
essere fonte di disagio espresso con comportamenti
problema e/o atteggiamenti di ritiro.
IL RAGAZZO CON AUTISMO
A SCUOLA
Problemi di comportamento Oppositività al lavoro, mancato rispetto delle regole della classe,
crisi di collera, aggressività, autolesionismo, comportamento
distruttivo, rituali che disturbano o condizionano il lavoro degli altri
compagni.
L’intervento sui comportamenti problema deve tener conto del fatto
che nella quasi totalità dei casi essi HANNO UN SIGNIFICATO E
UNA FUNZIONE COMUNICATIVA e possono essere determinati
da:
1) Risposte sensoriali anomale a stimoli ambientali.
2) Proposte didattiche non adeguate rispetto al contenuto ( troppo
difficile o troppo facile); alla forma ( istruzione verbale o visiva).
3) Difficoltà ad esprimere propri bisogni e stati d’animo.
IL RAGAZZO CON AUTISMO
A SCUOLA
•Chiedere ad un bambino autistico di
partecipare a tutte le attività proposte alla
classe pensando di fare integrazione è
fondamentalmente sbagliato
•Esistono conoscenze scientifiche e
metodologiche sul trattamento dell’autismo
per la riduzione dei deficit e questo non può
essere ignorato
IL RAGAZZO CON AUTISMO A
SCUOLA Apprendimento
1.Livello cognitivo; capacità attentive; comprensione
comunicazione verbale e non verbale, tolleranza alla
frustrazione.
2.Contenuti in base alle caratteristiche del bambino e alle sue
competenze specifiche.
3.Collaborazione tra insegnanti
4.Sostegno diffuso e aiuto tra compagni (tutoraggio e
sensibilizzazione)
INTERVENTO NELLE SCUOLE
• Formazione insegnanti rispetto alla patologia ma principalmente rispetto alle caratteristiche specifiche di apprendimento del loro alunno attraverso una attenta osservazione dei punti di forza e dei punti di debolezza (stili di apprendimento, interessi, funzione comunicativa dei loro comportamenti, comportamenti problema….)
• Strutturazione dello spazio. Offrire un ambiente semplice e prevedibile aiuta a contrastare il caos interno del soggetto autistico.
• Strutturazione del tempo. Organizzare la giornata con routines chiare e visibili. Nei soggetti autistici la percezione del tempo è spesso alterata e il non poter prevedere o pianificare cosa succederà nel corso del tempo li mette in uno stato di ansia importante
INTERVENTO NELLE SCUOLE
• Definizione dei contenuti da insegnare, Il suo problema principale non è imparare la storia o la geografia, ma trovare un canale per comunicare e condividere, in modo da ridurre comportamenti anomali e sviluppare competenze sociali.
• Costruire relazioni. Creare situazioni strutturate in piccolo gruppo che riducano il caos e il disagio legato a problemi sensoriali (confusione, rumore, troppo movimento) e rendere attivi i compagni nel coinvolgimento del soggetto autistico (attività di tutoring, conoscenza della disabilità in classe,…)
FALSE CREDENZE • Assenza di emozioni
E’ vero che la compromissione delle zone tronco-encefaliche
e dei circuiti limbici può provocare una difficoltà nell’espressione degli
stati emotivi, ma ciò non significa non provare o non sentire emozioni.
Il modo in cui queste emozioni sono manifestate può essere molto
diverso e non sempre comprensibile.
• Mancanza di affettività
La ricerca ha dimostrato che bambini autistici sono capaci di
sviluppare legami di attaccamento.
• Mancanza di socialità
I soggetti con autismo mostrano un grande bisogno di stare
con gli altri, che però deve essere soddisfatto in maniera strutturata e
adeguata. Va sottolineato che l’autismo non può essere «adattato»
alle condizioni della normale socialità; è semmai il mondo che deve
adattarsi a tale modo di essere e rispettarne le singolari caratteristiche