Post on 29-Mar-2016
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Don C ami l l o
P a u r a
w w w . r e n o i r c o m i c s . i t€ 12,90 9 7 8 8 8 6 5 6 7 0 9 1 0
ISBN 978-88-6567-091-0
“Nel paese sale la tensione, tutti sospettano di tutti, la paura dilaga tanto che don Camillo, imitando padre Brown e anticipando le indagini
di Don Matteo, deve trasformarsi in detective.”
Alberto e Carlotta Guareschi
Tra il 1946 e il 1966 Giovannino Guareschi scrisse trecentoquarantasei racconti di quello che amava identificare come Mondo piccolo. Una sorta di cro-naca umana ambientata nella Bassa parmense, sua terra d’origine, dall’immediato dopoguerra agli anni Sessanta.
Questa collana presenta l’adattamento a fumet-ti dei racconti di Guareschi. Nel presente volu-me, sei episodi in ordine cronologico dedicati alla saga di don Camillo e Peppone, e tre relativi al Mondo piccolo.
In questo volume:
PauraCarta cantaLa paura continuaGiallo e rosaIl cerchio si ruppeFurore
Il decimo clandestinoCavalli e donne
Prefazione di Marina Corradi
Della stessa collanaVolume 1: Il capobanda piovuto dal cieloVolume 2: Ritorno all’ovileVolume 3: Passa il “Giro”Volume 4: Sciopero generaleVolume 5: Giulietta e RomeoVolume 6: Il traditore
“ Don Camillo, mi pare che tutti mi guardino con altri occhi, adesso.
Tutti, anche il Brusco.”
“Peppone, ognuno ha paura dell’altro e ognuno, quando parla, è come se sentisse
di doversi sempre difendere.”
a fumetti
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DON CAMILLO a fumetti7. Paura
Sceneggiature: Davide Barzi, Silvia Lombardi, Alessandro MainardiDisegni: Francesco Bonanno, Federico Nardo, Beniamino DelvecchioEditoriali: Davide Barzi, Giorgio Casamatti
Supervisione: Alberto e Carlotta GuareschiLettering: Gioele ChiumentoEditing: Chiara Ferla Lodigiani, Grazia MaloneCura editoriale: Davide BarziArt director: Giovanni FerrarioPublishing manager: Andrea Rivi
CopertinaDisegno: Ennio BufiColore: Lorenzo Lanfranconi
La firma in copertina e il disegno di pagina 1 sono opera di Giovannino Guareschi
Renoir SasCorso Monforte 4520122 MilanoTel 02 76011641Fax 02 76009718info@renoircomics.itwww. renoircomics.it
ISBN 978-88-6567-091-0
© Alberto e Carlotta Guareschi (per il testo)© 2014 - RENOIR Sas
è assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro, così come l’inserimento in circuiti informatici, la trasmissione sotto qualsiasi forma e con qualunque mezzo elettronico, meccanico, attraverso fotocopie, registrazione o altri metodi, senza il permesso scritto dei titolari del copyright.
paura
Sceneggiatura: Davide BarziDisegni: Francesco Bonannoprima pubblicazione del racconto originale: Candido n. 47, 23 novembre 1947
Paura(episodio 43)
Con questo racconto inizia una serrata sequenza di cinque episodi strettamente interconnessi tra loro, denomina-ta “Ciclo della paura”, dove i toni drammatici diventano preponderanti rispetto all’impostazione da commedia di altre puntate. Il periodo rappresentato è quello del pas-saggio tra le prime elezioni politiche della storia italiana dopo la dittatura fascista (quelle del 2 giugno 1946 che proclamarono un’ Assemblea Costituente) e le consulta-zioni del 18 aprile 1948. Nel mese in cui il Candido pub-blica il primo episodio del ciclo, la direzione del PSI pro-pone di dare vita a un “raggruppamento di tutte le forze democratiche per la lotta della sinistra contro la destra”. Si tratta del primo passo in direzione della costituzione del Fronte Democratico Popolare. Guareschi, nel racconto, ironizza sul quotidiano filocomunista Milano Sera, a cui lui stesso aveva collaborato tra il 1945 e il 1946; l’autore fa dire a Peppone che si tratta di un giornale indipenden-te. Gaetano Afeltra, nel 2000, ricorderà così la testata per cui ha ricoperto anche il ruolo di redattore-capo: «Dopo il 25 aprile 1945 il partito comunista e il partito sociali-sta avevano deciso di dar vita a un nuovo quotidiano del pomeriggio, Milano sera, sotto la direzione di Vittorini, Gatto e Bonfantini». Prosegue Afeltra: «Quello che sto per raccontare è un atto di pentimento nel confronto di Guareschi... Il giornale stava per uscire quando Giovanni Mosca venne a dirmi che Guareschi, reduce dal campo di concentramento, stava per arrivare: era disoccupato e sen-za una lira, con moglie e due figli sulle spalle... Guareschi fu regolarmente assunto... La sera di Natale e dell’ultimo dell’anno erano le prime feste che poteva passare in fami-glia, dopo gli anni del Lager. Ebbene, con una crudeltà che può essere spiegata solo da una sfrenata passione giorna-listica, lo strappai alla sua casa mandandolo in giro per le vie di Milano a vedere che aspetto aveva il primo Natale e il primo Capodanno di pace raffrontandolo con quello dell’anno prima nel Lager. Guareschi obbedì e... nel primo Capodanno del dopoguerra, era per le vie di Milano a fare il cronista. Soli a casa, la moglie e i due figli, Alberto e Car-lotta, nata durante la prigionia, che non aveva ancora due anni. E proprio pensando a quella notte sono stato preso da rimorso... Talvolta i giornalisti, per amore di mestiere, possono commettere delle crudeltà». 9
Bah, Lungo, così passia-mo immediatamente dal-la parte del torto. Qui anche il giornale dice che bisogna risponde-re alle provocazioni,
non provocarle.
Qui la faccenda è arrivata al punto massimo.
Si spara contro i compagni, si gettano bombe contro tut-
te le sedi del Partito!
E badate che chi dice queste cose è un giornale indipen-dente, non uno del
nostro Partito!
Troverai forse di meno. Al- l’Unità c’è gente di cultura: fanno della gran filosofia, ma tendono a minimizzare queste faccende per non eccitare il popolo…
Conosciamo tutti i rea-zionari e gli ex del co-mune. Si vanno a trovare uno per uno a casa, si legnano e non se ne parla più!
Non vedo l’ora di leggere l’Unità,
domattina!
Gente istruita che si preoc-cupa di star sempre nella regola e di non uscire dalla le-galità...
Se si deve legnare uno, lo si deve legnare con giu-
stizia e democrazia!
Poeti, più che altro.
Però gente che quando pi-glia in mano la
penna dà via delle legnate che ti appicci-cano al muro
anche il Pa-dreterno!
il giornale parla di “sedi fasci-ste” e di “squadristi”. se si trat-tasse di semplice qualunquismo,
capitalismo, monarchia o al-tra roba, parlerebbe di
“reazionari”…
i giornali indipendenti tirano sempre verso destra, quindi figuriamoci come
in realtà devono essere ancora più gravi le cose!
9
Smilzo…
Peppone è silenzioso. Stiamo andando all’Or-
taglia?
Ovvio, Spocchia. Non può essere stato che quel vigliacco del Pizzi a lanciare la bom-
ba che ha ammazzato lo Smilzo.
Ce l’ha a morte
con noi dalla volta che ab-biamo litigato
durante lo sciopero dei braccianti.
“Ci vedremo”, aveva det-
to…
Bigio, porta lo Smilzo dalla moglie del custo-de. Tutta la squadra con me alla sede del-
la Democrazia Cristiana!
10 11
Cosa vuoi?
io non c’entro.
moglie, Piglia il ragazzo e vattene!
Porco reazionario, avevi detto che ce l’avresti fatta pagare quando abbiamo questionato
per lo sciopero dei braccianti!
Hanno buttato una bomba davanti alla sede e hanno
ammazzato lo Smilzo!
10 11
Fermati, Peppone, o ti fulmino!
Argh!
?
!
papà!
12 13
Lo Smilzo… è morto?
Ah! Ah! Ah! Ci vuol altro per far crepare un arnese di quel genere!
C’è poco da ridere, reverendo,
qui si tratta di bombe...
“Hai presente la ruota di scorta che sta sotto il Dodge? è scoppiata...”
“...e un pezzac-cio di gomma ha colpito
alla testa lo smilzo.”
Ehm… Don Camillo! Peppone!
Peppone, i casi sono due: o sei un mascal-
zone o sei un cretino.
Bella figura che avete fatto, gettando dalla finestra il tavolo della sede
dei democristiani. Ci sarà da ridere, domani!
il pizzi… è morto.
12 13
Certamente, don Camillo.
“durante l’interrogatorio, la moglie ha sostenuto che era nell’altra stanza, ha sentito lo sparo e poi l’ha visto per terra. il ragazzo invece pare
stesse già a letto.”
Dal verbale risulta che il Pizzi avesse in mano una rivoltella e che a questa mancasse
un colpo…
il proiettile gli è entrato dalla tempia, e il
calibro era quello della rivol-tella che aveva in pugno: si è
trattato di suicidio…
Pare che il Pizzi fosse da
tempo preoccupato per un grosso af-fare di semi andato
malamente, e che più volte avesse espres-
so la volontà di farla finita.
Gesù, questo è il primo morto del paese cui non
posso fare l’Ufficio funebre ed è giusto
che sia così…
...Perché chi uccide se stesso uccide una creatura di Dio e si danna. Non avrebbe neppure diritto di riposare
in un camposanto, a voler essere severi.
14 15
nessu-no vuole
appressarsi alla bara di un suicida...
la gente chiude le ge- losie al passaggio del carro funebre.
Mamma, guarda!
De profundis clamavi ad Te, Domine; Domine, exaudi vocem meam… si iniquitates observaveris, Domine,
quis sustinebit? Quia apud Te propitiatio est…
Dio premi la tua vita onesta, o galantuomo
Antonio Pizzi.
Ma… è…
14 15
Sì, don Camillo: quando si accompagna al cimitero un povero defunto, non sta bene portare una pistola,
anche se si tratta di uno che è stato
suicidato.
ma c’è qualcuno alla
porta. vai a vedere che vuole...
Ecco qualcu-no che non ti odia,
don Camillo.
il mondo non è finito. anzi è ap-pena cominciato e, lassù, il tempo lo si misura in miliardi di secoli. non biso-gna perdere la fede,
don camillo...c’è tempo.
La stanno già scrivendo.
Gesù, avete qualcosa da rim-
proverarmi?
Vi ringrazio a nome di mio
padre.
Nessuno, neanche Voi che
Vi siete fatto met-tere in croce per questi maledetti
cani rabbiosi!
Ma il suo cuore è pieno
di odio per chi gli ha ucciso il padre, ed è una dannata catena che nes-suno riesce a
spezzare.
Scommetto che una commissione dei miei più fedeli baciapile scriverà al Vescovo che ho commesso un sacrilegio, accompagnando al
cimitero un suicida.
16
carta canta16
Sceneggiatura: Davide BarziDisegni: Francesco Bonannoprima pubblicazione del racconto originale: Candido n. 48, 30 novembre 1947
Carta canta(episodio 44)
Le tavole 5, 6 e 7 di questa storia sono un omaggio al Guareschi disegnatore, realizzate nello stile grafico con cui Giovannino realizzava le sue illustrazioni. Peppone, in queste tre pagine, è disegnato usando come base proprio l’autocaricatura che l’autore aveva fatto di sé, quella che, ancora oggi, è rappresentata sui manifesti che accolgono e accompagnano i turisti in visita nei luoghi del Mondo piccolo. Il poliedrico Guareschi, oltre che scrittore, gior-nalista e disegnatore, è anche un instancabile creatore di testate giornalistiche: ha dato vita, per esempio, a Viaggio di (s)piacere, giornale scritto e disegnato a china e acque-rello e realizzato in una sola copia, nato da un patto tra lui e Cesare Zavattini, suo istitutore nel Collegio Maria Luigia. Sono frutto della mente di Guareschi anche i numeri unici, usciti nel circuito parmense, Bazar, La Cometa, La Caffet-tiera, StraParma e Sua Maestà il Carnevale. Giovannino è anche creatore di testate “di prigionia” sorte nei Lager, come Bertoldo parlato - parlato e sonorizzato, Domani, Serenissimo e Don Chisciotte: non avendo a disposizione macchine da stampa, si tratta in questo caso di giornali murali in un’unica copia. Nel dopoguerra crea il Candido e, su questa, nella puntata di Mondo piccolo intitolata “Carta canta”, produce il settimanale La Campana. Giovannino ne realizza anche la prima pagina, pubblicandola su Candido n° 48 del 30 novembre 1947. 19
“Reverendo, qui otto giornali di tendenze diverse comunicano in termini inequivocabili il suicidio
dell’agricoltore Pizzi...”
...E qui trentacinque lettere di fedelissimi parroc-chiani spiegano con giustificato orrore che don Camillo – di sua iniziativa – ha celebrato l’ufficio funebre per il suicida
e ha accompagnato la salma al camposanto.
Vuole spiegare il perché di questo suo
comportamento?
Lei fa il prete con la grazia dell’ele-fante! Quando l’autorità inquirente dichiara che si tratta di un suicidio, e quan-do ciò viene comunicato attraverso la stampa, compresa quella catto-lica, quando cioè per l’opinione pubblica quel decesso è qualificato un suicidio, lei ha l’obbligo di re-golarsi come ci si regola in caso di suicidio!
Nossignore! Perché così facendo, fino a quando non venga provato che si trat-tò di suicidio, lei, di fronte all’opinione pubblica, è un prete sacri-lego. E ciò porta un danno alla Chiesa.
Mentre, se lei tratta la salma alla stregua di quella di un suicida, il giorno in cui si scopre che si trattò inve-ce di un assassinio, la Chiesa non ne scapita perché risulta palese-mente che fu ingan-nata la buona fede del sacerdote, e la benedizione del-la salma acquista ancora maggior significato. Biso-gna agire con cautela.
Segretario, il Pizzi non si è suicidato: è
stato ucciso. Sapendo questo, non potevo
offendere la memoria di un giusto riser-vando alla salma il
trattamento dei dannati.
il prete lo faccio io, mica lo fa l’opinio-
ne pub-blica.
19
sì, ma al mio
paese la cau-tela si chiama fifa. io, quando so di certo che uno lo hanno
ammazzato, non lo tratto come un cane, ma co-me un galan-
tuomo.
lei si comporta ugualmente bene se invece, pure riservan-do pubblicamente al pizzi il trattamento adeguato alla sua morte “uf-ficiale”, si adopera in privato per aiutare la giustizia a far luce sul delitto e a far trion-fare la verità
Troppo lungo: io l’ho fatta trionfare subito, la
verità, e ho reso giusti-
zia alla vittima.
Lei è pazzo!
Ci risparmi la sua ironia, Re-verendo. Se lei ha degli ele-menti atti a provare l’omici-dio, perché non li riferi-sce ai carabinieri?
Perché sanno tut-to meglio di me,
ma nessuno parla. Neppure la moglie
che ha visto con i suoi occhi chi ha ammazzato
il marito.
invece di fare il prete, lei doveva scrivere dei romanzi gialli!
ih! ih! ih!
Monsignore, perdonereste mai
un prete di aver preso a schiaffi, qui davanti
a voi, il vostro segretario?
Lei invece è savio. Quindi consiglierà al si-
gnor Vescovo di sbattere don Camillo in una parroc-chia lontana, così non ci si impegna con dichiarazioni.
20 21
No, non potrei mai perdonare un atto si-mile. Andate pure, voi.
Don Camillo,
sei sicuro che il Pizzi
è stato ucciso?
Molti sacerdoti che si erano esposti meno di te hanno ricevuto una palla nella schiena. Ti consi-glierei di trasferirti in un’altra parrocchia mentre la matassa
si dipana.
No, mon-signore:
tengo più al-la mia anima che alla mia
schiena.
Non avresti potuto
informarlo tu stesso,
il gior-nale?
Se la sarebbero presa col corrispon-
dente.
Ma avrei un’idea...
Per me va bene, ma i soldi chi te
li dà?
Basterebbe avere un po’ di
carta e qualche cassa di caratte-ri. Per il resto mi arrangerei, perché sono sicuro che
lo si vende-rebbe.
Sia fatta la volontà di
Dio. Però sii cau-to, don Camillo. Tu scherzi col
fuoco.
Purché non si tratti
del fuoco del-l’inferno, la cosa non mi preoccupa.
Com’è che anche il corri-spondente del
giornale cattolico ha dato la versione del suicidio? Non è un galantuo-
mo, dunque?
Lo è: ma lo conoscono e,
si vede, ci tiene più alla sua schie-na che alla sua anima. inoltre ha due figli.
Sì, monsi-gnore.
20 21
Peppone, don Camillo fa un
giornale!
Ah no! Questo è un sopruso! Qui niente stampa
gialla!
Ma biso-gna alme-no aspetta-re che il giornale esca!
“…domenica.”
Bravo lui! Se si aspetta che il
giornale esca, me la saluti la tutela della libertà demo-
cratica! Bisogna prevenire, non
reprimere!
Giusto: si va dal tipografo Barchini e si butta
all’aria tutto! Si fa come in città: si spaccano le macchine, si bru-
cia la carta e si distrugge la redazione!
E se quello vuole mandar fuori
un bollettino parroc-chiale a base di santi e di litanie e domi-nustecum, come puoi opporti?
Leggete il settimanale in-dipendente “La Campana”! Solo
venti lire!
Allora, andiamo a spaccare tutto?
Non si capisce un
accidente: le parole bal-lano sotto gli occhi!
Aspetta. Avete visto “La favoletta della
domenica”?
Dammi, la leggo io.
Va bene, allora
aspettia-mo alme-
no fino a…
22 23
Una volta un uomo morì e la sua anima si presentò alla porta del Paradiso.
Dai registri della Parrocchia, risulta che sei vissuto e sei morto da galantuomo. Però,
dal registro del Comune risulta che ti sei suicidato.
Non vale la dichiarazione della Par-rocchia?
Sì, ma non possiamo metterci in urto con un Sindaco come il tuo. È uno molto importante. Non ti resta che andare da lui per farti rilasciare un Nulla Osta.
Non possiamo prenderti. San Pietro con-sultò un registro.
22 23
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ISBN 978-88-6567-091-0
“Nel paese sale la tensione, tutti sospettano di tutti, la paura dilaga tanto che don Camillo, imitando padre Brown e anticipando le indagini
di Don Matteo, deve trasformarsi in detective.”
Alberto e Carlotta Guareschi
Tra il 1946 e il 1966 Giovannino Guareschi scrisse trecentoquarantasei racconti di quello che amava identificare come Mondo piccolo. Una sorta di cro-naca umana ambientata nella Bassa parmense, sua terra d’origine, dall’immediato dopoguerra agli anni Sessanta.
Questa collana presenta l’adattamento a fumet-ti dei racconti di Guareschi. Nel presente volu-me, sei episodi in ordine cronologico dedicati alla saga di don Camillo e Peppone, e tre relativi al Mondo piccolo.
In questo volume:
PauraCarta cantaLa paura continuaGiallo e rosaIl cerchio si ruppeFurore
Il decimo clandestinoCavalli e donne
Prefazione di Marina Corradi
Della stessa collanaVolume 1: Il capobanda piovuto dal cieloVolume 2: Ritorno all’ovileVolume 3: Passa il “Giro”Volume 4: Sciopero generaleVolume 5: Giulietta e RomeoVolume 6: Il traditore
“ Don Camillo, mi pare che tutti mi guardino con altri occhi, adesso.
Tutti, anche il Brusco.”
“Peppone, ognuno ha paura dell’altro e ognuno, quando parla, è come se sentisse
di doversi sempre difendere.”
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