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STOP
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
Dipartimento Sanità PubblicaSERVIZI PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
D. Lgs. 19.9.94 n. 626D. Lgs. 19.9.94 n. 626
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI SUL LUOGO DI LAVORO
Attuazione direttive CEE
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI SUL LUOGO DI LAVORO
Attuazione direttive CEE
Aggiornamento maggio 2004
STOP
TITOLO IILUOGHI DI LAVORO
Dir. 89/654 Art. 30-33
TITOLO IIIUSO DELLE
ATTREZZATURE DI LAVORODir. 89/655 - 95/63 Art. 34-39
TITOLO IVUSO DEI DISPOSITIVI DI
PROTEZIONE INDIVIDUALEDir. 89/656 Art. 40-46
TITOLO VMOVIMENTAZIONE MANUALE CARICHI
Dir. 90/269 Art.47-49
TITOLO I
Dir. 89/391 Art. 1-29
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE DEI LAVORATORI
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE
DEI LAVORATORISUL LUOGODI LAVORO
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE
DEI LAVORATORISUL LUOGODI LAVORO
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
TITOLO VIUSO ATTREZZATURECON VIDEOTERMINALI
Dir. 90/270 Art. 50-59
STOP
TITOLO VIIPROTEZIONE DA AGENTICANCEROGENI MUTAGENI
Dir. 90/394 - 97/42 - 99/38 Art. 60-72
TITOLO VIIIPROTEZIONE DA
AGENTI BIOLOGICIDir.90/679 - 93/88 Art. 73-89
TITOLO IXSANZIONI Art. 90-94
TITOLO XDISP. TRANS. E FINALI
Art. 95-98
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE
DEI LAVORATORISUL LUOGODI LAVORO
MIGLIORAMENTO SICUREZZA E SALUTE
DEI LAVORATORISUL LUOGODI LAVORO
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
TITOLO VII bisPROTEZIONE DAAGENTI CHIMICI
Dir. 98/24 Art. 72 bis - 72 terdecies
TITOLO VIII bis
Art. 88 bis - 88 undicies
PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE
Dir. 99/92
D.Lgs. 493/96 – SEGNALETICA DI SICUREZZAD.Lgs. 493/96 – SEGNALETICA DI SICUREZZA
STOP
FINE
STOP
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
D.Lgs. 626/94
TITOLO I – MIGLIORAMENTO SALUTE e SICUREZZA dei
LAVORATORI
D.Lgs. 626/94
TITOLO I – MIGLIORAMENTO SALUTE e SICUREZZA dei
LAVORATORI
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D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 1: Campo di applicazione
Art. 2: Definizioni
Art. 3: Misure generali di tutela
Art. 4: Obblighi datore lavoro, dirigente, preposto
Art. 5: Obblighi lavoratore
Art. 6: Obblighi progettisti
Art. 7: Contratti appalto
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 8: Servizio di Prevenzione e Protezione
Art. 9: Compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione
Art. 10: Svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi
Art. 11: Riunione periodica di prevenzione e protezione dei rischi
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TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 12: Disposizioni Generali
Art. 13: Prevenzione Incendi
Art. 14: Diritti dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato
Art. 15: Pronto soccorso
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TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 16: Contenuto della sorveglianza sanitaria
Art. 17: Il medico competente
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TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 18: Rappresentante per la sicurezza
Art. 19: Attribuzioni del rappresentante per la sicurezza
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Art. 20: Organismi paritetici
Art. 21: Informazione dei lavoratori
Art. 22: Formazione dei lavoratori
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
D.Lgs. 626/94D.Lgs. 626/94
Art. 23: Vigilanza
Art. 24: Informazione, consulenza, assistenza
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Art. 25: Coordinamento
Art. 26: Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e l’igiene del lavoro
Art. 29: Statistiche degli infortuni e malattie professionali
Art. 27: Comitati regionali di coordinamento
Art. 28: Adeguamenti al progresso tecnico
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
TITOLO IMIGLIORAMENTO SICUREZZA SALUTE DEI
LAVORATORI - Dir. CE 89/391 Artt. 1-29
FINE Titolo I - D.Lgs. 626/94
CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI:TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI
LAVORATORI DURANTE IL LAVORO
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI:TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI
LAVORATORI DURANTE IL LAVORO
SI APPLICA(Esempi)
SI APPLICA(Esempi)
• Se vi sono lavoratori dipendenti o ad essi equiparati• Industria• Artigianato• Commercio• Ferrovie• Ospedali, Case di Cura Istituti di Credito, Assicurazione• Studi professionistici• Amministrazioni Statali e Locali
CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)CAMPO DI APPLICAZIONE (Art. 1)
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI:
TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO
IN TUTTI I SETTORI DI ATTIVITA’ PRIVATI O PUBBLICI:
TUTELA DELLA SALUTE E PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI DURANTE IL LAVORO
• Forze Armate e di Polizia• Servizi di Protezione Civile• Strutture giudiziarie, penitenziarie• Università• Istituti di istruzione e di educazione di ogni ordine e grado • Lavoratori a domicilio e con contratto di portierato (Art. 21)
SI APPLICA tenendo conto delle particolari esigenze
connesse al servizio espletato
SI APPLICA tenendo conto delle particolari esigenze
connesse al servizio espletato
DEFINIZIONI (Art. 2)DEFINIZIONI (Art. 2)
LAVORATORELAVORATORE
Equiparati a lavoratori:- Soci lavoratori di cooperative o di società anche di fatto-Utenti dei servizi di orientamento o di formazione scolastica, universitaria, professionale avviati presso Datori di Lavoro- Allievi di istituti di istruzione ed universitari e partecipanti a corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchiature e attrezzature di lavoro, agenti chimici, fisici, biologici (non concorrono alla determinazione del numero di lavoratori)
Persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro con rapporto di lavoro
subordinato
Persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro con rapporto di lavoro
subordinato
DEFINIZIONI (Art. 2)DEFINIZIONI (Art. 2)
DATORE DI LAVORO (D.d.L.) DATORE DI LAVORO (D.d.L.)
- Soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore-Soggetto che ha la responsabilità dell’impresa o unità produttiva(stabilimento o struttura finalizzata alla produzione di beni o servizi, dotata di autonomia finanziaria e tecnico-funzionale) in quanto titolare dei poteri decisionali e di spesa.
Dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non con qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale.
PRIVATO PRIVATO PUBBLICOPUBBLICO
DEFINIZIONI (Art. 2)DEFINIZIONI (Art. 2)
RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (R.S.P.P.)RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (R.S.P.P.)
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)
Persona designata dal D.d.L. in possesso di attitudini e capacità adeguate
Persona/e elette o designate per rappresentare i lavoratori in materia di salute e sicurezza durante il lavoro
MEDICO COMPETENTEMEDICO COMPETENTEMedico in possesso di :- specializzazione in medicina del lavoro o in disciplina equipollente- autorizzazione ex art. 55 D.Lgs. 277/91 - ecc.
PREVENZIONEPREVENZIONEDisposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dell’attività lavorativa per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI (S.P.P.)SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI (S.P.P.)Insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda per attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’az. o nell’unità produttiva
MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
Per attrezzature di lavoro, sostanze, sistemazione ambienti di lavoro,
processi produttivi, macchine, impianti
VALUTAZIONE DEI RISCHI
VALUTAZIONE DEI RISCHI
Limitazione agenti chimici, fisici, biologici
Priorità protezione collettiva rispetto protezione individuale
Attenuazione lavoro monotono e ripetitivo
Limitazione al minimo degli esposti al rischio
Rispetto principi ergonomici
Sostituzione pericolo con minor pericolo
Riduzione dei rischi alla fonte
Eliminazione dei rischi o, se non possibile, riduzione al minimo
MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
ELIMINAZIONERIDUZIONE
RISCHI ALLA FONTE
ELIMINAZIONERIDUZIONE
RISCHI ALLA FONTE
PROGRAMMAZ.DELLA
PREVENZIONE
PROGRAMMAZ.DELLA
PREVENZIONE
Informazione, formazione, consultazione, partecipazione, istruzioni adeguate ai
lavoratori
Manutenzione di ambienti, attrezzature, macchine, impianti, dispositivi di
sicurezza
Segnali di avvertimento e sicurezza
Misure di emergenza
Allontanamento per motivi sanitari
MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)MISURE GENERALI DI TUTELA (Art. 3)
ORGANIZZAZIONEGESTIONE
ORGANIZZAZIONEGESTIONE
Controllo sanitario dei lavoratori
PERICOLOPERICOLO
RISCHIORISCHIO
Fonte di possibili lesioni o danni alla salute(Da UNI EN 292-1)
Fonte di possibili lesioni o danni alla salute(Da UNI EN 292-1)
CONCETTI GENERALI - DEFINIZIONICONCETTI GENERALI - DEFINIZIONI
LAVOROLAVORO
EVENTO SFAVOREVOLE
EVENTO SFAVOREVOLE
DANNODANNO
NESSUN EVENTO
NESSUN EVENTO
Combinazione di Probabilità e gravità di possibili lesioni o Danni alla salute in
situazioni pericolose (Da UNI EN 292-1)
Combinazione di Probabilità e gravità di possibili lesioni o Danni alla salute in
situazioni pericolose (Da UNI EN 292-1)
NESSUN DANNO
NESSUN DANNO
P = PROBABILITA’ di ACCADIMENTO P = PROBABILITA’ di ACCADIMENTO
La definizione della probabilità di accadimento (P) fa riferimento principalmente all’esistenza di una correlazione più o meno diretta tra la carenza riscontrata e la possibilità che si verifichi l’evento indesiderato, tenuto conto della frequenza e della durata delle operazioni/lavorazioni
che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
La definizione della probabilità di accadimento (P) fa riferimento principalmente all’esistenza di una correlazione più o meno diretta tra la carenza riscontrata e la possibilità che si verifichi l’evento indesiderato, tenuto conto della frequenza e della durata delle operazioni/lavorazioni
che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
P Livello Definizione / Criteri
3 Molto probabile
- Esiste una correlazione diretta tra mancanza rilevata e verificarsi del danno ipotizzato- Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in aziende simili- Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe stupore
2 Probabile -La mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico e diretto- E’ noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito il danno- Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe sorpresa
1 Poco probabile
- La mancanza rilevata può provocare un danno solo in circostanze sfortunate- Sono noti solo rarissimi episodi già verificatisi o addirittura nessun episodio - Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa e incredulità
D = DANNO (GRANDEZZA DEL DANNO CHE L’EVENTO PUÒ CAUSARE)D = DANNO (GRANDEZZA DEL DANNO CHE L’EVENTO PUÒ CAUSARE)
La definizione della scala di gravità del Danno fa riferimento principalmente alla reversibilità o meno del danno
La definizione della scala di gravità del Danno fa riferimento principalmente alla reversibilità o meno del danno
D Livello Definizione / Criteri
3 Grave - Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità totale o letale.- Esposizione cronica con effetti totalmente o parzialmente irreversibili e invalidanti.
2 Medio - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile.- Esposizione cronica con effetti reversibili.
1 Lieve - Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile.- Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili.
L’incidente con rischio di conseguenze mortali, anche se improbabile, va considerato come priorità nella programmazione delle misure di prevenzione.
N.B.: Ai fini della predisposizione delle misure di sicurezza deve essere preso in considerazione il danno più grave che può essere associato al rischio in esame; anche se il dato aziendale mostra un basso numero di incidenti di quel tipo, di per sé tale dato non autorizza ad adottare misure di sicurezza
meno restrittive.
6
1
42
2
1 2 3 D
3
3
9
6
R ≥ 6 = Azioni correttive immediate
3 ≥ R ≤ 4 = Azioni correttive da programmare con urgenza
1 ≥ R ≤ 2 = Azioni correttive / migliorative da programmare nel breve-medio termine
VALUTAZIONE DEI RISCHI: R = PxDVALUTAZIONE DEI RISCHI: R = PxD
Definiti Probabilità (P) e gravità (D) del Danno, il rischio R viene calcolato con la formula R = PxD e si può rappresentare in una matrice, avente in ascisse la gravità ed in ordinate la probabilità attesa del suo verificarsi
Definiti Probabilità (P) e gravità (D) del Danno, il rischio R viene calcolato con la formula R = PxD e si può rappresentare in una matrice, avente in ascisse la gravità ed in ordinate la probabilità attesa del suo verificarsi
Tale rappresentazione è il punto di partenza per la definizione delle priorità degli interventi di
prevenzione e protezione da adottare.
La valutazione numerica e cromatica del livello di rischio permette di
identificare la priorità degli interventi da effettuare
1
2
3P
ATTREZZATUREMACCHINEIMPIANTI
AMBIENTE
RISCHIORISCHIO
FATTORI CHE CARATTERIZZANO IL RISCHIOFATTORI CHE CARATTERIZZANO IL RISCHIO
UOMO
RISCHIO
INFORTUNIRISCHIO
INFORTUNI
RISCHIO
CHIMICORISCHIO
CHIMICO
RISCHIOFISICO
RISCHIOFISICO
RISCHIO
BIOLOGICORISCHIO
BIOLOGICO
RISCHIOlegato a
ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO
RISCHIOlegato a
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DEL LAVORO
RISCHIO da
MOVIMENTAZIONE
MANUALE CARICHI
RISCHIO da
MOVIMENTAZIONE
MANUALE CARICHI
FATTORI DI RISCHIO OCCUPAZIONALEFATTORI DI RISCHIO OCCUPAZIONALE
INTRAPPOLAMENTO
TRASCINAMENTO
CESOIAMENTO
CONTATTO - TAGLIO
PERFORAZIONE
ATTRITO - ABRASIONE
RISCHIO INFORTUNIRISCHIO INFORTUNI
SCHIACCIAMENTO
PROIEZIONE
IMPIGLIAMENTO
ATTORCIGLIAMENTO
URTO
MECCANICOMECCANICO
RISCHIO INFORTUNIRISCHIO INFORTUNI
CONTATTO INDIRETTO
CONTATTO DIRETTO
ELETTRICOELETTRICO
RISCHIO CHIMICORISCHIO CHIMICO
GASGAS
Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute, croniche e irreversibili
Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute, croniche e irreversibili
Saldatura:Ossidi di Carbonio,Ossidi di Azoto
RISCHIO CHIMICORISCHIO CHIMICO
VAPORIVAPORIUso di solventi: Laboratorio di chimica, Vernici
AEROSOLAEROSOL
Argilla, Legno
Minerali (Amianto)
Lavorazioni con impiego di olii, Fitofarmaci
Saldatura, Stampaggio a caldo plasticaFUMIFUMI
NEBBIENEBBIE
POLVERIPOLVERI
FIBREFIBRE
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
MACCHINE
IMPIANTI
RUMORERUMORE
MICROCLIMAMICROCLIMA
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
TEMPERATURA, UMIDITA’,VENTILAZIONE
ILLUMINAZIONEILLUMINAZIONE
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
ABBAGLIAMENTO
LUCE SCARSA
VIBRAZIONIVIBRAZIONI
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
UTENSILI AD ARIA COMPRESSA
RADIAZIONI IONIZZANTI E
NON IONIZZANTI
RADIAZIONI IONIZZANTI E
NON IONIZZANTI
CAMPI ELETTROMAGNETICI,
RAGGI X, LASER
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
VIDEOTERMINALIVIDEOTERMINALI
DISTURBI OCULO-VISIVI
DISTURBI MUSCOLO-
SCHELETRICI
RISCHIO FISICORISCHIO FISICO
CERVICALGIE, LOMBALGIE, DISCOPATIE, SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHIMOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
BATTERIBATTERI
FUNGHIMUFFE
FUNGHIMUFFE
VIRUSVIRUS
PARASSITIPARASSITI
LAVORAZIONI CON OLIILAVORAZIONI CON OLII
PRODOTTI ANIMALIPRODOTTI ANIMALI
LAVORAZIONI ALIMENTARILAVORAZIONI ALIMENTARI
LAVORAZIONI CON ANIMALILAVORAZIONI CON ANIMALI
PRODOTTI ANIMALIPRODOTTI ANIMALI
LAVORAZIONI AGRICOLELAVORAZIONI AGRICOLE
PRODOTTI ANIMALIPRODOTTI ANIMALI
PROVENIENZA UMANAPROVENIENZA UMANA
PROVENIENZA UMANAPROVENIENZA UMANA
PROVENIENZA UMANAPROVENIENZA UMANA
RISCHIO BIOLOGICORISCHIO BIOLOGICO
ANSIA RESPONSABILITA’
ANSIA RESPONSABILITA’
RITMIECCESSIVI
RITMIECCESSIVI
MONOTONIARIPETITIVITA’
MONOTONIARIPETITIVITA’
TURNI DILAVORO
TURNI DILAVORO
MANSIONI SUPERIORI MANSIONI SUPERIORI
LAVORO A COTTIMOLAVORO A COTTIMO
CATENA DI MONTAGGIO CATENA DI MONTAGGIO
LAVORO NOTTURNOLAVORO NOTTURNO
RISCHIO ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
RISCHIO ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
PRESSIONE INGIUSTIFICATA DEI SUPERIORI
PRESSIONE INGIUSTIFICATA DEI SUPERIORI
MOBBINGMOBBING
Rischio Danno
ORGANIZZAZIONEDEL LAVORO
ORGANIZZAZIONEDEL LAVORO
INFORTUNIINFORTUNI
BIOLOGICOBIOLOGICO
FISICOFISICO
CHIMICOCHIMICO
MALATTIAASPECIFICA
MALATTIAASPECIFICA
MALATTIAPROFESSIONALE
MALATTIAPROFESSIONALE
INFORTUNIOINFORTUNIO
MOVIMENTAZIONEMANUALE CARICHI
MOVIMENTAZIONEMANUALE CARICHI
RAPPORTO RISCHIO - DANNORAPPORTO RISCHIO - DANNO
CAUSACAUSA EFFETTOEFFETTO
Lesione fisica o alterazione dello stato di salute
Lesione fisica o alterazione dello stato di salute
Incidente determinato da una causa violenta in occasione di lavoro dal quale derivi la morte o una invalidità permanente o una inabilità temporanea
Incidente determinato da una causa violenta in occasione di lavoro dal quale derivi la morte o una invalidità permanente o una inabilità temporanea
INFORTUNIOINFORTUNIO
DANNO DANNO
Insieme di malattie fisiche o psichiche non direttamente collegabili ad una causa determinata, ma riconducibili almeno in parte ad uno o più fattori presenti nell’ambiente di lavoro
Insieme di malattie fisiche o psichiche non direttamente collegabili ad una causa determinata, ma riconducibili almeno in parte ad uno o più fattori presenti nell’ambiente di lavoro
MALATTIAASPECIFICA
MALATTIAASPECIFICA
Malattia causata da attività lavorativa dalla quale derivi la morte o l’invalidità permanente o l’inabilità temporanea
Malattia causata da attività lavorativa dalla quale derivi la morte o l’invalidità permanente o l’inabilità temporanea
Es: Asbestosi Saturnismo Ipoacusia
Per provocare una malattia professionale i fattori di rischio devono essere presenti
nell’ambiente in determinate quantità
Es: Stanchezza Insonnia
MALATTIAPROFESSIONALE
MALATTIAPROFESSIONALE
Insieme di azioni che hanno lo scopo di mantenere lo stato di salute, inteso come benessere psico-fisico dell’uomo
Insieme di azioni che hanno lo scopo di mantenere lo stato di salute, inteso come benessere psico-fisico dell’uomo
PREVENZIONE PRIMARIA
PREVENZIONE SECONDARIA
PREVENZIONE PREVENZIONE
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Interventi allasorgente
Interventi allasorgente
Eliminazione sostanza nociva
Modifica processo produttivo
Modifica impianto
Modifica organizz. del lavoro
Manutenzione
Pulizia
Controllo ritmi produttivi
PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE PRIMARIA
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Interventi sullapropagazione
Interventi sullapropagazione
Aspirazione localizzata
Aspirazione localizzata
Ventilazione generale
Ventilazione generale
Lay-out
Spazio
Modifica organizz. lavoro
Modifica organizz. lavoro
PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE PRIMARIA
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Insieme di azioni e/o interventi per la riduzione dei rischi negli ambienti di lavoro (es. relativo ad inquinanti aerodispersi)
Interventi sull’uomo
Interventi sull’uomo
Informazione
Riduzione tempo di esposizione Modifica organizz.
lavoro
Modifica organizz. lavoro
Chiusura in cabina Chiusura in cabina
Dispositivi di protezione individuale
Dispositivi di protezione individuale
PREVENZIONE PRIMARIA PREVENZIONE PRIMARIA
SORVEGLIANZA SANITARIA
per gli esposti a fattori di rischio professionali
SORVEGLIANZA SANITARIA
per gli esposti a fattori di rischio professionali
Ricerca di alterazioni precliniche negli organi, prima che si manifesti la malattia
Ricerca di alterazioni precliniche negli organi, prima che si manifesti la malattia
Accertamenti Sanitari Preventivi:
prima dell’assunzione per il rilascio dell’idoneità
Accertamenti Sanitari Periodici:
per la verifica e il controllo dello stato di salute
PREVENZIONE SECONDARIA
PREVENZIONE SECONDARIA
CACCIA AI RISCHI CACCIA AI RISCHI
Tratto da "La sicurezza per tutto l'anno" - Agenda 1998 Per gentile concessione di: Gruppo MODULO UNO - Torino
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Tratto da "La sicurezza per tutto l'anno" - Agenda 1998 Per gentile concessione di: Gruppo MODULO UNO - Torino
DATORE DI LAVORODATORE DI LAVORO
Designa Responsabile e Addetti(anche con esterni) del S.P.P.
DIRIGENTEDIRIGENTE
PREPOSTOPREPOSTO
Adottano e aggiornano le misure di prevenzione necessarie
R.S.P.P.+
Med. Comp.
R.L.S.(consultazione)
Nomina, nei casi previsti, il Medico Competente
Per aziende familiari e fino a 10 dipendenti autocertificazione su valutazione e misure
Responsabilità di valutazionee attuazione continuativa
Elabora, custodisce e aggiornail Documento contenente:
- Valutazione dei rischi- Misure di prevenzione
- Programma di attuazione
Per nuove attività (pubbliche o private) “Documento” entro 3 MESI dall’inizio dell’attività
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO, DEL DIRIGENTE, DEL PREPOSTO (Art. 4)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO, DEL DIRIGENTE, DEL PREPOSTO (Art. 4)
Devono prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti
sul luogo di lavoro (azioni - omissioni)
Utilizzano correttamente macchine, apparecchi, utensili, dispositivi di
sicurezza e di protezione
Segnalano immediatamente al D.d.L., dirigenti, preposti le
deficienze di macchine, impianti, dispositivi
Osservano le disposizioni e le istruzioni impartite da D.d.L.,
dirigenti, preposti
Non manomettono dispositivi di sicurezza, segnalazione, ecc.
Non compiono di propria iniziativa operazioni non di loro
competenza
Si sottopongono ai controlli sanitari previsti
Contribuiscono all’adempimento degli obblighi imposti
dall’autorità competente
I LAVORATORII LAVORATORI
OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 5)OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 5)
Rispettano i principi generali di prevenzione in
materia di sicurezza e salute
Scelgono macchine e dispositivi di protezione rispondenti ai requisiti essenziali di sicurezza
previstiInstallano e montano impianti ,
macchine e altri mezzi tecnici secondo le norme di sicurezza e igiene del lavoro
e secondo le istruzioni dei rispettivi fabbricanti
FABBRICANTIFORNITORI
FABBRICANTIFORNITORIPROGETTIST
I
PROGETTISTI
INSTALLATORIMONTATORI
INSTALLATORIMONTATORI
Sono vietati la vendita, la fabbricazione, il noleggio, la concessione in uso, la locazione finanziaria di macchine
attrezzature e impianti non rispondenti alla legislazione vigente
OBBLIGHI DI PROGETTISTI, FABBRICANTI,FORNITORI, INSTALLATORI (Art. 6)
OBBLIGHI DI PROGETTISTI, FABBRICANTI,FORNITORI, INSTALLATORI (Art. 6)
DATORE DI LAVORODATORE DI LAVORO
FORNISCE INFORMAZIONI SUI RISCHI SPECIFICI
VERIFICA IDONEITA’ TECNICO PROFESSIONALE
IMPRESE APPALTATRICI
IMPRESE APPALTATRICI
LAVORATORI AUTONOMI
LAVORATORI AUTONOMI
COOPERA ALL’ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
COORDINA E PROMUOVE LA COOPERAZIONE E IL COORDINAMENTO DEGLI INTERVENTI DI PREVENZIONE
E PROTEZIONE (RISCHI DI INTERFERENZA)
L’obbligo di coordinamento non si estende ai rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi
CONTRATTO DI APPALTO E CONTRATTO D’OPERA (Art. 7)CONTRATTO DI APPALTO E CONTRATTO D’OPERA (Art. 7)
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 8)SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 8)
DATORE DI LAVORODATORE DI LAVORO
Designa il responsabilee una o più persone
Comunica nomi, curriculum, ecc.alla Direzione Provinciale del
Lavoro e all’A.U.S.L.
Fornisce al S.P.P. tutte le informazioni necessarie
Organizza S.P.P.
ISTITUISCE IL S.P.P.ISTITUISCE IL S.P.P.
- Numero sufficiente- Capacità adeguate- Mezzi e tempo adeguati
Il S.P.P. può essere in tutto o in parte esterno all’azienda.Sempre interno se:- ind. a rischio rilevante - ind. estrattive con > 50 dip- ind. con > 200 dipendenti- strutture ricovero e cura- centrali termoelettriche- impianti nucleari- fabbricazione esplosivi
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 9)
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 9)
COMPITICOMPITI
- Individua e valuta i rischi- Elabora misure preventive e protettive- Elabora procedure di sicurezza- Progetta informazione e formazione- Fornisce informazioni ai lavoratori
Riceve le informazioni necessarie dal D.d.L. e su queste è tenuto
al segreto industriale
E’ strumento del Datore di Lavoro
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art.10) SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art.10)
DATORE DI LAVORODATORE DI LAVOROAz. artigiane e industriali fino a 30 add.az. agricole e zootecniche fino a 10 add.az. pesca fino a 20 add.altre fino a 200 add.
SVOLGIMENTO DIRETTODEI COMPITI DEL S.P.P.
ORGANODI
VIGILANZA
Anche con supporto esterno
Dichiarazione capacità di svolgimento
Relazione infortuni-malattie professionali
Attestazione frequenza a corso di formazione
Dichiarazione di adempimento Art. 4 (o autocertificazione per az. familiari e fino a 10 addetti)
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 11)
SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE (Art. 11)
Partecipanti:- D.d.L.
- Medico Competente- R.S.P.P. - R.L.S.
Periodicità:Ordinaria: minimo annualeStraordinaria: - variazioni significative - su richiesta del R.L.S.
Esamina:- Documento (Art. 4)- Idoneità dei Dispositivi Protezione Individuale- Programmi di informazione e formazione
RIUNIONE PERIODICARIUNIONE PERIODICA
DATORE DI LAVORODATORE DI LAVORO
DISPOSIZIONI GENERALI (Art.12)
•Organizza i rapporti con l’esterno (VV.FF., Ospedali, ecc.) per le emergenze
•Designa i lavoratori addetti alle squadre di emergenza
•Prende provvedimenti e programma gli interventi
• Informa i lavoratori sulle misure prese e i comportamenti da tenere
•Osserva i diritti dei lavoratori (Art. 14)
PRONTO SOCCORSOPrende provvedimenti per il Pronto Soccorso
EVACUAZIONE DEI LAVORATORIPrende misure per l’evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo
grave ed immediato
DECRETI MINISTERIALIDECRETI MINISTERIALI
Stabiliranno linee guida per la prevenzione incendi e per le
emergenze secondo il tipo di attività
D.M. 388/2003 Disposizioni sul pronto soccorso
aziendale
PREVENZIONE INCENDI, EVACUAZIONE DEI LAVORATORI, PRONTO SOCCORSO - (Artt.12-15)
PREVENZIONE INCENDI, EVACUAZIONE DEI LAVORATORI, PRONTO SOCCORSO - (Artt.12-15)
MEDICO COMPETENTE
interno, esterno,pubblico, privato
MEDICO COMPETENTE
interno, esterno,pubblico, privato
E’ EFFETTUATA DAL:
COMPRENDE:•ACCERTAMENTI
PREVENTIVI•ACCERTAMENTI
PERIODICI
VALUTAZIONEIDONEITA’ ALLA
MANSIONE SPECIFICA
SORVEGLIANZA SANITARIA (Artt. 16-17)SORVEGLIANZA SANITARIA (Artt. 16-17)
Collabora con D.d.L. e S.P.P. per misure di tutela
Accertamenti sanitari preventivi e periodici
Giudizi di idoneità alla mansione specifica
Cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore
Informazioni ai lavoratori e a R.L.S
Visite mediche richieste dal lavoratore
Da / commenta i risultati collettivi nella riunione periodica
Visita ambienti almeno 2 volte l’anno con R.S.P.P.
Collabora con D.d.L. a organizzare il Pronto Soccorso
Collabora all’attività di informazione e formazione
NUMERO MINIMO 1 fino a 200 dipendenti 3 da 201 a 1000 dipendenti 6 oltre i 1000 dipendenti
ELETTO - oltre i 15 dipendenti dai lavoratori tra le R.S.U.- fino a 15 dipendenti tra i lavoratori o tra più aziende (ambito territoriale / comparto)
CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 18 )
CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 18 )
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)
Viene adeguatamente
formato
Ha libero accesso ai luoghi di lavoro
-Sulla valutazione e prevenzione dei rischi-Nella designazione degli addetti al S.P.P., antincendio, evacuazione, pronto soccorso
- Valutazione dei rischi e documentazione su prevenzione rischi, su sostanze, organizzazione, ambiente lavoro, ecc.- Informazioni dall’Organo di Vigilanza
- Promuove individuazione e attuazione delle misure di prevenzione- Fa osservazioni all’Organo di Vigilanza in visita- Fa proposte sull’attività di prevenzione- Segnala al R.S.P.P. i rischi individuati- Ricorre all’Organo di Vigilanza in caso di necessità
Riceve
Opera
E’ consultato
Partecipa alle riunioni
periodiche
CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 19 )
CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 19 )
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (R.L.S.)
IL D.d.L. DEVE INFORMARE CIASCUN
LAVORATORE SU
IL D.d.L. DEVE INFORMARE CIASCUN
LAVORATORE SU
Rischi per la sicurezza e la salute connessi con l’attività
Misure e attività di protezione e prevenzione
Rischi specifici, norme e disposizioni aziendali
Sostanze pericolose
Antincendio, evacuazione, pronto soccorso
Responsabile S.P.P. e medico competente
Lavoratori incaricati delle procedure di emergenza
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 21)
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 21)
Durante orario di lavoro
- All’assunzione- Cambio mansione- Cambio attrezzature, tecnologie, sostanze
In modo periodico
In modo particolare per il R.L.S.
In modo mirato gli addetti all’antincendio, ecc.
Formazione sufficiente e adeguata in materia di sicurezza e salute con
particolare riferimento al proprio posto di lavoro e alle proprie mansioni
IL D.d.L. DEVE FORMARE CIASCUN
LAVORATORE
IL D.d.L. DEVE FORMARE CIASCUN
LAVORATORE
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 22)
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI (Art. 22)
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
TITOLO III D.Lgs. 626/94
COSI’ COME MODIFICATO DAL D.Lgs. 359/99
”USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO”
TITOLO III D.Lgs. 626/94
COSI’ COME MODIFICATO DAL D.Lgs. 359/99
”USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO”
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 34)
DEFINIZIONI
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 34)
DEFINIZIONI
Le attrezzature devono soddisfare le disposizioni legislative e regolamentari in materia di tutela della sicurezza e salute
Qualsiasi macchina, apparecchio, utensile od impianto destinato ad essere usato durante il lavoro
ATTREZZATURA DI LAVOROATTREZZATURA DI LAVORO
Mette a disposizione attrezzature adeguate al
lavoro e idonee alla sicurezza e salute
Le sceglie in base al lavoro, tenendo conto sia
dei rischi derivanti dal loro uso sia di quelli
ambientali
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Attua misure tecniche e organizzative per ridurre
al minimo i rischi connessi al loro uso
Provvede affinché le attrezzature destinate al sollevamento dei
carichi siano utilizzate seguendo precisi criteri di
sicurezza
Definisce idonee regole per la circolazione delle attrezzature di
lavoro mobili tenendo conto della sicurezza sia dei
conducenti sia dei pedoni
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Provvede affinché le attrezzature di cui all’allegato XIV ( es. scale aeree, funi e catene, generatori di calore ecc.) siano
sottoposte a verifica sia ad ogni installazione che successivamente a cadenza periodica
Adegua le attrezzature di lavoro mobili e quelle adibite al
sollevamento dei carichi ai criteri di sicurezza elencati nell’allegato XV
Prende misure perché tutte le attrezzature siano installate ed utilizzate
correttamente e fatte oggetto di una idonea manutenzione
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 35-36)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Mette a disposizione dei lavoratori le informazioni e le istruzioni d’uso sulla
sicurezza (in forma loro comprensibile)
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 37-38)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Artt. 37-38)
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Assicura ai lavoratori incaricati una formazione adeguata sull’uso
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 39)
OBBLIGHI DEI LAVORATORI
USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO (Art. 39)
OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Si sottopongono ai programmi di formazione e addestramento
Le utilizzano secondo le informazioni e l’addestramento ricevuti
Hanno cura delle attrezzature, non vi apportano modifiche e segnalano immediatamente difetti
o inconvenienti
FINETitolo III - D.Lgs. 626/94
D.Lgs. 626/94
TITOLO IV – DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
D.Lgs. 626/94
TITOLO IV – DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
Gli indumenti e le uniformi di lavoro, a meno che non proteggano da qualche rischio, non sono DPI
D.P.I. è qualunque attrezzatura debba essere indossata per
proteggere da un rischio
D.P.I. è qualunque attrezzatura debba essere indossata per
proteggere da un rischio
I D.P.I. devono essere impiegati quando i rischi non possono essere
evitati o sufficientemente ridotti con altri mezzi
D.P.I.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
D.P.I.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
I D.P.I. devono essere:• adeguati al rischio da prevenire• adeguati alle condizioni del luogo di lavoro• ergonomici• adattabili all'utilizzatore
D.Lgs. 475/92 - TUTTI I DPI DEVONO ESSERE DOTATI DI MARCATURA CE E ACCOMPAGNATI DA UNA NOTA
INFORMATIVA
D.Lgs. 475/92 - TUTTI I DPI DEVONO ESSERE DOTATI DI MARCATURA CE E ACCOMPAGNATI DA UNA NOTA
INFORMATIVA
CE
I “vecchi” dispositivi di emergenza destinati all'autosalvataggio in caso di evacuazione, possono continuare ad essere impiegati fino al 31 dicembre 2004
Valutare i rischi non eliminabili con altri mezzi
Individuare le caratteristiche dei D.P.I. necessari
Individuare le condizioni di utilizzo
Fornire a tutti i lavoratori i necessari D.P.I.
Assicurarne efficienza, igiene e sostituzione
Fornire adeguate istruzioni per l’uso corretto
Informare e formare i lavoratori
Addestramento, almeno per i D.P.I. salvavita e di protezione dell'udito
Richiedere ai lavoratori l’uso dei D.P.I.
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO (Art. 43)OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO (Art. 43)
• UNI EN 458 = protezione dell’udito
• UNI 10720 = protezione delle vie respiratorie
• UNI EN 169 = protezione occhi con filtri per saldatura
• UNI EN 170 = protezione occhi con filtri per radiazioni UV
• UNI EN 171 = protezione occhi con filtri per radiazioni infrarosse
• UNI 9609 = indumenti protettivi da agenti chimici
D.M. 2 maggio 2001 (G.U. 209 del 08.09.2001)D.M. 2 maggio 2001 (G.U. 209 del 08.09.2001)
CRITERI DI INDIVIDUAZIONE PER TALUNI D.P.I. (Art. 45)CRITERI DI INDIVIDUAZIONE PER TALUNI D.P.I. (Art. 45)
Sottoporsi ai programmi di formazione e addestramentosull’uso corretto dei D.P.I.
Utilizzarli correttamente
Averne cura e non modificarli
Segnalare immediatamente qualsiasi difetto o inconveniente
OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 44)OBBLIGHI DEI LAVORATORI (Art. 44)
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE di 3A CATEGORIA (salvavita)
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE di 3A CATEGORIA (salvavita)
Dispositivi di protezione individuale di progettazione complessa destinati a proteggere da rischi di morte
o di lesione grave o a carattere permanente
Dispositivi di protezione individuale di progettazione complessa destinati a proteggere da rischi di morte
o di lesione grave o a carattere permanente
ENTRANO IN 3a CATEGORIA GLI APPARECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
XXX9913
CE 0086EN 149FFP3
XXX9913
CE 0086EN 149FFP3
Marcatura CE
D.Lgs. 626/94
FORMAZIONE TEORICA
ADDESTRAMENTO
D.Lgs. 626/94
FORMAZIONE TEORICA
ADDESTRAMENTO
NORMA UNI 10720
FORMAZIONE TEORICAContenutiDurata 8-20 h (autorespiratori)
Aggiornamenti 1-2 all’anno
ADDESTRAMENTO
FORMATORECompetente, formato e segue aggiornamenti
NORMA UNI 10720
FORMAZIONE TEORICAContenutiDurata 8-20 h (autorespiratori)
Aggiornamenti 1-2 all’anno
ADDESTRAMENTO
FORMATORECompetente, formato e segue aggiornamenti
INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTOALL’USO DEI D.P.I. di 3A CATEGORIA
INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ADDESTRAMENTOALL’USO DEI D.P.I. di 3A CATEGORIA
D.P.I.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
D.P.I.DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Protezione degli occhiProtezione del capo
Protezione dell’udito
Protezione dei piedi
Protezione delle vierespiratorie
Protezione delle mani
FINETitolo IV - D.Lgs. 626/94
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
RESPIRATORI A FILTRORESPIRATORI A FILTRO
Respiratori a filtro non assistitiDipendenti dall’atmosfera ambiente
Respiratori a filtro non assistitiDipendenti dall’atmosfera ambiente
Contro polveri Contro gas e vaporiCombinati:
contro gas, vapori e polveri
Respiratori a filtro a ventilazione assistita o forzataIndipendenti dall’atmosfera ambiente
Respiratori a filtro a ventilazione assistita o forzataIndipendenti dall’atmosfera ambiente
NON devono essere utilizzati nelle seguenti condizioni:NON devono essere utilizzati nelle seguenti condizioni:
Percentuale di Ossigeno in aria < al 17%
Concentrazione alta dei contaminanti (maggiore dei limiti di utilizzo dei respiratori a filtro)
Presenza di gas/vapori con scarse proprietà di avvertimento (sostanza inodore o soglia olfattiva
maggiore del limite di soglia)
Non nota la natura e/o concentrazione dei contaminanti
RESPIRATORI A FILTROCONDIZIONI DI UTILIZZO
RESPIRATORI A FILTROCONDIZIONI DI UTILIZZO
RESPIRATORI ISOLANTIIndipendenti dall’atmosfera ambiente
RESPIRATORI ISOLANTIIndipendenti dall’atmosfera ambiente
ESEMPI DI MARCATURA DEL RESPIRATORE O FILTROESEMPI DI MARCATURA DEL RESPIRATORE O FILTRO
FFP3FFP3
P3P3
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITODISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
Danni da rumore Livello rumore (dBA)
Superamento della soglia del dolore, trauma acustico
120-130
Aggravamento dei disturbi precedenti e danni uditivi cronici
85-120
Fastidio, irritabilità, cefalea, affaticamento, calo concentrazione
70-85
Conversazione difficoltosa, difficoltà nei lavori di precisione e in lavori intellettuali
55-70
Fastidio nel sonno 35-55
Nessuno 0-35
Cuffie Archetti Inserti auricolariPreformati
riutilizzabili
Malleabili/
Espandibili
monouso
Personalizzati
CLASSIFICAZIONE DEI PROTETTORI AURICOLARICLASSIFICAZIONE DEI PROTETTORI AURICOLARI
SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITOSCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
CARATTERISTICHE DEL RUMORECARATTERISTICHE DEL RUMORE
FATTORI AMBIENTALIFATTORI AMBIENTALI
FATTORI INDIVIDUALIFATTORI INDIVIDUALI
Temperatura e umidità
Presenza di polvere
Segnali di avvertimento
Giudizio su comfort
Individuazione dei protettori per l’udito idonei
Tipo e livello
Lavoro fisico
Durata di utilizzo
Patologie dell’orecchio
Praticità, taglia adeguata
FATTORI ORGANIZZATIVIFATTORI ORGANIZZATIVI
Tipo di lavoro/
ambiente di lavoro
Dispositivo
migliore
Dispositivo
sconsigliato
Ambienti con alta T° e umidità - Lavoro fisico
Ambienti polverosi
Esposizione ripetuta a rumori di breve durata
Esposizione continua a rumori dannosi
Contemporaneità con altri dispositivi di protezione
GUIDA ALLA SCELTA DEL PROTETTORE AURICOLAREGUIDA ALLA SCELTA DEL PROTETTORE AURICOLARE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANIDISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI
SCELTA DEI GUANTI DI PROTEZIONE SCELTA DEI GUANTI DI PROTEZIONE
Materiali taglienti, abrasivi
Scivolamento della presa
Elettricità
Sostanze chimiche
Spruzzi incandescenti
Caldo/freddo
Sensibilità tattile, destrezza
Durata di utilizzoVariabilità del lavoro
Disponibilità taglie
Morbidezza, traspirabilità, cuciture
Sostanze allergizzanti, irritanti
Individuazione dei guanti idonei
Microrganismi
ALTRI FATTORIALTRI FATTORI
FATTORI ORGANIZZATIVIFATTORI ORGANIZZATIVI
FATTORI DI RISCHIOFATTORI DI RISCHIO
I pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggonoI pittogrammi indicano da quali rischi i guanti proteggono
FATTORI DI RISCHIO FATTORI DI RISCHIO
RISCHI MECCANICI
RISCHI CHIMICI E MICROBIOLOGICI
TAGLIO DA LAMA
ELETTRICITA’ STATICA
CALORE E FUOCO FREDDO
GUANTI PER I RISCHI MECCANICIGUANTI PER I RISCHI MECCANICI
XXX YYY
abcd
T 10
CE
fabbricante
modello
pittogrammaper il rischio meccanico
taglia
marcatura di conformità
2 1 2 2
resistenza all’abrasione (0-4)
resistenza al taglio (0-5)
resistenza alla perforazione (0-4)
resistenza allo strappo (0-4)
GUANTI PER I RISCHI MECCANICI - esempiGUANTI PER I RISCHI MECCANICI - esempi
Fibra Kevlar. Resistenza al taglio e calore per contatto
Ricoperto in poliuretano. Resistenza al taglio e
abrasione
Nitrile
Tessuto jersey impregnato in NBR (Nitrile-Buthadiene-Rubber). Protezione dall’
olio e grasso
GUANTI PER I RISCHI CHIMICI E MICRORGANISMIGUANTI PER I RISCHI CHIMICI E MICRORGANISMI
Es: consultazione della tabella delle resistenze chimiche di un catalogoEs: consultazione della tabella delle resistenze chimiche di un catalogo
Tipo sostanza Tipo guanto Giudizio
Lattice naturale Sconsigliato
Neoprene Medio
Solvente (toluene) Nitrile Buono
PVC Medio
Fluoroelastomero Eccellente
GUANTI PER LA PROTEZIONE TERMICA GUANTI PER LA PROTEZIONE TERMICA
2122 41XX4X
Livelli di prestazione
Resistenza all’infiammabilità
Resistenza al calore da contatto
Resistenza al calore convettivo
Resistenza al calore radiante
Resistenza a piccoli spruzzi di metallo fuso
Resistenza a grandi proiezioni di metallo fuso
GUANTI PER LAVORI SOTTO TENSIONE GUANTI PER LAVORI SOTTO TENSIONE
CEI EN 60903 - CEI 11-3:Specifica per guanti e muffole
di materiale isolante per lavori sotto per tensione
CEI EN 60903 - CEI 11-3:Specifica per guanti e muffole
di materiale isolante per lavori sotto per tensione
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI
Lancio di detriti; collisione con oggetti statici; scivolamento; presenza di pulviscolo o particelle fini; abrasione; ustione da liquidi bollenti o solidi fusi
Contatto con parti in tensione o esposizione ad archi elettrici da cortocircuito
Radiazioni infrarosse; abbagliamento; radiazioni ultraviolette; laser
Penetrazione di polveri molto fini, aerosol, liquidi, fumi, vapori e gas, agenti/virus biologici
TIPOLOGIE DI RISCHITIPOLOGIE DI RISCHI
MECCANICIMECCANICI
ELETTRICIELETTRICI
CHIMICICHIMICI
RADIAZIONI RADIAZIONI
MARCATURA DEL D.P.I.MARCATURA DEL D.P.I.
I EN 166 CE 3 F
Norma di riferimento
Identificazione del fabbricante
Marcatura di conformità
Campo di utilizzo
Montatura
*Resistenza meccanica
* Dove applicabile
3 – 2,5 I 1 S 9 N K
Tipo di filtro:da 2 a 6
Identificazione del fabbricante
Resistenza all’appannamento
Classe ottica: da 1 a 3
Oculari
Grado di protezione da
luce solare
Resistenza meccanica
Campo di utilizzo
Resistenza all’abrasione
MARCATURA DEL D.P.I.MARCATURA DEL D.P.I.
AMBIENTE DI LAVOROAMBIENTE DI LAVORO
TEMPO DI UTILIZZOTEMPO DI UTILIZZO
LAVORATORELAVORATORE
Temperatura ambiente
Sbalzi di Temperatura
Corretta visione dei colori
Presenza di elementi abrasivi
Presenza di solventi o corrosivi
Peso Aerazione
Qualità ottica
Campo visivo
Dimensioni e peso
Correzione ottica
Compatibilità con altri D.P.I.
SCELTA DELLA PROTEZIONE APPROPRIATASCELTA DELLA PROTEZIONE APPROPRIATA
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDIDISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDI
Caduta di oggetti; perforazione della suola; scivolamento; abrasioni; vibrazioni;urti al malleolo e caviglia; urti o schiacciamento del metatarso
Accumulo di cariche elettrostatiche; contatto con parti in tensione
Calore per contatto; calore radiante; fuoco/fiamme; freddo/intemperie; proiezione di materiali incandescente
Penetrazione di polveri o prodotti nocivi; gocciolamento di prodotti chimici aggressivi; contaminazione chimica batteriologica
TIPOLOGIE DI RISCHITIPOLOGIE DI RISCHI
MECCANICIMECCANICI
ELETTRICIELETTRICI
CHIMICICHIMICI
TERMICITERMICI
Calzature
da Lavoro(EN 347 – Categoria O)
Calzature
Protettive(EN 346 – Categoria P)
Calzature
di Sicurezza(EN 345 – Categoria S)
Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea
Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea.
Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 100J e di schiacciamento sotto un carico massimo di 1000daN
Assicurano Comfort e solidità definite da norma europea.
Sono dotate di puntale protettivo per le dita in caso di urti pari a 200J e di schiacciamento sotto un carico massimo di 1500daN
CATEGORIECATEGORIE
Codice Denominazione
Classificazione
I
Scarpe in pelle o altri materiali,
con eccezione della gomma
pura o delle scarpe
completamente in polimero
IIScarpe completamente in gomma
o scarpe in polimero (scarpe
vulcanizzate o sagomate)
CLASSIFICAZIONECLASSIFICAZIONE
SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE SCARPESISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE SCARPE
CategorieRequisiti essenziali
Requisiti integrativiS P O
SB PB I o II Dotazione di base
S1 P1 O1 IArea tallone chiusa. Antistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola agli oli.
S2 P2 O2 ICome S1, P1, O1, + materiale tomaia resistente alla penetrazione all’acqua.
S3 P3 O3 ICome S2, P2, O2, + resistenza penetrazione suola a lamina d’acciaio.
S4 P4 O4 IIAntistatica. Assorbimento energia area tallone. Resistenza suola e tomaia agli oli.
S5 P5 O5 IICome S4, P4, O4, + resistenza penetrazione suola con lamina d’acciaio.
REQUISITI AGGIUNTIVI REQUISITI AGGIUNTIVI
SIMBOLO REQUISITO/CARATTERISTICHE PRESTAZIONE
P Resistenza alla perforazione della suola ≥ 1000 N
E Assorbimento energia in zona tallone ≥ 20 J
A Calzatura antistatica Tra 0,1 e 1000 M
C Calzatura conduttiva < 0,1 M
WRUPenetrazione e assorbimento di acqua della tomaia
≥ 60 min.
CI Isolamento dal freddo Prova a – 20° C
HI Isolamento dal caldo Prova a 150° C
HRO Resistenza al calore per contatto Prova a 300° C
ORO Resistenza agli idrocarburi Aumento vol. ≤ 12%
ESEMPIO DI TIMBRATURA DI CALZATUREESEMPIO DI TIMBRATURA DI CALZATURE
XXX YYY
abcd
T 44
CEEN 345
S3
Fabbricante
Articolo
Norma di riferimento
Taglia
Marcatura di conformità
05 - 03
CategoriaMese ed anno di
fabbricazione
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL CAPOELMETTI
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL CAPOELMETTI
Cadute di oggetti, urti, impigliamento dei capelli, ecc.
Contatto diretto con parti in tensione, cariche elettrostatiche
Gocciolamenti, spruzzi, ecc. di prodotti chimici
TIPOLOGIE DI RISCHITIPOLOGIE DI RISCHI
MECCANICIMECCANICI
ELETTRICIELETTRICI
CHIMICICHIMICI
TERMICITERMICI
Caldo/freddo, proiezione di materiali in fusione, fiamme, ecc.
Casco antiurto
per l’industria ( EN 812 )
Elmetto di protezione
per l’industria ( EN 397 )
Destinato a proteggere dagli effetti di un urto della testa contro un oggetto duro e immobile, tale da causare lacerazione o altre ferite superficiali
Destinati a proteggere dal rischio di lesione per effetto di: caduta di gravi, cadute accidentali, contatto con elementi taglienti, contatto con parti calde o fredde, folgorazione e schiacciamento per intrappolamento
CLASSIFICAZIONECLASSIFICAZIONE
Resistenza alla penetrazioneResistenza alla penetrazioneAssorbimento degli urtiAssorbimento degli urti
Rottura del sottogolaRottura del sottogolaResistenza alla fiammaResistenza alla fiamma
EtichettaEtichetta
REQUISITI OBBLIGATORIREQUISITI OBBLIGATORI
Temperatura molto altaTemperatura molto altaTemperatura molto bassaTemperatura molto bassa
Deformazione lateraleDeformazione lateraleProprietà elettricheProprietà elettriche
Spruzzi di metallo fusoSpruzzi di metallo fuso
REQUISITI FACOLTATIVIREQUISITI FACOLTATIVI
Scelta nei colori
Predisposizione altri D.P.I.
Caratteristiche generaliCaratteristiche generali
Leggerezza
Comfort
GUIDA ALLA SCELTAGUIDA ALLA SCELTA
ETICHETTAETICHETTA
Elenco delle voci sempre presenti in Etichetta Elenco delle voci sempre presenti in Etichetta
• Temperatura molto bassa• Temperatura molto alta• Isolamento elettrico• Deformazione laterale• Spruzzo metallo fuso
• Numero della norma di riferimento• Marchio o nome del costruttore• Anno e trimestre di costruzione• Tipo di elmetto (designazione del fabbricante)• Taglia o gamma di taglie• Abbreviazione del materiale della calotta
Elenco dei requisiti facoltativi dichiarati in Etichetta Elenco dei requisiti facoltativi dichiarati in Etichetta
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
D.Lgs. 626/94
TITOLO VI – UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI
D.Lgs. 626/94
TITOLO VI – UTILIZZO DI VIDEOTERMINALI
VIDEOTERMINALIVIDEOTERMINALI
DEFINIZIONIDEFINIZIONI
VIDEOTERMINALI (VDT):
Le apparecchiature dotate di schermo alfanumerico o grafico costituite da
personal computer, sistemi di videoscrittura, di elaborazione dati, di testi
o di immagini.
VIDEOTERMINALI (VDT):
Le apparecchiature dotate di schermo alfanumerico o grafico costituite da
personal computer, sistemi di videoscrittura, di elaborazione dati, di testi
o di immagini.
Vengono esclusi da tale ambito:•Le macchine calcolatrici•I sistemi di videoscrittura senza schermo•I sistemi portatili non utilizzati continuativamente nei luoghi di lavoro•I pannelli di controllo
DEFINIZIONIDEFINIZIONI
Il lavoro al videoterminale, di per sé non costituisce un rischio per la salute dell’operatore. È invece la sua utilizzazione in condizioni ambientali e/o organizzative inadeguate che può determinare l’insorgenza di problemi per l’integrità fisica e mentale dell’operatore.
LAVORATORE VIDEOTERMINALISTA:
colui che utilizza il VDT in modo sistematico o abituale per
20 ore settimanali
LAVORATORE VIDEOTERMINALISTA:
colui che utilizza il VDT in modo sistematico o abituale per
20 ore settimanali
DISTURBIDISTURBI
DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICISono legati al mantenimento prolungato e fisso, talvolta non ergonomicamente esatto, della postazione di lavoro.
Possono manifestarsi con senso di pesantezza, tensione, indolenzimento, dolore muscolare a: collo, schiena, spalle, braccia, mani
DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICISono legati al mantenimento prolungato e fisso, talvolta non ergonomicamente esatto, della postazione di lavoro.
Possono manifestarsi con senso di pesantezza, tensione, indolenzimento, dolore muscolare a: collo, schiena, spalle, braccia, mani
DISTURBI OCULO-VISIVIbruciore, arrossamento, prurito, lacrimazione, visione confusa, fastidio per la luce
DISTURBI OCULO-VISIVIbruciore, arrossamento, prurito, lacrimazione, visione confusa, fastidio per la luce
DISTURBIDISTURBI
DISTURBI PSICOLOGICIQuesti sono disturbi difficilmente classificabili, in quanto causati normalmente da una non corretta organizzazione del lavoro o dal contenuto intellettuale dell’attività svolta, che possono indurre a fenomeni di ansia, nervosismo, irritabilità, depressione ed alterazione dell’umore
DISTURBI PSICOLOGICIQuesti sono disturbi difficilmente classificabili, in quanto causati normalmente da una non corretta organizzazione del lavoro o dal contenuto intellettuale dell’attività svolta, che possono indurre a fenomeni di ansia, nervosismo, irritabilità, depressione ed alterazione dell’umore
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
LE POSTAZIONI DI LAVORO AL VIDEOTERMINALE DEVONO ESSERE, A PRESCINDERE DAL NUMERO DI
ORE DI UTILIZZO, CONFORMI A QUANTO CONTENUTO NELL’ALLEGATO VII
(adeguatezza dei sedili, dei piani di lavoro, dell’ambiente, ecc.)
LE POSTAZIONI DI LAVORO AL VIDEOTERMINALE DEVONO ESSERE, A PRESCINDERE DAL NUMERO DI
ORE DI UTILIZZO, CONFORMI A QUANTO CONTENUTO NELL’ALLEGATO VII
(adeguatezza dei sedili, dei piani di lavoro, dell’ambiente, ecc.)
LA POSTAZIONE DI LAVORO LA POSTAZIONE DI LAVORO
collocato correttamente in relazione alle finestre (luce)
regolabile secondo le esigenze dell’operatore
ad una distanza di lettura di 5070 cm. (accomodamento)
dislocato in modo da avere il bordo superiore all’altezza degli occhi dell’operatore
(collo, cefalea muscolo-tensiva)
LO SCHERMO VIDEO DEVE ESSERE:LO SCHERMO VIDEO DEVE ESSERE:
LA POSTAZIONE DI LAVORO LA POSTAZIONE DI LAVORO
LA COLLOCAZIONE CORRETTA IN RELAZIONE ALLE FINESTRE
LA COLLOCAZIONE CORRETTA IN RELAZIONE ALLE FINESTRE
finestratura posta su
1 solo lato:
ottimale se a
Nord Est - Nord
Nord Ovest
dotata di schermatura idonea
LA POSTAZIONE DI LAVORO LA POSTAZIONE DI LAVORO
piano: ottimale 160 x 90 cm.
altezza: regolabile da 68 82 cm. in funzione dell’operatore ed inclinabile leggermente in avanti
IL TAVOLO DI LAVORO DEVE AVERE:IL TAVOLO DI LAVORO DEVE AVERE:
spazio per le gambe:
larghezza min. = 70 cm.
lunghezza min. = 60 cm (ginocchio)
“ “ “ = 80 cm (piedi)
colore: toni neutri (attenzione ai riflessi)
occorre un canale passacavi
LA POSTAZIONE DI LAVORO LA POSTAZIONE DI LAVORO
altezza: variabile da 42 55 cm. (girevole) basamento: a 5 razze, grande almeno come il piano del sedile
IL SEDILE O SEDIA DEVE AVERE:IL SEDILE O SEDIA DEVE AVERE:
piano: 40x40 cm. concavo, anatomico, soffice e rivestito di materiale traspirante, con bordo arrotondato (compressione dei vasi e dei nervi) e possibilmente inclinabile in avanti (< 2°) e indietro (< 14°)
schienale: regolabile in altezza e inclinazione con imbottitura lombare
braccioli: non indispensabili, comunque corti e chiusi
LA POSTAZIONE DI LAVORO LA POSTAZIONE DI LAVORO
necessario quando l’altezza minima del tavolo rimane eccessiva
dimensioni: 40x30x15 cm
inclinazione: < 20°
non deve scivolare
utile per la videoscrittura
inclinabile 30° 70° rispetto al piano
posizionato alla stessa distanza dello schermo (accomodamento)
POGGIAPIEDIPOGGIAPIEDI
PORTADOCUMENTI PORTADOCUMENTI
Posizionare il VDT in maniera ottimale per evitare i riflessi e/o sfarfallii dello schermo: • oscurare le finestre per migliorare la visibilità ed il contrasto• regolare il contrasto e la dimensione dei caratteri in modo ottimale;• inclinare il monitor per ridurre i riflessi• utilizzare se necessario uno schermo antiriflesso;
• mantenere pulito il monitor e lo schermo protettivo
REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
• Mantenere una posizione corretta regolando la posizione del sedile e/o l’altezza del tavolo di lavoro e/o dello schermo in modo che:
• Gli occhi siano ad una distanza non inferiore a 50-70 cm dal monitor e alla stessa altezza del bordo superiore dello schermo;
• Gli avambracci siano appoggiati al piano di lavoro e i polsi non piegati;
• Angoli dei gomiti, fianchi e gambe superiori a 90°
• Utilizzare la sedia di lavoro in modo che sia orientata e rivolta verso il video
• I piedi devono essere ben poggiati a terra o, solo se necessario, su un poggiapiedi
• Mouse il più possibile vicino al corpo • Richiedere, se necessario, un leggio
portadocumenti
• Effettuare interruzioni, (cambiamenti di attività) di 15 minuti ogni due ore di attività continuativa al VDT;
• Dopo un uso continuativo del VDT è necessario ripristinare la corretta impostazione della colonna vertebrale con degli opportuni esercizi e movimenti del tronco dorsale, della testa e del collo;
• Non trascurare eventuali riduzioni della capacità visiva segnalandole al medico competente;
• Sottoporsi alla visita medica specialistica se prevista
PER CHI UTILIZZA IL VDT IN MODO SISTEMATICO:PER CHI UTILIZZA IL VDT IN MODO SISTEMATICO:
REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI REGOLE DI COMPORTAMENTO PER I LAVORATORI
RIASSUMENDO… RIASSUMENDO…
LA POSTAZIONE DI LAVORO “è ottimale” quando è assicurata la flessibilità più ampia possibile in tutte le sue
componenti
FINETitolo VI - D.Lgs. 626/94
D.Lgs. 493/96
SEGNALETICA DI SICUREZZA
D.Lgs. 493/96
SEGNALETICA DI SICUREZZA
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
DALLA SCUOLA UN LAVORO SICURO
Corso
”L’ABC della Sicurezza e Igiene sul Lavoro”
• TUTTE LE PRESCRIZIONI E I DIVIETI DEVONO ESSERE RICHIAMATI TRAMITE APPOSITA SEGNALETICA
• OVE NECESSARIO DEVONO ESSERE PREDISPOSTI APPOSITI CARTELLI DI AVVERTIMENTO
• LA SEGNALETICA DEVE ESSERE CONFORME A PRECISE DISPOSIZIONI DI LEGGE
• LA SEGNALETICA NON DEVE GENERARE EQUIVOCI
• LE DIMENSIONI DELLA SEGNALETICA DEVONO ESSERE PROPORZIONATE ALLA DISTANZA DA CUI DEVONO ESSERE PERCEPITI I MESSAGGI
• TUTTE LE PRESCRIZIONI E I DIVIETI DEVONO ESSERE RICHIAMATI TRAMITE APPOSITA SEGNALETICA
• OVE NECESSARIO DEVONO ESSERE PREDISPOSTI APPOSITI CARTELLI DI AVVERTIMENTO
• LA SEGNALETICA DEVE ESSERE CONFORME A PRECISE DISPOSIZIONI DI LEGGE
• LA SEGNALETICA NON DEVE GENERARE EQUIVOCI
• LE DIMENSIONI DELLA SEGNALETICA DEVONO ESSERE PROPORZIONATE ALLA DISTANZA DA CUI DEVONO ESSERE PERCEPITI I MESSAGGI
D.Lgs. 493/96D.Lgs. 493/96
• TUTTE LE ATTREZZATURE ANTINCENDIOANTINCENDIO PRESENTI DEVONO ESSERE SEGNALATE CON APPOSITI CARTELLI
• I PERCORSI INDIVIDUATI PER GLI ESODI E L’EVACUAZIONEESODI E L’EVACUAZIONE DEVONO ESSERE SEGNALATI IDONEAMENTE
• TUTTE LE USCITE DI SICUREZZAUSCITE DI SICUREZZA DEVONO ESSERE INDIVIDUATE TRAMITE APPOSITE SEGNALAZIONI
• NEI LOCALI O ATTIVITA’ OVE NECESSITANO VANNO INDICATI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONEDISPOSITIVI DI PROTEZIONE DA ADOTTARE
• DEVE ESSERE INDICATO L’ INTERRUTTORE GENERALEL’ INTERRUTTORE GENERALE DELL’ALIMENTAZIONE ELETTRICA
• DEVE ESSERE SEGNALATA L’UBICAZIONE DELLA CASSETTA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSODI PRONTO SOCCORSO
• TUTTE LE ATTREZZATURE ANTINCENDIOANTINCENDIO PRESENTI DEVONO ESSERE SEGNALATE CON APPOSITI CARTELLI
• I PERCORSI INDIVIDUATI PER GLI ESODI E L’EVACUAZIONEESODI E L’EVACUAZIONE DEVONO ESSERE SEGNALATI IDONEAMENTE
• TUTTE LE USCITE DI SICUREZZAUSCITE DI SICUREZZA DEVONO ESSERE INDIVIDUATE TRAMITE APPOSITE SEGNALAZIONI
• NEI LOCALI O ATTIVITA’ OVE NECESSITANO VANNO INDICATI I DISPOSITIVI DI PROTEZIONEDISPOSITIVI DI PROTEZIONE DA ADOTTARE
• DEVE ESSERE INDICATO L’ INTERRUTTORE GENERALEL’ INTERRUTTORE GENERALE DELL’ALIMENTAZIONE ELETTRICA
• DEVE ESSERE SEGNALATA L’UBICAZIONE DELLA CASSETTA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSODI PRONTO SOCCORSO
SEGNALETICA GENERALESEGNALETICA GENERALE
FINE D.Lgs. 493/96
VIETATO FUMARE O
USARE FIAMME LIBERE
VIETATO FUMARE O
USARE FIAMME LIBERENON
TOCCARE
NONTOCCARE
VIETATOAI PEDONI
VIETATOAI PEDONI
DIVIETO DIACCESSO
AI NONAUTORIZZATI
DIVIETO DIACCESSO
AI NONAUTORIZZATI
DIVIETO DISPEGNERE
CON ACQUA
DIVIETO DISPEGNERE
CON ACQUA
I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA
I CARTELLI DI DIVIETO SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO BIANCO E BORDO ROSSO CON STRISCIA TRASVERSALE ROSSA
VIETATOFUMARE
VIETATOFUMARE
ACQUA NONPOTABILE
ACQUA NONPOTABILE
DIVIETO
TENSIONEELETTRICA
PERICOLOSA
TENSIONEELETTRICA
PERICOLOSA
SOSTANZA CORROSIVA
SOSTANZA CORROSIVA
RISCHIODI INCIAMPO
RISCHIODI INCIAMPO
RISCHIOBIOLOGICO
RISCHIOBIOLOGICO
SOSTANZA COMBURENTE
SOSTANZA COMBURENTE
SOSTANZA VELENOSA
SOSTANZA VELENOSA
I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E BORDO NERO
I CARTELLI DI AVVERTIMENTO SONO DI FORMA TRIANGOLARE CON PITTOGRAMMI NERI SU FONDO GIALLO E BORDO NERO
AVVERTIMENTOAVVERTIMENTO
GUANTI DI PROTEZIONE OBBLIGATORI
GUANTI DI PROTEZIONE OBBLIGATORI
CALZATURE DI SICUREZZA OBBLIGATORIE
CALZATURE DI SICUREZZA OBBLIGATORIE
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
DEGLI OCCHI
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
DEGLI OCCHI
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
VIE RESPIRATORIE
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
VIE RESPIRATORIE
I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO
I CARTELLI DI PRESCRIZIONE SONO DI FORMA CIRCOLARE CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO AZZURRO
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
DELL’UDITO
PROTEZIONEOBBLIGATORIA
DELL’UDITO
PRESCRIZIONEPRESCRIZIONE
DIREZIONEDA SEGUIRE
DIREZIONEDA SEGUIRE
PRONTOSOCCORSO
PRONTOSOCCORSO
BARELLABARELLALAVAGGIOPER OCCHI
LAVAGGIOPER OCCHI
PERCORSO/USCITADI EMERGENZA
PERCORSO/USCITADI EMERGENZA
I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE
I CARTELLI DI SALVATAGGIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO VERDE
SALVATAGGIOSALVATAGGIO
SCALAANTINCENDIO
SCALAANTINCENDIO
LANCIAANTINCENDIO
LANCIAANTINCENDIOESTINTOREESTINTORE
DIREZIONEDA SEGUIRE
DIREZIONEDA SEGUIRE
I CARTELLI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO ROSSO
I CARTELLI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO SONO DI FORMA RETTANGOLARE-QUADRATA CON PITTOGRAMMI BIANCHI SU FONDO ROSSO
ANTINCENDIOANTINCENDIO