Post on 14-Feb-2019
1
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Corso di Economia AziendaleCorso di Economia Aziendale
Facoltà di Lingue e Letterature StraniereFacoltà di Lingue e Letterature Straniere
Laurea Triennale in Lingue e Culture Straniere Curriculum Laurea Triennale in Lingue e Culture Straniere Curriculum Linguistico Aziendale (LINLinguistico Aziendale (LIN--AZ)AZ)
Prof.ssa Annalisa Sentuti
A.A. 2012 A.A. 2012 –– 20132013
Materiale Didattico Integrativo: Seconda Parte Materiale Didattico Integrativo: Seconda Parte –– Il Sistema AziendaleIl Sistema Aziendale
annalisa.sentuti@uniurb.it 2
Seconda Parte
A.A. 2012/2013
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principalisottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni conl’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischiod’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggettogiuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale6. Gli organi di governo economico dell’azienda
2
annalisa.sentuti@uniurb.it 3
“Complesso economicoeconomico che sotto il nome di un soggettosoggetto giuridicogiuridico(titolare) ed il controllo di un soggettosoggetto economicoeconomico, ha vita in un sistemasistemacontinuamente rinnovantesi e mutevoli di operazionioperazioni attuabili mercè una
duratura, sebbene rigida, organizzazioneorganizzazione deldel lavorolavoro, per la
soddisfazionesoddisfazione didi bisognibisogni umaniumani, in quanto questa richieda produzioneproduzioneoo acquisizioneacquisizione ee consumoconsumo di beni economici”.
Tale definizione sarà più comprensibile una volta
introdotti i diversi concetti che sottintende.
Il concetto di azienda
Nella dottrina economico-aziendale sono state elaborate molte definizioni di azienda. Secondo Onida (1954), ad es., l’azienda è:
A.A. 2012/2013
annalisa.sentuti@uniurb.it 4
Il concetto di azienda
Una definizione di sintesi: L’azienda è
A.A. 2012/2013
un istituto economico duraturo che produce beni e servizi
in quanto organismo composto da sistemi coordinati e complementaridi persone (organizzazione), beni (patrimonio) ed operazioni (gestione).
perché in esso vengono assunte decisioni per adattare mezzi
scarsi a fini molteplici
perché sopravvive oltre la vita fisica delle persone e dei beni
perché la sua missione economica è creare nuova utilità per la soddisfazione dei bisogni umani
3
annalisa.sentuti@uniurb.it 5
Il concetto di azienda
A.A. 2012/2013
Ogni azienda è un istituto costituito da tre sistemi coordinati ecomplementari.
• Un sistema di beni: PATRIMONIO/CAPITALE � l’insieme deimezzi funzionali all’attività svolta, a disposizione dell’azienda in undeterminato momento. Essi sono organizzati secondo un rapporto diinterrelazione per il comune scopo della produzione.
• Un sistema di operazioni: GESTIONE � l’insieme delle operazionisuccessive e simultanee che le persone presenti in aziendacompiono sul patrimonio, al fine di svolgere l’attività dell’azienda stessa.
• Un sistema di PERSONE: ORGANIZZAZIONE �sistemacoordinato di persone che si prefigge un più razionale impiegodel lavoro umano in relazione agli obiettivi gestionali daraggiungere.
annalisa.sentuti@uniurb.it 6
Il concetto di azienda e di impresa nell’E.A.
In base alle finalità che persegue, assume la connotazione di:
1.1. aziendaazienda didi erogazioneerogazione: sistema socio-economico che produce beni
e servizi per la soddisfazione di soggetti interni o esterni. Il suo fine è
realizzarerealizzare ii finifini istituzionaliistituzionali;
2.2. aziendaazienda didi produzioneproduzione: comunemente chiamata impresa, è sistema
socio economico che produce beni e servizi per il mercato dei
consumatori o degli utilizzatori. Il suo fine è massimizzaremassimizzare ilil redditoreddito,
ovvero la differenza tra ricavi e costi, per conseguireconseguire unun profittoprofitto.
Per impresa, quindi, intendiamo un particolare tipo di azienda.
A.A. 2012/2013
4
annalisa.sentuti@uniurb.it 7
Il concetto di azienda e di impresa nel c.c.
Attenzione: per la normativa civilistica...
“L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (art. 2555 c.c.)
“È imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio
di beni o di servizi” (art. 2082 c.c.)
L’azienda è un complesso di beni
L’impresa è l’attività che viene svolta con questo complesso di beni
A.A. 2012/2013
Tale definizione, dal punto di vista economico aziendale, viene considerata:a) parziale: si focalizza soltanto su uno dei sub sistemi aziendali, l’insieme dei
beni (il capitale), ma ignora gli altri due (organizzazione e gestione);b) derivata: l’azienda è uno strumento per l’esercizio dell’impresa. L’impresa
non viene definita, se ne può solo desumere il significato dal concetto diimprenditore
annalisa.sentuti@uniurb.it 8
Il sistema aziendale e l’ambiente
L’AZIENDA è un
SISTEMA APERTO
L’AZIENDA è un
SISTEMA DINAMICO
A.A. 2012/2013
L’AZIENDA è un
SISTEMA PROBABILISTICO
5
annalisa.sentuti@uniurb.it 9A.A. 2012/2013
L’azienda come sistema APERTO
L’impresa è un sistema inserito in un insieme più vasto, alle cui regole
generali di comportamento non può sottrarsi se vuole assicurarsi la
sopravvivenza. Es. leggi vigenti, situazione politica, tradizioni religiose,
sviluppo tecnologico, vincoli ambientali, ecc.
Tale insieme rappresenta il contesto socio-economico di riferimento
dell’impresa, con il quale instaura un insieme di relazioni ed un
interscambio continuo di beni, servizi ed informazioni.
Tale ambiente può essere suddiviso in:
• Ambiente economico: i mercati
• Ambiente sociale: contesto generale
annalisa.sentuti@uniurb.it 10
Mercato dei capitali
Mercato del lavoro
Mercato Mercato delle delle
venditevenditeMercato degli approvvigionamenti
Mercato della scienza e della tecnologia
Azienda e ambiente economico
1. i mercati di acquisizione, che forniscono i fattori produttivi(materie, lavoro, servizi, capitali);
2. i mercati di sbocco, che assorbono i prodotti ottenuti (beni eservizi).
L’ambiente economico è costituito dai principali mercati con i quali l’azienda (impresa) effettua transazioni, ovvero:
IMPRESA(processo di
trasformazione)
INPUTINPUT OUTPUTOUTPUT
A.A. 2012/2013
6
annalisa.sentuti@uniurb.it
11
Azienda e ambiente sociale
A.A. 2012/2013
Mercati di Acquisizione
LavoroLavoro TecnologieTecnologie
MercatiMercati didi SboccoSbocco
AZIENDAAZIENDA
BENI O SERVIZI
Ambiente culturaleAmbiente legislativo
Ambiente religioso
Ambiente naturaleAmbiente politico
Ambiente tecnologico
Materie Materie primeprime CapitaliCapitali
11A.A. 2011/2012
annalisa.sentuti@uniurb.it
A) Fattori produttivi:- materie prime- impianti- lavoro e servizi- capitale monetario
B) Influssi ambientali:- norme di legge- vincoli culturali- vincoli sociali- ecc.
A) Vendita di:- beni- servizi
B)Altri output:- valori culturali- conoscenze
tecnol.- influenze
politiche- ecc.
PROCESSI DITRASFORMAZIONE
Feedback
Azienda e ambiente
A.A. 2011/2012 12
INPUTINPUT OUTPUTOUTPUT
A.A. 2012/2013 12
7
annalisa.sentuti@uniurb.it 13A.A. 2012/2013
Azienda e ambiente
Le imprese, in particolare, hanno una notevole influenzasull’ambiente in cui sono inserite e sulla vita delle persone.
L’opinione pubblica giudica l’impresa non solo per la capacità diprodurre utili, ma anche e soprattutto per il modo con cui gli stessi sonoottenuti.
Pur agendo per perseguire un utile, l’impresa deve assicurare condizionidi lavoro dignitose, adoperarsi per tutelare l’ambiente, favorire ilmiglioramento della qualità della vita della comunità in cui agisce.
Responsabilità sociale d’impresa Responsabilità sociale d’impresa
Pari opportunità, sicurezza sul lavoro, non ricorrere al lavoro minorile,attenzione ai soggetti svantaggiati; esigenza di correttezza e trasparenza,attenzione all’ambiente, non impiego di sostanze nocive per iconsumatori, ecc.
annalisa.sentuti@uniurb.it 14A.A. 2012/2013
L’azienda come sistema DINAMICOL’azienda muta continuamente per adeguarsi ai cambiamenti cheavvengono nei mercati, nell’ambiente sociale e nel suo ambiente interno.Allo stesso tempo, tenta di condizionare l’ambiente in cui opera.
Influenzano
direttamente o
indirettamente
l’azienda, vogliono
conoscere le scelte
che effettua ed i
risultati ottenuti,
adottate.
Cerca di fronteggiare le influenze esterne
(marketing, politiche finanziarie, ricerca & sviluppo, relazioni
sindacali, responsabilità sociale, ecc.) ed interne
(mediante l’organizzazione e la gestione delle RU)
Soggetti Soggetti esterni/interniesterni/interni
AziendaAzienda
condizionamento condizionamento
reciprocoreciproco
8
annalisa.sentuti@uniurb.it 15A.A. 2012/2013
L’azienda come sistema PROBABILISTICO
• Numerose relazioni tra azienda e ambiente...
• ...caratterizzate da instabilità nel medio-lungo periodo...
• ... e non sempre facilmente prevedibili...
difficoltà di determinare con precisione la natura e gli effetti di tutte le scelte e le operazioni poste in essere dall’impresa
L’economia aziendale, e le altre discipline economiche, aiutanol’azienda a fronteggiare tale indeterminatezza e complessità.
annalisa.sentuti@uniurb.it 16
Seconda Parte
A.A. 2012/2013
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principalisottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni conl’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischiod’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggettogiuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale6. Gli organi di governo economico dell’azienda
9
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 17
Classificazione delle aziende
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 18
Classificazione delle aziende
1.1. In base alIn base al FINEFINE: azienda di erogazione, azienda di produzione : azienda di erogazione, azienda di produzione (impresa)(impresa)
2.2. In base al tipo di In base al tipo di ATTIVITÀ SVOLTAATTIVITÀ SVOLTA: aziende agricole, : aziende agricole, industriali, commerciali, di serviziindustriali, commerciali, di servizi
3.3. In base al In base al SETTORE SETTORE DIDI APPARTENENZAAPPARTENENZA: primario, : primario, secondario, terziario, secondario, terziario, terziarioterziario avanzatoavanzato
4.4. In base al In base al LUOGO IN CUI OPERANOLUOGO IN CUI OPERANO: divise, indivise: divise, indivise
5.5. In base allaIn base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALEPROPRIETA’ DEL CAPITALE: pubblica, privata, : pubblica, privata, gruppo industrialegruppo industriale
6.6. In base allaIn base alla DIMENSIONEDIMENSIONE:: piccole, medie, grandipiccole, medie, grandi
7.7. In base alla In base alla FORMA GIURIDICAFORMA GIURIDICA: impresa individuale, : impresa individuale, impresa collettiva (società di persone, società di capitali)impresa collettiva (società di persone, società di capitali)
10
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 19
Classificazione in base al FINE
A) di erogazione
B) di produzione per il mercato (imprese)
di consumo
di erogazione in senso stretto
Oggetto del nostro Oggetto del nostro studiostudio
La finalità è il principale elemento di distinzionetra le diverse tipologie di aziende.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 20
Sistema socio economico
che produce beni e/o servizi per soddisfare
bisogni di:
Azienda di Azienda di erogazioneerogazione
Azienda di erogazione Azienda di erogazione in senso strettoin senso stretto
Associazioni “aperte” ed Associazioni “aperte” ed enti varienti vari
• Enti morali di assistenza e beneficenza
• Enti che finanziano le ricerche economiche o in campo medico
ESEMPI:b) persone esterne (beneficiari) nell’interesse delle quali l’azienda è stata istituita ed opera
Azienda di consumo Azienda di consumo
Associazioni “chiuse”Associazioni “chiuse”
• Associazioni culturali
• Associazioni sportive
ESEMPI:a) persone che stanno all’interno dell’azienda stessa o che comunque fanno capo ad essa
A) Azienda di erogazione
11
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 21
� Hanno finalità di ordine sociale, morale, culturale;
� Ambiti di attività: cultura, ricreazione, istruzione, ricerca, sanità,assistenza sociale, ambientalismo, promozione dello sviluppo dellecomunità locali, promozione e tutela dei diritti civili, volontariato,organizzazioni imprenditoriali, professionali e sindacali, ecc.
� Prevedono il divieto di distribuire il risultato reddituale (l’utile, piùpropriamente detto “Avanzo Economico” = Proventi > Oneri), che deveessere reinvestito in azienda, ed il patrimonio, a favore dei soggetti che lecontrollano (associati, donatori, amministratori, manager, ecc.).
A) Azienda di erogazione
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 22
- EFFICIENZA (bassi oneri unitari e alti rendimenti dei fattori)
- EQUILIBRIO ECONOMICO (proventi = oneri)
A) Azienda di erogazione
� Obiettivo: REALIZZAZIONE DEI FINI ISTITUZIONALI(accrescere le risorse, i beni e i servizi posti a disposizione deisoggetti interessati), operando in condizioni di
Nella loro operatività, le AdE svolgono tre processi fondamentali:
� processo di acquisizione: l’azienda entra in possesso dei mezzi monetari edei beni in natura necessari per soddisfare direttamente o indirettamente ibisogni (es. quote associative, donazioni, gettito fiscale, ecc.)
� processo di consumo e di erogazione: i mezzi acquisiti (o i beni/servizicon essi prodotti) vengono consumati o distribuiti ai soggetti interni/esterni
� processo di risparmio: accantonare o investire i mezzi eccedenti pereventuali bisogni futuri
12
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 23
Un sistema socio-economico che produce beni/servizi per il mercato.
B) Azienda di produzione o impresa
FUNZIONAMENTO DELLE IMPRESE:
PRODUZIONE
(diretta/indiretta)
C T L I Beni/Servizi destinati alla
VENDITA
Consumatori
Utilizzatori
Ricavi
Mer
cati d
i ac
quis
izio
ne
Costi
Mercati di sbocco
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 24
� L’impresa acquista fattori produttivi (capitale, “terra”, lavoro, “imprenditorialità”) esostiene un COSTO.
� I FP vengono impiegati nella PRODUZIONE per ottenere beni/servizi destinati almercato.
� Nel mercato beni/servizi vengono scambiati dietro il pagamento di un corrispettivo(PREZZO) pagato dai consumatori/utilizzatori
� Il prezzo pagato dai consumatori/utilizzatori rappresenta per l’impresa il RICAVOconseguito dalla vendita e serve per remunerare i fattori produttivi utilizzati.
Massimizzare la differenza fra Ricavi conseguiti e Costi sostenuti.
OBIETTIVO DELL’IMPRESAOBIETTIVO DELL’IMPRESA
B) Azienda di produzione o impresa
Tale differenza (R-C), se positiva (R>C),
è denominata reddito, utile o profitto.
Esso è destinato a remunerare il capitale che i proprietari hanno investito nell’impresa
13
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 25
I processi che caratterizzano il funzionamento delle imprese sono:
il processo di destinazione del risultatoeconomico: dalla differenza tra ricavi e costi siorigina il reddito, che può essere distribuito aiproprietari o reinvestito nell’azienda.
il processo di commercializzazione: è la fase in cuii beni prodotti vengono collocati sul mercato incambio di un corrispettivo (prezzo/ricavo);
il processo di produzione: è la fase in cui i fattoriproduttivi vengono trasformati fisicamente otrasferiti nel tempo o nello spazio, ottenendoprodotti destinati al mercato;
il processo di acquisizione: è la fase in cui l’impresasi approvigiona dei fattori produttivi necessari (Terra,Lavoro, Capitale, Imprenditorialità) sostenendo deicosti;
B) Azienda di produzione o impresa
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 26
I ricavi devono necessariamente coprire i costi sostenuti
per l’acquisizione dei fattori produttivi e solo
SUCCESSIVAMENTE ed EVENTUALMENTE
devono remunerare il capitale che i proprietari hanno
investito nell’impresa.
B) Azienda di produzione o impresa
RISCHIO D’IMPRESA
14
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 27
Classificazione in base all’ATTIVITÀ SVOLTA
�� AziendeAziende agricoleagricole: si occupano della produzione derivante dacoltivazioni agricole e dell’allevamento del bestiame. Possonosvolgere anche attività miste: agriturismi, fattorie didattiche, ecc.
�� AziendeAziende industrialiindustriali oo manifatturieremanifatturiere: trasformano materie prime inprodotti finiti oppure assemblano componenti fabbricati da altreaziende industriali. Possono operare in diversi comparti:metalmeccanico, alimentare, tessile, chimico, elettronico, ecc.
�� AziendeAziende commercialicommerciali: acquistano e vendono merci, senzatrasformarle fisicamente. Es. supermercati, negozi al dettaglio, ecc.
�� AziendeAziende didi serviziservizi: erogano prestazioni immateriali. Es. banche,assicurazioni, alberghi, agenzie di viaggi, compagnie telefoniche,trasporti, ecc.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 28
Classificazione in base al SETTORE
In base al SETTORESETTORE DIDI APPARTENENZAAPPARTENENZA ::
�� SettoreSettore PrimarioPrimario: raggruppa le aziende che si dedicano alreperimento e allo sfruttamento delle risorse esistenti in natura(aziende agricole ed estrattive)
�� SecondarioSecondario: raggruppa le aziende che operano una produzionediretta di beni (alimentari, edili, chimiche, tessili, ecc.)
�� TerziarioTerziario: raggruppa le aziende che operano una produzioneindiretta di beni e servizi
�� TerziarioTerziario avanzatoavanzato: raggruppa le aziende che erogano servizi adalto valore aggiunto (informatica, consulenza finanziaria e legale,ecc.)
15
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 29
Classificazione in base al LUOGO
In base al LUOGO IN CUI OPERANOLUOGO IN CUI OPERANO le aziende si distinguono in:
�� IndiviseIndivise: svolgono la loro attività in un’unica sede
�� DiviseDivise: operano con più sedi, filiali, stabilimenti
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Il capitale dell’azienda può essere di natura:
• privata: azienda privataazienda privata, di proprietà di una o più persone fisiche
• pubblica: azienda pubblicaazienda pubblica, di proprietà dello Stato
•• holdingholding: di proprietà di un’altra impresa
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 30
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
L’impresa pubblicaimpresa pubblica
• Sono aziende create dallo Stato (a partecipazione statale)
• La prima impresa pubblica – l’IRI – è stata creata in Italia nel 1933, poiaffiancata nel corso degli anni da altre imprese (ENI, ENEL, Telecom,Banca Nazionale Del Lavoro, Ferrovie dello Stato, Rai, Anas, Alitalia,Poste Italiane, ecc.) come tentativo dello Stato di salvare o svilupparealcuni settori industriali ritenuti strategici e ad alto rischio per l’iniziativaprivata (energia, telefonia, autostrade, chimica, siderurgia, ecc.).
• Negli anni ’90 è iniziato il processoprocesso didi privatizzazioneprivatizzazione delle impresestatali (cessione a privati), con l’intento di: recuperare efficienza; daremaggior spazio alla libera iniziativa e al mercato, ridurre l’indebitamentodello Stato mediante le entrate straordinarie derivanti dalle cessioni.Tuttavia lo Stato possiede ancora partecipazioni in alcune aziende (es.Alitalia, Rai, Anas, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, ENEL, ENI, ecc.)
16
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 31
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Il capitale dell’azienda può altresì essere posseduto da un’altra impresa(pubb. o priv.) che viene chiamata HOLDING. Si distinguono:• holding purepure: non svolgono attività operative. Detengono solo
partecipazioni e attività finanziarie necessarie al controllo delle altre società del gruppo;
• holding mistemiste: alla gestione delle attività finanziarie affiancano anche un’attività operativa
Il controllo che la holding (controllantecontrollante) esercita sulle altre societàdel gruppo (controllatecontrollate) può essere:•• c. direttoc. diretto: la controllante possiede la maggioranza del capitale (o
comunque una quota di capitale sufficiente a garantirle il controllo) della controllata;
•• c. indirettoc. indiretto: la società controllante esercita il suo potere sulla controllata tramite un’altra società di cui, invece, ha il controllo diretto.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 32
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
HOLDING
A B C
N
100% 100%55%
60%
A, B e C sono controllate direttamente.N è controllata indirettamente.
17
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 33
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
La costituzione di un gruppo industriale risponde all’esigenza diaccrescere le dimensioni aziendali mediante la creazione o l’acquistodi altre società.
È possibile individuare tre diverse strategie di sviluppo:
1.1. sviluppo verticalesviluppo verticale
2.2. sviluppo orizzontalesviluppo orizzontale
3.3. sviluppo diversificatosviluppo diversificato
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 34
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Un’impresa costituisce o acquisisce altre società per avere il controllo dei mercati di approvvigionamento(sviluppo a monte) e/o di vendita (sviluppo a valle).
L’obiettivo è quello di accentrare sotto il controllo di un’unica società le varie fasi del processo produttivo di un bene.
1.1. SVILUPPO VERTICALESVILUPPO VERTICALE
Y
HOLDING
X
18
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 35
Esplorazione nuovi giacimenti
Industria mineraria estrattiva
Produzione diamanti
Commercializzazione diamanti
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 36
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Un’impresa costituisce o acquisisce altre società che realizzano lo stesso tipo di produzione.
L’obiettivo è quello di attenuare la concorrenza, acquisire una posizione monopolistica, coprire varie aree di mercato con marche differenti.
2. SVILUPPO ORIZZONTALE2. SVILUPPO ORIZZONTALE
YHOLDINGX
19
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 37
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 38
Classificazione in base alla PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Un’impresa costituisce o acquisisce altre società operanti in settori nuovi o comunque diversi rispetto a quello tradizionalmente occupato. Vi sono due tipi di sviluppo diversificato:
3. SVILUPPO DIVERSIFICATO3. SVILUPPO DIVERSIFICATO
HOLDING
X
1.1. sviluppo diversificato conglomeralesviluppo diversificato conglomerale: non esistono connessionidi nessun tipo tra il settore cui appartiene la società controllante e quelli cui appartengono le imprese controllate;
2.2. sviluppo diversificato lateralesviluppo diversificato laterale: vi sono affinità tecnologiche o di marketing tra il settore di origine e quelli nuovi.
Y
20
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 39
SVILUPPO DIVERSIFICATO SVILUPPO DIVERSIFICATO LATERALELATERALE
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 40
21
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 41
SVILUPPO DIVERSIFICATO SVILUPPO DIVERSIFICATO (PARZIALMENTE) CONGLOMERALE(PARZIALMENTE) CONGLOMERALE
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 42
SVILUPPO VERTICALE + SVILUPPO DIVERSIFICATOSVILUPPO VERTICALE + SVILUPPO DIVERSIFICATO
Attività di importazione e commercializzazione delle materie primeAttività di raffinazione (Raffineria di Falconara Marittima)Distribuzione: 4.200 punti vendita IP + Ristorazione (catena in franchising Festival): 150 punti vendita+ Settore Energetico: elettricità e gas (Api Nova Energia)
22
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 43
Classificazione in base alla DIMENSIONE
•• Piccole aziendePiccole aziende
•• Medie aziendeMedie aziende
•• Grandi aziendeGrandi aziende
Alle dimensioni sono connesse particolari problematiche di ordine giuridico e di ordine
funzionale
Esistono diverse definizioni di piccola, media e grande impresa.
Generalmente si utilizzano parametri di tipo quantitativo, quali:
• numero di dipendenti;• capitale investito;• fatturato.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 44
Classificazione in base alla DIMENSIONEParametri definiti dalla Commissione della Comunità Europea
(con la Raccomandazione del 06/05/2003):
* Ricavi provenienti dalla vendita di prodotti e dalla prestazione di servizi
** Totale dell’attivo dello Stato Patrimoniale
Dimensione dell’impresa
Numero dipendenti
Fatturato annuo *Totale di bilancio
annuo **
Micro da 1 a 9 non superiori a 2 milioni di €
Piccola da 10 a 49 non superiori a 10 milioni di €
Media da 50 a 249 non superiore ai 50 milioni di €
non superiore ai 43 milioni di €
Grande più di 250 superiore ai 50 milioni di €
superiore ai 43 milioni di €
23
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 45
• il 94,6% ha meno di dieci dipendenti;
• il 4,5% tra i 10 ed i 49 addetti;
• lo 0,5% tra i 50 e 249;
• il restante 0,1% ha oltre 250 dipendenti.
Classificazione in base alla DIMENSIONE
In Italia, secondo i dati raccolti dall’ISTAT nel Censimento del 2001, operano circa 4 milioni e 85 mila aziende. Di queste:
Nel nostro Paese, quindi, il 99,9% delle aziende rientra –almeno sotto il profilo del numero degli addetti – nella categoria
delle PMI fornita dalla Comunità Europea.
Nel loro complesso esse impiegano 12 milioni e 545 mila addetti (79%), a fronte dei 3 milioni e 172 mila impiegati nelle
imprese con più di 250 dipendenti.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 46
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
Le diverse forme giuridiche che può assumere un’impresa sono definite e disciplinate dal Codice civile:
Impresa Individuale
Impresa Collettiva Società di Capitali
Società Cooperative
Società di Persone
Esse si differenziano sotto molteplici punti di vista.
24
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 47
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
Appartiene ad un solo proprietario, detto
IMPRENDITORE O TITOLARE.
Appartiene a due o più soggetti proprietari, detti
SOCI, e legati da un contratto di società
Impresa Individuale
Impresa Collettiva
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 48
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
Impresa Individuale
Impresa Collettiva Società di Capitali
Società Cooperative
Società di Persone
Ditta individuale, Impresa familiare,
Lavoratori autonomi, Liberi professionisti.
Società Semplice (s.s.), Società in nome collettivo (s.n.c.), Società in accomandita semplice (s.a.s.).
Società a responsabilità limitata (s.r.l.), Società per Azioni (S.p.A.), Società in Accomandita per Azioni (S.A.p.A.)
Mutualità prevalente
Mutualità sussidiaria
25
annalisa.sentuti@uniurb.it
Forma giuridica: impresa individuale
A.A. 2012/2013 49
Ditta individuale, Impresa familiare, Lavoratori autonomi, Liberi professionisti.
Non ha autonomia patrimoniale (il patrimonio del titolare è indistinto dalpatrimonio dell’impresa) e non ha personalità giuridica (l’imprenditore èresponsabile dei diritti e doveri derivanti dallo svolgimento dell’attività).
• DITTA INDIVIDUALE (art. 2563 c.c.): l’imprenditore è il titolareesclusivo dell’attività. Egli agisce in nome proprio ed il suo patrimoniopersonale è indistinto da quello dell’azienda. Il nome del titolare devefigurare nella ragione sociale dell’azienda (es. Ditta Marco Rossi Elettricista).
• IMPRESA FAMILIARE (art. 230-bis c.c): nell’impresa familiarecollaborano in modo continuativo, il coniuge, i parenti entro il terzo grado(fino ai nipoti) e gli affini entro il secondo (fino ai cognati). È sempreun’impresa individuale, per cui l’imprenditore agisce in nome proprio e nonquale rappresentante della collettività familiare. È l’imprenditore l’unicoobbligato verso i terzi.
MA ATTENZIONE!!!
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 50
Una parentesi sull’impresa familiare nella prospettiva economico-aziendale
Per gli aziendalisti UN’IMPRESA SI DEFINISCE FAMILIAREquando una o poche famiglie, collegate da vincoli di parentela, diaffinità o da solide alleanze, detengono una quota di capitale dirischio sufficiente ad assicurare il controllo (e quindi il governo)dell’impresa.
((CorbettaCorbetta, 1989), 1989)
L’IMPRESA FAMILIARE QUINDI:
� Appartiene ai componenti di una o poche famiglie, parenti tra loro ocomunque profondamente legate;
� Viene governata dalla famiglia, che ne definisce le scelte strategiche;� È spesso caratterizzata dalla presenza dei componenti della famiglia che
lavorano in azienda sia a livello gestionale (ruolo manageriale), che alivello operativo.
26
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013
TOTALE IMPRESEIMPRESE FAMILIARIPMI PMI FAMILIARIFAMILIARI
Il sistema economico italiano è ingran parte costituito da PMI acarattere familiare:� rappresentano il 90-95% del totaleimprese;
�generano l’80-85% del PILprodotto dal totale delle imprese;
� impiegano il 55-60% della forzalavoro.
Una parentesi sull’impresa familiare nella prospettiva economico-aziendale
Ma le imprese familiari non sono solo di piccole e medie dimensioni,possono assumere diverse forme giuridiche e non sono un fenomenoesclusivamente italiano!Qualche esempio: Ferrero, Guzzini, Scavolini, Berloni, Del Vecchio(Luxottica), Caprotti (Esselunga), De Beers, Swarowsky, Benetton,Bulgari, Chicco, Peg Perego, Clementoni, … 51
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 52
Forma giuridica: imprese collettive
Quando costituire un’impresa collettiva?
� Occorre un volume maggiore di investimenti
� Si vuole aumentare la dimensione di un’impresa e i mezzi di unasola persona non bastano per coprire il fabbisogno finanziario
L’impresa collettiva nasce dal contratto di società:
“Con il contratto di società due o più persone conferisconobeni o servizi per l’esercizio in comune di un’attivitàeconomica allo scopo di dividerne gli utili” (art. 2247 c.c.).
È tuttavia possibile anche il caso di società unipersonale, appartenente ad un unico socio.
27
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 53
Forma giuridica: imprese collettive
ESEMPIO
Andrea, Aurora e Alessandro decidono di costituire una società.
• Andrea conferisce 60.000 €
• Aurora conferisce un immobile il cui valore è pari a 20.000 €
• Alessandro conferisce macchinari il cui valore è pari a 20.000 €
La somma dei conferimenti effettuati (conferimenti monetari +valore monetario dei conferimenti in beni) costituisce il CAPITALESOCIALE (CS) dell’azienda.
Nel nostro caso, il CS è pari a 100.000 di €.
Il valore dei singoli conferimenti corrisponde alla quota del CapitaleSociale posseduto dai soci, quindi, nel nostro caso, le QUOTE DIPOSSESSO DEL CS sono così ripartite: Andrea 60%, Aurora 20%,Alessandro 20%.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 54
Forma giuridica: imprese collettive
SOCIETA’ DI CAPITALISOCIETA’ DI PERSONE
• Società semplice (s.s.) (artt.
2251-2290 c.c.).
• Società in nome collettivo
(s.n.c.) (art. 2291 c.c.).
• Società in accomandita
semplice (s.a.s.) (art. 2313
c.c).
• Società a responsabilità
limitata (s.r.l.) (art. 2462 c.c.).
• Società per azioni (S.p.A.) (art.
2325 c.c.).
• Società in accomandita per
azioni (S.a.p.a) (art. 2452 c.c).
PRINCIPALI FORME SOCIETARIE
28
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 55
Forma giuridica: imprese collettive
Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE: il patrimonio aziendale è distinto daquello personale dei soci.
Tuttavia, l’autonomia patrimoniale è IMPERFETTA: qualora il patrimoniosociale non dovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda,i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci.
I soci (tutti, nella s.n.c., e gli accomandatari nella s.a.s.) sono, infatti, sottopostial regime di RESPONSABILITÀ ILLIMITATA e SOLIDALE: essirispondono dei debiti della società illimitatamente (non sono nei limiti dellaquota di capitale investito nell’impresa, ma anche con il patrimonio personale),solidalmente (ciascun socio può essere chiamato ad estinguere tutti i debitidella società, salvo poi rivalersi sugli altri soci per la parte loro spettante).
I soci rispondono direttamente delle obbligazioni sociali in quanto le società dipersone NON HANNO PERSONALITÀ GIURIDICA.
SOCIETÀ DI PERSONE
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 56
Forma giuridica: imprese collettive
Le società di persone possono essere:
• Società semplice (s.s.): è la forma più elementare di società dipersone. Può avere ad oggetto solo l’esercizio di attività noncommerciali (es. attività agricola).
• Società in nome collettivo (s.n.c.): svolge attività commerciali(art. 2195 c.c.), solitamente è di dimensioni modeste e basata sulrapporto di fiducia tra i soci.
• Società in accomandita semplice (s.a.s.): ha 2 tipologie di soci.Gli accomandanti rispondono limitatamente alla quota conferita.Gli accomandatari rispondono solidalmente e illimitatamente delleobbligazioni sociali.
SOCIETÀ DI PERSONE
29
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 57
Forma giuridica: imprese collettive
Ha PERSONALITÀ GIURIDICA: è un soggetto di diritto, distinto dallepersone dei soci, titolare di diritti e doveri. Essa risponde per le obbligazionisociali con il suo patrimonio.
Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA: il capitale ed i benisociali costituiscono un patrimonio distinto e separato da quello dei soci.
I soci sono sottoposti al regime di RESPONSABILITÀ LIMITATA: essirispondono per le obbligazioni sociali soltanto con il capitale conferito (sommamonetaria o valore monetario del bene apportato nella società) e nonrischiano il patrimonio personale. Qualora il patrimonio dell’azienda nondovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda, i creditoriNON possono comunque rivalersi sul patrimonio personale dei soci.
Il patrimonio dell’azienda è l’unica forma di garanzia per i terzi: per questo,nelle società di capitali, il Codice civile obbliga i soci a sottoscrivere unimporto minimo di Capitale Sociale.
SOCIETÀ DI CAPITALI
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013
Forma giuridica: imprese collettive
Le società di capitali possono essere:
• Società a responsabilità limitata: la compagine sociale (numero deisoci) è ristretta, il capitale sociale deve essere minimo di 10.000 € ed èsuddiviso in quote.
• Società per azioni: è un modello societario a compagine socialeelevata. Il capitale sociale deve essere minimo di 120.000 € ed èsuddiviso in azioni.
• Società in accomandita per azioni: il capitale sociale minimo deveessere 120.000 € come nella S.p.A. e, come nella S.a.S., ci sono sociaccomandanti (rispondono delle obbligazioni sociali nei limiti dei loroconferimenti, ma sono esclusi dall’amministrazione) e sociaccomandatari (sono amministratori di diritto e rispondonosolidalmente e illimitatamente). Tuttavia qui le quote dei soci sonorappresentate da azioni ed è obbligatorio un CS minimo.
SOCIETÀ DI CAPITALI
58
30
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 59
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICALe diverse forme societarie si distinguono, tra l’altro, per:
1. diversa dimensione e complessità dell’impresa;
2. valore minimo del Capitale Sociale: sì/no;
3. dimensione della compagine sociale: ristretta/ampia;
4. diverse modalità di finanziamento consentite: es. solo le SpApossono finanziarsi emettendo un Prestito Obbligazionario (cfr.slide su P.O.);
5. diversi obblighi fiscali e civili: es. diverso assoggettamento allaredazione del bilancio d’esercizio (cfr. slide su bilancio d’esercizio);
6. diverso tipo di regime di responsabilità dei soci nei confronti deiterzi: limitata/illimitata;
7. diversa autonomia patrimoniale: nessuna/imperfetta/perfetta;
8. personalità giuridica: sì/no
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 60
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
• Sono aziende di erogazione, quindi non hanno scopo di lucro(ma possono distribuire i dividendi, seppur in misura limitata)
• Hanno personalità giuridica, godono di autonomia patrimonialeperfetta, i soci hanno responsabilità limitata.
• Il loro fine è mutualistico: la società cooperativa viene costituita conlo scopo di fornire innanzitutto agli stessi soci (“scopomutualistico”) beni e/o servizi e/o occasioni di lavoro a condizionipiù vantaggiose di quelle generalmente praticate nel mercato.
SOCIETÀ COOPERATIVE
Possono distinguersi cooperative a:
• Mutualità prevalente
• Mutualità non prevalente o sussidiaria
31
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 61
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
SOCIETÀ COOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTE
Sono a mutualità prevalente (art. 2512 c.c.) le cooperative che:• svolgono la loro attività prevalente in favore dei soci (cooperative
di consumo);• si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività,
delle prestazioni lavorative dei soci (cooperative di produzione e lavoro);
• si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, degli apporti di beni o servizi da parte dei soci (cooperative di altra natura).
Le soc. coop. a mutualità prevalente possono beneficiare delleagevolazioni di carattere tributario riservate alle cooperative, previaiscrizione all’Albo Nazionale delle Società Cooperative istituito pressoil Ministero delle Attività produttive ed il rispetto di alcuni parametri.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 62
Affinché la mutualità prevalente sia riconosciuta, è necessario il rispetto dei
seguenti parametri per almeno due esercizi consecutivi (altrimenti perde la
qualifica di “cooperativa a mutualità prevalente” e le relative agevolazioni
fiscali):
a. ricavi derivanti dalla vendita di beni e dalle prestazioni di servizi verso i
soci > 50% del totale dei ricavi delle vendite e delle prestazioni;
b. costo del lavoro svolto dai soci > 50% del totale del costo del lavoro;
c. costo dei servizi conferiti dai soci > 50% del totale dei costi per servizi;
d. costo dei beni conferiti dai soci > 50% del costo delle merci, materie
prime ecc., acquistate.
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
SOCIETÀ COOPERATIVE A MUTUALITÀ PREVALENTE e NON
32
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 63
• Banche di Credito Cooperativo (BCC): adottare una politica del credito equa verso i soci e clienti, discostandosi da logiche di mero guadagno;
• Cooperativa di consumo: acquistare e rivendere beni di qualità a prezzi vantaggiosi ai propri soci-consumatori;
• Cooperativa di produzione e lavoro: procurare lavoro alle migliori condizioni possibili per i propri soci-lavoratori;
• Cooperativa sociale: cooperative di lavoro per la gestione di servizi socio sanitari ed educativi o finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
• Cooperativa agricola: cooperative per coltivazione, trasformazione, conservazione, distribuzione di prodotti agricoli o zootecnici
• Ecc.
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
ESEMPI DI SOCIETÀ COOPERATIVE
annalisa.sentuti@uniurb.it 64
Seconda Parte
A.A. 2012/2013
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principalisottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni conl’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischiod’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggettogiuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale6. Gli organi di governo economico dell’azienda
33
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 65
All’interno dell’IMPRESAè sempre possibile individuare 2 SOGGETTI:
è il responsabile delle scelte strategiche che determinano il
funzionamento e lo svolgimento dell’attività dell’impresa
è il responsabile giuridico
dell’attività svolta
Il SOGGETTO
ECONOMICOIl SOGGETTO GIURIDICO
I soggetti dell’impresa
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 66
Il soggetto giuridico è la persona, o il gruppo di persone o l’ente nel cui
nome l’attività imprenditoriale viene esercitata e a cui fanno capo i diritti e gli obblighi che derivano da questa attività .
Nel nostro ordinamento (codice civile) il soggetto giuridico può essere:
- una persona fisica; - una persona giuridica.
Il soggetto giuridico
SOGGETTO GIURIDICO
PERSONA FISICA
PERSONA GIURDICA
CAPACITÀ GIURIDICA
34
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 67
Il soggetto giuridico
• Capacità giuridica: l’attitudine ad essere titolari di diritti e
doveri
• Capacità di agire: capacità di costituire, modificare,
estinguere rapporti giuridici (ogni relazione tra due o più soggetti,
avente ad oggetto beni o attività atte a soddisfare un bisogno umano).
Essa stabilisce chi può validamente compiere azioni, atti e
fatti per l'esercizio dei diritti spettanti o per l'adempimento dei
doveri cui è tenuto il soggetto.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 68
La persona fisica acquista la capacità giuridica al momento della nascita (art. 1 c.c.).
Ma in alcuni casi la persona fisica è limitata nella sua capacità di agire inquanto:
� non ha raggiunto la maggiore età: minore;
� è maggiorenne ma la sua capacità di agire è stata limitata da appositiprovvedimenti del giudice: interdetto, inabilitato, scomparso,assente, morto presunto.
La persona fisica acquista la capacità d’agire al raggiungimento della maggiore età (18 anni) (art. 2 c.c.).
Il soggetto giuridico: persona fisica
35
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 69
Il MINORE può essere soggetto giuridico (e quindi può esercitare attività d’impresa), ma deve operare tramite un curatore curatore
che esercita la capacità di agire in nome e per conto del minore.
Se contrae matrimonio, diventa emancipato:
- acquista la capacità di compiere atti di ordinaria amministrazione;
- può compiere atti di straordinaria amministrazione solo con il consenso del curatore e l’autorizzazione del giudice tutelare;
- può esercitare un’impresa commerciale (acquistando così piena
capacità di agire) solo se autorizzato dal Tribunale.
Il soggetto giuridico: persona fisica
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 70
Può essere INTERDETTO il maggiore di età o il minore emancipato che si troviin condizioni di abituale infermità che lo rende incapace di provvedere ai propriinteressi.
Può essere INABILITATO il maggiore di età la cui infermità non è tale da farluogo all’interdizione.
Entrambi possono essere soggetto giuridico (e quindi esercitare attività d’impresa)ma devono operare tramite un curatore e, in alcuni casi, è necessarial’autorizzazione del Tribunale.
Viene dichiarata SCOMPARSO una persona di cui non si abbia più notizia inquanto sparito dal suo luogo di domicilio o di residenza .
Lo scomparso resta titolare di tutti i diritti. Il Tribunale, su richiesta degli interessatio del Pubblico Ministero, può nominare un curatore che lo rappresenti.
Il soggetto giuridico: persona fisica
36
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 71
Viene dichiarata ASSENTE una persona di cui non si abbia notizia daoltre 2 anni.I suoi beni (eventuale azienda compresa) vengono gestiti dai presuntisuccessori legittimi o da chiunque ragionevolmente creda di averediritti sui beni dello scomparso, ma sotto il controllo del Tribunale.
Il soggetto giuridico: persona fisica
Trascorsi 10 anni dal giorno in cui si hanno notizie del soggetto, lostesso può essere dichiarato MORTO PRESUNTO dal Tribunale.
Il morto presunto non può più essere considerato soggetto giuridico.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 72
Il soggetto giuridico: persona giuridicaLa persona giuridica nasce ed esiste in virtù di un particolare iter ed
acquisisce capacità giuridica in base alla legge.
Le persone giuridiche si suddividono in due fattispecie:
P U B B L I C H E P R I V A T E
Sono regolate da diritto pubblico diritto privato (c.c.)
Perseguono fini di interesse generale scopi privati
Nascono in seguito ad una manifestazione di volontà
di un ente pubblico e mediante l’emanazione di leggi o provvedimenti speciali
di un soggetto privato
Hanno una procedura di costituzione
non standardizzata standardizzata
Sono
• enti pubblici territoriali(Regioni, Province, Comuni)
• enti pubblici non economici(Università, INPS, ecc.)
• enti pubblici economici (ENEL, Poste Italiane, ecc.
• le associazioni
• le fondazioni
• le società commerciali con personalità giuridica (srl, spa, sapa, società cooperative)
37
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 73
Imprese commerciali con personalità giuridica (società di capitali)
Nascono mediante un contratto di società (cfr. slide su contratto di società)
che si concretizza in un atto costitutivo redatto nella forma di atto pubblico.Es. l’atto costitutivo di una SpA deve indicare tra l’altro: denominazione della società, datae luogo di costituzione, sede, soci, numero di azioni assegnate a ciascun socio, l’attività checostituisce l’oggetto sociale, l’ammontare del capitale (sottoscritto e versato), numero,valore nominale e caratteristiche delle azioni, valore attribuito ai beni conferiti in natura,eventuale durata della società (se a tempo determinato), amministratori (numero, poteri,rappresentanza della società), componenti del collegio sindacale, ecc.
L’atto costitutivo va depositato entro 20 gg presso l’Ufficio del Registro delle Imprese per i controlli (verifica regolarità formale documentazione).
Se il controllo dà esito positivo, la società viene iscritta nel Registro e con l’iscrizione la società acquista la personalità giuridica.
Procedure standardizzate per le persone giuridiche private
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 74
PERSONA FISICA O GIURIDICA
Il soggetto giuridico
nelle società di persone
una o più persone fisiche (tutti i soci solidalmente e illimitatamente responsabili)
Società Semplice, Società in Nome Collettivo, Società in Accomandita Semplice NON
hanno personalità giuridica
nelle società di capitali
una persona giuridica (la società stessa)
S.p.A., s.r.l., S.A.p.A., Società Cooperative HANNOpersonalità giuridica
una persona fisica(imprenditore/proprietario)
nell’impresa individuale
Ditta individuale e Impresa familiare NON hanno personalità giuridica
38
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 75
Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto
detiene il supremo potere volitivo in azienda:
1) determina gli indirizzi di fondo della gestione (mission e modello di
business);
2) prende le decisioni strategiche;
3) determina gli obiettivi generali.
Per far ciò il soggetto economico deve:
• avere la volontà di governare l’azienda;
• avere le competenze specifiche in materia di azienda (patrimonio, gestione, organizzazione) e di comportamento aziendale(programmazione, esecuzione, controllo e feedback)
• disporre del potere sufficiente per imporre la propria volontà.
Il soggetto economico
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 76
SEMPRE PERSONA FISICA
Il soggetto economico
nelle società di persone
una o più persone fisiche (i soci se hanno la volontà di governare, le competenze e la maggioranza dei voti in assem.)
(Società Semplice, Società in Nome Collettivo, Società in Accomandita Semplice)
nelle società di capitali
una o più persone fisiche (i soci se hanno la volontà di governare, le competenze e la maggioranza dei voti in assem.)
(S.p.A., s.r.l., S.A.p.A., Società Cooperative
nell’impresa individuale
una persona fisica (il proprietario se ha la volontà di governare e le
competenze)
(Ditta individuale, Impresa familiare)
39
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 77
Esistono tre situazioni in cui l’esistenza il controllo della società PRESCINDE in tutto o in parte dal possesso di quote maggioritarie (o
anche minoritarie) del capitale sociale
CONTROLLO CON ALIQUOTA DI CAPITALE
INFERIORE AL 50%
CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DIRETTO DI CAPITALE
CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO
DI CAPITALE
Il soggetto economico
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 78
A) CONTROLLO CON ALIQUOTA DI CAPITALE INFERIORE AL 50%
Presenza di particolari categorie di azioni che, pur rappresentandoparte del capitale sociale, non danno diritto di voto in assemblea;
Regole di funzionamento dell’assemblea.
Possibilità di integrare la propria quota di capitale con acquisizionidi quote mediante deleghe (nei limiti previsti dall’art. 2372 c.c.), pegno(art. 2784 c.c.), usufrutto (art. 2352 c.c.), riporto (art. 1548 c.c.);
Dispersione degli azionisti (“polverizzazione della proprietàazionaria”);
Il soggetto economico
40
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 79
Dispersione degli azionisti (“polverizzazione della proprietàazionaria”). Ad es. l’azionariato del Gruppo Telecom Italia è costituitoda oltre 500.000 azionisti (struttura azionaria al 12 agosto 2011). LaTELCO S.p.A. controlla la società con il 22,39%.
Il soggetto economico
Telco S.p.A. 22,39%Gruppo Telecom Italia 1,21%Investitori istituzionali italiani 10,35%Investitori istituzionali esteri 41,46%Persone giuridiche italiane 0,95%Persone giuridiche estere 4,77%Altri azionisti italiani 18,80%Altri azionisti esteri 0,07%
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 80
Presenza di particolari categorie di azioni.
Il soggetto economico
Il Capitale Sociale di una società per azioni è diviso in tante quotedi uguale valore (AZIONI) che conferiscono all’azionista dirittieconomici (partecipazione agli utili =>dividendo) e sociali(diritto di voto in assemblea).
Tuttavia, esistono diverse categorie di azioni, che attribuisconodiritti economici e sociali diversi ai loro possessori. Ad esempio:
1. Azioni ordinarie
2. Azioni privilegiate
3. Azioni di risparmio
41
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 81
Presenza di particolari categorie di azioni.
Il soggetto economico
Diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria.Diritto al dividendo.Diritto al rimborso del capitale in sede di scioglimento della società.
AZIONI ORDINARIE
Diritto di voto in assemblea ordinaria e straordinaria.L’atto costitutivo può prevedere che abbiano diritto di voto solonell’assemblea straordinaria. In compenso hanno un trattamentoprivilegiato in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso delcapitale in caso di liquidazione della società.
AZIONI PRIVILEGIATE
Non danno diritto di voto, né in assemblea ordinaria, né inassemblea straordinaria.Sono privilegiate in sede di distribuzione dei dividendi e di rimborso delcapitale.Possono essere emesse solo da società per azioni quotate in borsa.
AZIONI DI RISPARMIO
La somma delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio non può mai superare il 50%del capitale sociale.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 82
Presenza di particolari categorie di azioni.
ESEMPIO
Il soggetto economico
È sufficiente il 25% piùuno delle azioni perimporre la propriavolontà.
Non è necessaria lamaggioranza del capitale.
42
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 83
• approvazione del bilancio;
• nomina e revoca di amministratori, sindaci e presidente del collegio sindacale;
• delibera i compensi di amministratori e sindaci;
• delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci;
• delibera sulle materie ad essa riservate dall’Atto Costitutivo o sottoposte alla sua attenzione dagli amministratori e dai sindaci.
L’ASSEMBLEA ORDINARIA dei soci (art. 2364 c.c.) deve essere convocata almeno una volta l’anno e decide sulle seguenti materie:
L’ASSEMBLEA STRAORDINARIA dei soci (art. 2365 c.c.) tratta invece le seguenti materie:
• modifiche dell’Atto Costitutivo;
• emissione delle obbligazioni;
• nomina i liquidatori e ne fissa i poteri.
Il soggetto economicoRegole di funzionamento dell’assemblea.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013
• prima convocazione: l’assemblea è valida se è presente almeno il 50% del CS (esclusele azioni a voto limitato). Delibera validamente con la maggioranza assoluta dalcapitale presente ;
• seconda convocazione: l’assemblea è valida qualunque sia la quota di capitalesociale presente. Delibera validamente con la maggioranza assoluta del capitalepresente.
Per la validità delle deliberazioni dell’assemblea ordinaria, la legge dispone che:
Il soggetto economicoRegole di funzionamento dell’assemblea.
50%50%
Capitale Sociale
Azioni ordinarie
Azioni senza diritto di voto
In assemblea sono presentisolo il 30% degli azionistiordinari: si potrà imporre lapropria volontà solo con il15% più uno del CS.
Anche in questo caso non ènecessaria la maggioranzadel CS.
84
43
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 85
Integrazione della propria azionaria: le DELEGHE
Il soggetto economico
Un socio o un gruppo di soci possono acquisire il potere decisionale, inassemblea, integrando la quota di capitale posseduta mediante deleghe, ovveroesercitando il diritto di voto di azioni possedute da altri (art. 2372).
La delega può essere gratuita o a titolo oneroso. In questo secondo caso, ladelega avviene mediante:
• pegno (art. 2784 c.c.): le azioni vengono cedute ad un terzoquale garanzia di un debito che la persona ha contratto neisuoi confronti. Colui che ottiene le azioni in pegno (creditorepignoratizio) può esercitare il diritto di voto al posto delsocio;
• usufrutto (art. 2352 c.c.): colui che riceve le azioni inusufrutto (usufruttuario) ha il diritto di esercitare il diritto divoto;
• riporto (art. 1548 c.c.): le azioni vengono trasferite, dietropagamento di un prezzo, ad un altro soggetto (riportatore)che può esercitare il diritto di voto.
L’azionista tramite le azioni ricevute in pegno, usufrutto o riporto, integra la propria quota e,
entrando in possesso (non in proprietà) delle azioni, ne può esercitare il diritto di
voto.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 86
Il soggetto economico
ESEMPIO: Indesit Company
Aggiornato al 31/08/2011
44
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 87
Il soggetto economico
ESEMPIO: Indesit Company
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 88
B) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DIRETTO
Società BSocietà BSocietà BSocietà B Società CSocietà CSocietà CSocietà C
Società ASocietà ASocietà ASocietà A
holdingholdingholdingholding
Gruppo con controllo diretto
Società B 1Società B 1Società B 1Società B 1
Società BSocietà BSocietà BSocietà B Società CSocietà CSocietà CSocietà C
Società ASocietà ASocietà ASocietà A
HoldingHoldingHoldingHolding
Gruppo con controllo diretto e indiretto
Il soggetto economico
A
Holding
B
100%
100%
100%
NEL GRUPPO SONO PRESENTINEL GRUPPO SONO PRESENTI
Un SE: la holding
Più SG: le controllate
45
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 89
Il soggetto economico
ESEMPIO: RCS MEDIAGROUP
Controllo Controllo direttodiretto
Controllo Controllo indirettoindiretto
Aggiornato a febbraio 2011
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 90
46
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013
C) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DI CAPITALI
• influenza dominante (art. 2359 c.c.): controllo di una società in virtù di particolarivincoli contrattuali. Es. Una società può determinare le scelte gestionali diun’altra società in quanto unica acquirente dei prodotti di quest’ultima.
• impresa pubblica governata da manager pubblici, che sono nominati ingenere da pubblici poteri e governano senza aver effettuato alcun investimentonell’azienda, ma unicamente in virtù del possesso di competenze professionali.
Il soggetto economico
• società di capitale di grandi dimensioni: in esse non sempre il soggettoeconomico aziendale coincide con coloro che detengono la proprietà del capitale,soci di maggioranza o di minoranza che siano (es. non sono interessati a gestirel’azienda o non ne hanno le capacità). Può accadere, quindi, che il poteredecisionale venga delegato, dall’assemblea degli azionisti (e quindi dai soci) amanager competenti. Essi, in virtù della delega che hanno ricevuto e dellecomprovate competenze manageriali, possono governare e dirigere l’aziendaanche se sono completamente estranei alla proprietà della stessa.
91
annalisa.sentuti@uniurb.it 92
Seconda Parte
A.A. 2012/2013
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principalisottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni conl’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischiod’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggettogiuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale6. Gli organi di governo economico dell’azienda
47
annalisa.sentuti@uniurb.it
L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che si
prefigge un più razionale impiego del lavoro umano
in relazione agli obiettivi gestionali da raggiungere.
Il sistema delle persone (organizzazione)
A.A. 2012/2013 93
Le due facce dell’organizzazione:
�� OrganizzazioneOrganizzazione formaleformale (o(o ufficiale)ufficiale): è basata su regoleche tendono a razionalizzare il comportamento dellepersone.
�� OrganizzazioneOrganizzazione informaleinformale: insieme non programmato enon ufficiale di gruppi, amicizie, di rapporti che sisviluppano inevitabilmente ogni qual volta più individui sitrovano ad interagire l’uno con l’altro.
Noi facciamo riferimento all’organizzazione FORMALE
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 94
Il sistema delle persone (organizzazione)
Affinché le persone possano lavorare insieme ed operare incondizioni di massima efficacia ed efficienza, è necessariostabilire alcune regole riguardo i seguenti aspetti:
�� ChiChi decidedecide
�� DiDi chichi èè lala responsabilitàresponsabilità delledelle decisionidecisioni
�� ChiChi attuaattua lele decisionidecisioni
�� QualiQuali sonosono ii compiticompiti ee lele responsabilitàresponsabilità didi ognunoognuno
�� ComeCome èè possibilepossibile integrareintegrare ilil lavorolavoro didi ogniogni personapersonaconcon quelloquello deglidegli altrialtri
�� QualiQuali sonosono lele relazionirelazioni oo lele lineelinee didi influenzainfluenza possibilipossibiliall’internoall’interno delladella strutturastruttura organizzativa?organizzativa?
48
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 95
Il sistema delle persone (organizzazione)
Innanzitutto, possiamo individuare 3 ORGANI AZIENDALI:
��ORGANOORGANO VOLITIVOVOLITIVO: è rappresentato dal soggetto che prende ledecisioni aziendali e definisce le linee strategiche da seguire (es.aumentare la quota di mercato in Germania e USA)
��ORGANOORGANO DIRETTIVODIRETTIVO: traduce le linee strategiche in azionioperative (es. partecipare alle fiere di settore, potenziare la funzionecommerciale, attuare partnership con azienda tedesca, aumentare laproduzione, nuova campagna promozionale, ecc.)
��ORGANOORGANO ESECUTIVOESECUTIVO: è composto da tutti coloro che,materialmente, eseguono quando definito dall’organo direttivo (es.partecipazione alle fiere, attuazione nuove azioni commerciali,realizzazione aumento produzione, realizzazione campagnapromozionale, ecc.).
annalisa.sentuti@uniurb.it
Il sistema delle persone (organizzazione)
A.A. 2012/2013 96
Il modo in cui si relazionano questi tre diversi organi aziendalidefinisce l’organizzazione formale dell’impresa, più propriamentedefinita ASSETTO ORGANIZZATIVO.
Esso è dato dall’insieme di:
� organismo personale (le persone);
� variabili che definiscono, indirizzano e coordinano i comportamentidelle persone verso un obiettivo (le “regole”).
Progettare l’assetto organizzativo di un’impresa significa decidere:
� quante persone e con quali caratteristiche;
� quali compiti, obiettivi e risorse assegnare ad ogni persona;
� quale retribuzione;
� quali percorsi professionali;
� ecc.
49
annalisa.sentuti@uniurb.it
Il sistema delle persone (organizzazione)
A.A. 2012/2013 97
Ogni decisione riguardante l’assetto organizzativo deve essere assuntain modo tale che i compiti siano svolti:� in modo efficace ed efficiente;� con i massimi livelli di coordinamento e di integrazione;� con flessibilità e capacità di fronteggiare il dinamismo ambientale.
Scopo dell’assetto organizzativo è ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’azienda.
Una cattiva organizzazione Una buona organizzazione
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 98
Il sistema delle persone (organizzazione)
La progettazione dell’assetto organizzativo si svolge secondo le seguenti fasi:
1) determinazione degli obiettivi da realizzare;
2) determinazione delle funzioni da svolgere per raggiungere gli obiettivi;
3) scomposizione e ricomposizione delle funzioni per creare dei ruoli da assegnare alle persone;
4) specificazione, per ogni ruolo, dei compiti e delle responsabilità;
5) definizione delle linee di influenza per indirizzare le persone.
50
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 99
Il sistema delle persone (organizzazione)
Scomposizione (o differenziazione): scegliere un criterio di divisione del lavoro ed assegnate alle persone (“chi fa che cosa”)
Ricomposizione (o integrazione): far sì che i contributi delle persone che occupano i singoli ruoli sono riportati all’unità (coordinare le attività individuali in un sistema integrato di obiettivi, poteri e responsabilità).
Ruolo: somma dei comportamenti attesi dalla persona cuiè affidata una posizione.
Posizione: elemento base della struttura organizzativa(unità ricoperta da una singola persona).
Compito: somma di azioni definite formalmente edaffidate ad una persona.
Linee di influenza: canali di flusso degli ordini e delleinformazioni tra un ruolo ed un altro. Autoritarie/nonautoritarie.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 100
Il sistema delle persone (organizzazione)
Dalla progettazione dell’assetto organizzativo nasce la struttura organizzativa: insieme dei ruoli (o comportamenti attesi)
e delle linee di influenza (autoritarie e non autoritarie).
Essa è data dalle modalitàmodalità concon cuicui l’organizzazionel’organizzazione gestiscegestisce eegovernagoverna ii processiprocessi didi scomposizionescomposizione (differenziazione)(differenziazione) ee didiricomposizionericomposizione (integrazione)(integrazione) al suo interno.
Progettare la struttura organizzativa significa :
� definire la MACROSTRUTTURA: struttura organizzativa di base;
� definire la MICROSTRUTTURA: struttura delle singole unitàorganizzative;
� scegliere come distribuire l’AUTORITÀ FORMALE.
51
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 101
La Macrostruttura
Progettare la MACROSTRUTTURA (struttura organizzativa di base)significa:
� quali unità organizzative (u.o.) attivare,
� quali ruoli e compiti attribuire a ciascuna u.o.,
� come collegare le varie u.o. in una struttura gerarchica (linee di influenza).
La struttura organizzativa di base è graficamente rappresentatadall’ORGANIGRAMMA: u.o. + ruoli + linee di influenza.
Esempio: un’impresa può decidere di attivare una direzioneproduzione, una direzioni ricerca, una direzionecommerciale e una direzione amministrativa. Le prime duedipendono da un direttore tecnico. Il direttore tecnico e leseconde due dipendono dal direttore generale …
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 102
La Macrostruttura
Direzione Generale
Direzione CommercialeDirezione Tecnica Direzione Amm.va
Direzione Ricerca
Direzione Produz.
� Ogni organo è individuato da uno spazio (generalmente un rettangolo) con all’interno innome del responsabile o della u.o.
� Il lavoro è diviso tra le u.o. (differenziazione) e coordinato mediante le relazionigerarchiche (integrazione).
� Ogni capo gerarchico è integratore (coordina le attività e il lavoro delle persone chedipendono da lui) e decisore (deve decidere in merito a tutti gli aspetti interni alla suaunità, salvo quanto delegato ai suoi dipendenti)
52
annalisa.sentuti@uniurb.it
Non esiste "LA" struttura organizzativa ottimale, ma solo quella più"adeguata" rispetto alle caratteristiche dell’impresa e del suo contestodi riferimento (clienti, ambiente, strategia, cultura…).
La differenza tra le quattro strutture si sostanzia nell’adozione didifferenti criteri di divisione e di coordinamento del lavoro.
La Macrostruttura
A.A. 2012/2013 103
Per le imprese, progettare la macrostruttura significa scegliere tra una delle quattro forme di base:
� Struttura semplice (o elementare)
� Struttura funzionale pura
� Struttura divisionale pura
� Struttura a matrice (o matriciale)
annalisa.sentuti@uniurb.it
È la struttura tipica delle imprese piccole e non particolarmente
complesse o delle imprese all’inizio del loro ciclo di vita.
La funzione di governo e le funzioni di direzione sono svolte da un
unico organo di direzione generale (manca il livello delle direzioni
di funzione);
La direzione generale è tipicamente presidiata dall’imprenditoreimprenditore, che
quindi accentra su di sé tutto il potere di governo (impartisce gli
ordini) ed il coordinamento (controlla il lavoro dei collaboratori).
È una struttura pocopoco differenziatadifferenziata, con compiti non rigidamente
definiti e ruoli spesso intercambiabili in relazione alle esigenze
dell’impresa.
A.A. 2012/2013 104
Struttura semplice
53
annalisa.sentuti@uniurb.it
Direzione Generale(imprenditore)
… … …
� Struttura piatta ed elementare
� Elevata flessibilità e capacità di adattamento (bassa differenziazione)
� Rapidi processi decisionali (accentrati nella figura dell’imprenditore)
� …
� Dipende strettamente dalle capacità,
dallo stile e dalla salute
dell’imprenditore
� …
+ _
A.A. 2012/2013 105
Struttura semplice
Organo di governo e di direzione
Organi esecutivi
annalisa.sentuti@uniurb.it
Ricorrente nelle di impreseimprese didi dimensionidimensioni contenutecontenute oo mediemedie, che operano in
mercati tendenzialmente stabili e con combinazioni produttive relativamente
semplici (un solo prodotto o più prodotto omogenei destinati ad un solo mercato,
ovvero ad una sola categoria di clienti).
È articolataarticolata perper funzionifunzioni: raraggruppaggruppa lele attivitàattività inin basebase adad unauna tecnicatecnica comunecomune, dalla
base fino al vertice dell’organizzazione (segue il criterio dell’omogeneità, mette insieme
tutti coloro che svolgono un sottoinsieme coordinato di attività).
Privilegiarivilegia lala differenziazionedifferenziazione (compiti, ruoli e responsabilità ben definiti).
L’integrazione è demandata alla gerarchiagerarchia e le linee di trasmissione del potere sono
verticali: dalla direzione generale (organo di governo) dipendono le direzioni di
funzione (organi di direzione, es. d. acquisti, d. commerciale, d. produzione, ecc.) e da
loro dipendono gli organi operativi che svolgono sottoinsiemi di attività coordinate
tra loro (es. ufficio acquisti materie prime, ufficio acquisti impianti e macchinari, ufficio
clienti Italia, ufficio clienti estero, reparto montaggi, reparto manutenzione, ecc.).A.A. 2012/2013 106
Struttura funzionale
54
annalisa.sentuti@uniurb.it
Direzione Generale
Direzione Acquisti
Direzione Produzione
Direzione Commerciale
Direzione Ricerca
� Facilita le economie di scala (di specializzazione) all’interno delle unità funzionali
� Permette lo sviluppo di conoscenze e capacità approfondite
� …
� Può causare un accumulo di decisioni al vertice e il sovraccarico della gerarchia
� Porta a uno scarso coordinamento orizzontale tra le unità organizzative
� Tempi di decisione lunghi (scala gerarchica)
� Tempo di risposta lento di fronte ai cambiamenti ambientali
� …
+ _
LA “PIRAMIDE”LA “PIRAMIDE”
A.A. 2012/2013 107
Struttura funzionale
Organo di governo
Organi esecutivi
Organi di direzione
annalisa.sentuti@uniurb.it
Adatta ad imprese di dimensioni grandi, che realizzano combinazioni produttivecomplesse e molto disomogenee (più linee di prodotto molto diverse tra loro),destinate a mercati diversi.
Raggruppa le attività (anche diverse tra loro) sulla base dell’outputoutputdell’organizzazionedell’organizzazione, ovvero quelle funzioni che nel loro insieme concorrono alraggiungimento del risultato.
È una struttura che privilegiaprivilegia principalmenteprincipalmente l’integrazionel’integrazione e ricerca l’unitarietà:la struttura si suddivide in più divisioni organizzate, al proprio interno, in modogerarchico-funzionale. A capo di ciascuna c’è un dirigente che è il responsabilediretto di tutte le attività necessarie a conseguire il risultato (decentramento delprocesso decisionale).
Tipi più diffusi: divisione per prodotto, divisione per area geografica, divisione permercato (clienti).
Sono organizzazioni spesso colossali e complesse (es. Nestlé, Johnson & Johnson,Microsoft, Fiat, ecc.).
A.A. 2012/2013 108
Struttura divisionale
55
annalisa.sentuti@uniurb.it
+ _
A.A. 2012/2013 109
Struttura divisionale
� Permette alle unità di adattarsi a differenze di prodotto, geografiche, di clientela
� Decentralizza il processo decisionale
� …
Direzione generale
Direzione di Divisione
Direzione di Divisione
Direzione di Divisione
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
� Scarso coordinamento ed integrazione tra le divisioni (comportamenti contraddittori e/o concorrenza interna)
� Duplica risorse e strutture (rischi di subottimizzazione)
� …
annalisa.sentuti@uniurb.it
La caratteristica distintiva dell’organizzazione a matrice è cheimplementaimplementa simultaneamentesimultaneamente siasia lala specializzazionespecializzazione funzionalefunzionale(es. area formazione, junior-senior) cheche lala specializzazionespecializzazione perperprodotto/progettoprodotto/progetto (es. esigenze del cliente).
DoppiaDoppia dipendenzadipendenza: ciascun individuo dipende, allo stesso tempo,dello specialista funzionale e dal capo progetto.
AlternanzaAlternanza didi ruoliruoli: lo stesso individuo può assumere ruoli diversi inprogetti diversi (capo-progetto, supporto).
Un forte supporto ai processi di integrazione è garantito dai sistemisistemi didivalorevalore condiviso di tipo professionale.
Esempi: business school e società di consulenza.
A.A. 2012/2013 110
Struttura a matrice
56
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 111
Struttura a matrice
Resp.Funzionale
Resp. Prodotto/Progetto
Resp. Prodotto/Progetto
Resp. Prodotto/Progetto
Resp. Funzionale
Resp. Funzionale
Resp. Funzionale
_
� Assicura la condivisione flessibile delle risorse
� Si adatta a decisioni complesse e cambiamenti frequenti
� Offre opportunità per lo sviluppo di competenze sia funzionali sia di prodotto
� …
� Conflitti di ruolo: una risorsa può lavorare su più progetti e quindi essere coordinato da più persone
� Confusione: incertezza dei compiti e delle priorità
� Implica che i componenti abbiano buone capacità interpersonali e ricevano una formazione approfondita
� …
+
annalisa.sentuti@uniurb.it
Strutture miste
A.A. 2012/2013 112
L’impresa può altresì decidere di adottare strutture organizzative miste:
� Struttura funzionale mista:
� Struttura divisionale mista:
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione Generale
Direzione Acquisti
Direzione Produzione
Direzione Commerciale
Direzione di Divisione
Direzione generale
Direzione di Divisione
Direzione di Divisione
Direzione di Divisione
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione produzione
Direzione commerciale
Direzione ricerca
Direzione Risorse Umane
Struttura divisionale con una funzione centralizzata
57
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 113
Ogni struttura organizzativa può, inoltre, prevedere
FUNZIONI DI LINE e FUNZIONI DI STAFF.
Funzioni di line e di staff
� Sono essenziali per l’azienda, in quanto creano direttamente valore per il cliente
� Hanno priorità nelle decisioni
� Hanno maggiore autoritànell’organizzazione
� Cambiano a seconda dell’impresa:
nelle i. industriali: produzione e vendita;
nelle i. commerciali: approvvigionamento, vendita, finanza;
nelle i. trasporto: manutenzione, traffico, vendita
� Sono secondarie: non creano direttamente valore per il cliente, ma solo indirettamente
� Supportano e consigliano la DG e l’attività delle funzioni di line
�Esempi di funzioni di staff in un’impresa industriale: gestione delle risorse umane, amministrazione
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 114
Creare i valori richiesti dalla clientela e produrre e distribuire i beni e i servizi
desiderati dalla clientela
Creare i valori che consentono la realizzazione efficiente degli obiettivi
primari e collaterali
Funzioni di line
Creare i valori richiesti dai soggetti che gravitano intorno all’azienda (clienti esclusi): operai, impiegati, dirigenti. Valori realizzati con quanto pagato dai clienti
CARATTERISTICHEFunzioni preposte al
soddisfacimento degli obiettivi
PRIMARI
COLLATERALI
SECONDARI
OBIETTIVI
Funzioni di staff
Funzioni di staff
Funzioni di line e di staff
DAVIS classifica gli obiettivi dell’impresa e distingue di conseguenza la natura delle diverse funzioni in base agli obiettivi che realizzano:
58
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 115
Malgrado le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, la loroimportanza è notevole in quanto producono fondamentali servizi di supporto.
Esse possono essere presenti in ogni tipo di struttura organizzativa e sono cosìrappresentate:
Funzioni di line e di staff
Direzione Generale
Direzione Acquisti
Direzione Produzione
Direzione Commerciale
Direzione Ricerca
Organo di governo
Organi esecutivi
Organi di LINE
Gestione delle Risorse Umane
AmministrazioneOrgani di STAFF
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 116
Occorre poi scegliere la MICROSTRUTTURA (struttura dellesingole unità organizzative), ovvero decidere mansioni eresponsabilità delle singole persone e dei gruppi di persone cheformano le unità organizzative elementari all’interno delle u.o. di base(un ufficio, un reparto, un gruppo di lavoro, un team di progetto, ecc.).
La Microstruttura
Nel decidere come strutturare le singole unità organizzative di base, èimportante tener presente i bisogni dei lavoratori che possono esseresoddisfatti tramite l’attività lavorativa e i modelli di direzione chepossono essere adottati.
In particolare, la scelta del modello di direzione è particolarmenteimportante. La modalità con cui viene esercitata la leadership, infatti,influisce sul grado di SODDISFAZIONE dei DIPENDENTI e, diconseguenza, condiziona l’EFFICIENZA e la PRODUTTIVITA’dell’impresa, ma tali influenze sono ancora spesso sconosciute osottovalutate dai dirigenti!
59
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 117
Modelli di direzione
Nella teoria e nella pratica organizzativa possiamo distinguere due
teorie definite da Douglas McGregor (1960):
� TEORIA X: gli individui sono pigri e devo essere spinti
all’azione (sfiducia reciproca);
� TEORIA Y: gli individui sono creativi e devono essere investiti
di responsabilità (fiducia reciproca).
Il capo “ideale” è quello che riesce a trovare un equilibrio tra i due,
ovvero ad essere autoritario e democratico allo stesso tempo….
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 118
La Teoria X si basa sull’ipotesi che i prestatori di lavoro tendononaturalmente (ossia per caratteristiche proprie della natura umana) a nonsoddisfare le attese di comportamento espresse dall’azienda in quantol’uomo medio:
� detesta il lavoro e, se può, ne fa a meno;
� pensa al lavoro solo come ad un mezzo per ottenere una retribuzione;
� minimizza lo sforzo per ottenere la retribuzione;
� ha ambizioni scarse e non si assume mai responsabilità spontaneamente;
� non se interessa all’azienda e ai suoi obiettivi.
Proprio per queste sue caratteristiche innate, l’uomo medio deve esserecostretto, controllato, comandato, minacciato di punizioni, alloscopo di far sì che realizzi uno sforzo adeguato per conseguire gli obiettividell’impresa.
Modelli di direzione: Teoria X
60
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 119
Il buon dirigente, pertanto, è quello che riesce a far fare ai dipendentiquello che vuole lui. A tal fine si reputa indispensabile:
1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni);
2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato eseguito);
3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni e ricompense).
Modelli di direzione: Teoria X
A questo approccio corrispondono vari MODELLI DI DIREZIONE, i cui estremi sono:
1) Modello duro (stile autoritario)
Solo sanzioni: “Se non vogliono farlo costringeteli”
2) Modello morbido (stile paternalistico)
Solo ricompense: “Sii buono, aperto e disponibile e vedrai che i dipendenti, per lealtà e gratitudine, rispetteranno i tuoi comandi”.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 120
McGregor nota, infatti, che la Teoria X ha i caratteri della “profeziaautoverificante”: un assetto organizzativo coerente con le ipotesinegative sull’uomo medio CAUSA esattamente i comportamenti previstida tali ipotesi:
� le persone soggette a costrizioni ed eccessivi controlli sviluppanocomportamenti opportunistici e restrittivi;
� l’assenza di delega, e quindi l’impossibilità di esercitare un giudizio (idee,valutazioni, opinioni, ecc.) sul proprio lavoro, porta necessariamente anon avere la possibilità di dimostrare la capacità di assumereresponsabilità.
QUINDI: ad un’organizzazione che non ha fiducia nel lavoratore,consegue un lavoratore che non ha fiducia nell’organizzazione, e che,di conseguenza, adotta un comportamento passivo, indolente, pocoproduttivo, allergico alle responsabilità, arrogante.
Modelli di direzione
Entrambi tali modelli sono inadeguati.
61
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 121
Modelli di direzione
I modelli direzionali basati sulla Teoria X, inoltre, contrastano con i principi alla base della teoria delle motivazioni di Maslow:
� l’uomo al lavoro manifesta bisogni differenti nel tempo e nello spazio;
� i bisogni del lavoratore sono disposti su una scala che identifica la progressione naturale del suo processo di soddisfazione.
A) Bisogni ragionevolmente soddisfatti
- FISIOLOGICI (mangiare, bere, dormire, …)
- SICUREZZA (mantenere nel tempo i bisogni fisiologici per sé e per la famiglia)
- SOCIALI (lavorare insieme agli altri e non isolati)
B) Bisogni in tensione
- STIMA DI SÈ (sviluppare la propria conoscenza, al di là della specifica mansione)
- STIMA DEGLI ALTRI (ricevere apprezzamento per gli sforzi fatti e i risultatiottenuti sul lavoro)
- AUTOREALIZZAZIONE (poter realizzare le proprie aspirazioni professionali)
SSOODDDDIISSFFAAZZIIOONNEE
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 122
Modelli di direzione
Un dipendente insoddisfatto è un lavoratore poco efficiente e pocoproduttivo: occorre adottare un modello di organizzazione e di direzione cheporti a superare questa situazione, ovvero disegnare per il lavoratore un ruoloche possa far rientrare l’attività lavorativa tra quelle che contribuiscono asoddisfare i suoi bisogni.
Le condizioni di soddisfacimento dei bisogni secondo Maslow e Herzberg:
� Bisogni fisiologici: retribuzione (per l’acquisto dei beni necessari a soddisfare i bisogni), indipendenza economica
� Bisogni di sicurezza: sicurezza fisica, contratto di lavoro, sistemi di gestione del personale, stile di direzione, ecc.
� Bisogni di socialità: interazione, lavoro di gruppo, ecc.
� Bisogni di stima (di sé e degli altri): contenuti del lavoro ricchi e sfidanti, riconoscimenti, prestigio, ecc.
� Bisogni di realizzazione: un lavoro che permette di esprimere un’ampia gamma di competenze, autorealizzazione
62
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 123
Una tale ristrutturazione dei ruoli comporta necessariamente uno stile di direzionediverso rispetto a quello derivante dalla Teoria X e un radicale capovolgimento delle
assunzioni riguardanti i dipendenti. La TEORIA Y assume che l’uomo medio:
Modelli di direzione: Teoria Y
� non è avverso al lavoro, anzi lo considera un’attività naturale quanto il riposo, losvago e il gioco;
� in condizioni opportune, tende spontaneamente ad assumere responsabilità;� ha per natura un atteggiamento di lealtà e di impegno nei confronti della sua
professione;� si identifica con l’azienda, con gli obiettivi e con la professione;� è generalmente ambizioso, inventivo e creativo;� il controllo dall’esterno e la minaccia di sanzioni non costituiscono gli unici
mezzi per indirizzare gli sforzi verso gli obiettivi dell’organizzazione;� l’impegno nel perseguire determinati obiettivi è in funzione delle ricompense
associate al loro conseguimento.
Di conseguenza, se si adotta un assetto organizzativo inteso come guida al comportamento e caratterizzato da forte delega (decentramento delle decisioni), le ipotesi si autoverificano e le persone si comportano come previsto dalla Teoria Y.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 124
Nel progettare la struttura organizzativa dell’impresa occorre, infine,scegliere come distribuire L’AUTORITÀ FORMALE:
� decentramento: a quali unità organizzative, procedendo dall’altoverso il basso, fanno capo quali decisioni;
� delega: quale grado di libertà nelle scelte è lasciato a coloro chedevono decidere.
Estremi: imprese con autorità formale molto concentrata (pocodecentramento e poca delega) o imprese con autorità formale moltodiffusa (decisioni molto decentrate e ampia delega).
Generalmente è bene che il decentramento e la delega siano ampiquando l’impresa vive in un contesto dinamico e scarsamenteprevedibile.
L’autorità formale
63
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 125
L’autorità formale
Per AUTORITÀ FORMALE si intende:
� il DIRITTO ufficialmente riconosciuto dall’organizzazione diCOMANDARE, e cioè di elaborare decisioni rivolte ad indirizzare
l’attività dei subordinati;
� l’OBBLIGO imposto ai subordinati di ACCETTARE quelle decisioni
come premessa per la propria condotta, senza poterle analizzare ecriticare nel merito.
Essa rappresenta il potere legittimo, attribuito ad un ruolo.
Pertanto è: impersonale (non legata ad una persona), limitata (neltempo e nello spazio), connessa ad un ruolo specifico e pertantotrasferibile da una persona ad un’altra.
L’AF può essere analizzata in relazione al POTERE: i due concettipossono coincidere (l’AF è una forma di potere, il potere legittimo),ma sono due fenomeni diversi.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 126
L’autorità formale e il Potere
Per POTERE si intende la capacità di influenzare il comportamento degli altri(“Capacità di A di far fare qualcosa a B, che B non avrebbe fatto senza l’intervento di A” R. Dahl)
Il potere è: personale (legato alle caratteristiche della persona, es. carisma, competenza,ecc.), “illimitato”, non trasferibile.
Il rapporto tra AUTORITÀ FORMALE e POTERE è variamente interpretato :
TEORIA CLASSICA NUOVA TEORIA
Tra autorità formale e potere esiste un rapporto automatico e direttorapporto automatico e diretto: all’aumento del livello di autorità
aumenta il livello di potere
1 2 3A 1 2 3P
La TC è vera solo se i dipendenti ritengono in pericolo il posto di lavoro. In condizioni normali, l’aumento del livello di autorità
genera una diminuzione del livello di potere.
1 2 3A 3 2 1 P
64
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013
Nuova Teoriadel rapporto tra autorità formale e potere
Perché?Il livello di potere effettivo è condizionato anche dall’accettazione dell’autorità daparte dei subordinati.
Se i subordinati sentono di poter agire liberamente, senza la minaccia di perdere illoro posto di lavoro o il pericolo di non veder soddisfatti i propri bisogni primari(fisiologici, di sicurezza, sociali), essi riconosceranno effettivo potere al superioresolo se “lo merita”: processo di legittimazione del leader.
Quindi, all’aumento del livello di autorità formale (conferita dall’organizzazione)segue un effettivo aumento del potere (capacità di influenzare gli altri che vienericonosciuta al superiore “sul campo” dai collaboratori) solo se il superioredimostra ai suoi subordinati di:
1. essere competente,
2. agire giustamente,
3. adoperarsi per loro,
4. coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano. 127
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 128
Nello stabilire gerarchici tra le diverse unità organizzative, si possono scegliere TRE varianti dell’autorità formale:
1) AUTORITA’ GERARCHICA
2) AUTORITA’ FUNZIONALE
3) AUTORITA’ DEL GRADO
L’autorità formale
65
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 129
E’ un modello molto diffuso nelle organizzazioni private che:
• si basa sul concetto dell’unità di comando;
• prevede che gli ordini si muovano nell’ambito di una stessa linea dicomando e in direzione discendente, senza possibilità di critica da parte dichi riceve gli ordini;
• suppone quindi che un organo di grado superiore non possa impartire ordiniad uno di grado inferiore ma appartenente ad una diversa linea di comando(Es: il direttore delle vendite non può avere autorità su un capo di stabilimento del settore
produzione);
• considera l’autorità formale generale, perché riguarda tutti gli aspetti delcompito del subordinato e presuppone che chi ha il potere di comando siacompetente su ogni materia;
• ritiene di poter influenzare i subordinati con un meccanismo di sanzioni ericompense.
1) Autorità gerarchica
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 130
Consiglio di amministrazione
Direttore generale
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Approv.ti
Direttore Finanziario
Direttore Personale
Capo Stab. 1
Capo Stab. 2
Capo Fil. 1
Capo Fil. 2
Addetto Addestr.
Addetto Selezione
Addetto Servizi Sociali
Addetto Servizi Sociali
1) Autorità gerarchica
66
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 131
E’ un modello che:
• prevede la possibilità per un subalterno di ricevere ordini dasuperiori appartenenti a diverse linee di comando;
• suppone che, non essendo possibile una competenza generale,occorra impiegare nei processi produttivi e decisionali competenzespecializzate;
• considera l’autorità formale particolare, perché si limita agli aspettidi competenza del subordinato;
• può prevedere meccanismi di sanzioni e ricompense, eventualmenteproposte anche dal capo funzionale, ma concesse e stabilite dal capogerarchico.
2) Autorità funzionale
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 132
Consiglio di amministrazione
Direttore generale
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Approv.ti
Direttore Finanziario
Direttore Personale
Capo Stab. 1
Capo Stab. 2
Capo Fil. 1
Capo Fil. 2
Addetto Addestr.
Addetto Selezione
Addetto Servizi Sociali
Addetto Servizi Sociali
2) Autorità funzionale
67
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 133
E’ un modello tipico delle organizzazioni militari, ma presente a volte anche nelle aziende, che:
• prevede la possibilità per chi ha un grado superiore di dareordini a chiunque abbia un grado inferiore, con il graveinconveniente che un subordinato potrebbe trovarsi a ricevereordini contrastanti da parte di più superiori.
3) Autorità del grado
• regola: eseguire l’ordine ricevuto per ultimo, facendo rilevare ilcontrasto con l’ordine ricevuto precedentemente.
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 134
All’interno delle diverse strutture organizzative si hanno diversi tipi di rapporti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici.
In particolare si possono distinguere i seguenti rapporti organizzativi:
1) Rapporti gerarchici
2) Rapporti funzionali
a) Rapporti funzionali autoritari
b) Rapporti funzionali consultivi
c) Rapporti funzionali di servizio
d) Rapporti funzionali di controllo
3) Rapporti di assistenza
(quando il superiore influenza il subordinato diretto)
(quando il superiore influenza anche un subordinato non diretto)
(quando in un rapporto gerarchico viene inserita una linea di influenza dal basso verso l’alto)
I rapporti organizzativi
68
annalisa.sentuti@uniurb.it 135
Seconda Parte
A.A. 2012/2013
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principalisottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni conl’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischiod’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggettogiuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale6. Gli organi di governo economico dell’azienda
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 136
La struttura decisionale dell’impresa
Il governo dell’impresa viene esercitato dal soggetto economicomediante strutture decisionali che possono essere molteplici.
Agli estremi delle numerose possibilità di organizzazione delprocesso decisionale abbiamo:
• La struttura decisionale burocratica: il processo decisionale èinteramente accentrato nelle mani degli organi volitivi che stannoal vertice dell’azienda.
• La struttura decisionale pluralistica organicamente integrata:il processo decisionale è decentrato, ovvero diffuso tra tutti gliorgani dell’organizzazione
69
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 137
La struttura decisionale dell’impresa
La struttura decisionale burocratica
ISPETTORI
Organi Volitivi:• Prendono tutte le decisioni• Devono essere competenti su tutte le funzioni aziendali
Organi Direttivi:• Non rendono decisioni
• Passano gli ordini• Controllano gli organi esecutivi
Organi Esecutivi:• Eseguono gli ordini
annalisa.sentuti@uniurb.itA.A. 2012/2013 138
La struttura decisionale dell’impresa
La struttura decisionale pluralistica organicamente integrata
Decisioni strategiche
Obiettivi strategici
Obiettivi settoriali
Obiettivi sub settoriali
Obiettivi sub settoriali
Decisioni tattiche
Decisioni operative
Obiettivi sub settoriali
Obiettivi sub settoriali
Obiettivi settoriali
Obiettivi settoriali
Soggetto Economico
Direttore Produzione
Direttore Vendite
Direttore Acquisti
70
annalisa.sentuti@uniurb.it
È delegato dal CdA a svolgere le funzioni di governo della società.
Assemblea degli azionisti Collegio sindacale
Consiglio di amministrazione
Direttore della produzione
Direttore delle vendite
Direttore degli approvvig.
Direttore della finanza
Direttore della R&S
Direttore del personale
Direttore generale
Struttura “tradizionale” di governo delle società
A.A. 2012/2013 139
Sono delegati dal Direttore generale a governare i diversi settori in cui è ripartita l’attività aziendale.
annalisa.sentuti@uniurb.it
Struttura “tradizionale” di governo delle società
� L’ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI (o dei soci): è un organo collegiale,dato dalla riunione dei soci, che formula la volontà degli azionisti in materiedi fondamentale importanza (cfr. slide su assemblea ordinaria/straordinaria).Elegge i componenti del CdA e del Collegio Sindacale.
� Il CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (CdA): è l’organo a cui è affidatala gestione della società. Ha poteri esecutivi (esegue quanto deliberatodall’assemblea dei soci) e decisionali. Ha la funzione di: deliberare sulla gestionedella società; convocare l’assemblea e definire l’ordine del giorno; redigere ilbilancio; curare la tenuta dei libri contabili, vigilare sull’andamento della gestione,rappresentare la società nei confronti dei terzi;
� Il COLLEGIO SINDACALE: è l’organo di controllo interno della società.Controlla l’amministrazione della società; vigila sull’osservanza della legge edell’atto costitutivo; accerta la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenzatra libri sociali, scritture contabili e bilancio, la valutazione del patrimonio sociale,la consistenza della cassa.
A.A. 2012/2013 140