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Linda Giannini e Carlo Nati 1
Raccontarsi, condividere e apprendere in rete: dai Blog al Podcasting
Nuovi modelli comunicativi per la scuola
Chi scrive (e Quanto scrive) sui blog?
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Chi scrive
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Chi scrive
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Dove
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a cura di Tommaso Mannelli Unità Nazionale eTwinning Italia
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a cura di Tommaso Mannelli Unità Nazionale eTwinning Italia
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AUTORE
COMMENTO COMMENTO COMMENTO
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http://www.beppegrillo.it/
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Il percorso Soave
Classe B
Capo Redattore
Giornalisti
Classe A
Redattore
Giornalisti
Classe C
Redattore
Giornalisti
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http://www.edidateca.it/edidablog/blogs//index.php?blog=68
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Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo
Chi lavora in gruppo diviene gruppo di lavoro (GdL)
Dal GdL dipende:
Successo Futuro Identità
del gruppo
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Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo
C’è un passaggio graduale da G (= gruppo) a GdL (= gruppo di lavoro)
si passa per un processo che si chiama “team building” =
Attività concreta Modalità di intervento Spazio di intervento
per porsi all’esterno come soggetto sociale tra soggetti organizzativi
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Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo
L’organizzazione, grazie ad una leadership professionale, diviene così rete di relazione e di idee.
Punti fermi:
luoghi comuni:avere all’interno del GdL persone preparate e valide
committenza organizzativa: definire dei compiti
autodeterminazione: garantire il funzionamento attraverso prestazioni e apprendimento del saper essere gruppo
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Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo
Le sette variabili del “team building” (modello di intervento entro il quale si analizzerà la condizione di efficacia e la coerenza)
•1 obiettivo•2 metodo (e norme)•3 ruoli•4 leadership•5 comunicazione•6 clima•7 sviluppo
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1. Obiettivi
CONDIZIONI DI EFFICACIA
Il GdL non può essere efficace se non ha definito un obiettivo da raggiungere e se l’obiettivo non è condiviso da tutti
In questo caso l’obiettivo può essere il risultato atteso dal GdLciò che ha portato alla creazione del GdL
Se si hanno scarsi risultati, quindi, ciò indica:mancanza di chiarezza nella definizione dell’obiettivoscarsa coesione tra i membri
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1. Obiettivi
All’inizio non è facile definire un obiettivo in quanto ciascun membro tenderà a dare una interpretazione personale all’obiettivo (ciascun individuo porta con sé nel gruppo propri stili dei pensiero, bisogni, aspettative….)
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1. Obiettivi
Due condizioni fondamentali per la creazione di un gruppo efficace di lavoro:•ciascun componente deve conoscere con precisione l’obiettivo da raggiungere
•identificazione dei membri con l’obiettivo comune
ciò permetterà a tutti di•agire•conseguire risultati
e richiederà l’attribuzione di una buona parte del tempo iniziale dedicato alla chiarificazione e definizione dell’obiettivo. Durante questo tempo i membri realizzeranno un contratto tra i membri ed il gruppo.
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1. Obiettivi
Uno dei luoghi comuni è quellodi attendere che sia l’organizzazione a dare e definire l’obiettivo.
L’organizzazione può definire gli obiettivi dal proprio punto di vista, mentre il gruppo deve
chiarirlocomprenderlomisurarlointerpretarlo
… fino a farlo diventare proprio
Ovviamente l’obiettivo dell’organizzazione non può essere opposto a quello del GdL
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1. Obiettivi
L’organizzazione è un osservatore più lontano dal problemaIl GdL è un osservatore più vicino al problema
Se “i punti” coincidono vuol dire che il G non ha acquisito il suo punto di vista e non ha un suo obiettivo
La condivisione porta ad un contratto
e condividere l’obiettivo vuol direcostruire un a realtà futura ora ignota ma possibile
sulla base di una realtà presente e nota
= attivare attività di confronto, di negoziazione, di ipotesi, di progetto
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1. Obiettivi
La strada possibile:
obiettivo: definito in termini di risultati (scritto) costruito su fatti, dati osservabili, risorse disponibili finalizzato in modo esplicito chiarito e articolato in compiti perseguibile valutato (un obiettivo non chiaro non dà possibilità al G di verificare il lavoro)
attraverso: conoscenza (individui e situazione) confronto negoziazione
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2. Metodo
CONDIZIONI DI EFFICACIA
Metodo inteso come:-principi e criteri che orientano, informano e guidano l’attività del gruppo
-i modi e le modalità di funzionamento che strutturano, organizzano e articolano l’attività
Il metodo ha come riferimento le norme operative (= regola di lavoro)
-regolare i conflitti-stabilire livelli di uniformità
Il metodo richiede adeguamento continuo e riconoscimento di una forma di pensiero sovraindividuale
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2. Metodo
Cinque momenti/attività possibili
1. analisi delle risorse e dei vincoli2. discussione3. decisione4. pianificazione dell’uso del tempo5. uso degli strumenti di problem solving
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2. Metodo
1. analisi delle risorse e dei vincoli
• i componenti con le proprie capacità professionali;• l’organizzazione; • il tempo..
E’ il momento in cui il gruppo esamina e verifica ciò di cui dispone in termini di conoscenze e di strumenti per raggiungere gli obiettivi = esame della realtà
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2. Metodo
2. discussione
La “regola”:dialogo e confronto non conversazionale ma pragmatico
Possiamo avere tre modalità di discussione:- giro di tavolo- iscrizione a parlare- a ruota libera
Ognuno di questi metodi ha vantaggi e svantaggi
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2. Metodo
2. discussione : Giro di Tavolo
Serve a dare una possibilità di intervento a chi altrimenti resterebbe in silenzio (specie in situazioni di litigio). Funziona poco quando il gruppo è numeroso e non portato all’ascolto
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2. Metodo
2. discussione : Iscrizione a parlare
Garantisce maggiore flessibilità ma a volte favorisce la polarizzazione delle idee e la ripetitività
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2. Metodo
2. discussione : A ruota libera
La discussione a ruota libera lascia il gruppo lavorare senza un metodo, in una situazione di apparente libertà e partecipazione, ma senza apprendimenti e cambiamenti effettivi. Funziona se si è previsto uno spazio aperto finalizzato al brainstorming per la produzione di idee spontanee e creative.
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2. Metodo
3. decisione
Si tratta del metodo più usato, quello della decisione a maggioranza che ha, però insito il rischio della poca condivisione dell’obiettivo.
A volte si tratta del metodo a imbuto che prevede la non possibilità, una volta presa una decisione, di tornare indietro.
E’ preferibile scegliere il metodo a scelte pesate
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2. Metodo
4. pianificazione dell’uso del tempo
Le solite frasi sul tempo come giustificazione di eventuali insuccessi sottolinea una non buona pianificazione e gestione e nasconde la difficoltà di affrontare i contenuti del lavoro.
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2. Metodo
4. pianificazione dell’uso del tempo
Si può pianificare una sorta di scaletta completa di definizione-pianificazione dei tempi
-periodo iniziale di acclimatamento-periodo di definizione dei compiti (perché siamo qui?)-periodo di presa di decisione (cosa dobbiamo fare?)-periodo di conclusione (chi fa? che cosa? Come e quando?)
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2. Metodo
4. pianificazione dell’uso del tempo
Utile può essere l’uso di un’agenda di lavoro
Il gruppo potrebbe rispondere alle seguenti domande:-quale obiettivo in quanto tempo?-quali sotto obiettivi entro quali scadenza?-quali priorità?-quali e quante verifiche intermedie?
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2. Metodo
5. uso degli strumenti di problem solving
La logica del problem solving implica il superamento dell’atteggiamento che porta a cercare chi è stato? per orientarsi alla ricerca del problema perché succede?
Più o meno:-Chi è deduttivo utilizzerà una modalità sequenziale basata sulla logica di costruzione del dato, sulla verifica o sulla certificazione di quello precedente sviluppando pensiero e proposte passo passo. Tra punto di partenza e punto di arrivo si sommerà un percorso lineare
-Chi è induttivo introdurrà, estrapolerà dal dato di partenza la possibile soluzione facendo seguire la verifica. Tra il punto di partenza e quello di arrivo si stabilità un rapporto di probabilità che dovrà comunque essere verificato
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2. Metodo
Problemi del metodo:• Approccio logico (ogni membro ha il suo)• Negoziazione di una logica comune (produrre un pensiero
di gruppo)
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2. Metodo
Tappe del problem solving che devono tener conto del punto di vista di tutti:
Separare i dati e le informazioni
dalle opinioni
Cercare di esprimere perché ci sono determinati eventi e non chi li ha causati
Non logica come ricerca del colpevole ma logica della ricerca delle cause
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2. Metodo
La mancanza di norme porta a :
•Non definire strategie chiare e permanenti•Mancanza di unità•Tutela della libertà individuale •Girare a vuoto senza: entrare nel merito del problema e senza esaminare i dati
Ciascuno è convinto che il proprio metodo sia quello giusto
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2. Metodo
A volte si creano sottogruppi di discussione che fanno qualche cosa in situazione di caos, ignorandosi e sovrapponendosi, cercando risposte a domande che allontanano dal problema.
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2. Metodo
Il metodo, invece, dovrebbe dare:-Sequenza -Ritmo -Ordine
al lavoro
esigendo in cambio :-Accettazione dello stile di pensiero e di azione degli altri-Coordinamento-Strategia
attraverso:-Discussioni-Negoziazioni
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2. Metodo
Il metodo porta dall’INTERAZIONE all’INTEGRAZIONE ed il passaggio dall’INDIPENDENZA
all’UNITA’ del Gruppo attraverso relazioni di DIPENDENZA RECIPROCA
sotto gli aspetti OPERATIVI ed AFFETTIVI
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3. Ruoli
CONDIZIONI DI EFFICACIA
•capacità di utilizzare e valorizzare le differenze tra i membri•riconoscimento esplicito/implicito delle specificità •insieme dei comportamenti che ci si aspetta da chi occupa una posizione nel G
I ruoli identificano uno spazio di libera interpretazione (ne’ aperto, né chiuso) con diritti e doveri, vincoli ed opportunità.
Ogni gruppo ha i suoi comportamenti proibiti, standard, codificati …
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3. Ruoli
Caratteristiche dei ruoli nei GdL:
Interdipendenza (ogni ruolo viene definito in relazione agli altri)
Complessità di aspettative (motivazioni, opinioni, sentimenti, valori…)
Flessibilità (prescrizioni non vincolanti)
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3. Ruoli
Ruoli identificati in relazione con le aree chiave da presidiare:
Presidio:· del risultato
prevede il ruolo del conservatore (chi è la memoria del gruppo) e del realizzatore (chi spinge verso la concretezza)
· del lavoroprevede il ruolo del metodologo (chi è logico, ordinato, attento all’uso degli strumenti e della logica del problem solving) e del negoziatore (chi incrementa la condivisione cercando di integrare i diversi punti di vista favorendo la presa di decisioni condivise)
· delle relazioniprevede il ruolo del comunicatore (chi ascolta tutti gli interventi, fa ipotesi e verifica la comprensione dei punti di vista) e del facilitatore (chi coinvolge i membri che tendono ad isolarsi)
· della qualitàprevede il ruolo del creativo (chi è ribalta gli schemi di ragionamento del gruppo, è attento alle possibilità di usare competenze diverse e approcci diversi per trovare nuove relazioni tra i problemi) e del innovativo (chi spinge per cambiare il modo di lavorare, per rinnovare gli strumenti e le metodologie di analisi, per trovare nuove soluzioni a vecchi problemi)
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3. Ruoli
Ruoli assegnati in relazione al sistema di competenze dei membri:
assegnati in modo esplicito e trasparente
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3. Ruoli
Ruoli finalizzati alla valorizzazione del sistema dei competenze dei membri:
ciascun membro possiede un proprio sistema di competenze:
capacità:· logico strategiche (programmazione, pianificazione, analisi,…)· relazionali (comunicazione, negoziazione, collaborazione, conduzione, …)· gestionali (organizzazione, leadership, …)
qualità:· organizzative (realizzazione, iniziativa, concretezza, sistematicità,…)· sociali (affidabilità, trasparenza, positività, apertura,…)· soggettive (flessibilità, tolleranza, creatività,…)
E’ importante tener conto del sistema delle competenze ogni volta che si determina la selezioni dei membri di un gruppo. Auspicabile è la rotazione e l’intercambiabilità dei ruoli. Non esistono criteri di assegnazione standard ed univoci.
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3. Ruoli
Arricchire la comunicazione
Attraverso l’apertura ed il confronto perché la forza del gruppo sta nel non aver un punto di vista migliore di altri e nella possibilità di vedere diversi punti di vista contemporaneamente. Si dovrebbe anche vedere come i diversi punti di vista vengono espressi e quanto spazio occupa la loro “esternazione” all’interno del gruppo, fermo restando che sia data la possibilità a tutti di esprimersi. Fondamentale è la capacità di dare ed accettare il feedback
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3. Ruoli
Incrementare l’autoconoscenza
Gruppo ed individuo sono interdipendenti nel processo di autoconoscenza. Il GdL deve scoprire e attribuire i ruoli essenziali per il suo funzionamento ed allo stesso tempo ciascun individuo si scopre all’interno del GdL nel ruolo ricoperto (conoscere se stessi in relazione agli altri).
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3. Ruoli
Se in un gruppo i membri non vogliono scoprire né tra loro né dentro di loro quali sono le risposte e le reazioni nei confronti di quanto gli altri fanno, pensano o sentono, è virtualmente impossibile per i membri individuare il senso della loro appartenenza al gruppo e del significato che la loro presenza ha nel gruppo o per il gruppo.
Quello che l’individuo e il collettivo possono scoprire dipende dal processo ciclico di autoscoperta e feedback dove il feedback diventa atto di autoscoperta e viceversa.
La paura delle reazioni degli altri fa sì che gli altri individui cerchino di manifestare solo quelle reazioni che potrebbero essere percepite come pericolose. Difendendosi dal rifiuto e dalle reazioni negative temute, gli individui si rinchiudono, evitano di esporsi, di manifestare le differenze.
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4. Leadership
CONDIZIONI DI EFFICACIA
La leadership è una variabile di snodo tra le variabili strutturali e quelle processualiLa leadership va intesa come funzione di equilibrio tra membership e groupship Quindi il leader è un professionista della relazione
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4. Leadership
Il GdL ha bisogno di qualcuno che sappia •organizzare il pensiero nei momenti di confusione e di stanchezza •reperire e valorizzare risorse (interne/esterne)
La leadership deve essere, però, una esigenza del gruppo e non dell’individuo
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4. Leadership
Tanto più forte è il bisogno di leadership all’interno del gruppo, tanto più è ricco e vitale perché grande è la sua richiesta di sopravvivenza e crescita.
Le funzioni di leadership non devono essere svolte da un solo individuo in quanto i ruoli di leadership sono molteplici e differenzi individui possono trovarsi a provvedere a una o più funzioni richieste per lo sviluppo del gruppo.
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4. Leadership
Leadership di servizio
Non governo di un sistema disordinato ma visione d’insieme dove leader e gruppo sono indistinguibili; il gruppo produce il suo stile di leadership e i suoi leader attraverso negoziazione continua di ruoli e funzioni atta a stimolare le capacità di tutti.
In questo caso il (i) leader lavora CON il gruppo e non PER e SUL gruppo, attiva più che essere attivo. Si hanno più leader quando tutti mettono le proprie specifiche capacità al servizio dell’attività di gruppo (= molti leader il cui ruolo verrà negoziato di volta in volta).
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4. Leadership
Bisogna stare attenti a non creare meccanismi di dipendenza.La dipendenza porta alla mancanza di iniziativa e di coinvolgimento; il leader diviene l’unico che pensa e decide (si riproduce in questo modo lo schema della gerarchia tradizionale).
RegressionePuò anche capitare che se il prodotto del gruppo sarà soddisfacente tutti i membri del gruppo sentiranno di aver concorso alla buona riuscita… se sarà insoddisfacente i membri del gruppo daranno la colpa al leader. Allo stesso tempo il leader attribuirà a sé il merito
del successo, o alla scarsa collaborazione la colpa dell’insuccesso.
ControdipendenzaI membri non si adattano al comportamento di dipendenza e reagiscono contro il leader attraverso lunghissime discussioni che portano a nulla.
Nei due casi sopra descritti la leadership non assolve alla funzione di equilibrio tra membership e groupship ed inibiscile lo svilupparsi in GdL.
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5. Comunicazione
CONDIZIONI DI EFFICACIA
La comunicazione FA il gruppo ed il gruppo si fonda su un territorio di comunicazione.Fanno parte della comunicazione: ascolto, noia, silenzio, confusione,..
Comunicazione come processo· interattivo (dialogo qui ed ora; )· informativo (lettura, analisi, correlazione, sintesi dei dati)· trasformativo
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5. Comunicazione
Componenti principali del processo:
· Confronto e scambioIncontro delle diverse informazioni possedute, dei dati ed integrazione delle differenze esistenti; confronto come consapevolezza di sé, del proprio ruolo e capacità, percezione dell’altro come risorsa
· Ascolto Come opportunità per conoscere e conoscersi. E’ elemento dialettico tra differenziazione ed uniformità (riconoscimento di quanto si ha di differente e quanto si ha in comune) Dal punto di vista relazionale l’ascolto si presenta come attività correlata a vissuti alternati tra il sospetto (timore di perdere il proprio punto di vista) e la fiducia (come consapevolezza dei propri limiti. Il sospetto genera il pregiudizio che rende inutile l’ascolto in quanto si presume a priori quanto l’altro voglia dire
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5. Comunicazione
Componenti principali del processo:
· EsposizioneE’ intesa come l’attività del parlante ed implica sia la dimensione di contenuto che quella di relazione. Presuppone che chi parla sviluppi interesse, curiosità, coinvolgimento (quando si ha equilibrio tra contenuto e relazione)
· FeedbackAssume valore strumentale“Fammi capire se ho capito” – “Prova a ripetere per vedere se ho capito” “Fammi capire se mi sono spiegato bene” – “Prova a ripetere quello che hai capito”
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5. Comunicazione
La comunicazione è attiva sin dal primo incontro del gruppo
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6. Clima
CONDIZIONI DI EFFICACIA
Clima = insieme delle qualità dell’ambiente relazionale percepite dai membri
1. insieme delle percezioni, dei vissuti e dei sentimenti dei membri.
Nel momento iniziale il clima viene percepito come qualche cosa di “esterno”, centrato nella logica di causa-effetto; successivamente, grazie all’interazione ed agli scambi nel gruppo le percezioni tenderanno a coagularsi intorno a nuclei tematici condivisi dai membri, determinando la temperatura e la distanza delle relazioni, il rapporto con il compito, l’accettazione e il rifiuto del leader.
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6. Clima
2. qualità del sistemaClima come emergenza psicologica e sistemica. Quando i membri descrivono il clima definiscono il carattere e gli attributi essenziali del sistema gruppo. Il clima influenza il comportamento del gruppo in ogni momento del lavoro.
3. funzione dei modelli culturali del gruppoClima come cultura che il gruppo sviluppa durante la sa attività.
Un buon clima è rilevabile attraverso i suoi indicatori (si ha quando c’è giusto sostegno e calore, quando i ruoli sono riconosciuti attraverso la valorizzazione e la comunicazione aperta e franca)
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6. Clima
· sostegnoper es. attenzione del leader verso i bisogni ed i contributi individuali tesi alla risoluzione del problema; cultura dell’affiliazione da parte di tutto il gruppo. Se non c’è sostegno si creerà un clima di sfiducia verso le capacità del gruppo di far fronte al cambiamento.
· calorequalità delle relazioni e la distanza interpersonale tra i membri del gruppo. Il calore permette al gruppo di lavorare con serenità. Rende possibile la comunicazione di contenuti anche spiacevoli nella certezza che non avranno ritorsioni. Il calore determina il livello di attrazione che il gruppo ha sui membri: un gruppo freddo e formale senza relazioni amichevoli ha ben poche probabilità di essere polo di
aggregazione per i membri
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6. Clima
· riconoscimento dei ruolisegnala l’accettazione delle differenze individuali assegnati sulla base del sistema delle competenze. Se non viene attribuito un valore agli individui ed alle loro capacità essi daranno a loro volta poco valore a gruppo ed a quello che il gruppo sta facendo e si diffonderà un clima di disinteresse e di partecipazione solo formale (assenze, ritardi, lamentele,… diventano segnali di questa atmosfera di poco interesse). Vanno allo stesso tempo evitate situazioni di “caldo soffocante”
· apertura e feedbacksi tratta di indicatori legati ai processi di comunicazione; possibilità del gruppo di esprimersi senza censura e senza timore di essere fraintesi. Sono le condizioni per sviluppare creatività e per ottenere risultati impossibili da raggiungere per individui isolati (scambio per giungere all’integrazione)
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7. Sviluppo
CONDIZIONI DI EFFICACIA
Sviluppo = capacità-qualità operative, relazionali e gestionali
A) Il sistema di competenze dell’individuoDipendenza di ognuno dal sistema di competenze degli altri:
· fatti e dati osservabili· leadership · interazione tra i membri
B) Il sistema di competenze del GdL
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7. Sviluppo
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7. Sviluppo
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Bibliografia
Quaglino G.P., Gruppo di lavoro, lavoro di gruppo, Raffaello Cortina Editore, 1992.
Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio
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Raccontarsi, condividere e apprendere in rete: dai Blog al Podcasting
Nuovi modelli comunicativi per la scuola
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